Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Residenze di lusso al posto della Fabbrica Tabacchi di Brissago? Il progetto non decolla ancora
Ambiente e Benessere Viaggio tra i vulcani d’Italia: la vulcanologa Sabrina Mugnos, autrice di Draghi sepolti, ci porta sulla via del fuoco tra le più importanti d’Europa
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 4 gennaio 2021
Azione 01 Politica e Economia Il Covid anticipa al 2028 il sorpasso della Cina sugli USA, consacrando il secolo asiatico
Cultura e Spettacoli La quadreria della famiglia Riva di Lugano viene presentata alla Pinacoteca Züst di Rancate
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di Caracciolo, Marconi e Bonoli pagine 17, 18 e 21
AFP
«Deal is done»
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Brexit, le difficoltà cominciano ora di Peter Schiesser L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea diventa realtà. Da oggi valgono regole nuove, si apre un’altra èra, con conseguenze che nessuno può prevedere. Non lasciamoci fuorviare dal giubilo per l’accordo di libero scambio annunciato la vigilia di Natale: è certamente un bene che fra la Gran Bretagna e l’Ue le relazioni restino amichevoli, poiché faciliteranno future intese, ma la realtà che conta innanzitutto è che questa è una hard Brexit; di peggiore ci sarebbe stata solo una hard Brexit con un no deal. Da quando a Londra è al governo Boris Johnson sembra non esserci stata altra opzione, ma non è sempre stato così. In particolare, non lo era al momento del referendum del giugno 2016. Durante quella campagna persino i fautori del Leave non erano di principio contrari a restare in un’unione doganale e nel mercato comune. L’opzione di una soft Brexit non era condannata in partenza, ma dal caos politico del governo May è infine emersa vincente la corrente dei Tory che antepone il recupero della sovranità nazionale ai vantaggi di una partecipazione al mercato comune Ue. E qui non si scappa, l’equa-
zione è chiara: più mercato, più sovranità condivisa e quindi meno sovranità nazionale, meno mercato, più sovranità nazionale. Ma quale sovranità? E quale Gran Bretagna, e quanto a lungo? Scozzesi e nord-irlandesi avrebbero voluto restare nell’Unione europea e non resteranno soltanto alla finestra a guardare (Caracciolo, pag. 17). Dopo cinque anni passati a immaginare e poi a realizzare la Brexit, sembra esserci perlomeno il sollievo della fine di una lunga attesa. Ora però cominciano le difficoltà di adattamento che una simile rivoluzione porta con sé. Se la Brexit costerà 5 punti percentuali del Pil o di più, lo dirà il tempo, la frenata indotta dalla pandemia non aiuta di certo, ma sarebbe miope immaginare che basti stringere tutti un po’ la cinghia: ci saranno regioni maggiormente toccate, perlopiù proprio quelle che hanno votato per il Leave, pur godendo dei sussidi dell’Ue. Ma soprattutto, la Gran Bretagna, o forse è meglio dire l’Inghilterra deve trovare una sua nuova collocazione nel mondo; dopo aver perso l’impero al termine di due dissanguanti guerre mondiali, ora sceglie di abbandonare il progetto di una crescita comune con il resto del continente, con un atto di auto-mutilazione economica senza precedenti, per imboccare una via solitaria tutta da inventare.
Ma la Storia non si ferma, e gli inglesi sono convinti di sapere affrontare anche questo capitolo. Farà scuola, la Brexit, nel resto dell’Europa? In questi anni non ve n’è stato accenno, i problemi che l’Ue ha con Stati membri come Ungheria e Polonia, per il mancato rispetto di principi fondamentali della giustizia e della libertà di stampa, sono di altro ordine, non mettono (per ora) in discussione la tenuta dell’Unione. Per contro, potrebbe influenzare il dibattito politico in Svizzera sull’accordo quadro che il Consiglio federale vorrebbe parzialmente rinegoziare con la Commissione europea. L’idea di un accordo istituzionale che non contempli la sottomissione al giudizio della Corte europea di giustizia, come ottenuto dalla Gran Bretagna, piace a chi in Svizzera mette la sovranità nazionale al primo posto. Tuttavia, è utile ricordare che un accordo di libero scambio e accordi bilaterali come li ha la Svizzera con l’Ue non sono modelli paragonabili (vedi Bonoli a pagina 21): la Corte europea di giustizia resta fuori solo perché l’accordo di libero scambio britannico non tange il diritto dell’Ue; prendendo invece parte al mercato europeo la Svizzera deve adottare norme europee, ovviamente soggette alla Corte di giustizia europea.