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Perché l’energia costa di più?
Svizzera ◆ Il rincaro si spiega solo in parte con la guerra in Ucraina. Il mercato libero si presta anche a movimenti speculativi e può riservare sgradevoli sorprese soprattutto agli attori più piccoli, come possono essere le aziende ticinesi
Ignazio Bonoli
Con il nuovo anno i consumatori svizzeri stanno sperimentando aumenti di prezzi che, in parecchi casi, toccano vertici inaspettati. Un’attesa carica di preoccupazione e di ansia è quella delle tariffe per l’energia, in particolare per l’energia elettrica. Si sa che i prezzi al consumatore finale variano molto a seconda dell’azienda distributrice a cui si fa riferimento. Quasi sempre ci si trova però di fronte a rincari a cui, da tempo, non eravamo abituati.
Nel 2023 il rincaro medio delle bollette dell’elettricità sarà del 27 per cento, dice la Commissione federale dell’energia
A fine agosto dello scorso anno la Commissione federale dell’energia ha raccolto e pubblicato le tariffe che le varie aziende distributrici intendono praticare nel 2023. Si è così saputo che, in base alle tariffe di tutte le 630 aziende, il rincaro medio delle bollette dell’elettricità sarà del 27 per cento. Il calcolo si basa sul consumo annuo di una famiglia di quattro persone, pari a circa 4500 chilowattora (kWh). Per questa economia domestica media l’aumento del pezzo della corrente elettrica sarà di 261 franchi, passerà cioè dai 954 ai 1215 franchi per tutto l’anno.
A che cosa dobbiamo questo aumento, che per talune famiglie è anche più elevato e per altre minore?
Precisiamo prima di tutto che il prezzo dell’energia elettrica è dovuto ad alcuni fattori importanti, oltre a quello della sola corrente. Intanto il costo della rete per il trasporto, che per la famiglia tipo aumenta del 7% e passa da 9,9 a 10,5 centesimi per kWh; quello per le tariffe energetiche che aumenta da 7,9 a 13,1 centesimi, cioè di ben il 64%. I tributi agli enti pubblici che aumentano da 0,9 a 1 centesimi, mentre rimane invariato a 2,3 centesimi il supplemento di rete.
Un altro aspetto importante di cui bisogna tener conto è l’enorme diversità di prezzi fra un distributore e l’altro. Questi divari si vedono per esempio nel prezzo più basso applicato dal comune di Zwischbergen in Vallese (8,49 centesimi per kWh) a quello del comune di Gaiserwald, nel Canton San Gallo, (58,76 centesimi). Un altro aspetto importante è l’enorme diversità di ampiezza tra le aziende distributrici, che vanno dalla piccola azienda comunale al grande ente di distribuzione regionale.
Le differenze di prezzo, e anche quelle fra gli aumenti applicati per il 2023, non sono però determinanti per la fissazione dei prezzi. In Ticino, per esempio, gli aumenti minori sono quelli applicati da piccole e piccolissime aziende che, in genere, dispongono di una buona produzione propria di energia di tipo idroelettrico. Ad esempio l’azienda di Airolo, che produce in proprio il 40% del fabbisogno e acquista il resto dall’Azienda elettrica ticinese (AET), applica una tariffa di 8,22 centesimi il kWh. Non è il caso invece per le due maggiori aziende di distribuzione del Ticino. Le AIL di Lugano annunciano, infatti, un aumento del 32,16% e la SES di Locarno del 18,28%. Fanno eccezione le aziende di Bellinzona (+6,88%) e quella di Chiasso (+3,84%).
Quindi non sempre la componente principale del prezzo dell’elettricità al consumatore è data dal prezzo dell’acquisto sul mercato all’ingrosso. La situazione è radicalmente cambiata quando si è proceduto a una liberalizzazione del mercato a partire dal 2009. Da questo momento è stato possibile rifornirsi nel mercato libero o, se si vuole, alla Borsa dell’elettricità. Ma il sistema di distribuzione in Svizzera, regolamentato fin nei minimi dettagli dal «modello di mercato per l’energia elettrica», non permette a tutti questa operazione. In pratica la libertà di scelta è data solo alle grandi aziende (con acquisto sopra i 100 megawattora). Per il consumatore finale tipico non è cambiato nulla, se non i prezzi.
Il consumatore finale non può scegliere alternative e non può nemmeno ridurre sensibilmente i consumi a breve scadenza
In questo mercato, che è sostanzialmente rimasto un monopolio (o meglio un oligopolio) dei distributori, la caratteristica è quella di una domanda al consumo non elastica, a fronte di un’offerta variabile. La domanda è rigida poiché il consumatore finale non può scegliere alternative e non può nemmeno ridurre sensibilmente i consumi a breve scadenza. Lo si è visto con il panico suscitato dai timori di penuria di energia corsi la scorsa estate. Tutto dipende dalle possibilità di rifornimento a monte e quindi dai prezzi che qui si ottengono.
Significativa in proposito la tabella pubblicata dalla Elcom (vedi sopra), che mette a confronto gli aumenti dei prezzi sul mercato libero tra il 2009 e il 2023 pagati dalle aziende distributrici con quelli delle tariffe finali per quest’anno. Per le aziende citate sopra si vede che le AIL di Lugano hanno sopportato un aumento del 48,16%, la SES di Locarno un aumento del 32,73%, le aziende di Bellinzona solo del 13,71%, ma quella di Chiasso del 33,35%. Come già accennato, il prezzo al consumatore finale è soggetto a molte variabili. In ogni caso è molto importante la produzione propria che di regola costa molto meno. Per
Airolo l’aumento 2009-2023 è stato molto forte, ma l’aumento 20222023 è contenuto nell’8,22%. Tuttavia l’aumento del 2023 dipende molto anche da quali aumenti sono stati applicati in precedenza e in quale misura possono essere ribaltati sulle tariffe finali.
Uno sguardo rapido al mercato ci permette comunque di costatare che gli aumenti sul mercato libero erano iniziati prima dello scoppio della guerra in Ucraina. In pratica la tendenza era visibile già dall’inizio del 2021. Ha avuto una prima impennata verso la fine dell’anno e una seconda nel marzo del 2022, per poi partire nettamente al rialzo dal giugno del 2022, anche a seguito della guerra in Ucraina e delle difficoltà create dalla Russia, nonché da un eccezionale periodo di siccità e temperature elevate.
Senza dilungarsi sulle varie cause di questi aumenti dei prezzi all’ingrosso (complici anche i prezzi di gas e petrolio) potremmo concludere che il mercato libero si presta anche a movimenti speculativi e può riservare sgradevoli sorprese soprattutto agli attori più piccoli, come possono essere le aziende ticinesi. Con una domanda rigida e costantemente in aumento è evidente che i prezzi finali trovino un incentivo a crescere. Le soluzioni a questo problema sono di tipo politico e anche economico, non solo a livello regionale ma anche nazionale e internazionale.