Cooperativa Migros Ticino
Società e territorio I bambini vanno protetti dagli schermi? Intervista allo psichiatra francese Serge Tisseron
Ambiente e Benessere Sul lago artificiale di Toules, in Vallese, la prima struttura galleggiante per la produzione di energia elettrica fotovoltaica
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 25 maggio 2021
Azione 21 Politica e economia Banco di prova per la politica svizzera in favore del clima il prossimo 13 giugno alle urne
Cultura e Spettacoli Ricordando lo scrittore ticinese Giorgio Orelli a cent’anni dalla nascita
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Pensieri imprevisti in attesa del vaccino
Dentro la guerra israelo-palestinese una tragedia che non ha fine
di Alessandro Zanoli
di Lucio Caracciolo, Alfredo Venturi, Romina Borla
pagine 21-23
Per curiosità, appena arrivato a casa, Luigi è andato a cercare sull’ultimo ripiano della libreria la Storia di Mendrisio di Mario Medici: «Nella zona sud del borgo, in prossimità del Campo sportivo comunale si staglia la vasta mole del Mercato coperto , costruito dal 1942 al 1944 su progetto degli architetti Chiattone e Krüsi. (...) Originariamente previsto per il mercato del bestiame (...) fu in seguito dotato di un ampio palco e d’impianto di riscaldamento (1961)». Mentre era in attesa del suo turno per entrare in una delle postazioni di vaccinazione, che del Mercato coperto occupano attualmente lo spazio interno, Luigi si è ricordato improvvisamente di quante volte ha già guardato da sotto in su quelle arcate («Il disegno originale prevedeva una costruzione in cemento armato, ma le note restrizioni imposte dalla guerra consigliarono l’impiego del legno»). Per combinazione, proprio di recente qualcuno ha postato nella pagina Facebook «Mendrisiotto di una volta» (angolo per nostalgici molto seguito) una fotografia aerea di quella porzione di territorio: attorno al Mercato coperto, in quegli anni del dopoguerra, non c’era assolutamente nulla, se non campagna. Si capisce chiaramente quanto la funzione di mercato bovino fosse necessaria. Luigi, invece, venuto al mondo una quindicina d’anni dopo, ricorda molto bene la nuova fisionomia del Mercato coperto, quella degli anni 60. Attorno gli erano cresciuti numerosi palazzi, villette, scuole, fabbriche, distributori di benzina. Lo stesso Campo Sportivo era diventato un centro d’attrazione, con la squadra di calcio che iniziava un ciclo di successi e sarebbe poi arrivata fino in serie B. Luigi abitava proprio in uno di quei palazzoni, insieme a decine di altri bambine e bambini. Il «Mercato» era il loro parco giochi, l’orizzonte delle scoperte quotidiane. Essendo utilizzato anche come caserma per i corsi di ripetizione militari, era stato dotato di una postazione con pertiche ginniche in metallo, era poi circondato da transenne di ferro (quelle dove originariamente legavano il bestiame) che potevano essere comodamente usate come sbarre per esercizi. Dal lato orientale, dei lunghi lavandini in lamiera zincata permettevano ai ragazzini sudati di rinfrescarsi, nelle pause tra una partita di calcio e l’altra. Sopra, maestosi pioppi, con il loro particolare odore, garantivano spazi d’ombra e di fresco in quegli azzurri pomeriggi celentaniani. Il vero pregio del «Mercato» era però la sua inaccessibile sala principale. Chiusa per gran parte dell’anno, si apriva in occasione di eventi importanti, che finivano per animare tutto il quartiere. Cominciando dal veglione del Carnevale (per i bambini la domenica pomeriggio), la Festa dell’uva, quella della Ginnastica, ecc. Luigi ricorda poi una serata d’estate, storica, degna di un racconto di Alberto Nessi, in cui lui e una ragazza, tra tutti e due nemmeno vent’anni, avevano assistito sbirciando da una fessura in una finestra, in piedi su un davanzale esterno, allo storico concerto di Mino Reitano. Era stata la prima volta che un «cantante della televisione» arrivava fin lì. («Minoooooo! Siamo qui!» urlava in precario equilibrio la piccola Luisa, estasiata e fuori di sé, come usava allora). Ma il Mercato aveva anche un lato molto serio, da cui i ragazzini erano tenuti alla larga. Erano le manifestazioni politiche, i convegni di partito o le giornate organizzate in occasione di votazioni. A Luigi ritorna in mente addirittura la giornata (27 aprile 1969, dice un quotidiano di allora) in cui vi fu fondato il Partito Socialista Autonomo. Lui, che curiosava sulla porta principale di quel regno proibito, di anni ne aveva 11 ma capiva che stava succedendo qualcosa di storico. Al di là della politica, ricorda però con piacere anche le partite entusiasmanti della RiRi femminile, e l’allenatore di colore Yogi Bough. Quando il «Mercato» era, anche, una palestra. Ne è passata di vita qui dentro, pensa Luigi. Oggi c’è un’aria tesa, ma il senso di comunità sotto questi archi è ancora forte, nonostante la preoccupazione.
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SABAtO 5 GIuGnO 2021 (data del timbro postale)
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