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Il furgo-salotto che accoglie i giovani

Operatori di prossimità ◆ La Fondazione il Gabbiano è attiva nel Mendrisiotto e nel Locarnese con progetti pensati per avvicinare e coinvolgere i giovani favorendo i legami sociali e lo sviluppo personale

Stefania Hubmann

Costruire una relazione di fiducia e rispetto scevra da ogni forma di giudizio così da creare un ponte fra la società e chi quest’ultima spesso la contesta. Con questo obiettivo l’operatrice o l’operatore di prossimità gira per le strade, frequenta i luoghi in cui si riuniscono i giovani – la fascia d’età cui sono al momento destinati diversi progetti di questo genere nel nostro cantone – senza imporre la propria presenza ma rendendosi disponibile negli orari del tempo libero, sera e week-end in primis. Svolge quindi un lavoro sul terreno per favorire l’interazione e la partecipazione, come pure a fini preventivi per evitare che il malessere prevalga sulle opportunità di reinserimento o sfoci in forme di aggressività. A tenere banco nella cronaca, anche locale, è sovente, purtroppo, quest’ultima. Per capire piuttosto come sono cambiate le problematiche giovanili e di conseguenza le strategie per affrontarle, ci siamo rivolti a Edo Carrasco, direttore della Fondazione il Gabbiano, che ha elaborato due progetti di prossimità per il Mendrisiotto e il Locarnese. A testimoniare le difficoltà, ma anche l’entusiasmo raccolti nello spazio pubblico è invece Loredana Guscetti, responsabile del team di tre operatori di prossimità attivo da un paio di mesi nel Locarnese.

L’emergenza sanitaria ha acuito le incertezze dei giovani, alcuni soffrono di ansia, esclusione e isolamento

Lavorare senza orari né luoghi fissi è la realtà quotidiana degli operatori di prossimità, i quali assicurano una presenza regolare nello spazio pubblico e meglio nei luoghi di vita del gruppo di persone target. Per essere facilmente identificabili e raggiungibili (spesso grazie al passaparola) c’è però un mezzo dinamico, accogliente e mobile come loro: il «furgo-salotto». Nel Mendrisiotto è una realtà da qualche anno, mentre nel Locarnese al momento è rappresentato da un furgone provvisorio, in attesa che a marzo arrivi un mezzo nuovo e attrezzato. I giovani interessati potranno contribuire a decorarlo e animarlo. Un tè caldo in inverno, una poltrona e una bibita fresca in estate offrono un luogo d’incontro informale, ideale per invogliare i giovani in difficoltà a fermarsi.

«L’esperienza dimostra che il “furgo-salotto” è una buona soluzione per restare mobili e nel contempo riconoscibili», spiega Edo Carrasco. «Oggigiorno i giovani si muovono in modo diverso rispetto ad alcuni decenni fa, così come sono cambiati i modi di vivere lo spazio pubblico e le forme di divertimento. I centri giovanili, ad esempio, sono una buona soluzione fino a una certa età, mentre poi è necessario esplorare altre vie per riuscire a stimolare i giovani adulti». La riduzione dei tempi di spostamento con i mezzi pubblici (vedi il treno), rende le città ticinesi facili punti di aggregazione per ragazze e ragazzi provenienti dalle diverse zone del cantone. Precisa al riguardo il direttore della Fondazione il Gabbiano: «Un recente studio nazionale sulle culture giovanili e il movimento nello spazio pubblico conferma questa realtà. Nelle principali città svizzere come nei centri più piccoli si riscontra nei giovani – dal secondo ciclo della scuola media fino ai trentenni –un movimento fisico e digitale molto cambiato di cui bisogna tener conto negli interventi volti ad agganciarli e a coinvolgerli. Da parte loro la richiesta di spazi per esprimersi, all’aperto come al chiuso, è in aumento un po ’ ovunque».

Il lavoro sociale di prossimità – definito anche «extra-muros» – risponde a questa esigenza secondo principi ben definiti, riuniti in una Carta redatta agli inizi degli anni duemila nella Svizzera romanda e nel frattempo estesa a tutto il Paese. In primo luogo vi si ribadisce l’aspetto etico dell’attività, incentrata su situazioni reali sulle quali non si porta nessun giudizio morale. L’adesione delle singole persone resta libera di fronte a un interlocutore sul cui ruolo sono chiaramente informate. L’operatore di prossimità non è infatti un rappresentante delle istituzioni, ma una figura-ponte che «s’impegna a trasmettere alle autorità competenti le problematiche, le rivendicazioni e i bisogni emergenti delle popolazioni coinvolte», come si legge nel documento.

«L’obiettivo del nostro lavoro –spiega Loredana Guscetti – è promuovere il legame sociale fra i giovani, favorendo il loro sviluppo personale. Possiamo fornire sia un accompagnamento individuale, facilitando l’accesso ai servizi adeguati o intervenendo per un’emergenza, sia un punto di riferimento per coinvolgerli in iniziative di gruppo. Il desiderio di esprimersi in spazi pubblici attraverso lo sport, l’arte, la musica, possono sfociare in progetti costruiti e gestiti con i diretti interessati grazie anche alla collaborazione di gruppi di pari. In questo modo si favorisce il contatto con altri giovani come pure il senso di partecipazione e responsabilità. A volte basta una diversa disposizione delle panchine in un parco per creare uno spazio di ritrovo accogliente destinato a piccoli gruppi». Formatasi come operatrice sociale, Loredana Guscetti lavora per la Fondazione il Gabbiano da tre anni e conosce bene la realtà del Locarnese, poiché in precedenza era stata professionalmente attiva nel settore gastronomico locale. Per il Gabbiano ha inoltre già lavorato al progetto Midada che nel Locarnese sostiene giovani adulti (- anni) con fragilità temporanee nell’ottica di un reinserimento socio-professionale.

Conoscere il territorio e disporre di una rete di contatti è indispensabile per lavorare sul campo. Quali segnali coglie l’operatrice di prossimità in questo periodo nello spazio pubblico locarnese? «Grazie al progetto Midada sono in parte già conosciuta, per cui il contatto è abbastanza facile. Ho incontrato gruppetti di ragazzi desiderosi di intraprendere qualche cosa insieme. Sono rimasta colpita anche da due ragazze di  anni confrontate con il problema dei costi delle attività ricreative per cui cercano di sfruttare gli sconti, ad esempio per il cinema. A loro mancano anche proposte di svago, sicuramente da ricondurre almeno in parte alla pandemia. Due anni a quell’età sono tanti e nell’ultimo biennio gli stimoli per uscire di casa e ritrovarsi con gli amici sono stati quasi azzerati».

L’emergenza sanitaria ha purtroppo acuito le incertezze dei giovani confrontati con un percorso di vita complicato. Ansia, esclusione e isolamento sono alcune delle conseguenze, spesso accompagnate da sfiducia negli adulti e nelle istituzioni. Se il fenomeno in Ticino è emerso solo da qualche anno, città romande come Ginevra e Losanna lo hanno affrontato già all’inizio degli anni Duemila. Proprio Edo Carrasco, allora attivo in questa funzione a Losanna, ha elaborato il progetto adottato dalla Città sul Lemano nel . «Si tratta di programmi a lungo termine», spiega il direttore della Fondazione il Gabbiano. «Instaurare una relazione di fiducia, promuovere attività partecipative, realizzare piccoli progetti richiede infatti tempo. In Ticino il progetto del Mendrisiotto, al quale hanno aderito tutti gli  Comuni del distretto, è iniziato quattro anni fa. Nel Locarnese, dove speriamo che partecipino i  Comuni del comprensorio, abbiamo anticipato l’intervento previsto in considerazione della situazione di emergenza. Da rilevare che con un costo di quattro franchi per abitante ogni Comune aderisce al progetto in base all’entità della sua popolazione».

Per i nostri interlocutori «stabilire una relazione è la magia del lavoro sociale di prossimità». Per questo sono necessarie capacità ed elasticità che dipendono in larga misura dalla propria personalità. Essi sottolineano però anche l’importanza di «una formazione specifica in ragione del diverso approccio che è necessario adottare rispetto all’intervento classico di un operatore sociale». L’esistenza del Forum degli Operatori di Prossimità della Svizzera Italiana (FOPSI) e di un corso nell’ambito della formazione continua presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) vanno proprio in questa direzione.

Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938

Sede

Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Il «salotto» allestito dagli operatori di prossimità per accogliere i giovani è una buona soluzione per restare mobili e riconoscibili. In basso, il furgo-salotto diventato fumetto per mano dei giovani del Mendrisiotto.

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