Un desiderio di pace lontano dalla realtà
Simona SalaQualcuno evidentemente, forse per un deside rio di pace e stabilità, ma anche in nome della ragionevolezza, aveva tirato troppo presto un sospiro di sollievo Dopo mesi di incertezza e al netto del macabro e tragico ritrovamen to della più recente fossa comune a Izyum, le truppe ucraine avevano finalmente comincia to a riguadagnare terreno E i russi a perderlo Durante il summit della Shanghai Coopera tion Organization di Samarcanda, Xi Jinping, sempre rimasto tiepido sul conflitto in Ucrai na, aveva ammesso a Putin di essere preoccu pato per la situazione, mentre l’indiano Mo di aveva dichiarato che «questo non è il tempo della guerra» Qualche giorno più tardi Er dogan, assurto a mediatore, tranquillizzava il mondo e annunciava che Putin era «desideroso di mettere fine alla guerra» Un gruppo di con siglieri municipali di San Pietroburgo, inoltre, con grande coraggio lanciava una petizione per chiedere le dimissioni di Putin: anche interna mente al Paese sembrava aprirsi una breccia Ma si sbagliava o si illudeva chi già vedeva i
russi in ritirata definitiva e Putin cedere alle pressioni interne ed esterne, consapevole del la propria sconfitta nella guerra contro un Pa ese con il quale un tempo condivideva addi rittura la nazionalità E il 21 settembre lo ha ricordato a tutto il mondo con un’inquietante dichiarazione Annunciando in un discorso alla Nazione una mobilitazione parziale dei riservisti (secondo il ministro della difesa russo Sergei Shoigu si tratta dell’1% del totale delle risorse di mobi litazione, circa 300’000 uomini, anche se fon ti ufficiose parlano di un milione) e lasciando capire di essere disposto ad andare fino in fon do, il leader russo ha nuovamente sparigliato le carte, rifilandoci oltretutto la paura per la mi naccia atomica È bastato il suo discorso fermo e carico di allusioni per riattivare in un attimo quella che con il passare dei mesi era stata de finita «una guerra a bassa intensità» (9’000 sol dati ucraini caduti, e quasi 6’000 soldati russi anche se l’ex premier ucraino Poroshenko parla di numeri russi di gran lunga superiori), e verso
la quale il livello di attenzione, almeno nel sen tire comune, era calato Le reazioni da parte dei cittadini russi non si sono fatte attendere: dai manifestanti in strada, arrestati e puniti con l’arruolamento in quel la guerra contro cui manifestavano, alle file di auto, guidate da disertori in fuga dal Paese, ai voli a più di diecimila dollari l’uno, destinazio ne Doha o Tel Aviv Le immagini di protesta o fuga di molti russi (ma quanti? la Russia ha 146 milioni di abitanti) accompagnate al no stro sguardo su quella realtà, hanno spinto al cuni analisti, politici e giornalisti occidentali ad accogliere le dichiarazioni di Putin se non con sufficienza, perlomeno con forti dubbi, po nendo in forse anche quella minaccia atomica che lui stesso consiglia di non sottovalutare E forse a gonfiare nelle nostre teste la portata del dissenso popolare Davvero dobbiamo prende re le sue parole come l’ennesima provocazio ne? E quanti cittadini russi sono disposti, han no la forza e il coraggio di portare avanti la protesta? Esiste ancora un margine di dialo
go, ma soprattutto, chi è disposto a tentarlo? Sul «Corriere della sera» del 22 settembre il giornalista Marco Imarisio sintetizza in poche parole il più grande rischio di noi occidenta li, quando (e lo facciamo spesso) ipotizziamo le mosse di Putin o speculiamo sul suo reale stato di salute, fisica e mentale, partendo dal nostro mindset di persone nate libere, ma ignorando il suo pensiero, la sua formazione ideologica e il suo approccio alla vita: «Come sempre esi ste il rischio di dare grande importanza a indi zi parziali, per renderli compatibili ai desideri occidentali»
Gli «indizi parziali» non dovrebbero trarci in inganno e fare da base al nostro intimo volere, ma andrebbero letti in un quadro più ampio e approfondito E per il momento, quello della pace, per molti è destinato a rimanere un desi derio, lontano dalla realtà poiché basato su falsi indizi Un desiderio che, paradossalmente, al cuni decenni or sono, aveva raccolto e tramutato in possibilità Gorbacev, un altro russo, in un ’al tra epoca Alla nostra è destinata l’incertezza
ChiaraIncontro con Mattia Capuani
Dieci anni or sono ha cambiato professione, lasciando la tipografia di un giornale per diventare agente di polizia Oggi si racconta
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Etica e digitale
Intervista a Luciano Floridi,professore di etica e filosofia dell’informazione a Oxford che esplora il mondo onlife
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Ginocchio, quando serve il bisturi?
Medicina ◆ La tecnologia in aiuto delle nuove strategie chirurgico ortopediche
Maria Grazia Buletti«Nel corpo umano più andiamo in periferia e più le articolazioni sono complesse per fare fronte alla solleci tazione e all’enorme mobilità che so no chiamate a sopportare» A parlare è il dottor Marco Delcogliano (capo servizio di Ortopedia e traumatolo gia dell’Ospedale Regionale Bellin zona e Valli) che incontriamo con il suo omologo e responsabile cantonale Chirurgia del Ginocchio EOC Luca Deabate, per scoprire le patologie di tale articolazione e cosa ha in serbo il futuro della chirurgia ortopedica a questo proposito «Il ginocchio è un ’articolazione complessa perché è quella di mag giore superficie, presenta parecchi legamenti ed è alquanto sollecitata» Così l’ortopedico conferma una sta tistica della Suva secondo la quale gi nocchia e caviglie sono proprio tra le articolazioni più soggette a un gran de numero di traumi indipendente mente se parliamo di sportivi o per sone comuni
Delcogliano: «Ci sono ginocchia poco rovinate che fanno tanto male, e ginocchia tanto rovinate che dolgono poco»
Dal canto suo, Luca Deabate riper corre le patologie più comuni che pos sono interessare le nostre ginocchia, suddivise in due tipologie: «Quelle traumatiche (con o senza fratture) e i processi degenerativi, compresi quel li che interessano la cartilagine Ci si può imbattere, ad esempio, in lesio ni del menisco, del legamento cro ciato anteriore e di quelli collaterali: lesioni spesso associate ad attività do vute alla pratica di sport con impat to come sci e calcio, soprattutto nei pazienti molto giovani» Indicando le lesioni degenerative come un progres sivo deterioramento dei tessuti, Del cogliano completa la lista: «Vi è un ti po di artrosi che fa parte dell’uomo (idiopatica), in cui l’invecchiamento e la degenerazione dei tessuti artico lari e della cartilagine creano attrito fra le ossa Ne consegue il dolore Ma l’artrosi può essere anche secondaria a elementi multifattoriali come predi sposizione famigliare, problemi mor fologici (ginocchia vare o valghe con un consumo cartilagineo irregolare o artrosi femoro rotulea»
In prima battuta, l’approccio dia gnostico suggerito dagli speciali sti alle problematiche del ginocchio è di tipo clinico: «Un’anamnesi ac curata durante la visita del pazien te precede sempre eventuali esami diagnostici» Il chiaro messaggio ri guarda il fatto che eventuali comple menti di Imaging (Rx, Risonanza, TAC), spesso richiesti dal paziente
stesso, devono servire solo a confer mare l’ipotesi clinica postulata dal lo specialista e, dunque, va valutata di caso in caso l’effettiva necessità I due medici concordano sul fatto che: «Non dobbiamo curare la risonanza o la radiografia, bensì il paziente E questo è soggettivo anche dal profi lo sintomatologico: ci sono ginocchia poco rovinate che fanno tanto male, e ginocchia tanto rovinate che dol gono poco»
Comunque, il bisturi non è sem pre la prima scelta: «Si rende necessa rio solo al termine di un percorso dia gnostico terapeutico conservativo, e nell’ambito di una valutazione di cia scun caso condivisa all’interno del te am chirurgico ortopedico» Deabate parla chiaro: «L’obiettivo è sempre vo tato a ripristinare la funzionalità che il ginocchio aveva prima del trauma, ma questo è possibile solo fino a un certo punto, in quanto ogni paziente è un individuo: ciascuno avrà proprie caratteristiche lesionali (e/o anagrafi che) secondo le quali la nostra équipe procederà a una personalizzata valu
tazione Sapremo così se indirizzar ci o meno verso un approccio di tipo rigenerativo»
Una presa a carico individuale che dipende da diversi fattori: «Età, atti vità ed esigenze del paziente, insieme all’ampiezza delle lesioni, permetto no di individuare il tipo di approc cio chirurgico terapeutico migliore» Delcogliano chiede di immaginare la cartilagine nell’articolazione co me: «un muro di piastrelle in cerami ca bianche e lisce che possono andare incontro a una lesione o, col tempo, a deterioramento e, quindi, artrosi La sua poca irrorazione sanguigna ne fa purtroppo un tessuto con pochissimo potenziale rigenerativo Nell’approc cio chirurgico mini invasivo, laddove è possibile, andiamo a creare un tes suto simile alla cartilagine che possa ripararla o ricostruirla: ciò funziona solo quando la superficie da risanare è di dimensioni limitate»
Una chirurgia più importante è utile quando il danno al «muro di piastrelle» è esteso, spiega Deabate: «L’obiettivo è quello di ricostruire una
Rafforzare le competenze di base
La campagna meglio adesso.ch invita gli adulti con difficoltà di lettura,calcolo e scrittura a iscriversi a corsi di formazione
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buona cinematica del ginocchio affin ché possa nuovamente muoversi ade guatamente nello spazio e in cui i vari legamenti funzionino in ottimo rap porto fra di loro in un ’articolazione solida e stabile» Questo sarà possibile solo con l’inserimento di un impian to protesico, intervento che ha subito una grande evoluzione: «Oggi dispo niamo di un ampio ventaglio di nuo ve e sempre più efficaci strategie tera peutiche chirurgiche; questo succede anche nell’ambito delle protesi totali per le quali la tecnologia robotica ci viene in aiuto già durante l’intervento stesso, in sala operatoria»
L’ortopedico definisce il proprio ruolo come quello di «un buon arti giano»: «Gli strumenti tecnologici di cui disponiamo ora ci permettono di affidarci meno solo al nostro sentire, ma consentono di misurare precisa mente la meccanica di movimento di quel ginocchio che dobbiamo sosti tuire con la protesi Ciò significa che l’intervento è di altissima precisione e il risultato oggettivabile e personaliz zato: il robot ci viene in aiuto in cor
so di intervento già prima della posa della protesi, ricreando sullo schermo la ricostruzione di quel ginocchio e fornendo un’idea del suo movimento Questo facilita la precisione della sua ricostruzione» È la descrizione di un intervento della cosiddetta «protesi di ginocchio navigata» e rappresenta una delle nuove frontiere della chirur gia ortopedica che non farà però mai a meno della mano del chirurgo: «Ro bot e navigatore servono a oggettivare i dati e indicano cosa fare e come fare meglio, secondo quella che è e rimane la nostra arte»
Marco Delcogliano conclude so stenendo la tesi secondo cui: «Un chirurgo esperto sa come usare il na vigatore per migliorare il proprio in tervento e perfezionarne il risultato»
Appuntamento Sul tema, mercoledì 28 settembre alle 18 30 avrà
luogo una conferenza pubblica virtuale, con i dottori Marco
Delcogliano e Luca Deabate
Vedi link: https://bit ly/3de8mE4
Il dottor Marco Delcogliano a sinistra il dottor Luca Deabate (Stefano Spinelli)Le emozioni che ci smuovono
Festival dell’educazione ◆ A Bellinzona si terrà la quinta edizione che indaga come affetti, passioni e stati d’animo influenzino il nostro modo di relazionarci, di insegnare e di apprendere Tra i relatori anche la professoressa Rosy Nardone
Guido GrilliÈ un gradito ritorno quello del Fe stival dell’educazione Nuovi gran di nomi e un tema interessante (Le emozioni), questa quinta edizione presenta la stessa, vincente, formula: una serata spettacolo al Teatro so ciale di Bellinzona, prevista vener dì 7 ottobre, con un celebre scrittore e una giornata di studio con quat tro conferenze tenute da speciali sti, sabato 8, nella sala del Consi glio comunale della capitale Dopo tre anni di stop forzato dovuto alla pandemia, torna così in agenda e in presenza l’evento organizzato dal la Divisione della scuola, rivolto ai docenti di ogni ordine scolastico ma aperto anche al pubblico interes sato (iscrizione online obbligatoria sul sito www ti ch/festivaleducazio ne, posti limitati, ingresso gratuito) «Scegliendo le emozioni quale filo conduttore dell’edizione 2022 evi denzia il comitato organizzatore il Festival dell’educazione cercherà di indagare la natura e le influenze che affetti, passioni e stati d’animo hanno sul nostro relazionarci, sul nostro comportarci e, naturalmen te, sul nostro modo di insegnare e apprendere»
Tanti gli ospiti Sul palco del So ciale arriverà Michele Serra, fon datore e direttore del settimanale satirico «Cuore», scrive per «Repub blica» e «L’Espresso» Il 7 ottobre al le 19, il giornalista, umorista e scrit tore italiano presenterà lo spettacolo (ispirato alla sua famosa rubrica che pubblica da anni su «Repubbli ca»): L’Amaca di domani Unplugged Considerazioni in pubblico alla pre senza di una mucca Sabato 8 ottobre alle 9, David Sander, professore di psicologia all’università di Ginevra interverrà sul tema: Come possono le emozioni facilitare l’apprendimento?
Alle 10 45 Giancarlo Visitilli, do cente di letteratura a Bari, autore fra l’altro de E la felicità, prof? (Einau di), proporrà un riflessione su Testa e cuore Alfabetizzare ed educare alle emozioni Alle 14, Macchine, intelli genza artificiale ed emozioni con Lu ca Maria Gambardella, professore della facoltà d’informatica all’USI In chiusura, la professoressa e ri cercatrice in Didattica e Pedagogia speciale dell’Università di Bologna Rosy Nardone parlerà di Adolescen ti: ciascuno cresce solo se sognato L’ab biamo intervistata a pochi giorni dall’evento
Professoressa Nardone, quan to sono importanti, a suo giu dizio, le emozioni nell’ambito dell’educazione?
Difficile se non impossibile rispon dere a questa domanda nel breve
spazio di un’intervista, in quanto le emozioni rappresentano uno degli ambiti, delle dimensioni portanti su cui, da sempre, la pedagogia e le di scipline della formazione indagano, riflettono e costruiscono progettua lità, approcci e teorie Esse rappre sentano sia un punto di partenza che di arrivo e di accompagnamento di ogni processo educativo: non si può intraprendere alcun tipo di relazio ne educativa se non si comprendo no, accolgono, accettano le emozioni dei soggetti coinvolti, così come se non vengono contemplate e tenute in considerazione nel raggiungimen to degli obiettivi progettuali L’eti
mologia stessa della parola richiama fortemente la dimensione motiva zionale soggettiva, interna al sog getto: «e motus» come «trasportare fuori, smuovere, agitare» e dunque spostare, dare la spinta verso una di rezione Ad esempio, il prestigioso neuroscienziato Antonio Damasio descrive le emozioni come «dispo sitivi automatici con cui veniamo al mondo» Funzionano da sé, non hanno bisogno di pensiero per essere attivate e sono estremamente diver sificate: ci sono emozioni primarie o di base, come la paura, la rabbia, la soddisfazione, la tristezza, ecc , mentre altre sono di natura sociale e quindi più complesse E qui entra in gioco l’educazione, nella dimensione esperienziale, in quanto, è nel vivere e crescere nel mondo che imparia mo ad associare emozioni a eventi, oggetti, persone, ecc fino anche a condizionare apprendimento e co noscenza Le emozioni, pur essendo intangibili, inafferrabili, si tradu cono in manifestazioni concrete, in segnali fisici, corporei e in impulsi ad agire (o a sentirsi impossibilitati a farlo) Ecco che, a mio avviso (e non solo), le emozioni sono più un fatto culturale che naturale, nel senso che si possono apprendere, sono una di mensione centrale del sentire e dun que del pensare, della possibilità di conoscere, comprendere, ragionare
Per la sua relazione ha scelto un ti tolo davvero affascinante: Adole scenti:ciascunocrescesolosesognato Ce lo può spiegare?
Questo titolo si ispira a uno dei pen satori che reputo come un maestro putativo, penso ancora troppo poco conosciuto, soprattutto da chi lavo ra in ambito educativo e formativo «Ciascuno cresce solo se sognato» è tratto dall’omonima poesia di Dani lo Dolci, educatore maestro, scritto re, sociologo, attivista e promotore della nonviolenza, soprannomina to il Gandhi italiano (in particolare della Sicilia, la terra in cui scelse di lavorare con e per la cittadinanza, di ogni età ed estrazione socioecono mica) Nel testo della poesia, che io considero un vero e proprio manife sto educativo, emerge il suo metodo maieutico di lavoro che è parte co stitutiva del suo impegno sociale ed educativo: piuttosto che dispensare verità preconfezionate, Dolci ritiene che nessun vero cambiamento pos sa prescindere dal coinvolgimento, dall’esperienza e dalla partecipazio ne diretta degli interessati La sua è un’idea di «capacitazione» (empower ment) delle persone generalmen te escluse dal potere e dalle decisio ni: ecco, dunque, perché nessuno può crescere se non viene sognato e se non viene stimolato a sognar si come ancora non è Immaginare
gli altri come ora non sono signifi ca avere la ferma convinzione che è possibile cambiare la realtà quando si prende coscienza delle proprie ca pacità e delle proprie risorse, quan do, per dirla alla Paulo Freire altro punto di riferimento imprescindi bile si costruisce un processo di «coscientizzazione»
Può anticipare alcuni dei punti che proporrà al pubblico?
Senza anticipare troppo, le posso dire che vorrei che la lettura (da cui ini zierò) della poesia diventi una guida per riflettere oggi sulla dimensione emotiva (e dunque conoscitiva) com plessa ed estremamente ricca di pos sibilità e potenzialità degli/delle ado lescenti Spaccato generazionale che attira e subisce una gran varietà di etichette, spesso stigmatizzanti e ste reotipanti Penso che gli adolescenti abbiano più che mai bisogno di adulti capaci di guardarli con uno sguardo diverso, che sappiano, dunque, pro porre loro uno specchio in cui vedere le loro potenzialità e li incoraggi a so gnarsi, a immaginarsi come ora non sono E per dirla come bell hooks (scritto come da sua volontà in mi nuscolo, alias Gloria Jean Watkins), adulti educativi che insegnino loro a trasgredire profondamente
Il Festival di Bellinzona è denomi nato «dell’educazione». Un termine davvero ampio che abbraccia una moltitudine di significati Qual è, a suo avviso, il senso che va attribu ito a questo importante sostantivo, se dovesse riformularlo?
Nelle risposte precedenti ho cita to altri due riferimenti che sono, per me, delle guide pedagogiche di una pedagogia che «non deve educa re nessuno in quanto gli uomini e le donne si educano tra loro, con la me diazione del mondo» (P Freire) e che vede l’educazione «come pratica del la libertà» (bell hooks) Ecco, que sto per me è l’essenza dell’educazio ne: un agire continuo, intenzionale che non addestra, non trasmette, né intrattiene, nascondendo i parados si del mondo Educare deve essere il luogo delle possibilità, della creativi tà umana, che esplora, ricerca, non si ferma davanti a un dogma; educare è il luogo delle domande, degli inter rogativi che mettono in discussione, contribuendo, così, a costruire insie me con le comunità e le cittadinan ze strumenti critici per autodetermi narsi, per decostruire gabbie sociali e culturali che condizionano i vissu ti di tutti (specialmente dei piccoli e delle giovani generazioni), per poter essere libere e liberi di scegliere chi si vuole essere nel mondo
Costi di abbonamento annuo Svizzera Fr 48 Estero a partire da Fr 70 ●
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La quinta edizione del Festival dell educazione è dedicata alle emozioni; in basso Rosy Nardone è ricercatrice in Didattica e Pedagogia speciale all’università di BolognaPollo svizzero di qualità
Attualità ◆ Il marchio Optigal della Migros offre specialità di pollo per ogni gusto ed esigenza Inoltre, settimana tutto l’assortimento è in offerta speciale
La ricetta Pollo con verdure autunnali
Ingredienti per 4 persone
• ½ mazzetto d’erbe miste, ad es rosmarino timo
• 1 pollo di ca 1,2 kg
• sale
• pepe
• 1 cucchiaino di paprica
• 2 cucchiai d’olio di colza
• 300 g di verza
• 400 g di carote
• 4 spicchi d’aglio
Procedimento
Scalda il forno statico a 180°C Mescola sale, pepe e paprica con l’olio Spennella il pollo con l’olio aromatizzato e accomodalo in una pirofila Taglia le carote per il lungo in quattro, dividi le cipolle e i limone in quattro
Aggiungi gli ingredienti e i rametti di erbe al pollo Cuoci al centro del forno per 50 60 minuti
Durante la cottura, ungi il pollo per 2 3 volte con il succo formatosi nella pirofila Prima di tranciare il pollo, fallo riposare per 10 minuti Servilo con le verdure e i limoni
Che si tratti di pollo intero, fettine, co sce, filettini, tagliuzzato, nuggets, ali o alette, con Optigal andrete sempre sul sicuro in fatto di qualità, freschez za e sicurezza alimentare Da oltre ses sant’anniilpollamecontrassegnatocon questo marchio della Migros è prodot
toinSvizzeraperlaSvizzeranelrispet to di condizioni che mirano a salva guardare il benessere degli animali, le qualiimplicanoperesempiolapossibi litàdiaccedereaun’areaesterna,spazia misura di animale, posatoi per riposar si, luce naturale e una lettiera sempre a
disposizione Il saporito pollo firmato Optigal offre una miriade di possibili tà culinarie, non solo semplici e legate alla tradizione, ma permette anche di approntare piatti raffinati per le occa sioni più importanti dell’anno Il pol lo di origine svizzera è particolarmen
te apprezzato dai consumatori, i quali prediligono sempre più gli alimenti di provenienza indigena, prodotti in ma niera sostenibile, ma che abbiano an che un buon rapporto qualità prezzo, comedifattolosonolespecialitàOpti gal Inoltre, rispetto ad altri tipi di car
ne, il pollame offre vantaggi anche dal puntodivistanutrizionale:èinfattiric co di proteine e vitamine, ma povero di grassi e colesterolo, e risulta facile da digerire Pertanto,èunalimentoideale per tutta la famiglia nell’ambito di una dieta equilibrata
Le fondue del mastro casaro Wyssmüller
Novità ◆ Direttamente dalla Gruyère due specialità esclusive per momenti culinari e conviviali davvero indimenticabili
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Per la gioia degli amanti di uno dei piatti nazionali per eccellenza, Mi gros Ticino propone nei suoi repar ti formaggio due raffinate miscele di fondue fresche, prodotte nel cuore della regione della Gruyère da una piccola azienda a carattere artigia nale gestita da William Wyssmüll er, mastro casaro con oltre 25 anni di esperienza e passione nel settore ca seario e nella produzione di fondue La Fondue Excellence Moitié Moit ié AOP è una raffinata miscela re alizzata nel rispetto dell’autentica ricetta tradizionale legata indiscu tibilmente al canton Friburgo Frut
tata, floreale, aromatica e vellutata, è composta da una selezione di for maggi rigorosamente AOP (DOP Denominazione di Origine Protet ta) di alta gamma, tra cui 3 Gruyère prodotti nei cantoni Vaud, Fribur go e Neuchâtel e del Vacherin Fri bourgeois L’altra specialità è la Fon due Assemblage AOP, una saporita creazione che riunisce il meglio de gli aromi di 3 formaggi stagionati di provenienza friburghese e vallesana: Gruyère, Vacherin e Raclette du Va lais Questa fondue si è aggiudica ta la medaglia di bronzo al concor so svizzero dei prodotti del territorio
2021 2022 Le fondue Wyssmüll er sono prodotte rispettando le nor me più severe in materia di sicurez za alimentare e tracciabilità Tutti i formaggi sono selezionati personal mente dal mastro casaro Le ricet te sono 100% naturali e promettono un ’esperienza gastronomica unica attorno al tavolo La preparazione è facile e veloce Strofinate il fondo del caquelon con dell’aglio fresco Versate del vino bianco e riscaldate Aggiun gete la miscela di fondue e mescolate bene fino a leggera ebollizione Po sate il caquelon sul réchaud senza far bollire e gustate Buon appetito!
Annuncio pubblicitarioIl poligrafico che diventò poliziotto
Incontri (7) ◆ Mattia Capuani, 35 anni, papà di tre bimbe, ha lasciato la tipografia di un giornale per diventare agente della polizia cantonale Oggi è addetto alle ricostruzioni degli incidenti stradali
Matilde CasasopraVederlo arrabbiato era quasi impos sibile Sì, a volte anche lui era preso dallo sconforto, ma sempre, anche quando gli si chiedevano modifiche impossibili «in questa pagina ci de vono stare tutti e sette i municipali, con le foto e le dichiarazioni post vo to» lui ti guardava, sorrideva e ti diceva: «Ce la facciamo Ci penso Provo e poi arrivo» Mattia Capuani era il poligrafico che tutti, in redazio ne, avrebbero sempre voluto avere di turno Capace, affidabile, disponibi le Ma un giorno Mattia, fulmine a ciel sereno, rassegnò le dimissioni e si iscrisse alla scuola di polizia
Mattia,cos’erasuccessoperspin gertiaquestadecisione?
Niente di particolare Avevo 25 anni e cominciavo a vedere il mio mondo quello della tipografia e dell’edito ria in generale affrontare difficol tà sempre maggiori, ma con sempre meno mezzi Il digitale stava soppian tando la carta e questo comportava un cambiamento importante in quella che era stata la ragione per cui avevo scelto di svolgere la professione della quale mi ero innamorato: il poligrafi co Poi, ad aggiungere temi di rifles sione a quelli che avevo già in corso, ci ha pensato mio suocero, un giorno che eravamo a fare la spesa al super mercato Mi ha guardato e mi ha det to: «Mattia, ma perché non provi a entrare in polizia? Io ti ci vedrei bene Sai trattare con le persone Sei socie vole Sei empatico e c’è bisogno di gente come te» Ci sono rimasto un po ’ così Ma poi ho cominciato a pensarci sul serio, finché ho deciso
Èstataladelusionediunamorela ragionechetihaportatoalasciareil mestieredipoligrafico?
In definitiva la si può mettere anche così Quando ho deciso che quello del poligrafico sarebbe stato il mio lavoro ero in quarta media e avevo chiesto di poter svolgere lo stage di un giorno in una tipografia Una giornata che non dimenticherò mai e che trascorsi alla tipografia Casagrande dove mi sentii un po ’ come Alice nel paese delle me raviglie Lì mi accolsero come studen te, ma poi mi accettarono anche come apprendista Senza retorica: ero, sono stato, un ragazzo fortunato e felice Forse è anche per questo che, quan do mi sono accorto che il mio lavoro stava diventando sempre meno cre ativo e sempre più dipendente dalle macchine, ho cominciato a pensare che dovevo cambiare Sono più porta to a interagire con le persone che con le macchine
Lapolizia,dunque,comeluogo d’interazionepersonale?
Non solo, ma per me soprattutto que sto Quando ho cominciato a infor marmi e documentarmi, mi sono accorto che, all’interno della polizia, avrei avuto molte possibilità di cresci ta, ma avrei potuto anche affrontare percorsi in sintonia con le mie qualità diciamo così migliori
Mattia Capuani, in una narrazio ne tipo Starsky&Hutch, è il poli ziotto buono?
Né buono né cattivo Mattia è Mat tia Non cambia perché ha la divisa Un giorno un collega mi ha fatto no tare che riesco a infliggere una multa e, alla fine, salutare ed essere salutato con un sorriso Ed è vero Penso però sia dovuto al fatto che se qualcuno commette un’infrazione sa che esisto
Scheda
Nato a: Faido
Età: 35
Abito a: Claro
Lavoro: Polizia Cantonale
Hobby: Bici corsa passeggiate in montagna, trascorrere il mio tempo libero con la mia famiglia
Rimpianto: Non essere riuscito a partire per l estero per studiare una lingua Sogno nel cassetto: Tanti, forse troppi ma in questo momento però il mio sogno è quello di poter garan tire la mia presenza e il mio tempo a mia moglie e alle mie bimbe Amo: Trascorrere il mio tempo in compagnia parlare ridere e scher zare Amo onestà e trasparenza Non sopporto: la gelosia la diso nestà e le persone false
La mia foto preferita: una fo to spensierata con il mio sorri so naturale
no le sanzioni, ma percepisce anche che quando gli presento la multa non provo alcun tipo di soddisfazione Anzi mi spiace persino un po ’ A quel punto è facile instaurare un rap porto umano che va al di là del san zionante e del sanzionato
Iltuolavoroadessoèquellodi daremulte?
No, dai! Certo, ci sono anche le mul te, ma il mio lavoro adesso è, prin cipalmente, quello di procedere alla ricostruzione degli incidenti Quan do voi giornalisti date notizia di un in cidente, è perché è accaduto e ci sono stati: disagi al traffico, a volte danni, a volte feriti e a volte, purtroppo, anche morti La notizia, solitamente, spari sce dalle cronache il giorno dopo Il
mio lavoro, invece, prosegue anche per diverse settimane e, spesso, sono set timane difficili perché tu sei in mez zo a due parti, con storie diverse, ma bisogni uguali: di verità e chiarezza Arrivare a una ricostruzione dei fat ti completa in questi termini implica confrontarsi con persone che, special mente nei casi peggiori quando cioè un incidente ti ha portato via un figlio, un famigliare hanno un carico di sofferenza molto importante Ascol tare e partecipare cercando di capire e ricostruire, pezzo per pezzo, gli attimi di una storia conclusasi con un dram ma: anche questo è il mio lavoro
Tièmaicapitatodidovercomuni carelamortediunapersonaaisuoi famigliari?
Sì, e, purtroppo, più volte Inutile far ne mistero, sono gesti che pesano e ti marcano dentro La fragilità della vita e quell’attimo che può cambia re quella di una comunità di persone costituiscono momenti che non riesci più a cancellare dalla tua anima È vero, ti insegnano a non interiorizzare tutto un po ’ come ai medici ma da qualche parte c’è uno spazio nel quale si accumula il dolore delle per sone che incontri Recentemente mi è capitato diverse volte e posso assicu rarti che il bisogno di verità che i fa migliari ti manifestano è qualcosa che non ti può lasciare indifferente e che dà un senso profondo al mio lavoro È anche partendo da queste esperien ze che per me la mia famiglia e i miei amici sono, ogni giorno di più, un mondo da proteggere e del quale ave re una cura speciale
Ecomefaiquandotorniacasadopo unagiornatadidolore?
È mia moglie che me lo legge in fac cia, il dolore che ho incontrato Lei mi guarda, sorride e poi mi dice: «Di quanto tempo hai bisogno?» Il più
Tre momenti chiave di una vita
delle volte, in questi casi, rispondo: «Un paio d’ore» Poi mi metto le scar pe adatte e: o vado a correre o inforco la bicicletta Mi impongo di lascia re il lavoro fuori casa e mi immergo in un altro mondo nel quale i pensieri pesanti evaporano con la fatica fisica Poi, tornato a casa, mi prendo cu ra delle mie bimbe e torno a essere il Mattia che conoscono loro: quello al legro, pacioso e giocherellone
Inforchilabicicletta Èsemprela tuapassione?
Direi di sì Sono sempre stato un amante della bicicletta Pensa che uno dei momenti più belli della mia vita l’ho vissuto proprio sulle due ruote Qualche estate fa ho detto a mio non no, che vive a Roseto degli Abruzzi e che mi prendeva in giro per questa mia passione: «Guarda che mi sto al lenando proprio perché voglio venire a trovare te in bici» Ricordo che scos se il capo più volte e sorrise Io però, a quel punto, avevo deciso e così, con un amico, il 28 maggio del 2018 sono partito da Biasca e in tre tappe Bia sca Casalmaggiore (271 chilometri), Casalmaggiore Torre Pedrera (265 chilometri) e Torre Pedrera Roseto degli Abruzzi (238 chilometri) sono arrivato a destinazione Mio padre ci ha accompagnati, a distanza, in auto La cosa più bella, però, è stata vedere lo stupore e la gioia dipinti sul volto di mio nonno Una giornata davve ro speciale
Mattia,tiprepariaqualchenuova decisione?
No Direi che per il momento la de cisione più importante l’ho già presa: garantire alle mie tre figlie l’affetto e gli strumenti necessari per affrontare la vita in modo sereno e consapevole Non escludo però che forse, quando saranno grandi, qualche cosa di nuo vo me lo inventerò
Pino e la voce ritrovata
Libri ◆ Il delicato racconto di Michela Maiocchi dedicato a chi affronta prove difficili fin dalla nascita
Barbara ManzoniNon sempre quando si nasce fila tut to liscio Ci sono bambini che fin dal primo attimo di vita, dal primo respi ro affrontano ostacoli che sembrano insormontabili Perché «nascere è la cosa più naturale del mondo, ma può succedere un imprevisto, qualcosa che rende improvvisamente difficile tutto quello che dovrebbe essere così nor male», ricorda il pediatra Valdo Pez zoli nella riflessione in calce al rac conto di Michela Maiocchi da poco pubblicato da Giampiero Casagran de editore
StoriadiPinoedelprodigiodellavoce dell’acqua, questo il titolo del raccon to in forma di fiaba, narra la storia di una giovane coppia, Olmo e Viola, e del loro bebè, Pino, arrivato a Prato Fiorito dal paese del Magico Baobab portatodallafedelecicognaMilumbe Ma qualcosa in Pino non va e avrà bi sogno dell’aiuto del medico Venanzio e del Saggio Obike che lo restituiran no alla vita e all’amore dei genitori in attesa impotenti
«Quella di Pino è una storia vera, ma trasposta in un luogo di fantasia per raccontare con voce più lieve a un pubblico di bambini e adulti una nascita piuttosto avventurosa» spie ga l’autrice La delicata narrazione si ispira, infatti, alla storia della figlia Chiara, nata con una seria malforma zione congenita al cuore
L’autenticità della voce e del senti mento è stata colta anche dagli allie vi della Scuola speciale di Biasca che hanno realizzato le illustrazioni del li broaccompagnatidalleloroinsegnan ti e affiancati dall’illustratrice Paloma Canonica Unlavorochelihacoinvol ti sul lungo periodo prima con l’ana lisi del racconto e delle emozioni pro vate dai protagonisti e in un secondo tempo con la scelta della tecnica più adatta per illustrarlo «I ragazzi so no cresciuti individualmente e co me gruppo classe assieme al libro che stava prendendo forma nelle loro mani», osservano le insegnanti E co me spesso accade quando un progetto è condiviso da più cuori (e qui è pro prio il caso) che si danno il tempo per crescere insieme e ascoltarsi l’uno con l’altro il risultato è prezioso Prezioso soprattutto per quei genitori che co me Michela Maiocchi hanno fatica to o ancora faticano a ritrovare la voce dopo un ’esperienza tanto provante ma anche per tutti quei bambini che han no affrontato il loro viaggio nel paese del Magico Baobab
Mattia, hai a disposizione 666 battute per illustrare tre momenti topici del la tua vita:
2 La nascita delle nostre bimbe: Lilia 2010, Noemi 2014 e Nora 2017, le mie principesse Loro sono la mia forza, il mio tutto Io e mia moglie Lorenza ci facciamo in mille per cercare di dare loro tutto quanto necessitano per po
1 Aver lavorato per il «Corriere del Ticino», dal 2007 al 2012 in veste di poligrafico Questo lavoro mi ha da to parecchie soddisfazioni e mi ha permesso di relazionarmi con mol ti professionisti del giornalismo coi quali ho stretto rapporti che dura no tutt’ora
ter affrontare la vita nel migliore mo do possibile
3. L’entrata nel corpo di Polizia nel 2013, scelta che mi ha dato e mi dà parecchie soddisfazioni e possibilità
In futuro mi piacerebbe specializzar mi e concentrarmi in ambito educa tivo, rivolto ai giovani e, proprio in questo senso, mi sto dando da fare
Pensate al tempo che trascorrete da vanti al vostro smartphone, curiosan do fra post e followers, pensate a tut te quelle tecnologie digitali che, in un modo o nell’altro, gestiscono le no stre vite, in banca, nei trasporti, nella comunicazione, dai sistemi di guida autonoma agli algoritmi di ricono scimento facciale Viviamo immersi in uno spazio ibrido, fatto di ogget ti analogici e persone in carne e ossa, ma anche di oggetti virtuali e identità digitali, un mondo che ormai impone una riflessione sulle regole e i princi pi etici che lo governano: è il mon do onlife, neologismo coniato dal fi losofo Luciano Floridi, professore di etica e filosofia dell’informazione a Oxford, nonché direttore del nuovo Center for Digital Ethics dell’Univer sità di Bologna
Floridi, autore di tanti libri di suc cesso, ha il merito di aver sollevato, prima di altri, il tema dell’etica di gitale, di essersi chiesto quali siano i principi che ci fanno dire che un ’azio ne è buona, giusta e lecita nel mondo onlife «Oggi esordisce Floridi la nostra società ha davanti a sé enor mi questioni aperte nel settore della rivoluzione digitale, della trasforma zione del nostro vivere comune come società dell’informazione in relazio ne, per esempio, all’etica della privacy o all’intelligenza artificiale Alla fine degli ’80, ricordo che tutte le colleghe e i colleghi che facevano il mio lavoro, anche i professori, guardavano questi sviluppi senza alcun interesse Un il lustre professore mi disse che internet era solo una moda passeggera, di non occuparmene perché non aveva futu ro E io, con la resistenza tipica di chi è giovane e pensa di averla vista giu sta, mi dicevo: se fai il filosofo, oggi, di cosa ti vuoi occupare se non di ri voluzione digitale?»
La storia gli ha dato ragione e Lu ciano Floridi è diventato uno dei pun ti di riferimento della riflessione eti ca e filosofica sul mondo digitale; un mondo in cui si è inoltrato come un esploratore, inventandosi pure il vo cabolario: «Negli anni ’90, mi sono ri trovato a esplorare la rivoluzione digi tale da un punto di vista concettuale ed etico senza avere la terminologia adatta In quel periodo, coordinavo per l’Unione europea un importan te programma sull’impatto del di gitale sui cittadini e avevo bisogno di una parola chiave per identificare
quel mondo in cui l’online e l’offline si mescolano in modo analogico e di gitale Un giorno, mentre stavo sedu to su una panchina del mio college a Oxford, guardando il fiume, mi ven ne in mente la parola onlife, un ’uni ca parola che mette insieme il mondo online, digitale, e quello analogico Alla Commissione europea piacque moltissimo» Ancora oggi, il frut to di quel lavoro si può leggere in un volume edito da Springer, The Onli fe Manifesto, scaricabile gratuitamen te Le parole sono importanti, ma, come chiosa Floridi, «servono solo a sintetizzare il pensiero, non a farlo camminare»
Oggi, la tecnologia digitale è così pervasiva che ha finito per modificare il mondo creandone uno nuovo, ibri do e iperconnesso, il frutto della co siddetta quarta rivoluzione: ma come ci siamo arrivati? «È stato un passag gio graduale risponde Floridi for se la soglia è alla fine degli anni ’90, nel passaggio da Internet, tecnologia usata da accademici e militari per tra
sferire informazioni, al World Wide Web Di lì a poco arrivano società co me Amazon, Google e poi Facebook; il Web diventa l’habitat dove si spo sta l’umanità, il luogo dove lavoriamo, studiamo, socializziamo, non più solo uno strumento di comunicazione, ma uno spazio da occupare Questo pas saggio si conclude con la mobilitazio ne del Web, cioè con la telefonia mo bile A quel punto ci sono centinaia di milioni di persone in tutto il mondo che possono avere accesso a quella che io chiamo infosfera»
Ma se parliamo di spazio, suben trano anche altre questioni: di chi è questo spazio? Chi lo controlla? Cosa posso e non posso fare? Prende cam po così l’idea di un ’etica digitale, un ’ e tica nuova, che non cancella la rifles sione fatta da Platone e Aristotele in avanti ma che, come spiega Floridi, la rinnova: «Fino a ieri pensavamo che solo gli esseri umani ed eventualmen te gli animali potessero generare azio ni con un impatto etico Oggi, ci sono anche altre fonti che hanno capacità
d’azione, per esempio i cosiddetti al goritmi d’intelligenza artificiale (AI), che non hanno nulla a che fare con l’intelligenza, e che possono fare del bene o del male Questi agenti artifi ciali, pur non avendo doveri, hanno la capacità di condizionare la nostra vita, in modo diverso da un vulcano o un fiume, perché a differenza di que sti ultimi, un algoritmo può “ appren dere” da come opera e modificare il modo in cui lo fa A questo punto ab biamo il minimo necessario per par lare di capacità di azione agency in inglese , e occorre un nuovo capitolo nel grande libro dell’etica»
Un capitolo che tenga in conside razione questi nuovi agenti etici, ol tre a concetti, come quello di privacy, aggiornati alla sensibilità di oggi, e poi diritti, doveri e responsabilità: «La capacità che hanno questi algo ritmi di adattarsi attraverso l’appren dimento mette in luce concetti come quello di autonomia e vincolo L’auto nomia è legata al fatto che un algorit mo, una volta programmato, via via
che “mangia” sempre più dati, cam bia il suo comportamento, finché si sgancia dal creatore e inizia un pro cesso di auto apprendimento Que sto concetto di autonomia è cruciale, l’abbiamo ereditato da Kant, ma qui è un ’autonomia diversa da quella uma na e va chiarita C’è poi il vincolo: il robot che taglia l’erba e impara dove stanno le margherite non farà mai il caffè, perché ha quel vincolo all’inter no del suo spazio di capacità di azio ne È sulla progettazione e messa in opera di questi vincoli che dobbiamo lavorare, per evitare casi come quello dell’algoritmo di Google che scam biava gente di colore per gorilla Og gi abbiamo abbastanza potenza di calcolo, dati e conoscenza per testare, prima dell’uso, questi algoritmi in si lico, attraverso simulazioni»
Occorre, dunque, che l’etica trovi forma in un codice di regole dove si ano chiare le responsabilità e a cui la tecnologia si pieghi «Noi siamo for tunati perché viviamo in Europa dice Floridi e quando dico Euro pa mi riferisco al continente europeo, uno degli angoli più acculturati e ric chi del mondo, con un passato recen te mostruoso, certo, ma che oggi sta dando a tutti i paesi un buon esem pio di quadro legislativo sul fronte dei mercati e dei servizi digitali, dell’AI e della privacy con il regolamento gene rale sulla protezione dei dati (GDPR) Ma oltre a essere un esempio, è anche una sorta di invito robusto: l’Europa è un grande mercato, con una popo lazione ad alto livello di formazione e grande capacità di spesa rispetto al resto del mondo, ovviamente le azien de devono essere in grado di operare in un tale mercato, e quindi non pos sono che adeguarsi alle regole del suo gioco: è quello che, dopo il successo di un recente libro, va sotto il nome di effetto Bruxelles L’Europa è stata creata affinché non ci fosse più una guerra tra stati europei, e oggi, se condo me conclude Luciano Floridi sta cercando di muoversi su una se conda progettualità che non è quella della paxeuropea, ma della lexeuropea, dettando le condizioni per lo sviluppo del digitale e della società dell’infor mazione In un mondo in cui il pro blema è sempre meno l’innovazione digitale e sempre più la sua governan ce, chi si trova in una posizione mi gliore non è chi produce la tecnologia, ma chi sa dirti come usarla»
Luciano Floridi è professore di e filosofia a Oxford, nonché direttore del Center for Digital Ethics dell Università di Bologna (courtesy of Arthur Bullard)Leggere, scrivere e far di conto
Formazione ◆ In Svizzera una persona su sei non dispone delle competenze di base in lettura, scrittura, calcolo e tecnologia necessarie per affrontare in autonomia la vita privata e professionale; una campagna nazionale esorta a migliorarsi
Stefania HubmannFai fatica con il computer o a scrivere una lettera senza errori? Quando leg gi capisci tutto? A quanto corrisponde il 30% di sconto? Sono domande che mettono in difficoltà più persone di quante si possa immaginare, poiché non sempre le competenze in que sti ambiti sono adeguate per vivere in modo autonomo nella nostra società Domande analoghe da alcune setti mane balzano agli occhi sulle alzate dei gradini delle stazioni ferroviarie di Chiasso, Lugano, Bellinzona e Ai rolo Con risposte che indicano come queste capacità possano essere recu perate o acquisite grazie a corsi mira ti organizzati in Ticino già da diversi anni Informazioni si trovano sul sito www meglio adesso ch o chiaman do il numero verde 0800 47 47 47 La «campagna delle scale», inaugurata lo scorso 8 settembre in concomitanza con la giornata mondiale dell’alfabe tizzazione, richiama simbolicamente la mobilità garantita dalle competen ze di base nella vita quotidiana
L’iniziativa ticinese, che si pro trarrà fino a dicembre, si inserisce nella campagna nazionale «Sempli cemente meglio!» il cui tono esorta tivo è voluto proprio per infondere energia a chi, pur essendo consape vole dei propri limiti, non osa am metterlo e men che meno iscriversi a un corso per superare le difficoltà A livello cantonale la campagna è coor dinata dall’Ufficio della formazione continua e dell’innovazione per conto della Divisione della formazione pro fessionale del Dipartimento dell’edu cazione, della cultura e dello sport
«Le azioni, sempre legate ad aspetti pratici della vita quotidiana, si svolgono sull’intero arco dell’anno spiega Francesca Di Nardo dell’Uf
ficio della formazione continua e dell’innovazione con eventi più marcati in occasioni come la giorna ta mondiale dell’alfabetizzazione Le difficoltà si manifestano nella realtà di ogni giorno ed è lì che desideria mo essere per mostrare come supe rarle» I dati riguardanti l’estensione del fenomeno, riferiti al 2006, indi cano che in Svizzera una persona su sei non dispone delle competenze di lettura e scrittura necessarie per af frontare in autonomia la vita privata e professionale Nei prossimi anni do
vrebbero però essere resi noti i risul tati di un nuovo rilevamento interna zionale che sta interessando anche il nostro Paese
«L’uso dei mezzi pubblici, og gi molto legato ai dispositivi digitali (biglietti, coincidenze) è un esempio di situazione potenzialmente diffici le Per questo motivo la nuova cam pagna cantonale è stata pensata per le stazioni ferroviarie e l’8 settembre a Bellinzona erano presenti anche apprendisti del centro di formazio ne professionale Login per insegna
re a utilizzare la App FFS Mobile e il distributore automatico di biglietti La scorsa primavera invece abbiamo attirato l’attenzione in alcuni cen tri commerciali, fra i quali Migros a Sant’Antonino, con maxi prodotti in un carrello e tre scontrini Individua re quello corretto era un modo gio coso per confrontarsi con il calcolo mentale messo alla prova quando si fa la spesa»
Per convincere chi ha bisogno di ritrovare dimestichezza con le ope razioni matematiche, la redazione di una lettera, la comprensione di un formulario o di informazioni su te mi complessi (vedi pandemia), è si curamente vantaggioso poter conta re sul passaparola «È proprio così conferma Francesca Di Nardo e in quest’ottica l’Associazione legge re e scrivere della Svizzera italiana ha promosso un progetto che forma am basciatori Si tratta di ex partecipan ti ai corsi preparati per rivolgersi a pubblici diversi spiegando il loro vis suto Queste persone sanno su quali aspetti è necessario far leva per esse re convincenti nell’invitare qualcuno a iscriversi a un corso Dalle testimo nianze emerge che occorre insistere a più riprese prima che il sì del poten ziale partecipante arrivi»
Raggiungere il pubblico al quale tutte queste iniziative sono destinate è uno degli aspetti più difficili nella promozione delle competenze di ba se Gli addetti ai lavori ne sono con sapevoli, per cui cercano sempre nuo ve strategie per migliorare l’efficacia delle campagne Anche l’azione na zionale «Semplicemente meglio!» è stata concepita con la collaborazione delle persone interessate dalle quali è appunto emerso il bisogno di essere
spronate a ripetizione I corsi a dispo sizione sono gestiti da enti sul territo rio abituati a lavorare con un pubbli co adulto Si punta quindi su piccoli gruppi, sulla cura dell’accoglienza e su attività pratiche in modo che gli strumenti acquisiti possano essere immediatamente trasferiti nella vita di ogni giorno fungendo pure da ul teriore motivazione
Essenziali nella vita privata, le competenze di base sono altrettan to importanti in quella professionale Francesca Di Nardo: «Allestire i pia ni di lavoro e inserire le vacanze nel calendario sono solo due esempi di compiti che oggi vengono effettuati sempre più spesso tramite strumenti digitali Le azioni di sensibilizzazio ne si rivolgono pertanto con regola rità anche alle aziende, affinché pro muovano corsi per colmare le lacune da seguire nel tempo di lavoro» Da rilevare che il Ticino si è distinto nel la partecipazione di grandi aziende a un progetto in questo senso promos so a livello nazionale dalla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione Le competenze di ba se, tranne che in ambito tecnologico, tendono a essere date per scontate conclude la nostra interlocutrice ma in realtà sono come una seconda lin gua Se non vengono utilizzate con regolarità, si perdono Ecco perché è utile riprendere con appositi corsi de terminate nozioni, così da sentirsi di nuovo a proprio agio nei diversi am biti della società in cui si vive»
Informazioni per i corsi offerti Numero verde 0800 47 47 47; www meglio adesso ch Informazioni sulle misure e i progetti cantonali: www ti ch/cbda
Peculiari di tutte le regioni affaccia te sul Mediterraneo sono la luminosi tà comparabile a quella delle altitudini alpine, la scarsa nebulosità, e l’elevata insolazione durante tutto l’anno Qui si trova il fascino di un mondo diverso, ricco di colori, di aromi, e la dolcezza di un clima tra i migliori nel Mondo La Maremma, l’Etruria marittima dei Romani, è quella sub regione della Toscanameridionaledagliincerticon fini, e racchiusa entro un ’ area di 5mila km2 Terrariccaperunaferaceagricol tura, per le sue abbondanze minerarie, e per i proficui traffici marittimi Ter ra degli Etruschi conquistata dai Ro mani, attraverso i secoli a seguito del progressivo abbandono umano, i di sboscamenti, il dissesto idro geologi co divenneunalandadesolata,regno della malaria verso il mare
Attualmente, domina in larga par te la macchia mediterranea (il «forteto» dei Toscani) e dei cinghiali Gran par te del contingente faunistico di questi invasivi ungulati composto di 253mila capi è in Toscana Un’attuale miniera di diversità biologica, fortunatamente protetta e salvaguardata grazie all’isti tuzione del Parco Regionale dell’Uc cellina, in provincia di Grosseto, la meno popolata d’Italia
La macchia, il maquis dei francesi in
Provenza,nelMidi,sipuòdefinireco me una boscaglia composta di vegetali legnosi sempreverdi, arbustivi di varia statura fino a tre metri, con fogliame coriaceo, lucido e ricco di cellulosa, ti pica del clima mediterraneo Nelle sue fasi vegetative più mature prevale il Leccio (Quercus ilex) con portamento arboreo,mentreinquellealteratedagli incendi e dai pascoli essa è composta di corbezzoli, eriche, filliree, ginepri, mirti, ginestre, lentischi e rosmarini Talvolta, dalla quercia spinosa (Quer cus coccifera) Nella macchia si notano due fasi cli matiche distinte: una estiva, calda e asciutta; e una invernale con abbon danti precipitazioni, ma con tempe rature molto miti La fioritura e la
formazione dei frutti avvengono da febbraio ad aprile Secondo Rikli (1929),lafloramediterranea,compresa quellachecostituiscelamacchia,anno vera oltre 20mila specie Questo note vole contingente floristico è superiore a quello di qualsiasi altro territorio a parità di latitudine e superficie, e con un tasso di specie esclusive (endemi che) pari al 38 per cento: ben 8400 so no quelle finora note e descritte Nell’area del Parco dell’Uccellina sono stati svolti approfonditi e con tinuati studi naturalistici (faunistica, floristica ed ecologia) patrocinati e fi nanziati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche(Roma) Studifinalizzatiche hanno permesso di documentare l’ec cezionale valore e interesse della sua flora e della sua fauna di Invertebrati e Vertebrati
Rafflesia, della omonima famiglia, è un conturbante vegetale privo di clo rofilla parassita dei cisti, con un fiore gigantesco di colore rosso sangue con un diametro di un metro e del peso di oltre dieci chili! Esso popola la foresta tropicale a Sumatra e al Borneo (Asia sud orientale) Sitrattadipiantearcai che, giunte fino a noi dopo un cam mino evolutivo durante milioni di an ni, vestigia della lussureggiante foresta dell’epoca Terziaria
Le Rafflesiaceae sono rappresen tate nella macchia mediterranea con l’unica specie Cytinus hypocistis (dise gno) che parassitizza gli steli e le ra dici delle varie specie di cisti Nella macchia toscana è uno spettacolo am mirare questa vistosa pianta, che fio risce in aprile maggio La quale, pur con le sue modeste dimensioni (fino a dieci centimetri), spicca per la sua pre senza nel cuore della macchia che la sovrasta, rivelata dalle fiammeggianti chiazze di colore scarlatto, che costi tuiscono motivo di sorprendente bel lezza e ornamento
Un manto vegetale, diversificato e articolato, alberga una fauna altret tanto ricca, specialmente quanto attie ne gli Insetti Dei soli Coleotteri sono state censite oltre 500 specie, annove ranti anche autentiche rarità, uniche per la loro storia evolutiva e per la loro unicità geografica (specie endemiche)
Innanzitutto, una delle più belle e vistosefarfallediurneeuropee:ilPascià con lunghe code (Charaxes jasius) uni co rappresentante di un genere tropi cale, il cui bruco si ciba esclusivamen te delle foglie del corbezzolo (Arbutus unedo),emblematicodellamacchiame diterranea Inoltre, tra i Coleotteri il Còpride (Ceratophyus fischeri) infeuda to alle deiezioni dei buoi maremma
ni,cheassicuranol’alimentazionedelle suelarve EilrutilanteCetoniaPotosia königi,chesicibadeidolciastriessuda ti del Leccio (Quercus ilex) e le cui lar ve sono ghiotte del legno marcescente ricco di micro funghi
Infine, una eccezionale fauna di micro coleotteri popola la lettiera alla base della macchia (la fabbrica dell’hu mus), documentando la storia mille naria della foresta in questi territori dell’Italia peninsulare Organismi po comobilichehannoscanditoattraver so i millenni l’affermarsi di una fauna relitta (paleo endemica), le cui origini si trovano nella foresta dell’epoca Ter ziaria, quando andava configurandosi l’assetto territoriale della futura Peni sola italica Tra i Vertebrati, notevole interesse faunistico sono da segnala re: l’Istrice grande fino a 70 centime tri, i cui aculei (peli modificati) posso no raggiungere 30 centimetri, animale emblematico del Parco dell’Uccellina, e il tasso Entrambi notturni e furtivi abitanti della macchia
In primavera poi, il Parco dell’Uc cellina invita a un appagante safari fo tografico e naturalistico Ci attende con tutto il suo esuberante splendo re di colori, di luci, e di profumi Qui sembra di entrare in una ben fornita erboristeria
InTicino la campagna di sensibilizzazione sfrutta le scale delle stazioni ferroviarie di Chiasso, Lugano, Bellinzona e Airolo (www meglio adesso ch) C h a r a x e s JSempre più spesso si sente parlare di bambinioragazzicondisturbispecifi ci dell’apprendimento, come dislessia, disortografia o discalculia, disturbo dell’attenzione con o senza iperattivi tà, disturbi del linguaggio, plusdota zione e autismo Tratti che rientrano sotto il comune cappello delle «neuro diversità»: «Con tale termine si inten de un paradigma biopolitico secondo il quale uno sviluppo neuro atipico è visto come una variazione naturale del cervello umano Un modo diver so di funzionare, vedere, sentire e in terpretare il mondo e la sua comples sità», spiega Giovanna Bagutti, tutor dell’apprendimento DSA/ADHD, docente di Scuola elementare con master in autismo, formazioni in plu sdotazione e disturbi del linguaggio «Questo termine, coniato nel 1998 da Judy Singer, sociologa e attivista per i diritti delle persone con autismo, per mette di valutare gli individui in base al loro funzionamento globale, consi derando non solo il deficit ma anche qualità, risorse e potenzialità» Nelle neurodiversità rientrano anche le ca ratteristiche proprie della disprassia e della sindrome di Tourette
Il doposcuola si svolge in collaborazione con il progetto Storie Sonore, nel quale i bambini creano storie che vengono poi musicate e recitate
Ma il fatto che ognuno penso co nosca qualcuno con una neurodiver sità significa che questi diversi modi di funzionare sono in aumento? «A li vello federale non esiste un’incidenza ben definita È comunque possibile sostenere che l’incidenza delle neu rodiversità generalmente non sia sta bile, ma subisca piuttosto delle va riazioni nel corso degli anni, anche a livello territoriale Basti pensare al contesto italiano, dove studi realizza ti negli anni 2010 11 indicano un’in cidenza di DSA (disturbi specifici di apprendimento) dello 0,9% rispetto al totale degli alunni, mentre ora si atte sta intorno al 5% Nei paesi anglosas soni invece studi analoghi indicava no un’incidenza superiore, tra il 10 e il 15%deltotaledeglialunni,chesispie ga con il fatto che l’inglese, come il francese, vengono considerate lingue “opache”, che non presentano cioè una corrispondenza tra il suono delle pa role e la loro scrittura E questo è pure il motivo per il quale molti allievi con DSA faticano ad apprendere le lingue straniere afferma Giovanna Bagutti oltre alle lingue parlate, i fattori che influisconosull’incidenzasonomolte plici: possono riguardare l’età dei sog getti presi in considerazione e gli an ni in cui sono state svolte le diagnosi, gli strumenti utilizzati per farlo, co me pure la consapevolezza nel rilevare i segnali propri delle varie neurodiver sità» Trattandosi di modi differenti di funzionare ed esistere nel mondo, che permangono in maniera più o meno evidente per tutta la vita, è importan te che le neurodiversità vengano dia gnosticateprecocemente,cosìdapoter mettere in atto strategie specifiche e mirate le quali consentono il raggiun gimento di buoni risultati
Riguardo a tali disturbi, esiste da parte dell’opinione pubblica dell’inte resse a saperne di più «Per rispondere a tale esigenza, propongo consulenze e parent training e organizzo o prendo
parte a convegni», aggiunge la docen te Iniziative, le sue, che rientrano in un più generale percorso di sensibiliz zazione al tema della diversità, in atto in Ticino e non solo «Che si tratti di convegni, tavole rotonde, seminari or ganizzati da associazioni, università o professionisti, il livello è in genere si curamente buono commenta la tu tor dell’apprendimento passando in vece all’ambito prettamente scolastico, purtroppolefamiglietoccatelamenta noancoraunacertainsoddisfazionesia per il fatto che non vi siano formazio ni obbligatorie per gli insegnanti sulle varie neurodiversità sia per una lentez za nel rilevare i campanelli d’allarme e poter di conseguenza arrivare a una diagnosiprecoce,checonsentirebbedi iniziare al più presto le diverse e im portantiattivitàdisupportoesostegno scolastico»
Poiché il quadro delle neurodiver sità è abbastanza complesso, tale da poter comportare nel bambino soffe renza, scarsa autostima, difficoltà sco lastiche e sociali, come pure nell’ac cettazione di sé, è importante avviare quanto prima un percorso di poten ziamento e di supporto calibrato sulle personali risorse e volto a migliorare le diverse difficoltà Ed è proprio dalla volontà di fornire un tale supporto, ai bambinieallelorofamiglie,cheènata l’idea di Giovanna Bagutti di propor re Ti Aiuto, il primo doposcuola in clusivo ticinese, che ha da poco preso avvio a Balerna, Lugano e Cugna sco Gerra Pensato per venire incon tro ad alunni con delle difficoltà spe cifiche, il doposcuola è aperto a tutti, bambini e ragazzi dai 5 ai 14 anni, con o senza neurodiversità «Si tratta di una proposta alternativa a quelle già esistenti nel momento extrascolastico, soprattutto nella gestione dei compiti Partendo da una differenziazione ca librata sulle fragilità e le risorse degli allievi, si miglioreranno sia gli obiet tivitrasversali,comeautonomia,auto stima, motivazione all’apprendimento e consapevolezza didattica metodolo gica, sia gli obiettivi specifici peculia ri delle diverse neurodiversità, il tutto attraverso attività ludiche altamen te motivanti commenta l’ideatri ce esistono infatti studi pedagogici internazionali, soprattutto nell’am bito dell’apprendimento cooperativo, che evidenziano l’importanza di cre are piccoli gruppi di studio (massimo 3 4 partecipanti), per apprendere e consolidare conoscenze e competen ze in maniera partecipativa e moti vante, migliorare la capacità empati
ca e di ascolto, le competenze sociali, interazionali e di problem solving Re stando nell’ambito di questa matrice pedagogica, cui si possono aggiunge re altri studi internazionali, è stato poi dimostrato come la musica migliori le difficoltà della dislessia, della discal culia, del disturbo dell’attenzione, con o senza iperattività, dell’autismo e dei disturbi del linguaggio Per questo il mio doposcuola si svolge in collabo
razione con il progetto Storie Sono re della scuola di musica Incantando I bambini (divisi in gruppi dai 4 6 e dai 7 10 anni), insieme all’insegnan te, creeranno delle storie che verranno poi musicate o sonorizzate e da ultimo recitate; per questa attività ci sono an cora diversi posti disponibili» In generale, il riscontro ottenu to dal progetto educativo di Giovan na Bagutti è stato buono Gli iscritti
superano la ventina, in prevalenza nel Luganese e Bellinzonese «Inoltre due anni fa ho creato un metodo di didat tica a distanza che nel tempo si è ri velato molto efficace per bambini e ragazzi con disturbi specifici dell’ap prendimento, disturbi dell’attenzio ne con o senza iperattività, e plusdo tazione», aggiunge la responsabile di Ti Aiuto
Tornando al doposcuola, nell’am bito di lezioni di 45 minuti, i bambini svolgeranno i compiti e alcune attivi tà ludico didattiche aventi lo scopo di consolidare al meglio il loro apprendi mento Gli strumenti utilizzati sono generalmente giochi didattici, mate riali concreti e visivi, ma anche sonori e di manipolazione poiché è dimostra to che si apprende meglio giocando, toccando, vedendo, sentendo con e at traverso il corpo «È proprio in base a questa idea di fondo che si struttura il mio doposcuola inclusivo, il quale, attraverso esperienze sensoriali, gio chi ludici, strumenti visivi e concre ti, costruzione di mappe mentali e un continuo confronto tra pari, consente di sviluppare autonomia, autostima, competenze disciplinari e motivazio ne all’apprendimento», conclude Gio vanna Bagutti
Informazioni: g bagutti@gmail com
Annuncio pubblicitarioGli attracchi del deserto Uomini e merci,legali e illegali, attraversavano il Sahara marocchino passando da antichi porti di sabbia
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I più alti vigneti d’Europa
Svizzera: non c’è cantone in cui non si coltivi uva da vino, in vigneti che sembrano giardini
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Bianco e nero o colore?
Una scatola mostruosa
Riconoscere e gestire l’aggressività attraverso il bricolage può aiutare i più piccoli a esorcizzare la rabbia
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Fotografia ◆ Scegliere tra le due opzioni, cromatico/acromatico, è una questione irriducibile
Stefano SpinelliChiariamo subito l’aspetto centrale: colore vs bianco e nero, non è un rea le confronto nel quale uno deve vin cere per forza sull’altro Anzi, i due approcci non sono tra loro antagoni sti ma semplici linguaggi diversi, cia scuno dei quali, a modo suo, è capace di operare validamente in quasi tutti gli ambiti del fotografico, dal ritratto al reportage, al paesaggio, alla foto di composizione, all’astratto e via elen cando La domanda «quale sceglie re?» sarebbe dunque mal posta, ve nisse pensata in termini di situazioni in cui utilizzare l’uno invece dell’al tro linguaggio Guardiamola allora a partire da una prospettiva storica
«Il modo migliore per crescere con la fotografia consiste nel predefinire gli obiettivi, d’ordine concettuale o tematico»
La fotografia nasce in bianco e nero, ma ben presto forse fin da subito si sente l’esigenza di renderla a colo ri Vari e più o meno riusciti tenta tivi sono portati avanti già nel corso dell’Ottocento È però solo nei primi decenni del secolo scorso che si trova infine il procedimento chimico, adot tato poi industrialmente dagli anni Trenta, per la produzione delle pelli cole a colori ancora oggi in uso
A onor della cronaca, il bianco e nero resta in auge per qualche de cennio Ma a partire dagli anni Cin quanta, il colore inizia il suo lento, inesorabile e totalizzante percorso di conquista della rappresentazione fo tografica della realtà e del processo di costruzione dell’immaginario collet tivo Oggi, con la fotografia digitale, l’impiego del colore è talmente scon tato è pure la modalità impostata di default di quasi tutti i dispositivi disponibili sul mercato che la scel ta del bianco e nero appartiene ormai solo a ristrette schiere di fotogra fi sensibili alla misteriosa bellezza di questo linguaggio
Ciò considerato, possiamo affer mare che la società ha dirottato la propria scelta verso il colore, e per motivi che forse la psicologia, la filo sofia o le scienze sociali ci potrebbe ro chiarire
Sta di fatto, però, che ancora og gi, individualmente, nel nostro fare fotografico capita di trovarci di fron te al dilemma Vediamo allora da un punto di vista pratico come le cose si svolgono
Facciamo un salto indietro Prima del digitale, la scelta tra bianco e ne ro o colore veniva per forza compiu ta prima dello scatto, al momento di decidere con quale pellicola caricare la macchina In realtà, si può dire che tale scelta veniva tuttavia fatta ben più
a monte Si trattava piuttosto di una scelta di fondo, di adesione a uno di questi due modi di trascrivere il mon do: se non era necessario assecondare le esigenze di ripresa di un ’eventua le cliente, il fotografo, nel suo lavoro personale, tendeva per affinità, sen timento o altro motivo a utilizza re stabilmente l’uno o l’altro linguag gio Poteva capitare, prima o poi, che cambiasse l’approccio di ripresa, ma la scelta adottata, di volta in volta, ca ratterizzava la sua produzione e il suo modo di esprimersi per, più o meno, lunghi periodi Così facendo, il suo sguardo, il suo linguaggio, nel tempo si educavano e si corroboravano
Fin quando si usavano pellicole, la continuità nell’uso del colore, o ri spettivamente del bianco e nero, per metteva di approfondire le specifiche problematiche che ciascuno di questi linguaggi porta con sé E di costruire un proprio stile
Con la tecnologia digitale l’ap proccio si è ribaltato Ci sono anco ra fotografi che, a priori, decidono di lavorare in bianco e nero, guardando quindi alla realtà sfumata in una ta volozza di grigi Generalmente, però,
la decisione di convertire in bianco e nero determinate immagini viene presa dopo lo scatto, in postprodu zione, selezionandone alcune che, pur essendo state scattate attraverso uno «sguardo a colori», potrebbero fun zionare anche così
Si può facilmente intuire come questo modo di procedere, piutto sto casuale e frammentario, non sia la via migliore da seguire se voglia mo ampliare le nostre competenze e di conseguenza rendere più consi stente il nostro lavoro A mio avvi so, il modo migliore per crescere con la fotografia consiste nel predefini re gli obiettivi, d’ordine concettuale o tematico, attorno ai quali costruire le nostre serie d’immagini La scel ta, tra l’operare in bianco e nero o in colore, rientra in questo lavoro di de finizione degli ambiti che vogliamo esplorare, di precisazione del risultato a cui tendere
Fatta la scelta penso in partico lare a chi propenderà per il bianco e nero andate fino in fondo: quando scattate, attenetevi a quanto deciso, e organizzate di conseguenza il vo stro sguardo Perché di questo stia
mo parlando: fotografare, significa in un certo qual modo «strutturare lo sguardo» per renderlo il più pos sibile attento rispetto a quanto ci sta di fronte, così da poterne valutare le potenzialità e impostare l’aspet to tecnico
Perché mi rivolgo in particolare a chi deciderà di lavorare in bianco e nero? Perché da un punto di vista operativo, scattare in bianco e nero richiede, rispetto al colore, maggiore attenzione Il colore, per la sua for za di adesione alla realtà, lavorando correttamente, si dà con certa imme diatezza: quel che vediamo lo regi striamo Col bianco e nero dovremo invece, prima ancora dello scatto, sforzarci di percepire la realtà come se fosse acromatica, facendo dunque astrazione dei colori presenti nella scena, i quali normalmente guida no il nostro sguardo facilitandoci il compito di decifrare il mondo in cui siamo immersi
Detta diversamente: è necessario tradurre mentalmente i colori in va lori di grigi dal bianco al nero , stando attenti alla qualità e alla di stribuzione delle luci, ai contrasti, a
come questi elementi riusciranno a delineare e descrivere le forme e la materia in assenza di colore Un’o perazione dall’apparenza complessa, ma che diventerà naturale e sponta nea esercitandola sistematicamente
La differenza tra questi due lin guaggi, tanto evidente quanto sot tile, si rivela nell’effetto di presenza che trasmettono Realistico il colore al punto da farci quasi confonde re l’immagine con la realtà fotogra fata , tende a proiettarci nella con creta consistenza del reale che, per la sua nuda e cruda fattualità, può facil mente risultare banale Più astratto, invece, e atemporale il bianco e nero: pur restando agganciato alla realtà, la sua maggiore indeterminatezza lascia aperto uno spazio di lettura meno in canalato rispetto al colore, in cui, vo lendo, liberiamo la nostra immagina zione Più oggettivo e documentale, il primo, più interiore ed evocativo il secondo
A noi decidere, seguendo anche la voce della nostra sensibilità, quale dei due linguaggi risulta più opportuno utilizzare ai fini di un nostro discor so E lavorare di conseguenza
Oggi l’Uomo Blu riposa «Tanto, turi stinonnearrivano»sospirasorseggian do un tè alla menta nel suo costume indaco da improbabile predone del de serto tra argenti e tappeti della Maison TuaregdiTafraout Ungrappolodica se che sfoderano tutte le sfumature del rosa sotto pinnacoli di roccia dell’Anti Atlantemarocchinodovepersinol’aria fine della montagna vibra solo cinque volte al giorno quando il richiamo dei muezzin vola da un minareto all’altro accompagnato dall’orgoglioso chicchi richì dei galli e dal raglio degli asini Anche nella microscopica Shan gri La di Aït Mansour, una palmera ie verde smeraldo sullo sfondo di pareti di roccia di un arancione quasi fosfo rescente, gli unici suoni sono quelli dell’acqua che scivola tra le palme e le voci lontane di donne nascoste dalla vegetazione È l’ultima propaggine del mondo berbero prima dell’hamada, il deserto di pietra che annuncia le gran di dune del Sahara Un tempo oasi e ksar fortificati scandivano le distanze in questo ambiguo mondo di confine impregnatodisaporigiàquasiafricani, veri porti del mare di sabbia dove do po settimane di traversata attraccava no le grandi carovane, sogno proibito di generazioni di predoni, per scaricare schiavi,oroeavorio Unmondotravol todacamioneportacontainercheriaf fiora oltre una quintessenza del nulla, uncaffèfatiscenteeildistributoreAfri quia di Tighmi che segnalano il bivio verso la Zaouia di Illigh, confraternita sufi della storica regione di Souss «Questi documenti hanno tre se coli, arrivano da Timbuctù Dall’altro lato del Sahara», Boukhari Bou Dmia ultimo discendente dei signori di Illi gh srotola con cautela quasi religiosa pergamene in pelle di leonessa, anti chi contratti di commercio, alberi ge nealogici delle grandi famiglie berbere e israelite della regione, dimenticati da secoli dentro bauli illuminati dalla de bole luce che filtra da un lucernario in crostato di polvere Leggerli, o anche solosfiorarli,significaentrarenellasto ria leggendaria e quasi sconosciuta del regno di Tazeroualt che per secoli ha controllato le vie carovaniere del Saha ra Occidentale
Inizia come una favola, «c ’ era una volta» un sant’uomo venerato da folle di pellegrini, Sidi Ahmed Moussa, ma alla sua morte nel 1549 un pragmatico nipotepensòditrasformarequestaere dità religiosa in un più concreto potere politico facendosi nominare emiro Da allora, per tre secoli, i suoi discendenti tennero testa persino ai potenti sulta ni di Marrakech dalla loro roccaforte di Illigh, l’unico posto sicuro per centi naia di chilometri tra il Sahara e l’Alto Atlante, alla fine di una pista polverosa cheancoraoggisvanisceinunorizzon te di montagne grigie verso un luogo che non riesce a schiodarsi dal suo mi to, Timbuctù
«Le carovane cariche d’oro e di schiaviscaricavanoquidopotreoquat tromesiditraversata»rievocaBoukha ri sotto le arcate dove i notai registra vano il carico, «ancora all’inizio del diciannovesimo secolo questa era una Wall Street del Sahara con un tesoro equivalente a dieci tonnellate d’oro e aveva rapporti diretti con inglesi, fran cesi e tedeschi perché controllava tutti i traffici fino al porto di Mogador, l’at tuale Essaouira dove le merci venivano imbarcate per l’Europa Illigh era pro tetto da migliaia di cavalieri berberi e daunaGuardiaNeracomequellachei sultani del Marocco hanno copiato dai miei avi»
Ilsuoèl’orgogliodiunpassatoincui
i sultani si rivolgevano al suo bisnonno con un cerimonioso «mon ami», lui ri cambiava con schiavi, avorio, incenso sudanese e polvere d’oro, doni preziosi «che servivano a dimostrare il suo mo nopolio sui prodotti africani, perché il regalo»precisaconsecolaresottigliezza berbera«obbligapiùchiloricevedichi looffre» L’ultimalucedelgiorno,fred
dacomeilventochescendedallamon tagna, illumina monconi di muraglie e scheletri di magazzini dove un tempo vivevano oltre cinquemila persone Un pugno di ombre furtive passa in lonta nanza, «Guarda, sono quasi tutti neri, discendenti di ex schiavi che dopo un certo tempo venivano liberati e diven tavano parte della comunità L’Islam
è una religione includente, non siamo mica come gli americani!»
Uomini e merci, legali e illegali, continuano a traversare il Sahara come hanno fatto da sempre ma non passa no più dagli antichi porti del deserto, e molti berberi sono emigrati da que ste montagne dove sono sempre di più le donne il motore del cambiamento «All’inizio è stata dura perché questa è una regione tradizionale e gli uomini eranocontrarimaquandosonoarrivati i primi guadagni molte difficoltà sono sparite» sorride Fatima della Coopera tiveFemininecheproduceoliodiargan nella valle di Ammeln Il mondo sta cambiando anche in queste comunità chiuse come ricci tra mura di fango che le difendevano dalle scorrerie degli Uomini Blu, mura che agli abitanti di Tiznit non erano però bastatenel1912controil«SultanoBlu» El Hiba, l’ultimo colpo di vita di una sonnacchiosa cittadina dove gli orafi untempofamosiperlaloroabilitàoggi preferiscono importare economici gio ielli madeinIndia, e molti fantasticano di nuove vie transahariane davanti alla
Grande Moschea I pali appuntiti che sporgono dal suo massiccio minareto, secondo la tradizione servivano alle anime dei defunti per salire più facil mente verso il paradiso di Allah ma in realtà rievocano le moschee di Djennè e Moptì in Mali, testimonianza di un legame mai interrotto con il mondo al dilà del deserto
Ancora più a sud, un fazzoletto di terra tra il mare e la montagna ripor ta alla mente il colonialismo fuori dal tempodiSidiIfni,inutilepossedimen to occupato dalla Spagna negli Anni Trenta del secolo scorso e abbandona to nel 1969 quando i marocchini, stufi di questa ridicola enclave, chiusero la frontiera Un passato testimoniato solo da paio di edifici in stile falangista af facciatisuquellacheuntempoeraPla zadeEspañamentreunaltrofantasma dell’immaginario sahariano sopravvi ve a Guelmim dove le carovane incon travanoimercantichetrasportavanole merciafricanefinoagliemporieuropei sull’Atlantico Allora scoppiava la festa e le donne si esibivano al ritmo ossessi vodeitamburiinunadanzavagamente erotica, la guedra che ha fatto fantasti care morbosamente per decenni i viag giatori europei
Mura di una perfezione che sfio ra l’assoluto circondano ancora un ’al tra antica porta tra Marocco berbero e mondo sahariano, sono ciò che è ri masto in piedi di Taroudant il «Do no di Dio» dopo avere commesso nel 1687 l’errore fatale di sfidare il sultano Moulay Ismail, il Re Sole marocchi no Ci voleva altro però per stroncare questa «piccola Marrakech» e se oro, schiavi e avorio non ci sono più, o pas sano più discretamente altrove, il loro posto è stato preso da gadget elettro nici e stoffe quasi invariabilmente ci nesi Perché, come direbbe qualsiasi mercante del suq, quello che conta è l’arte di vendere e di comprare, e quel la,aiportidelSahara,nonglielaleverà mai nessuno
Informazioni
Su www azione ch si trova una più ampia galleria fotografica
Tafraout, la kasbah di Illigh per secoli ha governato le rotte carovaniere del Sahara occidentale; sotto, Il mercato settimanale di Tiznit, l’ultima città del Marocco prima del deserto del Sahara occidentaleIl vigneto svizzero: «un giardino tra le Alpi»
Bacco giramondo Dal Chasselas, l’alfiere vini al Pinot Nero
Davide ComoliIl ricercatore francese Jules Guyot (1807 1872), famoso soprattutto per aver messo a punto il «taglio» univer salmente usato in tutto il globo per ottenere uve di qualità, visitando i vi gneti affacciati lungo le sponde del Lemano scriveva: «Nulla è messo a dimora meglio di un vigneto svizze ro, ben allineato, rizzato, sostenuto, potato e sarchiato, questo ci fa com prendere il perché gli svizzeri non si accontentano di coltivare la vigna ma ne fanno dei giardini»
In Svizzera amiamo molto il vino e solo il due per cento della produzione viene esportato Il costo della produ zione vinicola, causa la manutenzione delle strutture e le vendemmie fatte a mano per via del territorio, incide inevitabilmente sul prezzo del vino
L’uva è da secoli presente nel no stro territorio Negli ultimi decenni abbiamo però puntato a realizzare vi ni dalla spiccata personalità, oserem mo dire unici, dedicando la massima cura a ogni grappolo, questo grazie al gruppo di enologi che si sono for mati nei centri di ricerca di Agro scope e nelle scuole di Changins e Wädenswill
Centinaia di produttori a tempo pienoequalchemigliaiodiwinelovers part time sono impegnati, malgrado i terreni ostici, a fare in modo che i loro impeccabili e spesso spettacolari vi gneti siano curati come giardini, su scitando la sorpresa e l’ammirazione di chi arriva da fuori D’altronde i vi gneti coltivati tra montagne, laghi e fiumi danno un senso di pace e non di rado il viandante si ferma stupito ad ammirare l’opera dell’uomo; mol to spesso nei nostri viaggi tra i vigne ti della Confederazione ci è capitato di esclamare: «Quanto sei bella, El vezia!» e riflettere sulla grande fati ca spesa per creare questi meraviglio si «giardini» sospesi tra terra e cielo Eppure, con fatica, i vigneti sono spesso coltivati su rilievi di non faci le accessibilità, su suoli talvolta scon volti e spianati dal ritiro dei ghiacciai, a volte ricoperti da depositi alluvio nali o sagomati dal vento Inoltre le
modeste superfici e il frazionamen to della più parte delle proprietà col tivate fanno sì che, il più delle volte, la vigna sia coltivata su dei terrazza menti, e questo spiega il perché i «vi gnerons» svizzeri misurino i loro vi gneti in metri quadrati e non in ettari come normalmente viene fatto nel re sto del mondo Non si può nemme no comparare il rendimento elvetico con la maggior parte dei vigneti eu ropei, dato che molto spesso in certe zone terrazzate, la superficie dei muri di sostegno è maggiore di quella del le vigne, e questo costringe spesso i «vignerons» a intensificare di mol to l’impianto, addirittura 15/20mila piedi per ettaro contro i 3/9mila degli altri paesi
Ci sembra quindi doveroso plaudi re i viticoltori per la tenacia e l’inge gnosità, per il loro amore per la terra, per risolvere i problemi che costante mente si presentano dai primi giorni della potatura sino all’autunno, per la lotta che ingaggiano con madre ma tura per ottenere un raccolto genero so, nonostante la variabilità dei climi e un ’abbondante fauna spesso arre cante parecchi danni alla viticoltura
Un grande lavoro affinato anche dall’intervento degli enologi che a volte sono gli stessi viticoltori i quali negli ultimi decenni hanno portato la qualità dei vini svizzeri a livelli d’ec cellenza mondiale, e le molte meda glie vinte ne sono una conferma
Molteplicità sembra essere il «motto» elvetico che, con sei regio ni produttrici di vino e 25 differenti legislazioni viticole, fa da culla a ben 252 vitigni (recensiti da una statistica ufficiale), allevati su una superficie di circa 15mila ettari, da uomini e donne con culture molto diverse
Non c’è cantone in cui non si colti vi uva da vino su terreni molto diver si; a tal proposito, la Svizzera ostenta con orgoglio i suoi vigneti coltivati al le quote più alte d’Europa Parliamo di quelle vigne che per prime s ’affac ciano sui due fiumi definiti da tutto il mondo le più antiche vie vinicole del Vecchio Continente, ovvero sul Ro
dano e sul Reno, che a breve distanza sgorgano dal massiccio del San Got tardo Flussi d’acqua usati da secoli Pollini e foglie ritrovati in alcuni villaggi del Vallese, infatti, attestano la presenza della vite almeno 200 an ni a C , ma è a La Têne (villaggio sul lago di Neuchâtel) che abbiamo con ferma dell’uso della vite per produr re una bevanda nel 450 a C Di certo sappiamo che da Marsiglia (Massalia) la vite risalendo il Rodano è arrivata sul lago Lemano per poi proseguire verso nord Nel 58 a C le legioni ro mane sconfissero gli Elvezi condot ti da Divico e portarono innovazioni nella coltivazione della vite, entrando da quello che oggi è il Ticino, pas sando il Lucomagno e arrivando in fine nella valle del Reno, nei Grigioni e via Gran San Bernardo nel Vallese Proprio nei Grigioni troviamo il più antico documento sulla vite in
Svizzera, è una donazione del vescovo Tello di Coira al convento di Disen tis (765 d C ), sebbene nei Commen tarii di Giulio Cesare, si parli di un «vinum album» con cui si rifornivano le legioni che transitavano da «Curia Raetorum» (Coira)
Un’altra data importante è il 1141, quando dei monaci cistercensi, su in vito del vescovo di Losanna, accom pagnati da monache di clausura os servanti le regole di Sant’Agostino, fondarono un convento a Rueyres, parrocchia di Saint Saphorin e insie me impiantarono le prime viti, sem bra di Chasselas, considerato l’alfie re dei vini svizzeri Questo vitigno, che è stato per anni il più coltivato in Svizzera, ha visto nel tempo il suo po sto preso dal Pinot Nero, tant’è vero che in un paio di decenni la superficie coltivata a esso destinata è diminuita del 40 per cento
Oltre ai due vitigni sopracita ti, quasi i tre quarti della produzio ne viticola comprendono il Gamay e il Merlot, ma non fatevi trarre in ingan no, viaggiando attraverso i vari can toni della Confederazione, potrete scoprire (e li conosceremo nei prossi mi articoli) che quasi ogni viticoltore coltiva e vinifica vitigni che vengo no chiamati indigeni (autoctoni), la cui origine si perde nel tempo; chic che vinificate che saranno lieti di far vi degustare, magari in mezzo all’in canto del loro vigneto: sappiate che il territorio elvetico a livello enologico è un «caveau» colmo di bottiglie conte nenti vini unici e incredibili
Unici come quei vitigni creati a partire dagli anni Venti nelle scuole elvetiche di ricerca scientifica di viti coltura chiamati «miglioratori», e che soli o in uvaggio con altri donano vi ni «esclusivi»
Ollon con i Dents du Midi sullo sfondo, di fronte alla Valle del Rodano Vista dai vigneti a nord della città (Zacharie Grossen)La
La rabbia è una delle emozioni più difficili da gestire, ma è parte inte grante del percorso di crescita
Per questo è importante insegnare ai bambini a riconoscerla e gestirla fin da piccoli, magari grazie all’a iuto di uno strumento che risulti loro simpatico come questa scatola della rabbia
Createla insieme ai vostri bambini che potranno così far mangiare la loro rabbia a questo volto mostruo so, disegnando o facendovi scrivere cosa li fa sentire arrabbiati, oppure inserendo in esso un oggetto col
legato alla loro rabbia, offrendovi così anche uno spunto per parlarne in seguito
Procedimento
Stampate e ritagliate le parti dal cartamodello (che trovate su www azione ch) e riportatele su cartone spesso Dipingete la coda e le so pracciglia di nero Dipingete anche la scatola, fondo e coperchio, di un bel rosso acceso Se necessario da te due mani in modo da ottenere una copertura ottimale Una volta asciutto, riportate sull’interno del
coperchio la sagoma della bocca e ritagliatela utilizzando un taglieri no Tagliate da un cartoncino nero (ca 120gr) due rettangoli sufficien temente grandi per coprire l’apertu ra e incollateli all’interno in modo da coprirla lasciando una fessura per inserire i biglietti Componete la vostra scatola della rabbia incollando le varie parti del volto sul coperchio Gli occhi dipin ti o rivestiti di bianco, le sopracci glia, un bel naso verde creato con il tappo di una bottiglia, dei nei ne ri Fissate tutto con la colla a cal do e aggiungete dettagli a piacere per rendere sempre più arrabbiata (ma divertente!) la vostra scatola
Per esempio pulisci pipe verdi per un bel ciuffo spettinato ad arte e qualche pom pom per aggiungere dettagli al viso
Per la coda dovete invece creare una fessura con il taglierino sulla parete laterale della scatola in maniera da poterla infilare e fissare in seguito con un po ’ di colla
La vostra scatola della rabbia è pronta Non dovete far altro che si stemarla in un angolo tranquillo at trezzato con fogli e matite colorate che i vostri bambini potranno uti lizzare liberamente per raccontare cosa li ha fatti arrabbiare e poi far mangiare questi pensieri e la loro rabbia alla scatola Buona costruzione!
Materiale
• Una scatola con coperchio
• Cartone di recupero
• Tempera o pittura acrilica rossa e nera
• Cartoncino nero
• Pennello piatto
• Matita forbici taglierino
• Pistola colla a caldo
• Un tappo delle bottiglie verde
Per la decorazione
• pulisci pipe pom pom o altro che la fantasia vi suggerisce
(I materiali li potete trovare presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do it)
Tutorial completo azione ch/tempo libero/passatempi
Viaggiatori d’Occidente
di Claudio VisentinMarrakech: un complesso gioco di rimandi e di specchi
Il piccolo Monriad si nasconde nella città vecchia (Medina) di Marrake ch, alla fine di un vicolo cieco, pro tetto dal caos e dai rumori Il riad, la caratteristica casa marocchina, è chiuso all’esterno da alti muri senza finestre Le stanze dei diversi piani si affacciano sul cortile centrale con una fontana e, se lo spazio lo con sente, un giardino È caratteristica dell’Islam questa rigida separazio ne tra spazi pubblici e privati, dove si svolge la vita familiare E tutta via sempre più spesso queste dimore tradizionali sono restaurate con cu ra e affetto da stranieri (nel mio ca so Manuela, una sorridente signora di Pavia, aiutata dal padre) La mag gior parte dei dipendenti invece so no del posto
Con una breve passeggiata attraverso i vicoli della Medina arrivo in piazza Jamaa el Fna, la più grande dell’A frica, dominata dal minareto del la moschea Kutubiyya Al risveglio della città nella piazza si allestisce il
mercato Più tardi sopraggiunge una varia umanità: chiromanti, carto manti, erboristi, cavadenti, venditori d’acqua con i larghi cappelli a fran ge, suonatori, incantatori di serpenti, ammaestratori di scimmie, danzato ri, cantastorie, musicanti e maghi Verso le quattro del pomeriggio spuntano dal nulla numerosi risto ranti di fortuna, distinti da un nu mero, gridato forte perché s’imprima nella memoria di chi passa Seguen do il consiglio di Antonella, un ’ a mica italiana trasferita in Marocco, ceno da Aisha, alla bancarella n 1 Quando la confusione e l’insisten za dei venditori diventano eccessive mi ritiro sulla terrazza dello storico Café de France, da dove contempla re lo spettacolo a distanza di sicu rezza Le voci dei danzatori gnawa risuonano sino a oltre mezzanotte In piazza Jamaa el Fna i turisti so no tanti, troppi Ma altrettanto nu merose sono le famiglie marocchine, con vecchi e bambini Qui il turismo
Passeggiate svizzere
L’isoletta Schönenwirt
L’ultima isola possibile sul lago di Zurigo l’avevo avvistata la prima vol ta, con estrema gioia, in treno verso Landquart anni fa Rivista di sfuggi ta non mi ricordo più quando, sempre dal treno, l’ho acciuffata di nuovo con lo sguardo poco tempo fa, in viaggio per trovare l’isolina del Walensee Location del finale concitato di un Tatort il millecentonovantatreesi mo episodio della serie poliziesca te desca nata negli anni settanta seguita da milioni di telespettatori anda to in onda la sera del tredici marzo di quest’anno, l’isoletta Schönenwirt che ho ora nel mirino, camminando sul lungolago appena sceso alla sta zione di Richterswil, nel 1667 appare sulla carta Gyger Nell’opera di Hans Conrad Gyger (1599 1674), considera ta un capolavoro della rappresentazio ne topografica, la si scopre spropor zionata, ovale, ombreggiata a modo e segnata come Schönen Weerd Per un
attimo apparentemente olandese, in realtà, per secoli è meglio nota come Schönenwerd: isola (Werd) bella Tran ne qui a Richterswil, comune al qua le appartiene dal 1848, dove da sem pre è conosciuta come Schönenwirt E a furia di chiamarla così, con que sto toponimo per metà oste (Wirt), l’i soletta che mi ritrovo adesso davanti, è segnata anche sulle carte ufficiali, a partire dagli anni cinquanta circa, co me Schönenwirt Mi tuffo nel lago a fianco delle rota ie, oltre le quali, sulla collina, è pie no di case e appartamenti vista isolet ta L’acqua è ventun gradi, gradevole rispetto a fuori che sono dieci Sul la mia rotta, un pescatore in barca è tutto intabarrato nel suo anorak For se, penso nuotando, nella particella di toponimo mutata da isola a oste, c ’entra la storia dell’isola osteria Se condo una leggenda, raccontata da ubriaconi morti da tempo in betto
Sport in Azione
Da king Roger a re Carlos
In attesa che Carlos Alcaraz prosegua il suo travolgente e luminoso cammi no, vorrei esprimere un giudizio stret tamente personale sull’ultimo venten nio, quello baciato dalle magie della triadeRogerFederer,NovakDjokovic e Rafael Nadal
Roger One ha vinto qualche bricio la in meno dei suoi rivali, ma per me rimane il più grande Ha saputo co struire una carriera divina basandosi sul talento, pagando un gap fisico non indifferente a Rafa e Nole Ha pro dotto un tennis che sovente sfociava nella danza, nell’arte, nell’invenzione pura In questi ultimi due anni, spes so mi sono ritrovato a pensare: «Senza di lui non me ne vogliano i suoi ri vali storici e i presunti eredi sarà un altro tennis»
Da alcuni giorni il timore è diventato una cruda realtà Non so se sarò di
sposto a rimanere per ore sul divano ad assistere a sfibranti sfide tra robu stifondocampisti Lopensoaprescin dere dal fatto che Roger e io abbiamo lo stesso passaporto Lo sciovinismo, a volte, è un cattivo consigliere Per magia, quasi a volersi sovrapporre al Sommo, è arrivato lui, Carlos Alca raz La prima volta che l’ho visto gio care ho subito pensato a Roger Gli appuntamenti successivi mi hanno confermato che il paragone ci stava Classe, forza mentale, strategia, va rietà di colpi Pareva un clone Con una differenza sostanziale: il giovane iberico è moderatamente esuberante
Il Basilese alla sua stessa età era uno sfasciaracchette seriale Due settimane fa, Carlos Alcaraz ha completato la scalata Vincendo la fi nale degli US Open contro il norve gese Casper Ruud, si è issato al pri
internazionale si è aggiunto, non so stituito, alla vita locale Uscendo dal lato settentrionale di piazza Jamaa el Fna ci si ritrova nel vasto mercato coperto (suq) Impos sibile sottrarsi alle continue offer te dei venditori e anche la contrat tazione, con i suoi tempi allungati, è un rito inevitabile Qualche ban carella ha merce scadente importata dall’oriente, ma di norma gli artigia ni di Marrakech hanno una reputa zione meritata per la qualità dei loro prodotti: tappeti, coperte, pantofole, tazze, lampade, teiere E infatti, a fianco dei turisti in cerca di sou venir, noto diverse famiglie maroc chine che acquistano prodotti d’uso quotidiano o aggiungono un nuovo tassello al corredo della figlia (com binare matrimoni in Marocco è una passione nazionale)
Poco oltre El Badi, «il palazzo in comparabile», ci si perde nell’anti co ghetto ebraico (Mellah), raccolto intorno alla piccola sinagoga È un
vivace quartiere popolare dove arri vano solo pochi turisti Sa di vero e invece gli ebrei di Marrakech (se ne contavano decine di migliaia) dopo la nascita dello Stato di Israele sono emigrati, lasciando dietro di sé solo le tombe bianche rettangolari del ci mitero Miâara
Dopo qualche giorno la città rossa (così chiamata per il colore dei suoi edifici) può dare un senso di clau strofobia Passo la sera nel lussuoso campo tendato di Agafay, a un ’ ora di distanza, alle porte del deserto di pie tra Mentre il sole tramonta, converso con l’amico Mustapha È un giovane uomo dal viso aperto, intelligente, ingegnoso Conosce sei lingue, im parate parlando coi suoi clienti I due dromedari della nonna, quand’era un ragazzino povero e portava i turisti nel deserto, sono diventati una picco la flotta di minivan Oggi Mustapha è un imprenditore turistico, ha sposa to una donna occidentale, vive in una casa nel moderno quartiere di Gue
liz, dove più forti sono i ricordi del protettorato francese (1912 1956) E tuttavia al fondo si sente sempre un berbero, un «uomo libero», secondo l’etimologia del termine Insomma chi a Marrakech andas se in cerca del Marocco vero, o au tentico, come si dice spesso, potrebbe restare deluso Ma neppure s’incon trano riproduzioni o messe in scena a esclusivo beneficio dei turisti Mi sento piuttosto catturato in un com plesso gioco di rimandi e di specchi (non a caso prodotti in gran numero qui in città) Forse penso l’iden tità può essere una prigione, mentre Marrakech è sempre stata una por ta, un grande mercato, un luogo d’in contro sulla soglia del deserto (v pag 17, I porti delle sabbie, di Enrico Mar tino), tra partenze e ritorni, dove noi europei siamo solo gli ultimi arrivati, con il vizio di fare troppe domande Il sole rosso che scende dietro le du ne di Agafay invita a fare pace con la complessità del mondo
le scomparse, c ’ era una volta sull’iso la, molto più grande di adesso, forse proprio come l’aveva rappresentata Gyger, un ’osteria allegra e deprava ta Dopo una notte tempestosa, l’o steria (Wirtshaus) era sparita e l’iso letta Schönewirt (409 m), dove metto piede adesso, uno dei primi giorni di autunno prima di pranzo, rimpiccio lita Appena salito sul pontile, a fian co del quale s’innalza un bel muro di sostegno con una nicchia vuota, tiro fuori in fretta i vestiti dal mio sacco lacustre impermeabile Mi rivesto e parto in esplorazione dell’isola di sei are e mezzo
Meta balneare estiva di nuotatori, fe staioli in barchetta, poeti locali, or nitologi bulgari, stamattina non c’è anima viva Molti canneti, diverse panchine, alcuni tavoli, un ippoca stano All’ombra del quale raccolgo una castagna che mi metto in tasca per evitare un eventuale raffreddore
Per vitamine, antocianine e flavonoi di, mi allungo a raccogliere le bacche di sambuco Nel 1912, oltre al Sam bucus nigra e all’Aesculus hippocasta num, il professor Walter Höhn Oc hsner, autore di Pflanzen in Zürcher Mundart und Volksleben (1986), con ta qui diciotto altre varietà di albe ri, quattordici specie di graminacee, una quarantina di erbe e fiori Dopo una tempesta negli anni venti, la flo ra dell’unica vera isola del canton Zu rigo, al confine con il canton Svitto, è diminuita Numerosi ceppi di vec chi alberi qua e là All’estremità nord est, nove scalini in pietra scendono nel lago che qui pare più tropicale Un alone attorno azzurrino chiaro e trasparente, tipo atollo Cerco lag giù la Lützelau e l’Ufenau ma il taglio dell’insenatura le toglie dalla vista Degni di nota, i due spogliatoi otta gonali novecenteschi in legno e tetto di coppi Uno a fianco all’altro, come
due torri di guardia tra i canneti, sono forse il segno più caratteristico della Schönenwirt: ultima puntata del feu illeton sulle isolette minori elvetiche Entro in quello degli uomini: ragna tela con ragno, splendidi ganci arrug giniti, finestra vista lago, scritte va rie tra le quali una inneggia a Ozzy Osbourne, un ’altra vaneggia qualco sa riguardo a un gruppo brasiliano di death metal formatosi nel 1984 a Belo Horizonte Sotto l’elogio dei Sepol tura, trovo poi una litania di amici in penna biro blu: Kaspar, Jano, Thea, Basil, Corinne, Beat Nello spoglia toio femminile ci sono alcune consi derazioni su Andrej con un «hahaha» conclusivo, qualcosa su uno morto qui e la presenza dello spirito dell’isola Non resisto a fare ancora un bagno da questa parte, nell’acqua più carai bica Più tardi, sotto l’ippocastano, per picnic, pumpernickel spalmati di guacamole
mo posto del ranking mondiale Il più giovaneleaderdisempre Asoli19an ni e 130 giorni Un anno e due mesi meno del precedente primatista, l’au straliano Lleyton Hewitt L’esercizio più delicato comincia ora Salire è stato difficile Restare in alto lo sarà ancora di più Alcaraz il cui cognome guarda caso è l’anagramma di Alcazar, uno degli splendidi palaz zi reali spagnoli dovrà fare i conti con tutti coloro che, sfidandolo, cer cheranno di centuplicare motivazio ne ed energia Ci proveranno Nadal e Djokovic, gli unici over 30 rimasti nella Top 10 Saranno seguiti dai rap presentantidiquellachetutticonside ravano come la Next Gen: Medvedev, Zverev,Tsitsipas,Rublevgravitanotra i 24 e i 26 anni Avranno voce in ca pitolo, senza dubbio, come in passato l’hanno avuta eccellenti giocatori co
me Andy Murray e Stan Wawrinka, che hanno provato ad assediare il ca stello dorato dei Magnifici Tre Per poter trascorrere ore di passione davanti ai teleschermi avrei una spe ranza Quella che accanto ad Alcaraz crescano anche i Federer, i Nadal e i Djokovic del futuro immediato L’ita liano Jannik Sinner, 21 anni, sa come si può sconfiggere il nuovo No1 Lo stesso Casper Ruud, che di anni ne ha solo 23, a Flushing Meadows ha mes so a dura prova la resistenza di Car los Se non nascesse una nuova triade in grado di spartirsi la torta, tra 15 20 anni, il palmares di Carlos Alcaraz potrebbe raccontare cifre da capogiro Non solo per i guadagni, ma anche e soprattutto per il numero di Grandi Slam conquistati Fino al giovedì nero in cui Roger Fe derer ha fatto la riverenza, avevo un
auspicio Anzi un umile suggerimen to al clan dei Basilesi Perché non or ganizzare a breve una sfida esibizione tra King Roger e Re Carlos? Loca tion: il Santiago Bernabeu di Madrid gremito da oltre 100mila spettatori in festa Introiti, provenienti dal botte ghino, dai diritti Tv e dal merchandi sing, da devolvere alla Roger Federer Foundation e a un ’entità benefica scel ta dall’erede al trono Pensavo, signori sbrigatevi, agite non appena il ginoc chio del nostro Mozart della racchet ta gli consentirà di rimanere in cam po con dignità Purtroppo il tempo ha espresso il suo verdetto Forse questa idea verrà al clan di Rafa Nadal Se guirei senza dubbio la sfida tra i due Spagnoli, con una lacrimuccia, ma anche con la consapevolezza che non ci sarebbe nulla di fuori posto, se non l’assenza di Roger
di Giancarlo Dionisio di Oliver ScharpfDove si muore di fame Una tremenda carestia sta travolgendo la Somalia e altre regioni del Continente, ma l’Occidente guarda altrove
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Alluvioni in Pakistan Il Paese è di nuovo in ginocchio e il Governo di Islamabad,lungi dall’assumersi le sue responsabilità, incolpa l’Occidente
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Tra scoperte e conquista La seconda puntata del viaggio alle radici dell’Europa parla di colonizzazione e della patologia del colonialismo
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Russia e Cina, un’alleanza che regge
Scatta una nuova era La Banca nazionale ha deciso un aumento del tasso di sconto dal 0,25 allo 0,50 per cento Quali le implicazioni?
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L’analisi ◆ Nei rapporti tra Mosca e Pechino però l’equilibrio sta cambiando Intanto Vladimir Putin alza il tiro in Ucraina
Federico RampiniMobilitazione parziale con richiamo di 300mila riservisti per combattere sul fronte ucraino Referendum nelle zone invase per sancirne l’annessione alla Russia Minaccia nucleare rivol ta all’Occidente Vladimir Putin non retrocede, non si prepara vie d’uscita dall’impasse in cui si è cacciato da so lo I successi della controffensiva mi litare ucraina lo costringono a fare ciò che aveva evitato finora: coinvolgere strati sempre più ampi della popola zione russa, che fin qui poteva senti re la «operazione militare speciale» in Ucraina come un conflitto limitato e distante C’è chi analizza queste ulti me mosse di Putin come dettate dalla disperazione, e non c’è dubbio che il leader russo stia creando le condizio ni per una catastrofe che ricadrà so prattutto (ma non soltanto) sul suo Paese Ma dall’inizio di questo con flitto c’è stata una tendenza in Occi dente a sovrastimare le difficoltà di Putin, a esagerare il suo isolamento, o a sottovalutare le sue capacità di te nuta Un esempio di questi errori di analisi occidentali riguarda i rapporti fra Russia e Cina È bastato qualche segnale di malumore cinese, trapela to dal vertice del 15 e 16 settembre a Samarcanda, perché molti osserva tori occidentali abbiano descritto un Putin sfiduciato da Xi Jinping, e sot to pressione da parte dell’alleato cine se per concludere la guerra Ma ogni analisi dei rapporti bilaterali fra Pe chino e Mosca deve partire dai dati fondamentali Da gennaio ad agosto la Cina ha importato 73 miliardi di euro dalla Russia, soprattutto energie fossili, con un aumento del 50% ri spetto allo stesso periodo nel 2021 In aumento anche le esportazioni cine si verso Mosca, del 9,4% Le relazio ni economiche fra i due partner sono floride e si irrobustiscono a vista d’oc chio da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina
Il vertice di Samarcanda non pas serà alla storia per un divorzio tra Xi e Putin Almeno finché si tratta di fare fronte unito contro l’Occidente, l’al leanza tra Cina e Russia regge Nei loro rapporti però l’equilibrio cambia e i segnali di tensione aumentano Xi ha costretto Putin a fare da suo por tavoce nel rivelare che esistono «pre occupazioni cinesi» su quella guerra Pechino estorce forniture energetiche a buon mercato da Mosca («i cinesi sono dei negoziatori duri», ammet te Putin) ma questi vantaggi econo mici non compensano tutti i danni di una congiuntura mondiale che pena lizza la Repubblica popolare Finora Xi avrebbe negato forniture belliche all’armata russa in Ucraina, onde evi tare che le grandi aziende cinesi pos sano finire nel mirino delle sanzioni occidentali
L’ultima volta che i due si incon trarono, il 4 febbraio ai Giochi inver
nali di Pechino, Putin deve avere for nito una versione trionfalistica della propria forza militare e delle proprie capacità di rivincita sul teatro euro peo Gli ultimi mesi hanno svalutato le sue quotazioni Però c’è un collante ideologico che resiste fra i due leader e le ideologie possono essere almeno altrettanto potenti degli interessi ma teriali Xi mantiene la narrazione per cui la guerra in Ucraina è colpa del la Nato; vede un ordine internazio nale da abbattere in quanto dominato dall’America; considera l’Occidente come una civiltà in declino irrever sibile Proclamando questa visione, Xi ha avvelenato il suo rapporto con gli Stati Uniti ma anche con l’Unio ne europea: le ultime sanzioni di Bru xelles sugli abusi contro i diritti uma ni sono un ulteriore segnale Il gelo con l’Occidente è uno dei tanti ven ti contrari che Xi deve affrontare, in sieme con un ’economia in difficoltà e gli alti costi della sua cocciuta rigidità sul Covid
Il presidente cinese è convinto che la sua ostilità verso l’Occidente non avrà ripercussioni gravi perché noi siamo incapaci di liberarci dalla no stra dipendenza nei confronti del «made in China» Per adesso questa sua certezza riceve un parziale sup porto dai dati C’è una fuoriuscita di capitali occidentali dalla Cina, però le ri localizzazioni di attività produtti ve sono ancora modeste e premiano
solo in piccola parte i Paesi occiden tali Apple sposta alcune produzioni, per ora assai poche, dalla Cina ver so il Vietnam Nei semiconduttori è iniziata una reindustrializzazione dell’America, finanziata da genero si sussidi pubblici Il 2022 si chiu derà con un ritorno negli Stati Uniti di 350mila posti di lavoro dall’estero, una frazione ancora minuscola rispet to ai milioni di posti che erano stati delocalizzati in Cina in un trentennio di globalizzazione
Xi Jinping è convinto che siamo incapaci di liberarci dalla nostra dipendenza nei confronti del «made in China»
Xi ne trae conferma che non possia mo fare a meno di lui, qualunque af fronto lui ci infligga La sua scom messa geopolitica include diversi scenari La vittoria di Putin in Ucrai na era il più favorevole per accelerare il ridimensionamento dell’Occidente Una parziale sconfitta di Putin avrà comunque «distratto» verso l’Europa risorse militari e attenzione strategi ca degli Stati Uniti; inoltre una Rus sia impoverita si vedrà condannata al ruolo di colonia cinese Pechino spera di giocarsela bene verso il mondo dei non allineati La Shanghai Cooperation Organization
quella che ha organizzato il summit di Samarcanda è un ’accozzaglia di somogenea: ne fanno parte anche In dia e Pakistan che sono fieri avversa ri fra loro; e New Delhi ha un ’ accesa rivalità con la Cina Però un indebo limento dell’influenza russa in Asia centrale accelera la penetrazione ci nese, grazie a quegli investimenti in infrastrutture (Belt and Road o Nuo ve vie della seta) che l’Occidente non tenta neppure di contrastare con una sua proposta alternativa Un’anali si lucida della Shanghai Cooperation Organization ha molto da insegnar ci Da un lato esiste un vasto mondo, perfino maggioritario, che ha deci so di non aderire alle nostre sanzioni contro Mosca D’altro lato dentro le mappe dei «non allineati» ci sono di versi Paesi che hanno comunque con dannato l’aggressione contro lo Sta to sovrano dell’Ucraina. Ci sono zone del mondo in bilico, dove l’influenza di Cina e Russia possono essere con trastate, se lo vogliamo e se mettiamo in campo i mezzi per farlo La tragedia ucraina dovrebbe gua rirci dall’ingenuità sull’onnipotenza e l’infallibilità degli autocrati Sbaglia no anche loro, almeno quanto i gover nanti delle democrazie Con l’aggra vante che i sistemi politici illiberali non hanno meccanismi interni di bi lanciamento, segnalazione e correzio ne degli errori Fa impressione quanto scrive sulla rivista «Foreign Affairs»
una ex docente della scuola di forma zione dei dirigenti comunisti cinesi, Cai Xia, che oggi vive in esilio ne gli Stati Uniti La professoressa che formò i quadri comunisti descrive Xi come un leader fallito, che accumula scelte sbagliate e al tempo stesso non è costretto a riconoscere i suoi errori perché ha eliminato tutti i rivali in terni usando metodi da boss mafioso Riguardo alla scommessa di Putin e Xi sul declino irreversibile dell’Oc cidente, un test importante si avvici na a grandi passi L’inverno sarà cru ciale per capire se abbiamo la tempra per resistere al ricatto energetico Ne gli anni Settanta le economie europee molto meno ricche di quelle attuali uscirono dai primi shock energeti ci ammaccate, ma senza danni irre parabili Oggi come allora, un mix di misure di risparmio, diversificazione delle fonti, innovazione tecnologica e transizione verso nuovi modelli ener getici, dovrebbe dare risultati analo ghi Passato il giro di boa dell’inver no, il 2023 potrà offrire il panorama di un’Europa avviata verso la «disin tossicazione» rispetto alla dipendenza da gas e petrolio russo
Un Putin indebolito sarà costretto a pagare un prezzo sempre più eleva to per l’appoggio condizionale del suo amicoXi Mailleaderhadecisochela guerra continua, addirittura con un ’ e scalation Non si sente abbandonato dai suoi amici e protettori cinesi
Il vertice di Samarcanda non passerà alla storia per un divorzio tra Xi (a sinistra) e Putin (Keystone)Intanto muore di fame Una terribile carestia travolgendo la Somalia altre Continente La siccità, internazionale è rivolta altrove
Pietro VeroneseNel 1985 due terribili notizie segna rono l’attualità africana In Etiopia raggiunse il suo culmine la spaven tosa carestia in atto già dal 1983; in Sudafrica, nel tentativo di domare la rivolta dei ghetti neri che sei an ni dopo avrebbe portato alla libera zione di Nelson Mandela, il Governo proclamò lo stato d’emergenza Nel le strade di Soweto e di altre città su dafricane, i due eventi trovarono un imprevisto punto d’incontro quando i giovani dei ghetti si misero a cantic chiare una canzone scritta in Ameri ca poco tempo prima per raccogliere fondi in aiuto alla carestia etiopica
We Are The World era stata compo sta in poche ore da Michael Jackson e Lionel Richie e prodotta da Quincy Jones Ci sono momenti, dicevano le parole, in cui il mondo deve diventa re una cosa sola Cantata insieme da tutte le più celebri star americane, da Ray Charles a Harry Belafonte a Bob Dylan, fu un successo planetario, che vendette oltre venti milioni di copie Per la verità non era un’idea origina le: l’anno prima era stato il musicista irlandese Bob Geldof a scrivere una canzone allo stesso scopo, riunendo i suoi colleghi (Sting, Boy George, Simon Le Bon, eccetera) S’intitola va Do They Know It’s Christmas ed era stataanch’essaunenormesuccesso,ri manendo a lungo in vetta alle classi fiche del Regno Unito La mobilita zione delle pop star angloamericane aveva a sua volta un motivo La BBC aveva mandato in onda sconvolgen ti reportage dal nord dell’Etiopia Le immagini delle sofferenze della popo lazione del Tigray, in particolare dei bambini, erano entrate in tutte le ca se, turbando profondamente l’opinio ne pubblica Altri network avevano seguito il suo esempio Di qui l’impe rativo di fare qualcosa, la disponibili tà degli artisti e infine quelle note che continuavano a fare il giro del mondo
Le immagini delle sofferenze della popolazione del Tigray, in particolare dei bambini, erano entrate nelle case, turbando l’opinione pubblica
Da allora sono passati circa qua rant’anni Il pianeta è infinitamen te più interconnesso rispetto a quel tempo che ancora non conosceva né Internet né gli smartphone Non c’è evento, in qualunque punto del glo bo accada, che oggi i social network non siano in grado di ritrasmettere in tempo reale all’intera umanità Ep pure della carestia che sta travolgen do la Somalia sappiamo poco o nulla Sono mesi che gli operatori umanita ri lanciano l’allarme, ma i loro appelli non riescono ad andare oltre gli ad detti ai lavori Anche in questo caso
i più esposti, le prime vittime, sono i bambini L’emozione tuttavia, e pri ma ancora l’informazione, non arri vano fino a noi Grandi siccità si sono succedute nei secoli sugli aridi altipiani etiopi ci Ma le cause di quello che accad de nel 1983 85 erano da attribuire solo in parte a eventi naturali: l’uo mo ci aveva messo molto del suo Nel nord del Paese, in Tigray, era in cor so da tempo una rivolta armata e il regime militar comunista di Addis Abeba aveva messo in atto politiche sciagurate nelle campagne Inoltre si ostinava a escludere ogni altro sog getto dalla distribuzione degli aiuti alimentari Il numero delle vittime di quella catastrofe è destinato a rima nere per sempre un’incognita Le sti
me variano dai 400mila al milione e 200mila morti Comunque la si veda, un ’ecatombe
Anche in Somalia, e nella più va sta regione del Corno d’Africa, sono adesso quattro anni filati che le piog ge tradiscono le attese dei coltivatori, mentre in altre parti del Continente si rovesciano con subitanea e scono sciuta violenza, causando inondazio ni Tuttavia gli scienziati sono qua si unanimemente convinti che questa volta le cause siano da attribuirsi al cambiamento climatico dovuto alle attività dell’uomo
Alla scarsità ormai cronica del le precipitazioni si sono assommati in questo 2022 altri fattori micidiali, che non hanno nulla di naturale Il primo è l’aumento generalizzato dei
prezzi dei generi alimentari, parte dell’onda inflativa avviata dall’accre sciuto costo dell’energia Il secondo è il blocco delle esportazioni di cereali dall’Ucraina, in atto per molti mesi a causa dell’aggressione militare rus sa Il 22 luglio scorso, con la media zione della Turchia e delle Nazioni Unite, i due Paesi hanno raggiunto un accordo in materia e le navi cari che di grano hanno ripreso a salpare dal porto di Odessa Tuttavia questo flusso è ripreso con lentezza ed è lon tano dall’essere tornato a pieno regi me Il risultato è che in molti punti di crisi le agenzie internazionali in caricate di portare a destinazione gli aiuti alimentari, come il World Fo od Programme delle Nazioni Unite, hanno dovuto ridurre le razioni di stribuite È accaduto per esempio nei campi di raccolta dei profughi in fu ga dalla guerra civile del Sud Sudan
La popolazione complessiva colpita è di quasi 7 milioni di persone, dice la Fao, e i mesi in cui la crisi è destinata a raggiungere la fase più acuta sono i prossimi tre Siccità, accresciuto costo e diminui ta disponibilità delle derrate alimen tari È questa la tempesta perfet ta al centro della quale si trova oggi la Somalia Secondo l’Unicef, sono oltre mezzo milione i bambini a ri schio di malnutrizione acuta I cen
tri nutrizionali non riescono più a fare fronte alle richieste La popola zione complessiva colpita è di quasi sette milioni di persone, dice la Food and Agriculture Organization (Fao) dell’Onu, e i mesi in cui la crisi è de stinata a raggiungere la fase più acu ta sono i prossimi tre Un incubo, ri petono gli operatori umanitari, di cui il nostro secolo non ha ancora cono sciuto l’eguale L’unico precedente, sempre in Somalia, risale al 2010 2011: quasi 260mila morti, la metà bambini Quando la carestia fu infine riconosciuta ufficialmente come tale, erano già decedute 100mila persone Bisogna aggiungere che la Somalia è il maggiore ma non l’unico Paese a rischio di una nuova ecatombe per fame: di nuovo nel Tigray etiopico, dove la guerra è ricominciata da due anni, in Sud Sudan, in Niger, in Bur kina Faso, vaste regioni si trovano in situazioni comparabili
La carestia etiopica del 1983 85 esplose in anni in cui la Guerra fred da era ancora in corso, anche se de clinante Il regime etiopico era salda mente alleato dell’Unione Sovietica ed è lecito ritenere che la grande mo bilitazione umanitaria occidenta le avesse anche un vaga motivazione ideologica Nella stagione presen te sono la guerra in Ucraina, il costo dell’energia e gli effetti del cambia mento climatico all’interno dei nostri confini a monopolizzare l’attenzione delle opinioni pubbliche europee e le risorse dei loro Governi Le sofferen ze dell’Africa sono lontane
Donne e bambini malnutriti in un campo per sfollati alla periferia di Mogadiscio in Somalia Fuggono dalla siccità (Keystone) Sotto: un bacino d acqua vuoto a Beerato, nel Somaliland regione semi autonoma della Somalia (Keystone)Il Sahel nelle grinfie di Mosca
Prospettive ◆ Anche la presenza Cina alla Francia altri Paesi
Marzio RigonalliLa solita catastrofe
Alluvioni ◆ Il Pakistan è di nuovo in ginocchio e il governo di Islamabad incolpa l’Occidente
Francesca MarinoLa Francia non esercita più nessuna influenza nel Mali, una delle sue ex colonie A metà agosto l’ultimo solda to francese ha lasciato il territorio del Paese africano, chiudendo una pagina ingloriosa della recente politica este ra di Parigi Una pagina che all’ini zio registrò alcuni successi nella lotta contro il terrorismo, ma che in segui to fu caratterizzata dalle incompren sioni e dalle rivalità fra le due capita li, e infine sfociò nell’espulsione dal Mali dell’ambasciatore francese e nel la rottura delle relazioni diplomatiche bilaterali
A metà agosto l’ultimo soldato francese ha lasciato il Mali, chiudendo una pagina ingloriosa della storia recente di Parigi
Tutto cominciò nel 2013 I gruppi ter roristici avevano occupato la parte set tentrionale del Mali e minacciavano di occupare anche la capitale Bama ko, nonché di conquistare tutto il po tere Il governo di allora chiese aiuto alla Francia e lo ottenne Parigi avviò in tempi brevi l’operazione «Serval», ossia l’invio di una forza multinazio nale a guida francese, su mandato del le Nazioni Unite All’inizio i soldati inviati furono tremila; poi divennero cinquemila e l’operazione fu chiama ta «Barkane» I militari vennero ac colti con entusiasmo dalla popolazio ne e con ripetuti festeggiamenti Nel febbraio del 2013, l’allora presiden te François Hollande, in viaggio nel Mali, venne applaudito nelle vie di Bamako e dichiarò che stava vivendo il più bel giorno della sua vita politica
L’accoglienza festosa, però, non durò molto tempo L’attività dei ter roristi non cessò, i rapporti tra i mi litari francesi e le autorità maliane divennero tesi e la popolazione, con dizionata dalla propaganda del Go verno, cominciò a non più sopportare la presenza dei militari stranieri Nel 2020 ci fu un primo colpo di stato mi litare, seguito da un secondo colpo di stato militare, avvenuto nel maggio del 2021 I due putsch diedero ulterio re fuoco ai rapporti tra i nuovi diri genti maliani e il Governo francese,
e portarono all’espulsione dell’amba sciatore di Parigi, nonché alla decisio ne dell’Esagono di ritirare tutti i mili tari dal territorio maliano Dietro al progressivo deteriora mento dei rapporti tra la Francia e il Mali, e alla loro rottura diplomati ca, si annidano rivalità geostrategiche che mettono in primo piano la Rus sia di Putin e che si estendono a tutti i principali Paesi del Sahel, dal Mali al Niger, dalla Mauritania al Ciad e al Burkina Faso I militari che sono al potere a Bamako hanno concluso ac cordi con i mercenari del gruppo Wa gner che, come è noto, sono finanziati dal Cremlino Si calcola che un mi gliaio di questi mercenari sia presente in Mali Sono molto attivi, non sol tanto militarmente, ma anche con le campagne di disinformazione e con vari tentativi di nuocere alle potenze rivali della Russia, agendo con i me dia sulle popolazioni locali Il gruppo Wagner è presente nella Repubblica Centrafricana, nel Sudan e in Libia Si è installato nel Mali e adesso tenta di fare la stessa cosa nel Burkina Faso La Russia sta perseguendo una stra tegia di influenza aggressiva in que sta parte del Continente africano Lo fa, oltre che appoggiandosi sul grup po Wagner, anche concludendo ac cordi militari con più Stati e usando strumenti informativi come il canale televisivo «Russia Today»
Mosca non ha molto da offrire sul piano finanziario e commerciale, ma primeggia su quello militare e de gli armamenti La Russia è il primo fornitore di armi al Continente afri cano E la volontà di «conquista», di mostrata dai dirigenti del Cremlino, ha già raccolto qualche frutto a livel lo diplomatico Per esempio lo scorso 2 marzo, quando l’Assemblea genera le dell’Onu votò una risoluzione che denunciava l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, su 54 Stati africani, 17 si sono astenuti e una decina non ha partecipato al voto
Anche la presenza della Cina in Africa pone problemi alla Francia e ai Paesi occidentali che operano nel Continente Pechino è il primo part ner commerciale del Continente afri cano, un partner ben più importante degli Stati Uniti o dell’Unione euro
pea Le aziende cinesi sono molto at tive e godono di un forte appoggio da parte dei governanti cinesi Numerosi e importanti sono stati gli investimen ti effettuati finora, per esempio nei trasporti, nelle vie di comunicazio ne marittime e terrestri, o da parte di un colosso tecnologico come Huawei nelleinfrastrutturedigitalilocali An che sul piano della propaganda la Ci na si è attivata, con una rete di gior nalisti corrispondenti e la presenza sul Continente di una sessantina di isti tuti Confucio Con la sua politica ag gressiva di penetrazione, la Cina si è così creata uno spazio che le consente di guardare al futuro con ottimismo e che, probabilmente, le permetterà di rafforzare ulteriormente la sua presen za in Africa
Intanto la Francia, dopo il ritiro dal Mali, ha rafforzato la sua presenza militare nel Niger e continuerà a svol gere attività di antiterrorismo Parigi ha dichiarato di voler intervenire an che nei Paesi vicini al golfo di Gui nea ossia Ghana, Benin, Nigeria, Ca merun Come ex potenza coloniale, la Francia vuol mantenere la sua presen za nella regione, per tentare di salva guardare la sua influenza storica Ci riuscirà? Il fallito intervento nel Ma li le consentirà di trarre i dovuti inse gnamenti? Il Sahel è un terreno ferti le per le tensioni e i conflitti Il livello di sviluppo della regione è uno dei più bassi nel mondo Il 40% della popola zione vive sotto la soglia della pover tà e la metà non ha accesso all’acqua potabile Più della metà della popola zione ha meno di 30 anni Due milio ni di persone hanno dovuto fuggire le violenzeeabbandonarelelorocase In questo contesto la presenza di milita ri stranieri, soprattutto se provengono da una ex potenza coloniale, non aiuta a risolvere i problemi Crea antipatie e risentimenti, che vengono sfruttati dai gruppi terroristici e dalle dittature militari Altre vie meritano ora di es sere approfondite e seguite Per esem pio quella di impiegare i militari sol tanto come appoggio alle richieste dei Governi sul posto e, soprattutto, la via che deve portare ad assegnare più mezzi e più aiuti concreti occidentali allo sviluppo e al futuro delle popola zioni locali
Millecinquecento morti, trentatré milioni di persone rimaste senza un tetto Il quindici per cento circa della popolazione del Pakistan ha subito e subisce in un modo nell’altro le conse guenze della peggiore alluvione del la sua storia recente: è rimasta senza casa e priva di mezzi di sussistenza I raccolti sono andati distrutti, in par ticolare quelli di riso, cotone e gra no Oltre al raccolto delle cipolle, di cui circa il settanta per cento è andato perduto E, se si considera che il Paki stan produce il 5 per cento del cotone, il 9 per cento del riso e il 2,5 per cento della produzione globale di grano, è molto probabile che la «catastrofe bi blica» che ha colpito il Paese abbia un impatto non da poco anche sul resto del mondo Per quest’anno ma anche per il prossimo, visto che il grano, in Pakistan, si semina da ottobre a di cembre Si stima anche che circa otto centomila capi di bestiame siano an dati persi Il cibo scarseggia e i prezzi sono andati alle stelle, aumentati in alcuni casi anche del 500 per cento, tanto che Islamabad sta pensando, tra le polemiche da tutte e due le parti del confine, di riaprire il commercio con l’India per importare pomodori, pa tate e cipolle
Il Pakistan produce il 5 per cento del cotone, il 9 per cento del riso e il 2,5 per cento della produzione globale di grano
Scarseggiano anche le medicine e ne gli accampamenti dove soggiornano gli sfollati stanno scoppiando epide mie di dengue, malaria e infezioni legate alle scarse condizioni igieni che e all’acqua contaminata È arri vata in Pakistan Angelina Jolie, di nero vestita, per «testimoniare sulle reali condizioni nel Paese», come an che il segretario generale delle Na zioni Unite Antonio Guterres il qua le, seguendo la geniale trovata della ministra pakistana per l’Ambiente Sherry Rehman, incolpa dell’accadu to il cambiamento climatico E chie de per il Pakistan la cancellazione dei debiti e un risarcimento da parte dell’Occidente tutto E così, come al solito, a Islamabad e dintorni la tra gedia si trasforma in farsa Perché il Paese, come sanno anche i bambini, è terra di terremoti e alluvioni Per ché nei registri della Federal Flood Commission la Commissione per le alluvioni il primo evento catastro
fico registrato risale al 1950 (il Paki stan è stato creato nel 1947) L’ultima «catastrofe biblica» risale al 2010; nel mezzo, le normali alluvioni che col piscono ogni anno il Paese Nel 2010 le agenzie internaziona li hanno mandato aiuti di ogni gene re, gli Stati Uniti hanno stanziato più di un miliardo di dollari e hanno fi nanziato per due anni la ricostruzio ne di case e infrastrutture Non solo, hanno fatto pressione sulle agenzie internazionali affinché al Pakistan fosse cancellato parte del debito pub blico e affinché l’Occidente si attivas se per portare soccorsi Risultato: do dici anni dopo non è cambiato nulla Anzi, semmai la situazione è peggio rata Non per via del cambiamento climatico, ma perché per esempio i soldi per la ricostruzione sono finiti nelle tasche dei soliti noti La Natio nal Disaster Management Authority si è ben guardata dal creare un pia no per le emergenze o dal rifornir si di canotti: tutto è continuato come prima Non solo Alle organizzazio ni umanitarie, con poche eccezioni, non viene ancora permesso di operare direttamente nelle zone colpite Per legge, da quando si è saputo che a ri velare l’indirizzo di Osama bin La den era stato un operatore umanita rio, a poter scendere in campo sono solo alcune organizzazioni locali de signate Legate all’esercito, ai politi ci o in qualche caso a organizzazio ni terroristiche protette dall’esercito e dai politici
Nelle zone più colpite, come il Be lucistan, solo all’esercito (e alle orga nizzazioni terroristiche) è permesso di operare Eppure, come da copio ne, il governo di Islamabad incolpa l’Occidente chiedendo non opere di bene ma denaro sonante Senza fare parola del convitato di pietra: la Cina Responsabile di buona parte dell’in quinamento del Pakistan (che già di suo va a carbone), della infima quali tà delle infrastrutture e della costru zione di quartieri cittadini, strade e centrali in zone a rischio La Cina che, rassicurati i «fratelli» pakistani dell’amicizia eterna e «dolce come il miele», ha inviato sentite condoglian ze, 57 milioni di dollari e se ne è la vata le mani Costringere Islamabad, per una volta, a prendersi le proprie responsabilità, facendo gestire ai do natori sia gli aiuti sia la ricostruzio ne, non sarebbe male Per una volta almeno la popolazione riceverebbe dei benefici concreti invece di ritro varsi, come sempre, sott’acqua e sen za più nulla
Soldati francesi che ritornano a casa (Keystone) Istantanea dalla città di Lahore (Shutterstock)Coccole in confezione maxi
Politiche di rapina e sfruttamento sono discese dall’avidità e dalla convinzione della nostra presunta superiorità
In epoca rinascimentale l’Europa, nel momento stesso in cui la sua élite in tellettuale riscopre il retaggio dell’età classica facendone il fondamento del la nuova cultura, vuole dunque perfe zionare la conoscenza del globo terre stre Dal Mediterraneo, che fu la culla e il baricentro della civiltà occidentale e ancora esercita una funzione di cer niera fra tre Continenti, l’attenzione si sposta verso l’Atlantico e gli altri oce ani Con i loro velieri dotati di busso la e astrolabio per orientarsi fra i punti cardinali e calcolare la posizione, i na vigatori si avventurano sulle nuove vie del mare Le prime spedizioni esplo rative partono dal Portogallo e porta no alla scoperta delle isole Canarie, più tardi dell’arcipelago di Madeira e delle Azzorre I portoghesi visitano la costa occidentale africana ed è pro prio un navigatore partito da Lisbo na, Vasco da Gama, che si spinge fino al Capo di Buona Speranza, raggiun ge l’Oceano Indiano e inaugura la via marittima dell’India
Dopo essersi sbarazzata della pre senzaaraba,laSpagnaavviaasuavol ta un’intensa politica marittima, per esempio finanziando i viaggi di Cri stoforo Colombo verso il misterioso Continente che viene inizialmente identificato come Asia È l’America invece, ma l’errore avrà conseguen ze tenaci fino ai nostri giorni Non a caso gli abitanti originari del nuo vo Continente vengono ancora oggi chiamati indiani, così come «indios» sono gli autoctoni dell’America cen trale e meridionale Ma ormai la stra da è aperta e l’intera costa orientale del nuovo Continente viene esplorata mentre avventurosi coloni europei vi fondano i primi insediamenti ricac ciando verso l’interno le tribù indige ne Un’accesa rivalità divide Spagna e Portogallo, finché la mediazione pontificia mette fine al dissidio fra le due potenze cattoliche tracciando
una linea che assegna al Portogallo quello che oggi chiamiamo Brasile, agli spagnoli gli altri nuovi territori Comincia così a delinearsi un’Ame rica centro meridionale tipicamen te iberica
I meccanismi della storia hanno invertito la corrente, avviando verso di noi moltitudini di migranti
Per l’Europa è l’avvio di un ’ era nuo va Mentre la spedizione di Ferdi nando Magellano, portoghese al ser vizio della Spagna, per la prima volta circumnaviga la Terra, altri Paesi si affacciano sugli oceani Gli olandesi puntano sull’America e sugli arcipe laghi che separano l’Oceano Indiano dal Pacifico, dove li attrae il richia
mo delle preziosissime spezie Gli in glesi e i francesi vanno a contrasta re l’egemonia spagnola in America e s’inoltrano nelle incognite dell’Afri ca, mentre in Asia si avvicinano al le misteriose potenze preesistenti, a cominciare dal grande impero cine se e dal Giappone, che vive rinchiu so in sé stesso sul margine occidenta le del Pacifico Sono civiltà raffinate, protette da consolidate entità stata li, tali da far vacillare la diffusa vi sione dell’Europa come centro del mondo L’incontro fra quelle civiltà e la nostra potrebbe essere vivificante per tutti, e in parte lo è, ma l’inter scambio culturale è ostacolato dalle politiche commerciali Come troppo spesso accade nella storia, gli interes si prevalgono sui valori A questo punto s’inizia un tra vaso demografico, l’Europa sovrap popolata riversa una parte di sé nel
le nuove terre oltremare Gli inglesi e i francesi piantano le loro bandie re nell’America del Nord, affrontan dosi in sanguinosi conflitti I britan nici si fanno strada anche in India, un giorno faranno propria l’Austra lia Poi perdono le colonie americane che saranno il nucleo originario degli Stati Uniti, una decolonizzazione vo luta non dalle popolazioni originarie ma dagli stessi coloni, quasi tutti di ascendenza britannica, ansiosi di re cidere il legame con Londra L’Africa viene spartita fra le potenze europee ma soltanto alcune avviano, come la Francia, politiche di popolamen to La povertà e le guerre innescano un flusso umano dall’Europa centra le all’America Una spaventosa care stia favorisce la nascita di una folta comunità irlandese negli Stati Uni ti La miseria diffusa alimenterà più tardi una forte corrente migratoria dall’Europa meridionale, in partico lare dall’Italia, diretta verso le Ame riche Si tratta di invasioni pacifiche, lontanissime dallo spirito coloniale
Questi eventi fanno sì che l’im pronta della vecchia Europa sia ri conoscibile in ogni parte del mondo La sua presenza negli altri Continen ti è tutt’altro che un processo indolo re, l’attrito con i locali innesca rivolte, guerre, spietate rappresaglie Spesso i coloni europei sono costretti al rim patrio, come i francesi dall’Algeria e gli italiani dalla Libia Il termine «co lonia» ha attraversato la storia modifi cando il suo significato fino a stravol gerlo Un tempo indicava il pacifico insediamento di coloni, appunto: non a caso queste parole derivano dal lati no «colere», coltivare
Più tardi «colonia» è divenuto il termine identificativo dei territori soggetti al dominio di poteri estranei e lontani, ovviamente sgradito alle maggioranze autoctone, vittime spes so di brutale sfruttamento Nei nostri giorni assistiamo a un capovolgimen to dei flussi È una nemesi grandiosa e inquietante che una volta ancora ri mescola i caratteri distintivi dei po poli: se l’incontro con le altre culture ha contribuito nei secoli a plasmare la nostra identità di europei, ora stanno contribuendo a farlo, lo si voglia o no, i meccanismi della storia che hanno invertito la corrente, avviando verso di noi moltitudini di migranti, qua si tutti ex sudditi coloniali in cerca di riscatto economico e sociale
Cristoforo Colombo a bordo della Santa Maria durante il suo primo viaggio verso il nuovo mondo (Shutterstock)Addio agli interessi negativi ◆ La Banca nazionale
Ignazio BonoliLa Banca nazionale svizzera (Bns) ha deciso lo scorso giovedì un aumento del tasso di sconto Di fatto, per la pri ma volta dopo gli ultimi anni di tas si negativi, il tasso torna in territorio positivo L’aumento è piuttosto consi stente: il nuovo tasso di sconto alme no per il momento sarà dello 0,50%, al posto del precedente 0,25% Il passo compiuto è importante soprat tutto quale indicatore delle intenzio ni dell’autorità monetaria di ridurre la moneta in circolazione per contra stare la tendenza all’inflazione, cioè all’aumento dei prezzi Dell’efficacia della misura si potrà dire soltanto tra qualche tempo, poiché molto dipen derà dall’atteggiamento dei merca ti finanziari Ora però la Bns si tro verà di fronte a un grosso problema Dovrà pagare un interesse sui depositi delle banche invece di incassare, co me finora, gli interessi negativi Non si tratta di poca cosa, perché il bilan cio della Bns è cresciuto negli ultimi anni in modo vistoso Si parlava già di bilancio eccessivo quando aveva raggiunto il livello di 700 miliardi di franchi, ma nel febbraio del 2021 la somma superava i 1’000 miliardi e nel maggio del 2022 era salita a 1’070 mi liardi di franchi
Se confrontata con il Pil svizzero, questa somma è del 140% Propor zione enorme rispetto a quella di al tre banche centrali: per la Banca cen trale europea si tratta di circa la metà
e per la Fed americana soltanto di un quarto Questo aumento è dovuto in gran parte all’abbandono (15 febbraio 2015) della difesa di un tasso di cam bio minimo del franco contro l’eu ro, mantenuto fino a quel momento a 1,20 franchi per un euro (ed è appun to per frenare l’attrattività del franco all’estero che la Bns ha introdotto gli interessi negativi; anch’essi contribu iscono però all’aumento delle somme di bilancio attualmente con 11,3 mi liardi di franchi) Il risultato fu però un freno all’investimento in franchi svizzeri soprattutto dall’estero e un incentivo alle imprese svizzere a in vestire all’estero A posteriori anche
gli ambienti economici e sindacali, che avevano criticato la mossa, han no dovuto ammettere che la stessa ha contribuito alla stabilità del fran co svizzero, che può anche contare su un differenziale di inflazione notevo le: 3,5% in Svizzera, 9,1% nell’Unione europea Così anche il rafforzamento del franco sull’euro non ha più solle vato grandi timori Ora però la Bns si trova di fron te a un altro grosso problema Dopo gli utili realizzati in passato (138 mi liardi di franchi dal 2015 al 2021), ha dovuto subire nei primi sei mesi di quest’anno una perdita di 95 miliar di di franchi È probabile che il bi
lancio 2022 chiuderà pure in perdi ta Questo potrebbe significare che la Bns non verserà più i soldi concor dati con Cantoni e Confederazione Anche in questo caso la posta in pa lio non è di poco conto I versamen ti, nella misura globale di 23 miliardi di franchi, hanno contribuito ad alle viare le perdite dovute alla pandemia e hanno fornito un sostegno all’Avs, tramite la Confederazione La nuo va situazione spegnerà probabilmen te le voci che chiedevano la creazione di un fondo statale che avrebbe per messo alla Confederazione di presen tarsi sui mercati internazionali quale investitore in progetti strategici, che avrebbero fornito buoni rendimen ti, mediante i quali favorire il finan ziamento delle infrastrutture svizzere o l’Avs La stessa somma di bilancio della Bns creava qualche preoccupa zione Voci che però finora non hanno avuto il necessario sostegno politico Tuttavia resta sul tappeto l’iniziativa che chiede di versare all’Avs gli utili particolarmente elevati e tutte le en trate dovute agli interessi negativi Tra gli effetti negativi della politica monetaria degli ultimi anni si cita vo lentieri l’aumento del prezzo delle ca se, la cui domanda è cresciuta grazie ai tassi di interessi molto bassi Sull’al tro fronte i risparmiatori si sono visti scomparire le rimunerazioni dei capi tali a risparmio Anche le casse pen sioni si sono trovate in difficoltà con
il finanziamento delle rendite e si at tendevano già da un paio d’anni un aumento dei tassi di interesse Han no così investito in azioni e immobili, aumentandone l’offerta, ma sempre a prezzielevati Soloconlapubblicazio ne in ottobre dei risultati trimestrali, o meglio ancora con i bilanci di fine an no, si potrà vedere quale sarà la nuo va situazione della Bns e quale politica adotterà in futuro È comunque sicu ro che l’aumento del tasso di sconto proseguirà, almeno finché continuerà la politica di freno delle altre banche centrali Si prevede che in Svizzera il tasso di sconto potrebbe salire almeno fino all’1,5%, solo di poco sotto quello precedente la crisi finanziaria
Il tasso di sconto potrebbe salire almeno fino all’1,5 per cento, solo di poco sotto quello precedente la crisi finanziaria
Un eventuale ritorno alla normalità è tuttavia difficile da prevedere La Bns dovrà comunque trascinarsi per qualche anno un bilancio eccessivo In caso contrario dovrebbe acquistare molti franchi, contro euro e dollaro, rischiando un rafforzamento del fran co Per contro la migliorata rimune razione delle riserve potrebbe nuova mente permettere un versamento di utili a Confederazione e Cantoni
Lindt ora in azione o da da soli
K e y s t o n eIlMercatoelaPiazza
Quando a crescere sono i «bad jobs»
Stando alla statistica trimestrale na zionale, dal 2010 al 2020 l’effetti vo delle persone occupate è salito in Ticino da 212’200 a 231’900 unità Il tasso di aumento annuale dell’occu pazione, in questo periodo di relativa stagnazione economica, è stato pari allo 0,85% Eccezionale! Nel medesi mo periodo di tempo la popolazione attiva residente (ossia quelle persone che avrebbero potuto essere occupate nell’economia cantonale) è diminuita da 175’900 a 174’700 unità Stando a queste statistiche, quindi, per equili brare l’offerta e la domanda di lavoro, l’effettivo dei frontalieri avrebbe do vuto aumentare, tra il 2010 e il 2020, di 20’900 unità (19’700 per l’aumenta to fabbisogno più 1’200 in seguito alla diminuzione della popolazione attiva residente) Se diamo un ’occhiata alla loro statistica ci accorgiamo che l’au mento tra il 2010 e il 2020 è stato in effetti pari a 23’750 unità Siccome le statistiche sul mercato del lavoro so
In&Outlet
no tutte derivate da inchieste e non da censimenti a tappeto, possiamo affer mare che la differenza tra l’aumento segnalato dalla statistica dei frontalie ri e quello che si può stimare parten dodaidatisull’occupazioneedaquelli concernenti la popolazione attiva resi dentenonèeccessiva:l’ordinedigran dezza è il medesimo Nei media can tonaliquestaevoluzionevienedisolito commentata con apprezzamenti di natura contraddittoria Ogni qualvol ta l’Ustat rende noto che l’occupazio ne è aumentata, il coro dei commen ti è all’unisono positivo Quando poi escelastatisticatrimestraledeifronta lieri che segnala un ulteriore aumento del loro effettivo i commenti sono o neutrali o negativi Sono invece vera mente poche, anche tra i ricercatori, le voci di coloro che giudicano in modo negativol’andamentoglobaledelmer cato del lavoro ticinese E ancora me no quelle di chi si domanda perché e dove l’occupazione continua a cresce
L’ultimo saluto alla Regina
Sono stato a Londra per il funera le della regina Non ero ovviamente ammesso a Westminster Abbey, così ho scelto di seguire la cerimonia da vanti a un maxischermo E mi sono reso conto che il vero rito non era il funerale, era la coda per assistere al funerale Le immagini tv non han no reso l’idea Non potevano resti tuire l’immensità e l’intensità della partecipazione popolare Il funera le di Elisabetta non è iniziato alle 11 del mattino, ora inglese, ma alle 23 di domenica, quando la gente è co minciata a uscire dalla metropolitana e ad avviarsi a piedi verso Westmin ster Code per lasciare le borse e farsi perquisire Code per avvicinarsi al sa grato Code per guadagnare un maxi schermo su cui seguire la cerimonia, con la sensazione di non essere uno spettatore ma un coprotagonista Non è stata una notte triste La folla si è
fatta compagnia raccontando chi un aneddoto, chi un ricordo, chi la sto ria della propria famiglia, offrendosi a vicenda dolci, tè e pure birra Tut to il Commonwealth giamaicani e ghanesi, canadesi e australiani era rappresentato, a conferma di una delle conquiste politiche di Elisabetta: tra sformare un impero in una comunità e fare di Londra la capitale più mul tirazziale e meno razzista del mondo Gli inglesi hanno commentato con ironia l’incontro tra gli ex premier su perstiti David Cameron ha trovato il rivale che l’aveva fatto fuori, Boris Johnson Tony Blair è arrivato insie me a John Major che sconfisse alle elezioni del 1997 e a Gordon Brown, a cui 10 anni dopo dovette cedere malvolentieri il posto Theresa May non se l’è filata nessuno Tutti hanno calpestato la lapide che ricorda Win ston Churchill e quella più piccola in
Il presente come storia
Credere, obbedire e… marciare
L’Italia frastornata dal voto anticipa to ricorderà tra circa un mese il cente nario della marcia fascista su Roma: 28 ottobre 1922 Per una parte del Paese sarà occasione di celebrazio ne, per un ’altra di esecrazione Toc cherà al nuovo Governo, se già in sediato, dare il tono alla ricorrenza Il fantasma di Mussolini non è mai del tutto sparito dal proscenio politi co della penisola: vedremo sotto quali forme riapparirà nel corso delle ini ziative ottobrine Il Duce è comun que oggetto di attenzioni crescenti già da qualche mese: se ne stanno oc cupando tutti, televisioni e giornali, pubblicisti e storici Anche l’editoria è in grande fermento, con riedizio ni di testi classici e nuovi titoli Ma, si sa, ogni generazione avverte il bi sogno di ripensare il passato a modo suo, secondo le esigenze, gli equilibri e gli umori del momento E il 2022 è un anno particolarmente significati
vo per i cambiamenti che si profilano all’orizzonte
Nel canton Ticino di un secolo fa quella prova di forza passò quasi del tutto inosservata: notiziole, qualche colonnina dell’agenzia Stefani, rari i commenti e tardivi Solo il quoti diano socialista «Libera Stampa» de nunciava le dilaganti aggressioni de gli squadristi Le prime pagine erano occupate dalle elezioni al Naziona le (29 ottobre) e dalla votazione per modificare sul piano costituziona le la nomina del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio (5 novembre) In queste due occasioni politici e redat tori (che spesso riassumevano in sé la doppia funzione) se le davano di santa ragione Molto più clamore aveva in vece sollevato la marcia che Gabriele D’Annunzio aveva orchestrato con i suoi legionari nel 1919 per annettere la città adriatica di Fiume (oggi Ri jeka, in Croazia) al Regno d’Italia,
re Ora, in seguito a stime sull’evolu zione di domanda e offerta di lavoro nei prossimi cinque anni, ci si è accor ti che, con grande probabilità, il fabbi sogno di manodopera supplementare delle aziende ticinesi sarà concentrato in rami e professioni che non richie dono un livello alto di formazione o specializzazione, quelli che gli spe cialisti del mercato del lavoro defini scono con il termine di «bad jobs» Si tratta di occupazioni, frequentemente di natura precaria, che non richiedono qualifiche particolari e che, in gene rale, sono mal remunerate Che nelle condizioni di sviluppo attuali si crei no soprattutto posti di lavoro di que sto tipo è un fenomeno che gli specia listiattribuisconoallaterziarizzazione dell’apparato di produzione Senza voler entrare nei dettagli di una spiegazione, che sicuramente ha bisogno di essere confermata nel ca so specifico, ricorderemo che salvo eccezioni la produttività dei rami
del settore terziario è inferiore a quel la dei rami del settore secondario È per questa ragione che le remunera zioni del terziario sono di solito infe riori a quelle del secondario Un mu sicista con diploma di conservatorio, se deve vivere solamente dell’introito dei suoi concerti, guadagna annual mente certamente meno della metà di quello che può guadagnare un opera io metallurgico Anche in questo caso vale la clausola salvo eccezioni E non parliamo di altre occupazioni in net ta crescita come i «riders», fornitori di pizze a domicilio, o le badanti Inoltre la terziarizzazione dell’apparato pro duttivo ha condotto a un aumento im portante della quota di indipendenti, non da ultimo nel digitale In molti casi si tratta però di persone che of frono servizi alla popolazione in mi cro aziende che faticano a far quadra re i bilanci a fine anno Infine, in Ticino, la ristrutturazione di un settore dei servizi ad alta pro
duttività come quello finanziario ha a sua volta contribuito a ulteriormen te frenare l’aumento delle remunera zioni Queste tre tendenze sono re sponsabili per la diffusione dei «bad jobs» Questi non sono però solo posti di lavoro poco o mal remunerati So no anche posti di lavoro che offrono ai lavoratori dipendenti condizioni di occupazione precarie, caratterizzati in particolare da bassi livelli di occupa zione, non di rado inferiori al 50% È chiaro che questa situazione non cor risponde alle aspirazioni dei lavorato ri, in particolare a quelle dei giovani che, anno per anno, entrano nel no stro mercato del lavoro e che cercano occupazioniatempopieno,benremu nerate e con ottime possibilità di car riera Ma non è facile consigliare che cosa si dovrebbe fare per modificare le tendenze in atto Quel che è cer to è che non basteranno limitazioni dell’immigrazione o del frontalierato per risolvere il problema
onore di Clement Attlee, «primo mi nistro 1945 1951 e per vent’anni leader del Labour Party» Attorno al maxi schermo erano quasi tutti indiani, pa chistani, bengalesi, srilankesi Guar davano incantati l’apparato di divise, armi e medaglie I Beefeater, i vete rani in sedia a rotelle, le guardie con il berretto di pelo d’orso e i dragoni dal pennacchio bianco Un esercito all’apparenza da operetta; in realtà un esercito che non perde una guerra da 250 anni, dai tempi della Rivoluzione americana E questo perché la Gran Bretagna o almeno l’Inghilterra è un Paese unito, pragmatico, alieno alle ideologie totalitarie, in cui fino al 1917 non esisteva la coscrizione obbligato ria I pachistani filmavano con il tele fonino, ogni tanto davano le spalle al lo schermo per un selfie Non era solo un modo per dire: noi c ’ eravamo Era il loro modo di dire: facciamo parte
di questo Paese, il sindaco di Londra è uno di noi, ed Elisabetta era anche la nostra regina Quando è comparso il feretro di Eli sabetta d’istinto tutti hanno chinato il capo Il nuovo re, sua sorella An na, suo fratello Edoardo, tutti in alta uniforme con la spada, hanno salutato la madre militarmente Lo stesso ha fatto William, l’erede al trono Non hanno potuto fare il saluto militare né Andrea né Harry Non erano in divi sa ma in tight Harry, a differenza del fratello, il soldato l’ha fatto davvero, in Afghanistan, ma si è chiamato fuo ri dalla famiglia e ora è sempre in se conda fila, come Meghan Markle Il feretro della regina è passato sotto gli occhi delle statue di suo padre, di sua madre, del suo primo capo di Gover no, Churchill All’ingresso nell’ab bazia i militari si sono tolti il berret to, gli altri si sono alzati in piedi Le
giubbe rosse che portavano il corpo di Elisabetta hanno girato attorno alla lapide del milite ignoto passano da vanti alle tombe di Newton, Darwin e Hawking e l’hanno deposto all’in crocio tra il transetto e la navata cen trale Qui Elisabetta II nel 1953 era stata incoronata Alla fine della ce rimonia, sono andato a Green Park, trasformato in un memoriale all’aper to di Elisabetta Il luogo era affolla to Sul prato gli inglesi avevano depo sto migliaia di mazzi di fiori e lettere Tante erano scritte da bambini, che avevano disegnato l’incontro di Eli sabetta con l’orsetto Paddington E in quasi tutti i disegni i piccoli si identi ficavano nell’orsetto, mentre vedeva no nella monarca una nonna o meglio una bisnonna, tenera e sorridente La ricorderanno così e sarà forse il loro primo ricordo pubblico, di una cosa accaduta non solo a loro ma a tutti
di Orazio Martinettiin aperta violazione degli accordi di pace L’impresa era stata seguita con trepidazione dagli irredentisti ticine si, i quali avevano inviato al Vate un messaggio grondante ammirazione e «pathos»: «Da Bellinzona sentinel la di italianità un fervido saluto a G D’Annunzio da un gruppo di giovani ticinesi» D’Annunzio non solo non ignorò l’omaggio, ma rispose ai gio vani alimentando la speranza con pa role che alludevano a una non remota redenzione: «Il mio pensiero è con voi e con la vostra Terra le vostre più belle albe non sono ancora nate» Nel contempo prendevano piede anche a Mendrisio e Lugano i primi fasci di combattimento esteri, intenti ad in scenare provocazioni e tafferugli; an che il primo discorso che Mussolini tenne alla Camera nelle vesti di de putato il 21 giugno del 1921 suscitò al larme in tutta la Confederazione: so prattutto il passaggio in cui il futuro
Duce rammentava che il confine na turale e sicuro dell’Italia era da collo carsi al Gottardo
Per il resto era opinione diffusa che l’Italia avesse bisogno di una guida ferma e inflessibile che finalmente ri mettesse in carreggiata il Paese, do po un periodo turbolento segnato da scioperi, occupazioni di fabbriche, as salti a tipografie e camere del lavoro, scontri di piazza e uccisione di sinda calisti Di questo ritrovato sollievo si fece interprete il «Corriere del Tici no» nell’edizione dell’8 novembre del 1922: «( ) non si può mancare di ri levare da questo giornale il tono delle cortesie scambiate tra l’on Mussoli ni e l’on Motta Lo stesso comunica to del Dipartimento politico federale dava al fatto grande rilievo; ed è bene sperabile che lo stesso valga a togliere, finalmente, ogni ombra recente o lon tana nei rapporti tra la Svizzera e l’I talia Abbiamo ferma e sincera fidu
cia che, dagli ultimi avvenimenti, stia per prendere vita, ai confini meridio nali, uno Stato le cui assicurate fortu ne nell’unità e nel fermo ordine rag giunti, saranno pegno di sicurezza e di utili rapporti con la Confederazio ne» L’ex socialista romagnolo aveva insomma saputo ricondurre il Regno sui binari dell’ordine e dell’autorità; il fatto che tutto questo fosse avve nuto in un clima pregno di violenze e ricatti non sembrava turbare più di tanto gli ambienti moderati Quel che importava era ristabilire buone rela zioni senza dar fiato a ulteriori riven dicazioni di stampo irredentistico Con il fascismo tuttavia i conti ri marranno aperti a lungo, almeno fi no al 1943; nel corso del «Ventennio nero» il pendolo oscillò costantemen te tra simpatie e antipatie, indulgenze e condanne, attraversando e spaccan do sia i partiti, sia l’opinione pubblica cantonale
di Aldo Cazzullo di Angelo RossiNegli ultimi anni gli alimenti bio sono usciti dal mercato di nicchia e si sono imposti come vera e pro pria tendenza, tanto che oggi l’un dici per cento dei prodotti alimen tari venduti in Svizzera è bio Ma perché sempre più svizzeri acqui stano bio? Al primo posto tra i motivi addotti dai clienti intervi stati risulta «allevamento rispettoso degli animali», seguito da «meno residui di pesticidi» e «produzione ecocompatibile» La spesa media sostenuta dal singolo nucleo fami liare nel 2020 in Svizzera per l’ac quisto di prodotti bio è stata pari a 820 franchi
Per questo sempre più persone acquistano bio
Consapevole delle esigenze dei consumatori, Migros offre già oltre 5000 articoli di qualità bio Non sorprende quindi che sempre più persone puntino su prodotti bio per la cucina di casa Perché che si tratti di spiedini di pollo, tsatsiki o dip di verdure, con il bio sai cosa mangi In questo momento la se lezione di frutta e verdura è parti colarmente ampia l’ideale per far felice tutta la famiglia a tavola!
Una mostra per Aldo Rossi
A Milano il Museo del Novecento omaggia la figura dell’architetto ripercorrendone lavori e collaborazioni con uno sguardo al design
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L’antico mestiere
La letteratura è come la vita umana Amava Shakespeare e il calcio,pubblicò il suo primo romanzo a 19 anni: un ricordo di Javier Marías,scrittore madrileno da poco scomparso
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Settimane Musicali di Ascona Jordi Savall,ambasciatore mondiale della viola da gamba,il 4 ottobre sarà a Locarno con l’orchestra Le Concert des Nations
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I Musei Vaticani sono l’unica realtà museale al mondo in cui esiste anco ra l’antico mestiere del clavigero, colui che «porta le chiavi»
«Dopo il diploma inizio a lavora re come custode ausiliario nella basi lica di San Pietro, seguendo il consi glio del mio parroco Passano cinque anni e partecipo a un concorso come custode dei Musei Vaticani risultando vincitore Da lì inizia la mia avventu ra come clavigero» Gianni Crea (nel lafotoalcentrodellaCappellaSistina, il Giudizio universale di Michelange lo sullo sfondo) fa questo mestiere dal 1999 È il responsabile del servizio di apertura e chiusura di tutte le porte dei Musei Vaticani, vigila sull’entra ta e l’uscita degli oltre settecento di pendenti museali, degli impiegati del le ditte esterne e accompagna gruppi di turisti in visite guidate private «Ci sono voluti almeno dieci anni per im parare a riconoscere le 2797 chiavi che utilizzo»
Non un numero da poco, sen za contare che ogni chiave può ave re dall’una alle cinque repliche Ma ce n’è una, tra tutte, di cui i Musei Vati cani non possiedono copie: è la chiave che apre e chiude la Cappella Sistina, uno scrigno d’arte unico al mondo, vi sitata ogni giorno da circa 24mila per sone Tutte le sere, dopo la chiusura dei Musei al pubblico, la chiave viene riposta in una busta, sigillata e tim brata con la data del giorno seguente, in una cassaforte del bunker, a cui si accede dal cortile della Pigna Tutti i mazzi vengono sistemati nelle restan ticasseforti,ognunaindicanteun’area
Non a caso si utilizza il plurale «Mu sei Vaticani» per indicare un comples so di edifici in un ’unica grande strut tura, lunga sette chilometri e mezzo «Questo lavoro è anche la mia pale stra Ormai ho perso il conto di quan te volte percorro, in lungo e in largo, la superficie dei Musei» Scherzi a parte l’allenamento è garantito davvero I Musei Vaticani sono tra i dieci musei più visitati al mondo con circa 7 milioni di turisti annui Potervi acce dere è un ’occasione unica e irripetibile per migliaia di persone, perciò tappa fissa di chi visita Roma per la prima volta Ma tra le esperienze più incre dibili che si possano vivere nei Mu sei Vaticani, c’è il tour guidato con il clavigero Il servizio su Tripadvisor si chiama Waking up the Vatican ed è tra i più richiesti a livello internazionale L’appuntamento all’alba è imperdibi le, soprattutto in estate Alle cinque e mezza del mattino, quando i primi raggi di sole battono sui muraglioni di difesa dello Stato Vaticano, Gianni ci aspetta sull’uscio dell’ingresso princi pale dei Musei La piazzola antistan te, solitamente affollata, è deserta Il silenzio regna sovrano, interrotto dal garrito di qualche gabbiano; Roma dorme, ma ancora per poco Varcata
la porta, così alta e possente, salutia mo i clavigeri (in totale dieci) del ser vizio mattiniero e seguiamo Gianni nel bunker per prendere le chiavi Ci accoglie in una tenuta elegantissima: un completo blu scuro, giacca, cra vatta e scarpe stringate Entra in que sta stanza stretta e non molto lunga, ai cui lati ci sono diverse casseforti da cui estrae le chiavi I primi passi fuori dal bunker anticipano la colonna so nora del tour: un tintinnio metallico che cambia lungo il percorso a secon da dell’eco e del rimbombo generato tra stanze e gallerie Ma Gianni non è munito solo di chiavi, porta con sé una torcia: «molto spesso l’interrut tore della luce si trova dall’altro lato della stanza rispetto al nostro senso di percorrenza Alle cinque e mezza del mattino quando le prime luci dell’alba non sono abbastanza forti da illumi nareilbuiopestodell’interno,latorcia è il mezzo più immediato per vedere dove stiamo andando»
In realtà Gianni conosce i sette chilometri e mezzo dei Musei Vatica
ni come le sue tasche, ma per i visi tatori questo giro «al buio» ha un fa scino ineguagliabile Quando la torcia si accende, dopo qualche secondo di blackout, la meraviglia intorno è infi nita Il percorso inizia dalla chiave più antica, forgiata nel 1770 e numerata 401 che apre le porte del museo Pio Clementino, il complesso più grande dei Musei Vaticani situato nel Palaz zetto del Belvedere, nonché la prima ala aperta al pubblico nel 1771 Ospita importanti collezioni di epoca greca e romana, tra tutti, nel cortile Ottago no, l’ApollodelBelvedere e il gruppo del Laocoonte, e nella Sala delle Muse il Torso del Belvedere Sono queste le tre statue, tra le più famose al mondo sin dal Grand Tour, da cui Michelange lo prese spunto per la raffigurazione del Cristo del Giudizio universale nel la Cappella Sistina Al nostro arrivo la luce del sole, ancora timida, scalda i muscoli del Laocoonte mettendo in ri salto vene e movimenti di una statua che sembra fatta di carne viva Si prosegue poi per la scala del
Bramante, il museo etrusco e le tre gallerie: Candelabri, Arazzi e Car te geografiche La scala è stata com missionata nel 1505 da papa Giulio II al Bramante per raggiungere l’attuale cortile Ottagono e la villa di Innocen zo VIII senza attraversare il palazzo Apostolico e il cortile del Belvedere È la capostipite di tutte le scale elicoi dali che seguiranno, dal Manierismo al Settecento Una vera e propria sca la privata che avrebbe permesso al pa pa in carica di muoversi agevolmente, consentendo ai suoi ospiti di arrivare fino alle loro stanze senza dare trop po nell’occhio Due anni dopo la scala era già in costruzione ma il Braman te morì prima di averla ultimata Nel corso degli anni a seguire perse il col legamento con l’esterno a causa del le strutture difensive che vennero edi ficate tutt’attorno, rimanendo però in funzione come scala di servizio Si snoda a spirale all’interno di un cilin dro e ha un ’altezza complessiva di 21 metri; su ogni giro il Bramante pen sò di posizionare otto colonne, eccet
to l’ultimo che ne ha solo la metà «Se le osservate bene vi accorgerete che le colonne sono di tre ordini diversi La forma a spirale rende l’idea di ascen sione e a questa sensazione di eleva zione verso l’alto contribuisce anche la struttura delle colonne» Visto che l’altezza di vari piani determina an che quella delle colonne, il Bramante pensòbenedicreareuneffettoscenico assottigliandole sempre di più mano a mano che la spirale sale
Si prosegue poi per le Stanze di Raffaello e infine la Cappella Sistina Pochi gradini e ci troviamo davan ti una porticina di legno senza ghi rigori o grandi cartelloni ad annun ciarla Basta una maniglia a forma di «S» per capire che quello è l’ingresso della cappella più famosa della storia dell’arte moderna È il momento di estrarre la chiave dalla busta sigillata: quei pochi secondi di attesa fino all’a pertura della porta sono carichi di en tusiasmo Stiamo varcando non solo la Cappella Sistina ma temporalmen te anche centinaia di anni di storia La luce è già accesa e come un bigbangir radia la stanza, mostrandoci gli affre schideipiùgrandiartistidelQuattro cento: la Volta e il Giudizio universale di Michelangelo, le scene della vita di Gesù raffigurate sulle pareti da Botti celli, Perugino e Ghirlandaio Non ci sono abbastanza parole per descrive re la meraviglia di poter ammirare la Cappella Sistina in un orario insolito, lontano dal caos e nella pace più to tale, «perché il potere dell’arte è così grande da unire popoli di religioni, culture e provenienze diverse» In tanto fuori sono le sei del mattino e il buio sembra un ricordo lontano «Questa è l’unica chiave che i Mu sei Vaticani possiedono della Cap pella Sistina, forgiata insieme alle al tre 2796 chiavi dai fabbri dell’officina meccanica vaticana, gli unici a poter realizzare le copie» racconta Gianni mentreciavviamoall’uscita Lechiavi sonoincostanteaumentoperchél’am pliamento dei Musei avviene spesso, basti pensare all’allestimento del mu seo etnologico Vaticano Anima Mun didedicato all’Amazzonia e inaugura to da Papa Francesco durante i lavori del 2019 in occasione del Sinodo «Fa re il clavigero è un lavoro complesso, di grandissima responsabilità e me moria Sarebbe una notizia da prima pagina la non apertura dei Musei Va ticani perché il clavigero si è sveglia to tardi» sorride Gianni, alla fine del la nostra visita guidata, davanti a una tazzina di caffè
Dove e quando Musei Vaticani, Città del Vaticano Roma Lu me 08 30 18 30, gio sa 08 30 22 30
www museivaticani va
Altre immagini si trovano nella www azione
La nuova eredità intellettuale di Aldo Rossi
Mostra ◆ L’architetto scomparso nel 1997 al centro di una mostra che oltre al design racconta il suo amore per gli oggetti vecchi
Ada CattaneoNel 1990 Aldo Rossi riceve il Pritzker Prize, il riconoscimento internaziona le più significativo per un architetto Era stato preceduto da Frank Gehry e l’anno successivo sarebbe toccato a Robert Venturi Tre autori che cia scuno in modo peculiare e persona le sono stati determinanti per supe rare il lungo strascico del Moderno In equilibrio fra architettura e desi gn, arte (con la sua fascinazione per la Metafisica) e ricerca, Rossi sembra voler conciliare tutti questi ambiti nei propri progetti In un continuo gioco di connessioni e rimandi, fa della tra dizione il suo materiale creativo Suo è il concetto nodale di «città analoga», che in effetti rappresenta anche un trait d’union con la Svizzera Siamo nel 1972 e Rossi è docente al Politec nico di Milano: in seguito alle conte stazioni del 68 viene sollevato dall’in segnamento, come capitò a molti altri docenti in quegli anni Arriva così a insegnare per tre anni al Politecnico di Zurigo, grazie alla mediazione dei ticinesi Fabio Reinhart e Bruno Rei chlin È anche con il loro contribu to che egli sviluppa l’idea di un città che sia «compressione del tempo nello spazio», dove il pensiero analogico, la capacità di trovare connessioni e so miglianze fra contesti anche distanti fra loro, è punto di partenza e di arri vo di ogni realizzazione
Una mostra in corso a Milano, aperta in occasione della pubblica zione del catalogo ragionato della sua opera, approfondisce l’esperien za di Aldo Rossi, con particolare at tenzione al mondo del design La sua esperienza in questo settore è infatti estremamente ampia: elabora arredi e oggetti, molti dei quali ancora oggi in produzione, sperimentando con me talli e legno, pietra e porcellana, tes suti e materiali plastici Anche per i più restii ad addentrarsi in questo set tore non risulterà del tutto estranea la silhouette de «La cupola», caffettiera
che oggi è esempio notorio di questo rapporto fra l’autore e il disegno indu striale, progettata per Alessi nel 1988 Ma i produttori con i quali lavora so no molti: da Richard Ginori a Molte ni, da Artemide a Rosenthal
La curatrice della mostra è Chiara Spangaro, che dirige anche la fonda zione dedicata al lascito dell’architet to «L’esposizione è frutto di un lavo ro di alcuni anni» spiega «Quando ho cominciato a lavorare con Germa no Celant all’archivio Aldo Rossi ho deciso di indagare i vari ambiti della sua ricerca Perciò sono andata a rin tracciare tutti i produttori che aveva no realizzato oggetti da lui ideati per comprendere la sua storia in maniera più completa Spesso queste realizza zioni si sono rivelate essere l’esito di vicende molto più ampie»
Conclude il percorso espositivo una commovente ricostruzione della cucina di Rossi, a partire anche dalle fotografie che ne scattò il fotografo Luigi Ghirri
L’allestimento, invece, è stato dise gnato da Morris Adjmi, che è stato per molti anni collaboratore e poi as sociato di Rossi presso lo studio di New York Anche in forza di que sta consuetudine fra i due, si trat ta di un progetto molto libero, che solleva la mostra dall’accademismo che, soprattutto in Italia, è legato a questo autore «Aldo Rossi è stret tamente connesso agli anni Ottanta, quindi spesso viene letto in relazio ne alla molto discussa eredità estetica di quegli anni Al contempo è però rimasto uno dei capisaldi dell’archi tettura, soprattutto dal punto di vista teorico Era quindi difficile provare a rileggerne la memoria in chiave di versa o a considerarlo sotto una lu
ce che non fosse quella del periodo Postmoderno» spiega Chiara Span garo A 25 anni dalla sua scompar sa, è oggi possibile una forma di libe razione da questa impalcatura che lo accompagnava La sua figura di mo stro sacro dell’architettura non per
metteva tanti confronti o riletture Ma oggi si assiste all’emergere di una nuova eredità intellettuale, già pres so generazioni che hanno adesso fra i 30 e i 40 anni
Anche nella progettazione su pic cola scala, Rossi segue le stesse li
nee che caratterizzano la realizzazio ne di edifici Il modulo del quadrato e la forma del cubo sono, per esem pio, uno degli stilemi che ritorna, dal suggestivo cimitero di San Cataldo a Modena (1971 1978) al disegno di ar redi domestici e di oggetti d’uso, co me la pentola «Cubica», ispirata dal la tradizione culinaria del Giappone, luogo di ispirazione e di commissioni per Rossi Punto di partenza dell’ar chitetto, Milano ospita la mostra pro prio a pochi passi dal Duomo, che per lui ha sempre rappresentato fonte di ispirazione e di fascino, che ritorna in molti suoi progetti Lo si vede an che nei molti disegni esposti, come Interno milanese con persona che osser va il Duomo con nebbia del 1989 Con clude il percorso espositivo una com movente ricostruzione della cucina di Rossi, a partire anche dalle fotografie che ne scattò il fotografo Luigi Ghir ri: i due non ebbero una frequenta zione intensa, ma le immagini com missionate per documentare alcune architetture esprimono a pieno le af finità che li accomunano Prototipi di suoi progetti a objet trouvé si alterna no ad anatre in legno e vedute turisti che d’antan, stampe di Piranesi e caf fettiere americane, per finire con un tipico tavolo rustico fedelmente repli cato in pregiato marmo grigio Uno spazio personale che fa capire il rap porto fra Rossi e la sua storia e rac conta il tipo di amore che egli ave va anche per gli oggetti vecchi (e non solo quelli antichi): un sistema com plesso, che è anche il suo sistema di progettazione, dove convivono spun ti dalla tradizione e dalla realtà a lui contemporanea
Dove e quando Aldo Rossi Design 1960 1997
Museo del Novecento, Milano Fino al 6 novembre 2022 Ma do 10:00 19:30; gio 10:00 22:30
www museodelnovecento org
Storie di grandi donne in biografie a colori
Graphic novel ◆ Fumettista e illustratrice pisana, Alice Milani ha disegnato le vite di Wisława Szymborska e Marie Curie
Natascha FiorettiDue donne polacche, due premi No bel Una scrittrice, l’altra scienziata, la prima donna della storia a vincere il Nobel (anzi due, nel 1903 per la fisica e nel 1911 per la chimica) ma anche la prima a laurearsi in Scienze alla Sor bona e ad avere il Dottorato in Scien ze in Francia E se la prima biografia, quella sulla poetessa, è nata su propo sta dell’editore BeccoGiallo, ora Alice Milani ci ha preso gusto e per l’editore francese Cambourakis sta lavorando a una graphic novel su Sophie Kowale vski,altropersonaggiofemminilestra ordinario poco acclamato dalla storia Eppure è stata la prima matematica e fisica russa e la prima donna nel Nord Europa a ottenere una cattedra univer sitaria in Svezia nel 1889 Se il tema vi interessa, domenica 2 ottobre alle 1100 Alice Milani sarà ospite del Festival Sconfinare a Bellin zona Lasuaattenzioneperlescienzia te non è casuale, la fumettista infatti è cresciuta con una mamma fisica e un padre matematico, due figure che non soltanto la ispirano ma l’hanno consi gliata sulle questioni scientifiche più specifiche «Non volevo che MarieCu rie fosse un testo esclusivamente didat
tico o incentrato sulla vita privata del personaggio La parte scientifica do veva essere trattata in modo corretto e non superficiale» I disegni sono dav vero belli e invogliano a divorare il vo lume che conta ben duecento pagine «Marie Curie ha avuto una vita lun ga e intensa», commenta Alice sotto lineando l’importanza della selezione per poter condensare i testi in disegni e balloon Le chiedo come lavora «Ho studiato pittura e incisione all’Accade mia di Belle Arti di Torino e quindi ho sempre preferito lavorare a mano su carta Lavoro in scala con tecnica mi stautilizzandovaritipidicolore:unpo’ acrilico, un po ’ tempera, un po ’ inchio stri colorati, matite e pennarelli Poi scansiono e aggiungo il lettering cioè disegno lasciando gli spazi per i ballo on Poi scrivo il testo da un ’altra parte a mano,loriscansionoeloincolloneldi segno con photoshop» Il grosso del la voroèsucartaancheperrenderelosta tod’animodeipersonaggiel’atmosfera dellescene«Inalcunipuntiipersonag giurlanooppurelevocisonotremolan ti Se lo faccio a matita riesco ad adat tarlo bene alla forma del balloon Ogni scenahalasuapalettedicolori,housa
to molto il giallo fluo (simbolicamente per la radioattività) e il blu elettrico Il vestito di Marie Curie lo stesso per l’intero fumetto per connotarla in mo dodeciso èblunotteeaformadipal loncino, non le si vedono mai i piedi Naturalmente nel modo in cui disegno c’è molta reinterpretazione»
Per orientarsi nei fatti storici l’autri ce si è basata sulla biografia di Susan Quinn (Marie Curie Una vita, Bollati e Boringhieri) Pur conoscendo i tempi di allora, si resta di stucco quando «Le Journal» annuncia il premio Nobel al marito Pierre e lei viene indicata solo comelasuaassistente «LeJournal»ar riva persino a pubblicare una falsa in tervista alla scienziata «tutte cose vere, documentate»diceAliceMilani Nella Franciamisoginaeantisemitadiinizio Novecento Marie Curie non ebbe vita facile,lastampainiziòunaveracampa gnad’odiocontrodileiquandodopola morte di Pierre Curie si innamorò del fisico Paul Langevin
Dove e quandoBellinzona dal 30 settembre 2 ottobre
Aldo Rossi Riflessi della luce elettrica sull acciaio 1985 Collezione privata (© Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi) Sconfinare Piazza del Sole Marie Curie nel suo vestito blu notte all’arrivo alla stazione di Parigi nella graphic novel di Alice MilaniNarratore senza mappe raccontava l’imprevedibile
In memoriam ◆ Della stessa razza di Joyce e Faulkner, con la scomparsa di Javier Marías la letteratura europea perde una delle sue voci più importanti Paolo Di Stefano
Mina Loy, poetessa lunare
Pubblicazione ◆ Un volume traccia la produzione poetica di questa grande autrice del Novecento
Laura MarziContinua la missione di Rina Edi zioni di riportare alla luce grandio se autrici del passato che sono state ignorate o non hanno ottenuto il giu sto riconoscimento dal canone lette rario Con The Lost Lunar Baedeker, tradotto da Marco Bartoli, è il turno di Mina Loy: poetessa, artista, desi gner che ha attraversato il Novecen to con l’obbiettivo: «semplicemente di diventare la donna più originale della propria generazione»
Poetessa acclamata da esimi critici come Ezra Pound e Thomas Eliot
Javier Marías amava ricordare che cominciava a scrivere i suoi roman zi senza sapere come si sarebbe svi luppata la storia e che forma avrebbe preso Ci sono altri scrittori che pri ma di partire hanno bisogno di pre vedere con precisione dove andranno e in che modo Ma il lettore avvertito sente la differenza: sente che Marías era della stessa razza di Joyce e Fau lkner, e lo sente perché durante la let tura è come un percorso trapuntato di indecisioni, di vuoti, di sospen sioni, di attese Tutto questo è estre mamente funzionale a scrittori per i quali la realtà non è mai quella che sembra, non è mai data una volta per tutte: dunque come avrebbero mai potuto intraprendere una trama già nota a priori? Sono scrittori che, co me diceva Marías, non hanno map pe, ma dispongono di bussole, via via che procedono scopriranno il percor so da seguire e in questa scoperta ac compagneranno il lettore Per di più in Marías c’è sempre la tentazione (realizzata) di riflettere, tra le righe, su quel che sta scrivendo mentre lo scrive Per esempio, aprendo un capi tolo del suo romanzo più bello, Do mani nella battaglia pensa a me, si leg ge: «Che disgrazia sapere qual è il tuo nome senza conoscere il tuo volto do mani » Qui lo scrittore ci parla del tempo, della metamorfosi impre vedibile imposta dal trascorrere del tempo, che è in fondo uno dei mo tivi principali della sua narrativa Il tempo del narrare, per lui, è il passa to remoto, mai il presente, che a suo parere «produce cattiva letteratura»
Con la morte di Marías, avvenuta l’11 settembre scorso a soli settant’an ni, la letteratura europea ha perso uno dei maggiori scrittori Questo è cer to Nato nel 1951 a Madrid, narrato re precocissimo, pubblicò il suo primo romanzo a 19 anni grazie alla stima dello scrittore Jaun Benet, ma sorpre
bianco, tradotto in quaranta lingue: non un libro facilissimo, che ha per ti tolo una frase del Macbeth, dichiara zione d’amore per Shakespeare riba dita in più occasioni In quel libro si manifestava uno dei nodi tematici (e morali) di tanti dei sedici romanzi di Marías: i segreti e le colpe che nasco sti dentro la vita quotidiana (in questo caso nei rapporti familiari tra un figlio e un padre dal passato misterioso), se greti che si possono coniugare con il tradimento, con l’evanescenza del ri cordo («nulla persiste e si ricorda per sempre») e con la rivelazione casuale o perseguita La spia, il pedinatore, l’a gente segreto sono figure ricorrenti fi no agli ultimi romanzi, Berta Isla e il suo seguito, Tomás Nevinson, ma quel che sta a cuore a Marías è l’idea che anche lo scrittore (e dunque il lettore) è un pedinatore di vite altrui
Anche questa è una domanda che continuamente ci pone Marías: che cos’è davvero la fine, la morte, un’assenza definitiva, una presenza costante o una scomparsa solo apparente?
Uno dei miracoli delle invenzioni narrative di Marias è la perfetta omo logia tra contenuti e forme, sicché la complessità degli intrecci psicologici messi in scena coincide con l’ampia architettura digressiva e con la strut tura sintattica a volte quasi labirintica Persino nella costruzione della frase, Marías invitava il lettore a muover si con una bussola, perché, diceva, la letteratura è come la vita umana: non puoi sapere quale sarà la strada che ti porterà al gran finale, se c’è fi nale Anche questa è una domanda che continuamente ci pone Marías: che cos’è davvero la fine, la morte,
un ’ assenza definitiva, una presenza costante o una scomparsa solo appa rente? Ne Gli innamoramenti (2011) la vittima continua a persistere anche da morto (ammazzato) e il presunto as sassino è condannato a non vivere ciò che vorrebbe: è anche questo un libro (meraviglioso) sulle occasioni perdute e sui vuoti, in cui una catena di rap porti amorosi rivela la propria inevi tabile incompiutezza
Atti mancati, risvolti imprevisti, scambi di persona, vite dentro altre vite, verità dentro altre verità, ipote si dentro altre ipotesi, coincidenze as surde, come quella con cui si apre Do mani nella battaglia (uscito nel 1994, terzo della cosiddetta «trilogia senti mentale») Uno sceneggiatore è invi tato a cena in casa di Marta, una don na sconosciuta e sposata (il marito è in viaggio): quando stanno per fare l’amore, lei ha un malore e lui se la ritrova morta tra le braccia L’uomo decide di cancellare ogni traccia e di andarsene Da questo tragico incon tro casuale il narratore ci precipita in un vortice incredibile di personaggi, di vicende incrociate e di sorprese in cui il lettore viene risucchiato senza scampo Resterebbe da dire molto su questo scrittore straordinario e strati ficato Resterebbe da dire, per esem pio, che lo spagnolo Marías ha amato molto il calcio e il Real Madrid: lo te stimonia un libretto (Selvaggi e senti mentali) che raccoglie articoli apparsi su «El País» Il calcio è per lui il «re cupero dell’infanzia», l’affioramen to delle paure del bambino, dell’al legria, del rossore, della rabbia, ma è anche un modo di guardare al pre sente Bisognerebbe non dimenticare che il primo libro di Marías è uscito nel 1971, quando ancora la Spagna era franchista, e che l’euforia dei succes sivi suoi romanzi (come della lettera tura spagnola venuta dopo il caudillo) ha anche, inevitabilmente, un signifi cato politico
The Lost Lunar Baedeker è la raccolta di tutte le poesie di Loy: il titolo ri manda a un insieme di versi che do vrebbe costituire una sorta di guida per orientarsi sulla Luna Baedeker è infatti un ’espressione inglese che in dica proprio uno stradario, che nel ca so delle poesie di Loy darebbe indi cazioni su come muoversi sul satellite più cantato dai poeti di tutti i tempi È molto interessante che la raccol ta si apra con il verso: «non c’è Vi ta, non c’è Morte, solo l’Azione», che riporta inevitabilmente alla mente il brano del Faust di Goethe, in cui il protagonista si sta cimentando nella traduzione della Bibbia e, dopo mille dubbi e tentativi, decide infine di in dicare proprio nell’Azione il princi pio di ogni cosa Mina Loy non è in fatti estranea alla tradizione ed è stata una poetessa acclamata da esimi cri tici come Ezra Pound e Thomas Eliot che invece lei, senza nessuno scrupo lo, mette in ridicolo in vari versi, co me ha fatto del resto con il gruppo di futuristi italiani con i quali ha condi viso la fondazione del movimento e che ha frequentato regolarmente nel decennio trascorso a Firenze: Filippo Marinetti, Giovanni Papini, Gabrie le D’Annunzio che nei suoi versi di ventano: «Raminetti, Giovanni Ba pini e Daniel Gabrunzio»
Loy, che pure aveva aderito allo spirito e soprattutto all’estetica futu rista, non tollerava il maschilismo as soluto di questi personaggi e proprio per opporvisi scrisse nel 1914 il Ma nifesto femminista, in cui non solo insiste sulla necessità che le donne possano scegliere il loro destino sen za essere relegate all’opposizione bi naria, ancora così attuale, di essere madri o non madri, ma sottolinea la
gravità del controllo sociale sul corpo delle donne e soprattutto sulla loro sessualità Secondo Loy l’invenzione tutta maschile della virtù delle don ne rappresenta il primo grande osta colo alla libertà di espressione e alla possibilità di condurre una vita se condo le proprie inclinazioni, tanto che nel manifesto suggerisce una so luzione radicale: l’eliminazione chi rurgica della verginità per tutte le adolescenti Il sesso è un aspetto fon damentale nell’opera di Loy: «io non conosco nient’altro che la vita ri spondeva a chi le chiedeva conto del lo scandalo sorto dopo la pubblica zione dei testi erotici Songs to Joannes e generalmente questa è riducibile al sesso» Si tratta, a distanza di ol tre cinquant’anni, dello stesso pun to di partenza del femminismo della seconda ondata: la sessualità femmi nile Del resto anche oggi, come sap piamo, la prima conseguenza delle recrudescenze del populismo è pro prio la libertà amorosa delle donne, minata con la messa in discussione del diritto all’aborto
Nelle poesie di Mina Loy che si ritrovano in questa raccolta, con l’introduzione di Roger Conover e la postfazione di Laura Pezzino, si alternano testi astratti e visionari a versi dalla chiarezza e dalla sintesi lampanti
Colpi di genio e di forza rivoluzio naria come questi Loy non li ha so lo scritti nei suoi testi o rappresentati nelle sue opere: ha improntato la sua vita alla ricerca della felicità, soste nendo prove durissime, come accade sempre quando si sceglie di vivere se condo il proprio desiderio Ha vissuto all’insegna del nomadismo tra Parigi, Firenze, poi New York, l’Argentina, il Colorado, seguendo probabilmente l’indicazione che lei stessa suggerisce nel manifesto: «dimentica di vivere nelle case, possa tu vivere in te stessa» Ha avuto quattro figli e ha descritto il parto in una poesia che ha ispirato Sylvia Plath e il suo poema Tre donne: «sono il centro/di un cerchio di dolo re/che eccede i propri limiti/in ogni direzione» Ha attraversato il dolo re della morte della sua primogeni ta Oda quando aveva solo un anno, a causa della meningite, e del figlio John, morto di tumore quando era un ragazzino Nel corso di tutta la secon da parte della sua vita ha vissuto nel lutto per la morte di colui che ha sem pre definito il suo più grande amore: il pugile poeta svizzero Arthur Cravan
Nelle poesie di Mina Loy (nel la foto qui a lato) contenute in que sta raccolta, con l’introduzione di Ro ger Conover e la postfazione di Laura Pezzino, si alternano testi astratti e visionari a versi dalla chiarezza e dal la sintesi lampanti: «senza di te va do/priva di grazia/come vanno le co se [ ] Amore Il più eminente/letterato»
Bibliografia Mina Loy The Lost Baedeker Edizioni, K e y s t o n eCONCORSO
Nuove avventure a Rulantica
Migros Magazin e Europa Park mettono in palio dieci soggiorni avventura per famiglie nel mondo acquatico di Rulantica: un ingresso giornaliero per quattro persone del valore di 168 euro
A Rulantica divertimento assicurato per tutta la famiglia tutto l’anno Ideale per gli amanti dell’adrenalina gli amanti del relax e ovviamente per i bambini: nel mondo acquatico di Rulantica ce n’è per tutti i gusti Chi conosce l’Europa Park troverà al cune novità A Tønnevirvel il motto è «Imbarcarsi, ai cannoni, sparare!» Per la prima volta al mondo in un parco acquatico sarà disponibile la famosa giostra «Twist ’ n ’ Splash» di Mack Ri des Si tratta di nove barche di forma tondeggiante che possono trasportare ognuna sei passeggeri dotate di pistole e cannoni ad acqua
Gli ospiti possono lasciarsi trasporta re dalle acque impetuose di Vildstrøm, provare gli acquascivoli di Svalgur Rytt o Vinter Rytt, rilassarsi nel Frigg Tem pel o nella Skog Lagune Nel parco acquatico di Rulantica le ambientazio ni ricreano infatti le tipiche atmosfe re nordiche Gli adulti possono inoltre rilassarsi nell area sauna di Hyggedal Quest’oasi di benessere in stile nordi co offre una vista mozzafiato su tutto il parco acquatico
Novità dello scorso inverno è lo Cha let Kota Sauna, dove gli ospiti possono fare la sauna tra tavoli rustici in legno e degustare una birra, con o senza alcol
La musica e l’amicizia possono cambiare il mondo
Festival ◆ Alle Settimane Musicali di Ascona in programma fino all’8 ottobre arriva Jordi Savall con Le Concert des Nations
Enrico Parola
Delle Settimane Musicali di Ascona è quasi coscritto, e il suo approdo sul la sponda elvetica del Lago Maggiore è una sorta di emblema della glorio sa storia e del non meno scintillante presente della rassegna ticinese Il 4 ottobre Jordi Savall (nella foto) sbar cherà nella chiesa di San Francesco a Locarno con gli strumenti antichi dell’orchestra che lui stesso ha crea to, Le Concert des Nations, per rega lare agli appassionati le ultime (non ché più amate e popolari) sinfonie di Schubert, l’Incompiuta e La grande L’artista catalano, nato a Iguala da nel 1941, è l’ulteriore astro del fir mamento concertistico mondiale che illumina il cartellone disegnato da Francesco Piemontesi: la grande pia nista lusitana Maria Joao Pires è stata protagonista del concerto inaugura le con Mozart e la Kammerorchester Basel; lo stesso Piemontesi si è esibi to come pianista assieme alla Cham ber Orchestra of Europe; una del le formazioni più applaudite oggi al mondo, la Budapest Festival Orche stra ha incantato con l’Eroica di Be ethoven, mentre il Barocco ha trion fato con René Jacobs e la Freiburger Barockorchester Da lì, anzi da secoli ancor più lontani è partita la ricerca di Savall, divenuto l’ambasciatore mon diale della viola da gamba, strumento che prima di lui giaceva nel sommer so della storia musicale: la colonna so nora del film Tous le matins du monde,
con le musiche in voga alla corte del Re Sole, furono un fenomeno clamo roso non solo di mercato, con miglia ia di dischi venduti, ma di popolari tà della classica Con gli ensemble da lui stesso fondati ha viaggiato lungo le rotte mediterranee seguendo le storie, le migrazioni, gli scontri e gli incon tri delle genti sui pentagrammi del le loro musiche popolari, tra unicità, contaminazioni e meticciati E poi, negli ultimi anni, con la stessa acri bia filologica, si è rivolto all’Ottocen to; partendo da Beethoven, anche qui con esiti dirompenti, che non pochi critici hanno definito rivoluzionari e che il pubblico ha osannato E arri vando oggi a Schubert, che del genio di Bonn fu ammiratore appassionato «Mi trovo in un momento fortunato della mia parabola artistica» confes sa Savall «Posso realizzare quello che voglio, perseguire ciò che musical mente mi sembra bello e interessante e che al tempo stessi mi risulti appa gante a livello umano Sono consape vole degli errori fatti e alla mia età so di non aver molto tempo per correg gere quelli che potrei fare adesso, così cerco di discernere i miei obiettivi e di realizzarli al meglio»
Un desiderio di libertà che il gio vane Jordi sentì vibrare già nelle pri me prove che la vita gli aveva posto innanzi, e l’ancor giovane musici sta catalano si decise ad asseconda re fin dai primi passi della sua car
riera «Ero un sognatore e un ribelle che odiava le discriminazioni, figlio di un repubblicano e una madre dol cissima; i nonni paterni coltivavano aranci, quelli materni facevano ma terassi A scuola ero il figlio di una materassaia e come tale venivo deri so, ma c ’ era il coro della scuola che ri scattava l’ambiente, mi piaceva alla follia Lo studio non mi interessava, così mio padre mi spedì a lavorare in una fabbrica tessile; ci rimasi dai 14 ai 19 anni La sensazione di isolamento e ingiustizia accrebbe, mi sembrava di
affogare e avevo bisogno di un riscat to» Lo trovò nella musica «Una volta sentii il direttore del coro, Joan Just, provare il Requiem di Mozart col co ro e un quartetto d’archi; pensai che se la musica aveva un tale potere di toccare chi l’ascolta, allora avrei volu to fare il musicista E tra quei quattro strumenti rimasi calamitato dal vio loncello Poco dopo andai a Barcel lona a comprarne uno e appena ini ziai a studiarlo avvenne un miracolo: dopo i primi suoni incontrollati capii come muovere l’archetto e le dita sulle
corde per creare note melodiose, do po pochi minuti mi sentii a casa Co me scrisse Mark Twain, i due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché» Un motivo che i genitori non condivisero: «Mi diedero del matto, per loro la musica era sinonimo di fame: erano gli anni in cui l’avvento dei dischi aveva fatto perdere lavoro a tanti musicisti» Il passaggio dal vio loncello alla viola da gamba fu sug gerito da Rafael Puyana, suo maestro a Santiago de Compostela: «Stavo suonando Bach, Marais e Ortiz, mi propose di provarli con lo strumen to dell’epoca; subito dopo il direttore di Ars Musicae mi propose si suonare la viola da gamba con loro La strada era segnata»
Per essere totalmente libero nelle scelte artistiche ha poi fondato varie orchestre: nel 1974 Hesperion XX, poi la Capella Reial, quindi Le Con cert, addirittura una sua etichetta di scografica, Alia Vox «Sono la mia eredità che lascio al mondo musica le: orchestre, dischi, programmi; vor rei essere ricordato come una persona che ha sempre cercato di dimostrare che attraverso la musica e l’amicizia si può cambiare il mondo»
Dove e quando 77Settimane Musicali di Ascona fino all’8 ottobre www settimane musicali ch
Annuncio pubblicitarioIl versatile e
Fin dalle sue prime apparizioni sul la scena internazionale, avvenute dal 1999 in poi con album dalle vendite a dir poco travolgenti il più amato, The Resistance (2009), ha totalizzato oltre cinque milioni di copie la rock band britannica dei Muse, capitanata dal vocalist Matt Bellamy, si è distinta non soltanto per le indubbie doti mu sicali, ma anche e soprattutto per uno spiccato spirito di matrice «sovversi va»: un ’attitudine che poco ha a che fare con l’idealismo a tratti un po ’ in genuo delle rockstar di trenta o qua rant’anni fa, ma si ricollega piuttosto a uno sguardo ben più disincantato e realista senza indugiare in quello che si tende a definire con vago spre gio come «complottismo», ma propu gnando piuttosto la legittimità della mancanza di fiducia nelle istituzioni e dell’insaziabile sete di verità che do vrebbe animare ogni cittadino E com ’ era prevedibile, gli ultimi due anni e mezzo, vissuti tra paranoie pandemiche, restrizioni d’ogni tipo e scricchiolii democratici quasi da incu bo, non hanno, infine, che enfatizzato ulteriormente questa visione caustica e distopica del mondo, da sempre ele mento integrante nella vena artistica della band inglese; è quindi naturale che il nuovo album (non a caso intito lato Will of the People «la volontà po polare»), costituisca per i Muse la di retta prosecuzione di questa tendenza Lo si nota fin dalla title track, che tra suda speranze di una ribellione qui
definita come vera e propria «dissa crazione», esemplificata dalla distru zione dei simboli dietro i quali l’op pressione del potere può nascondersi; e non è certo un caso che i titoli del le varie tracce parlino da sé a parti re da Compliance, ruvida ballata dagli accenti elettronici carichi di sfumatu re angoscianti, perfette per illustrare il terribile dilemma etico rappresenta to dalla sottomissione del cittadino a quella sorta di «coercizione preventi va» che lo stato di emergenza compor ta in ogni Paese del mondo («abbiamo bisogno semplicemente della tua con discendenza / non proverai più dolo re, niente più ribellione / dacci solo la tua condiscendenza»); il tutto in con trasto con il successivo Liberation, il quale invece si colloca all’estremo op posto,trattandosid’unavera,epicaca valcata pop che, in termini di arran giamenti come di orchestrazione (si vedano gli irresistibili cori in falsetto) ricorda molto da vicino i Queen di A Night at the Opera Tuttavia con Won’t Stand Down ritorniamo nel pieno di una violenza definibile come hard rock, infusa di atmosfere a tratti qua si metal; il che rende il passaggio alla traccia successiva, Ghosts (How Can I Move On) ancor più sconcertante Di colpo infatti l’ascoltatore si trova im merso in un delicato brano intimista una straziante dichiarazione di fedeltà verso qualcuno a cui si è dovuto dire addio, costruita su un ossessivo quan to struggente tappeto sonoro costitu
Dov’è andata la satira politica?
SmartTV ◆ Al servizio pubblico della Svizzera italiana manca il coraggio della consorella francese
Marco ZüeblinMinimo quanto si vuole, uno degli indicatori dello stato della democrazia in un territorio è la satira (politica) che vi si pratica, ad esempio sul servizio pubblico Sulla base di questo picco lo indicatore, la democrazia starebbe benissimo dai nostri cugini romandi, con il ritorno di 52minutes (RTS1, sa bato, prime time, quindicinale); me no bene in Svizzera tedesca, al netto delle riesumazioni agostane in Sum merLachen, con un centone nostalgi co di Late Service Public condotto dalla coppia Viktor Giacobbo e Mike Müller che suona come celebrazione di un’irripetibile epoca d’oro e, temia mo, un provvisorio (?) de profundis per il futuro
E da noi? Le esperienze fatte in passato sono da dimenticare, o meglio da ricordare per non replicarle Ora per scampoli di brio ci si affida a una comicità immediata, un po ’ da liceali cresciutiesempreinmoodallegramen te rievocativo, irridente nella sua fac ciata ma assai allineata nel suo merito; mi riferisco a Ilsabatodelvillaggio, tra smissione multimediale (Rete1 e La1 2),affidataallacoppiadifattoGugliel moni Casolini L’umorismo è efficace, anche se qualche volta di primo livel lo,echianimasidivertecome(eanche più) del pubblico; una bella cosa, leg gera leggera, come una bolla di sapo ne La satira, e soprattutto quella po litica che è l’indicatore minimo di cui sopra, è assente; l’approdo in quei ter ritori di qualche politico in ansia di vi sibilità è accolto con il sorriso ma an
che con molta deferenza di fondo, la preoccupazione (del politico, dei con duttori) è sdoganare un’immagine ac cattivante, da vicino di casa per cui si può provare anche qualche domestica tenerezza Si dice che il contesto po litico partitico della Svizzera italiana, in cui si agitano permalosità eccessive e immotivate autostime, renda impra ticabile la satira In realtà, è una scusa; sitrattasolodiunaquestionedicorag gio, e di talento
Il caso di 52 minutes lo dimostra, e non vi è motivo per ritenere che quello che è possibile là sia di tremendo scan dalo qua; a ogni puntata sperimentia mo come su ogni tema sia possibile nonsolofaresatiraintelligente,maan che generare qualche riflessione che la frequentazione dell’informazione «se ria» non riesce forse più a provocare La trasmissione affronta i temi sociali e politici più scottanti, con un bel pi glio deciso, soprattutto per merito dei due suoi ideatori (Kucholl e Veillon); vi si parla di esercito, di votazioni, di scandali grandi e piccoli, di economia e finanza, senza sconti e senza paura
Oltre al coraggio e al talento, il fu turodellasatiraècertoancheunaque stione legata alla tutela di chi la fa; e, non da ultimo, all’abitudine nel pub blico e della politica a questo tipo di approccio, che è in definitiva anche educazione alla cultura del confronto, e al rispetto dell’opinione altrui Che servono non solo a sorridere, ma a vi vere bene con gli altri; cioè, appunto, alla dinamica democratica
ito unicamente dal pianoforte (e qui ritorna l’accostamento con il periodo d’oro dei Queen di Freddie Mercury) E se Kill Or Be Killed ripropone in vece uno stile per i Muse più tradizio nale, rimandando direttamente agli esordi e caricando i toni di sonorità molto rock, particolarmente interes sante risulta poi un brano epico come Verona, il cui titolo intrigante si deve probabilmente al fatto che l’Italia è
stato uno dei Paesi in cui le misure an ti Covid hanno maggiormente condi zionato la vita dei cittadini (« Togli ti i vestiti e togliti la mascherina ( ) Possiamo baciarci?, del contagio sul le tue labbra non m’importa ( ) Non possono fermarci ora, non lascerò che tu ti senta sola») Dal punto di vista musicale, Will of the People ci pone così davanti a un ibrido davvero singolare: se la già ci
tata title track costituisce una sor prendente miscela tra accenti rock e sfumature apparentemente ben più spensierate, quasi da pop anni 80 (gli Happy Mondays sono uno dei primi riferimenti a venire alla mente), l’in tero lavoro si snoda lungo esperimen ti curiosi quali il già citato Liberation, fino ad arrivare a brani sorprendenti come You Make Me Feel Like It’s Hal loween, che offre addirittura un ac compagnamento a base di organo in puro stile gotico È quindi chiaro che questo disco rappresenta un tenta tivo, da parte della band, di alimen tare ulteriormente la propria fama di formazione quantomeno versatile: del resto, nessuno può negare come la va rietà abbia sempre costituito uno dei maggiori meriti della formazione di Bellamy, pur nell’evidente, costan te volontà di conservare una cifra sti listica personale e immediatamente riconoscibile
E se, da un certo punto di vista, Will of the People (nell’immagine la copertina) costituisce esattamente il tipo di album che ci si poteva oggi aspettare dalla band, è altrettanto ve ro che si tratta di un lavoro coerente e dall’innegabile forza e vigore espres sivi; e il fatto che a tutt’oggi i Muse non abbiano mai vacillato, mantenen do la loro identità di band caratteriz zata da grande onestà intellettuale (e da una spiccata capacità per la critica sociale) è certamente uno dei loro più grandi meriti
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