Azione 11 del 10 marzo 2025

Page 1


MONDO MIGROS

Pagine 2 / 4 – 5

SOCIETÀ Pagina 3

Nell’ambito dei social esistono alternative (più etiche) alle piattaforme delle Big Tech

Per capire l’ostilità di Trump nei confronti di Zelensky dobbiamo tornare al 2019

ATTUALITÀ Pagina 11

Un viaggio nell’antichità con il filologo-ricercatore toscano Tommaso Braccini

CULTURA Pagine 22-23

Spartaco Vela, uomo del suo tempo

Da rimedio tradizionale a simbolo di emancipazione, la cicca continua a scontrarsi con le regole sociali

TEMPO LIBERO Pagina 27

L’America che ci è cresciuta dentro

Quando la mattina sollevo la testa dal letto ho paura della radiosveglia, che parte al momento del primo bollettino informativo: non so mai cosa uscirà dall’etere, quale altro incubo mi raggiungerà d’oltre oceano. Posso spegnere la radio, ma non l’arbitrio di Trump e della sua corte di lacchè, composta da servi ingordi, visto che sono già straricchi e non avrebbero alcun bisogno di accucciarsi ai piedi di nessun padrone. Chiaro che se poi gli si presenta un poveraccio senza giacca e cravatta che rifiuta di genuflettersi davanti al trono, danno fuori di matto. Strisciano loro che possiedono l’universo, non striscia lui che ha le scarpe rotte?

Comunque, possiamo smettere di ascoltare le notizie, ma non possiamo cancellare la nuova America dal mondo, cosa che in realtà dispiacerebbe per i tanti americani «buoni», che senz’altro continuano ad esistere, ma da qualche tempo non si sentono quasi fiatare, tranne qualche

democratico che ha disertato il discorso alla nazione di Trump e qualche deputata e senatrice che vi ha assistito in tenuta rosa, «per dimostrare l’unità delle donne» contro il governo macho e sessista.

Se l’America di oggi è quello che è e non possiamo tornare indietro nel tempo, c’è chi pensa valga la pena di boicottarla. Qualcuno ha già cominciato a farlo, come la società norvegese Haltbakk che dopo la visita di Zelensky a Washington, pittorescamente definita «il più grande merdaio mai presentato in diretta alla televisione dall’attuale presidente americano», ha deciso di non fornire più carburante alle navi americane, come scrive «Le Monde», elencando altre iniziative simili. Per esempio, il gruppo danese «Boycott varer fra Usa», che – complice l’indignazione per la pretesa trumpiana di papparsi la Groenlandia – ha raccolto decine di migliaia di follower su Facebook. E anche questo fa

un po’ ridere, visto che Facebook appartiene a Mark Zuckerberg, uno dei danarosissimi lacchè di cui sopra. Un altro gruppo analogo è sorto in Svezia, pubblicando liste di prodotti Usa da non comperare, forse l’unica forma di guerra che può turbare gli Stati Uniti e i suoi nuovi signori. Anche Canada e Messico (due ormai ex alleati storici, come l’Europa) e Cina, dopo l’annuncio dei dazi al 25% contro i loro Paesi, pensano a misure uguali e contrarie contro gli States.

Perché il borsellino è l’organo più sensibile degli inquilini della Casa Bianca. Malgrado il crollo di vendite di Tesla nel Vecchio continente, Elon Musk, che si definisce «first buddy» (miglior amico) di Trump, secondo l’agenzia Bloomberg ha guadagnato almeno 613 miliardi di dollari dal giorno della sua elezione. Quando si dice «amicizia disinteressata».

Ciò detto, rinunciare ai prodotti americani significa spogliarsi di un bel po’ del nostro mondo

fisico, mentale e simbolico. Anche per questo ci sentiamo traditi da Trump. La presenza di marche Usa in Europa è pervasiva in numerosissimi campi: dalle catene di fast food ai social media come X e Facebook, ai telefonini, ai computer, alle grandi piattaforme di intrattenimento tipo Netflix. Abbiamo l’America sottopelle, nell’immaginario hollywoodiano che ha forgiato i nostri sogni, nei fumetti, nella musica, nella letteratura, nella cultura libertaria che costituisce uno dei suoi punti di maggiore fascino, nei beni di consumo e negli oggetti che ci circondano e da cui sarebbe straniante separarsi. Le alternative esistono, come spiega Mattia Pelli a pag. 3 esplorando il caso dei social network sorti per sfuggire alla dittatura degli algoritmi gestiti dai paggetti di Trump. Ma ci vuole un doloroso sussulto d’orgoglio e di volontà per sottrarsi all’America che ci è cresciuta dentro senza che ce ne accorgessimo.

Alessia Brughera Pagina 17
Carlo Silini

Apertura VOI Migros Partner Lugano-Roncaccio

Info Migros ◆ Giovedì 13 marzo, dopo Viganello e Sementina, Migros Ticino aprirà in via Sorengo 25 a Lugano il suo terzo supermercato di quartiere in franchising. Questo nuovo punto vendita si baserà su tre punti chiave: vicinanza, freschezza e simpatia. Per l’occasione sono previste diverse attività, omaggi e interessanti offerte speciali

Questo strategico formato di ultima generazione, fortemente voluto dall’azienda, completa al meglio la rete di vendita di Migros Ticino nel Luganese, con un’ottica di prossimità e servizio alla clientela. La Cooperativa è convinta che il formato di vendita VOI si sposi al meglio con le esigenze del contesto e le caratteristiche della struttura, sfruttando appieno il potenziale dato dai 373 metri quadrati di superficie di vendita

Ai generi alimentari sarà affiancata tutta una serie di altri prodotti e servizi, come ad esempio il Toto-Lotto

Il moderno negozio s’inserisce bene in un quartiere residenziale densamente popolato ed è ben collegato: si trova nei pressi di un’importante arteria viaria e può essere raggiunto facilmente a piedi, con i principali mezzi pubblici o in automobile. L’esercizio dispone di nove comodi parcheggi gratuiti per i clienti e si prefigge l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per gli acquisti in zona.

Assortimento di VOI Migros

Partner Lugano-Roncaccio

Nel concreto gli esercizi di vicinato VOI si distinguono dalle classiche filiali di Migros Ticino sia dal pun-

to di vista dell’offerta sia per una differente concezione visiva degli spazi. Ciò che invece li accomuna, oltre all’ampiezza dell’offerta convenience, con diversi articoli di marca, e alla freschezza dei generi alimentari a marca Migros come pane, latticini, carni, frutta e verdura, è l’ottimo rapporto qualità-prezzo, inserito nell’ottica di una particolare attenzione alla produzione locale e forte attenzione verso i mutevoli bisogni della clientela. Ai generi alimentari freschi e a lunga scadenza sarà affiancata tutta una serie di altri prodotti non alimentari e servizi, come ad esempio il Toto-Lotto. L’offerta sarà inoltre completata dall’assortimento «Chiosco» e da una curata selezione di bevande alcoliche e tabacchi

In sostanza, VOI Lugano-Roncaccio vuole offrire al vicinato un’esperienza d’acquisto al passo con i tempi: completa, buona, comoda e veloce. E pure fresca e simpatica. Con assortimenti ben calibrati e orientati a soddisfare le necessità degli avventori, con un occhio di riguardo per la numerosa clientela internazionale e americana, questo esercizio

VOI Migros Partner darà la possibilità di farvi sia una spesa quotidiana veloce e completa, sia acquisti settimanali più importanti e consistenti. Il nuovo punto vendita disporrà di due comode casse tradizionali e rimarrà aperto di domenica tutto l’anno, eccetto a novembre, nel pieno rispetto dell’attuale legge cantonale sull’apertura dei negozi.

Un quarto di secolo a braccetto di Migros

Le iniziative per la riapertura di VOI Migros Partner Lugano-Roncaccio

Per festeggiare degnamente con la popolazione questa nuova apertura, dal 13 al 16 marzo verrà concesso uno sconto speciale del 10% su tutto l’assortimento (eccetto alcune esclusioni). Sabato 15 marzo dalle 10.00 alle 17.00 truccabimbi e palloncini per i più piccoli. Domenica 16 marzo dalle 8.00 alle 10.00 colazione offerta per tutti. Spicca poi il concorso in essere dal 17 al 19 marzo, con in palio tre carte regalo VOI del valore di CHF 500, CHF 200 e CHF 100! Inoltre, dal 20 al 27 marzo, per ogni spesa a partire da CHF 30 si riceverà in omaggio una pratica e sostenibile borsa VOI, realizzata con plastica al 100% riciclata.

Contatti e orari d’apertura di VOI Migros Partner Lugano-Roncaccio

Il responsabile Fidan Kelmendi e i suoi sei collaboratori, cordiali e ben preparati, sono pronti a soddisfare i bisogni della clientela con cura e attenzione, in un clima accogliente e famigliare.

Orari d’apertura

Lunedì-venerdì: 7.30-19.00

Sabato: 7.30-18.30

Domenica: 8:00-19.00 Tel. 091 821 73 40.

Anniversari ◆ Complimenti e un «grazie» ai collaboratori della Cooperativa che festeggiano i 25 anni in azienda

Iva Da Cruz Gomes

Fra le molte professioni di Migros vi sono anche quelle legate alla ristorazione Migros, che va dai ristoranti ai take away. In uno di loro, e più precisamente al Ristorante del Centro Migros di Sant’Antonino, da 25 anni lavora Iva Da Cruz Gomes.

Iva, quale è il suo ruolo all’interno di Migros Ticino?

Sono aiuto-cucina presso il ristorante della Migros a Sant’Antonino.

25 anni sono un quarto di secolo: cosa le piace maggiormente del suo lavoro dopo tutti questi anni? Del mio lavoro, mi piacciono molte cose, ma soprattutto apprezzo il contatto con i clienti.

Quali sono le sfide che l’aspettano per i prossimi 25 anni?

Non saprei esattamente quali sfide mi si potrebbero parare davanti nei prossimi venticinque anni, ma dato

che in azienda mi trovo bene, sento di poterle affrontare.

Cosa augura a Migros nell’anno dell’anniversario?

Mi auguro che Migros possa avere successo, che possa continuare a crescere e a essere un punto di riferimento per tutta la comunità.

E per lei, Migros cosa rappresenta?

Per me, Migros rappresenta una seconda casa. Non è solo il mio posto di lavoro, ma è anche il luogo in cui sono potuta crescere, lavorativamente parlando. Dentro Migros, la collaborazione è naturale, grazie anche a valori quali rispetto reciproco e impegno condiviso.

Iso Oedun

Una vita a sistemare, a controllare che i flussi di lavoro siano quelli giusti, affinché, e non è poco, la catena di lavoro possa continuare senza inciampi, con la regolarità necessaria a garantire la merce in negozio. Iso Oedun lo scorso mese di febbraio ha festeggiato i suoi primi 25 anni in azienda.

Quale è il suo ruolo all’interno di Migros Ticino?

Sono magazziniere nei campi di frutta, verdura e latticini.

25 anni sono un quarto di secolo: cosa le piace maggiormente del suo

lavoro dopo tutti questi anni? Il lavoro mi piace ancora, anche dopo tutti questi anni. Oggi posso dire di conoscere a menadito tutto il nostro assortimento di frutta, verdura e latticini. Devo dire che non avrei mai pensato che l’assortimento fosse tanto vasto!

Quali sono le sfide che l’aspettano per i prossimi 25 anni?

Quando ho cominciato a lavorare per Migros avevo 25 anni, oggi ne ho 50. In tutti questi anni ho avuto la fortuna di non fare alcun periodo di malattia: ecco, mi piacerebbe continuare così! Credo molto che lo sport sia davvero importante, e sono convinto che aiuti anche a non ammalarsi, quindi continuerò a praticarlo.

Cosa augura a Migros nell’anno dell’anniversario?

Mi auguro che Migros possa ampliare i propri magazzini, in vista delle nuove aperture di supermercati!

Cosa rappresenta Migros per lei?

Credo che il rapporto qualità-prezzo sia molto buono. Migros mi piace molto, e soprattutto apprezzo i suoi prodotti love vegan.

Nevenka Pustaj

Venticinque anni sono un quarto di secolo, e come sottolinea Nevenka Pustaj, a volte si ha la fortuna di iniziare in concomitanza con un anniversario (nel suo caso il 75esimo di Migros) e di festeggiare il primo quarto di secolo in concomitanza con un altro (i 100 anni di Migros). Amante della buona cucina (la sua specialità, nonché hobby, è la preparazione di dolci fatti in casa), Nevenka Pustaj il suo entusiasmo lo trasla anche nel suo posto di lavoro, la filiale Migros di Pregassona dove l’abbiamo incontrata.

Nevenka, qual è il suo ruolo all’interno di Migros Ticino? Sono responsabile merceologica, posizione che un tempo si chiamava «capo settore». Lavoro nel reparto convenience, latticini. Sono a Pregassona da 13 anni, i primi 12 li ho trascorsi a Migros Besso.

25 anni sono un quarto di secolo: cosa le piace maggiormente del suo lavoro dopo tutti questi anni?

Per me è una grande soddisfazione lavorare nel mio reparto. L’aspetto che mi piace maggiormente è legato al rapporto con i clienti: mi piace intera-

gire con loro, consigliarli e tenere tutto ben ordinato,

Quali sono le sfide che l’aspettano per i prossimi 25 anni?

(Ride) Arrivare alla pensione sana, bella e in forma! In questo mi aiuta di certo il lavoro nelle vicinanze dei frigoriferi, che mi mantengono in forma!

Cosa augura a Migros nell’anno dell’anniversario?

Auguro a Migros di riconquistare la posizione di mercato che le spetta, e che ricopriva fino a qualche tempo fa. Migros, non mollare!

Cosa rappresenta Migros per lei? Migros per me è come una seconda casa. Io lavoro a tempo pieno, dunque parto da casa e vengo qui, e viceversa. Qui c’è un bell’ambiente, e il lavoro mi ha aiutato anche a superare delle situazioni difficili. Lavorando non si pensa alle proprie preoccupazioni o ai propri dispiaceri, e questo è molto importante, se li si vuole superare!

Il team del nuovo supermercato di quartiere VOI Migros Partner Lugano-Roncaccio, con al centro il responsabile Fidan Kelmendi. (Oleg Magni)
Iva Da Cruz Gomes Lavora per Migros Ticino dal 1. febbraio 2000
Iso Oedun Lavora per Migros Ticino dal 28 febbraio 2000
Nevenka Pustaj Lavora per Migros Ticino dal 1. marzo 2000

SOCIETÀ

La salute dei bambini

È tempo di scegliere oculatamente le cure pediatriche: meglio più mirate che più numerose Ecco i consigli degli esperti del settore

Dal sogno alla realtà Costruire una casa propria è un percorso che richiede intelligenza e competenza. Esce ora una guida della sezione Ticino della SIA con tutte le dritte

Alla ricerca di un social network senza padroni

Oltre gli algoritmi ◆ Molti utenti si interrogano sulle questioni etiche e di privacy, scegliendo vie alternative rispetto alle piattaforme delle Big Tech

X, Facebook, Instagram, Threads, Bluesky, TikTok, Mastodon, Tumblr: perché gli esseri umani (o almeno una grande parte di essi) amano tanto i social ? Gli studiosi parlano di fattori psicologici, ma anche sociali e culturali: stare sui social network ci fa sentire bene, ed è per questo che ci piace usarli. Se fosse vero soltanto il contrario, probabilmente Facebook sarebbe restato un banale annuario scolastico online.

Filippo Della Bianca è entusiasta delle opportunità offerte dai social: «Grazie a Mastodon – racconta – ho conosciuto tantissime persone con cui poi nella vita reale ho creato anche qualcosa. Se ci si pensa era una cosa inimmaginabile fino a qualche anno fa: poter comunicare idee e progetti con gente di tutto il mondo è fantastico».

È bellissimo poter comunicare idee con tutto il mondo, ma l’algoritmo ama mostrare contenuti «di pancia»

Architetto di formazione, copywriter e web designer di Pordenone, padre di due figli, Filippo Della Bianca conosce bene anche il lato oscuro dei social network: gli algoritmi che mostrano soprattutto i contenuti più controversi per favorire la reazione di pancia e tenere gli utenti più tempo sulle piattaforme, provocando una radicalizzazione del dibattito e comportamenti tossici. O il fatto che gli utenti siano soggetti alle decisioni di un Elon Musk o di un Mark Zuckerberg che – oltre a raccogliere i loro dati per poi rivenderli – possono fare quello che vogliono delle loro identità online. Per questo, insieme ai suoi compagni di avventura riuniti sotto il cappello di Devol (devol.it), nel 2018 ha cominciato a interessarsi a un social molto diverso dagli altri. Si chiama Mastodon, è open source (cioè tutti possono vedere e modificare il suo codice) e potrebbe essere il futuro dei social media.

Oggi Filippo Della Bianca, insieme a Devol, gestisce l’istanza in Italiano più grande di Mastodon e del Fediverso, che conta 75mila utenti iscritti (13mila attivi negli ultimi 6 mesi). Si chiama mastodon.uno ed è interamente gestita da volontari, senza scopo di lucro.

Questo social che a prima vista può assomigliare a X, a sua volta fa parte del Fediverso, un universo di piattaforme confederate che comunicano tra loro tramite un protocollo aperto che si chiama ActivityPub. A differenza dei social tradizionali controllati da un’unica entità, il Fediver-

so è composto da diverse istanze indipendenti, tante isole nel web gelose della propria indipendenza ma aperte alle altre, guidate non da un oscuro algoritmo che decide cosa mostrare a chi, ma dalle proprie regole di condotta, molto severe contro atteggiamenti tossici (razzismo, sessismo, violenza).

Dopo essere stato il social dei nerd, Mastodon è emerso alla ribalta della cronaca per la prima volta nel 2022, quando Elon Musk ha comprato Twitter, scatenando un vero e proprio esodo: in pochi giorni il social alternativo è passato da circa 400.000 utenti attivi a 2,5 milioni. Tanto che Dalla Bianca e i suoi hanno dovuto aumentare la potenza della loro infrastruttura per poter accogliere i nuovi arrivati: «All’inizio siamo andati in tilt. Poi praticamente ogni settimana dovevamo raddoppiare la potenza dei server», cioè delle macchine che fanno «girare» il software e tengono online l’istanza mastodon.uno.

E poi è successo di nuovo: il social alternativo è cresciuto ancora dopo l’elezione di Donald Trump

negli USA. Il picco è stato raggiunto alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente, quando tutti hanno potuto vedere i grandi capi delle Big Tech sull’attenti al suo cospetto. «Quella è stata veramente l’apoteosi – racconta ridendo Dalla Bianca – e lì molti hanno detto basta. Su Mastodon è da un mese che abbiamo utenti che pubblicano lo screenshot con la scritta “ho cancellato l’account Facebook”».

L’alternativa sono piattaforme che non vengono guidate da un oscuro algoritmo, ma da proprie regole di condotta

Questi movimenti di folla sono interessanti perché segnalano che una fetta importante (anche se minoritaria) di utenti dei social network si interroga sulle questioni etiche e di privacy. Come dargli torto? Elon Musk, dopo aver acquistato Twitter, ha licenziato i moderatori, e ora X (400 milioni di utenti attivi) è la piattaforma che più di tutte diffon-

de disinformazione. A inizio gennaio, poco prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, Zuckerberg ha annunciato che Meta (3,3 miliardi di utenti attivi) avrebbe rinunciato alla moderazione dei contenuti su Facebook e Instagram, per «ripristinare la libertà d’espressione».

Ci sono però notizie in controtendenza: nel 2023 è nato Bluesky (500 milioni di utenti attivi), social decentralizzato nel quale gli utenti controllano i contenuti che vogliono vedere e il modo di interagire con gli altri. E poi c’è un gigante come Automattic, che ha annunciato che il vecchio ma ancora vivace social Tumblr (che ha acquistato nel 2019) adotterà lo stesso protocollo di Mastodon, ActivityPub, scelto anche da Meta per far girare la sua alternativa a X che si chiama Threads, nata per contrastare la crescita di Bluesky. Zuckerberg con la sua azienda è addirittura entrato nella Social Web Foundation (SWF), una organizzazione senza scopo di lucro nata con l’obiettivo di promuovere e sviluppare il Fediverso, ovvero il web sociale aperto.

Ma, come fa notare Filippo Dalla Bianca, «nonostante sembrino più liberi, resta il fatto che anche questi nuovi social hanno un padrone, che può fare dei nostri dati e della nostra identità online quello che gli pare». In Mastodon, invece, «non c’è nessuno che monetizza, quindi alla fine è un network libero, senza padroni». Il dibattito dunque – anche se soltanto tra una minoranza – c’è: recentemente la testata culturale online «Valigia Blu» ha deciso di abbandonare X, Instagram e Facebook e di aprire un conto sull’istanza mastodon.uno. Il Politecnico federale di Losanna ha invece annunciato da pochissimo di aver creato un’istanza di Mastodon dedicata ai suoi studenti e professori, per permettere loro di esprimersi e collaborare attraverso il social aperto.

Filippo Della Bianca non si illude: Mastodon non potrà mai rivaleggiare con le piattaforme delle Big Tech. «Credo però che possa diventare lo strumento d’elezione di associazioni e progetti etici. Un social di nicchia usato da attivisti che hanno a cuore l’ambiente e i diritti sociali».

Il Fediverso è un universo di piattaforme confederate che comunicano tra loro tramite un protocollo aperto. Mastodon è open source e potrebbe essere il futuro dei social media. (Wikimedia Commons)
Mattia Pelli
Pagina 9
Pagina 7

Preludio di primavera

Attualità ◆ Accogli la nuova stagione a casa tua abbellendola con i coloratissimi tulipani. Questa settimana nei reparti fiori Migros il mazzo da dieci pezzi lo trovi ad un prezzo particolarmente vantaggioso

I tulipani sono senza ombra di dubbio tra i fiori più amati della primavera, apportando gioia, vitalità e colore nelle nostre case dopo la stagione fredda. Dove prima regnava il grigio, ora la fanno da padrone le splendide tonalità di questi fiori dalla raffinata bellezza. I tulipani sono relativamente facili da curare, per-

ché non necessitano di molta acqua e trattamenti particolari. Originari dell’Asia centrale, si caratterizzano per le loro foglie lunghe e strette, il gambo eretto e i fiori vistosi dai colori più disparati, che possono andare dal rosso al giallo, dal bianco al rosa, fino al maculato e addirittura al nero.

Il nome tulipano, dal latino tulipa, si rifà alla parola turca «Tülbent», che indica un copricapo triangolare simile ad un turbante che per la sua forma particolare ricorda proprio il bellissimo fiore. Ancora oggi in Anatolia viene in parte indossato dalle donne. Oggi la maggior parte dei tulipani venduti a livello mondiale sono coltivati nei Paesi Bassi, dove furono introdotti dall’Asia e si iniziò a coltivarli con ottimi risultati a partire dal XVII secolo. Tra i motivi di questo successo vi sono le condizioni climatiche e del terreno favorevoli, tecniche di coltivazione innovative e infrastrutture logistiche molto efficienti che permettono di consegnare i tulipani in tutto il mondo in pochissimo tempo.

• I t ulipani freschi all’acquisto hanno gli steli e le foglie che scricchiolano lievemente

• Scegliendo dei tulipani con i fiori ancora chiusi, essi dureranno più a lungo

• Appena acquistati, tagliare l’estremità del gambo di 1-2 cm in modo che possano assorbire meglio l’acqua

• Mettere i tulipani in un vaso alto, riempito d’acqua a metà e aggiungere un nutrimento per fiori (fornito all’acquisto). Cambiare l’acqua ogni due giorni per evitare la formazione di batteri

• Posizionare il vaso in un luogo luminoso, ma non a sole diretto. Tenere i fiori lontano da correnti d’aria e fonti di calore che li farebbero deperire velocemente

• R imuovere la foglie situate sotto la superficie dell’acqua per evitare che marciscano

Un alimento ricco e gustoso

Attualità ◆ Il Pane delle Alpi dell’assortimento Migros si distingue per il suo sapore genuino e la consistenza rustica

Il gustoso Pane delle Alpi è un prodotto imprescindibile per chi cerca una specialità che si abbini perfettamente ad aromatici salumi stagionati, formaggi piccanti prodotti sui nostri alpeggi, oppure anche ad un grande classico della tradizione culinaria elvetica, la fondue di formaggio. È realizzato con farine scure di frumento e segale certificate IP-SUISSE, sinonimo di cereali provenienti da coltivazioni svizzere che rispettano pratiche agricole sostenibili che promuovono la biodiversità. Particolarmente apprezzato per la sua consistenza rustica e il sapore genuino, si conserva bene anche per qualche giorno senza che la qualità ne risenta. Ha una crosta croccante, una mollica morbida, e si presta bene anche per essere tostato brevemente, preservando il suo aroma naturale. Per mantenerlo fresco più a lungo, si consiglia di conservarlo in un luogo fresco e asciutto, in un portapane di legno oppure in un sacchetto di lino o cotone.

Azione Hit Tulipani Mazzo da 10 pezzi, diversi colori Fr. 4.95
Dall’11.3 al 17.3.2025

Attualità ◆ Lo storico marchio Acqua alle Rose propone una completa linea di prodotti per la cura delicata del volto

Creato da una geniale intuizione di Henry Roberts nel lontano 1867, il tonico Acqua alle Rose è ancora oggi considerato un vero e proprio elisir di bellezza quotidiana da migliaia di donne. Realizzato con purissima acqua distillata ed estratti di rose nobili di qualità superiore, aiuta a mantenere la pelle giovane ed elastica, prevenendo rossori e irritazioni. Dallo storico tonico, negli anni la linea Acqua alle Rose si è arricchita di altri prodotti innovativi a base principalmente di ingredienti di origine naturale, perfetti per coccolare e prendersi cura della pelle ogni giorno. Indicate per le pelli più sensibili, le salviettine struccanti e il latte detergente sono un must per ogni donna: possono detergere e struccare la pelle in profondità senza lasciare residui. Per eliminare delicatamente sebo e impurità, non c’è niente di meglio del gel esfoliante purificante, mentre l’acqua micellare rinfresca e strucca rivitalizzando al contempo la cute. Infine, per detergere e contrastare efficacemente le rughe di viso e occhi giorno dopo giorno, il consiglio è quello di optare per il siero senza età, la crema viso antirughe o la crema viso con vitamina E

Nuova apertura VOI

presso VOI Lugano-Roncaccio dal 13 al 16 marzo 2025

Via Sorengo 25 6900 Lugano Tel. 091 821 73 40 lugano-roncaccio@voi-ticino.ch www.voi-migrospartner.ch

Annuncio pubblicitario
Su tutta la linea Acqua alle Rose (a partire da 2 articoli) Dall’11.3 al 24.3.2025

Natale con i tuoi, Pasqua con i Frey

4.60

4.60

Coniglietto Fannie Frey lampone e spruso 100 g

4.60

Coniglietto Fannie Frey stracciatella 100 g

Coniglietto Fannie Frey biscuit e rice crisp 100 g

Tutti gli ovetti di cioccolato Freylini Frey per es. Classics, 480 g, 8.76 invece di 10.95, (100 g = 1.83) 20%

6.70

3.50

Ora anche in Limited Edition «Crème Brûlée» con ripieno cremoso e caramello.

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida dall’11.3 al 17.3.2025, fi no a esaurimento dello stock.
Coniglietto di cioccolato al latte Frey rosa, verde chiaro o azzurro, 170 g, (100 g = 3.94)
Coniglietto di cioccolato al latte Frey rosa, verde chiaro o azzurro, 55 g, (10 g = 0.64)

Scegliere con saggezza le cure dei bambini

Salute ◆ Pediatria Svizzera pubblica la seconda lista di raccomandazioni relative a esami che non sono necessari

Buletti

«In tutte le specialità sanitarie, non sempre “fare di più” significa “fare meglio” e questo vale anche per la pediatria». La dottoressa Patrizia Tessiatore è pediatra a Lamone e co-presidente (col suo omologo dottor Cristian Ghinescu) del gruppo di lavoro Choosing Wisely («Scegliere con saggezza») della Società svizzera di pediatria che ha da poco pubblicato la seconda Top5 list con alcune raccomandazioni relative a esami medici non strettamente necessari nella presa a carico del paziente pediatrico.

In tutte le specialità sanitarie non sempre fare di più significa fare meglio, è preferibile selezionare accuratamente le terapie

Questa nuova lista è stata declinata in due versioni così come la prima del 2021: «Quella per i professionisti (link sul sito di Pediatria Svizzera) con un linguaggio più tecnico per gli addetti ai lavori, e un volantino esplicativo dedicato all’ampio bacino di utenza (famiglie, associazioni consumatori e tutta la popolazione che ha necessità di un consulto pediatrico)». Un opuscolo blu, ben riconoscibile, nel quale trovare quelle che la dottoressa definisce «non raccomandazioni», insieme alle relative alternative rispetto all’approccio terapeutico di cinque situazioni diagnostiche nell’ambito pediatrico. «Quando un bambino è malato, genitori e pediatri desiderano che non soffra e che guarisca rapidamente. Tuttavia, un trattamento medico a volte è più dannoso che utile», riporta l’opuscolo dagli obiettivi condivisi con la prima Top5 list. Chiediamo alla dottoressa Tessiatore se ciò non potrebbe indurre i genitori ad evitare di consultare il pediatra perché portati a sottovalutare la rilevanza di un problema di salute del proprio bimbo: «Innanzitutto, si tratta di linee guida sapientemente derivate da evidenze scientifiche. E in sintesi, si dice: provate a fare questo, però se non funziona in un tempo ragionevole, va consultato il pediatra col quale individuare insieme un percorso diagnostico e di cura adeguato che non contempli esami e terapie inappropriate e/o inutili. Un ritorno a quel rapporto di fiducia e condivisione fra medico e paziente che, certamente, implica un maggiore impegno del professionista anche in termini di tempo, ma sempre più necessario a beneficio dei nostri piccoli pazienti». Queste pubblicazioni vogliono dunque creare fra le parti quel «ponte di riflessione, comunicazione e condivisione del percorso»: «Viviamo un’era in cui la medicina offre molte possibilità e spesso ci si dimentica che non tutto ciò che è possibile fare è, di conseguenza, anche strettamente necessario e utile. Le resistenze correlate a una riduzione dell’uso improprio degli antibiotici, un test falso positivo che porta a trattamen-

azione Settimanale edito

ti inadeguati e ad altri esami, farmaci i cui effetti collaterali superano il beneficio atteso: sono tutti esempi che, anche in medicina, “fare di più non significa necessariamente fare meglio”». Un concetto più volte ribadito, «un cambiamento culturale generazionale» che pone solide fondamenta per una medicina pediatrica basata non sulla medicina difensiva bensì sulla prevenzione e sul dialogo: «Nato nel 2012 negli USA ad opera dell’ABIM Foundation, il movimento Choosing Wisely ha avuto diffusione internazionale abbracciando 35 nazioni fra le quali la Svizzera, con l’obiettivo di stabilire un dialogo fra professionisti della salute e pazienti per quanto attiene a terapie, esami diagnostici, procedure potenzialmente inutili e rischio di generare un possibile danno per la salute». Nell’ambito pediatrico, la pubblicazione delle Top5 list – cose da non fare incoraggia la diffusione di pratiche mediche appropriate e condivise: «Cinque raccomandazioni basate sull’evidenza scientifica, chiare e utili per la pratica clinica e la sensibilizzazione di medici e pazienti verso una scelta consapevole e condivi-

sa». Secondo la specialista, le due liste perseguono questi obiettivi: «Miglioramento di qualità e sicurezza delle cure, riduzione delle prestazioni inappropriate e degli sprechi (non è l’obiettivo primario, ma una conseguenza), nonché un uso più equo delle risorse disponibili».

La nuova Top5 list 20232024 si concentra sull’uso adeguato dei testi diagnostici, ad esempio nel caso dell’angina

La nuova Top5 list 2023-2024 si concentra sull’uso adeguato dei test diagnostici: «L’obiettivo non è certo vietare a priori determinate pratiche, ma offrire ai pazienti e ai medici l’opportunità di porsi le seguenti domande: che beneficio apporterà questo test per il bambino? Il trattamento scelto dipenderà davvero dall’esito dell’esame?». Così sono state elaborate cinque nuove indicazioni scelte fra alcune delle raccomandazioni internazionali validate scientificamente. Chiediamo un esempio che permetta di comprendere meglio: «Per l’an-

gina, si invita a non effettuare esami del sangue nei bambini con faringite acuta. Partiamo dal presupposto che nei piccoli le infezioni della gola e delle tonsille sono frequenti, ma nella maggior parte dei casi sono provocate da virus e guariscono da sole entro pochi giorni. Gli antibiotici non sono efficaci in caso di infezione virale, e pure in quelli più rari di angina batterica, di regola, essi non hanno un influsso sull’infezione acuta e non prevengono le complicazioni». Obiettiamo che vi sono tuttavia situazioni in cui il medico prende in considerazione la somministrazione di una terapia antibiotica: «In questi casi si giunge alla diagnosi di angina batterica sulla base dell’osservazione nell’esame clinico e tramite uno striscio alla gola. Gli esami del sangue non sono quindi d’aiuto per stabilire la terapia e, quindi, molto spesso sono inutili».

Nell’opuscolo dedicato ai genitori questo esempio è coadiuvato da consigli su cosa è possibile fare: «Se necessario, somministrare un trattamento adeguato a garantire il confort del vostro bambino (paracetamolo, ibuprofene); ai pasti proponete ali-

menti di diversa consistenza e temperatura per capire cosa sia più adatto al vostro bambino; se le condizioni generali peggiorano si raccomanda un controllo dal pediatra». Con analoghe modalità, in questa seconda Top5 list troviamo le raccomandazioni per la convulsione febbrile, la bronchiolite, la distorsione della caviglia e la stanchezza cronica e malattia di Lyme. Infine, la specialista ribadisce: «Cure o accertamenti inutili possono nuocere ai bambini, oltre ad essere conseguentemente uno spreco di risorse. Penso si possa partire proprio dalla pediatria per lanciare un nuovo messaggio; infatti, quale medicina è più preventiva della pediatria? Probabilmente nessuna. Quindi, non dimentichiamo che il bambino è il soggetto che, in teoria, necessita di meno esami o terapie non perché vogliamo privarcene, ma perché l’approccio deve essere votato a quella medicina preventiva che individua un percorso di necessità terapeutica, a partire dalla diagnosi».

Informazioni www.paediatrieschweiz. ch/it/choosingwisely

freepik.com

Solo per un breve periodo: le delizie pasquali Sélection

3.90

Bruschetta Piquillo Sélection

190 g, (100 g = 2.05)

4.90

9.20 Funghi porcini Sélection

Limited Edition, 30 g, (10 g = 3.07)

8.80

Chutney ai fi chi Sélection 180 g, (100 g = 2.72)

8.50

Pralinés a forma di uova Sélection

100 g, in vendita solo nelle maggiori fi liali

Coniglietto sorridente di cioccolato al latte Sélection

100 g, in vendita solo nelle maggiori fi liali

7.– Torta nido pasquale Sélection

Limited Edition, 260 g, prodotto confezionato, (100 g = 2.69)

6.95

Duo di salmone affumicato Sélection

2 pezzi, 140 g, in self-service, (100 g = 4.96)

20x

CUMULUS Novità

4.95

Sweet Apricot Peppers Sélection 120 g, (100 g = 4.13)

Vuoi costruire casa? Una guida ti mostra le tappe

Architettura ◆ La sezione Ticino della SIA ha di recente pubblicato un vademecum intitolato Costruire a regola d’arte

Cosa significa costruire a regola d’arte? Per i professionisti della Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (SIA) la definizione è sinonimo di valore e di osservanza delle regole legate ai rispettivi compiti, inclusi quelli della committenza e degli altri partner coinvolti nella costruzione. Ciò si traduce in edifici di qualità, sostenibili e destinati a durare nel tempo. Per promuovere questo tipo di costruzione, la sezione Ticino della SIA ha pubblicato una guida intitolata Costruire a regola d’arte che ripercorre con termini semplici le fasi di un lungo processo non sempre capito nella sua globalità sia dai committenti privati che da quelli pubblici. Gli architetti Monique Bosco-von Allmen e Oliviero Piffaretti, membri del Gruppo professionale Architettura (GPA) di SIA Ticino, spiegano i vantaggi di questo percorso che vede progredire insieme committenza e professionisti. La grafica dell’opuscolo è accattivante. Presenta attraverso la pianta di un’abitazione unifamiliare (vedi un dettaglio nell’immagine) come si passa dai sogni alla realtà quando si desidera costruire una casa propria. Ideata dalla sezione vodese della SIA, la guida è già stata tradotta in tedesco. La versione italiana è arricchita come le altre da un glossario. Immergersi nel mondo dell’edilizia, dalla progettazione alla costruzione, non è infatti un’operazione immediata. Vanno capiti i ruoli, i tempi e il linguaggio tecnico. Risulta utile leggere il significato di alcuni termini ricorrenti, partendo dal committente che è «persona oppure entità che si rivolge a un architetto o a un ingegnere per realizzare il proprio progetto». Anche vincolo, inserimento territoriale, fondo o ancora contratto SIA sono nozioni che è meglio chiarire.

La SIA è l’associazione professionale di riferimento degli specialisti del

Ticino, più

settore della costruzione. Oltre a ingegneri e architetti, comprende i gruppi tecnica/industria e ambiente. Una rete nazionale di circa sedicimila professionisti opera attraverso diciotto sezioni locali. La sezione Ticino raggruppa gli aderenti di lingua italiana che, grazie all’iniziativa del Gruppo professionale Architettura, possono contare sul nuovo opuscolo per spiegare le prerogative del loro lavoro. I liberi professionisti Monique Bosco-von Allmen e Oliviero Piffaretti chiariscono come la SIA rappresenti un punto di riferimento anche attraverso il catalogo di norme che porta il suo nome. «Si tratta del quadro generale all’interno del quale operano gli affiliati a tutela di tutte le parti coinvolte. Le norme SIA fanno pure stato in caso di difetti, danni e garanzie». Il GPA si impegna da parte sua a sviluppare temi interessanti per questo settore, organizzando visite a esposizioni di progetti e a opere significative o mettendo a disposizione nuovi strumenti come l’opuscolo Costruire a regola d’arte

Sei passaggi chiave

La guida mostra anche visivamente come il committente procede nelle diverse tappe sempre a fianco dell’architetto, binomio al quale si allineano in maniera progressiva altri specialisti. Sei i passaggi chiave: contratto SIA, pubblicazione, licenza edilizia, aggiudicazione, cantiere, consegna. Il cantiere è solo al penultimo posto nella lista. Monique Bosco-von Allmen richiama l’attenzione sul fatto che «l’apertura del cantiere è una sorta di punto di non ritorno con le spese che diventano ingenti. Per questo motivo è meglio dedicare tutto il tempo necessario alle fasi precedenti, così da poter stabilire con precisione ogni

singolo intervento, evitando brutte soprese in corso d’opera. Inoltre il committente ha sovente fretta di poter scegliere finiture e accessori (vedi cucina e bagni), ma prima vanno definiti molti altri aspetti».

Man mano che si avanza la precisione del progetto e dei costi aumenta. «La fase progettuale è lunga – aggiunge l’architetto Oliviero Piffaretti – perché si parte da elementi generali e in parte soggettivi, come i desideri, il budget a disposizione e il terreno. Siamo qui nella fase 1, quella della pianificazione strategica, alla quale seguono gli studi preliminari (fase 2) volti a lavorare sui risultati della prima fase. A livello di fase 3 si va nel dettaglio, dapprima con il progetto di massima e in seguito con quello definitivo sottoposto alla procedura di autorizzazione. È a questo stadio che solitamente, se non sono già stati coinvolti, intervengono gli specialisti, il cui apporto è importante perché permette di ottimizzare soluzioni e costi. Ogni fase è il risultato di quella precedente e, soprattutto all’inizio, bisogna accor-

dare il tempo dovuto alle discussioni. Seguono l’appalto (fase 4), il progetto esecutivo, l’esecuzione vera e propria e infine la messa in esercizio con i relativi controlli (tre stadi della fase 5). L’intero processo richiede quindi molti mesi anche per una singola casa. Ovviamente più il progetto è ampio e articolato, maggiore risulta essere il tempo necessario sia per la progettazione, sia per l’esecuzione».

I compiti del committente

Utilizzando la nuova guida i committenti possono capire meglio cosa aspettarsi nelle diverse fasi. Per i due rappresentanti del Gruppo professionale Architettura «la visione d’insieme del processo è un elemento essenziale del percorso, così come il rapporto di fiducia con l’architetto che difende gli interessi del committente nei confronti degli altri attori coinvolti. Va però precisato che il committente ha dei compiti – definiti dalla Norma SIA 101 introdot-

pendolari sui trasporti pubblici

ta nel 2020 – dei quali non sempre è consapevole. Questo vale per il privato come per gli enti pubblici». Comprendere il senso delle diverse fasi permette di capire la loro importanza e le competenze degli specialisti. Precisano i nostri interlocutori: «Possibili dimenticanze, aspetti legati alla manutenzione o ancora eventuali problemi derivanti da una soluzione piuttosto di un’altra possono essere evidenziati proprio dai professionisti dei rispettivi settori. Il restauratore, l’ingegnere acustico o ancora l’architetto del paesaggio sono esempi di figure essenziali a dipendenza delle necessità e del contesto. Lo specialista può offrire l’alternativa migliore, a volte persino meno onerosa dal punto di vista finanziario. Oggi questo aspetto è particolarmente rilevante se pensiamo ai pericoli naturali e alla sostenibilità».

Partire dal sogno di una casa propria, magari alimentato dalla visione di molteplici filmati messi a disposizione dai moderni mezzi di comunicazione, è legittimo. Giungere ad abitarla è però il risultato di un processo di consapevolezza e crescita che si compie se accompagnati da professionisti. Costruire a regola d’arte è un’operazione che riconosce il ruolo specifico di ogni figura, comprese quelle che si tende a sottovalutare. La versione italiana della guida SIA insiste sull’inclusione di questi specialisti, ritenendo che ogni progetto abbia bisogno del giusto team per essere portato a termine con successo.

Informazioni

www.ti.sia.ch; www.ti.sia.ch/node/808

Istantanee sui trasporti ◆ I loro movimenti costituiscono un terzo degli spostamenti sulle reti stradali, ferroviarie, ciclabili e pedonali

Riccardo de Gottardi

A fine gennaio l’Ufficio federale di statistica ha pubblicato i risultati della rilevazione strutturale del censimento federale della popolazione per il 2023. Si tratta della raccolta delle informazioni fondamentali sul profilo socio-demografico della popolazione svizzera. Un tempo il rilievo avveniva ogni dieci anni sottoponendo un questionario a tutte le economie domestiche del Paese. Poi si è optato per un’indagine campionaria, più semplice dal profilo organizzativo, meno costosa e nel contempo più completa e con frequenza annuale.

La pubblicazione dedica un capitolo specifico al fenomeno del pendolarismo, ossia ai movimenti delle persone che hanno un posto di lavoro fisso al di fuori dell’edificio in cui vivono. Considera la popolazione dai 15 o più anni. I movimenti dei pendolari costituiscono circa un terzo degli spostamenti quotidiani registrati sulle reti stradali, ferroviarie, ciclabili e pedonali. Sono dunque una componente molto rilevante del traffico quotidiano. Il loro impatto sulle condizioni di mobilità è accentuato dal fatto che questi flussi si concentrano nelle ore di punta del mattino (06.00-08.00) e della sera

(17.00-19.00). Gestire le punte compatibilmente con la capacità delle infrastrutture e dei mezzi disponibili costituisce una delle sfide fondamentali della politica della mobilità. Accanto all’adeguamento delle reti di trasporto, sempre lungo nei tempi realizzativi e sempre più costoso, un’organizzazione diversa degli orari di lavoro e dei pro-

grammi formativi così come un maggiore ricorso al telelavoro può contribuire in modo rilevante alla soluzione dei problemi.

Dai nuovi dati abbiamo estratto alcune informazioni interessanti. Innanzitutto la conferma che siamo un popolo di pendolari. L’80% delle persone occupate si sposta quotidianamente, una quota tendenzialmente in aumento.

Sul piano nazionale un po’ più della metà dei pendolari (51,3%) utilizza i mezzi di trasporto motorizzati privati (automobile, motocicletta o bus aziendali); in Ticino sono ben di più, e raggiungono circa i 2/3 (62.7%).

Nella graduatoria dei Cantoni il Ticino si colloca nelle prime dieci posizioni. Non é una novità in quanto il dato già emergeva dalle rilevazioni precedenti. Ciò che sta cambiando sembra tuttavia essere questa graduatoria. Da leader della corsa fino a una decina di anni fa il Ticino indietreggia. Ciò è pure evidenziato anche dal suo tasso di motorizzazione (numero di automobili per 1000 abitanti) che non è più dominante, e pure dal parco veicoli ticinese, che addirittura si é contratto rispetto al 2018 per poi stabilizzarsi.

A questa tendenza si affianca quella, in senso inverso, rilevata negli spostamenti con i servizi di trasporto pubblico. Nel 2023 in Ticino vi ha fatto capo un pendolare su cinque (20.3%). Pur rimanendo ben al di sotto della quota media nazionale del 30.5%, il Ticino sta risalendo dagli ultimi posti della classifica, lasciandosi

alle spalle Svitto, Friborgo, Appenzello esterno, Grigioni, Giura, Vallese, Turgovia, Glarona, Obwaldo, Uri e Appenzello interno (si veda il grafico). Nel 2010 la sua quota era appena del 15.5%. Il 16.2% dei Ticinesi si reca al lavoro a piedi o in bicicletta. Quale è il profilo dei pendolari ticinesi che utilizzano il trasporto motorizzato privato? Tendenzialmente si tratta di uomini (55%), con una età tra i 45 e i 64 anni (51%) e che esercitano una attività da liberi professionisti e quadri superiori (38%), da competenze intermediarie (27%) e dispongono di qualifiche manuali e non manuali (31%).

Chi fa invece capo ai trasporti pubblici? Troviamo soprattutto donne (52%) e prevale la classe di età tra i 25 e i 44 anni (44%). Il profilo socio-demografico non cambia invece sostanzialmente rispetto a chi predilige i trasporti motorizzati. Si nota comunque una maggiore presenza di impiegati e operai non qualificati e persone in formazione mentre è pure presente, anche se meno marcatamente rispetto a chi sceglie il trasporto individuale, il gruppo delle professioni qualificate manuali e non manuali.

ATTUALITÀ

Germania

Come si muoverà il nuovo cancelliere tedesco negli ambiti dell’economia, dell’asilo, della Difesa e nella strategia europea

Pagina 12

Cento anni dal Patto di Locarno

Nell’ottobre 1925 nella città sul Verbano giunsero i leader dei maggiori Paesi europei per tentare di salvaguardare la pace

Pagina 13

Troppo silenzio, ecco perché Malgrado la legge sulla parità dei sessi compia trent’anni, sono ancora piuttosto poche le donne che rinunciano a far valere i propri diritti

Pagina 14

Zelensky: lo strappo tra Europa e Stati Uniti

L’analisi ◆ La determinazione del presidente ucraino nel contraddire Trump l’ha catapultato di nuovo al centro del palcoscenico globale ma la guerra intanto prosegue e le prospettive – per Kiev che si stringe all’Ue – non sono rassicuranti

C’è uno strano destino politico che rende Volodymyr Zelensky (nella foto) e Donald Trump reciprocamente fatali l’uno per l’altro. Il presidente degli Stati Uniti non nutriva molte simpatie verso il leader ucraino già dal suo primo mandato, quando gli chiese, nel 2019, di incriminare Hunter Biden, il figlio del candidato democratico che aveva fatto affari a Kiev. In caso contrario, disse, avrebbe tolto agli ucraini gli aiuti militari necessari a contenere i russi nel Donbass. Zelensky oppose un cortese rifiuto, la telefonata venne fatta filtrare ai media costando a Trump una procedura di impeachment. Il repubblicano segnò il presidente ucraino nella lista dei suoi nemici personali. All’epoca il blocco degli aiuti venne superato da un voto bipartisan del Congresso di Washington, dove all’inizio del 2024 i trumpiani erano tornati a bloccare l’invio del pacchetto di armi americane stanziato da Joe Biden. Lo stop, superato dall’amministrazione democratica solo dopo diversi mesi, aveva messo in grave difficoltà gli ucraini al fronte, e fu uno dei motivi che permise ai russi di riprendere l’avanzata sul terreno, dopo un anno di stallo.

Tutta la carriera politica di Zelensky, e ancora prima il suo personaggio cinematografico, si evolve attraverso «no» clamorosi

E intanto, man mano che le chances di vittoria del candidato repubblicano aumentavano, i suoi collaboratori annunciavano piani sempre più drastici per «chiudere la guerra della Russia contro l’Ucraina in 24 ore», come prometteva Trump, dove l’interruzione degli aiuti a Kiev era di nuovo il punto cardine di una strategia per altri versi molo vaga.

L’umiliazione inflitta a Zelensky nello Studio Ovale non può essere compresa appieno senza rievocare questi precedenti, e senza capire che per Trump il presidente ucraino viene associato al mondo dei suoi detrattori, in primo luogo i democratici, i liberal e gli europei. Così come è difficile capire il comportamento di Zelensky senza ricordarsi che tutta la sua carriera al Governo, il suo stesso personaggio politico – e ancora prima cinematografico, quando aveva interpretato il presidente ucraino nella serie televisiva Servo del popolo, nata come satira per diventare una sorta di programma elettorale – si evolve attraverso una serie di «no» clamorosi.

Da quello detto a Trump nella telefonata dell’Ucrainagate al rifiuto di fuggire da Kiev, il 24 febbraio di tre anni fa, quando pronunciò la celebre

frase: «Ho bisogno di munizioni, non di un taxi». La determinazione del presidente ucraino nel contraddire pubblicamente uno degli uomini più potenti al mondo, leader di una potenza dalla quale dipende almeno in parte la sopravvivenza del suo Paese, l’ha catapultato di nuovo al centro del palcoscenico globale. È stato applaudito in una solidarietà bipartisan dai leader europei, accolto a braccia aperte da Carlo III, in un esplicito messaggio alla Casa Bianca, è stato acclamato dalle piazze di mezzo mondo (dove sono scesi anche molti suoi ex critici soprattutto di estrema sinistra, che ora vedono nell’Ucraina la sfida all’imperialismo americano), ed è più che mai un eroe nel suo Paese. I meme che lo paragonano a Churchill riempiono i social, e anche molti ucraini che non l’avevano votato ora gli ribadiscono il loro pieno appoggio. Un destino incredibile, per l’ex comico di Kryvyj Rih, che a 47 anni non solo è uno dei leader più popolari a livello globale, ma che negli ultimi tre anni – e soprattutto nelle ultime settimane – è stato il protagonista

della grande rottura tra l’Europa e gli Stati Uniti. Non c’è leader – non solo europeo – che in questo momento non si immagini nella stessa poltrona dello Studio Ovale, e l’annunciato disimpegno di Trump rispetto alla sicurezza europea sta operando una rivoluzione copernicana nel Vecchio Continente, messo di fronte alla minaccia reale dall’est.

Putin resta in silenzio ma la lista delle sue richieste, territoriali e strategiche, per ora non è cambiata di una virgola

Il problema per l’Ucraina è che il suo presidente è già entrato nella storia, ma la guerra intanto prosegue, e in attesa di una proposta di pace da Washington, Vladimir Putin continua a bombardare le sue città. E i numeri sono impietosi: è vero che l’Europa ha ormai da tempo superato gli americani nella quantità degli aiuti all’Ucraina, ma è vero anche che per quanto riguarda la quantità e la qualità delle

armi fornite a Kiev sostituire il vuoto americano in tempi brevi sarà impossibile. L’ira di Trump ha purtroppo una espressione concreta di migliaia di vite, di militari e di civili, motivo per il quale il presidente ucraino ha teso alla Casa Bianca un ramo di ulivo, rendendosi anche conto che una impennata di orgoglio verrebbe applaudita oggi, ma tra sei mesi, sotto le bombe che cadono su Kiev non più protetta dall’antiaerea made in Usa, sarebbe potuta apparire un errore. Se anche lo scontro con Trump venisse archiviato senza conseguenze, al leader ucraino rimarrebbe da giocare una partita estremamente delicata. Putin esige pubblicamente la sua testa, e Washington probabilmente non ha particolari obiezioni a concedergliela. Per gli ucraini Zelensky però è il volto della resistenza, e il suo peso diplomatico e mediatico lo rende insostituibile a livello internazionale. Oltre a rappresentare un simbolo di sottomissione, le sue eventuali dimissioni genererebbero un vuoto istituzionale: una campagna elettorale in un Paese in guerra, con più di 10 mi-

lioni di profughi tra sfollati interni ed emigrati, un quinto del territorio occupato e un milione di soldati al fronte, appare francamente impossibile, e le forze politiche più disparate sono unanimi nel voler rinviare ogni resa dei conti alla fine del conflitto. Nello stesso tempo, resta difficile da immaginare un ritorno alla cooperazione con gli Stati Uniti sempre più isolazionisti, almeno fino a quando scopriranno di incontrare più ostacoli a Mosca che a Kiev. Putin infatti conserva un soddisfatto silenzio, ma la lista delle sue richieste, territoriali e strategiche, per ora non è cambiata di una virgola, almeno ufficialmente, e i suoi diplomatici hanno già detto di no alle ipotesi di una forza di pace europea, come all’idea di «congelare» il conflitto lungo la linea del fronte esistente. Motivo per il quale a Volodymyr Zelensky ora conviene accettare la proposta di Emmanuel Macron di una tregua di un mese, e mostrarsi conciliante verso Trump, passando la palla in territorio russo, mentre consolida la nuova alleanza con l’Europa.

Anna Zafesova

Le sfide che attendono Friedrich Merz

Germania ◆ Quali saranno le mosse che dovrà fare il nuovo cancelliere? Parla lo scrittore Peter Schneider Stefano Vastano

«Ed ora spero che il Governo del cancelliere Friedrich Merz sia stabile e stabilizzi anche la Germania». Così ci dice lo scrittore Peter Schneider, autore di Il saltatore del muro e Gli amori di mia madre, nel suo studio a Berlino.

Qual è la sua idea di Friedrich Merz, che non ha superato l’ambita quota del 30% dei consensi?

«A queste elezioni ho votato la Cdu di Friedrich Merz soprattutto perché mi sembra l’uomo giusto per ridare slancio all’economia tedesca in crisi. E per rispondere con una certa determinazione e indipendenza, come Merz ha sottolineato, agli Usa, che con Trump si sono avviati in un delirio di volgare onnipotenza e distanza dall’Europa».

Nei 16 anni di Angela Merkel si diceva che la cancelliera avesse «cannibalizzato» la Spd. Anche Friedrich Merz sarà un cancelliere di stampo «socialdemocratico» o più neo-liberale?

«La sua “Grossa coalizione” con i socialdemocratici si differenzierà molto dall’era Merkel. Notoriamente Merz è molto più “neo-liberale” della Kanzlerin, e soprattutto non sopporta i Verdi».

Ma come si spiega che un tedesco su 5 ha votato per la AfD, specie nei cinque Länder all’est del Paese?

«In realtà in Germania-est oltre la metà dell’elettorato ha votato per Alternative für Deutschland. Ad oltre 30 anni dal crollo del Muro di Berlino dobbiamo accettare il fatto che l’esperimento della Riunificazione delle due Germanie è fallito. Soprattutto che il muro nelle teste dei tedeschi è ancora in piedi e, anzi, è più alto che mai».

Cosa non ha funzionato e soprattutto di chi è la colpa?

«I tedeschi dell’ovest hanno promesso di tutto ai cosiddetti “Ossi” all’est, ma si sono impossessati delle ville sui laghi dell’est, lasciando agli “Ossi” tanta disoccupazione e frustrazio-

ne. Si tratta di traumi che in Germania-est si ereditano di generazione in generazione. È drammatico poi che sino ad oggi, all’est, non si ritiene la ex Ddr una vera dittatura, ma solo una società autoritaria! Anche per questo all’est sono tanti a sentirsi legati a Mosca e a Putin. Ecco da dove viene il serbatoio di protesta che alimenta la AfD».

Merz ha promesso ai suoi elettori di rilanciare l’economia tedesca e di rivedere la politica delle migrazioni. Partiamo dal primo punto… «Il Pil in Germania non cresce da due anni. Ho votato per Friedrich Merz perché la Cdu ha più com-

petenza in politica economica. Il socialdemocratico Gerhard Schröder, quando era Kanzler, fece in realtà con la sua Agenda 2010 una politica economica della Cdu, ma perse la poltrona di cancelliere. Nel 1998, quando Schröder sostituì Kohl, la Germania era al 27° posto in termini di competitività, lì dove siamo riprecipitati oggi. Per questo ho votato Merz, sperando che abbia il coraggio di uno Schröder».

Merz chiuderà i confini o rivedrà il diritto d’asilo in Germania?

«Su questo tema lui ha accettato in Parlamento l’appoggio della AfD, il che in Germania è la rottura di un tabù. Ma qui in Germania, senza infrangere le norme europee sulla migrazione, abbiamo bisogno di un nuovo diritto di asilo in cui le istituzioni decidano quanti rifugiati accogliere ogni anno. Noi tedeschi non possiamo continuare a crederci gli angeli della storia, dopo esser stati con il nazismo i mostri d’Europa. La politica migratoria deve diventare più pragmatica, se non vogliamo che AfD prenda ancora più voti»

Merz ha promesso l’aumento delle spese militari e l’impegno per la difesa dell’Ucraina. Ma dove troverà i miliardi necessari per aumentare sino al 3% le spese militari? «Anche la politica della difesa di

Merz sarà più attiva dell’ex Kanzler Olaf Scholz, tentennante sulla questione degli armamenti all’Ucraina. Trovo elegante come Macron si sia opposto a Washington sugli aiuti militari. E spero che Merz si opponga in modo altrettanto intelligente a tiranni come Putin e Trump».

La Germania di Merz sarà un elemento essenziale in un nuovo rapporto strategico con la Francia di Macron, l’Inghilterra di Starmer e la Polonia di Tusk?

«L’Europa deve trovare la sua strada sia in politica estera che della difesa per rendersi autonoma dall’America di Trump. Su questo punto Merz ha già detto l’essenziale la sera stessa del 23 febbraio. Sui valori della libertà e democrazia gli Usa non sono più un esempio da seguire».

Riuscirà Merz e la sua nuova Grosse Koalition a superare la forte opposizione in Parlamento di Afd e Die Linke?

«Lo spero e spero che nei tempi a venire il nuovo Kanzler riesca più simpatico alle donne tedesche che non accettano la sua visione tradizionale della famiglia e della donna. Le priorità della Germania sono oggi soprattutto la politica economica e migratoria, la difesa in Ucraina e il rilancio dell’Europa. È su questi temi che Merz dovrà farsi valere».

Da sinistra: l’ex cancelliere Olaf Scholz e Friedrich Merz. (Keystone)
Annuncio pubblicitario

Lo «spirito di Locarno» compie cent’anni

Storia ◆ Nell’ottobre 1925 nella città sul Verbano giunsero i leader dei maggiori Paesi europei per tentare di salvaguardare la pace

Roberto Festorazzi

Siamo entrati nel centenario celebrativo della Conferenza di Locarno, che si tenne dal 5 al 16 ottobre 1925, a sug

lato impegnava i contraenti al rispetto delle frontiere tracciate dagli accordi di pace di Versailles, dall’altro

smo raggiunse, dieci anni più tardi, con la conquista dell’Abissinia. Ma fu il succo dell’intervista con Briand

Annuncio pubblicitario

Prospettive ◆ In Ticino sono poche le azioni giudiziarie promosse annualmente sulla base della Legge sulla parità dei sessi Tra i motivi di questa situazione anche quelli economici, oltre alla paura di ritorsioni e ai tempi lunghi delle procedure

Settimana scorsa, in apertura di giornale, abbiamo parlato della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar) – che compie 30 anni – e «mira a promuovere l’uguaglianza effettiva fra donna e uomo» nel mondo del lavoro, vietando ogni forma di discriminazione basata sul genere. Come licenziamenti al rientro dal congedo maternità, molestie sessuali, discriminazioni al momento dell’assunzione o in caso di promozione, differenze di salario ecc. Tutte situazioni che regolarmente si presentano anche alle nostre latitudini, e non risparmiano nessuna categoria professionale. Ma sono davvero poche, in Ticino, le azioni giudiziarie promosse annualmente sulla base della LPar (nessuna nel 2021, 4 nel 2022, 5 nel 2023 e nel 2024, secondo i dati della Divisione della giustizia) e in tanti altri Cantoni la situazione è simile.

È anche una questione di denaro?

«Certamente», osserva Nora Jardini Croci Torti, avvocata di Equi-Lab, un servizio di consulenza in materia di conciliabilità e pari opportunità con sede a Lugano (www.equi-lab.ch). «Fare valere i propri diritti è sempre più difficile se non si dispone di mezzi adeguati, anche se c’è la possibilità di chiedere un sostegno finanziario…».

Ma facciamo un passo indietro. «La LPar – dice l’esperta – si applica sia ai rapporti di lavoro nel settore pubblico

sia a quelli nel settore privato. Chi lavora in un Comune o per il Cantone può rivolgersi all’Ufficio di conciliazione (sede a Bellinzona), che ha il compito di tentare di conciliare le parti in un’udienza informale, spiegando loro la situazione giuridica. Se non si riesce a trovare un accordo, la palla passa nelle mani dell’istanza superiore che può essere, a seconda dei casi, l’autorità di nomina, il Consiglio di Stato o il Tribunale cantonale amministrativo».

Lavorando in un’azienda privata, l’istanza all’Ufficio di conciliazione è consigliata ma non obbligatoria, si può passare direttamente alla causa in Pretura (del luogo di lavoro o di domicilio di chi presenta l’istanza). Nel caso in cui si trovi un accordo in conciliazione – di solito si tratta di un’indennità – la procedura si chiude. Altrimenti l’Ufficio di conciliazione rilascia alla/ al dipendente l’autorizzazione ad agire entro 3 mesi per promuovere la causa vera e propria in Pretura. Dopo la sentenza in prima istanza, si può ricorrere in Appello e rivolgersi infine al Tribunale federale.

Per quanto attiene ai costi di giustizia: la procedura di conciliazione LPar è gratuita, sottolinea Jardini Croci Torti. Analogo discorso per la procedura di merito. Rimangono da considerare i costi dell’avvocato/a ed eventuali ulteriori spese necessarie causate dalla lite,

chiamate ripetibili. «Noi di Equi-Lab possiamo accompagnare le lavoratrici in conciliazione, applicando tariffe agevolate poiché siamo sussidiate dal Cantone: dai 50 franchi all’ora in su, in base al reddito. Gli/le avvocati/e attivi/e sul nostro territorio chiedono invece dai 250 franchi all’ora… È difficile dire quanto può costare una procedura LPar: dipende dal tipo di controversia, dal numero di udienze necessarie ecc. Si va dai 2-3 mila franchi ai 10-15 mila». Solo in caso di vittoria questi soldi possono essere totalmente o in parte recuperati tramite il pagamento delle ripetibili da parte della controparte. Chi non può permettersi di sostenere l’impegno finanziario – spiega la

nostra interlocutrice – può richiedere, ad ogni stadio della procedura, il beneficio dell’assistenza giudiziaria mediante domanda scritta e motivata, alla quale devono essere allegati tutti i documenti giustificativi (vedi Legge sul patrocinio d’ufficio e sull’assistenza giudiziaria). La persona deve insomma dimostrare al giudice competente di essere davvero indigente, e la causa deve avere buone probabilità di successo. Proviamo solo ad immaginare il disagio se non l’angoscia – amplificati dall’attesa/speranza di un sì – di una donna già provata da una situazione gravosa sul posto di lavoro. Se il giudice, comunque, accoglie la domanda di sostegno, lo Stato si assume i costi

della procedura LPar, almeno in un primo tempo. Infatti la persona beneficiaria dell’assistenza giudiziaria è tenuta a rifondere al Cantone gli importi versati quando il miglioramento della sua situazione economica lo permette. Un cosa è sicura, afferma Jardini Croci Torti: «L’incertezza in merito ai costi può portare molte lavoratrici alla rinuncia ad intraprendere una procedura LPar».

Spesso e volentieri a questo fattore si aggiunge il timore di venire licenziate/i o di subire ripercussioni sul posto di lavoro attuale oppure in eventuali impieghi futuri. Ha affrontato pesanti conseguenze una signora di nostra conoscenza che, da molti anni, «combatte» contro quello che è rimasto il suo datore di lavoro «spendendo un patrimonio, non lontano dai 50 mila franchi». «Me lo diceva il mio avvocato: bisogna avere tanta pazienza e le spalle larghe. Se non cambi lavoro, poi, devi aspettarti ogni genere di ritorsione. Per fortuna ho un compagno e dei colleghi solidali ma non è per niente scontato». Per ora la dipendente ha vinto in Appello; la controparte deve decidere se rivolgersi o meno al Tribunale federale. «Non molla, anche perché forse non vuole creare dei precedenti pericolosi…». Ma nemmeno lei rinuncia alla battaglia, anche per tutte le lavoratrici che verranno dopo.

Il Mercato e la Piazza

Quel legame tra benessere e consumo di energia

Oggi parliamo dell’importante rapporto che corre tra energia ed economia rifacendoci a An introduction to energy economics and policy, pubblicata di recente da Massimo Filippini e Suchita Srinivasan. Ci occupiamo del contenuto di questo saggio non tanto perché uno degli autori è ticinese, ma perché si occupa di problemi impellenti come quelli della produzione e del consumo di energia, a livello mondiale, e delle loro conseguenze negative sul clima e sull’ambiente. Una delle correlazioni essenziali del processo di sviluppo di un’economia è quella tra la crescita del benessere materiale e il consumo di energia. Della stessa, di solito, noi non ci rendiamo conto anche perché gli economisti, quando parlano di produzione, ricorrono a modelli nei quali il prodotto è unicamente funzione del fattore capitale e del fattore lavoro. L’apporto dell’e-

Affari Esteri

nergia in questo processo non viene quindi evidenziato. Forse è anche per questa ragione che gli aspetti economici della produzione e del consumo di energia sono stati trascurati fino all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, quando si cominciò a parlare del fatto che in futuro l’umanità avrebbe potuto scontrarsi con situazioni di scarsità. Cominciava a diventare serio il problema di risparmiare energia. Da allora sono stati fatti passi avanti e oggi si può affermare che, nei Paesi sviluppati (Ticino compreso), il consumo energetico ristagna anche se il Pil continua ad aumentare. Il futuro dei consumi in materia di energia e delle emissioni nocive determinate da questi consumi è tuttavia difficile da prevedere. È probabile che, a livello mondiale, il consumo di energia continuerà ad aumentare per effetto della crescita dei consumi in

Paesi molto popolati come la Cina e l’India (per non parlare dell’Indonesia e dei Paesi dell’America del sud), che ancora non hanno raggiunto i livelli di sviluppo dei Paesi avanzati. Nel mondo quindi i maggiori consumatori di energia e produttori di emissioni nocive sono attualmente Paesi con livelli di sviluppo alti mentre, in futuro, il consumo di energia e quindi anche le emissioni di CO2 aumenteranno, come si è detto, soprattutto per effetto della crescita economica e demografica di Paesi molto popolati, in via di sviluppo. Stando a Filippini e Srinivasan, data questa situazione a livello mondiale, se si vuole frenare la tendenza all’aumento del riscaldamento atmosferico sono quattro i problemi che vanno risolti. Il primo è costituito dagli effetti negativi del consumo di energia, nel mondo e a livello locale. A livello globale la possibile cre-

L’effetto Trump in Canada

I dazi trumpiani al Canada hanno prima affossato la leadership dell’attuale premier, Justin Trudeau, e poi dato una nuova linfa al suo partito, il Liberal Party, che era indietrissimo nei sondaggi e che ora ha recuperato quasi tutto lo scarto, arrivando a livelli che non toccava da quattro anni. Nel frattempo però Trudeau si è dimesso, e forse nella sua testa è sorto il dubbio di essere stato un poco precipitoso, perché la campagna elettorale di quest’anno – si deve votare entro dicembre – ha preso tutta un’altra forma. L’impopolarità di Trudeau è antecedente alla vittoria di Donald Trump, ma la guerra commerciale avviata dal neopresidente quando ancora non si era nemmeno insediato ha costretto il premier canadese a farsi da parte. Ci ha messo un po’, Trudeau, a realizzare che un suo passo indietro fosse necessario. È andato a Mar-a-Lago a dicembre per ingraziarsi Trump e la sua Corte, ha partecipato a una cena,

Zig-Zag

ha rilasciato dichiarazioni rassicuranti (lo ha fatto anche Trump) ma, dopo pochi giorni, sono cominciati gli annunci minacciosi della nuova Amministrazione, che si sono trasformati nella guerra commerciale in corso: dazi e controdazi. Nel frattempo Trump ha iniziato a definire Trudeau «governatore», come se il Canada fosse uno Stato americano, e continua a farlo, con quella sua furia annessionista che applica anche alla Groenlandia e al Canale di Panama.

Trudeau non se l’è giocata bene internamente, la tregua con Trump. I suoi stessi ministri hanno iniziato a smarcarsi dal Governo, dicendogli che non ci si poteva fidare di Trump e che il budget del Governo canadese avrebbe dovuto tenere conto della minaccia –molto reale – dei dazi. Trudeau è così sembrato un credulone, si è trovato isolato e infine ha rassegnato le dimissioni: alle prossime elezioni non si ricandiderà. Dal lato del Partito conser-

vatore sembrava fatta. Già i sondaggi davano un vantaggio anche di una quindicina di punti, dopo il distacco si è rafforzato. I conservatori, che sono fuori dal Governo da una decina d’anni, hanno scelto come loro leader Pierre Poilievre, un 45enne energico votato al libero mercato e all’abbassamento delle tasse, in Parlamento da vent’anni, soprannominato «Skippy» perché combattivo, tagliente, entusiasta, ma anche capace dietro le quinte di negoziati e diplomazia. Nominato leader del Partito conservatore nel 2022, Poilievre ha iniziato una battaglia anche personale contro Trudeau, è stato sospeso per aver insolentito il premier. A quel punto si è iniziato a definirlo «trumpiano»: è più una questione di forma che di sostanza. A differenza del presidente Usa, Poilievre ha idee liberal-libertarie coerenti, organizza le «carovane della libertà», dice che vuole smantellare burocrazia e pressione fiscale, ha una durissima politica con-

La rivincita di carta e penna durerà?

Al convegno Leggere il presente per scrivere il futuro, promosso lo scorso autunno dalla Fondazione Luigi Einaudi, la ministra dell’istruzione svedese Lotta Edholm, illustrando il nuovo modello di apprendimento adottato per contrastare il calo di rendimento degli studenti, ha confermato che la Svezia ha deciso di rimuovere i tablet dalle scuole dell’infanzia e di reintrodurre libri stampati e quaderni. «Tecnologia e digitale di sicuro offrono nuove opportunità ma non bisogna abusarne», ha sostenuto Edholm, aggiungendo che «in Svezia i sussidi digitali sono stati spesso usati in modo acritico e indiscriminato, ora però si riscontra un impatto negativo sull’apprendimento». Insomma, un ritorno clamoroso a carta e penna. Clamoroso perché, anche se la notizia non ha avuto particolare risonanza, proprio la Svezia per prima aveva adottato diversi anni fa l’uso di dispositivi digi-

scita futura del consumo di energia potrebbe accelerare il cambiamento climatico e ingigantire la sequela di effetti negativi attribuibili allo stesso: dalle inondazioni agli incendi di boschi, dal regredire rapido dei ghiacciai all’insorgere di lunghi periodi di siccità. Questi fenomeni avranno, a loro volta, un’influenza negativa sulla salute, la qualità e la speranza di vita della popolazione nonché sullo sviluppo delle attività economiche. È tuttavia necessario aggiungere che questi effetti negativi non si manifesteranno dappertutto con la medesima intensità. In effetti il cambiamento climatico minaccia e minaccerà in misura maggiore i Paesi in via di sviluppo e non quelli economicamente avanzati. A livello locale, poi, il consumo di energia è uno dei maggiori fattori di inquinamento dell’aria. Ma veniamo al secondo problema costitu-

ito dal fatto che, attualmente, i vettori energetici di maggior consumo sono quelli non rinnovabili. Per ridurre gli effetti negativi del consumo energetico occorrerà aumentare in misura significativa la quota delle energie rinnovabili nel consumo energetico totale. Il terzo problema è costituito dalle tensioni politiche a livello internazionale che nascono per il fatto che i luoghi di produzione dell’energia (in particolare del petrolio e del gas) si trovano concentrati nei Paesi del Medio Oriente, nelle ex-repubbliche sovietiche e nei Paesi dell’America centrale e meridionale, mentre i consumi maggiori di energia si riscontrano nelle economie avanzate (praticamente i Paesi dell’OCSE). Per Filippini e Srinivasan, l’ultimo problema è dato dall’uso inefficiente dell’energia. Si tratta di situazioni di spreco che bisognerebbe poter eliminare.

tro il crimine e l’ordine pubblico ma, a differenza di Trump – ed è una differenza cruciale – non pensa che siano i migranti i colpevoli dell’aumento della criminalità. Il Canada, proprio come l’America, vive di immigrazione e integrazione, ma se il presidente americano nega la natura intrinseca della società del Paese che governa, Poilievre – che è anche sposato con Anaida, arrivata in Canada come rifugiata dal Venezuela – è a favore di politiche d’accoglienza e di integrazione. Un trumpiano pro immigrazione non è dato, e questo crea una distanza non da poco con Washington: l’altra è proprio data dai dazi. Proprio come Trudeau, Poilievre critica con forza i dazi trumpiani, tiene discorsi rivolgendosi direttamente agli americani, ai quali spiega che i primi a pagare per questa politica protezionista saranno loro (l’America, tanto per dire, importa più del 50% del greggio dal Canada). La difesa del Paese, delle sue esportazioni

e anche della sua sovranità ha creato il cortocircuito di queste ultime settimane: l’uscente Trudeau e il suo rivale Poilievre combattono la stessa battaglia contro i dazi trumpiani. E i canadesi, noti in tutto il mondo per essere miti e multiculturali, si sono messi a cantare a squarciagola il loro inno, espongono le bandiere sui balconi, sono travolti da un inatteso e orgoglioso patriottismo. Allo stesso modo, nei negozi hanno iniziato a comparire etichette e cartelli che indicano i prodotti made in Canada, da preferire, e alcuni bar hanno ribattezzato i caffè «americanos» in «canadianos». Intanto la definizione di «trumpiano» continua a rimanere appiccicata a Poilievre, e questo ha determinato il suo stallo nei sondaggi. Questo non significa che le sue possibilità di diventare il prossimo premier del Canada siano finite, ma l’ingerenza trumpiana, qui, ha già fatto cadere un Governo e potrebbe determinare il prossimo.

tali nelle scuole, a partire dalla prima infanzia. Il dietrofront è stato deciso perché gli esperti svedesi a suo tempo avevano trascurato di studiare e di tener conto di potenziali aspetti negativi della digitalizzazione.

A sostegno del passo indietro del Governo si era schierato l’estate scorsa anche il Karolinska Institutet, università medica svedese nella città di Solna, con una presa di posizione accompagnata anche da un perentorio invito: «È ormai scientificamente provato che gli strumenti digitali compromettono, piuttosto che migliorare, l’apprendimento degli studenti. Di conseguenza crediamo che l’attenzione dovrebbe tornare sull’acquisire conoscenze attraverso libri di testo stampati e competenze degli insegnanti, piuttosto che apprendere elementi ed abilità principalmente da fonti digitali liberamente disponibili». Il passaggio dallo scetticismo all’allarme si spiega

con i risultati emersi da un importante studio, il Pirls (Progress in readings literacy study), un programma di ricerca che, pur non avendo ancora l’importanza del Pisa, è specializzato nel misurare le competenze raggiunte nella lettura dagli studenti delle prime classi. Inevitabile che giungesse ad analizzare anche l’uso e le influenze delle moderne tecnologie che i vari Paesi occidentali hanno promosso dall’inizio del nuovo millennio, appurando che le capacità di lettura degli studenti svedesi in soli quattro anni sono diminuite di 11 punti. Il problema legato all’uso acritico e indiscriminato della digitalizzazione nell’apprendimento è stato subito recepito nei Paesi scandinavi ed è ora sotto osservazione anche in Belgio, Francia e Olanda. Mentre da noi?

Come si sa la macchina degli enti governativi elvetici è lenta nel reagire e a questa regola dovrà sottostare anche la

Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione, responsabile del monitoraggio di quanto avviene in Svizzera nel mondo dell’educazione. La decisione svedese di ritornare a carta e penna con un ridimensionamento di pc e tablet è praticamente passata inosservata. Tra le poche eccezioni spicca un’intervista della «SonntagsZeitung» al neuropsicologo Lutz Jäncke che – alle prime avvisaglie di un possibile dietrofront scandinavo –a una precisa domanda su cosa sia meglio fare (scrivere a mano o digitare su uno schermo) aveva risposto: «Il problema principale dei tablet in classe è che i bambini si distraggono. I bambini sono inclini ad abbandonarsi alle distrazioni della vita per via del modo in cui si sviluppa il loro cervello. Non bisogna demonizzare tutta la digitalizzazione, ma io sono un grande sostenitore della scrittura a mano (…). I libri invece sono un buon allenamen-

to per migliorare la lettura e la scrittura. Quando si leggono i libri, ci si deve concentrare su un testo più lungo. Questo allena il cervello a memorizzare i collegamenti e a ricordare le regole grammaticali e ortografiche. Bisogna anche memorizzare diverse frasi in successione per capire il significato di una storia. E questo è completamente diverso rispetto alla lettura di un post».

Un giudizio che contrasta, o perlomeno mette in discussione una norma pubblicata su un documento EDUCA del 2021 riguardante la digitalizzazione nell’educazione: «Anche un lieve miglioramento del rendimento scolastico, ottenuto con l’impiego di risorse digitali, fa prevedere una crescita del reddito medio sull’arco della vita, che supera nettamente la spesa iniziale per l’acquisto e la manutenzione degli strumenti digitali». Chiudiamo con un «no comment».

di Ovidio Biffi
di Paola Peduzzi

DA QUASI 100 ANNI, OGNI

NOVEMBRE

CERCHIAMO LE OLIVE MIGLIORI. QUEST’ANNO PER TROVARLE CI E VOLUTA

TUTTA LA NOSTRA ESPERIENZA.

Correttezza, serietà e trasparenza sono da sempre le basi fondanti della nostra filosofia d’impresa e del rapporto che abbiamo instaurato con chi conosce e apprezza la qualità del nostro olio extra vergine. È per questo che desidero informarvi personalmente che purtroppo quest’anno in Italia la recente produzione di olio extra vergine di oliva è stata compromessa da un andamento climatico sfavorevole. La forte siccità dell’estate 2024 ha fatto si che il raccolto si sia ridotto in maniera quantitativamente importante e parte della produzione ne ha risentito nello standard qualitativo. Per questo abbiamo deciso di riservare l’eccellenza dello scarso raccolto italiano al GranFruttato e al Bios e dedicare l’accurata selezione dei migliori oli dell’Unione Europea al nostro Classico e al Delicato. Sicuri così di garantire quell’elevata qualità alla quale vi abbiamo abituato.

CULTURA

L’immagine oltre la realtà

Luciano Rigolino e la fotografia concettuale, dall’errore giovanile alla sperimentazione con l’intelligenza artificiale e il valore degli archivi

Pagina 18

L’ibrido visivo che sfida lo streaming Misteri dal profondo: un film che mescola generi e stili, con un impatto visivo potente, penalizzato dalla distribuzione solo online

Pagina 19

Antichi viaggi

L’antropologo-filologo toscano Tommaso Braccini racconta l’inesauribile entusiasmo che lo porta a spasso nell’antichità

Pagine 22-23

Il «figlio d’arte» che ha saputo costruirsi una propria identità

Mostre ◆ Ligornetto ospita la prima mostra monografica dedicata al pittore «in ombra» Spartaco Vela

Alessia Brughera

Non deve essere certo stato facile per Spartaco Vela confrontarsi con l’ingombrante figura del padre Vincenzo, acclamatissimo scultore di fama internazionale. Se da una parte, infatti, essere «figlio d’arte» gli ha procurato benefici, spianandogli la strada su molti fronti, dall’altra lo ha penalizzato, relegandolo a una sorta di copia sbiadita della smagliante personalità paterna.

Emblematiche in questo senso sono le parole che lo descrivono in una delle prime e rare note biografiche a lui dedicate: «Carattere dolce e sensibilissimo, mente aperta alle seduzioni del bello, mancogli forse talora quella volontà calma e tenace che vale, a compiere le grandi opere, più dello stesso ingegno. D’altra parte il sostenere degnamente il nome di Vela gli sembrò, a volta a volta, impresa soverchia. Ecco perché egli poco produsse, e solo a lunghi intervalli».

L’interpretazione di Spartaco Vela come uomo e artista schiacciato dal prestigio del genitore (o sarebbe forse meglio dire di entrambi i genitori, dal momento che la madre, Sabina Dragoni, apparteneva a una famiglia altolocata con una rete di illustri conoscenze) si è sempre più diffusa nel corso degli anni, radicandosi in un vero e proprio pregiudizio che del pittore ha restituito l’idea di un individuo adagiato nel privilegio e dedito al dipingere in maniera quasi dilettantistica. Questa visione si è alimentata ulteriormente dopo la morte dell’artista, nel 1895, all’età di soli quarantun anni, quando la sua figura è stata messa quasi esclusivamente in relazione al fedele adempimento della volontà del padre di donare alla Confederazione elvetica la dimora di Ligornetto e la collezione privata in essa contenuta, lascito che avrebbe poi costituito il Museo Vela. Eppure, anche grazie ai più recenti studi sul pittore che, nonostante l’assenza quasi totale di documenti personali, hanno condotto a una più approfondita ricostruzione della sua attività, sappiamo che a Vela appartiene una formazione di tutto rispetto, iniziata in tenera età con lezioni di disegno (e con l’educazione progressista del prete Giacomo Perucchi) e portata avanti con impegno per molti anni a Milano, dove l’artista è stato allievo di Giuseppe Bertini e di Mosè Bianchi all’Accademia di Brera e dove ha frequentato l’atelier di Eleuterio Pagliano. A dispetto di una produzione discontinua e non particolarmente prolifica, si può quindi a buon diritto sostenere che Vela, attivo tra la Lombardia e il Ticino, sia stato un pittore inserito nel dibattito culturale della sua epoca, capace di far tesoro degli insegnamenti dei suoi maestri e degli stimoli derivati dal confronto con i suoi colle-

ghi; un artista aperto alla sperimentazione e mosso dalla volontà di realizzare dipinti impegnativi da presentare a esposizioni di livello internazionale. Obiettivo della mostra dedicata a Spartaco Vela negli spazi del Museo di Ligornetto è proprio quello di scardinare i preconcetti a cui per lungo tempo il pittore è stato soggetto, facendo conoscere molti aspetti della sua storia personale e professionale rimasti sinora nascosti. In questa rassegna, la prima monografica sull’artista, sono radunate circa settanta opere (conservate presso il Museo ma anche provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private) che testimoniano il variegato percorso di Vela. Un percorso che parte dai primi esercizi di disegno, passa dalle copie dal vero e dagli studi anatomici, realizzati con mano sempre più abile e sicura, e approda infine ai quadri a olio, spesso di grandi dimensioni. Dai lavori esposti emerge la figura di un pittore partecipe delle tendenze artistiche in atto, come si evince dalla scelta di soggetti perfettamente in sintonia con i filoni della scuola lombarda della seconda metà dell’Ottocento, ma anche quella di un artista che sa osservare e penetrare la realtà, riuscendo a restituire con il pennello le impressioni dal vero legate soprattutto ai luoghi ticinesi a lui cari. Questa vicinanza al naturalismo lombardo, corrente che si diffonde a Milano tra gli anni Settanta

e Ottanta dell’Ottocento come declinazione del Verismo, porta Vela a relazionarsi in maniera diretta con il dato reale e a trasferirlo sulla tela con rapidità e freschezza, dando vita a composizioni dalle pennellate materiche e sommarie, dai colori vividi e dagli effetti luministici vibranti. Il puntuale allestimento della mostra si dipana toccando i principali temi della vicenda dell’artista: dai legami familiari alla formazione braidense, dall’impegno nella pittura a tema storico allo sviluppo di un filone sospeso tra il ritratto e la scena di genere (con una predilezione per la figura femminile ma anche per la tradizione contadina e per il paesaggio), dalle innovative indagini estetiche condotte con la Famiglia Artistica Milanese alle sperimentazioni del linguaggio fotografico.

Questo racconto suddiviso in nuclei tematici ci svela una personalità versatile dal punto di vista stilistico, ma anche estremamente sensibile nei confronti di questioni a quei tempi ancora «acerbe», come ad esempio la salvaguardia della natura, che Vela tratta con pionieristica intraprendenza persino con la pubblicazione di un libello, nel 1890, in cui critica la ferrovia a cremagliera del Monte Generoso.

Che Vela sia stato apprezzato anche da molti artisti suoi coetanei lo testimonia l’opera realizzata nel 1880 dall’amico Cesare Tallone che trovia-

mo a inizio rassegna: un ritratto in cui il pittore viene effigiato con un’espressione assorta e con uno sguardo profondo e deciso. Tra i lavori più significativi che incontriamo in mostra c’è la tela dal titolo Rispa che protegge il corpo dei figli, un dipinto monumentale che l’artista presenta a due eventi importanti, l’Esposizione nazionale di Milano del 1881 e l’Esposizione nazionale svizzera di Zurigo del 1883, e che raffigura l’episodio biblico dell’uccisione dei due figli di Rispa, concubina di Saul. La scena ritrae la giovane madre seduta accanto ai cadaveri delle sue creature in una solenne e dignitosa rassegnazione, a cui fa eco un paesaggio spoglio e imponente che amplifica l’intensità emotiva della composizione.

Belle poi le opere in cui Vela, ormai pittore professionista con un proprio atelier a Milano, si dedica alla rappresentazione dell’immagine femminile, spesso colta nei suoi aspetti più leggiadri.

A dimostrare l’adesione dell’artista al naturalismo lombardo sono lavori come Contadina con mucca, del 188286, o Sul Generoso – Impressioni dal vero, del 1886, quest’ultimo significativo per il particolare taglio della scena che tradisce l’ispirazione alla tecnica fotografica.

Dell’esperienza vicina alla Famiglia Artistica Milanese, associazione

fondata nel 1873 che si contraddistingue per un approccio all’arte ironico e irriverente, la mostra presenta un insolito dipinto intitolato Mombello, realizzato per essere esposto alla rassegna umoristica l’Indisposizione di belle arti del 1881: con il suo bizzarro passe-partout che fa il verso alle opere di Francesco Paolo Michetti (figura nota per le sue cornici esuberanti), la tela documenta la militanza di Vela in quel gruppo di artisti liberi e anticonformisti che cercavano di svecchiare la pittura lombarda. Rimane impresso più di altri, per il soggetto agreste che nella sua semplicità riesce a essere particolarmente espressivo, il dipinto Galline nere, datato 1884-86, in cui sei volatili dal piumaggio corvino sono immortalati in una giornata assolata mentre beccano placidamente il loro cibo. È uno spaccato della realtà quotidiana che Spartaco Vela sa catturare con quell’immediatezza e quella vivacità che sono state le caratteristiche principali del suo fare arte.

Dove e quando

Spartaco Vela. Impressioni dal vero. Museo Vincenzo Vela, Ligornetto. Fino al 27 aprile 2025. Orari: martedì-venerdì 10.00-17.00; sabato e domenica 10.00-18.00. www.museo-vela.ch

Spartaco Vela, Rispa che protegge il corpo dei figli, 1881 olio su tela, cm 210 × 300. (Museo Vincenzo Vela, Ligornetto © MVV / S. Carsana)

Luciano Rigolini, oltre la fotografia

Primi piani ◆ La dimensione concettuale dell’immagine e nuove frontiere dell’arte nel percorso dell’artista ticinese

Stefano Spinelli

Difficile, anzi, davvero improprio sarebbe considerarlo alla stregua di un normale fotografo: anche se Luciano Rigolini – vincitore, tra l’altro, del Gran Premio svizzero di design 2024 – in un qualche modo agli inizi del suo percorso, fotografo lo è stato; da tempo va semmai collocato in qualità d’artista in quell’area dell’arte nella quale il media fotografico viene scandagliato per vie concettuali. Ma andiamo con ordine.

Nato a Tesserete, già a 14 anni Luciano scopre la fotografia, o meglio, la sua complessa natura, incappando in un banale errore di manipolazione della macchina fotografica, una Zeiss Ikon prestatagli dal padre in occasione di una gita scolastica. Vuole fare il ritratto di una sua compagna ma, fotografando, involontariamente carica più volte l’otturatore senza far avanzare la pellicola. Ne sortirà un ritratto sorprendente, composto dalla sovrapposizione delle varie immagini scattate. Nasce così in lui la fascinazione per questo media: «Da lì è partita la mia ossessione. Ero giovane, ma avevo già capito questo distinguo, tra realtà e fotografia. È nato lì il desiderio di lavorare proprio sul linguaggio. Per me la fotografia è il linguaggio, l’autonomia fotografica rispetto al reale. La realtà è la realtà, l’immagine fotografica è qualcosa di diverso». Questa asserzione lo guiderà lungo tutto il suo percorso di esplorazione del mezzo fotografico, sia dal punto di vista della riflessione estetica sia nella sua personale produzione.

Le avanguardie

Tra i suoi riferimenti troviamo le avanguardie storiche – e in particolare, il Bauhaus, il Costruttivismo e la Nuova oggettività – come pure quelle successive correnti concettuali portate all’indagine dello statuto dell’immagine. Di questi movimenti artistici, oltre al pensiero di fondo, Rigolini assorbe il rigore dell’analisi e lo spirito sperimentale, ludico e poetico con cui operare. Da autodidatta, la sua formazione pratica la effettuerà sul campo, ma soprattutto, da un punto di vista intellettuale, frequentando l’effervescente ambiente culturale parigino, città

che raggiunge nei primi anni Ottanta – fuggendo la sua iniziale professione di disegnatore di macchine per l’industria –, e in cui ha poi vissuto a lungo, trasformandola nella sua patria d’adozione. Ed è proprio a Parigi che, sempre in quegli anni, compirà degli studi accademici di cinema, durante i quali avrà l’occasione di seguire dei corsi di Gilles Deleuze, uno tra i filosofi più incisivi del secolo scorso e autore, tra gli altri, di due importanti saggi sull’immagine-movimento.

Dalla fotografia, dunque, la sua riflessione si porta anche sul mezzo cinematografico, lavorando con questo media tanto come regista di documentari quanto da produttore. In quest’ultima veste, ha avuto il privilegio – per vent’anni, a partire dal 1995 – di produrre con grande soddisfazione film di registi emergenti per la trasmissione La Lucarne, spazio creativo dell’ancora giovane e sperimentale rete televisiva Arte. Avrà in questo ambito il piacere di seguire e sostenere esponenti dell’arte cinematografica del calibro, tra gli altri, di Laurie Anderson, geniale artista della scena newyorkese, musicista, regista e moglie dell’indimenticabile Lou Reed. O di Apichatpong Weersasethakul, immenso e acclamato regista tailandese. E anche di Chris Marker, regista francese dalla grande e intricata poesia, di cui Rigolini con Arte produrrà l’ultimo suo film, Chats perchés

Tornando alla fotografia, negli anni Novanta Rigolini dà vita alla serie

Urban Landscapes, esteso corpus d’immagini realizzate fotografando spazi urbani, come dice lui, «provando a scardinare la visione prospettica attraverso la scelta del punto di vista. È il punto di vista che costruisce l’immagine». Questo lavoro verrà esposto al Kunstmuseum di Zurigo nel 1997 col titolo Zürich – Ein Fotoportrait e in seguito al Museo cantonale di Lugano.

Sono scatti in bianco e nero, stampati in grande formato, sprovvisti di qualsiasi tipo di manipolazione, nei quali la città è spunto per la creazione d’immagini complesse, non didascaliche, costituite da spazi ambigui, con punti di vista eccentrici, ispirate ai collage costruttivisti, in cui la forma diventa il contenuto stesso.

Seguendo il suo pensiero, se è il punto di vista che infonde senso all’immagine, se è dunque fondamentalmente lo sguardo, l’azione del guardare – azione in cui si esplicita il bagaglio culturale, intellettuale ed estetico dell’osservatore – a costituire l’atto fotografico, ne scaturisce l’irrilevanza dell’operare fotografando: il lavoro di creazione può venir svolto a partire dalla pletora di materiali fotografici già esistenti. È una svolta che Rigolini elabora negli anni e che di fatto compie nel 2002, quando smette di usare la macchina fotografica per buttarsi corpo e anima nella ricerca e nell’acquisizione di archivi fotografici. Archivi di ogni sorta (ma in particolare, di ordine scientifico), che trova su internet o visitando rigattieri e mercati dell’usato: documentazioni aziendali, fotografie tecniche, di macchinari, di automobili, persino di due missioni Apollo (che attinge dagli archivi della NASA). Ma anche foto amatoriali, vernacolari. Costituisce, così, una vasta collezio-

ne di photos trouvées, immagini scattate da autori anonimi – perlopiù per necessità funzionali, documentarie –sprovviste di un valore artistico specifico. Attraverso un mirato lavoro di selezione, Rigolini compone delle serie con cui – portando nel contempo queste immagini su un altro piano estetico – proporre una narrazione, diretta espressione del suo personale universo poetico e concettuale. Queste serie, costruite seguendo fili tematici, daranno luogo a svariate esposizioni, prima tra le quali What You See (Fotostiftung, Winterthur, 2008), come pure a diversi libri d’artista, vere opere d’arte a sé. Un campo di creazione, quest’ultimo, in cui da tempo si dedica con infaticabile passione. Negli ultimi anni, Rigolini – che non si è mai sottratto al confronto con i cambiamenti tecnologici caratterizzanti la storia della fotografia –si è anche misurato con la produzione d’immagini generate con l’intelligenza artificiale. Ne ha fatto un uso non

Credere nella potente forza della musica

banale, coerente con il suo percorso creativo, portato all’esplorazione delle possibilità offerte da questa nuova frontiera tecnologica, come pure delle faglie che s’insinuano nel modello di perfezione al quale tale tecnologia (e l’ideologia che l’accompagna) pensa di tendere.

Modalità sconosciute

Di questo approccio ci parla con la sua abituale chiarezza nell’opuscolo edito in occasione del conferimento del Gran Premio svizzero di design, menzionato all’inizio: «È nella dimensione pionieristica attuale [dell’IA, N.d.r.] che tutte le possibilità sono aperte per interrogare l’immagine, la sua verità e la sua natura, con modalità finora sconosciute. Come sempre il mio approccio è concettuale, mentre non ho alcun interesse per l’imitazione del reale o per il realismo. A motivarmi è esclusivamente la potenzialità di generare opere dove l’ambiguità fra la qualità pittorica e quella fotografica tende a rendere difficoltosa l’identificazione dell’immagine».

Nel suo complesso, l’opera di Luciano Rigolini – come si è probabilmente intuito da questa breve e assai parziale introduzione – non è di ovvia e immediata lettura. Richiede di certo nell’osservatore uno spirito disposto a cogliere la sofisticata trama di concetti e rimandi che la sottende. Condizione senza la quale andrebbe disperso, oltre al senso di questo lavoro, anche il godimento estetico che ne deriva dalla sua diretta fruizione.

Godimento che può essere offerto dall’occasione di vedere i suoi lavori dal vivo, approfittando di una stimolante esposizione – una piccola antologica, si potrebbe quasi definire – proposta fino al prossimo 27 aprile dalla Fondazione Lindenberg-Museo Villa Pia, nella sua sede di Porza.

Dove e quando Luciano Rigolini. Fotografica, Porza, Museo Villa Pia (via Cantonale 24). Orari: ve, sa, do 10.00-17.00. Ingresso gratuito. Fino al 27 aprile 2025. www.fondazionelindenberg.org

L’appuntamento ◆ Il 19 marzo il LAC di Lugano festeggia con un concerto i dieci anni dell’orchestra giovanile Superar

Enrico Parola

Siamo nell’epoca in cui per giovani e giovanissimi anche rock e pop paiono ormai due linguaggi quasi demodé rispetto a rap e trap; figuriamoci la classica: un ambito, sempre parlando di teenager, tanto nobile quanto angusto, frequentato da rampolli per bene che spesso sembrano aver poco da spartire, per carattere e interessi, coi loro coetanei.

La speranza che sia un (pur diffuso e già inveterato) cliché sorge spontanea imbattendosi in «Superar» (nella foto), orchestra che festeggia il decennale di attività a Lugano con un grande concerto per Lac Musica, mercoledì 19 marzo. «Un’orchestra formata da 85 tra bambini delle elementari e ragazzi fino ai 17 anni, e per quest’occasione si unirà un coro di altri 130 allievi di alcune scuole elementari dove stiamo sviluppando dei progetti di

avviamento al canto e all’orchestra» racconta Carlo Taffuri, anima e guida di questa realtà, nonché direttore (alternandosi con Pino Randazzo) del concerto «in cui ripercorreremo le tappe della nostra storia. Abbiamo iniziato dieci anni fa con brani molto semplici perché non solo tanti ragazzi iniziavano da zero con uno strumento, ma nessuno aveva la benché minima esperienza del suonare insieme. Stagione dopo stagione i ragazzi sono cresciuti, come persone e come musicisti, ovviamente con il turnover dettato dall’età – ne sono passati almeno 400 – ed è cresciuta la nostra orchestra: fra i traguardi artistici raggiunti annovero brani come La Moldava di Smetana. Oggi chi arriva da noi si trova in una realtà che ha una sua anima e una sua dinamica».

La routine settimanale è scandita

da due prove: «Non chiedo di studiare a casa, suonare deve essere un divertimento e soprattutto la dimensione primaria è quella del suonare insieme, e se qualcuno pratica uno sport e deve arrivare cinque minuti dopo o anda-

re dieci minuti prima per gli allenamenti, lo concedo. Chiedo serietà ma non impongo nulla, ed è bello vedere come in loro, crescendo via via la passione, maturino anche serietà e dedizione; quasi tutti, chi prima chi dopo, si mettono a studiare a casa». I contesti sociali da cui arrivano i piccoli orchestrali sono i più disparati: «Situazioni familiari perfette e altre difficoltose; genitori che amano la musica e padri che non sanno neppure che esiste il Lac; luganesi doc, turchi, portoghesi si ritrovano insieme, ed è palpabile l’unità e la condivisione che si crea mentre suonano – la musica è davvero il più universale dei linguaggi – e che continua anche lontano dai leggii, quando ridono, chiacchierano, quando andiamo tutti assieme a un concerto. Come punto di partenza aiuta il fatto che sia tutto gratis, le-

zioni, concerti, anche lo strumento –grazie al sostegno di varie fondazioni ne abbiamo circa 300 che prestiamo ai ragazzi; ma poi, perché rimangano nell’orchestra, il punto davvero fondamentale è che credano nella musica e nella sua forza di migliorare la persona, iniziando da sé stessi». Un punto non scontato, pensando a quante alternative, più comode e decisamente allettanti, i ragazzi abbiamo oggi a disposizione: «Credo che l’elemento più importante è che diamo la possibilità di provare, di avvicinarsi alla musica». Magari andando ad ascoltare gli oltre duecento tra strumentisti e coristi che festeggeranno il decennale di Superar: «Abbiamo scelti brani iconici come Toreador dalla Carmen di Bizet, I pirati dei Caraibi o Rocky, molto più difficili di una sinfonia giovanile di Mozart!»

Ufo (selezione), 2023, immagini generate con AI. (©Luciano Rigolini)

Segnali dalla voragine

Cinema ◆ L’impressionante ultimo lavoro di Scott Derrickson penalizzato dall’esclusiva distribuzione in streaming

A volte le scelte delle case di produzione risultano difficili da comprendere. È il caso di Misteri dal profondo (The Gorge), l’ultimo lavoro di Scott Derrickson, che Apple TV ha deciso di distribuire esclusivamente in streaming (è solo la seconda volta tra gli ultimi dieci film prodotti). A differenza di titoli come Napoleone o Killers of the Flower Moon, non ha avuto un’uscita cinematografica, una scelta che penalizza un’opera dall’ottimo impatto visivo e sonoro, che avrebbe dato il meglio di sé su un grande schermo e con un impianto audio di ultima generazione. Il film si affida a due protagonisti di talento: Miles Teller (il batterista di Whiplash) e Anya Taylor-Joy (La regina degli scacchi), entrambi ben calati nei loro ruoli. Ma la vera particolarità sta nella sua natura ibrida: Misteri dal profondo sfugge alle classificazioni tradizionali, mescolando elementi di avventura, horror, azione, romance, spy story e fantascienza. Un approccio che si avvicina a quello di opere recenti come Anora (Oscar, 2025) ed Emilia Pérez, in cui la fusione dei generi diventa un linguaggio narrativo innovativo.

Nel cast spicca anche Sigourney Weaver, icona del cinema di fantascienza, che a decenni da Alien torna a confrontarsi con un mondo distopico, questa volta nei panni di un’antagonista spietata e manipolatrice. La sua presenza aggiunge spessore al racconto e crea un legame con l’immaginario sci-fi più classico.

La vicenda si svolge in un luogo remoto e inaccessibile, dove due agenti speciali – un americano e una lituana – vengono assegnati a torri di guardia opposte, situate ai margini di una voragine segreta. Il loro compito è impedire che un male oscuro, nascosto nelle profondità del dirupo, emerga e minacci il mondo. In teoria sono nemici, schierati su fronti opposti di un conflitto mai del tutto esplicitato (i richiami alla Guerra fredda sono facilmente individuabili), ma la vicinanza e la solitudine li portano presto a osservarsi, studiarsi e infine a sviluppare un legame che sarà decisivo per la risoluzione dell’enigma.

Sin dalle prime scene, il film si presenta come un’opera di puro intrattenimento, ma riesce a superare le aspettative grazie a un’estetica potente e a un comparto tecnico di alto livello. Se la sceneggiatura presenta qualche debolezza e alcuni dialoghi risultano pre-

vedibili, la costruzione visiva e sonora riesce comunque a catturare e coinvolgere lo spettatore. La colonna sonora, affidata a Trent Reznor e Atticus Ross (due volte premiati con l’Oscar), è un elemento chiave della narrazione. Le loro sonorità non sottolineano le emozioni, ma aggiungono livelli di significato, contribuendo a definire il tono del film. Lo stesso Derrickson ha spiegato: «La loro musica non si limita a rafforzare ciò che è già sullo schermo. Aggiunge significato, amplia la narrazione. La loro colonna sonora è davvero l’anima del film».

L’aspetto visivo è altrettanto impressionante, merito della fotografia di Dan Laustsen (La forma dell’acqua, John Wick) e della scenografia di Rick Heinrichs (premio Oscar per Il mistero di Sleepy Hollow). L’universo creato richiama le atmosfere oniriche e macabre di Tim Burton e Guillermo Del Toro, con ambientazioni che sembrano uscite da un incubo gotico.

La voragine, cuore pulsante della storia, è contraddistinta da un paesaggio inquietante e desolato: alberi scheletrici che si animano in creature mostruose, sabbie mobili da cui emergono fauci affilate, scarafaggi giganti che calano dall’alto. La costante presenza di nebbia e ombre crea un senso di pericolo imminente, mentre il design delle creature mostruose aggiunge un tocco di body horror che rende l’esperienza ancora più immersiva. Questo mondo prende vita grazie a un team di oltre seicento esperti di effetti speciali, il cui lavoro risulta fondamentale per la resa del film. Gli effetti visivi non so-

Messico e migranti

Festival ◆ Venerdì 14 e sabato 15 marzo torna il Manno Film Mondo

no mai fini a sé stessi, ma contribuiscono a costruire un universo coerente e affascinante.

Oltre all’azione e all’estetica, Misteri dal profondo sorprende per la sua dimensione poetica e romantica. Il rapporto tra i due protagonisti si sviluppa attraverso piccoli gesti: inizialmente comunicano con cartelli e brani musicali, in un gioco di sguardi e silenzi che ricorda il cinema muto. L’elemento più toccante è una poesia che il personaggio di Teller scrive alla sua amata, con l’istruzione di aprirla solo in caso di morte. Un altro spunto interessante è il riferimento agli uomini vuoti, le misteriose creature che abitano la gola. Il loro nome richiama The Hollow Men di T.S. Eliot, una poesia che riflette sulla condizione dell’umanità dopo la Seconda guerra mondiale, sospesa tra la vita e la morte, tra l’illusione e il nulla. Un dettaglio che aggiunge profondità al sottotesto del film, rendendolo più stratificato di quanto possa sembrare a prima vista.

Misteri dal profondo è un film che avrebbe meritato una distribuzione nelle sale. Pur con qualche difetto, la sua estetica visionaria, la colonna sonora d’eccezione e il suo mix di generi lo rendono un’opera affascinante, capace di sorprendere più di quanto ci si aspetti.

Un’esperienza cinematografica che, tra poesia e horror, azione e romance, esplora territori narrativi e visivi interessanti, confermando Scott Derrickson come un regista capace di coniugare intrattenimento e una certa ricercatezza stilistica.

Si presenta come un’immersione totale nell’anima di un popolo in transito la nuova edizione di Manno Film Mondo, in calendario venerdì 14 e sabato 15 marzo. Parliamo dell’anima latino americana, con un focus sul Messico, Paese che ai turisti globali rimanda alla Riviera Maya, a stagioni caraibiche nello Yucatan, a un mondo colorato e ricco di folclore, ma il cui popolo soffre e si imbarca in sfide profonde e complesse. Manno Film Mondo, alla sua 11esima edizione, si prepara a svelare la parte meno conosciuta del Messico, quella della migrazione, del dolore e della speranza, attraverso una selezione cinematografica.

A monte del tema del Festival di cinema e culture che andrà in scena nella Sala Aragonite di Manno, sono l’ONG AMCA, che da anni lavora per sostenere le comunità più vulnerabili del Centro America, e la FOSIT, che patrocina l’evento. I film del festival, che saranno introdotti da Sarah Schiesser (collaboratrice del Locarno Film Festival), trasporteranno gli spettatori sulla rotta migratoria, lungo la quale migliaia di persone ogni anno affrontano viaggi incerti e pericolosi, spinti da un desiderio semplice e potente: quello di sopravvivere e ricostruire una vita degna di essere vissuta. Meta prediletta, gli USA. È là che sognano di trovare casa Edith, Leonel e il piccolo Kevin, protagonisti de La Travesìa, film drammatico al quale è affidata l’apertura del festival, venerdì sera. Le storie dei tre migranti s’intrecciano al confine tra Guatemala e Messico, un luogo sospeso tra la speranza e l’incubo, dove ogni passo verso il nord è carico di promesse e incertezze. Frontiere, fisiche e interiori, anche al centro delle proiezioni di sabato: con

La Espera e Los Mosquitos, due cortometraggi intensi e toccanti, lo spettatore viene portato ancora più vicino alla realtà della migrazione. Questi brevi film non si limitano a narrare un viaggio, ma svelano frammenti di vita, rendendo il lontano sorprendentemente vicino, umano, doloroso.

A rendere ancora più significativo il percorso cinematografico è un incontro speciale sul peso psicologico che questi viaggi impongono su chi li affronta. Migrare non è solo un atto fisico, ma una sfida interiore che lascia ferite invisibili. Valeria Canova di SOS-Ticino, la psicologa Marina Frigerio e Manuela Cattaneo Chicus di AMCA condivideranno le loro esperienze – avvalendosi della moderazione di Verena Szabo, giornalista RSI – per esplorare come queste persone trovano la forza di sopravvivere non solo al viaggio, ma anche alle cicatrici che restano.

La giornata di sabato continuerà con Encanto, un film d’animazione pensato per i più piccoli, e si concluderà con Los Lobos, il dramma toccante di due bambini che attraversano il confine con la madre per raggiungere gli Stati Uniti, inseguendo il sogno di una vita migliore. Si tratta di un racconto che mescola realtà e immaginazione, visto attraverso gli occhi innocenti e pieni di speranza dei due giovani. Il festival di Manno è però anche un’esperienza per il palato, grazie alla possibilità di gustare piatti messicani preparati dal catering El Volcancito Un viaggio nei sapori che accompagna gli spettatori in un’immersione ancora più profonda, rendendo la manifestazione un evento multisensoriale, un modo per esplorare il Messico, e più in generale il Centro America, sotto più pratiche esperienziali.

Un Messico vivo, dunque, e complesso, ma anche ferito, che lotta ogni giorno per affermare la propria dignità. Un Messico che si svela attraverso i volti dei migranti, delle madri, dei bambini, e che trova nel cinema il suo mezzo per raccontare storie che altrimenti rimarrebbero nell’ombra. / Red.

Dove e quando

Manno Film Mondo, Manno, Sala Aragonite, 14-15 marzo 2025. Per info: tel. 091 611 10 06; www.manno.ch. Entrata libera.

Annuncio pubblicitario
Immagine tratta dal film Misteri dal profondo. (AppleTV)

GUSTO

Carne macinata

Carne macinata, nuove interpretazioni

Chi ci cucina solo la bolognese, si perde qualcosa.

Con essa si possono infatti anche preparare molti gustosi piatti principali come crostate, zuppe, polpette o spiedini

con ramen

Il tantanmen è una zuppa giapponese arricchita di tahina, carne macinata di manzo, pak choi e pasta che lo rendono un delizioso piatto principale.

Torta di carne

Ingredienti per 4 persone

1 peperoncino

80 g di cavolo cinese

1 cucchiaio d’olio per cuocere

300 g di carne macinata di manzo

2 spicchi d’aglio

sale

pepe

2 dl di mezza panna

1 uovo

1 cucchiaino d’olio di sesamo burro e farina per la teglia

1 pasta per crostate rotonda già spianata di 270 g

60 g pangrattato

1. Dimezza il peperoncino per il lungo, privalo dei semi e taglialo a striscioline. Dimezza il cavolo cinese per il lungo e taglialo di traverso a striscioline. Scalda l’o lio in una pentola ampia. Rosola la carne macinata. Aggiungi il pepe roncino e il cavolo cinese. Unisci l’aglio schiacciato e rosola il tutto a fuoco medio, in modo che il cavo lo cinese rimanga ancora croccan te. Sala e pepa. Togli la padella dal fuoco e fai raffreddare la farcia.

2. Per la salsa, mescola la panna con l’uovo, unisci l’olio di sesamo, sala e pepa.

3. Scalda il forno statico a 200 °C. Ungi la teglia di burro e spolveriz zala di farina. Accomoda la pasta nella teglia. Ripiega verso l’inter no il bordo in eccedenza e premi lo sul bordo della teglia. Bucherel la più volte il fondo della pasta con una forchetta. Cospargi di pangrat tato il fondo. Distribuisci la farcia e versaci sopra la salsa. Cuoci la torta nella parte inferiore del forno per ca. 30 minuti. Cospargi a piaci mento la torta di erbe fresche pri ma di servirla.

Polpette di pollo allo zafferano con crema di avocado e zucchine

Le polpette di carne di pollo macinata sbollentate in acqua o brodo, sono una prelibatezza leggera da gustare con la salsa di avocado, zucchine, aglio e limone.

Ricetta

Pide alle coste

Guarnita con una mi

Carne macinata

Strudel piccante di carne

I peperoncini conferiscono a questo strudel salato di carne e pasta sfoglia una nota piccante e saporita. Per un pasto completo accompagnatela con un’insalata.

Insalata di patate con spiedini di carne macinata

Gli spiedini di carne macinata piccante e l’insalata di patate fatte macerare nel brodo con aceto di mele e olio di girasole sono un’accoppiata vincente!

Tutto il buono della carne macinata

Che sia di manzo, maiale, agnello o pollo, la carne macinata è molto amata nella cucina di tutti i giorni. Con i consigli giusti, la preparazione è davvero semplice

1. Scaldate il forno statico a 200 °C. Grattugiate finemente la scorza d’arancia e spremetene il succo. Mescolate entrambi con il pane per toast. Grattugiate finemente lo zenzero con una grattugia. Sfogliate il timo sullo zenzero. Tritate la cipolla e mescolate tutto con la carne macinata e l’uovo. Condite con sale e pepe. Con l’impasto formate 12 polpette di ca. 80 g ciascuna.

Passatele nella semola di grano, poi accomodatele su una teglia foderata con carta da forno. Spennellatele d’olio e cuocetele al centro del forno per ca. 35 minuti.

Consiglio utile Ottime da gustare con un purè di patate o come contorno per un’insalata. Appiattendole un po’, potete anche rosolarle in padella.

Quale tipo di macinata usare?

Il macinato di manzo è perfetto per il ragù alla bolognese. Il macinato misto di manzo e maiale è adatto per succulenti polpette e polpettoni grazie al suo maggiore contenuto di grassi. Il macinato di agnello è molto diffuso nella cucina mediorientale e nel mondo arabo. Il macinato di pollo può essere utilizzato sia per le polpette che per un buon chili; in altre parole, per tutto ciò che può essere preparato anche con altra carne macinata.

Per quanto tempo si conserva?

La carne macinata acquistata fresca al banco deve essere conservata in frigorifero e lavorata il giorno stesso. Se deve essere utilizzata in seguito, va messa in congelatore. Nel caso della carne macinata confezionata, controllare sempre la data di scadenza.

Come si congela?

La carne macinata è facile da congelare; il modo più semplice è usare un sacchetto per surgelati. Si consiglia di congelarla in porzioni.

A cosa fare attenzione quando la si scongela?

La carne macinata rimarrà succosa se scongelata in frigo nel sacchetto per surgelati durante la notte. Se scongelata a temperatura ambiente, la carne potrebbe andare a male.

Rosolare il macinato alla perfezione

Togli il macinato dal frigo 30 minuti prima della cottura e rosolalo nel grasso caldo. Rosola grandi quantità di macinato a porzioni. Se metti in padella troppa carne macinata alla volta, la carne svilupperà poco il suo aroma.

Pangrattato per le polpette

Per preparare le polpette, mescola carne macinata, uova, spezie e pangrattato. Il pangrattato lega il composto di carne e lo rende meno compatto. In alternativa, usa la stessa quantità di pane o di panini del giorno prima: basta metterli a bagno in acqua, strizzarli bene e tritarli finemente.

Nuovo prezzo ridotto
Carne macinata di manzo Migros Bio 100 g Fr. 2.–

L’antico, infinito e spregiudicato

Incontri ◆ A pochi giorni dall’uscita del nuovo libro Avventure e disavventure degli antichi, l’instancabile filologo italiano ci racconta di mondi

Il viaggio nell’antichità di Tommaso Braccini (1977) sembra non avere mai termine: anzi, con il passare del tempo lo studioso toscano, una laurea in letteratura greca, un dottorato di ricerca in Antropologia del Mondo Antico e una cattedra di filologia greca e latina all’università di Siena, sembra penetrare sempre più a fondo i segreti ancora in attesa di essere sviscerati. Eppure, e forse è proprio questo il suo tratto distintivo, Braccini affronta i suoi oggetti di interesse, che si tratti di Dracula, di un orco, della risata nell’antichità o dell’aldilà, con il piglio professionale del filologo navigato, accompagnato però da uno stupore di purezza quasi fanciullesca, che si riverbera anche nei suoi interventi pubblici. Nel suo ultimo lavoro, Avventure e disavventure dei classici, lo studioso per una volta non si inoltra in antichi territori, ma racconta le vicende che hanno permesso alla contemporaneità di mettere gli occhi sui reperti antichi.

Tommaso Braccini, nel suo nuovo libro affronta un nuovo aspetto dell’antichità.

Mi sono allontanato un po’ dai miei prediletti mostri per trattare di vicende comunque avventurose, sorprendenti e curiose che hanno interessato manoscritti di autori o opere antiche dalla vita particolarmente travagliata. Abbiamo in mente tutti il Nome della rosa di Eco, con le avventure legate al fantomatico secondo libro della Poetica di Aristotele, ecco, ci sono stati davvero molti casi di manoscritti dalle peripezie pazzesche: papiri contrabbandati da studiosi occidentali ritrovati nascosti tra le arance, altri che hanno rischiato di essere distrutti per sempre, perché chi li aveva rubati non riusciva a venderli e se ne voleva disfare. L’unico e ultimo manoscritto rimasto dell’antico Inno omerico a Demetra, con la storia del rapimento di Persefone, è stato trovato nel 700 in un pollaio in Russia. Come dice il filologo che lo rinvenne, Inter pullos et porcos, tra polli e maiali!

Come si è mosso lungo questo filone di indagine?

Come sempre un grande aiuto me lo danno gli studi preparatori che faccio prima di presentarmi a lezione. Credo che le antiche civiltà debbano essere incentivate, per cui quando preparo dei corsi cerco sempre degli aspetti particolari, come ho fatto con Dracula per il corso di civiltà bizantina. Poiché tengo anche corsi di filologia classica, mi sono ingegnato a cercare le storie dietro ai testi, il modo in cui ci sono arrivati e perché. Dopo avere presentato queste storie agli studenti, ho deciso di raccoglierle in un libro per un pubblico più ampio.

Quindi, ciò che sappiamo del mondo antico è anche frutto del caso, di ciò che è stato rinvenuto.

Da un lato la nostra visione è un frutto del caso, e questo vale soprattutto per qualche manoscritto sopravvissuto inaspettatamente, o le scoperte papiracee. I testi papiracei provenienti dall’Egitto, ad esempio, sono stati spesso trovati negli immondezzai. Anche nell’antichità c’era il problema della spazzatura, si buttava tutto fuori città dove si creavano montagne di rifiuti. In alcuni

centri dell’Egitto i cumuli di immondizia non sono più stati toccati dall’antichità, e tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 furono fatti degli scavi in cui, tra cocci di anfore e altre cose, si rinvennero pezzi di papiro. Altri testi, invece, sono frutto delle scelte censorie della scuola che, anche nei cosiddetti secoli bui del Medioevo, è stata il motore principale che ha giustificato l’interesse continuo per certi autori antichi e le loro opere. Molti testi considerati troppo scollacciati, scomodi o bizzarri, e che non rispondevano al programma educativo, sono andati perduti.

Gli antichi hanno dunque ancora molto da dirci, anche a livello di codificazione… Certo, non ci sono solo frammenti accumulati magari da un secolo, che aspettano di essere studiati, ma ne vengono trovati di continuo di nuovi. L’ultima pubblicazione, risalente a settembre, riguarda due importanti frammenti del tragediografo Euripide, di cui nel 2022 in Egitto è stato rinvenuto un frammento di sessanta versi. In uno dei frammenti si trova una tirata tra il re Minosse e un in-

Lo studioso Tommaso Braccini; sotto, il libro di Braccini e un papiro greco; a destra, skyphos con una figura mostruosa (identificata talora con una Lamia) che insegue un malcapitato (Beozia VI sec. a.C., oggi al Met di New York).

antico fosse in genere caratterizzato da una maggiore tolleranza per l’altro. Ammettendo l’esistenza di tanti dei, non c’è una tendenza al monopolio e non ci sarebbero certi scontri.

Lei si è occupato molto di aldilà, oltre che di mostri.

dovino: Minosse gli vuole imporre di resuscitargli il figlio morto, ma l’indovino risponde che non è lecito e si scaglia contro i ricchi, che vogliono trasgredire ogni vincolo di legge e violare ogni vincolo della natura.

Forse è proprio l’attualità di questi temi a rendere gli antichi così affascinanti, e a vederli protagonisti di revival, come dimostra il successo di autrici come Miller o Cantarella.

In alcuni casi è quasi sconcertante vedere come molte cose che riteniamo tipicamente nostre, problemi compresi, fossero già presenti nell’antichità. Il confronto con gli antichi ci mostra come reagirono molti pensatori, artisti e poeti. In altri casi, invece, si vede l’alterità, ossia la differenza tra noi e gli antichi, e anche questo è salutare.

In qualche modo lei vive immerso quotidianamente in una società altra, ed è costretto a continui salti nel tempo.

Attualmente è la cosa che si avvici-

na di più al sogno della macchina del tempo. Occorre cercare di immergersi il più possibile in quello che è un altro mondo, distante da noi nel tempo, ed esercitarci a capire quella che era la cosiddetta enciclopedia culturale degli antichi, comprese la simbologia e la visione del mondo.

Il suo è anche un recupero di libertà: davanti a chi è cresciuto con l’adagio il «riso abbonda sulla bocca degli stolti», lei rovescia completamente il concetto, portando un esempio di approccio diverso rispetto a quello cui crediamo per formazione culturale… Lo studio dell’antichità può compiere una rottura e può aprirci nuovi orizzonti, mostrandoci con altri occhi il mondo che abbiamo interiorizzato. Se penso a elementi come il riso, spesso visto con qualche sospetto, come sciocco o inutile, studiando il mondo antico vi si trova un altro approccio possibile. Maurizio Bettini, che è stato uno dei miei maestri, era arrivato addirittura a sostenere, in Elogio del politeismo, come il mondo

Il discorso dell’aldilà è molto affascinante: è incredibile notare come gli antichi, per giustificare le loro concezioni sull’aldilà, in diversi casi utilizzassero la nostra medesima narrazione. Anche nell’antichità troviamo esperienze di quasi-morte e anche in quelle esperienze si parla di luce, e dell’incontro con delle persone. Ogni aldilà presenta delle specificità, ma rispecchia sempre l’aldiquà. Pensiamo al mondo bizantino, dove troviamo un aldilà cristiano e per certi versi vicino al nostro, ma con delle peculiarità, come la iper-burocratizzazione. Questo aspetto rispecchia il mondo bizantino con i suoi esattori delle tasse, che dovevano essere un vero incubo. Quando si arrivava nell’aldilà, vi si trovavano dei caselli con tanto di demoni, i quali avevano dei registri lucidissimi con annotati i peccati di ogni anima. Ogni peccato prevedeva il pagamento di un’ammenda, le anime avevano una sorta di borsellino spirituale (con le buone azioni al posto delle monete) con cui pagavano i demoni, a seconda dei peccati commessi, per andare avanti in un percorso che portava al paradiso. Una concezione che ci fa capire le ossessioni dell’epoca, le paure e magari anche le nevrosi che circolavano a Costantinopoli e dintorni. Dall’oltretomba emergono poi figure molto rilevanti, come l’orco, che per noi è un protagonista delle fiabe, uno spauracchio dei bambini, ma in realtà era la divinità degli inferi romana. Un’evoluzione curiosa.

Fil rouge di molti suoi lavori è la passione per il folclore, espressione che spesso assume una connotazione negativa, ma cosa ci dice sulla società?

Il folclore ha preso il significato di paccottiglia pseudo tradizionale, spesso stereotipata, per turisti. In realtà è un termine inglese che si evolve a partire dall’Ottocento. Se dovessi darne una definizione, lo descriverei così: la «cultura» di chi non ha cultura. In altre parole, il complesso di elementi culturali, narrazioni, canzoni, ma anche giochi, che sono il patrimonio di chi non ha avuto un percorso scolastico canonizzato. I letterati, che spesso erano ecclesiastici, facevano finta di non conoscere nulla del patrimonio di fiabe, novelle, racconti e leggende circolanti, ma i padroni della memoria erano loro, poiché erano loro che decidevano cosa scrivere e cosa copiare. Il folclore è dunque una dimensione parallela a quella della cultura ufficiale. I letterati ci danno piccoli squarci di folclore solamente quando vogliono scherzare, nelle parodie o in testi umoristici dove, per ridere, magari si parla dell’ignorante. Abbiamo così uno spiraglio importante su un sottobosco che in realtà tutti conoscevano e in cui tutti erano immersi, ma che i letterati cercavano di non vedere o marginalizzavano, escludendolo dalla propria produzione.

Simona Sala

Prezzi imbattibili del weekend

Solo da questo giovedì a domenica

50% a partire da 2 pezzi

Tutto l’assortimento Nivea (confezioni da viaggio e confezioni multiple escluse per es. Luminous630® Anti-Macchie Pigmentate Siero Intensivo, 30 ml, 16.48 invece di 32.95 CHF

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte
le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.

L’antico, infinito e spregiudicato

CONSIGLIO

Incontri ◆ A pochi giorni dall’uscita del nuovo libro Avventure e disavventure degli antichi, l’instancabile filologo italiano ci racconta di

Faccende domestiche

Il viaggio nell’antichità di Tommaso Braccini (1977) sembra non avere

Con che frequenza devo pulire?

È ovvio che a casa facciamo le pulizie regolarmente.

Ma con che frequenza pulire le varie cose?

Ti indichiamo le regole per la pulizia settimanale, mensile o annuale

Testo: Barbara Scherer

Lo studioso Tommaso Braccini; sotto, il libro di Braccini e un papiro greco; a destra, skyphos con una figura mostruosa (identificata talora con una Lamia) che insegue un malcapitato (Beozia VI sec. a.C., oggi al Met di New York).

antico fosse in genere caratterizzato da una maggiore tolleranza per l’altro. Ammettendo l’esistenza di tanti dei, non c’è una tendenza al monopolio e non ci sarebbero certi scontri.

Una volta ogni sei mesi Le porte di solito vanno strofinate bene ogni sei mesi. «Le maniglie delle porte, invece, dovrebbero essere pulite ogni settimana, dato che le usiamo regolarmente», sostiene Wegmann. Le finestre devono essere pulite una o due volte all’anno. «Nella maggior parte dei casi è più che altro una questione estetica». Tranne che per i telai bianchi delle finestre, dove lo sporco si deposita, precisa Wegmann. Il congelatore dovrebbe essere sbrinato due volte all’anno. Ogni tanto una volta all’anno può bastare, ma se si è formato uno spesso strato di ghiaccio, è sicuramente giunto il momento.

na di più al sogno della macchina del tempo. Occorre cercare di immergersi il più possibile in quello che è un altro mondo, distante da noi nel tempo, ed esercitarci a capire quella che era la cosiddetta enciclopedia culturale degli antichi, comprese la simbologia e la visione del mondo.

ne di indagine?

Una volta alla settimana

Il gabinetto, il lavandino e la doccia devono essere puliti ogni settimana. Se l’acqua contiene calcare, vanno anche decalcificati.

È necessario spolverare una volta alla settimana, senza dimenticare i termosifoni.

Come sempre un grande aiuto me lo danno gli studi preparatori che faccio prima di presentarmi a lezione. Credo che le antiche civiltà debbano essere incentivate, per cui quando preparo dei corsi cerco sempre degli aspetti particolari, come ho fatto con Dracula per il corso di civiltà bizantina. Poiché tengo anche corsi di filologia classica, mi sono ingegnato a cercare le storie dietro ai testi, il modo in cui ci sono arrivati e perché. Dopo avere presentato queste storie agli studenti, ho deciso di raccoglierle in un libro per un pubblico più ampio.

Anche i pavimenti devono essere puliti settimanalmente con l’aspirapolvere ed eventualmente con uno straccio bagnato.

Quindi, ciò che sappiamo del mondo antico è anche frutto del caso, di ciò che è stato rinvenuto.

centri dell’Egitto i cumuli di immondizia non sono più stati toccati dall’antichità, e tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 furono fatti degli scavi in cui, tra cocci di anfore e altre cose, si rinvennero pezzi di papiro. Altri testi, invece, sono frutto delle scelte censorie della scuola che, anche nei cosiddetti secoli bui del Medioevo, è stata il motore principale che ha giustificato l’interesse continuo per certi autori antichi e le loro opere. Molti testi considerati troppo scollacciati, scomodi o bizzarri, e che non rispondevano al programma educativo, sono andati perduti.

Lo specchio va pulito una volta alla settimana con un panno in microfibra e acqua.

molti pensatori, artisti e poeti. tri casi, invece, si vede l’alterità, ossia la differenza tra noi e gli antichi, e anche questo è salutare.

In qualche modo lei vive immerso quotidianamente in una società altra, ed è costretto a continui salti nel tempo. Attualmente è la cosa che si avvici-

Il suo è anche un recupero di libertà: davanti a chi è cresciuto con l’adagio il «riso abbonda sulla bocca degli stolti», lei rovescia completamente il concetto, portando un esempio di approccio diverso rispetto a quello cui crediamo per

si devono usare detergenti chimici». Questi potrebbero infatti danneggiare il forno.

Se utilizzati regolarmente, il bollitore, la macchina per il caffè e la vaporiera dovrebbero essere decalcificati una volta al mese.

Una volta all’anno Una volta all’anno è opportuno svuotare il guardaroba e pulire i ripiani. I divani in tessuto necessitano di una pulizia profonda con shampoo una volta all’anno. «Tuttavia, le macchie devono sempre essere trattate immediatamente», afferma Wegmann. Le tende devono essere pulite al massimo una volta all’anno, e anche meno spesso se non sono sporche. Infine, passa l’aspirapolvere sulle pareti e sui soffitti e puliscili bene una volta all’anno.

Lei si è occupato molto di aldilà, oltre che di mostri. Il discorso dell’aldilà è molto affascinante: è incredibile notare come gli antichi, per giustificare le loro concezioni sull’aldilà, in diversi casi utilizzassero la nostra medesima narrazione. Anche nell’antichità troviamo esperienze di quasi-morte e anche in quelle esperienze si parla di luce, e dell’incontro con delle persone. Ogni aldilà presenta delle specificità, ma rispecchia sempre l’aldiquà. Pensiamo al mondo bizantino, dove troviamo un aldilà cristiano e per certi versi vicino al nostro, ma con delle peculiarità, come la iper-burocratizzazione. Questo aspetto rispecchia il mondo bizantino con i suoi esattori delle tasse, che dovevano essere un vero incubo. Quando si arrivava nell’aldilà, vi si trovavano dei caselli con tanto di demoni, i quali avevano dei registri lucidissimi con annotati i peccati di ogni anima. Ogni peccato prevedeva il pagamento di un’ammenda, le anime avevano una sorta di borsellino spirituale (con le buone azioni al posto delle monete) con cui pagavano i demoni, a seconda dei peccati commessi, per andare avanti in un percorso che portava al paradiso. Una concezione che ci fa capire le ossessioni dell’epoca, le paure e magari anche le nevrosi che circolavano a Costantinopoli e dintorni. Dall’oltretomba emergono poi figure molto rilevanti, come l’orco, che per noi è un protagonista delle fiabe, uno spauracchio dei bambini, ma in realtà era la divinità degli inferi romana. Un’evoluzione curiosa.

Fil rouge di molti suoi lavori è la passione per il folclore, espressione che spesso assume una connotazione negativa, ma cosa ci dice sulla società?

Lo studio dell’antichità può compiere una rottura e può aprirci nuovi orizzonti, mostrandoci con altri occhi il mondo che abbiamo interiorizzato. Se penso a elementi come il riso, spesso visto con qualche sospetto, come sciocco o inutile, studiando il mondo antico vi si trova un altro approccio possibile. Maurizio Bettini, che è stato uno dei miei maestri, era arrivato addirittura a sostenere, in Elogio del politeismo, come il mondo

I tappeti devono essere sbattuti o passati con l’aspirapolvere una volta alla settimana.

Una volta al mese Spegni il frigorifero e svuotalo completamente, rimuovendo tutte le parti mobili. Quindi pulisci i ripiani, le pare-

Da un lato la nostra visione è un frutto del caso, e questo vale soprattutto per qualche manoscritto sopravvissuto inaspettatamente, o le scoperte papiracee. I testi papiracei provenienti dall’Egitto, ad esempio, sono stati spesso trovati negli immondezzai. Anche nell’antichità c’era il problema della spazzatura, si buttava tutto fuori città dove si creavano montagne di rifiuti. In alcuni

Gli antichi hanno dunque ancora molto da dirci, anche a livello di codificazione… Certo, non ci sono solo frammenti accumulati magari da un secolo, che aspettano di essere studiati, ma ne vengono trovati di continuo di nuovi. L’ultima pubblicazione, risalente a settembre, riguarda due importanti frammenti del tragediografo Euripide, di cui nel 2022 in Egitto è stato rinvenuto un frammento di sessanta versi. In uno dei frammenti si trova una tirata tra il re Minosse e un in-

ti, gli angoli e le scanalature. «È anche l’occasione perfetta per controllare per esempio i tubetti di senape e i barattoli di salsa per vedere se il contenuto è ancora buono», dice Sibylle Wegmann, esperta di economia domestica e docente presso il dipartimento Agricoltrici e salute dello Strickhof, il centro di competenza zurighese per l’agricoltura, l’alimentazione e l’economia domestica. In particolare, se la lavastoviglie funziona spesso con un programma ecologico, deve essere pulita regolarmente con agenti sgrassanti e decalcificanti. «Questo perché le temperature più basse possono causare la formazione di una pellicola viscida nella macchina e la proliferazione di germi e funghi patogeni», spiega Wegmann. Se il forno viene utilizzato spesso, è necessario pulirlo ogni mese. Tuttavia, prima leggi sempre le istruzioni per l’uso. «Bisogna fare attenzione ai forni con funzione autopulente, perché non

Una volta ogni tre mesi Chi cucina spesso dovrebbe pulire la cappa aspirante ogni tre mesi. Ma prima è bene dare un’occhiata alle istruzioni: non tutti i filtri di aspirazione possono essere semplicemente messi in lavastoviglie. Questi possono essere trattati con spray detergenti sgrassanti. La doccetta e tutti gli altri ugelli dei rubinetti devono essere decalcificati ogni tre mesi. I divani in pelle devono essere puliti ogni 3-6 mesi circa e poi strofinati con un prodotto per la cura del cuoio adeguato, così la pelle rimane bella ed elastica.

Il folclore ha preso il significato di paccottiglia pseudo tradizionale, spesso stereotipata, per turisti. In realtà è un termine inglese che si evolve a partire dall’Ottocento. Se dovessi darne una definizione, lo descriverei così: la «cultura» di chi non ha cultura. In altre parole, il complesso di elementi culturali, narrazioni, canzoni, ma anche giochi, che sono il patrimonio di chi non ha avuto un percorso scolastico canonizzato. I letterati, che spesso erano ecclesiastici, facevano finta di non conoscere nulla del patrimonio di fiabe, novelle, racconti e leggende circolanti, ma i padroni della memoria erano loro, poiché erano loro che decidevano cosa scrivere e cosa copiare. Il folclore è dunque una dimensione parallela a quella della cultura ufficiale. I letterati ci danno piccoli squarci di folclore solamente quando vogliono scherzare, nelle parodie o in testi umoristici dove, per ridere, magari si parla dell’ignorante. Abbiamo così uno spiraglio importante su un sottobosco che in realtà tutti conoscevano e in cui tutti erano immersi, ma che i letterati cercavano di non vedere o marginalizzavano, escludendolo dalla propria produzione.

Pronti, partenza, pulizie
Spazzola per stoviglie con dispenser di sapone Fr. 9.95
Sistema di pulizia Clever & Smart Easy Fr. 28.90

TEMPO LIBERO

Le valli incantante del Regno del Drago del Tuono Viaggio nelle terre sacre del Bhutan, tra dzong millenari, festival spirituali e antiche leggende che risuonano nelle danze, nei templi e nei cuori della gente che lo abita

Un coloratissimo libro a fisarmonica

Seguendo il tutorial passo dopo passo si potrà realizzare una composizione originale, colorata e tridimensionale che dà forma a pagine di fiori, petali di carta e specchi

Goditela, buttala, ma non metterla nei capelli

Tra il ludico e il dilettevole ◆ Ci sono tanti modi di masticarla, così come ci sono tanti modi per nominarla: cicca, gomma, gomma americana, chewing gum

C’è chi la mastica per le sue reali o presunte proprietà stimolanti, chi ne apprezza il gusto dolciastro, speziato o di menta, chi si diletta facendo i palloncini, chi vi ricorre per rinfrescare l’alito dopo un pasto abbondante o, ancora, chi mastica per abitudine o per semplice emulazione. Ma c’è anche chi, a scuola, viene invitato a buttarla nel cestino o chi, senza farsi vedere, l’appiccica a tradimento sotto qualche sedia. Chiamatela come volete: cicca, gomma, gomma americana, chewing gum, sono altrettanti nomi per dire un bene di consumo dall’identità controversa. Apprezzato senza riserve da alcuni, impiegato come rimedio da altri – l’alito cattivo viene reinventato nella modernità –, e demonizzato da genitori e insegnanti, la diffusione planetaria della gomma da masticare va di pari passo con lo sviluppo del sistema capitalistico moderno, e con l’affermarsi dello stile di vita consumistico tipico della cultura nordamericana. Non è un caso, infatti, se l’arrivo in Europa del prodotto gommoso coincide con lo sbarco delle truppe americane che pone fine alla Seconda guerra mondiale.

L’arrivo in Europa della cicca coincise con lo sbarco delle truppe americane che pose fine alla Seconda guerra mondiale

La storia della gomma da masticare, però, ha radici molto antiche, e risale alle culture tradizionali del Centro America. Già nell’antichità le popolazioni amerindiane masticavano il chicle, la materia prima che si estraeva dal fusto della Sapotiglia, una pianta nota ancora oggi per i suoi frutti e per il legno pregiato. Per gli Aztechi, masticare il chicle era una pratica fortemente regolamentata e solitamente relegata alla sfera privata. Sovente era associata al genere femminile, tanto che gli uomini che masticavano in pubblico venivano considerati effeminati. Se invece era una donna sposata e masticare il chicle, correva il rischio di essere presa per una scostumata, dal momento che la prostituzione era una pratica fortemente associata al profumo dolciastro della gomma, e al sonoro schiocco prodotto dalla masticazione.

La moderna versione della cicca, invece, si sviluppa a partire dalla seconda metà del secolo XIX, momento in cui il chicle comincia a essere esportato negli Stati Uniti e, a cavallo fra i due secoli, diventa un prodotto industriale diffuso su scala nazionale. In questo contesto, il marketing e la fiorente industria della pubblicità trasformano il chewing gum in un

emblema di disinvoltura e successo. Nel 1938, per esempio, l’attrice Claudette Colbert, nota per il suo fascino e per la sua eleganza, diventa il volto di una campagna pubblicitaria per una marca di chewing gum espressamente rivolta al pubblico femminile. Anche Chuck Yeager, il primo pilota che riuscì a superare il muro del suono, polarizza l’attenzione dei media. Si narra che non decollasse mai prima di avere in bocca una Beemans, la sua marca di cicche preferita. Un’abitudine che ha poi indotto altri aviatori a emularlo.

Nonostante, o forse in virtù, della popolarità di cui gode ancora oggi, mangiare la cicca rimane pur sempre, come abbiamo visto, una pratica fortemente controversa. Emily Post, scrittrice nordamericana e grande autorità in fatto di buone maniere, nel suo celebre libro Etiquette (pubblicato nel 1922 e giunto nel 2022 alla sua ventesima edizione) riserva solo parole di disprezzo per un’abitudine che giudica malsana e antiestetica. Un politico che in un discorso pubblico si mostrasse con la cicca in bocca, per dire, non sarebbe sicuramente un esempio di – passatemi l’espressione – buon gusto. In alcuni casi mangiare la cicca diventa un gesto fuori luogo che può sconfinare nella volgarità o, addirittura, nel dissacrante, come nel film Viaggi di nozze di Carlo Verdone, quando Jessica –interpretata da Claudia Gerini– mastica con preoccupante noncuranza davanti all’altare.

Ha fatto molto discutere, in tempi recenti, la notizia dell’introduzione a Singapore di un divieto di masticare il chewing gum per mantenere le strade pulite. Divieto che, sotto la pressione del colosso americano Wrigley, è poi stato parzialmente revocato reintroducendo la vendita di gomme senza zucchero.

Le questioni di etichetta, o quelle di ordine pubblico, non fermano però la popolarità del chewing gum su scala globale. Come un capo d’abbigliamento che fa tendenza, in bocca a certi personaggi anche la cicca diventa sinonimo di emancipazione, come nel film Grease che, mettendo assieme chewing gum, giubbotti di pelle e brillantina, celebra il look ribelle delle giovani generazioni del secondo dopoguerra.

All’occorrenza, la gomma americana può sottolineare la spavalderia di uno stile di vita disinibito, sfacciato e disinvolto, come quello di Madonna che, nel videoclip di Into the Groove – una delle sue canzoni più iconiche – si muove sinuosamente masticando con evidente piacere un chewing gum onnipresente. Anche il cestista Micheal Jordan sul campo da

gioco masticava in modo insistente, un’abitudine molto diffusa anche nel football americano e nel baseball. Un capitolo a parte della moderna storia del chewing gum va dedicato ai bambini. A rafforzare il binomio fra infanzia e gomma da masticare ci pensarono alcune trovate, come l’introduzione della bubble gum, inventata da Walt Diemer nel 1928 e perfezionata nei decenni successivi, che permetteva di fare i famosi palloncini e che conferì al chewing gum un’inedita dimensione ludico-sperimentale. O ancora, a partire dal 1947, la popolare marca Bazooka inserisce nelle confezioni dei brevi fumetti che raccontano le vicende di Bazooka Joe. Inviando alla sede centrale dell’azienda un certo numero di questi fumetti, i ragazzini nordameri-

cani ricevevano gratuitamente delle figurine delle star del baseball, così come guanti o altro equipaggiamento sportivo. Non dimentichiamo poi che, fino a una certa età, la gomma da masticare rappresenta una forma di trasgressione rispetto alle raccomandazioni di genitori e maestri. Nonostante la condanna degli adulti, i bambini della mia generazione riuscivano comunque sempre a infilarsi in qualche negozietto di paese e, raccogliendo qualche moneta dalle tasche, estraevano da appositi contenitori di vetro alcune palline morbide e colorate, pregustando un sapore che aveva un che di inebriante.

La cicca, in fondo, incarna alla perfezione le caratteristiche di un bene di consumo: dotata di un gusto

che è destinato a esaurirsi, ha un ciclo di vita piuttosto breve, e chiede di essere sostituita. A meno che qualcuno non la sottragga al suo destino – come faceva l’artista Marcel Duchamp con i suoi ready-made – per metterla in un museo. E chi dice che non sia successo? Nel luglio 1999, Nina Simone si esibì in una rara performance nell’ambito del Meltdown Festival di Nick Cave a Londra. Dopo l’esibizione, Warren Ellis recuperò la gomma masticata che l’artista aveva abbondato sul pianoforte, la avvolse in un asciugamano e la mise in una borsa della Tower Records. Quella cicca rimase con lui per vent’anni, fino al momento in cui, come in un lieto fine di una fiaba, entrò in un museo trasformandosi, magicamente, in un’opera d’arte.

Sebastiano Caroni
Pagina 30
Pagina 29

GUSTO

Carne macinata

Torta di carne

Ingredienti per 4 persone

peperoncino di cavolo cinese 1 cucchiaio d’olio per cuocere di carne macinata di manzo spicchi d’aglio sale

di mezza panna

1 cucchiaino d’olio di sesamo burro e farina per la teglia pasta per crostate rotonda già spianata di 270 g pangrattato

Dimezza il peperoncino per il lungo, privalo dei semi e taglialo a striscioline. Dimezza il cavolo cinese per il lungo e taglialo di traverso a striscioline. Scalda l’o lio in una pentola ampia. Rosola la carne macinata. Aggiungi il pepe roncino e il cavolo cinese. Unisci l’aglio schiacciato e rosola il tutto a fuoco medio, in modo che il cavo lo cinese rimanga ancora croccan te. Sala e pepa. Togli la padella dal fuoco e fai raffreddare la farcia.

2. Per la salsa, mescola la panna con l’uovo, unisci l’olio di sesamo, sala e pepa.

Carne macinata, nuove interpretazioni

con ramen

Il tantanmen è una zuppa giapponese arricchita di tahina, carne macinata di manzo, pak choi e pasta che lo rendono un delizioso piatto principale.

Chi ci cucina solo la bolognese, si perde qualcosa. Con essa si possono infatti anche preparare molti gustosi piatti principali come crostate, zuppe, polpette o spiedini

3. Scalda il forno statico a 200 °C. Ungi la teglia di burro e spolveriz zala di farina. Accomoda la pasta nella teglia. Ripiega verso l’inter no il bordo in eccedenza e premi lo sul bordo della teglia. Bucherel la più volte il fondo della pasta con una forchetta. Cospargi di pangrat tato il fondo. Distribuisci la farcia e versaci sopra la salsa. Cuoci la torta nella parte inferiore del forno per ca. 30 minuti. Cospargi a piaci mento la torta di erbe fresche pri ma di servirla.

Polpette di pollo allo zafferano con crema di avocado e zucchine

Le polpette di carne di pollo macinata sbollentate in acqua o brodo, sono una prelibatezza leggera da gustare con la salsa di avocado, zucchine, aglio e limone.

Ricetta

A passo di danza nel Regno del Drago del Tuono

Reportage ◆ Bhutan: a Paro un grande evento religioso è celebrato nel decimo giorno del mese del calendario lunare, ovvero verso la fine di marzo, al tempio di Deyangkha

E dalle montagne era spuntata una valle. E sul fondo, lungo un fiume che pareva un torrente, erano sorte case, stradicciole, qualche macchina, pure. E sulla collina, era apparso un edificio bianco, e possente, come dovesse resistere ai fulmini di chissà quale invasore, con la sua forza di saggezza e compassione. E proprio per reggere gli assalti dei cugini venuti dal nord, dal Tibet, era stato eretto, col nome di dzong, che vuol dir fortezza, sì, ma è anche un monastero: era lo dzong di Ralung, a Paro.

Quello era il primo d’una serie che vidi poi, col proseguir del viaggio, sorgere a custodia di altrettante valli e gole che solcano i contrafforti che fanno da cornice all’altopiano tibetano e son l’ossatura di quel piccolo regno buddista noto al mondo col nome di Bhutan. Al mondo, dico, perché lassù, loro lo chiamano Druk Yul, il Regno del Drago o, meglio, del Drago del Tuono. Popolato a più riprese da fuoriusciti dal Tibet, il Druk Yul deve la sua unicità allo Shabdrung, titolo onorifico del lama Ngawang Namgyal, progenie del fondatore d’una antica scuola buddista (la Drukpa), che nel 1616 fuggì dal monastero tibetano di Ralung, fucina di maestri e d’intellettuali (e persino di loro reincarnazioni), portandosi via la sua più sacra reliquia. Giunto in quelle contrade, per difendersi da coloro che lo rincorsero per riprendersela, a forza di fede e opere di bene – come leggenda vuole – riuscì a mettere d’accordo i suoi vari signorotti, che da sempre si guardavano in cagnesco. E cominciò a costruire dzong Paro, a marzo, s’accende d’uno dei mille festival (o tshechu) che allietano nel corso dell’anno il minuscolo regno che, vaso di coccio schiacciato tra quei due vasi di ferro che son la Cina e l’India, è divenuto famoso negli ultimi decenni per aver inventato un PIL che anziché far riferimento al dato economico, quasi inesistente per via della completa dipendenza dal vicino meridionale indù, calcola invece l’indice medio di felicità dei suoi ottocentomila abitanti.

Indice pure difficile da misurare, perché si dovrebbe far la media tra le varie componenti della società, formata in gran parte dal clero, dai lama ai gelong (i monaci) fino ai novizi, e poi da contadini e pastori. E magari andare allo dzong di Thimphu, la capitale, e chiedere anche al re, sovrano assoluto da cinque generazioni – dal 1907, grazie al beneplacito dell’Impero britannico – per aver riunito, il suo trisavolo, un Paese di nuovo dilaniato da secoli di violente lotte valligiane. Ma ecco, la folla in piedi davanti al tempio di Deyangkha, lì vicino, e seduta sul prato della collinetta che s’affaccia sul cortile dove danzanti volteggiano in costumi sgargianti a sbuffi di broccato, camuffati con maschere di leone (delle nevi!), di cervo, di cane, di falco o di Garuda, l’uccello divino; identità indossate per l’eterna battaglia contro gli spiriti maligni, sempre in agguato per distoglierci dal cammino verso la liberazione nirvanica. Ecco che batton su tamburi ritmi di sapor sacro, monotoni mantra accompagnati da canti e da nenie di voci profonde. Ecco che saltano, ora, e ballano in cerchio.

I lama, con i sai sbracciati color mattone, siedono molli all’ombra, sotto le verande e gli stendardi gialli e rossi, mentre sui tetti stanno monachelli e monaci che, a momenti sta-

biliti, danno fiato alle lunghe trombe d’ottone a riecheggiar come un brivido nella valle.

Passate le danze, i primi si ritirano e n’escono di nuovi, con nuove figure sul viso, terrifiche, di smorfie bordate di teschi, e ora si battono, con mimica esperta, inscenano storie edificanti di eroici, famosi guru e reincarnazioni di guru capaci di miracoli e magie, che – coniugando nel modo che solo loro sanno saggezza e compassione –potrebbero scatenar potenze distruttive di molti megatoni e far trionfare il bene. Storie tratte dai libri sacri recati dai missionari venuti nell’VIII secolo dalle grandi università dell’Uddyana, la regione della valle dello Swat, ora in Pakistan, un tempo crogiolo di importanti maestri seguaci del Bud-

dha. Uno su tutti il Guru Rinpoche, Padmasambhava, fondatore di un’altra importante scuola dottrinale tibetana (il Nyingmapa), pure assai diffusa in Bhutan. È lui il grande eroe, protagonista di tante avventure edificanti che tutti sconfigge e libera il mondo dal male.

Gli spettatori si esaltano, e ridono, e piangono, e fanno festa, che ben conoscono i loro antichi miti, e li aspettano con ansia. Gli occhi allungati, i visi bruciati dal sole, le barbe bianche e rade, gli uomini vestiti del gho tradizionale fin sotto il ginocchio e la cintola in vita, e le donne con le kira di panno fino alle caviglie, e intanto i bambini giocano, e si rincorrono nel prato e fan girotondi, finché, a mezzodì o giù di lì le famiglie si raggrup-

pano e si siedono qua e là, nell’erba, e aprono i cartocci di carni e verdure, che è ora di pranzo.

La festa continua per ore, per giorni, fino alla mattina dell’ultimo giorno. Lì, ci si reca per tempo, all’alba, che è l’ora del Throngdrol, il panno sacro. Un tangka enorme, di metri per metri, si srotola allora piano, dal tetto, a coprire tutta la parete del tempio. Un tangka vecchio di quattro secoli su cui campeggia gigante ancora lui, il Guru Rinpoche, la cui sola vista è in grado di far avanzare di molto nel ciclo del samsara.

Anch’io mi metto in fila, lunga, interminabile, per ricevere col mio passaggio la sua benedizione, insieme alla gente piena di gioia. Fino a che, con l’arrivo del sole, il tangka non è riavvolto, che non deve ricevere i raggi, e quindi riposto nello dzong fino all’anno che viene.

Meravigliose son queste valli, e le montagne punteggiate di yak e di case che – per legge – sono nello stile che vien dai monasteri. Splendidi, poi, gli dzong, da togliere il fiato. Quello di Trongsa, per esempio, sede d’origine del monarca, o quello di Punakha, capitale politica fino al 1955. Cortili, porticati, silenzio, alti muri di fango d’intonaco bianco, di pietra, balconi aggettanti e le mille finestre di legno intagliato di fiori e dragoni, di rosso, dorato, di giallo, d’azzurro. Nelle sale in cui si riuniscono i monaci, l’odor d’incenso pervade l’atmosfera calda, sacra di penombra colma di salvifiche

immagini e statue di Budda. E poi i monasteri, come il Tatksang, appollaiato su un picco dove il Guru Rinpoche giunse a cavallo d’una tigre a sottomettere i maligni, ma noi mortali dobbiamo scarpinare per ore per raggiungerlo. O come quello di Chagri, dove lo Shabdrung in persona ospitò i gesuiti portoghesi Cacella e Cabral, gli unici d’Occidente a incontrarlo e a descrivere lui e quelle contrade, nel 1627. Scrive Cacella nella sua Relazione, redatta proprio a Chagri: «[…] il re ha la barba tanto lunga che una parte gli arriva fino in vita. Di solito la porta avvolta in un panno di seta, ma in occasioni speciali gli piace mostrarla, come il giorno in cui ci ricevette; anche i capelli ha lunghi “alla maniera degli yogi” […]». Lo tshechu è finito. La gente, venuta da lontano, ha fatto girare le ultime ruote di preghiera e poi è partita e l’aria è tornata, al solito, quieta. L’odore di legna sale dai camini delle case sparse nel crepuscolo. Un cane abbaia lontano mentre un gregge sfila in silenzio lungo il fiume, qui sotto. L’aria si fa pungente e a me non resta che finire di sorseggiare il tè, e ritirarmi nella mia stanza, che ho scelto delle fattezze d’una cella per rimanerci dentro a fondo, in questo mondo antico, e così, chissà, forse, stanotte Padmasambhava mi verrà a trovare.

Informazioni

Su www.azione.ch, si trova una più ampia galleria fotografica.

Il collage arcobaleno per un bel libro in fiore

Crea con noi ◆ Guida creativa per realizzare pagine decorative con petali di carta e dettagli colorati

Procedimento

Ritagliate 4 quadrati di 15x15 cm dal cartoncino bianco (una per ogni pagina del libro).

Ritagliate 4 rettangoli di 15x17 cm dal cartoncino nero. Realizzate un risvolto di 2 cm lungo un lato di ciascun rettangolo nero, piegandolo con precisione. Questo risvolto sarà il profilo utilizzato per unire le pagine al libro. Con matita e righel-

lo, segnate accuratamente il centro di ogni pagina bianca. Utilizzate un compasso per disegnare cerchi concentrici in misura decrescente su ogni pagina:

- Prima pagina: cerchio di 10 cm di diametro.

- Seconda pagina: cerchio di 8 cm.

- Terza pagina: cerchio di 6 cm.

- Quarta pagina: cerchio di 4 cm. Unite temporaneamente, ciascun

Giochi e passatempi

Cruciverba

Come si chiama il marsupiale nella foto?

A luglio i maschi hanno il picco di testosterone e si accoppiano continuamente quindi a circa un anno… Scoprite la risposta e completate la frase risolvendo il cruciverba e leggendo le lettere evidenziate.

(Frase: 5 – 7, 2, 6)

ORIZZONTALI

1. Ingiusto

6. Preposizione articolata

10. Può estinguersi

11. Hanno ricevuto gli ordini...

12. Agitazioni popolari

13. Sono qualità

14. Fratello di Efialte

15. Il noto pittore spagnolo

Salvador

16. Le iniziali del cantante Leali

17. Articolo

18. Qualità caratteriale

19. Oscillazioni d’acqua

20. Il Christopher di Superman

21. Due romani

22. Le iniziali della Toffanin

23. Inoffensiva

VERTICALI

1. O ffrirsi in sacrificio

2. Un anagramma di tuono

3. Pulsazione visibile del cuore

4. In questo punto

quadrato bianco con il rispettivo rettangolo nero utilizzando del nastro adesivo quindi con il taglierino ritagliate i cerchi su ogni pagina. Il cartoncino nero e quello bianco verranno così tagliati insieme per garantire che siano identici e ben centrati.

Selezionate i colori desiderati. Su ogni pagina bianca, create una corolla di petali utilizzando tonalità diverse e variando la forma dei petali. Potete utilizzare rettangoli lunghi e stretti, petali arrotondati o triangolari.

Incollate i petali attorno ai buchi centrali su ogni pagina. Per aggiungere tridimensionalità, potete tracciare alcuni dettagli con i pennarelli.

Incollate ora le pagine bianche su quelle nere, assicurandovi che siano unite a fisarmonica in modo che i fori rimangano concentrici e i quattro fiori siano tutti rivolti verso di voi. Utilizzate il profilo di 2 cm, preparato in precedenza, per incollare le pagine tra loro.

Ritagliate le lettere dai giornali o riviste per comporre la frase «Specchiati sei parte di questo arcobaleno» Incolla la frase distribuita sulle pagine del libro, assicurandoti che sia leggibile quando il libro è chiuso.

Incolla sul retro dell’ultima pagina lo specchio. Verifica che il libro si

Materiale

• C artoncino spesso colore bianco e nero per la base

• C arta colorata o decorata per i petali dei fiori

• Bastoncino di colla

• Forbici e taglierino

• Pennarelli/pastelli colorati

• Specchio piccolo o foglio argentato riflettente

• Rivista «Azione» per ritagliare le lettere

• Matita e righello

(I materiali li potete trovare presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do-it)

pieghi correttamente e che lo specchio sia ben visibile. Il tuo libro a fisarmonica è pronto per essere sfogliato e ammirato!

Tutorial completo azione.ch/tempo-libero/passatempi

5. Vocali in russo

6. Una casa tutta miele

7. Pronome personale

8. Le iniziali di Tolstoj

9. È d’ornamento nelle piazze

11. Piccola sfera di carne

13. Pedine... promosse

15. Vuotare il sacco

16. Le iniziali dell’attore Insinna

18. Saggio, avveduto

19. Mio a Berlino

22. Si ripete rincuorando

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco. Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell ’apposito formulario pubblicato sulla pagina del

cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 1055, 6901 Lugano . Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I

Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku

Viaggiatori d’Occidente

L’ultimo viaggio della SS United States

Avrei voluto parlare d’altro, lo giuro. Ma le immagini diffuse in rete continuavano a catturare la mia attenzione. Un gigantesco transatlantico, spogliato di tutte le sovrastrutture, sul quale svettavano due alti fumaioli, scendeva lungo il fiume Delaware al traino dei rimorchiatori, approfittando della bassa marea per scivolare di misura sotto i ponti di Filadelfia, prima di prendere il mare aperto. Quello scheletro d’acciaio è tutto quel che resta della SS United States, la più grande nave passeggeri mai costruita in America. Già nel suo viaggio inaugurale, nel 1952, si aggiudicò il Nastro azzurro, il premio riservato alla nave che ha compiuto la traversata atlantica più veloce (tre giorni e dieci ore). Negli anni seguenti attraversò l’Atlantico ottocento volte, trasportando immigrati europei in cerca di una nuova vita, ricchi turisti americani alla scoper-

ta dell’Europa, soldati e funzionari del Governo. Con loro viaggiarono quattro presidenti degli Stati Uniti e celebrità quali Duke Ellington e Sylvia Plath.

La SS United States nascondeva anche un segreto: in caso di tensioni internazionali – erano gli anni della guerra fredda, della Corea e del Vietnam – il transatlantico di lusso poteva trasformarsi rapidamente in una nave per il trasporto truppe. Ma nessuno seppe prevedere allora la rapidissima evoluzione del trasporto aereo. Nel 1947 Pan Am inaugura il primo servizio transatlantico regolare, nel 1958 inizia l’era del jet: ore invece di giorni. Nel 1969 la SS United States fu ritirata dal servizio, proprio mentre prendeva servizio il Boeing 747, la «regina dei cieli» (anch’esso dismesso di recente).

Dopo alcuni tentativi falliti di riportarla in servizio, dal 1996 la SS Uni-

Cammino per Milano

ted States è rimasta ad arrugginire tristemente nel porto di Filadelfia. Nel 2011 la nave è stata acquistata da un’organizzazione senza fini di lucro che ha cercato in tutti i modi di restaurarla e salvarla dalla demolizione. Purtroppo l’estate scorsa un tribunale federale ha ordinato lo sfratto della nave dal molo di Filadelfia, dopo una lunga battaglia legale tra l’associazione e il proprietario. È iniziata una corsa contro il tempo per trovare una nuova sistemazione, ma senza risultati. Si è preferito allora puntare su una soluzione completamente diversa. Dopo una lenta navigazione a 5-6 nodi verso sud, la SS United States sosterà a Mobile, Alabama, dove gli operai rimuoveranno il carburante rimasto nei serbatoi e altri materiali pericolosi. Poi la nave riprenderà il viaggio per la sua destinazione finale, il Golfo del Messico. Qui sarà affondata a circa 55 metri sotto la super-

L’idea misericordiosa di Giuseppe Verdi

Sbucando dal metrò Buonarroti, la casa di riposo per musicisti squattrinati desiderata da Verdi, una domenica verso la fine di febbraio con presagio di primavera, entra subito in scena. «L’opera mia più bella» come la definì lo stesso Giuseppe Verdi (1813-1902) – lì davanti scanzonato in mezzo al traffico con la giacca svolazzante della scultura di Enrico Butti – si fa notare per la facciata neomedievale in cotto, dodici bifore, due trifore.

Tralasciamo l’architettura e la caccia ai dettagli, per una volta: il vero capolavoro è l’idea misericordiosa di Verdi, messa in atto, per scansare la gloria in vita, un anno dopo la sua morte. Aperta nel 1902 con tanto di cripta dove riposa il compositore della Traviata eccetera eccetera, lo spettacolo commovente sono i suoi ospiti immortalati nel film-documentario di Daniel Schmid, Il ba-

cio di Tosca (1984). Una in particolare, con le sue risatine, i tic, la voce ancora lucente, scialli rosa, solitari in camera, posaceneri pieni, orecchini di perla, orgoglio, autoironia, è la soprano Sara Scuderi (1906-1987). Per anni nome di grido alla Scala, è stata ritratta anche qualche anno prima, il fuoco sacro negli occhi, in dieci scatti di Eric Bachmann trovati tra le pagine di Casa Verdi (2016). Foto dissepolte, per questo libro, accompagnate da frammenti di giornale sugli acuti dei tenori e così via e le parole – apparse in un fotoreportaggio primaverile uscito sulla «Schweizer Illustrierte » nel 1981 – di Christian Kämmerling su questo posto «dove gli eredi di Verdi possono invecchiare graziosamente». Luogo etereo, eternizzato in una scena madre di Ascolto il tuo cuore, città (1944) di Alberto Savinio che vi racconto dopo.

Ora, a passi melodici, vado ver-

Sport in Azione

Ruote rosa alla riscossa

Ci sono pochissime discipline sportive in cui uomini e donne competono nella stessa categoria. Cito, ad esempio, l’equitazione. Ce ne sono altre, non molte, in cui la parità di genere è un dato acquisito. Nell’atletica leggera, nello sci alpino e nel tennis, maschi e femmine calcano gli stessi palcoscenici, godono della stessa visibilità mediatica, e ricevono compensi analoghi. Alcune invece, stanno rincorrendo una chimera, con mezzi, energia e velocità diverse. Le calciatrici, ad esempio, stanno lottando per colmare un gap piuttosto ampio nei confronti dei loro colleghi maschi. Con pazienza certosina cominciano a raccogliere alcuni risultati. In occasione dei grandi eventi riescono a riempire gli stadi. Ci auguriamo che ciò possa avvenire anche in occasione degli Europei, in programma in Svizzera dal 2 al 27 luglio. Ancora più ripido è il cammino delle giocatrici di hockey su ghiaccio. Le

HCAP Girls, come era capitato in passato alle Lugano Ladies, stanno disputando un campionato di vertice, ma le loro sfide sono seguite mediamente da due o trecento spettatori. Fra gli sport più agguerriti nella rincorsa alla parità di genere c’è indubbiamente il ciclismo. Siamo lontani dalla mediatizzazione riservata alle corse maschili, tuttavia le tv si sono accorte che le ragazze, correndo in modo meno controllato, più libero e spregiudicato, sanno offrire uno spettacolo spesso entusiasmante. In Svizzera siamo a rimorchio. Mancano i numeri, la massa critica. Manca, credo, una cultura profonda del fatto ciclistico. O per lo meno, la nostra è una cultura che si accende quando il nostro movimento propone dei campioni. In epoca moderna, per intenderci, dopo il periodo aureo di Kübler e Koblet, è capitato con la generazione di Rominger, Zülle, Richard, Gianetti e, in tempi successivi,

ficie al largo della Florida per creare la più grande barriera corallina artificiale del mondo. Un museo nella vicina contea di Okaloosa conserverà alcune parti della nave (tra cui almeno uno dei fumaioli) e racconterà la sua storia.

Molti americani hanno seguito dalla riva o commentato online l’ultimo viaggio della SS United States. Molti hanno stabilito un collegamento con il presente: «Questa nave, un tempo bellissima, ora arrugginita e incapace di navigare con le proprie forze, è una metafora dello stato della nostra nazione… Questa grande nave chiamata Stati Uniti è diretta verso gli abissi, così come la nostra democrazia. […] Il presidente Trump ha rinominato il Golfo del Messico “Golfo d’America” proprio in tempo per l’affondamento della SS United States».

Gli anziani invece hanno preferito abbandonarsi ai ricordi d’infan-

zia: «Avevo sei anni quando ho fatto la traversata da New York a Le Havre nel 1957. Ricordo ancora molti momenti di quel viaggio: l’esercitazione con le scialuppe, il cinema e la piscina». E ancora: «Salpammo sulla S.S. United States da New York a Southampton nel marzo del 1960. Stavo per compiere quattro anni. Il giorno prima della partenza i nostri vicini di casa mi regalarono una tuta blu da marinaio della Marina militare, con tanto di berretto bianco. All’imbarco tutti i membri dell’equipaggio, compreso il capitano, mi salutarono».

Tutto passa, ma che tristezza: «Oggi ho assistito al lento rimorchio della SS United States lungo il fiume Delaware. Ero tra la folla, silenziosa come a un funerale. Con tutte le notizie terribili che ci sono sui giornali di oggi, non so perché, questa è quella che mi ha fatto piangere».

so la cripta in fondo al cortile interno, unico angolo di casa Verdi visitabile sempre, senza appuntamenti né niente. Mi volto e acciuffo i mattoni che imitano i tasti di pianoforte. L’architetto è Camillo Boito (1836-1914), fratello del librettista Arrigo che per Verdi scrive il Falstaff, l’Otello, e scrittore scapigliato lui stesso: da una delle Nuove storielle vane (1883), Senso, è tratto il film di Visconti. Invano cerco volti alle finestre, sento però frammenti d’opera. Sparsi nel cortile, limoni in vasi di terracotta con monogramma GV. A fianco della cripta, due palme del Giappone. Davanti, vasi tondi con viole del pensiero. E il pensiero vola, va da sé, al coro verdiano. Esuberante la cripta dove riposa Verdi, accanto all’amata Giuseppina Strepponi. Pianse ed amò per tutti, si legge, a caratteri d’oro in rilievo, sul marmo nero screziato di bianco. Sopra il verso di D’Annunzio, mosai-

ci nauseabondi. Un anturio sincero, almeno, tiene compagnia al «buon padre melodico» come lo chiama Savinio. Seduto sulla panchina, assaporando il preludio vago ma forte di primavera, capto ancora voci d’opera nelle loro stanzette piene di reliquie. «Non si può rimanere sulle panchine» mi dice la portinaia. Tanto è ora di andarmene. In tempo leggo che il mercoledì dalle 14 alle 18 è possibile visitare casa Verdi con uno dei volontari del Touring Club. Torno mercoledì e sbucando da un’altra uscita del metrò, su Viale Monte Rosa, scorgo la statua pallida di uno in giardino con le gambe accavallate: è il Boito librettista. La guida del Touring è una donna minuta, parla piano ma imperterrita e con quel tono vacuo da libro stampato mi racconta la rava e la fava sul «Maestro». In cima alle scale, il sontuoso salone dei concerti mostra un tocco di mo-

resco che esplode nella Sala Araba dove troneggia il pianoforte a coda Érard di Verdi. Il cui ritratto di Boldini, senza foulard né cilindro come nel suo più famoso ritratto conservato alla Galleria nazionale di Roma, ma stesso sguardo stanco e fiero, vedo nella parte museale. Tutti come Verdi, l’ampia giacca nera a doppiopetto e così via, andavano in giro vestiti i sessantacinque vecchiardi al verde un tempo acclamati sui più prestigiosi palcoscenici al mondo, fino agli anni quaranta. Epoca in cui Alberto Savinio li vide e riportò incredulo la scena e chiedendo, al custode, come andavano vestite le donne. Come Giuseppina Strepponi, fornisce tutto la Rinascente. Sento dare i numeri. Mi smarco veloce dalla guida bla bla bla. In uno spiraglio di vetro non smerigliato, appoggio l’occhio per sbirciare le cantanti d’opera ritirate qui con stile, giocare a tombola.

con quella di Cancellara e Camenzind. Il nostro ciclismo femminile, dal canto suo, non ha mai avuto una sua forza collettiva. Ha per contro prodotto alcune figure isolate, importanti e vincenti. Barbara Heeb, iridata nel 1996 a Lugano; Nicole Braendli, plurivincitrice di Grandi Giri e medagliata a Mondiali e Giochi Olimpici; Karin Thürig, a cavallo del millennio, e Marlen Reusser oggi, entrambe regine della cronometro. La prima pietra verso la costruzione di un vero e proprio movimento, è stata posata lo scorso anno in Ticino.

Quest’anno il Free Time Women Team scende in pista, anzi in strada, con un programma intenso che prevede tutte le corse del calendario Svizzero, oltre ai Giri di Germania e di Austria, e ad alcune puntate in Italia. Lo fa partendo dal basso, dalle categorie giovanili. «In Svizzera – ci dice Mauro Genini, uno dei promotori dell’iniziativa

col padre Flavio – spesso le ragazze sono inserite in contesti societari maschili in cui non vengono valorizzate».

Da qui l’idea di creare un team tutto per loro, ed è una prima assoluta in Ticino. È composto da cinque ragazze. Sono numeri esigui, ma, credetemi, con i tempi che corrono è rilevante. «Poche, ma forti – prosegue Genini –mio padre e io cercheremo di aiutarle, lavorando sulla postura in sella e soprattutto sulla capacità di muoversi in gruppo e di leggere bene la corsa».

Per dare loro visibilità locale, e per raccogliere ulteriori sostegni finanziari, Mauro Genini e colleghi, il 13 aprile metteranno in scena, con una strizzatina d’occhio alla Parigi-Roubaix, l’Inferno di Cresciano, un circuito di 2,3 chilometri comprendente 500 metri di sterrato.

Il loro è un primo coraggioso, pionieristico tentativo di animare il ciclismo femminile in un cantone in cui quello

maschile è in perdita di velocità. Alla presentazione della squadra, a fine gennaio, c’erano quattro madrine d’eccezione. Oltre alla già citata Nicole Braendli, a incitare le speranze di domani, c’era anche la britannica Nicole Cooke – oro iridato nel 2008 a Varese e oro olimpico lo stesso anno a Pechino – che ha soggiornato a lungo in Ticino. Qui ha scelto di vivere anche la russa Zulfia Zabirova, pure oro olimpico, nel 1996 ad Atlanta, nonché campionessa mondiale nel 2002 a Zolder. A completare il benaugurante quartetto, c’era anche la ticinese Linda Zanetti. Non ha ancora vinto Grandi Giri o Classiche Monumento. Ma ha solo 23 anni, e nel suo palmares ci sono già nove vittorie del calendario internazionale. Quanto alle cinque ragazzine del Free Time Women Team, se son rose, fioriranno? No, se son rosa, le vedremo presto sulle strade del Giro d’Italia. E non solo.

di Giancarlo Dionisio
di Oliver Scharpf

Hit della settimana

11. 3 – 17. 3. 2025

a partire da 2 pezzi 30%

Tutte le confetture Belle Journée per es. Extra alle fragole, 500 g, 1.93 invece di 2.75, (100 g = 0.39)

4.70 invece di 7.90

8.95 invece di 13.50

Salmone affumicato dell'Atlantico M-Classic, ASC d'allevamento, Norvegia, 300 g, in self-service, (100 g = 2.98) 33% Branches Frey Milk o Dark, in conf. speciale, 50 x 27 g, per es. Milk, 12.75 invece di 25.50, (100 g = 0.94)

2 pezzi, per 100 g, in self-service 40% Detersivi Ariel in confezioni speciali, per es. Color+, 4 litri, 25.90 invece di 51.80, (1 l = 6.48) 50%

Entrecôte di manzo IP-SUISSE

partire da 2 pezzi 50% Fragole Spagna/Italia, vaschetta da 500 g, 2.66 invece di 3.80, (100 g = 0.53) a partire da 2 pezzi 30%

Validi gio. – dom.

Prezzi

imbattibili weekend del

Prosciutto crudo dei Grigioni surchoix Svizzera, 153 g, in self-service, (100 g = 4.54), offerta valida dal 13.3 al 16.3.2025 42%

Carote Migros Bio e Demeter, in sacchetto da 1 kg per es. Migros Bio, Svizzera, 1.96 invece di 2.80, offerta valida dal 13.3 al 16.3.2025 30% 6.95 invece di 12.15

Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti.

Tutto l'assortimento Nivea (confezioni da viaggio, confezioni multiple e

regalo esclusi), offerta

dal 13.3 al 16.3.2025

Settimana Migros Approfittane e gusta

4.70

e verdura

Croccanti e succosi

2.95

3.95

2.20

2.95

4.40

3.95

Melanzane Spagna, al kg 20%

1.60 invece di 2.–

La scorza non trattata può essere usata in svariati modi

Limoni Migros Bio Spagna, rete da 1 kg 22%

2.80 invece di 3.60

15%

Mezza panna per salse, mezza panna acidula e prodotti M-Dessert, Valflora per es. mezza panna acidula, 200 ml, 1.36 invece di 1.60, (100 ml = 0.68)

Migros Ticino

Tagli succosi, affumicati, raffinati

15.45

di 23.45

Sminuzzato di pollo Optigal Svizzera, 2 x 350 g, (100 g = 2.20)

Ali di pollo Optigal al naturale e speziate, Svizzera, per es. al naturale, al kg, 8.40 invece di 12.–, in self-service 30%

12.95 invece di 21.90

Consiglio: una bontà con il burro alla salvia fatto in casa

Sminuzzato di petto di pollo M-Classic prodotto surgelato, 2 x 500 g, (100 g = 1.30)

2.05 invece di 2.60

Costolette di maiale IP-SUISSE per 100 g, in self-service 21%

5.30 invece di 6.70

Lombata di vitello M-Classic Svizzera, 2 pezzi, per 100 g, in self-service 20%

3.20 invece di 4.–Spezzatino di manzo IP-SUISSE per 100 g, in self-service 20%

Bresaola Casa Walser Italia, 2 x 100 g, (100 g = 5.40) conf. da 2 15%

10.80 invece di 12.80

Migros Ticino

3.95 invece di 4.95

Bratwurst di vitello IP-SUISSE 2 pezzi, 280 g, in self-service, (100 g = 1.41) 20%

Sublime cremosità

Tutti i formaggi Da Emilio e Piave DOP per es. Grana Padano grattugiato Da Emilio, 120 g, 2.42 invece di 2.85, (100 g = 2.02) 15%

2.05

Gottardo Caseificio per 100 g, prodotto confezionato 16%

invece di 2.45

2.05

Fontal Italiano per 100 g, prodotto confezionato 21%

invece di 2.60

2.20

Formaggini freschi per 100 g 15%

invece di 2.60

Dal sapore delicato perché meno stagionato

Le Gruyère dolce Migros Bio, AOP per 100 g, prodotto confezionato 20%

2.12

invece di 2.65

1.10

circa 250 g, per 100 g, prodotto confezionato 21%

Tilsiter dolce

invece di 1.40

Migros Ticino

a partire da 2 pezzi 20%

Tutti i Caprice des Dieux e i Caprice des Anges (formato maxi escluso), per es. Caprice des Dieux, 300 g, 4.76 invece di 5.95, (100 g = 1.59)

Caprice des Dieux in conf. speciale, 330 g, (100 g = 1.58) 20%

5.20 invece di 6.55

3.36 invece di 3.95

Uova di Pasqua svizzere, da allevamento all'aperto, IP-SUISSE 6 x 47 g+ 15%

conf. da 4 21%

3.–invece di 3.80

Yogurt Elsa, IP-SUISSE disponibili in diverse varietà, 4 x 180 g, (100 g = 0.42)

Disponibile anche con un'alternativa di latte a base vegetale e senza caffeina

conf. da 2 –.80 di riduzione

Burro da cucina o burro speciale, Migros Bio per es. burro da cucina, 2 x 220 g, 8.60 invece di 9.40, (100 g = 1.95)

a partire da 2 pezzi 20%

Tutti i tipi di Caffè Latte Emmi per es. macchiato, 230 ml, 1.68 invece di 2.10, (100 ml = 0.73)

Migros Ticino

Pesce e frutti di mare

Una buona pesca

8.95

invece di 11.20

Filetti di trota salmonata con pelle M-Classic, ASC d'allevamento, Danimarca, 380 g, in self-service, (100 g = 2.36) 20%

3.60

invece di 4.50

Filetti di pesce persico con pelle M-Classic d'allevamento, Svizzera, per 100 g, in self-service 20%

8.30 invece di 13.90

Filetti Gourmet Provençale Pelican, MSC prodotto surgelato, 2 x 400 g, (100 g = 1.04)

PREZZO BASSO

2.05

Orata reale M-Classic, ASC d'allevamento, Croatia, per 100 g, in self-service

2.80

Filetto di merluzzo M-Classic, MSC pesca, Atlantico nordorientale, per 100 g, in self-service

La soluzione rapida e deliziosa per tutti i giorni

conf. da 2 40%

Pasta Anna's Best con ripieno, refrigerata tortellini tricolore al basilico, tortelloni ricotta e spinaci o tortelloni di manzo, per es. tricolore al basilico, 2 x 500 g, 6.95 invece di 11.60, (100 g = 0.70)

Tutta la pasta fresca Garofalo, refrigerata per es. tortellini al prosciutto crudo, 250 g, 5.20 invece di 6.50, (100 g = 2.08) 20%

Preparate fresche ogni giorno

Bowl asiatiche refrigerate (bowl fatte in casa escluse), per es. Poké Bowl con salmone, 325 g, 9.56 invece di 11.95, (100 g = 2.94) 20%

conf. da 2 33%

10.65 invece di 15.90, (100 g = 1.52)

Pizze Da Emilio, refrigerate Margherita o quattro stagioni, per es. Margherita, 2 x 350 g,

Bontà stagionali e fragranti

dalla panetteria della casa

2.30

Il nostro pane della settimana: ad alta percentuale di cioccolato e con mollica soffice e ariosa. In vendita sfuso sullo scaffale dei panini.

Panino al cioccolato

100 g, in vendita sfusa

Disponibile solo per poco tempo

4.40

Fiore di primavera 400 g, prodotto confezionato, (100 g = 1.10)

6.–invece di 7.–

Cornetti alla crema in conf. speciale, 4 pezzi, 280 g, (100 g = 2.14)

Biscotti freschi discoletti, nidi alle nocciole o biscotti al cocco, per es. discoletti, 3 x 207 g, 7.90 invece di 9.90, (100 g = 1.27) conf. da 3 20%

Perfetti per soddisfare la voglia di dolce

–.60 di riduzione

Tutti i biscotti Tradition per es. Petit Gâteau al limone, 150 g, 3.80 invece di 4.40, (100 g = 2.53)

Senza coloranti né conservanti

5.95 invece di 8.85

Branches Eimalzin in conf. speciale, 50 x 25 g, (100 g = 1.24) 50%

15.50 invece di 31.–

9.95 Swizzels Big Party Mix in conf. speciale, 900 g, (100 g = 1.11)

Dolci saluti dal coniglietto di Pasqua

Tutti gli ovetti di cioccolato Freylini Frey per es. Classics, 480 g, 8.76 invece di 10.95, (100 g = 1.83) 20%

4.95

Tavolette di cioccolato a forma di coniglio Migros Sélection, Fairtrade alla fragola o al latte e alle nocciole, 90 g, (10 g = 0.55), in vendita solo nelle maggiori filiali

4.05 invece di 5.10

20%

Tutte le torte e i tortini di Pasqua, Petit Bonheur per es. tortine pasquali, 2 pezzi, 150 g, 2.32 invece di 2.90, (100 g = 1.55)

Ovetti di croccantino con ripieno di gianduia Pâques 155 g, (100 g = 2.61) 20%

20x

bio

20x

In vendita su espositori separati nelle filiali

1.60

Coniglietti e ovetti
Frey per es. coniglietto Lampino al latte, Fairtrade, 145 g, 4.95, (100 g = 3.41)
CUMULUS
Uovo Rocher al latte il pezzo, 23 g, (10 g = 0.70)
CUMULUS

Succhi, aranciate e bibite gassate

minerale Aproz

in diverse varietà, 6 x 1,5 litri e 6 x 1 litro, per es. Gazéifiée, 6 x 1,5 litri, 3.20 invece di 6.40, (100 ml = 0.04)

Original, Zero o Rouge, 6 x 1,5 litri, 6 x 500 ml e 6 x 250 ml, per es. Original, 6 x 1,5 litri, 8.28 invece di 13.80, (100 ml = 0.09)

Lunga conservazione per essere sempre a portata di mano

Patate fritte o patate fritte al forno, M-Classic prodotto surgelato, in conf. speciale, 2 kg, per es. Patate fritte, 6.70 invece di 9.60, (100 g = 0.34) 30%

Tutti i pomodori pelati e triturati Longobardi per es. pomodori triturati, 400 g, 1.20 invece di 1.50, (100 g = 0.30) 20%

conf. da 4 20%

Conserve M-Classic fagioli bianchi, lenticchie con pancetta o Chili con Carne, per es. fagioli bianchi, 4 x 440 g, 4.80 invece di 6.–, (100 g = 0.27)

Oli d'oliva Don Pablo 1 litro o 500 ml, per es. 1 litro, 8.76 invece di 10.95 20%

conf. da 3 20%

Funghi misti o funghi prataioli, M-Classic per es. funghi misti, 3 x 200 g, 9.80 invece di 12.30, (100 g = 1.63)

Tutti i tipi di ketchup, di maionese e di salse BBQ, Heinz nonché le salse per grigliate Bull's Eye per es. ketchup light Heinz, 500 ml, 4.20 invece di 5.25, (100 ml = 0.76) 20%

20x

CUMULUS Novità

3.50 Algerienne Sauce Heinz 220 ml, (100 ml = 1.59)

Caffè Exquisito, in chicchi o macinato 4 x 500 g, per es. in chicchi, 25.15 invece di 37.60, (100 g = 1.25)

Tutte le capsule Starbucks disponibili in diverse varietà, per es. House Blend, 10 capsule, 3.71 invece di 5.30, (100 g = 6.51)

a partire da 2 pezzi

Tutti i müesli Farmer per es. Classic mela e cannella, 500 g, 3.60 invece di 4.50, (100 g = 0.72)

Tutte le miscele per dolci e i dessert in polvere, Homemade (Cup Lovers esclusi), per es. brownies Homemade,

g, 4.96 invece di

(100 g = 1.01)

Tutte le tisane Klostergarten per es. tisana contro il raffreddore, 20 bustine, 2.56 invece di 3.20, (10 g = 0.85)

Zweifel

Classici e novità per la tua bellezza

2.05 Bastoncini d'ovatta Primella, FSC® in scatola di cartone, 2 x 200 pezzi

Tutte le testine di ricambio per spazzolini elettrici Philips per es. Sonicare Pro Results, 2 pezzi, 17.56 invece di 21.95, (1 pz. = 8.78) 20%

20x CUMULUS Novità

13.95 Always Discreet Boutique Pants disponibili nelle taglie M o L, per es. M, 9 pezzi

Dischetti d'ovatta Primella o bio per es. dischetti di ovatta, 2 x 80 pezzi, 3.10 invece di 3.90, (100 pz. = 1.94) conf. da 2

Tutto l'assortimento Lavera (confezioni multiple e da viaggio escluse), per es. crema dentifricia Complete Care senza fluoro, bio, 75 ml, 3.71 invece di 4.95, (100 ml = 4.95) a partire da 2 pezzi

Molto assorbenti, ma al tatto come biancheria intima

20x CUMULUS

Novità

Shampoo antiforfora per uomo o cura in profondità, Head & Shoulders per es. for Men, 500 ml, 8.20, (100 ml = 1.64)

conf. da 2

LO SAPEVI?

I prodotti pH balance sono stati appositamente sviluppati per le pelli sensibili e aiutano a prevenire le irritazioni cutanee. La linea blu è pensata per le persone con pelle secca, quella rossa per chi ha invece la pelle molto secca. Nella formulazione si è completamente rinunciato a coloranti e parabeni. La linea viene costantemente ampliata.

20x

CUMULUS

Novità

Per far brillare, profumare e tenere in ordine

a partire da 2

30%

Tutti i detersivi per capi delicati Yvette (confezioni multiple e speciali escluse), per es. Wool & Silk in conf. di ricarica, 2 litri, 8.37 invece di 11.95, (1 l = 4.78)

02/2025

Test: 10 Detergenti per forno

Prodotto testato da organi indipendenti

4.50 Detergente per il forno Potz 420 ml, (100 ml = 1.07)

da 2 33%

33%

Detergenti Potz in confezioni multiple, per es. Calc, 3 x 1 litro, 11.60 invece di 17.40, (100 ml = 0.39)

3.95 invece di 5.90

Panni di spugna Clean 18 x 22 cm, 2 x 6 pezzi

Carta igienica o salviettine umide, Soft in confezioni multiple o speciali, per es. Deluxe Ultra, FSC®, 24 rotoli, 17.90 invece di 25.60 30%

Spugne detergenti strong Clean 5 pezzi 26%

2.40 invece di 3.25

pezzi

9.95 Borsa per scarpe Home disponibile in bianco, 105 x 70 x 15 cm, il pezzo

14.95

Con spazio fino a 12 paia di scarpe semplicementeRisciacquare con acqua corrente dopo l'uso

Prospettive fiorite per il tuo salvadanaio

Ranuncoli disponibili in diversi colori, mazzo da 7, il mazzo 20%

11.95 invece di 14.95

Borsa portaoggetti Home disponibile in bianco a righe, 47 x 27 x 48 cm, 2 pezzi

4.95

Tulipani disponibili in diversi colori, mazzo da 10, il mazzo

Tutti i pannolini Pampers (confezioni multiple escluse), per es. Premium Protection, tg. 1, 24 pezzi, 6.53 invece di 9.75, (1 pz. = 0.27)

3.95 Rullo lavabile per abiti Home il pezzo

Tutto l'assortimento di lettiere per gatti Fatto per es. Plus, 10 litri, 6.– invece di 7.50, (1 l = 0.60) 20%

In azione sia la lettiera agglomerante che non agglomerante

partire da 3 pezzi

Prezzi imbattibili del weekend

30%

Carote Migros Bio e Demeter, in sacchetto da 1 kg per es. Migros Bio, Svizzera, 1.96 invece di 2.80, offerta valida dal 13.3 al 16.3.2025

42%

a partire da 2 pezzi

50%

Tutto l'assortimento Nivea (confezioni da viaggio, confezioni multiple e set regalo esclusi), offerta valida dal 13.3 al 16.3.2025

6.95 invece di 12.15

Prosciutto crudo dei Grigioni surchoix Svizzera, 153 g, in self-service, (100 g = 4.54), offerta valida dal 13.3 al 16.3.2025

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.