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Mondo pasta

di Alfredo Tesio - Responsabile del Gruppo agroalimentare dell’Associazione della Stampa Estera in Italia (Gruppo del Gusto)

Qual è il piatto italiano che preferite?

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La pasta resta il brand identitario dell’agroalimentare italiano

La domanda non era nuova né, tantomeno, originale. La Stampa italiana e internazionale l’aveva posta molto spesso. Qualcuno in modo scientifico-economico per conoscere il ruolo sociale e il potenziale economico della pasta e, qualcun altro, ancora legato al cliché di spaghetti e mandolini = Italia, lo chiedeva come aspetto del folklore italico. Questa volta la rituale domanda proveniva dal giornalista Bruno Gambacorta, conosciuto per i suoi ottimi reportages del TG2. Gli intervistati erano una dozzina di corrispondenti dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. Nessuno dei giornalisti conosceva la risposta degli altri, ma 10 su 12 risposero che la pasta, nelle sue tante versioni e accezioni, era il piatto preferito da loro e dai famigliari. Il reportage fu realizzato per essere trasmesso in occasione di Expo Milano 2015, che rilanciava il ruolo dell’Italia come Paese leader dell’alimentazione mondiale. La sorpresa di Gambacorta non consisteva nel numero delle risposte a favore della pasta, quanto nella competenza che i giornalisti stranieri avevano mostrato sia nel gusto per la scelta dei piatti, sia del ruolo storico-sociale-economico che la pasta ha sempre avuto in Italia e in tempi recenti anche nel loro Paese. Sono passati quasi sette anni e la risposta oggi sarebbe la stessa. Anzi, moltissimi colleghi della Stampa Estera hanno riconosciuto che durante gli anni di crisi il settore agroalimentare italiano ha sostenuto in modo fondamentale la ripresa dell’economia italiana. Unico settore ad aumentare l’occupazione. E chi/cosa è al centro dell’agroalimentare italiano? Alcuni rispondono il vino. Forse. Ma il brand identitario dell’agroalimentare italiano è sempre la pasta.

Non va poi dimenticata la famosa ricerca del 2010 di Nomisma, in cui si riconosceva che il “sistema pasta”, vale a dire tutto il mondo produttivo a essa legato, dal seme del grano duro, passando per i trattori per la lavorazione della terra, la ristorazione, per arrivare ai condimenti artigianali, costituiva un valore pari all’1,7% del Pil italiano. E oggi? Pandemia ed eventi bellici non hanno cambiato il ruolo di questo celebre alimento. Gli attacchi svizzeri (ricerca del mensile “Ktipp”) sul contenuto di glifosato nella pasta di alcuni marchi italiani (tutti comunque al di sotto dei limiti di legge) non hanno intaccato l’opinione dei corrispondenti esteri sul ruolo della pasta. Tutt’altro. Un collega svizzero ha ironicamente commentato che se si facessero ricerche parallele su alcuni prodotti elvetici i risultati sarebbero ancora peggiori. Un altro collega tedesco ha suggerito di fare una ricerca analoga sui macelli in Germania, che farebbe spaventare, oltre ad animalisti e vegetariani, anche i carnivori più incalliti. Insomma, teniamoci la pasta con tutti i marchi italiani (a eccezione di pochissimi contraffattori), che è sempre l’alimento più sano ed economico per fare crescere i nostri figli e l’economia nazionale.

Alfredo Tesio

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