Renzo Daveti - Lied Periferico

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Nuova Maginot

Renzo Daveti Lied periferico

Autostampo

è un progetto di microeditoria libri autoprodotti in piccole tirature e autodistribuiti

territori spopolati cercano nuovi nomadi muoiono terreni senza donne e uomini territori inabitati cercano nuovi nomadi muoiono luoghi senza donne e uomini territori inascoltati cercano nuovi nomadi muoiono paesi senza donne e uomini

info: autostampo@gmail.com grafica e impaginazione Laura Rescio foto Renzo Daveti composto in American Typewriter stampato nel marzo 2013

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Magnitudo 10

per Gianluca Lerici

la perizia fotografica del trascorrere degli anni tempo mastodonte dell’attimo congelato materici déja-vu mesmeriche figure affollano i sogni in ritorni fuggenti cassiopee spente che noi crediamo vive frantumate implodono raffreddano l’anima crolli interiori di magnitudo 10 incidono incedono solcano profondo la memoria codifica segnali l’escremento attesta la nostra presenza 4

la cornea pura lo sguardo terso del bambino indagatore acuto scopritore inesistente presenza presente inesistenza fisicità cannibale divoratrice temporale assemblare ricordi occultare scatole di liquido amniotico di pomice lavica niente è come ieri è già andato è una costante un divenire

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Primitivo

corno di bue pulviscolo bianco preserva il raccolto da attacco d’insetto legno poroso assorbe spugnoso ridona l’ossigeno che il tempo trasforma mater materia ossida al vento aperta la bocca riceve alimento

densa sostanza appiccicosa di miele blocco di api cera bruciante olio viscoso franto sgorgante bacillo acido fermento di latte mallo odoroso aspro tannino tinge le mani di nero prezioso acino rosso pressato vinoso lievito madre ingrossa la forma fiore d’acacia nutre proboscide albero inciso sgorga di gomma 6

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Soffro il mondo soffro il mondo dei volti abbandonati soffro il mondo degli sguardi soli soffro il mondo delle grida acute soffro il mondo delle ferite rosse soffro il mondo della magrezza scarna soffro il mondo del polvere-polmone soffro il mondo dell’operaio arso soffro il mondo del cencio lurido soffro il mondo del pianto soffocato soffro il mondo della roulotte nel fango 8

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Lied periferico

soffro il mondo della casa di tufo soffro il mondo dell’albero secco soffro il mondo della collera del padre soffro il mondo del dente spaccato soffro il mondo del tumulo grigio soffro il mondo del rumore bianco

percorso di porcellana vitreo deserto bianco caselle incastonate in pareti di cemento angoli di vita presenze solitarie fragili inquietudini domestiche abitudini vasche di ghisa bianca ingiallita consumata condotte d’acqua satura nascondono segreti cubici appartamenti palazzi tutti uguali scale di ferro nero odore di detersivo schegge d’asfalto arido solido compatto che esili gambe hanno calpestato 10

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profonde fondamenta solcano la terra semafori d’incroci riflettono lucenti borse di vinile nomi serigrafici

setole d’erba secca estirpate sradicate spazi numerati asmatici parcheggi camere di controllo croniche incubazioni metalliche linee curve lampioni in estinzione luce meta d’insetti neri tramortiti lampade fameliche brucianti di calore sbattere di ali tracciate traiettorie impatto di falene su vetri impenetrabili neon di porticati irradiano fredde ombre piazze periferiche memorie partigiane ossa di mattoni alzano le visuali 12

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In un video mai finito coronarica terra si apre fertile sotto le gambe dure di cammino asfalti lontani costeggiano canne aguzze taglienti lame legnose monossidi accelerano la caduta di foglie bitumi incrostano chiglie ferrose metallici punti tagliano le pianure mandala dissolti endemiche polveri ottiche superfici riflessi geometrici abitacoli sospesi stazioni d’arresto

i decibel occupano percorsi di tunnel spazi concentrati materializzano ombre sensori luminosi appaiono scompaiono linee sequenze orizzonti notturni

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Tumulto il vacillare acido delle parole sante ardimenti di voci sibilano nel vuoto linee della mano assenti di quiete si agitano fiumi debordano i flutti oroscopo tempesta meteofobico panico oggi dopo domani sedimento di segni elettriche unioni poli in tensione bruciano i campi intorno alla casa visibile il fuoco acceso divampa nelle strade tortuose di riconciliazione 16

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Esterno

dentro la pelle dietro il sipario il corpo sostiene prove nervose disperata ricerca zone di quiete fughe silenti mute certezze illusioni collidono corse affannate corsie dell’inganno terapie del contrasto

esterno come osso spostato per sforzo esterno come bulbo di fiore d’inverno esterno come sasso conficcato nel fango esterno come chiodo di ruggine in legno esterno come marmo bianco di cava esterno come mattone corroso dal tempo esterno come ossido verde di rame esterno come labbra secche di bacio esterno come zolla nera di torba esterno come alito fumante di freddo esterno come chiglia di nave in petrolio esterno come albero spezzato dal vento esterno come croce scura di chiesa esterno come logora bandiera di latta esterno come lava rossa di fuoco esterno come corazza verde di mantide

lo sguardo dentro artefice delle paure

un lungo gesto d’esasperazione

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Attraverso

Definito definitivo

ci lasciamo passare sopra le nuvole i martiri i santi il mare gli argini i solchi le religioni gli stati i mondi gli asteroidi i pianeti i centauri il tempo gli amori i venti le altitudini il fuoco i pianti i corpi la pelle i canti le madri i padri i figli le notti le luci i sogni le storie gli affanni gli inganni i re le regine i fanti i fiumi le ferite i lamenti

hai sperato che intorno a te tutto diventasse piĂš bello fino in fondo hai creduto nella ragionevolezza hai sentito dentro il tormento del fallimento hai cercato nei volti negli sguardi un segnale la risposta muta si tramuta in cecitĂ desiderio di non essere desiderato assolto hai sognato di essere accolto tenuto protetto hai voluto darti nudo scoperto vacillante hai chiesto solo di fonderti di resuscitare dentro definito definitivo

attraverso un verso inverso cerchiamo spazio emerso

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La tenerezza del lupo

Cosmonauta

chi si avvicina ora a chiedere come stai a guardare nella profonditĂ dei tuoi occhi stanchi chi si avvicina ora a chiedere dove vai a guardare dentro i tendini il grado di sopportazione chi si avvicina ora a chiedere chi sei a tenderti una mano per sollevarti dalla polvere chi si avvicina ora nella paura del riaverti lontani aspettano che tu sparisca tutto è restato dentro i sentimenti la furia niente sgorga fuori nel frastuono dell’urlo

nello spazio siderale verso le stelle firmamento nella galassia ultima dell’universo verso i pianeti costellazioni nelle pieghe lontane verso meteore silenziosamente librandosi aprendosi concedendosi respirandosi 22

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Si abbandona tutto si espelle fuoriesce dal corpo inerme non c’è cosa consumata che non sia rifiutata bandita allontanata è il tempo dell’isolamento, della non affezione ci si libera presto di tutto negli angoli i rifiuti del rifiuto la mancanza è necessaria, aiuta a vivere nel riavere si vive ancora.

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Ho costretto il mio corpo a vagare in sentine di quartiere molestato da cani idrofobi nelle terrazze donne in bikini su sdraie dell’ipercoop unte di pomate protettive.

Il pallone di plastica rotolava in fondo ad una porta fatta di stracci. Le porte erano piccole, minuscole. Si giocava sette contro sette. I contropiedi veloci si sprecavano. Il risultato di solito era quattordici a quattordici.

*dopo aver visto Canicola di Ulrich Seidl 26

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La capacità di ascolto è zero. La memoria è cancellata. Attendiamo con ansia il futuro, non ricordando nulla. Ai margini del centro i luoghi diventano morti, geometrie piatte, panorami senza vita. Spostamento verso il cuore di città dense. La città densa, organo centrale. Centralizzazione, decentralizzazione. Ci fanno credere che sia necessario solo il cuore per vivere.

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