Made In Cuneo 03/20 - Novembre

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MADE IN CUNEO - TRIMESTRALE DI CONFINDUSTRIA CUNEO - ANNO III - ISCRIZIONE TRIBUNALE DI CUNEO 11.04.2018 - NR. 673 - EURO 5,00 - EDITO DAL C.S.I. CUNEO - CONTIENE I.P. DIRETTORE RESPONSABILE: GIULIANA CIRIO

C O N F I N D U S T R I A

C U N E O

03/20

Un volo nel domani

All’aeroporto di Levaldigi sta per iniziare il servizio quotidiano da e per Monaco di Baviera, proposto da Air Dolomiti, che consentirà di raggiungere tutto il mondo partendo da Cuneo. E verranno attivate anche altre tratte

L’economia circolare cresce sempre più Dalla quinta edizione del festival “Circonomia” sono emersi molti spunti e tanti stimoli riguardo a un impegno dedicato al “verde” e al riciclo che vede le aziende in prima linea

Intervista a Carlo Robiglio «Se non si riconoscono la forza e il valore dell’industria l’Italia andrà a picco», ribadisce il Presidente di Piccola Industria nazionale e vicepresidente di Confindustria



Sommario

L’Altra Copertina Emergenza si aggiunge a emergenza........................................................... 4

Editoriali Il domani è già oggi........................................................................................... 6 Lavoro: domanda, offerta e... navigator........................................................ 7

Moving Se il rifiuto speciale diventa risorsa.............................................................. 8 Siamo l’eccellenza d’Europa!........................................................................ 10 Quando l’esempio arriva dalle aziende...................................................... 15 Proteine nobili, processi virtuosi e mangimi a basso impatto ambientale......................................................................... 18

L’Intervista

Carlo Robiglio: «Se non si riconoscono la forza e il valore dell’industria l’Italia andrà a picco»...................................................................................... 20

Oltre Confine

In copertina:

Levaldigi, un volo nel domani...................................................................... 24

L’aeroporto di Levaldigi dalle prossime settimane offrirà la possibilità di raggiungere il mondo intero, grazie ai voli proposti da Air Dolomiti da e verso Monaco di Baviera. Insomma, sarà possibile acquistare il biglietto Cuneo-New York oppure Cuneo-Shanghai! E a breve sono annunciate anche altre nuove tratte interne, in particolare da e verso la Sicilia.

Primo Piano Le eccellenze di Verduno .............................................................................. 29 Gli autobus sono sicuri, ma il sistema va rivisto nel suo complesso .. 32 Chi ha paura del transumanesimo?............................................................ 37

Fotonotizia I paesaggi urbani che cambiano.................................................................. 43

Personalità di Spicco

Carlo Alberto Dalla Chiesa, con il senso della giustizia al servizio dello Stato fino all’estremo sacrificio...................................... 45

03/20

Cuneo

Direttore responsabile: Giuliana Cirio

Patrizia Re Rebaudengo, l’arte e la cultura hanno un ruolo decisivo per la democrazia............................................................................ 48

Arte Industriale

Vicedirettore responsabile: Elena Angaramo

Design che ha... naso...................................................................................... 52

Redazione: Claudio Puppione

Stefano Mosca, il gusto (e l’aroma) della sfida......................................... 56

Emergenti

Stefania Camoletto, sociologia economica per “capire” la Granda...... 58


Sommario La Bella Storia Il welfare aziendale che sa mettere al centro i dipendenti..........................................62 Il Torino Fd va dritto al cuore con Sisea...........68

Cultura d’Impresa A “Caccia” di storie...............................................70

Startupper Skipass a portata di smartphone......................96 L’Ict fa crescere le aziende..................................96 Idee nuove per la meccanica.............................97 Smart working formato start-up .....................97

Confindustria Confindustria News.............................................98 Confindustria Nomine......................................102 Aziende news......................................................106

Bello & Ben Fatto Nutkao: versatili spalmabili...............................74 Corno Pallets: diverse esigenze, tante soluzioni......................................................78

New Entry Azienda Agricola Le Ginestre ss......................111 Dorodesign srl.....................................................112 Fonex spa.............................................................112 Gmt srl .................................................................113

Anniversari

Langhe4you Incoming Tour Operator ...........115

FERRERO LEGNO, una porta sul futuro............80

Massucco di Verra Fulvio srl............................116

SILD, 60 anni di passione per il legno..............84 VALGRANA, 30 anni di eccellenze

Maer srl................................................................115

Stampa: L’Artistica Savigliano s.r.l. Via Togliatti, 44 12038 - Savigliano Tel. 0172.22361 info@lartisavi.it

Mondopanna srl.................................................116 Paneco Ambiente srl..........................................119 Pio Cesare.............................................................119

tra futuro e innovazione.....................................88

Studio Associato Isoprogetti Cuneo...............120

Il lato umanodi TESISQUARE®..........................92

Tosa spa................................................................120

Molto più di una semplice rivista Made In Cuneo è anche sinonimo di multimedialità: dal vostro computer, tablet o smartphone è possibile infatti procedere con un approfondimento dei servizi attraverso link cliccabili dal Pdf oppure tramite il vostro smartphone con il QR code. Per voi tanti contenuti video e fotografici, anche da condividere.

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Società editrice: Centro Servizi per l’Industria Corso Dante, 51 12100 - Cuneo Tel. 0171.455455 Grafica: Autorivari studio associato C.so IV Novembre, 8 12100 - Cuneo Tel. 0171.601962 staff@autorivari.com Pubblicità: Tec Arti Grafiche s.r.l. Via dei Fontanili, 12 12045 - Fossano Tel. 0172.695770 adv@tec-artigrafiche.it

Chiusura: 09/11/2020 Tiratura: 6.000 copie

Anniversari delle aziende

Dal prossimo numero, per la sezione Anniversari, saranno prese in considerazione, fino al 50° di costituzione, solo le ricorrenze decennali

I servizi giornalistici di questo numero di “Made In Cuneo” sono stati pensati e realizzati prima dell’aggravamnento della seconda ondata dell’emergenza Coronavirus

Cuneo


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L’Altra Copertina

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er ottenere la dichiarazione di stato di calamità si è dovuto attendere una ventina di giorni dopo il cataclisma e lo stanziamento iniziale (15 milioni) è con ogni evidenza insufficiente, ma l’impegno del Governo è di integrarlo. Fatto sta che, secondo i calcoli della Regione Piemonte, i danni provocati dall’alluvione del 2 e del 3 ottobre richiedono investimenti di almeno 230 milioni di euro per i soli interventi di somma urgenza. Sebbene su un’area territoriale più ridotta, il disastro in Granda e in altre parti del Piemonte è in tutto e per tutto paragonabile a quello del 1994. Vi sono opere pubbliche fondamentali, come la strada di accesso al tunnel di Tenda, che richiederanno anni per essere ripristinate, con conseguenze che è facile immaginare per il comparto turistico e per le imprese insediate nelle zone colpite. La gravità di quanto accaduto è stata testimoniata dalle visite in loco, oltre che dei vertici regionali e dei parlamentari eletti in provincia, effettuate dal capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli (nella foto sotto,

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L’ennesima alluvione ha ferito la Granda: emergenza si aggiunge a emergenza

ritratto all’aeroporto di Levaldigi con Roberto Cerrato, fondatore dell’associazione Proteggere Insieme di Alba e dal 1995 al 2000 consulente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento della Protezione civile di Roma). La questione delle comunicazioni con la Francia, considerati i forti rapporti commerciali e turistici, è diventata una vera emergenza, come se non

bastasse il Covid-19. Ora è sopraggiunto questo disastro che, al di là dei danni alle strutture e a una parte degli impianti delle vallate, incide sulle vie di comunicazione, rendendo più arduo raggiungere alcune località turistiche, specie perché ostacola il traffico transfrontaliero. La situazione è molto delicata e anche in questo caso a fianco degli operatori del settore, che non intendono arrendersi, occorre che arrivi il concreto e immediato sostegno delle istituzioni pubbliche a ogni livello. Cuneo


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Il domani

è già oggi

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a seconda ondata della pandemia non impedisce di evidenziare notizie positive che, unite le une alle altre, danno il senso della continuità della convinzione che, insieme, ne verremo fuori. Una di esse è giunta da Roma: il Consiglio dei Ministri ha scelto Torino per l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A), candidando nel contempo Milano per il Tribunale Unificato dei Brevetti. L’I3A è uno dei tasselli principali della strategia del Ministero per lo Sviluppo Economico: una struttura che attrarrà talenti dal mercato internazionale e un punto di riferimento per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, in connessione con i principali temi tecnologici, tra cui 5G, Industria 4.0 e cybersecurity. I settori coinvolti saranno manifattura e robotica, IoT (l’internet delle cose), sanità, mobilità, agroalimentare ed energia, pubblica Amministrazione, aerospazio, cultura e informatica umanistica. È una realtà essa stessa foriera di nuova occupazione qualificata: a regime conterà su un organico di circa mille persone e su un budget di 80 milioni di euro annui. Torino ne sarà l’hub centrale, con seicento collaboratori. Quelle affidate alle cure dell’I3A sono questioni di capitale importanza per le aziende di ogni comparto e per la collettività, a cui Confindustria Cuneo, molto soddisfatta da questa scelta, dedica massima attenzione. Ne è un esempio l’accordo quadro di collaborazione con I3P, l’incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino. È una più forte interazione fra due realtà che collaborano da tempo, mirata a far crescere le eccellenze di un territorio con una straordinaria capacità imprenditoriale. Ma la nostra attenzione alle imprese innovative non data da oggi. Ad esempio nel 2018 abbiamo dato vita al percorso biennale che ha messo a disposizione di una quindicina

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di start-up una rete di qualificati professionisti per l’approccio più efficace al mondo del business. Sono sempre più numerose le società innovative e riconoscere le più promettenti, seguirne lo sviluppo e aiutarle a proiettarsi verso il successo è l’obiettivo di Confindustria Cuneo. Con le stesse motivazioni abbiamo aderito all’Osservatorio supply chain finance della School of management del Politecnico di Milano e, con il Politecnico di Torino, sede di Mondovì, e alcune aziende associate, ci siamo fatti attivi collaboratori del progetto di master di secondo livello “Manufacturing 4.0” avviato all’inizio di novembre e del master “gemello” in Ict che sta per partire. In entrambi i casi i neolaureati in ingegneria hanno un’importante occasione di formazione, iniziando nel contempo a lavorare durante i corsi biennali. Cito anche la serie in corso di webinar riservati agli associati dal titolo “Verso la digital transformation”, organizzati al fine di permettere di entrare in contatto con i Competence Center italiani. Sono i poli di eccellenza di Torino, Milano, Genova, Pisa e Padova, inseriti nelle direttrici strategiche del piano nazionale Industria 4.0. I webinar consentono di conoscere le attività dei Competence Center che, usando laboratori e ricorrendo a demo-center, danno modo alle imprese di testare tecnologie avanzate da trasferire in azienda, grazie anche a progetti finanziati. Per noi il domani è già oggi.

Mauro Gola

Presidente Confindustria Cuneo


Editoriali

Lavoro: domanda, offerta e... navigator

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a gestione delle imponenti risorse dei Next Generation Eu Funds (NextGF) è una delle più importanti decisioni che il Governo italiano deve adottare, con conseguenze che si protrarranno per lustri. Al Paese necessitano riforme per affrontare e risolvere le grandi inefficienze che lo frenano e che, prima dello scoppio della pandemia, gli avevano impedito il completo recupero del terreno perduto dalla crisi del 2008 in poi, a differenza di quanto avvenuto nelle altre grandi economie dell’Unione. Le stesse inefficienze rendono più grave l’impatto dell’odierna emergenza sanitaria. Uno dei nodi strutturali è la distanza tra domanda e offerta di lavoro. Secondo l’Ocse l’Italia è caratterizzata dal più alto indice di mismatch, indicatore che tiene conto della differenza (in termini di abilità e competenze) tra le caratteristiche della domanda di lavoro di cui le imprese hanno bisogno e quelle dei lavoratori in cerca di occupazione. Investire per migliorare la capacità di interconnessione concreta nel mercato del lavoro, collegando le esigenze delle imprese all’istruzione e alla formazione scolastica e professionale, sarebbe un uso saggio dei fondi europei, tenendo presente che si tratta di un’occasione unica. Sono più di 200 miliardi di euro tra prestiti europei e di sussidi all’Italia che non possono essere sprecati. Al riguardo, prendendo spunto dalle positive sperienze di Germania e Giappone, ove si riscontrano ridotti problemi inerenti alla disoccupazione giovanile, l’economista torinese

Cuneo

Pietro Garibaldi ipotizza che i centri per l’impiego possano diventare come gli uffici postali: dovranno essere, con una diffusione capillare, i luoghi d’elezione per l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro. «Il disoccupato frequenterà il centro non solo per essere profilato, formato se necessario e disposto a testimoniare la disponibilità a lavorare. Entrerà nei centri soprattutto perché vi troverà informazioni sui posti vacanti adatti alle sue competenze e ogni impresa contatterà i nuovi centri dell’impiego convinta di trovare il giusto lavoratore». Un’idea ambiziosa che passa attraverso il superamento di un altro ostacolo alla crescita del Paese: la burocrazia. Un progetto simile, infatti, richiederebbe molte sedi e personale qualificato, ma soprattutto un investimento infrastrutturale per la creazione di database con un completo coordinamento tra le Regioni. Intanto abbiamo di fronte a noi gli effetti del reddito di cittadinanza la cui fase 2 a settembre ha compiuto un anno. Chi abbia voluto verificare l’impatto dei navigator sul mercato del lavoro ha avuto seri problemi a reperire dati concreti. Si è saputo, però, che i rapporti di lavoro sottoscritti dopo la presentazione della domanda sono stati 196.046 su oltre un milione di beneficiari idonei, di cui 100.779 ancora attivi alla fine dell’estate. Ma non era dato sapere se i percettori abbiano trovato un lavoro grazie ai “patti” sottoscritti nei centri per l’impiego o “motu proprio”. Intanto ci si chiede quale

sarà il futuro dei quasi tremila (2.874 per la precisione) navigator, i cui contratti scadranno ad aprile 2021. Era stato proposto di “usarli” per garantire l’avvio delle attività scolastiche. In sintesi, come ha scritto “Il Foglio”, se il ruolo originale dei navigator era trovare un’occupazione ai percettori del reddito di cittadinanza, ora ci si preoccupa di trovare qualcosa da far fare ai navigator. Si dovrà pertanto decidere cosa fare del reddito di cittadinanza e dei navigator, come peraltro è stato scritto nel Programma nazionale di riforma, il quale traccia le politiche che il Governo intende adottare nel triennio 2021-2023 per perseguire la crescita, l’innovazione, la sostenibilità, l’inclusione sociale e la coesione territoriale, tenendo conto dello scenario determinato dal Covid-19.

Giuliana Cirio

Direttore Confindustria Cuneo e Made In Cuneo

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Una prospettiva da coltivare

Se il rifiuto speciale diventa risorsa Xxxxxx

Claudio Puppione

L Andrea Corniolo

responsabile del Servizio Ambiente ed Energia di Confindustria Cuneo

Nell’edizione 2020 di “Circonomia” anticipati i contenuti dell’indagine nella Granda commissionata da Confindustria Cuneo a Sda Bocconi 8

’albese Roberto Cavallo, noto in tutto il Paese come divulgatore ambientale in trasmissioni della Rai e come saggista (il suo ultimo libro è “La Bibbia dell’ecologia”), fondatore e amministratore delegato della cooperativa “Erica”, è il direttore artistico del festival dell’economia circolare “Circonomia” che ispira queste pagine di approfondimento. Gli eventi hanno preso spunto, tra l’altro, dalla constatazione che l’emergenza sanitaria ha conseguenze rilevanti anche sul sistema di riciclo dei rifiuti, mettendo a nudo l’insufficienza di impianti in Italia, in alcune filiere, per chiuderne il ciclo. La manifestazione, che nel 2020 ha vissuto la quinta edizione, ha proposto convegni, webinar e approfondimenti per confrontarsi su quella che, ancor più a segui-

to dell’emergenza Coronavirus, sarà l’economia del futuro. Al termine dell’ultima edizione Cavallo ha espresso molta soddisfazione per l’importanza dei temi trattati, per l’autorevolezza dei relatori intervenuti e per il seguito, in persona e on-line, ottenuto da ciascun evento. Il programma, vastissimo, impedisce di essere approfondito in questa sede, pertanto ci soffermeremo su alcuni dei punti affrontati nei giorni della “sezione” conclusiva, quella svoltasi nel salone messo a disposizione dalla Banca d’Alba. Un workshop sull’economia circolare, della durata di una giornata, è stato organizzato in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Piemonte e si proponeva di fornire agli operatori del mondo della informazione, al quale il corso era dedicato in modo specifico, un quadro complessivo delle tematiche inerenti a questo argomento. Nella sessione mattutina, moderata dal caporedattore economia de “La Stampa” Giuseppe Bottero, si sono susseguiti gli interventi introduttivi: il primo, incentrato sugli scenari di economia circolare nella Granda, affiancato un focus sui rifiuti speciali affidato ad Andrea Corniolo, responsabile del Servizio Ambiente ed Energia dell’associazione datoriale, è stato proposto da Giuliana Cirio, direttore di Confindustria Cuneo, mentre il secondo ha offerto la presentazione del dossier sull’economia circolare nel nord-ovest, proposto da Duccio Bianchi, su cui ci soffermiamo nelle pagine successive di “Made In Cuneo”. Ha fatto seguito il dibattito tra Domenico Siniscalco, gli assessori competenti in materia delle Regioni Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna ed Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. A chiusura della mattinata, Roberto Morabito di Enea ha introdotto i laboratori del pomeriggio. Nella sessione pomeridiana i trentasei giornalisti iscritti sono stati suddivisi in quattro laboratori dedicati a questioni specifiche: gestione dell’acqua; risparmio energetico e fonti rinnovabili; materie prime, riciclo e sottoprodotti; riduzione delle emissioni.


Moving Buone e nuove pratiche nel trattamento dei rifiuti speciali, quelli aziendali, potrebbero comportare, entro il 2025, una crescita del fatturato di 140 milioni di euro e un aumento occupazionale di 450-500 addetti In ogni laboratorio esperti del campo hanno proposto interventi e testimonianze su attività e progetti nell’àmbito dell’economia circolare. A fine giornata, i quattro “chair”, moderati da Roberto Fiori de “La stampa”, hanno restituito in plenaria i risultati dei lavori di ciascun laboratorio. L’ingegner Corniolo a “Circonomia” ha anticipato gli esiti dell’indagine condotta nella Granda da Sda Bocconi, su mandato affidatole da Confindustria Cuneo. In provincia l’applicazione, da parte degli enti pubblici e delle imprese, di una serie di buone e nuove pratiche nel trattamento dei rifiuti speciali, quelli aziendali, potrebbe comportare, entro il 2025, una crescita del fatturato di 140 milioni di euro e un aumento occupazionale di 450-500 addetti. Il rifiuto, dunque, diventa risorsa: sono le chiare indicazioni che emergono dallo studio. Nelle settimane successive l’indagine e le sue importanti conclusioni sono approdate in Regione Piemonte, per essere illustrate a Matteo Marnati, assessore regionale all’ambiente, all’energia e all’innovazione, il quale, affiancato da Stefania Crotta, responsabile della Direzione Ambiente, Energia e Territorio, ha incontrato Roberto Cagnazzo di Sisea, coordinatore del Gruppo per la raccolta, la seleCuneo

zione e lo smaltimento dei rifiuti della Sezione Terziario e Servizi di Confindustria Cuneo, Danilo Pairone di Amambiente ed Edoardo Benassi di Benassi. Della delegazione cuneese facevano parte anche Giuliana Cirio e Andrea Corniolo. La studio di Sda Bocconi delinea uno scenario di sintesi con proposte operative per l’applicazione concreta dell’economia circolare sul territorio. L’assessore Marnati si è detto molto interessato al documento sottopostogli e ha annunciato che il confronto continuerà nel prossimo futuro. La decisione di commissionare un accurato studio sui rifiuti speciali in provincia è derivata dalle criticità riscontrate da varie imprese associate a Confindustria Cuneo, quali i limiti attuali della rete infrastrutturale, l’aumento esponenziale generalizzato dei costi di trattamento (un 300% in più su alcune tipologie di rifiuti), con rapide variazioni per la volatilità del mercato, la paralisi nella costruzione di nuovi impianti, l’incertezza normativa, ad esempio sui sottoprodotti, e i rischi d’infiltrazione delle ecomafie. Lo scopo dell’indagine era fotografare la situazione attuale e formulare possibili scenari futuri a breve termine, con le proposte operative per concretizzarli. Dall’analisi condotta dai ricercatori di Sda Bocconi sia sui dati dei flussi, sia sul sentiment degli imprenditori è emerso come una quota molto consistente di rifiuto prodotto dalle imprese cuneesi oggi venga gestita fuori dei confini provinciali (410.000 tonnellate, su circa 1.500.000 annue). Partendo da questa base di dati e da un set di quaranta possibili azioni di intervento, sono stati condotti workshop con i principali stakeholder (imprese ed enti), dai quali è stato ricavato uno scenario di sintesi

La “Bibbia” di Roberto Cavallo “La Bibbia dell’ecologia” è l’ultimo saggio dato alle stampe da Roberto Cavallo. Quando visitiamo una casa che non è la nostra chiediamo il permesso di entrare, ci puliamo le scarpe, guardiamo solo nelle stanze in cui siamo invitati, consumiamo solo quanto ci viene offerto, domandiamo dove possiamo gettare un rifiuto quando ce ne troviamo uno in mano... «È con questo spirito che dovremmo imparare a stare sulla Terra», sostiene Roberto Cavallo, «il pianeta su cui viviamo, di cui siamo i custodi, ma che non ci appartiene. “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse...”: in fondo, la soluzione per la salvaguardia del nostro pianeta è indicata già nella Genesi». È un libro di testimonianza e di proposte (e consigli pratici per tutti), scritto in vari anni di continuo confronto con gli insegnamenti dell’Antico Testamento.

che consenta l’applicazione concreta dell’economia circolare sul territorio e un suo conseguente sviluppo. Le misure ipotizzate sono state suddivise in cinque driver tematici, con diverse dimensioni di applicazione: normativa, economica, informazione, infrastrutturale ed ecoinnovazione. Le principali misure che l’associazione, gli enti e le imprese dovrebbero intraprendere sono sintetizzate nei punti che seguono. • Costruzione di nuovi impianti di recupero finale sul territorio, per potenziare la capacità di trattamen-

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to, al fine di adempiere al principio di prossimità, con particolare attenzione alla logistica, per limitare i chilometri percorsi dai rifiuti. • Intervento normativo volto a superare l’incompletezza delle norme e le difficoltà interpretative, soprattutto sulla tematica dell’“end of waste” (il processo di recupero eseguito su un rifiuto, al termine del quale esso perde tale qualifica per acquisire quella di prodotto) e dei sottoprodotti. • Set di incentivi, come il credito d’imposta, le riduzioni d’imposta, le agevolazioni per i piani di assunzione, che possano creare le condizioni favorevoli per l’ecoinnovazione, l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche e l’inserimento di figure professionali qualificate. • Creazione di un marketplace dedicato agli scarti delle imprese, per favorire l’incontro tra domanda e offerta. • Campagne di corretta informazione sulle tematiche ambientali da parte di enti, associazioni e imprese. • Attivazione di un hub che raccolga in sé diverse funzioni, dalla raccolta e dalla condivisione di buone prassi alla diffusione di informazioni sulle caratteristiche tecniche delle materie prime seconde, fino alla segnalazione di opportunità di finanziamento. • Creazione di tavoli di filiera tra imprese per sviluppare sinergie sul tema dell’economia circolare. • Interventi di ecoinnovazione di singole imprese.

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Però ci sono rischi...

Siamo l’eccellenza d’Europa! Il Piemonte, in generale il nordovest e tutto il nord dell’Italia sono all’avanguardia: lo certifica lo studio presentato a “Circonomia”, curato da Duccio Bianchi, autore del Rapporto annuale sullo stato dell’ambiente di Legambiente

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l Piemonte, in generale il nord-ovest e tutto il nord dell’Italia, hanno l’economia più “verde” d’Europa. Sono l’eccellenza nell’economia circolare, più ancora di Germania, Svezia e Olanda, celebrate come le più avanzate quanto a sostenibilità ambientale e capacità di ecoinnovazione. Questo dato all’apparenza sorprendente emerge dai numeri del dossier elaborato da “Circonomia”, il Festival dell’economia circolare, presentato ad Alba. Lo studio è stato curato da Duccio Bianchi, fondatore dell’istituto di ricerche “Ambiente Italia” e autore del Rapporto annuale sullo stato dell’ambiente di Legambiente. La valutazione contenuta nel dossier si basa su sedici indicatori: dal consumo di materia al consumo di energia, dalla produzione al tasso di riciclo dei rifiuti, dalle emissioni di gas climalteranti alla quota di rinnovabili sul mix energetico, dal tasso d’uso di materia circolare al suolo artificializzato pro capite. Questi indicatori sono suddivisi in tre macrocategorie: cinque misurano l’impatto ambientale pro capite, cinque l’efficienza o la produttività ambientale a parità di potere d’acquisto, sei la capacità di


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Da sinistra: Duccio Bianchi durante l’illustrazione del dossier da lui curato, il laboratorio sulle materie prime guidato da Roberto Della Seta e quello sulla gestione dell’acqua con PierPaolo Carini, ad di Egea

risposta ambientale e di gestione delle risorse. Il nord-ovest è primo in Europa per consumo interno di materia pro capite (8 ton/ab) e per unità di Pil (231 ton/Mpil) e per tasso di riciclo sul totale di rifiuti prodotti (77,7%). Inoltre si colloca nelle prime posizioni anche per quota di motorizzazioni alternative a ben-

Cuneo

zina e diesel (metano, gpl, ibrido, elettrico) sul parco auto (8,1%) e per consumi finali di energia per unità di Pil (66 ton/Mpil). Le prestazioni in termini di economia circolare sono eccellenti, in rapporto all’Europa, per tutta l’Italia, anche per effetto di una significativa spinta all’ecoinnovazione da parte delle imprese

(fanno testo, su questo, i dati raccolti dalla Fondazione Symbola) che riguarda il settentrione come il meridione. Ma per il sud e, in parte, per il centro questa “eccellenza” dipende largamente dai bassi livelli di produzione e consumo, dunque dagli indicatori d’impatto pro capite, mentre per gli indicatori di efficienza le regioni del mezzogiorno registrano risultati mediocri. “Miscelando” i dati sul grado di “circolarità” dell’economia con quelli sul Pil pro capite, si vede che soltanto il nord appartiene a pieno titolo allo stesso “club” dei Paesi europei al tempo stesso più ricchi e più “green”. Tutto bene, dunque? Non proprio. Lo studio presentato da “Circonomia” mostra anche una rilevante contraddizione: da una parte il nord, e su vari terreni tutta l’Italia, si affermano come leader europei dell’economia circolare, dall’altra il Paese arretra da anni, nel confronto con il resto d’Europa, sul piano degli indicatori socioeconomici: reddito pro capite, povertà, tassi occupazionali, divari di genere e di generazione. Basti dire che il Pil pro capite a prezzi costanti (euro/ab) tra il 2008 e il 2018 scende in tutte le macroregioni italiane, mentre cresce in Germania, Francia, Olanda, Regno Unito, Spagna e nell’Europa a 28. Lo scenario europeo indica con chiarezza che l’economia circolare per svilupparsi strutturalmente

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Abbiamo, come italiani, una posizione di forza in àmbiti cruciali per il futuro: l’economia circolare e la decarbonizzazione, unite alla capacità, fondata sul “fare economia con la bellezza”, di fabbricare “all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo”

ha bisogno di un contesto economico vitale e dinamico: la “decrescita”, felice o più spesso infelice, non è amica del “green”. Il declino italiano rischia di compromettere i buoni risultati raggiunti e le stesse posizioni di leadership europea occupate dal nord in tema di economia circolare, così come sul futuro “green” dell’Italia pesano negativamente il divario socioeconomico tra nord e sud, nonché arretratezze e problemi cronici di tutto il Paese, dall’inefficienza generalizzata della pubblica Amministrazione, alla debolezza dei sistemi della ricerca e della formazione universitaria, al forte radicamento dell’economia delle “ecomafie”, ai ritardi nelle dotazioni infrastrutturali che investono anche settori ambientalmente strategici. Su quest’ultimo, ad esempio, in moltissime città si registrano tassi elevatissimi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, ma specie al centro e al

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sud vi è una rilevante carenza di impianti per il riciclo (compostaggio, digestione anaerobica) legata anche, purtroppo, a quel fenomeno paradossale di opposizione “nimby” (acronimo di “Not In My Back Yard”, “Non nel mio cortile sul retro”, che indica la protesta dei membri di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante, tipo grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali, termovalorizzatori, discariche, depositi di sostanze pericolose, centrali elettriche e simili, in un territorio avvertito come strettamente personale) a qualunque impianto per il trattamento dei rifiuti che, nel nome della difesa dell’ambiente, di fatto persegue obiettivi antiecologici. L’auspicio è che l’impegno del tutto eccezionale messo in campo dall’Europa per rispondere alla crisi sanitaria che stiamo vivendo e sostenere la ripresa post-Covid sia messo a frutto dall’Italia per sanare la contraddizione, nel lungo periodo insostenibile, tra declino economico e corsa all’economia circolare. A oggi vantiamo una posizione di forza in uno dei due àmbiti dello sviluppo (l’altro è l’economia digitale) cruciali per il futuro: l’economia circolare e la decarbonizzazione. Questa “specialità”, unita a quell’altra che ci contraddistingue da sempre, fondata sulla capacità di “fare economia con la bellezza”, di fabbricare, come nella frase divenuta celebre di Carlo Maria Cipolla, «all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo», deve diventare nell’odierno, delicatissimo passaggio il nostro “marchio di fabbrica”, la base per avviare un ciclo virtuoso di sviluppo sostenibile. E in tale prospettiva le regioni del nord-ovest e in generale del nord sono chiamate ad agire da

battistrada in forza delle performance “green” già raggiunte, per il più ricco tessuto industriale, per la più avanzata capacità di innovazione tecnologica e per la coscienza civica radicata nei propri territori. L’Italia ha le “precondizioni” per essere un vero leader nell’economia verde e circolare. Gli unici vincoli, i fattori limitanti, sembrano essere di tipo “tecnico-culturale” (poca ricerca e pochi laureati) e “politico-normativo” (assenza di un quadro di riferimento coerente per lo sviluppo del settore). Il vero fattore limitante, poi, sembra essere quello relativo alla narrazione e alla visione dell’Italia. Stenta ancora, nonostante le più solide evidenze, ad affermarsi l’idea che possa essere il Paese dell’innovazione e dell’economia verde, dal riciclo al solare al biologico, e che ciò possa essere il cuore, il fulcro della nuova economia post-coronavirus. Il recupero dalla nuova e devastante crisi in cui ci ha piombati l’emergenza sanitaria dovrebbe essere l’occasione per un cambio di paradigma e per un cambio di marcia verso la sostenibilità economica e sociale. Per un Paese già in declino, pensare di impegnarsi solo a ricostruire quello che c’era e a salvaguardare l’esistente, sarebbe il colpo di grazia finale. Come già riferito, l’Italia ha un punto di forza in uno dei due àmbiti cruciali e innovativi del futuro (l’altro è quello digitale, dove non possiamo aspirare ad alcuna leadership), quello dell’economia circolare e della decarbonizzazione, una forza che si incrocia e può offrire nuova linfa e contenuti alla tradizione del bello (dal bel paesaggio, al bel design, alla bella

Best performer dell’economia circolare Dopo il grande successo riscosso dalle prime due manifestazioni, è ripartito con l’edizione 2020-21 il concorso promosso da Confindustria, con il supporto di “4.Manager”, per valorizzare e premiare le aziende “Best performer dell’economia circolare”. Prosegue anche quest’anno la mappatura delle case history più significative, dopo le 120 già raccolte nelle edizioni precedenti. Fino al prossimo 31 marzo le imprese hanno la possibilità di candidarsi on-line: il questionario e maggiori informazioni si possono reperire sul sito economiacircolare.confindustria.it.

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Lo scenario continentale indica che l’economia circolare, per svilupparsi, ha bisogno di un contesto economico vitale e dinamico: la “decrescita” felice, o più spesso infelice, non è amica del “green” ospitalità) così associata all’Italia e ai suoi diversi territori. In questa Italia così diversa, le regioni pioniere dovrebbero essere quelle come il Piemonte o altre regioni settentrionali, dove vi sono un più forte tessuto industriale, una maggiore capacità di ricerca e una coscienza civica più radicata. Troviamo in queste regioni situazioni già eccellenti,

Moving come la capacità di riciclo, che però hanno importanti margini di miglioramento. «Dove, se non in queste regioni possiamo immaginare l’avvio di un’industria del riciclo dei prodotti di abbigliamento o di arredo?», si chiede Duccio Bianchi. «In altri casi, in primo luogo sotto il profilo dei consumi energetici e delle fonti rinnovabili, è possibile e necessario accelerare la conversione sia per gli usi termici che per quelli elettrici, pur con alcuni limiti fisici (non sono queste le regioni vocate all’eolico). Infine vi sono aree di ritardo, per certi versi persino paradossali, come ad esempio nella conversione biologica dell’agricoltura, o nell’introduzione delle nuove motorizzazioni elettriche nel settore privato e in quello pubblico. Qui potremmo investire per un nuovo futuro, per uscire dal sentiero del declino. E se non ora, quando?».

Un momento del laboratorio sulla riduzione delle emissioni guidato dall’ingegner Corniolo e, sotto, la tavola rotonda seguita al convegno “Il pack del futuro” con Claudio Busca di Comieco, Monica Pasquarelli di Dentis, Gianluca Cencia di ReLife-Benassi e Federico Fusari di Ricrea

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Moving

L’economia circolare conquista la ribalta

Quando l’esempio arriva dalle aziende

Gilberto Manfrin

I

l concetto di economia circolare conquista sempre maggior attenzione, suggerendo approcci innovativi per affrontare la crescente scarsità di risorse e pressioni ambientali legate al modello economico lineare; uno spostamento verso un’economia circolare avrà ripercussioni su diversi settori dell’economia a scale diverse. Questo concetto pone domande su come gli attori dello sviluppo possano effettivamente valutare la transizione e monitorare i progressi verso gli obiettivi a lungo termine. Se n’è ampiamente discusso nell’ultima edizione del festival “Circonomia” che, per la prima volta in cinque edizioni, si è sdoppiato: nel 2020, anche a causa delle limitazioni agli eventi pubblici dovuti all’emergenza Covid, si è infatti svolto in due fasi distinte. La prima, “Circonomia Digitale”, ha visto un programma ricco di eventi on-line dal 20 maggio al 17

giugno; la seconda, “Circonomia Live”, si è tenuta con la classica modalità dal vivo il 17, il 18 e il 19 settembre, tra Alba e Novello. Durante la tre giorni albese si sono tenuti ben otto appuntamentti, con oltre cinquanta relatori e un’ottima partecipazione di pubblico. L’evento ha proposto anche quattro laboratori dedicati ad altrettante tematiche specifiche: gestione dell’acqua; risparmio energetico e fonti rinnovabili; materie prime, riciclo e sottoprodotti; riduzione delle emissioni. In ogni laboratorio, “maestri” del campo hanno proposto degli interventi e delle testimonianze specifiche su attività e progetti nell’àmbito dell’economia circolare. Tra questi figurava Massimo Marengo, amministratore delegato del Gruppo Marengo, che ha detto la sua in qualità di esperto di energia rinnovabile e in particolare di fotovoltaico. «Negli ultimi anni è ripreso con forza il tema della produzione di energia elettrica rinnovabile fotovoltaica che era stato vittima, in passato, di un eccesso di incentivi, con conseguente esplosione della bolla speculativa, al cui termine il mercato era totalmente collassato», ricorda Marengo. «Ora siamo in quella che definisco la “seconda vita” dell’energia solare fotovoltaica, quella sana e sostenibile, senza incentivi statali o comunque molto specifici e mirati, non speculativi. Aziende e privati hanno capito che investire sul fotovoltaico ha un doppio vantaggio:

Ad Alba “maestri” del campo hanno proposto interventi e testimonianze specifiche su attività e progetti in corso

abbattere i costi e aiutare l’ambiente. Sono quindi ottimista sul futuro di una tecnologia che si integra alla perfezione con le batterie di accumulo e la mobilità elettrica che rappresenteranno il futuro per tutti noi. Abbiamo preso parte a “Circonomia” perché è un evento che svolge un importantissimo ruolo sociale di divulgazione dell’infor-

A sinistra: Pietro Alasia di Burgo Group al laboratorio sulla gestione delle acque; al centro: Massimo Marengo (seduto a destra), ad del Gruppo Marengo, a “Circonomia”. A destra: l’inaugurazione di un ecocompattatorie a Lampedusa, attività svolta da Coripet, il consorzio riconosciuto dal Ministero dell’ambiente che ha lo scopo di attivare la filiera del “bottle to bottle”. Corrado Dentis ne è presidente, oltre che uno dei soci fondatori con la ditta Dentis

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Il laboratorio tematico sulla gestione delle acque organizzato per “Circonomia” (foto Silvia Muratore). Sotto: Emanno Benassi, Sergio Vazzoler e Roberto Della Seta nel laboratorio sulle materie prime

mazione su temi ambientali strategici, dall’energia ai rifiuti». Pietro Alasia di Burgo Group è stato tra i protagonisti del laboratorio tematico sulla gestione delle acque: «L’acqua è un elemento essenziale per la produzione di carta e cartone», evidenzia Alasia. «Essa funge da legante per le fibre e, nel processo produttivo, è necessaria per il trasporto, per la pulizia, come solvente, apporta energia in forma di vapore e viene usata nei processi di raffreddamento». Alasia a “Circonomia” ha sottolineato come da tempo le aziende del settore ricorrano al riciclo dell’acqua che nell’ultimo ventennio ha consentito di dimezzarne l’impiego. Inoltre la produzione di carte riciclate consente dei benefìci in termini di salvaguardia delle risorse. «Diminuzione del consumo di acqua, non abbattimento degli alberi, riduzione dei rifiuti ed emissioni di CO2 rappresentano i principali benefìci ambientali nella produzione di carta riciclata, uno degli obiettivi primari per il gruppo Burgo», ha concluso. Allo stesso laboratorio ha preso parte il Gruppo Egea che ha creduto, fin dalla nascita del festival, nel valore di “Circonomia” in quanto evento che esprime i tratti e la mission dell’azienda multiservizi. In questo contesto va letto l’intervento nell’agenda lavori dell’ad, PierPaolo Carini, il quale ha sottolineato i valori del Gruppo e gli stretti rapporti con le amministrazioni locali che consentono alla parte pubblica di essere protagonista assoluta nella gestione dei servizi essenziali erogati sul territorio. Sotto ogni aspetto Egea è impegnata nella diffusione di un ampio progetto di sostenibilità ambientale che trova la piena realizzazione attraverso la connessione e la valorizzazione delle “buone energie” del territorio,

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abbinando innovazione tecnologica e competenza industriale, concretizzando progetti che si integrano pienamente con l’ambiente in cui sono inseriti, realizzando servizi “su misura” che rispondono ai bisogni locali, sostenendo le energie sociali, culturali e sportive, creando opportunità di lavoro qualificato e distribuendo valore aggiunto sul territorio. Per Egea “Circonomia” significa un’etica economicamente efficace che si sta rivelando la chiave vincente per lo sviluppo sostenibile delle imprese e del territorio e che impegna concretamente il Gruppo nelle proprie attività. Il laboratorio su materie prime, riciclo e sottoprodotti si è avvalso dei contributi della Benassi, azienda di ReLife Group. La partecipazione di Benassi e ReLife, con Gianluca Cencia, a “Circonomia” è avvenuta in riferimento allo sviluppo del packaging: un tema centrale di forte interesse per il festival che ha coinvolto il Gruppo ReLife attraverso due interventi mirati a un pubblico molto ampio. «ReLife», sottolinea Cencia, «vuole interloquire con i produttori di imballaggi per crescere insieme e creare un percorso sostenibile e virtuoso tra chi a valle deve selezionare quegli stessi prodotti (imballaggi) che da industriali devono diventare sempre più circolari». Ermanno Benassi ha evidenziato come sia cambiato (in meglio) il mondo e, di conseguenza, la percezione delle persone sui temi ambientali. Da giovane, ha ricordato Benassi, era molto restio a parlare del proprio lavoro, come si dice in dialetto, lo “strassé”, «perché negli anni ’70 era un po’ uno smacco occuparsi di rifiuti». Un segno del cambio dei tempi. Anche il packaging è uno dei temi sul quale l’economia circolare dovrà fare i conti in futuro. Renderlo più sostenibile, ma allo stesso tempo mantenere intatte Cuneo

le caratteristiche di promozione e informazione dei clienti, è la sfida che attende comunicatori, industrie e retailer. Per tale motivo “Circonomia” ha dedicato un intero evento a questa tematica. In una tavola rotonda incentrata sulla necessità di un packaging che in futuro guardi sempre di più alla sostenibilità, è intervenuta Monica Pasquarelli in rappresentanza di Dentis Recycling Italy: «Territorio ed economia circolare: sono le parole che racchiudono i motivi del sostegno di Dentis Recycling Italy a “Circonomia”, perché ci appartengono da sempre. La nostra azienda è un vero esempio di economia circolare su scala industriale: trasformiamo bottiglie usate di Pet, le comuni bottigliette, in Pet riciclato, una materia prima seconda (perché derivata da rifiuti) che, venduta ad altre aziende, sarà usata per produrre nuovi prodotti. In un anno il nostro impianto processa circa 1,4 miliardi di bottiglie che diventano 40 mila tonnellate di plastica riciclata pronta da riusare. Lo storico sito di Sant’Albano Stura, aperto nel 1987, nei prossimi anni sarà implementato con una parte dedicata a produrre Pet riciclato adatto a realizzare nuove bottiglie. Le iniziative del territorio che raccontano e diffondono la cultura dell’economia circolare sono attività preziose che ci auguriamo diventino sempre di più diffuse e sempre più seguite».

“Circonomia” significa un’etica economicamente efficace che si sta rivelando la chiave vincente per lo sviluppo sostenibile delle imprese e del territorio


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Proteine nobili, processi virtuosi e mangimi a basso impatto ambientale

T

Lorenzo Boratto

rasformare un probabile spreco in risorsa, creando valore e abbassando gli impatti ambientali nel rispetto dei princìpi dell’economia circolare. Ovvero produzioni efficienti che, in sinergia tra vari settori, danno anche lavoro e benessere. È la storia della Dalma Mangimi spa di Marene, con un’azienda consorella, Stella Mangimi, a Montoro (Avellino): 77 dipendenti diretti e oltre 23 milioni di euro di fatturato (anno 2019), leader in Italia nella preparazione di ingredienti per mangimi sostenibili, destinati soprattutto alla zootecnia. Dalma è nata nel 1981 dall’idea dei fondatori, Bruno Massa e Marina Dalmasso, e la loro figlia, Valentina Massa, 39 anni, oggi

Valentina managing director dell’azienda, ha fatto tesoro dell’esempio dei genitori. Il 30 settembre è stata eletta presidente dell’Effpa, l’associazione europea che rappresenta a livello internazionale i produttori di “mangimi circolari” che trasformano ex prodotti per l’alimentazione umana in ingredienti per cibi per animali. È un’associazione di categoria che rappresenta un settore da 3,5 milioni di tonnellate trasformate ogni anno, con un fatturato di oltre un miliardo di euro e che raggruppa quattro associazioni nazionali (Regno Unito, Francia, Olanda, Germania), tre aziende di valenza nazionale (da Italia, Spagna e Belgio), associate da Usa e Canada e “osservatori” di Danimarca e Grecia. Effpa è nata perché la Commissione europea voleva avere un interlocutore per la riduzione dello spreco alimentare e, grazie al supporto della associazione europea dei mangimi Fefac, è passata da task force ad associazione nel 2014. Valentina spiega: «Non avrei potuto fare qualcosa di diverso, sono cresciuta in azienda. Sono nata nel dicembre 1980, l’azienda è stata fondata quattro mesi dopo da Bruno, che ai tempi aveva 23 anni, e Marina, 21enne. Quando stavo per terminare gli studi universitari alla proposta di fare esperienze in altre realtà risposi che il mio posto era in azienda». Valentina è mamma di due bambini

(Bruno e Maria, di 9 e 7 anni) e si è laureata allo Iulm di Milano in “Relazioni pubbliche e pubblicità”. Prosegue: «Il lavoro con i miei genitori è anche una passione, si impara di continuo, reciprocamente. Mio padre ha creato una squadra di collaboratori professionali e appassionati e deve sempre inventare qualche nuova soluzione, anche a casa, così ha blocchetti un po’ ovunque: quando ha un’idea se l’appunta. I miei genitori sono una grande fonte di ispirazione». L’azienda di Marene crea mangimi partendo da “ex prodotti alimentari”, definiti dal regolamento Ue numero 68 del 2103. In sintesi: ci sono prodotti nati per diventare alimenti per l’uomo che, per varie ragioni, non possono arrivare al consumatore, ma sono sicuri se impiegati come ingredienti per mangimi. Il passaggio è “da food a feed”, ovvero quando un alimento per l’uomo non può entrare nella catena alimentare e, piuttosto che essere sprecato, può essere “declassato” (in modo sicuro e a norma di legge) a ingrediente per mangimi per animali. Ancora Valentina: «L’idea può sembrare semplice: è il principio del buon senso, pensando all’etica dei nostri nonni, ovvero non sprecare e cercare il miglior uso di quanto si ha a disposizione. Si pensi a cosa accade da sempre in un mulino:

Valentina Massa e il padre Bruno che con Marina Dalmasso diede vita alla “Dalma Mangimi” di Marene nel 1981, quando la loro figlia aveva pochi mesi. Nel gruppo è entrata poi la Stella Mangimi di Montoro (Avellino)

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Cuneo


la crusca della molitura del grano per produrre farina, se non impiegata come alimento, va agli animali come ingrediente di diete bilanciate». L’azienda si appresta a celebrare i 40 anni di attività ed è stata definita un “campione nazionale di economia circolare” da Legambiente. Perché dalla produzione di alimenti come biscotti, fette biscottate, pasta, cioccolata, pane e caramelle si generano ritagli o “sprechi inevitabili”: ad esempio un biscotto rotto, un prodotto da forno troppo cotto, un’etichetta errata, ritagli obbligatori come gli archetti degli spaghetti. Così, grazie a protocolli di gestione accurati che ne garantiscono sempre tracciabilità e sicurezza, questi “scarti” diventano ingredienti per mangimi, collegando l’industria alimentare e dolciaria con quella zootecnica e contribuendo a produrre di più, meglio e con meno. Inoltre si riduce la necessità di materie prime vergini e diminuisce lo sfruttamento di suolo e acqua, riducendo le emissioni. Il confronto sul “Life Cycle Assessment” (Lca) tra la produzione della Dalma Mangimi con il mais fioccato è decisivo.

La Managing Director della Dalma Mangimi di Marene, fondata dai genitori Bruno e Marina, da poche settimane presiede l’Effpa, l’associazione europea che rappresenta i produttori di “mangimi circolari”

«In media l’uso dei nostri prodotti fa risparmiare il 75% di CO2 e oltre il 95% di acqua contribuendo alla produzione di carne, latte e uova sostenibili», riferisce Valentina Massa. «Sono due le aziende del gruppo: quella in provincia di Avellino è nata nel 2004 per la presenza di fornitori di materie prime e clienti nel sud Italia. Ora il mercato dei nostri prodotti è in prevalenza nazionale, ma ci stiamo attrezzando per l’internazionalizzazione. L’idea quarant’anni fa poteva sembrare rivoluzionaria in quanto non erano valorizzati i concetti di economia circolare, oggi invece pare “normale” e logico il nostro sistema, ma non è ancora così diffusa la consapevolezza di quanto un sistema alimentare più sostenibile sia importante, per tutti». Ancora: «I miei genitori sono stati antesignani dell’applicazione dell’economia circolare: allora non esistevano sistemi organizzativi logistici e impianti tecnologici, quindi sono stati inventati ad hoc. Sono stati pionieri: progettarono appositi impianti e linee di produzione per separare gli alimenti dai vari packaging e ottenere standard qualitativi certificati da analisi di laboratorio». Sul lavoro durante il lockdown a marzo e aprile l’imprenditrice afferma: «Gli animali hanno continuato a mangiare e il settore zootecnico in quanto primario non si è fermato, ma si sono bloccate tante attività economiche come la ristorazione e i bar, portando in sofferenza molti settori della filiera. Abbiamo garantito le consegne anche in “zone rosse”, con gli autisti bardati come sanitari di un reparto Covid e misure di sicurezza per la tutela dei lavoratori che abbiamo per forza introdotto prima che venissero imposte per legge a livello nazionale». Il prodotto della Dalma Mangimi (in gergo, “biscotto”) è usato dai mangimisti o dai grandi allevamenti che autoproducono il mangime soprattutto per la zootecnia, ma anche per il pet food.

La straordinarietà di una semplice idea, il riutilizzo, supportata dalla massima attenzione a qualità e sicurezza alimentare: ecco la chiave della sostenibilità della Dalma Mangimi di Marene

Aggiunge la Managing Director: «Siamo un anello tra l’industria alimentare e quella zootecnica nella catena dell’economia circolare. Dobbiamo garantire sempre sicurezza, costanza nelle forniture, sostenibilità». Interpellata su compiti e funzioni dell’Effpa, Valentina Massa commenta: «Ha un ruolo fondamentale: l’obiettivo è ridurre gli sprechi alimentari e potenziare la produzione di mangimi composti sostenibili. Vogliamo farci sentire dai vertici politici, dai legislatori: il settore che rappresentiamo ha un ruolo strategico anche nella riduzione di CO2. Attraverso l’uso di mangimi circolari possiamo dare un contributo concreto alla produzione di carne, latte e uova con impatti ambientali inferiori rispetto ai mangimi comuni. A “Circonomia”, il festival che si è svolto nell’albese a settembre, mi sono confrontata con alcuni giornalisti: si parla molto di economia circolare e se ne conosce in realtà poco, riducendola magari al riciclo dei rifiuti. Noi non partiamo dai rifiuti, perché non sarebbe garantita la sicurezza, ma trasformiamo un ex prodotto alimentare in un ingrediente sicuro, stabile e sostenibile. La sostenibilità è un pilastro che oggi nessuno può ignorare, in uno scenario globale che vede crescita della popolazione, depauperamento del suolo, utilizzo estremo di materie prime non rinnovabili». Insomma, produrre proteine nobili con processi virtuosi, creando mangimi a basso impatto ambientale è la strada intrapresa quarant’anni fa dall’azienda di Marene. E si rivela giusta ancora oggi.

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Rob «Se non si riconoscono la forza e il valore dell’industria l’Italia andrà a picco» Claudio Puppione

C Carlo Robiglio, presidente di Piccola Industria Confindustria, dal 23 maggio fa parte della squadra del presidente Carlo Bonomi 20

arlo Robiglio, piemontese, presidente di Piccola Industria nazionale, è vicepresidente di Confindustria con deleghe per “Resilienza, Business continuity e Programma gestione emergenze (Pge)”. Per comunicatività, competenze e attuali incarichi, è la persona giusta a cui rivolgere alcune domande sulla situazione del Paese e a seguito della crisi sanitaria. Presidente, fare previsioni anche a breve termine in frangenti come quelli odierni è impossibile, ma


biglio Carlo qual è il suo sentiment al riguardo, dovendo optare fra pessimismo e ottimismo? «Come tutti gli imprenditori cerco sempre di guardare al futuro con aspettative positive, tuttavia le preoccupazioni non mancano. Ci troviamo di fronte a una situazione di grande incertezza e sfiducia nelle ricette economiche messe in campo, dovuta sia all’evoluzione della pandemia e che agli effetti che potranno prodursi sul tessuto produttivo. Tutto questo proprio in una fase in cui la nostra economia stava ripartendo. Il Centro studi di Confindustria, nel Rapporto sugli scenari di politica economica presentato pochi giorni fa, ha stimato un profondo calo del Pil italiano, pari a -10% nel 2020, con un recupero parziale nel 2021 del +4,8%. Con la crisi da Covid-19 l’Italia ha avuto una contrazione in termini di Pil che porta il Paese indietro di 23 anni e addirittura di 26 anni, se si considera quello pro capite. È una vera e propria “tempesta perfetta”, causata in marzo-aprile da un doppio shock di domanda e offerta. La crisi sanitaria di questi mesi ha colpito in modo assai pesante le Cuneo

Intervista al Presidente di Piccola Industria Confindustria e vicepresidente di Confindustria imprese e in particolare le Pmi. Ne ho evidenza direttamente, parlando con i miei colleghi imprenditori, ed è quanto emerge anche da alcune indagini sugli effetti della pandemia condotte proprio tra le imprese di minori dimensioni come quella realizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Piccola Industria Confindustria e Deloitte. Va però detto che proprio da questa ricerca emerge anche come la capacità di adattarsi al cambiamento e di ripensare il proprio modo di fare impresa siano le vere chiavi di volta per affrontare uno scenario così complesso e in rapido mutamento come quello attuale».

L’Intervista Cosa significa per le Pmi e quanto conta lavorare sulla resilienza delle imprese in un momento come questo? «Piccolo non è più bello, perché, per affrontare oggi i mercati e i grandi cambiamenti in atto, occorre essere più forti e strutturati. Per questo abbiamo messo al centro dell’azione di Piccola Industria il tema della cultura d’impresa per una crescita che sia sostenibile, sul piano economico, sociale e ambientale. Una cultura d’impresa in cui le aziende si mettano nelle condizioni di saper cambiare, testa e pelle, di sapersi evolvere e adattare a un contesto come quello attuale in continuo movimento. E qui arriviamo alla centralità del concetto di resilienza: per noi è da sempre un mantra ed è stata proprio la consapevolezza dell’importanza di avere un tessuto imprenditoriale e un Paese resiliente, la spinta propulsiva che ha dato vita al modello di eccellenza raggiunto con la partnership pubblico-privato (Confindustria e Protezione civile) con il Programma gestione emergenze (Pge), coordinato da Piccola Industria. Proprio riconoscendo la rilevanza strategica delle attività di prevenzione e resilienza messe in campo, il presidente Bonomi ha affidato a Piccola Industria la delega su “Resilienza, Business continuity e Programma gestione emergenze”. Il Pge rappresenterà l’Italia alla quattordicesima edizione degli European Enterprise Promotion Awards (Eepa2020), il premio europeo per la promozione d’impresa». Qual è il giudizio, nell’ottica delle Pmi, sulle misure adottate a livello governativo per sostenere le imprese colpite dalle decisioni adottate per contenere il contagio? «L’emergenza Covid-19 si è abbattuta come un tornado sul nostro sistema economico, determinando la necessità di far fronte alla carenza di liquidità delle imprese che pesa come La sede di Confindustria in viale dell’Astronomia, all’Eur, progettata dagli architetti Luccichenti e Monaco, dove l’associazione si trasferì nel 1972, lasciando gli storici locali di piazza Venezia

Per molti il “piccolo è bello” non corrisponde più alla verità, specie in questa congiuntura economica.

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un macigno, soprattutto per le Pmi, già profondamente gravate da problemi di incasso. Per questo chiediamo una proroga della moratoria sul debito almeno sino a fine 2021 e auspichiamo che all’apertura del Governo seguano i fatti. Occorre con urgenza una misura in grado di rimodulare i debiti contratti nei vari settori e, in questo senso, la norma sulla sospensione degli ammortamenti introdotta con il varo definitivo del Dl Agosto è sicuramente un risultato importante. Così come ha dato e sta dando buoni risultati il Fondo di garanzia, che è stato rifinanziato e ne è stata estesa la copertura. Certamente questa misura, che aiuterà circa settemila imprese, può essere resa più appetibile per le imprese e su questo occorre lavorare, così come occorre farlo per rendere strutturale l’aumento dell’importo massimo garantito a 5 milioni e l’estensione alle mid-cap. Per risollevare l’economia italiana e accrescerne strutturalmente il potenziale di espansione, serve intervenire proprio dove la dinamica della produttività è bloccata. Abbiamo chiesto una visione di medio periodo, per stimolare soprattutto gli investimenti. Meno interventi a pioggia, ma scelte chiare e precise che diano indicazioni sulla traiettoria che si vuole dare al Paese per raggiungere l’approdo».

«Serve visione e occorre il coraggio di fare scelte che possano portarci su un sentiero di crescita sostenuta e sostenibile. È ora di mettere in campo riforme strutturali e investimenti, con la consapevolezza che, se si rilanciano le imprese, riparte il Paese»

Cosa occorre davvero, da parte della mano pubblica, alle aziende per resistere? «Sicuramente le Pmi vanno supportate in questa fase, affinché possano resistere in questi mesi durissimi in cui si sono indebitate per far fronte a una crisi del tutto inattesa. Occorre metterle in sicurezza e consentire loro di ripartire con slancio. Occorre rendere più efficiente la pubblica Amministrazione, aumentando e velocizzando la qualità dei servizi pubblici e rivedendo le modalità con cui le decisioni pubbliche vengono tradotte in norme. Serve, inoltre, imprimere una forte accelerazione agli investimenti pubblici, determinanti per la costruzione di capitale fisico, umano e di conoscenza, puntando su infrastrutture tradizionali, ricerca, digitalizzazione, innovazione, formazione e sostenibilità ambientale. Se guardiamo a una visione di lungo termine, è poi necessario impegnarsi per la creazione di un vero e proprio ecosistema della crescita che deve avere un orizzonte più ampio e strumenti adeguati per cogliere

L’intervento del presidente Carlo Robiglio al Forum Pmi 2019 svoltosi a Genova, presso Ansaldo Energia, evento durante il quale Alba venne proclamata Capitale della cultura d’impresa per il 2020. La candidatura proposta da Confindustria Cuneo ebbe la meglio su città di grande prestigio e il corposo programma di manifestazioni messo in cantiere per l’anno in corso è stato posticipato al 2021 a causa dello scoppio dell’emergenza sanitaria

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le opportunità delle grandi sfide che abbiamo di fronte come appunto la trasformazione digitale e la sostenibilità. Ho appreso con piacere che, anche su spinta del Ministero dello sviluppo economico, Industria 4.0 sta tornando a essere un obiettivo del Governo per la prossima Legge di bilancio. Auspichiamo che venga resa strutturale e rafforzata prevedendo per il piano Industria 4.0 la realizzazione di uno strumento come il super ecobonus al 110%. Non dobbiamo dimenticare, poi, che il presupposto rimane l’assoluta centralità delle competenze e della formazione delle persone. La creazione di un ecosistema per lo sviluppo richiede che vengano finalmente risolti i problemi storici che, già prima del Covid-19, minavano la capacità competitiva del nostro Paese. Serve visione e occorre il coraggio di fare scelte che possano portarci su un sentiero di crescita sostenuta e sostenibile. È ora di mettere in campo riforme strutturali e investimenti, con la consapevolezza che, se si rilanciano le imprese, riparte il Paese». L’àncora di salvezza dell’Ue, in particolare il Recovery Fund, potrà davvero essere tale? E per quanto riguarda il Mes? Ritenete sia necessario aderire e perché? «Non va sprecata sprecata l’opportunità delle risorse messe a disposizione dall’Europa per fare le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno. Abbiamo una grande responsabilità su come spendere i soldi del Recovery Fund, ma è ovvio che debbano essere gli investimenti il driver principale. L’occasione che abbiamo davanti è storica e non possiamo permetterci di sprecarla. Richiamare il Governo a fare scelte chiare per utilizzare queste risorse è una nostra responsabilità. Bisogna indicare poche priorità da individuare tutti insieme. Se non si riconoscono


L’Intervista la forza e il valore dell’industria l’Italia andrà a picco. Per questo chiediamo di avere visione e guardare all’Italia nel 2030-2050, come abbiamo fatto nel libro che abbiamo presentato in occasione dell’assemblea generale. L’industria è una priorità per la crescita, perché crea benessere e lavoro. Per quanto riguarda il Mes, continua a prevalere solo la questione politica. È inaccettabile. Quei 37 miliardi di euro avremmo già dovuto spenderli per mettere in sicurezza il sistema sanitario. Era nell’aria la possibilità di una seconda ondata di Covid-19 e ci siamo fatti cogliere anche questa volta impreparati. Abbiamo sprecato tempo prezioso e ora occorre agire in fretta per scongiurare ulteriori contraccolpi che potrebbero rivelarsi fatali per il nostro sistema economico». Il blocco dei licenziamenti scadrà con l’inizio del 2021. Sarà il bagno di sangue che qualcuno prevede?

«Il blocco dei licenziamenti è una misura di emergenza, peraltro applicata solo nel nostro Paese. Purtroppo prevediamo delle ricadute importanti sull’occupazione e, proprio per questo, a luglio abbiamo presentato una proposta strutturata di riforma del sistema degli ammortizzatori sociali su cui aspettiamo ancora di confrontarci. La crisi determinata dalla pandemia deve indurci a mettere la persona al centro e a parlare finalmente di occupabilità più che di tutela del posto di lavoro, di politiche attive efficaci, di competenze al passo con quelle richieste dal mercato del lavoro, di formazione permanente. Serve lavorare a una politica comune su una protezione universale, anche livello europeo, basata proprio sull’occupabilità. È questa la strada per rilanciare l’occupazione e per riassorbire con maggiore rapidità gli effetti di shock sistemici come quello che stiamo vivendo».

Un costante impegno Torinese di nascita e novarese di adozione, classe 1963, Carlo Robiglio è laureato in Giurisprudenza. Da novembre 2017 è presidente di Piccola Industria Confindustria e vicepresidente di Confindustria. Editore e imprenditore di prima generazione nel settore librario, della formazione innovativa e delle tecnologie digitali, è fondatore, presidente e ceo del Gruppo Ebano. In passato è stato presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte; presidente di Piccola Industria dell’Associazione Industriali di Novara; presidente di Piccola Industria del Piemonte. È vicepresidente del Consiglio d’amministrazione de “Il Sole-24 Ore” spa e commendatore al merito della Repubblica italiana.

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Cuneo

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Fabrizio Gardinali

L

’uccellino si è posato sul davanzale. Ha una bella macchia di colore giallo vivo sul petto, a contrasto col resto del piumaggio, brunogrigio. Guarda all’interno della casa poi, all’improvviso, si lancia nel vuoto, dispiega le ali e, velocissimo, supera con pochi battiti delle stesse i tetti alti delle case. Gioioso, si abbandona al volo e scompare alla vista. In modo un po’ più rumoroso tra qualche settimana si alzerà dall’aeroporto di Levaldigi l’Embraer 195, bimotore da 120 posti, della Air Dolomiti; sorvolerà l’antica e un po’ logora bella casa dei Montezemolo per sparire nel cielo a nord, verso la Germania, verso Monaco di Baviera, ad aprire a nuove mete la Granda. Si comprende perciò il compiacimento quasi commosso di Amilcare Merlo che per l’aeroporto, oggi denominato “Langhe e Alpi del Mare”, si è sempre speso e ci ha sempre creduto. «Siamo stati spregiudicati», ha detto, rivolgendosi in particolare all’altro grande “visionario” di Levaldigi, Ferruccio Dardanello, nel giorno della presentazione

della nuova rotta. «È un grande sentimento che ci ha legati per tanti anni a questa realtà che stranamente è stata non molto partecipata e che stranamente oggi dimostra di avere tutto il valore immaginabile. Perché un partner come Lufthansa non può aver fatto le cose così “a sentimento”, ma credo abbia scandito minuto per minuto cosa dovrà succedere... Da oggi i traguardi si spostano perché, ancora di più in momenti di grandi incertezze politiche, sanitarie e di una vera mancanza di progetti, l’aeroporto deve assumere una posizione strategica per il settore industriale, turistico e specialmente come incoming di turismo...». Così, appena terminate le restrizioni provocate dall’epidemia, con dieci voli settimanali si potrà partire da Cuneo verso la capitale del Lander della Baviera, e da lì raggiungere molte destinazioni in Europa e nel mondo, in quanto il “Flughafen Munchen Franz Josef Strauss” è uno dei più importanti hub del vecchio continente. Joerg Eberhart, presidente e Ceo di Air Dolomiti, conferma: «Con i voli da Cuneo amplieremo il nostro panel di offerta sull’hub di Monaco di

Levaldigi

un volo nel domani

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Oltre Confine Baviera. La nostra attività dunque riprende proponendo nuovi collegamenti da aeroporti che finora non servivamo. Ciò rappresenta un segnale positivo e un’ottima opportunità per i passeggeri che potranno beneficiare di collegamenti diretti con la Baviera, ma anche raggiungere altre destinazioni grazie alle molteplici connessioni offerte da Lufthansa». I vantaggi sono evidenti. Ma non è stato un lavoro facile; è il frutto di tre anni di contatti e di trattative, per la prima volta, complessivamente con il territorio che ha compreso l’importanza di questo indiscutibile salto di qualità. «Il progetto di collegare lo scalo di Cuneo con un hub internazionale come Monaco di Baviera», dice il presidente della Geac, Giuseppe Viriglio, «è frutto di un lungo lavoro di squadra di cui è stato protagonista il tessuto economico imprenditoriale della Granda. Cuneo ha creduto fortemente nell’aeroporto e ha capito la necessità strategica di dover ampliare gli orizzonti per poter decollare e allargare il suo raggio d’azione sul mondo intero». Ma non è tutto: la compagnia Albastar ha messo in

cantiere la ripresa dei voli del giovedì e della domenica per Trapani Birgi, a cui si aggiungerà, nei medesimi giorni, una nuova rotta per Comiso, unico collegamento diretto dal Piemonte alla Sicilia. Anna Milanese, direttore generale dell’aeroporto di Cuneo, è soddisfatta: «La rotta su Comiso nasce da un’esigenza di collegare la Sicilia orientale, destinazione che da anni ci viene chiesta dall’utenza business. Poterla lanciare per la stagione invernale nelle nostre intenzioni intendeva sfruttare al meglio le potenzialità turistiche offerte da Cuneo, obiettivo che auspichiamo sia sostenuto dall’interesse concreto del

Foto: Pasquale Dagnello

Saranno presto operativi i voli tra lo scalo piemontese e uno dei maggiori hub europei, dieci frequenze settimanali con i seguenti orari: lunedì, Monaco-Cuneo 17,50-19,10 e Cuneo-Monaco 19,50-21,10; martedì, Monaco-Cuneo, 8-9,20 e Cuneo-Monaco 10-11,20; mercoledì, Cuneo-Monaco 17,50-19,10 e Monaco-Cuneo 19,50-21,10; giovedì, MonacoCuneo 8-9,20 e Cuneo-Monaco 10-11,20; venerdì, Monaco-Cuneo 17,50-19,10 e Cuneo-Monaco 19,50-21,10

Foto: Pasquale Dagnello

A breve lo scalo cuneese sarà collegato da dieci voli settimanali da e per Monaco di Baviera, proposti da Air Dolomiti

Cuneo

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Foto: Pasquale Dagnello

L’aeroporto di Cuneo è facilmente accessibile da tutto il Piemonte e dalla Liguria ed è caratterizzato da una posizione geografica molto favorevole, sia per la centralità in un’area fortemente industrializzata, sia per quanto riguarda la vicinanza a località di particolare interesse turistico. Le distanze chilometri dello scalo sono le seguenti: Cuneo 16, Torino 65, Alba 40, Asti 68, Savona 95 e Genova 140. L’uscita di Marene dell’autostrada Torino-Savona dista un quarto d’ora di viaggio

Foto: Mauro Cini

Chi parte da Cuneo potrà davvero arrivare ovunque. Sarà possibile prenotare un volo da Levandigi per New York, Shanghai, l’Africa... territorio, in un panorama reso più finalmente sereno se, come tutti speriamo, l’emergenza sanitaria sarà messa sotto controllo. I nuovi voli si aggiungeranno alle altre rotte già servite e confermate: Bari e Cagliari con Ryanair e Casablanca con Air Arabia Maroc».

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Trapani, Comiso: destinazioni nazionali certo, ma ora anche il mondo, via Germania. Levaldigi ha cambiato rotta perché chi partirà da Cuneo potrà davvero volare ovunque. Dalla provincia si potrà prenotare un volo per New York, Shanghai, l’Africa o il Sudamerica. E tutto ciò presto sarà una realtà capace di innalzare a infinito il valore di un piccolo-grande scalo che ora profuma di internazionale, guardando oltre confine con rinnovata fiducia e nuovo slancio e solidi progetti. I piccoli grandi scali. Già. Mai sottovalutarli. Da sempre sono stati base di partenza di grandi imprese. Era il 1929 quando

venne inaugurato l’aeroporto Campo d’aviazione di Cöni, una struttura di 7,5 ettari, con una pista a fondo erboso, come d’uso al tempo. Allo scoppio della seconda gerra mondiale era sede della 118° Squadriglia di ricognizione della Regia Aeronautica, dotata di biplani monomotore Imam Ro. 37 bis, velivoli in realtà di non recentissima concezione (entrarono in servizio nel 1933) e usati come aviazione ausiliaria per l’Esercito. Erano gli anni d’oro dell’aviazione e delle sue imprese eroiche. Nel 1909 il francese Louis Bleriot attraversò la Manica da Calais a Dover. Ma la sfida per eccellenza era attraversare l’Atlantico. I primi furono John Alcock e Arthur Witten Brown che, nel 1919, partirono da Terranova raggiungendo l’Irlanda a bordo di un Vicker Vilmy. Un evento daavvero eccezionale vide protagonista Charles Lindbergh: alle 7,52 del 20 maggio 1927 decollò dal Roosevelt Field, nei pressi di New York, con il suo “Spirit of Saint Louis” e alle 22,41 del 21 maggio atterrò al Champs de le Bourget, vicino a Parigi. Aveva volato per 33 ore e 32 minuti ininterrotti, in totale solitudine, percorrendo 5.860 chilometri senza soste. Fu unica anche la “spedizione aerea” del nostro Italo Balbo, pilota provetto. Per celebrare i dieci anni della nascita dell’Aeronautica come arma autonoma decise di organizzare un giro del mondo in volo. Ma, vuoi per i costi, vuoi per tensioni politiche internazionali fra i vari Paesi da sorvolare, si ripiegò sulla traversata dell’Atlantico. Partì il 1° luglio 1933 da Orbetello e, dopo una serie di scali, il volo si concluse a Chicago il 15 luglio. Negli Stati Uniti e in Italia ebbe un risalto mediatico enorme che accrebbe a dismisura la fama di Balbo e il fastidio (o l’invidia) di Benito Mussolini.


Oltre Confine Ma volo è stato anche mito, leggenda, sogno, fantasia e... arte. Vengono in mente le tenere figure volanti, le coppie di sposi o amanti di Chagall, trasportate dal vento al suono di un violino, in un leggiadro volo d’amore. Bella, la donna amata da Chagall, scriverà: «Mi trascini nei fiotti di colore. Di colpo mi stacchi da terra, intanto prendi lo slancio con un piede, come se ti sentissi troppo stretto in questa piccola stanza. Ti innalzi, ti stiri, voli fino al soffitto». Volare è non solo spostarsi; il volo è andare in una dimensione che non ci è data, staccarci dal qui e ora, vedere le cose da un’altra prospettiva: più libere, più ampie. E mai quanto oggi abbiamo “bisogno di volare”. L’invito pare rivolto anche a Levaldigi: non più piccolo scalo di provincia, ma struttura pronta a vedere le cose da un’altra prospettiva. Una prospettiva che ora si chiama mondo. L’Embraer 195 della Air Dolomiti ha acceso i motori.

Presso l’aeroporto di Cuneo Levaldigi, Joerg Eberhart (foto a fianco), presidente e Ceo di Air Dolomiti, compagnia aerea italiana del Gruppo Lufthansa, ha annunciato il nuovo collegamento dallo scalo della Granda con Monaco di Baviera. Erano molte le autorità locali presenti, tra cui il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, quello della Provincia di Cuneo, Federico Borgna, quello della Camera di commercio cuneese, Mauro Gola, e il predecessore, Ferruccio Dardanello. C’era anche il presidente di Confcommercio della provincia di Cuneo, Luca Chiapella. Uno dei discorsi più sentiti è stato quello dell’imprenditore che, con la sua famiglia, più ha creduto nelle potenzialità dell’aeroporto “Langhe e Alpi del Mare”, Amilcare Merlo, ritratto qui a sinistra, con a fianco Giuseppe Viriglio, presidente del Consiglio d’amministrazione dello scalo cuneese

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Primo Piano

Le eccellenze di Verduno L’ospedale di Alba e Bra intitolato a Michele e Pietro Ferrero

L

Claudio Puppione

’ospedale di Verduno, il nuovissimo nosocomio frutto della lungimiranza degli amministratori civici dell’albese e del braidese, ora è ufficialmente intitolato a Michele e Pietro Ferrero. Aperto in alcuni reparti nei momenti più gravi

della prima ondata dell’epidemia e completamente operativo dal 19 luglio, è stato progettato da un team internazionale composto da Aymeric Zublena (Parigi), Ugo e Paolo Dellapiana e Ugo Camerino. La cerimonia di intitolazione, che a tutti gli effetti ha sostituito quella di inaugurazione che il presidente della Regione, Alberto Cirio, aveva

La signora Maria Franca Ferrero, con il figlio Giovanni, presidente esecutivo del Gruppo Ferrero, e le nuore Paola Rossi e Luisa Strumia, vedova di Pietro, intervenuta con i figli. Il fotoservizio è di Silvia Muratore

Cuneo

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Durante la cerimonia, svoltasi il 29 settembre, la famiglia Ferrero ha annunciato la disponibilità a finanziare il progetto “verde” relativo agli spazi interni ed esterni dell’ospedale che comprende la realizzazione di un grande “giardino curativo” progettato dall’agronomo Giulio Senes

«Figli di queste colline che hanno portato nel mondo e nel cuore»: così recita la grande targa di intitolazione del nosocomio di Verduno a Michele e Pietro Ferrero. La famiglia ha sostenuto sin dall’inizio la fondazione “Nuovo ospedale”, per poi entravi a far parte tramite la fondazione “Piera, Pietro e Giovanni Ferrero”

aggiunti altri 5 milioni e l’impegno a finanziare il redigendo progetto per far trasformare l’area esterna al nosocomio e alcuni luoghi interni in un tripudio di energie positive con la realizzazione del parco e del “giardino curativo”, perché si può guarire meglio se si è calati in un ambiente adatto. Al riguardo, il panorama di Langhe e Roero che si gode da molte della camere di degenza è un altro “plus” che, se non ha proprietà taumaturgiche, è comunque utile a sostenere il morale

promesso non si sarebbe tenuta per non farne una

che passa attraverso la Fondazio-

passerella politica, ha visto la partecipazione della

ne costituita nel 1983 dal signor

famiglia Ferrero, a iniziare dalla signora Maria Fran-

Michele, presieduta dalla signora

ca, consorte di Michele e madre di Pietro, e dal figlio

Maria Franca e diretta da Bartolo-

Giovanni, il quale oggi guida il colosso dolciario che,

meo Salomone, e i generosi atti di

tramite la Fondazione presieduta

sebbene sempre più proiettato verso i mercati globali,

liberalità della famiglia.

da Bruno Ceretto (un m otivatore

non ha mai allentato il legame con il territorio è cui

Dopo un contributo iniziale di un

eccezionale!), ha visto contribuire

è stato fondato. Anzi, dimostra nei fatti che queste

milione e mezzo di euro alla fonda-

molti altri imprenditori del territo-

radici le vuole rafforzare. Lo fa attraverso gli investi-

zione “Nuovo ospedale Alba-Bra”

rio e migliaia di cittadini.

menti produttivi e lo fa con un forte impegno sociale

Onlus, in tempi più recenti si sono

Ma la fondazione “Nuovo ospeda-

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dei ricoverati. Efficienza e bellezza sono i capisaldi del progetto che ha avuto il sostegno dei Ferrero e che,

Cuneo


Primo Piano le Alba-Bra” Onlus non si ferma

ha bisogno. Sono servizi essenziali

a titolo esemplificativo, la spirometria, l’elettrocardio-

mai. È recente la notizia che,

già da oggi, e che di certo non

gramma, la rilevazione della saturazione dell’ossigeno

per facilitare l’accesso alle cure

si esauriranno con l’emergenza

e molte altre. Il progetto “L’abbraccio più forte” in una

sul territorio, grazie al progetto

Coronavirus. L’ambulatorio è

settimana di fine marzo ha raccolto oltre 260.000

“L’abbraccio più forte” promosso

stato progettato per supportare la

euro, coinvolgendo oltre 650 donatori da tutta Italia e

dall’artista Valerio Berruti (a cui

quotidiana gestione delle patologie

dall’estero (Spagna, Germania, Regno Unito, Svizzera

“Made In Cuneo” ha dato la parola

croniche, permettendo indagini

e Australia), versati per ottenere altrettanti disegni

sul numero precedente) per so-

diagnostiche basiche quali, citate

creati da Valerio Berruti durante il lockdown.

stenere l’emergenza Coronavirus, l’ente diretto da Luciano Scalise ha donato all’Asl Cn2 un ambulatorio mobile che lavorerà nei 75 comuni di Langhe e Roero. Si tratta di un furgone allestito per rendere il lavoro degli operatori sanitari il più efficace possibile. Saranno offerti servizi che spaziano dalla prevenzione alla cura: medicina di base, prevenzione e promozione della salute e molte prestazioni specialistiche per facilitare l’accesso al sistema sanitario a chi ne

Accanto al presidente e al direttore della fondazione “Nuovo Ospedale Alba-Bra” Onlus, Bruno Ceretto e Luciano Scalise, la Regione Piemonte era rappresentata dal presidente, Alberto Cirio, dal vice, Fabio Carosso, e dall’assessore alla sanità, Luigi Genesio Icardi, l’Asl Cn2 dal direttore, Massimo Veglio, dal predecessore, Danilo Bono, e dal presidente della Conferenza dei sindaci, Mauro Noè. I sindaci erano numerosi, tra cui quelli di Alba, Carlo Bo, Bra, Gianni Fogliato, e Verduno, Marta Giovannini, mentre l’azienda dolciaria era presente, tra gli altri, con il presidente di Ferrero Italia, Bartolomeo Salomone, e l’ad, Alessandro D’Este

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«L Gli autobus

Il trasporto pubblico locale e l’emergenza sanitaria

sono sicuri, ma il sistema va rivisto nel suo complesso Questa intervista è stata raccolta prima dei decreti nazionali e regionali che, tra fine ottobre e inizio novembre, hanno interessato il comparto del trasporto pubblico locale, introducento nuove limitazioni. I temi trattati restano comunque validi.

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Alberto Prieri

a diffusione dei contagi non è imputabile ai bus, bensì alla gestione di ciò che succede a terra prima e dopo il loro utilizzo da parte dei passeggeri, gestione che non compete alle compagnie di autobus». Serena Lancione, direttore generale di Bus Company, replica così a chi punta il dito sul settore dei trasporti. Avvocato, 42 anni, con un’importante esperienza presso l’Unione industriale Torino, è direttore generale di Bus Company, la società che organizza il trasporto pubblico locale in provincia di Cuneo. La sua professionalità è stata riconosciuta anche dai colleghi che l’hanno eletta presidente di Anav, l’Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori del sistema confindustriale, per la Sezione Piemonte e Valle D’Aosta. Con la ripresa delle lezioni in presenza e l’arrivo della seconda ondata della pandemia da Coronavirus, si è assistito a un balletto di critiche e rimproveri tra chi ha indicato nella scuola la causa della maggior diffusione dei contagi

Nostra intervista a Serena Lancione, direttore generale di Bus Company, presidente della Sezione autolinee di Confindustria Cuneo, da poco chiamata alla guida della Sezione Piemonte e Valle d’Aosta dell’Anav


Primo Piano e chi, invece, ha visto proprio nei trasporti il veicolo per l’aumento dei casi di positività al Covid-19. Si tratta di accuse fondate? «Assolutamente no. Anzi, sono frutto di una percezione distorta della realtà. I protocolli sanitari seguiti dal personale, i dispositivi tecnici di sicurezza implementati sui mezzi e, di nuovo, adottati dagli stessi conducenti, sono stati studiati per dare la massima protezione agli utenti. I nostri bus hanno rispettato al meglio tutte le direttive emanate e non è stata l’offerta di trasporto a generare rischi, quanto piuttosto l’organizzazione degli orari, da rimodulare». In che modo? «Erano da spalmare su un arco temporale più ampio, così da evitare assembramenti di persone che, come è stato dimostrato, rappresentano uno degli elementi di maggiori rischi per la diffusione del virus. Assembramenti, però, verificatisi a terra, non sopra i mezzi. In particolare l’auspicio era che fossero rivisti gli orari d’inizio e fine delle lezioni per gli studenti, e anche quelli per chi lavora negli uffici e in altre realtà economiche, con un obiettivo preciso: evitare di concentrare la domanda di trasporto in ristrette fasce orarie». Però i bus affollati si sono visti: perché? «Nei primi quindici giorni di scuola l’orario provvisorio seguito da parecchi istituti cuneesi ha generato confusione in diversi studenti. Certo non è colpa delle scuole, anch’esse in difficoltà a far partire le attività didattica, ma sta di

Cuneo

Serena Lancione, presidente della Sezione autolinee di Confindustria Cuneo, da poche settimane guida la Sezione Piemonte e Valle d’Aosta dell’Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori (Anav) e afferma: «Non è l’offerta di trasporto a generare rischi, quanto piuttosto l’organizzazione degli orari, da rimodulare»

fatto che molti ragazzi hanno deciso di salire sui bus di linea e non di sfruttare le specifiche corse scolastiche. Di conseguenza queste ultime talvolta restavano semivuote, mentre le altre, specie nei giorni in cui le lezioni terminavano in anticipo rispetto all’orario consueto, venivano prese d’assalto, con mezzi talvolta effettivamente affollati. Per ovviare al problema abbiamo suggerito più volte in questi anni di programmare orari allineati in base alle specifiche esigenze scolastiche, proponendo confronti e collaborazioni con istituti, Comuni e altri enti locali ai quali spetta la gestione di ciò che succede a terra, alle fermate, prima della salita sul bus».

È stato fatto qualcosa? «Bus Company aveva già provveduto, sin dalla fine dello scorso anno scolastico, a comunicare all’Agenzia della mobilità e alla Regione Piemonte l’importanza di riformulare gli orari. Ci sarebbero stati l’opportunità e il tempo per pianificare una nuova scansione delle attività scolastiche, coerente con l’evidente necessità di evitare che tante persone dovessero aspettare, salire o scendere insieme. Invece per un mese e mezzo abbiamo notato, nei principali punti di ritrovo dei passeggeri come fermate e autostazioni, la formazione di assembramenti che abbiamo prontamente segnalato alle autorità competenti». Assembramenti, quindi più utenti? «Al contrario: la pandemia ha causato un calo molto marcato nell’utilizzo dei mezzi pubblici che possiamo stimare intorno al 50%. Ciò ha determinato una forte riduzione delle entrate derivanti dalla vendita dei biglietti. E l’imposizione della didattica a distanza

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Primo Piano analisi specifiche affidate a un laboratorio specializzato: nei mezzi sarà usato un purificatore per testare la qualità dell’aria, uno strumento particolare già sperimentato in Cina, a Wuhan». Come fare d’ora in avanti? «Dobbiamo sfruttare l’occasione per rivedere gli orari dei servizi senza aspettare la fine della pandemia, ma, ribadisco, dobbiamo farlo coinvolgendo Comuni, scuole e altri enti pubblici. Insieme bisogna completare un’attenta analisi dei fabbisogni e un confronto con tutte quelle realtà che, per loro natura, generano Presto saranno svolte analisi specifiche affidate a un laboratorio specializzato e nei mezzi sarà usato un purificatore per testare la qualità dell’aria, uno strumento particolare sperimentato a Wuhan

grandi spostamenti di persone: scuole, uffici, industrie della provincia, per studiare un modello di servizio che distribuisca sull’intera giornata l’offerta di trasporto pubblico, con una grande attenzione

La pandemia ha causato un calo molto marcato nell’utilizzo dei mezzi pubblici, stimabile intorno al 50 per cento. E ora bisogna fare i conti con la nuova ondata di contagi… negli istituti superiori avrà altre ricadute negative per tutte le realtà produttive e di servizi, tali da non poter escludere il ricorso alla cassa integrazione. Resta un enorme punto interrogativo sulla ripresa della domanda in termini strutturali e non sappiamo quando e come ripartirà, per questo il rischio di licenziamenti è un tema all’ordine del giorno». Si potrà recuperare la fetta di mercato persa? «Tutto dipende da come saremo in grado di comunicare ai cittadini che l’autobus è oggettivamente una valida alternativa all’uso

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dell’auto privata, un mezzo di trasporto sicuro e smart, in cui la tecnologia contribuisce alla tutela dei passeggeri. Ad esempio, con l’app di Bus Company è possibile acquistare i biglietti a distanza e lo stesso succede per il pagamento con sistemi digitali come Satispay o il rinnovo degli abbonamenti attraverso i nostri canali web. Va però ricordato che, come accade per tutti i servizi pubblici, anche gli utenti devono fare la loro parte: noi non abbiamo mai smesso di appellarci al senso civico dei nostri passeggeri, chiedendo loro aiuto e collaborazione, invitandoli a tenere sugli autobus le giuste distanze e a limitare al minimo i contatti con il personale viaggiante». Lo hanno fatto? «C’è una grande sensibilità, ma dobbiamo comunque ricordare ai nostri ragazzi di indossare sempre correttamente le mascherine una volta saliti a bordo. In ogni caso i veicoli sono sottoposti a costanti sanificazioni e controlli. Presto raccoglieremo dati concreti per dimostrarlo con l’avvio di

a non aumentare i costi. Ciò significa eliminare i “picchi” di domanda, cioè quei “colli di bottiglia” che rischiano di generare situazioni pericolose, altrimenti sarà vano ogni altro tentativo, che sia l’aumento delle corse quotidiane o il disegno di percorsi diversi. L’importante è che ognuno, compresi gli utenti, faccia la propria parte e si assuma le proprie responsabilità, così che sia più agevole rispettare e far rispettare regole e protocolli di sicurezza».

I grandi numeri di Bus Company, nata nel 2015 Bus Company srl è la società che gestisce il trasporto pubblico locale in provincia di Cuneo. È nata il primo novembre 2015 dalla fusione per incorporazione di altre due aziende del trasporto pubblico locale piemontese, l’Ati Trasporti Interurbani e la Seag. La sede è a Saluzzo. La società si occupa di linee urbane, extraurbane e internazionali (in partnership con FlixBus), di servizi turistici e anche di noleggio bus. Questi i numeri: 230 autobus di linea, 30 da noleggio, 21 FlixBus, 8 linee internazionali, 12 stazioni e 400 dipendenti, con 15 milioni di clienti e 60 mila chilometri percorsi ogni giorno.

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Le sfide di Elon Musk che possono cambiare individui e società

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CHI HA PAURA DEL TRANSUMANESIMO? Elon Musk, con la sua start-up Neuralink, si propone di realizzare su larga scala interfacce cervello-computer in grado non solo di monitorare l’attività cerebrale e di registrarla, ma addirittura di caricarla, in un futuro non troppo lontano, in una memoria esterna potenzialmente eterna

E

se fosse giunto il momento di fare un salto in avanti nella scala evolutiva teorizzata da Charles Darwin, superando lo stadio attuale per raggiungere una nuova versione, assai più... accessoriata, di noi stessi?

Cuneo

Lo sostengono i teorici del transumanesimo, movimento culturale nato negli anni Ottanta negli Stati Uniti che vede nelle scoperte scientifiche e tecnologiche il mezzo necessario per potenziare le capacità fisiche e cognitive umane. La trasformazione volontaria, at-

Dai progetti per colonizzare Marte al microchip che legge le onde cerebrali, impiantabile con un’anestesia locale: il futuro a breve termine va già oltre la fantascienza 37


L’esperimento con Gertrude Otto millimetri. Questa è la misura del foro che permetterà di inserire nel cranio umano un microchip capace di leggere il cervello, con una semplice anestesia locale. Sarà collegato con fili più sottili di un capello, l’intervento verrà eseguito da un robot sotto la supervisione di un neurochirurgo, in totale sicurezza. Fantascienza? No, è la promessa di Elon Musk, visionario imprenditore americano che, con la sua start-up Neuralink, si propone di realizzare su larga scala delle interfacce cervello-computer in grado non solo di monitorare l’attività cerebrale e di registrarla, ma addirittura di caricarla, in un futuro non troppo lontano, in una memoria esterna, e potenzialmente eterna, evitando così che i pensieri vadano persi dopo la morte biologica della persona. È un passo concreto verso una sorta di immortalità digitale che sta facendo molto discutere. I primi esperimenti condotti sugli animali hanno dimostrato di funzionare come sperato. Un video diffuso da Musk mostra su uno schermo le onde elettriche che prendono forma nel cervello del maiale Gertrude che cammina, dimostrando così che, grazie a una interfaccia di pochi centimetri, facilmente impiantabile e invisibile dall’esterno,

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si sia giunti a “leggere” con precisione e in tempo reale l’attività cerebrale. Sebbene il vulcanico imprenditore (sudafricano con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense, è anche fondatore, Ceo e Cto di Space Exploration Technologies Corporation, nonché cofondatore, Ceo e product architect di Tesla) assicuri che le nuove scoperte porteranno enormi benefìci nel settore sanitario, migliorando la vita di pazienti con problemi di paralisi, perdita di memoria e lesioni al midollo spinale, questi esperimenti spostano innegabilmente il dibattito sul piano bioetico. A quali rischi ci espone un dispositivo che permette un monitoraggio sempre più sofisticato di quello che avviene dentro la nostra testa? Il passo successivo potrebbe essere il riuscire a comandare questo processo? Quali cambiamenti del concetto stesso di vita porterebbe la consapevolezza che una parte di noi, quella legata al pensiero, ai sentimenti e alla coscienza, potrebbero sopravvivere per sempre al nostro corpo su un supporto digitale?

tuata sfruttando e non subendo la tecnologia, sarebbe infatti l’unica alternativa per l’uomo di farsi artefice del proprio destino, abbracciando così questo nuovo sé, un ibrido che non teme malattie e vecchiaia, adatto quindi a vivere sulla Terra del futuro. Queste teorie, legate alla nanotecnologia, alla medicina rigenerativa e all’ingegneria genetica, sono alla base di ricerche scientifiche costanti che nascono dalla volontà di arginare il pericolo di uno sviluppo delle intelligenze artificiali al di fuori del controllo umano. Non si tratta di fantascienza. Nel 2017, ad esempio, un esperimento condotto da Facebook è stato interrotto quando i due robot, Alice e Bob, hanno iniziato a dialogare tra loro in completa autonomia in una lingua sconosciuta


Primo Piano agli scienziati. Gli esperimenti del visionario imprenditore americano Elon Musk, di cui parliamo a parte, si inseriscono in questa scia: le sue start-up hanno portato alla nascita di nuovi mondi possibili dalla modalità di pagamento elettrico PayPal a concreti passi

per raggiungere Marte fino a un microchip in grado di leggere le onde cerebrali impiantabile con una semplice anestesia locale. Non mancano tuttavia i contestatori di questa corsa al futuro a ogni costo. La giornalista torinese Enrica Perucchietti, autrice del saggio “Cyberuomo”, è una di questi. «Non si tratta di teorie cospirazioniste, esistono reali pericoli», sostiene Perucchietti. «Si rischia di far correre a briglie sciolte il progresso senza un Tramite Starlink, una costellazione di satelliti prodotta e gestita da SpaceX, Elon Musk vuole fornire internet ad alta velocità e bassa latenza a tutto il pianeta. Ma c’è chi teme gli effetti di tanto impegno ipertecnologico. Secondo Enrica Perucchietti, ad esempio, temendo di perdere il controllo delle intelligenze artificiali, Musk è giunto a qualcosa di più inquietante: passare per l’ibridazione “volontaria” dell’uomo con la macchina

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Cuneo

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Primo Piano

Intelligenza artificiale, chip sottocutanei, clonazione, tecnosesso, trasferimento della mente, supersoldati: i temi affrontati dalla giornalista torinese Enrica Perucchietti nel saggio “Cyberuomo”

«Andiamo verso una concezione sempre più meccanicistica dell’esistenza: mente e ricordi rischiano di essere ridotti a semplici dati da copiare su un file»

Musk è giunto a qualcosa di più inquietante: passare

Enrica, lei non teme che questo

per l’ibridazione “volontaria” dell’uomo con la mac-

punto di vista finisca nel calderone

china. Stiamo andando verso una concezione sempre

delle teorie cospirazioniste?

più meccanicistica dell’esistenza: la nostra mente e i

«Esiste questo rischio, lo consta-

nostri ricordi rischiano di essere ridotti a semplici dati

tiamo ogni giorno. Alcune teorie

da copiare su un file».

però, come quelle degli impianti di

Lei è molto critica anche rispetto alle reazioni dei

microchip o del progressivo con-

governi alla pandemia in corso. Perché?

trollo sociale e individuale dovuto

«I mass media mainstream esercitano un grande

al numero sempre maggiore di

potere sulla nostra psiche e mi spaventa la tenden-

dati che vengono immagazzinati

za alla narrazione catastrofistica. Ritengo sia stata

dalle diverse piattaforme informa-

attuata una strumentalizzazione del terrore, esacer-

tiche, sembrano strampalate fino a

bando la paranoia collettiva. Esistono tecniche precise

quanto vengono riprese dai mass

dell’ingegneria sociale collegate a questi atteggia-

media ufficiali e allora si trasfor-

menti che si fondano sul famoso “divide et impera” e

mano in notizie vere».

si collegano alla manipolazione mediatica. In gene-

Cosa possiamo fare per vivere più

rale devo dire che i media stranieri hanno avuto un

consapevolmente?

approccio meno ansiogeno. In Italia si è sposata fin da

«Rimanere critici, leggere gli arti-

subito la versione monolitica dell’origine naturale del

coli e non solo i titoli. Informarsi

virus, ad esempio, e, mentre in altri Paesi si è aperto

anche su siti internazionali, non

il dibattito, da noi al solo accennarlo si viene bollati

delegare il proprio pensiero agli

come negazionisti. Lo storico, saggista e professore

altri, uscire dalla comfort zone. E

universitario israeliano Yuval Noah Harari sul “Fi-

poi imparare ad avere rispetto del-

nancial Times” ha parlato di una percezione indotta

la posizione e del pensiero altrui

che ci pone di fronte a un aut aut e che ci porta a pen-

anche se non lo condividiamo. In

sare che si debba scegliere tra salute e libertà, senza

sintesi: diventare adulti».

possibilità di vie di mezzo. E, a quel punto, gli esseri supporto etico che ne possa valu-

umani sceglieranno la salute, a ogni costo, ed è logico

tare le conseguenze negative nel

e normale».

lungo termine. I nostri dati sono ovunque, abbiamo barattato la privacy con la comodità dell’automatismo, del click che semplifica, della velocità. Entro pochi anni verranno sradicati posti di lavoro a causa dell’eccessiva automazione, la realizzazione di microchip sottocutanei con vari scopi è una certezza e la medicina rigenerativa sta lavorando alla creazione di uteri artificiali. Le ricerche vengono strumentalizzate spiegandone soltanto i risvolti positivi, ma lo scopo reale è quello di potenziare gradualmente l’essere umano. Temendo di perdere il controllo delle intelligenze artificiali, Elon

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Cuneo

Elon Musk ha affermato che l’obiettivo delle sue società SolarCity, Tesla e SpaceX ruota intorno all’ideale di cambiare il mondo e l’umanità. Tra gli altri, gli scopi sarebbero ridurre il riscaldamento globale tramite le energie rinnovabili e stabilire una colonia umana su Marte



[Foto: ©AGC Glass Europe]

Foto Notizia

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I paesaggi urbani che cambiano I vetri di AGC nel cuore di Amburgo e in quello di Londra

A

gc Glass Europe, leader europeo nella produzione di vetro piano, contribuisce alla realizzazione della Kallmorgen Tower, il nuovo complesso di uffici in vetro e acciaio nel centro di Amburgo. La torre, un tempo conosciuta come il “grattacielo Ibm”, fu costruita nel 1963 per ospitare gli uffici del colosso tecnologico e con il suo design futuristico riproduceva formalmente uno dei primi supporti dati, la “scheda perforata Hollerith”. L’edificio storico di 17 piani è stato completamente rinnovato ed è divenuto un simbolo del processo di adattamento e trasformazione urbana di Amburgo che fonde passato, presente e futuro. Agc ha contribuito alla realizzazione

Cuneo

delle facciate fornendo il vetro a controllo solare Ipasol Ultraselect 62/29 che garantisce un’eccellente selettività, una trasmissione luminosa del 62% e un fattore solare del 29%. La scelta di Agc come partner dell’importante progetto attuato nel cuore della metropoli tedesca testimonia il ruolo di grande rilievo ricoperto nel panorama internazionale dall’azienda che a Cuneo è presente con gli impianti produttivi della Agc Flat Glass Italia. In questo stesso 2020 Agc contribuisce, tra gli altri progetti a cui partecipa, a ridisegnare il sito Coal Drops Yard (nel riquadro in alto), simbolo del passato industriale di King’s Cross, nel cuore di Londra. Il comples-

so è costituito da due edifici di epoca vittoriana in disuso dagli anni Novanta. Per rivestire il punto centrale di questa architettura così straordinaria è stato scelto Ipasol Neutral 70/37, il vetro di Agc Interpane che coniuga la massima neutralità e un perfetto equilibrio tra proprietà termiche e di controllo solare.

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Personalità di Spicco

Carlo Alberto

Dalla Chiesa

Palmero e Anna Panacci Valla) gli hanno dedicato. È una memoria tenuta viva in tutto il Paese, tant’è che all’evento sono intervenuti, oltre al ministro Guerini, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, generale di corpo d’armata Giovanni Nistri, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, il vicepresidente della Provincia di Cuneo, Flavio Manavella, e il secondogenito del Generale, Nando dalla Chiesa. “Made In Cuneo” ha rivolto alcune domande a quest’ultimo, sociologo, scrittore con ben 35 libri all’attivo, editore,

Con il senso della giustizia al servizio dello Stato fino all’estremo sacrificio

Carlo Alberto dalla Chiesa nacque a Saluzzo il 27 settembre 1920 (suo padre percorse la carriera nell’Arma sino al grado di generale). Nominato prefetto di Palermo, vi venne ucciso il 3 settembre 1982. “Made In” ha intervistato il figlio Nando (foto a destra), classe 1949

A

Anna Cavallera

Saluzzo si è svolta una partecipata cerimonia in commemorazione della nascita del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, nato il 27 settembre di cento anni fa nell’antica città marchionale ai piedi del Monviso, quando il padre Romeo, anch’egli Carabiniere, era di stanza presso la locale Compagnia dell’Arma. Emblema della lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, un «uomo dello Stato che ha sacrificato la vita per le istituzioni, un Carabiniere che ha onorato la divisa», così come lo ha definito nel corso della cerimonia il ministro della difesa, Lorenzo Guerini, Carlo Alberto Dalla Chiesa fu barbaramente Cuneo

ucciso il 3 settembre 1982, alle 21,15, in un agguato mafioso a Palermo, con la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Il Comune di Saluzzo ha promosso numerose iniziative in suo ricordo: Poste Italiane ha emesso un francobollo che lo raffigura in primo piano con il profilo dell’antica città marchionale sullo sfondo e l’Amministrazione civica ha inaugurato il monumento che sei artisti del territorio (Alessia Clema, Franco Giletta, Ugo Giletta, Lorenzo Griotti, Giudo

Il figlio Nando dopo l’omaggio di Saluzzo al Generale per i cento anni della nascita: «Ha testimoniato con la vita che le istituzioni vengono prima di tutto, sono al di sopra degli interessi personali»

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Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa durante una rassegna militare nel 1980, a Milano. A destra: il francobollo commemorativo di Poste Italiane che celebra il secolo dalla sua nascita

politico e professore ordinario presso l’Università degli studi di Milano, ma anche presidente onorario di “Libera”. Quale eredità etica e morale le ha lasciato suo padre? «Mi ha insegnato il senso delle istituzioni. L’essersi messo in prima fila, con coraggio e abnegazione, nella difesa delle istituzioni, sia contro il terrorismo che contro la mafia. Le istituzioni vengono prima di tutto, sono al di sopra degli interessi personali. È un messaggio ben chiaro che può sembrare banale, ma non lo è, perché implica costi e rischi personali. Credo che tutti avrebbero da imparare da lui». L’Arma dei Carabinieri ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalla Città di Saluzzo. Lei ha trascorso alcuni anni dell’infanzia insieme a una balia saluzzese, nella caserma “Pietro Micca”, a Torino: cosa rappresenta, per lei, l’Arma? «Il senso delle istituzioni. Per mio padre l’Arma e lo Stato erano la stessa cosa e l’Arma era una forma forse per lui più alta dello Stato e anche quella più popolare. Lui teneva molto al rapporto con il popolo».

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Crescere in una situazione di costante pericolo ha condizionato le sue scelte di vita? «Quando avevo 12 anni non potevo portare il cane fuori sempre alla stessa ora. Sono stato condizionato nella scelta della tesi di laurea, per me determinante: a economia e commercio, alla Bocconi, non era scontato fare una tesi sulla mafia. La scelsi osservando l’operare meticoloso di mio padre, imparai come si servono le istituzioni, dettagli che nessuno metterebbe in un manuale di educazione civica: è stato un esempio. Quando ho denunciato le responsabilità del suo assassinio molti pensavano che parlassi a vanvera, invece erano cose che avevo studiato, come le sue dichiarazioni all’antimafia dal 1968 al ’73».

L’Arma dei Carabinieri ha ricevuto la cittadinanza onoraria dalla Città del Marchesato. «Per mio padre era la forma forse più alta dello Stato e anche quella più popolare. Teneva molto al rapporto con il popolo», ricorda Nando

Il magistrato Giovanni Falcone, commentando la morte di suo padre, dichiarò: «In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere». Lo Stato riuscirà mai a scoprire i veri mandanti? «Non c’è molto da scoprire da un punto di vista storico, ma dal punto di vista penale sì. I magistrati avevano individuato con certezza i mandanti mafiosi, i killer, grazie a un pentito che, catturato per altre ragioni, aveva confessato, facendo anche i nomi del gruppo di fuoco. Lo Stato, impersonato da Falcone e Borsellino, ha fatto tutto gli sforzi possibili e certo non posso rimproverare loro di non averci provato. Hanno avviato un’indagine sui mandanti esterni a Cosa nostra e sono arrivati fino al Parlamento. Tra i responsabili morali io ho indicato Giulio Andreotti, prima che si indicasse un rapporto tra lui e la mafia, perché “era nelle cose” ed era chiaro. Questo rimane. Dal punto di vista penale credo però sia impossibile risalire al di sopra, dopo tanti anni». Lei è sempre stato politicamente impegnato, già negli anni Settanta e Ottanta, all’interno dei movimenti della sinistra extraparlamentare: come la prese suo padre? «Non ha mai cercato di influenzare le mie idee e le ha anche pagate, perché i suoi ufficiali mi riferirono che i suoi nemici usavano le mie idee politiche per attaccarlo con lettere anonime. Ma non me l’ha mai detto. Si fidava di me. Negli ultimi anni, quando eravamo insieme a Milano, ci capivamo meglio e condividevamo le rispettive posizioni».


Personalità di Spicco strutture per conoscere ed entrare in contatto in modo sistematico con la materia. In nessun ateneo del mondo esisteva. Attraverso otto insegnamenti, tre laboratori professionalizzanti, un dottorato di ricerca, una scuola di perfezionamento in scenari internazionali, una summer school e un’università itinerante offriamo un modo per leggere, capire, la mafia, uno dei grandi pericoli per la società mondiale».

L’inaugurazione a Saluzzo del monumento che gli artisti del territorio Alessia Clema, Franco Giletta, Ugo Giletta, Lorenzo Griotti, Giudo Palmero e Anna Panacci Valla hanno dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa nel centesimo anniversario della nascita

Si riuscirà un giorno a sconfiggerla definitivamente? «Arginarla, ridimensionarla, impedirle di governare è possibile, ma non distruggerla. Salvo rari casi, i mafiosi non si sostituiscono allo Stato che non c’è, ma pretendono che lo Stato non ci sia. Per questo è necessario uno Stato che funzioni, con i suoi apparati, con la scuola e l’università. E una società civile responsabile. Non basta fare il proprio dovere, bisogna fare di più: loro fanno i mafiosi 24 ore su 24».

Nel suo blog lei si definisce «uno che ama impegnarsi, specie se sono in gioco la libertà e la giustizia. Ma anche la decenza mentale e morale. Insomma, mi piace la democrazia». Perché ha fondato l’Osservatorio

Quali valori ha cercato di trasmettere ai suoi figli, Carlo Alberto e Dora? «Sono riuscito, anche grazie a mia moglie Emilia, a trasmettere loro un grande amore per il nonno. Credo che tutti e due abbiano il senso della giustizia. Non è stato loro imposto, ma è come l’aria che si respira in casa, da sempre».

sulla criminalità organizzata dell’Università degli studi di Milano? «Mio padre ha lasciato un’idea di come si combatte, a partire dal Nucleo antiterrorismo, e io ho cercato di fare le stesse cose nell’università, creando

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Patrizia

Sandretto Re Rebaudengo

Intervista a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente dell’omonima Fondazione: «Torino, Guarene e Madrid formano una costellazione interpretando un’idea di Europa basata sulla reciprocità fra luoghi, comunità, saperi e culture»

L’arte e la cultura hanno un ruolo decisivo per la democrazia Cristina Borgogno

«T

ra le prime fondazioni private aperte in Italia, è un osservatorio sulle tendenze artistiche e i linguaggi culturali del presente, all’incrocio tra arte, musica,

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danza, letteratura, design. Un’istituzione no profit che rispecchia gli indirizzi di un nuovo mecenatismo, basato sulla responsabilità assunta in prima persona e sulla condivisione di passioni, saperi e risorse individuali». Così si presenta, tra le pagine del suo curatissimo sito web, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, costituita a Torino il 6 aprile 1995 e divenuta oggi, con la sua forte presenza tra Torino, la Langa e Madrid, riferimento internazionale per il mondo

dell’arte contemporanea. Questo soprattutto grazie all’entusiasmo, alla passione, alle idee e al gusto impeccabile di chi è da sempre l’anima della Fondazione: la presidente Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, la quale di arte riempie ogni giorno la sua vita. «Perché», dice, «credo che conceda a


Personalità di Spicco «Ho cominciato a collezionare dopo un viaggio a Londra nel 1992. Proprio allora, durante le mie prime studio-visit, ho capito che l’arte contemporanea mi offriva la straordinaria possibilità di dialogare con gli artisti, con persone creative e speciali immerse nel mio stesso tempo. Questa possibilità di condivisione, assente nell’arte antica, è ciò che mi ha spinto a intraprendere il mio percorso

Sull’operazione Uffizi-Chiara Ferragni: «Quella foto comunica l’idea di un museo meno distante, meno estraneo alla quotidianità, agli stili e agli interessi dei giovani»

collezionistico e, poi, a farlo evolvere nella Fondazione. Ho viaggiato, visitato i musei e le gallerie in giro per il mondo. Ho cominciato ad acquistare libri e cataloghi, a documentarmi e a studiare. Lo studio, il viaggio e il dialogo con gli artisti guidano ancora oggi il mio approccio collezionistico. E ho scelto l’arte contemporanea, perché gli artisti sono portatori di prospettive inedite sulla contemporaneità, di visioni non semplicistiche su temi e problemi che ci riguardano. L’arte ci insegna a essere aperti, elastici, flessibili: ci chiede un’evoluzione mentale, la disponibilità a entrare in contatto con la differenza, a misurarci in profondità anche con ciò che non comprendiamo a prima vista. Un esercizio che, ne sono certa, favorisce le relazioni, la convivenza, il confronto dialettico. Una delle caratteristiche dell’arte, soprattutto dell’arte contemporanea, è la libertà». Qual è il contributo che oggi l’arte può dare alla società? «L’arte attinge dal presente, dall’attualità, dalla storia e, insieme, illumina idee e visioni di futuro. Fornisce le chiavi per leggere il nostro tempo da prospettive inattese e indisciplinate, fuori dalle narrazioni correnti e dalle regole della comunicazione. Penso all’arte come a una zona franca, a un linguaggio che oltrepassa le lingue. Credo molto nelle sue capacità riflessive, narrative,

Patrizia Sandretto Re Rebaudengo in un ritratto realizzato da Andrea Basile e, sotto, uno degli spazi espositivi gestiti dalla Fondazione a Guarene

ognuno di noi uno spazio per osservare liberamente il mondo, cioè fuori dalle convenzioni e dagli stereotipi. Per questo amo l’arte, la colleziono e la promuovo». Ma come si è avvicinata al mondo del collezionismo? E perché ha scelto di collezionare arte contemporanea? Cuneo

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Personalità di Spicco funzione che in Fondazione Sandretto Re Rebaudengo si concretizza nella mostra, un luogo di visita ma anche un laboratorio capace di sollecitare un approccio attivo, riflessivo e creativo rivolto ai bambini e alla scuola, agli adulti e ai nuovi cittadini, alle persone in difficoltà e alle famiglie». Torino, Guarene e Madrid. Che cosa lega queste città? «Formano una costellazione: la sede di Torino, palazzo “Re Rebaudengo” e il Parco d’arte della collina di San Licerio a Guarene, con le attività che stiamo svolgendo nella capitale spagnola, disegnano una mappa che declina le diverse scale della territorialità, delle radici e del viaggio, della natura e della città, interpretando un’idea di Europa basata sulla reciprocità fra luoghi, comunità, saperi e culture».

Sopra: un’installazione all’interno di palazzo “Re Rebaudengo” a cui, sempre nel paese roerino, si affianca il Parco d’arte della collina San Licerio e, sotto, la sede torinese, in via Modane 16

nella sua reciprocità, una caratteristica che in Fondazione Sandretto Re Rebaudengo impronta tutte le relazioni con il pubblico, attraverso la mediazione culturale dell’arte, l’attività educativa, i progetti di accessibilità. La Fondazione è nata 25 anni fa per sostenere i giovani artisti e, insieme, per favorire la nascita di un pubblico nuovo». Quale deve essere,secondo lei, il ruolo di una Fondazione?

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«Le scelte su cui ho costruito la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo esplicitano con chiarezza e trasparenza i motivi personali e i valori più ampi che mi hanno spinto a costituire un’istituzione no-profit: una Fondazione privata che interpreto sul modello di un museo pubblico. Un museo-laboratorio che crea contenuti, promuove conoscenza, ispira e sostiene le nuove generazioni più creative, fa dell’arte contemporanea un motore di educazione e un fattore importante nei processi di community building. L’arte contemporanea riveste un ruolo importante nel processo di estensione del diritto alla cittadinanza culturale e, dunque, è per me un valore tangibile, una ricchezza per la vita delle persone e della nostra società. Sono fermamente convinta che l’arte e la cultura abbiano un ruolo decisivo nella vita democratica,

Qual è la ricaduta che l’arte può avere su un territorio? In particolare, nella nostra provincia Granda con la vostra presenza nel Roero? «La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha aperto la sua prima sede nel 1997 a Guarene. Sento un legame molto profondo con il Roero, con il suo paesaggio, i luoghi, le persone, la sua memoria. Dal 1997 palazzo “Re Rebaudengo”, dimora settecentesca della famiglia di mio marito Agostino, è diventato un crocevia, un luogo d’incontro di artisti, curatori e collezionisti internazionali, uno spazio di mostre, pensato per accogliere le comunità locali e i visitatori italiani e stranieri. Ed è accaduto proprio in queste stesse settimane, con la mostra “Waves between us”, concepita da tre giovani curatrici straniere e dedicata alla scena della giovane arte italiana, organizzata dal 3 ottobre al 15 novembre, con l’impatto sul finale delle misure anti Covid-19. Con il progetto del Parco d’arte della collina di San Licerio, avviato nel 2019, abbiamo messo al centro il rapporto tra arte e territorio. Esso è aperto al pubblico e si propone come una nuova stazione, un fulcro nell’itinerario dell’arte contemporanea nella provincia della Granda, che vorrei contribuire a valorizzare e comunicare. L’arte, insieme alla bellezza del paesaggio e alla straordinaria cultura enogastronomica di questa provincia, può essere un ulteriore attrattore di turismo di qualità e un valido so-

«L’arte insegna a essere aperti, elastici, flessibili: chiede una evoluzione mentale, la disponibilità verso la differenza, a misurarsi in profondità anche con ciò che non si comprende a prima vista»


stegno dell’internazionalizzazione del territorio. Da sempre, e ora più che mai, interpreto la presenza della Fondazione nel Roero, come un’occasione per promuovere legami solidi con le scuole, gli abitanti e le imprese del territorio, favorendo ricadute positive sia sul piano culturale che economico». I giovani si avvicinano all’arte e alla sua fruizione? C’è un interesse da coltivare nelle nuove generazioni e come si coltiva? «La Fondazione ospita oltre 25.000 studenti l’anno. Il nostro Dipartimento educativo svolge laboratori per tutte le fasce d’età, a partire dai 3 anni. Anche i social network aiutano a intercettare i giovani. Instagram o TikTok, ad esempio, sono ottimi strumenti per raggiungere la “generazione Z”. Una comunicazione integrata, su più piattaforme, è alla base di una strategia marketing inclusiva, per favorire l’engagement». Cosa pensa dell’operazione Uffizi-Chiara Ferragni? «Gli Uffizi hanno fatto bene a pubblicare la foto di Chiara Ferragni sui social. Quella immagine comunica l’idea di un museo meno distante, meno estraneo alla quotidianità, agli stili e agli interessi dei giovani. Concordo, dunque, sulla ricerca di una comunicazione più accessibile e informale, come da anni fa la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a patto che le istituzioni che scelgono questo tipo di strategia siano molto attente alla

Cuneo

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è un’istituzione senza scopo di lucro, fondata a Torino nel 1995, che sostiene l’arte contemporanea e in particolare i giovani artisti. Lo spazio di palazzo Re Rebaudengo ospita mostre, presentazioni di libri e di film, dibattiti e conferenze

salvaguardia del valore simbolico e artistico delle opere e della loro storia». Si ispira a qualcuno nel suo lavoro? «Ho guardato soprattutto alle donne, ammirando i progetti di grandi pioniere come Abby Aldrich Rockefeller, Mary Quinn Sullivan e Lillie P. Bliss, fondatrici nel 1929 del “MoMa” di New York, di

Gertrude Vanderbilt Whitney che nel 1931 fondò il “Whitney Museum”. Peggy Guggenheim ha rappresentato per me una grande fonte di ispirazione. Il dialogo con Francesco Bonami, oggi direttore onorario della Fondazione, è stato molto prezioso: la sua è stata una presenza essenziale nel percorso dell’istituzione».

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Design

Naso

che ha...

Il progetto è ispirato al “fiuto” di Giacomo Morra e alla sua felice intuizione, negli anni Conquanta, di promuovere nel mondo il tuber magnatum Pico e, con esso, l’intero territorio delle colline albesi. Sembravano idee visionarie, forse anche balzane...

Maria Giacosa

“Giacomo” è la spazzola ideata da Gufram e da Job Smeets per l’edizione 2020 della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba 52

G

ufram, il brand italiano di design che da sempre si contraddistingue per l’identità pop, dirompente e radical, per il 2020 è stato invitato dall’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba a immaginare un oggetto nell’àmbito del progetto “Kit per il tartufo bianco d’Alba”, iniziativa che ogni anno coinvolge un’azienda di design nella progettazione di un oggetto ad hoc per il maneggio e il consumo del tuber magnatum Pico.


Arte Industriale È un oggetto funzionale e al contempo evocativo proprio di quell’esperienza olfattiva che, anticipando il piacere del gusto, è l’essenza stessa del tartufo bianco d’Alba

Come “Giacomo”, nel ““Kit per il tartufo bianco d’Alba” c’è “XFetta”, tagliatartufi ideato dallo chef stellato Davide Oldani (foto sopra, di Giorgio ProttinoGetty Images for Ente Fiera) e da Ambrogio Sanelli

La spazzola per il tartufo bianco d’Alba è l’oggetto che vede protagonista, per la novantesima edizione della fiera, la rivoluzionaria creatività di Gufram, azienda assai legata alle Langhe, dove ha sede, che per il progetto ha coinvolto Job Smeets, fondatore dell’eclettico e controcorrente studio omonimo, acclamato a livello internazionale per le sue opere che, concepite per il mondo del collezionismo e dei musei, travalicano i confini tra design e arte, coniugando una forza espressiva all’avanguardia con un’abilità artigianale unica. «Un diamante della terra così prezioso merita un kit dedicato, che quest’anno arricchiamo di un nuovo oggetto, sempre alla ricerca del giusto equilibrio tra il design e la funzionalità», ha dichiarato in proposito Liliana Allena, presidente dell’Ente Fiera. «La proposta del 2020 si inserisce alla perfezione nel percorso cominciato nel 2017, alla ricerca della bellezza e della praticità, per tutti i gourmet e gli Cuneo

appassionati di tartufo. Grazie alla collaborazione con Gufram e Job Smeets, prende forma un omaggio al “fiuto” di Giacomo Morra e alla sua intuizione, negli anni ’50, di promuovere nel mondo il tuber magnatum Pico». «Il primo oggetto di Gufram per la tavola non poteva che nascere a tavola», racconta Charley Vezza, global creative orchestrator di Gufram. «Il rito del tartufo, della cucina, dello stare insieme, sono elementi fondanti del territorio in cui Gufram è radicata oggi, e questa collaborazione non poteva che nascere da una cena con Liliana, Stefano e Barbara del team dell’Ente Fiera, nell’ordine, presidente, direttore e responsabile dell’organizzazione eventi. A quella tavola abbiamo invitato Job Smeets, famoso artista belga, ma langhetto d’adozione. Lo abbiamo chiamato per darci una mano, ma alla fine lui ci ha messo il naso, e neanche il suo». “Giacomo” è la spazzola da tartufo immaginata dal genio anticonfor-

mista di Job Smeets che, proprio per il legame personale con il progetto, ha deciso di firmarlo con nome e cognome. Dal suo caleidoscopico e immaginifico catalogo iconografico il designer ha scelto l’immagine iconica del “naso”, trasformandola in un oggetto funzionale e al contempo evocativo proprio di quell’esperienza olfattiva che, anticipando il piacere del gusto, è l’essenza stessa del tartufo bianco d’Alba. Lo scultoreo naso con finitura in oro 24 carati è realizzato da maestri orafi con le più innovative tecniche della gioielleria di alta gamma, mentre la spazzola incastonata presenta setole in fibra di tampico 100% naturale, seguendo i princìpi di performance divulgati dal Centro nazionale studi tartufo. “Giacomo” non è un naso casuale, ma è quello di Giacomo Morra, considerato l’ideatore della Fiera del tartufo bianco d’Alba e della sua storia di successo internazionale. Tramite un lavoro di ricerca tra fotografie di archivio è stata ricostruita la conformazione del naso di Morra e riprodotta negli esemplari di “Giacomo”. «Quando Charley mi ha contattato, l’idea mi è venuta subito in mente: il tartufo e il naso sono sempre connessi, i cani usano il naso per trovarlo, mentre per l’uomo il naso rappresenta l’odore e il gusto del mangiare. Il tartufo non è per gli occhi, è per il naso», ha affermato Job Smeets. «Il progetto è un omaggio a Giacomo Morra non solo fisicamente, ma richiama anche il suo ingegnoso “naso per gli affari” che ha reso il tartufo

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Arte Industriale Radicale e anticonformista come...

Charley Vezza

A soli 27 anni Charley Vezza è diventato il direttore creativo del marchio Gufram, storica azienda piemontese nata nel 1966 sotto la direzione dei fratelli Gugliermetto, subito divenuta un laboratorio che ha prodotto alcune delle principali icone del design italiano: il divano “Bocca” del 1970, la seduta “Pratone” del 1971 e il famoso “Cactus” del 1972. In occasione della novantesima edizione della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba Gufram, in collaborazione con l’Ente Fiera e con lo studio “Job Smeeth”, ha realizzato “Giacomo”, speciale spazzola per il tartufo. “Made In Cuneo” gli ha chiesto di conoscerne i dettagli. Charley, com’è nata la collaborazione con la Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba? «Gufram è un marchio profondamente piemontese, e albese. In passato abbiamo avuto diversi contatti con l’Ente Fiera e quest’anno ci siamo incontrati per valutare che cosa fare insieme. Abbiamo iniziato una collaborazione che per Gufram rappresenta una grande novità: “Giacomo” è, infatti, il primo oggetto per la tavola realizzato dalla nostra azienda che di norma si occupa sì di complementi di arredo, ma non di oggetti per la tavola. Abbiamo quindi deciso di realizzare il primo oggetto per

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la tavola proprio in onore del tartufo che sentiamo così vicino. La collaborazione effettiva è iniziata durante una cena. È un progetto per la tavola nato a tavola, scritto inizialmente su un tovagliolo, anche con una certa spensieratezza». Come ha concepito “Giacomo”? «Si è trattato di un lavoro a quattro mani con lo studio “Job Smeeth”: abbiamo pensato di realizzare un oggetto che avesse una caratteristica di “iconicità”, dal momento che, in genere, pensando a una spazzola per tartufo, viene in mente qualcosa di molto funzionale. Il tartufo non ha sapore, ma è soltanto odore, anche se molti credono il contrario; viene cercato tramite il naso dal cane e, soprattutto, l’uomo che ha reso internazionale la Fiera del tartufo bianco è stato Giacomo Morra che aveva un naso molto pronunciato. Tale forma era facilmente riconducibile all’iconicità di Gufram e in questo modo è nato “Giacomo”». Gufram ha realizzato anche tutto l’arredamento della fiera, è corretto? «Sì, ne abbiamo arredato tutti i momenti importanti a partire dalle presentazioni e dalle conferenze stampe iniziali». Riassuma la creatività di Gufram in due parole chiave... «Radicale e anticonformista».

bianco d’Alba ciò che è oggi. Ergonomicamente sono stato fortunato, le narici creano la presa perfetta per spazzolare il tartufo, mentre le setole sembrano dei baffi surrealisti. È un oggetto dal design radicale e surreale, ma assai pratico e completamente aderente alla storia del tartufo bianco d’Alba. È un pezzo totalmente non-modernist». Con questo progetto Gufram, che fin dalla nascita, nel 1966, ha creato icone del design entrate a far parte dell’immaginario collettivo, conferma ancora una volta l’attitudine alla sperimentazione, sia estetica che progettuale, e quello spirito radicale unico, capace di dare origine a oggetti simbolo, travalicando la funzione e la scala dimensionale. La collaborazione di Gufram con l’Ente Fiera non si è fermato al progetto “Kit per il tartufo bianco d’Alba”, ma si è estesa agli spazi della sala “Beppe Fenoglio” e della nuova cornice del castello di Roddi, impreziositi dalle sculture domestiche del brand. “Giacomo” fa parte di un “Kit per il tartufo bianco d’Alba” che negli anni precedenti ha coinvolto grandi aziende nella realizzazione di oggetti utili per maneggiare il pregiato tuber. Maison Raynaud, storica casa produttrice di raffinati servizi tavola di Limoges, ha contribuito alla realizzazione della “Pepita”, prezioso oggetto per svelare al meglio il profumo, l’aroma e la freschezza del tartufo bianco d’Alba. Disegnato da Mariela Schwarz Montiel su ispirazione delle pietre preziose e del logo della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, il raffinato contenitore di porcellana rappresenta con le sue sfaccettature il perfetto modo di trasportare e offrire il più straordinario gioiello della natura. L’occasione per ripensare a un utensile elitario, l’affettatartufi poi denominato

In alto: Charley Vezza (a sinistra) e Job Smeets (foto Meschina). Sopra: la “Pepita” in porcellana pensata per custodire il tuber magnatum Pico da Maison Raynaud, disegnata da Mariela Schwarz Montiel


Il “Kit per il tartufo bianco d’Alba” comprende anche altri oggetti straordinari, creati gli anni scorsi: “Pepita”, “Alba”, “Trace” e “XFetta” “Alba”, già esistente nelle cucine del 1700, nasce dalla collaborazione tra Alessi, Centro nazionale studi tartufo e Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba. Il design di “Alba” è ispirato all’intreccio delle radici degli alberi e alle nodosità del prezioso fungo ipogeo. Si è lavorato a lungo per trovare la migliore posizione ergonomica e il giusto equilibrio del peso nel momento in cui l’affettatartufi è

tenuto in mano. Per consentire la migliore ergonomia durante l’operazione di taglio e ridurre la pressione sul polso, è stato creato un angolo di 18 gradi tra l’impugnatura e la lama. L’applicazione di questi parametri ha permesso di combinare una forma scultorea con un uso pratico. I guanti “Trace” di Patricia Urquiola arricchiscono l’offerta di oggetti di design, ma funzionali e di grande qualità, per custodire, toccare e lamellare il prezioso tartufo. Urquiola ha scelto un pattern derivato dalle forme irregolari delle lamelle di tartufo. I quanti garantiscono una presa sicura dell’affettatartufi. “XFetta” è, infine, un tagliatartufi che, come suggerisce il nome e secondo l’idea concretizzata dallo chef stellato Davide Oldani e da Ambrogio Sanelli, garantisce la lamellatura “perfetta” su ogni piatto e per ogni tipologia di tartufo.

L’affettatartufi “Alba” di Alessi e i guanti “Trace” (foto Davide Carletti-Ente Fiera del tartufo) di Patricia Urquiola che garantiscono una presa sicura: altri due oggetti di design dedicati al tuber

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Il Direttore dell’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba interviene a proposito della scelta di organizzare l’edizione 2020 in presenza, con il passaggio all’on-line a seguito dei Dpcm governativi contro il Covid-19

Mosca Stefano

Il gusto (e l’aroma) della sfida

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Stefano Mosca, direttore dell’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, ha assunto l’incarico dopo aver diretto per 18 anni l’Atl di Biella. L’Ente presieduto da Liliana Allena ha quali soci il Comune, la Giostra delle cento torri guidata da Luca Sensibile e l’Aca

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alla primavera 2019 l’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, società mista pubblico-privata che organizza la fiera autunnale albese e la kermesse Vinum, ha rafforzato la struttura operativa con l’inserimento della figura di un direttore. Per affiancare la storica presidente, Liliana Allena, i tre soci dell’Ente, ovvero il Comune di Alba, la Giostra delle cento torri e l’Associazione commercianti albesi (Aca), hanno scelto Stefano Mosca, direttore dell’Atl di Biella per 18 anni e ancor prima imprenditore nel mondo del turismo e della cultura. Con lui “Made In Cuneo” ha commentato l’edizione 2020 della Fiera del tartufo, svoltasi in presenza per le prime tre settimane, quindi proseguita a distanza, nel rispetto del Dpcm del 25 ottobre 2020, grazie a un supporto e a un’inventiva tecnologica unici nel loro genere. Direttore Mosca, ci racconta il percorso certamente “coraggioso” che ha portato l’Ente a confermare la novantesima edizione della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba dapprima in presenza e poi a distanza? «Quella di programmare gli eventi in presenza è stata una scelta coraggiosa, non banale, ponderata, presa dopo analisi di vario tipo. Siamo giunti alla conclusione che per il territorio la scelta migliore fosse quella di fare la fiera. Le settimane svolte ci hanno portato molta soddisfazione. L’evento favorisce le imprese e gli operatori del territorio: per questo abbiamo cercato di tenere duro, al fine di offrire beneficio a un sistema non solo locale, ma che riguarda tutto il sud del Piemonte, raggiungendo anche Torino, dove si sente un bene-

fico influsso. Quest’anno le presenze fisiche, finché si è potuto riceverle, sono state inferiori, ma nel 2019 avevamo constatato quanto l’onda lunga degli effetti benefìci della fiera si sentisse a grande distanza. La nostra decisione è stata presa sulla base di dati che evidenziano l’importanza dell’evento per il territorio. Abbiamo avviato la fiera tra mille difficoltà, applicando in toto protocolli di sicurezza e protocolli

Covid. Abbiamo superato bene la sfida e, malgrado tutto, ne siamo soddisfatti, anche perché siamo stati messi alla prova dal punto di vista professionale». Quali sono state le novità dell’edizione numero 90 della fiera? «La prima avrebbe dovuto essere la durata o, per meglio dire, è stata il posticipo dell’inizio: la fiera è infatti iniziata una settimana dopo l’avvio abituale, considerate le nuove tempistiCuneo


Emergenti che di “cerca” del tartufo che forniscono indicazioni riguardo al cambiamento climatico. Il mese di settembre è sempre più caldo e, dunque, la stagione della “cerca” si sposta sempre più avanti: la fiera ha seguito questo andamento. Oggi si trovano tartufi eccellenti a dicembre, quindi abbiamo deciso di allungare un po’ la durata della manifestazione e di spostarne l’inizio». La tecnologia digitale ha avuto uno spazio fondamentale quest’anno... «Proprio l’innovazione tecnologica è stato un elemento di novità tra i più significativi: l’Ente ha preso in gestione una pertinenza del castello di Roddi dove ha sviluppato il “Truffle hub” dal cui sito vengono proposte attività digitali, analisi sensoriali, degustazioni di vino, di tartufo e molto altro nell’“Alba digital truffle lab” e nel “Langhe digital wine lab”, esperienze di grande qualità e fascino per gli appassionati. La componente digitale inoltre è stata ancor più sviluppata per andare incontro alle esigenze attuali e sul sito web della fiera è possibile trovare queste novità».

Ogni anno L’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba collabora con aziende di arredamento e design del territorio per la realizzazione del “simbolo” della fiera: quest’anno il contributo di Gufram ha portato alla creazione di Giacomo, una speciale spazzola per tartufo di cui parliamo nelle pagine predecenti di “Made In Cuneo”... «Sì, il nome richiama Giacomo Morra, una delle figure principali per lo sviluppo del brand del tartufo bianco d’Alba. Morra aveva una lungimiranza e una visione d’insieme che gli permisero di rendere il pregiato tuber magnatum Pico ambasciatore del territorio e di far conoscere Alba e in ogni parte del mondo. Siamo molto soddisfatti di aver realizzato un oggetto così particolare e piacevole con un partner del territorio come Gufram: è una collaborazione con un radicamento territoriale forte e, al contempo, un respiro internazio-

Liliana Allena, presidente dell’Ente Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba, laureata in scienze politiche, con indirizzo tecnico amministrativo, e in giurisprudenza, da 15 anni impegnata nella promozione del territorio

nale perché, ad affiancare Gufram, è stato lo studio di design noto in tutto il mondo “Job Smeets”. Gufram inoltre ha arredato tutti gli spazi fisici della fiera, dalla sala “Beppe Fenoglio” al castello di Roddi». Cosa ricorderà di questa novantesima edizione? «È memorabile per vari motivi. Dal punto di vista professionale è una sfida enorme: una fiera che ricorderò per il coraggio dimostrato dal sistema territoriale albese e per il piacere che le persone hanno avuto nel viverla in presenza e anche on-line. Abbiamo riscontrato da parte di tutti la voglia di goderne, la soddisfazione di chi è riuscito a vivere momenti piacevoli. In un momento come questo, siamo contenti di aver accettato la sfida e di essere andati avanti, offrendo un po’ di necessaria spensieratezza».

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Cam Stefania

Sociologia economica per “capire” la Granda Claudio Puppione

S

tefania Camoletto, canavesana d’origine, nutre una vera passione per la Granda, nata dai racconti delle esperienze lavorative e di vita di alcuni amici in Ferrero e in Miroglio. Così ebbe origine la sua tesi in sociologia economica sulla diversificazione produttiva che analizzava il caso di successo di Alba e del suo territorio, terra “risorta” in campo sociale ed economico: un caso di sviluppo locale “da manuale” che in pochissimi decenni ha reso le colline della malora fenogliana e dei resoconti antropologici di Nuto Revelli un luogo riconosciuto per il capitale culturale “sedimentato” che l’ha portato al prestigioso riconoscimento Unesco.

Per celebrare in modo scientifico l’opera che le maestranze di quelle terre hanno compiuto, nel 2015 Stefania Camoletto scrisse il libro “Agli uomini di buona volontà-Il territorio e il lavoro dell’uomo”, voluto da Roberto Cerrato, direttore del sito Unesco Langhe-Roero e Monferrato, e Giuseppe Miroglio, presidente del Gruppo Miroglio. Il ricavato fu devoluto alla Città di Alba per l’acquisto di due defibrillatori. La passione per la ricerca della dottoressa Camoletto continuò presso le Università di Firenze e Trento, durante il corso di dottorato in Development economics and local systems (economia industriale). Per inciso, la Scuola fiorentina di sviluppo locale è tra le

La presentazione del libro di Stefania Camoletto “Agli uomini di buona volontà-Il territorio e il lavoro dell’uomo” (Edizioni San Giuseppe, Alba). Con l’autrice e gli altri intervenuti, al tavolo dei relatori sedevano Giuseppe Miroglio e Roberto Cerrato

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moletto grandi eccellenze italiane e ha raccolto l’eredità intellettuale del professor Giacomo Becattini, tra i pionieri della materia e ideatore, nei tardi anni ’70, del concetto di “distretto industriale”. La ricerca venne incentrata sullo sviluppo locale in provincia di Cuneo, indagando le pratiche di welfare e le esternalità create da Ferrero e Miroglio sul tessuto socioeconomico e produttivo in termini di ricadute di conoscenza, imprenditorialità, capitale

sociale e umano. L’approfondimento scientifico ha visto il coinvolgimento di Ires Piemonte e Cciaa Cuneo ed è stato anche un’indagine qualitativa che ha coinvolto circa sessanta rappresentanti territoriali: imprenditori quali Bruno Ceretto, la famiglia Invernizzi, il compianto Alessandro Invernizzi, Egle Sebaste, Giuseppe Miroglio, Amilcare Merlo, Oscar Farinetti, la Fondazione Ferrero, Alberto Biraghi, Giuseppe Bernocco, rappresentanti istituzionali e associazioni di categoria, nonché numerosi altri esponenti delle piccole imprese. Inoltre, in collaborazione con l’Ente camerale, fu somministrata una web-survey rivolta a 27.000 imprese della Granda: uno dei più imponenti tentativi di mappare l’econo-

Emergenti mia della provincia, le buone pratiche, la responsabilità sociale d’impresa, le ricadute delle politiche di welfare nell’impresa e sulla collettività. La ricercatrice spiega: «Per riassumere il disegno su cui abbiamo basato le interviste qualitative e la web-survey, analizzando i principali effetti del welfare aziendale e concentrandoci in partenza sulle politiche di corporate

Sulle tracce della responsabilità sociale d’impresa: i due campioni locali Ferrero e Miroglio funsero da fabbriche “comunitarie” olivettiane

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Emergenti welfare avviate da Ferrero e Miroglio dal secondo dopoguerra, le nostre ipotesi erano le seguenti: le strategie di welfare aziendale adottate dai due campioni locali hanno promosso lo sviluppo di un’economia diversificata, con ricadute di conoscenza e imprenditorialità; le medesime strategie hanno aumentato i livelli di coesione sociale». Gli esiti della ricerca hanno portato a una definizione “scientifica” dello sviluppo locale nella Granda e dei rapporti produttivi tra grande e piccola impresa. Stefania Camoletto chiarisce: «Innanzitutto è stato individuato un territorio composto da tanti sistemi produttivi con differenti specializzazioni in cui prevalgono, per tradizione e capacità produttiva, il cluster dell’agroalimentare, il tessile e il cluster della meccanica. Tuttavia, nonostante le varie specializzazioni, si riscontrano componenti sistemiche comuni a tutta la provincia che la contraddistinguono in un unicuum socioproduttivo ed economico, quali tipiche componenti

“distrettuali”: background culturale e politico comune (bianco/cattolico), sapere legato alle professioni agricole e artigianali storicamente sedimentato, manodopera di estrazione contadina celebrata e riconosciuta per il suo “stakanovismo”, trasmissione del sapere in forma “tacita”, soprattutto per le professioni artigianali e agroindustriali (solo di recente l’apprendimento e le forme di trasmissione del sapere vengono istituzionalizzate tramite istituti specializzati come l’Università del gusto), flessibilità nel mercato del lavoro (un tipico esempio è il part-time farming, il doppio lavoro svolto dagli operai-contadini di Ferrero e Miroglio)». La grande impresa, soprattutto Ferrero, ma anche Miroglio, è stata vitale per lo sviluppo socioeconomico: ha costituito la base solida dal punto di vista produttivo, sociale e anche morale grazie a cui molti hanno potuto re-investire tempo e denaro per lo sviluppo di un’agricoltura d’eccellenza. Nell’arco di mezzo secolo si è costituito un sistema produttivo policentrico che verte su complementarietà produttive collegate e imprescindibili: un primario d’eccellenza, un secondario con le punte di diamante nel settore agroalimentare e meccanico, un terziario plurispecializzato, ma con un turismo di nicchia e di eccellenza. «Le interviste a grandi e piccoli imprenditori hanno messo in evidenza un comportamento “mimetico” del mondo imprenditoriale nei confronti soprattutto di Ferrero, la quale ha definito, con un lead by example, uno stile imprenditoriale

Sopra: Stefania Camoletto con Alberto Biraghi (Valgrana di Scarnafigi) e Giuseppe Bernocco (Gruppo Tcn di Alba, di cui fa parte la Galup di Pinerolo). Sotto: la ricercatrice nativa del Canavese in posa accanto a Egle Sebaste (Golosità dal 1885 di Grinzane Cavour)

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“ferrero-olivettiano” perno di un “ecosistema imprenditoriale” locale dalla grande alla microimpresa che condivide gli stessi valori e asset materiali e culturali, ispirandosi allo stile imprenditoriale del punto di riferimento», aggiunge Stefania Camoletto. «Questo ecosistema è definito da un particolare “isomorfismo imprenditoriale”, cioè la condivisione di valori, di un modus operandi comune al mondo imprenditoriale che è un po’ lo specchio dello spiritus loci e di una cultura sedimentata e condivisa». Le risposte degli imprenditori hanno messo in evidenza una particolare fascinazione nei confronti di Ferrero, ma anche di Olivetti, la cui figura è percepita come antesignana di un certo modo di intendere e fare impresa. In definitiva i due campioni locali, Ferrero e Miroglio, funsero da fabbriche “comunitarie” per dirla alla Olivetti (padre ante litteram della responsabilità sociale di impresa), motori propulsivi e proattivi del benessere materiale e morale della comunità. La dottoressa Camoletto non si è fermata lì: in qualità di consulente del Parlamento europeo, a ottobre ha concluso lo studio intitolato “An estimation of the economic impact of environmental, social and governance due diligence and corporate accountability for Eu companies: a firm-level analysis”, volto a indagare la diffusione di buone pratiche da parte delle imprese europee in materia di responsabilità sociale di impresa (Csr). Si tratta di un lavoro a supporto di un disegno di legge sull’operato delle grandi (soprattutto multinazionali operanti in global value chains) e delle piccole imprese, in merito alla loro duplice natura economica e sociale e al grande contributo che possono e devono dare in materia ambientale, del rispetto all’equità sociale, dei diritti umani e del benessere dei propri stakeholder (trasparenza, welfare aziendale, risposta adeguata alle istanze di consumatori sempre più responsabili). Cuneo


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Dinamiche preziose fra imprese e lavoratori Il viaggio di approfondimento di “Made In Cuneo” nei progetti, spesso all’avanguardia, portati avanti da Diageo, Michelin, Gruppo Miroglio, Sebaste dal 1885, Huvepharma Italia e Manitowoc, per i propri collaboratori

Francesca Pinaffo 62

Il welfare aziendale che sa mettere al centro i dipendenti

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alla visione paternalistica ottocentesca, in cui l’imprenditore concede dall’alto benefìci, a quella attuale, in cui sono i bisogni dei dipendenti a essere messi al centro: se in Italia la storia del welfare aziendale è fatta di tappe, la strada da percorrere è chiara. Ed è sempre di più caratterizzata da un dialogo tra azienda e lavoratore, per innescare dinamiche preziose per entrambe le parti. In fin dei conti, lo diceva già Adriano Olivetti: «La fabbrica non può guardare soltan-

to all’indice dei profitti: deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia». Da noi se ne fece portatore Michele Ferrero, quando agli inizi degli anni 60 organizzava i convegni albesi sulla responsabilità sociale d’impresa ben prima che questo concetto venisse codificato e, nel contempo, provvedeva con lungiCuneo


La Bella Storia miranza ai bisogni dei dipendenti in mille modi, ad esempio organizzando il trasporto da e per la fabbrica, contribuendo a limitare lo spopolamento delle colline di Langa e Roero. Se, a un anno dalla scomparsa dell’inventore della Nutella ben 38 Comuni dell’alta Langa, in aggiunta all’Amministrazione civica albese che ribattezzò la piazza Savona, in contemporanea gli intitolarono un luogo pubblico in segno di gratitudine, è anche perché, oltre a garantire il benessere di migliaia di famiglie, inventò quei servizi che oggi possono essere inglobati nel termine welfare aziendale. Oggi in Italia si stanno facendo passi in avanti. Lo dimostra il terzo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale: nel 2019, dei 17 mila e 300 contratti attivi depositati al Ministero del lavoro, il 52,7 per cento prevedeva misure di welfare, registrando una crescita del 6,6 per cento rispetto al 2018. Confindustria Cuneo, da gennaio, ha attivato uno sportello dedicato al welfare, nato sotto l’egida di “We Want Welfare”, progetto finanziato nell’àmbito della strategia regionale di innovazione so-

ciale “We Care”, con il supporto del Fondo sociale europeo (Fse). L’obiettivo è offrire supporto tecnico e normativo alle aziende nella creazione di piani di welfare studiati sulla realtà di ciascuna, in collaborazione con gli enti locali aderenti al progetto. E, nella Granda, gli esempi da seguire non mancano. Una realtà unica nel suo genere è quella della Diageo che fa parte dell’omonima multinazionale leader nella produzione di bevande alcoliche. Nello stabilimento di Santa Vittoria d’Alba viene portato avanti un concetto di welfare ispirato al modello anglosassone, «che non si basa soltanto sui bonus connessi al premio di produzione o allo schema Mbo,

ma su un’attenzione più ampia a tutti i colleghi», come precisa il direttore delle risorse umane, Alberto Tortone. A fianco di iniziative come percorsi formativi dedicati, momenti di convivialità in occasione di eventi aziendali, la presenza di un negozio aziendale con vendita dei propri marchi e del ristorante aziendale con zona bar per i

L’italia fa passi avanti: nel 2019, su 17.300 contratti attivi depositati al Ministero del lavoro, il 52,7% prevedeva misure di welfare

A sinistra: un reparto di lavorazione presso lo stabilimento di Gallo Grinzane della Sebaste. Sotto: fotografia di gruppo dei dipendenti dell’Huvepharma Italia di Garessio, in posa con l’amministratore delegato, Nicola de Risi. Quest’ultima azienda opera in uno dei centri della Granda più colpiti dall’alluvione del 2-3 ottobre

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La Bella Storia

In Diageo, tra le iniziative più innovative, è in sperimentazione la possibilità di usufruire del congedo parentale fino a 6 mesi anche per i padri, con retribuzione al 100%

momenti di pausa, esiste un sistema di “Recognition” con riconoscimenti personali o a interi team per il lavoro svolto. Non sono premi di carattere economico, ma «riconoscimenti pensati per celebrare il lavoro di ciascuno e di conseguenza il legame con l’azienda». Una grande attenzione è poi data al wellbeing personale, con la presenza della palestra azien-

dale a disposizione di tutti i dipendenti anche con corsi di yoga e pilates che durante il lockdown sono stati attivati on-line. L’azienda ha inoltre sempre investito in processi e strumenti tecnologici, in particolare ha un sistema di smart working presente da più di dieci anni, migliorato di recente, che ha consentito di limitare gli impatti durante il periodo di lockdown. «Tra le iniziative più innovative, ora avviato in via sperimentale nell’àmbito di un più esteso progetto di inclusion & diversity, Diageo ha lanciato un sistema che contempla la possibilità di usufruire del congedo parentale fino a sei mesi anche per i padri, con retribuzione piena», conclude Tortone. «Un progetto che per cui stiamo riscontrando grande apprezza-

mento». Se si parla di welfare aziendale, una tappa obbligata è Cuneo, dove si trova uno degli stabilimenti della Michelin, multinazionale leader nella produzione di pneumatici. Si tratta di una realtà per la quale il concetto di welfare ha radici molto profonde, con i primi documenti in materia risalenti addirittura al 1907. Maurizio Tosi è il coordinatore welfare e benefits di Michelin Italia: «Per noi, parlare di welfare aziendale significa affrontare un concetto che abbraccia a 360 gradi il benessere dei dipendenti: questo approccio è fondamentale per fare sentire ciascuno parte di una grande famiglia». Le iniziative concrete sono tante: dalle borse di studio per i figli dei dipendenti alle visite oncologiche preventive, al supporto psicologico per dipendenti e stretti familiari istituito proprio in questo difficile periodo. «Due anni fa, abbiamo introdotto lo smartworking: prima dell’emergenza sanitaria, quasi duecento persone ne usufruivano». Per quanto riguarda i flexible benefits, cioè la possibilità per i dipendenti di convertire il premio di risultato in un credito da utilizzare in una

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Sopra: i dipendenti della Manitowoc e, sotto, un momento dell’evento “Michelin Day”, tradizionale giornata dedicata da Michelin alle persone, premiando e mettendo in risalto i vari aspetti del contributo di ciascuno alla vita dell’azienda. Il claim scelto per l’ultima edizione era “Uniti per fare la differenza”. Sul palco si riconosce il presidente e amministratore delegato di Michelin, Simone Miatton

serie di servizi e benefici a scelta, accedendo a una piattaforma on-line, inoltre, Michelin ha incrementato del 30 per cento l’importo destinato dal dipendente al welfare. Tosi aggiunge: «Oggi il filo conduttore è costruire strategie che partano dai bisogni dei dipendenti. Per esempio, diamo la possibilità a ciascuno di porre domande all’azienda attraverso uno specifico canale di ascolto on-line che quest’anno si arricchisce di uno spazio dedicato al Covid-19. Abbiamo anche istituito la figura del “welfare coach”, per affiancare il dipendente tra le varie possibilità». Il viaggio nel welfare aziendale della Granda si sposta ad Alba, dove si trova il quartier generale del Gruppo Miroglio, realtà attiva lungo tutta la filiera della moda, attenta ai dipendenti fin dalla costituzione, più di 70 anni fa. Una delle prime iniziative, anch’essa pionieristica nel panorama italiano, è stata, nel 1958, l’istituzione dell’asilo oggi denominato “La casa dei bambini Elena e Gabriella Miroglio”. Il percorso è proseguito negli anni, con l’aggiunta di altre iniziative: dal servizio di assistenza fiscale annuale all’assistenza interna per fini pensionistici, ma anche il servizio “My box”, per ricevere le consegne on-line durante l’orario di lavoro e il servizio di lavanderia “My wash”, senza dimenticare il sistema di prenotazione delle visite specialistiche e il supporto sanitario. Nello stabilimento di Alba sono stati realizzati uno spazio lettura e una coffee room, dov’è possibile consultare oltre novecento volumi e riviste di settore, attività fondamentale per stimolare la creatività. Cuneo

Non manca una quiet room, dedicata a lezioni di yoga, pilates e mindfulness tenute da istruttori specializzati. In contemporanea è stato molto curato l’aspetto della formazione continua, per un concetto di welfare che trascenda i confini fisici dell’ufficio e che sappia abbracciare una nuova dimensione di lavoro, proiettata verso il futuro. Se rimaniamo tra le colline delle Langhe, a Gallo di Grinzane Cavour si arriva nello stabilimento dell’azienda dolciaria Sebaste, cinque generazioni e una storia imprenditoriale iniziata nel 1885.

«Per noi il welfare è una tradizione familiare che attivavamo con piccoli gesti anche quando questa parola non esisteva nemmeno. Per esempio mio padre ogni giorno spostava di dieci minuti in avanti le lancette dell’orologio, per permettere alle dipendenti di uscire prima dallo stabilimento e di evitare la coda al negozio del paese», racconta Egle Sebaste, Ceo dell’azienda. Per la Sebaste il percorso concreto nel mondo del welfare è iniziato con il progetto “Talenti latenti” che ha messo aziende del territorio ed enti pubblici attorno a un tavolo, per confrontarsi sul tema:

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La Bella Storia

Una sfilata organizzata dalla Miroglio, realtà del fashion e del tessile. Una delle prime iniziative, pionieristica nel panorama italiano, nel 1958 fu l’istituzione dell’asilo oggi denominato “La casa dei bambini Elena e Gabriella Miroglio”

«È stata organizzata una serie di iniziative che hanno visto un’ottima partecipazione, su temi come l’alimentazione, la gestione del bilancio familiare o la genitorialità. Il secondo passaggio è stato sottoporre ai dipendenti un questionario, per comprendere i loro bisogni». Nel 2018, nell’àmbito della contrattazione di secondo livello, è stata lanciata la piattaforma di welfare che permette, su base volontari, a ogni dipendente di accedere a servizi e benefici. «Abbiamo avuto un’adesione del 30 per cento dei dipendenti: un ottimo risultato», commenta l’imprenditrice. A Garessio ha sede l’Huvepharma Italia, azienda chimico-farmaceutica da sempre in prima linea sul fronte del welfare. L’amministratore delegato è Nicola de Risi: «Il welfare fa parte della nostra storia ed è un elemento essenziale, perché rafforza il senso di appartenenza

all’azienda. Per esempio, tra le iniziative più recenti per tutti i 160 dipendenti, cito l’assicurazione in caso di problemi legati al Covid-19». Ma l’elenco delle iniziative concrete attivate dall’Huvepharma è lungo: si va dai contributi scolastici per i figli dei dipendenti al premio per chi si è distinto a livello scolastico, dalla prevenzione medica a un’assicurazione vita, infortuni professionali e extraprofessionali per tutti i lavoratori. Oltre all’attivazione della piattaforma welfare per la conversione del premio di risultato, non

“We Want Welfare”, progetto che affianca le imprese Consulta il sito

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Confindustria Cuneo ha attivato lo sportello dedicato al welfare, nato sotto l’egida di “We Want Welfare”, vincitore del bando attuativo “Disseminazione e diffusione del welfare aziendale tramite enti aggregatori” (Por Fse 2014/2020-Misura 1.8iv.3.2.6.), progetto inserito nella strategia regionale d’innovazione sociale “We Care”, con il supporto del Fondo sociale europeo, per supportare le aziende associate nella creazione di piani di welfare studiati sulla realtà di ciascuna, in stretta collaborazione con gli enti locali.

Nicola De Risi (Huvepharma Italia): «Il welfare è un elemento essenziale, perché rafforza il senso di appartenenza all’azienda» mancano altre iniziative, come il premio di anzianità aziendale e servizi utili nella quotidianità, quali la mensa aziendale e la possibilità di usufruire delle strutture sportive. L’ultima tappa del viaggio di “Made In Cuneo” è a Niella Tanaro, nello stabilimento produttivo della Manitowoc, multinazionale del settore del sollevamento. La responsabile delle risorse umane è Elena Chiaramello, la quale spiega: «Oggi per una multinazionale è fondamentale avere attivo un piano di welfare, perché, tra i vari vantaggi, è qualcosa di molto apprezzato nel momento in cui si ricerca personale qualificato. Nel 2016, nell’àmbito dell’accordo di secondo livello, abbiamo aperto la piattaforma welfare per la conversione del premio di risultato, su base volontaria, scegliendo tra le varie possibilità: a distanza di tre anni, la risposta è molto buona e la piattaforma viene usata regolarmente, ciascuno per le proprie esigenze, dai buoni carburante al rimborso delle spese scolastiche». Per tutti i 152 dipendenti, oltre alla polizza Covid stipulata quest’anno, sono attive una polizza vita e una polizza infortuni, sia professionali che non professionali. «È un modo per essere vicino a chi lavora con noi e alle loro famiglie», conclude Chiaramello. Cuneo



Un messaggio di grande spessore umano, oltre che sportivo

Il Torino Fd va dritto al cuore con Sisea

P

resso gli uffici di Sommariva del Bosco della Sisea srl (gruppo Egea), azienda esercente

servizi ambientali alle imprese, alla presenza dell’amministratore delegato, Roberto Cagnazzo, del direttore commerciale, Pier Carlo La Corte, del fondatore e giocatore Claudio Girardi e del mister Michele Del Vecchio, ingaggiato a inizio settembre, è stato siglato l’accordo per la sponsorizzazione del Torino Fd per la stagione 2020-2021. All’evento ha partecipato Massimo Bava, responsabile del settore giovanile del Torino calcio (ds dei granata nella scorsa stagione).

Sopra: la squadra di sesto livello del Torino Fd con il mister Roberto Manzo e il dirigente Giuseppe Lapenna. Sotto: la formazione granata di quarto livello in posa con l’allenatore Michele Del Vecchio

«Sisea è molto attenta al tipo di sponsorizzazioni promosse. Dopo l’adesione di alcuni anni fa al progetto “Coporate Golden

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L’azienda del Gruppo Egea affianca per la stagione 2020-21 la società granata di calcio a 7 nata pensando ai disabili, fisici, sordi, relazionali sposare le meritorie finalità», rimarca La Corte. Le intenzioni di Girardi e di Del Vecchio lasciano emergere le ambizioni di solidarietà, ma anche quelle agonistiche. Il Torino Fd nasce da un’idea di Claudio Girardi: quella di dar vita a un football club per disabili, fisici, sordi, relazionali. Il Torino For Disabled, il cui direttore sportivo è Vincenzo Pavone, è un’associazione sportiva dilettantistica e gode dell’appoggio del Comitato paralimpico (Cip) del Piemonte, di Tiziana Nasi e

donor” del Fondo Ambiente Ita-

Silvia Bruno. “Lo sport supera

liano (Fai), in un momento oltre

le differenze” è lo slogan che

modo difficile per l’emergenza

caratterizza il leit-motiv di tutte

sanitaria in corso la società ha

le manifestazioni sportive della

scelto di promuovere la propria

squadra granata. Questa iniziati-

immagine attraverso la collabo-

va va dritto al cuore, vuole dare

razione, in qualità di main spon-

un messaggio di grande spesso-

sor, con il Torino For Disabled»,

re umano, oltre che sportivo: lo

riferisce l’ad Cagnazzo. «È una

scopo è integrare ragazzi disa-

società sportiva del territorio,

bili, con la passione del pallone,

della quale non potevamo non

in una vera e propria squadra di


La Bella Storia calcio a 7 e farli giocare con i colori granata. L’integrazione dei giovani disabili impegnati nello sport, il calcio in questo caso, rende tutti uguali senza differenze, perché li fa liberi di esprimersi. Claudio Girardi, disabile fisico dalla nascita e da sempre tifoso granata, ha avuto modo di confrontarsi con realtà sportive internazionali grazie alla società Gs dei Castelli di Castellarano (Reggio Emilia) del presidente Stefano De Luca che gli ha permesso di conoscere lo sport fra disabili. Dal senso del gruppo, dai valori morali coltivati e dal vivere in modo pulito il calcio è nato il progetto Torino Fd. Sisea inizia il percorso nel football cercando di

L’ufficializzazione della sponsorizzazione del Torino Fd da parte della Sisea. Da sinistra: l’allenatore, Michele Del Vecchio; l’ad della Sisea, Roberto Cagnazzo; il fondatore e giocatore del Torino Fd, Claudio Girardi; il responsabile del settore giovanile del Torino Fd, Massimo Bava; il direttore commerciale della Sisea, Pier Carlo La Corte

dare un segnale di ottimismo e di impegno sociale e con la volontà di essere a fianco, in modo

è presidente dell’Associazione

all’amicizia che lo lega a Claudio

concreto, delle categorie sportive minori. Il Torino

italiana allenatori calcio (Aiac)

Girardi, il quale ha raccontato:

Fd anche grazie a Sisea ha accresciuto le proprie

per la provincia di Cuneo. Del

«L’ingaggio è nato da una battuta.

ambizioni. La squadra per i ragazzi con disabili-

Vecchio è abilitato ai massimi

Gli ho chiesto se conoscesse un

tà è iscritta al campionato del quarto livello ed è

livelli e il suo curriculum è dav-

allenatore disposto a lavorare con

guidata da Michele Del Vecchio, allenatore molto

vero importante.

la squadra del Torino Fd e... si è

noto e quotato nella nostra regione, il quale inoltre

Il colpo è stato possibile grazie

proposto lui».

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Cuneo

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Matteo Caccia coordina il percorso lungo un anno, parte in remoto e dal 2021 dal vivo, che vedrà dodici personalità straordinarie protagoniste di altrettanto dialoghi densi di contenuti e di spunti di riflessione nei luoghi intatti e autentici dei territori Ceretto

U

Matteo Borgetto

n funambolo-filosofo, un paesaggista, un allenatore sportivo, uno chef, un esplo-

ratore, un navigatore, un meteorologo. Ma anche una lupologa, una scrittrice, uno storico, un musicista, uno studioso dei segni linguistici. Dodici personaggi per dodici storie, dodici dialoghi in un percorso lungo un anno, con un incontro al mese, sempre alle ore 12 e del giorno 12. È il numero simbolo del nuovo, affascinante e visionario progetto della famiglia Ceretto di Alba, produttori di vino che da sempre coltivano, insieme alla vite, la passione per l’arte, la cultura, le tradizioni, la storia. L’esempio forse più significativo è la cappella del Barolo, chiesetta campestre nel vigneto Brunate di La Morra, mai consacrata, dipinta nel 1999 da Sol LeWitt e David Tremlett che l’hanno trasformata

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La via selvatica per imparare a essere noi stessi

A “CACCIA” di storie in un’esplosione di colori, un’opera d’arte a cielo aperto immersa nel territorio compreso nel disciplinare della Dogc del “Re dei vini”.

L’ultima iniziativa, in una serie di progetti sempre tanto originali quanto coinvolgenti, si intitola “La via selvatica” ed è nata nel lungo periodo di confinamento per l’emergenza sanitaria, con l’uomo rinchiuso

Da allora è diventata uno dei monumenti preferiti per un “selfie-ricordo” tra le colline che l’Unesco ha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità (si contano circa 60 mila visitatori all’anno).

nella dimensione domestica mentre la natura iniziava a riprendersi i suoi spazi. A curare il progetto è Matteo Caccia, attore, autore e conduttore radiofonico che si è fatto un nome in celebri trasmissioni in onda su Radio Popolare, RadioDue Rai e Radio 24, gran scopritore e narratore di storie,

I fratelli Bruno (a sinistra) e Marcello Ceretto, nel 1986 definiti “Barolo Brothers” sulla copertina della rivista “Wine Spectator”, con i figli ormai da tempo entrati in azienda. Federico e Roberta (al centro) sono quelli di Bruno, Alessandro e Lisa sono quelli di Marcello


Cultura d’Impresa andato alla ricerca dell’anima selvatica, di quella parte “non addomesticata” nascosta in ognuno di noi e dei protagonisti. «Il nostro ragionamento ha preso corpo nei mesi di infinita noia», spiega Roberta Ceretto, «quando ci siamo tutti abituati a guardare le quattro pareti di casa e sentivamo l’esigenza di riappropriarci della nostra libertà. Ho la fortuna di lavorare in un’azienda che non ha chiuso, il 50% dell’attività è rimasta aperta perché le vigne le dovevamo pure coltivare per non ritrovarci una giungla al nostro rientro. Ma la parte commerciale e quella gestionale, come in tutta Italia, sono rimaste confinate in una sorta di prigione». «Lo smart working può essere una soluzione», prosegue la Vicepresidente di Confindustria Cuneo, «ma quello che la mia famiglia ha sempre cercato di fare è portare gli appassionati a conoscere i nostri territori, un lavoro di divertimento e passione tra vino, cantine, nocciole, ristoranti, arte e cultura. Allora ci siamo chiesti: “Perché non portare chi ci conosce a casa nostra, facendoli viaggiare con un computer? Abbiamo deciso di coinvolgere persone, uomini e donne

Il novarese Matteo Caccia (foto di Ray Tarantino) è una voce radiofonica assai nota. Ha lavorato, in particolare, per le reti Rai e per Radio 24. Per l’emittente confindustriale ha ideato e condotto programmi di successo tra cui, nel 2010, “Vendo tutto”. Ogni giorno, dichiarandosi intenzionato a cambiare completamente l’esistenza a seguito dell’abbandono da parte della fidanzata, vendeva su eBay un oggetto che gli era appartenuto e, in trasmissione, descriveva come l’aveva ottenuto e cosa esso rappresentasse per lui

straordinari, alcuni con storie al limite della follia e dell’incredibile nella loro quotidianità, intervistati da Matteo Caccia, il quale con grande semplicità e bravura sa tirare fuori cose meravigliose dalle persone». Scenario di questi dialoghi, sono i luoghi intatti e autentici all’interno dei territori Ceretto, dalle vigne al ristorante “Piazza Duomo”, alla cappella del Barolo, alla Casa d’artista, passando per le cantine delle tenute Monsordo-Bernardina e Bricco Rocche. I primi sei eventi saranno trasmessi e resi fruibili on-line sul Cuneo

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re da gennaio, con l’esploratore Emilio Previtali (“Il lato nascosto e selvaggio di ognuno), il navigatore Ambrogio Beccaria (parlerà di “Burrasche e calme”), il meteorologo Luca Mercalli (“La furia e la dolcezza del clima”), la lupologa Mia Canestrini (“Il ritorno dei lupi”). E ancora la scrittrice Nadia Terranova (“La scrittura selvaggia, da Pavese a...”), lo storico Franco Cardini (“Il territorio e la sua storia”), il musicista Tommy Kuti (“La musica non si addomestica”) e, il 12 settembre, il semiologo Stefano Bartezzaghi (“Salvatico è chi si salva”). Sempre a settembre 2021, il granLe tenuta Monsordo-Bernardina di Alba, cuore dell’azienda vitivinicola della famiglia Ceretto, con il celeberrimo “acino” sospeso sopra le vigne. Sotto: Caccia con l’architetto paesaggista Paolo Pejrone e Roberta Ceretto, responsabile delle iniziative culturali (foto di Markus Bessler)

sito www.ceretto.com, mentre, nei primi mesi del 2021, la speranza dei Ceretto è di consentire anche al pubblico di partecipare attivamente agli incontri che

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de finale sarà con gli chef Ana Roš ed Enrico Crippa (tristellato del “Piazza Duomo”, i quali presenteranno un’esperienza “selvatica” a quattro mani. Proprio “selvatico” è uno degli aggettivi ricorrenti, ma Roberta Ceretto precisa: «Non va in inteso

saranno comunque sempre consultabili sul web, in un

nel senso di selvaggio, ma di vera-

ricco contenitore di dodici puntate.

ce, concreto, originario, ancestrale.

Le prime due sono state trasmesse il 12 settembre e

L’agricoltura che noi facciamo

il 12 ottobre, protagonisti Andrea Loreni, funambolo

non deve domare qualcosa. Le

da grandi altezze, sul tema “Tenere a bada la paura”

vigne sono ambienti già estrema-

(e che per il 31 ottobre ha programmato una passeg-

mente domati. L’obiettivo è fare

giata su un cavo a diversi metri d’altezza tra le vigne

vedere ciò che non è apparenza,

dei Ceretto), e Paolo Pejrone, paesaggista,il quale ha

ma che sta al di sotto, l’essenza

spiegato il perché “La natura si riprende gli spazi” e il

delle cose». E conclude: «Anche i

motivo per cui non è possibile fare a meno di costruire

dodici ospiti sono così: persone che

orti, giardini, addobbare terrazzi, per tenersi vicino il

guardi con stupore, spesso autori

mondo vegetale.

di imprese che sembrano impossi-

Il 12 novembre la scaletta prevede la luci della ribalta

bili, ma che in realtà agiscono con

accese su Mauro Berruto, allenatore di pallavolo, ex

assoluta semplicità e credono dav-

direttore tecnico della nazionale italiana di tiro con

vero in quello che fanno. Dicono

l’arco, che stato anche amministratore delegato della

cose che non solo fanno riflettere,

“Scuola Holden” di Torino, chiamato a ragionare sul

ma andrebbero urlate al mondo».

tema “Allenare la mente”. Il 12 dicembre toccherà alla

Riflessioni spontanee in un conte-

chef slovena Ana Roš raccontare come addomestica le

sto, quello delle vigne dei Ceretto,

materie prime sulla tavola.

così dipendente da un ambiente

Seguiranno altri dialoghi ogni 12 del mese, a parti-

sano e forte, negli anni preserva-


Cultura d’Impresa to e custodito grazie a pratiche

selvatico per eccellenza», prosegue l’autore e condut-

agricole consapevoli e sempre più

tore radiofonico, «all’alpinista che trova il suo modo

sostenibili.

per continuare a esplorare luoghi non ordinari, alla

È qui che Matteo Caccia ha

scrittrice che lavora con la purezza della parola e così

indagato la parte più naturale e

via. Alcuni di loro li conoscevo già».

autentica, racchiusa nell’anima

Ce n’è una, fra queste personalità, nella quale si rico-

selvatica del mondo.

nosce, che aspira a imitare?

«I Ceretto chiedevano un racconto,

«Il velista Ambrogio Beccaria, che è il nuovo Giovanni

o una serie di racconti che aves-

Soldini. Un navigatore solitario di 30 anni, primo ita-

sero a che fare il territorio e la

liano nella storia a vincere la “Mini Transat”, mitica

natura, la parte più nascosta o ge-

transatlantica in solitaria su barche di 6,5 metri, sen-

nuina di noi», spiega Caccia. «Ho

za comunicazione con la terra. Ingegnere nautico che

quindi proposto questo titolo, “La

vive in Bretagna, mi ha raccontato cosa significa stare

via selvatica”, una via che durante

su una barchina da solo e cercare di andare più forte

il lockdown molti hanno ricerca-

possibile, su un mare che non ti prende in giro, e non

to, ma che in realtà è soprattutto

permette neanche di prendere in giro te stesso».

un modo per cercare una parte

La conclusione del percorso è prevista a settembre

ancora “vergine” dentro di noi. E

2021. Cosa impareremo, Matteo?

ho pensato di farmela raccontare

«Da ognuno dei dodici personaggi si può imparare

da personaggi, esperti, professio-

qualcosa. Spero proprio che saremo aiutati a trovare

nisti, che cercano una propria “via

una nostra via selvatica, un modo per essere, provare

selvatica” in quello che fanno».

a essere, noi stessi, cercare dentro di noi il pezzo più

«Da chi lavora con l’animale

sincero e onesto possibile».

Cuneo

Matteo Caccia con Andrea Loreni, il funambolo da grandi altezze, con cui ha discusso su “Tenere a bada la paura” nell’incontro del 12 settembre

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Fabio Rubero

Le mille ricette della Nutkao

Versatili spalmabili Sotto: Roberto Re, Cio di Nutkao, e una fase della lavorazione della crema spalmabile. L’azienda è una realtà italiana sempre più proiettata verso i mercati internazionali che opera nella produzione di crema spalmabile a base di cacao e di nocciole e di semilavorati per l’industria dolciaria [foto Nutkao]

«L’information technology di un’impresa deve capire in anticipo quelle che saranno le esigenze aziendali future. per fare in modo che essa sia pronta quando queste, da potenziali, diventeranno reali»

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È

possibile produrre, all’interno dello stesso stabilimento, centinaia e centinaia di diverse ricette di crema spalmabile riuscendo a garantirne completamente la tracciabilità e senza che nessuna di esse rischi di essere “contaminata” da quella realizzata in precedenza all’interno del medesimo macchinario? La risposta è totalmente affermativa, come dimostra la Nutkao di Canove di Govone che, anche grazie alla completa rivisitazione in ottica Industria 4.0 dell’infrastruttura di rete avvenuta alcuni anni fa, oggi è un’azienda leader mondiale nella produzione di creme spalmabili. «Abbiamo sostanzialmente seguito l’onda del

mercato delle creme spalmabili che negli ultimi anni si è molto diversificato.», dichiara Roberto Re, Cio (Chief information officer) di Nutkao. «Molte aziende, soprattutto quelle operanti nella grande distribuzione, hanno deciso di incrementare l’offerta con ricette diverse da quella del competitor principale e, siccome siamo in grado di proporre prodotti di un certo tipo e qualità in quel campo, siamo riusciti a cavalcare


Bello e Ben Fatto «L’aumento della richiesta e la diversificazione dei prodotti ci fece capire che fosse necessario l’integrazione in ottica Industria 4.0 del nostro sistema produttivo» quest’onda traendone naturalmente grandi benefìci. L’aumento vertiginoso della richiesta e della contestuale diversificazione dei prodotti ha fatto maturare in noi la convinzione che fosse strettamente necessario provvedere all’ampliamento e all’integrazione, in ottica Industria 4.0, del nostro sistema produttivo. Eravamo convinti che ciò ci avrebbe fatto crescere molto e che i nostri progetti ci avrebbero consentito di supportare in modo adeguato la crescita aziendale. Oggi possiamo dire

La lavorazione delle fave di cacao in Ghana, Paese dell’Africa occidentale, per la trasformazione in granella e in polvere, poi raffinate sia negli stati Uniti che in Italia, per produrre la crema e i semilavorati [foto Nutkao]

che avevamo ragione perché, se non li avessimo realizzati, forse ora saremmo al punto di tanti anni fa». Grazie a Nutkao Canove di Govone è diventato in questi anni un crocevia nel quale si incrociano senza mai incontrarsi alcuni tra i più importanti brand dolciari italiani e internazionali come, ad esempio, la Barilla. «Lavorare con un’azienda come quella emiliana e realizzare per loro la famosa “Crema Pan di Stelle” da un lato ci Cuneo

consente di usufruire di una straordinaria vetrina e di un prestigioso biglietto da visita, dall’altro ci permette anche di realizzare un prodotto che sinora non era mai stato pensato, ovvero una crema con all’interno la granella di biscotto. I risultati di questo prodotto sono molto soddisfacenti, tanto che hanno lanciato il nuovo formato famiglia». Un altro fiore all’occhiello aziendale è la collaborazione con il noto marchio Valsoia:

«Sono molte le persone che, a causa di un’intolleranza o per una precisa scelta alimentare, richiedono un prodotto che non contenga latte di origine animale. La collaborazione con un’azienda leader nel mondo della gastronomia di tipo vegetale è un altro motivo di grande soddisfazione, ma soprattutto è ulteriore dimostrazione della grande versatilità del nostro sistema produttivo». Ma sarebbe errato ricondurre al solo, seppur importante, mercato delle creme spalmabili conto terzi il raggio d’azione e l’àmbito operativo dell’azienda di Govone che, infatti, realizza anche prodotti semilavorati per le industrie che diventeranno uova di Pasqua, tavolette e praline, oltre a una

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Bello e Ben Fatto attuali tre sedi (le altre due si trovano in Ghana e nel North Carolina) e fatturava un terzo di quanto fattura oggi. Eppure appare quasi reticente a snocciolare dati che sono semplicemente impressionanti, ancor di più se si considera che sono relativi al decennio economicamente più difficile dal ssecondo dopoguerra. Ritiene, semplicemente, di aver fatto non più del suo lavoro: «L’information technology di un’azienda», conclude Re, «può lavorare in due modi: aspettare che l’azienda gli chieda qualcosa e quindi provvedere a farlo, oppure, e solo così diventa davvero valore aggiunto, saper anticipare quelle Un reparto di produzione dello stabilimento di Govone. Il gruppo dolciario conta anche sugli impianti di Battleboro, in Nord Carolina, per il mercato centro e nord americano, e di Accra, in Ghana [Foto Nutkao]

che saranno nel futuro le esigenze aziendali e lavorare già molto tempo prima per realizzarle in modo che quando queste, da potenziali diventeranno reali, l’azienda sarà immediatamente pronta a fronteggiarle». Insomma

serie di prodotti per le pasticcerie. Senza dimenticare che Nutkao continua a produrre ciò grazie al quale l’azienda è nata, ovvero un’ampia gamma di creme con il proprio marchio. «In questi ultimi anni», aggiunge Re, «anche per una forma di dovuto rispetto verso i nostri partner, siamo rimasti un pochino fermi sul nostro marchio, ma per il 2020 abbiamo programmato un “rebranding” con

Per il 2020 è stato programmato un “rebranding” aziendale che coinvolge il packaging e prevede nuovi prodotti da collocare nei negozi e negli scaffali dei supermercati 76

un nuovo packaging e nuove ricette presentati in occasione di alcuni eventi e che presto troveranno collocazione negli scaffali di negozi e supermercati». Il dipartimento Information technology - di cui Re è a capo - ha sicuramente giocato un ruolo chiave nelle scelte operate nell’ottica dell’innovazione continua da parte di un’azienda che appena undici anni fa aveva una sola delle

l’information technology di Nutkao prevede e provvede per il massimo successo aziendale.

NUTKAO SEZIONE

ALIMENTARE

PRODOTTI

CREME SPALMABILI, SNACK AL CIOCCOLATO, SEMILAVORATI PER PASTICCERIA

SEDE

CANOVE DI GOVONE

DIPENDENTI

350

Veduta dello stabilimento di Govone presso il quale sono impiegate circa 330 persone. I prodotti dell’azienda dolciaria sono diretti per il 60 per cento al retail, per il 25 per cento all’industria e per il 15 per cento ai grossisti [Foto Nutkao]


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Corno Pallets: diverse esigenze, tante soluzioni Il pallet in legno pressato della linea Presspall di Corno Pallets è una scelta ecologica a 360 gradi ed esente da rischi, in quanto composto per il 15 per cento da resina ureica ecologica e per l’85 per cento da legno truciolare da riciclo

C

orno Pallets nasce a Saluzzo nel 1957 come realtà produttiva specializzata nell’imballaggio ortofrutticolo per il settore agricolo regionale. A raccontare una storia lunga più di 60 anni è l’amministratore delegato, Aldo Corno: «La trasformazione dell’economia locale e la necessità di soddisfare altri comparti economici attraverso la produzione di pallet hanno fatto sì che l’azienda si trasformasse ben presto, da piccolo complesso artigianale, in una vera e propria realtà industriale. L’esperienza acquisita e la crescita costante degli impianti produttivi hanno permesso alla Corno Pallets di offrire alla clientela prodotti di altissima qualità, ecologici, innovativi e

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in grado di soddisfare le esigenze di un mercato in continua evoluzione». «Per oltre trent’anni Corno Pallets è stato distributore esclusivo in Italia del pallet in legno pressato Inka», ricorda Elisa Corno, responsabile amministrazione ed estero. «Nel 2020 la nostra azienda ha rinnovato la gamma di offerta con la nascita della linea Presspall (oltre all’esclusiva Inka, è official partner di Engelvin e Binder Holz), mettendo a disposizione della clientela nuovi modelli e nuove soluzioni per la movimentazione della merce. Presspall, fiore all’occhiello dell’azienda, ha acquisito il ruolo di protagonista nel mondo della pallettizzazione grazie a tre fondamentali caratteristiche: esportabilità, ecologia e impilabilità». Il pallet in legno pressato è l’unico che non necessita dei trattamenti Ispm-15 per l’esportazione. Sono infatti esclusi dalle regolamentazioni per l’esportazione gli imballaggi costituiti integralmente da prodotti a base di legno creati con l’uso di collanti, calore e pressione. La linea Presspall, ottenuta dallo stampaggio ad alta pressione di legno e resina naturale,

rientra nella categoria “processed wood pallet” e, pertanto, esente da qualunque ulteriore trattamento antiparassitario ai sensi della normativa Ispm-15. L’esportazione è immediata e priva di burocrazia. Certificati gratuiti per l’esportazione sono scaricabili accedendo al sito www.cornopallets.it. Il pallet in legno pressato è una scelta ecologica a 360 gradi

Ottenuti dallo stampaggio ad alta pressione di legno e resina naturale, sono esenti da qualunque ulteriore trattamento antiparassitario


Bello e Ben Fatto ed esente da rischi, in quanto composto per il 15% da resina ureica ecologica e per l’85% da legno truciolare da riciclo. Il materiale per produrre Presspall è tutto proveniente dalle segherie dopo la lavorazione dei tronchi o dall’industria del recupero del legno. L’uso di questa materia prima consente di mantenere la cattura del carbonio per un periodo di tempo più lungo rispetto ad altri usi produttivi immediati, come ad esempio l’energia. Possiede inoltre la certificazione Pefc: gli utilizzatori di Presspall hanno, quindi, la certezza di acquistare pallet a perdere ecologici, contribuendo alla tutela dei boschi. Il pallet in legno pressato è stato il primo di tipo impilabile a essere immesso sul mercato: grazie a questa caratteristica, consente un notevole risparmio di spazio (fino al 66% in meno rispetto ai bancali tradizionali). Su un camion dalla capienza di circa 750 europallet di legno tradizionale è possibile caricare oltre 2.000 pallet pressati formato euro, con una conseguente riduzione dei costi di trasporto, dei vuoti e delle emissioni dei gas inquinanti CO2. «Il pallet in legno rappresenta

per noi il prodotto di punta», continua Aldo Corno, «è ideale per tutte le operazioni di movimentazione e trasporto delle merci, grazie alla sua resistenza, flessibilità e durata nel tempo. Per produrre e garantire pallet robusti e resistenti la qualità del legno è una caratteristica fondamentale: selezioniamo accuratamente la materia prima, usando solo legname di abete e pino proveniente da foreste a gestione sostenibile e da fornitori selezionati». Grazie poi all’automazione delle linee produttive e al personale qualificato e altamente competente, Corno Pallets è in grado di produrre pallet e bancali in legno di altissima qualità, affidabili e duraturi. «Tutti i pallet prodotti dalla nostra azienda», dichiara il direttore generale, Paolo Francese, «sono certificati Pefc e quindi realizzati con materiale completamente ecosostenibile. Corno Pallets è una delle 39 aziende certificate per la produzione di pallet Epal e, essendo periodicamente controllata da organismi di ispezione, è autorizzata Fitok per il trattamento termico degli imballaggi in legno destinati all’esportazione».

La certificazione Pefc e l’autorizzazione Fitok Il Pefc (Programme for Endorsement of Forest Certification) è un sistema per la certificazione ambientale su base europea; è uno schema, una procedura che attesta la gestione sostenibile di una foresta. Il marchio Pefc garantisce che il prodotto sia stato realizzato con materie prime derivanti da foreste o piantagioni gestite in modo responsabile ed ecologicamente appropriato in accordo con il sistema Pefc. L’AUTORIZZAZIONE FITOK. Per ovviare al rischio che il legname sia veicolo di parassiti gli imballaggi in legno sono trattati termicamente e poi certificati con il marchio Ippc/Fao che attesta la conformità alla normativa Ispm-15. Tale procedura garantisce il libero accesso dell’imballaggio a tutti i Paesi che hanno sottoscritto lo standard. Fitok è un organismo che, sotto la sorveglianza del Servizio Fitosanitario Nazionale, organizza e controlla la filiera produttiva relativa agli imballaggi in legno, per garantire il corretto trattamento fitosanitario previsto dallo standard internazionale Ispm-15.

CORNO PALLETS SEZIONE

LEGNO

PRODOTTI

PRODOTTI IN LEGNO (PALLETS E BANCALI)

SEDE

SALUZZO

DIPENDENTI

23

Cuneo

79


Una porta...

sul futuro

Alessandro Nidi

S

ettant’anni. L’equivalente di sette decenni, quattordici lustri, trentacinque bienni. Un orizzonte temporale impegnativo, perlomeno se lo si analizza

mutuata da Pearl Sydenstricker Buck, scrittrice, sceneggiatrice, giornalista e accademica statunitense vissuta a cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo: «Il segreto della gioia

da un punto di vista meramente connesso al mondo dell’impresa. Una mole cronologica alleggerita dalla prospettiva

nel lavoro è racchiuso in una parola, “eccellenza”. Sapere come fare qualcosa di buono è divertirsi». Alla FerreroLegno di

70°

80


Anniversari

La FerreroLegno, azienda di Magliano Alpi specializzata nella produzione e nella commercializzazione di porte e di sistemi di chiusura per interni, nel 2020 compie settant’anni, durante i quali si sono succedute tre generazioni, ma continua a pensare al domani: «Abbiamo idee di rimodulazione degli spazi e nuove funzionalità» [Foto: ufficio stampa FerreroLegno]

Magliano Alpi custodiscono e

riconoscibili per il design, l’uni-

tramandano da tre generazio-

cità dei materiali e per la cura

ni la ricetta perfetta per far sì

con cui sono ideati e costruiti,

che l’asticella della qualità non

celebra in questo anomalo 2020

subisca mai oscillazioni verso

il settantesimo anniversario

il basso. L’azienda, specializ-

che si inserisce all’interno di

zata nella produzione e nella

una storia che muove i suoi

commercializzazione di porte e

passi a partire dal lontano 1950,

nio seguente, caratterizzato da

sistemi di chiusura per interni,

nel secondo dopoguerra, in un

una forte spinta innovativa, la

piccolo laboratorio artigianale

falegnameria fariglianese si

ubicato a Farigliano.

trasforma in un vero e proprio

Sono gli anni della ricostruzio-

sito produttivo, specializzan-

ne e Giovanni Battista Ferrero,

dosi definitivamente nella

falegname autodidatta animato

produzione di porte e finestre

da un’autentica passione per il

al servizio dell’impresa edile.

legno, crea un laboratorio arti-

Tuttavia la prima vera svolta

gianale in cui la manodopera

si registra alla fine degli anni

qualificata sarà la quintessenza

Sessanta, quando Giuseppe,

di un successo che non tarderà

figlio di Giovanni Battista, fa il

ad arrivare. Infatti, nel decen-

suo ingresso in azienda e nel

La prima vera svolta si registra alla fine degli anni Sessanta, quando Giuseppe, figlio di Giovanni Battista, fa il suo ingresso in azienda Cuneo

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Anniversari 1971 è chiamato a gestirne appieno la conduzione, introducendo logiche di produzione distintive e focalizzandosi sulla produzione industriale esclusiva di porte per interni. La diffusione del benessere economico in Italia pone le basi per un nuovo concetto dell’abitare e un rinnovato gusto dell’arredo, tanto che negli

comunicazione e l’avvio di partnership commerciali che condividono i valori aziendali, contribuiscono a una crescita incontrovertibile. Viene creato un impianto all’avanguardia, nascono soluzioni innovative

anni Ottanta nasce il sito industriale a Magliano Alpi e FerreroLegno inizia a svolgere un importante ruolo di promozione territoriale, costituendo una filiera produttiva specializzata. Con l’adozione della produzione sulla base del venduto, l’azienda si distingue per garanzia di serietà e consegne certe, sino a quando, nell’ultima decade del secondo millennio, FerreroLegno diviene una società per azioni. L’automazione,

Nel 2005 entra in azienda Ilaria Ferrero con la volontà di proseguire nel solco innovativo creato dai suoi predecessori

gli importanti investimenti nell’àmbito della e si introduce il codice a barre per la tracciabilità di tutte le fasi produttive. Negli anni Duemila FerreroLegno avvia una complessa fase d’ingegnerizzazione, con il rinnovo totale degli impianti di produzione e la realizzazione di un impianto a biomasse in grado di riscaldare l’intero stabilimento.

Un’opera d’arte green per celebrare il traguardo dei 70 anni

Nel 2005 entra in azienda Ilaria Ferrero (oggi Direttore Generale), con la volontà di proseguire nel solco innovativo creato dai

Non esiste festa di compleanno che si rispetti priva di regalo, a maggior ragione quando le candeline da spegnere sono ben settanta. Così FerreroLegno ha scelto di celebrare il proprio anniversario con un’opera d’arte “green”, nel segno della continuità. Sfruttando le abilità di due artisti del legno del calibro di Paolo Bonello (ideatore e progettista) e Barba Brisiu (realizzatore), si è deciso di dare una seconda vita a un albero con più di 40 anni di permanenza nel giardino dell’azienda, spettatore e testimone costante delle sue evoluzioni. «La pianta si trovava in una posizione non congeniale al landscape esterno, al pari dell’altezza che aveva ormai raggiunto», commenta Ilaria Ferrero, Direttore Generale. «Tuttavia non abbiamo voluto cancellare un simbolo della nostra storia e, pertanto, abbiamo deciso di offrire un elemento di condivisione ai nostri visitatori». È nata così una panchina di design che si carica di un significato metaforico e diviene l’emblema della forte connessione tra il passato di FerreroLegno e un avvenire sempre più orientato all’estetica, ma anche alla sostenibilità e alla condivisione.

suoi predecessori, e crea l’area riservata dedicata ai clienti per gestire gli ordini on-line, dalla preventivazione alla consegna. Fra il 2010 e il 2020 viene ampliata la gamma di prodotti, introducendo le partizioni scorrevoli vetrate e soluzioni filo muro, e si intensifica l’attività di sviluppo dei mercati esteri. Un percorso evolutivo segnato da investimenti costanti nella produzione, tra cui la lean manufacturing in ottica di snellimento dei processi, di flessibi-

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tificarsi con esso sin dalle prime fasi di lavorazione, il saper porre cliente e prodotto all’interno di un processo armonico che coniuga elementi estetici, etici e tecnologici. Valori e conoscenze che, fin dal primo giorno e sempre con la stessa vocazione, hanno aperto la porta verso il design dello spazio del futuro». Futuro nel quale il DG Ilaria Ferrero intravede «idee di rimodulazione e nuove funzionalità», accompagnate da un assioma associato all’azienda sin dagli anni Ottanta: FerreroLegno, sinonimo di affidabilità. FERRERO LEGNO Negli anni 80 nasce il sito industriale a Magliano Alpi e FerreroLegno inizia a svolgere anche un importante ruolo di promozione territoriale, costituendo una filiera produttiva specializzata

lità e di riduzione del tempo di

cui «al di sopra di ogni cosa e

risposta per la soddisfazione

come da tradizione, è il futuro

delle richieste.

del cliente quello che l’azien-

Un settantesimo anniversario

da ha sempre a cuore: la sua

all’insegna di una filosofia in

continua soddisfazione, l’iden-

PMI-205x122mm.indd 1

Cuneo

SEZIONE

LEGNO

PRODOTTI

PORTE INTERNE IN LEGNO, CRISTALLO, LAMINATO, LACCATE

SEDE

MAGLIANO ALPI

DIPENDENTI

85

18/02/2020 15:14:18

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A Dronero l’azienda rafforza il legame col territorio

60°

SILD, 60 anni di passione per il legno

I

l 2020 è un anno del tutto particolare che tutti ricorderemo soprattutto per gli eventi negativi che l’hanno caratterizzato. Ma per qualcuno è anche un anno significativo per un motivo di cui portare vanto e da cui trarre spunto per rafforzare la propria determinazione a superare di slancio l’impatto dell’emergenza sanitaria. È il caso della Sild, la quale ha appena tagliato il traguardo non

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comune dei sessant’anni di attività e di crescita. Infatti è stata fondata nell’ottobre del 1960 a Dronero.

L’azienda nacque dalla collaborazione di tre famiglie imparentate: quelle di Paolo Bono e dei fratelli Luigi e Lorenzo Simondi. La Sild, acronimo di Società Industriale Legnami Dronero, avviò l’ attività importando legnami tropicali (inizialmente africani) per effettuare due principali lavorazioni: segheria e tranceria. Oltre a un’attrezzatura tecnologicamente all’avanguardia, l’azienda possedeva un’ottima base di know-how grazie alla pregressa

esperienza di Paolo, padre di Giovanni, Ada e Lorenzo, operante in una piccola attività familiare che si occupava di segagione di legname locale, avviata nel 1930, sempre a Dronero. In parallelo con la segheria, Paolo Bono era specializzato nella produzione e nella posa di pavimenti in legno che negli anni arredarono prestigiose case nobiliari del


Anniversari to la laurea magistrale in Trade e consumer marketing all’Università di Parma con una tesi proprio sulla Sild (oggi sta frequentando il master in Marketing presso l’Ateneo torinese), ha deciso di impegnarsi per dare un contributo grazie ai suoi studi. L’azienda si trova a Dronero sullo stesso terreno dove, nel 1960, ne fu eretta la sede. La scelta dell’area di insediamento fu dovuta soprattutto a una ragione logistica, in quanto era una posizione avvantaggiata dal tratto ferroviario (dismesso anni fa) che collegava la cittadina con il resto della regione e dell’Italia: la stazione si trovava a meno di un chilometro. Ciò semplificava lo spostamento delle grandi quantità di tronchi africani di notevoli dimensioni in arrivo a Dronero ogni settimana dal

porto di Genova. L’altra motivazione era insita in un radicato senso di appartenenza della famiglia al territorio dronerese, paese in cui hanno vissuto generazioni di avi e a cui i fondatori erano fortemente legati emotivamente, dimostrando una volta di più la validità del celeberrimo pensiero espresso da Cesare Pavese ne “La Luna e i falò”: «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante,

La fotografia di apertura venne scattata in occasione della fondazione della Sild, nel 1960. Tra gli altri, da sinistra, si riconoscono: Giovanni e Renzo Bono, Roberto Simondi, Ada Bono e Paolo Bono con la moglie Maria. Nell’immagine qui sopra, da sinistra: Federico, Ada, Mariella, Giovanni, Stefania e Paolo, le tre generazioni oggi alla guida dell’azienda

Cuneo

Foto: D. Beltramone/Sgsm.it

circondario. Nella conduzione dell’azienda, avendo raccolto il timone dal padre deceduto improvvisamente nel 1976, con il quale collaboravano fin dall’avvio dell’attività, i fratelli Giovanni e Lorenzo furono affiancati dalla sorella Ada che, con il cugino Roberto Simondi, si occupava della gestione amministrativa. Ai giorni nostri la ditta è seguita da Mariella e Stefania, figlie di Giovanni, da Paolo, marito di Stefania, che si occupa della parte commerciale e dello sviluppo dei nuovi prodotti, e negli ultimi mesi da Federico, quarta generazione dell’azienda. Quest’ultimo, figlio di Mariella, e cresciuto in mezzo al legno, dopo aver consegui-

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Sopra: un pavimento in rovere a km 0. A destra: la nuova versione del pavimento prefinito in larice bio, il primo nato nella famiglia del bio trattamento, proposto nella veste di tavolone vecchio stile

nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». L’inscindibile legame con la Granda però non frenò la spinta imprenditoriale di Lorenzo e Giovanni, i quali all’inizio degli anni Settanta decisero di integrare a monte la produzione aziendale. Iniziò, quindi, lo sviluppo di un’attività a Nola, nella Repubblica Centrafricana, che si occupava di segare ed esportare tronchi e semilavorati in Europa. Questa attività cessò alla fine degli anni Ottanta a causa dei mutamenti intervenuti sui mercati. Nello stesso periodo la sede dronerese aveva variegato l’offerta, con la produzione lamellare per serramenti e segati su misura per la produzione di mobili. Con l’avvento del nuovo millennio e il ricambio generazionale si avviò un processo di riscoperta delle tradizione dei parquet, specialità di Paolo, il nonno di Mariella e di Stefania. L’obiettivo era svi-

86

luppare nuovi prodotti, caratterizzati da uno stile classico rivisitato in chiave moderna e da proprietà tecniche al passo con la tecnologia, tali da soddisfare le nuove esigenze rispetto all’allestimento degli ambienti. La produzione si arricchì così di listoni prefiniti per parquet: un prodotto artigianale personalizzato e unico sul mercato. In occasione dei cinquant’anni di attività, nel 2010, la Sild ha aperto uno showroom per la vendita ai privati, attivando un nuovo canale di vendita per l’azienda affiancato ai da lungo tempo fidelizzati rivenditori, impresari, architetti, arredatori e falegnami. L’esposizione aperta al pubblico è di fronte alle storiche strutture dove da sessant’anni vengono realizzati i parquet orgoglio dell’azienda. Ieri come oggi la Sild si pone nel mercato di riferimento con prodotti di alta qualità e pregio. L’esperienza, la continua ricerca di innovazione,

SILD SEZIONE

LEGNO

PRODOTTI

PRODUZIONE E COMMERCIO LEGNAMI, PRODUZIONE PAVIMENTI IN LEGNO E PORTE

SEDE

DRONERO

DIPENDENTI

13

la qualità delle materie prime, l’artigianalità e l’arte del fare bene sono la mission su cui l’azienda si fonda. «Oggi i parquet in legno bio trattato, le porte in legno e le boiserie sono l’espressione del “Made in Italy”», spiega Stefania Bono, amministratore delegato della ditta e responsabile della produzione, laureatasi in Scienze forestali mentre già lavorava in azienda. «Ogni fase del processo produttivo è realizzata nella nostra sede con legni di provenienza piemontese a chilometri zero, direttamente scelti e collaudati da me in persona per assicurarmi che rispettino i nostri standard di eccellente qualità. Le essenze spaziano dal rovere, al castagno, al larice fino alla meno conosciuta acacia, legno di umile origi-


Anniversari ne, ma caratterizzato da estetica e proprietà meccaniche eccezionali, entrato a far parte da poco nelle nostre collezioni e che sta raccogliendo un notevole successo». «La nostra azienda», continua Stefania Bono, «è specializzata nella produzione di pavimenti prefiniti bio trattati, ottenuti tramite un particolare procedimento con l’utilizzo di calore e vapore che, senza utilizzo di trattamenti chimici, conferisce al legno un aspetto anticato per un ambiente sano ed esclusivo». In occasione dei sessant’anni della Sild è stato rinnovato lo showroom, reinventato con l’obiettivo di trasmettere una passione per il legno tramandata di generazione in generazione. L’esposizione è stata arricchita di esperienze sensoriali: i clienti possono toccare con le proprie mani le diverse essenze e le loro caratteristiche venature, esaltate dalla spazzolatura, nonché odorare il caldo profumo del legno in un gioco di geometrie, colori e sfumature. Questo importante anniversario è stato anche l’occasione per la presentazione

Sopra: il pavimento prefinito in larice visto da un’altra angolazione. Nelle pagine d’apertura è fotografato anche il pavimento proposto dalla Sild di Dronero in rovere bio a km 0

di una nuova versione del pavimento prefinito “Achille” in larice bio, il primo nato nella famiglia del bio trattamento, proposto nella veste di tavolone vecchio stile. La professionalità, l’esperienza

Restauro e Conservazione Opere di Pittura

e la qualità sono al completo servizio della clientela più esigente. Dalla tradizione all’innovazione, la Sild di Dronero è all’avanguardia nella proposta di soluzioni di interior design di stile e pregio.

Laboratorio specializzato nel restauro di dipinti antichi e moderni su tavola e su tela, di sculture lignee policrome e di opere pittoriche contemporanee: opera per Musei, Enti Ecclesiastici, Gallerie e Privati. Il laboratorio effettua lo studio tecnico delle opere con indagini diagnostiche e documentazione fotografica in luce visibile, in fluorescenza UV e in riflettografia IR bianco/nero e falso colore. STUDIO PAGLIERO

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87


Per l’azienda di Scarnafigi fondata da Franco Biraghi un compleanno importante che la qualifica come uno dei marchi leader nel settore lattierocaseario

30 anni di eccellenze tra futuro e innovazione

30°

La forza di non smettere di guardare avanti Linda Arnaudo

P

er raccontare determinate realtà senza scadere nella pura retorica la scelta migliore è, senza dubbio, affidarsi ai dati di fatto. La più concreta evidenza di quello che da un trentennio la Valgrana di Scarnafigi ha saputo costruire è la consapevolezza di ciò che rappresenta per il territorio. Un’azienda solida, fortemente strutturata, che punta sui valori della tradizione, sempre mantenendo un occhio rivolto al futuro. Poche parole che sono, però, il risultato di anni di lavoro mirato e ininterrotto, con cui Franco Biraghi, con la moglie Bianca e i figli Alberto e Andrea, ha dato vita a un caseificio che costituisce un punto di riferimento imprescindibile quando si parla del settore lattiero caseario. D’altronde l’impresa scarnafigese si inserisce in un contesto

Nell’ottobre 2019, per gli 80 anni di Franco Biraghi, i dipendenti della Valgrana gli hanno consegnato una targa di ringraziamento

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Anniversari za che àncora ulteriormente l’azienda a quei valori a cui non ha mai smesso di guardare, facendoli diventare linee guida del proprio modus operandi. La produzione vantava, agli albori, quindici forme di grana al giorno. Nel 1999 arrivò la svolta, con la scelta di passare a un marchio proprio che contraddistingue i princìpi in cui la Valgrana crede e investe ogni giorno, legandosi a quell’area ricca di materie prime che rappresenta una ricchezza imponderabile per il nostro territorio. Nasce così il Piemontino, un formaggio a pasta dura, realizzato con 100% latte piemontese selezionato mediante rigorosi parametri qualitativi dai produttori delle province di Cuneo e di Torino e completamente senza lisozima. Dall’esiguo numero di forme degli inizi si arriva alla capacità massima produttiva quotidiana at-

Il suggestivo magazzino di stagionatura della Valgrana è sede anche di una poesia in cui il risultato del saper fare artigianale si esprime in un profumo inconfondibile, diffuso dal colpo d’occhio scenografico delle scaffalature che custodiscono fino a 360.000 forme

territoriale all’interno del quale l’agroalimentare ha un valore preponderante. Ma se le eccellenze dell’enogastronomia delineano il profilo della provincia Granda al pari di quelle paesaggistiche, inserirsi in un simile scrigno di ricchezze non era semplice. Con dedizione, serietà, esperienza e, soprattutto, tanta passione, la Valgrana è diventata non solo un caseificio leader, ma anche un motivo di orgoglio. E tutto questo non era di certo scontato. L’ammirazione con cui l’azienda viene vista e descritta arriva non solo dalla realtà prettamente locale (alla quale è ancorata da un profondo legame), ma anche da quella nazionale e internazionale che apprezzano, giorno dopo giorno, quel connubio tra gusto e genuinità divenuto un punto fisso che non ha mai tradito le aspettative dei consumatori, ri-

Cuneo

compensandoli della fiducia che accordano quotidianamente con sapori unici uniti a una comprovata qualità. La Valgrana nasce dalla lungimiranza e dalla concretezza di Franco Biraghi che, dopo essersi formato a 360 gradi nell’azienda di famiglia all’interno della quale aveva maturato una salda dimestichezza con tutti gli aspetti della produzione (dalla manovalanza, agli acquisti del latte fino alla vendita di prodotti finiti), decise di fondarne una per conto proprio a Scarnafigi. Correva l’anno 1990 e iniziava così una nuova avventura imprenditoriale volta a diventare nel tempo una consolidata certezza in perenne espansione, fino a configurarsi come uno dei principali caseifici del Piemonte oltreché un punto di riferimento per i produttori di latte locale. Quest’ultimo è, evidentemente, un fattore di notevole importan-

L’inconfondibile Piemontino Caratterizzato da un gusto dolce che ben si sposa con la sua spiccata personalità, il Piemontino, formaggio cult della Valgrana, ha da poco sfoggiato tre nuove vesti: Dolcissimo, Classico (stagionato oltre 16 mesi) e Oro (stagionato oltre 24 mesi). Perfetto da tavola o da grattugia, ha fatto della sua versatilità uno dei punti di forza che lo vedono trionfare in purezza come all’interno di svariate ricette.

89


Anniversari

Sempre ad fianco degli sportivi Da sempre vicina al mondo dello sport con cui condivide gli ideali di determinazione, sacrificio, grinta e passione, la Valgrana è sponsor di alcune delle realtà più seguite e amate del panorama atletico: il tennis con Andrea Gola, la pallavolo con il Cuneo Volley, il calcio con la Polisportiva Scarnafigese e il Cuneo Calcio, oltre al motociclismo con Arianna Barale. Ragazzi giovani e pieni di entusiasmo che non si risparmiano quando si tratta di impiegare tutte le risorse necessarie per eccellere nel proprio settore. La foto ritrae Alberto Biraghi con il tennista Andrea Gola e la centaura Arianna Barale, astri nascenti dello sport in provincia Granda.

tuale di 1.200 forme che, giorno dopo giorno, trovano posto nel suggestivo magazzino di stagionatura, dotato di una poesia in cui il risultato del saper fare artigianale si esprime in un profumo inconfondibile, diffuso dal colpo d’occhio scenografico delle scaffalature che custodiscono fino a 360.000 forme. 80.000 metri quadrati in continua espansione sono la dimostrazione di come la Valgrana, pur affondando le radici nella tradizione e nella maestria del passato, non abbia mai smesso di guardare avanti, ponendosi obiettivi sempre più ambiziosi. Investire nel futuro e nelle sue opportunità è un altro mattone su cui la Valgrana ha costruito le fondamenta del successo. Ogni

90

anno, infatti, i primi tre nati della provincia e il primo nato di Scarnafigi vengono premiati con una forma di Piemontino. È una testimonianza dell’importanza che il domani riveste per l’azienda in un perenne equilibrio tra gli insegnamenti del passato e la fiducia nel futuro. Anno dopo anno la Valgrana è entrata spontaneamente a far parte di quel forziere di tesori caseari che rappresentano un fiore all’occhiello della nostra realtà, grazie anche a ulteriori perle che connettono l’azienda alla tradizione casearia del territorio: le Dop. Il Bra Duro è un formaggio che sta regalando grandissime soddisfazioni in virtù di un’ecletticità che si unisce a un gusto

sapido e spiccato, dovuto ai suoi oltre sei mesi di stagionatura che l’hanno fatto salire per due anni di fila sul gradino più alto del podio al concorso “Crudi in Italia” (categoria formaggi a lunga stagionatura). La versione tenera, stagionata oltre 45 giorni, è connotata da un’intensa dolcezza, mentre il Raschera, morbido e dolce, stagionato oltre 30 giorni, non manca mai nei migliori piatti della tradizione. Fra le ottime Dop casearie prodotte vi è anche la Toma Piemontese, nel cui nome sono impliciti i colori attraverso i quali delinea il proprio autoritratto. La Valgrana è un’impresa che ha saputo ripagare la cura, i sacrifici, la dedizione e la caparbietà con grandi risultati, concreti e soprattutto umani. Ne è stata un esempio la volontà dei dipendenti di omaggiare, l’ottobre 2019, gli 80 anni di Franco Biraghi con una festa a sorpresa dall’atmosfera intima e allegra in cui è stata consegnata al patron della Valgrana una targa che era principalmente un ringraziamento «per la serietà con cui ha portato avanti un’azienda che è bello veder crescere ogni giorno e che festeggia anch’essa un compleanno importante. Ma soprattutto per aver saputo rendere, non solo il territorio, ma anche tutti noi orgogliosi di prender parte a questo suo progetto che ci vede quotidianamente parte in causa». Testimonianze simili sono la più chiara esemplificazione di cosa significhi partire non soltanto da un piccolo caseificio da far crescere giorno dopo giorno, ma anche dai tanti input forniti dal territorio, declinandoli in formaggi che lo rappresentano al 100% e che costituiscono un tassello fondamentale del variegato puzzle della nostra tradizione gastronomica. Proprio quella che abbiamo imparato a conoscere fin da piccoli e che ci accompagna con i suoi sapori impareggiabili in ogni momento della nostra esistenza.

VALGRANA SPA SEZIONE

ALIMENTARE/CASEARIA

PRODOTTI

CASEARI

SEDE

SCARNAFIGI

DIPENDENTI

14

Cuneo


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Anniversari

Il lato umano

di TESISQUARE

®

Giuseppe Pacotto, l’etica prima di tutto Fabio Rubero

da ragazzo. «Sono figlio di un artigiano e di una commerciante, forse era inevitabile che da loro

«S

nascesse un imprenditore», dice. Ma non un

il tornio». Così Giuseppe Pacotto

Roreto di Cherasco.

sintetizza gli àmbiti professio-

L’esordio fu semplicissimo e fu estraneo all’àmb-

nali che hanno caratterizzato

ito nel quale si è consacrato: «Iniziai a lavorare

la sua esistenza ed evidenzia

come metalmeccanico alla Cmb che però visse

come la vena imprenditoriale

un momento di crisi, così a 21 anni conobbi il

e la volontà (quasi un’impre-

significato del termine “cassa integrazione», rac-

scindibile necessità) di indi-

conta.

pendenza lo animassero sin

Il giovanissimo Pacotto seppe però dimostrare

e non fosse stato il computer,

imprenditore qualunque, uno tra i più lungimi-

sarebbe stato

dà lavoro a quasi 400 persone: la TESISQUARE® di

ranti tra di cui la Granda possa vantarsi, il quale in 25 anni ha costruito una realtà aziendale che

come sia possibile trasformare una difficoltà in un’opportunità. «Agli inizi degli anni 80, con l’amico Adriano Vernassa, tuttora socio in azienda, vedevamo l’informatica quale completamento delle nostre competenze. Le difficoltà professionali, unite a un anno e mezzo di intensi studi, trasformarono l’hobby in un lavoro e così divenni consulente informatico per un’azienda allora leader, la Cedati di Savigliano. Era una condizione che, dopo 6-7 anni, mal si sposava con i miei desideri imprenditoriali e che non mi soddisfava del tutto. Per questo, quando mia moglie Marcella trovò impiego come insegnante garantendo un’entrata economica in famiglia, compii il grande passo e mi misi in proprio». Era il 1990; la TESI nacque solo cinque anni dopo. «Un lustro in cui le cose andarono bene, ma nel quale io e miei primi collaboratori e poi soci, Guido Ferrero e Mauro Gullino, capimmo che solo con la differenziazione di clienti e mercati avremmo ottenuto la stabilità propedeutica al profitto e che sarebbe stato deleterio accontentarsi di essere prestatori d’opera. Solo con soluzioni e prodotti di proprietà avremmo potuto acquisire un’identità tutta nostra», spiega Pacotto. «Nella seconda metà degli anni 90 parte del dibattito informatico era incentrato sul nuovo millennio, sull’euro e su come sistemi realizzati negli anni 60 e 70 (con tecnologie molto robuste, ma assai rigide e che non contemplavano i decimali sugli importi in lire)

92


25°

Nella foto della pagina accanto: l’inaugurazione dei nuovi uffici di Milano, avvenuta nel 2016. Da sinistra, si riconoscono: Marcella Brizio Pacotto, moglie dell’Amministratore delegato, il dottor Giancarlo Bonati, socio storico nella metropoli lombarda, e Giuseppe Pacotto, ad di TESISQUARE®

sarebbero riusciti ad adattarsi al nuovo corso. Noi, realizzando software che correggevano quei sistemi, riuscimmo ad avviare quest’operazione riscontrando un grande successo che ci fece conoscere e ci consentì di iniziare a lavorare con importanti aziende di tutto il nord Italia, soprattutto grazie all’esperta attività commerciale di Giancarlo Bonati. Fu un passaggio chiave della nostra storia, in cui fu decisivo l’apporto di due storici collaboratori e poi soci: Massimo Crivello e Gianluca Giaccardi. Per la prima volta, infatti, riuscimmo ad avere un importante margine di guadagno, e non solo a pagarci le spese. Eravamo finalmente diventati qualcuno». Cuneo

In quegli anni la signora Mariarosa Macagno entrò in azienda e nell’amministrazione portò metodo e rigore a un’eclettica dinamicità e organizzazione gestionale. Anche la poco fortunata esperienza di uno dei primi siti di e-commerce, avviato nel 1999, si rivelò utile ai fini della crescita aziendale. «Per il business fu sostanzialmente un disastro, ma il tentativo non fu vano, perché fece sì che noi, molto prima di altri, iniziassimo a usare e ad avere dimestichezza con internet. Così dal 2001 iniziammo a costruire commesse speciali su piattaforma web, arrivando a lavorare con aziende multinazionali», narra il fondatore di TESISQUARE®. Continuando la crescita, en-

L’azienda è un punto di riferimento nel mercato in cui opera e ha dimostrato che, con il rispetto personale, si ottiene quello aziendale trarono in azienda altri “amici” di esperienza: Elio Becchis, Pierfranco Sartirano, Gianpiero Giubergia, Pasquale Maragò, Andrea Chiesa e molti altri (come dipendenti e in parallelo anche soci) e nei primi sei anni del nuovo millennio furono aperte filiali a Torino, Milano, Padova e Roma, diventando un importante punto di riferimen-

93


Anniversari

L’acronimo TESI significa “Tecnologie E Soluzioni Informatiche” e racchiude lo scopo aziendale. Giuseppe Pacotto ha frequentato la scuola per metalmeccanici ai Salesiani di Bra e, non appena tornato dal servizio militare, iniziò a lavorare proprio come metalmeccanico

to quale provider di soluzioni tecnologiche per la

cessi dei mercati e attraverso

supply chain, anche grazie all’ingresso in azienda

il quale migliaia di aziende

dall’area milanese di Roberto Graziotin, esperto

scambiano informazioni digi-

in àmbito logistico, anche lui in seguito socio. Il

tali e documenti di ogni tipo»,

2013 si avviò l’espansione su scala internazionale

afferma Pacotto.

con la nascita di progetti all’estero e l’apertura di

I volumi aziendali sono ele-

sedi ad Amsterdam e a Parigi.

vatissimi senza che si sia mai

Nel 2014 l’azienda rinnovò la propria identità

inseguita la politica del “profitto

lanciando brand TESISQUARE , diventando una

sopra ogni altra cosa”.

piazza virtuale di interscambio di informazioni

«L’azienda deve fare affari, ma

aziendali tra le più importanti del mondo.

non a qualsiasi costo. Il rispetto

«Nel frattempo siamo diventati una spa, anche

delle persone viene prima di

grazie all’ingresso di Enrico Peroli, Mauro Olivero,

qualsiasi altra cosa, anche del

Fabrizio Rochas e, poi, molti altri, sempre come

profitto. Se qualcuno è “debole”,

co-imprenditori. Oggi, grazie a un organico di 70

ma onesto, noi non lo lascia-

manager, 120 expert e oltre 200 tra sviluppatori e

mo indietro e questo per me è

tecnici, siamo un soggetto che organizza i pro-

un elemento imprescindibile.

®

di Cecilia” nata 15 anni fa, in seguito alla morte di una lavoratrice con due figli minorenni, evento luttuoso purtroppo ripetutosi in forme simili altre tre volte. Essa garantisce un regolare contributo economico fino al 18esimo anno di età a tutti i bambini e ragazzi che abbiano la sfortuna di perdere prematuramente il genitore che lavora in azienda, o il suo coniuge. In venticinque anni, mettendo sempre al primo posto il lato umano e il rapporto con le persone, siano essi collaboratori, fornitori o clienti, TESISQUARE® ha acquisito sempre più autorevolezza, grazie alla competenza e alla professionalità di donne e uomini che hanno potuto esprimersi al meglio, diventando un punto di riferimento nel mercato in cui opera, dimostrando che, con il rispetto personale, si ottiene una grande forza aziendale.

Invece di lasciare a casa le TESISQUARE®

persone “sottoperformanti”, abbiamo affiancato loro dei tutor e i risultati sono sorprendenti.

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TECNOLOGIE E SOLUZIONI INFORMATICHE

Quelle stesse persone, infatti, hanno un rendimento addirittura superiore alla media. La solidarietà sana dà una forza

SEDE

RORETO DI CHERASCO

straordinaria all’azienda». Che quelle di Giuseppe Pacotto

DIPENDENTI

OLTRE 350

non siano solo parole lo dimo-

Giuseppe Pacotto

fondatore e ad di TESISQUARE®

stra l’associazione “Gli amici

94

Cuneo


Per questo siamo così bravi a girarlo. Via mare, terra o aria. Portiamo i tuoi prodotti in tutto il mondo. Sicuramente e sempre in tempo. Con Nord Ovest potrai spedire in ogni parte del mondo ogni tipologia di prodotti, da quelli più delicati,

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Scintille per trasformare C idee in realtà

Paolo Ragazzo e Davide Rossi

Giovani start-up si raccontano

ontinua il viaggio di “Made In Cuneo” alla scoperta delle idee che hanno dato vita alle giovani aziende aderenti al progetto “Start-up innovative in Confindustria Cuneo” con cui l’associazione degli industriali intende avere un ruolo attivo nell’affiancamneto delle nuove realtà imprenditoriali di oggi e di domani. A loro, infatti, è garantita la possibilità di usufruire di una rete di professionisti e di partecipare a un percorso formativo, a seminari tecnici e a momenti di confronto. Ma conosciamo, in queste pagine, altre quattro “scintille” che hanno fatto scoccare il desiderio di investire su un’idea, per trasformarla da sogno a realtà.

Skipass a portata di smartphone

A

quale sciatore non piacerebbe accedere agli impianti senza dover strisciare lo skipass, evitando le code e varcando i tornelli con in tasca il proprio smartphone? Il desiderio di trasformare tutto questo in realtà è il cuore della start-up Blueticketing, nata nel 2017 dall’intuito di un gruppo di sviluppatori Ict braidesi, Davide Barberis, Nicola Garazzino e Alessandro Cabutto, e dall’esperienza di Paolo Serra, per anni responsabile tecnico degli impianti di risalita di Limone, ora amministratore delegato dell’azienda e dalla consolidata esperienza del produttore di sistemi di controllo accesso per lo sci Alfi: «La soluzione, in funzione già da due anni, permette di accedere agli impianti di risalita tenendo

Mattia Antoniucci

Fondatore e amministratore di Am Innovation

Aiutiamo le aziende a crescere sotto il profilo tecnologico 96

comodamente il proprio smartphone in tasca. Si effettua l’acquisto su un’app e si attraversa il varco dell’impianto senza fare altro». Il tutto grazie alla tecnologia Bluetooth Ble che permette di collegare la biglietteria dematerializzata, al pagamento elettronico, al sistema di controllo accessi basato sullo scambio d’informazioni tra lo smartphone e il tornello, in grado anche di “leggere” nelle code e individuare l’utente con Blueticketing. Il sistema funziona in assenza di segnale telefonico o wi-fi, è green (evita la stampa di ticket e tessere) ed è già piaciuto a numerose stazioni invernali di Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Italia centrale, oltre a suscitare diversi interessi anche nella vicina Francia.

Paolo Serra

Amministratore delegato di Blueticketing

Si può accedere agli impianti tenendo il proprio telefono in tasca, evitando le code

L’Ict fa crescere le aziende

D

are un contributo concreto alla necessità di competenze digitali, sempre più fondamentali in azienda, ma ancora non del tutto presenti. È con questo spirito che la start-up Am Innovation, fondata da Mattia Antoniucci nel settembre 2019 a Savigliano, ha mosso i primi passi, forte di un’esperienza

di tredici anni nel mondo dell’Ict su progetti internazionali. «Abbiamo unito competenze ed esperienze differenti per fornire prodotti digitali veloci e facili da utilizzare, aiutando così le aziende, soprattutto quelle del nostro territorio, a crescere sotto il profilo tecnologico, per migliorare o riorganizzare i processi di business», spiega Cuneo


Startupper Antoniucci. Tutto questo attraverso una forte specializzazione nei servizi cloud, ad esempio, ma partendo dalla primaria valutazione degli strumenti tecnologici già a disposizione delle imprese e di software differenti per individuare quello più indicato per ottimizzare i processi aziendali. «Am Innovation vanta partnership importanti con Microsoft e con l’Ente Nazionale per la Trasformazione Digitale e porta avanti con successo, inoltre, costanti collaborazioni con le scuole e con le aziende, organizzando academy insieme ad altre realtà e integrando, quando e dove possibile, i programmi scolastici: riteniamo non vi sia investimento migliore di quello sul futuro dei giovani», conclude Antoniucci.

Idee nuove per la meccanica

Q

uella della MBE è una storia che ha inizio dall’intuito di un datore di lavoro lungimirante che sprona un giovane ragazzo dotato, il quale nel corso dei periodi estivi forniva la sua collaborazione, a continuare gli studi universitari. È iniziato così il percorso di Massimo Beccaria, laureato in ingegneria meccanica che ha già all’attivo diverse esperienze imprenditoriali di successo ed è titolare della start-up nata per la realizzazione di prototipi, brevetti e innovazioni in àmbito meccanico e industriale. «Volevamo investire sulle idee, per evitare di vederle sviluppate da altri e tradotte in prodotti disponibili sul mercato. Per ora abbiamo brevettato una testina per decespugliatore alternativa, per lavorare più agevolmente in

ambienti delicati come le vigne», spiega Beccaria. La natura e l’agricoltura sono il denominatore comune delle attività di questa azienda, radicata nel monregalese, impegnata nello sviluppo di un raccoglitore di castagne a zaino, più adatto a terreni impervi, e di un compattatore di materiale organico in grado di velocizzare il processo di compostaggio. MBE è un laboratorio sperimentale di idee nel quale si tenta di superare limiti esistenti. Tra questi anche la costruzione di una carrozzina per disabili governabile da smartphone e in grado di muoversi con facilità off-road. La start-up è proprietaria del marchio Delaruv, con cui vengono importati e venduti in Italia gli orologi costruiti da Beccaria per la svizzera Bereve.

Massimo Beccaria Fondatore della MBE

Abbiamo brevettato una testina per decespugliatore alternativa, per lavorare più agevolmente in ambienti delicati come le vigne

Smart working formato start-up

U Paolo Scagliola

General manager di Hub48

Tutto è iniziato un anno e mezzo fa, con l’idea di fondare uno spazio di coworking

n ecosistema per l’innovazione, aperto a professionisti indipendenti, creativi, start-up e piccole aziende che vogliano mettersi in gioco sul mercato globale, senza rinunciare a vivere in provincia di Cuneo. Si tratta di Hub48, l’innovativo spazio dedicato allo smart working aperto dall’omonima srl in un bel palazzo di corso Barolo 48, alle porte di Alba. In un’area di oltre 500 metri quadrati si sviluppano postazioni di lavoro, sale meeting, aule di formazione e aree relax. Hub48 permette di lavorare in un ambiente condiviso, abbattendo i costi dell’affitto e nello stesso tempo implementando il proprio network di contatti. «Abbiamo iniziato un anno e mezzo fa con l’idea di fondare uno spazio di coworking, ma fin da subito l’ab-

biamo immaginato come un polo di attrazione di cultura e talenti, locali e internazionali, in grado di far crescere imprese innovative e “glocal” anche grazie a contatti stretti con incubatori per l’innovazione» precisa il general manager Paolo Scagliola che, con l’amministratore delegato Francesco Massolo, è alla guida dell’innovativo progetto. Hub48 non propone infatti solo spazi di lavoro comune: con la sua academy organizza approfondimenti sui nuovi trend dell’innovazione, con incontri con i principali player in questo settore, e sta per avviare “48magazine”, un periodico “made in Alba” dedicato alla sharing economy che sarà distribuito presso gli oltre cento coworking esistenti in Italia, contribuendo a rinforzare i legami tra chi li frequenta. 97


Confindustria News Sono stati mesi molto intensi per l’associaazione. Ecco alcuni dei principali fronti d’impegno

A

Covid: riattivata la task force

inizio ottobre Confindustria Cuneo ha riattivato la task force per l’emergenza Coronavirus creata a metà gennaio, costituita dai tecnici dell’associazione che, in modo coordinato, mettono a disposizione delle aziende le proprie competenze specifiche. La task force monitora anche l’applicazione pratica delle nuove regole in ciò che concerne i riflessi per le attività industriali ed è a disposizione per fornire i chiarimenti richiesti dalle aziende associate. Sono ripresi anche i tg quotidiani pubblicati sui social e sul sito www.uicuneo.it per fornire tempestive informazioni.

I componenti della task force di Confindustria Cuneo, riattivata in seguito al riacutizzarsi dell’emergenza sanitaria. A coordinarla è Andrea Corniolo. Sono ripresi anche i tg quotidiani per una tempestiva informazione

Gabusi ospite del Consiglio generale

L L’intervento in sala “Michele Ferrero” dell’assessore regionale piemontese alle infrastrutture, Marco Gabusi, durante la riunione plenaria del Consiglio generale di Confindustria Cuneo

98

’assessore regionale piemontese alle infrastrutture, Marco Gabusi, è intervenuto alla seduta del Consiglio generale di Confindustria Cuneo di venerdì 16 ottobre ospitata dalla sala “Michele Ferrero” dell’associazione. Di fronte ai circa 60 imprenditori (presenti o collegati on-line) che

compongono l’organo di governo allargato dell’associazione, l’esponente della Giunta di piazza Castello, accolto dal presidente, Mauro Gola, e dal direttore, Giuliana Cirio, ha relazionato dopo aver ascoltato il quadro della situazione e delle numerose problematiche sul tappeto illustrato da Giuseppe Viriglio, presidente


della Sezione logistica-trasporti di Confindustria Cuneo, e le puntualizzazioni di Serena Lancione, presidente della Sezione autolinee dell’organizzazione di categoria provinciale e presidente della Sezione Piemonte e Valle d’Aosta di Anav, l’Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori del sistema confindustriale. Gabusi, sollecitato anche da Amilcare Merlo, ha trattato i temi critici segnalati da Confindustria Cuneo, i quali vanno ben oltre il perimetro di diretto interesse delle aziende, dalla viabilità al divario digitale, dalle ferrovie all’aeroporto di Levaldigi, dalla logistica ai danni delle recente alluvione. Il confronto proseguirà all’insegna dello spirito di collaborazione, ha garantito l’Assessore regionale.

C

onfindustria Cuneo e Ance Cuneo hanno incontrato le altre associazioni di categoria, i vertici degli ordini professionali, gli amministratori degli enti locali della Granda e i rappresentanti del mondo bancario in occasione del secondo tavolo di lavoro “politico” dedicato al Superbonus 110%. In videoconferenza, convocata dopo la tavola rotonda nella sala “Michele Ferrero” e il successivo tavolo “tecnico” di confronto, è stato presentato il dossier “Bonus Pass”, strumento concreto e agevole che propone la standardizzazione delle procedure per la fruizione dell’agevolazione 110%, da parte dei committenti dei lavori e degli operatori economici. Il “Bonus Pass” è il risultato dei diversi, importanti contributi pervenuti dai

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Consulta il sito

La presentazione in streaming del dossier “Bonus Pass” che contiene i documenti necessari per favorire la stardadizzazione delle procedure per l’accesso alle agevolazioni legate al Superbonus 110%

Il Superbonus è più... facile partecipanti al tavolo, come espressione dei rispettivi àmbiti di attività imprenditoriale e professionale. Il dossier è frutto anche della condivisione con le Amministrazioni pubbliche del territorio. L’incontro è stato trasmesso in diretta streaming sul portale del quotidiano “La Stampa” e ha visto l’intervento di apertura del responsabile della Redazione locale, Massimo Mathis.

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Cuneo

99


Confindustria News

La nuova casa di Confindustria

L

’impresa Franco Barberis Costruzioni di Alba sta realizzando la ristrutturazione di “Casa di Betania”, la prossima sede di Confindustria Cuneo. L’edificio tra via Bersezio, via Monsignor Peano e via Bertano fu casa per esercizi spirituali delle suore della Società delle Figlie del Cuore di Maria su iniziativa, oltre ottant’anni fa, di Margherita “Rita” Massia. I lavori, che terranno in massima considerazione la necessità di infastidire il meno possibile i residenti in zona, dovrebbero essere completati entro l’inizio dell’estate. L’impresa albese coinvolgerà numerose aziende associate a Confindustria Cuneo sia costituendo Ati, sia nei subappalti sia nelle forniture. Il progetto, presentato a settembre 2019 dal presidente e dal direttore, Mauro Gola e Giuliana Cirio, alla

presenza del sindacoo, Federico Borgna, è dell’architetto Daniele Cavedal con la collaborazione del collega Duilio Damilano per quanto riguarda gli interni. Oltre che gli uffici dell’associazione, la nuova “Casa di Betania” ospiterà spazi espositivi e un’area dedicata alla cultura, agli incontri e alla convivialità, a cui in varie occasioni potrà accedere la cittadinanza. Il presidente di Confindustria Cuneo, Mauro Gola, durante l’incontro che ha annunciato ai mass media l’avvio dei lavori, ha commentato: «Oltre alla professionalità dei progetti, tutti con una marcata attenzione alla sicurezza, abbiamo molto apprezzato la serietà e la correttezza riscontrate nello svolgimento della procedura per l’assegnazione dell’appalto, svoltasi all’insegna della massima trasparenza».

L’incontro organizzato per annunciare l’inizio della ristrutturazione di “Casa di Betania” e uno scorcio del cantiere che avrà la massima cura nel minimizzare i disagi dei residenti in zona

Il “Cluster legno Cuneo” è al via

D La presentazione del progetto “Cluster legno Cuneo” supportato da Confagricoltura Cuneo-Unione Provinciale Agricoltori, Cna Cuneo, Confindustria Cuneo e Confcommercio della provincia di Cuneo

100

ecolla il progetto “Cluster legno Cuneo”, della durata biennale, inserito nell’àmbito del Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 della Regione Piemonte-Misura 16-Operazione 16.2.1, azione 1: “Progetti Pilota nel Settore Forestale”. Ne è capofila il Centro Servizi per l’Industria

(Csi). Le aziende destinatarie del contributo stanziato dal bando sono: Società agricola “Allasia Plant” di Cavallermaggiore (produzione), “Legnami Priola” di Carrù (prima trasformazione), “Fas” di Castellinaldo (seconda trasformazione) e la rete di imprese cuneesi “I Professionisti dell’Arredo” (commercializzazione). Cuneo



Nomine

Ceretto, Costamagna, Rolfo e Salomone

L

Al lavoro i quattro Vicepresidenti

’assemblea dei soci di Confindustria Cuneo, convocata in videoconferenza (foto sotto), ha eletto quattro nuovi vicepresidenti: Roberta Ceretto (Aziende Vitivinicole Ceretto srl), Marco Costamagna (Biemmedue spa), Roberto Rolfo (Rolfo spa) e Bartolomeo Salomone (Ferrero spa) si sono affiancati, nel Consiglio di Presidenza guidato da Mauro Gola, ai vicepresidenti PierPaolo Carini (Egea spa), Amilcare Merlo (Merlo spa), Elena Lovera (Costrade srl) e Giuseppe Miroglio (Miroglio Textile srl) e ai due vicepresidenti di diritto, Alberto Biraghi (confermato presidente della Piccola Industria) e Matteo Rossi Sebaste (neopresidente del Gruppo Giovani Imprenditori). Roberta Ceretto appartiene alla terza generazione di una delle più storiche ed eclettiche famiglie vinicole piemontesi. Laureata in lingue straniere alla Facoltà di lettere e filosofia di Torino con tesi sulla letteratura sudafricana, ha preferito la famiglia e le Langhe alla carriera universitaria. Con il fratello Federico e i cugini Alessandro e Lisa da gennaio 2019 è alla guida delle Aziende Vitivinicole Ceretto srl, di cui è presidente. Marco Costamagna è laureato in ingegneria gestionale presso il Politecnico di Torino. È amministratore delegato della Biemmedue spa di Cherasco, presidente del Cda e ad di Ars Elettromeccanica srl di La Morra e ad della Mtm Hydro di Cherasco. Presiede la Sezione meccanica di Confindustria Cuneo e fa parte del Consiglio generale di Federmeccanica. Presiede Federlavaggi (Federazione nazionale fra le imprese dell’autolavaggio).

Roberto Rolfo è diplomato presso il Liceo scientifico ed è amministratore delegato nell’azienda di famiglia, la Rolfo spa di Bra. All’interno del gruppo è presidente anche della Fasano srl di Monchiero e della Rolfo Service srl di Bra. Inoltre è consigliere d’amministrazione della Rolfo Plastic Gall srl e della Rolfo Holding. Bartolomeo Salomone lavora nel Gruppo Ferrero da oltre 40 anni. Laureato in economia, in azienda ha assunto responsabilità dirigenziali via via più importanti. Tra i tanti incarichi ricoperti, da qualche anno è Presidente del Village di Alba, struttura-laboratorio dove si promuove il programma internazionale “Kinder Joy of Moving”. Nel 2019 è stato chiamato a dirigere, in veste di segretario generale, la Fondazione Ferrero, creata nel 1983 da Michele Ferrero e da sempre presieduta dalla consorte del compianto imprenditore, signora Maria Franca. Da oltre 20 anni fa parte del Consiglio d’amministrazione della Ferrero spa e, a dicembre 2019, ne è stato nominato presidente. Nel Consiglio Generale di Confindustria Cuneo è stato eletto Riccardo Preve (Preve Costruzioni spa) e sono entrati Luigi Giordano (Giordano & c. spa), nominato dal Gruppo Giovani Imprenditori, Mariella Bono (Sild srl), in rappresentanza della Sezione legno, e Cristiano Isnardi (Lpm

Roberta Ceretto

Marco Costamagna

Roberto Rolfo

Bartolomeo Salomone

spa), su invito del presidente Gola. Cuneo


I suoi vice sono Alessandro Gino, Luigi Giordano e Veronica Petrelli

I giovani scelgono Matteo Rossi Sebaste

M

Matteo Rossi Sebaste (ritratto con la sua squadra), ritiene che «i giovani imprenditori debbanno essere l’avanguardia delle imprese italiane e del movimento confindustriale»

I

Giovani Imprenditori Edili di Ance Cuneo, riuniti in assemblea presso la sede di Confindustria Cuneo, in corso Dante 51, hanno eletto Sabrina Bertone (Bertone Costruzioni srl di Chiusa Pesio) quale proprio presidente. Il Consiglio direttivo che guiderà il Gruppo Giovani Imprenditori edili fino al 2023 è composto, oltre che dalla neopresidente Bertone, dai vicepresidenti Eleonora Garino (La Passatore Costruzioni srl di Cuneo, past-president) ed Enrico Lovera (Costrade srl di Saluzzo) e dai consiglieri Dario Boschiazzo (Lenta Antonio srl di Roreto di Cherasco), Jessica Mondino (Mondino Costruzioni srl di Magliano Alpi), Gianluca Preve (Preve Costruzioni spa di Roccavione), Edoardo Tomatis (Tomatis Giacomo srl di Caraglio) e Cristina Viglietti (Viglietti Antonio & Figlio srl di Montanera). Sabrina Bertone, in virtù della carica attribuitale all’interno dei Giovani Imprenditori Edili, siederà di diritto nel Consiglio Direttivo senior di Ance Cuneo, guidato dal presidente dell’organizzazione di categoria provinciale, Gabriele Gazzano.

atteo Rossi Sebaste (Golosità dal 1885 srl di Grinzane Cavour) è il nuovo presidente del Gruppo Giovani Imprenditori (Ggi) di Confindustria Cuneo. Il successore di Alberto Ribezzo (Antica Dispensa di Monforte d’Alba) è stato eletto durante la parte privata dell’assemblea annuale del Ggi, ospitata dalla sede di Mondovì del Politecnico di Torino, così come la successiva parte pubblica. I vicepresidenti sono Alessandro Gino (Gino spa di Cuneo), Luigi Giordano (Giordano & c. spa di Boves) e Veronica Petrelli (Tipolito Martini srl di Borgo San Dalmazzo). Il Consiglio Direttivo è completato da: Sabrina Bertone (Bertone Costruzioni srl

Matteo Rossi Sebaste di Chiusa Pesio), Marco Dadone Marchisio (Salumificio Marchisio srl di Pianfei), Elisa Marchesani (Full Service 2000 soc. coop. di Mondovì), Annalisa Pastore (Bipaled srl di Bra) e Alessio Testa (Best srl di Alba). Fra i temi portanti che saranno seguiti dal Ggi sotto la presidenza di Matteo Rossi Sebaste figura il bando “Giovani per i giovani”, presentato durante l’assemblea pubblica, con l’intervento on-line di Riccardo Di Stefano, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria.

Alla vicepresudenza l’affiancano Eleono Garino ed Enrico Lovera

Sabrina Bertone a capo

degli Edili junior

Sabrina Bertone

Il Consiglio Direttivo che guiderà il Gruppo Giovani Imprenditori edili di Ance Cuneo fino al 2023

103


Nomine

Alberto Biraghi confermato ai vertici della Piccola

A Alberto Biraghi

G

lberto Biraghi (Valgrana spa, Scarnafigi) è stato confermato presidente del Comitato provinciale della Piccola industria di Confindustria Cuneo. I vicepresidenti sono Riccardo Preve (Preve Costruzioni spa, Roccavione) e Giorgio Proglio (Zetabi srl, Roddi). I consiglieri sono: Marco Andreetti (Leonardo Travel Service sas, Saluzzo), Alessandro Bongiovanni (Gazzera Impianti srl, Trinità), Mariella Bono (Sild srl, Dronero), Veronica Petrelli (Tipolito Martini srl, Borgo San Dalmazzo), Pietro

Giuseppe Incarbona guida la nuova Sezione cultura

iuseppe Incarbona (Ironika srl, Marene) è il presidente della nuova Sezione cultura e intrattenimento di Confindustria Cuneo, subito messa alla prova dalla crisi indotta dalle misure restrittive legate al riacutizzarsi dell’emergenza sanitaria. «La cultura e l’intrattenimento sono anche rapporto umano diretto, sono un “contagio sano”, concetto che faremo nostro anche attraverso una campagna di sensibilizzazione sui social e sui mass media», ha dichiarato Incarbona. «Assumo con

entusiasmo questo impegno, grato ai colleghi che mi hanno dato fiducia. Non sarà semplice, perché si tratta di imboccare strade nuove per l’associazione». In questo àmbito sono subito merse le disponibilità delle aziende di Confindustria degli altri comparti a sostenere quelle di questa Sezione e i loro progetti.

Tre incarichi di prestigio

A livello nazionale, con l’insediamento della presidenza Bonomi, sono stati ricostuiti i gruppi tecnici con l’obiettivo di coinvolgere l’intero sistema nella raccolta e nella condivisione di proposte su tematiche prioritarie e strategiche (ambiente, credito, energia, cultura, Europa, fisco, internazio-

A

lessandro Battaglia (Silvateam, San Michele Mondovì) è stato nominato delegato all’internazionalizzazione dal neopresidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, eletto a luglio per il quadriennio 2020-24. Gay, 44 anni, torinese, è stato presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte e di Confindustria nazionale, guida Anitec-Assinform (imprese Ict e dell’elettronica di consumo) ed è vicepresidente di Confindustria Digitale. Dal 2017 è amministratore delegato di Digital Magics, incubatore di start-up. «So che saranno quattro anni molto impegnativi», ha dichiarato Marco Gay. «I segni lasciati dalla pandemia sul tessuto economico sono tangibili, ma sono convinto che le nostre aziende abbiano la volontà e le caratteristiche per vincere la sfida. Ci concentreremo in particolare sulla politica industriale e sui suoi pilastri come la digitalizzazione, l’Europa e l’internazionalizzazione, la sostenibilità, la formazione e le infrastrutture»

104

Putetto (Carbonteam srl, Saluzzo), Alberto Ribezzo (Antica Dispensa Bricco Bastia, Monforte d’Alba), Paolo Spolaore (Consorzio Obiettivo Sociale, Alba) e Nicoletta Trucco (Torrefazione Caffè Excelsior srl, Busca). Il Consiglio direttivo è completato da Patrizia Olocco (Eurotec Società Consortile, Savigliano), invitata permanente.

Alessandro Battaglia

Giuseppe Incarbona nale, lavoro, ricerca e sviluppo, Ict). Per quanto riguarda Confindustria Cuneo, sono state approvate le candidature di Michele Pagliuzzi (Etaeria spa, Torino) per il gruppo Sviluppo domanda digitale e di Valter Borgogno (Studio Leonardo srl, Centallo) per il gruppo Offerta digitale.

Michele Pagliuzzi

Valter Borgogno Cuneo


Si sono susseguite negli ultimi mesi

Le nomine più recenti

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n questi mesi si sono succedute numerose nomine nell’àmbito di Confindustria Cuneo (il cui presidente, Mauro Gola, Kelyan spa di Cuneo, lo scorso 22 maggio è stato eletto alla presidenza dell’Ente camerale), ratificate dalla riunione plenaria del Consiglio Generale durante la quale è intervenuto anche l’assessore regionale piemontese ai trasporti, alle infrastrutture, alle opere pubbliche, alla difesa del suolo e alla Protezione civile, Marco Gabusi, tema sul quale riferiamo in altra pagina di questo numero di “Made In Cuneo”. Marco Costamagna (Biemmedue spa di Cherasco), presidente della Sezione meccanica di Confindustria Cuneo, è stato confermato nell’àmbito del Consiglio generale di Federmeccanica guidata dal presidente Alberto Dal Poz. Erica Azzoaglio, presidente del Banco di Credito Azzoaglio di Ceva, è stata nominata, quale rappresentante di Confindustria Cuneo per il prossimo triennio, nel Consiglio d’Amministrazione del Centro di Formazione Professionale Cebano-Monregalese, società consortile a responsabilità limitata istituita in attivazione della legge numero 63/95 della Regione Piemonte. In seguito al rientro dell’Arpiet (Associazione Regionale Piemontese degli Impianti di Risalita) nell’Anef (l’associazione nazionale di categoria), nel Consiglio Generale della stessa Anef è stato nominato Gianluca Oliva (Prato Nevoso spa di Frabosa Sottana), in rappresnetanza di “Cuneo Neve”. Elena Lovera (Costrade srl di Saluzzo) è stata nominata rappresentante di Confindustria Cuneo nella Commissione di valutazione per il marchio di qualità “Ospitalità Italiana” delle strutture turistiche curato dalla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Cuneo. Sempre per l’Ente camerale, nel Comitato Tecnico Prezzario Opere Edili per il triennio 2020-23 sono entrati Eleonora Garino (La Passatore Costruzioni di Cuneo), Andrea Bonavia (Giordano & c. spa di Boves), Claudio Pontiglione (Tecnoedil scarl di Alba) e Davide Ponso, funzionario responsabile di Ance Cuneo. L’assemblea del Centro Servizi per l’Industria (Csi) ha nominato consigliere Mauro Danna (responsabile dell’Area Relazioni Esterne e Organizzazione e referente Innovazione di Confindustria Cuneo) e il Cda gli ha quindi affidato l’incarico di direttore della società. Chiara Serra, Area Comunicazione di Confindustria Cuneo, è stata indicata quale componente del Consiglio Direttivo dell’Osservatorio per la comunicazione d’impresa Piemonte. Elisabetta Nocera, funzionario dell’Area Sicurezza-Ambiente di Confindustria Cuneo, è stata confermata nel Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto Nod-Ovest Qualità per il prossimo tirennio.

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1) Mauro Gola; 2) Marco Costamagna; 3) Erica Azzoaglio; 4) Gianluca Oliva; 5) Elena Lovera; 6) Eleonora Garino; 7) Andrea Bonavia; 8) Claudio Pontiglione; 9) Davide Ponso; 10) Mauro Danna; 11) Chiara Serra; 12) Elisabetta Nocera

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Aziende News

Aziende

Unica azienda cuneese “Best Managed Companies” di Deloitte NORD OVEST

Il nuovo obiettivo climatico del Gigante amico guarda al 2030 FERRERO

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’undicesimo Rapporto di sostenibilità di Ferrero annuncia gli obiettivi climatici al 2030: riduzione del 43% per tonnellata di prodotto rispetto al 2018 delle emissioni di gas serra end-to-end e del 50% delle emissioni dealle proprie attività, per contribuire a limitare il riscaldamento globale. Importanti sono i progressi nella sostenibilità degli imballaggi e nell’approvvigionamento responsabile degli ingredienti. Giovanni Ferrero (foto a sinistra), presidente esecutivo del Gruppo Ferrero: «Stiamo definendo una strategia e gli impegni per fronteggiare i rischi e le opportunità in àmbito sostenibilità nelle dimensioni più rilevanti per le nostre aree di business. Continueremo a comunicare sviluppi e progressi relativi alla nuova strategia, mentre entriamo in un’entusiasmante nuova epoca della nostra storia aziendale». Lapo Civiletti, ad del Gruppo (foto a destra): «Ferrero è da sempre impegnata nella creazione di un modello di business che mira a un impatto positivo sui dipendenti, sui consumatori, sulle famiglie e sulle comunità locali in cui opera».

Cuneo

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er il secondo anno consecutivo, la Nord Ovest spa di Madonna dell’Olmo (in foto: Valentina Mellano, presidente del Consiglio di gestione), leader nelle spedizioni e nel commercio internazionale, ha vinto il premio “Best Managed Companies” di Deloitte, riconoscimento che supporta le aziende italiane che si distinguono per capacità organizzativa, strategia e performance. Unica cuneese delle 59 imprese premiate di tutta Italia, Nord Ovest ha bissato il successo dello scorso anno ed è stata individuata al termine di uno scrupoloso processo di valutazione da una giuria indipendente costituita da esperti del mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale.

I vincitori dei prestigiosi riconoscimenti “Cassa Edile Awards” 2020 DODICI IMPRESE ISCRITTE ALLA CASSA EDILE DI CUNEO

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e imprese industriali iscritte alla Cassa Edile di Cuneo che a metà ottobre sono state insignite per l’anno 2020 del riconoscimento “Cassa Edile Awrad” a Bologna, nell’àmbito del Siae, la fiera internazionale dell’edilizia, sono le seguenti: categoria “Fair-Play” (premio alle imprese regolari che denunciano da più mesi senza sospensione), Ghione di Ghione Giancarlo & C. sas di Verzuolo, Preve Costruzioni spa di Roccavione, Saisef spa Imprese Stradali e Forniture di Mondovì, Selghis Calcetruzzi spa di Villanova Solaro, Sam spa di Monforte d’Alba, Tomatis Giacomo srl di Caraglio, Editel spa di Nucetto, Costrade srl di Saluzzo e Cogibit srl di Scarnafigi; categoria “Sprint” (titolo attribuito alle imprese che impiegano meno giorni tra la data di scadenza dei termini ordinari di presentazione delle denunce e la data di effettivo versamento delle stesse), Edilizia Subalpina srl di Saluzzo; categoria “Top Player” (riconoscimento alle imprese con il maggiore numero di ore lavorate per lavoratore nell’eserizio indicato, in questo caso il 2019), Roca Plina Società Cooperativa di Isasca e Pab srl di Torino. La Cassa Edile di Cuneo è presieduta da Luca Barberis. L’ente promuove ogni giorno nel mondo del lavoro due valori fondamentali: l’impegno e la correttezza.

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La app che interfaccia chi deve spedire con chi si sposta

Nuova unità radiografica mobile: tecnologia avanzata per Verduno STROPPIANA CALCESTRUZZI

TAKE MY THING

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a fondazione “Nuovo Ospedale Alba-Bra” Onlus nei mesi scorsi ha potuto contare su una nuova donazione di grande utilità, frutto della generosità degli imprenditori albesi Dario Stroppiana e Mauro e Roberto Mollo, i quali hanno finanziato l’acquisto dell’unità radiografica mobile “Mac”, caratterizzata dalla tecnologia più avanzata esistente sul mercato, messa al servizio dei Reparti di radiologia. Si tratta, tra l’altro, di una strumentazione facilmente trasportabile, pensata per agevolare l’operatività della Radiologia generale, tanto più in questo periodo di emergenza sanitaria e di rischio contagi negli ambienti ospedalieri. Dario Stroppiana, presidente della Calcestruzzi Stroppiana spa di Alba, ha commentato: «È stata una decisione per me naturale, in un momento così difficile per tutti. Sono nato e cresciuto in un territorio straordinario

abitato da persone straordinarie che mi hanno consentito di svolgere al meglio il mio lavoro di imprenditore. Sentivo il dovere della gratitudine, di “restituire” in piccola parte ciò che ho avuto, rendendomi utile alla collettività in stretta collaborazione con i fratelli Mollo».

ake My Thing, il cui founder e ceo è Francesco Demichelis, è una società, con sede a Saluzzo, che ha sviluppato una app per ottimizzare il trasporto e la spedizione di pacchi. L’ideatore dell’originale servizio spiega: «Consentiamo il trasporto a impatto zero degli oggetti inseriti sulla app tramite la partnership con Bus Company e Benese, aziende che coprono con la loro rete di mezzi gran parte della Granda e dell’area torinese. Gli oggetti inseriti sulla piattaforma, e con percorsi compatibili con le tratte servite dai pullman, saranno “passati” in configurazione “trasporto a impatto zero”. I bus fanno comunque il percorso e non c’è necessità di altri mezzi per strada».

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Cuneo


Aziende News Il leader mondiale nell’edilizia sostenibile e nei materiali fra le 100 aziende più innovative

VENCHI

SAINT-GOBAIN

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un riconoscimento a livello mondiale, quello ottenuto dalla Saint-Gobain, leader nell’edilizia sostenibile e nei materiali e soluzioni pensati per il benessere di ciascuno e il futuro di tutti, presente a Savigliano con lo stabilimento Saint-Gobain Sekurit, inserita da Clarivate Analitics (già Thomson Reuters) fra le prime cento aziende e istituzioni più innovative del pianeta all’interno della graduatoria “Derent Top 100 Global Innovators” per il 2020. La classifica si basa su questi criteri principali: il numero totale di brevetti, la percentuale di brevetti rilasciati, il numero di brevetti depositati, la portata globale del portafoglio-brevetti e l’impatto relativo (misurato dal numero di citazioni). Si tratta di un riconoscimento e di un premio per l’impegno costante che il Gruppo Saint-Gobain dedica all’innovazione e alla ricerca e sviluppo, campi nei quali si avvale di una rete globale di otto centri interfunzionali e di numerose unità dedicate.

Il “matrimonio” con la nocciola Piemonte Igp

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enchi, storica azienda cuneese del cioccolato di alta qualità, ha attivato una collaborazione con i migliori coltivatori di nocciole delle

Langhe. Lo prevede l’accordo di collaborazione firmato con l’Ascopiemonte-Organizzazione Produttori Frutta a Guscio scarl di Santo Stefano Belbo che, con 540 soci produttori e un totale di 2.500 ettari di superficie coltivata a noccioleto, rappresenta oltre un terzo dell’offerta corilicola piemontese. I produttori di nocciole si impegnano a conferire all’azienda l’intero raccolto di alcuni noccioleti, attenendosi a un disciplinare, condiviso tra Venchi, Ascopiemonte e i produttori stessi, che regolamenta raccolta, selezione, sgusciatura e stoccaggio del prodotto. È un progetto a km 0 che permette a Venchi di comprare “direttamente sulla pianta” le nocciole e di controllarne la qualità durante tutta la filiera e che tutela l’agricoltore.

Immediata generosa mobilitazione per la popolazione di Limone Piemonte nelle ore successive all’alluvione

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n Tir con 7.500 bottiglie di acqua minerale per la Croce Rossa della provincia di Cuneo è partito dallo stabilimento di Vinadio dell’azienda Sant’Anna di Vinadio diretto a Limone Piemonte, uno dei centri più coltiti dall’alluvione del 2-3 ottobre: un gesto importante e concreto per le famiglie evacuate che non avevano più accesso all’acqua potabile in casa. Un gesto di solidarietà che, nelle intenzioni di Alberto Bertone, presidente e ad dell’azienda, oltre a portare un aiuto concreto, voleva essere di stimolo per altre aziende e privati, al fine di attivare una catena di solidarietà. «Siamo felici di aiutare un territorio in difficoltà e auguriamo un veloce ritorno alla normalità», ha dichiarato Alberto Bertone.

ACQUA SANT’ANNA

Il progetto E-Gino per la mobilità sostenibile più facile GRUPPO GINO

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l progetto E-Gino del Gruppo Gino è la pronta risposta di un’azienda protagonista da decenni, in Granda e ben oltre i confini provinciali, agli odierni scenari della mobilità sostenibile e consapevole. Il nuovo brand coinvolge tutti i marchi seguiti dal Gruppo cuneese e, con una serie di eventi, test-drive, convegni e appuntamenti, fornirà informazioni precise, sicure e dettagliate sul mondo dell’elettrico. È una business unit interna con una mission delicata: essere un interlocutore autorevole e credibile che consenta agli utenti di avere un quadro completo e chiaro, riducendo al minimo le distorsioni comunicative.

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new ENTRY Le nuove aziende entrate a far parte di Confindustria Cuneo

AZIENDA AGRICOLA LE GINESTRE S.S. DI AUDASSO GIAN LUCA & C. Strada Grinzane 15, Grinzane Cavour tel. 0173/262910 info@leginestre.com - www.leginestre.com

La casa dei grandi vini delle Langhe

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in dal 1700 le mappe catastali del luogo danno evidenza del piccolo borgo delle Ginestre, da sempre abitato da viticoltori la cui passione per il lavoro nei vigneti è stata tramandata attraverso le generazioni. Tra loro c'erano anche gli antenati della famiglia Audasso, oggi alla guida della Cantina Le Ginestre, un'azienda vitivinicola a conduzione familiare ubicata nel comune di Grinzane Cavour. Quelle terre appartenevano a Camillo Benso conte di Cavour che, dopo essere stato per 17 anni sindaco di Grinzane, le cedette ad alcuni contadini locali, tra i quali appunto Luigi Audasso, nonno di Franco che, con l’aiuto di sua moglie Giulia, ne-

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gli anni 80 iniziò la vinificazione del piccolo vigneto delle Ginestre. Oggi sono i loro figli, Gian Luca e Barbara, a continuare a portare avanti orgogliosamente la tradizione di famiglia. L’azienda produce i prestigiosi vini tipici della loro terra come Dolcetto, Barbera, Nebbiolo e Barolo che nascono dai quattro vitigni aziendali: Le Ginestre, Monforte d’Alba, Montelupo Albese e Sottocastello di Novello. La recente adesione dell’azienda a Confindustria Cuneo, pur preservando e mantenendo intatta una precisa e chiara identità contadina, vuole testimoniare la volontà di continuare a crescere e ad innovarsi per poter essere sempre più protagonisti del mercato vinicolo.

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Parola d'ordine creatività

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ORODESIGN® è nato a Torino nel 2009, fondato da Dario Olivero, come studio di design industriale, e si è sviluppato nel design di prodotto, arredi e interni. Negli ultimi 10 anni lo studio si è evoluto come agenzia di design e comunicazione, grazie alla presenza di un giovane team creativo che coinvolge ben sei culture, fornendo un servizio completo per aiutare clienti e partner a raggiungere i propri obiettivi su una vasta gamma di progetti, industriali e digitali. A seconda dei casi, la progettazione intreccia il design del prodotto, degli interni e dell’arredo, della grafica, del web, del packaging e della comunicazione, mediante un’esperienza internazionale dall'Italia alla Cina. Nel 2011 lo studio ha iniziato a sviluppare servizi di comunicazione che comprendono digital design, branding, web design, grafica e packaging, dando vita a DORODIGITAL. Dal 2013 DORODESIGN® è in Cina, nella città di Xiamen nel Fujian, grazie a una partnership che permette lo sviluppo di nuovi prodotti industriali e di arredo, fornendo supporto alle aziende italiane che desiderano essere presenti sul mercato cinese tramite piattaforme come WeChat. «Crediamo che una connessione di competenze e campi sia il modo migliore per sviluppare prodotti ed esperienze di successo. La scelta di entrare in Confindustria è dovuta, oltre che al desiderio di uno scambio reciproco, a una mia volontà di ritorno alle origini, da nativo braidese, per condividere competenze e dare supporto al tessuto sociale ed economico cuneese», dichiara il Ceo Olivero.

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Nel segno della passione tecnologica

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onex nasce nel 1998 e da allora opera nel settore della telefonia e dell’elettronica di consumo, come produttore a marchio proprio e distributore di prodotti delle principali aziende italiane e internazionali. Negli ultimi anni,l’azienda ha visto una costante crescita del fatturato e del numero di clienti, diventando un protagonista di rilievo del settore grazie all’importante sviluppo dei suoi tre marchi: Fonex, Easyteck e Mols. Fonex rappresenta il mondo degli accessori nati per i device mobili: custodie, auricolari, carica batterie e altro. Ricerca, design, attenzione ai dettagli e alto standard qualitativo sono alla base dello sviluppo di ogni prodotto. Easyteck è la gamma di prodotti di elettronica di consumo di semplice utilizzo: telefoni

fissi, cordless e cellulari studiati e testati per garantire a ogni target di età la massima qualità ed ergonomia. Mols, ultimo nato, è il brand dedicato all’innovativa cover per smartphone in xelion dalle performance di protezione uniche, progettata e realizzata totalmente in Italia. Grazie a una logistica d’eccezione e tecnologicamente all’avanguardia, gestita dalla nuova sede centrale di Sant’Albano Stura, può assicurare la massima tempestività ed efficacia nella distribuzione dei prodotti. Con la sua diffusione capillare, inoltre, che supera solo in Italia oltre i 1.500 rivenditori, Fonex persegue la mission di offrire al cliente prodotti che soddisfino le esigenze quotidiane di connettività nel segno della “passione tecnologica”.

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Indicare la giusta strada è il nostro mestiere

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ondata nel 2019, GMT si occupa in prevalenza di realizzare segnaletica stradale orizzontale e verticale per clienti pubblici e privati, ricorrendo anche a soluzioni innovative. È la prima azienda nel territorio cuneese ad aver avviato la stesura di segnaletica orizzontale antismog, grazie all’uso di vernici fotocatalitiche in grado di bonificare l’aria circostante, e si sta attrezzando per migliorare la realizzazione della segnaletica verticale con stampa diretta su pellicola rifrangente che aumenta la durata di vita dei prodotti realizzati. Inoltre è in grado di proporre soluzioni di manutenzione preventiva delle fessurazioni longitudinali del manto stradale attraverso l’uso di una soluzione a freddo con materiale bi-

componente. Si occupa inoltre di segnaletica aziendale di sicurezza e di barriere di sicurezza stradali e pedonali. Ha sede legale a Racconigi, il presidente è Giovanni Tuninetti, per trent’anni figura di spicco del Gruppo Gavio di Tortona, l’amministratore delegato e legale rappresentante è il figlio Marco. Lo stabilimento e il magazzino dell'azienda si trovano a Sommariva del Bosco, a pochi passi dall'autostrada A6 Torino-Savona. L’adesione a Confindustria è stato «un passo naturale, perché nelle precedenti esperienze lavorative abbiamo sempre apprezzato notizie, aggiornamenti, pareri professionali erogati dall’Unione che sono necessari per tenersi al passo con i tempi; a maggior ragione ci è quindi sembrato logico aderire con la nostra nuova azienda», dichiara Marco Tuninetti.

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Cuneo

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La passione per le Langhe a 360 gradi

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anghe4You è un tour operator, con sede a Monforte d’Alba, nato con l’obiettivo di condividere la genuinità e la bellezza del territorio delle Langhe, con i suoi paesaggi mozzafiato e i suoi grandi produttori di eccellenze enogastronomiche che, con impegno e fatica, hanno reso famosa questa zona del Piemonte in tutto il mondo. Langhe4You offre viaggi dedicati a piccoli gruppi appassionati di vini e interessati alla ricca cultura gastronomica piemontese, con sistemazione esclusiva nei piccoli e accoglienti hotel di charme e visita nelle cantine storiche che hanno fatto grande il nome del Barolo. Marina Gaveglio, proprietaria e direttrice del tour operator, ha creato personalmente tutti i pacchetti di viaggio proposti dal sito, che vanno dal tour del tartufo, al

tour delle panchine giganti in e-bike, al tour in Vespa o in bicicletta, a un week-end romantico nelle Langhe, per regalare a chiunque lo desideri una splendida vacanza in Langa, creata su misura per ogni cliente. «Ho scelto di associarmi a Confindustria perché da oltre 20 anni sono imprenditrice di me stessa e da sempre porto avanti la mia azienda da sola, senza la possibilità di condividere con nessuno oneri e onori, trovandomi spesso in difficoltà ad adeguarmi a nuove disposizioni governative e ad affrontare scelte economiche e di mercato. Ho trovato in Confindustria un validissimo supporto economico-commerciale, con professionisti aggiornati e molto competenti, in grado di rispondere alle mie domande e di aiutarmi a intraprendere la strada giusta per la mia azienda».

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Soluzioni dalla grande valenza architettonica

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a oltre sessant’anni Maer è sinonimo di qualità e innovazione. Un marchio storico radicato nel territorio del cuneese, tra i primi in Italia ad avviare la produzione di manufatti modulari cementizi. Oggi, con una solida realtà e una costante ricerca, Maer presenta soluzioni tecniche di design, versatili e dalla grande valenza architettonica, basate sul miglioramento e sull’efficienza, per garantire al cliente la più totale soddisfazione. L’azienda, che presenta soluzioni tecniche all’avanguardia e di grande valenza architettonica, è specializzata in pavimenti drenanti ecologici che permettono ai manti erbosi di svilupparsi assicurando ottima carrabilità, piastre per esterno in grado di esaltare la naturalezza dei caratteri cromatici, masselli autobloccanti disponibili in vari spessori e finiture, cordoli capaci di sopportare le carrabilità più pesanti e diventare veri e proprio complementi d’arredo, blocchi per muratura per qualunque destinazione d’uso, muri di contenimento terra caratterizzati da versatilità di utilizzo, semplicità di posa e scarsa necessità di manutenzione, accessori per spazi aperti, funzionali, realizzati con alti valori estetici e arredo urbano creato come veri e propri complementi per la pavimentazione e la muratura.

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L'utensileria leader da oltre 50 anni

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al 1965 l’Utensileria Massucco è leader nel settore delle attrezzature per officine e nella fornitura di articoli tecnici industriali. Da oltre 50 anni sinonimo di qualità, competenza e cortesia, la ditta è un punto di riferimento indispensabile per clienti privati e aziende di ogni settore, una realtà moderna e dinamica che dispone di un vastissimo assortimento di prodotti. Massucco ha allestito per i propri clienti una rete efficiente di servizi, pensati per andare incontro a ogni esigenza. In particolare, offre consulenza tecnica e consigli pratici da parte di personale altamente qualificato, esegue riparazioni, tagliandi su compressori eseguiti da tecnici specializzati e garantisce una perfetta assistenza in caso di necessità. Infine, per unire il

comfort alla qualità, Massucco mette a disposizione un servizio gratuito di consegna a domicilio in tutta la provincia. L’azienda si sviluppa su una superficie di 5.000 metri quadrati divisa su tre piani: il primo piano è dedicato interamente all’esposizione, per dare possibilità al cliente di toccare con mano la validità dei nostri prodotti; al piano terra si trovano il banco vendita e il magazzino tecnico, mentre il piano interrato è riservato al magazzino principale e allo stoccaggio della merce in arrivo e in partenza. «La decisione di aderire a Confindustria è stata dettata dalla volontà di entrare a far parte di un’associazione mediante la quale tenerci sempre aggiornati, specie in questo periodo difficile per tutti», dicono Elena e Fulvio Verra, legali rappresentati dell’azienda.

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MONDOPANNA SRL Via Sant'Anna Avagnina 110, Mondovì tel. 0174/681453 info@mondopanna.it - www.mondopanna.it

La panna per ogni ricetta

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ondopanna è una giovane e dinamica azienda immersa nelle campagne del monregalese, nata nel 2012 per produrre e distribuire in tutta Italia panna per il mondo della pasticceria, della gelateria e della ristorazione. In seguito si è specializzata anche nella produzione di panna per burrata, espandendo dunque il proprio àmbito d’azione. Ispirata dalla pluriennale esperienza in campo alimentare dei fondatori e degli attuali amministratori, Salvatore Preiato e Massimiliano Rotolone, l’azienda ha sempre avuto la propria stella polare nell'ostinata volontà di realizzare soltanto prodotti completamente naturali e privi di qualunque tipo di additivo, destinati ai professionisti più esigenti. I prodotti Mondopanna sono da sempre completamente italiani e nascono dal sapiente utilizzo di materie prime prettamente piemontesi. Gli standard qualitativi di produzione e tracciabilità aziendali sono tra i più elevati, anche grazie a un laboratorio interno che controlla e garantisce sempre il mantenimento dei valori stabiliti dai paramwetri di legge e alle analisi chimiche e microbiologiche effettuate in tutta la filiera del processo produttivo. In seguito alla modifica dell’assetto societario avvenuta lo scorso 31 luglio, Mondopanna guarda al futuro con rinnovato ottimismo e una lunga serie di progetti da realizzare anche attraverso il confronto, il supporto e il sostegno di Confindustria Cuneo, a cui ha aderito con la convinzione che tale partnership possa rappresentare l’ingrediente vincente di una nuova ricetta da realizzare insieme. Cuneo


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Veri paladini dell'ambiente PANECO AMBIENTE SRL Via Torino 116, Cuneo (sede legale) Via XI settembre 37, B.S. Dalmazzo (uffici) panecoambiente@legalmail.it www.bioecologicalsystem.com

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aneco Ambiente si occupa della produzione e della commercializzazione di prodotti microbiotecnologici per l’igienizzazione professionale di spazi pubblici, industriali, agrozootecnici interni ed esterni, la neutralizzazione di emissioni odorigene in ambienti industriali, la biorimediazione di matrici solide e liquide in aree contaminate, l’eliminazione di alghe nei corpi d’acqua, l’abbattimento di esalazioni dei prodotti fitosanitari in agricoltura, la purificazione dell’aria in ambienti pubblici e domestici, l’eliminazione di vapori ammoniacali e bioaerosol negli allevamenti zootecnici, la Pet Care e la bioristrutturazione di terreni e di substrati di coltivazione. Pur essendo una giovane e dinamica realtà, l'azienda vanta oltre 40 anni di storia virtuosa dedicata con passione e impegno all’ecologia, alla green economy, alla microbiodiversità, e alla produzione di sistemi bioecologici. Fin dai primi anni di attività, ha ritenuto indispensabile dedicare una parte ingente delle proprie risorse umane ed economiche alla ricerca e allo sviluppo, grazie al supporto universitario di vari enti di ricerca italiani ed esteri e di nuovi campi di applicazione delle proprie tecnologie. L’azienda vanta, inoltre, decine di brevetti sia sui prodotti che sui processi produttivi. Lorenzo Bertolotto, titolare dell’azienda afferma: «Abbiamo aderito a Confindustria per implementare le connessioni con le imprese manifatturiere e di servizi del Paese e perché è un’organizzazione competente e dinamica». Cuneo

Una cantina da dieci e lode

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a Pio Cesare ha sostituito l'iscrizione originaria per modifica di forma societaria. Costruita a fine ’700, percorsa e delimitata dalle Antiche Mura romane di cinta di Alba Pompeia che ne fanno da fondamenta, la cantina di Pio Cesare è una delle poche rimaste nel centro storico di Alba. Ubicata su quattro diversi livelli (uno dei quali sotto al livello del fiume Tanaro), rappresenta la culla nella quale nascono, crescono e maturano i pregiatissimi vini che l’azienda fondata nel 1881 da Cesare Pio esporta e distribuisce in più di cinquanta paesi del mondo. Oggi sono la quarta e la quinta generazione della famiglia a portare avanti la storia di un marchio il cui nome è più eloquente di qualunque altra parola e che nasce nei circa 75 ettari di vigneti collocati in

quelle colline in cui due autentici miti come Barbaresco e Barolo iniziano il percorso che li porta fino al palato dei fortunati consumatori che ne possono apprezzare le straordinarie qualità organolettiche, invidiate da ogni angolo del pianeta. Una scelta, quella di dotarsi di vigneti propri, nient’affatto casuale, ma che risiede invece nella volontà di fondere e amalgamare le diverse caratteristiche di ciascun vigneto e di ogni singola zona al fine di ottenere vini che rappresentino lo stile di tutti i “terroirs” di ciascuna denominazione e non soltanto di alcuni di essi. Il risultato è sotto gli occhi di qualunque attento amante della bevanda tanto cara al dio Bacco ed è che i vini Pio Cesare oggi rappresentano un’eccellenza di cui la provincia di Cuneo non può che essere fortemente orgogliosa.

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Giovane realtà e servizi puntuali STUDIO ASSOCIATO ISOPROGETTI CUNEO Via XXVIII aprile 12, Cuneo Via Spielberg 127, Saluzzo tel. 0171/698005 - 0175/275783 info@isoprogetticuneo.com https://isoprogetticuneo.com

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o studio Isoprogetticuneo è un'azienda guidata da due soci under 35, attiva nella progettazione e nella verifica di impianti elettrici, con particolare predisposizione per quelli di dimensioni medie e grandi. Si occupa anche di risparmio energetico, illuminazione pubblica, prevenzione incendi ed è rivolta, inoltre, alla progettazione e alla programmazione di impianti domotici, sempre più richiesti dal mercato, e alla progettazione di impianti fotovoltaici. Due le sedi, a Cuneo e a Saluzzo: la società annovera nel suo organico anche quattro collaboratori ed è nata nel gennaio 2017 formalizzando una già stretta collaborazione tra i periti industriali Marco Fornero e Kristian Monge Collino. Lo studio si contraddistingue per la propensione all'assistenza puntuale sui cantieri: la componente di progettazione cartacea e di allestimento delle pratiche è solo la prima fase del lavoro, alla quale fa sempre seguito una presenza concreta al momento dell'installazione vera e propria. Il rapporto con il cliente prosegue per le verifiche periodiche manutentive. «Abbiamo aderito a Confindustria perché ne abbiamo potuto apprezzare la professionalità quando, non ancora associati, ci siamo rivolti agli uffici per portare avanti pratiche Industria 4.0. Inoltre l'adesione ci fa accedere a un network di aziende con le quali auspichiamo di creare una proficua relazione di collaborazione», dichiara Marco Fornero, uno dei due soci.

Gli specialisti del fine linea

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l Gruppo Tosa, leader mondiale nella meccanica di precisione, nasce nel 1979 quando Beppe Tosa fonda un’azienda che si colloca sul mercato di produzione di macchine per imballaggio. Ben presto i prodotti Tosa conquistano una significativa fetta del mercato in Italia e tanto più rapidamente anche all’estero. Grazie anche a una divisione specifica in àmbito ricerca e sviluppo, le commesse aumentano e dopo vent’anni il fondatore sceglie di allargare la sfera d'influenza, acquisendo la CMR, una storica realtà industriale del pavese, rinomata per la produzione di reggiatrici e proprietaria di numerosi brevetti. L’espansione del Tosa Group compie un altro passo importante pochi anni dopo, con un’altra acquisizione dalla solida rete commerciale in àmbito internazionale. A portare nuove competenze e un solidissimo portafoglio clienti è questa volta la Mimi, particolarmente

sviluppata nella produzione di macchinari per fardellatura con film retraibile. Le linee guida più importanti che hanno decretato il successo sono innovazione, ascolto del cliente e affidabilità, condite da un’incessante ricerca per migliorare efficienza e stabilizzazione delle merci. Tosa oggi è una solida realtà: con uno stabilimento produttivo che si estende su un’area di 10.000 metri quadrati guarda a tutto il mondo, composta da oltre cento dipendenti, più di 10.000 pezzi venduti in quarant’anni di storia. Al timone della realtà di famiglia si affiancano i figli Serena e Fabio: «Abbiamo scelto di aderire a Confindustria per condividere con altre aziende del nostro territorio filosofia aziendale, idee e progetti, provando a rispondere insieme alle difficoltà. La nostra aspettativa è di trovare un supporto di consulenza professionale qualificato».

TOSA SPA Corso IV novembre 109/111, Santo Stefano Belbo tel. 0141/841000 info@tosa.it - www.tosagroup.com

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