10 minute read
Haiti
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati United Nations High Commissioner for Refugees
I dati contenuti nella tabella a fianco sono forniti dall’Alto Commissariato per i Rifugiati UNHCR. Sono dati ufficiali tratti dal rapporto Global Trends 2010 uscito nel giugno 2011 dai quali è possibile vedere i flussi dei rifugiati in entrata ed in uscita da ogni singolo paese. Per un approfondimento rimandiamo alla consultazione del rapporto stesso.
Advertisement
RIFUGIATI ORIGINATI DA HAITI
RIFUGIATI 25.892
PRINCIPALI PAESI CHE ACCOLGONO QUESTI RIFUGIATI
STATI UNITI D’AMERICA 18.487
Situazione attuale e ultimi sviluppi
Jacmel
È la città che meglio ha reagito al sisma e al suo post. A Sud dell’isola, Jacmel è considerata il centro culturale del Paese. Famosa in tutti i caraibi la sua scuola di musica che oltre ad essere uno dei pochissimi fiori all’occhiello del Paese riesce anche ad avere uno scopo educativo, evitando che i giovani si perdano per le strade della criminalità che è facile attrattiva laddove abbonda la povertà. Turisticamente sfruttabile Jacmel è considerata anche la via principale per una eventuale rinascita turistica del Paese. Contornata da meravigliose e tranquille spiagge bianche, l’area è bagnata da un mare stupendo. In passato la spiaggia principale della città ha ospitato il più grande festival reggae dei caraibi a cui hanno partecipato cantanti di fama internazionale. In quell’occasione non è stato battuto, ma solo per poco, il record mondiale di presenza su una spiaggia di tamburi che suonavano insieme.
Alessandro Grandi La tanto sperata ricostruzione che gli haitiani si attendevano dalla comunità internazionale dopo le promesse fatte in seguito al terribile terremoto che ha colpito l’isola nel gennaio 2010, non si è ancora vista. La popolazione non ha ottenuto grandi benefici dall’enorme quantità di denaro che è piovuta nel Paese e ancora oggi le polemiche sul dopo-terremoto non si placano. Nella capitale, ma anche nel resto del Paese, manca praticamente tutto e in parte sono ancora presenti le macerie delle case andate distrutte durante il sisma. Così come sono ben visibili ancora oggi gli accampamenti degli sfollati, cresciuti come funghi nelle piazze di Port au Prince, che sono divenuti una spina nel fianco per il povero sindaco della città, incapace di gestire una situazione a dire la verità complicatissima. Non è andata certo meglio al neo Presidente Michel Martelly, conosciuto come Sweet Michy, popolare cantante di musica haitiana che si è aggiudicato la poltrona presidenziale a maggio. Da lui finora grandi promesse e poco altro per un Paese che ha necessità estrema di tutto. Nonostante i dollari Usa arrivati, però, ad Haiti non è cambiato nulla da un anno a questa parte. Solo le piccole e medie associazioni umanitarie, quelle che gestiscono direttamente i flussi di denaro che gli giungono, già presenti sull’isola o arrivate dopo il sisma, sono riuscite a mettere in piedi una buona parte dei progetti che si erano prefissate. Ma è ancora troppo poco e il tempo passa velocemente. Non solo. Nel 2010 il Paese è stato flagellato da una forte siccità con conseguente mancanza di produzione agricola che ha mandato al collasso il sistema di alcune aree del Paese, e contribuito ad un accentramento della forza lavoro nelle città, soprattutto nella capitale Port au Prince. Ma la vera sorpresa del 2011 sono stati i vari dispacci diffusi da Wikileaks che confermano, se ancora ce ne fosse stato bisogno, l’assoluta mancanza di volontà delle grandi potenze straniere di stabilizzare la situazione politico sociale nell’isola. Cables passati sottotraccia e che sono stati ignorati dalla stampa internazionale. Ma cables importanti che diventano tasselli determinanti nella strana storia dell’esilio dell’ex Pre-
Generalità
Nome completo: Repubblica di Haiti Bandiera
Lingue principali: Capitale: Popolazione: Area: Religioni:
Moneta: Principali esportazioni: PIL pro capite: Francese Port-au-Prince 8.528.000 27.750 Kmq Cattolica, chiese protestanti, voodoo Gourde Haitiano Nessuna, solo economia di sussistenza Us 1.791
sidente Jean Bertrande Aristide, e che in parte potrebbero anche riguardare il Vaticano, che non ha mai considerato con rispetto l’ex prete salesiano prestato alla politica e considerato uno dei Presidenti più amati dalla popolazione. E intanto dal 2004 è sempre presente la Minustah, la missione di Peacekeeping dell’Onu che avrebbe dovuto garantire sicurezza al Paese. Anch’essa è stata interessata dai dispacci di Wikileaks che hanno svelato il pensiero dell’ambasciatrice Usa Janet Sanderson: “La missione Minustah è uno strumento indispensabile per realizzare i fondamentali interessi politici degli Stati Uniti in Haiti”.
Fortunatamente oggi ad Haiti non si combatte più per le strade come qualche anno fa. Non è tornata la calma e le violenze sono comunque all’ordine del giorno, ma le bande criminali che imperversavano nel Paese sembrano quasi sparite nel nulla. Oggi la guerra che si combatte ad Haiti è un’altra: quella per la sopravvivenza. Il sisma del gennaio 2010 ha affossato un Paese già dilaniato da una povertà estrema. La politica haitiana non è mai stata in grado di dare soluzioni ai problemi della gente, perché sempre assoggettata ai poteri forti e agli interessi economici delle grandi potenze internazionali. E intanto si muore di fame, talvolta di sete e spessissimo per banali patologie come la diarrea. Ma si Colonia spagnola, poi francese, indipendente dal 1804 grazie alla prima rivolta di schiavi conclusa con un successo, Haiti ha una storia complessa alle spalle, caratterizzata da continue dittature militari, che sfociano nell’occupazione militare statunitense fra il 1915 e il 1934. In quel periodo, la resistenza semipacifica haitiana trova ispirazione nella propria cultura e nella religione voodoo. Protagonista è la popolazione nera, che ha il proprio leader nel popolare agitatore dottor François ‘Papa Doc’ Duvalier. Gli americani se ne vanno nel 1934, lasciando una economia a pezzi. Molti haitiani emigrano a Santo Domingo, in cerca di lavoro, provocando tensioni razziali ed economiche terminate tragicamente con una pulizia etnica che fa 20 mila vittime tra gli haitiani. Agitata sempre dallo scontro fra popolazione mulatta e nera, di fatto l’isola resta dipendente dagli Stati Uniti ed è governata, come un dittatore, da “Doc” Duvalier, fino alla sua morte, nel 1971. Il potere passa allora al figlio Jean-
combatte anche per un tozzo di pane. La produzione industriale haitiana è irrisoria e i campi ormai sono stati abbandonati dalla stragrande maggioranza dei contadini che hanno preferito l’emancipazione nelle città inseguendo a modo loro un piccolo american dream. Come cornice alla guerra fra poveri che si scatena per un tozzo di pane c’è la forza multinazionale dell’Onu, la Minustah, che ha il compito di stabilizzare l’area. Lavoro sporco e difficile se si considera che dal primo giorno in cui i caschi blu sono arrivati a Haiti la popolazione locale li ha snobbati. Molti, moltissimi, anzi troppi i casi di abusi che hanno visto come protagonisti negativi i soldati Onu. Claude, chiamato Baby Doc, che tenta una mediazione tra i ‘modernizzatori’ mulatti. Contemporaneamente, elimina con brutalità tutta l’opposizione. Alla crisi politica, si aggiunge all’inizio degli anni ‘80 quella economica. Haiti viene identificata come zona ad alto rischio per l’Aids e il turismo crolla. Poi, un programma statunitense per sconfiggere una malattia dei suini danneggia l’economia rurale, con l’uccisione per errore 1,7milioni di animali. Nel 1986 scoppia la rivolta popolare e Baby Doc Duvalier deve riparare all’estero con la famiglia. Si forma una giunta provvisoria militare. Il luogotenente generale Henri Namphy, confidente di Duvalier, viene nominato Presidente, ma un’organizzazione cattolica si oppone. È guidata da un giovane
Gravidanze a rischio
Sono decine le donne che hanno perso la vita durante il periodo della gravidanza. Rapporti di Human Right Watch hanno evidenziato infatti, la quasi totale impossibilità da parte delle donne di raggiungere adeguati servizi sanitari. Hrw è stata esplicita nei suoi rapporti: in Haiti mancano anche le informazioni riguardo allo sfruttamento da parte della popolazione (soprattutto le donne) dell’assistenza sanitaria gratuita. Addirittura oggi per gli haitiani è diventato uno scoglio insormontabile anche il pagamento di un biglietto per raggiungere una struttura ospedaliera. Per queste ragioni molte donne sono costrette a partorire per strada, nelle tendopoli e alcune anche nel fango. Innumerevoli le donne che hanno abbandonato l’attività agricola per cercare di partorire in strutture
ospedaliere presenti nelle città.
Alessandro Grandi
Quadro generale
Michel Martelly (12 February 1961)
Il Presidente Michel Martelly è un personaggio un po’ fuori dagli schemi. Musicista e compositore amato e stimato in tutto il Paese, è conosciuto fra la popolazione con il vezzeggiativo di “Sweet Micky” per il suo dolce modo di interpretare le canzoni. Lui è considerato il numero uno del genere Kompas, la tipica musica del paese cantata in creolo. Negli anni Novanta Sweet Micky fu uno dei più accesi sostenitori della di dittatura militare. Criticabili le frequentazioni del neo Presidente che è legato da amicizia con l’ex capo della polizia di Port au Prince, Michel Francois, condannato per crimini contro l’umanità. Da più parti la sua candidatura e la sua vittoria elettorale sono state viste con molti sospetti e hanno attirato dubbi politico sociali sulla sua capacità di gestione di un Paese. Che Haiti sia un Paese tanto strano quanto straordinario lo si evince dal fatto che la corsa per le presidenziali avrebbe potuto vedere come protagonisti due musicisti: Sweet Micky e Wyclef Jean, cantante haitiano trapiantato negli Usa che gode di fama e successo internazionale.
Alessandro Grandi
La barriera corallina Più dell’85% della barriera corallina haitiana è scomparsa, morta, distrutta dall’attività umana. Un angolo di paradiso subacqueo che la natura ha impiegato millenni per costruire e che l’uomo ha dilaniato in pochissimi anni. Causa principale di questo danno irreparabile è dovuto alla pesca intensiva, ma anche ai cambiamenti climatici. D’altronde il Paese è alla fame e poco importa lo stato di salute della barriera corallina. Gli esperti del settore, allarmati dalla morte biologica della barriera haitiana, sostengono che nelle acque del Paese ci sia stato il peggiore sfruttamento da pesca del mondo intero. Alcune associazioni stanno cercando fondi per finanziare la conservazione dell’ambiente marino. Ma è la politica che se ne deve far carico, acconsentendo alla creazione di un parco marino e a far rispettare i divieti di pesca.
prete: Jean-Bertrand Aristide. Le elezioni del 1987 vengono vinte a larga maggioranza da Namphy, ma nel giro di un anno un altro colpo di stato porta al potere un altro generale, Prosper Avril. Nel 1990 Avril è costretto a fuggire e sempre nel 1990 alle nuove elezioni si candida Aristide, che con lo slogan ‘Lavalas’ porta in massa la gente alle urne. Il successo di Aristide non dura molto: nel 1991 viene destituito da un golpe militare. L’Onu reagisce con un embargo totale, cui fa seguito un intervento militare degli Usa, che costringe i militari a farsi da parte. Nel 1994 Aristide può quindi tornare nel Paese e governare. Ma lo fa in piena crisi economica e in un grave clima di violenza. Alle elezioni legislative del giugno 1995, i candidati da lui sostenuti furono accusati di brogli dall’opposizione. Si arriva alle elezioni presidenziali del 1995, in dicembre, vinte da René Preval. Le violenze nel Paese non finiscono e nel 1996 il Consiglio di sicurezza dell’Onu proroga la propria missione militare sull’isola. Nel gennaio 1999 le cose precipitano, con Preval che destituisce gran parte dei parlamentari. La tensione sale ancora – come la violenza – con le elezioni presidenziali del novembre 2000, vinte dall’ex presidente Aristide. Il conflitto tra la maggioranza e l’opposizione è violentissimo e non si placa. Nel 2004 i ribelli, formano il Fronte di Resistenza dell’Artibonite, conquistano alcune città e in seguito costringono Aristide a dimettersi e a lasciare il Paese. Spinti dall’opinione pubblica internazionale, il 30 aprile 2004 i Caschi Blu dell’Onu arrivano sull’isola per cercare di riportare l’ordine dopo le violenze seguite alla rivolta popolare che ha contribuito alla cacciata di Aristide. Presidente ad interim veniva nominato Boniface Alexandre, e premier Gerard Latortue, con l’impegno a svolgere nuove elezioni legislative entro il 2005. Le elezioni si svolgono nel 2006 e viene eletto Presidente l’agronomo haitiano Réné Garcia Préval.