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Timor Est
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati United Nations High Commissioner for Refugees
I dati contenuti nella tabella a fianco sono forniti dall’Alto Commissariato per i Rifugiati UNHCR. Sono dati ufficiali tratti dal rapporto Global Trends 2010 uscito nel giugno 2011 dai quali è possibile vedere i flussi dei rifugiati in entrata ed in uscita da ogni singolo paese. Per un approfondimento rimandiamo alla consultazione del rapporto stesso.
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RIFUGIATI ORIGINATI DA TIMOR EST
RIFUGIATI 8
RIFUGIATI ACCOLTI IN TIMOR EST
RIFUGIATI 1
Situazione attuale e ultimi sviluppi
Nuova polizia
La Polizia Nazionale di Timor-Est (Pntl) è l’unica forza di polizia presente a Timor Est. È nata nel 2002 nell’ambito del mandato della missione Onu Untaet (United Nations Transitional Administration in East Timor) ed è diventata operativa nel 2002, con la dichiarazione di indipendenza di Timor Est. Nonostante nel 2003, i caschi blu dell’Onu abbiano provveduto al trasferimento dei poteri con il corpo di polizia, fino al 2010 è stato attivo sull’isola il programma dell’Onu per l’addestramento del Pntl, il Timor Leste Police Development Program. Nel suo Rapporto annuale 2011, Amnesty International, pur sottolineando che i meccanismi disciplinari interni al Pntl sono stati rafforzati, ha denunciato violazioni dei diritti umani commesse da poliziotti e personale militare, compresi maltrattamenti e uso eccessivo della forza.
UNHCR/N. Ng Aprile 2012 è la data fissata per le prossime elezioni politiche a Timor Est. L’appuntamento è fondamentale per il Paese, non solo perché si sceglierà il nuovo Presidente e i membri del Parlamento (in giugno), ma perché sarà l’occasione per testare la reale stabilità politica e sociale di questa giovane democrazia. In vista dell’appuntamento elettorale, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 1969 del 2011, con la quale si impegna l’Unmit (United Nations Integrated Mission in East Timor), nell’ambito del suo attuale mandato, a preparare, supportare e monitorare le consultazione politiche, accompagnando l’intero processo elettorale. Con la risoluzione dunque si rinnova anche il mandato della missione Onu per un altro anno, col fine dichiarato di continuare a sostenere il governo di Timor Est nel suo difficile percorso di riforma delle istituzioni del Paese, di lotta alla povertà e soprattutto di riconciliazione nazionale. Il timore è che in occasione delle elezioni presidenziali del 2012 possano esplodere nuovamente violenze e tumulti nel Paese, attraversato da forti tensioni sociali e afflitto da un tasso di povertà altissimo e da una pressoché totale dipendenza economica dagli aiuti internazionali. Già nel 2008 un gruppo di militari ribelli aveva tentato un colpo di stato con un doppio attentato contro il Presidente Jose Ramos-Horta – che è rimasto gravemente ferito ma è sopravvissuto – e contro il premier Xanana Gusmão, rimasto invece illeso. In occasione delle elezioni amministrative del 2009 – che hanno coinvolto 442 villaggi (sucos) – la campagna elettorale si è invece svolta in modo generalmente pacifico e senza scontri, con una larghissima partecipazione popolare che ha toccato il 67,75%. Un precedente incoraggiante secondo gli osservatori, anche se la strada verso una reale stabilità del Paese appare ancora lunga e piena
Generalità
Nome completo: Timor Est Bandiera
Lingue principali: Capitale: Popolazione: Area: Religioni:
Moneta:
Principali esportazioni: PIL pro capite: Tetum, portoghese Dili 947.000 15.007 Kmq Cattolica (90%), musulmana (5%), protestante (3%) Dollaro statunitense e dollaro australiano Legname, caffè, petrolio e gas Us 1.813
di ostacoli. “La realtà è che siamo un Paese post-conflitto, abbiamo una vasta fascia di popolazione giovane disoccupata e molti conflitti sociali da risolvere, conflitti che sono il risultato diretto della nostra storia”. A dichiaralo è stato Jose Teixeira, portavoce del Fretilin (Frente Revolucionaria de Timor Leste Indipendente), il movimento simbolo della lotta per l’indipendenza di Timor Est e oggi il principale partito d’opposizione al Governo, che aggiunge: “Abbiamo fatto molti passi avanti ma il percorso non è concluso”.
Scopo della lotta della popolazione timorese è sempre stato il raggiungimento dell’indipendenza e dell’autodeterminazione. Un’autonomia ostacolata dai forti interessi internazionali in un’area strategica per le rotte commerciali e resa difficile anche oggi dalle tensioni interne Timor Est è composta dalla metà orientale dell’isola di Timor, dalle isole di Atauro e di Jaco e dalla Provincia di Oecussi-Ambeno, una enclave situata nella parte occidentale dell’isola, Timor Ovest, che fa parte invece dell’Indonesia. Timor ha subito centinaia di anni di colonizzazione europea, da parte dei portoghesi, che arrivarono sull’isola nel XVI secolo, e dagli olandesi. L’instabilità politica e sociale dell’isola di Timor comincia proprio a causa della convivenza forzata sul territorio delle due potenze coloniali, che causò anni di sanguinosi conflitti, risolti soltanto nel 1859, con il Patto di Lisbona che sancì la suddivisione di Timor Est in due parti: quella orientale andò al Portogallo e quella occidentale all’Olanda. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, a causa della sua posizione strategica nel Sud Est asiatico, Timor venne occupata dalle forze australiane che temevano potesse diventare una base militare giapponese. Nel febbraio del 1942 il Giappone occupò effettivamente Timor, cancellando l’assetto territoriale stabilito dal Patto di Lisbona e trasformando l’intera isola in un’unica Regione sotto l’influenza politico-militare del Giappone. Alcune centinaia di militari australiani però non deposero le armi e scelsero di continuare a combattere contro i giapponesi, sostenuti anche dalla popolazione timorese, che per questo pagò un prezzo altissimo. Quando nel 1943, tra i diversi gruppi etnici che popolano Timor Est (78% timoresi, 20% indonesiani, 2% cinesi). Nonostante l’indipendenza formalmente conquistata nel 2002, Timor Est è ancora un Paese poverissimo, instabile e di fatto dipendente dal
sostegno della comunità internazionale. l’Australia decise il ritiro completo dall’isola di Timor, la rappresaglia dell’esercito giapponese contro la popolazione fu terribile. Si stima che le vittime delle violenze furono tra le 40mila e le 60mila. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la parte orientale dell’isola tornò sotto il dominio portoghese mentre nel 1949 la parte occidentale, dopo il ritiro dell’Olanda, fu definitivamente annessa all’Indonesia. Un primo spiraglio verso l’indipendenza del Paese arrivò nel 1974 quando, in seguito alla ‘Rivoluzione dei Garofani’, il Portogallo cominciò ad allentare gradualmente il controllo sulle colonie in Asia e Africa, permettendo la formazione di partiti politici legalizzati a Timor Est. Nacque la “Frente Revolucionaria de Timor-Leste Indipendente”, detto Fretilin, destinato a diventare il movimento simbolo della lotta per l’indipendenza di Timor Est. Nel 1975 si tennero le prime elezioni politiche. Il Fretilin vinse con il 55% dei voti e dichiarò unilateralmente l’indipendenza dell’isola dal Portogallo. Lungi dall’essere un nuovo inizio per il popolo timorese, la dichiarazione d’indipendenza diede il via ad uno dei capitoli più sanguinosi della difficile storia di Timor Est. Il 7 Dicembre 1975 l’esercito indonesiano del dittatore Suharto, invase Timor Est occupando subito la capitale Dili e tutte le principali città del Paese. Nel 1976 Jakarta fa di Timor Est la sua ventisettesima Provincia. Iniziano gli scontri tra il Fretilin
UNHCR/N. Ng
Quadro generale
Effetto Wikileaks
Lo tsunami Wikileaks non ha risparmiato Timor Est. I dispacci diplomatici dell’ambasciata americana a Dili sono stati resi noti dalla stampa locale e contengono giudizi poco lusinghieri sulle Istituzioni del Paese. Il Parlamento di Timor Est sarebbe “corrotto e inefficiente”, il primo Ministro Xanana Gusmao ha “problemi con l’alcol che stanno compromettendo i suoi rapporti con i colleghi” e l’ex primo Ministro Mari Alkatiri sarebbe un “arrogante” a detta del Presidente Jose Ramos-Horta. Ma lo stesso Presidente non viene risparmiato dalle rivelazioni di Wikileaks che ha diffuso anche alcuni dispacci in cui si riporta il giudizio di un funzionario del Vaticano ad un diplomatico statunitense: “RamosHorta ha cominciato con tutte le più buone intenzioni ma il premio Nobel gli ha dato alla testa”.
Mari Alkatiri (26 novembre 1949)
Marí bim Amude Alkatiri è stato il primo premier di Timor Est. Prima di entrare in politica ha vissuto in esilio durante l’occupazione indonesiana dell’isola. È tornato nel Paese solo nel 1999, per votare il referendum per l’autodeterminazione dell’isola. È stato uno dei fondatori e segretario generale del Fretilin (Frente Revolucionaria de Timor Leste Indipendente). Nel maggio del 2002, quando le Nazioni Unite hanno trasferito la sovranità dell’isola al parlamento e al Governo eletti per la prima volta a Timor Est, Alkatiri, in qualità di segretario generale del Fretilin, che aveva ricevuto la maggioranza dei voti alle elezioni, è stato nominato primo Ministro. È stato costretto a lasciare l’incarico nel 2006, in seguito ai tumulti esplosi sull’isola che hanno rischiato di trasformarsi in una vera e propria guerra civile. Nel giugno del 2006, il Presidente Xanana Gusmao ne ha chiesto e ottenuto le dimissioni. Alkatiri è stato accusato dai suoi avversari di essersi servito di squadre paramilitari per minacciare e uccidere gli oppositori politici.
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Diritti umani e riconciliazione Molto poco è stato fatto fino ad oggi dalle autorità di Timor Est per affrontare le gravissime violazioni dei diritti umani che ebbero luogo nel Paese durante l’occupazione indonesiana (1975-1999). Amnesty International, nel suo rapporto annuale 2011, dà notizia della firma di un protocollo di intesa tra l’ufficio del difensore civico per i diritti umani e la giustizia di Timor Est e la commissione nazionale indonesiana per i diritti umani sull’applicazione delle raccomandazioni della Commissione congiunta di verità e amicizia tra Indonesia e Timor Est (Commission of Truth and Friendship – Ctf) e della Commissione per il recepimento, la verità e la riconciliazione (Commission for Reception, Truth and Reconciliation – Cavr). Il contenuto del protocollo non è stato reso noto ma dovrebbe essere finalizzato alla realizzazione di un programma nazionale di riparazione e di un Istituito per la memoria.
e l’esercito indonesiano, nell’indifferenza della comunità internazionale, mentre Stati Uniti e Australia riconoscono ufficialmente e subito l’occupazione indonesiana di Timor Est. Per 24 anni l’esercito e le milizie filo indonesiane imperversarono sull’isola accanendosi contro la popolazione. Più di 250mila timoresi furono uccisi, praticamente un terzo degli abitanti. Il 12 novembre del 1991 un gruppo di 200 soldati indonesiani trucidò almeno 250 timoresi riuniti per il funerale di un militante indipendentista nella città di Dili. Il cosiddetto ‘massacro di Dili’ venne filmato da due giornalisti americani, che diffusero le immagini permettendo al mondo intero di conoscere il dramma del popolo di Timor Est. Le immagini del massacro provocarono manifestazioni in tutto il mondo e, almeno, la condanna delle Nazioni Unite. Caduto il dittatore Suharto, il nuovo Presidente Habibie, decise nel 1998, di dare un segnale di distensione alla comunità internazionale rendendosi disponibile a concedere uno statuto speciale a Timor Est. L’Onu si occupò di organizzare un referendum per l’autodeterminazione dell’isola, indetto il 30 agosto del 1999. La partecipazione al voto fu massiccia, il 98,6% della popolazione si recò alle urne. Gli indipendentisti vinsero con il 78,5% dei consensi ma ancora prima che i risultati venissero resi pubblici, l’esercito indonesiano e le milizie paramilitari filo-indonesiane si scatenarono contro la popolazione. I timoresi venivano uccisi sommariamente, decapitati. In migliaia furono deportati a Timor Ovest, nella parte indonesiana dell’isola. L’Onu inviò a Timor Est una forza multinazionale di pace, la Interfet (International Force East Timor). Solo il 20 ottobre il parlamento indonesiano ratificò i risultati del referendum e decise il ritiro dell’esercito. Nell’aprile del 2002 i timoresi si recano di nuovo alle urne per eleggere il primo Presidente della storia di Timor Est: Xanana Gusmão, leader storico della guerra d’indipendenza. Nel mese di maggio del 2002 viene ufficialmente proclamata l’indipendenza della Repubblica democratica di Timor Est.