Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Espoprofessioni torna in una nuova veste proponendo tanti eventi online e alcuni in presenza
Ambiente e Benessere Come si è modificato il concetto di senilità: intervista con il viceprimario di geriatria all’Ospedale Regionale di Lugano, Fabiano Meroni
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 15 marzo 2021
Azione 11 Politica e Economia Quando l’unica opzione è un campo profughi, anche se la guerra è finita da quattro anni
Cultura e Spettacoli Il viaggio storico-fantastico de I morti, nuovo romanzo di Christian Kracht
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© SBB Historic
Il mito del Trans Europ Express
di Matilde Fontana pagina 2
Un accordo da gettare alle ortiche? di Peter Schiesser Quanto tempo è passato da quando il Consiglio federale ha «preso atto» dell’esito dei negoziati con l’Unione europea sull’accordo istituzionale, condotti dal segretario di Stato Roberto Balzaretti (oggi ambasciatore a Parigi)? Era il 7 dicembre 2018. Nel frattempo il governo ha condotto una consultazione allargata, poi ha lasciato in frigorifero il tutto, per infine definire una sua posizione nel novembre scorso, sulla quale vige tuttora il riserbo. Dando tempo e spazio a tutti i possibili dubbi, critiche, tesi e mezze verità degli avversari dell’accordo. L’Udc non ha neppure dovuto profilarsi troppo, la sua posizione è chiara (no all’accordo), ci hanno pensato altri a minare le basi del consenso: mediaticamente ben visibili, all’interno dei tre altri partiti di governo (Centro, Plr, Ps) si sono profilati alcuni politici che hanno definito ormai morto l’accordo istituzionale, evidenziando delle fratture interpartitiche. Del Ps si conosceva la divisione fra ala europeista e ala sindacale, quest’ultima non disposta ad accettare peggioramenti nella protezione dei lavoratori, ma Centro e Plr hanno sorpreso: nel primo è il presidente Gehrard Pfister a essersi
scagliato contro l’accordo, nel secondo dapprima l’ex consigliere federale Schneider-Ammann e poi il consigliere agli Stati argoviese Thierry Burkart, vicino ad ambienti che pure si stanno profilando in tal senso, dotati di grandi capitali (Kompass/Europa, Partners Group, Alfred Gantner). Centro e Plr restano perlopiù favorevoli ad un accordo istituzionale, nei media dominano però le loro voci critiche, ciò che rafforza l’impressione che l’accordo com’è stato negoziato non troverà un consenso sufficiente, anche se il Consiglio federale riuscisse a ottenere concessioni nei tre capitoli che sta rinegoziando (protezione dei salari, aiuti di Stato, direttiva sulla cittadinanza europea). Sono tornate a galla anche questioni legate alla sovranità, per il ruolo che avrà la Corte europea di giustizia e sulla ripresa del diritto europeo. D’altro canto, i favorevoli non hanno fin qui saputo comunicare i vantaggi dell’accordo (Corte d’arbitraggio, partecipazione alla definizione della legislazione europea che ci riguarda, ripresa dinamica del diritto europeo, accesso assicurato ai mercati europei, alla formazione, alla ricerca, nuovi accordi possibili). La segretaria di Stato Livia Leu sta negoziando i punti contesi con Bruxelles da qualche settimana. Non ci sono informazioni ufficiali,
ma da più fonti trapela che non c’è avvicinamento fra le parti, e ormai siamo vicini alla fine dei colloqui. La Commissione europea ha sempre detto che l’accordo istituzionale non è negoziabile, al massimo precisato. E lo dimostra oggi, respingendo le richieste svizzere. Alcune fonti indicano che il lavoro dei negoziatori è finito, serve una decisione politica. Nemmeno una diplomatica «creativa» come Livia Leu riesce dunque a smuovere la controparte, e questo ci riporta sul terreno della realtà, ben più in basso della dimensione onirica di chi credeva di piegare l’Ue ai nostri desideri. Forse Roberto Balzaretti aveva effettivamente raggiunto il miglior risultato possibile. Quindi, l’accordo istituzionale è davvero in bilico. Ma sconcerta che questo avvenga fra l’indifferenza generale. Non ci si ricorda che senza di esso la Via bilaterale è destinata a inaridirsi, se non viene costantemente aggiornata? Che formazione, ricerca, esportazioni pagheranno un prezzo crescente? È paradossale che dopo aver vinto la votazione in settembre sull’abolizione della libera circolazione delle persone ora l’alleanza per l’Europa si sbricioli nel momento in cui deve definire il futuro della Via bilaterale. Lasciando la Svizzera senza un’alternativa, se non la via solitaria o l’adesione all’Ue.