Woooooooooow, prezzi in caduta libera! Abbiamo giĂ ribassato oltre 250 prezzi. E altri seguiranno a ruota.
Risparmia sul prezzo, non sul gusto. z z i: e r p i e d i t n e n i p e r ma s s a b i r ù i ibe ra l p a a r t u d a A nc o c n i z z imig ros. c h/prere se mplic e me nt e qui o s c a n s i o na
Ribasso permanente
2.10 finora 2.65
Sugo di pomodoro al basilico Alnatura Origin
Ribasso permanente
340 g
8.35 finora 9.70
Olio d'oliva greco Alexis 750 ml
Ribasso permanente Ribasso permanente
1.30 finora 1.45
Pomodori pelati e tritati bio
1.85
Spaghetti aha!
Ribasso permanente
500 g
finora 2.80
1.75
280 g
finora 2.05
Tagliatelle all’uovo Agnesi 250 g
St ag ionat ura i es di al me no ot t o m Ribasso permanente
–.75 finora 1.–
Ribasso permanente
2.35 finora 2.65
Ice Tea Peach 1,5 l
Ribasso permanente Yogurt alle bacche di bosco M-Classic 1 kg
Fino a esaurimento dello stock.
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
4.35 finora 5.–
Cheddar M-Classic 350 g
Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio È in consultazione il progetto di potenziamento dell’autostrada tra Lugano e Mendrisio che prevede la terza corsia dinamica
Ambiente e Benessere L’importanza dei segnali visivi e olfattivi nella seduzione e nella relazione amorosa
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 12 ottobre 2020
Azione 42 Politica e Economia L’America sfida Pechino nell’Indo-Pacifico
Cultura e Spettacoli Seni e uova, l’omaggio di una scrittrice giapponese al genere femminile del mondo intero
pagina 15
pagina 5
pagina 23
pagina 35
Keystone
Progettare il futuro del Castello
di Nicola Mazzi pagina 4
Preoccupante ma non allarmante di Peter Schiesser Visto quel che capita in molte parti d’Europa e considerato l’aumento massiccio di contagii da Coronavirus segnato in Svizzera la settimana scorsa, c’era da aspettarsi nuove misure preventive. Anche in Ticino, dove i casi hanno superato la quarantina al giorno. Diversi cantoni hanno introdotto l’obbligo di portare la mascherina in luoghi chiusi, in particolare nei negozi. Così ha deciso anche il governo ticinese, che ha ordinato anche la chiusura di discoteche, club e sale da ballo. Non che i negozi siano finora stati classificati come luoghi di contagio, ma la decisione dei cantoni, invitati ad agire dal governo federale, è da interpretare come una misura a forte impatto psicologico: se tutti indossiamo la mascherina siamo di riflesso portati a tenere una maggiore distanza dal prossimo. Ma a cosa è dovuto questo rapido e importante aumento dei casi? Una risposta chiara non la sanno dare né gli epidemiologi, né cantoni e Confederazione. Si presume che il calo delle temperature induca più persone a stare all’interno, in locali poco arieggiati e poco ventilati, e questo favorisce la propagazione del virus. Ci sono poi dei
cluster, qua e là (feste private e celebrazioni, con decine di persone contagiate), e la constatazione che nella vita privata si sta molto meno attenti a mantenere le distanze. Come riconoscono con preoccupazione anche le autorità federali, la popolazione è stanca di queste limitazioni, non è facile ottenere di nuovo maggiore disciplina; d’altronde, fintanto che le ospedalizzazioni e i decessi si mantenevano a livelli bassi era più che naturale che gradualmente si abbassasse la guardia. Ora la domanda è: quanto è grave la situazione? Marcel Tanner, membro della task force scientifica federale e presidente dell’Accademia svizzera delle scienze, si esprime così sulla NZZ: «la situazione è molto preoccupante, ma non allarmante», fino a quando il tracciamento funziona non c’è problema. A dire il vero, qualche cantone comincia a perdere il controllo. Ma anche altri epidemiologici buttano un po’ di acqua sul fuoco, affermando che l’attuale numero di contagi non è paragonabile 1:1 con quelli registrati a marzo-aprile, i mille al giorno in primavera non equivalgono ai mille di oggi, perché allora si effettuava il tampone solo nei casi più evidenti, oggi basta il minimo sospetto. Secondo uno studio del team del professor Christian Althaus dell’Uni Berna e membro della
task force federale, per ogni contagiato registrato ce n’erano nove che non venivano scoperti, quindi i 1000 di marzo-aprile equivalevano a 10mila casi al giorno. Oggi, secondo Althaus, accanto ai 1000 casi scoperti ce ne sono forse duemila che restano ignoti. Una valutazione (sui casi in primavera) in linea con due studi condotti in Ticino, secondo cui ad entrare in contatto con il virus è stato fra il 9 e l’11 percento della popolazione del cantone, non soltanto le 3500 persone registrate, e che trova riscontro anche nel tasso di positività dei tamponi effettuati: se il 30 marzo fu del 19,2 per cento, in estate era fra lo 0,4 e il 4,4 per cento, ora è risalito velocemente sopra il 6,6 per cento; significa che ci sono più casi che restano nascosti. Le misure introdotte ora dai cantoni non avranno verosimilmente l’effetto diretto di interrompere le catene di contagio, ma sono un segnale di richiesta di maggiore disciplina e senso di responsabilità individuale e al contempo un avviso: se la situazione continuasse a peggiorare, verrebbero imposte misure più draconiane. Insomma, se vogliamo evitare nuovi lockdown è il momento di tornare a una maggiore prudenza. D’altronde, se tutti indossano una mascherina ci si può sentire collettivamente un po’ più sicuri.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
4
Società e Territorio Home office sotto la lente Uno studio di Travail.Suisse analizza vantaggi e difficoltà espressi da lavoratrici e lavoratori pagina 8
Platform economy Con l’avvento della digitalizzazione il crowdsourcing è diventato un fenomeno diffuso tramite il quale le imprese si assicurano i talenti globali di cui hanno bisogno. Quali i rischi per i lavoratori?
A due passi Oliver Scharpf ci accompagna sul Monte Verità di Ascona alla scoperta di Casa Anatta pagina 13
pagina 10
Un concorso per il Castello
Locarno Il Municipio ha indetto un concorso
con procedura selettiva per un progetto urbanistico e architettonico che mira a restaurare il Castello Visconteo e valorizzare tutta l’area
Nicola Mazzi Il più importante monumento storico di proprietà della città di Locarno, il Castello Visconteo, sarà restaurato. Il Municipio ha infatti aperto un concorso d’architettura per valorizzarlo e renderlo ancora più attrattivo, sia per i ticinesi sia per i turisti. Ma iniziamo da qualche cenno storico di un luogo che è stato, per qualche giorno, anche il centro del mondo. Siamo nel 1925 e tra il 5 e il 16 ottobre si tiene la Conferenza di Pace dalla quale poi sfociano gli Accordi di Locarno, firmati a Londra il 1. dicembre dello stesso anno tra i principali Paesi europei e che entrano in vigore nel 1926. Trattati che hanno diviso gli storici: c’è chi li ha giudicati solo un’illusione dopo la Prima Guerra Mondiale e chi, invece, la base per diversi anni di pace. Sta di fatto che quel momento ha portato alla ribalta Locarno e il suo Castello medievale. Proprio nel Medioevo è stato il periodo in cui la roccaforte ha subito le più importanti trasformazioni. Il bastione, che all’epoca era sul lago in quanto le acque del Verbano arrivavano sin lì, aveva un ampio porto fortificato e controllava la via di comunicazione che risaliva il Verbano per proseguire verso i passi, lungo uno dei principali assi di scambio tra Lombardia, Svizzera e Germania. Alla conquista viscontea di Locarno, nel 1342, il Castello fu ampliato e, nel 1439, con la nomina di Franchino Rusca a feudatario, la dimora assunse un aspetto principesco grazie a pittori e scultori lombardi, mentre sulle strutture architettoniche intervennero capomastri ducali. Fu teatro di battaglie e venne rinforzato nel 1507 con la costruzione del rivellino: un baluardo forse attribuibile a Leonardo da Vinci. Dopo la conquista svizzera del Locarnese (1513) gran parte del castello fu demolito lasciando in piedi una torre e la residenza, che fu la sede del balivo dei cantoni sovrani. In epoca meno lontana il Castello ospitò gli uffici del commissario e del governo. Il pretorio fu utilizzato fino ai primi decenni del Novecento come prigione e come scuola. Nel 1921 la città acquistò il maniero, che fu restaurato sotto la direzione di Edoardo Berta tra il 1922 e
il 1926, proprio durante il Patto. E ora? Come detto si vuole restaurarlo. Ma in che modo si intende farlo ce lo spiega il municipale e responsabile del dossier, Giuseppe Cotti. Quali sono le ragioni che hanno spinto la città a indire un concorso per il Castello?
Il Castello Visconteo è molte cose insieme: un monumento, un museo e uno spazio pubblico centralissimo. Il potenziale è enorme, e il nostro desiderio è di dare vita a un polo culturale e turistico su scala cittadina e regionale. Nel contempo, vogliamo dare nuovo slancio allo sviluppo di quest’area urbana di grande pregio. Al di là delle opportunità, c’è poi anche un’altra logica che giustifica la scelta di intervenire proprio ora. Quale?
Negli ultimi decenni la città ha compiuto sforzi notevoli per risanare altri edifici storici di sua proprietà. Per il Castello Visconteo, invece, l’ultimo grosso intervento risale a quasi un secolo fa. È quindi senz’altro arrivato il momento di mettere mano a quello che, di fatto, è il principale monumento della nostra Città, in modo da restituirgli il giusto risalto.
Qual è lo scopo del concorso e in che modo i progettisti, secondo la città, dovrebbero intervenire nella ristrutturazione?
Grazie a questo concorso con procedura selettiva, in due fasi, il Municipio intende ottenere un progetto urbanistico e architettonico completo per valorizzare tutto il comparto del Castello, che comprende i 2405 metri quadrati della fortezza ma anche l’area di Casorella e il vicolo che li collega. Oltre alla visione urbanistica, i progettisti dovranno curare il restauro e il risanamento degli edifici esistenti, e rinnovare gli spazi espositivi del museo civico e archeologico, dandogli continuità operativa durante tutto l’anno. È insomma una procedura orientata al futuro, e un dettaglio – del quale sono molto fiero – lo dimostra: la decisione di favorire la presenza di giovani architetti, riservando due posti alle candidature di professionisti al di sotto dei 40 anni di età. Qual è il budget a disposizione e
L’idea è quella di mettere in relazione l’area del Castello con centro storico, Piazza Grande, Palacinema e rotonda. (Ti-Press) quale le varie tempistiche del concorso?
La spesa dovrebbe aggirarsi sui 15 milioni di franchi. È ovviamente un investimento significativo, che però non deve spaventarci: fin dall’inizio è stato chiaro che si tratterà di un’opera da eseguire in diverse fasi, in base ai punti cardine del progetto di restauro e valorizzazione del complesso monumentale. Il fatto di progettare da subito l’intervento nella sua interezza ci assicurerà la coerenza del progetto: inoltre, ci permetterà di attivare le richieste per i contributi federali e cantonali, oltre alla fondamentale ricerca – da condurre a livello nazionale – di finanziamenti da parte di fondazioni o altri enti sensibili alla salvaguardia del patrimonio storico e culturale. Entrando nel dettaglio di che tipo di lavori si tratta?
L’obiettivo finale, come detto, è di restituire al Castello la sua dimensione monumentale. Lo studio che il Municipio
aveva commissionato all’arch. Aurelio Galfetti ha definito quattro grandi aree di intervento, per una valorizzazione che comprenda visione urbanistica, architettura, restauro e spazi espositivi. Un importante passo consisterà nella sistemazione esterna, per mettere in relazione l’area del Castello con le parti antiche della Città – centro storico e Piazza Grande – e con quelle nuove, come la rotonda e il Palacinema. Ci occuperemo quindi di trasformare l’architettura attuale, costruendo un percorso chiaro a partire da quella che oggi si presenta come una successione di spazi piuttosto casuale. Accanto a questo ripensamento, si tratterà ovviamente di restaurare tutti gli elementi meritevoli della struttura antica, analizzando bene come dare loro il massimo risalto. Al termine di questo intervento potremo infine concentrarci sul concetto espositivo.
Alla fine, che tipo di Castello potranno visitare i cittadini e i turisti? Un
pensiero ai beni dell’Unesco, come Bellinzona, lo avete fatto?
Sarà sicuramente un museo del XXI secolo, ma per i dettagli aspetto di lasciarmi sorprendere dagli architetti… Locarno non può in ogni caso confrontarsi con la situazione eccezionale dei tre Castelli di Bellinzona. Il nostro vantaggio, però, è che siamo un polo turistico con una storia più che secolare, il che ci permetterà di promuovere il Castello Visconteo insieme alle altre attrazioni della nostra regione. Si tratterà quindi di creare relazioni con gli altri musei della Città (biglietto unico), con il Festival e il Palacinema, ma anche osare un approccio meno legato agli schemi tradizionali. Bisognerà costruire collaborazioni con strutture come il Centro balneare, il Santuario della Madonna del Sasso, la zona escursionistica di Cardada e Cimetta, e tutte le altre realtà di primo piano che rendono la nostra regione così amata dai turisti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
5
Una terza corsia dinamica
Strade Il progetto dell’USTRA di potenziare l’autostrada tra Lugano e Mendrisio va in consultazione,
ma non sono tutti d’accordo Fabio Dozio È un dilemma annoso: la costruzione di nuove strade favorisce l’aumento del traffico? È un dato dimostrabile, ma è anche vero che, quando ci si trova incolonnati sull’asfalto, si desidera e si pretende di migliorare la viabilità. Il caso più emblematico è l’autostrada A2 tra Lugano e Mendrisio, al limite della paralisi e non solo negli orari di punta. Il numero dei frontalieri, raddoppiato dagli anni Settanta a oggi, è uno dei fattori. Ma c’è anche un problema di cultura: il Luganese, e il Ticino in genere, è l’agglomerato svizzero con il più alto tasso di utilizzazione dell’automobile a scapito del trasporto pubblico. D’altra parte, i mezzi pubblici scarsi e lacunosi portano all’uso spropositato dell’auto privata. Il traffico è un groviglio di circoli viziosi: insufficienza di mezzi pubblici, numero esagerato di veicoli privati con una sola persona a bordo, scarsità di ciclopiste, posteggi illegali. E non mancano gli effetti collaterali: inquinamento e paesaggio deturpato. L’Ufficio federale delle strade (USTRA) ha presentato il nuovo progetto per potenziare l’autostrada tra Lugano e Mendrisio (PoLuMe). È il frutto della concertazione tra Confederazione, Cantone, Comuni interessati e Commissione dei trasporti del Mendrisiotto. In sostanza si tratta di mettere in funzione la terza corsia dinamica tra Lugano nord e Mendrisio, utilizzando la corsia d’emergenza nelle ore di punta. Le tre gallerie, Gentilino, Melide-Grancia e Bissone-Maroggia, verranno ampliate e si costruiranno anche nuovi tubi. Poi ci saranno altre opere: nuova rampa d’uscita a Melide, nuova entrata verso nord a Gentilino, spostamento in galleria della cantonale a Bissone, che libera la riva del lago dal traffico motorizzato, e infine, punto dolente, lo spostamento del semisvincolo da Bissone a Melano. Il progetto andrà in consultazione e USTRA intende farlo approvare dal Consiglio federale nel corso del prossimo anno. L’opera, secondo le previsioni, dovrebbe costare un miliardo e 355 milioni di franchi: orizzonte temporale 2040. «Chi sperimenta giornalmente o anche solo sporadicamente la difficoltà di entrare o uscire dalle nostre città (Lugano in special modo) oppure di circolare sulla Agno Ponte Tresa nelle ore di punta, non può mancare di porsi qualche interrogativo sulle condizioni attuali del traffico e sull’evoluzione in atto.» Sono le parole di Fulvio Caccia, consigliere nazionale, scritte nel 1987 a prefazione del documento Ticino 2001, una concezione di mobilità ecologica, curato dall’Associazione svizzera del traffico (oggi Associazione traffico ambiente). Lo studio invitava a sviluppare il trasporto pubblico, in particolare la rete ferroviaria regionale, e a limitare la mobilità. «La soluzione che le nostre autorità continuano a proporci – scriveva Carlo Lepori, presidente dell’AST – è la rincorsa folle nella spirale del traffico motorizzato privato: costosi “piani viari” cercano di “snellire” il volume del traffico incombente, che solo attende nuove possibilità per espandersi! È esperienza comune che se nuove strade danno un po’ di respiro, il sollievo è di breve durata». A 33 anni di distanza Carlo Lepori è ancora attivo, ora come presidente dei «Cittadini per il territorio del Luganese». «Il fatto positivo – ci dice – è la realizzazione della rete di trasporto pubblico su rotaia TILO: rete
A Bissone si realizzerà una nuova galleria a due canne, a Melide è previsto l’adeguamento della rampa d’uscita. (USTRA)
completata recentemente con il collegamento alla Malpensa e presto con la galleria ferroviaria del Ceneri. Si tratta di un’opera fondamentale per una mobilità sostenibile in Ticino. In maggio il Gran Consiglio ha votato un credito di 461 milioni per un potenziamento del trasporto pubblico nei prossimi quattro anni che riguarda anche il servizio bus regionale. Ci sono voluti 30 anni, ma siamo soddisfatti! L’idea di utilizzare la corsia di emergenza per migliorare lo scorrimento è problematica, perché eventuali aumenti della capacità entrerebbero poi in concorrenza con il trasporto pubblico».
Il progetto prevede una terza corsia aperta solo qualche ora al giorno, nei momenti di maggior traffico Il presidente della Commissione dei trasporti del Mendrisiotto, Andrea Rigamonti, giudica positivamente il progetto PoLuMe. «Finalmente l’autostrada tra Grancia e Maroggia sarà quasi tutta in galleria. – afferma – Sarà così l’occasione per recuperare fruibilità del territorio a favore della popolazione per svago e turismo. Per esempio tra Bissone e Ma-
roggia la strada cantonale sarà spostata sull’attuale autostrada liberando così i paesi dal traffico parassitario a favore di pedoni e ciclisti, oppure tra Grancia e Melide, dove verrà realizzata una galleria per sgravare il pian Scairolo, oppure ancora la riqualifica delle sponde del ponte diga, oggi inutilizzate». Non ritiene che la terza corsia dinamica finirà per promuovere maggior traffico e rivelarsi inadeguata? «Stiamo parlando di una terza corsia aperta solo qualche ora durante il giorno, al momento del maggior traffico. Dal mio punto di vista potrà però essere l’occasione di valutare che questa corsia venga messa a disposizione solo a veicoli virtuosi, condivisi, elettrici, motocicli e bus aziendali. Per esempio, già oggi, negli Stati Uniti, alcune corsie autostradali sono messe a disposizione di veicoli con due o più persone. Oggi manca la base legale: l’auspicio è che, da qui alla realizzazione dell’opera, il Parlamento si attivi e preveda di dedicare la terza corsia a veicoli virtuosi». Non la pensano tutti così. Se Bissone può sorridere per la prospettiva di riguadagnare la riva lacustre senza le automobili di mezzo, Melano si vede appioppare lo svincolo per l’entrata in direzione nord. Una misura poco sostenibile dal profilo ambientale e urbanistico, che ha portato il Consiglio comunale a rivolgere un «Appello al Gran
Consiglio per una mobilità coordinata e una ricomposizione urbanistica a sud di Lugano. La soluzione alle colonne non è una terza corsia tra Lugano e Mendrisio». Secondo il legislativo del comune, l’investimento di oltre un miliardo di franchi «sarà comunque tardivo, non sarà efficace e non permetterà un uso parsimonioso del territorio, dato che il semisvincolo di Bissone sarà spostato a Melano: si migliora l’impatto da una parte e si peggiora dall’altra». Lo zuccherino, proposto dall’USTRA, creare un nuovo percorso ciclopedonale a bordo lago non è sufficiente. Anche se benvenuta – scrive il consiglio comunale – «la riqualifica delle sponde lacustri non potrà minimamente compensare il continuo impatto del traffico sul territorio e sulla popolazione». Il presidente Andrea Rigamonti guarda avanti: «L’impostazione del progetto è tale che non preclude lo spostamento, in futuro, dell’autostrada in galleria tra Melano e Mendrisio. Lo svincolo all’entrata del paese fa sì che coloro che provengono dalla Val Mara non scendono sino a Mendrisio a prendere l’autostrada attraversando così il paese. È ovvio che sarebbe preferibile un interramento anche a Melano, ma ci è stato spiegato che, per motivi economici, al momento non è possibile. Inoltre verrà riqualificata la zona a lago di Melano a favore della popolazione».
Il Consiglio di Stato, da parte sua, ha sposato il progetto dell’USTRA. Il presidente dei «Cittadini per il territorio del Mendrisiotto», Ivo Durisch, deputato in Gran Consiglio, ha chiesto al governo di rinunciare alla terza corsia, ma senza successo. In una mozione afferma che l’ampliamento della A2 a tre corsie causerà inevitabilmente più traffico e più inquinamento. «Con questa proposta – sostiene Durisch – si persegue un modello di sviluppo superato, non sostenibile, che andrà a gravare sulle spalle delle prossime generazioni. Invece delle tre corsie va sostenuta la necessità del prolungamento a sud di AlpTransit, che potrebbe favorire anche il trasferimento dalla strada alla ferrovia del traffico pesante, così come prescritto dalla Costituzione nell’articolo sulla protezione delle Alpi». Il Governo ha risposto che intende sostenere anche in futuro una rete autostradale e stradale funzionale e quindi il progetto PoLuMe va realizzato, anche se approva l’esigenza di completare AlpTransit. La linea ferroviaria veloce interrotta a Lugano è una delle grandi lacune della politica svizzera dei trasporti. Per capire le priorità date dalla Confederazione ai trasporti motorizzati su strada basta dare un’occhiata alle cifre. Nel 2016 i costi globali dei trasporti in Svizzera ammontavano a quasi 90 miliardi di franchi. Di questi 72,3 miliardi sono andati alle strade, 11,2 alla ferrovia e 6,2 all’aviazione. La consigliera federale Simonetta Sommaruga, responsabile dei trasporti, ha elogiato il progetto PoLuMe, sottolineando che «può essere migliorata sia la fluidità del traffico sia la sicurezza stradale». «Contemporaneamente, – ha affermato Sommaruga facendo riferimento all’esperienza romanda dove la terza corsia è già realtà – si assiste a una marcata riduzione delle ore di coda e a un miglioramento del sovraccarico della rete locale. Si riducono anche le emissioni inquinanti e acustiche». In verità, per un eventuale uso di corsie d’emergenza come normali careggiate di marcia, va fatto un esame d’impatto ambientale. È quanto ha deciso il Tribunale amministrativo federale, accogliendo un ricorso dell’ATA, Associazione traffico e ambiente. La sentenza, precisa l’Associazione, «riconosce che le corsie dinamiche abbiano effetti sull’ambiente (inquinamento fonico e atmosferico) e possano portare all’aumento del traffico sulla rete stradale secondaria». Il 2040, a patto che la scadenza sia rispettata, è lontano. Nel frattempo non si potrebbe intervenire con misure di alleggerimento del traffico privato motorizzato? Certo, in merito è intervenuto recentemente Giovanni Barone Adesi, dell’USI: «La città di Lussemburgo – afferma il professore – ha un numero di frontalieri molto maggiore di qualsiasi città svizzera. È impossibile parcheggiare in città per i non residenti. Un frequente e capillare servizio di autobus porta i frontalieri in città, da grandi parcheggi nella zona di confine». Esempi per riequilibrare il rapporto fra traffico pubblico e privato non mancano, anche nelle città svizzere, basta che la politica si muova in questa direzione. Poi, pensando al 2040, o anche più in là, quando la terza corsia dovrebbe essere disponibile, bisognerà tener conto di come sarà la mobilità futura: auto e bus elettrici o a idrogeno, veicoli condivisi o a guida autonoma. Tecnologie che potranno rivoluzionare i trasporti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
6
Idee e acquisti per la settimana
Bio e ticinese al 100%
Grande tradizione pastaia
Attualità Latte fresco biologico dei Nostrani
Flavia Leuenberger Ceppi
del Ticino: sinonimo di qualità, sostenibilità e prossimità
Il latte è una delle principali fonti di calcio, elemento essenziale per ossa e denti forti. Inoltre è ricco di vitamine B, A, E e D, proteine e altri minerali quali zinco, magnesio, fosforo, potassio e selenio. L’insieme di queste sostanze contribuisce al buon funzionamento del nostro organismo. Ecco perché il latte occupa un posto importante nella piramide alimentare e dovrebbe essere consumato quotidianamente. Da sempre Migros offre un vasto assortimento di latte svizzero, contribuendo a sostenere centinaia di contadini elvetici che ogni giorno si impegnano per offrire ai consumatori un prodotto dal sapore e dalle qualità impareggiabili.
Tra questi figura anche il latte biologico intero 100% ticinese, introdotto nell’assortimento di Migros Ticino la scorsa estate. Disponibile al reparto refrigerati in un pratico cartone richiudibile da 1 litro, è prodotto dalla Masseria Ramello di Cadenazzo. L’azienda, gestita alla terza generazione da Adrian Feitknecht, si è convertita completamente al bio nel 2017. Possiede un’ottantina di mucche da latte, allevate nel rispetto delle loro esigenze in ampi spazi e libere di pascolare all’aperto. Il loro foraggio è costituito principalmente da erba fresca, fieno e mais dell’azienda stessa. La lavorazione e il confezionamento del latte è affidato alla Lati di S. Antonino.
Azione 21% Latte fresco ticinese biologico, intero 1l Fr. 1.50 invece di 1.90 dal 13 al 19.10 Nelle maggiori filiali
Novità Sei nuovi formati di pasta
La Molisana entrano a far parte dell’assortimento
Dietro il marchio La Molisana c’è tutta l’esperienza di una centenaria famiglia di mugnai. Per l’azienda di Campobasso, nel cuore del Molise, la qualità del prodotto è fin dagli inizi un’assoluta priorità. Per la sua pasta viene selezionato solo il migliore grano italiano ad alto valore proteico. Tutto il ciclo di produzione, dal chicco al prodotto finito, è attentamente e costantemente controllato. Il grano viene decorticato delicatamente a pietra, grazie ad un’innovativa tecnologia che permette di preservare intatte le qualità originali. La trafilatura al bronzo permette di ottenere una pasta ruvida, tenace in cottura e «catturasughi». Accanto a diversi formati classici di pasta La Molisana già presenti sugli scaffali di Migros Ticino, sono da poco arrivate alcune gustose varietà biologiche e integrali. La pasta di semola di grano duro integrale si caratterizza per l’alto indice proteico del 14%. Ricca di fibre e con un buon apporto vitaminico e di sali minerali, possiede un’eccellente tenuta in cottura. Nell’ambito di
una dieta equilibrata, contribuisce a un maggiore senso di sazietà e aiuta a controllare il peso. Da sempre attenta ai cambiamenti delle abitudini alimentari, La Molisana propone anche una linea di pasta Bio. Studiata per soddisfare le esigenze dei consumatori particolarmente sensibili alla tematica della sostenibilità, è prodotta esclusivamente con materie prime coltivate con pratiche agricole sostenibili e rispettose dell’ambiente. Gustosa e trafilata al bronzo, mantiene bene la cottura e rimane sempre al dente. La Molisana Fusilli Integrali 500 g Fr. 1.60 La Molisana Penne Integrali 500 g Fr. 1.60 La Molisana Spaghetti Integrali 500 g Fr. 1.60 La Molisana Mezzi Rigatoni Integrali 500 g Fr. 1.60 La Molisana Penne Bio 500 g Fr. 1.90 La Molisana Lumache Rigate Bio 500 g Fr. 1.90
Oss da Mord morbidi
Attualità La tipica specialità autunnale è prodotta dalla
Molto diffusi anche alle nostre latitudini, dove sono anche chiamati «Oss da Mort» per il fatto che si consumano soprattutto nel periodo a cavallo della festività cattolica di Ognissanti, la commemorazione dei defunti, gli Oss da Mord (Ossi da mordere) sono dei biscotti secchi e friabili di origini antiche, prodotti in Lombardia, Piemonte e nel nostro Cantone. Secondo alcuni, la specialità è nata a Borgomanero, nel No-
varese, nella seconda metà del 1800. Si distinguono dai «Brutti ma buoni» per l’aggiunta di farina nell’impasto. Se i più noti Oss da Mord richiedono denti fermi e robusti per poterli gustare, noi vi proponiamo la variante «morbida», preparata artigianalmente nel laboratorio della Panetteria-Pasticceria Poncini di Maggia, già fornitrice di Migros Ticino di alcune tradizionali prelibatezze festive. I biscotti vengono confeziona-
ti con pochi ma buoni ingredienti quali zucchero, farina di frumento, nocciole, arancini, bianco d’uovo, miele e lievito. Grazie ad una sapiente miscelazione degli ingredienti e a tempi di cottura ben precisi gli Oss da Mord firmati Poncini risultano particolarmente teneri. Oss da Mord morbidi 350 g Fr. 9.50 In vendita nelle maggiori filiali Migros
Flavia Leuenberger Ceppi
Panetteria-Pasticceria Poncini di Maggia con ingredienti naturali
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
7
Idee e acquisti per la settimana
La stagione della fondue chinoise
Attualità Da questa settimana l’assortimento completo di carne per chinoise surgelata è di nuovo disponibile
M-Classic Fondue chinoise di manzo 400 g Fr. 19.95
Novità M-Classic Fondue chinoise di pollo 400 g Fr. 18.60
Novità M-Classic Carne di manzo per chinoise e grill da tavolo 500 g Fr. 19.95
Finest Fondue chinoise di manzo tagliata a mano 300 g Fr. 22.95
Chi desidera viziare i propri cari con succulenti bocconcini di carne da immergere nel brodo, alla Migros non ha che l’imbarazzo della scelta in fatto di fondue chinoise. La gamma include oltre dieci tipi di varianti per ogni gusto ed esigenza. E anche quest’anno non mancano le novità, come la fondue di pollo svizzero M-Classic da 400 g o la carne di manzo svizzera M-Classic tagliata a fette grosse, ideale non solo per la chinoise ma anche
per il grill da tavolo. L’assortimento annovera ancora varietà per soddisfare la fame di tutta la famiglia, come la fondue di manzo nella confezione da 900 g, e altre tipologie di carne singole o miste di maiale, vitello e tacchino nei formati e pesi più disparati. Tra le specialità della linea premium «Finest», segnaliamo la delicata fondue di manzo tagliata a mano, una vera ghiottoneria dalla consistenza più spessa rispetto alle varietà tradizionali. Annuncio pubblicitario
50% di riduzione. 13.10–19.10.2020
50% 14.95 invece di 30.10
Cioccolatini Selection Frey, assortiti, UTZ in conf. speciale, 1 kg
Fino a esaurimento dello stock. Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
8
Società e Territorio
Lavorare da casa, un’analisi
Home office Uno studio di Travail.Suisse evidenzia vantaggi
e difficoltà espressi da lavoratrici e lavoratori sull’esperienza durante il confinamento. Ne abbiamo parlato con Natalia Ferrara
Stefania Hubmann Home office, pro e contro. A prescindere dagli aspetti messi in luce, l’esperienza accumulata durante il confinamento in ambito di lavoro a casa avrà un ruolo determinante nello sviluppo di una modalità lavorativa finora poco diffusa nel nostro cantone. Una recente inchiesta a livello nazionale condotta dal «Barometro condizioni di lavoro» – progetto dell’organizzazione mantello Travail.Suisse e della Haute école spécialisée bernoise – evidenzia i vantaggi e soprattutto le difficoltà espressi da lavoratrici e lavoratori di fronte a questa necessità nel periodo dell’emergenza pandemica. Scuole chiuse, strutture d’appoggio per le famiglie pure e nonni isolati hanno reso difficile conciliare lavoro e famiglia fra le mura domestiche. Il potenziale di questo strumento ne risulta però accresciuto, per cui è necessario puntare su un sistema misto con una chiara regolamentazione. Natalia Ferrara, responsabile regionale per il Ticino dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB), spiega le reazioni dei dipendenti di questo settore che, come diversi altri, è stato chiamato ad essere operativo e più performante durante il confinamento, riuscendo nell’intento grazie al lavoro da remoto svolto al domicilio.
Lo studio di Travail.Suisse, rappresentativo a livello nazionale e i cui risultati sono stati pubblicati in agosto, evidenzia proprio in primo luogo come il carico di lavoro durante il confinamento sia variato in funzione dei settori di attività. Quasi la metà dei salariati – le donne molto più degli uomini – è stata comunque confrontata in questo periodo con accresciuti obblighi di presa in carico. In particolare il telelavoro ha pesato sui nuclei familiari con figli di età inferiore ai 12 anni. A favore dell’home office sono emersi il risparmio di tempo nelle trasferte, la protezione contro l’infezione da COVID-19, come pure una maggiore autonomia e tranquillità nella gestione del lavoro. Critico invece il giudizio sulla mancanza di contatti sociali, la cattiva ergonomia, la costante reperibilità, le ore supplementari e i già citati problemi di conciliabilità fra lavoro e vita familiare. Questi ultimi sono però in massima parte imputabili alla situazione straordinaria vissuta la scorsa primavera, come conferma anche Natalia Ferrara per il settore bancario. «Durante il confinamento siamo rimasti in stretto contatto con i nostri affiliati che in Ticino sono quasi mille, mentre a livello svizzero circa 7800. Soprattutto via mail abbiamo ricevuto richieste di consigli sia generici che puntuali.
Il prolungamento della chiusura delle scuole ha suscitato molta apprensione con conseguente necessità di capire se fosse possibile una soluzione flessibile, anche di riduzione del tempo di lavoro, senza essere penalizzati. La gestione del tempo di lavoro sull’arco della giornata e la solitudine sono altri problemi legati all’attività in modalità home office. Il fatto di essere tutti iperconnessi ha però permesso alla nostra associazione di fornire consigli mirati in tempo reale. A volte si è trattato di piccoli suggerimenti pratici, come l’organizzazione di una pausa caffè virtuale con colleghe e colleghi o l’uso di cuffie durante le telefonate. È inoltre importante evidenziare come lavorare a casa quotidianamente sia diverso da un telelavoro sporadico, ad esempio durante una trasferta professionale». «Per il settore bancario – aggiunge l’intervistata – l’home office era un’eccezione che riguardava il 5% del personale a livello svizzero. Nel giro di poche settimane ci si è ritrovati nella situazione opposta con l’85% dei dipendenti impegnati a lavorare a casa, alcuni improvvisando postazioni poco salutari a lungo termine. Disporre di una postazione ergonomica, ordinata e pulita, che rifletta un atteggiamento professionale, è uno dei punti importanti per trasformare l’home office da
Natalia Ferrara è responsabile per il Ticino dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca.
soluzione di emergenza a risposta flessibile ed efficace ai nuovi bisogni della società». L’emergenza legata alla pandemia ha dimostrato che pure nel settore bancario, caratterizzato da complessi sistemi organizzativi e di sicurezza, lavorare a casa è possibile. Le richieste in questo senso da parte di impiegate ed impiegati non mancano per i vantaggi evidenziati anche dalla speciale inchiesta Coronavirus di Travail.Suisse. A fine settembre ancora circa la metà del personale bancario svizzero lavorava in modalità home office. A Natalia Ferrara questo tema sta particolarmente a cuore anche come rappresentante politica. Granconsigliera nelle fila del Partito Liberale Radicale, lo ha sottoposto all’attenzione del Consiglio di Stato, unitamente a un gruppo di quasi venti colleghi di più partiti, già nel 2016. A distanza di quattro anni, considerato che purtroppo non era ancora nato un vero progetto di telelavoro, la deputata ha presentato con due colleghi un’altra mozione. Obiet-
tivo: proporre da parte del Governo un progetto di telelavoro al domicilio per ogni ambito dell’Amministrazione cantonale e creare un fondo urgente per sostenere le imprese che promuovono questa possibilità, così come avviene per la mobilità aziendale. La mozione è datata 20 aprile 2020 ed evidenzia la forte accelerazione innescata dall’emergenza COVID-19 nella transizione verso modalità di lavoro innovative e flessibili, i cui benefici ricadono tanto sulle aziende (siano esse pubbliche o private) quanto sui loro dipendenti. «Nel frattempo, è nato un regolamento cantonale, solo l’inizio, ma nella giusta direzione», precisa la mozionante. Per massimizzare i vantaggi del lavoro a casa riducendone le criticità, occorre regolamentare in modo adeguato questa forma di prestazione professionale. Per Natalia Ferrara è necessario da un lato elaborare condizioni quadro riguardanti gli aspetti essenziali e dall’altro prevedere accordi ad hoc per rispondere alle esigenze legate
Le marche Migros: semplicemente eccellenti. I prodotti preferiti della svizzera.
–.45
Pomodori pelati M-Budget 280 g
Fino a esaurimento dello stock.
3.90
Nuggets Cornatur 225 g
2.55
Tortilla Chips BBQ M-Classic 300 g
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
9
Società e Territorio
Sogni fuori dal cassetto
Rassegna È in corso «Con la testa fra le nuvole», una rassegna culturale sui sogni
organizzata dall’associazione Invisible Lab Il titolo della rassegna – partita a fine settembre e che terminerà a novembre – è già un programma: Con la testa tra le nuvole. Un titolo che è anche un modo di dire e rimanda tanto alla dimensione onirica quanto a molteplici aspetti legati al tema del sogno, ciascuno dei quali può essere analizzato da diversi punti di vista. L’intento delle conferenze, delle proiezioni e dello spazio espositivo allestito in queste settimane tra Bellinzona, Locarno e Lugano, è quello di offrire alcuni spunti di riflessione su quel fenomeno misterioso, tanto ieri quanto oggi, che prende il nome di sogno. Il nostro intento – ci spiega il curatore della rassegna Sebastiano Caroni – è quello di «mettere in evidenza il fatto che i saperi artistici, scientifici e filosofici contribuiscono a tenere accesa la brace del sogno. Del resto, e non è un caso, da quando esiste il linguaggio, le persone si sono interrogate sul senso da dare all’esistenza dei sogni». Se imbocchiamo, ad esempio, l’entrata sociologica, è facile imbattersi in un appuntamento che fa al nostro caso. La conferenza di giovedì 22 ottobre (dalle ore 19), prevista all’auditorium di BancaStato a Bellinzona. Le relatrici della conferenza hanno una formazione diversa. Violaine Clément è una psicoanalista lacaniana con una formazione classica e un passato da docente di greco a latino. Vincenza
Pellegrino, dal canto suo, è professoressa di sociologia dei processi culturali all’Università di Parma. Proprio lei, nel volume di recente pubblicazione, intitolato Futuri possibili, affronta il tema del futuro come «prodotto culturale», ossia come insieme di rappresentazioni su quanto potrà accadere domani, e in particolare sulle possibilità di miglioramento della condizione umana. «Il suo sguardo sociologico – spiega Caroni – ci rivela che a dipendenza della propria formazione, del milieu in cui si vive e del proprio percorso personale ogni persona ha uno pensiero specifico verso il futuro». Vincenza Pellegrino, in estrema sintesi, spiegherà come fare per cercare di ritrovare un’idea utopica e per guardare al futuro con occhi diversi. Il sogno è anche legato al suo possibile significato. In questo solco si inserisce la seconda relatrice Violaine Clément la quale parte dal presupposto che nell’antichità i sogni venivano presi talmente sul serio da influenzare le azioni reali. «Se ad esempio un Re sognava di essere attaccato, quello era un segnale che provocava un’azione concreta. Il Re in questione non ci pensava due volte a dichiarare guerra ai suoi nemici, e quindi a intraprendere un’azione collettiva che aveva un effetto su migliaia di persone. Come spiegherà la ricercatrice il sogno aveva un posto centrale nella società di
Invisiblelab.ch
a determinate categorie professionali, alle loro funzioni, a situazioni contingenti o ancora alle persone a rischio. Precisa la responsabile di ASIB Ticino: «Aspetti cruciali che riguardano l’intero personale sono sicuramente il tempo di lavoro e la separazione fra vita professionale e privata. Un caso esemplare riguarda la reperibilità che deve rispettare momenti come la pausa pranzo anche quando l’impiegata o l’impiegato sta lavorando a casa. Per rendere l’idea: il capo non viene a prenderci per la giacca al tavolo della mensa o del ristorante. Eppure, se lavoriamo in home office, sembra normale telefonare, scrivere mail o fissare riunioni sul mezzogiorno. Per trovare una formula che duri nel tempo soddisfando entrambe le parti, queste ultime sono chiamate a compiere insieme valutazioni e scelte. L’home office, se ben organizzato, è un vantaggio per tutti. Oggi costituisce una delle attrattive nell’offerta di posti di lavoro e le aziende che lo hanno introdotto constatano da parte loro un aumento delle prestazioni intellettuali dei dipendenti e della produttività». Per il futuro si prospetta verosimilmente la diffusione di una formula mista con una parte dell’impegno professionale effettuata in presenza e un’altra svolta a casa secondo regole che tutelino sia il personale, sia i datori di lavoro. La Confederazione già permette ai suoi collaboratori questa soluzione. A livello federale, alcuni deputati, fra i quali il consigliere nazionale ticinese Fabio Regazzi del Partito Popolare Democratico, si sono inoltre attivati di recente attraverso atti parlamentari per rendere l’home office più attrattivo, evitando in particolare a chi lo sceglie di essere penalizzato nel riconoscimento delle spese professionali. Sul piano cantonale i mozionanti auspicano pertanto che l’ente pubblico assuma pure un ruolo faro nella promozione di quella che è da annoverare fra le buone pratiche innovative.
un tempo e non marginale come invece succede oggi» evidenzia ancora Caroni. Il titolo della conferenza, Quel che resta del sogno, sintetizza quindi la capacità di immaginarsi un futuro diverso rispetto al presente e alle sue proiezioni più cupe e distopiche. «La capacità di sognare e immaginarsi mondi diversi da quello in cui viviamo – un’esperienza tipica dell’essere umano – è sempre viva. Questo è un ingrediente che definisce l’uomo come tale e ci differenzia dagli altri animali». La rassegna ha anche un’appendice cinematografica con alcuni film importanti che trattano il tema del sogno. Viene ad esempio proposto al Lux
di Massagno, il 18 ottobre, un classico dell’horror che ha influenzato più di una generazione: Nightmare – Dal profondo della notte, una pellicola che mette in scena le nostre paure e quindi un modo per cercare di esorcizzarle e sublimarle. Restando al cinema, il 23 ottobre al Cinema GranRex di Locarno, Daniela Persico (del Festival del film di Locarno) parlerà sul tema Il cinema come fabbrica dei sogni. Percorrendo la storia della settima arte, metterà in evidenza la diversa rappresentazione dell’onirico: dagli incubi di Lynch agli incantesimi di Méliès passando per le epifanie di Tarkovsky. E per chi avesse voglia di scoprire alcune installazioni e opere artistiche più tradizionali – ovviamente sempre a tema onirico – di Roberto Pellegrini, Olmo Cerri, Luca Maria Gambardella, Michaela Lawtoo, Sara Petraglio e Hanna Hildebrand, può passare in via Teatro 3 a Bellinzona e lasciarsi trasportare in un luogo sorprendente. Il programma completo della rassegna è disponibile in forma cartacea e sul sito web di Invisible Lab, l’associazione organizzatrice (www.invisiblelab.ch). Da sottolineare, infine, che gli eventi hanno luogo nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitarie richieste da Cantone e Confederazione. Per ulteriori informazioni o domande si può scrivere a: info@invisiblelab.ch. / NM Annuncio pubblicitario
3.80
Prosciutto cotto in crosta M-Classic Svizzera, in self-service, per 100 g
4.40
Prosciutto affumicato bio in self-service, per 100 g
9.50
Salmone affumicato bio al limone d'allevamento, Norvegia, 100 g, in self-service
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
10
Società e Territorio
Il potere delle masse
Platform economy Oggi sempre più aziende, tramite piattaforme web e app, sfruttano le masse di persone
per offrire servizi e prodotti o accedere a competenze e idee. Quali sono i benefici e i rischi per i lavoratori digitali?
Stefano Castelanelli Sollecitare le masse per risolvere dei problemi non è una novità. Già nel lontano 1783 il Re di Francia Luigi XVI offrì un premio in denaro a chi riusciva a produrre la soda dal sale marino. Negli ultimi decenni però con l’avvento della digitalizzazione il crowdsourcing è diventato un fenomeno sempre più diffuso. Il termine deriva dalle parole inglesi crowd (folla) e sourcing (origine) e indica il rivolgersi alle masse di persone spesso tramite Internet per realizzare progetti e risolvere problemi. Esempi sono Wikipedia e YouTube in cui ci si affida agli utenti di Internet per raccogliere e catalogare la conoscenza (il primo) e per l’intrattenimento video (il secondo). Nel 2009 è nato freelancer.com, un portale che ha aperto le porte delle micro tasks agli utenti di tutto il mondo. È così stato possibile svolgere compiti ripetitivi e digitali come tradurre testi o inserire dati da qualsiasi angolo del pianeta in modo remoto. Non solo micro tasks, negli ultimi anni si è creato un vero e proprio mercato: il crowdworking, cioè il richiedere qualsiasi prestazione professionale da lavoratori indipendenti tramite la rete. Oggi su freelancer.com o siti analoghi come upwork.com vengono offerte le più diverse prestazioni professionali senza barriere geografiche. Si trovano richieste per contabili, avvocati, ingegneri, architetti, e ovviamente grafici e informatici. E funziona. Freelancer.com ha
4.90
Le piattaforme digitali permettono alle imprese di assicurarsi i talenti globali di cui hanno bisogno. (Pixabay)
più di 25 milioni di utenti attivi in oltre 274 paesi. Questo nuovo mercato si sta sempre più specializzando offrendo siti appositi per le diverse categorie professionali. Amazon Mechanical Turk ad esempio è il sito di crowdsourcing in cui
Crema da notte rigenerante per il viso I am 50 ml
Fino a esaurimento dello stock.
9.80
i programmatori informatici possono pubblicare compiti che i computer, ad oggi, non riescono ancora a fare come ad esempio catalogare e classificare dati. Mentre Houzz è una piattaforma online dedicata interamente al design d’interni. Una vasta community di pro-
Olio di bellezza 3 in 1 I am Natural Cosmetics 100 ml
fessionisti del settore posta foto dei propri progetti permettendo così ai clienti di trovare idee e ispirazioni per come arredare la propria abitazione. 99designs invece è il sito specializzato per il settore della grafica con un vasto pool di graphic designers da tutto il mondo.
6.50
Olio trattante pH balance 200 ml
Mentre Handy e TaskRabbit sono le piattaforme dedicate ai lavori domestici e offrono di tutto: dai servizi di pulizia, al montaggio di mobili, all’appendere quadri, all’installare apparecchi elettronici, al giardinaggio, al tuttofare. Qualsiasi persona può registrarsi sui
4.95
Rasoio I am men Shave System adatto per lame di ricambio a 3 e 5 lame, il pezzo
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
11
Società e Territorio due portali e svolgere lavori domestici per terzi a pagamento. I due portali sono presenti solo negli Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Francia e Germania, ma è prevedibile che presto arriveranno anche in Svizzera. Non solo lavoro, un settore che nell’ultimo decennio è cresciuto molto è il crowdfunding: la raccolta di fondi da un gran numero di finanziatori attraverso le piattaforme digitali. Tramite il crowdfunding, ognuno può lanciare una campagna di raccolta fondi definendo una somma che vuole raggiungere e spiegando a quale scopo verranno usati i soldi. Ogni persona può poi decidere se finanziare il progetto. Spesso i siti di crowdfunding operano un modello di finanziamento all-or-nothing (tutto-o-niente) in cui se la campagna raggiunge la somma prestabilita il promotore riceve i soldi altrimenti, se il target non viene raggiunto, tutti i donatori ricevono i soldi indietro. Cashare, la prima piattaforma di crowdfunding in Svizzera, è stata lanciata nel 2008. Da allora si sono moltiplicate e specializzate. Oggi in Svizzera esistono 39 piattaforme di differenti tipi: si va dal prestare denaro al finanziare un progetto. In alternativa ai soldi, i donatori possono ricevere in cambio un prodotto non-finanziario come una cena nel caso di un ristorante o il biglietto per un concerto nel caso di un gruppo musicale. In alcuni casi inoltre il denaro investito è a fondo perso. Il fenomeno è in forte crescita in Svizzera come sottolinea il Crowdfunding Monitor Schweiz 2020 della Hochschule di Lucerna. Dai 28 milioni del 2015 siamo passata ai quasi 600 milioni raccolti dalle varie piattaforme svizzere nel 2019. Un aumento considerevole. Negli ultimi anni il crowdsourcing ha invaso anche altri settori come il trasporto e la logistica. Uber con la sua app ha rivoluzionato il servizio di taxi permettendo a chiunque di fornire servizi
di trasporto automobilistico privato. E l’azienda di San Francisco non si è fermata al trasporto di persone. Gli autisti Uber oggi consegnano anche cibo e pacchi. Ma Uber non è la sola azienda a sfruttare la schiera di autisti indipendenti per il trasporto di beni. Instacart permette a chiunque di fare la spesa al posto tuo. Un po’ come è successo da noi durante il lockdown per gli over 65. Con Deliv invece puoi ordinare qualsiasi prodotto dai commercianti della zona e ti verrà recapitato a casa lo stesso giorno. Tutte soluzioni attualmente offerte soprattutto in Nord America ma che anche da noi si stanno facendo largo (come ad esempio Smood con Migros Ticino).
Le persone che svolgono lavori tramite le piattaforme web sono considerati liberi professionisti, lavoratori autonomi o imprenditori indipendenti Ma il crowdsourcing non si è fermato qui e ha invaso anche altri settori come le risorse umane o l’innovazione. Con il crowdrecruiting, le aziende per cercare un nuovo impiegato non si rivolgono più solo ad una ditta di selezione del personale ma a numerosi recruiter indipendenti che lavorano in parallelo alla ricerca del candidato e solo chi trova la persona giusta verrà retribuito. Mentre con il termine Open Innovation si indica lo sfruttamento delle idee, conoscenze e tecnologia di persone esterne alla ditta per trovare soluzioni innovative. InnoCentive è una piattaforma sulla quale le aziende (seekers) pubblicano un problema (challenge) nell’ambito della propria ricerca e sviluppo e la comunità di ricercatori (solvers) in tutto il mon-
do cercherà di trovare una soluzione. OpenIdeo è invece il progetto di IDEO, l’azienda di consulenza leader mondiale nel campo dell’innovazione e del design, dove persone da tutto il mondo possono collaborare per risolvere i problemi sociali dei nostri giorni. Un modo per sfruttare la forza delle masse per un fine più nobile. Come dimostrano tutti questi esempi, il crowdsourcing si sta diffondendo un po’ in ogni settore. Un secolo e mezzo fa Karl Marx aveva capito il potere che risiede nelle masse. Oggi sempre più persone trovano lavoro attraverso piattaforme web e app di outsourcing online in quella che viene definita la platform economy (economia della piattaforma). Sarà proprio la digitalizzazione a liberare le masse come immaginato da Marx oppure la platform economy sarà solo un ulteriore modo per sfruttarle? «La questione è fortemente dibattuta – dice Maria Mexi, consulente per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro e co-direttrice del progetto di ricerca Gig Economy and Social Dialogue presso l’Albert Hirschman Centre on Democracy del Graduate Institute di Ginevra – Da un lato, la platform economy permette alle persone in cerca di lavoro provenienti da paesi in via di sviluppo di avere accesso ai mercati del lavoro dei paesi ricchi, che prima erano fuori portata a causa delle barriere migratorie. Inoltre – continua Mexi – offre ai lavoratori una maggiore autonomia e flessibilità mentre il vantaggio per le imprese è la possibilità di assicurarsi i talenti globali di cui hanno bisogno». Tuttavia, c’è anche l’altro lato della medaglia. «Le persone che non hanno accesso alla tecnologia o non possiedono la formazione e le competenze necessarie vengono escluse» dice Mexi. Nel 2017, circa il 60% della popolazione mondiale non aveva accesso a Internet. «Il problema è concentrato
soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ma è presente anche nelle economie avanzate – dice Mexi – Negli Stati Uniti ad esempio 51 milioni di persone non hanno accesso a Internet o in alcuni casi potrebbero averlo ma non lo usano». E c’è anche un secondo aspetto negativo. Nonostante la platform economy fornisca nuove fonti di reddito a molti lavoratori, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, il lavoro è poco retribuito, spesso al di sotto del salario minimo, e non ci sono protezioni sociali. «Le persone che svolgono i lavori tramite le piattaforme web sono considerati liberi professionisti, lavoratori autonomi o imprenditori indipendente – dice Mexi – mentre le aziende che gestiscono le piattaforme web sono più degli intermediari che un datore di lavoro. Ciò ha implicazioni per i diritti dei lavoratori e la protezione sociale». Un problema che è emerso durante l’attuale pandemia. «Il Covid-19 ha messo sotto pressione i lavoratori legati a piattaforme digitali perché senza lavoro non hanno accesso a prestazioni assicurative o di disoccupazione e congedi per malattia – dice Mexi – Chi ha perso il lavoro si è trovato con un pugno di mosche in mano». Adesso che la pandemia ha accelerato il passaggio al lavoro digitale, sarebbe anche opportuno ridiscutere il quadro normativo per adattarlo ad una nuova realtà lavorativa, quella della platform economy. «Innanzitutto, dobbiamo discutere delle questioni sociali anche nell’ambito dell’economia digitale e creare condizioni di lavoro più eque – dice Mexi. – Personalmente sono a favore di un modello di decent digiwork (lavoro digitale dignitoso) caratterizzato dal rispetto, dalla dignità, dalla sicurezza, dalle pari opportunità e dalla voce di ogni lavoratore dell’economia digitale. Questo – conclude Mexi – porta a riscrivere il futuro del lavoro e a democratizzare il modo in cui la tecnologia è inserita nei mercati del lavoro».
Ritorna Moebius Tecnologia Il premio
2020 si occupa di digitale e futuro del lavoro
Sono tante le domande che la 24. edizione del Möbius pone, con una versione digitale accessibile in diretta streaming venerdì 16 dalle 14.00 e sabato 17 ottobre dalle 9.00 sul sito della Fondazione www.moebiuslugano.ch. Le domande che si pongono sono: «Come vedono i giovani che stanno per affacciarsi al mercato del lavoro il proprio futuro professionale? In che modo la cultura digitale può incidere concretamente?». Se ne discuterà grazie agli interventi di Gabriele Balbi, Gualtiero Carraro, Roberto Carraro, Derrick de Kerckhove, Boas Erez, Lino Guzzella, Gino Roncaglia, Anna Valente, Marco Zaffalon, Sara Beltrame, Patrick Balestra, Luca De Biase. Le categorie in concorso sono: per il Grand Prix Möbius Suisse, «digitale e agricoltura» (in concorso: Dolphin Engineering, EnvEve, xFarm, Sarmap); per il Grand Prix Möbius editoria mutante, «formazioni immersive di qualità» (in concorso: Open Fiber, Sustain&Ability, UniCredit). Non mancheranno, come sempre, i video realizzati dagli studenti SUPSI del corso di laurea in comunicazione visiva, che concorreranno al Möbius Giovani con otto video narrazioni, pensate ognuna come incisivo resoconto della propria esperienza personale ai tempi della pandemia. Annuncio pubblicitario
4.95
Cosano Regular Confezione da 10 pezzi
2.80
Salviettine umidificate aha! Sensitive Soft conf. da 50 pezzi
2.90
Detergente per WC M-Plus 750 ml
4.60
Detergente per vetri Potz Forte 500 ml
Veramente Nostrani!
Prodotti genuini a km zero
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
13
Società e Territorio Rubriche
Approdi e derive di Lina Bertola Il linguaggio del valore Non sono passate inosservate le recenti valutazioni del Consiglio della magistratura in vista del rinnovo della carica dei procuratori pubblici. Anche la scuola, avvalendosi di ricercatori della SUPSI, ha recentemente proposto una valutazione della sua gestione durante l’emergenza sanitaria. Sono solo due esempi di procedure ricorrenti che rinviano ad un aspetto costitutivo, e perciò irrinunciabile, della nostra esperienza, ovvero al bisogno di valutare. L’atto del valutare è un linguaggio che ci accompagna e ci attraversa in ogni situazione della vita. Non sempre ce ne accorgiamo ma ogni evento, anche minuscolo, comporta una implicita, spesso silenziosa, valutazione. Incontro una persona, osservo un paesaggio, leggo una notizia: circostanze del tutto fattuali come queste sono sempre attraversate da un giudizio di valore. La cosa non deve sorprendere, è solo un segno di come il valore sia intrin-
seco alla vita. Ce lo ricordano anche le splendide parole di Hans Jonas. La vita, ricorda il filosofo, è la destinataria di un sì: deve continuamente scegliersi per riaffermarsi. Proprio la mortalità intrinseca alla vita è quella porticina stretta da cui, in un universo altrimenti indifferente, è entrato il valore. Ma dove nasce il linguaggio del valore che si sovrappone sempre al significato concreto di ciò che mi sta capitando? In un orizzonte di valori più o meno condivisi di un’epoca o di una cultura? Oppure nasce da un mio sentimento intimo e personale del valore intrinseco alla vita? Queste due percezioni si intrecciano e corrispondono ad una condizione costitutiva dell’umanità: quella di poter scegliere in prima persona il proprio viaggio esistenziale dentro un mondo che esiste comunque, indipendentemente dalla mia presenza. Il valore che percepisco dentro di me e i valori che
nutrono il mio stare al mondo insieme agli altri. L’etica richiederebbe sempre un armonioso equilibrio tra questi due aspetti: è un invito ad ascoltare il valore intrinseco alla vita, che ci interpella in prima persona, pur sapendoci partecipi di un mondo con i suoi valori condivisi o comunque condivisibili. Non c’è dubbio tuttavia che oggi il linguaggio del valutare ci raggiunge in modo sempre più pervasivo dall’esterno. Spesso è il mondo che abitiamo a dirci chi siamo e quanto valiamo. Dalle valutazioni professionali ai «mi piace» sui social, fino al verdetto dei braccialetti/orologi che misurano e giudicano le nostre prestazioni sportive. Senza toppo rendercene conto ci adeguiamo, qualche volta addirittura ci affidiamo a modelli di comportamento proposti dall’esterno. L’effetto di questo meccanismo è quello di soffocare l’esperienza intima del riconoscere in noi il valore del nostro agire e il valore delle nostre scelte, esperienza che è la sorgente
dell’autonomia, ovvero della forma più autentica di libertà. Questo prevalere dei valori sul sentimento personale del valore è solo la punta dell’iceberg di una questione più profonda che concerne il nostro attuale modo di stare al mondo. In realtà è sempre stato così, il peso dei modelli di comportamento, con i loro pervasivi condizionamenti, ha una lunga storia, forse infinita. Ma oggi suona un po’ come un paradosso vista l’enfasi con cui guardiamo al presente come all’epoca delle conquistate libertà, in ogni espressione della vita. Al di là del grande e ormai risaputo inganno consumistico, lo iato sempre più profondo tra aspettative di libertà e di autorealizzazione e condizionamento sociale sta provocando molta sofferenza, soprattutto tra i giovani. A ragione il filosofo e psicoanalista argentino Miguel Benasayag riconduce questa sofferenza ad una perdita del legame con sé stessi, ad una rottura con gli strati profondi che
strutturano il nostro essere. E questo sarebbe dovuto proprio alle grandi pressioni della società, alla cultura della performance che con i suoi giudizi di valore agisce profondamente sulla costruzione di identità per così dire artificiali; il mantra dell’efficienza e della performance costruisce artefatti, identità del tutto esteriori. Benasayag, con un’espressione molto efficace, chiama queste identità esteriori l’esoscheletro che lega dall’esterno quello che dentro di noi è in frantumi. E conclude con evidente preoccupazione: «Questa cultura chiama intelligenza la capacità di disintegrarsi quanto basta per potersi conformare all’esoscheletro di un’impresa». Nelle parole di chi per professione si confronta con la sofferenza dei giovani possiamo leggere l’invito a resistere, cercando di restare in compagnia del proprio mondo interiore. Perché solo lì il linguaggio del valore mi parla davvero e mi indica la strada per divenire ciò che sono.
primo piano, esplodere tutta la bellezza lignea di Casa Anatta con soffitti alti più di quattro metri che si concludono con volte a botte. Ai tempi di Ida Hofmann – al piano suonava il Parsifal – ed Henri Oedenkoven, neanche un quadro alle pareti, tinteggiate, pare, di verde oliva. Ora è tempio-capanna pieno zeppo di cimeli come articoli di giornale ingialliti, libri, foto di balabiott, antroposofi, adoratori della noce di cocco, apostolirapa, costumi per la danza, camicie di lino bianco grezzo dei primi monteveritiani. Tra i quali spicca il mio preferito: Vladimir Straskraba-Czaja. Fondatore della Famiglia del mirtillo con i suoi dodici comandamenti esposti. Il pezzo forte, nella cimelioteca della riforma della vita, è forse, nella stanza dedicata ai fratelli Gräser, la sedia contorta fatta con rami, ideale per un arredamento elfico. La raccolta di minerali trovati a Bosco Gurin dal pittore anarchico Ernst Frick, come pure le pietre nere a Balladrum e la sua mappatura, meravigliano. L’apertura delle magistrali scale svasate, riprende la curvatura delle finestre. Salendo al secondo piano ho
l’impressione di essere in una specie di vecchio stabilimento balneare baltico costruito dagli hobbit sui Carpazi. Angolo-epoca barone von der Heydt con tanto di triade buddista giapponese del seicento e dépliant capolavoro dell’albergo bauhaus da lui commissionato al pari della prima biografia del monte. Biografia firmata Robert Landmann, 1930, il cui poster con palmizio iconico blu campeggia alle pareti. Due stanze sono per i reperti sopravvissuti – grazie a Ingeborg Lüscher – del fantastico bosco enciclopedico (distrutto) di Armand Schulthess ad Auressio. La mezzanine è per la baronessa de Saint-Léger, le cui isole di Brissago, perdute finendo in miseria all’ospizio di Intragna, a fatica si intravedono laggiù. Peccato solo, alla fine del magnifico reliquiario ringiovanente dei cercatori di eden, in simbiosi totale con questa capanna aria-luce di lusso in origine anche luogo per concerti e balli, non poter uscire a passeggiare sul tetto. In compenso, nel parco, c’è un campo da tennis storico dove giocare e una vera casa del tè per sorseggiare un tè verde coltivato qui.
I media non se la passano bene e di questi tempi cala la soglia di tolleranza nei confronti delle voci non allineate. Fa eco a questo pensiero la brusca interruzione del rapporto con l’editorialista Milosz Matuscheck, da sei anni sulla NZZ si occupava dell’analisi di questioni e fenomeni sociali, finché ha pensato di occuparsi delle manifestazioni pacifiche a Berlino dei negazionisti del Covid. Nel pezzo oltre a sollevare l’ipotesi che alla fine questi idioti del Covid (Covididioten), stando alle statistiche di inizio settembre, potessero avere ragione, sottolinea come i media mainstream, la polizia e la politica tendano a definirli, sminuendoli, un gruppo di idioti e di estremisti di destra. La questione si è fatta più complicata quando l’articolo è stato ripreso su un altro sito. Pensare che nella sua campagna marketing il giornale si pregia di differenziarsi dagli altri media
tedeschi perché promuove un dibattito culturale aperto. Andando oltre il caso NZZ, il problema della concentrazione mediatica è tangibile anche alle nostre latitudini. Resta il fatto che oggi rincorrendo nuovi pubblici molto spesso si perde di vista la propria identità e si sacrifica la qualità della propria testata. Ci sono i tagli, è vero, giustificati dal calo delle entrate e delle risorse. Ma quando serve investire, ad esempio in una costosa campagna su carta e digitale, i soldi ci sono. Le campagne possono essere molto belle ma passano. Il giornalismo invece resta, in teoria, e per essere all’altezza deve poter contare su professionisti capaci. Cosa succede invece se abbandonano il vascello o se l’azienda quando vanno in pensione non li sostituisce? Facile parlare di qualità ma in giro se ne vede sempre meno.
A due passi di Oliver Scharpf Casa Anatta sul Monte Verità di Ascona L’ascesa è breve, in verità non è un monte ma una collina chiamata un tempo Monescia. Tra le fronde, una bella giornata mutevole d’inizio autunno, spunta casa Anatta (327 m). Pianterreno in pietra, poi tutta in legno con tetto piano delimitato da un parapetto leggero. Segno di un suo originario utilizzo, sottolineato, con punto esclamativo, da Sigfried Giedion nella didascalia tra le due foto scattate – una da lì sopra il tetto con vista lago e una dal terrazzo qui al primo piano sempre con il tetto al centro dell’attenzione – da lui stesso. Apparse, proprio per via «del tetto come funzione abitativa», in Befreites Wohnen (1929). Abitare liberato che assaporo, camminandoci accanto, nella luce mattutina d’ottobre. Gli angoli delle finestre, in questo ibrido di grande villa, chalet, capanna aria-luce, sono arrotondati in stile teosofico. Nata nel 1904 per Ida Hofmann (1864-1926) e Henri Oedenkoven (1875-1935), pianista tedesca e naturista belga barbutocapellone figlio di un ricco industriale di Anversa, cofondatori, quattro anni prima, della colonia vegetariana Monte Verità. Battezzata con un termine pali
che racchiude la dottrina buddista del non sé e attribuibile a Oedenkoven stesso con l’aiuto dell’amico-sosia geometra Robert Jentschura, considerata ai tempi «la più originale casa svizzera in legno», nel 1927 diventa dimora del barone con la faccia da Budda e lo sguardo da volpe: Eduard von der Heydt (1882-1964). Banchiere tedesco e collezionista d’arte orientale che si compra, dopo la diaspora dei monteveritiani e l’intermezzo festaiolo impressionista, tutto il Monte Verità. La cui straordinaria storia viene dissepolta negli anni settanta da Harald Szeemann (1933-2005), mettendola in scena con cura maniacale nell’estate 1978, proprio qui, a casa Anatta, dove entro adesso a viverla stanza per stanza. Intitolata Le mammelle della verità, la mostra – il cui intento era un’«antropologia locale come contributo alla riscoperta di una topografia sacrale moderna» – all’epoca è andata in tourné a Zurigo, Berlino, Vienna, Monaco, per poi ritornare a casa Anatta: museo del Monte Verità dal 1981 al 2009. Alla cassa, come in quel periodo, non c’è più Hetty Rogantini-de Beau-
clair (1928-2018) – figlia del segretario di Oedenkoeven – veneranda mascotte presente alla rinascita, dopo otto anni di restauro-letargo, il venti maggio 2017, del museo casa Anatta. Szeemann è immortalato in una gigantografia nel suo archivio-fabbrica rosa a Maggia, sulla soglia delle stanze a lui dedicate. Il cartone del vino Villa Jelmini dei fratelli Matasci di Tenero, incorniciato, è omaggio supremo e museificazione del grande riscopritore-mitografo del Monte Verità: in queste scatole infatti ordinava, secondo il tema, tutto il materiale raccolto. «Più bevo e più c’è ordine» diceva Szeemann che nell’introduzione al catalogo-oracolo della mostra, individua nell’anomalia magnetica della zona di Ascona, la ragione per questo «triangolo delle Bermude dello spirito». Scritto in bianco, a caratteri US Army, come gli altri titoli-tema delle stanze, sul plastico gigante di Peter Bissegger che mette in rilievo tutta la zona. Mentre dalle finestre, velate di nero tipo zanzariera, entra questo paesaggio dello spirito intriso di esotismo intedeschito. Salgo le scale di pietra con pareti di legno ed ecco, al
La società connessa di Natascha Fioretti Dove andiamo se rinunciamo alla qualità? Chi legge la NZZ si sarà accorto. Da qualche settimana il quotidiano zurighese ha lanciato la sua nuova campagna marketing rivolta sia ai lettori svizzeri che a quelli tedeschi. Anzi forse più ai secondi visto che le strategie di espansione sul mercato tedesco sono note. Ogni giorno il giornale è avvolto da una copertina diversa. Il messaggio è il giornalismo e tutto ciò che gli ruota attorno. Mi ha colpita l’immagine con l’uomo di spalle dal ciuffo biondo con indosso una tuta carceraria arancione e una grande P sulla schiena che sta per prisoner (prigioniero). A tutta pagina campeggia la frase Look to the future. Sarà Trump? Forse, ma a lasciare di stucco è piuttosto il nome dell’artista che non solo firma la copertina ma l’intera edizione speciale. A lui è quasi interamente dedicato il Feuilleton con una lunga intervista. Trattasi dell’artista americano Julian Schnabel. «L’arte non
conosce crisi», titola l’articolo in prima pagina e racconta quanto Schnabel e la NZZ siano un bel duo: entrambi si schierano apertamente e sono indipendenti. Ma se l’arte non conosce crisi, il giornalismo sì. Chissà quanto sarà costata questa operazione e se attirerà nuovi lettori. Di certo non basta a trattenere i giornalisti di razza che hanno fatto della NZZ la testata autorevole che tutti conosciamo. Rainer Stadler 61 anni ha lasciato il giornale dopo 31 anni di onorato servizio, come osserva lui stesso in un’intervista su persoenlich. com, esattamente metà della sua vita. Dice di essere andato via per sua scelta. Nell’autunno del 2018 gli hanno tolto la responsabilità della pagina settimanale sui media e per sua stessa ammissione anche nella sua rubrica In Medias Ras in vita dal 1989 non aveva più la facoltà di scrivere liberamente. Sintomatico dei tempi che viviamo è pensare che
Rainer Stadler alla sua veneranda età, poco prima della pensione, abbia lasciato un’istituzione giornalistica come la NZZ e ora lavorerà a metà tempo per la testata digital only Infosperber: «mi hanno fatto una buona offerta». Cose da non credere. O forse sì. Non vuole parlare delle divergenze tra lui e la proprietà, dice nell’intervista, ma ammette che è difficile parlare liberamente di media oggi in Svizzera. C’è una forte concentrazione mediatica, di fatto esistono ormai soltanto quattro grandi realtà che insieme alla SSR dominano il mercato svizzero e influenzano il discorso pubblico: CH Media, TX Group, Ringier e NZZ. Dunque scrivendo di media è difficile non pestare il piede a qualcuno, compreso quello del proprio editore. Certo i conflitti di interesse esistevano anche prima ma ora si sono accentuati così come la crisi mediatica che accende ulteriormente la questione.
Partecipa e vinci. 13. 10 – 19. 10. 2020 NGO PAACCCKHUETT P L ER D SU F A U A IT C E D IN V CO I N D E IN IC GEDW CO
20% 6.80
invece di 8.60
23% 5.95
invece di 7.75
Original Chips Salt & Vinegar XXL 380 g
20% Original Chips Nature / Paprika XXL 380 g
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
4.60
invece di 5.80
Wave Chips Inferno XXL 250 g
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
15
Ambiente e Benessere Da Pesciüm a Ronco Passando dall’alpe Cristallina, all’alpe di Folcra fino a quello di Valeggia
La filosofia della scimmia Dopo Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta è arrivato il momento di parlare del mitico e affascinante sidecar
Uno sfizioso fingerfood Fichi farciti con formaggio cremoso e culatello, passati poi al forno pagina 19
pagina 17
pagina 16
Record organizzativi In meno di tre mesi, il Velo Club Monte Tamaro ci regalerà un evento sportivo di caratura internazionale
pagina 21
Le regole (biologiche) del desiderio Scienza L’importanza dei segnali visivi
Maria Grazia Buletti L’essere umano si interroga da tempo sulla scintilla che accende il desiderio e sul ruolo della biologia in questa sfera così personale della nostra vita. Negli ultimi decenni, finalmente, le neuroscienze hanno cominciato a dare qualche risposta. Per quanto sofisticato, l’Homo sapiens conserva pur sempre la sua parte istintiva della quale fanno parte vista, olfatto, udito, tatto e gusto: noi non siamo diversi da tante altre specie e, più o meno inconsapevolmente, scegliamo sovente il nostro partner sulla spinta di pulsioni biologiche veicolate per lo più dai nostri sensi. Fra questi, vista e olfatto giocano un ruolo preponderante e di primo acchito potremmo pensare che si contendano l’influsso prioritario sul risultato. Chiedersi quale dei due sia determinante quando due persone si attraggono, permettendo al desiderio di accendersi, ci è parso un po’ come indugiare sulla questione dell’uovo e della gallina. Ma qui non si tratta di stabilire chi sia nato prima: agli specialisti sembra chiaro a priori che seduzione (la cosiddetta «attractiveness») e desiderio siano veicolati in modo distinto da vista e olfatto. Con l’aiuto del dottor Giovanni Barco (specialista in chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva alla Clinica Sant’Anna di Sorengo) e del sessuologo Francesco Bianchi-Demicheli (professore all’Università di Ginevra) abbiamo quindi cercato di dare risposte scientifiche e neuroscientifiche al mistero di conscio e inconscio che portano alla relazione amorosa. I due specialisti, coadiuvati dal maestro profumiere Daniel André, parleranno dell’importanza dei segnali visivi e olfattivi nella seduzione e nella relazione amorosa in una conferenza aperta al pubblico mercoledì 28 ottobre alle 20.30 alla Clinica Sant’Anna di Sorengo. «Ciò che vedo mi piace o non mi piace: l’impatto dell’incontro visivo
sull’attrazione, che posso o non posso provare verso una persona che mi sta dinanzi, è insindacabile», asserisce il dottor Giovanni Barco che apre la nostra ipotetica sfida fra il mondo esplicito della vista e quello più recondito in cui regna l’olfatto. «Si comincia col vedere, poi si annusa ed eventualmente si ascolta. È il percorso che conduce alla discriminante di valutazione finale che vede i sensi permettere al nostro cervello di elaborare un’idea: questa persona mi piace o non mi piace, mi intriga o meno, mi attrae o no». La vista è indicata come responsabile del primo contatto sensoriale che a sua volta invia una serie di informazioni utili al nostro cervello. E questo spiegherebbe come tutto ciò che ci rende attrattivi segua, di primo impatto, canali visuali. Perciò chiediamo, da chirurgo plastico, come contestualizza le forme, lo spazio, l’architettura del desiderio che si scolpisce attraverso la vista: «Lo sguardo mi permette di valutare gli equilibri e l’armonia nei particolari di una persona; come medico posso pensare di renderla più armonica ed equilibrata nel suo aspetto, adattando e recuperando quel che di potenzialmente già possiede di suo». La bellezza è un concetto del tutto soggettivo, racconta, che si concentra sull’armonizzazione delle forme. Egli afferma che, per quanto individuale, l’idea di bello viene declinata in egual modo da uomo e donna: «Resta un concetto di base unico, ma espresso con forme differenti: se per bello intendo armonico non c’è differenza, per entrambi vale uguale, anche se le signore ci tengono più degli uomini». Pure il professor Francesco Bianchi-Demicheli ammette l’aspetto estetico del visuale, «anche se la società vive nell’ipocrisia di sottovalutarne la portata». Poi, però, ci accompagna in quello che egli definisce «il mondo degli odori, dell’invisibile» che gioca un ruolo importante nell’attrazione e nel desiderio dell’altro: «Viviamo in una nebulosa di segnali olfattivi, sia-
Freepik
e olfattivi nella relazione e nella seduzione
mo sensibili all’olfatto che gioca un ruolo preponderante nel campo della sessualità». Egli ci apre le porte del mondo degli odori, ricordandocene la spontaneità, l’immediatezza, la capacità di riportarci immediatamente in un ricordo, in una situazione piacevole o spiacevole, in un luogo bello o brutto, verso qualcuno che ci attrae o meno: «Gli odori sono potenti segnali olfattivi consci e inconsci: hanno un effetto conscio sul nostro cervello e nel contempo possono essere inconsci pur attivando comunque i circuiti neuronali». Il professore ci insegna che non è necessaria la coscienza perché un odore percepito abbia effetto su di noi e sul nostro desiderio. Quando gli chiediamo, fra vista e olfatto, chi sarà più indicativo, più sincero, egli è categorico: «È una domanda per specialisti, ma dobbiamo riflettere sul fatto che possiamo “truccare” il nostro visuale, mentre non possiamo fare altrettanto con l’odore che è dunque più spontaneo,
prendendo esso fonte da un processo metabolico (di vita) più di quanto il visivo non possa fare». Senza dimenticare la grande importanza dell’olfatto, di cui ci si rende conto spesso solo quando lo si perde: «La perdita diventa pure emotiva, con conseguenze importanti nella vita della persona. Esempio lampante è quanto succede con Covid-19 di cui un sintomo, che pare secondario ma non lo è affatto, è proprio la perdita dell’olfatto». Il sessuologo ribadisce la «potenza amorosa e del desiderio» collegata agli odori: «Sono messaggeri estremamente potenti fra individui della stessa specie, votati ad attivare una memoria olfattiva attraverso un sistema sensoriale diretto e raffinato». Emerge che disponiamo di un’identità olfattiva in grado di farci scegliere, o non scegliere, il partner: «Nell’ambito dell’attrazione, scegliamo costantemente senza saperlo, anche quando stiamo facendo altro e non siamo consciamente recettivi, e
questo meccanismo è ancora più rapido ed efficace quando scegliamo di no, che la persona non ci attrae». Durante la conferenza pubblica del 28 ottobre, il professor Bianchi-Demicheli condurrà, insieme al profumiere Daniel André di Ginevra, una sorta di atelier degli odori: «I partecipanti potranno testare un indiscutibile punto di seduzione, perché il profumo contiene un cocktail di famiglie olfattive: annusare fazzolettini profumati, riconoscere gli odori, raccontare le emozioni che risvegliano, permette di esprimere con un’esperienza diretta ciò che si sente come relazione fra desiderio e odori». Attorno all’olfatto si costruisce dunque l’attrazione o la repulsione verso una persona: «Sono certo che certe coppie stanno insieme perché il loro odore è estremamente compatibile». Quindi l’olfatto è molto più determinante di quanto potremmo pensare: «Nessuno sorpassa il muro olfattivo: se qualcuno ha un odore a noi sgradevole, sarà una diga invalicabile».
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
16
Ambiente e Benessere
La strada degli alpi Itinerari Un’escursione da un alpeggio all’altro in Valle Bedretto
Romano Venziani, testo e immagini «È l’unico vizio che ho», borbotta Alfredo rovistando nelle tasche, da dove estrae un pacchetto giallo di sigarette. Ne prende una e l’accende. Aspira, alza il mento e butta fuori la prima boccata di fumo denso, uno sbuffo bianco come il nebbione che se ne sta sospeso, inquieto, sopra il passo del San Gottardo. «Faccio l’alpigiano qui da venticinque anni», dice. «Un quarto di secolo», aggiungo io. Detto così fa più impressione. Alfredo Guscetti è il gestore dell’Alpe Cristallina, uno dei tanti che punteggiano la sponda destra della Valle Bedretto. La cascina del personale, il lungo stallone con la casera, la cantina del formaggio lì di fianco e poi i pascoli, che dal limite del bosco risalgono l’ampia val Torta. Aspira e butta fuori, pensieroso. «A dire il vero ho iniziato a otto anni, a fare il bòcia, con mio padre. E quando cresci così, ci rimani attaccato all’alpe». Parla guardando lontano, di là dalla valle, dove una nuvolaglia soffiata dal nord si aggrappa alle cime e ha già sbocconcellato il pizzo Lucendro e il Ronggergrat, la lunga cresta che dal passo di Cavanna si dilunga verso l’Hüenerstock, le cui rocce nascondono vecchie postazioni militari collegate da un’incredibile mulattiera d’alta quota. «I miei figli hanno scelto un’altra strada e li capisco. I giovani non vogliono fare questa vita – continua Alfredo – e nemmeno buona parte delle donne». Parliamo, lui seduto sulla porta della cascina, canottiera blu e il volto di una ragazza tatuato sul braccio, che subito scompare sotto una camicia quadrettata. «Da un po’ di tempo soffro il freddo», si giustifica mentre la indossa. Intanto, due escursionisti di passaggio chiedono di poter acquistare del formaggio e seguono l’aiutante bergamasco diretto in cantina. Un buon quarto di forma l’ho già infilato nello zaino anch’io. Squisito. L’avevo incontrato per la prima volta nel 2006, l’Alfredo, una mattina di fine luglio traboccante di sole, con un incredibile cielo blu spalmato sopra le montagne. La stessa barba rada, ma un po’ meno grigia. Stava facendo il formaggio con la sicurezza di chi, quei gesti, li ha ripetuti giorno dopo giorno da una vita. Disteso il canovaccio sopra la caldaia fumante, l’aveva tenuto teso per un attimo aiutato da Adele per poi immergerlo assieme a tutte e due le braccia nel liquido caldo e ritirarlo gonfio di cagliata. Oggi sto rifacendo la stessa strada di allora. Partito da Pesciüm ho risalito la sponda destra della valle a mezza costa. Arrivato qui, in quell’occasione, avevo imboccato il sentiero che s’infila su per la Val Torta verso il passo Cristallina, la capanna CAS e, al di là, la testata della Valle Maggia. Luoghi trafficati, ai nostri giorni, dal viavai di escursionisti e scialpinisti e, in un lontano passato, dai passaggi di cacciatori e raccoglitori di quarzo per la produzione del vetro o la fabbricazione di utensili e punte di frecce. Questa volta,
Siesta tra i fiori.
L’itinerario dipinto dall’autore del testo che lo ha percorso e qui descritto; su www.azione. ch si trova un’ampia galleria fotografica.
però, fatte quattro chiacchiere con Alfredo, tiro dritto e proseguo verso l’alpe di Folcra e quello di Valeggia, per poi scendere a Ronco. La chiamano la Strada degli alpi, quella su cui cammino respirando a pieni polmoni il profumo caldo dei fiori. È una sterrata che taglia il versante destro della val Bedretto, passando dai vari alpeggi distribuiti sul susseguirsi di terrazzi a una quota costante, tra i milleseicento e i millenovecento metri. La storia dell’economia alpestre in Ticino sorprende per i suoi curiosi e, a volte, apparentemente inafferrabili aspetti che ne hanno segnato l’evoluzione. E la Val Bedretto non fa eccezione. Anzi, qui più che altrove ci si può rendere conto della straordinaria importanza che l’estivazione, con le sue transumanze e l’utilizzo stagionale dei pascoli montani, ha avuto fin dai tempi più remoti per il cosiddetto settore primario, costretto a fare i conti con un territorio esiguo, selvaggio e scarsamente produttivo. La valle, forse per il suo starsene lì appartata, o per il suo trascurabile peso demografico e politico, ha suscitato a lungo gli appetiti e le aspirazioni colonialiste delle vicine comunità leventinesi, forti del loro privilegio di vivere sulla Via delle Genti, con i suoi proventi assicurati dal trasporto delle merci, ma rimanendo pur sempre società a beni limitati e, di conseguenza, particolarmente interessate a un’equa (per loro) spartizione delle magre risorse disponibili. E così, un bel dì di maggio del 1227, il Consiglio generale di Leventina ridistribuisce la proprietà degli alpi, assegnando buona parte di
quelli della Val Bedretto alle vicinanze di Giornico, Faido e Chiggiogna, giudicate meno favorite nello sfruttamento alpestre. I bedrettesi rimangono così a bocca asciutta e anche le loro successive rivendicazioni per i diritti d’alpeggio non miglioreranno di molto la situazione. Ecco spiegato come mai, oggi ancora, l’alpe Cristallina appartiene al patriziato di Giornico, quello di Cruina alla Degagna generale di Osco e quello di Stabiello al patriziato di Cavagnago. Altri ragguagli me li forniscono i pannelli Alpeggi senza confini in cui m’imbatto lungo la strada. Sono affissi ai muri delle baite e stanno a indicare il percorso che collega il Caseificio del Gottardo di Airolo al lontano Alpe Veglia, nell’alta Val Cairasca, in Piemonte, toccando il Passo San Giacomo e l’Alpe Devero, e di cui la nostra Strada degli alpi è parte integrante. L’itinerario è stato creato nell’ambito del progetto Interreg ProAlp I-CH, per lo sviluppo e la promozione della montagna, un’iniziativa di Piemonte, Vallese e Ticino nata nei primi anni Duemila e finalizzata a «valorizzare gli alpeggi e le loro condizioni di utilizzo… predisporre procedure comuni italo-svizzere per la valutazione degli interventi; favorire produzioni agroalimentari autoctone, improntate alla qualità, compatibili con l’ambiente; incentivare sinergie tra sviluppo rurale e attività turistiche attraverso la polifunzionalità degli alpeggi». Confesso di non essermi preso la briga di indagare se il progetto abbia prodotto qualche altro reale risultato, oltre al censimento degli alpeggi, l’apertura di un museo dedicato al tema all’alpe Devero e l’affissione di questi pannelli un po’ sbiaditi, ma tutto sommato utili all’orientamento dell’escursionista. Sulla funivia per Pesciüm stamattina c’è poca gente, una manciata di turisti svizzero-tedeschi dall’aria un po’ stranita, forse per la mascherina d’obbligo che appanna gli occhiali da sole e solleva sospetti e occhiate sfuggenti come se in ogni vicino possa nascondersi un pericoloso untore. Un ragazzino ci gioca con la mascherina, prima di indossarla la prova sul muso del cane lupo, che non sembra apprezzare lo scherzo. È sorprendente come quel rettan-
La croce di Stabiello Grande.
golino di carta o di stoffa appeso alle orecchie abbia un inquietante potere evocatore. Seppur immersi in una natura splendidamente rigogliosa e profumata, vibrante di canti di uccelli e voli d’insetti, in questo caldo inizio di luglio, è capace di ricordarti con apprensione che il nemico invisibile è ancora tra di noi, nonostante le cifre della pandemia in questi giorni in Ticino siano piuttosto incoraggianti. È inevitabile, ci siamo ancora dentro con la testa e quando incontri qualcuno, presto o tardi, il discorso va a finire lì, al lockdown vissuto e superato bene o male, ai bollettini di guerra giornalieri, ai divieti attesi o subiti, alla consapevolezza degli «over 65» di essere diventati improvvisamente vecchi e indifesi. E poi incontri l’aiutante bergamasco di Alfredo. Un giovanotto sorridente, abituato a star dietro alle bestie, perché, a casa, suo padre ha un centinaio di mucche e lui una sorella che lo comanda a bacchetta. Qui, sull’alpe Cristallina, ha ritrovato un po’ di serenità, dopo i mesi di paura trascorsi nell’epicentro lombardo della pandemia, con i morti lasciati a loro stessi, le sfilate di camion militari trasformati in carri funebri accompagnati dai rintocchi cupi delle campane. Alfredo si accende un’altra sigaretta e sdrammatizza. «Il Covid ha ripopolato la montagna – dice – mai vista così tanta gente su questi sentieri. Sabato scorso saranno stati più di un centinaio a passare di qui». E cambiando discorso aggiunge, «questo è un buon anno per l’alpe, siamo saliti con le bestie il 20 di giugno, dieci giorni pri-
ma del solito. Se pensi che produciamo venti forme di formaggio al giorno, fai tu il calcolo…» conclude soddisfatto. Allora riprendi il cammino e, dopo pochi passi, la bellezza del paesaggio ha il sopravvento e ritrovi la capacità di estraniarti, di scacciare i brutti pensieri e assaporare il piacere di vivere immerso nella natura. Un saluto frettoloso ai turisti che incontri sulla strada e ai molti ciclisti che ti sfiorano veloci sulla loro mountain bike. Ogni tanto mi fermo e osservo il versante opposto della valle. Sul passo del San Gottardo stanno crescendo le torri bianche che sosterranno le pale eoliche, un luccichio di auto anima il biscione della Tremola, sui ripidi pendii sotto gli alpi di Cavanna e Pesciora si distingue la geometrica foresta di ripari, che protegge dalle slavine i villaggi sottostanti, e poi quel susseguirsi straordinario di vette ancora chiazzate di neve e coronate di sbuffi di nubi, il Pizzo Rotondo, il Poncione di Ruino, il Cassina Baggio e il Maniò, su su fino al Pizzo Gallina, che sovrasta il valico della Novena. Sull’alpe di Stabiello Grande, una vecchia croce se ne sta lì solitaria, conficcata in una gobba del terreno, commovente testimonianza di devozione popolare. Più che un omaggio al Redentore, come lo saranno a partire da inizio Novecento quelle più imponenti innalzate sulle cime delle montagne, le croci erette fin dal Sedicesimo secolo in mezzo ai pascoli, su ne li monti come si annotava allora nei registri, spesso poco più di due legni inchiodati, esprimono nella loro sconcertante semplicità una richiesta di protezione per uomini e bestie e un segno di ringraziamento a Dio «per l’annata buona che è una grazia, o per l’annata grama che è una grazia non averla ricevuta peggiore» (dal romanzo di Plinio Martini, Il fondo del sacco, edizioni Casagrande, Bellinzona, 1973, pg. 19). Dopo gli alpeggi di Folcra, il più alto della processione, e quello di Valleggia, uno dei pochi di proprietà del Patriziato di Bedretto, la strada scende zigzagando nel fresco del bosco di conifere verso il fondovalle, dove raggiungo Ronco giusto in tempo per rimettermi la mascherina e salire sull’ultimo autopostale della giornata, che mi riporta ad Airolo.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
17
Ambiente e Benessere
Lo Zen e l’arte del sidecar Claudio Visentin Quando nel 1974 Robert Maynard Pirsig pubblicò con un piccolo editore, quasi per scommessa, Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, non avrebbe mai immaginato di aver tra le mani un best seller. Il libro racconta un viaggio in moto attraverso gli Stati Uniti, dal Minnesota alla California. Il viaggio on the road nello stile di Kerouac si alterna a riflessioni filosofiche e soprattutto allo sforzo di fare pace con la tecnologia, attraverso la cura paziente e quotidiana della motocicletta: «Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore». Cosa succede però se alla moto aggiungiamo un carrozzino trasformandola in un triciclo, in un sidecar? Come mi ha spiegato un proprietario di sidecar disilluso, si combinano tutti gli svantaggi dell’auto con quelli della moto: per l’ingombro del mezzo non si possono evitare le code, la velocità si riduce di molto, si prende tutta la pioggia che c’è eccetera. Anche per questo il sidecar non è mai stato molto popolare al di fuori di una cerchia ristretta. Solo durante la Seconda guerra mondiale fu adottato con entusiasmo prima dai nazisti e poi dai sovietici, ma già nel dopoguerra dovette farsi da parte dinanzi alla diffusione dell’automobile. Oggi i pochi cultori del sidecar sono appena tollerati nella grande famiglia
dei motociclisti e spesso guardati con diffidenza. Ma il calcolo, la convenienza e la praticità non sono tutto nella vita. Per fortuna compiamo anche scelte irrazionali e per questo, nonostante le premesse, negli ultimi anni ho finito per appassionarmi al sidecar sino al punto da utilizzarlo regolarmente anche per viaggi importanti. Nella scelta, la letteratura ha pesato più della meccanica. Decisiva è stata soprattutto la scoperta di uno scrittore di viaggio fuori dal comune come Sylvain Tesson. Nel 2015 Tesson ha pubblicato Beresina. In sidecar con Napoleone, il racconto di un viaggio invernale di quattromila chilometri ripercorrendo la ritirata di Russia e il tragico dissolversi della Grande armata di Napoleone decimata dal gelo, dalla fame e dagli attacchi dei russi. Per questa sua stralunata impresa Tesson ha utilizzato solo mappe cartacee, percorrendo trecento chilometri al giorno con uno scassato sidecar sovietico Ural. Quello stesso sidecar, appena un poco rimodernato, è stato inevitabilmente anche la mia scelta. Imparare a guidarlo però non è stato facile. In questo caso l’esperienza della moto non è d’aiuto, anzi. Il sidecar non piega e per curvare bisogna sterzare a forza di braccia. Inoltre, dovendo tirarsi dietro il peso del carrozzino e del passeggero, la moto cerca sempre di andare in qualunque direzione, purché diversa dalla linea retta, così che il pilota è sempre impegnato nel correggere la rotta. In ogni caso il
Pietro Visentin
Viaggiatori d’Occidente Un mezzo di trasporto d’altri tempi può schiudere al viaggiatore una nuova prospettiva
problema mi ha solo sfiorato. Bocciato alla scuola piloti, ho dovuto passare la guida a mio figlio e sono diventato la scimmia (vedi fotografia), come viene chiamato ironicamente il passeggero del sidecar. Ma questo piccolo fallimento – che sarà mai… – mi ha dischiuso un mondo. Il passeggero del sidecar, infatti, nel grembo confortevole del suo carrozzino, gode di un punto di vista privilegiato sui luoghi attraversati. Un al-
tro guida per lui e tuttavia, come ogni motociclista, è immerso nel paesaggio e sente il vento sulla faccia. Ma la scimmia può anche leggere una guida, scrivere appunti, fotografare o più semplicemente contemplare e pensare. Per lui a ogni curva si aprono prospettive filosofiche ed estetiche. Come sempre accade poi quando si viaggia con un veicolo storico (funziona anche con una Fiat 500 o una vecchia Vespa), non appena entra
in scena il sidecar attira su di sé tutta l’attenzione: le persone si avvicinano, chiedono informazioni e la tradizionale estraneità tra viaggiatori e locali si dissolve in un attimo. Per fare solo qualche esempio, nel mio ultimo viaggio un’auto della polizia si è accostata e ci ha fatto segno di fermarci. Abbiamo temuto il peggio ma no, niente contravvenzione; il poliziotto alla guida è sceso e ha cominciato a chiedere del sidecar. Qualche giorno fa invece ero diretto alla Villa di Adriano a Tivoli. Come sempre ho scelto una strada secondaria attraverso i boschi; a metà percorso, al Passo della fortuna (nome meraviglioso), ho visto una fortezza svettare sul monte vicino, in cima al paese di Ciciliano. Immediata deviazione per assecondare la curiosità. Il sidecar, lento quanto potente, si arrampica facilmente prima per la strada impervia, poi per le stradine del borgo e si ferma davanti alla muraglia di un elegante castello residenziale. Un anziano signore ben vestito si avvicina incuriosito alla moto. Gli chiediamo del castello. «È della mia famiglia sin dal Cinquecento» risponde quello che scopriremo essere un marchese dell’antica nobiltà pontificia «nera». Poi ci conduce a visitare le cucine, la sala di ricevimento e la piccola cappella privata, sino al meraviglioso giardino pensile sul tetto, affacciato sulla pianura verso Roma. Da lì vediamo il sidecar che ci aspetta paziente sotto le mura, circondato dai bambini del paese; lo guardiamo dall’alto con gratitudine. Annuncio pubblicitario
Un viaggio consumato nell’attesa
Bussole Inviti a letture per viaggiare
«La pantera delle nevi fa l’amore in un paesaggio bianco. A febbraio va in estro. Vestita di pellicce, vive nel cristallo. I maschi lottano, le femmine si offrono, le coppie si chiamano. Munier me l’aveva detto: per avere qualche possibilità di vederla, bisognava cercarla in pieno inverno, a quattro o cinquemila metri di altitudine. Avrei tentato di compensare i disagi dell’inverno con la felicità procuratami da quell’apparizione…». Sylvain Tesson è uno scrittore di viaggio decisamente interessante anche se poco conosciuto al di fuori della
Francia. Oltre al suo viaggio in sidecar attraverso la Russia, ha raccontato un lungo esilio volontario sulle sponde del Lago Bajkal (Nelle foreste siberiane) e la traversata a piedi della Francia rurale (Sentieri neri). L’ultimo suo libro è dedicato a un animale raro e magnifico, la pantera delle nevi. Ma per riuscire a vederla bisogna prima di tutto compiere una trasformazione interiore: imparare la pazienza, esercitare l’autocontrollo, affinare lo sguardo, ragionare come un animale selvaggio. Solo quando il cacciatore diventa la preda, solo quando impara a pensare e muoversi come lei, la fa sua. Dopo tante epiche imprese, avventure, eccessi, Tesson sembra voler cambiare registro e si misura con il paradosso di un viaggio immobile, consumato nell’attesa di un incontro che potrebbe anche non avvenire mai. Tra un appostamento e l’altro, Tesson descrive con rapide pennellate l’altipiano di Qiangtang, in Tibet, a cinquemila metri di quota, deserto di abitanti e per questo ultimo rifugio di numerosi animali. Ma neppure i rigori del clima riescono a tenere lontana la modernità e l’intervento dell’uomo, inevitabilmente volgari se accostati alla bellezza rarefatta e micidiale della pantera. / CV
l’uno
69.90 Completi da sport invernali per bambini Tg. 104–140
Trovi questi e tanti altri prodotti Best Price dall’eccezionale rapporto qualità-prezzo nel nostro grande assortimento.
Bibliografia
Sylvain Tesson, La pantera delle nevi, Sellerio, pp. 184, € 15.–.
Ora nelle nostre filiali oppure online su sportxx.ch/bestprice
Novità.
20x PUNTI
Benefiche per gola e faringe
3.40
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
Caramelle Santasapina® per la tosse 100 g, Offerta valida solo dal 13.10. al 26.10.2020
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
19
Ambiente e Benessere Migusto La ricetta della settimana
Fichi per aperitivo Fingerfood Ingredienti per 4 persone: 12 fichi piccoli · 2 c d’olio d’oliva · 1 c di pistacchi salati · 50 g di formaggio fresco al pepe, ad esempio formaggio fresco di capra · 4 fette di culatello di Parma · 2 rametti di basilico.
migusto.migros.ch/it/ricette Per diventare membro di Migusto non ci sono tasse d’iscrizione. Chiunque può farne parte, a condizione che un membro della sua famiglia possieda una Carta Cumulus.
1. Scaldate il forno a 180 °C. 2. Incidete profondamente a croce i fichi partendo dal picciolo. Accomodateli su una teglia e irrorateli d’olio. Infornateli al centro del forno e lasciateli per circa 10 minuti. 3. Tritate grossolanamente i pistacchi. Sfornate i fichi e farciteli alternando il formaggio cremoso e il culatello. Infornate nuovamente per circa 5 minuti, sfornate e cospargete con i pistacchi. 4. Guarnite con le foglie di basilico e servite caldo.
feigen
Preparazione: circa 15 minuti; cottura in forno: circa 15 minuti. Per persona: circa 7 g di proteine, 12 g di grassi, 15 g di carboidrati, 200 kcal/850 kj.
Annuncio pubblicitario
30% di riduzione 13. 10 – 19. 10. 2020
tua Ovunque claasa. sete è di
Confezione da 6
30% Su tutti i Rivella 6 × 150 cl ad es. Rivella Rossa, 6 × 150 cl, 9.95 invece di 14.460
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
20
Ambiente e Benessere
Il castagno, albero che ha fatto storia Mondo vegetale A Sonvico troviamo oggi tre alberi monumentali, oggetto di studi e ricerche
riprese anche in un libro di recente pubblicazione
Elia Stampanoni Nata nel 1990 come Commissione culturale dell’allora Comune di Sonvico, l’associazione Amici del Torchio si è costituita tale nel febbraio del 2014 con l’aggregazione della città di Lugano. Tra i suoi obiettivi rientrano innanzitutto l’intenzione di animare il cinquecentesco torchio delle noci situato nel nucleo del borgo, ma anche promuovere, sostenere e sperimentare forme partecipative correlate ad elementi del territorio e all’identità locale.
Il censimento dei castagni monumentali, cataloga, in un’area includente Ticino e Moesano, più di 300 esemplari di dimensioni straordinarie Un ampio ventaglio che racchiude anche attività per valorizzare il tessuto sociale e culturale della comunità e tra cui rientra per esempio la realizzazione del sentiero storico naturalistico di Sonvico «Acqua, fuoco, cielo e terra», ma anche mostre e pubblicazioni, come il libro presentato lo scorso anno: Il Castagno, alla scoperta delle antiche varietà. La collezione di Sonvico. Si tratta di un testo che «rientra pienamente negli obiettivi dell’associazione e nell’azione che l’ente patriziale ha da qualche anno intrapreso», come recita l’introduzione del volume. E qui il riferimento è al progetto di ripristino e risanamento delle selve castanili, in particolare di quella di Pian Pirétt, sulla quale ci si sofferma in uno dei capitoli, spiegandone la nascita, l’evoluzione e la gestione attuale. Alla pubblicazione, coordinata da Maurizio Cerri, hanno partecipato diversi attori attualmente coinvolti nella tematica del castagno o nella realtà di Sonvico. Marco Conedera e Patrik Krebs dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL spiegano per esempio in modo dettagliato l’origine della specie e la sua evoluzione che ha portato ad avere oggi molte varietà che si adattano più o meno bene alle condizioni attuali e ai cambiamenti climatici in atto. Lo stesso Krebs, con la collaborazione di Conedera eseguì tra il 1999 e il 2003 il censimento dei castagni mo-
Il Setalón, una vera scultura vegetale. (Patrik Krebs)
numentali per il WSL, il quale permise di catalogare e descrivere, in un’area di studio comprendente il Canton Ticino e il Moesano, più di 300 alberi di castagno di dimensioni straordinarie (oltre i 7 metri di circonferenza a 1,3 m da terra). Di questi, nove si situano nel Sottoceneri, di cui tre a Sonvico e due individuati solo in seguito, grazie alle ricerche effettuate in vista di questa pubblicazione. Grazie alle misurazioni e alle rappresentazioni fotogrammetriche e dendrometriche dei castagni monumentali, come riferisce di nuovo Krebs nel suo capitolo, è stato possibile datare i tre alberi di Sonvico ad un’età compresa tra i 300 e 750 anni. Si tratta dell’Arborón in zona San Martino, forse il più famoso e ripreso pure nel citato sentiero storico naturalistico, del Setalón e di quello presente in località Óa (anche Ova), nelle vicinanze di una cascina sui maggenghi di Sonvico. Sull’età dell’Alborón, ma non solo, ha indagato in altro modo anche Maurizio Cerri che, pur non riuscen-
do a dare una risposta inequivocabile sull’età dell’albero, ripercorre le vicissitudini della famiglia Bignasca, proprietaria del terreno dove sorge l’albero monumentale. Un lavoro accurato che gli ha infine permesso di assegnare, con una certa sicurezza, il monumentale castagno di San Martino alla varietà belùsciora. Considerazione che trova conferma anche nel progetto promosso dall’Associazione castanicoltori della Svizzera italiana per lo studio delle varietà locali di castagne. Una ricerca complessa, come spiega Paolo Piattini nel secondo capitolo del libro, dovuta al fatto che è molto difficile catalogare i castagni presenti nelle nostre selve, dato che spesso sono simili ma non identici. Per questo, più che di varietà (o cultivar), in alcuni casi si tratta di frutti geneticamente omogenei che, sotto l’influsso di fattori geografici e ambientali hanno sviluppato caratteristiche differenti. «Raggruppando i risultati delle analisi genetiche svolte in tutta la Svizzera in base alle
somiglianze è stato possibile sceglierne 65 che rappresentano una “raccolta base” che riunisce la massima diversità genetica dei castagni della Svizzera italiana» precisa Piattini. La pubblicazione, promossa dagli Amici del Torchio e sostenuta dal Patriziato di Sonvico è arricchita dal capitolo dedicato alla castanicoltura vista attraverso le annotazioni dei corrispondenti per il Vocabolario dei dialetti e le voci dell’Archivio delle fonti orali. Qui non mancano riferimenti che testimoniano e ricordano le tecniche d’utilizzo e l’importanza del castagno nel passato, sia per il frutto sia per il legno, ma anche come albero per altri scopi (strame, intrecci per gerle, foraggio, giochi,…). La documentazione è impreziosita da fotografie, aneddoti, proverbi e modi di dire, legati al territorio di Sonvico ma non solo. In un breve capitolo vengono presentate pratiche e prodotti innovativi per rilanciare la castagna, mentre Christian Bettosini, responsabile del
verde pubblico della città di Lugano, e Werner Weick, quest’ultimo autore nel 1989 del documentario Il castagno, portano altri spunti a questa pubblicazione che nelle sue 200 pagine è sì a volte molto particolareggiata, tecnica o specifica, ma è anche molto variata grazie ai differenti temi toccati e ai vari autori coinvolti. Si legge quindi volentieri, incuriositi da aspetti di natura ambientale, botanica, storica, locale o ai racconti legati al passato e in particolare alla civiltà contadina di un paese come Sonvico, nel quale ritroviamo fatti vissuti in modo analogo anche in molti altri luoghi della Svizzera italiana. A completare la pubblicazione anche un capitolo sulle pratiche d’innesto e in chiusura la trascrizione di parte del Piano di assestamento del Patriziato di Sonvico del 1918. Informazioni
www.amicideltorchio.ch Annuncio pubblicitario
Enoteca Vinarte, Centro Migros S. Antonino
Enoteca Vinarte, Centro Migros Agno
Enoteca Vinarte, Migros Locarno
Ora ti propone anche le migliori offerte di vini Mandorla Negroamaro/Primitivo di Puglia IGT
2019, Puglia, Italia, 6 x 75 cl
Rating della clientela:
Villa Annaberta Ripasso della Valpolicella DOC Superiore
2018, Veneto, Italia, 6 x 75 cl
5.25
invece di 10.50
50%
31.50 invece di 63.– *Confronto con la concorrenza
2019, Linguadoca-Rossiglione, Francia, 6 x 75 cl Rating della clientela:
Votate ora! a bottiglia
Séduction Syrah/Cinsault Rosé Pays d’Oc IGP
6.95
a bottiglia
invece di 13.90*
50%
41.70 invece di 83.40*
3.35
Mionetto Prestige Collection brut Prosecco DOC Treviso
Veneto, Italia, 75 cl DIPLOMA D’ORO EXPOVINA
ARGENTO CONCOURS MONDIAL DE BRUXELLES
a bottiglia
invece di 4.50
26%
19.95 invece di 27.–
Rating della clientela:
30%
8.25 invece di 11.95
Offerte valide dal 13 al 19 ottobre 2020 / fino a esaurimento / i prezzi promozionali delle singole bottiglie sono validi solo nella rispettiva settimana promozionale / decliniamo ogni responsabilità per modifiche di annata, errori di stampa e di composizione / iscrivetevi ora: denner.ch/shopvini/newsletter
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
21
Ambiente e Benessere
Impossibile, ma ci proviamo
Sport Il Velo Club Monte Tamaro ha accettato la sfida: organizzerà i campionati europei di Cross Country
Giancarlo Dionisio Che la ripresa delle attività sportive di punta, quelle con il grande pubblico, sarebbe stata difficoltosa, lo avevamo più volte sottolineato. Non certo perché siamo dei veggenti, o dei fini analisti, ma perché le cifre relative alla pandemia non lasciavano presagire orizzonti sereni. Tuttavia, il mondo dello sport si è rimboccato le maniche, ci ha dato, e ci ha dato, pur di sentirsi vivo. In taluni casi la battaglia contro il virus, contro le nuove norme di protezione, e con le Autorità chiamate a farle rispettare, è stata alimentata dall’istinto di sopravvivenza. O si riprende, o si chiude. O ci date il pubblico, o rischiamo di non farcela. Così è stato per i vari campionati di calcio. Immagino i salti di gioia dei dirigenti del Servette, una volta appreso che nello stadio di Ginevra potranno accomodarsi fino a 20mila spettatori. Così è stato pure per il nostro campionato di hockey su ghiaccio. Quindi, via a riadattare spalti e tribune affinché ossequiassero le norme anti-Covid. In alcuni casi, penso ad esempio alla recente decisione di giocatori e staff dell’Ambrì Piotta, si è giunti persino al decurtamento condiviso dei salari. Nella busta paga dei Biancoblù entrerà il 22 per cento in meno di quanto è previsto dal contratto. C’è anche chi è sceso, passatemi il termine, sul campo di battaglia, per il puro e semplice gusto della sfida. Sul finire del 1995, il Velo Club Monte Tamaro, allora presieduto da Rocco Cattaneo, aveva ereditato in extremis l’organizzazione dei Mondiali di ciclismo su strada. In meno di un anno fu allestita un’edizione extralusso della rassegna
Nino Schurter mentre difende i colori della maglia svizzera al Mountain Bike Cross Country Cycling di Londra, durante i giochi olimpici del 2012. (Marc)
iridata. Meno di tre mesi fa, lo stesso Club, guidato dal presidente Marzio Cattani, è partito all’assalto degli Europei di Mountain Bike. Senza dubbio un onere inferiore, ma, l’eventuale e auspicabile successo, in piena era Covid, sarebbe da inserire nel Guinness dei primati, anzi nel libro dei Miracoli. Le premesse ci sono. Superata la fase delle estenuanti negoziazioni relative al concetto di protezione, tutto è ormai pronto. Fra tre giorni, nel tardo pomeriggio di giovedì, andrà in scena il Team Relais, la staffetta, una specialità che negli ultimi anni ha più volte sancito la supremazia della Mountain
Bike svizzera. Tutto lascia presagire che anche sull’affascinante ed esigente tracciato del Monteceneri, la storia possa ripetersi. I due allenatori nazionali, Bruno Diethelm per gli uomini, e Edi Telser per le donne, hanno selezionato il top. Perché si tratta di un Campionato Europeo che si corre in casa. Perché si tratta di una stagione cortissima, concentrata in sole tre settimane di competizione, quindi nulla va sprecato. Ecco, quindi, che ai piedi del Monte Tamaro, dal 15 al 18 ottobre potremo vedere in azione i migliori Biker del continente, su tutti l’otto volte Campione mondiale,
e campione Olimpico in carica, Nino Schurter. L’asso grigionese guiderà una nazionale agguerritissima, sia in campo maschile, sia in quello femminile. E poi vedremo Lars Forster, i fratelli Flückiger, Mathias e Lukas, Frischknecht Junior, Thomas Litscher, ma anche Filippo Colombo, che si è lasciato alle spalle l’ultima stagione da U23, in cui è stato, con regolarità disarmante, eterno secondo: ai Mondiali, agli Europei e nella classifica generale di Coppa del Mondo. Pippo scalpita. Del tracciato su cui si giocheranno le medaglie, conosce ogni radice, ogni sasso, ogni salto. Solo l’eccessiva pressione potrebbe
giocargli un cattivo scherzo, ma credo che l’esperienza del Mondiale del 2018 a Lenzerheide, in cui, per una questione più emotiva che atletica, giunse lontano dal podio, sia stata un utile insegnamento. Per il Ticino, vedere confermato il valore di un suo atleta, sarebbe motivo di fierezza e di coinvolgimento. Purtroppo ad assistere alle performances dei rossocrociati, e delle rossocrociate – non dimentichiamo infatti le soddisfazioni che potrebbero darci Jolanda Neff, Sina Frei e Alessandra Keller – non ci sarà la folla oceanica del Mondiale del 2003. Poco importa. Chi, nel frattempo, sarà riuscito ad accaparrarsi uno dei circa 600 biglietti a disposizione, gli Europei, se li godrà da vicino. Gli altri potranno consolarsi con le riprese griffate RSI che proporranno le dirette di tutte le prove di Cross Country del WE. Dal canto suo, il Velo Club Monte Tamaro uscirà comunque vincitore. Ditemi voi quale altra società di paese riesce a far selezionare sei suoi atleti in due delle Nazionali più forti al mondo? Filippo Colombo (Elite), Janis Baumann, Linda Zanetti e Giulia Alberti, vestiranno in rossocrociato, mentre Juri Zanotti e Andreas Vittone sfoggeranno la casacca azzurra. Ecco perché Marzio Cattani, il presidente, Daniele Zucconi, il pioniere, e tutta la brigata giallonera, hanno voluto lanciarsi in un’impresa così titanica, così impossibile, ma in fondo così realizzabile. Tutto risulta più leggero, quando si è guidati dal desiderio di fornire dei modelli alla schiera di giovani che inforca la bike e tenta di imitare le gesta dell’icona Nino Schurter, il più grande di sempre.
Giochi
Vinci una delle 3 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il sudoku
Cruciverba Qual è la lingua più antica del mondo? E dove ha origine? Trova le risposte risolvendo il cruciverba e leggendo le lettere evidenziate. (Frase: 2, 9 – 5)
ORIZZONTALI 1. Lo impugna il lattante 7. Pronome personale 10. Un «buco» sulla giacca 11. Altrimenti detto 13. Pronome personale 14. Eroe troiano 15. Non cambia se letta al contrario 16. Si dice per scacciare 17. Le iniziali dell’interprete di Iron Man 18. Nota musicale 19. È ripetitivo 20. Postille 21. Il porto dal quale salpò Colombo 23. Nome maschile 25. Usati nella liturgia cattolica 26. Preposizione 27. È famosa per un filo...
1
2
3
4
5
6
10
11
13
12
16
18
17
19
20
21
22
24
25
26
27
Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch
1 11
8
14
15
23
7
2
3
4
5
6
9
B I B E R VERTICALI A S O L A 1. Strumento musicale russo 2. Lo è la Groenlandia 3. Un LventoO R O 4. Un sistema per giocatori di scacchi 5. Le iniziali del noto Arbore A sonoLall’altezza A S 6. Non 7. Prima moglie di Giacobbe 8. Le LinizialiAdell’imitatriceTAureliI 9. Dea egizia della fecondità 12. Regione storica della Spagna P A L 14.A Introduce spiegazioni e conclusioni 16. Magazzino I V perAcerealiN O 17. Le separa la «S» 19. Nome femminile R I 21.C UgualiE in quantità 22. Sovrano persiano 24.A Una mezza R veritàI A N 26. Le iniziali dell’attore Neal
I premi, cinque carte regalo Migros Partecipazione online: inserire la del valore di 50 franchi, saranno sor- soluzione del cruciverba o del sudoku teggiati tra i partecipanti che avranno nell’apposito formulario pubblicato fatto pervenire la corretta 7 soluzione 8 9 10 sulla pagina del sito. entro il venerdì seguente la pubblica- Partecipazione postale: la lettera o zione del gioco. la cartolina postale che riporti la so12
Sudoku Soluzione:
Scoprire i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate.
8
9 2
6
3
1 4
7
1
2 8
9 6
9 7
5
7 5
3
1
O N L E I 3 1 6 A L I A S2 7 8 ESoluzione N della E settimana A precedente I sulle mani gli arrampicatori e perché? – Risposte CALTA IQUOTA O– Cosa mettono RMIGLIORARE D LA PRESA. risultanti: MAGNESITE, PER 7 2 1 9 5 3 6 4 8 A L T A GE A C NM O 9 8 6 7 1 4 3 2 5 I N E S I N 4 5 3 6 2 8 7 1 9 T A O E R O O S 5 1 9 4 7 6 2 8 3 R S E R O I 8 7 4 3 9 2 5 6 1 P C E R S A A M I N A 3 6 2 5 8 1 4 9 7 A G I O A L I T I D C II O A R A R E L 1 4 8 2 3 5 9 7 6 6 9 5 1 4 7 8 3 2 E R A P R O M E O N A 2 3 7 8 6 9 1 5 4 A C C I S E A M I luzione, corredata da nome, cognome, indirizzo, email del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 6315, 6901 Lugano». Non si intratterrà corrispondenza sui
concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I vincitori saranno avvertiti per iscritto. Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera.
Settimane del caffè: Assaggialo ora e approfittane! 13.10 – 19.10.2020
I caffè
della
a partire da 2 pezzi
30%
3.–
di riduzione
Tutti i tipi di caffè, in chicchi e macinato, UTZ
Tutte le capsule Delizio, 48 pezzi, UTZ
per es. Caruso Oro in chicchi, 500 g, 6.55 invece di 9.40
per es. Lungo Crema, 16.80 invece di 19.80
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
23
Politica e Economia Corsa alla Casa Bianca Trump tenta la rimonta ma il Covid segna pesantemente il suo bilancio, così come la depressione da lockdown
Scandali finanziari in Vaticano Ancora una volta la maledizione dei soldi. Ruota tutto intorno alla gestione delle finanze lo scandalo che in queste settimane è tornato a scuotere il Vaticano e che ha portato alla rapida caduta in disgrazia del cardinale sardo Angelo Becciu
Le rendite diminuiscono I bassi tassi d’interesse e l’invecchiamento della popolazione mettono in difficoltà le casse pensione, e le rendite calano pagina 29
Borse tra dubbi e fiducia In estate i corsi azionari mondiali si sono ripresi bene, ma restano numerose incognite che potrebbero portare ad una forte volatilità delle quotazioni pagina 30
pagina 25
pagina 24 Il segretario di Stato Michael Pompeo incontra a Tokyo il premier giapponese Yoshihide Suga. (AFP)
L’asse si sposta nell’Indo-Pacifico
Quad L’America sfida Pechino e rilancia il quadrilatero formato da Australia, Giappone e India che si è posto
l’obiettivo di aumentare le pressioni sulla Cina Lucio Caracciolo Il baricentro geopolitico del mondo è oggi nell’Indo-Pacifico. Più specificamente nel suo cuore strategico, il Mar Cinese Meridionale e quello Orientale. A dividerli, l’isola di Taiwan, dal contestato statuto geopolitico. Semmai cinesi e americani passassero la loro competizione alla dimensione bellica quest’area e quell’isola ne sarebbero immediatamente coinvolte. È per questo particolarmente interessante osservare come il quadrilatero Stati Uniti, Giappone, India e Australia – il cosiddetto Quad, riunitosi lo scorso 6 ottobre a Tokyo – sia diventato improvvisamente attivo. L’impulso è ovviamente venuto da Washington. Gli americani stanno rapidamente virando la competizione con la Cina in tentativo di strangolamento, anzi di cambio di regime. A questo scopo è necessario anzitutto riunire tutte le forze disponibili nell’Indo-Pacifico per aumentare la pressione sulla Cina, fino a considera-
re misure belliche. Il quadrilatero in questione è piuttosto composito. L’asse centrale è ovviamente quello nippoamericano, paesi legati da una formale alleanza. Il grosso della flotta americana del Pacifico è nelle basi giapponesi, in particolare in quella di Yokosuka, presso Tokyo. Con l’Australia esiste da parte americana un rapporto storico, recentemente approfondito con lo spostamento di un contingente di Marines a Darwin, nel nord di quel paese-continente. Quasi come una freccia puntata verso i Mari Cinesi. Più contrastato il rapporto Giappone-Australia. Durante la Seconda guerra mondiale l’Australia, allora assai più connessa al Regno Unito, si preparava a difendersi dall’invasione giapponese. Quella postura mentale e strategica ha continuato a pesare a lungo nella visione geopolitica di Canberra. Oggi però la minaccia cinese è sentita prevalente. Allo stesso tempo gli australiani devono considerare la presenza di una crescente diaspora cinese
e un notevole volume di affari che sconsiglierebbe, sulla carta, di accendere ulteriormente la tensione con Pechino. Quanto all’India è dalla nascita (1947) paese orgogliosamente non-allineato. Storicamente vicino all’Unione Sovietica, attualmente rifornito di armi dalla Russia. Non proprio con le carte in regola, dal punto di vista americano, per garantire una piena disponibilità a operazioni militari guidate da Washington, spinto però sempre più sulla rotta di collisione con la Cina per opposizione alle vie siniche della seta e in difesa dei confini himalayani. Il Quad si presenta oggi come un club esclusivo, nucleo di una alleanza tendenzialmente molto più vasta che l’America sta formando in funzione anticinese. Finora il Quad è stato poco più di una bottega delle chiacchiere. Soprattutto è molto dubitevole che gli americani possano portare a sintesi i molti diversi approcci e interessi degli altri tre partner. Sotto questo profilo contano molto sul Giappone. Indub-
biamente la seconda potenza navale del mondo, dietro l’America e davanti alla Cina, con una spigliatezza fino a ieri repressa, oggi inevitabile non solo in memoria del glorioso passato ma anche in risposta alla percepita minaccia cinese. È chiaro che una eventuale conquista di Taiwan da parte dell’Esercito popolare di liberazione sarebbe un colpo al cuore per Tokyo, considerando anche la prossimità di quella seconda Cina all’arcipelago nipponico e la sua posizione di spartitraffico delle rotte che dagli stretti malesi e indonesiani vanno verso il Giappone. Sostanzialmente, quindi, il Quad si presenta come una coppia allargata in cui l’incognita più grave è quella indiana. Sia per la poco sperimentata attitudine marittima di Nuova Delhi, sia per l’imprevedibilità del suo governo. Sarebbe però limitativo considerare la competizione nell’Indo-Pacifico come puro affare fra la Cina e i suoi numerosi avversari di area. Anche noi europei saremo sempre più coinvolti.
A cominciare dalla Francia, che si rappresenta potenza del Pacifico in ragione della Nuova Caledonia e di alcune isole che le consentono di fruire del secondo spazio marittimo al mondo – e non ultimo, anche in funzione del suo status nucleare. Altre potenze europee già si preparano a una possibile missione verso il Mar Cinese Meridionale. Tra queste persino Italia e Germania. Roma non è più un fattore strategico nell’area da quando vi si affacciò nel primo Novecento, Berlino non lo è mai stata. Sarà interessante osservare fino a che punto sapranno/vorranno rispondere all’appello alle armi di Washington. L’aspetto più preoccupante di questa singolare competizione, in cui i tradizionali meccanismi di alleanza valgono poco o nulla, è che si è spinta talmente avanti da considerare possibile una vera e propria guerra. Americani e cinesi la immaginano litoranea. Ma sappiamo che dopo essere scoppiate, le ostilità tendono a muoversi di moto proprio.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
24
Politica e Economia
Covid, un segno – per Trump Casa Bianca Il presidente repubblicano punta tutto sulla rimonta ma c’è un’America preoccupatissima
per i 30 milioni di disoccupati, per la depressione economica da lockdown e per la scarsità del welfare Federico Rampini Un vento di ottimismo soffia sul campo democratico, dopo gli ultimi colpi di scena che hanno movimentato la campagna elettorale americana. I sondaggi post-contagio del presidente sembrano indicare che lui paga qualche prezzo: una maggioranza di americani pensano che Donald Trump ha sottovalutato il pericolo e non ha preso le precauzioni necessarie. Resta da vedere se questo giudizio comincia a intaccare la sua base e porta via qualche punto percentuale dai repubblicani. Per adesso quei governatori repubblicani che hanno seguito una linea «riduzionista» – per esempio rifiutandosi di imporre l’uso delle maschere o le restrizioni di attività economiche, non stanno cambiando linea. All’interno della campagna repubblicana si ricorda che quattro anni fa, il 7 ottobre uscì il famoso video di Access Hollywood in cui Trump si vantava di afferrare le donne dalle parti intime, e i media progressisti si affrettarono a darlo per spacciato. La sceneggiatura che Trump sta seguendo è chiara. Pronta guarigione, trionfo personale sulla malattia, ritorno alla campagna elettorale con un messaggio forte: dal Coronavirus si guarisce, avevo ragione quando sdrammatizzavo, non volevo alimentare il panico, capivo che il pericolo maggiore è una reazione eccessiva, una paralisi economica. È tornato a usare lo slogan «ChinaVirus», cavalca il tema delle colpe di Pechino: rieleggetemi e gliela faremo pagare. Il finale resta da scrivere ma la confusione dei primi giorni lascia tracce. La salute del presidente degli Stati Uniti non è solo questione da campagna elettorale. Riguarda la sua capacità di decidere in caso di emergenza, la solidità della catena di comando per la sicurezza nazionale. Alleati e nemici seguono la situazione. I mercati finanziari reagiscono. L’idea che tutto sia gestito secondo calcoli elettorali, o vanità personali, getta un’ombra ulteriore sulla credibilità e la trasparenza del governo degli Stati Uniti. E contribuisce a ogni sorta di dietrologie, teorie del complotto, in un’America dove qualcuno sospetta che la malattia del presidente sia una sceneggiata. Altro segnale negativo dai sondaggi: sembra che l’eccessiva aggressività nel duello tv abbia danneggiato il presidente, anche in alcuni Stati chiave come la Pennsylvania. La buona notizia per tutti quanti, è che nell’ottobre 2020 a quattro settimane dal voto è ancora possibile assistere in America a un dibattito civile, senza urli, senza insulti sguaiati. Così è stato il duello in tv tra i «numeri due», il vicepresidente Mike Pence e la candidata vice Kamala Harris. Gli americani hanno avuto la sensazione di essere ritornati per un’ora e mezza a una specie di precaria normalità, un classico scontro destra-sinistra, perfino prevedibile nei temi e negli argomenti. In fondo, con qualche differenza non banale – il Coronavirus – quel duello poteva svolgersi vent’anni fa: sulle tasse, sull’ambiente, sull’aborto. George W. Bush e Al Gore nell’autunno del 2000 si opponevano secondo le stesse linee di demarcazione di Mike Pence e Kamala Harris. Un pensiero, solo in parte
Azione
Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Redazione Peter Schiesser (redattore responsabile), Barbara Manzoni, Manuela Mazzi, Monica Puffi Poma, Simona Sala, Alessandro Zanoli, Ivan Leoni
Trump dimesso dall’ospedale nel Maryland dove era stato ricoverato per curare per l’infezione da Covid. (AFP)
consolatorio, deve aver attraversato per un attimo la mente di qualche elettore democratico: se il Covid avesse trionfato su Trump, un presidente Pence nella versione vista durante il dibattito sarebbe meno inquietante, le sorti della democrazia forse non sembrerebbero in bilico. Pence è stato efficace nel chiamare a raccolta la base conservatrice, agitando più volte il tema della sinistra che aumenta le tasse su tutti, e così facendo uccide la ripresa sul nascere. Ha legato strettamente la nomina alla Corte suprema ai temi del movimento pro-life, il diritto alla vita, le campagne anti-abortiste, ben sapendo che la base religiosa è lo zoccolo duro dei repubblicani. Ha accusato Biden di essere stato succube della Cina ai tempi dei grandi accordi commerciali di liberalizzazione, quando ebbe inizio l’emorragia di fabbriche dagli Stati Uniti. Ha difeso le forze dell’ordine dall’accusa generalizzata di razzismo, ha rilanciato il tema Law and Order. In tempi normali, il verdetto di un pareggio sarebbe il più ragionevole. Ma non siamo in tempi normali e l’emergenza fa pendere la bilancia del duello leggermente in favore di Kamala Harris. «Una mortalità doppia rispetto al vicino Canada»: il suo attacco alla gestione del Coronavirus ha fatto centro. E poi c’è la crisi economica, il disastro della disoccupazione di massa cancella la performance dei primi tre anni e mezzo di trumpismo. Negli attacchi all’avversario, il momento più felice di Kamala forse è stato quando ha abilmente rivoltato la domanda della moderatrice sulla trasparenza sanitaria di Trump, allargandosi alla sua traspa-
renza fiscale. «Quando ho letto che ha pagato 750 dollari di tasse, credevo di aver capito male, pensavo 750mila». Da parte sua Pence è stato abile nel ricordare che quando Trump chiuse le frontiere ai viaggiatori cinesi per fermare il contagio, Biden lo accusò di «xenofobia isterica». La centralità del Coronavirus nel dibattito ha consentito alla Harris di allargare i suoi attacchi a un tema collegato: il destino della riforma sanitaria di Barack Obama. Appena una settimana dopo le elezioni, quella riforma rischia di essere bocciata dalla Corte suprema che esaminerà un ricorso dei repubblicani. L’impatto più immediato sarebbe la fine dell’obbligo per le compagnie assicurative di accettare pazienti con «malattie pre-esistenti». Si tornerebbe al passato, quando le patologie pregresse erano un motivo per negare la copertura assicurativa. Pence ha evitato la questione. Tutti e due i vice sono stati evasivi su un’altra domanda collegata alla pandemia: se abbiano affrontato rispettivamente con Trump e Biden lo scenario di una successione in caso di malattia grave che incapaciti il presidente eletto. Con due candidati ultrasettantenni e il virus in circolazione, la domanda era pertinente. L’economia americana vacilla di nuovo sull’orlo sul baratro, lo dice il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. Il banchiere centrale lancia l’allarme: serve subito una nuova manovra di spesa pubblica, per aiutare famiglie e imprese che non ce la fanno più. Ma la campagna elettorale paralizza l’operazione, che sarebbe la quinta manovra anti-crisi dall’inizio della pandemia. Occorre un accordo fra i repub-
blicani, che controllano la Casa Bianca e il Senato, e i democratici che sono maggioritari alla Camera. Un gioco al massacro si svolge sulla pelle dei disoccupati, che hanno ricevuto le ultime indennità a fine luglio e poi basta. Trump ha creato il gelo annunciando la rottura di ogni trattativa. Poi, facendo dietrofront, ha dato ordine al suo segretario al Tesoro di riprendere le trattative con la presidente della Camera, Nancy Pelosi. La quale ribatte mettendo in dubbio la sua «salute mentale». E aggiunge: «Gli interessa solo fare arrivare assegni col suo nome scritto sopra». Nella nuova tornata di trattative due sono le priorità, per il presidente. Primo, dare un’altra boccata di ossigeno alle compagnie aeree, due delle quali (American Airlines e United) hanno già annunciato 32.000 licenziamenti. Secondo, spedire una nuova tranche di assegni ai disoccupati, 600 dollari a testa come avvenne nel primo semestre di pandemia. «Mandatemi una legge sugli assegni di sostegno ($1.200 a nucleo familiare) e verranno spediti al nostro grande popolo IMMEDIATAMENTE. Muovetevi, sto aspettando di firmare», ha twittato Trump. I democratici accusano Trump di fare calcoli elettoralistici speculando sul destino dei disoccupati, in una fase in cui la ripresa sta rallentando e molti licenziamenti temporanei stanno diventando definitivi. Nessuno è del tutto innocente, però. I democratici rifiutano di trattare separatamente le singole tranche di aiuti, perché questo li priva di una leva negoziale per far passare quello che per loro conta di più: gli aiuti agli Stati. La finanza locale è in una situazione drammatica, per il crollo delle
entrate fiscali. Stati e municipalità non hanno la facoltà di indebitarsi facilmente come il Tesoro federale. Le crisi finanziarie più gravi colpiscono grandi Stati e metropoli, dalla California a New York, che sono serbatoi di voti democratici. La Camera, controllata dalla sinistra, aveva approvato una manovra da 2.200 miliardi di dollari la scorsa settimana, con al suo interno sostanziosi trasferimenti alla finanza locale, Stati e città. Nel nuovo approccio che abbraccia Trump quest’ultima voce viene completamente tagliata fuori. Pur di non dargliela vinta, anche i democratici sono disposti a bloccare gli aiuti ai disoccupati. Tutti fanno dei calcoli elettorali. Trump è convinto che l’arrivo di nuove tranche di aiuti alle famiglie sarebbe percepito come un merito suo e quindi potrebbe spostare consensi a suo favore. I democratici concordano e quindi preferiscono aspettare dopo le elezioni, promettendo una manovra di aiuti più consistenti se conquistano una maggioranza nei due rami del Congresso. Tutto è complicato anche per il poco tempo a disposizione, e la decisione di occupare il calendario dei lavori al Senato con la conferma della nuova nomina alla Corte suprema. Intanto le richieste settimanali d’indennità di disoccupazione (a quota 840.000) hanno superato ogni recessione precedente, da quando esiste questa rilevazione (cioè dagli anni Sessanta). Il 43% degli economisti americani interrogati per un’indagine del «Wall Street Journal» prevedono che i posti di lavoro perduti in questa crisi non saranno recuperati prima del 2023.
Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Tel 091 922 77 40 fax 091 923 18 89 info@azione.ch www.azione.ch
Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino Telefono 091 850 81 11
Tiratura 101’262 copie
Abbonamenti e cambio indirizzi Telefono 091 850 82 31 dalle 9.00 alle 11.00 e dalle 14.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì fax 091 850 83 75 registro.soci@migrosticino.ch
La corrispondenza va indirizzata impersonalmente a «Azione» CP 6315, CH-6901 Lugano oppure alle singole redazioni
Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria 6933 Muzzano Telefono 091 960 31 31
Inserzioni: Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino Tel 091 850 82 91 fax 091 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch
Costi di abbonamento annuo Svizzera: Fr. 48.– Estero: a partire da Fr. 70.–
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
25
Idee e acquisti per la settimana
Morbidi come il burro Nei biscotti della marca Tradition il nome è tutto un programma. Le ricette sono state rielaborate: tutti i biscotti Tradition sono ora completamente senza olio di palma. Al suo posto è stato aggiunto del buon burro svizzero, che assicura un delicato aroma come se i biscotti fossero fatti in casa. Nuove sono anche due raffinate creazioni di Macaron con cioccolato e nocciola: una golosa combinazione di croccanti frollini e ripieno cremoso. Tutti i biscotti Tradition sono esenti da conservanti, coloranti e aromi artificiali. Sono prodotti a Meilen, sul lago di Zurigo.
Azione 20x Punti Cumulus sui nuovi Tradition Macaron cioccolato e nocciola dal 6 al 19.10
Novità Tradition Sablé Macaron cioccolato 100 g Fr. 3.20
Novità Tradition Sablé Macaron nocciola 100 g Fr. 3.20
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
26
Politica e Economia
La maledizione dei soldi
Caso Becciu Lo scandalo finanziario culminato con le dimissioni imposte da Papa Bergoglio al cardinale
Giorgio Bernardelli Ancora una volta la maledizione dei soldi. Con cardinali disinvolti nella gestione di somme con tanti zeri e tutto un sottobosco di personaggi equivoci impegnati ad accreditarsi come interlocutori affidabili all’ombra del Cupolone. Ruota tutto intorno alla gestione delle finanze lo scandalo che in queste settimane è tornato a scuotere il Vaticano e che ha nella velocissima caduta in disgrazia del cardinale sardo Angelo Becciu (foto) il suo volto simbolo più dirompente.
L’amicizia tra il Papa e il cardinale Becciu è venuta a incrinarsi quando in Vaticano lo Ior ha iniziato a indagare sull’acquisto di un palazzo a Londra nel 2014 A destare scalpore è stato soprattutto il modo in cui Papa Francesco ha agito: il Pontefice che ha fatto della misericordia il suo cavallo di battaglia, questa volta ha mostrato tutta la sua personale repulsione per i comportamenti in odore di corruzione. Applicando quella che è una sua facoltà: esautorare
un cardinale prima ancora di sapere se a suo carico vi sarà un vero e proprio procedimento giudiziario. I fatti sono noti: la sera del 24 settembre Becciu – 72 anni, carriera tutta nella diplomazia vaticana, legatissimo ai Focolari, movimento solitamente citato nella galassia cattolica per il suo inguaribile ottimismo nel dialogo interreligioso più che per interessi di potere – viene ricevuto in udienza da Bergoglio a Casa Santa Marta. Il porporato pensa di andare a sottoporgli questioni legate al suo attuale ufficio di prefetto della Congregazione per le cause dei santi, il dicastero che seleziona i nuovi profili di santi e beati della Chiesa cattolica. Con sua sorpresa, invece, si ritrova apertamente sfiduciato dal Papa che appena due anni prima lo ha creato cardinale. E con la notizia ufficiale delle dimissioni dal suo incarico e della «rinuncia ai diritti connessi al cardinalato» diffusa la sera stessa con insolita celerità dalla Sala stampa vaticana. Che questa rimozione traumatica avesse a che fare più con il suo precedente ruolo nella Segreteria di Stato che con le cause di beatificazione non era difficile da capire. Ma sono stati soprattutto i dettagli lasciati filtrare dall’inchiesta interna vaticana a scoperchiare la pentola sull’Obolo di San Pietro, il fondo di solidarietà alimentato dai cattolici di tutto il mondo «per la carità del Papa» la cui gestione finanziaria era appunto tra i compiti dell’allora ar-
AFP
Giovanni Angelo Becciu è una storia molto complessa, nella quale si mescolano speculazioni finanziarie e intrighi vaticani
civescovo Becciu quando tra il 2011 e il 2018 ricopriva la delicatissima carica di Sostituto, cioè il «numero due» nella catena di comando della Segreteria di Stato vaticana. Già da mesi era rimbalzata sui media la polemica per un’operazione inconsueta per un ente come il Vaticano: un investimento da oltre 200 milioni di euro per l’acquisto di un immobile
Annuncio pubblicitario
Azione
13. 10 – 26. 10. 2020
conf. da 2
25% Tutti i NIVEA Deo Roll-ons p. es. NIVEA MEN Dry Impact Roll-on, 2 x 50 ml, 3.90 invece di 5.20
conf. da 3
conf. da 3
31%
33%
Tutti i NIVEA Doccia curativo
Tutti i NIVEA MEN Shampoo
p. es. NIVEA MEN Doccia curativa Sport, 3 x 250 ml, 4.95 invece di 7.20
p. es. NIVEA MEN Shampoo Strong Power, 3 x 250 ml, 7.00 invece di 10.50
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
di lusso a Sloane Avenue, nel raffinatissimo quartiere di Chelsea a Londra. Un’operazione sulla quale nell’estate 2019 era stato lo stesso Ior ad accendere i riflettori portando all’avvio di un’indagine interna. Ed è stato a quel punto che sono riemersi tutti i vizi più classici nella gestione del denaro dei Sacri Palazzi. Innanzi tutto il familismo, con il nunzio apostolico Becciu che fin dal tempo del suo servizio in Angola e a Cuba non trova in entrambi i posti un artigiano in grado di realizzare una porta o dei serramenti adatti e quindi chiama il fratello dalla Sardegna, ovviamente a spese della Santa Sede. Più recente la raccomandazione della diocesi di Ozieri, la diocesi d’origine del cardinale, per la destinazione di fondi in favore di una cooperativa della Caritas di cui è presidente un altro suo fratello. Al di là della saga di famiglia, però, dalle ricostruzioni a riemergere è soprattutto una folta schiera di broker e faccendieri impegnati nella gestione degli investimenti dell’Obolo di San Pietro; figure che non disdegnano l’utilizzo di strumenti come gli hedge fund, icona di quella finanza speculativa guardata con sospetto nei documenti ufficiali della Santa Sede. Investimenti anche con ramificazioni del tutto improbabili come quelle che, per esempio, hanno portato il Vaticano a ritrovarsi in un fondo maltese tra i finanziatori del film su Elton John, un personaggio difficilmente inquadrabile nei canoni dei testimonial di Santa Romana Chiesa. A un certo punto – sempre in nome della necessità di far fruttare i fondi dell’Obolo da utilizzare poi per opere di solidarietà – si sarebbe valutata persino l’offerta avanzata personalmente a Becciu da un magnate angolano per l’acquisizione di un giacimento petrolifero; un’ipotesi fortunatamente poi finita nel nulla. Mentre a libro paga della Segreteria di Stato sarebbe, invece, finita per davvero Cecilia Marogna, una trentanovenne cagliaritana che è stato fin troppo facile soprannominare la «dama del mistero»; analista di geopolitica, attraverso regali un po’ costosi acquistati a nome del Vaticano avrebbe (a suo dire) intessuto una sorta di diplomazia parallela in Paesi africani e medio-orientali per delicatissime missioni umanitarie che non si capisce perché il personale delle locali nunziature non sarebbe stato in grado di svolgere. Come se questo quadro non fosse già abbastanza fosco, a intorbidirlo ulteriormente sono infine riemersi puntuali anche i regolamenti di conti interni alla Curia romana. Con gli ex stretti collaboratori di Becciu che una volta
finiti in disparte si sono trasformati in fretta nei suoi più inflessibili accusatori. Con i consulenti ingaggiati dal Vaticano per far avanzare la trasparenza nella gestione delle finanze che raccontano di essere stati liquidati proprio per aver provato a mettere il naso dove non dovevano. E con un grande sconfitto di ieri – il cardinale George Pell, ex prefetto per l’Economia, uscito di scena perché accusato di pedofilia, finito in carcere e infine assolto dalla Corte Suprema in Australia – che ora torna a Roma e commenta il caso Becciu dichiarando che «il Santo Padre è stato eletto per pulire le finanze vaticane» e che «la partita è lunga e bisogna ringraziarlo e fargli le congratulazioni per gli ultimi sviluppi». Speculazioni finanziarie, favoritismi, lotte intestine: niente di più lontano dall’idea di fratellanza che proprio in questi giorni Papa Francesco ha scelto di mettere al centro della sua nuova enciclica «Fratelli tutti». In questo caso, però, il problema non è liquidabile facendo riferimento alla sola categoria della fiducia mal riposta in qualche collaboratore. Il Vaticano si difende osservando come stavolta sia stata un’indagine interna a svelare le zone d’ombra all’Obolo di San Pietro e questa è certamente una novità importante. Ma è difficile non constatare che a più di sette anni ormai dall’ascesa al Soglio Pontificio di Bergoglio, al di là degli organismi di vigilanza, la trasparenza e l’applicazione concreta di un approccio diverso nella gestione dei soldi che transitano nelle casse della Santa Sede resta un obiettivo lontano. Ed è un dato che stride profondamente con il magistero di Papa Francesco, così profondamente orientato alla solidarietà verso i più poveri. Per metterlo al servizio degli ultimi il denaro bisogna farlo fruttare, si ripete. Ma è spaventoso che proprio mentre nel mondo laico cresce l’attenzione verso la finanza etica, in Vaticano si fatichi ancora a trovare una strada equilibrata in questo senso. Che i monsignori finiscano così spesso per mettere in mano i soldi della Chiesa a figure ambigue, abbindolati da promesse mirabolanti come gli ultimi degli sprovveduti. Perché dai tempi di monsignor Marcinkus fino alle vicende del cardinale Becciu oggi il problema resta sempre lo stesso: non sarebbe ora che la responsabilità della cassa in Vaticano fosse affidata a laici competenti e selezionati con un criterio un po’ diverso dall’«uomo di fiducia» del prelato di turno? Vorrebbe dire scegliere di voltare pagina davvero rispetto al clericalismo. Il passo che la Curia di Papa Francesco, nonostante tante parole, ancora non riesce a fare.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
27
Politica e Economia
I nemici cileni del Papa
Notizie dal mondo
Geopolitica vaticana Sta acquisendo grande potere la fronda anti-Bergoglio, una nicchia
non minuscola della gerarchia ecclesiastica politicamente molto influente e conservatrice
Bergoglio prima di celebrare la messa a Santiago del Cile nel gennaio 2018. (Keystone)
Angela Nocioni Viene dal Cile l’ultimo schiaffo a papa Francesco da parte di quella nicchia non minuscola della gerarchia ecclesiastica che lo detesta. L’ultima enciclica del papa, «Fratelli tutti», un testo dal significato politico esplicito molto ispirato alla politicità radicale del santo di Assisi di cui Bergoglio ha voluto prendere il nome, avrebbe dovuto rimanere ovviamente segreto fino al giorno della sua pubblicazione, il 4 ottobre scorso. Il pontefice in quell’occasione ne ha autografate sei copie: tre regalate ai frati della Basilica, e tre per la Segreteria di Stato. Prima che il Papa lo firmasse, il sito Infovaticana – sito molto antipatizzante con Bergoglio – ha violato l’embargo pubblicando integralmente in lingua spagnola il documento. Bergoglio poco dopo ha scritto: «Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole». Lo sgarbo verso un pontefice da parte dell’interno della sua Chiesa non è mai solo una scorrettezza, è un af-
fronto deliberato, una dichiarazione di guerra. Quello sgarbo, a quanto risulta da una prima indagine a ritroso sul percorso compiuto dal testo che avrebbe dovuto rimaner segreto fino al 4 ottobre e che invece è stato integramente anticipato, è partito da terra cilena. Laggiù cova un potere curiale molto conservatore, da sempre ostile a Bergoglio che ebbe modo di toccarlo con mano nel suo viaggio in Cile di due anni fa, quando le polemiche montate ad arte su accuse di copertura a personaggi della chiesa locale accusati di pedofilia lo costrinsero a subire per giorni insinuazioni pesanti e maligne. Si tratta di un gruppo di potere non nuovo nella chiesa cilena, fatto di alti prelati conservatori e molto intolleranti alle aperture sociali e dottrinali del papa argentino. Hanno preso nuovo vigore negli ultimi due anni, dopo il viaggio di Bergoglio in Cile. Si sono in questo periodo molto legati alla parte più retrograda e potente dei vertici cattolici negli Stati Uniti e in Spagna. Al cardinale Ruoco Varela, al vescovo ausiliario di Madrid Juan Antonio Martinez Camino. Come all’ex nunzio vaticano negli Stati Uniti, Viganò, che da Bergoglio fu messo da parte. Questa parte molto agguerrita del-
la curia non sopporta l’essenza dell’immagine pop di Francesco né l’impronta che lui ha dato alla missione pontificia. Non lo sopportano da prima, molto prima che il gesuita argentino diventasse vescovo di Roma. Le scarpe consunte, le passeggiate tra la folla, i pranzi con i poveri, sono state un tratto essenziale della sua comunicazione politica, prima da arcivescovo e poi da cardinale. Non sono arrivate con l’elezione al soglio pontificio. A Buenos Aires molti si ricordano le sue foto con il viso stanco nella metro A della Capital Federal affollata nell’ora di punta e le appassionate omelie nel quartiere popolare di Constitución. L’immagine di semplicità popolare trasmessa dal papa è autentica, è la sua identità politica già dai tempi di Buenos Aires. Così come autentica è la cultura peronista. Subito dopo la l’elezione del papa il giornalista del quotidiano «la Nación», Hugo Alconada Moon, si divertì a solleticare l’orgoglio nazionalista argentino raccontando di quando il futuro pontefice, ancora adolescente, fu punito a scuola per non voler togliere lo scudo peronista dal bavero della giacca. Non c’è nulla di artificioso, non c’è marketing nelle scelte di austerità che ha fatto in Vaticano. E questo ai nemi-
ci cileni del papa non è mai andato giù. Quali sono i loro argomenti? Dottrinali di solito, spesso dogmatici ed oscuri. Semplicemente si tratta di una lotta vaticana tra il settore di destra della Curia che è decollato durante il papato di Giovanni Paolo II e i cattolici progressisti cresciuti nel sentiero tracciato dal Concilio vaticano II (1962-1965) che predicano l’idea di una Chiesa aperta al mondo. In questa guerra spietata esistono dei leader, dei capitani, ai quali s’è a doppio filo legata la Chiesa cilena che ha mollato lo schiaffo il 3 ottobre a Francesco. Alcuni sibilano che Bergoglio sia un eretico e che voglia provocare uno scisma. Sguazzano in Cile nella parte pinochettista (da Pio Laghi in poi qualcosa è cambiato, ma molto è restato intatto) e cercano sponda e denaro negli Stati Uniti. Sono stati a lungo al seguito dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò che ha tentato di lanciare una sorta di bomba definitiva contro il papa facendo girare anni fa la voce di un suo ruolo attivo nel voler coprire gli abusi sessuali di cui era accusato l’ex cardinale nordamericano Theodore McCarrick. Gli è andata male allora, ma la loro porzione di potere a Roma si sta allargando.
L’immagine della Cina Il Pew Research Center ha pubblicato gli impietosi risultati di un sondaggio sulla percezione della Cina in diversi paesi del campo occidentale. In tutti, fuorché in Italia e in Giappone dove comunque le opinioni negative sono assai alte (rispettivamente 62% e 86%), nel 2020 si è registrato un brusco peggioramento dell’immagine cinese. In Australia gli sfavorevoli sono aumentati del 24% rispetto al 2019. È cresciuta pure la sfiducia nel presidente Xi Jinping (foto), uguale o superiore al 70% in tutti i paesi esaminati. In parte ciò è dovuto all’idea che Pechino abbia gestito male l’epidemia: solo l’Italia ritiene in maggioranza che l’abbia gestita bene (51%, segue la Spagna al 49%). Perché conta: la diffidenza esisteva già, ma aleggiava; il giudizio era come sospeso, aveva bisogno di conferme. Il 2020 ne ha fornite in abbondanza. Il Coronavirus è una causa, ma non l’unica. Quest’anno l’atteggiamento della Cina si è fatto più diretto, più aggressivo anche a parole (specie su Taiwan e Mar Cinese Meridionale). Ha sicuramente influito l’impennata della retorica anticinese degli Stati Uniti, intenti a denunciarne ogni mossa come maligna, in una vera e propria campagna per colpire la legittimità del Partito comunista cinese. Significativo notare come tutti i paesi europei del sondaggio vedano la Repubblica Popolare come prima potenza economica al mondo, ma evidentemente questo non basta a generare un’opinione complessivamente positiva. Segno che il motore delle argomentazioni economicistiche inizia a battere in testa. Sono altre le considerazioni che plasmano l’immagine di una potenza. Il soft power cinese ancora non esiste. Non avere alleati è al momento un fattore fortemente incapacitante per la strategia di Pechino. L’inabissamento cinese non si tradurrà comunque in un vantaggio per gli americani perché gli europei accusano questi ultimi di aver gestito l’epidemia ancora peggio della Repubblica Popolare. / Limes
Annuncio pubblicitario
L’Oréal L’OréalParis ParisMen MenExpert Expert ininazione. azione. 30. 13.10 6.––26.10.2020 13. 7. 2
25% Su tutti i prodotti L’Oréal Paris Men Expert per es. L’Oréal Paris Men Expert Hydra Energy 24h anti-fatica, 50 ml, 9.60 invece di 12.80
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
28
Politica e Economia
Dove il commercio incontra il viaggio Travel retail Stazioni ferroviarie, aeroporti, distributori di carburante sono luoghi intermedi di consumo,
molte aziende sono consapevoli delle crescenti potenzialità che offrono Mirko Nesurini Il consumo nel tragitto da casa a una destinazione è un soggetto interessate e innovativo, frutto di molti fattori tra loro collegati, non da ultimo la tecnologia e da qui inizio: dalla macchinetta erogatrice di bevande ed altri generi alimentari e non. Le scene cinematografiche e le esperienze personali con la classica macchinetta sono innumerevoli. Normalmente finisce con il soggetto che prende a calci il baraccone che gli ha «rubato» le monete. A volte viene messo in scena un rapporto tra pari, l’uomo e la macchina che si pongono sullo stesso livello quando Lui si rivolge a Lei insultandola. Dimenticatevi questi eventi. Sono parte del passato. Materiale per futuri racconti ai nipoti.
Gli scali si caratterizzano a seconda del pubblico: una stazioncina offre generi alimentari, un aeroporto grandi marchi Oggi le macchinette sono supertecnologiche, il display a cristalli liquidi è chiaro, scritto con caratteri ben visibili, a volte con icone comprensibili e spesso parla pure, la macchina: «scegli il prodotto» «avvicina la carta di credito» «ok accettato: serviti». Tutto in pochi secondi, che bello.
I luoghi del consumo sono le nostre tappe intermedie di viaggio, i distributori di benzina che una volta avevano il doppio scopo di riempire di liquido l’auto e svuotare quello dell’autista con l’aggiunta, semmai, di un caffè. Oggi tali destinazioni sono divenuti luoghi di incontro perché sono oggettivamente accoglienti, i prodotti sono accettabili o buoni e soprattutto sono situate sul nostro percorso. Anche le stazioni ferroviarie o metropolitane si sono trasformate in veri e propri centri commerciali dove i brand si esprimono nella presentazione di nuovi prodotti e nella vendita di tutto quando ragionevolmente si può comperare e portare a casa o in viaggio. Nei terminal degli aeroporti un tempo si comperavano le sigarette e gli alcolici beneficiando di tariffe esenti da accise, i famosi «duty free» e poi c’erano i marchi del lusso accessibile per qualche regalo dell’ultimo minuto oltre ai prodotti per il viaggio. Oggi ci sono tutti, anche i brand del fast fashion come Zara accanto alle insegne di una ampia gamma di generi commerciabili. Cosa è accaduto? Semplicemente viaggiamo con maggiore frequenza rispetto al passato e le destinazioni dove si esprime il travel retail sono appetibili. Molte le aziende che al loro interno hanno sviluppato una divisione specializzata per servire quel particolare pubblico che ha esigenze e ambizioni davvero curiose. C’è quel Signore che si compra le calze dimenticate a
Il mastodontico aeroporto di Dubai è anche una mecca del commercio. (Keystone)
casa all’aeroporto, ma i consumi vanno ben oltre. Il comune denominatore è una caratteristica del bene acquistato e cioè la possibilità di poterlo trasportare agevolmente. Per intenderci, il salotto e la motosega continueremo a comperarli altrove, ma non è detto che non vi sia un pop-up store che possa intercettare il giovane che vola con Ryanair e nel contempo deve mettere su casa e il boscaiolo in vacanza con la famiglia interessato a svagarsi dinnanzi al nuovo prodotto utile per il suo lavoro. Tutto sta nell’intercettare il pubblico corretto per il singolo prodotto.
E gli scali (perché di scali comunque parliamo) automobilistici, aerei, ferroviari si caratterizzano in funzione del pubblico. La stazioncina frequentata da pendolari e studenti potrà tornare utile per qualche compera di genere alimentare, lo scalo di carattere internazionale vedrà come protagonisti i grandi marchi di ogni settore, dalle sigarette elettroniche, ai gioielli a tutto quel che volete. I prezzi? Tutto è caro, per vari motivi. L’affitto degli spazi è impegnativo siccome il proprietario affitta un negozio dove passa molto pubblico, le vetrine sono delle ghiotte occasioni di visi-
bilità, oltre che di consumo. Inoltre, la domanda dell’ultimo minuto in assenza di una reale concorrenza, e comunque del tempo necessario per analizzarne le diverse offerte, fa lievitare i prezzi. D’altra parte, se hai dimenticato di acquistare un regalo, una bottiglia di vino per non presentarti a mani vuote o un libro per fare passare il tempo in treno o in aereo, sarai pure disposto a spendere di più per averli. Nei grandi scali, le dimenticanze costano, più ti avvicini al mezzo di trasporto, più il prezzo lievita. Negli ultimi mesi, ed attualmente, i punti vendita che abbiamo descritto soffrono la mancanza di pubblico. Manca quel «traffico» di clienti che garantiva la visibilità dei marchi e dei prodotti. Per diversi mesi non abbiamo usato l’automobile o comunque l’abbiamo usata meno rispetto ai periodi di normalità. Ma tutto questo è caratteristico di una stagione anomala che lascerà lo spazio ad un ritorno di questa formula di esercizio commerciale collocato in specifiche tappe di viaggio, assai comode per tutti noi. La comodità negli acquisti è un elemento chiave dell’esperienza stessa, siamo passati da una stagione lontana in cui il prodotto arrivava sotto casa con il camion (Migros), via catalogo per l’acquisto per corrispondenza o tramite il negozio di prossimità per poi allontanarci servendoci per decenni nelle grandi superfici di vendita. Oggi siamo tornati – o stiamo tornando – agli albori, dove la comodità – una nuova comodità rispetto al passato – si sta facendo strada. Annuncio pubblicitario
US %G T
I
GR
TI
N
N
SOLO
O
100
NUOVO DESIGN
E DIE
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
29
Politica e Economia
Le rendite dei pensionati diminuiscono, il tenore di vita potrebbe calare Previdenza Gli esperti chiedono che si risparmi di più, magari anche attraverso una riduzione delle rendite. Eredità
e risparmio privato riescono però oggi a compensare le perdite, purché l’economia mantenga un certo livello di crescita
Ignazio Bonoli Secondo uno studio del Centro di servizi finanziari di Zurigo, le rendite pagate da AVS e Casse pensioni sarebbero diminuite rispetto all’ultimo salario percepito dai beneficiari. Questa evoluzione non permetterebbe più di rispettare il principio del mantenimento di un livello di vita adeguato dopo il pensionamento. Valutato in termini finanziari, questo livello di vita dopo il pensionamento dovrebbe corrispondere al 60% di quello precedente il pensionamento. Vi devono provvedere sia l’AVS, sia la Cassa pensione per le quali si pagano contributi obbligatori. Ma, secondo l’indagine del citato centro per l’anno 2002 una persona di 65 anni, con un salario netto di 100’000 franchi annui, al momento del pensionamento ordinario riceverebbe una rendita globale di 62’425 franchi. La perdita rispetto all’ultimo salario sarebbe quindi già del 38%. Nell’anno 2019 la stessa persona, nella stessa classe di reddito riceverebbe 64’546 franchi, quindi in termini nominali qualcosa di più. Se però si tiene conto del rincaro, il salario confrontabile salirebbe a 118’169 franchi. La rendita del primo e del secondo pilastro coprirebbe quindi soltanto il 55% circa dell’ultimo salario considerato. La
perdita rispetto all’ultimo salario salirebbe quindi già al 45%, molto più alta di quella del 2002. Il principio del mantenimento del livello di vita mediante il 60% dell’ultimo salario non sarebbe quindi più rispettato. Tuttavia, secondo Swisscanto, la Cassa di previdenza delle banche cantonali, nello studio di quest’anno, la quota di copertura, per un salario di 80’000 franchi, sarebbe stata nel 2019 del 69%, Quindi superiore all’obiettivo del 60%, ma comunque in diminuzione, poiché nel 2010 la quota di copertura sarebbe stata dell’80%. Il peggioramento è dovuto principalmente alle casse pensioni (secondo pilastro) che, attualmente, soffrono di un livello troppo basso dei tassi di interesse. Sempre secondo il Centro zurighese, nel 2002, la rendita AVS copriva un terzo della prevista rendita globale. La cassa pensione ne copriva i due terzi. Nel frattempo, la rendita AVS è salita a circa il 47% della rendita globale prevedibile, mentre quella della cassa pensione è scesa al 53%. Questa diminuzione ha colpito soprattutto le persone con alti redditi, che quindi dispongono di un elevato capitale di vecchiaia, soprattutto nella parte non obbligatoria del capitale assicurato. Le casse pensioni devono rimunerare la parte obbligatoria del capitale con un tasso del 6,8%. Ma il rendimen-
to della parte obbligatoria del capitale di vecchiaia non basta per mantenere il livello delle rendite, per cui le casse devono ridurre le rimunerazioni della parte non obbligatoria, trasferendo i rendimenti alla parte obbligatoria. La situazione finanziaria viene poi aggravata anche dal costante aumento della durata di vita degli assicurati. Per questo gli assicuratori chiedono sia una diminuzione del tasso di rimunerazione del capitale di vecchiaia, sia un aumento dell’età di pensionamento. Nel frattempo, cercano di compensare i minori introiti con varie misure, come l’aumento dei contributi a risparmio, l’allungamento del periodo di risparmio, l’aumento dell’età di pensionamento, l’aumento dei tassi di interesse o versamenti supplementari sui capitali di vecchiaia. Per esempio la Cassa pensione della Migros ha portato l’obiettivo di copertura del capitale dal 74,1% del 2000 al 68,6% di oggi. L’età di pensionamento è salita da 63 a 64 anni, il contributo pieno è sceso dai 25 ai 20 anni. Una compensazione moderata secondo la dichiarazione del direttore Ryter alla NZZ. La diminuzione dei tassi di rimunerazione preoccupa non solo le casse. Secondo un’intervista annessa allo studio, i due terzi degli intervistati vedono problemi per il futuro delle rendite delle casse pensioni, ma il 90% pensa an-
I bassi tassi d’interesse e l’invecchiamento della popolazione mettono a dura prova le casse pensione. (Keystone)
cora di non avere problemi finanziari al momento del pensionamento. Qualche esperto si chiede se non si stia forse sottovalutando la serietà della situazione. Altri, però, constatano che probabilmente due fattori sono alla base di questo ottimismo. Da un lato, in Svizzera oggi, vi sono molte eredità di una certa consistenza. Inoltre si eredita sempre più in là negli anni e talvolta mentre si è già in pensione. Cala però la certezza che l’AVS, fra trent’anni, sarà ancora in grado di versare le stesse rendite. Tuttavia, finché l’economia
crescerà e creerà posti di lavoro dovremmo essere in grado di far fronte al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione. In ogni caso, c’è sempre la valvola di sicurezza del terzo pilastro, cioè il risparmio individuale. Ma il momento che stiamo vivendo oggi, con le difficoltà accentuate dalla pandemia da Covid 19, non promette nulla di buono. I tassi di interesse molto bassi e l’invecchiamento demografico obbligheranno comunque a risparmiare di più, magari anche con una riduzione delle rendite da versare. Annuncio pubblicitario
40%
RIDUZIONE SU TUTTO L’ASSORTIMENTO* DEBORAH MILANO E DEBORAH FORMULA PURA, A PARTIRE DALL’ACQUISTO DI 2 PEZZI, OFFERTA VALIDA SOLO DAL 13.10 AL 26.10.2020
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
30
Politica e Economia
Prudentemente fiduciosi La consulenza della Banca Migros
Thomas Pentsy
Sulla via del consolidamento dopo un forte rally 120 110 100 90 80 70 60
(Dati indicizzati al 1.1.2020)
S&P 500
netaria ultraespansiva delle banche centrali, le condizioni quadro per le azioni rimangono favorevoli. Il contesto monetario sta fornendo ai mercati un sostegno alle quotazioni e sono prevedibili ulteriori misure di aiuto da parte dei governi e delle banche centrali nella lotta contro la
Euro Stoxx 50
SPI
Topix
MSCI Emerging Markets
crisi dovuta al coronavirus. Ulteriori progressi nel campo dei vaccini e delle terapie contro il Covid-19 riducono a loro volta le incertezze che circondano il virus e contribuiscono a ripristinare gradualmente la fiducia dei consumatori e delle imprese nel futuro. Su un orizzonte temporale di sei a
Fonte: Bloomberg – Stato 25.09.2020
Thomas Pentsy è analista di mercato e dei prodotti presso la Banca Migros
Nei mesi estivi il clima sui mercati azionari globali è ulteriormente migliorato, sostenuto dal rinvigorimento dell’attività economica e da risultati societari migliori del previsto. Rispetto alle previsioni all’apice della pandemia da coronavirus, i dati economici sono stati finora sorprendentemente positivi nella maggior parte dei casi: le cose non sono andate così male come si temeva. Sul mercato azionario, tuttavia, per il momento il potenziale di rialzo è limitato. Le valutazioni anticipano già molte fantasie di crescita. Nei prossimi mesi vediamo aumentare i rischi di battute d’arresto, soprattutto perché gli speculatori sono di nuovo maggiormente attivi sul mercato. Nuovi focolai di virus su larga scala potrebbero danneggiare ancora una volta l’economia. Anche alcuni indicatori economici hanno recentemente segnalato un nuovo indebolimento della ripresa. Soprattutto in vista delle elezioni presidenziali americane di novembre, è probabile che gli investitori diventino sempre più nervosi. Inoltre, vi sono rischi geopolitici, come un’ulteriore escalation nella controversia commerciale e tecnologica tra Stati Uniti e Cina e una Brexit dura. È quindi probabile una temporanea flessione delle quotazioni. Tuttavia, a causa della politica mo-
dodici mesi, intravediamo quindi una continua ma volatile tendenza al rialzo delle quotazioni. Interpretiamo i contraccolpi temporanei come un’opportunità di acquisto. In futuro, tuttavia, è improbabile che i guadagni sulle quotazioni siano così cospicui come lo sono stati da aprile. Annuncio pubblicitario
33% di riduzione 00. 00. 2020 13.00. 10––00. 19. 10. 2020
conf. da 3
33% 9.60
invece di 14.40
Casa Giuliana Pizze Mozzarella, Prosciutto e Funghi o Diavola surgelate, per es. Pizze Mozzarella in conf. da 3, 3 x 350 g
In vendita nelle maggiori filiali Migros. Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
31
Politica e Economia Rubriche
Il Mercato e la Piazza di Angelo Rossi Perché i lavoratori stranieri voltano le spalle al Ticino? Il dibattito, avviatosi da un po’ di tempo, sull’involuzione demografica del nostro Cantone si arricchisce di mese in mese di nuovi contributi. Nella maggioranza dei casi si tratta di nuovi dati che aiutano, se non a comprendere, a meglio inquadrare il fenomeno ormai in corso da qualche anno. La parte del fenomeno che meglio si conosce è rappresentata dai dati sul saldo naturale. Questa grandezza che misura la differenza tra le nascite e i decessi è negativa da quasi due decenni. Questo significa
che il numero dei decessi è, nel nostro Cantone, sempre superiore al numero delle nascite. Dalle poche decine di unità dei primi anni di questo secolo, il saldo negativo del movimento naturale è salito, nel 2019, a –744. Quest’anno, complice anche la pandemia naturalmente, il saldo naturale negativo passerà, con molta probabilità, per la prima volta, il capo delle mille unità. Il saldo naturale negativo è spiegato dagli esperti con l’invecchiamento della popolazione. L’accelerazione conosciuta
Evoluzione del saldo naturale e del saldo migratorio in Ticino dal 2011.
da questa grandezza, nel corso degli ultimi anni, è, invece, da far risalire al colpo di freno che ha subito l’immigrazione. Nei primi anni del nuovo secolo, il saldo migratorio del Ticino era positivo e superava le mille unità. Di conseguenza anche con un saldo naturale negativo la popolazione residente nel Cantone aumentava. Il saldo migratorio positivo raggiunse il suo massimo, nel 2013, alla vigilia dunque della votazione sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa. È possibile che l’approvazione di questa iniziativa e il lungo periodo di gestazione della legge di applicazione della stessa abbiano creato un clima di insicurezza, sia riguardo alle prospettive della domanda di lavoro, sia riguardo a quelle dell’offerta, che si è tradotto di fatto in un calo progressivo del saldo migratorio, in particolare del saldo migratorio della popolazione straniera. Così l’iniziativa popolare contro l’immigrazione ha raggiunto i suoi obiettivi anche senza l’appoggio delle misure restrittive che invocava. Per i lettori sarà bene precisare che questa interpretazio-
ne dell’involuzione del saldo migratorio, dal 2014 in avanti, è, per il momento, solo un’ipotesi di chi scrive. Può darsi che vi siano altri fattori rilevanti che possano spiegare il cambiamento di direzione, manifestatosi nel saldo migratorio, durante gli ultimi sei anni. Per esempio una possibile sostituzione dei lavoratori stranieri che immigravano con i frontalieri che, come si sa, sono diventati più flessibili non essendo più obbligati oggi a rientrare ogni sera in Italia. Vi è anche chi ricorda che il saldo migratorio comprende una componente intercantonale. Si tratta delle migrazioni tra il Ticino e gli altri Cantoni. Anche il saldo del movimento migratorio intercantonale è diventato negativo, nel corso degli ultimi anni. Bisogna tuttavia convenire che sull’evoluzione del saldo migratorio generale, la componente intercantonale non ha un grande influsso. Quando si considerano i dati del movimento migratorio per classi di età ci si accorge infine che il cambiamento manifestatosi nelle tendenze, nel corso degli ultimi anni, è do-
vuto all’aumento del saldo migratorio negativo delle persone in età lavorativa. È proprio l’afflusso di persone tra i venti e i sessantacinque anni che ha segnato una contrazione. Se volete, quello che le statistiche sui movimenti migratori registrano, dal 2014 in poi, è dunque che i lavoratori stranieri voltano le spalle al Ticino. Tutto preso con i dibattiti sulla necessità di limitare l’immigrazione di massa, il nostro mondo politico non si è ancora occupato del problema, cercando di capire perché il saldo della componente straniera e quello della componente svizzera, del movimento migratorio, siano diventati negativi. Né, per il momento, credo esistano previsioni su come il movimento migratorio, nel suo complesso e nelle sue componenti, si evolverà, in Ticino, nei prossimi anni. In una situazione, in un certo senso, analoga, la mitica Radio Eriwan delle barzellette sul mondo comunista avrebbe pronosticato che quello che potrebbe succedere, nel lungo termine, è che venga a mancare la sabbia… anche nel deserto!
morto»; anzi. Le mascherine servono: al chiuso e anche in caso di assembramenti all’aperto. I test rapidi sono necessari se vogliamo tenere aperte le scuole. Tracciare i contatti resta fondamentale, ma lo è anche mettere in sicurezza – ad esempio negli alberghi purtroppo vuoti di turisti – le persone positive al virus che non hanno bisogno di essere ricoverate, ma non possono neppure restare a casa a rischio di contagiare i familiari. Soprattutto, è necessario costruire un clima di collaborazione. Già i virologi litigano di continuo, in tv e su Twitter. Ministri e amministratori dovrebbero proprio risparmiarci lo stesso spettacolo. Il voto regionale in Italia ha premiato la continuità: campani e pugliesi di destra hanno votato De Luca ed Emiliano; veneti e liguri di sinistra hanno votato Zaia e Toti; gli elettori hanno chiesto esperienza e protezione. Vale per l’opposizione, che dovrebbe respingere la tentazione di sottovalutare l’allarme e gridare al liberticidio per una mascherina. E vale per il governo, che sbagliereb-
be a confondere il generico consenso dei sondaggi (in particolare per il premier) in una licenza in bianco a decretare per quattro mesi su ogni dettaglio. Gli italiani, con le consuete eccezioni, hanno dimostrato maturità e senso di responsabilità. Se stavolta la classe politica sarà all’altezza di medici, infermieri, forze dell’ordine, operai, insegnanti e di tutti coloro che hanno tenuto vivo e fatto ripartire il Paese, allora lo spirito del 2020 sopravvivrà anche a un autunno che si annuncia durissimo. La pandemia è piombata pure sulla campagna per le presidenziali americane. Sono sempre stato convinto che il prossimo presidente degli Stati Uniti sarebbe stato Joe Biden. Ovviamente non si tratta di un auspicio, e neanche di una previsione, ma di una considerazione: fallace, come tutte le considerazioni. Quattro anni fa in America quasi nessuno – neppure il diretto interessato – pensava che Donald Trump potesse vincere le elezioni. Nel suo entourage lo credevano solo Steve Bannon, che lo sperava, e la
moglie Melania, che lo temeva. Trump si era gettato nell’avventura con l’unico obiettivo che abbia guidato la sua vita: promuovere se stesso, il proprio nome, il proprio brand. Il clamoroso fallimento di Hillary Clinton, e la congiunzione astrale che gli ha consentito di vincere tutti gli Stati in bilico pur prendendo oltre tre milioni di voti popolari in meno, ha condotto alla Casa Bianca un candidato del tutto impreparato. Questo non vuol dire che Trump sia divenuto presidente per caso. Trump anzi è ben dentro il vento della storia: la rivolta contro l’establishment, le élites, le istituzioni, i vecchi partiti. Dopo il suo passaggio in politica, nulla sarà come prima. Battere un presidente in carica è sempre molto difficile. E Biden non è certo un candidato brillante; inoltre oggi non può attaccare il presidente malato. Ma stavolta l’elettorato democratico sa che Trump può vincere. E si mobiliterà per evitare che ciò accada. Certo: con una pandemia in corso, tutto è ancora possibile.
del secolo scorso, allorché, nello stupore generale, le testate giornaliere – con la fondazione del «Quotidiano» – divennero sette. Ma fu l’ultima stagione, l’ultimo fuoco d’artificio di tanta lussureggiante offerta. Qualche anno dopo, nel 1992, le luci si spensero con la sparizione dalle edicole degli organi di partito. Da ultimo si riteneva che, date le proporzioni del nostro cantone, due quotidiani (tre, se consideriamo anche 20 minuti), sarebbero stati più che sufficienti. Uno di centro-destra e uno di centro-sinistra, ad occupare un perimetro fattosi politicamente assai stabile, molto prossimo al bipolarismo. Prova ne è la difficoltà a strappare lettrici e lettori al campo avverso, o a guadagnarne di nuovi. Un simile confronto ha funzionato per un po’, ma ora geme sotto i colpi della grande rete. Il passaggio della tromba d’aria digitale ha disboscato la selva cartacea con una violenza inaudita.
Non sappiamo come finirà. Ma già ora constatiamo un inaridimento del dibattito politico e civile, l’archiviazione dei patrimoni ideali, la marginalizzazione delle opinioni non allineate con il pensiero dominante. Una volta c’erano in Ticino troppi quotidiani, è vero. Ma ora sono troppo pochi, e di questo passo c’è il rischio di incamminarsi verso l’estinzione, con preoccupanti conseguenze per la nostra democrazia, la sua vitalità e vivacità. Anche i politici, e non solo i giornalisti, dovrebbero attivarsi per salvare il pluralismo della stampa e la sua indipendenza dalle centrali del potere. Ma forse è illusorio pensarlo in un paese consociativo come il nostro, un teatro in cui la vicinanza tra i singoli portatori d’interesse e tra i partiti al governo (ben quattro) impedisce una reale autonomia delle redazioni e una netta divisione dei ruoli.
In&outlet di Aldo Cazzullo Siamo ripiombati nell’incubo Ci siamo. La seconda ondata è qui. In tutta Europa. I miei amici svizzeri mi dicono che la situazione nella Confederazione elvetica non è ancora così grave anche se si stanno prendendo misure sempre più restrittive anche qui. In Italia le nuove restrizioni sono state accolte con un misto di insofferenza e di rassegnazione. La paura cresce. I dati sono pessimi. Ma in Francia, nel Regno Unito, in Spagna sono decisamente peggiori. Avanziamo tutti in una terra incognita. L’autunno è appena cominciato. Ci attende un inverno durissimo, senza il vaccino, con gli ospedali pieni. E questa prova non ha una data finale. Adesso l’importante è non perdere la testa, parlare poco e chiaro, individuare regole semplici e farle rispettare; e soprattutto evitare la guerra di tutti contro tutti, almeno quella che si delinea in Italia: governo contro Regioni, maggioranza contro opposizione, Pd contro Stelle. Nei momenti più gravi della storia italiana, la forza morale e la capacità di
resistenza del popolo hanno spesso dovuto sopperire all’inadeguatezza delle classi dirigenti. È accaduto durante le due guerre mondiali; meno nella Ricostruzione, quando gli sforzi degli italiani furono assecondati da una generazione politica che seppe unirsi per scrivere la Costituzione e poi, nella sua parte cattolica e liberale, compiere la scelta atlantica e reggere l’urto della Guerra fredda. Anche quello che noi europei stiamo vivendo è un tornante della storia. La seconda ondata colpisce anche Regioni – come la Campania – dal sistema sanitario fragile, che la prima ondata aveva risparmiato. Le crisi da arginare sono due, strettamente collegate: quella sanitaria e quella economica. Si tratta di trovare norme di comportamento che evitino di sovraccaricare ospedali e terapie intensive, senza deprimere ulteriormente i consumi e di conseguenza la produzione e il lavoro. Non è semplice. Ma alcune cose le abbiamo imparate. Il virus sarà meno letale, ma non è affatto «clinicamente
Cantoni e spigoli di Orazio Martinetti È la stampa, bellezza! (finché dura) La foliazione dei due quotidiani ticinesi superstiti è sempre più esile. La diagnosi è nota: diminuzione della pubblicità (che si è trasferita altrove, nell’universo virtuale), calo delle vendite e degli abbonamenti, rarefazione dei lettori assidui, ossia delle generazioni fedeli alla testata, il più delle volte trasmessa per via ereditaria. Il fatto di ricevere ogni giorno e puntualmente il giornale al proprio domicilio è stato sempre un salvagente per gli editori: un servizio certo, garantito dalla Posta (a sua volta sinonimo di affidabilità). In tante famiglie la lettura del quotidiano è ancora un rito irrinunciabile, l’hegeliana «preghiera del mattino». Ma ormai le schiere degli affezionati si stanno assottigliando, e la consueta preghiera si sta pian piano trasformando in una mesta orazione funebre. Al di là delle motivazioni personali, l’annunciata partenza di Fabio Pontiggia (dal «Corriere del Ticino»)
e di Matteo Caratti (da «LaRegione») assume i tratti di un passaggio d’epoca, spia di un distacco da un prodotto che negli ultimi anni ha mutato fisionomia e funzione nell’opinione pubblica. Posta la diagnosi, occorre por mano ad una terapia, ovvero individuare un’uscita di sicurezza nell’intrico dell’informazione online, senza rinunciare all’amata carta. Per tutelare l’organico redazionale si è dapprima cercato di allestire siti in cui finiva in rete una parte cospicua della produzione giornalistica, riservando tuttavia l’intero corpus alle rotative. L’esperimento non solo non ha dato i frutti sperati, ma si è rivelato controproducente, instillando nei lettori l’idea che di un’informazione a pagamento si potesse fare tranquillamente a meno: bastava e avanzava quanto appariva sui piccoli schermi dei cellulari. Ora le strategie sono mutate, anche «Il Caffè» esige un tributo nella sua versione
online, ma ormai sembra impossibile recuperare la platea migrata sulle piattaforme multimediali, una nebulosa tanto fantasmagorica quanto imperscrutabile. Solo le vecchie generazioni rimangono aggrappate alla tradizione. Fosco tuttavia appare non soltanto l’orizzonte aziendale, con i posti di lavoro cancellati: le ripercussioni riguardano anche la qualità della nostra democrazia, lo stato di salute del dibattito politico, le sorti del pluralismo. A lungo ha destato meraviglia la ricchezza giornalistica del nostro cantone, considerata per oltre un secolo un’anomalia, un’eccezione, un retaggio ottocentesco, quello spettacolo gladiatorio che l’icastico Emilio Motta – uno dei primi studiosi ad occuparsi del fenomeno – definiva il regno delle chiacchiere: «A che servirono tanti fogli ticinesi? Caterina, gatti, gatti / Assai, ciance, e pochi fatti». Il miracolo si protrasse fino agli anni 80
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
32
Idee e acquisti per la settimana
Ottimo per i piedi Cosa fare se ad ogni passo i piedi fanno male, la scarpa preme su un callo o la verruca non ne vuol sapere di sparire? Pedic Protection offre la cura adeguata per i piedi
Il prodotto contribuisce a ridurre i calli e porta sollievo dal dolore. I risultati sono percepibili in media dopo quattro giorni. Pedic Protection Penna anti-occhi di pernice 2 ml Fr. 12.80
I cerotti ad anello anti pressione sono particolarmente indicati per proteggere i piccoli punti di pressione o calli, duroni e altre zone sensibili. Pedic Protection Anelli anti pressione 18 pezzi Fr. 3.90
I separadita proteggono le parti sensibili delle dita dei piedi da pressioni dolorose e sfregamenti. Flessibili, offrono sollievo in caso di dolori alle dita dei piedi. Pedic Protection Separadita 2 pezzi Fr. 3.90
La fascia protettiva per le dita di piedi e mani allevia la pressione e previene gli sfregamenti indesiderati. Si taglia nella lunghezza richiesta e quindi semplicemente si inďŹ la. Pedic Protection Protezione per dita di piedi e mani 1 pezzo Fr. 8.90
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
33
La penna per le micosi delle unghie permette un’applicazione mirata e i risultati sono visibili in quattro settimane. Pedic Protection Penna per le micosi delle unghie 4 ml Fr. 18.80
In caso di dolore causato da pressione o sfregamento dell’hallux valgus, l’alluce valgo, il cuscinetto contenente gel riduce la sofferenza e il carico. Il cuscinetto, lavabile e riutilizzabile, previene la formazione di calli e vesciche. Grazie al morbido gel il sollievo dal dolore è immediato.
Tallone d’Achille? La pomata per i talloni screpolati è stata sviluppata per la cura della pelle molto ruvida e con callosità della parte posteriore del piede. L’uso regolare aiuta a rigenerare le zone con la pelle screpolata. La pomata, che contiene olio di karité e il 25% di urea, rende la pelle morbida e vellutata. Pedic Protection Pomata per talloni screpolati 30 ml Fr. 6.90
Foto studio fotografico FCM, Getty Images; Styling Mirjam Käser
Pedic Protection Cuscinetto per alluce valgo 2 pezzi Fr. 5.90
TM
13.10 – 26.10. 2020 *Nelle macchine fotografiche digitali rispetto alle batterie alcaline standard; solo AA ©2020 Energizer. Energizer and certain graphics designs are trademarks of Energizer Brands, LLC and related subsidiaries
50% 14.85 invece di 29.70
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
Pile alcaline Energizer MAX PLUS AA oder AAA conf. da 12
Le pile usate devono essere riconsegnate al punto di vendita!
Fino al 100% * di durata in piú
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
35
Cultura e Spettacoli La verità di Dorit La scrittrice israeliana Dorit Rabinyan ci parla delle sue radici e della censura attuata nei confronti del romanzo Borderline
Fit, speranza e coraggio In scena quest’anno anche i drammi e le incertezze della nostra epoca
Cat, ovvero Yusuf Yusuf Islam, un tempo Cat Stevens, ritorna con un album all’altezza del suo talento pagina 41
Favole che non esistono A colloquio con i fratelli D’Innocenzo, registi dell’osannato Favolacce
pagina 37
pagina 39
pagina 43 La poetessa e scrittrice giapponese Mieko Kawakami. (Keystone)
Di menarca, confidenze e vita
Narrativa Seni e uova, il libro di Mieko Kawakami che ha scosso il mondo internazionale della letteratura
Simona Sala «Quando voglio sapere se una persona è nata povera, non c’è niente di meglio che chiederle quante finestre c’erano nella casa in cui era cresciuta». Non c’è dubbio, un incipit così folgorante fa schizzare alle stelle il livello di aspettativa nella lettrice e nel lettore, e tutto ciò che segue dovrebbe essere almeno all’altezza. Ma qui si va oltre: una volta letto l’esordio, risulterà difficile posare Seni e uova prima di essere arrivati a pagina 606. Ma perché ameremo questo libro di Mieko Kawakami (nato più di dieci anni or sono come novella, ora rivisitato e trasformato in corposo romanzo) e perché non riusciremo più a smettere di leggerlo? Semplice, perché ci troveremo le nostre nonne, le nostre madri, le grandi donne che abbiamo incontrato, amato e forse già perso nel corso delle nostre vite. Ritroveremo, raccontate nei minimi dettagli, le nostre storie di figlie, sorelle, madri, zie e nipoti, accompagnate a quelle modalità di confidarsi che sono solo e unicamente appartenenti al nostro genere. Perché con tutta probabilità questo romanzo è soprattutto per noi, scritto pensando e replicando nero su bianco i pensieri che mille volte abbiamo pensato, nate
come siamo in un corpo di sesso femminile. È vero, si potrà ribattere, che di noi e per noi hanno scritto anche i grandi padri della letteratura, facendolo bene, con empatia e coraggio (in fondo in profondità siamo tutte piccole Bovary o Effie Briest) ma, appunto erano padri. Ed è anche vero che di noi e per noi hanno scritto, in passato, donne come Virginia Woolf o Jane Austen, e che ora lo fanno Margaret Atwood e Isabel Allende (solo per, arbitrariamente, fare un paio di nomi). Ma chi, prima d’ora, era riuscita/o a raccontarci del trauma indotto dall’arrivo del menarca, o del desiderio di avere dei capezzoli più grandi, o un seno come lo propone ogni pubblicità che si rispetti – cosa praticamente impossibile, soprattutto dopo una gravidanza – o ancora della sottile angoscia che attanaglia le viscere quando ci si rende conto che i quarant’anni si avvicinano, non si ha un partner ma tanta voglia di «incontrare il proprio figlio»? La naturalezza con cui Kawakami introduce elementi fisici nella narrazione rende il tutto ancora più autentico, soprattutto quando talune descrizioni diventano così realistiche da risultare quasi cinematografiche, e gli elementi organici, come nel caso di un’epica battaglia a suon di uova scadute, sembrano
gocciolare dalle pagine del libro per caderci in grembo. In questo meraviglioso romanzofiume della giapponese Mieko Kawakami (1976, un passato da hostess in un bar, da libraia, blogger e cantante, prima che da scrittrice) sin dalla prima riga, forse già dalla prima parola, siamo catapultati nella mente della protagonista Natsu, che è anche l’io narrante. Con la generosità spontanea del suo carattere umile, con il fardello di un passato fatto sì di sacrifici e restrizioni, di rinunce e incertezza, ma anche di condivisione e dolcezza grazie alle sfortunate e rimpiante figure della madre e della nonna, Natsu, che desidera diventare una scrittrice, ci rende partecipi a ogni pensiero e a ogni momento della sua giornata. Siamo con lei quando con la sorella Makiko e la nipote Midoriko, che ha smesso di parlare con la madre, ordina birra alla spina e calamari paitanmen, gyōza, alla piastra, mantou e tōfu, facciamo il tifo per lei quando entra in un impasse creativa che la porta a trascorrere ore buttata sul pouf a fissare il soffitto e non la abbandoniamo neanche quando una misteriosa febbre la costringe a letto per giorni. Ma Seni e uova oltre a essere la storia di un flusso di coscienza che si
estende sull’arco di più anni, è soprattutto il resoconto di un tipo di condizione femminile in cui ogni donna riuscirà sicuramente a riconoscersi almeno per qualche dettaglio. Non fosse che per i padri assenti, per la frenesia che nasce dal bisogno di conciliare vita lavorativa e domestica, dall’esigenza da parte della società di essere sempre performanti. A proposito: ma dove sono gli uomini, in questo romanzo, osannato perfino da Murakami, che ha saputo sparigliare le carte del mondo delle lettere nipponico, il quale dopo l’apparizione, negli anni 90 di Banana Yoshimoto era tornato a punti di riferimento classici inscalfibili e maschili come Ōe, Mishima, Kawabata e Tanizaki? Gli uomini sono figure minori, per Kawakami: a volte compaiono come un ricordo lontano («Kyū-chan era un uomo bassino con un fisico che ricordava una nocciolina americana. Aveva occhi minuti e sottili simili a due acciughine…») o come potenziali donatori di sperma per madri single (il signor Onda «Aveva occhi grandi e con una piega palpebrale molto spiccata, e un vistoso porro più o meno in mezzo alle sopracciglia un po’ spioventi»), ma per lo più brillano per quel loro non esserci fisicamente, pur determinando, proprio in virtù del
fatto di essere nati di sesso maschile, le regole di una società severa, che alle donne richiede il pegno maggiore. Si tratta di temi caldi, di forte impatto e grande attualità sociale e morale. Ma il bello è che sono contenuti in tutte quelle piccole storie di vita vera che accomunano milioni di donne di tutto il mondo, e di cui, finalmente, a gran voce si parla, anche se probabilmente è ancora lontano il giorno in cui il concetto di parità fra i sessi smetterà di essere tale, per diventare realtà. C’è un segreto, in tanta piacevolezza letteraria carica di messaggi e significati, ed è quello che permette di godersi ogni densa pagina di Seni e uova come una deliziosa caramella che si scioglie sulla lingua: è il sottile e delicato filo di umorismo che contraddistingue lo spirito di Kawakami e che con naturalezza si riverbera su Natsu, poiché (e non è un caso, dal momento che il romanzo è contrassegnato da una forte componente autobiografica) entrambe vivono a Tokyo, ma originariamente provengono da Osaka, città in cui si piange e si ride allo stesso tempo. Bibliografia
Mieko Kawakami, Seni e uova, Roma, edizioni e/o, 2020.
PUBBLIREDAZIONALE
VW MULTIVAN 6.1: PROVATELO PER 24 ORE – ISCRIZIONE SU WWW.MULTIVAN.CH
Largo all’avventura Iscrivetevi subito su: www.multivan.ch
VW Multivan 6.1 è l’ideale per avere più libertà e scoprire posti nuovi. Cogliete l’opportunità unica di vivere un’avventura straordinaria. Iscrivetevi agli indimenticabili TestDays di 24 ore su www.multivan.ch. Conoscerete ancora meglio il versatile tuttofare per coppie o famiglie intraprendenti. Da tempo Melanie e Alain, originari del Seeland bernese, volevano esplorare i sentieri intorno a Engelberg in mountain bike e attraversare il cristallino Trüebsee con i loro SUP. «Biciclette, SUP e, magari, la tenda e i sacchi a pelo in cui passare la notte; con l’auto attuale ci manca lo spazio», spiega l’insegnante appassionato di sport. Ora la coppia coglie la straordinaria opportunità di un viaggio avventura di 24 ore con il VW Multivan 6.1, che offre un volume di carico fino a 4300 litri. «Questo veicolo di quasi 5 metri è l’ideale. Offre spazio per ogni hobby», si rallegra Melanie, «così possiamo combinare tutto e siamo molto più flessibili e liberi – davvero fantastico!» I due trentaquattrenni, intenzionati a esplorare un nuovo angolo della Svizzera, hanno deciso di andare nella Svizzera
la maneggevolezza del Volkswagen. «È impressionante la facilità con cui Melanie parcheggia il Multivan nel posteggio. Non potrei fare di meglio, anche se la visuale a 360° è eccellente grazie ai numerosi finestrini e alla seduta rialzata». Dopo un po’ di cultura per iniziare, i due inforcano le mountain bike. Salgono verso il lago Untertrüebsee e il rifugio Hüethütte, che regala una splendida vista sul Titlis Dopo l’impegnativo giro in bici vogliono
rinfrescarsi un po’ con i SUP. «Il Trüebsee è bellissimo, ma abbiamo cambiato idea per via del tempo», dice Melanie. La coppia fissa saldamente biciclette e SUP e dopo un rapido sguardo al sistema di navigazione sul cockpit perfettamente collegato in rete decide di scendere a Sarnen. «Con il Multivan 6.1 si può programma all’ultimo minuto. Questa libertà è fantastica e davvero preziosa», spiega l’impiegata d’ufficio. «E poi non vedo l’ora di affrontare le curve verso valle,
perché stavolta guido io» Rinfrescarsi e rilassarsi al lago di Sarnen si rivela un’ottima idea. «Il posto ci è piaciuto così tanto che vogliamo concludere la giornata con un romantico picnic sul pontile», afferma soddisfatto Alain lasciando vagare lo sguardo sull’acqua. «Il nostro viaggio avventura di 24 ore finisce domani mattina e vogliamo goderci il tempo che ci resta con il Multivan.»
centrale, più precisamente nella regione di Engelberg. «Potremmo andare in bicicletta, fare escursioni, arrampicarci o correre sui sentieri», Melanie elenca le varie attività. Alain aggiunge: «Io vorrei dare una rapida occhiata al monastero benedettino. Proprio nel 2020 festeggia il suo 900° anniversario, deve essere impressionante e per me che amo il formaggio c’è anche un caseificio dimostrativo». Dopo il tranquillo viaggio in autostrada Alain, al volante del Multivan 6.1, è contento di affrontare le curve che salgono verso Engelberg. «Per essere un veicolo così grande è davvero maneggevole e agile. Mi piace anche la ripresa del diesel efficiente e silenzioso», valuta il trentaquattrenne con fare esperto. Una volta a Engelberg, la coppia trova subito un parcheggio e testa Il VW Multivan 6.1 è il compagno perfetto per ogni avventura, come hanno dimostrato i TestDays di 24 ore di Melanie e Alain nella regione di Engelberg.
Partecipare è semplice: Iscrivetevi ai TestDays gratuiti di 24 ore con il Multivan 6.1 su www.multivan.ch. Potrete conoscere meglio i vantaggi dell’ultima generazione del tuttofare Volkswagen nella vostra vita quotidian a, e forse anche imparare ad apprezzarli! Melanie e Alain l’hanno già provato, ne sono stati entusiasti e ora non vogliono più rinunciare al comfort, allo spazio e alla sicurezza del Volkswagen Multivan 6.1. Per informazioni e iscrizioni: www.multivan.ch
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
37
Cultura e Spettacoli
Hilmi Nasser c’est moi
Narrativa Abbiamo incontrato la scrittrice israeliana Dorit Rabinyan, il cui Borderlife è stato messo all’indice
dal ministero dell’istruzione israeliano poiché contiene una storia d’amore tra un’ebrea e un palestinese
Sarah Parenzo Ho conosciuto Dorit Rabinyan, scrittrice e sceneggiatrice di origini iraniane (classe 1972) a un seminario tenutosi a Gerusalemme nell’estate del 2016. Per l’occasione il prestigioso istituto culturale Mishkenot Shaananim aveva riunito un folto gruppo di traduttori provenienti da diversi paesi del mondo affinché ci confrontassimo sulla traduzione dall’ebraico del libro Borderlife insieme all’autrice e ai traduttori originali. In netto contrasto con l’atmosfera pastorale gerosolimitana questa volta Dorit mi propone di incontrarla all’ora dell’aperitivo in un bar alla moda situato sulla Allenby, una delle vie storiche di Tel Aviv che più ha mantenuto intatte le sembianze mediorientali, non senza una discreta dose di squallore. Dorit, hai cominciato a scrivere durante il servizio militare. Era un desiderio che coltivavi sin da piccola?
No, direi piuttosto che in principio mi sono rivelata una lettrice operosa, di quelle che hanno l’abbonamento alla biblioteca municipale. Investivo molto leggendo ogni libro almeno due volte: la prima mi facevo conquistare dalla magia e la seconda cercavo di capire al rallentatore il meccanismo che vi stava dietro. Hai scritto il primo libro, Le spose persiane, quand’eri molto giovane.
Ho scritto il libro quando avevo appena ventun anni, il che è da considerarsi abbastanza fenomenale. Tuttavia non la definirei un’«urgenza di comunicare». Ero una bambina autentica, ma abbastanza simbiotica con i genitori e desiderosa di compiacerli. Penso che il movente del mio primo romanzo vada ricercato nel tentativo di ricompensarli, di risarcirli attraverso il riflesso dell’immagine del loro ambiente d’origine, così come è giunto a me. La nostalgia diasporica a me pervenuta e da me assorbita nel corso dell’infanzia si aggrappava a elementi semplici quali la grandezza delle mele, la fontana nel patio o il fiume dove pescavamo. Così ha preso forma in me il mito della patria perduta.
L’Iran dei tuoi primi libri è molto diverso da quello che ci presentano serie tv israeliane come Teheran, che ripropone il modello dei servizi segreti già noto attraverso Fauda?
Io non sono cresciuta tra immigrati della diaspora iraniana bensì persiana. Le due denominazioni, Persia e Iran, differiscono profondamente l’una dall’altra. L’Iran rappresenta un’entità politica, mentre la Persia allude a un’identità culturale e letteraria che stimola l’immaginazione. Essendo cresciuta in una comunità che vanta una ricca e antica storia penso che la Persia che si cela dietro l’Iran somigli all’eredità biblica che si cela dietro l’israelianità.
La prudente censura del ministro dell’istruzione Bennet nel 2015 ha fatto un buon servizio di marketing al tuo romanzo Borderlife. A una lettura superficiale si potrebbe pensare che tu abbia osato molto nella trama del libro, dando prova di grande apertura. Tuttavia, una lettura attenta sembra rivelare il contrario. Ambientando il libro fuori da Israele e poi «uccidendo» il protagonista palestinese, confermi in qualche modo l’impossibilità dell’unione mista in Israele tra ebrei e palestinesi?
Quella della morte di Hilmi non è una «scelta letteraria» poiché il romanzo è ispirato alla storia dell’artista palestinese Hassan Hourani, un uomo che ho amato molto nel periodo in cui mi trovavo a New York. Non intendevo dunque trasmettere alcun «messaggio», bensì scrivere una sorta di lettera d’amore a Hassan, con il quale ho avuto una relazione profonda. Purtroppo, le cose sono andate esattamente così, e lui è annegato tragicamente. Per quanto riguarda la «censura», la commissione artistica ha suggerito Borderlife tra i libri da inserire nel programma consigliato per l’esame di letteratura alla maturità, ma la commissione pedagogica ha respinto la proposta adducendo tra le motivazioni che il romanzo «attuale, persuasivo e coinvolgente» sarebbe pericoloso in quanto spingerebbe gli adolescenti all’assimilazione, invitandoli a rompere il tabù ebraico delle coppie miste. A mio parere invece, la radicalità che ha messo
Dorit Rabinyan fa parte delle nuove voci femminili della letteratura israeliana. (Gil Cohen Magen)
in crisi la commissione va individuata nell’umanità, nell’espressione di eguaglianza che annulla il divario tra occupante e occupato, che comunicano tra loro in inglese, lingua franca.
Come ti spieghi che il romanzo L’amante di A.B. Yehoshua (1977), in cui si consuma un amore tra il palestinese Naim e l’israeliana Daffy, abbia fatto parte del programma scolastico per almeno trent’anni?
Probabilmente se fosse uscito oggi gli sarebbe stato riservato lo stesso trattamento. È lo Stato d’Israele a essere cambiato, non Dorit ad aver scritto un libro audace o di denuncia. Al contrario, senza dubbio si tratta di un libro che interiorizza il conservativismo israeliano. Il personaggio di Liat ha interiorizzato i codici sionisti di «permesso» e «vietato», facendo proprio il recinto eretto per proteggere la società israeliana da quella palestinese e così separarle. Rimanere all’interno dei confini della propria identità ebraica, israeliana e sionista le consente di flirtare con Hilmi solo fuori dai confini della linea verde. Rileggendo il libro sono stata conquistata dal personaggio di Hilmi al momento del suo ritorno in Palestina, quando prende in affitto
una casa a Jifneh circondata da ulivi, noci, mandorli e peschi. L’immagine di Hilmi immerso in quella quiete bucolica è stata così terapeutica che nel rievocarla sento ancora il contatto della terra sulle mani.
Lo sforzo più grande è stato quello di vestire Hilmi di una personalità propria e il più possibile autonoma rispetto ai segni che l’occupazione lascia inevitabilmente su un giovane palestinese contemporaneo. L’ambientazione è riuscita forse perché tratta dalla realtà. Quando abbiamo fatto ritorno ognuno alla propria tribù, io sono tornata a Tel Aviv mentre Hassan è venuto in visita alla famiglia e ha affittato la casa di Jifneh. Nell’agosto 2003, dopo che Hassan è annegato, ho vissuto circa due settimane in quella casa per trascorrere il lutto con la famiglia. Benché si trattasse di una casa affittata per poche settimane, insieme alle sue opere vi era rimasto molto di lui, del suo rapporto con la terra in quel paese dalle pesche succose. La conferma più preziosa di essere riuscita nel mio intento di onorare la memoria di Hassan mi è giunta poi attraverso la lettera di uno studente palestinese dell’Università di Bir Zeit che si è identificato in Hilmi al punto
da scrivermi: «Hilmi Nasser c’est moi» come Flaubert in Madame Bovary.
Affermare che si tratta di una storia vera è stato come ammettere pubblicamente di aver avuto una relazione con un palestinese.
La mia relazione con Hassan fa «rumore» solo quando vado a presentare il libro in ambienti israeliani più conservatori. A Tel Aviv nessuno si emoziona più di niente. La città bianca ha «sbiancato» anche gli arabi, annullando le differenze e accentuando l’indifferenza e il denial. Per contrastare questo fenomeno vado due volte l’anno a trovare la famiglia di Hassan a Ramallah. Penso che essere di sinistra significhi riconoscere che ebrei e palestinesi siano uniti nel destino e dipendenti e garanti gli uni degli altri. Quando mi accomiato da Dorit al termine di questa lunga e densa conversazione ormai si è fatto buio. Nel constatare quanto lavoro vi sia dietro ogni romanzo mi rammento dell’affermazione di Yaakov Shabtai che paragonava le sue fatiche di scrittore all’atto di pulire la via Allenby con uno spazzolino da denti. Beh, è una via talmente larga, lunga e sporca che deve aver sudato molto le sue pagine.
Dire e anche fare
Pubblicazioni Fare cose con le parole e fare parole con le cose. Il valore performativo del discorso d’odio
nell’ultimo libro di Federico Faloppa Stefano Vassere «Allora credo che promuovere una cultura, una legislazione, un’organizzazione sociale, per la convivenza pluriculturale, plurietnica, diventa, oggi, uno dei segni distintivi della qualità della vita, una delle condizioni per poter avere un futuro vivibile». La nozione di hate speech «discorso d’odio» è recente e problematica. E sono giovani anche gli studi su quella complessa escalation di fenomeni e comportamenti che, con sviluppo piramidale, sale da una base relativamente ampia rappresentata dagli stereotipi verso l’altro, in direzione di un livello superiore di discriminazione attiva («Qui non puoi stare», «Non serviamo cinesi»), a un vertice di legittimazione dell’odio verbale e, ancora più su, del crimine. Con questo #Odio. Manuale di resistenza alla violenza delle parole il linguista piemontese-inglese Federico Faloppa si accredita come il massimo esperto italiano della comunicazione
dell’odio (ma c’è, ora, un nuovissimo Insultare gli altri del pragmaticista Filippo Domaneschi, che andrà letto). Al centro di questa opera, che colpisce per la sua completezza e per le «frontiere» che indica, c’è il valore performativo del linguaggio: il fatto che pronunciando alcune espressioni non solo si dice qualcosa ma si fa qualcosa, si producono delle conseguenze nell’interlocutore, facendo di solito del male. L’elenco va dall’incitamento verso terzi a realizzare azioni aggressive alle ricadute psicologiche («la psicologia sociale e la pragmatica linguistica ci dicono che, dal punto di vista delle conseguenze, una parola può da sola far male tanto quanto un’azione») e alla percezione del messaggio violento. Che può riguardare la persona cui l’insulto è indirizzato, ma anche interi ambienti socioculturali non necessariamente i bersagli primi dei messaggi. Il linguaggio d’odio si combatte con differenti mezzi, variabili nelle differenti realtà nazionali. Il discorso sui mezzi con i quali affrontarlo ci porta spesso a crocevia critici di una tradizio-
ne nazionale, di una cultura, a partire dai mezzi giuridici messi in campo: il codice penale, il civile, la discussione sulle libertà fondamentali, il discusso emergere del politicamente corretto.
Colpisce molto, a prima vista, la giurisprudenza statunitense, che a fronte di questi fenomeni mette puntualmente avanti il Primo emendamento della Costituzione, che non esita a privilegiare la libertà di espressione e promuovere il cosiddetto marketplace of ideas: l’argomentazione piuttosto che l’azione giudiziaria. Il livello linguistico è ovviamente prevalente, e lì è il lessico il padrone di casa; il cuore di questo libro elenca le categorie lessicali più praticate, dalle parole esplicite e rumorose, a quelle più subdole, che nascondono l’odio o che, apparentemente neutre, sono spesso pregne di una lunga vicenda storica (negro, per buona pace degli autori di improbabili ragionamenti etimologici della domenica, è e resta parola colpevole). Anche la forma delle parole ha già una sua collezione di possibilità di ferire e offendere: suffissi come -astro, -aglia, -uncolo, -oide incidono su materiale lessicale normale per aggiungere valori misurabili di odio. Sopra tutti però, ancora, è il livello performativo
del linguaggio: quello che dico diventa quello che di conseguenza faccio. Il libro propone una documentata rassegna delle principali direzioni di studio sullo hate speech. Per esempio, se parlare in questo modo faccia male a uno o nuoccia a tanti. Se lo sbarco sull’online sia una semplice questione di numeri o se, come probabile, ci sia eccome dell’altro. Come funzionano gli algoritmi che si ripromettono di epurare il linguaggio violento online ma spesso incappano in usi neutri o addirittura amaramente ironici e finiscono per censurare quelli. Quali siano i meriti che resistono della recentemente e da molti massacrata attenzione al linguaggio politicamente corretto. Il libro è scientificamente impeccabile, molto leggibile, attento a una concreta funzione civile. Bibliografia
Federico Faloppa, #Odio. Manuale di resistenza alla violenza delle parole, Torino, Utet, 2020.
33% di riduzione 13.10 – 26. 10. 2020
a partire da 3 pezzi
33%
Vestibilità a 360° Per una protezione sicura dalle perdite durante la notte
Tutti i pannolini Pampers (senza Pampers Pure Protection e Premium Protection Pants) per es. Pampers Baby Dry 4, Maxi 9-14 kg, 46 pezzi, 12.70 invece di 18.90
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
Azione
00. 00.10. 2020 13.00. 10––00. 26. 2020
conf. da 2
25% Rexona deodoranti Deodoranti Roll-on in conf, da 2, 2 x 50 ml, per es. Cobalt, 3.45 invece di 4.60
conf. da 2
conf. da 3
25%
33%
AXE deodoranti
AXE Shower Gel
Deodoranti aerosol in conf. da 2, 2 x 150 ml, per es. Africa, 6.75 invece di 9.00
Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti.
Shower Gel in conf. da 3, 3 x 250 ml, per es. Wild Green Mojito & Cedarwood, 6.95 invece di 10.50
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
39
Cultura e Spettacoli
Un festival teatrale dal sapore speciale
PRO SENECTUTE
Informa
In scena È entrato nel vivo il FIT, con
un occhio di riguardo per la situazione che stiamo vivendo Giorgio Thoeni È un festival speciale quello che il FIT ha messo in campo per la sua 29esima edizione. Per tracciarne i contorni occorre tener presente quanto la pandemia ci sta segnando profondamente, al punto da avere una programmazione che ruota attorno al tema della morte, del prima e del dopo, della presenza e dell’assenza. Soggetti sui quali la rassegna ha deciso di orientarsi con proposte coraggiose, talvolta discutibili, ma tutte centrate sulla riflessione che le accomuna e uno sfondo che ha messo a dura prova la sua stessa organizzazione, circondata com’è da norme e vincoli in perenne mutazione che in qualche caso trasformano il Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea in una corsa a ostacoli per portare a termine il suo impegno. Come sottolinea Paola Tripoli, direttrice artistica del FIT, nel suo editoriale: «Sapevamo di avere un dovere perché la cultura è il motore di una società che vuole nutrire anima e corpo dei suoi cittadini. Arriva così il FIT 2020 con un programma che tiene conto di quello che è accaduto. Alcuni artisti non possono essere con noi, ma altri saranno a Lugano con le loro “riflessioni espanse” sul mondo. Non un tema ma dei corpus che raccontano ciò che abbiamo attraversato». Ci siamo presi così l’impegno anche quest’anno di accompagnare i vari corpus del festival raggruppati sotto il titolo Le lacrime del mondo sui quali ci soffermiamo dedicando un primo sguardo su alcuni appuntamenti iniziati il 29 settembre con Rame di Lorena Dozio e che si concluderanno il 12 ottobre con l’aggiunta di una prima internazionale: Una Vera Tragedia, una produzione del LAC su un progetto di Riccardo Favaro e Alessandro Bandini già vincitore del Premio Scenario 2019. Dopo l’esordio con la danza, il pubblico ha finalmente avuto l’occasione di vedere l’installazione performativa Book is a Book is a Book del Trickster-P, a cui abbiamo avuto appena il tempo di assistere prima del confinamento. In seguito il festival è entrato nel vivo con due proposte dense e, per certi versi, scioccanti sul tema della morte: Mephistopheles eine Grand Tour della compagnia Anagoor e Necropolis di Arkadi Zaires. Due serate che hanno portato l’attenzione del pubblico
Novità 1920-2020 100 anni al servizio degli anziani Nel 1920, quando in Ticino nasceva Pro Senectute, la povertà era diffusa soprattutto tra gli anziani (l’AVS non esisteva ancora!). L’allora associazione aveva lo scopo di aiutare le persone anziane bisognose e lo faceva raccogliendo soldi tramite una colletta. Dal 1929 la Confederazione iniziava a sostenere la Fondazione con sussidi, diventati però più consistenti soltanto a partire dagli anni ‘60-‘70. Nel 1988, con l’annessione dei circoli di Calanca, Mesocco e Roveredo (prima in Pro Senectute Grigioni) nasce Pro Senectute Ticino e Moesano, che nel 1994 cambia statuto diventando una Fondazione. Gli anni che seguono sono contraddistinti da un rapido sviluppo di attività e servizi pensati per rispondere ai bisogni crescenti della popolazione anziana.
sul grande schermo allestito sul palco del LAC con la visione di progetti che hanno puntato il dito su due grandi lacrime del mondo. La prima, prendendo le mosse dal Viaggio in Italia di Goethe e dal suo Faust, percorre la metafora del passaggio fra vita e morte in una sequenza di interni di case per anziani, cerimonie in luoghi sacri, visite museali per terminare il suo percorso in un allevamento intensivo di maiali e mucche fino al mattatoio e a una monta forzata. E chiudere davvero con uno sguardo bucolico di pace e serenità. Un volo allusivo in bilico fra cruda realtà e monito vegetariano, insospettata poesia accompagnata dal live set elettronico di Mauro Martinuz. In seconda battuta, Necropolis, in cui l’allusione lascia il posto alla tragica concretezza dell’attualità della crisi migratoria con un lavoro minuzioso di ricerca sui luoghi di sepoltura di decine di immigrati morti nel tentativo di raggiungere la costa o suicidi pur di non essere rimpatriati, ha portato alla creazione di un immenso sito commemorativo virtuale (Google Maps). Una sorta di fantasma che incombe sull’area mediterranea ma che non tiene conto di tutti coloro di cui non si conosce l’identità, corpi di cui restano solo brandelli. Una sorta di macabro teatro civile in salsa tecnologica dove l’aspetto immersivo fra immagini, musica e suoni, abbandona il palco per entrare nella coscienza. Ma si può evocare la morte anche in maniera ironica. Ci ha pensato la compagnia della coreografa svizzera Tabea Martin, nota agli spettatori del FIT, una delle espressioni più innovative e originali della nostra scena. Forever, lo spettacolo presentato quest’anno, è frutto di una ricerca sulle visioni della morte partorite dalla fantasia dei bambini. Tabea Martin lo traduce in un gioco incalzante, umoristico, divertente e spassoso, fra taniche di lacrime e di sangue che penzolano dal soffitto (tutto finto ovviamente) insieme a palloncini appesi a catene che se tirate producono musiche o suoni che governano movimenti e finzioni che diventano coreografia per cinque performer in scena. Uno spettacolo che, in un certo senso, ha fatto il paio con Esercizi di fantastica dell’Associazione Sosta Palmizi di Giorgio Rossi che, ispirato dall’idea di Fantastica di Gianni Rodari, ha conquistato adulti e bambini al suo applaudito debutto al Teatro Foce.
Attività e prestazioni Nel 2020 Pro Senectute Ticino e Moesano offre un vasto ventaglio di proposte per una vecchiaia attiva e dignitosa nonché numerose prestazioni di supporto al mantenimento a domicilio: – – – – – – – – – – – – –
Consulenza sociale Servizio fiduciario Servizio di aiuto per il trasloco Centri diurni terapeutici Centri diurni socio-assistenziali Appartamenti con custode sociale Centro di competenza Alzheimer e altre forme di demenza Servizio di prevenzione e promozione qualità di vita Pasti a domicilio Volontariato Formazione e sport Vacanze e vacanze con accompagnamento speciale Podologia
A causa dell’emergenza sanitaria, i seguenti servizi subiscono una parziale o momentanea sospensione: – Centri diurni terapeutici: al momento apertura limitata – Centri diurni socio-assistenziali: apertura limitata – Corsi: sospesi fino all’autunno – Vacanze e vacanze con accompagnamento speciale: momentaneamente sospese Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare il nostro sito oppure a rivolgervi ai recapiti indicati in seguito.
Contatto Pro Senectute Ticino e Moesano, Via Vanoni 8/10 6904 Lugano – Telefono 091 912 17 17 info@prosenectute.org Le nostre sedi regionali si trovano anche a: Balerna, Bellinzona, Biasca e Muralto
Al FIT è andato in scena anche Forever, di Tabea Martin.
Annuncio pubblicitario
www.prosenectute.org Seguiteci anche su Facebook!
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
40
Idee e acquisti per la settimana
Gomme da masticare dal fresco design Bubble Gum Flavour Una gomma da masticare dal tipico gusto, ma senza zucchero e quindi veramente amica dei denti. Ecco perché sulla confezione è riportato il logo del dentino felice sotto l’ombrello.
La linea di gomme da masticare M-Classic si presenta ora con un nuovo design. La pratica confezione richiudibile rimane invariata, così come la promessa di «alta qualità a prezzi bassi». Gli appassionati della gomma da masticare di ogni età troveranno ancora una grande varietà di gusti. E la presenza del logo del dentino felice sotto l’ombrello riportato sulla confezione garantisce una composizione amica dei denti: le gomme da masticare senza zucchero aiutano a proteggere i denti dalla carie. Le gomme da masticare M-Classic sono prodotte in Svizzera con almeno il 25 percento del dolcificante xilitolo estratto da faggi e betulle.
Strawberry Gum La polvere di fragola conferisce a questa gomma da masticare la tipica nota fruttata. Per gli appassionati del rosso frutto un gradito prolungamento della stagione delle fragole.
M-Classic Bubble Flavour* 80 g Fr. 2.75 M-Classic Strawberry* 80 g Fr. 2.75
Menthol Gum Extra Strong Più rinfrescante è impossibile: nessun altro gusto lascia in bocca un altrettanto duraturo effetto di fresca brezza come la gomma da masticare al mentolo extra forte. Per liberare la mente.
Spearmint Gum La menta ha un sapore leggermente più dolce e meno intenso rispetto a quello della menta piperita. L’effetto rinfrescante non è però da meno.
M-Classic Spearmint* 80 g Fr. 2.75
M-Classic Menthol* 80 g Fr. 2.75 *disponibile alle casse
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
41
Cultura e Spettacoli
Un nuovo classico
Musica Una sorta di remake: a un’intera vita di distanza, Yusuf Islam (un tempo conosciuto come Cat Stevens)
tenta il tutto per tutto con Tea for the Tillerman2 Benedicta Froelich Anche a distanza di decenni, è innegabile come uno dei più grandi rimpianti sperimentati dagli appassionati di musica anni 60-70 risieda nella sparizione dalle scene di una delle migliori promesse che il cantautorato di lingua inglese abbia mai potuto vantare: colui che un tempo si faceva chiamare Cat Stevens e che, nel 1977, proprio all’apice di una fulminea quanto eccezionale carriera, decise di convertirsi alla religione islamica, assumendo il nome di Yusuf Islam e lasciandosi alle spalle il mondo della musica – apparentemente per sempre. Ma nessuno dotato di tale talento sarebbe mai riuscito a rinnegare del tutto il passato, e anche il buon Yusuf/Cat è infine stato costretto a tornare sui propri passi, incidendo, tra il 2006 e il 2017, quattro nuovi dischi. Oggi, l’artista sceglie di cimentarsi con un esperimento quantomeno azzardato – la rivisitazione, dalla prima all’ultima traccia, di quello che è senz’altro il suo album più importante: il celeberrimo Tea for the Tillerman (1970), il cui cinquantenario si celebra proprio quest’anno. A una vita intera di distanza dal suo più grande successo, Stevens si trova quindi a ripercorrere l’intero excursus creativo che un tempo lo portò a vette mai più toccate – in un’operazione, di fatto, non priva di rischi, in quanto il confine tra il desiderio di rinnovamento e la mera «operazione nostalgico-commerciale» è molto
sottile. Eppure, è proprio qui che la genialità di Yusuf riaffiora in superficie, ricordando a tutti il grande artista di allora: vi è infatti, in questo Tea for the Tillerman2, l’innegabile intensità derivata dal tipo di saggezza che solo un uomo anziano può racchiudere dentro di sé – una forza quasi primordiale e un’implicita grandezza d’animo, che infondono i capolavori del «ragazzo prodigio» di un tempo di uno spessore nuovo, a tratti perfino commovente. Ecco quindi che il classico dei classici, ovvero la ballata intimista Father and Son, rivive di nuova gloria nel momento in cui la voce di Stevens, inevitabilmente meno cristallina ed eterea di un tempo, si carica di percepibile maturità ed esperienza – giungendo, nell’immaginario dell’ascoltatore, a incarnare davvero e fino in fondo la figura del padre all’interno del dialogo a due tratteggiato lungo il brano; e l’impatto emotivo ne è, incredibilmente, raddoppiato, almeno per tutti coloro abbiano familiarità con la versione originale. La stessa esperienza accompagna l’ascolto dell’immortale Where Do the Children Play?, il quale, grazie all’aggiunta di vaghe sfumature rock, suona, per certi versi, ancor più rilevante di prima. Così, l’intero album diviene una vera e propria ricerca spirituale, accompagnata dalla voce suadente di un vecchio amico infine riemerso dalle nebbie del tempo; una ricerca incentrata sulle inevitabili ripercussioni che il trascorrere di una vita intera – e, soprattutto,
la maturità e l’esperienza raggiunte nell’arco della stessa – hanno sulla sensibilità artistica e sull’opera di qualsiasi musicista davvero consapevole (si veda l’intenso On the Road to Find Out, ora divenuto un blues amaro, chiaro simbolo del «viaggio interiore» intrapreso così tanto tempo prima dal suo autore). Inoltre, l’impressione è che Stevens abbia anche voluto allontanarsi, per quanto possibile, dalla matrice rigorosamente folk/acustica di un tempo, per sperimentare qui generi diversi, alcuni dei quali quantomeno inaspettati: ecco quindi che Wild World viene riproposto in una versione quasi da jazz café, in cui fisarmonica, pianoforte e clarinetto intessono un tappeto sonoro meditativo, in contrapposizione all’irruenza giovanile dell’originale. Qualcosa di simile si può dire anche per But I Might Die Tonight, che diventa quasi una sorta di epica cavalcata cinematografica, perfetta per una colonna sonora. Non solo: qua e là, Yusuf giunge perfino a modificare le liriche dei brani – si veda Hard Headed Woman, in cui l’ormai maturo artista ci confessa di aver infine trovato la famosa «donna cocciuta» che, nell’originale, dichiarava di cercare con tanta insistenza; e in effetti, nella voce di Stevens si avverte proprio quella sorta di calma e pacifica consapevolezza che solo la presenza di una donna devota può donare all’animo di un uomo – un dettaglio forse definibile come il simbolo più toccante ed eloquente dell’effetto di questi cin-
quant’anni trascorsi dall’inizio di tutto. Di fatto, qualsiasi sia la posizione dell’ascoltatore – si tratti di un ammiratore di vecchia data di Stevens, o di un neofita – l’impressione lasciata da quest’album rimane quella di una grande, vagamente incredula meraviglia. Perché se, da un lato, era facile prevedere che i brani della tracklist sareb-
bero invecchiati benissimo, dall’altro le attualizzazioni e i rimaneggiamenti di Yusuf rappresentano un successo a sé stante, conferendo a Tea for the Tillerman2 il legittimo status di nuovo classico, e innalzandolo così al rango di un lavoro che nulla ha da invidiare al proprio predecessore: un risultato più unico che raro. Annuncio pubblicitario
20% su tutto l’assortimento Zoé a partire dall’acquisto di 2 prodotti.
a partire da 2 pezzi
20% Tutto l'assortimento Zoé (solari e prodotti per la cura delle mani e delle labbra esclusi), per es. maschera antietà, il pezzo, 5.60 invece di 6.95 Fino a esaurimento dello stock. Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida solo dal 13.10 al 26.10.2020
Detersione delicata E cura facile della pelle. Sensazione naturale sotto la doccia con Hydro Feeling Gel Doccia 2in1 lavera per corpo e capelli e una piacevole sensazione sulla pelle con la Lozione Idratante basis sensitiv lavera e con la Crema Mani basis sensitiv lavera.
lavera. naturalmente bella.
100 % cosmesi naturale certificata
lavera è in vendita presso la Sua Migros
Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 12 ottobre 2020 • N. 42
43
Cultura e Spettacoli
Piccoli Grimm di periferia
Incontri A colloquio con i fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, registi dell’osannato
film Le favolacce
che deve dominare, quello che «non deve chiedere mai». Questi modelli che inseguiamo creano un’ansia generalizzata e ci hanno omologati, ma questa trappola ce la siamo costruita da soli.
Abbiamo incontrato Fabio D’Innocenzo che ha firmato la regia del film Le favolacce insieme al fratello Damiano. Il film, prodotto in Italia da Pepito Produzioni e coprodotto da Amka Films e RSI ha avuto la sua anteprima svizzera allo Zürich Film Festival ed è uscito nelle sale ticinesi l’8 ottobre. I fratelli D’Innocenzo hanno vinto il premio per la migliore sceneggiatura al festival di Berlino di quest’anno e Le favolacce ha ottenuto in Italia cinque nastri d’argento. Si tratta di un film che ha fatto scalpore per la sua perfezione tecnica e per la forza della storia che racconta, incentrata sui rapporti fra genitori e figli, sul vuoto educativo della società contemporanea occidentale e sulle sue conseguenze. Colpisce l’equilibrio magico tra realtà e favole, quelle dei fratelli Grimm, però.
Queste dinamiche sociali nel film vengono raccontate attraverso le famiglie.
La famiglia in quanto fonte di complessi, frustrazioni e rivendicazioni è un classico della narrazione non solo italiana, ma anche americana. Nel luogo in cui dovremmo imparare ad essere adulti vengono messi in pratica meccanismi psicologici per cui il malessere viene sotterrato. La mancanza di dialogo sulle fragilità di ognuno fa sì che vivere in famiglia sia un’arte performativa, una competizione, con sé stessi e coi propri genitori. Questa competizione può portare ad allontanarsi da tutto ciò che ci viene insegnato a casa o, al contrario, all’accettazione passiva anche di ciò che non ci appartiene. Nelle famiglie spesso c’è una mancanza di dialogo che ha delle conseguenze atroci: i bambini vengono educati dalla televisione. I genitori stessi non permettono più ai loro figli di annoiarsi e i ragazzini sentono la necessità di occupare ogni momento, ma la noia è fondamentale perché si sviluppi l’immaginazione. La famiglia è una trappola, ma nessuno lo direbbe mai. Io penso che la famiglia sia un dramma.
Nel film è tragicamente fondamentale il ruolo della scuola. Puoi tracciare per noi il profilo del pessimo insegnante?
Un pessimo insegnante impedisce l’emancipazione del pensiero dei bambini e dei ragazzini. È fondamentale iniziare ad avere una conversazione intima con le proprie convinzioni fin dall’infanzia, a prescindere dagli insegnamenti che ci vengono impartiti a scuola. Un pessimo insegnante priva i suoi alunni della libertà di avere un punto di vista sul mondo.
Senza avventurarsi in analisi freudiane, sappiamo che il sesso è uno dei principali
Festival Al via
la 38ma edizione
Laura Marzi
Il film racconta l’assenza di ruoli nella famiglia: non c’è distanza fra i figli e genitori, anzi c’è una sovrapposizione. Per esempio, le ragazzine e i ragazzini cercano di vivere la sessualità come se fossero adulti e i genitori a loro volta si comportano da adolescenti.
Marionette in tempo di pandemia
A cosa state lavorando ora?
A una serie televisiva che verrà prodotta da Sky Studios: si tratta della storia di un uomo solo. Come mai la scelta di una serie?
misteri della vita. Decifrare le nostre pulsioni sessuali ci spinge a confrontarci coi nostri traumi, anzi con la vita in tutti i suoi aspetti. Nel film i bambini provano a replicare quello che vedono dai loro genitori, ma diventano dei fantocci. Loro non desiderano il sesso, ma lo vedono glori-
ficato, trasformato in merce di scambio fondamentale. È la conseguenza del ventennio berlusconiano, un tempo viziato da un machismo becero, da un’idea di uomo completamente distorta. Non a caso i ragazzi di diciotto anni assumono viagra: hanno fatto loro l’idea dell’uomo
Io non concepisco film che vadano oltre i 100 minuti, anzi per me 90 minuti è la misura perfetta, come il tempo di una partita di calcio. Abbiamo una storia lunga da raccontare adesso e la serie è la forma migliore. Siamo a metà, sappiamo dove vogliamo arrivare, ma non ancora esattamente come. Intanto scrivere è già una libertà.
Riparte, con tutte le precauzioni del caso, dal 17 ottobre all’8 novembre 2020, al Teatro Foce di Lugano, la rassegna dedicata al teatro di figura guidata da Michel Poletti. Dieci gli appuntamenti proposti, con una varietà di stili e proposte che segue la linea tracciata da tempo. Da notare che a causa delle restrizioni dovute al COVID 19, i biglietti per gli spettacoli devono essere acquistati anticipatamente ed esclusivamente online tramite il sito www.biglietteria.ch. Informazioni su: www.palco.ch. Programma
■ Sabato 17 ottobre, ore 14.30 e 17.00 Transylvania Circus Teatro delle dodici lune Dai 5 anni ■ Domenica 18 ottobre, ore 11.00 e 15.00 Il castello degli spaventi I burattini dei Ferrari Dai 4 anni ■ Mercoledì 21 ottobre, ore 14.00 e 16.30 La casa degli gnomi Lucia Osellieri Dai 3 anni ■ Sabato 24 ottobre, ore 14.30 e 17.00 L’albero dei segreti Laboratorio del Mago Dai 4 anni ■ Domenica 25 ottobre, ore 11.00 e 15.00 Aladino Teatro Koekla Dai 4 anni ■ Mercoledì 28 ottobre, ore 14.00 e 16.30 La grande sfida del riccio e della lepre Teatro Glug Dai 3 anni
Raccontare tutto, anche l’acqua
Musica Il prossimo 15 ottobre l’OSI diretta da Fabien Gabel torna a deliziare il pubblico
proponendo l’interpretazione pianistica di Bertrand Chamayou
Enrico Parola Incastonandolo tra due perle quali il wagneriano Idillio di Sigfrido e il Preludio sinfonico di Puccini, dove l’operista lucchese dimostra l’attrazione che suscitava in lui Mahler, il programma che Fabien Gabel e l’Orchestra della Svizzera Italiana impaginano giovedì pone al centro il Concerto in sol di Maurice Ravel. Una pagina celeberrima, che a Lugano si è ascoltata in questi anni nell’indimenticabile interpretazione di
Martha Argerich; giovedì avrebbe dovuto sedere al pianoforte Marc-André Hamelin, ma al suo posto ci sarà Bertrand Chamayou. Il trentanovenne musicista di Tolosa non può essere derubricato a mero sostituto: è un talento e soprattutto un profondo conoscitore di Ravel. «Di più, il mio rapporto con lui è più intenso: lo conosco bene, certo, ho anche registrato tutte le sue composizioni pianistiche, ma il legame con lui tocca anche livelli diversi, emotivi, sentimentali,
biografici» spiega Chamayou. «Innanzitutto, fu il primo compositore del ventesimo secolo che incontrai e colui che mi aprì la mente alle potenzialità evocative della musica. Ero piccolo, suonavo ancora brani semplici, ma avevo un vicino di casa più grande e decisamente più avanti negli studi. Un giorno mi fece vedere lo spartito di Jeux d’eau e mi colpì tantissimo. Non parlo dei suoni che quelle note avrebbero sprigionato sulla tastiera, parlo proprio dell’aspetto grafico, delle note
Il pianista francese Bertrand Chamayou. (Marco Borggreve)
stampate sul pentagramma; non avevo mai visto nulla di così complesso, pagine così piene di ottavi, e capii, per come potevo capirlo da bambino, che si poteva descrivere un elemento come l’acqua attraverso la musica: c’erano tante piccole gocce d’acqua disseminate sulla partitura!» Fu quello l’inizio del rapporto affettivo prima ancora che conoscitivo di Chamayou con Ravel: «Da lì in poi volli conoscerlo e capirlo sempre di più, anche ascoltando le registrazioni di Vlado Perlemuter, che ne fu allievo. Mi si è composta l’immagine di un compositore camaleontico: attinge da autori, linguaggi, stili ed epoche differenti tra loro, e le fa diventare il suo linguaggio. È come se si divertisse a indossare maschere diverse, la barocca, la classica, quella impressionista, ma sotto intravvedi sempre il vero volto di Ravel; anche nel Concerto, dove c’è il jazz e addirittura la musica da circo, ma si riconosce subito lo stile dell’autore». Le incisioni di Perlemuter confermarono l’idea maturata durante gli studi al Conservatorio di Tolosa: «Non bisogna inventarsi nulla, la struttura dei suoi brani è così forte, dettagliata, calligrafica, che la si può solo assecondare; è rischioso prendersi libertà, voler inventare, perché si rischia di disarticolare la musica e di renderla caricaturale».
■ Sabato 31 ottobre, ore 14.30 e 17.00 Le quattro stagioni Gino Balestrino Dai 3 anni ■ Domenica 1° novembre, ore 11.00 e 15.00 Il ballo dei piedi Veronica Gonzalez Per tutti, dai 5 anni ■ Mercoledì 4 novembre, ore 14.00 e 16.30 Piumetto al museo Teatrino dell’Es Dai 4 anni ■ Sabato 7 novembre, ore 14.30 e 17.00 La fiaba delle piccole paure Teatrino dell’Es Dai 4 anni Sono riservate eventuali modifiche del programma.
Biglietti in palio «Azione» mette a disposizione dei suoi lettori alcune coppie di biglietti per lo spettacolo di apertura della rassegna Transylvania Circus. Per partecipare al concorso seguire le istruzioni nella pagina web: www. azione.ch/concorsi. Buona fortuna!
Addio, fenossiacetato di allile. Oltre 5000 prodotti bio.
Settimana
e n a t t i f Appro e g us t a
13. 10 – 19. 10. 2020
conf. da 2
50% 4.75 invece di 9.50
26% 18.70
Pollo intero Optigal
invece di 25.40
Fondue Moitié-Moitié 2 x 600 g
1.–
Svizzera, in selfservice, 2 pezzi, al kg
Patate dolci vaschetta da 750 g
a partire da 2 pezzi
3.–
di riduzione
Tutte le capsule Delizio, 48 pezzi, UTZ per es. Lungo Crema, 16.80 invece di 19.80
Migros Ticino
40% 10.50 invece di 17.55
Crispy di tacchino Don Pollo prodotto surgelato, in conf. speciale, 1 kg
1.– Melagrane Spagna, il pezzo
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, fino a esaurimento dello stock
Frutta e verdura
Classici a buon prezzo
Hit 3.95
41% 2.90 invece di 4.95
Porri tagliati provenienza: vedi confezione, imballati, al kg
Pomodorini ciliegia a grappolo provenienza: vedi confezione, vaschetta da 500 g
20% 3.60
Uva Italia SĂŠlection Italia, sciolta, al kg
invece di 4.50
IDEALE CON
20% 1.80 invece di 2.30
Migros Ticino
conf. da 2
40% Polenta ďŹ ne M-Classic 1 kg
Salametti Rapelli o salame Classico Rapelli affettato Svizzera, per es. salametti, 2 x 2 pezzi, 280 g, 6.95 invece di 12.20
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
21% 1.10 invece di 1.40
Minestrone, bio Svizzera, imballato, per 100 g
Pane e prodotti da forno
Per accompagnare un buon caffè
35% 5.70
20% Torta Foresta Nera e torta al kirsch Finocchio, bio Ticino, al kg
2 pezzi, per es. torta Foresta Nera, 244 g, 4.30 invece di 5.40, confezionato
invece di 8.90
20% 3.90
20% Zucca a fette Ticino, imballata, al kg
6.60
Mini biberli 634 g, confezionato
invece di 8.25
invece di 4.90
so ripie no o t s u g n u Con lla a l l a c a n ne
25% Michette e panini al burro precotti M-Classic TerraSuisse
20x PUNTI
–.40
Novità
di riduzione
2.80 invece di 3.20
Migros Ticino
per es. michette, 1 kg, 4.30 invece di 5.75
Insalata del giardiniere Anna's Best in busta da 350 g
1.50
Cinnamon Roll 80 g
Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, fino a esaurimento dello stock
Carne e salumi
Tanto gusto, affettatura super fine
conf. da 2
20% 5.65 invece di 7.10
25% 2.60 invece di 3.50
Migros Ticino
30% Salame Felino affettato Italia, per 100 g, in self-service
Fettine di pollo Optigal «À la minute» Svizzera, imballate, per 100 g
Petto di tacchino affettato finemente Don Pollo o carne secca di tacchino Don Pollo per es. petto di tacchino affettato finemente, Ungheria/Francia, 2 x 154 g, 4.20 invece di 6.05, in self-service
30% 6.90 invece di 9.90
Filetto di manzo Australia, per 100 g, al banco a servizio (Angolo del Buongustaio)
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
20% 3.50 invece di 4.40
30% 2.45 invece di 3.50
Prosciutto crudo Emilia Italia, affettato in vaschetta da 100 g
Spezzatino di manzo TerraSuisse Svizzera, imballato, per 100 g
Pesce e frutti di mare
Un saluto dal mare a buon prezzo
conf. da 6
30% 12.30 invece di 17.70
20% 3.80 invece di 4.80
Bratwurst di vitello TerraSuisse Svizzera, 6 x 140 g
Arrosto spalla di vitello TerraSuisse Svizzera, imballato, per 100 g
21% 13.–
invece di 16.50
33% 1.40 invece di 2.15
Migros Ticino
Gamberetti tail-off bio cotti d'allevamento, Vietnam, in conf. speciale, 240 g
20% Coniglio tagliato M-Classic Ungheria, in self-service, per 100 g
Pesce fresco bio salmone, orata e branzino, per es. ďŹ letto di salmone con pelle, d'allevamento, Norvegia, per 100 g, 4.45 invece di 5.60, in self-service
Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, ďŹ no a esaurimento dello stock
inv e r nale o c i s s a l c ca Un a nz a e so t i r g a r f a l l da bio i n q ua l i t à
Formaggi, latticini e uova
Delizie dal reparto frigo
20x PUNTI
20% 1.55
Novità
Gruyère piccante confezionata, per 100 g
invece di 1.95
30% Tutti i tipi di cottage cheese M-Classic, bio e aha!
–.90
Yogurt ai fichi bio Limited Edition, 150 g
per es. al naturale M-Classic, 200 g, –.95 invece di 1.40
20x PUNTI
Novità
20x PUNTI
1.–
Novità
8.50
350 g
21% 1.50
–.95
invece di 5.90
20% 1.55 invece di 1.95
Migros Ticino
Special Edition, 180 g
Fondue al forno Baer
di riduzione
4.95
Yogurt Passion mela caramello
invece di 1.90
Lacc frésch ticines Bio (Latte Intero Bio) prodotto in Ticino, conf. 1 litro
Uova svizzere da allevamento all'aperto (articoli «Dalla regione.» esclusi), in confezione speciale, 12 x 53 g+
Formagín ticinés (Formaggini ticinesi) prodotti in Ticino, a libero servizio, per 100 g
conf. da 4
20% 1.90 invece di 2.40
26% 1.80 invece di 2.45
Quark alla frutta M-Classic lampone, fragola o albicocca, per es. lampone, 4 x 125 g
conf. da 3
Leventina Caseificio prodotto in Ticino, a libero servizio, per 100 g
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
20% Drink Ovomaltine Original o High Protein, per es. Original, 3 x 250 ml, 4.65 invece di 5.85
Urrà, prezzi in caduta libera!
Ribasso permanente
2.60 finora 2.80
Burro senza lattosio, aha! 100 g
S t ag i o di al me no nat ura o t t o me s i
Ribasso permanente
3.90
Ribasso permanente
4.35
finora 4.–
Miscela per torta al formaggio M-Classic 250 g
Cheddar M-Classic 350 g
finora 5.–
Ribasso permanente
–.45
Ribasso permanente
–.45 finora –.50
finora –.50
Yogurt al moca M-Classic 200 g
Yogurt al cioccolato M-Classic 200 g
Ribasso permanente
2.35 finora 2.65
Yogurt alle bacche di bosco M-Classic 1 kg
Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, fino a esaurimento dello stock
Scorta
Urrà, prezzi in caduta libera! Ribasso permanente
1.95 finora 2.35
Lasagne M-Classic 500 g
Ribasso permanente
Ribasso permanente
1.60
Penne integrali bio 500 g
finora 1.90
2.50
Pipe di spelta Alnatura 500 g
finora 3.10
COMBINAZIONE RISPARMIO
Ribasso permanente
Ribasso permanente
2.–
finora 2.65
Mix di semi per insalata Alnatura 100 g
2.75 finora 3.90
Ribasso permanente Sugo di pomodoro alle olive Agnesi 400 g
2.50 finora 2.90
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
Spirelli di spelta Alnatura 500 g
nza frume nto, se , e n ti lu g a z n Se se nza uov a
Ribasso permanente
1.85 finora 2.80
Spaghetti aha! 500 g
Ri c c o di ome g a 3
Ribasso permanente
2.10 finora 2.65
Sugo di pomodoro al basilico Alnatura Origin 340 g
Ribasso permanente
Ribasso permanente
2.50 finora 3.45
Lenticchie rosse Spirelli Alnatura 250 g
Ribasso permanente
4.95 finora 5.30
Ribasso permanente
7.80 finora 8.40
3.30 finora 3.55
6x1l
–.90 finora –.95
500 ml
Preparazione a base di olio vegetale Actilife Balance 500 ml
Ribasso permanente Mitico Ice Tea alla pesca
Preparazione a base di olio vegetale M-Classic Original
Ribasso permanente Mitico Ice Tea alla pesca 500 ml
4.50 finora 5.40
Ice Tea Lemon 6 x 1,5 l
Scorta
A lunga conservabilità: per le decisioni dell’ultimo minuto
a partire da 2 pezzi
–.30 di riduzione
Tutti i sughi Salsa all'Italiana e M-Classic
20%
per es. Salsa all'Italiana Napoli, 250 ml, –.95 invece di 1.25
Legumi secchi, cereali in chicchi, polenta e polenta bramata M-Classic per es. Polenta fine, 1 kg, 1.80 invece di 2.30
conf. da 3
conf. da 3
30%
40%
Lasagne M-Classic
Tortelloni M-Classic
alla bolognese o Fiorentina, in confezioni multiple, per es. alla bolognese, 3 x 400 g, 9.– invece di 12.90
25% 2.40 invece di 3.25
Migros Ticino
di manzo o ai funghi, per es. di manzo, 3 x 250 g, 6.45 invece di 10.80
30% Gnocchi freschi Di Lella conf. da 500 g
Strudel al prosciutto e tortine di spinaci M-Classic surgelati, in conf. speciale, per es. strudel al prosciutto, 2 x 420 g, 7.55 invece di 10.80
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
conf. da 3
33% 9.60 invece di 14.40
Pizza Casa Giuliana alla mozzarella, al prosciutto o alla diavola, surgelata, per es. alla mozzarella, 3 x 350 g
25%
30%
Tutti gli sciroppi in bottiglie di PET da 750 ml e da 1,5 l
Tutti i tipi di caffè, in chicchi e macinato, UTZ per es. Caruso Oro in chicchi, 500 g, 6.55 invece di 9.40
per es. ai lamponi, 750 ml, 1.65 invece di 2.20
Insapori sc ene , ar v e r d u r a , c e l a t o! f r ag o l e e g
conf. da 8
25% 7.80
conf. da 4
33%
invece di 10.40
Lenticchie, lenticchie con pancetta, fagioli bianchi o chili con carne M-Classic
Coca-Cola Classic, Light o Zero, 6 + 2 gratis, 8 x 450 ml, per es. Classic
per es. fagioli bianchi, 4 x 440 g, 3.85 invece di 5.80
c i o l o: Se nza noc e subit o rar da assapo
50% Tutti i tipi di aceto e i condimenti Ponti per es. aceto balsamico di Modena, 500 ml, 2.25 invece di 4.50
20% Tutte le olive Migros e Polli non refrigerate per es. olive nere spagnole snocciolate Migros, 150 g, 1.90 invece di 2.40
conf. da 6
conf. da 6
20% Conserve di frutta disponibili in diverse varietà, in conf. multiple, per es. fette di ananas, Fairtrade, 6 x 140 g, 5.70 invece di 7.20
30% 9.95 invece di 14.40
Rivella 6 x 1,5 l, disponibile in diverse varietà, per es. rossa
Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, fino a esaurimento dello stock
Dolce e salato
Per chi ama mangiucchiare
23% 5.95
20% Chips Zweifel Wave Inferno o Salt & Vinegar in conf. XXL Big Pack, per es. Wave Inferno, 250 g, 4.60 invece di 5.80
Chips Zweifel alla paprica e al naturale in conf. XXL Big Pack, per es. alla paprica, 380 g
invece di 7.75
conf. da 10
30%
a partire da 3 pezzi
20% Tutte le tavolette di cioccolato M-Classic, UTZ
15.60 invece di 22.35
Tavolette di cioccolato Frey, UTZ assortite, 10 x 100 g
50%
per es. cioccolato da cucina, 200 g, 1.45 invece di 1.80
14.95 invece di 30.10
Hit 3.95
Kinder Happy Moments mini mix 162 g
10% 9.50
Cioccolatini Selection Frey, assortiti, UTZ in conf. speciale, 1 kg
10% Kinder Schoko-Bons in conf. speciale, 750 g
invece di 10.60
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
Kinder Bueno Classic e White, in confezione speciale, per es. Classic, 430 g, 6.40 invece di 7.15
Inizia be n la g iornata con e il bu sapore de ll'Ov o on
20% 7.40 invece di 9.35
Noci di anacardi SunQueen in conf. speciale, 500 g
conf. da 2
25% Prodotti per la colazione Ovomaltine Müesli, in polvere, barrette o Crunchy-Cream, in confezioni multiple, per es. Crisp Müesli, 2 x 500 g, 8.90 invece di 11.90
conf. da 3
30%
conf. da 3
Gomme da masticare M-Classic o Ice Tea Gum alla pesca in confezioni multiple, per es. Spearmint M-Classic, 3 x 80 g, 5.75 invece di 8.25
20% 8.80
conf. da 2
20%
invece di 11.10
Biscotti Ovomaltine Crunchy o Petit Beurre, per es. Crunchy Biscuit, 3 x 250 g
Snack Ovomaltine Ovo Rocks, Choc Ovo, tavolette o branche, in conf. speciali, per es. Ovo Rocks, 2 x 120 g, 6.70 invece di 8.40
20x PUNTI
20%
Novità
3.40
conf. da 3
conf. da 2
Caramelle per la tosse Santaspina A. Vogel 100 g
Barrette di cereali Farmer disponibili in diverse varietà, per es. Soft Mora & Mela, 2 x 234 g, 7.– invece di 8.80
33% 6.40 invece di 9.60
Cialde finissime Choc Midor Classico, Noir o Diplomat, per es. Classico, 3 x 165 g
Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, fino a esaurimento dello stock
Bellezza e cura del corpo
Il meglio per il trucco e la doccia
a partire da 2 pezzi
20% a partire da 2 pezzi
Tutto l'assortimento Zoé
30%
(solari e prodotti per la cura delle mani e delle labbra esclusi), per es. maschera antietà, il pezzo, 5.60 invece di 6.95
Tutti i prodotti di cosmesi decorativa L'Oréal
nte dal Ge l doccia idrata profumo fruttato
per es. mascara Volume Million Lashes., 10,5 ml, 16.75 invece di 23.90
conf. da 3
20% Fazzoletti di carta e salviettine cosmetiche Linsoft, Tempo e Kleenex per es. Kleenex Ultra Soft Cube, 3 x 56 pezzi, 6.35 invece di 7.95
20x PUNTI
Hit 4.–
Novità
Fazzoletti Linsoft, FSC in confezione speciale, 42 x 10 pezzi
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
3.50
Gel doccia Le Petit Marseillais disponibili in diverse varietà, per es. Mandarine & Citron Vert, 250 ml
conf. da 3
33% Prodotti per la doccia I am Men per es. docciaschiuma trattante Sport, 3 x 250 ml, 3.90 invece di 5.85
25% Tutto l’assortimento I am Men e tutti i prodotti per la cura del viso L'OrÊal Men Expert per es. lozione dopobarba I am Men, 125 ml, 3.25 invece di 4.35
conf. da 3
31% Prodotti per la doccia Nivea Men per es. Sport, 3 x 250 ml, 4.95 invece di 7.20
Hit 5.95
Rasoi usa e getta Bic Flex 3 in conf. speciale, 8 pezzi
conf. da 2
20% 6.80
a partire da 2 pezzi
20% Tutto l'assortimento Lavera per es. gel doccia Hydro Feeling, 200 ml, 4.75 invece di 5.90
invece di 8.50
Rasoi usa e getta BiC 2 Sensitive 2 x 14 pezzi
conf. da 2
25% Deodoranti Rexona Men per es. roll-on Cobalt, 2 x 50 ml, 3.45 invece di 4.60 Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, ďŹ no a esaurimento dello stock
Bebè e bambini
Per i più piccolini. A prezzi mini
Ora in quali e in una pratica tà bio confe zione
a partire da 3 pezzi
33% Tutti i pannolini Pampers per es. Baby Dry 4, 46 pezzi, 12.70 invece di 18.90
20x PUNTI
Novità
26.95
Latte di proseguimento 2 bio Aptamil 800 g
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
Fiori e giardino
Dillo con i ďŹ ori
CONSIGLIO DEGLI ESPERTI I fiori recisi perdono sostanze nutritive. Il nutrimento per fiori da aggiungere all’acqua (disponibile da Migros Do it + Garden) fornisce loro le sostanze necessarie per garantire una fioritura duratura.
15%
10.95
10%
8.95 invece di 9.95
invece di 12.95
Crisantemi tono su tono disponibili in diversi colori, mazzo da 10, il mazzo
Trio di minirose M-Classic, Fairtrade disponibili in diversi colori, mazzo da 20, lunghezza dello stelo 40 cm, per es. rosso, arancione, giallo, il mazzo
Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, ďŹ no a esaurimento dello stock
Varie
Per apparecchiare, accendere e riordinare
Hit 9.95
40%
Tagliere Cucina & Tavola 44,2 cm x 30,5 cm, il pezzo, offerta valida fino al 26.10.2020
Batterie di pentole Deluxe e Titan della marca Cucina & Tavola per es. padella Titan, bassa, Ø 24 cm, il pezzo, 29.95 invece di 49.95
a partire da 3 pezzi
50%
conf. da 3
40%
Tutti i prodotti in carta Cucina & Tavola Paper, FSC per es. tovaglioli giallo mais, 33 cm, 30 pezzi, –.65 invece di 1.30
Lo snack p fre sc o e g ust oso, e r cani ott im piccola ricompe n o come sa di tanto in tanto
15.95
invece di 26.85
Carta per fotocopie A4 Papeteria, FSC bianca, 80 g/m2, 3 x 500 fogli
50.–
di riduzione
20% Tutti gli snack per cani e per gatti per es. Asco A'petito con manzo, 8 x 11 g, 1.55 invece di 1.95
Una selezione di questi prodotti è disponibile anche su LeShop.ch.
79.– invece di 129.–
Disco rigido esterno WD My Passport Portable 2 TB 2.5" Connessione USB 3.0, protezione con password, dimensioni ridotte, backup dei dati, ideale per social media, bianco, il pezzo, in vendita solo nelle maggiori filiali.
20x PUNTI
conf. da 4
50% 5.90 invece di 11.80
Hit
NovitĂ
Spago per pacchi Papeteria 4 x 100 m
3.20
Sfera profumata Violet Lavender M-Fresh
12.95
Candele a olio Simplex
il pezzo
conf. da 10
Hit 7.95
conf. da 20
conf. da 6
Hit Candela per cimitero con coperchio rosse
conf. da 3
40% Contenitori trasparenti Rotho disponibili in diverse dimensioni, per es. 18 litri, 17.60 invece di 29.40
12.95
Candele per cimitero rosse
Hit 15.–
Hit 1.95
Candele per cimitero disponibili con diversi motivi, il pezzo
Contenitore trasparente a rotelle Rotho con 4 rotelle e coperchio, 63 litri, il pezzo
Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, ďŹ no a esaurimento dello stock
Più marche Migros per lo stesso prezzo. I prodotti preferiti della Svizzera.
conf. da 6
50%
40%
Vittel
Carta per uso domestico Twist, FSC
in confezioni multiple, per es. 6 x 1,5 l, 2.85 invece di 5.70, offerta valida dal 15.10 al 18.10.2020
Magic, Professional e Classic, in confezioni speciali, per es. Magic, 12 rotoli, 8.90 invece di 14.85 a partire da 2 pezzi
20% Tutti i detersivi, i detersivi per stoviglie e gli ammorbidenti M-Classic per es. detersivo per capi colorati Color, 1,5 l, 6.60 invece di 8.25
20% Tutti gli yogurt e i drink Bifidus per es. yogurt alla fragola, 150 g, –.65 invece di –.85, offerta valida dal 15.10 al 18.10.2020
3.90
Detergente per la cucina Potz 500 ml
40% Batterie di pentole Deluxe e Titan della marca Cucina & Tavola per es. padella Titan, bassa, Ø 24 cm, il pezzo, 29.95 invece di 49.95
conf. da 3
33% 6.95 invece di 10.50
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 13.10 al 19.10.2020, fino a esaurimento dello stock.
Minipic Svizzera, 3 x 90 g, offerta valida dal 15.10 al 18.10.2020