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Rewilding e Ungardening: così si torna alla ricerca dell’Eden perduto
Ambiente ◆ Boschi e giardini ci parlano di trend che stanno mutando il nostro modo di relazionarci alla natura e agli spazi che condividiamo con essa, con una visione meno «ego» e sempre più «eco»
Amanda Ronzoni, foto Manuela Mazzi
Si potrebbe parafrasare lo scultore e orafo italiano, Arnaldo Pomodoro, affermando che «Il giardino è specchio della società e del rapporto con la natura; ed è insieme uno spazio mitico, dove con più fantasia e libertà è possibile la collaborazione tra uomo e la natura stessa (nella citazione originale dello scultore è «tra artista e architetto»).
Si stanno radicando nuove tendenze anche nella pianificazione di zone selvatiche, aree verdi e giardini
Da quando l’uomo come specie ha deciso di sedentarizzarsi, rinunciando alla vita nomade, il suo rapporto con l’ambiente che lo circonda è cambiato in maniera sostanziale. Possiamo dire che in precedenza fosse parte esso stesso dei luoghi che attraversava, esattamente come lo erano, e lo sono, i grandi gruppi di animali che un tempo seguiva per sostentarsi. Diventato sedentario ha iniziato a manipolare intensamente gli spazi occupati creando paesaggi umani.
Ci sono dibattiti infiniti sulla no- zione di paesaggio e sulla necessità della sua salvaguardia. Secondo la Fondazione Svizzera per la Tutela del Paesaggio (www.sl-fp.ch) questo è una parte di territorio così come viene visto e percepito in generale (suoni, odori…) dalla popolazione, che in esso (quando salvaguardato e valorizzato) trova un fondamento di identità, salute e una fonte di esperienze estetiche. Si parla di paesaggi naturali e culturali, i primi lasciati più all’azione della natura, i secondi a quella dell’uomo.
Il giardino, come concetto, è il tentativo di mantenere nell’esistenza e negli spazi antropizzati un po’ di natura. Citando Hermann Hesse (In giardino, 1952): «Nel giardinaggio c’è qualcosa di simile alla presunzione e al piacere della creazione: si può plasmare un pezzetto di terra come si vuole; […]. Si può trasformare una piccola aiuola, un paio di metri quadrati di nuda terra, in un mare di colori, in una delizia per gli occhi, in un angolo di paradiso».
Che siano concepiti con il rigore architettonico all’italiana, con studiato disordine all’inglese o secondo i canoni enigmatici alla giapponese (solo per citare alcuni stili) l’inter-