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Inoltre Messico - Nicaragua/Costarica
Inoltre Messico “Una guerra non convenzionale combattuta da narcos e milizie private”.
Nel corso dell’ultimo anno nulla è cambiato sul fronte messicano. Il Paese è attraversato da Nord a Sud dalla tremenda guerra non convenzionale fra gli apparati della sicurezza nazionale e gli eserciti privati al soldo dei cartelli della droga. Sono decine di migliaia le vittime di questo conflitto e ogni giorno aumentano sempre più. Addirittura nel corso dell’ultimo anno le varie organizzazioni criminali che controllano tutti i traffici illeciti del Paese hanno ampliato la loro zona d’influenza andando a occupare sedi di là dai confini messicani, come ad esempio in Guatemala, considerato dagli analisti un Paese nelle mani dei Narcos. L’area Nord del Messico è quella maggiormente influenzata e colpita dalle attività criminali. E la violenza non fornisce allo stato attuale segnali di cessazione. Addirittura nel corso dell’ultimo anno, in città come Ciudad Juárez e Chihuahua sono stati chiusi migliaia di esercizi commerciali e molti appartamenti sono stati abbandonati per via dell’insicurezza generale che regna nella zona Nord. Non c’è pace nell’area e ad oggi le istituzioni messicane non sono state in grado di placare la situazione. Tremenda anche la condizione che vivono gli operatori dell’informazione, troppo spesso colpiti dalla furia cieca della violenza dei narcos. Alcuni sono riusciti a scappare e a chiedere asilo negli Usa, altri, come i Marcela Yarce e Rocio Gonzalez Trapaga, giornaliste d’inchiesta, sono state brutalmente uccise e i loro corpi, nudi, sono stati fatti ritrovare in un parco della Capitale Città del Messico: l’ennesima sfida della criminalità allo Stato centrale.
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Secondo la Fondazione Messicana per la libertà d’espressione dall’anno 2000 a oggi sono 83 i cronisti uccisi dalla criminalità. Anche le rotte dei migranti in parte sono cambiate per via dell’intenso pattugliamento delle forze Usa lungo tutto il confine. Nel 2011 nell’area desertica che separa Usa e Messico sono stati ritrovati senza vita molti corpi di migranti. E un numero sempre maggiore è previsto per i prossimi anni. L’azione di destabilizzazione della sicurezza in Messico passa anche dall’economia. I cartelli, posto l’accento sul fatto che mai e poi mai abbandoneranno la violenza, stanno diversificando le loro attività. La polizia dello stato di Michoacan, infatti, nel settembre 2011 ha scoperto che le coltivazioni di avocado, il prodotto principe dello Stato, sono state oggetto delle morbose attenzioni dei cartelli. Secondo le indagini effettuate dagli inquirenti quasi tutti gli imprenditori legati alla produzione di avocado sono stati taglieggiati e di conseguenza costretti a pagare il pizzo. Risultato? Un aumento spropositato (più del doppio) del prezzo di questo frutto che non manca mai sulle tavole messicane. Non è certo positiva la situazione a Sud del Paese. Nel Chiapas, ad esempio, gli indios del movimento zapatista sono spesso attaccati dalle forze paramilitari colluse con le istituzioni statali. A far gola ai potenti di turno sono i terreni su cui vivono gli indios e che vorrebbero per loro per poterli vendere alle grandi multinazionali o ai piccoli latifondisti locali. In ogni caso si sono registrati molti fermi senza motivazioni legali da parte delle forze di sicurezza del Chiapas. Arresti indiscriminati e violenze sono all’ordine del giorno nelle comunità zapatiste. Non solo. L’area che non è distante dal confine con il Guatemala, da tempo è diventata zona di passaggio di migranti senza documenti. Inoltre, secondo le attività di investigazione sembra che i cartelli che comandano al Nord si stiano specializzando nel traffico di esseri umani che arrivano dai Paesi poveri del Centro e Sudamerica.
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Novembre 2020. Le agenzie internazionali battono una notizia che ha dell’inverosimile: Il Nicaragua invade il Costarica: colpa di google. Sarebbe stata tutta colpa di un’errata mappatura di google a spingere il Governo guidato da Daniel Ortega a invadere il Paese di Laura Chinchilla, leader ambientalista. Le mappe “digitali” avrebbero segnato erroneamente i confini tanto da spingere il Nicaragua all’invasione del confine. Ma una volta svelato l’errore nessun passo indietro. L’occupazione del territorio è rimasta. Si tratta della zona del lago di San Juan nel quale le truppe del Nicaragua, guidate da Edén Pastora, comandante, (dotate delle indicazioni geografiche di google maps), hanno ammainato bandiera del Costarica e issato quella nicaraguense. Hanno, inoltre, bonificato il fiume e scaricato rifiuti in territorio costaricano. Dopo l’invasione Carlos Roversi, vicecancelliere del Costarica ha chiesto al colosso informatico la rettifica evidenziando come la frontiera ufficiale e quella indicata on line fossero differenti. L’errore è stato riconosciuto ma è valso a poco visto che la tensione tra i due Paesi non si è sciolta. Ma per meglio comprendere la particolarità di questa invasione bisogna conoscere un po’ di geografia e di politica dei due Paesi presi singolarmente. Il Nicaragua è una repubblica democratica rappresentativa. Con oltre 130 chilometri quadrati di superficie è il più grande Paese dell’America centrale. Con il Costarica confina a Sud, mentre a Nord tocca l’Honduras e poi c’è l’esposizione ai mari del Pacifico e dei Caraibi. È guidato da due mandati (dal 1985 al 1990; dal 2007 a quest’anno) da Daniel Ortega (sandinista, ossia appartenente al movimento rivoluzionario e partito politico di ispirazione marxista,) e si appresta ad essere rieletto per il terzo mandato violando la Costituzione del Paese che impone il limite a due mandati. Ma Ortega, vicino a Chàvez, si è appellato al potere supremo che è nel popolo, e nel suo volere, ottenendo dalla Corte Suprema, a maggioranza sandinista, una
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Inoltre Nicaragua/Costarica “Guerra di invasione nel Centro America per colpa delle mappe di Google”.
piccola concessione. Non è stata cambiata nessuna legge, un sentenza dice, semplicemente, che l’articolo 147 della Costituzione relativo ai limiti dei mandati di Governo “non si applica al caso Ortega”. Tra le altre cose la rielezione di Ortega sarà possibile con appena il 35% delle preferenze al primo turno a patto che superi di 5 punti il suo concorrente. Dall’altra parte del confine c’è il Costarica. Un Paese che dal 1948 ha deciso di non avere più un esercito. Si tratta di poco più di 50mila chilometri quadrati che si tocca a Nord con il Nicaragua, a Est con il mare dei Caraibi e Panama, mentre i lati Sud e Ovest sono bagnati dal Pacifico. La scelta di non avere un esercito da più di 60 anni inorgoglisce il Paese ma non impedisce alla stessa popolazione di sentirsi insicura in casa propria. Il 46% degli abitanti del Paese ha più paura dei saccheggi che della disoccupazione. Nessuno può dargli torto, solo nei primi mesi del 2010 sono stati commessi più di 230 omicidi per non parlare della crisi economica e della povertà diffusa. Uno scossone, sul fronte internazionale, arriva nel settembre del 2010 quando nel mare costaricano prendono casa settemila soldati statunitensi, cinquanta navi da guerra della Marina Usa, 200 elicotteri, 10 aerei. L’“occupazione” militare è effetto di un accordo tra il Paese e gli Usa stilato nel 1998 e che vede i due Paesi uniti nella lotta contro il traffico degli stupefacenti. Non tutti i costaricani hanno gradito. Ad ogni modo, tornando alla guerra per il confine, la situazione è ancora in stallo. Sulle due sponde due Paesi diversi tra di loro, con forze e logiche diverse.
Marzia Lami Marzia Lami
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