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Cambia lo scenario Signori, arriva la Turchia Adel Jabbar

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Adel Jabbar Cambia lo scenario Signori, arriva la Turchia

Durante la lunga storia del conflitto nel vicino Oriente si è assistito ad una serie di sequenze di fatti cruenti e drammatici che hanno reso sempre più aggrovigliata la situazione e in un certo senso perfino irrisolvibile. Le visioni delle parti per ovvie ragioni rimangono distanti: il Governo israeliano rimane ancorato ad una rigida dottrina della sicurezza ed è condizionato

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dai movimenti estremisti dei coloni, ciò di fatto, vanifica molti tentativi di mediazione, la parte palestinese divisa politicamente e geograficamente è ancora più debole e tale debolezza si trasforma in una estrema fragilità nel momento in cui gli Usa ( che dovrebbero svolgere il ruolo mediatore nel presunto processo di pace) parteggiano, senza se e senza ma, a favore di un solo contendente, ossia Israele. Inoltre, a mio parere, gli schemi con cui vengono ipotizzate le varie e molteplici “Road Maps” atti a spartire terre (che nel caso dei palestinesi non hanno ormai tanto da concedere) e a definire potenziali confini non rispondono più alla realtà concreta. Basta dare uno sguardo ai territori palestinesi della West Bank per constatare quanto tale area sia frantumata dalla presenza di numerose colonie israeliane. In questo quadro diventa assolutamente difficile se non impossibile qualsiasi esercizio di sovranità da parte palestinese in un ipotetico futuro stato. Infine, le numerose risoluzioni, che condannano le politiche israeliane nei confronti della popolazione palestinese emanate dall’Assemblea delle Nazioni unite, dal Consiglio di sicurezza, dal Consiglio per i diritti umani, dal Tribunale dell’Aja e le numerose dichiarazioni di diversi organismi che si occupano dei diritti dell’uomo, non hanno scalfito minimamente l’atteggiamento dei Governi di Israele e nemmeno hanno inciso sulle posizioni degli Usa e dell’Ue, che rimangono sostanzialmente accondiscendenti con la politica israeliana. Quindi, continuare a richiamarsi a questi riferimenti pur necessari rischia di diventare solo esercizio di evocazione storica e in alcuni casi una mera retorica. Vale a dire che, come sovente accade, rendere praticabili i riferimenti di diritto, in questo caso di natura internazionale, dipende molto dai rapporti di forza in campo e dagli interessi in gioco. Perciò non risulta fino ad oggi che ci sia un segnale da parte dell’unica

super potenza e dei suoi alleati atto a trovare una possibile, giusta e pacifica soluzione del conflitto israelo-palestinese. A prova di ciò la minaccia degli Usa e di alcuni i suoi alleati di votare contro la richiesta di ammissione della Palestina come Paese membro delle Nazioni Unite.

Scenario e cambiamento. Nello scenario attuale si ravvisano due fatti determinanti: 1- L’affacciarsi della Turchia nell’arena del Vicino Oriente sta cambiando sensibilmente lo scenario politico. Una significativa conseguenza di questo cambiamento è la presa di distanza dell’attuale compagine governativa in Turchia da Isreale, storico alleato nella zona, e l’avvicinamento alla parte palestinese. Ciò sta permettendo alla Turchia di giocare una ruolo molto dinamico e da protagonista nella vasta area del mondo arabo. Questo nuovo attivismo andrebbe tenuto in debita considerazione in ogni analisi, per la sua importanza negli equilibri geopolitici attuali e futuri. 2- Gli inaspettati stravolgimenti che stanno scuotendo molti dei Paesi dell’area araba avranno certamente serie conseguenze sulle dinamiche politiche e sui rapporti di forza compreso il conflitto Israelo-palestinese.

In questo scenario sarebbe auspicabile tratteggiare dei nuovi percorsi in cui confluiscono diverse esperienze di convivenza e sensibilità non violente, presenti già sia nell’ambito isra-

eliano che palestinese, al fine di elaborare una prospettiva comune per inseguire un modello di coesistenza basato sul pluralismo, sull’uguaglianza di tutti i cittadini, sulla laicità e la democrazia. Questa prospettiva richiede tanto coraggio e grande determinazione per la quale le società civili in Europa, e non solo, possono dare un contributo utile e necessario.

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