Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Un progetto didattico della Supsi mira ad avvicinare i ragazzi alla matematica anche tramite i fumetti
Ambiente e Benessere Pediatria: in allerta più che per il decorso del Covid nei bambini, per l’impennata del numero di casi positivi e delle relative ripercussioni sulla loro salute psicofisica
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIII 26 ottobre 2020
Azione 44 Politica e Economia Il mondo aspetta l’esito delle elezioni americane come se dovessero cambiare il mondo. Non accadrà
Cultura e Spettacoli Il ritratto di spalle nell’arte nasce per motivi diversi e offre prospettive inattese
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In modalità slow down Cito Steiger, per evitare lockdown dietro la maschera Una settimana prima, la capitale simbolica del virus in Europa era Parigi, costretta a decretare il coprifuoco assieme ad altre metropoli francesi, quella successiva lo è stato il Vallese, con i suoi 1000 casi di contagi per centomila abitanti (a Milano erano 83 giovedì, sollevando timori di lockdown): nel suo cammino inesorabile il Coronavirus sta introducendo anche in Svizzera, e ancora una volta nelle vostre vite, nuove limitazioni e chiusure. Il consigliere federale Berset l’ha sottolineato mercoledì scorso: «Tre settimane fa avevamo una delle migliori situazioni in Europa, oggi fra le peggiori». I contagi aumentano in modo esponenziale, a metà di settimana scorsa superavano i 5000, con alti tassi di positività nei tamponi e un crescente numero di ospedalizzazioni, anche in cure intense. Non c’è più tempo per tergiversare, bisogna agire. Secondo i calcoli degli esperti della Task force scientifica, fra 4-5 settimane i 1600 letti in cure intense in Svizzera sarebbero tutti occupati, se non si prendono contromisure. Ancora a metà ottobre la posizione del Consiglio federale era di lasciar fare ai cantoni, di intervenire solo in caso la situazione sfuggisse di mano. Pochi giorni dopo la situazione è mutata: domenica 18 ottobre ha annunciato le prime restrizioni (mascherine nei luoghi chiusi, assembramenti di al massimo 15 persone e un invito pressante a tornare in home office). E mercoledì scorso (secondo la «Neue Zürcher Zeitung») Berset avrebbe dovuto presentare nuove misure. Così non è stato. Saranno pronte fra una settimana, e ricalcheranno verosimilmente quanto fanno e faranno i cantoni nei prossimi giorni, fortemente sollecitati ad agire di concerto (questo articolo è scritto giovedì sera, potrebbe essere già datato al momento della pubblicazione). Berset lo ha preannunciato, le misure riguarderanno il numero massimo degli assembramenti, dei partecipanti a lle manifestazioni pubbliche e l’accesso ai luoghi pubblici. Quale aria tirasse lo lasciava bene intendere un tweet di giovedì del presidente della Conferenza cantonale dei direttori della sanità pubblica Lukas Engelberger: «Se aspettiamo troppo a lungo aumenta il rischio che non dovremo soltanto limitare il nostro tempo libero e portare più spesso una mascherina, bensì sopportare anche dolorosi interventi sulla vita economica e sociale». Berset tuttavia è più ottimista: con l’impegno di tutti, autorità e popolazione, possiamo farcela. E si farà di tutto per evitare lockdown e mini-lockdown. Il Vallese sarà l’esempio da imitare in questa seconda ondata? Massimo 10 persone insieme, ristoranti aperti solo fino alle 22, cinema, teatri, musei, biblioteche, piscine chiuse, visite in ospedali e case anziani permesse solo in casi speciali, partite di calcio e hockey senza pubblico... ci aspetta un autunno e un inverno a vita sociale limitata? Lukas Engelberger ha usato il termine slow down, in alternativa a un lockdown: rallentare, limitare i contatti, sia sul lavoro (tramite home office), sia nella cerchia personale, evitare gli assembramenti, mantenere le distanze, portare la mascherina, igiene delle mani. In poche parole, rinunciare, ritirarsi. Come la prenderà la popolazione, dal cui comportamento dipenderà in ultima istanza se la curva dei contagi tornerà a scendere o aumenterà ancora? Sappiamo della stanchezza che serpeggia, sappiamo che è difficile tornare a limitarsi dopo un’estate in cui si era tornati a vivere più liberamente. Tuttavia, la consapevolezza che la situazione si è fortemente aggravata si sta facendo largo, spontaneamente si torna ad auto-limitarsi, a rinunciare a una parte della vita sociale, la mascherina diventa normalità anche sul luogo di lavoro, si torna a fare i conti con lo home office. Forse i crescenti casi di quarantena in classi scolastiche contribuiranno a rendere (più) responsabili anche i ragazzi. Ma non basta un rinnovato senso di accettazione della situazione, per superare questo autunno e l’inverno: serve anche un messaggio positivo. Secondo vari epidemiologi in primaGenerazione M vera si arriverà alla svolta, arriveranno Speciale Sostenibilità i primi vaccini, le cure saranno ancora Prodotti, imballaggi, migliorate, i test rapidi aiuteranno a riciclo, engagement gestire meglio le infezioni. Resistiamo.
di Simona Sala e Alessandro Zanoli
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Vincenzo Cammarata
di Peter Schiesser