INDICE
Il Percorso Botanico
SPECIE BOTANICHE
Cisto marino
Aglio trigono
Elicriso
Finocchio marino
Cineraria
Arisaro
Fico d’India
Lentisco
Caprifoglio mediterraneo
Erica arborea
Ginestra spinosa
Mirto
Asfodelo
Scilla marittima
Sedano selvatico, Macerone
Carota delle scogliere
Olivo
Erba gatta, Camedrio maro, Maro
Betonica fetida
Iperico
Inula, ceppitoni, erba puzza
Pino marittimo
Pino domestico, Pino da pinoli
Nepitella, Mentuccia comune
Finocchio selvatico, Anito, Finocchiello
Aristolochia
Fico
Menta romana
Menta delle isole
Caglio cinereo delle capre
Alaterno
Oleandro
Pino d’Aleppo
Prugnolo selvatico
Fillirea, Ilatro sottile
Biancospino
Ginestra odorosa
Rosmarino
Salsapariglia
Linajola di Capraia
Fiordaliso di Capraia
Stecade / Lavanda selvatica
Scarlina
Corbezzolo
Euforbia arborea
Ciclamino autunnale
Leccio
Alloro
Carice a frutti minimi
Felce aquilina
Canna comune
La macchia mediterranea
Le applicazioni fitoterapiche e gli usi alimurgici sono indicati a scopo informativo senza assunzione di responsabilità sull’uso curativo, estetico o alimentare.
Il percorso, lungo circa 400 metri, si estende lungo l’antica Strada Romana che dal Porto conduce al Paese, passando davanti alla sorgente e attraversando il ponte sul Vado del Porto. Si raggiunge dal Porto a partire dalla Chiesa di Santa Maria Assunta, seguendo la strada per il villaggio “Le Sughere” o dal paese partendo dalla Chiesa di San Nicola, percorrendo via San Leonardo e proseguendo in direzione del Porto costeggiando i Palmenti di San Leonardo. Il percorso botanico è di libera fruizione e aperto a tutti, 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno. La primavera è il momento ideale per visitarlo.
IL PERCORSO BOTANICO
Nome comune Cisto marino
Nome scientifico e famiglia
Cistus monspeliensis L.
Fam. Cistaceae
Descrizione pianta
ph. L.Castellani
Nome dialettale mucchio
Specie perenne, dal portamento cespuglioso ed eretto, alto da 50 a 120 cm. Il fusto è robusto, lignificato in basso con corteccia bruna; i rami giovani erbacei e pelosi sono di colore verdegrigiastro. Le foglie sono sessili, tomentose e collose al tatto, di un bel verde carico sulla pagina superiore e più chiare e tomentose su quella inferiore, con lamina lineare-lanceolata revoluta al margine. Fiori vistosi a simmetria raggiata con 5 petali bianchi con una piccola macchia gialla alla base. Il frutto è una capsula ovoidale contenente più semi.
Periodo di fioritura
Marzo-Giugno
Distribuzione geografica
Cresce nelle garighe, luoghi soleggiati aridi, macchie degradate. È una delle pirofite per eccellenza che colonizzano terreni distrutti dagli incendi in quanto i semi hanno la capacità di resistere alle alte temperature, permettendo alla specie una rapida colonizzazione dell’area. Il cisto marino è diffuso in tutta l’isola.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: La pianta trova impiego da tempo immemorabile nella medicina popolare come antinfiammatorio e cicatrizzante. Con le foglie si prepara un macerato alcolico, noto come “cistosina”, che viene applicato su ustioni, piaghe, dermatiti, nonché sulle punture di insetto e di tracina. Nella medicina popolare, i fiori e i rami sono usati per l’asma e le foglie sono impiegate per preparare il the.
Usi tradizionali: Nell’Arcipelago Toscano, in tempo di guerra e di forti restrizioni economiche, le foglie fresche venivano usate come detergente per lavare i piatti, sfruttando anche la fitta peluria che le caratterizza.
Nome comune
Aglio trigono
Nome scientifico e famiglia
Allium triquetrum L.
Fam. Amaryllidaceae
Descrizione pianta
ph. L.Castellani
Nome dialettale sammola
È una specie perenne, geofita bulbosa, di dimensioni 20-60 cm. Le foglie tenaci, nastriformi, larghe 0,5-1,5 cm, sono di un bel verde; quelle inferiori assai più lunghe dello scapo. Lo scapo è dritto, verde lucido, liscio, fortemente trigono. I fiori hanno tepali oblunghi-lanceolati, conniventi a campana, di colore bianco con nervo centrale verde, portati da peduncoli verdi di 1,5-3 cm, riuniti in una infiorescenza ombrelliforme con alla base spata membranacea bivalve, prima di colore verde, poi bianca-membranacea, spesso assente perché precocemente caduca.
Periodo di fioritura
Marzo-Maggio
Distribuzione geografica
La specie cresce nell’intervallo altimetrico tra 0 e 600 metri s.l.m., nei luoghi umidi e ombrosi, nei boschi ed in prossimità delle siepi.
Proprietà e usi
Uso Officinale/Medicinale: come la maggior parte degli agli, contiene l’allicina che conferisce proprietà antibiotiche, ipotensive, disinfettanti ed ipoglicemizzanti. È inoltre un ottimo vermifugo e repellente.
Uso Alimentare: il suo utilizzo in cucina può essere sostitutivo a quello d’aglio. È commestibile in tutte le sue parti: foglie, bulbo, fiori e gambo. Il suo sapore è gustoso e meno aggressivo del comune aglio. Ottimo crudo e cotto per insaporire pietanze.
Nome comune
Elicriso
Nome scientifico e famiglia
Helichrysum italicum Roth G.Don
Fam. Asteraceae
Descrizione pianta
Nome dialettale mursa
Proprietà e usi Endemismo
Pianta erbacea perenne dal portamento compatto, che presenta fusti legnosi contorti, alti 30−50 cm. I rami arcuati ed ascendenti sono rivestiti da peli lisci che al tatto tendono a staccarsi. Le foglie sono fitte, lineari-filiformi, verde-argentato, e le inferiori patenti e tomentose, lunghe 1-5 cm e larghe circa 1 mm. I fiori sono prevalentemente tubulosi, di colore giallo chiaro, riuniti in capolini conici, con 12-23 fiori per capolino in cui prevalgono quelli maschili. I capolini sono, a loro volta, riuniti in corimbi densi di 25-35 infiorescenze. Le brattee dell’involucro fiorale sono caratteristiche, giallo-brunastre e alla fine brune. La fioritura avviene per tutta l’estate. II frutto lucente, bianco e di forma cilindrica è un achenio ovale-oblungo con la superficie corrugata da numerosi piccoli tubercoli. Nella sua parte superiore è inserito il pappo di peli semplici, deciduo, che facilita la disseminazione anemocora. In natura, l’elicriso è una specie perenne, la cui parte aerea si rinnova ogni anno grazie allo sviluppo dei nuovi getti basali.
Periodo di fioritura
Maggio-Luglio. Questa fase è molto scalare e di durata variabile a seconda degli ecotipi e in relazione alla variabilità annuale del clima.
Distribuzione geografica
Nell’isola la specie si trova nelle garighe e fruticeti a dominanza di Cistus monspeliensis, in particolare sulle zone costiere.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: Si usano le sommità fiorite e le infiorescenze per le proprietà coleretiche e antiinfiammatorie. L’olio essenziale è ritenuto utile per trattare le affezioni delle vie respiratorie e in uso esterno per malattie allergiche e dermatiti. Ha proprietà antiallergiche (azione antistaminica), antinfiammatorie, antieritematose, fotoprotettive, espettoranti (balsamica), anticatarrali, cicatrizzanti, antiepatotossiche, spasmolitiche, ipocolesterolizzanti, antibatteriche, antifungine. E’ impiegabile per riniti, bronchiti asmatiche, affezioni respiratorie, dermatiti, psoriasi, eczemi, nevralgie, edemi post-flebitici, artrite, insufficienze e congestioni epatiche, come fungistatico (es. per la Candida), come diuretico.
Uso alimentare/cosmetico: L’olio essenziale trova impiego nell’industria alimentare, cosmetica e profumiera (proprietà dermopurificanti e tonificanti dell’olio essenziale). Il caratteristico profumo dovuto alla ricchezza dei composti volatili dell’essenza, ha fatto in modo che in passato l’elicriso fosse impiegato per profumare gli ambienti, aromatizzare le carni della cacciagione. Alcuni rametti della pianta venivano messi tra la biancheria, perché si riteneva che potessero essere utili contro la tignola; inoltre se mischiato al vino era considerato un buon rimedio contro il morso dei serpenti
H. italicum è tra le specie più ricche in flavonoidi. È un aromatizzante per cibi.
Uso tintorio: È utilizzabile come pianta tintoria.
Nome comune
Finocchio marino
Nome scientifico e famiglia
Crithmum maritimum L.
Fam. Apiaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Pianta perenne con fusti basali legnosi e ramificati, e ramificazioni superiori erbacee ascendenti. Le foglie sono bi- o tripennatosette con foglioline carnose, lanceolato-lineari. I fiori, con petali verde-giallastri, sono riuniti in ombrelle terminali con 20-30 raggi. I frutti sono ovoidali, lunghi circa 5 mm.
Periodo di fioritura
Luglio-settembre
Distribuzione geografica
Specie dell’Europa mediterranea, presente lungo tutte le coste dell’Italia. Si trova su rupi, scogliere e dune sabbiose costiere.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: Le parti aeree della pianta hanno proprietà diuretiche (succo), riequilibranti e ricostituenti (vino), mentre i semi hanno proprietà eupteptiche, carminative, e coleretiche (tintura e vino).
Usi alimentari: le foglie e i rametti teneri, dal sapore tra il finocchio e il sedano, vengono utilizzati per condire insalate o minestre.
Nome comune Cineraria
Nome scientifico e famiglia Jacobaea maritima (L.) Pelser & Meijden sin. Senecio cineraria DC.
Fam. Asteraceae
Descrizione pianta
È una pianta perenne, alta mediamente 60 cm, a portamento cespuglioso. I fusti, variamente ramificati e lanuginosi, sono ricoperti da un fitto fogliame molto decorativo. Le foglie sono pennatosette con lamina divisa in segmenti sottili (lineari o lanceolati), distanziati fra loro e parte centrale indivisa larga pochi mm, un po’ carnose, bianco-tomentose sotto, cenerine sopra; le inferiori a contorno triangolare con 4-5 paia di lacinie laterali lineari o lanceolate e segmento apicale lobato o partito. Le infiorescenze sono composte di fiori piccoli, gialli, a forma di margherita, raggruppati in corimbo. I frutti sono degli acheni con pappo.
Periodo di fioritura
Maggio - Agosto
Distribuzione geografica
La specie si trova in vicinanza del mare nelle cenosi rupicole insieme a Daucus carota L., divenendo meno frequente con il salire dell’altitudine. Si trova inoltre nelle garighe semialofile della sommità delle coste rocciose a dominanza di elicriso, andando a costituire una fascia pressoché continua lungo tutto il perimetro dell’isola
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: La droga è rappresentata dalle foglie essiccate. La pianta non è commestibile, in quanto contiene un alcaloide del tipo senecina, se ne fa quindi solo uso esterno. Ha azione decongestionante ed è impiegata nelle congiuntiviti, in piaghe, intorpidimenti e ulcerazioni della cornea, mediante l’uso di colliri e sotto controllo medico.
Nome comune Arisaro
Nome scientifico e famiglia
Arisarum vulgare O. Targ.-Tozz.
Fam. Araceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
È una specie perenne, geofita, di piccole dimensioni (10-30 cm), dotata di rizoma ovoidale, che ogni anno emette radici e fusti avventizi. Le foglie in numero di 1-2, o poco più, presentano una lamina astata-cuoriforme di colore verde lucido, con picciuolo molle verdastro soffuso di macule porporine. L’infiorescenza è a spadice, costituita da un picciuolo sottile e allungato, biancastro con macule porporine, sormontato da una brattea (spata) forgiata come un tubo ripiegato all’estremità a cappuccio appuntito, di colore violaceo venato di bianco e di verde, contenente la parte fertile sottile e allungata, poco ingrossata all’apice, ricurva e sporgente. I fiori unisessuali e contigui sono posizionati all’interno dello scapo, alla base dello spadice, unilaterali da 3 a 5, quelli femminili e immediatamente sopra quelli maschili più numerosi (circa 20), dotati di un solo stame. Il frutto è una bacca globosa di 1 cm, verde brunastro a maturità con 2-6 semi biancastri.
Periodo di fioritura
Ottobre -Aprile
Distribuzione geografica
Cresce negli incolti, a volte anche su muri, su suoli piuttosto ricchi in humus, di solito ombreggiati, nella fascia limitata alle coste mediterranee: area dell’olivo.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: veniva adoperata in decotto di foglie, come antipiretico, in caso di malattie da raffreddamento, per abbassare la febbre. Il suo rizoma ricco di amidi avrebbe proprietà lassative, diuretiche, espettoranti, afrodisiache, vulnerarie, cicatrizzanti. Un tempo seccato e macinato in farina veniva consumato anche dall’uomo ed è assai ricercato dai cinghiali che ne sono ghiotti.
Le foglie il fusto e le bacche sono tossiche.
Nome comune
Fico d’India
Nome scientifico e famiglia
Opuntia stricta (Haw.) Haw.
Fam. Cactaceae
Descrizione pianta
E’ una pianta succulenta arborescente dal fusto molto ramificato ed appiattito, dal portamento eretto o strisciante, normalmente tra i 50–100 cm, ma può raggiungere i 2 metri di altezza. Il fusto è composto da cladodi, comunemente detti pale: si tratta di fusti modificati, di colore verde, di forma appiattita e ovaliforme, più lunghi che larghi (10–35 cm di lunghezza, 7–20 cm di larghezza e 10–20 mm di spessore). I cladodi sono ricoperti da una cuticola cerosa che limita la traspirazione e rappresenta una barriera contro i predatori. I cladodi basali, intorno al quarto anno di crescita, vanno incontro a lignificazione dando vita ad un vero e proprio fusto. Le pale sono coperte di piccole strutture rialzate, areole, ricoperte da piccole setole spinose (glochidi), che a volte possono presentare una o due lunghe spine (2–4 cm di lunghezza). I glochidi sono muniti di una serie di uncini volti all’indietro e per questo difficili da rimuovere, valida difesa contro molti animali.
In primavera e in estate produce fiori (di 7 cm di lunghezza e 6–8 cm di diametro) di colore giallo brillante, ma che spesso presentano sfumature rosate o rossastre sui petali esterni. I frutti immaturi sono di colore verde, ma diventano rosso-violacei man mano che maturano. Queste bacche (4–8 cm di lunghezza e 2,5–4 cm di larghezza) sono carnose e a forma di uovo, di solito hanno punte leggermente depresse. La polpa dei frutti è rossastra o violacea e contiene un gran numero di semi.
L’esterno dell’epicarpo è anch’esso ricco di glochidi, isolati o in ciuffi, pungenti e fastidiosi al momento della raccolta. Un’altra particolarità di questo genere sono gli stomi (preposti nelle piante agli scambi gassosi) che si aprono di notte restando chiusi di giorno (il contrario di ciò che avviene nella maggior parte delle piante) riducendo quindi sensibilmente la perdita di acqua per traspirazione. La funzione di fotosintesi in questo tipo di piante è assunta dal tessuto parenchimatico dei cladodi.
L’apparato radicale, per lo più superficiale si sviluppa in larghezza più che in profondità, è capace di colonizzare gli ambienti più impervi alla ricerca di acqua e nutrimento ma se questi si dovessero trovare in profondità, l’apparato radicale non ha alcuna difficoltà ad inoltrarsi per parecchi metri, presentando così un’elevata adattabilità. La pianta si riproduce per seme o attraverso le sue pale carnose, che una volta staccatesi producono radici. I semi si diffondono attraverso gli escrementi dei vari animali, uccelli e roditori che ne mangiano i frutti.
Periodo di fioritura
Maggio – Luglio
Distribuzione geografica
L’adattabilità di questa specie, originaria del continente americano, ha fatto sì che la sua distribuzione dopo l’avvento in territori diversi dall’area di origine sia stata ampia.
È stata inserita nell’elenco delle 100 tra le peggiori specie alloctone invasive del mondo.
Nell’isola risulta estremamente abbondante ed in espansione nelle garighe e sulle scogliere in vicinanza del porto e del paese.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: i fiori vengono utilizzati come forti diuretici e in caso di cistite; i frutti come astringenti e antidiarroici; le pale, contenendo mucillagini e fibre solubili ed insolubili agiscono sul tratto gastrointestinale, con attività dimagrante.
Uso alimentare: i frutti, ricchi di vitamine e sali minerali, vengono consumati tal quali o variamente trasformati (bevande, marmellate, mostarde, gelatine, sciroppi, gelati, dolcificanti, ecc.). I frutti ed i cladodi giovani, privati di spine, vengono consumati sia cotti in vari modi, che freschi, sottaceto e sottolio, e perfino canditi.
E’ una specie mellifera ed il miele si caratterizza per la sua estrema dolcezza e per il colore giallo paglierino.
Nome comune
Lentisco
Nome scientifico e famiglia
Pistacia lentiscus L.
Fam. Anacardiaceae
Descrizione pianta
Nome dialettale sondro, sùndaro
Pianta sempreverde a portamento arbustivo alta 1 -3 m, raramente arborea (6-8 m), con accentuato odore di resina; chioma generalmente densa per la fitta ramificazione, di forma globosa, con rami a portamento tendenzialmente orizzontale; corteccia squamosa di colore cenerino nei giovani rami e bruno-rossastro nel tronco; legno di colore roseo. Le foglie sono alterne, glabre, coriacee, di colore verde cupo, con margine intero e con un piccolo mucrone apicale. La pianta è dioica, con fiori femminili (♀) e fiori maschili (♂) portati separatamente su piante differenti. In entrambi i sessi i fiori sono piccoli, rossastri, raccolti in infiorescenze a pannocchia di forma cilindrica, privi di petali, portati all’ascella delle foglie dei rametti dell’anno precedente. Il frutto è una piccola drupa sferica o ovoidale, di 4–5 mm di diametro, carnosa, di colore rosso, tendente al nero nel corso della maturazione. I frutti rossi sono ben visibili in piena estate e in autunno e maturano in inverno.
Periodo di fioritura
Marzo-maggio
Distribuzione geografica
È una pianta eliofila, termofila e xerofila che vegeta dal livello del mare fino a 600 metri.
Presente in tutta la penisola ad eccezione delle regioni del nord. Tipico componente della macchia mediterranea sempreverde spesso in associazione con l’olivastro, la fillirea e il mirto; molto adattabile per il terreno, predilige però suoli silicei.
A Capraia il lentisco è molto diffuso e la costa sud-occidentale è appunto chiamata Costa del Sundareto.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: nel Grossetano, nel Volterrano, nel Pisano e nell’arcipelago Toscano, l’infuso o il decotto di foglie e/o frutti viene usato come collutorio contro il mal di denti ed in genere nella cura delle stomatiti e gengiviti; allo stesso scopo si applicano localmente le foglie fresche o si mastica un rametto. La resina, detta la “ragia” viene intiepidita e applicata sugli ascessi per favorirne la maturazione; questa pratica è nota nelle Isole dell’Arcipelago Toscano. Nel Grossetano la resina è posta tal quale sulle ferite per stimolarne la cicatrizzazione, mentre masticata combatte l’alitosi. All’isola d’Elba il decotto di foglie e frutti viene bevuto a scopo anti-ipertensivo.
Uso alimentare: In passato nel senese, nell’arcipelago toscano, e all’Argentario dai suoi frutti si otteneva un olio usato per cucinare.
Usi veterinari: con i rametti schiacciati si realizzano dei manufatti di aspetto sferico che vengono collocati nei pollai per allontanare i pidocchi.
Uso domestico: la popolazione dell’Argentario usava l’olio ricavato dalle drupe per farne il sapone.
Uso tintorio: Le foglie e i fiori sono utilizzati sia per le tinture di fibre vegetali che animali, sia per la concia delle pelli spesso miscelato con il sommaco. Tutt’ora viene utilizzato nella pittura.
Usi artigianali: gli abitanti dell’Argentario usavano i rami di questa pianta per realizzare le nasse (trappole di varia foggia per catturare i pesci) e i manici della “corba” (cesto rettangolare ottenuto dall’intreccio di strisce di castagno e usato per contenere i prodotti della pesca).
Uso religioso: questa specie rientra tra le piante usate per addobbare le strade nelle processioni del Corpus Domini.
Usi vari: In passato dalla resina si preparavano le paste adesive per le dentiere e le gomme da masticare (chewing gum). Nel Grossetano la resina si impiega come mastice per proteggere gli innesti e le ferite sulle piante. All’Isola d’Elba, l’olio ottenuto dalle bacche, dopo bollitura, veniva utilizzato per alimentare i lumi.
La resina del lentisco è detta mastice di Chio: nell’isola greca di Chio, che è il luogo di produzione della resina di maggior pregio, viene preparato un liquore aromatico derivato dalla resina, con funzioni digestive, molto apprezzato, il Mastìka.
Nome comune Caprifoglio mediterraneo
Nome scientifico e famiglia
Lonicera implexa Aiton
Fam. Caprifoliaceae
Descrizione pianta
Specie arbustiva, sempreverde, rampicante che, soprattutto in ambienti non eccessivamente aridi, ha un portamento lianoso. Le foglie sono coriacee, persistenti, di colore verde chiaro, opposte, con lamina ovata e con il margine talvolta rosaceo. I fiori, riuniti in una infiorescenza contratta inserita in modo sessile al centro dell’ultimo paio di foglie formanti una brattea ellittica ad imbuto, sono terminali tubulosi con corolla bianco-rosea molto appariscenti e profumati. Il frutto è una bacca ovoidale di colore rosso-arancio a maturità (5-7 mm), con 2-3 semi ovoidi, giallastri o giallo-brunastri con fenditure.
Periodo di fioritura
Aprile -Giugno
Distribuzione geografica
Specie presente in tutte le regioni dell’Italia centrale, meridionale, insulare e in Liguria. Cresce nelle leccete aperte e nelle macchie mediterranee, molto più raramente nei boschi submediterranei di latifoglie decidue, a volte anche nelle siepi, dal livello del mare fino a circa 800 m.
Proprietà e usi
La bacca è tossica per la presenza di xilosteina, e se ingerita, provoca nausea, vomito e diarrea.
In antichità veniva usata come espettorante, sedativo dei bronchi, in quanto favorisce la fluidificazione del catarro e attenua la tosse.
Nome comune
Erica arborea
Nome scientifico e famiglia
Erica arborea L.
Fam. Ericaceae
Descrizione pianta
Nome dialettale scopa, erica da ciocco
Proprietà e usi
Arbusto o piccolo albero sempreverde (1-6 m), con portamento eretto, chioma densa e ramificata; i rami presentano disposizione opposta, quelli giovani densamente pubescenti, corteccia dei fusti di colore rossastro. Le foglie sono aghiformi, verticillate di colore verde-scuro, glabre, lineate di bianco nella parte inferiore ed hanno margini revoluti che quasi nascondono la pagina inferiore. I piccoli fiori sono penduli, profumati, campanulati con corolla urceolata bianco-rosea, dalla quale sporge soltanto lo stilo di colore rosso; le antere bruno-rossastre sono racchiuse all’interno della corolla; i fiori sono riuniti in racemi nella parte apicale di rami, sormontati da rametti con sole foglie. I frutti sono capsule ovoidali contenenti numerosi piccoli semi.
Periodo di fioritura
Febbraio-Aprile
Distribuzione geografica
In Italia è presente in quasi tutte le regioni. Vegeta nei boschi sempreverdi, macchie, garighe su terreni acidi, vive in aree con clima caldo-arido, ma si adatta anche ai climi più freddi ed umidi delle zone montane dove vegeta fino a 1.200 m s.l.m., nelle regioni settentrionali solo fino a 600m. E. arborea è una specie pirofita che, dopo gli incendi si rigenera per polloni.
Questa pianta, caratteristica della macchia mediterranea alta, è molto diffusa nell’isola.
Proprietà e usi
Usi medicinali/officinali: Pianta diuretica e antisettica per la presenza di arbutina. I fiori in decotto sono un rimedio nei casi di cistiti, specie quelle prostatiche.
Usi tradizionali: In passato i bachi da seta nel loro ultimo sviluppo venivano posti sui rami di Erica perché facessero il bozzolo.
Dal ceppo basale di E. arborea detto “ciocco” si ricavano pregiate pipe; l’arbusto deve avere almeno 50 anni perché il ceppo raggiunga il volume minimo necessario. I “ciocchi” forniscono un legno durissimo, inalterabile, ed estremamente resistente al calore, anche grazie all’assorbimento massiccio del silicio dal terreno. La parte inferiore del ceppo era impiegata nelle carbonaie, per ottenere un carbone in grado di sviluppare molto calore. Il carbone da legno d’Erica era particolarmente richiesto nelle officine dei fabbri per la forgiatura del ferro.
Pianta mellifera che produce un miele amarognolo.
Il fogliame è appetito dal bestiame ovino e caprino, in particolare modo gli apici vegetativi.
Nome comune
Ginestra spinosa
Nome scientifico e famiglia
Calicotome villosa (Poir.) Link
Fam. Fabaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Specie arbustiva con fusto ramificato che può crescere fino a 2-3 m di altezza, con rami giovani striati, densamente pelosi e con spine acute divergenti, bianco-pubescenti all’apice. Le foglie sono trifogliate verdi e sub-glabre nella pagina superiore e di colore bianco-argentino nella pagina inferiore. I fiori, con corolla papilionacea gialla e calice villoso, sono riuniti in fascetti di 2-15 all’ascella delle foglie. Il frutto è un legume largo fino a 6 mm e lungo circa 30 mm, leggermente arcuato, densamente peloso con 4-5 semi ovato-ellittici, gialli.
Periodo di fioritura
Marzo- Maggio
Distribuzione geografica
Pianta tipica degli ambienti di gariga e macchia mediterranea, dove vegeta in consociazione con lentisco, olivastro e fillirea, soprattutto lungo i versanti soleggiati e nelle macchie degradate su substrato acido. Cresce tra 0 e 1200 m s.l.m. Molto comune in aree percorse dal fuoco.
Proprietà e usi Arbusto perlopiù utilizzato a fini ornamentali. È una specie che non ha particolari utilizzi dal punto di vista alimentare o farmaceutico.
Nome comune Mirto
Nome scientifico e famiglia Myrtus communis L.
Fam. Myrtaceae
Descrizione pianta
Nome dialettale mòrtula, mortella
Pianta a portamento arbustivo-cespuglioso, alto tra 0,5-3 m, con chioma globosa, irregolare, espansa e larga nelle parti superiori. Il fusto è molto ramificato fin dalla base, con chioma densa e intrecciata. I rami sono disposti in modo opposto. La scorza è di color ocra-brunastro o rossastro e si sfalda in placche o strisce fibrose negli esemplari più adulti. Le foglie sono coriacee, semplici, lunghe 2-3 cm, con lamina lanceolata o ovoidale-ellittica; l’apice è pronunciato e acuto e il margine intero a volte leggermente revoluto. Pagina superiore di color verde scuro, lucida con nervatura mediana infossata, pagina inferiore verde pallido, presenta piccole ghiandole ed è opaca. Se stropicciate, le foglie di questo arbusto, emettono una gradevole fragranza simile al profumo dell’arancio, dovuta alla presenza di mirtenolo. I fiori sono di colore biancastro con sfumature giallastre dovute ai numerosi stami, e hanno un diametro di 2-3 cm. Sono solitari o accoppiati, posti all’ascella delle foglie su un lungo peduncolo (1,5-2 cm). Il frutto è costituito da una bacca glabra più o meno tondeggiante di circa 6-8 mm di diametro, color rosso-violaceo o nerastra, rivestita, nella parte apicale, dai residui del calice posti a corona. I semi sono reniformi, brunastri, di 3,5-4 x 2,5-3 mm.
Periodo di fioritura
Maggio-Luglio (a volte prolungata ad agosto).
Distribuzione geografica
Il mirto è uno dei principali componenti della macchia mediterranea bassa, frequente sui litorali, dune fisse, garighe e macchie, dove vive in consociazione con altri elementi caratteristici della macchia, quali il lentisco, rosmarino ed i cisti. Forma densi cespugli resistenti al vento nelle aree a clima mite. Si adatta molto bene a qualsiasi tipo di terreno anche se predilige un substrato sabbioso, tollera bene la siccità. Vegeta dal livello del mare sino a 500 m s.l.m.
A Capraia è diffuso su tutta l’isola.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: L’intera pianta può essere utilizzata per il contenuto in olii essenziali e sostanze aromatiche quale balsamica, astringente, ad azione antisettica e decongestionante. Per uso interno in caso di infezioni urinarie, perdite vaginali, congestione bronchiale, tosse secca. Per uso esterno contro l’acne (olio) infezioni gengivali ed emorroidi.
Uso cosmetico: L’olio è impiegato in profumeria, nella preparazione di saponi e cosmetici. L’essenza tratta dai fiori è usata in profumeria e cosmetica, nota come “Acqua degli angeli” o “Acqua angelica” è un ottimo tonico astringente. Il decotto delle foglie aggiunto all’acqua del bagno, svolge un’azione tonificante.
Uso alimentare: In cucina le foglie possono essere utilizzate per insaporire piatti di carne e pesce, per aromatizzare carni insaccate e olive. I frutti vengono usati per produrre liquori, famoso è il mirto sardo, ma anche per aromatizzare l’acquavite, ed in alcune zone, per sostituire altre spezie, ad esempio il pepe. Sono anche appetiti da numerose specie ornitiche e da diversi ungulati. Il mirto è un’importante fonte di polline per le api.
Uso Tradizionale/artigianale: Per l’intenso profumo i fiori di mirto, sono impiegati nella realizzazione di pot-pourri. Il legno, duro, può essere impiegato per la fabbricazione di piccoli oggetti al tornio o per farne manici e bastoni. Come combustibile fornisce buona legna da ardere e ottimo carbone. Le foglie ricche di tannino, sono utilizzabili per la concia delle pelli.
Nome comune Asfodelo
Nome scientifico e famiglia Asphodelus ramosus L. Fam. Asphodelaceae
Descrizione pianta
ph. F.Guidi
Nome dialettale zurletto
È una pianta perenne, a portamento eretto, alta 50-100 cm, munita di un apparato radicale rizomatoso, costituito da numerosi piccoli tuberi irregolari fusiformi e di un robusto fusto centrale cilindrico, privo di foglie, dal quale si diramano molte ramificazioni laterali nella metà superiore. Le foglie, tutte basali, partono dal rizoma ipogeo, larghe 2-4 cm e lunghe fino a 70 cm, sono nastriformi, intere, coriacee, totalmente glabre a sezione triangolare appiattita, leggermente carenate. I fiori numerosi sono distribuiti su di una infiorescenza piramidale racemosa, con un peduncolo di 5-7 mm, situati all’ascella di brattee, lunghe quanto il peduncolo. Le corolle bianche con una stria rossastra centrale sono formate da 6 tepali liberi e carnosi. Gli stami, provvisti di filamenti bianchi di 10-15 mm con antere aranciate, superano i tepali. I fiori sono bisessuali, l’impollinazione è entomofila. I frutti sono capsule obvoidi o subsferiche di 5-8 mm deiscenti, formate da 3 valve esili, elittiche, a margini piatti, contenenti diversi semi neri.
Periodo di fioritura
Marzo - Maggio
Distribuzione geografica
La specie è diffusa nell’isola nelle garighe e fruticeti a dominanza di Cistus monspeliensis. Si trova inoltre nelle praterie distribuite nelle aree maggiormente degradate dal pascolo e successivamente abbandonate, spesso in coincidenza di stazioni esposte ai venti occidentali .
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: I tuberi contengono carboidrati, adatti anche per la panificazione, glucosidi e piccole quantità di alcaloidi, che ne sconsigliano l’impiego terapeutico per uso interno. Applicato in cosmesi, come topico emolliente, rinfrescante e decongestionante per le pelli irritate, per schiarire le efelidi, per gli eritemi e scottature solari. Sembra che i fitoestratti siano lenitivi per i danni causati dalla psoriasi. Era impiegato anche come diuretico ed anticatarrale. Il carbone ottenuto dai fusti della pianta ha proprietà assorbenti, utile nelle terapie tossicologiche. In zootecnia i tuberi miscelati con miele venivano impiegati per la cura delle dermo-abrasioni e per lenire le ferite.
Uso artigianale: Ha radici molto antiche la coltura di intreccio dei cesti fatti con le foglie dell’asfodelo. Questo caratteristico artigianato ha contribuito per lungo tempo a far bilanciare le modeste entrate delle famiglie dei pastori e degli agricoltori. L’arte dell’intreccio è stata custodita e tramandata in segreto in ogni famiglia di madre in figlia. Era un lavoro faticoso che richiedeva una notevole manodopera per la raccolta ed il processo di lavorazione del materiale, messo a bagno nei corsi d’acqua per ammorbidirlo, steso ed asciugare nelle aie ed in fine il paziente e sapiente lavoro di intreccio per produrre pregiati cesti per vari usi. Miscelando la polvere dei tuberi con acqua bollente si ottiene un collante resistente e naturale.
Uso alimentare: Le foglie fresche sono impiegate nella produzione di formaggi tipici regionali.
Nome comune
Scilla marittima
Nome scientifico e famiglia
Drimia marítima (L.) Stearn, 1978
Fam. Asparagaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
È una pianta erbacea perenne dotata di un grosso bulbo con un apparato radicale formato da poche radici succulente. Il bulbo, costituito da tuniche esterne cartacee e da tuniche interne ricche di succhi, ha un diametro che varia dai 10 ai 20 cm e arriva a pesare anche più di 3 chili. Le foglie si sviluppano in primavera, direttamente dal bubo, formando una rosetta basale molto decorativa di colore verde scuro. Sono grandi, coriacee, lanceolate e lunghe anche più di 30 cm. La pagina fogliare è glabra ma solcata per tutta la lunghezza da varie nervature parallele; il margine è intero. Le foglie appassiscono prima della fioritura per permettere al bulbo di andare in riposo ma vengono ricacciate nella primavera seguente. Dal centro della rosetta di foglie durante il periodo della fioritura spunta uno stelo cilindrico eretto carnoso di colore verde biancastro, alto 70 -150 cm, talvolta anche 2 metri, terminante all’apice con una vistosa infiorescenza a pannocchia lunga 20-30 cm composta da un centinaio di piccoli fiori bianchi o rosati. L’infiorescenza sotto il peso dei fiori tende ad incurvarsi. I fiori, ermafroditi e inodori, sono stellati e composti da 6 tepali bianchi con una costola mediana di colore marrone e con filamenti giallo-verdastri. Si aprono scalarmente a partire dal basso verso l’alto. I frutti sono piccole capsule membranose loculicide con forma ovoide o ellissoide contenti piccoli semi. I semi, 5 -10 per loculo, sono neri e luci. Hanno forma ovale con estremità acute e dentellate.
Periodo di fioritura
Agosto - Settembre
Distribuzione geografica
In agosto, sulle coste dell’isola, si possono notare dei pennacchi bianchi, alti più di un metro, che ondeggiano nel vento: è l’infiorescenza di questa specie, che spesso nella cultura popolare segna la fine dell’estate e le prime piogge autunnali.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: La droga, detta in termini farmacologici scilla, si ricava dalle squame interne del bulbo che sono raccolte poco prima della fioritura, sono tagliate a striscioline e messe a seccare. I principi attivi sono costituiti da glucosidi cardiotonici, lo scillarene A e lo scillarene B, i quali hanno anche effetti diuretici, già conosciuti da Dioscoride. La scilla è quindi utilizzata, sotto forma di polveri, tinture ed estratti, nelle nefropatie e nelle insufficienze cardiache. Essa non si accumula come la Digitale della quale è stata sempre usata come succedaneo a partire dalla seconda metà del 1700. Non è però iscritta nella Farmacopea Ufficiale. La Scilla ha anche effetto balsamico (è un espettorante), ormonale (estrogeno) e ginecologico (nei casi di eclampsia, una tossiemia delle donne gravide che si manifesta con sintomi di epilessia, preceduti da edemi e ritenzioni idriche).Il bulbo viene utilizzato come veleno per topi, i quali attirati dal suo odore aromatico lo addentano e muoiono. ed utile nella preparazione di farmaci per la cura dell’asma. Come già detto precedentemente il bulbo fresco è velenoso soprattutto le squame che per semplice contatto con la cute causano irritazioni e vesciche.
Nome comune
Sedano selvatico, Macerone
Nome scientifico e famiglia
Smyrnium olusatrum L.
Fam. Apiaceae
Descrizione pianta
Lo Smyrnium olusatrum è una pianta erbacea biennale, con fusti eretti, cavi, cilindrici, con striature longitudinali rossastre, che possono raggiungere i 40–80 cm, ma che, in condizioni particolari, possono superare i 150 cm. La sua radice è robusta e ramificata. Questa specie possiede delle foglie, opposte, di colore verde lucido; queste sono composte, a foglioline larghe e dentellate. Le foglie basali, che sono più grandi, presentano tre segmenti ovati distinti, larghi 3–4 cm e lunghi circa 10 cm; le foglie superiori, più piccole delle prime, sono composte da tre sole foglioline. I piccioli, con venature di colore rossiccio, sono allargati alla loro base, inguainando il gambo. La specie è caratterizzata da infiorescenze a ombrella composte da 6-12 (qualche volta anche più) piccoli ombrelluli, con lunghi peduncoli a molti raggi. I fiori sono piccoli, a simmetria pentamera con petali giallo-verdastri; questi presentano al centro un ovario infero a due carpelli. I sepali sono praticamente assenti o comunque molto ridotti e il calice è saldato quasi completamente all’ovario. L’ovario porta due stili che si allargano alla base in un disco nettarifero. I fiori di questa pianta sono ermafroditi (presentano cioè sia organi maschili che femminili) e sono frequentati ed impollinati dagli insetti. I frutti sono degli schizocarpi globulari, lunghi 4–5 mm, dapprima verdi poi neri; a maturità si scindono in due parti, ognuna delle quali contiene un piccolo seme nero, a forma di mezzaluna.
Periodo di fioritura
Febbraio - maggio
Distribuzione geografica
Nell’isola la specie si trova soprattutto nei luoghi umidi e ombrosi, ambienti di macchia e incolti, dal livello del mare fino alle zone più interne.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: Ha proprietà stimolanti e digestive; il succo della radice era considerato diuretico e stimolante l’appetito, il succo dell’intera pianta veniva usato per disinfettare ferite e piaghe infette. Da questa pianta (radici, fusti, foglie) è possibile estrarre un olio essenziale ricco in terpenoidi.
Uso alimentare: questa pianta per il suo sapore aromatico veniva anticamente coltivata per uso alimentare ed era nota anche come “prezzemolo alessandrino”. In alcuni paesi orientali viene ancora oggi coltivata a scopo alimentare impiegandone i giovani steli cotti a vapore, le radici bollite o candite ed i fiori fritti. I germogli possono essere consumati crudi in insalata mentre le foglie possono essere usate per aromatizzare minestre. I frutti e i bottoni floreali possono essere utilizzati, crudi o macerati in aceto, per aromatizzare piatti di carne, minestre e insalate. E’ una specie mellifera.
Nome comune
Carota delle scogliere
Nome scientifico e famiglia
Daucus carota L. subsp. commutatus (Paol.) Thell.
Fam. Apiaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Pianta erbacea a ciclo biennale dal fusto eretto, ramoso nella parte finale; la radice è fittonante, carnosa. Le foglie basali sono a contorno lanceolato munite di picciolo; le foglie del fusto sono pennatosette con segmenti lineari. I fiori di colore bianco, sono raccolti in ombrelle. La colorazione del fiore centrale di ogni ombrella è rosea o più spesso porporino scuro, ciò permette di riconoscere la carota da altre specie simili. I frutti sono diacheni ovoidi circondati da setole e aculei che ne favoriscono la disseminazione operata dagli animali. Tutta la pianta, se stropicciata, emana il caratteristico odore di carota.
Periodo di fioritura
Aprile-ottobre
Distribuzione geografica
Specie endemica soprattutto nella fascia tirrenica della penisola fino a 1000 metri di altitudine.
Proprietà e usi
Usi medicinali/officinali: Utilizzata in fitoterapia per combattere alcuni disturbi dell’apparato dirigente, apparato urinario, apparato respiratorio, apparato vascolare ecc.
Nome comune
Olivo
Nome scientifico e famiglia
Olea europea L.
Fam. Oleaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
È una pianta arborea, sempreverde; in natura ha un aspetto cespuglioso, tipicamente basitono ed è caratterizzato da una modesta attitudine pollonifera. In condizioni climatiche favorevoli può diventare millenario e arrivare ad altezze di 15-20 metri. Nelle piante adulte il fusto è di colore grigio chiaro, di forma cilindrica ma contorto e ricco di globosità, segnato in lunghezza da costolature molto marcate. Le radici sono superficiali e piuttosto espanse. Le foglie sempreverdi, coriacee e lanceolate di color verde argenteo. I fiori sono raggruppati in numero di 10-15 in infiorescenze a grappolo dette “mignole”. Generalmente ermafroditi, sono piccoli, cortamente peduncolati, costituiti da una corolla gametopetala formata da 4 petali bianchi e da un calice formato da 4 sepali. Il pistillo è composto da un breve stilo e da uno stigma bifido. Gli stami sono in numero di 2 e presentano i filamenti saldati alla corolla. Il frutto è una drupa di forma ovoidale il cui colore varia dal verde al violaceo. La polpa (mesocarpo) è carnosa e ricca di olio. Il seme è contenuto nell’endocarpo legnoso, è duro e di forma molto simile a quella della drupa.
Periodo di fioritura
Aprile - Giugno
Distribuzione geografica
Nell’isola la specie si trova nelle boscaglie costiere, resiste bene alla siccità, salinità degli ambienti mediterranei.
Gli esemplari comunemente presenti solitamente si riferiscono a individui coltivati. Si possono trovare anche esemplari di olivastro, la forma selvatica dell’olivo, Olea europea L. var. oleaster Hoffmanns et Link.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: Il decotto di foglie riduce il tasso glicemico e di colesterolo nel sangue, oltre che avere attività ipotensiva. L’olio ha proprietà emollienti ed è molto utilizzato nella cosmesi; viene utilizzato come base per pomate, unguenti, cataplasmi, oleoliti; facilita il transito intestinale.
Uso alimentare: L’olio di oliva è il condimento base della cucina mediterranea sia cotto che crudo. Le olive vengono consumate in diverse modalità.
Uso cosmetico: L’olio di oliva viene utilizzato in molti prodotti per la cura della persona.
Uso artigianale: il legno è utilizzato per la tornitura e l’intarsio di molti oggetti artigianali.
Uso tintorio: Le foglie e i suoi rametti creano colori diversi, a secondo della mordenzatura fatta. Sul tessuto si avrà un giallo chiaro, senza mordente, un giallo acceso con allume e verde, più o meno scuro con modificatore ferroso.
Nome comune
Erba gatta, Camedrio maro, Maro
Nome scientifico e famiglia
Teucrium marum L.
Fam. Lamiaceae
Descrizione pianta
Piccolo arbusto sempreverde, alto 30-50 cm, a portamento cespuglioso con rami legnosi e tomentosi. Le foglie sono sessili lanceolate, molto aromatiche, lunghe 6-8 mm e larghe 2-3 mm, con margine intero; la pagina superiore è glabra mentre quella inferiore è bianco-tomentosa. I fiori sono riuniti in infiorescenze spiciformi; il calice si presenta lanoso con 5 denti, la corolla è bilabiata purpureo-rosata, lunga 10-12 mm, provvista di peli ghiandolari. Il frutto è un tetrachenio.
Periodo di fioritura
Maggio - Luglio
Distribuzione geografica
Nell’isola la specie si trova nelle garighe e fruticeti a dominanza di Cistus monspeliensis, in particolare sulle zone costiere.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: La specie viene utilizzata come rimedio omeopatico. La droga ha proprietà cicatrizzanti, astringenti e antinfiammatorie delle mucose e stimolanti l’attività cerebrale e le vie nervose È anche utile in bambini affetti da ossiuriasi e altre parassitosi e in patologie dermatologiche. Usata in caso di disturbi allo stomaco e colecisti. Il suo odore penetrante e pungente e gli oli essenziali contenuti nelle foglie e nei fiori provocano starnuti e liberano le vie respiratorie. Le foglie emanano un profumo intenso se sfiorate o stropicciate: questo odore, non sempre gradito all’uomo, rende invece la pianta attraente per i gatti tanto da farle meritare il nome comune di “Erba gatta”. I fiori sono molto nettariferi e possono permettere la produzione di un miele uniflorale raro.
Nome comune
Betonica fetida
Nome scientifico e famiglia
Stachys glutinosa L.
Fam. Lamiaceae
Descrizione pianta
È un piccolo arbusto endemico di forma pulvinata, caducifoglio, con rami giovani a sezione quadrata. Le foglie sono lineari-lanceolate con margine crenato. Emana un aroma penetrante, che in genere è ritenuto sgradevole (da cui l’aggettivo “fetida” associato al nome comune). I fiori, tomentosi e bilabiati con labbro inferiore trilobato, sono bianchi o rosati, disposti all’ascella delle foglie. Il frutto è un tetrachenio.
Periodo di fioritura
Maggio – Luglio
Distribuzione geografica
Cresce in ambienti aridi, spesso su creste ventose, in luoghi assolati e pietrosi, su substrati sia silicei che calcarei.
Proprietà e usi
In passato veniva utilizzata come repellente appesa nei pollai per allontanare i pidocchi. Uso alimentare: viene utilizzata insieme ad altre essenze aromatiche per insaporire la carne di maiale.
Nome comune
Iperico
Nome scientifico e famiglia
Hypericum perforatum L.
Fam. Hyperiaceae
Descrizione pianta
Nome dialettale
Erba di San Giovanni
Proprietà e usi
Specie erbacea perenne, glabra, con uno o più fusti dal portamento eretto e molto ramificati soprattutto nella parte superiore. La pianta può raggiungere fino al metro di altezza. Le foglie sono sessili, opposte, oblunghe e non molto grandi. Su tutta la pianta ma soprattutto sulle foglie, sono presenti numerose ghiandole che, se osservate in controluce, hanno l’aspetto di piccoli fori (da cui il nome perforatum), ai margini sono invece visibili dei punti neri (soprattutto nei petali), strutture ghiandolari contenenti ipericina. I fiori di colore giallo oro hanno 5 petali e sono riuniti in infiorescenze a corimbo. Il frutto è una capsula setticida di 5-9 mm, da ovoide a subconica, rossastra. I semi cilindrici o ellittici, a volte ricurvi, hanno superficie reticolata, di colore rosso o rosso-nerastro, e misurano 0,8-1 mm.
Periodo di fioritura
Aprile-agosto
Distribuzione geografica
È una specie diffusa sino all’Asia occidentale e oggi divenuta subcosmopolita e presente in tutte le regioni d’Italia. Predilige posizioni soleggiate o semi-ombreggiate e asciutte, come campi abbandonati ed ambienti ruderali.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: La pianta trova largo impiego nell’industria erboristica e farmaceutica, ha azione antidepressiva, sedativa, ansiolitica, rinfrescante, astringente e antinfiammatoria, localmente è anche analgesica e antisettica.
Usi tradizionali: L’iperico viene chiamato Erba di San Giovanni per il fatto che il periodo di massima fioritura cade intorno al 24 giugno. Nell’antichità venivano appesi mazzi di questa pianta alle porte e alle finestre per allontanare il demonio.
Uso tintorio: Le infiorescenze sono state utilizzate in tutta Europa per la tintura di lana e seta.
Nome comune Inula, ceppitoni, erba puzza
Nome scientifico e famiglia
Dittrichia viscosa (L.) Greuter (syn Inula viscosa (L.) Aiton)
Fam. Asteraceae
Descrizione pianta
Nome dialettale ceppitelle
Specie erbacea perenne, dal portamento eretto, cespitosa e legnosa alla base. Le foglie sono lineari lanceolate, sessili, appicciose e fortemente aromatiche; i fiori tubulosi sono di colore giallo oro riuniti in numerosi capolini. Il frutto è un achenio di circa 1,5 mm con pappo giallastro.
Periodo di fioritura
Agosto - Ottobre
Distribuzione geografica È presente soprattutto nelle aree incolte, dalle coste fino a 800 m di altitudine.
Proprietà e usi
Uso Officinale/Medicinale: le foglie fresche e contuse vengono applicate localmente su ferite anche profonde per esercitare un’azione emostatica e cicatrizzante. In ambito veterinario l’infuso delle foglie è utilizzato in impacchi da applicare sulle zampe di ovini e bovini che hanno subito delle contusioni.
Pianta mellifera.
Nome comune
Pino marittimo
Nome scientifico e famiglia
Pinus pinaster Aiton
Fam. Pinaceae
Descrizione pianta
Il Pino marittimo è una conifera sempreverde che raggiunge i 30 m di altezza per 7 di ampiezza, con un tronco slanciato e colonnare, a volte curvo ma più spesso dritto o al limite inclinato, e la chioma che da conica coi rami che ascendono verso l’alto si fa via via sempre più allargata, a ombrello. La corteccia è grigia prima e rossiccia poi, solcata da fessure profonde che evidenziano delle placche di forma irregolare. Le foglie portate dai brachiblasti e disposte a spirale sono aghi appuntiti e pungenti, rigidi, verdi dalla sfumatura più o meno glauca, a margine dentato. Arrivano a 20 cm di lunghezza e una guaina le tiene unite a coppie. Contengono canali resiniferi e quando piove rilasciano sostanze che una volta cadute al suolo possono inibire la germinazione di altre piante. La specie è caratterizzata dall’assenza di fiori con ovuli scoperti (senza ovario, Gymnospermae). E’ una specie monoica (fiori maschili e femminili sullo stesso individuo) che produce infiorescenze maschili ovoidali (amenti) colore giallo-rosa che producono abbondante polline scarsamente allergenico, che viene disperso dal vento (impollinazione anemofila); le infiorescenze femminili formano coni color porpora-violaceo evidenti che produrranno i frutti, pigne coniche affusolate asimmetriche (stròbili) non resinose lunghe 15-20 centimetri, verdi e poi nocciola-marroncine a maturazione nel secondo anno, riunite a gruppi di due o quattro, che restano sui rami per alcuni anni. Le pigne contengono piccoli semi ovali (pinoli), schiacciati e alati, cioè dotati di una lunga ala membranosa che ne favorisce la disseminazione ad opera
del vento. L’apparato radicale entra in simbiosi con il Bianchetto (Tuber borchii) o Marzuolo, un tartufo edule ma poco pregiato per il suo odore di aglio.
Periodo di fioritura
Marzo - Maggio
Distribuzione geografica
La spontaneità dei tre pini mediterranei (Pino marittimo, Pino d’Aleppo, Pino domestico), è dubbia e da considerare ipotetica solo per il marittimo ed, eventualmente per il pino d’Aleppo. Il pino marittimo, tra i tre pini mediterranei risulta quello presente nelle aree più fresche, il pino d’Aleppo in quelle più calde e aride. La diffusione del pino marittimo è concentrata nella fascia altimetrica superiore a quella del pino domestico.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: Le proprietà officinali del Pino marittimo sono insite nella corteccia, nelle foglie e nelle gemme da cui si estrae un olio essenziale, ad azione antiossidante, dermoprotettivo, dalle proprietà balsamiche, espettoranti utili per il benessere delle vie respiratorie, del naso e della gola. Con le gemme si possono preparare infusi, sciroppi, compresse, indicati contro le affezioni dell’apparato respiratorio come bronchiti, catarro, tosse. A livello dell’apparato circolatorio, il Pino marittimo svolge un’azione protettiva cardiovascolare e si rivela utile nel trattamento delle malattie cardiovascolari, e, aumentando il tono venoso, per alleviare i disturbi della circolazione periferica, come fragilità capillare, permeabilità vascolare, gambe pesanti, edemi localizzati. Poiché gli estratti del Pino marittimo prevengono la degenerazione del collagene e stimolano la produzione di acido ialuronico, essi sono indicati anche per i benefici che apportano alle cartilagini articolari, e inoltre a livello epidermico agiscono come tonificanti e rivitalizzanti del colorito, per schiarire le macchie scure, favorire la cicatrizzazione delle lesioni. Uso artigianale: La specie produce grandi quantità di resina, che dà origine per distillazione alla trementina, una oleoresina utilizzata come solvente in pittura, nel restauro, o nei farmaci, e la colofonia (o pece greca), usata dai violinisti per gli archi dei loro strumenti; inoltre, dall’albero si ottiene anche il bitume, utilizzato come preservante e impermeabilizzante del legno. La corteccia del Pino marittimo si usa anche nel giardinaggio come pacciamatura; il legno è tenero, molto resinoso, non particolarmente pregiato, facilmente attaccabile da funghi e insetti, ed è utilizzato per piccole costruzioni navali, impalcature da miniera, imballaggi, e per produrre cellulosa.
Nome comune
Pino domestico, Pino da pinoli
Nome scientifico e famiglia
Pinus pinea L.
Fam. Pinaceae
Descrizione pianta
La specie è rappresentata da un albero sempreverde, resinoso, con apparato radicale robusto e profondo; altezza 20÷25 (30) m. La chioma ha forma globosa nelle piante giovani fino a 25÷30 anni, nelle piante adulte assume la caratteristica forma ombrelliforme; è formata da rami verticillati espansi incurvati verso l’alto, che si concentrano nella parte alta del tronco che è nudo nei due terzi inferiori. La cima si appiattisce in modo evidente con l’età ed il portamento ombrelliforme pare sia dovuto ad una dominanza apicale poco marcata nel getto terminale. Il tronco è eretto e nei vecchi esemplari spesso è biforcato ad un certa altezza, formando in questo caso 2 ombrelli distinti; la corteccia è grigiastra e liscia nelle piante giovani, poi screpolata e fessurata in grandi placche verticali, romboidali, grigio-rossastre; i rametti giovani sono glabri, prima verdi poi gialloverdastri. Le gemme sono lunghe circa 1 cm, sono cilindriche, non resinose, brune con squame frangiate di bianco e riflesse. Le foglie sono costituite da aghi flessibili in coppie di 2, lunghe generalmente 10÷12 cm, ma anche più. Gli aghi di colore verde glauco sono rigidi, lievemente contorti e hanno margine minutamente dentato ed apice giallastro, acuto, ma non pungente, sono racchiusi in una guaina sugherosa rossastra e persistono sulla chioma generalmente 2÷3 (4) anni; germogliano a fine aprile, durante l’estate avviene l’abscissione dei vecchi e in autunno i nuovi raggiungono le dimensioni definitive. È una pianta monoica. Gli organi riproduttivi maschili (microsporofilli) sono amenti giallognoli raggruppati presso l’apice dei rametti, anche gli organi
femminili, che daranno origine agli strobili (le pigne), sono amenti globosi e verde-giallognoli. Le pigne sono globose e grandi, maturano in tre anni, all’interno sono contenuti i semi (pinoli).
Periodo di fioritura
Aprile - Maggio
Distribuzione geografica
La spontaneità dei tre pini mediterranei (Pino marittimo, Pino d’Aleppo, Pino domestico), è dubbia e da considerare ipotetica solo per il marittimo ed, eventualmente per il pino d’Aleppo. Il pino domestico è stato inserito soprattutto nella fascia più vicina alla costa al di sotto delle aree superiori, tipiche del pino marittimo. Coltivata spontaneizzata è presente presso gli abitati.
Proprietà e usi
Uso Officinale/Medicinale: Le proprietà officinali del Pino domestico sono insite nella corteccia, nelle foglie e nelle gemme da cui si estrae un olio essenziale dalle proprietà balsamiche, espettoranti utili per il benessere delle vie respiratorie, del naso e della gola. Con le gemme si possono preparare infusi, sciroppi, compresse, indicati contro le affezioni dell’apparato respiratorio come bronchiti, catarro, tosse.
Uso Alimentare: I semi, i pinoli, vengono utilizzati nella preparazione di dolci, insalate, salse e numerosi piatti.
Nome comune
Nepitella, Mentuccia comune
Nome scientifico e famiglia
Clinopodium nepeta (L.) Kuntze
(syn: Calamintha nepeta (L.) Savi)
Fam. Lamiaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
È una pianta perenne con caule legnoso alla base, con numerose ramificazioni, diritte, coperte da una sottile pubescenza. Le foglie sono opposte ed ovate, disposte su tutta la lunghezza dei rami. I fiori sono riuniti a 3-9 su un peduncolo all’ascella delle foglie superiori e formano nel loro insieme un’infiorescenza composta. Il calice è tubuloso, peloso alla fauce, con cinque denti apicali; la corolla è rosea o violacea. Il frutto è un tetrachenio, racchiuso dal calice persistente.
Periodo di fioritura
Maggio - Ottobre
Distribuzione geografica
La specie si trova praticamente ovunque, nei terreni incolti ed aridi dell’isola.
Proprietà e usi
Uso Officinale/Medicinale: le sommità fiorite contengono olio essenziale ricco di monoterpeni (mentone, pinene e pulegone). Ha proprietà digestive, espettoranti e carminative. L’infuso preparato con le foglie o con le sommità fiorite di mentuccia è un buon carminativo, in quanto aiuta la digestione e stimola le funzioni epatiche. Allo stesso scopo si prepara un enolito, lasciando la droga a macerare nel vino, che poi si filtra e si beve dopo i pasti. Per uso esterno l’olio essenziale, di cui la mentuccia è ricca, le conferisce proprietà antibiotiche, e, quindi, le foglie fresche pestate aiutano la guarigione delle piccole escoriazioni, sulle quali si applicano in cataplasmi.
Uso Alimentare: è una delle piante aromatiche più utilizzata, sia fresca che essiccata (zuppe, frittate verdure, piatti di selvaggina, lumache, trippa, ecc.). Viene utilizzata per la preparazione di liquori.
Uso cosmetico: il decotto delle foglie misto a petali di rose viene usato per la pulizia del viso.
Nome comune
Finocchio selvatico, Anito, Finocchiello
Nome scientifico e famiglia
Anethum foeniculum L. (syn Foeniculum vulgare Mill.)
Fam. Apiaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Specie erbacea generalmente biennale, che presenta uno stelo eretto che può raggiungere fino ai 2 m. Le foglie sono divise in lacinie filiformi, munite di un picciolo inizialmente a guaina, più volte pennatosette e poi sottili e capillari. I fiori, di colore giallo-verde, compaiono in estate e sono riuniti apicalmente allo stelo principale, mentre quelli laterali sono riuniti in ombrelle composte con odore caratteristico. I frutti (detti impropriamente semi) sono dei diacheni glabri ed oblunghi, i cui mesocarpi presentano costole sporgenti e caratteristico odore di anice.
Periodo di fioritura
Giugno - Agosto
Distribuzione geografica
La specie si trova negli incolti aridi, nei pratelli e nelle garighe dell’isola.
Proprietà e usi
Uso Officinale/Medicinale: Sia i frutti sia l’essenza hanno varie indicazioni per diverse patologie quali dispepsie accompagnati da disturbi gastroenterici, stimolazione della motilità, pesantezza di stomaco, flatulenza, infiammazioni delle vie aeree superiori. I preparati in sciroppo o miele sono, invece, indicati per l’infanzia in casi di infiammazioni delle vie aeree con produzione eccessiva di muco. La radice viene consumata, cruda o lessata, come sfiammante contro il mal di gola e come diuretica.
Uso Alimentare: Le parti verdi ed i frutti sono ampiamente adoperate per insaporire zuppe, minestroni di verdura ed insalate. In Maremma, i teneri germogli raccolti durante l’inverno sono consumati lessi e conditi con olio, aceto e sale. I frutti sono spesso adoperati nella fabbricazione di liquori, ma anche per dare sapore alle vivande. Le foglie fresche sono aggiunte all’acqua di bollitura del pesce per insaporirlo e, allo stesso tempo, per nascondere gli odori sgradevoli emessi durante la cottura.
Uso cosmetico: I semi hanno un’azione tonificante e purificante aggiunti all’acqua del bagno.
Nome comune
Aristolochia
Nome scientifico e famiglia
Aristolochia rotunda L. subsp. insularis (E.Nardi & Arrigoni) Gamisans
Fam. Aristolochiaceae
Descrizione pianta
Pianta erbacea perenne con grosso rizoma subsferico, fusti poco ramificati, esili, striscianti, alti 20-50 cm. Foglie alterne con breve picciolo (2-5 mm) praticamente sessili e avvolgenti il fusto con lobi basali allargati e spesso sovrapposti, hanno lamina verde chiaro, ovato-cuoriforme, con apice arrotondato, margine intero e venature infossate sulla pagina superiore e rilevate su quella inferiore. I fiori lunghi 20-50 mm, sono portati da un breve peduncolo isolati all’ascella delle foglie, sono eretti con il lembo linguiforme con punta smussata bruno-porpora e il tubo giallo-verdastro rigonfio alla base in corrispondenza dell’ovario. Il frutto è una capsula sferica con diametro di 10-15mm, con semi triangolari, sottili, bruno-scuri.
Periodo di fioritura
Maggio-Giugno
Distribuzione geografica
Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell’Olivo).
Questa specie é presente nelle garighe tra il Porto e il Paese e allo Stagnone.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: Per i suoi principi attivi quali acido di aristolochia, tannini, sostanze amare, amminoacidi liberi che gli conferiscono proprietà emmenagoga, antireumatica, antisterica, sedativa nell’isterismo, nelle convulsioni, nell’epilessia, regolatrice delle mestruazioni, è stata a lungo usata in passato fino al 1981 epoca in cui sono stati ritirati dal commercio tutti i preparati a base di questa pianta per sospetta cancerosità.
Nome comune
Fico
Nome scientifico e famiglia
Ficus carica L.
Fam. Moraceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Piccolo albero poco longevo o, spesso, arbusto non più alto di 5 m, con apparato radicale molto espanso; fusto breve e contorto, con rami numerosi, fragili, formanti una chioma schiacciata; corteccia sottile, verde e erbacea su rami e fusti giovani, scabra grigio-cenere su tronco e rami vecchi; gemme di tre tipi, tutte presenti su rami di 1 anno: foglifere, fiorifere e miste; le prime, piccole e spesso dormienti, sono in posizione laterale; le fiorifere sono grosse e tondeggianti; le ultime, apicali e coperte da due squame, hanno forma conica. Le foglie sono alterne palmatolobate (raramente semplici), con picciolo di 3-6 cm, a 3-5-(7), lobi oblunghi, disuguali espansi in alto, dentellati al margine, a base cordata o tronca e lamina (5-10 x 8-15 cm) verde scura, ruvida superiormente, pubescente e più chiara di sotto; grande varietà della profondità dei lobi, con nervature in forte rilievo.
Il frutto (fico) è in realtà un’infiorescenza carnosa e cava (siconio) tappezzata all’interno da piccoli fiori femminili e/o maschili privi di calice e corolla e che presenta una apertura all’apice opposto del pedicello che lo lega al ramo, detto ostiolo. Il colore dell’epidermide esterna va dal verde–giallo fino al violetto-bluastro. I fiori femminili, una volta impollinati, si trasformano nei veri frutti, cioè piccoli acheni di aspetto granulare. In natura la disseminazione del fico è strettamente legata al ciclo vitale di un piccolo imenottero, la Blastophaga psenes. Certe piante dette caprifico non producono siconi commestibili per il fatto che questi cadono apparentemente
immaturi (rimangono stopposi); in realtà si tratta di individui con funzione maschile, i loro siconi, cioè, contengono sia fiori maschili, sia fiori femminili a stilo breve, che per tale motivo non impediscono a Blastophaga di raggiungerli e trasformarli in galle per la deposizione delle uova. Quindi il caprifico è unicamente donatore di quel polline che viene poi trasportato dall’insetto quando va a visitare altri siconi. Nei siconi di altre piante (fichi ‘femmina’), l’imenottero trova unicamente fiori femminili, questa volta in maggioranza a stilo lungo, tali cioè da impedirgli di raggiungere gli ovari per pungerli e deporvi le uova e nel contempo tali da costringerlo a urtare gli stigmi lasciandovi attaccati i granuli di polline involontariamente raccolti nelle visite al caprifico. A questo punto si innesca lo sviluppo di frutti normali (acheni con seme all’interno) e la contemporanea trasformazione del siconio in un corpo carnoso e zuccherino (i semi verranno dispersi per via endozoica). I semi rimasti nel siconio non germinano. Le tre fruttificazioni del fico a frutti commestibili sono: i fioroni precoci (sempre senza semi) a giugnoluglio, i fichi o fòrniti tardo estivi (agosto-settembre); la terza fruttificazione (autunnale) dei cimaruoli, è di norma di scarso rilievo nel nostro paese, e di nessun rilievo al Nord. Esistono varietà che producono solo fioroni (in tal caso a volte si dà impropriamente il nome di fiorone alla varietà), o solo fòrniti, oppure ambedue, in tal caso la varietà è detta “bifera” (cioè che porta due); quelle che ne portano tre sono solo un paio nel nostro paese.
Periodo di fioritura
Da Febbraio-Marzo a Settembre in base al momento di fruttificazione.
Distribuzione geografica
È presente in tutta Italia, spontaneo o coltivato, dal livello del mare agli 800 m, anche come piccolo arbusto su muri e in stazioni rupestri soleggiate. È una pianta eliofila e termofila, vegeta su suoli calcarei o neutri asciutti e pietrosi.
Proprietà e usi
Uso alimentare: I frutti sono molto dolci e appetibili. Vengono consumati allo stato fresco oppure essiccati. Mangiati freschi in gran quantità sono lassativi, mentre i frutti secchi, ricchi di zuccheri, proteine, vitamine e sali minerali, contengono principi emollienti ed anticatarrali.
Uso medicinale: Alle foglie si riconoscono proprietà bechiche (contro la tosse) ed emmenagoghe (stimolano le mestruazioni). Il latice, contenuto in gemme, rametti, foglie, siconi immaturi, possiede doti digestive e gastro-protettive, antinfiammatorie, risolventi per calli e verruche, ma può essere caustico per la pelle, soprattutto se esposta al sole. Usi tradizionali: Il latice contenuto nei rametti di fico veniva in passato usato per far cagliare il latte.
Nome comune
Menta romana
Nome scientifico e famiglia
Mentha pulegium L.
Fam. Lamiaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
La menta romana è una pianta perenne; può raggiungere un’altezza compresa tra i 15 e i 60 cm. Ha il fusto eretto, di colore rossastro, con forma quadrangolare e ricoperto da una fine peluria. Le foglie ovali, arrotondate, spesse di color verde brillante, che se strofinate emanano un forte aroma. I fiori sono raccolti in spighe terminali, coniche, che fioriscono a partire dal basso verso l’alto. I singoli fiori, simpetali e irregolari, sono piccoli, di colore bianco, rosa o viola; la corolla, parzialmente fusa in un tubo, si apre in due labbra, la superiore con un solo lobo, l’inferiore con 3 lobi disuguali. Il frutto è una capsula che contiene da 1 a 4 semi.
Periodo di fioritura
Maggio - Settembre
Distribuzione geografica
La specie cresce e si sviluppa nelle aree più umide dell’isola: sulle rive del Laghetto o Stagnone, unico invaso naturale dell’Arcipelago Toscano.
Proprietà e usi
Uso Officinale/Medicinale: per le caratteristiche dell’olio essenziale la Menta romana è stata tradizionalmente impiegata per problemi di gonfiore addominale e coliche. Recenti studi hanno tuttavia evidenziato che questo olio è altamente tossico, in particolare per il fegato e a livello neurologico. Anche se tale tossicità non è stata rilevata per altre preparazioni, rimane comunque una pianta da utilizzarsi con cautela.
Uso Alimentare: La menta può essere usata sia fresca che essiccata per aromatizzare diversi piatti.
Pianta mellifera.
Nome comune
Menta delle isole
Nome scientifico e famiglia
Mentha suaveolens Ehrh. subsp. insularis (Req.) Greuter
Fam. Lamiaceae
Descrizione pianta
Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie. I fiori sono raccolti in spighe terminali, coniche, che fioriscono a partire dal basso verso l’alto. I singoli fiori, simpetali e irregolari, sono piccoli, di colore bianco, rosa o viola; la corolla, parzialmente fusa in un tubo, si apre in due labbra, la superiore con un solo lobo, l’inferiore con 3 lobi disuguali. Il frutto è una capsula che contiene da 1 a 4 semi.
Periodo di fioritura
Giugno-settembre
Distribuzione geografica
Pianta endemica nell’Arcipelago toscano e nelle isole maggiori fino a 1000 m di altitudine. Si accresce preferibilmente in zone umide e vicino a corsi d’acqua. E’ molto comune vicino alle sorgenti d’acqua nel Vado del Porto.
Proprietà e usi
Uso Alimentare: Questa menta, similmente alle altre specie dello stesso Genere, può essere usata sia fresca che essiccata per aromatizzare diversi piatti e nella preparazione di tisane/liquori.
E’ una specie mellifera
Nome comune
Caglio cinereo delle capre
Nome scientifico e famiglia
Galium caprarium Natali
Fam. Rubiaceae
Descrizione pianta
È una pianta perennante per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie. Le foglie sono a margine intero e sono tipicamente riunite a vertici. I fiori sono piccoli, regolari, di solito bianchi, riuniti in infiorescenze. La corolla ha comunemente quattro petali, in qualche caso cinque. I frutti possiedono due semi ciascuno.
Periodo di fioritura
Aprile - Settembre
Distribuzione geografica
La specie endemica dell’isola si trova nei raggruppamenti xerofitici dominate da specie eliofile quali Silene Tyrrhena, Centaurea Gymnocarpa e Linaria capraria. Queste cenosi si trovano su tutte le rupi di Capraia, dal tratto di strada che lega il Porto con il paese fino alle pendici del monte Castello.
Proprietà e usi
Uso Officinale/Medicinale: È diuretica ma anche sudorifera, utile non solo per raffreddare il corpo e abbassare la febbre, ma soprattutto per eliminare le tossine attraverso la pelle oltre che attraverso la diuresi.
Uso tradizionale: La presenza dell’enzima fitochinasi favorisce la coagulazione del latte e per questo, veniva impiegata per cagliare il latte.
Nome comune Alaterno
Nome scientifico e famiglia Rhamnus alaternus L.
Fam. Rhamnaceae
Descrizione pianta
ph. L.Castellani
Nome dialettale legno puzzo
Pianta con portamento cespuglioso o arbustivo sempreverde, alta da 1 a 5 metri (raramente fino ad 8 metri); rami flessibili, a disposizione sparsa sul fusto, rami giovani pubescenti; corteccia rossastra che si screpola con l’età; chioma compatta e tondeggiante; legno molto duro, di colore giallo-brunastro e dal caratteristico odore sgradevole che emana appena tagliato. Le foglie sono sempreverdi, coriacee, lanceolate o ovate, alterne, a volte quasi opposte, lunghe 2-5 cm, con margine biancastro cartilagineo seghettato o intero, con nervatura centrale pronunciata e 4-6 paia di nervature secondarie; pagina superiore lucida verde scura, quella inferiore più chiara. I fiori dioici sono raccolti in un corto racemo ascellare e raramente fiori dei due sessi sono presenti sulla stessa pianta; i fiori (pentameri o tetrameri) sono piccoli (di 3-4 mm di diametro), profumati e con calice verde-giallognolo. Il frutto è una drupa, prima rossastra e poi nera, di forma obovoide contenente 3 semi, di 3-7 mm di diametro che giungono a maturazione tra luglio e agosto. Emanano un odore intenso e sono velenose.
Periodo di fioritura
Febbraio-Aprile
Distribuzione geografica
Pianta diffusa nella macchia sempreverde termofila, nelle garighe e nelle leccete, sui pendii collinari calcarei, nelle fenditure della roccia, in aree disturbate ed ai margini del bosco, nel greto dei ruscelli costieri, nel sottobosco rado delle regioni a clima mediterraneo del livello del mare fino ai 700 m di altitudine.
Proprietà e usi
Usi medicinali/officinali: Come altre specie del genere Rhamnus, i frutti, non commestibili, raccolti in agosto-settembre a piena maturità e fatti essiccare al sole o in forno, ma anche la corteccia, vengono utilizzati per le loro proprietà lassative e vermifughe. Nella corteccia e nei frutti vi sono glucosidi, flavoni, principi amari e tannini. La medicina popolare attribuiva però a Rhamnus alaternus L. poteri curativi molto più estesi. Secondo la tradizione popolare, l’alaterno avrebbe la proprietà di attenuare il mal di fegato e, addirittura, l’ittero.
Usi tradizionali: Il legno molto duro, di colore giallo-brunastro e dal caratteristico odore sgradevole che emana appena tagliato (da cui il nome vernacolare di Legno puzzo), viene utilizzato per lavori di tornitura o ebanisteria. Le foglie, i rami freschi e i frutti venivano utilizzati in passato per l’estrazione di composti coloranti per il tessile: dalle foglie e dai rami freschi veniva estratto un colorante giallo-aranciato, mentre dai frutti si otteneva il verde.
È una pianta mellifera.
Nome comune
Oleandro
Nome scientifico e famiglia
Nerium oleander L.
Fam. Apocynaceae
Descrizione pianta
Pianta arbustiva sempreverde a portamento cespuglioso, alta fino a 6 m, con fusto eretto e ramificato fin dalla base. Le foglie sono lanceolate, lunghe 8-14 cm, coriacee e lucide superiormente e presentano specifici adattamenti all’aridità. Fiori ermafroditi, molto vistosi, raccolti in corimbi, con corolla ad imbuto di colore dal bianco al roseo o al giallo e al rosso carminio. I frutti sono cilindrici, fusiformi, pelosi, bruni di 40-160 x 5-12 mm. I semi sono oblunghi, conici, densamente pelosi, scuri con pappo brunastro.
Periodo di fioritura
Maggio-ottobre
Distribuzione geografica
L’oleandro è una specie originaria delle regioni mediterranee e dell’Asia. In Italia cresce spontanea nelle regioni meridionali della Penisola e in Sicilia, Sardegna, Toscana e Liguria, presso i litorali, prevalentemente in ambienti sassoso-sabbiosi lungo il greto di fiumi e torrenti a portata intermittente ad altitudini massime di 300 m s.l.m. circa.
Capraia rappresenta in assoluto una della stazioni più a nord del suo areale.
Proprietà e usi
L’oleandro è una pianta velenosa in tutte le sue parti per la presenza di alcaloidi tossici, ma in particolare le foglie contengono glucosidi, oli eterei e acidi organici fortemente tossici. Uso ornamentale: Per la bellezza delle fioriture l’oleandro è ampiamente utilizzato, specie nel centro-sud, come ornamentale in giardini privati e alberature stradali ma anche per rinverdire scarpate autostradali.
Nome comune Pino d’Aleppo
Nome scientifico e famiglia
Pinus halepensis Mill.
Fam. Pinaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Il Pino d’Aleppo è una conifera sempreverde; la chioma è ramificata e scomposta, la corteccia è rossastra. Le foglie aghiformi, morbide sono verde chiaro e lunghe circa 5-10 cm. La specie è monoica con struttura riproduttiva femminile costituita da piccoli coni, rosso-porporino, che evolvono in pigne ovato-coniche con peduncolo ritorto, flessibile, i maschili coniformi con breve peduncolo. Semi sono ovoidali di 5-6 mm, compressi lateralmente, con un’ala membranacea di 15-20 mm.
Periodo di fioritura
Marzo - Maggio
Distribuzione geografica
La spontaneità dei tre pini mediterranei (Pino marittimo, Pino d’Aleppo, Pino domestico), è dubbia e da considerare ipotetica solo per il marittimo ed, eventualmente per il pino d’Aleppo. Il pino d’Aleppo, si trova diffuso nell’isola nelle aree più calde e aride, nelle garighe costiere fino in quota. È presente sia in purezza che misto ad altre conifere o a latifoglie come il leccio.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: viene utilizzato nella cura delle affezioni dell’apparato respiratorio. La resina riscaldata insieme all’olio di oliva viene utilizzata per disinfettare le piaghe degli animali. Essenza fortemente aromatica usata anche in prodotti cosmetici.
Nome comune Prugnolo selvatico
Nome scientifico e famiglia
Prunus spinosa L.
Fam. Rosaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
È un arbusto alto fino a 5 metri, con chioma folta e rami intricati, spinescenti. Il tronco finemente fessurato ha una corteccia cenerina lucida. Le foglie sono alterne, lanceolate, brevemente picciolate, a margine seghettato. I fiori sbocciano prima delle foglie (al contrario del biancospino a cui somiglia) a fine inverno, sono di colore bianco, piccoli, solitari o riuniti in fascetti; hanno un profumo intenso e sono largamente bottinati dalle api. Il frutto è una drupa, sferica di circa 1 cm, nerastra con pruina azzurra, dal sapore aspro e allappante da acerba, acidulo-dolciastra a maturità.
Periodo di fioritura
Marzo - Aprile
Distribuzione geografica
Specie presente in tutte le regioni italiane fino ai 1600 m di altitudine. Si trova all’interno di macchie e boschi nelle aree in cui prevale il leccio; insieme al mirto, domina il piano bassoarbustivo.
A Capraia è presente intorno al Paese e a Cala del Ceppo.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: numerosi sono i principi attivi contenuti nelle varie parti della pianta: tannini, amigdalina, canferolo, oli essenziali, gomme, glicosidi flavonoidici e resine, nei fiori, ricchi in vitamine sono invece i frutti. Pertanto, l’infuso dei fiori ha proprietà diuretiche e lassative, il macerato alcolico dei frutti è considerato depurativo. Le gemme possiedono importanti ed interessanti proprietà terapeutiche: riattivano l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e stimolano il sistema immunitario, consentono di riattivare il ricambio purinico (gotta) e di stimolare la parte endocrina del pancreas (diabete).
Uso alimentare: I frutti freschi vengono utilizzati per marmellate e sciroppi, oltre che impiegati per aromatizzare grappe ed altri liquori.
Uso tintorio: Dalla corteccia del prugnolo si può estrarre un colorante rosso utilizzato in passato per tingere, e dalle foglie essiccate un surrogato del tabacco.
Uso tradizionale: Il legno dei rami è talmente forte che viene usato in falegnameria per produrre piccoli attrezzi.
Le api adorano i fiori del prugnolo perché emanano un fortissimo profumo molto simile a quello del miele.
Nome comune
Fillirea, Ilatro sottile
Nome scientifico e famiglia
Phillyrea angustifolia L.
Fam. Oleacea
Descrizione pianta
Proprietà e usi
È un arbusto sempreverde di 1-3 m di altezza con portamento eretto e con cima tondeggiante; i rami giovani sono glabri, numerosi e con internodi ravvicinati; la corteccia è grigiastra. Le foglie sono opposte, persistenti, coriacee. I fiori sono raggruppati in racemi ascellari ben più corti delle foglie e sono profumati, molto attraenti per farfalle, api ed altri insetti impollinatori; il calice è formato da 4 sepali brunastri ed arrotondati. I frutti, drupe, sono sferoidali di 3-8 mm di diametro appuntite all’apice e di colore prima blu e poi a maturazione completa nero.
Periodo di fioritura
Marzo - Maggio
Distribuzione geografica
Vegeta soprattutto lungo la costa tirrenica sino a 600 m di quota. Si trova all’interno di macchie e boschi nelle aree in cui prevale il leccio; insieme al mirto, domina il piano basso-arbustivo.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: le foglie contengono flavonoidi ed hanno proprietà antinfiammatorie, toniche e depurative. Vengono utilizzate per la cura del mal di gola, mal di denti, di itterizia o di altri problemi epatici.
Uso tintorio: la corteccia ha proprietà tintorie, mentre il legno, essendo duro e compatto è adatto, oltre che per fornire legna da ardere, per lavori al tornio. Pianta commercializzata anche a fini ornamentali nelle siepi. Pianta mellifera.
Nome comune
Biancospino
Nome scientifico e famiglia
Crataegus monogyna Jacq. L.
Fam. Rosaceae
Descrizione pianta
È un alberello con rami giovani spinosi, a fogliame deciduo, con portamento cespuglioso e radice fascicolata. La corteccia è compatta; nelle piante giovani è liscia di colore grigio-chiaro, mentre nei vecchi esemplari è brunastra o rosso-ocracea e si sfalda. Le gemme sono alterne, disposte a spirale, rossastre e brillanti; sotto le gemme laterali spuntano spine dritte. È alto generalmente fra 2-5 m, ma può raggiungere anche i 12 m; ha crescita molto lenta e può vivere sino a 500 anni. Le foglie sono alterne, semplici, di colore verde brillante e lucide nella pagina superiore, verde glaucescente nella pagina inferiore, glabre. La loro lamina è romboidale o ovale, suddivisa in 3-7 lobi molto profondi con margine intero. I fiori, riuniti in corimbi eretti, semplici o composti, portati da peduncoli villosi, sono di colore bianco, profumatissimi. Il frutto è una drupa rossa a maturità contenente un solo seme
Periodo di fioritura
Aprile - Maggio
Distribuzione geografica
Specie presente in tutte le regioni italiane fino ai 1600 m di altitudine. Forma dei cespuglieti, sull’isola è frequente vicino al paese.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: l’infuso di foglie e/o fiori viene usato come sedativo; il decotto di fiori e foglie è utilizzato per curare le malattie del cuore e come ipotensivo, mentre quello della corteccia si utilizza per curare gli spasmi gastrointestinali e la diarrea. Uso alimentare: I frutti vengono mangiati freschi oppure in marmellata. Uso tradizionale: Gli artigiani sfruttavano il legno per fabbricare bastoni da passeggio e manici per utensili domestici. Pianta mellifera.
Nome comune
Ginestra odorosa
Nome scientifico e famiglia
Spartium junceum L.
Fam. Fabaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
È un arbusto sempreverde, di 1-3 m di altezza, di forma rotondeggiante; i rami sono giunchiformi, di colore grigio-verde, compressibili ma tenaci (difficili da spezzare con le mani), di sezione rotondeggiante, eretti o ascendenti, molto ramificati, con inserzione sparsa sul fusto. La corteccia è di colore marrone chiaro, leggermente rugosa. Le foglie sono coriacee, sessili o brevemente picciolate, precocemente caduche, alla fioritura quasi scomparse; la lamina è intera di forma da obovato-oblunga a lineare, glabra sopra e sericea di sotto. I fiori sono ermafroditi, profumati, disposti in racemi terminali lassi lunghi fino a 45 cm; la corolla tipica papilionacea è di colore giallo intenso. I frutti sono legumi appiattiti deiscenti neri o marroni scuro, eretti, leggermente falciformi, pubescenti all’inizio e poi glabri, contenenti 10-18 semi. Il seme è scuro, lucido leggermente compresso di forma rettangolare.
Periodo di fioritura
Aprile - Giugno
Distribuzione geografica
È una specie pioniera, si trova nelle scarpate asciutte e soleggiate, sui terreni delle retrodune costiere.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: è una pianta tossica. L’infuso di fiori viene usato nelle crisi gottose; in caso di affaticamento del cuore un singolo fiore viene posto sotto la lingua per alcuni minuti, mentre i semi hanno proprietà purganti. Il nettare dei fiori, molto profumati, dà un ottimo miele. Dai fiori si estrae un colorante giallo che ha numerosi impieghi. Altri usi: Dal fusto della pianta si ricava una fibra tessile per la produzione di corde ed indumenti; inoltre, la specie è idonea alla produzione di pasta di cellulosa, per la produzione della carta. Le fibre ricavate dalle vermene (rametti verdi) sono un ottimo sostituto della fibra di vetro. I rami per la loro elasticità sono utilizzati per la fabbricazione di panieri e, nelle pratiche agricole, come legacci.
Nome comune
Rosmarino
Nome scientifico e famiglia
Rosmarinus officinalis L.
Fam. Lamiaceae
Descrizione pianta
È un arbusto legnoso perenne sempreverde, ramosissimo con portamento a volte ascendente a volte prostrato, mai veramente eretto, alto fino a 2 metri, con corteccia bruno chiara. Le foglie sono larghe 2-3 mm e lunghe 15-30 mm, revolute sul bordo, sessili, verde scure e lucide di sopra, bianco tomentose di sotto, opposte lungo i rami ed in fascetti ascellari. Fiori sono raccolti in racemi ascellari brevi, generalmente nella parte superiore dei rami, ciascuno con 4-16 fiori. La corolla è azzurro-chiara o lilla, a volte rosea o bianca bilabiata a tubo sporgente. Il frutto è un tetrachenio.
Periodo di fioritura
In relazione alle piogge la fioritura si può protrarre per tutto l’anno
Distribuzione geografica
La specie sull’isola di Capraia invade le pendici rocciose dei rilievi che scendono al mare.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: La specie ha proprietà aromatizzanti, aperitive, digestive, antispasmodiche, diuretiche, balsamiche, antisettiche, rubefacenti, stimolanti. Dal Rosmarino si ottengono un olio essenziale ed estratti utilissimi in profumeria e cosmesi, in liquoreria e in farmacia. Per uso interno ha proprietà digestive, antispasmodiche e carminative; stimola la diuresi e la sudorazione, regola il ciclo mestruale, fluidifica la secrezione bronchiale, seda le tossi convulse. Per uso esterno è soprattutto un buon antisettico. L’ olio essenziale ha ancora localmente proprietà stimolanti e rubefacenti utili per il trattamento di contusioni, dolori articolari e muscolari, reumatismi e torcicollo.
Uso cosmetico: In cosmesi le lozioni e i bagni deodorano e purificano la pelle, le tinture rivitalizzano il cuoio capelluto, i dentifrici e i collutori al Rosmarino rinforzano le gengive.
Uso alimentare: In cucina, dove insieme alla Salvia, al Timo e all’Alloro fornisce ininterrottamente da secoli il tipico aroma non solo a piatti di carne, pesce e selvaggina, ma anche a dolci semplici e popolari come il castagnaccio.
Pianta mellifera: I fiori del rosmarino, infine, attirano in gran numero le api, che ne producono un miele dalle proprietà e dal sapore eccellente.
Nome comune
Salsapariglia
Nome scientifico e famiglia
Smilax aspera L.
Fam. Smilacaceae
Descrizione pianta
Nome dialettale stracciabrache
È una specie lianosa sempreverde, di taglia variabile da 30 cm fino a 9 m con un apparato radicale robusto e tenace di tipo rizomatoso-legnoso, che produce sia numerosi stoloni sotterranei sia fusti aerei legnosi e sarmentosi di colore verde o rossastro, cosparsi di spine acutissime. Le foglie sono alterne coriacee, di colore verde lucido, spesso maculate di bianco, con evidenti nervature e presenza di spine ricurve. I fiori, lievemente profumati, sono riuniti in infiorescenze terminali o ascellari formate da piccole ombrelle sessili, di colore biancastro, verdognolo o rosato. I frutti sono riuniti in grappoli pendenti: sono piccole bacche globose di colore rosso scuro, contenenti ciascuna 1-3 semi; quest’ultimi sono duri, tondeggianti immersi nella polpa gelatinosa.
Periodo di fioritura
Agosto - Ottobre
Distribuzione geografica
La specie è legata all’ambiente delle sclerofille, dalla lecceta alle sue forme degradate fino alla gariga, formando dei viluppi inestricabili.
Sull’isola si trova sui bordi e all’interno della macchia alta, rendendola spesso impenetrabile, e sui muri a secco dei terrazzamenti.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: in erboristeria tutte le parti della pianta compresa quella ipogeica vengono usate in decotto come sudorifere e depurative. Dal rizoma si ricava la salsapariglia, droga ad attività antireumatica.
Uso alimentare: i giovani getti possono essere consumati come i turioni degli asparagi; le giovani punte dei fusti vengono apprezzate crude per insalate o cotte con altre erbette al pari di ortiche e Clematis.
Curiosità: La salsapariglia è uno degli alimenti preferiti dai Puffi, personaggi di un noto fumetto belga.
Nome comune
Linajola di Capraia
Nome scientifico e famiglia
Linaria capraria Moris et De Not
Fam. Plantaginaceae
Descrizione pianta
È una pianta perenne fruticosa, alta 30-70 cm, con fusti legnosi alla base, robusti, ramosi, più o meno prostrati. Presenta foglie lineari, grassette, acute, di colore verde glauco, con larghezza massima presso l’apice, verticillate alla base, alterne in alto, disposte in modo più o meno unilaterale. L’infiorescenza è rappresentata da un racemo terminale denso e breve, glabro, con fiori ermafoditi, zigomorfi, brevemente pedicellati. La corolla del fiore è violaceo-pallida o azzurrina, bilabiata. Il frutto è una capsula di 5 mm contenente semi rugosi.
Periodo di fioritura
Maggio - Ottobre
Distribuzione geografica
Linaria capraria è un endemismo dell’Arcipelago Toscano. La specie si trova nelle cenosi rupestri dominate da specie xerofile ed eliofile, come la Silene, la Centaurea ed il Galium, presenti nel tratto di strada che collega il porto al paese, fino alle pendici del monte Castello.
Nome comune
Fiordaliso di Capraia
Nome scientifico e famiglia
Centaurea gymnocarpa Moris et De Not.
Fam. Asteraceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi Endemismo
Centaurea gymnocarpa è un endemismo ristretto di Capraia.
E’ una pianta perenne, alta 20-45 cm, da niveo a grigio tomentosa; le foglie della rosetta basale sono bipennate, sub-bipennate o difformi; quelle in posizione mediana sono bipennate o pennate. I capolini sono riuniti in infiorescenze corimbiformi più o meno lasse; il diametro dell’involucro è 15-20 mm. I fiori sono rosa-lilacino. Gli acheni sono lunghi 3 mm, con pappo di lunghezza maggiore o uguale.
Periodo di fioritura
Maggio – Luglio
Distribuzione geografica
La specie si trova su tutte le rupi di Capraia dal tratto di strada che unisce il Porto con il paese fino alle pendici del monte Castello.
Nome comune
Stecade / Lavanda selvatica
Nome scientifico e famiglia Lavandula stoechas L.
Fam. Lamiaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Questa specie è un frutice alto 40-60 cm, che può arrivare eccezionalmente fino a 120 cm, di colore grigiastro per la fitta tomentosità; presenta, inoltre, ramificazione densamente fogliosa, e portamento eretto. I rami giovani sono tomentosi e tetragoni. Le foglie sono persistenti, opposte, lineari o lineari-lanceolate, lunghe 1-3 cm, larghe pochi millimetri, con margine ripiegato e nervatura principale pronunciata, di colorazione bianco-tomentose su entrambe le pagine. All’ascella delle foglie sono inseriti ciuffi di foglie più piccole. I fiori sono riuniti in una vistosa e compatta infiorescenza a spiga, ovato-cilindrica e leggermente angolosa, lunga 2-3 cm e sormontata da un gruppo di 2-3 brattee ben sviluppate, di colore viola, blu o purpureo. I fiori hanno un calice tomentoso, lungo circa mezzo millimetro o poco più. La corolla è di colore blu-violaceo lunga circa mezzo centimetro, gamopetala, leggermente bilabiata. Il frutto è un achenio trigonale. L’intera pianta è intensamente profumata (il profumo è intermedio tra quello della vera lavanda e quello pungente del rosmarino).
Periodo di fioritura
Marzo – Maggio
Distribuzione geografica
La specie è molto presente nella macchia e soprattutto nella gariga a cisto, da 0 a 600 m di altitudine; nell’isola non è molto diffusa, si può trovare lungo la strada che porta alla Piana, al Segalaio e alla fine del sentiero del Reganico.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: si usano le foglie e i fiori essiccati in decotto per loro azione digestiva e antispasmodica; le sommità fiorite vengono inoltre usate in medicina popolare per l’azione antisettica, attribuita all’olio essenziale, ricco di canfora e fenchone.
Uso cosmetico: Il macerato in olio d’oliva delle gemme fiorali viene applicato sulla pelle come antiseborroico. Inoltre, sacchettini di garza di cotone, contenenti all’interno i soli fiori o uniti ad altre parti della pianta, sono gettati nell’acqua del bagno per profumarla e per ottenere un’azione disinfettante e tonica sulla pelle.
Uso domestico: I fiori essiccati vengono messi all’interno di sacchettini e riposti negli armadi per dare un buon odore e come antitarme. Pianta mellifera.
Nome comune
Scarlina
Nome scientifico e famiglia
Galactites tomentosus Moench
Fam. Lamiaceae
Descrizione pianta
E’ una pianta erbacea bienne con fusto eretto pubescente, bianco-tomentoso, alto fino ad 1 metro, ramificato in alto e con ali di aspetto variabile provviste di spine. Le foglie sono lunghe 10-20 cm, pennatosette, verdi, sopra generalmente variegate di bianco, di sotto biancotomentose, dotate di spine robuste, ordinate sui margini. I fiori possono essere isolati o riuniti in fascetti, composti di soli fiori tubulosi bianco-lilla o rosa-porpora; i fiori centrali sono ermafroditi, tetraciclici, pentameri con sepali ridotti ad una coroncina di squame o reste persistenti nel frutto. Il frutto è un achenio compresso con coroncina emisferica e pappo di setole piumose biancastre di 13 mm. L’impollinazione è entomogama e disseminazione anemocora.
Periodo di fioritura
Aprile - Luglio
Distribuzione geografica
La specie è abbastanza diffusa nell’isola; si trova nei terreni incolti e aridi, ai bordi delle strade, in ambienti ruderali dal livello del mare fino a 1300 metri.
Proprietà e usi
Uso Alimentare: così come altre specie similari è nota come pianta edule. La giovane infiorescenza e il relativo scapo fiorale può essere mangiata cruda come insalata, previa pulitura. Le foglie e fusto, sono utilizzate oltre che come insalate, nella produzione di conserve sott’olio o sott’aceto. Pianta mellifera.
A Capraia ci sono altri vari tipi di cardi:
- cardo agglomerato (Carduus cephalanthus Viv.)
- cardo saettone (Carduus pycnocephalus L.)
- cardo sardo (Carduus di sardous DC.)
Nome comune Corbezzolo
Nome scientifico e famiglia
Arbutus unedo L.
Fam. Ericaceae
Descrizione pianta
Nome dialettale bàculu
Arbusto o piccolo albero sempreverde, alto 5-6 m di grande longevità, con foglie grandi, ovali, coriacee, appuntite con margine dentato. I fiori ermafroditi forgiati a orciolo, sono pentameri con corolla gamosepala bianco-cerea, con 5 piccoli denti riflessi, sono disposti in corimbi di 1530 elementi, terminali ai rami e penduli. Il frutto è una bacca subsferica lungamente picciolata di 1-20 mm di diametro, indurita e rugosa, poi succosa e di color arancio-rossa a maturazione. La polpa è giallastra, edule e contiene 10-50 semi ellittici di colore marrone chiaro. Fiorisce e fruttifica contemporaneamente dato che i frutti provengono dai fiori dell’annata precedente. Impollinazione entomofila.
Periodo di fioritura
Ottobre – Febbraio
Distribuzione geografica
Il corbezzolo è elemento stenomediterraneo, specie termofila, caratteristica della macchia mediterranea, ove costituisce complessi puri o vive in consorzio con altri elementi termofili, così nelle macchie a Mirto, Alloro, Leccio, Lentisco e Sughera. Si ritrova in tutto l’Arcipelago Toscano dove predilige le esposizioni ben illuminate, umide e fresche, ma anche i luoghi rocciosi. Nell’isola la specie è diffusa sia nelle boscaglie, che in luoghi rocciosi, leccete e garighe.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: Si utilizzano sia le bacche che le foglie. I frutti in particolare sono ricchi di vitamina C, le foglie giovani contengono arbutina, un glucoside che può essere impiegato come disinfettante del tratto urogenitale. Oltre alle proprietà antisettiche, l’infuso delle foglie è ritenuto utile anche nelle infiammazioni intestinali. Nel Grossetano, il decotto delle foglie viene bevuto per prevenire processi arteriosclerotici, come attivatore epatobiliare e come espettorante. In tutto l’Arcipelago Toscano i frutti freschi, o in alternativa le marmellate e gli sciroppi, vengono assunti come astringenti intestinali. Uso alimentare: con i frutti si preparano marmellate. I fiori sono ricchi di nettare e per questo motivo sono intensamente visitati dalle api quando il clima non è troppo freddo; dai fiori di corbezzolo si ricava dunque l’ultimo miele della stagione, pregiato per il suo sapore particolare, amarognolo e aromatico. I frutti si usano anche per aromatizzare la grappa.
Uso forestale/artigianale: il legno duro, omogeneo, rossastro, veniva utilizzato per i lavori al tornio in tutta l’area costiera della regione.
Nome comune
Euforbia arborea
Nome scientifico e famiglia
Euphorbia dendroides L.
Fam. Euphorbiaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
La pianta si presenta come un cespuglio di forma regolarmente emisferica di 1-3 m di altezza. Nel periodo invernale e primaverile forma dei veri e propri cuscini sferici di colore verde. Nel periodo estivo si presenta sotto forma di arbusti privi di foglie e dall’aspetto scheletrico. L’apparato radicale è piuttosto superficiale. I rami hanno colore rosso marrone e recano ben evidenti le cicatrici delle foglie cadute. Tutti i rami sono glabri. Le foglie sono sparse, glabre, uninervie, presenti solo sui rami giovani, quelle inferiori sono pendule e spesso arrossate. I fiori sono costituiti dai caratteristici ciazi del genere Euphorbia e riuniti in ombrelle. I frutti sono capsule trigone deiscenti di colore verde grigiastro, contenenti 3 semi lisci di colore grigio scuro, appiattiti lateralmente.
Periodo di fioritura
Marzo – Maggio
Distribuzione geografica
La specie si trova nell’isola nelle macchie che si sviluppano nelle zone costiere, rocciose a forte pendenza nel versante meridionale. Si trova nelle cenosi con il cisto, il teucrium, il lentisco, il mirto, il rosmarino e l’erica arborea.
Proprietà e usi
Uso Officinale/Medicinale: Come la maggior parte delle euforbie, contiene un latice fortemente irritante. Esso molto diluito veniva un tempo usato per via interna come energico purgante ed a diluizioni maggiori veniva usato come emetico.
Nome comune
Ciclamino autunnale
Nome scientifico e famiglia
Cyclamen hederifolium Aiton
Fam. Primulaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Pianta perenne, alta circa 15-20 cm, il cui organo perennante è un bulbo da cui, ogni anno, nascono fiori e foglie. I fiori di colore rosa di varia intensità, grandi 2 – 3 cm, compaiono a fine estate (agosto-settembre) e si schiudono fino ad autunno inoltrato. La loro conformazione, con corolla auricolata, segnata cioè da 10 protuberanze attorno alla parte centrale, rende facilmente identificabile la specie. Le foglie tutte basali, si sviluppano perlopiù dopo la fioritura e persistono fino alla primavera, talvolta contemporaneamente alla fioritura; la loro forma ricorda quella dell’edera (da cui il nome), con lamina (3-5 x 4-7 cm) più lunga che larga, di colore verde scuro, opaca, cordato-astata, macchiata di bianco sulla pagina superiore e spesso purpurea su quella inferiore, con 5-9 angoli ottusi e con margine irregolarmente e finemente dentellato; piccioli lunghi 4-5 cm. Dopo la fioritura gli steli si attorcigliano a spirale, puntando verso il terreno e favorendo un’abbondante disseminazione. Il frutto è una pisside globosa (circa 10 mm di diametro), portato da un peduncolo fruttifero arrotolato elicoidalmente. Semi irregolari ovoidi o reniformi, lunghi circa 3 mm, glabri, lucidi, brunastri.
Periodo di fioritura
Agosto- Novembre
Distribuzione geografica
Specie presente soprattutto nel centro-sud e nelle isole e molto rara nelle regioni settentrionali. Cresce in leccete e boschi caducifogli (quercete, castagneti), senza limitazioni edafiche, anche se preferisce luoghi umidi e esposizioni in mezzombra, fino ai 1000-1200 m di altitudine.
Proprietà e usi
Tutta la pianta e soprattutto il tubero, contiene “ciclamina”, un principio attivo altamente tossico. Nessun utilizzo noto.
Nome comune Leccio
Nome scientifico e famiglia Quercus ilex L.
Fam. Fagaceae
Descrizione pianta
È un albero sempreverde, longevo, di media grandezza (fino a 30 m), a portamento arboreo ma a volte anche arbustivo, tipico e caratterizzante la macchia mediterranea, diffuso in particolare sulle isole e lungo le coste. Il leccio presenta una chioma ovaleggiante di un bel colore verde scuro, il fusto raramente dritto, singolo o diviso alla base. Può assumere aspetto cespuglioso qualora cresca in ambienti rupestri. È poco esigente nei confronti di luce e temperatura. Ha accrescimento lento ed è molto longevo, raggiungendo anche mille anni d’età. Le sue caratteristiche spiccatamente xerofile (cioè amante degli ambienti secchi) gli permettono di sopravvivere in condizioni di estrema aridità. Le sue foglie dure e coriacee sono un tipico esempio di sclerofillia, cioè di adattamento agli ambienti poco piovosi. L’apparato radicale è fittonante, diventando imponente e tale da consentire alla pianta di sopravvivere anche in ambienti estremi, quali suoli rocciosi o pareti verticali. Le foglie sono semplici, a inserzione alterna, di lunghezza tra i 3 e gli 8 cm e larghezza tra l’1 e i 3,5 cm, a lamina coriacea, con un breve picciolo tomentoso, e con stipole brune di breve durata. Il margine è intero o dentato e la forma è molto variabile, da lanceolata a ellittica. La base è cuneata o arrotondata. La pagina superiore è verde scuro e lucida, quella inferiore grigiastra e marcatamente pubescente. Le infiorescenze maschili sono amenti penduli, lunghi 5-7 cm, cilindrici e finemente pubescenti con 6-8 stami di colore giallognolo. Sono portati in mazzetti alla base dei rami. Le infiorescenze femminili sono spighe erette e peduncolate, di colore verdognolo, che portano
6-7 fiori. I frutti sono ghiande singole o in gruppi di 2-5, su un peduncolo lungo circa 10-15 mm. Le dimensioni variano da 1,5 a 3 cm di lunghezza, per 1-1,5 cm di diametro. Sono di colore castano scuro a maturazione, con striature più evidenti. All’apice di ogni ghianda è presente un robusto mucrone. Le ghiande sono coperte per un terzo o metà della loro lunghezza da una cupola provvista di squame ben distinte, con punte libere ma non divergenti. Maturano nello stesso anno della fioritura, in autunno. mm. L’impollinazione è entomogama e disseminazione anemocora.
Periodo di fioritura
Maggio - Giugno
Distribuzione geografica
La specie è abbastanza diffusa nell’isola, nelle macchie con il corbezzolo ed il cisto.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: In fitoterapia, si utilizzano ghiande, corteccia, gemme, amenti e radici; si ricavano per lo più tannini condensati (catechine, ellagitannini, proantocianidine), in una percentuale stimata tra l’8 e il 20%. Si ricavano, inoltre, quantità variabili di resine, pectine e flavonoidi. Per la particolare composizione del fitocomplesso, la specie viene impiegata in fitoterapia soprattutto nel trattamento di diarree ed infiammazioni lievi a carico delle mucosa.
Le api raccolgono e utilizzano il polline di Leccio.
Nome comune
Alloro
Nome scientifico e famiglia
Laurus nobilis L.
Fam. Lauraceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
È una pianta sempreverde la cui dimensione varia da quella di un piccolo arbusto a un albero che può raggiungere anche i 10 metri. Presenta una corteccia generalmente liscia, dapprima verde e poi più scura maturando. Le foglie sono coriacee e lunghe fino a circa 10 cm, di colore verde scuro, glabre e di forma oblunga con un apice acuto, brevemente picciolate e con margine ondulato. Se le osserviamo in controluce si possono notare alcuni puntini dati dalle ghiandole che contengono l’olio essenziale. I fiori giallognoli sono riuniti in ombrelle in corrispondenza dell’ascella delle foglie. I frutti sono bacche tondeggianti, nere a maturità.
Periodo di fioritura
Marzo - Aprile
Distribuzione geografica
La specie è diffusa nell’isola nelle stazioni termofile umide.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: il decotto delle foglie viene usato nei bambini in caso di acetonemia, contro le affezioni intestinali e polmonari. Le foglie fresche sono applicate localmente sul seno in caso di mastite ed applicate sulle articolazioni per i dolori reumatici. L’infuso ha azione digestiva. Uso alimentare: in cucina le foglie tal quali o essiccate sono ampiamente utilizzate per aromatizzare carni, sughi, formaggi, conserve e numerose pietanze. Dai frutti maturi si ricava un liquore digestivo.
Nome comune
Carice a frutti minimi
Nome scientifico e famiglia
Carex microcarpa Bertol. ex Moris
Fam. Cyperaceae
Descrizione pianta
Endemismo
Pianta erbacea perenne con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi. Forma densi cespugli con fusti non divisi in nodi ed internodi, spesso triangolari in sezione trasversale, e foglie con due nervature marcate, simili a quelle delle Poaceae, ma avvolgenti il fusto con una guaina chiusa, priva di lamina. Presenta infiorescenze allungate che hanno l’aspetto di una spiga, quella maschile è unica (raramente 2) lunga 5-7 cm, mentre quelle femminili sono 2-6 spighe cilindriche (5-12 cm), erette. I fiori sono senza perianzio. Il frutto è un otricello, vale a dire un achenio circondato da elementi bratteiformi, con aspetto di piccola capsula aperta all’apice. Gli otricelli sono bruni, lunghi quanto le glume (1x2,5 mm di lunghezza), glabri, con apice acuto, progressivamente assottigliato nel becco.
Periodo di fioritura
Febbraio / Aprile
Distribuzione geografica
La specie è diffusa nelle zone più umide dell’isola, prevalentemente nelle aree più interne (lo “stagnone”).La specie è diffusa nelle zone più umide dell’isola, prevalentemente nelle aree più interne (lo “stagnone”).
Proprietà e usi
Il fusto veniva utilizzato per legare le piante, in particolare quelle di pomodoro, a tutori di sostegno. Altre specie dello stesso genere (C. riparia) venivano utilizzate nella produzione di cestini, nonché per il rivestimento di bottiglie e fiaschi. Non sono noti altri usi.
Nome comune
Felce aquilina
Nome scientifico e famiglia
Pteridium aquilinum (L.) Kuhn in Kersten
Fam. Hypolepidaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Pianta erbacea perenne di notevole sviluppo (può raggiungere anche i 2 metri d’altezza), provvista di un grosso rizoma lungamente strisciante e stolonifero, esternamente nero, bianco all’interno. Dal rizoma emergono le fronde annuali (foglie) che hanno un profilo triangolare e sono lunghe anche fino a 1 metro, pennate, con 2-3 ordini di divisioni (bi- tripennatosette). Le divisioni più piccole (pinnule) sono oblunghe, più o meno allungate, con margine generalmente intero. In autunno il colore vira dal verde al rossastro.
Gli organi riproduttivi contenenti le spore (sporangi), sono riuniti in masserelle dette sori, lineari e poco evidenti, disposti lungo il margine sulla pagina inferiore delle pinnule e ricoperti dal margine ripiegato.
La sporificazione ha inizio in tarda primavera e si protrae per tutta l’estate.
Periodo di fioritura
Aprile - Settembre
Distribuzione geografica
Specie cosmopolita, diffusa in tutte le regioni temperate e subtropicali, sia nell’emisfero settentrionale sia in quello meridionale, in Italia è presente in tutto il territorio, comprese le isole, dal livello del mare fino ad oltre i 2000 metri di altitudine. Probabilmente è la felce più diffusa nel mondo. Vegeta su suoli a matrice silicea, anche aridi, nei boschi, nelle macchie e nei pascoli. Nelle radure e nei pascoli può formare estese e fitte coperture fino a diventare una vera e propria infestante. La sua diffusione su superfici estese è indice di un probabile degrado ambientale perché gli incendi ne favoriscono il ricaccio e la moltiplicazione.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: Le foglie contengono un enzima (tiaminasi) in grado di distruggere la vitamina B1, che viene perduto con la cottura, ed anche acido cianidrico: le persone e gli animali che se ne cibano, soprattutto i cavalli, ne ricavano danni, anche gravi, per avvelenamento. Un tempo il rizoma veniva usato contro i vermi, in particolare la tenia, ma con esiti di avvelenamenti anche mortali nei bambini.
Recenti ricerche hanno isolato da questa felce sostanze sicuramente cancerogene. Oggi la pianta viene raramente utilizzata come medicinale per curare reumatismi ed alcune disfunzioni digestive.
Il rachide, dotato di fibre di grande resistenza, veniva utilizzato per confezionare cordami.
Nome comune
Canna comune
Nome scientifico e famiglia
Arundo donax L.
Fam. Poaceae
Descrizione pianta
Proprietà e usi
Pianta erbacea perenne, sempreverde, simile ad una canna di bambù, provvista di un grosso rizoma (fusto sotterraneo) orizzontale fibroso-legnoso.
Culmi eretti, robusti e cilindrici (1-2 cm Ø), alti fino a 5 m (è la più grande graminacea d’Europa), fistolosi fra gli internodi, sublegnosi alla base e molto fogliosi; sono persistenti durante l’inverno e fiorenti nell’anno successivo.
Foglie largamente lanceolato-lineari (1-8 x 10-50 cm), verde-glauche, scabre ai margini, con l’apice acuminato e la base ampiamente biauricolata spesso con una frangia di peli sui bordi delle orecchiette; ligula molto corta (2 mm), membranosa.
Infiorescenza in pannocchia terminale fusiforme, lunga 30-50 cm, di colore verde pallido o violaceo.
Spighette 3(5) flore di ca 12-18 mm; glume subeguali, acuminate e glabre, persistenti, lunghe quanto i fiori; lemmi inferiori bifidi e brevemente aristati all’apice, muniti sul dorso di lunghi peli bianchi (10 mm) che danno alla pianta un aspetto setoso.
Il frutto è una cariosside oblunga con pericarpo aderente. I semi raramente arrivano a maturazione per cui la riproduzione è prevalentemente vegetativa (rizomi).
Periodo di fioritura
Luglio - Novembre
Distribuzione geografica
Probabilmente originaria dell’Asia occidentale, coltivata da millenni nelle regioni mediterranee dove ora è completamente naturalizzata e talvolta invasiva. Cresce su terreni umidi e freschi lungo gli argini di fiumi, torrenti e fossati, zone sabbiose ripariali, margini di campi coltivati. Specie eliofila e assai termofila che in condizioni favorevoli tende a formare densi canneti. La canna comune è presente sull’isola in zone umide o ai margini di campi coltivati o in ambienti antropizzati.
Proprietà e usi
Uso officinale/medicinale: ll rizoma della canna contiene sostanze amare, piccole quantità di alcaloidi, sali di potassio, resine. Ha proprietà sudorifere e diuretiche e viene utilizzato per curare febbre, influenza e raffreddore, bronchiti e per ridurre gli edemi. In medicina popolare è usato per interrompere la montata lattea.
Usi tradizionali: I culmi sono utilizzati per creare siepi frangivento e per costruire palizzate e graticciati, tettoie rustiche, canne da pesca, bastoni da passeggio, cestini, ecc. Fornisce un’ottima cellulosa per carta. I culmi vengono comunemente usati come tutori in orticoltura e nelle vigne.
La pianta contiene silice che la rende particolarmente tenace e resistente.
La canna comune serviva per fabbricare frecce e strumenti a fiato etnici e folcloristici, per es. le pipe di cornamusa, e il flauto di Pan, formato da 10 canne di diverse dimensioni e collegate insieme. Tuttora le ance di tutti gli strumenti a fiato (oboe, fagotto, clarinetto) vengono fabbricate con Arundo donax.
Aree urbanizzat e
M acchia alta a dominanza di : erica e corbezzol o :
M acchia bassa, gariga, dominanza cisto e piante aromatiche
Z one a dominanza di oleandro
M acchia bassa semirupestre a dominanza di euforbia
Steppa con asfodel o Gariga costiera a dominanza di elicriso
Formazioni rupestri costiere, finocchio marino
La macchia mediterranea è una formazione vegetale sempreverde formata da specie arbustive ed arboree e nelle sue diverse tipologie, è la protagonista della flora isolana: nelle valli la macchia alta raggiunge il suo massimo sviluppo, vi dominano il leccio, l’erica arborea, il corbezzolo, il lentisco, il mirto. La macchia bassa, in cui prevalgono il cisto marino e l’euforbia, è la più estesa sull’isola. Le pratiche dell’incendio e del pascolo hanno generato nei secoli ambienti con rocce affioranti e una vegetazione bassa e discontinua costituita prevalentemente da piante aromatiche (gariga) tra cui il profumato e caratteristico elicriso. La steppa rappresenta l’ultimo stato di degrado delle foreste, in particolare la steppa ad asfodeli con un’emozionante fioritura primaverile. Sulle rupi nascono specie endemiche meritevoli di massima protezione, tra cui il fiordaliso di Capraia e la linajola di Capraia.