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Paesi Baschi

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Fonti

Fonti

La zona della Spagna indicata con questa colorazione indica la parte riconducibile alla Regione dei Paesi Baschi a cui questa scheda è dedicata.

Situazione attuale e ultimi sviluppi

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La fine di Ekin

Un segnale importante che la fine del conflitto nei Paesi Baschi è più vicina, è stato l’annuncio dello scioglimento della formazione radicale basca Ekin, considerata l’ultimo braccio politico dell’Eta. La notizia è apparsa sul principale quotidiano basco, Gara, che la definisce la conseguenza “del cambio radicale di strategia” degli indipendentisti dopo lo storico risultato alle elezioni amministrative del 22 maggio 2011. L’Ekin (“Fare” in euskera), creata nel 1999 e considerata un’organizzazione terroristica da Unione Europea e Stati Uniti, è stata decimata dai numerosi arresti del 2010 e del 2011. Era considerata dalla magistratura spagnola “il cuore dell’Eta” perché incaricata di “applicare la strategia politica e militare” dell’organizzazione terroristica. Il 20 ottobre del 2011 l’Eta ha annunciato la fine della lotta armata. Con un video inviato al quotidiano basco Gara, l’organizzazione armata che da 43 anni è in guerra con il Governo spagnolo per l’indipendenza dei Paesi Baschi, ha proclamato la “fine definitiva della lotta armata” senza porre alcuna condizione e ha sollecitato “l’apertura di un dialogo diretto con i Governi spagnolo e francese per risolvere le conseguenze del conflitto”. La scelta dell’Eta di abbandonare la lotta armata era attesa ed è la conseguenza diretta dell’indebolimento dell’organizzazione, decimata negli ultimi anni da numerosi arresti, e da un cambio radicale del quadro politico spagnolo. Il 17 ottobre del 2011 si è chiusa a San Sebastian la prima conferenza internazionale di pace per i Paesi Baschi. Non riconosciuta dal Governo spagnolo, che la considera una “manovra della sinistra indipendentista” per conquistare credibilità internazionale, la conferenza ha rappresentato comunque una tappa fondamentale verso la soluzione del conflitto, perché ha visto la partecipazione di tutti i partiti e i sindacati baschi - che con l’Eta hanno avuto da sempre rapporti più o meno dichiarati - oltre a nomi illustri del panorama politico internazionale, come l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e l’ex capo di gabinetto di Tony Blair, Jonathan Powell. La conferenza si è conclusa con l’adozione di una risoluzione in cinque punti nella quale si chiedeva da parte dell’Eta una dichiarazione pubblica di “abbandono definitivo della violenza”, arrivata dopo appena tre giorni. Il documento, letto dall’ex premier irlandese Bertie Ahern, chiede anche che “i Governi spagnolo e francese accettino di intraprendere un dialogo”. Una risoluzione che è stata ufficialmente accolta anche da tutte le associazioni e i movimenti che compongono la cosiddetta “sinistra abertzale”, la sinistra indipendentista radicale basca. Dopo la tregua “permanente e verificabile” che l’Eta aveva annunciato nel gennaio del 2011, la sinistra indipendentista ha presentato

PAESI BASCHI

Generalità

Nome completo: Comunità autonoma dei Paesi Baschi Bandiera

Lingue principali: Capitale: Popolazione: Area: Religioni: Moneta: Principali esportazioni: PIL pro capite: Euskara, spagnolo Vitoria-Gasteiz 2.157.112 7.234 Kmq n.d. Euro n.d.

Us 1.310

una sua formazione per le elezioni amministrative del maggio 2011, ottenendo per la prima volta il via libera dei giudici spagnoli. Il partito basco Bildu (Riunire) ha potuto partecipare alle elezioni ottenendo un risultato storico: con 313 mila voti e il 22% dei consensi guadagnati in tutti e 4 i territori del Paese Basco, si è affermato come forza maggioritaria nel panorama politico locale. Per i baschi si tratta della possibilità di vedere rappresentate politicamente le proprie istanze di indipendenza. Per la Spagna è stato forse il passo definito verso la conclusione di un conflitto che ha lasciato sul terreno oltre 800 morti.

“Euskal Herria è il Paese dei baschi. Noi, che lottiamo con tutte le armi di cui disponiamo per la libertà del nostro popolo, preferiamo dire che Euskal Herria è il Paese dell´euskara, la nostra lingua. La nostra lingua nella nostra terra. Libera”. Così l’organizzazione armata Eta ha spiegato in una lettera lo scopo della sua quarantennale lotta armata: l’indipendenza e l’autodeterminazione di Euskal Herria. Il termine Euskal Herria non si riferisce alle tre Province che compongono la Comunità autonoma

Quello tra il Governo spagnolo e l’organizzazione separatista basca Euskadi Ta Askatasuna (Terra Basca e Libertà), conosciuta con l’acronimo di Eta, è un conflitto che dura da decenni nonostante i tentativi di negoziato tra le parti. L’Eta viene fondata nel 1959 da un gruppo di giovani studenti nazionalisti con lo scopo di combattere per l’indipendenza dei Paesi Baschi. L’organizzazione nasce dunque in piena dittatura franchista e in un contesto politico di forte repressione che aveva limitato fino ad annullarla l’azione del principale partito politico della Regione, il Partito nazionalista Basco (Pnv), fondato nel 1895 da Sabino Arana (disegnatore della bandiera basca, la Ikurriña) per garantire ai baschi una rappresentanza politica nel parlamento di Madrid. Il nazionalismo e la repressione franchista sono i due elementi chiave per comprendere la nascita e l’evoluzione dell’Eta, il cui simbolo è un serpente che si avvolge attorno ad un’ascia - a rappresentare l’astuzia e la violenza - e il cui motto è ‘Bietan jarrai’, ‘perseguire entrambi’, dunque la lotta politica e quella armata. Le radici del nazionalismo e della spiccata tendenza indipendentista del popolo basco vanno ricercate nella storia peculiare di questo popolo antichissimo e della sua lingua, l’euskara (parlato oggi da circa 700mila persone), di cui sono ancora ignote le radici etimologiche ma che rappresenta ancora oggi per i baschi, e molto più del territorio stesso, il fulcro della identità collettiva. Anche sotto la dominazione di popoli stranieri i baschi riuscirono sempre a mantenere una certa autonomia. Una autonomia che fu invece negata totalmente con la dittatura di Franco. Ancora prima dell’insediamento del regime, durante la guerra civile spagnola, l’aviazione falangista di Franco, supportata da aerei tedeschi della Legione Condor, bombardò e rase al suolo la città di Guernica, considerata storicamente dai Baschi come simbolo di libertà. Con la dittatura dei Paesi Baschi spagnoli ma, letteralmente, al “popolo che parla la lingua basca” e al territorio dove esso risiede. La Comunità autonoma dei Paesi Baschi è dunque solo una delle Regioni che compongono Euskal Herria. Le altre sono la spagnola Navarra (Nafarroa in basco) e tre Province sotto amministrazione francese: Lapurdi, Nafarroa Beherea e Zuberoa. La parte spagnola dei Paesi Baschi è nota come Hegoalde (‘parte Sud’ in basco), quella francese come Iparralde (‘parte Nord’ in basco).

franchista l’insegnamento e l’uso dell’euskara furono vietati e criminalizzati, i libri pubblicati in lingua basca bruciati, i nomi in basco furono banditi e quelli già in uso furono tradotti in spagnolo. Con la morte di Franco nel 1975 e la nascita della Costituzione spagnola del 1978 ai Paesi baschi viene assegnato lo status di Comunità Autonoma, con ampi margini di autonomia amministrativa ma non la totale indipendenza politica e il diritto all’autodeterminazione del popolo basco, che è invece, ancora oggi, lo scopo dichiarato della lotta armata dell’Eta e del programma politico del partito basco Herri Batasuna, considerato il braccio politico dell’organizzazione. Batasuna nasce nell’aprile del 1978 con l’obiettivo di creare uno stato socialista indipendente. Viene dichiarato illegale in Spagna nel marzo del 2003 e considerato una vera e propria orga-

Quadro generale

Organizzazione decimata

La fine dell’Eta è la diretta conseguenza della fortissima pressione delle autorità spagnole e francesi e delle operazioni di polizia congiunte che negli ultimi dieci anni hanno letteralmente decimato i vertici dell’organizzazione armata. Anche il 2011, nonostante la tregua, è stato un anno segnato da molti arresti eccellenti. In marzo il vicepremier e ministro degli Interni spagnolo Alfredo Perez Rubalcaba aveva dichiarato che la fine dell’Eta era più vicina dopo l’arresto di 4 membri di un commando del gruppo armato, Otazua, considerato il più importante e, secondo Rubalcaba, “tutto ciò che ormai rimane dell’Eta”. Nell’aprile del 2011 un nuovo colpo della guardia civile spagnola ha portato alla scoperta, nella Provincia di Guipúzcoa, del più grande deposito per la fabbricazione di esplosivi mai trovato in Spagna: oltre una tonnellata e mezza di materiale.

Arnaldo Otegi (6 Luglio 1958)

È un politico basco e l’ex portavoce del partito indipendentista Batasuna. Negli anni ’90 ha iniziato la sua carriera politica affermandosi in breve tempo come una delle figure più importanti del panorama indipendentista e radicale basco e come leader di Batasuna, formazione dichiarata illegale nel 2003 perché considerata il braccio politico dell’Eta. Otegi è stato arrestato più volte dalle autorità spagnole: nel 2007 e poi nel 2009, assieme ad altri dirigenti della sinistra indipendentista su ordine del giudice Baltazar Garzon, con l’accusa di volere ricostituire Batasuna. Nel settembre del 2011 la Audiencia Nacional di Madrid lo ha condannato a 10 anni di carcere per “terrorismo” e “banda armata”. Il tribunale ha accolto in pieno le richieste della procura anche se il leader indipendentista non è accusato di alcun atto violento ma secondo la Audiencia Nacional avrebbe agito ‘’in piena connivenza e seguendo le direttive dell’Eta, nella quale era integrato, disegnando una strategia di crescita delle forze indipendentiste’.

Una commissione per il cessate il fuoco L’organizzazione separatista basca Eta ha annunciato di volersi impegnare a cooperare con una commissione internazionale di verifica del cessate il fuoco decretato a gennaio, e si è appellata ai Governi di Parigi e Madrid affinché riconoscano tale organismo. In un comunicato pubblicato dal giornale basco Gara, l’Eta ha definito un “passo importante nel processo di risoluzione del conflitto” la creazione di tale commissione che è composta di cinque esperti internazionali di conflitti politici: Ram Manikkalingam, direttore del Gruppo di Consiglieri per il Dialogo (Dag) di Amsterdam, che ha operato in processi di pace in tutto il mondo e che della commissione è il Presidente; Ronnie Kasrils, del Sud Africa, i britannici Raymond Kendall e Chris Maccabe e il tenente generale Satish Nambiar, India.

nizzazione terroristica dagli Stati Uniti. È il giudice della Audiencia Nacional, Baltazar Garzón a mettere fuori legge il partito basco Batasuna sequestrandone i beni e impedendone l’azione politica. Non solo. Dopo la messa al bando di Batasuna, Garzón comincia una battaglia durissima contro le formazioni della ‘sinistra abertzale, l’insieme dei partiti e delle associazioni indipendentiste basche accusate di avere legami con l’organizzazione separatista. Il primo omicidio dell’Eta risale al 1968, quando venne uccisa la guardia civile José Pardines. Nel 1973 l’organizzazione separatista uccide, con una bomba piazzata sotto l’automobile, l’ammiraglio Luis Carrero Blanco, designato da Francisco Franco come suo successore. Da allora le vittime di attentati e omicidi mirati compiuti dall’Eta sono state oltre 800, 2.000 i feriti. Nel mirino dell’organizzazione armata obiettivi militari e civili oltre a singoli rappresentanti politici, sia del Pnv che del Partito Popolare (Ppe) e del Partito Socialista (Psoe). Le modalità sempre le stesse: potenti ordigni fatti esplodere dopo una chiamata di avvertimento che però non ha evitato vittime civili. Ne muoiono 17 in un ristorante di Torrejon nel 1985, 21 in un centro commerciale di Barcellona nel 1987, 11 davanti alla sede della Guardia Civil di Saragozza nel 1991. Nel 1992 fallisce il primo tentativo di negoziato, ad Algeri, tra il Governo spagnolo e l’Eta. Un fallimento che porta ad arresti eccellenti da parte delle autorità spagnole e ad una nuova raffica di attentati e omicidi da parte dell’organizzazione separatista. Nel 1998 l’Eta dichiara la prima tregua della sua storia, durante il Governo di Aznar, che regge fino al dicembre del 1999. Il 23 marzo 2006, l’organizzazione dichiara un nuovo cessate il fuoco che apre la strada ad un tentativo, fallito, di dialogo con il Governo di Josè Luis Rodriguez Zapatero. La tregua si interrompe con un nuovo attentato. Il 30 dicembre del 2006 un furgone-bomba esplode in un parcheggio dell’aeroporto Barajas di Madrid. L’attentato rivendicato dall’Eta fa due morti e 19 feriti e Zapatero annuncia la fine del dialogo con l’Eta.

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