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Turchia
Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati United Nations High Commissioner for Refugees
I dati contenuti nella tabella a fianco sono forniti dall’Alto Commissariato per i Rifugiati UNHCR. Sono dati ufficiali tratti dal rapporto Global Trends 2010 uscito nel giugno 2011 dai quali è possibile vedere i flussi dei rifugiati in entrata ed in uscita da ogni singolo paese. Per un approfondimento rimandiamo alla consultazione del rapporto stesso.
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RIFUGIATI ORIGINATI DALLA TURCHIA
RIFUGIATI 146.794
PRINCIPALI PAESI CHE ACCOLGONO QUESTI RIFUGIATI
GERMANIA 97.908
IRAQ 15.606
FRANCIA 11.009
RIFUGIATI ACCOLTI NELLA TURCHIA
RIFUGIATI 10.032
PRINCIPALI PAESI DA CUI ARRIVANO QUESTI RIFUGIATI
IRAQ 5.277
Situazione attuale e ultimi sviluppi
Beni rimborsati
Agosto 2011 - Il premier turco Tayip Erdogan firma un decreto per la restituzione delle proprietà recensite nel 1936 e poi confiscate alle fondazioni religiose dallo Stato. Saranno resi i monasteri e le parrocchie mai riconosciuti come enti giuridici, e se alienati o ceduti a terzi sarà stabilito un congruo compenso a risarcire i legittimi proprietari. Secondo un primo calcolo, un migliaio di immobili tornerà ai cristiani greco-ortodossi, un centinaio agli armeni, diversi altri ai caldei cattolici e agli ebrei. Nulla tornerà invece ai cattolici latini, perché questi non comparivano tra le minoranze religiose indicate nel Trattato di Losanna del 1923, che sanciva il riconoscimento della Repubblica turca proclamata da Kemal Ataturk. Se i cattolici in Turchia a tutt’oggi non hanno riconoscimento giuridico, il decreto fa ben sperare.
UNHCR/M. Depardon Le ultime notizie sono della terza settimana di ottobre, con gli attacchi dell’esercito turco ai campi curdi in Iraq. L’altopiano anatolico orientale, lago Van e alto bacino dei fiumi Tigri ed Eufrate, in corrispondenza del confine TurchiaSiria-Iraq (Sud) e Turchia-Iran (Est), sono ancora il teatro del confronto fra Esercito turco e Pkk, Partito dei Lavoratori Curdi. Ancora a fine settembre 2011, il Pkk lancia un attacco ad una piccola stazione di polizia nel Sud-Est della Turchia (villaggio di Pervari, provincia di Siirt) uccidendo cinque poliziotti e ferendone una decina. Il 20 settembre un’auto esplode nel centro di Ankara causando tre morti e decine di feriti. Un’organizzazione curda, quella dei Tak (i Falchi per la libertà del Kurdistan, vedi focus), ne rivendica la matrice. Nell’estate 2011, gli attacchi del Pkk si sono moltiplicati. A luglio, si attua “l’imboscata di Silvan”, un attacco del Pkk ai militari turchi che risalta nelle cronache come la più sanguinosa azione di guerriglia dal 2008. Il 17 agosto, il Pkk uccide altri 12 soldati nel distretto di Hakkari. La Turchia riprende i raid aerei nel nord dell’Iraq. Il 23 agosto 2011, l’Esercito annuncia l’uccisione di quasi cento guerriglieri Pkk. Le operazioni sono state ufficialmente considerate una “rappresaglia”. A seguito di questi fatti, il quotidiano panarabo al Hayat, citando fonti dei servizi di sicurezza di Ankara, faceva sapere – il 30 agosto – che il Pkk avrebbe attaccato dalla Siria. Subito alcuni osservatori ipotizzavano: la Siria è tornata ad appoggiare i curdi perché vuole “vendicarsi” di Ankara che aveva espresso dissenso per la repressione dei manifestanti anti-Assad. Di fatto, dalla metà degli anni ‘80 e fino al 1998, il Pkk aveva operato in Siria col beneplacito delle autorità locali in funzione anti-turca. Ma poi con gli accordi di Adana del 1998-99, la Siria aveva accettato di non appoggiare più il Pkk e di espellere tutti i suoi membri. Gli accordi di Adana non sono stati aboliti. Tuttora, l’esercito turco può penetrare in territorio siriano alla
Generalità
Nome completo: Repubblica di Turchia Bandiera
Lingue principali: Capitale: Popolazione: Area: Religioni:
Moneta: Principali esportazioni:
PIL pro capite: Turco Ankara 78.785.548 abitanti 783.562 Kmq Maggioranza mussulmana sciita e sunnita, minoranza cristiana e altre fedi Nuova lira turca Tessile, alimentare, ferro e acciaio. Più del 50% di tutte le merci vanno in Ue 13,920 dollari
caccia di miliziani del Pkk. Il 15 luglio 2011, il premier turco Erdogan boccia una richiesta di “autonomia democratica” fatta dal Dtk (Congresso della società democratica). Erdogan dichiara alla stampa: “Se vogliono la pace, devono deporre le armi”. Alle elezioni politiche del 12 giugno 2011, il Premier è stato confermato. Il suo partito conservatore, Akp (Adalet ve Kalkinma Partisi, Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) ha ottenuto il 50,3% dei voti.
Il Pkk, nato nel 1984, ha l’obiettivo di fondare uno Stato dei curdi (Kurdistan). La Turchia si oppone a questo progetto. Dal punto di vista turco, (e dal punto di vista dell’Ue e degli Usa) i curdi del Pkk sono “terroristi” aderenti ad un’organizzazione fuorilegge. Dal punto di vista curdo, il “terrorismo” del Pkk non è altro che una lotta armata legittima, necessaria e conseguente L’area a Sud Est della Turchia è suddivisa in 12 Province e fa riferimento alla città di Diyarbakir. È la “terra dei Curdi”, o meglio, è solo una parte di quel “Kurdistan” storico che sopravvive nella cultura e nella memoria della popolazione locale senza essersi mai costituito in vero e proprio Stato, essendo, la “terra dei Curdi”, da sempre spartita tra Turchia, Iran, Siria e Iraq. I Curdi e i Turchi che risiedono nell’area del confine Sud
al “genocidio culturale” ai danni della nazione curda in Turchia. Genocidio denunciato anche dal Dtk (Congresso della società democratica), un partito politico che punta a creare “un sistema di autogoverno della gente nella propria regione”. Un “modello di Kurdistan democratico e autonomo”, al momento, fuori discussione per
Ankara. Est della Turchia vivono in un contesto politico non pacificato. Da una parte i Governi della Repubblica, dall’altra il Pkk (Partito dei lavoratoti curdi). Dal 1984 il Pkk si batte con le armi per la costituzione di uno Stato indipendente curdo. Nell’aprile del 2002 il Pkk dichiara una tregua unilaterale, a tre anni di distanza dall’arresto del suo leader Abdhullah Ocalan. Il 15 novembre 2003 il movimento indipendentista curdo rinun-
Gay discriminati
Giugno 2011, Amnesty International denuncia che in Turchia dichiarazioni omofobiche di rappresentanti dello Stato alimentano le discriminazioni a danno dei gay, le quali andrebbero contrastate anche attraverso le previste riforme costituzionali. Nel marzo 2010 Aliye Kavaf, ministra di Stato turca responsabile degli Affari femminili e della famiglia, sostenne che l’omosessualità è “un disturbo biologico, una malattia” e come tale “deve essere curato”. Nel 2011, l’organizzazione per i diritti umani ha raccolto testimonianze e documentazione da cui emergono discriminazioni da parte di funzionari di Sanità, Scuola, Edilizia pubblica e nei posti di lavoro, in assenza di norme che le impediscano. Tuttavia, la Turchia garantisce agli omosessuali più garanzie di altri paesi musulmani.
Corsa alle armi
La Turchia spende nel 2011 in armamenti quasi cinque miliardi di dollari, la cifra più alta nella storia del Paese. Acquistati un centinaio di aerei Joint Strike Fighter (Jfss), di sottomarini e di elicotteri, destinati a far lievitare sensibilmente la spesa. La situazione economica del Paese lo permette. Negli ultimi anni la Turchia ha speso annualmente poco più di 4 miliardi di euro per le commesse militari. Parte dell’aumento è compensato da un parallelo aumento dell’export dell’industria nazionale della difesa. Il suo settore più importante dal punto di vista dell’export è quello dei produttori di veicoli corazzati.
Quadro generale
Leyla Zana (Silvan, provincia di Diyarbakir 3 maggio 1961)
Prima donna curda ad entrare nel Parlamento turco nel 1991 poi condannata a 15 anni di prigione per terrorismo e separatismo ne scontò 10, dal 1994 al 2004. Da allora Leyla è divenuta la paladina della causa curda, due volte candidata al Premio Nobel e vincitrice del premio Sakharov per i diritti umani. Il 12 giugno 2011 è stata rieletta nel Parlamento di Ankara.
UNHCR/M. Depardon
Non solo Pkk. Il Tak sigla paravento Quella dei Tak è considerata una sotto-sigla affiliata al Pkk. I Falchi sono in genere incaricati dei lavori più “sporchi” come l’attentato kamikaze che aveva già colpito Istanbul il 31 ottobre 2010 causando 32 feriti, tra cui 15 agenti di polizia, nella centralissima piazza Taksim. Secondo diversi osservatori turchi e occidentali, il Tak non sarebbe altro che una “sigla paravento” per compiere azioni terroristiche che potrebbero suscitare la riprovazione non solo dei turchi, ma anche della comunità internazionale. Il Pkk, che considera i Tak come schegge impazzite, nega qualsiasi coinvolgimento nell’attentato di Ankara. In una e-mail inviata all’agenzia filocurda Firat News, il Tak scrive: “non è che l’inizio”
cia al separatismo, ma per ragioni di auto-difesa non disarma. Il primo giugno 2004 il ricostituito Pkk annuncia la ripresa delle ostilità. Il Pkk continua ad essere considerato movimento terroristico dagli Usa, dall’Unione europea, dalla Siria, dal Canada, dall’Iran e dall’Australia. Il 26 giugno 2011, Abdullah Ocalan fa giungere ai vertici della Turchia, oltre a moniti bellicosi da “500mila morti”, anche dettagliate proposte di pace: il leader in prigione pensa a tre “protocolli” per risolvere la “questione curda”. Il primo protocollo si concentra sui “principi di una soluzione democratica per la questione curda della Turchia”, in pratica sulla nuova Costituzione che il premier Recep Tayyip Erdogan intende varare concordandola con tutte le forze di opposizione e della società. Il secondo protocollo riguarda i principi di una “pace giusta tra lo Stato e la società” ed il terzo prospetta “un rapido piano di azione per stabilire la pace in un modo democratico ed equo”. I protocolli chiedono anche una fine dell’isolamento in cui è tenuto Ocalan, catturato nel 1999. Lo stesso Ocalan aveva dichiarato: “Abbiamo due vie: una soluzione democratico-costituzionale o una guerra civile rivoluzionaria” in cui “il governo arresterà 300mila persone, non 300, e 500mila persone moriranno, non 50mila’’. Il riferimento, implicito, è alla stima di 40/45 mila morti causati in 27 anni dal conflitto Turchia-Pkk. Intanto, la Turchia fa registrare nel 2011 la più forte progressione al mondo, in termini di Pil, più di Cina e Argentina. Nel segnalare la notizia, il sito del quotidiano turco Hurriyet sottolineava che “la Turchia è diventata l’economia con la crescita economica più veloce ed il solo paese al mondo con un tasso di incremento a due cifre”. Già nel 2010, dopo il periodo critico di fine 2008 e 2009, l’economia turca era stata una delle tre più veloci al mondo con un tasso di crescita dell’8,9%, inferiore solo a quello di Cina e Argentina. In termini di Parità del potere di acquisto (Ppp), la Turchia è la 16° economia mondiale con l’aspirazione ad entrare fra le prime dieci nel 2023, anno del centenario della sua fondazione (ma l’obiettivo viene spostato al 2050 da uno studio di Goldman Sach’s). Nel maggio 2011 la Commissione europea ha visto al rialzo dal 4,5 al 6,1% le previsioni di crescita della Turchia per il 2011 a fronte di un 1,8 pronosticato per l’intera Ue. Negli ultimi otto anni, il reddito pro capite turco è triplicato.