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Argentina ◆ Dagli archivi ecclesiastici emergono dettagli che illuminano gli oscuri anni del regime militare di Jorge

Angela Nocioni

Se ci sono verità indicibili negli archivi, di solito spariscono prima che qualcuno ci metta sopra le mani. Ciononostante l’apertura degli archivi della Chiesa argentina sugli anni della dittatura militare – dal 1976 al 1983 – rappresenta un’occasione per illuminare almeno in parte i tanti misteriosi anfratti ancora oscuri riguardo le relazioni intercorse tra le gerarchie cattoliche e i vertici del regime. Ricordiamo che dal 1978 in Vaticano regnava Giovanni Paolo II. Su richiesta di papa Francesco, avanzata appena eletto al soglio pontificio nel 2013, gli archivi in questione sono stati analizzati e digitalizzati da un gruppo di 25 studiosi dell’Università cattolica di Buenos Aires guidati da Carlos Maria Galli, a capo della Facoltà di teologia. Dalla ricerca sono usciti tre tomi intitolati La verità vi renderà liberi, in via di pubblicazione da parte dalla casa editrice Planeta (finora ha mandato in stampa solo il primo volume). Quello storicamente più interessante pare essere il secondo. Si focalizza sull’atteggiamento mantenuto dall’Episcopato argentino e dalla Santa sede rispetto al terrorismo di Stato e, nel farlo, utilizza quasi esclusivamente documenti «declassificati» degli archivi della Chiesa. Normalmente il Vaticano mantiene il materiale di archivio segreto per almeno 70 anni. Ne sono passati in questo caso molti di meno. Dallo studio emerge, in modo sommesso,

che la Chiesa fu pavida nei confronti dei militari al potere a Buenos Aires e che mai usò la sua forza pubblicamente per aiutare le famiglie dei desaparecidos che, una ad una, andarono a bussare alle porte delle istituzioni ecclesiastiche per chiedere in ginocchio informazioni su persone sequestrate dalle squadracce del generale Jorge Rafael Videla e scomparse nel nulla.

Non che ci fosse bisogno degli archivi per saperlo. Alla cronaca di quegli anni non risultano prese di posizione incisive della Chiesa contro il regime Videla che stritolò il Paese, facendo migliaia di morti e fino a trentamila desaparecidos. Ma lo studio degli archivi risulta utile a rivelare i carteggi tra le singole disperate persone che si rivolsero alla Chiesa e la Chiesa stessa. In 900 pagine ci sono i dettagli delle risposte date a circa tremila richieste di aiuto di familiari di vittime del terrorismo di Stato – 3115 nella sola Nunziatura apostolica di Buenos Aires, altre nella sede dell’Episcopato – materiale necessario a capire quali dei contatti tra prelati e militari furono registrati dagli archivi ecclesiastici. Anche se Carlos Maria Galli mette subito le mani avanti raccomandando di non creare «false aspettative» perché «negli archivi non c’è nulla di quello che i processi ai militari non hanno trovato». Interessanti però le parole usate dalla Commissione esecutiva della Conferenza episco-

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