ADRIANNA GLAVIANO CARLO E FABIO INGRASSIA PAULA KAROLINE KAMPS JOHN KLECKNER IGNAZIO MORTELLARO
Viaggio in Sicilia Quando il paesaggio è in ascolto When the landscape listens
A DRIA NNA G LAVIA NO, 2014 F OTOG RA F IA A COLORI COLOU R PH OTOG RA PH
VIAGGIO IN SICILIA Quando il paesa g gio è in ascolto
When the landscape listens
a cura di edited by
Valentina Bruschi
per l’Arte e il Territorio for Art and Territory
sesta edizione sixth edition 2014 - 2015
Plumelia Edizioni
RAGIONEVOL’ FORMA ET VERA POSTURA DEL’ISOLA DI SICILIA 1580
. WRITINGS
SCRITTI
Prefazione Preface Valentina Bruschi ..............................................................p.04
Vocabolario di viaggio Travel vocabulary Tiziana Lo Porto ..............................................................p.18
Introduzione Introduction Valeria Patrizia Li Vigni ..............................................................p.10
Spazio, paesaggio, luce, cerchio, albero... Space, landscape, light, circle, tree... Tiziana Lo Porto ..............................................................p.20
Planeta per l’Arte e il Territorio Planeta for Art and Territory Vito Planeta ..............................................................p.14
Una certa inclinazione di luce A certain slant of light Valentina Bruschi ..............................................................p.32
FOTOGRA F IA
. PH OTOGRA PH Y
Adrianna Glaviano Introduzione, intervista, opere Introduction, interview, works ..............................................................p.42 A RTISTI
Adrianna Glaviano Visual essay, selezione di Polaroid Visual essay, selected Polaroids ..............................................................p.53 . A RTISTS
Carlo e Fabio Ingrassia Introduzione, intervista, opere Introduction, interview, works ..............................................................p.60
John Kleckner Introduzione, intervista, opere Introduction, interview, works ..............................................................p.86
Paula Karoline Kamps Introduzione, intervista, opere Introduction, interview, works ..............................................................p.72
Ignazio Mortellaro Introduzione, intervista, opere Introduction, interview, works ..............................................................p.98
BIOGRAFIE E BIBLIOGRAFIE . BIOGRAPHIES & BIBLIOGRAPHIES p.110
COLOPHON p.112
PREFAZIONE
PREFA ZIONE
Il verso di Emily Dickinson che dà il titolo alla sesta edizione di Viaggio in Sicilia - progetto di Planeta per l’Arte e il Territorio - è un frammento di una sua poesia. Pur non avendo mai visitato la Sicilia, la scrittrice avvertiva il fascino dell’isola, così esotica e lontana dagli Stati Uniti che le appariva patria di spiriti liberi, terra di creatività. Questa fascinazione le derivava dai racconti dei viaggiatori del mitico Grand Tour: il Mediterraneo con i suoi paesaggi frammisti di natura selvaggia e antiche rovine, illuminati da intensi contrasti di luce con agrumeti, boschi e vigneti che si affacciano nel blu intenso del mare. L’Italia, terra di vulcani, che la Dickinson cita in alcune liriche, come metafora di una potenza creativa e ancestrale, irruenta e incontenibile. Seguendo le suggestioni della poetessa, sono stati invitati cinque artisti - Adrianna Glaviano, Carlo e Fabio Ingrassia, Paula Karoline Kamps, John Kleckner e Ignazio Mortellaro - scelti per la loro particolare sensibilità alle tematiche legate alla natura e al paesaggio, ad “attraversare” la Sicilia, visitando i sei territori dell’azienda vinicola Planeta, durante il periodo della vendemmia 2014. Il percorso è iniziato dalla cima più alta dell’isola l’Etna, scendendo verso i luoghi che sono stati meta privilegiata da scrittori e artisti per la relazione magica tra i segni del passato e la presenza della natura. Come i viaggiatori del passato venivano in Sicilia attratti dalla ricerca della corrispondenza tra mito e realtà, così oggi gli artisti, stimolati dalla conoscenza dei luoghi dove la famiglia Planeta è impegnata nella coltivazione dei terreni e nella produzione di vino, hanno fatto l’esperienza di un viaggio a contatto esclusivo con tradizione, memoria e natura, dal quale sono derivate le opere in mostra. L’ultima tappa ideale del viaggio è presentata da Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, negli spazi della Cappella dell’Incoronazione, esempio significativo di architettura arabo-normanna a Palermo, dove convivono secolari stratificazioni storicoartistiche, oggi anche attraverso l’arte contemporanea.
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di VALENTINA BRUSCHI
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Castello Ursino, Catania)
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PREFACE
PREFACE
The title of the sixth edition of Planeta’s project for Art and Territory Viaggio in Sicilia is based on the fragment of a poem by the American author Emily Dickinson. Although she had never been to Sicily, she still perceived the island’s intrigue, and considered it to be a place so exotic and so far away from America that it was like a country for free spirits and a land of creativity. She read about this intrigue in the stories of many of those who undertook the legendary eighteenth/nineteenthcentury Grand Tour: the Mediterranean with its landscapes combined with savage nature and ancient ruins lit by strong contrasts of light and with its citrus groves and vineyards overlooking the deep blue waters. Italy is the land of volcanoes, which Emily Dickson mentions in some of her poems, as metaphors for a creative and ancestral, chaotic, violent and uncontainable power. It was with this poet’s ideas in mind that five artists - Adrianna Glaviano, Carlo and Fabio Ingrassia, Paula Karoline Kamps, John Kleckner and Ignazio Mortellaro - were selected for their particular sensitivity to the themes linked to nature and the landscape. The group “crossed” Sicily visiting the six territories of the Planeta wine company during the 2014 harvest. The path began from the highest peak on the island, Mount Etna, and climbed down towards the places that were the sites that writers and artists preferred for their magical relations between the signs of the past and the presence of nature. Akin to the way the travellers of the past would come to Sicily drawn by the quest for the correspondence between myth and reality, today these artists, stimulated by their knowledge of the places where the Planeta family makes every effort to work the lands and produce wine, experienced a journey that was exclusively in contact with tradition, memory and nature. The works exhibited are based on this experience. The ideal destination of this journey is presented by Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia in the setting of the Cappella dell’Incoronazione in Palermo, an exceptional example of Arab-Norman architecture and of the artistic and historic stratifications that have affected Sicily also, today, through contemporary art.
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by VALENTINA BRUSCHI
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph
7 Pa gine se guenti Follo wing pa ges IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph
INTRODUZIONE
INTRODUZIONE
La salvaguardia del territorio e la sua storia, proiettata all’innovazione e alla contaminazione tra tradizione e contemporaneità sono il principio che anima l’attività dell’Azienda Planeta. Tutto ciò ben si lega alla funzione del Museo Riso, che tende a ritrovare la matrice millenaria della nostra cultura, presente nella produzione artistica siciliana. Tali stratificazioni traspaiono dall’opera dei nostri artisti, che ne traggono linfa vitale, che si traduce in un messaggio poliedrico che arriva al visitatore attraverso l’utilizzo di svariate tecniche artistiche. Queste ben si prestano a fornire una testimonianza in un luogo intriso di differenti culture, come la Cappella di Santa Maria dell’Incoronata. Nota come Cappella dell’Incoronazione, essa fu edificata nel 1130 nel sito dove si trovava la vecchia moschea aghlabita (IX sec.) e, precedentemente, la chiesa bizantina. La scelta della Cappella, spazio creativo del Museo, che rientra nell’Itinerario Arabo Normanno - unica candidatura dell’Italia al riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’UNESCO per il 2015 - si allinea con il progetto della Rete del Contemporaneo. Promosso dal Mibact e coordinato dal Riso per la Sicilia, il progetto promuove l’arte contemporanea nell’isola creando luoghi di visita nel territorio che diviene spazio museale - museo che dilata i suoi confini - in modo che le iniziative possano avere maggiore visibilità se inglobate in un sistema. La Rete integra i luoghi del contemporaneo, così come il Riso presenta la mostra, Viaggio in Sicilia, nella Cappella dell’Incoronazione, in concomitanza alla mostra a Palazzo Riso I Cretti, che celebra il centenario della nascita di Alberto Burri; la residenza nella cantina di Planeta a Sambuca di Sicilia si collega al territorio siciliano esaltandone l’aspetto naturalistico e paesaggistico, vicina alla grande opera di Land art che è il Grande Cretto di Burri, a Gibellina. Siamo fermamente convinti che soltanto attraverso la Rete si può valorizzare il Patrimonio della nostra terra e renderlo fruibile attraverso la costruzioni di itinerari integrati.
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di VALERIA PATRIZIA LI VIGNI
ADRIANNA GLAVIANO, 2015 fotog rafia photog raph (Ca ppella dell’Incoronazione)
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INTRODUCTION
INTRODUCTION
The safeguarding of the territory and its history, aimed at innovation and blending between tradition and contemporaneity, is the principle on which the activity of Planeta is based. This combines with the function of the Riso Museum, which tends to rediscover the centuries-old source of our culture, also present in Sicily’s artistic production. Such stratifications can be seen in the works of our artists, who draw vital lymph from it, translating this into a multifaceted message that comes to the visitor through the use of various techniques that testimony of a place steeped in different cultures. One such place is the Cappella di Santa Maria dell’Incoronata. Known as the Cappella dell’Incoronazione, it was built in 1130 on the site where an Aghlabid mosque (9th century) and before that a Byzantine church once stood. The choice of the Chapel as the creative space of the Museum, which is located along the Arab Norman Itinerary, and is Italy’s only candidate in 2015 for the UNESCO World Heritage Programme - is associated with the project known as the Rete del Contemporaneo (Network of the Contemporary). Promoted by Mibact (Ministery of Culture) and coordinated by Riso for the Sicilian region, the project promotes contemporary art by creating places that can be visited in our territory, which thus become a museum space - a museum that goes beyond its borders. Thanks to this project these events are more visible as part of a system. This Rete, integrates the sites of contemporary art, just as the Riso museum presents the exhibition Viaggio in Sicilia in the Cappella dell’Incoronazione, in association with the exhibition held at Palazzo Riso entitled I Cretti, celebrating the centennial of the birth of Alberto Burri. Moreover, the residency in the Planeta winery in Sambuca di Sicilia is linked to the Sicilian territory, exalting the natural and landscape features, close to Burri’s Grande Cretto, an example of Land Art, in Gibellina. We firmly believe that only the Rete can validate our heritage, making it accessible through the creation of a system of integrated itineraries.
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by VALERIA PATRIZIA LI VIGNI
ADRIANNA GLAVIANO, 2015 fotog rafia photog raph (Cattedrale, Paler mo)
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PLANETA PER L’ARTE E IL TERRITORIO
PLANETA PER L’A RTE E IL TERRITORIO
Viaggiare è utile, fa lavorare la fantasia. Tutto il resto è delusione e fatica. Questo nostro viaggio è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie città e cose, tutto è inventato. È un romanzo, dunque, null’altro che una storia fittizia. Lo dice Littré che non si sbaglia mai. E poi tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi. È dall’altro lato della vita. Louis-Ferdinand Cèline Viaggio al termine della notte, 1932
Se esiste qualcosa davanti alla quale ognuno di noi reagisce a suo modo, questo è il viaggio. La predisposizione d’animo del viaggiatore catalizza i luoghi, i percorsi, gli incontri che sono parte del viaggio. Può trasformare la routine in meravigliosa scoperta, come al contrario banalizzare qualsiasi meraviglia. Certamente rende ciascun viaggio diverso qualsiasi altro. Anche quest’anno abbiamo intrapreso il nostro Viaggio in Sicilia; e abbiamo innescato una reazione irripetibile tra i partecipanti al Viaggio - un gruppo di artisti particolarmente giovani - e i luoghi, i percorsi, i personaggi via via incontrati. Questa reazione irripetibile alla quale abbiamo assistito, da spettatori partecipi, darà i suoi frutti: nelle diverse espressioni artistiche dei protagonisti; e nel loro animo, che siamo certi il Viaggio abbia in qualche modo mutato. Per noi avere dei compagni di viaggio d’eccezione è stata ancora una volta una scoperta, un approfondimento, un’occasione unica. Adrianna, Carlo, Fabio, Ignazio, John, Paula, Tiziana, insieme alle due muse del Viaggio - Valentina e Patricia - hanno trasfuso la loro sensibilità e ci hanno arricchito. Ci hanno cambiato. E in questo mutare la predisposizione dell’animo, nel mutare la prospettiva con la quale osservare i percorsi, i luoghi e le persone risiede l’essenza stessa del Viaggio in Sicilia, la ragione che ci spinge ogni anno a intraprendere un nuovo viaggio. Et puis d’abord tout le monde peut en faire autant. Il suffit de fermer les yeux. C’est de l’autre côté de la vie.
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di VITO PLANETA
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Ca po Milazzo) IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph (Sciaranuova, Etna)
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PLANETA FOR ART AND TERRITORY
PLANETA F OR A RT A ND TERRITORY
Voyager, c’est bien utile, ça fait travailler l’imagination. Tout le reste n’est que déceptions et fatigues. Notre voyage à nous est entièrement imaginaire. Voilà sa force. Il va de la vie à la mort. Hommes, bêtes, villes et choses, tout est imaginé. C’est un roman, rien qu’une histoire active. Littré le dit, qui ne se trompe jamais. Et puis d’abord tout le monde peut en faire autant. Il suffit de fermer les yeux. C’est de l’autre côté de la vie. Louis-Ferdinand Cèline Voyage au bout de la nuit, 1932
If there’s something that each one of us reacts to in his or her own way it’s travelling. The inclination of the traveller’s spirit catalyzes the sites, trails, and encounters that are part of the trip. It can transform routine into a marvellous discovery, but it can also make any wonder seem banal. Of course it makes each trip different from the next. Once again, this year we have undertaken our Viaggio in Sicilia. And we have triggered an unrepeatable reaction between the participants in this Viaggio a group of young artists - and the sites, trails, and people they met along the way. This reaction that we were able to witness, as participating spectators, will come to fruition in the different artistic expressions of the protagonists; in their spirits, which we are certain this Viaggio has somehow changed. For us, having such exceptional travel companions has once again been a discovery and a unique opportunity for further enhancement. Adrianna, Carlo, Fabio, Ignazio, John, Paula, Tiziana, along with the two Muses of Travel - Valentina and Patricia - have expressed all their sensitivity and enriched us. They have changed us. And it is in this change in the inclination of the spirit, in the perspective with which to observe the paths, places and people, that the essence itself of the Viaggio in Sicilia lies, the reason that encourages us each year to undertake another journey. Et puis d’abord tout le monde peut en faire autant. Il suffit de fermer les yeux. C’est de l’autre côté de la vie.
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by VITO PLANETA
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Castello, Milazzo) ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph
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VOCABOLARIO DI VIAGGIO
vocabolario di viaggio di TIZIANA LO PORTO
Quando ti muovi via dalla Sicilia fatichi sempre a trovare il centro, e certe volte nemmeno lo trovi, vivi decentrato, come precipitato in mare, costantemente in nuoto verso una terra che è scomparsa e a te non resta che continuare a nuotare. Credo sia sempre così per chi nasce o cresce su un’isola, e poi per una ragione o l’altra va via. Con il tempo ti abitui alla separazione dall’isola, come gli uccelli che una volta mollato il nido trovano la stabilità in volo, decentrati ma stabili, presenti a se stessi. Con il tempo impari a volare, e a nuotare. Questa è la prima cosa che mi viene da dire della Sicilia dopo esserci tornata in viaggio a visitare posti sconosciuti e bellissimi. Il viaggio è avvenuto tra il 4 e il 12 settembre del 2014, era il sesto organizzato dalle cantine Planeta che da dieci anni organizzano una residenza collettiva itinerante che porta artisti e scrittori in giro per la Sicilia a visitare le sei tenute dell’azienda e i paesaggi circostanti. A curare questa sesta edizione è Valentina Bruschi, che ha scelto come meravigliosi artisti Adrianna Glaviano, Carlo e Fabio Ingrassia, Paula Karoline Kamps, John Kleckner, Ignazio Mortellaro. Insieme abbiamo viaggiato, guardato e ascoltato, per poi raccontare il viaggio ognuno con il proprio linguaggio, che per me è la scrittura, per loro è pittura, scultura, fotografia, installazione, video. Nei mesi successivi abbiamo lavorato separatamente per poi ritrovare il viaggio nelle nostre opere e scritti, raccolti in una mostra che è la nostra visione trasformata, dilatata, estatica, autoriale dei nove giorni passati in Sicilia. Un’isola in miniatura racchiusa nei nostri lavori, come guardata in volo, o nuotando, alla distanza che permette di avere un punto di vista sentimentale e creativo. Decentrati ma stabili, presenti a noi stessi.
Scrivendo del viaggio ho cercato nel vocabolario il significato di alcune cose che davo per scontate, che avevo sempre sotto gli occhi, e di cui ogni tanto perdo percezione e senso. Cose come la luce, lo spazio, gli alberi. Cose che certe volte per capirle hai bisogno di viaggiare. Dice il vocabolario che il viaggio è trasferirsi da luogo a luogo, per lo più distanti l’uno dall’altro, con un mezzo di trasporto. Poi dice anche che è una parola che puoi usare in senso figurato per compiere con la mente spostamenti immaginari nello spazio e nel tempo. Così.
nota: nel testo che segue tutte le voci citate sono prese da Il vocabolario della lingua italiana Treccani.
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T R AV E L VO C A BU L A RY
travel vocabulary by TIZIANA LO PORTO
When you move from Sicily you always struggle to find the centre, and at times you don’t even find it, you live decentralized, as if plunging into the sea, constantly swimming towards a land that has disappeared, so that all you can do is keep on swimming. I always believe it’s like that for anyone who is born or grows up on an island, and then for one reason or another, goes away. In time, you get used to the separation from the island, like birds that, once they have quit their nest, find stability in flight, decentralized but stable, self-present. In time you learn to fly, and to swim. This is the first thing that I feel like saying about Sicily after returning there on a trip to visit unknown as well as beautiful sites.
The journey took place between September 4 and 12, 2014; it was the sixth organized by the Planeta family, who for the last ten years have been offering a collective nomadic residency that takes artists and writers around Sicily to visit the six estates of the company and the surrounding countryside. The person who curated this edition is Valentina Bruschi, who chose wonderful artists: Adrianna Glaviano, Carlo and Fabio Ingrassia, Paula Karoline Kamps, John Kleckner, Ignazio Mortellaro. Together we travelled, looked and listened, to then tell of our individual journey using our own language, which for me is writing, while for them it is painting, sculpture, photography, installations, videos. In the following months we worked separately to then rediscover the journey in our works and in our writings, collected in an exhibition that is our vision transformed, dilated, ecstatic, authorial of the nine days spent in Sicily. A miniature island enclosed in our works, as if looked at in flight, or while swimming, at a distance that allows for a sentimental and creative point of view. Decentralized yet stable, self-present. Writing about the journey I looked up the meaning of some things that I took for granted in the dictionary, things I had always had right there under my nose, and whose perception and meaning I lose every now and then. Things like light, space, trees. Things that sometimes, to be able to understand them, you need to travel. The dictionary says that travelling means moving from one place to another, generally far from each other, using a means of transport. Then it also says that it’s a word you can use in a figurative sense to accomplish imaginary movements in space and time just by using your mind. Just like that.
note: all entries mentioned are taken from Il vocabolario della lingua italiana Treccani
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vocabolario di viaggio di TIZIANA LO PORTO
1. Con valore assol., il luogo indefinito e illimitato in cui si pensano contenute tutte le cose materiali, le quali, in quanto hanno un’estensione, ne occupano una parte, e vi assumono una posizione, definita mediante le proprietà relazionali di carattere qualitativo (sempre relative a una certa scala) di vicinanza, lontananza, di grandezza, piccolezza, rese quantitative, già nell’antichità classica, dalla geometria, in quanto scienza dei rapporti e delle misure spaziali fondata su una definizione rigorosa dello spazio come estensione tridimensionale; più modernamente, lo spazio è anche considerato come intuizione soggettiva elaborata mediante gli organi di senso (spec. la vista) o è concepito (per es. nella prossemica) come modalità secondo la quale l’individuo, nel suo comportamento sociale, rappresenta e organizza la realtà in cui vive.
1. With absolute value, the indefinite and unlimited place which is believed to contain all things material, which, because they have an extension, occupy a part of it, and assume a position therein, defined by way of the relational properties of a qualitative nature (always relative to a certain scale), of closeness, distance, largeness, smallness, quantified in Classical Antiquity by geometry, the science of the relationships and measurements in space based on a rigorous definition of space as three-dimensional extension; in more modern terms, space is also considered to be a subjective insight elaborated by the organs of the senses (especially sight), or conceived (for example, in proxemics) as the modality according to which individuals, in their social behavior, represent and organize the reality they inhabit.
La prima cosa con cui confrontarsi in una residenza nomade è lo spazio. Lo spazio stabile della residenza, e quello mutevole dell’essere nomadi. Risediamo muovendoci per la Sicilia. E quello che è apparentemente stabile - i vigneti, le cantine, il sole sopra di noi, la notte quando arriva, il cielo sempre, il paesaggio - è in movimento. Scrivendo provo a cercare la stabilità nelle parole, definendo quello che ci circonda. Costruisco insieme al viaggio un piccolo vocabolario che dia significato ad alcuni concetti elementari e allo spazio che abbiamo intorno. Questo vocabolario di parole elementari, questo spazio presente, il nostro qui e ora.
The first thing one must come to terms with in a nomadic residency is the space. The stable space of the residency, and the changing space that has to do with being nomadic. We reside as we travel through Sicily. And what appears to be stable - the vineyards, cellars, the sun above us, the night when it falls, the sky at all times, the landscape - is in motion. As I write I try to seek stability in words, to define everything that surrounds me. As I journey forth I try to assemble a small glossary that will provide meaning to some of the basic concepts and to the space around us. This glossary of elementary words, this ever-present space, our here and now.
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space [from the Latin spatium]
spazio s. m. [dal lat. spatium]
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Macalube, Ara gona)
travel vocabulary by TIZIANA LO PORTO
a. Veduta, panorama; parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto determinato: un p. pittoresco, incantevole, ridente, melanconico; p. campestre, montuoso, marino; p. invernale; ammirare il p.; dalla finestra si vede un bellissimo paesaggio. Con riferimento a panorami caratteristici per le loro bellezze naturali, o a località di particolare interesse storico e artistico, ma anche, più in generale, a tutto il complesso dei beni naturali che sono parte fondamentale dell’ambiente ecologico da difendere e conservare (v. ambiente): difesa, tutela del p.; associazioni per la protezione del p.; nella tecnica stradale, p. laterale, l’aspetto con cui si presentano, agli occhi di chi percorre una strada, le zone che la fiancheggiano.
a.View, panorama; part of a territory that can be embraced with the gaze from a specific point: a picturesque, enchanting, smiling, melancholy l.; a country, mountain, marine l.; a wintry l.; admire the l.; from the window one can see a lovely l. With reference to panoramas that are characteristic for their natural beauties, or to places of particular historic and artistic interest but also, in general, to the whole of the natural heritage that is an essential part of the natural environment to be defended and preserved (see environment): defense, conservation of the l.; associations for the protection of the l.; while on the road one may refer to the view to either side as of the landscape. b. Painting, drawing, photograph whose subject is a landscape: a Flemish l.; an Impressionist l; a l. painter.
b. Pittura, disegno, fotografia che ha per soggetto un paesaggio: un p. fiammingo; un p. impressionista; un pittore di paesaggi. Il paesaggio più bello lo vediamo il quarto giorno di residenza nomade. Visitiamo prima Palma di Montechiaro, poi Aragona. E a pochi kilometri da Aragona andiamo a visitare una riserva naturale lì vicino. È la Sicilia ma sembra di stare nei deserti da qualche parte a sud dell’America. Oppure sulla Luna. Il paesaggio è grigio d’argilla e costellato di piccoli crateri. Se allunghi lo sguardo un po’ più in là la campagna ricomincia, gialla di grano e verde di prati. In primavera ci sono le orchidee.
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We saw the most beautiful landscape of all on the fourth day of our nomadic residence. First, we visited Palma di Montechiaro, then Aragona. And a few kilometres away from Aragona we went to visit a wildlife reserve close by. Although we knew we were in Sicily, it felt as though we were in the desert somewhere in the south of America. Or on the Moon. The landscape was grey, filled with clay, and studded with small craters. If you look straight ahead you can see the countryside again, yellow with wheat and green with meadows. Orchids grow in Spring.
landscape (n.) [Old English landscipe]
paeṡàggio s. m. [der. di paese]
IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph (Etna)
vocabolario di viaggio di TIZIANA LO PORTO
a. Prodotto derivato dalla fermentazione alcolica, completa o parziale, del mosto di uve fresche o lievemente appassite, in presenza o in assenza delle parti solide, il cui titolo alcolico, secondo la regolamentazione vigente, non deve essere inferiore all’8,5% in volume (ad eccezione di alcune zone nelle quali è consentito, per diversità climatologiche e ambientali, un tenore non inferiore al 7%), composto in massima parte di acqua (70-80%), di alcole etilico (718% in vol.), di glicerina (5-12 g/l), di acidi organici fissi, tartarico, malico, citrico, già presenti nel mosto, e succinico e lattico che si formano durante il processo fermentativo (5-10 g/l), di acidi organici volatili, acetico, formico ecc. (0,2-0,6 g/l), di zuccheri riducenti (2-3 g/l nei vini secchi), di sostanze polifenoliche, coloranti e tanniche (0,2-3 g/l), di estratto secco senza zuccheri (15-30 g/l), mentre il complesso dei componenti minerali, chiamato ceneri (1-3 g/l), è rappresentato dal potassio, magnesio, calcio, sodio, ferro, rame, silicio, ecc. C’è questa cosa che capisci solo se bevi il vino nel paesaggio in cui il vino viene fatto, se viaggi fino alle cantine dove quel vino viene fatto, se apri gli occhi e guardi, se apri gli occhi e ascolti. E questa cosa è che il vino è fatto di paesaggio. Proprio come un’opera di Land Art o una casa costruita solo con materiali naturali o un castello di sabbia sulla spiaggia. Come una cartolina sbagliata, di quelle che per chissà quale ragione raccontano il paesaggio circostante e non il monumento al centro. Come una foto di Luigi Ghirri. Dentro un bicchiere di vino c’è il paesaggio, che è fatto di uva e di vigneti, e di terra e di luce, e di cielo, un sacco di cielo, che ogni tanto risplende e qualche volta piove. Per fortuna.
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a. Product deriving from alcoholic fermentation, complete or partial, of the must of fresh or slightly shrivelled grapes, in the presence or absence of solid parts, whose alcoholic content, in accordance with the applicable rules, must not be lower than 8.5% in volume (exception for some zones where a content no less than 7% is allowed, owing to meteorological and environmental diversities), mostly consisting of water (7080%), ethyl alcohol (7-18% in vol.), glycerine (5-12 g/l), fixed, tartaric, malic, citric organic acids, already present in the must, and succinic and lactic organic acids that are formed during the fermentation process (5-10 g/l), volatile organic acids, acetic, formic etc. (0.2-0.6 g/l), of reducing sugars (2-3 g/l in dry wines), of polyphenol compounds, colourings and tannics (0.2-3 g/l), of dry extract without sugars (15-30 g/l), while the mineral component complex, called ashes (1-3 g/l), is represented by potassium, magnesium, calcium, sodium, iron, copper, silicon, etc. There’s this thing that you can only understand if you drink wine in the landscape where the wine is made, if you travel all the way to the cellars where that wine is made, if you open your eyes and look, if you open your eyes and listen. And this thing is that the wine is made of the landscape. Just like a work of Land Art or a house built only with natural materials or a sand castle on the beach. Like a mistaken postcard, of the kind that, who knows why, tells of the surrounding landscape and not of the monument at the centre. Like a photo by Luigi Ghirri. Inside a glass of wine there’s the landscape, which consists of grapes and vineyards, of land and light, of sky, a lot of sky, which every now and again shines and at times rains. Luckily.
wine [Lat. vīnum]
vino s. m. [dal lat. vīnum]
IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph
travel vocabulary by TIZIANA LO PORTO
a. In geologia, profonda apertura naturale della crosta terrestre attraverso cui, in seguito a risalita di magmi dagli strati sottostanti, più o meno profondi, fuoriescono alla superficie materiali fluidi o solidi a temperatura variamente alta (gas, lava, ceneri, lapilli); il nome viene normalmente attribuito al più o meno complesso e imponente edificio vulcanico che si forma attorno alla suddetta apertura in seguito all’accumulazione e solidificazione dei materiali fuoriusciti, mentre gli elementi essenziali del vulcano sono il condotto o camino vulcanico, che pone in comunicazione la sede del magma (bacino magmatico o focolare vulcanico) con l’esterno, e il cratere o bocca che ne rappresenta l’orifizio. Il nostro vulcano è l’Etna. Alle pendici ci sono i vigneti di Montelaguardia e Sciaranuova e la cantina Feudo di Mezzo. Il suolo è vulcanico, fatto di lava e cenere. Scrive Emily Dickinson poetando: “I vulcani sono in Sicilia/E in Sud America/Mi dice la mia Geografia/ Vulcani qui vicino/Un gradino di lava alla volta/Salgo di buon grado/ Un cratere posso contemplare/Vesuvio a domicilio”. Il libro di Emily Dickinson dove ci sono i vulcani è un piccolo libro formato cartolina. Si chiama Un vulcano silenzioso, la vita. Uno dei libri della nostra biblioteca nomade fatta dei libri che ognuno s’è portato dietro e sulla cui copertina lo sguardo altrui incuriosito ogni tanto inciampa. originale della poesia Volcanoes be in Sicily /And South America /I judge from my Geography /Volcanoes nearer here/ A Lava step at any time /Am I inclined to climb /A Crater I may contemplate /Vesuvius at Home
a. In geology, a deep natural rupture in the crust of the earth. When the magma from the layers below rises up, hot fluid or solid materials (gas, lava, ash, cinders) escape; the term is normally attributed to the more or less complex and imposing volcanic structure that is formed around the above-mentioned rupture following the accumulation and solidification of the materials that then burst through the rupture, while the essential elements of the volcano are the conduit or volcanic pipe, which connects the site of the magma (magmatic basin) with the exterior, and the crater, or mouth, which represents the orifice.
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Our volcano is Mount Etna. On its slopes are the vineyards of Montelaguardia and Sciaranuova and the wine cellar Feudo di Mezzo. The ground is volcanic, consisting of lava and ashes. Emily Dickinson wrote a poem that says: “Volcanoes be in Sicily /And South America /I judge from my Geography /Volcanoes nearer here/ A Lava step at any time /Am I inclined to climb /A Crater I may contemplate /Vesuvius at Home”. The book by Emily Dickinson describing volcanoes is a small one the size of a postcard. The title of the book is A Still Volcano, Life. It is one of the books in our nomadic collection, books that each one of us has brought along, and whose cover the inquisitive gazes of our companions stumble upon every now and again.
volcano [from the Latin Vulcanus]
vulcano s. m. [dal lat. Vulcanus]
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph
vocabolario di viaggio di TIZIANA LO PORTO
a. Pianta perenne legnosa, con fusto colonnare, cioè più o meno cilindrico (chiamato tronco o, se porta solo foglie come nelle palme, stipite), che verso l’alto si espande con rami legnosi di varia forma e disposizione, costituenti con le foglie la cosiddetta chioma; gli alberi si distinguono da altre piante, come gli arbusti e le erbe, soprattutto per la statura (e quindi per la maggiore distanza tra le radici e le foglie), potendo raggiungere in alcune specie, come le sequoie, gli eucalipti, i baobab, dimensioni notevolissime (nelle sequoie, fino a 1oo m di altezza e 12 m di diametro): alberi da frutto, da legno, da ombra; alberi d’alto, di basso fusto; a. nani, di piccolissima statura, come i bonsai (v.), o modificati per nanismo; un filare d’alberi; mettersi all’ombra d’un a. Alberi costellano le nostre giornate. In viaggio tra Noto e Modica troviamo un uliveto centenario. Ci fermiamo e andiamo a guardare gli alberi prima che sia tutto buio. Gli ulivi hanno forme stranissime, in uno ti ci puoi pure nascondere dentro e scomparire, una piccola casa segreta, arrampicata come le case di Modica che vedremo tra poco, costruita in verticale con le sue chiese spettacolari e lucine minuscole. A Modica andiamo su in cima fino alle porte della chiesa madre grandissima e poi ridiscendiamo fino a una chiesa rupestre piccolissima. La bellezza in scala. Tornando a casa di notte incontriamo i fuochi d’artificio, minuscoli a distanza, ad accendere il cielo, a costellare la notte.
a. Perennial woody plant, with columnar stem, which is more or less cylindrical (called trunk or, if it only bears leaves as in palm trees, stipe), and expands upwards with woody branches of various shapes and arrangements, constituting together with the leaves the so-called crown; trees are distinguished from other plants, like bushes and grasses, above all for their stature (and, therefore, for the greater distance between the roots and the leaves), capable of reaching in some species, such as the sequoia, the eucalyptus, the baobab, very large sizes (for sequoias, up to 100 m in height and 12 m in diameter): fruit trees, firewood trees, trees that provide shade; tall, short trees; dwarf trees, of very small stature, such as bonsai, or else modified for dwarfism; a row of trees; to sit in the shade of a tree.
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Trees fill our days. On our trip between Noto and Modica we come across a centuries-old olive tree grove. We stop and go see the trees before it gets too dark. The olive trees have very strange shapes. Inside one of them you can even hide and disappear, a small secret house, clambering up like the houses of Modica that we shall soon see, built vertically with its spectacular churches and tiny lights. We climb up to the top of Modica as far as the doors of the mother church dedicated to Our Lady, and then we climb back down to the very small rupestrian church. Beauty in scale. Going home at night we come across fireworks, tiny in the distance, that light up the sky, filling the night with stars.
tree (n.) [latin arbor -ŏris]
àlbero2 s. m. [lat. arbor -ŏris]
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Buonivini, Noto)
travel vocabulary by TIZIANA LO PORTO
a. Complesso di fogli della stessa misura, stampati o manoscritti, e cuciti insieme così da formare un volume, fornito di copertina o rilegato.
a. A group of sheets of the same size, printed or manuscript, and sewn together to form a volume, either with a cover or bound.
Annoto sul quaderno i libri che incontro nel nostro viaggio nomade, i libri che abbiamo scelto perché viaggiassero con noi, quelli che leggiamo la sera stanchi prima di dormire, quelli che anche se non abbiamo il tempo di leggerli sono lì vicino nel regno delle possibilità, oppure ci guardano, quelli che guardiamo noi, quelli che sbirciamo le copertine mentre l’altro legge perché a domandare s’interrompe e sarebbe un po’ come spegnere la luce.
During our nomadic journey I jot down the titles of the books I come across in a notebook, the books we chose to travel along with us, the ones we read at night, weary, before we fall asleep, the ones that, even if we can’t find the time to read them, are close by, in the realm of possibility, or the ones that stare at us, or that we stare at, the ones whose covers we glance at while someone else is reading, because asking questions would mean interrupting, which is something like turning off the light.
Alcuni libri: una lista incompleta e in ordine sparso di quello che stiamo leggendo.
Some of the books: here is an incomplete list in random order of the books we’re reading.
Il gusto del segreto di Jacques Derrida Eremita a Parigi di Italo Calvino The Circle di Dave Eggers Moby Dick di Herman Melville Allucinazioni di Oliver Sacks Scritti di Paul Chan Un vulcano silenzioso, la vita di Emily Dickinson
A Taste for the Secret by Jacques Derrida Hermit in Paris by Italo Calvino The Circle by Dave Eggers Moby Dick by Herman Melville Hallucinations by Oliver Sacks Selected Writings by Paul Chan A Still Volcano, Life by Emily Dickinson
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book [from the Latin liber -bri]
libro s. m. [dal lat. liber -bri]
IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph
vocabolario di viaggio di TIZIANA LO PORTO
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph
a. Assenza di rumori, di suoni, voci e sim., come condizione che si verifica in un ambiente o caratterizza una determinata situazione: il s. della notte; nella vecchia casa abbandonata regnava un profondo s., un s. di morte, un s. di tomba; il s. fu rotto improvvisamente da un urlo; qui c’è un gran s., si può lavorare in pace; è possibile avere un po’ di s., in questa casa?; all’orror de’ notturni Silenzj si spandea lungo ne’ campi Di falangi un tumulto (Foscolo); sovrumani Silenzi, e profondissima quïete Io nel pensier mi fingo (Leopardi); Il divino del pian s. verde (Carducci). Nella circolazione urbana, zona del s., zona di luoghi abitati, di solito in prossimità di ospedali, nella quale vige il divieto per i veicoli di fare uso di segnali acustici. Di notte quando andiamo a dormire, abbiamo con noi una sorta di preoccupazione interiore: tenere tutto a mente e dentro il corpo. Non dimenticare paesaggi camminati e visti per trasformarli domani in altro. Preoccupati come artisti, che guardano con considerazione, desiderosi di raccontare cosa hanno guardato. Silenziosi ci addormentiamo, e dentro il nostro sonno l’assenza di rumori. Il quarto giorno di residenza, a Noto, in un bar abbiamo visto un lampadario di miele. Era grandissimo, costruito come gli antichi lampadari di cristallo, solo che al posto dei cristalli c’erano fiale piene di miele. Questi i prodigi che in assenza di rumori, di suoni, di voci, ci appaiono nel sonno desiderosi di diventare altro.
a. Absence of noise, sounds, voices and the like, the condition that occurs in an ambience or one that is characterized by a specific situation: the s. of the night; a deep s. reigned over the old abandoned house, it was the s. of death, a tomb-like s; the s. was broken by shouting; in the great s. here one can work in peace; can I please have some s.? ; before the horror of nocturnal Silences an uproar spread across the field of phalanxes (Foscolo); and more-than-human Silences, and the deepest peace and quiet are fashioned in my thought (Leopardi); The divine of the green s. plain (Carducci). Concerning urban traffic, s. zones, residential areas usually close to hospitals where vehicles are not allowed to sound their horns. At night, when we go to sleep, we have a sort of inner preoccupation with us: to keep everything in the mind and in the body. To not forget the landscapes crossed and seen, so that we may transform them into something else tomorrow. Preoccupied as artists, who watch immersed in thoughtfulness, and yearn to describe what they have seen.
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Silently, we fall asleep, and inside our sleep is the absence of noise. The fourth day of our residence in Noto we saw a honey lighting fixture in a café. It was huge, built like an antique crystal chandelier, except that instead of crystals there were honey-filled phials. These are the wonders that in the absence of noise, sounds, voices, appear to us in our sleep yearning to become “autre”.
silence [Lat. silentium]
silènzio s. m. [dal lat. silentium]
Pa gina opposta Opposite IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph (Menfi)
a. Roccia sedimentaria clastica, incoerente, derivata dalla disgregazione di rocce preesistenti, costituita da minuti frammenti di minerali e rocce, scarsamente alterabili e di notevole durezza, di dimensioni variabili da 0,05 a 2 mm, abbondante sulla superficie terrestre, talora in formazioni di notevole estensione (spiagge, deserti, fondi marini), largamente utilizzata, a seconda della composizione, nella preparazione di malte e calcestruzzi, nell’industria metallurgica, come materia prima nell’industria vetraria e in quella della ceramica e infine, in alcune tradizioni culturali (indiani Navajos dell’America Settentr., Tibet, Giappone), come materia per composizioni pittoriche effimere, in genere di carattere religioso, quali per es. i mandala della tradizione induista e buddista: la s. del mare, la s. dei deserti; un’ampia spiaggia dalla s. finissima e dorata; un granello di s.; banco di sabbia (v. banco, n. 4); orologio a sabbia. b. Locuzioni fig. (in cui si alterna con rena, arena): costruire sulla s., fare cose prive di solide basi e perciò destinate a non durare; seminare nella s., fare un lavoro inutile; scrivere sulla s., di cose destinate a essere subito cancellate e dimenticate. Nel 1959 Pier Paolo Pasolini partì per un viaggio che sarebbe diventato un lungo reportage. I luoghi visitati e raccontati erano quelli di villeggiatura degli italiani, una costa trasformata in un diario di viaggio che si chiamò La lunga strada di sabbia. La costa e il diario erano pieni di paesaggi inediti. E di sabbia. Di sabbia sono certi paesaggi. Alcune volte inediti come certe spiagge della Sicilia. Il terzo giorno gli artisti vanno a nuotare. Nei giorni precedenti hanno visto Catania e il suo elefante, l’Etna, i Nebrodi, Milazzo, Capo Milazzo, il castello di Milazzo, Caravaggio a Messina. Di sabbia è la consistenza di questo viaggio, da qualche parte tra la terra e il mare. Scriveva Pasolini arrivato in Sicilia: “Più a Sud di così, è impossibile”.
a. Clastic sedimentary rock, incoherent, derived from particles of pre-existing rocks, made up of the comminuted fragments of minerals and rocks, scarcely alterable and of considerable hardness, ranging in diameter from 0.05 to 2 mm, abundant on the earth’s surface, at times in great expanses (beaches, deserts, seabeds), widely used, depending on the composition, to prepare mortar and bricks, in metallurgy, as a raw material in the glass and porcelain industries, and, lastly, in certain cultural traditions (e.g. Northern American Navajo Indians, Tibet, Japan), as a medium in ephemeral pictorial compositions, generally of a religious nature, e.g. the mandalas of Hindu and Buddhist tradition; the s. of the sea; the desert s.; a great beach of fine gold s.; a grain of s.; a s shoal. (see shoal, no. 4); sandglass. b. Fig. locutions: to plough the s., implying the exercise or employment of fruitless labour; to bury one’s head in the s., to ignore unpleasant realities; rope of s., with reference to its instability as a foundation or as a constructive material.
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In 1959 Pier Paolo Pasolini set off on a journey that was to become a long reportage. The places he visited and described were those of the Italians’ holidays, a coastline transformed into a travel diary that he called The Long Road of Sand. Both the coastline and the diary were filled with hitherto unseen landscapes. And sand. There are some landscapes made of sand. Some of these are unknown like certain shores in Sicily. On the third day the artists go swimming. On the days before, they visited Catania and its elephant, Mount Etna, the Nebrodi, Milazzo, Capo Milazzo, the Castle of Milazzo, Caravaggio in Messina. The consistency of this journey is that of sand; it is a journey poised between the land and the sea. When Pasolini arrived in Sicily he wrote: “Più a Sud di così, è impossibile” (You can venture no farther south than this).
sand [Lat. sabŭla]
sàbbia s. f. [lat. sabŭla]
travel vocabulary by TIZIANA LO PORTO
vocabolario di viaggio di TIZIANA LO PORTO
a. Ente fisico al quale è dovuta l’eccitazione nell’occhio delle sensazioni visive, cioè la possibilità, da parte dell’occhio, di vedere gli oggetti: sorgente di l., il corpo che la irradia; l. diretta, che arriva all’occhio direttamente dalla sorgente; fascio di luce, insieme di raggi luminosi che si dipartono da una sorgente; l. diffusa, riflessa, rifratta, che ha subìto diffusione o riflessione o rifrazione; le stelle brillano di l. propria, i pianeti di l. riflessa; il riverbero della l.; l. naturale o artificiale, a seconda che la sorgente luminosa sia naturale oppure costituita da un apparecchio di illuminazione artificiale (per es., lampade elettriche, la fiamma del gas, del petrolio, di una lucerna, di una candela, ecc.); l. solare o diurna o del giorno, la luce naturale per antonomasia, e che secondo le ore d’illuminazione può dirsi l. dell’alba, l. crepuscolare, l. meridiana; è naturale anche la l. della luna e la l. delle stelle. C’è una preoccupazione particolare per la luce che è propria degli artisti. È l’attrazione per qualcosa che si muove indipendentemente dalle aspettative, che si lascia governare dalla materia, marmo o sabbia che sia, dalla composizione del suolo che calpestiamo e dove crescono vigneti e ulivi, che è quasi sempre bianco, lunare, calcareo, rifrangente. In certi posti della Sicilia c’è molta più luce del solito. Si rifrange contro il terreno e fa risplendere ogni cosa. Anche noi. Ci vestiamo spesso di nero, e tutti i giorni diventiamo bianchi di polvere e di marmo e di calcare e di sabbia. Risplendenti di luce.
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a. A physical entity to which is due the excitement in the eye of visual sensations, i.e. the possibility, on the part of the eye, to see objects: source of l., the body that radiates it; direct l., which reaches the eye directly from the source; beam of l., a group of luminous rays that branch off from a source; diffused, reflected, refracted l., which has undergone diffusion or reflection or refraction; the stars shine with their own l., the planets with reflected l.; a reverberation of l.; natural or artificial l., depending on whether the source is natural, or consists of some artificial lighting system (e.g., electrical lamp, gas flame, oil lamp, l. from a lantern, candlel., etc.); solar l. or dayl. , a form of natural l. par excellence, and that, depending on the time of day, is referred to as the l. of dawn, the l. of dusk, the midday l.; moonl. and starl. are also natural. There is a special concern with the light that is characteristic of artists. It is the attraction towards something that moves regardless of expectations, that allows itself to be dominated by the material, whether marble, or sand, or others, by the composition of the ground we walk on and where vineyards and olive groves grow, which is almost always white, moonlike, chalky, refracted. In certain parts of Sicily, there’s more light than usual. It is refracted by the land and makes everything resplendent. Us as well. We often wear black, and every day we become white with dust and marble and limestone and sand. Resplendent with light.
light [from the Latin lūx lūcis]
luce s. f. [lat. lūx lūcis]
IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph
travel vocabulary by TIZIANA LO PORTO
a. La superficie piana racchiusa da una circonferenza, luogo dei punti del piano aventi distanza minore o uguale di un assegnato valore (raggio) da un determinato punto detto centro: il diametro del c.; trovare l’area o la superficie del c.; spesso, anche se impropriam., la circonferenza stessa: tracciare un c. col compasso, descrivere un mezzo cerchio. Quadratura del c., antichissimo problema di geometria, consistente nel costruire con soli riga e compasso un quadrato di area pari a quella di un cerchio di dato raggio; soltanto nel 1822 fu dimostrato (F. Lindeman) che il problema è irresolubile in tali termini elementari. Il signor Costanzino è la nostra guida a Palma di Montechiaro. La prima cosa che dice è che lui distingue i turisti dai viaggiatori. I turisti sono come i cibi confezionati che compri al supermercato, i viaggiatori sono come i pomodori che raccogli dalla pianta e mangi appena raccolti. Lui la guida la fa solo ai viaggiatori, dice. A un certo punto dice della bellezza del dormire sotto le stelle. Uscire dalla comodità di un letto e di una casa per addormentarsi sotto il cielo, nomade anche lui. Poi a svegliarti è il canto di certi uccellini che se dormissi a casa non sentiresti mai, dice. Lo dice di giorno, ed evoca le stelle che non possiamo vedere. Poi di notte le vedremo e a svegliarci la mattina sarà il canto di certi uccellini che se dormissimo a casa non sentiremmo mai. Tra qualche giorno ci saluteremo, in partenza e di ritorno. In partenza da qui e di ritorno altrove. Quadrare i cerchi è impossibile.
a.The flat surface enclosed within a circumference, the site of the points of a plane having a distance lower than or equal to an assigned value (radius) from a given point called centre: the diameter of the c.; finding the area or the surface of the c.; often, albeit inappropriately, the circumference itself: using a compass to trace a c., describing a semicircle. Squaring of the c., an ancient problem in geometry that consists of using just a ruler and a compass to construct a square whose area is equal to that of the circle of a given radius; it was proven as late as 1822 (F. Lindeman) that the problem is irresolvable in such elementary terms.
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Signor Costanzino is our guide to Palma di Montechiaro. The first thing he says is that he distinguishes tourists from travellers. Tourists are like the packaged foods you buy at the supermarket, travellers are like the tomatoes you pick straight from the plant and eat soon afterwards. He says he only works as a guide for travellers. At a certain point he speaks of the beauty of sleeping under the starry sky. Leaving the comfort of a bed and a house to fall asleep under the sky, he, too, a nomad. Then to awaken you is the song of certain birds that if you slept at home you’d never hear, he says. He says it by day, and evokes the stars that we cannot see. At night we’ll see them, and shall be awakened by the song of certain birds; if we’d slept at home we’d never have heard them. In a few days we shall say our farewells, as we set off and return. Set off from here and return elsewhere. Squaring the circles is impossible.
circle (n.) [Lat. circulus]
cérchio (ant. cérco) s. m. [lat. cĭrcŭlus]
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Catania)
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph
UNA CERTA INCLINAZIONE DI LUCE
U NA C E RTA INCLINA ZIONE DI LUCE
Il Viaggio in Sicilia si è svolto durante la vendemmia 2014, all’inizio dell’autunno, quando è più mite la luce del sole e inizia l’aratura dei campi. La poesia di Emily Dickinson che dà il nome a questo testo, e da cui è tratto anche il verso quando il paesaggio è in ascolto che dà il titolo alla mostra, parla di una luce misteriosa che rende la realtà “altra” da come verrebbe percepita. La poetessa parla di una “ferita celeste” che genera un profondo cambiamento interiore, avvertito da poeti e artisti nomadi alla ricerca d’ispirazione. In Sicilia è ancora possibile fare esperienza diretta di territori intrisi di memoria e natura, tradizioni e miti che fanno riferimento a rituali antichi, ricchi di simboli. Una cultura che custodisce i valori legati alla storia e alla terra e che oggi è finalmente tornata all’attenzione di quanti sono impegnati a restituirle centralità, attraverso il recupero e la valorizzazione di relazioni sostenibili tra Uomo e Natura. La vitivinicoltura in Sicilia, indirizzata alla difesa e tutela del paesaggio agrario, all’ecocompatibilità delle produzioni, prima ancora che alla valorizzazione delle risorse naturali, è stata una delle forze propulsive di questo progetto socio/economico/culturale. L’esperienza del Viaggio in Sicilia è stata per gli artisti un attraversare i diversi luoghi dell’isola e anche un’infiltrazione di altrove che si riflette nella capacità dell’arte di sintetizzare situazioni e restituire visioni multiple e diverse. Nella mostra, realizzata nove mesi dopo la residenza nomade - durante la quale si è creata una piccola comunità in cui le diverse anime si sono confrontate tra loro e con le realtà circostanti - gli artisti hanno trasposto nelle opere l’esperienza del viaggio. Adrianna Glaviano e Ignazio Mortellaro hanno realizzato un réportage fotografico sia in pellicola che in digitale, e servendosi anche di una vintage Polaroid Land 195, con la quale Adrianna Glaviano ha composto il Visual diary per questa pubblicazione. Nelle istantanee Adrianna Glaviano cattura quel certo fascino che la Polaroid generò nel momento della sua invenzione: un’immagine così piccola da poterla tenere in mano e portare in viaggio e osservare la meraviglia delle forme svilupparsi lentamente sulla sua
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di VALENTINA BRUSCHI
IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph
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UNA CERTA INCLINAZIONE DI LUCE
superficie, destinate nel tempo, inevitabilmente, a sbiadire. Particolari a volte trascurabili diventano significativi, e il nostro sguardo forse non li avrebbe mai colti nella loro bellezza, mentre la fotografa li esalta. Le immagini dai colori tenui diventano poetiche per l’aurea di splendore delicato che rimandano. Soggetti fragili, come nel caso dei fiori secchi, ma in grado di catalizzare luce e spazio. Paula Karoline Kamps ha realizzato dipinti di grandi dimensioni, in cui le memorie del viaggio sono trasfigurate in immagini oniriche, tra astrazione e figurazione: il pattern dei pavimenti barocchi; un corpo fluttuante illuminato da una luna multipla (che crea una distorsione visiva dei piani); un braccio maschile con tatuaggi nei quali i colori più chiari sulla pelle risultano sbiaditi dal tempo. Un colore blu intenso domina lo sfondo di due delle tele realizzate dopo il Viaggio in Sicilia, dove cielo e mare si confondono dando origine a un orizzonte continuo, come quello che circonda l’isola. Le immagini dell’artista rispondono alle regole della bidimensionalità della tela, introducono un discorso tutto interno alla pittura, giocando con i limiti di questo mezzo, così da irretire lo spettatore in un’illusione condivisa. In una delle tele è presente un meccanismo utilizzato spesso da Paula: uno spunto decorativo per realizzare un “quadro nel quadro” - in questo caso il disegno di un leopardo rappresentazione della rappresentazione. Al contrario di Paula, le opere pittoriche di John Kleckner vengono realizzate con tecniche miste e collage, proprio attraverso l’uso di forme surreali e astratte in una sovrapposizione di campiture di colore e inserti figurativi. Ricordi del viaggio sono alterati in simboli e rimescolati tra loro all’interno di composizioni bidimensionali, tra reale e artificiale, in una continua ricerca di equilibrio. Frammenti densi di pensieri, distanti dalla velocità della comunicazione di oggi, questi lavori necessitano di tempo per la loro contemplazione. Frutto di una pratica meditativa, si concretizzano in mappature topografiche delle possibilità dell’immaginario. I gemelli Carlo e Fabio Ingrassia hanno realizzato due installazioni site-specific che manifestano le linee della ricerca estetica degli artisti. La prima installazione, ideata per la navata centrale della Cappella, consiste in tre disegni, a pastello su carta, di piccole dimensioni, per i quali gli artisti hanno preso spunto dalle immagini di alcune facciate di Noto, Modica e di Gibellina, sulla scia della serie Astrazione Novecentista.
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Pa gina opposta Opposite IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph (La go Arancio, Sambuca di Sicilia)
di VALENTINA BRUSCHI
La seconda, nella sala ipostila, fa parte della serie I Limiti del Perdono (progetto Velature): attraverso la meticolosa stratificazione di innumerevoli patine di colore porpora disegnate a pastello, scaturisce il timbro più puro del pigmento in un’opera astratta. Una superficie monocroma, velata, il cui riflesso a terra diventa un’installazione di polvere e si espande oltre i limiti del disegno, avvolgendo lo spettatore in una realtà che diventa attività performativa. Lo spettatore, la cui ombra si riflette sul disegno, diventa immagine nel quadro. Accanto alla Velatura, il visitatore è invitato a interagire anche con l’opera site specific realizzata da Ignazio Mortellaro per lo scavo archeologico nel pavimento della sala ipostila: uno specchio nero adagiato sul fondo della cavità e un suono ambientale creano un simbolico oμφαλός (ombelico), luogo centrale per gli antichi greci dove le diverse modalità dell’essere si incontrano, veicolo di comunicazione tra cielo e terra, interno e esterno. Le tematiche estetiche del riflesso e dell’astrazione stabiliscono una relazione tra le opere esposte in questo spazio (tra le quali anche la fotografia di Adrianna Glaviano): così il viaggiatore/artista, come nel mito di Narciso, cerca se stesso e la sua identità nella ripetizione del viaggio, nell’incontro con l’altro e nel proprio riflesso. ‘
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A CERTAIN SLANT OF LIGHT
A C ERTA IN SLA NT OF LIGH T
Viaggio in Sicilia took place during the grape harvest of 2014, just as autumn was beginning, when the sunlight is mellow and the fields are being ploughed. Emily Dickinson’s poem, from which this text gets its title, as does the exhibition When the landscape listens, speaks of a mysterious light that makes reality different from how it is normally perceived. The poet speaks of a “heavenly hurt” that generates a profound inner change, felt by nomadic poets and artists as they seek inspiration. In Sicily, it is still possible to have a direct experience of territories steeped in memories and nature, traditions and myths, places that recall ancient rituals brimming with symbols. It is a culture that harbours values linked to history and to the land. Today it has finally been brought back to the attention of all those who are hard at work to restore its central role thanks to a return to an appreciation of a sustainable relationship between Man and Nature. Viticulture in Sicily, which is addressed to the preservation and safeguarding of the rural landscape, to the eco-compatibility of what it produces, as well as to the valorization of the natural resources, has been one of the driving forces behind this socio-economic-cultural project. For all the artists involved, the experience of Viaggio in Sicilia meant visiting different places on the island, but it also meant an infiltration of diversity, which is reflected in art’s capacity to capture situations and create multiple and diverse visions. In the exhibition, organized and held nine months after the nomadic residency - during which a small community was created where the different personalities could relate to one another and to the surrounding reality -, the artists transported the experience of their journey into their new works. Adrianna Glaviano and Ignazio Mortellaro carried out a photographic reportage both on film and digital media, for which Adrianna also used a vintage Polaroid Land 195 to create the Visual Diary for this publication. In her snapshots, Adrianna Glaviano captures the same fascination that the Polaroid camera generated at the time of its invention: an image so small that it can be held in one’s
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by VALENTINA BRUSCHI
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Museo Re gionale, Messina)
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A CERTAIN SLANT OF LIGHT
hand and carried along during a journey, an image in which to watch the forms slowly develop on its surface - an image that is inevitably destined to fade in time. Details, at times negligible, become significant, and our eyes might never have captured the beauty therein, whilst it is enhanced by the photographer. These soft-hued images become poetic due to the aura of splendour that they convey. Fragile subjects like dried flowers are capable of catalyzing light and space. Paula Karoline Kamps made large-format paintings in which the memories of the journey are transfigured into dream-like images poised between abstraction and figuration: the pattern of a Baroque floor; a floating body illuminated by multiple moons (which create a visual distortion of the planes); a man’s arm covered in tattoos in which the lighter colours on the skin seem to have faded with time. An intense blue dominates the background of two of the canvases made after Viaggio in Sicilia, where sky and sea meet as one and give rise to a continuous horizon, like the one surrounding the island. The artist’s images respond to the rules of two-dimensionality that govern the canvas, they introduce a discourse which refers to painting in general, pushing its limits so as to enmesh the spectator in a shared
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IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph (Vecchio Duomo, Milazzo)
by VALENTINA BRUSCHI
illusion. Present in one of the canvases is a mechanism that is often used by Paula: a decorative “painting within a painting” - in this case the drawing of a leopard - the representation of the representation. Unlike Paula, John Kleckner uses mixed media and collage to create his works; he uses surreal and abstract forms by overlapping areas of colour and figurative inserts. Memories of the journey are transfigured into symbols and mixed within two-dimensional compositions, between the real and the artificial, in a never-ending quest for balance. Dense fragments of thoughts, far-removed from the fast pace of today’s communication, the contemplation of these works takes time. Fruit of a meditative practice, they are consolidated in the topographical maps of the possibilities of the imaginary. The twins, Carlo and Fabio Ingrassia, created two sitespecific installations that manifest the artists’ lines of aesthetic research. The first installation, created for the central nave in the Chapel, comprises three drawings, small-format pastels on paper, inspired by the images of some of the facades in Noto, Modica and Gibellina, in line with their series entitled Astrazione Novecentista. The second installation, in the hypostyle room, is part of the series entitled I Limiti del Perdono (progetto Velature). The purer timbre of the pigment of an abstract work is triggered via the meticulous stratification of countless layers of crimson colour made in pastel. A monochrome, veiled surface, whose reflection on the ground becomes an installation of dust that expands beyond the edges of the drawing, shrouding the viewer in a reality that becomes performative activity. The viewer, whose shadow is reflected in the design, becomes an image in the painting. Near the Velatura, the visitor is invited to interact with the site-specific work made by Ignazio Mortellaro for the archeological dig in the floor of the hypostyle room. A black mirror at the bottom placed on the floor of the dig and sound create a symbolic oμφαλός (navel), considered by the Ancient Greeks to be the centre where the different levels of life meet, a means of communication between land and sky, inside and outside. The aesthetic themes of reflection and abstraction establish a relationship between the works exhibited in this space (which includes Adrianna Glaviano’s photograph). Hence, the traveller/artist, like in the myth of Narcissus, seeks himself and his own identity in the repetition of the journey, in the encounter with the “other”, and in his own reflection.
39 Pa gine se guenti Follo wing pa ges IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafie photog raphs (Etna)
ADRIANNA GLAVIANO
INT RO DUZIONE | INTRODUCTION
Seguendo le orme del padre, il celebre fotografo di origini palermitane Marco Glaviano, Adrianna si è formata nell’arte della fotografia. Lavora prevalentemente utilizzando la pellicola a colori e, dopo diverse collaborazioni con riviste di moda e design, recentemente ha rivolto il suo sguardo sia all’arte contemporanea - con servizi fotografici che ritraggono artisti e designers nei loro studi - che alla food photography, con immagini che esaltano le preparazioni e le creazioni finali di vari chef. In parallelo Adrianna porta avanti, con Dimitra Louana Marlanti, una ricerca artistica che consiste nel costruire e fotografare paesaggi immaginari, soprattutto isole. Le fotografie di Adrianna hanno la particolarità di avvolgere con uno sguardo fluido e naturale i soggetti rappresentati - sia persone che oggetti o luoghi - rifuggendo ogni effetto artificiale. Il suo è uno sguardo “puro” sul mondo, capace di catturare l’essenza delle cose ritratte, che rivela partecipazione ed empatia con tutto ciò che viene colto dal suo obiettivo, che sia un fiore secco oppure un riflesso di luce sopra una porta o l’opera di un amico artista. [V. B.]
Adrianna Glaviano grew up with the art of photography, following in the footsteps of her father, the famous photographer Marco Glaviano, born in Palermo. She works mainly with colour film but, having previously done a great deal of work with fashion and design magazines, she has recently concentrated on both contemporary art - photographing artists and designers at work in their studios - and food photography, with images dedicated to chefs while they prepare food and their final creations. Parallel to this, one of her artistic research projects involves photographing the sets she creates along with Dimitra Louana Marlanti of imaginary landscapes, islands in particular. Adrianna’s photographs have a smooth and natural outlook on the subjects represented - both interiors and exteriors, people or objects - eschewing any artificial effect. It is a “pure” outlook on the world, capturing the essence of places and things, always revealing a sense of participation and empathy with all that is captured by her lens, whether it is a dried flower or a reflection of light on a door. [V. B.]
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INTRODUZIONE | INTRODUCTION
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Cattedrale, Paler mo)
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ADRIANNA GLAVIANO
ADRIANNA GLAVIANO, 2015 fotog rafia photog raph
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INTRODUZIONE | INTRODUCTION
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph (Noto)
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ADRIANNA GLAVIANO
INTERVISTA
Valentina Bruschi Adrianna Glaviano
V. B.
A. G.
V. B. A. G.
Viaggi sempre molto. Dove vivi in questo momento? Su cosa stai lavorando? Vivo a Parigi, dallo scorso autunno, ma ho anche viaggiato molto da quando mi sono trasferita qui, così sto impiegando tempo a sistemarmi in città. Sto lavorando principalmente su diversi progetti commerciali: sono appena tornata dalla Costiera Amalfitana dove ho scattato immagini per un’agenzia di location e scouting, e tra due settimane andrò in Grecia per uno shooting fotografico commissionato da una società che si rifornisce di erbe da piccoli produttori in giro per la Grecia, quindi cucineremo utilizzando le erbe e fotograferò i piatti realizzati. Sto anche lavorando su progetti più personali e creativi che sviluppo nel corso del tempo, giocando con le mie pellicole negative e poche altre cose. Nel tuo lavoro fotografico si svolgono due ricerche diverse ma parallele: la tua collaborazione con riviste di moda e food come fotografa professionista; e una ricerca estetica personale. Penso che entrambi gli aspetti sono necessari, e si supportano a vicenda, dandosi spazio tra ogni incarico o progetto. Quando lavoro su un progetto commerciale, poi sento molta più energia per realizzare le cose che mi piace fare ed essere più creativa, e viceversa, dopo qualche tempo che lavoro sui miei progetti personali sono di nuovo entusiasta quando devo realizzare qualcosa di commerciale e ho una chiara direzione di ricerca. Mi piace anche scattare foto di ricerca anche durante un lavoro commerciale, soprattutto se si viaggia. Quali media guardi come fonte d’ispirazione? Cosa ti attira verso particolari immagini? Penso che le fonti d’ispirazione sono in costante evoluzione e saltano fuori continuamente. Sono ispirata dai luoghi che vedo con i miei occhi e, so che non è molto romantico, ma internet è così piena di cose da scoprire che ogni giorno vedo immagini da aggiungere alla mia banca d’immagini mentali. Anche se
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intervista di VALENTINA BRUSCHI
credo che non è un bene guardare troppe immagini per un fotografo, perché la mente può offuscarsi e non si riesce più a capire da dove provengono le idee, quindi cerco di prendermi alcune pause. Non sono sicura di quello che mi attira verso particolari immagini, e anche questo “qualcosa” cambia spesso. Sono tornata in alcuni posti dopo mesi o anni e scattato foto di cose completamente diverse da quelle che ho fotografato la prima volta che mi sono trovata negli stessi posti. V. B.
A. G.
V. B.
A. G.
Lavori soprattutto con la fotografia analogica e, recentemente, anche con la Polaroid. Quando usi il digitale? Mi piace usare la pellicola per diversi motivi. Amo il processo di attesa per lo sviluppo delle fotografie e il fatto che la pellicola costringe a limitare la quantità di fotografie che si possono scattare, oltre alla consistenza e la profondità che dà alle immagini. Non mi piace molto la post-produzione, e questa di solito non è necessaria con la pellicola. Le Polaroid sono divertenti e danno gratificazione immediata, ma senza una qualità digitale. Io uso il digitale quando non c’è budget per la pellicola o quando ho bisogno di scattare molte fotografie. Ultimamente ho preso in prestito una nuova fotocamera digitale Nikon da mio padre e devo ammettere che fa delle fotografie molto belle, forse le prime che abbia mai visto che sembrano quasi in pellicola, e mi ha molto impressionata. La residenza nomade VIS6 non è stata la prima volta in Sicilia, naturalmente, dato che hai origini siciliane. Quali sono state le tue prime impressioni a Catania? C’è qualcosa che ti ha influenzato particolarmente durante questo viaggio? Ho passato parecchio tempo in Sicilia da bambina con mio padre, ma per lo più a Palermo e nei dintorni. La mia prima impressione di Catania è stata quella di sentirmi immediatamente a mio agio. È il tipo di città che amo, meridionale, caotica e sul Mediterraneo e, naturalmente, il
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ADRIANNA GLAVIANO
mercato è incredibile. È difficile parlare soltanto di una o due cose che mi hanno ispirato durante il viaggio perché ci sono state così tante cose belle: vedere i dipinti di Caravaggio è stato un momento saliente, come il tramonto sulla spiaggia di Menfi con colori che non ho mai visto prima. Vedere anche le tartarughe schiudersi dalle loro uova e andare verso il mare è stato così intenso e ancora più speciale perché non l’ho fotografato. V. B. A. G
Che cosa hai intenzione di esporre in occasione della mostra VIS6? Ho in programma di esporre una grande fotografia stampata su seta, alcune Polaroid che ho scattato durante il viaggio, e forse alcune fotografie di piante essiccate, che ho raccolto in Sicilia e fotografato.
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ADRIANNA GLAVIANO, 2012 fotog rafia photog raph
intervista di VALENTINA BRUSCHI
ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph
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ADRIANNA GLAVIANO
INTERVIEW
Valentina Bruschi Adrianna Glaviano
V. B.
A. G.
V. B. A. G.
You always travel a lot. Where do you live at the moment? What are you working on? I’ve been living in Paris since last Autumn, but I have been travelling a lot since I moved so it’s taking some time to settle into the city. I am mostly working on different commercial projects. I just returned from the Amalfi coast where I was shooting sites for a location and scouting agency, and in two weeks I’ll be going to Greece to shoot for a company that sources herbs from small producers around Greece, so we will be cooking with the herbs and photographing the dishes. I’m also working on more personal and creative projects which are developing over time, playing with my film negatives and a few other things. In your photographic work you carry out two parallel but different types of research: one is linked to collaborating with magazines, both fashion and food; whereas the other is related to a personal aesthetic research. I think both aspects are necessary in order to support each other and leave space in between each assignment or project. When I work on a commercial project, afterwards I have a lot more energy to do the things I like to do, to be more creative, and vice versa. After some time of only working on my personal projects I am excited again to do something commercial and with a clear direction. I also like to take photos for personal use even while on a commercial job, especially if travelling. What types of media do you look to for inspiration? What draws you to particular images? Sources of inspiration are constantly changing. I am inspired by places I see with my own eyes and, I know it’s not very romantic, but the Internet is so full of things to discover that every day I see images to add to my mental image bank. Though I do think it’s not good to look at too many images as a
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interview by VALENTINA BRUSCHI
photographer because it may cause confusion and one doesn’t know where ideas are coming from anymore, so I try to take some breaks. I’m not sure what draws me to particular images. I have returned to some places after months or years and taken photos of completely different things than I photographed the first time. V. B. A. G.
V. B.
A. G.
You work especially with analog photography and, recently also Polaroids. When do you use digital? I like using film for many different reasons. I love the process of waiting to see the images, the texture and depth it gives and the fact that it forces one to limit the amount of photographs taken. I also dislike post production and this is usually less necessary with film. Polaroids are fun and give instant gratification but without a digital quality. I use digital when there isn’t a budget for film or when I need to take a lot of photographs. Lately, I borrowed a new Nikon digital camera from my father and I have to admit it takes very beautiful photographs, possibly the first I have ever seen that almost look like film, and I am very impressed. The VIS6 nomadic residency wasn’t your first time in Sicily of course, as you are of Sicilian origin. What were your first impressions arriving in Catania? Is there something you saw or experienced during the trip that influenced you in some way? I spent a lot of time in Sicily as a child with my father, but mostly in and around Palermo. My first impression of Catania was that I felt very comfortable there immediately. It’s very much the type of city that I love, southern, chaotic and on the Mediterranean, and of course the food market is incredible. It’s hard to mention only one or two things that inspired me during the trip because there were so many beautiful things, seeing Caravaggio’s paintings was a high point, and the sunset on the beach in Menfi created some colours I’d never seen before. Also seeing the turtles hatch from their eggs and go off into the sea
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ADRIANNA GLAVIANO
was so intense and somehow even more special because I didn’t take any photos of it. V. B. A. G.
What are you planning to exhibit for the VIS6 exhibition? I’m planning to exhibit one photograph printed on silk, some Polaroids I took during the trip, and maybe some photographs of dried plants which I collected in Sicily.
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ADRIANNA GLAVIANO, 2014 fotog rafia photog raph
VISUAL ESSAY
VISUA L ESSAY
UNA SERIE DI 7 POLAROID A COLORI A SERIES OF 7 COLOUR POLAROIDS ciascuna each 8.6 x 10.8 cm
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VISUAL ESSAY
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ADRIANNA GLAVIANO
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VISUAL ESSAY
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ADRIANNA GLAVIANO
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VISUAL ESSAY
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ADRIANNA GLAVIANO
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CARLO E FABIO INGRASSIA
INT RO DUZIONE | INTRODUCTION
La ricerca dei gemelli Carlo e Fabio Ingrassia, formulata attraverso una collaborazione artistica iniziata nel 2008, sovverte il modo tradizionale di concepire le grammatiche del colore, fino a far dissolvere la scultura nel tratto della matita, dove attraverso la saturazione e le velature del grigio, scaturisce il colore. Un atto differente di concepire il segno, dove il disegno “manca di segno”. Una pratica meticolosa e scientifica, un lavoro a quattro mani reso possibile dalla naturale predisposizione fisica (uno è mancino e l’altro destrorso, e lavorano a pastello contemporaneamente, sullo stesso supporto cartaceo, sullo stesso centimetro quadrato di superficie). Il loro “disegno scultoreo” capovolge l’approccio alla terza dimensione, facendo si che sono gli oggetti a nascere dalle ombre e non viceversa. Gli artisti portano avanti un approccio analitico al lavoro pittorico, scultoreo e installativo: un procedere lento, dove spesso la dimensione ridotta corrisponde all’aumento del coefficiente d’intensità dell’opera. [V.B.] The research conducted by the twin brothers Carlo and Fabio Ingrassia subverts the traditional way of conceiving the grammar of colour, dissolving the sign made by the pencil line where colour is derived from the saturating and veiling use of grey. This is a different way of perceiving the pastel and pencil marks, when the drawing ‘conceals the signs’. A meticulous and scientific method, a work for four hands made possible by their physical abilities (one is left-handed, the other right-handed, and they work with pastels at the same time on the same paper surface, on the same squared centimetre). Their “sculptural drawing” overturns the approach to the third dimension, so that it is the objects that emerge from the shadows and not vice versa. They pursue an analytical approach to painting, sculpture and installation: a slow procedure, where often the small size corresponds to the increase of the intensity coefficient of the work. [V.B.]
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INTRODUZIONE | INTRODUCTION
ASTRAZIONE NOVECENTISTA, 2013 pastello su carta Schoeller, legno patinato, particolare pastel on Schoeller paper, coated wood, detail 64 x 64 x 6 cm
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CARLO E FABIO INGRASSIA
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Pa gina opposta Opposite I LIMITI DEL PERDONO, 2014 pastello su carta Schoeller, pigmento in polvere pastel on Schoeller paper, pigment in powder veduta dell’installazione installation view dimensioni variabili variable dimensions Riso, Mus eo d’Arte Contemporanea della Sicilia fotog rafia di photo by Fausto Brig antino Questa pa gina T his pa ge I LIMITI DEL PERDONO, 2014 particolare detail fotog rafia di photo by Fausto Brig antino
INTRODUZIONE | INTRODUCTION
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CARLO E FABIO INGRASSIA
INTERVISTA
Valentina Bruschi Carlo e Fabio Ingrassia
V. B. C. e F. I.
Com’è organizzato il vostro studio e quali strumenti utilizzate per lavorare? Bisogna mettere l’opera a registro, l’uno nasconde l’altro dimostra, dobbiamo copiare il silenzio. L’organizzazione dell’immagine mentale va predisposta e questo riguarda soprattutto noi. Bisogna predisporsi all’opera ed è qualcosa che riguarda il fisico perché alcuni fatti sono degli atti, anche quando non si concludono, devono cominciare nell’assoluto dalla nascita. La logicità della percezione è vista da entrambi attraverso un fenomeno di collisione del vicino e del lontano, che noi chiamiamo fenomeno d’accelerazione. La percezione completa del lavoro dipinto può avvenire con l’aiuto di strumenti: matite a pasta dura e pasta morbida, ossidi in polvere, cilindri, lenti e lentini aplanatici di diverso campo d’ingrandimento, tubi di vetro, pietre d’agata, lame-bisturi di diverse misure, taglio in fogli di alluminio e pulviscolo atmosferico che si depositano sul lavoro dai 15 ai 25 giorni, in modo che la carta e il colore abbiano i loro tempi di assorbenza. Bisogna che il disegno riposi. Potreste delineare il vostro percorso creativo? Parlare di pittura non è facile perché l’intuizione è una, ma il risultato è un altro. La volontà dipende da noi, il desiderio no. I sentimenti della paura, dell’ira e delle forme sono uguali per tutti, quelli dell’innamoramento invece no: è un sentimento di orientamento, di natura sociale. Carlo definisce il segno, Fabio raccorda e dà un segno soffiato. I margini non si toccano, se mai si suggeriscono. Se consideriamo la domanda dal punto di vista del pensiero, ognuno sviluppa una propria poetica; mentre dal punto di vista tecnico, il lavoro è sviluppato da entrambi. Maggiori le divergenze nel pensiero, maggiori saranno gli equilibri che si dovranno stabilire, un punto d’incontro. L’uno è la mano dritta, l’altro manovra con la mano sinistra. Tra le forme di appunti visivi osserviamo tutto ciò che ci sta attorno, ci serviamo di schizzi preparatori, riviste, scatti, a volte la forma ce la suggeriscono vecchi progetti, lavori sedimentati lasciati
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intervista di VALENTINA BRUSCHI
in disparte a prendere polvere. Nel nostro lavoro è molto presente la fatalità, ma è completamente assente la casualità. Osservazione razionale: ci si può avvicinare attraverso un tipo di contatto che nella cultura Islamica viene definito “immaginale”. V. B. C. e F. I.
Quali media guardate per cercare inspirazione e quali artisti del passato o di oggi? Abbiamo un’attenzione per la composizione e per la forma. Ci preoccupiamo quando sentiamo la parola “ispirazione” o estetica “anestetizzata”. L’opera a nostro avviso non è mai intima, ed è un falso mito parlare d’intimità dell’opera, semmai sarà estimo. È “l’estimità” dell’opera, il fatto che essa porta fuori; un immagine va “pro-gettata”. Esistono le cose che abbiamo scoperto da soli, sono anche le uniche che conosciamo. L’uomo può conservare del passato soltanto ciò che serve al suo progresso e rientra in un sistema di simpatie e affetti. L’arte è un fatto di obbedienza, è una ripetizione. La ripetizione fa andare d accordo l’individuo molto giovane e l’individuo molto vecchio. La ripetizione appaga il desiderio di autenticità. Cioè voi dovete immaginare come se l’anima chiedesse sempre le stesse storie per essere sicura che qualcosa durerà. Non solo durerà ma durerà come singolarità. L’opera è un po’ come un innamoramento è un atto di responsabilità, ci si deve impegnare per impegnarsi, cioè per dare un pegno, avviene una decostruzione e quando c’è una decostruzione qualcosa si sta muovendo, si sta cioè dislocando, disgiungendo e ciò che avviene è un evento di cui si prende atto e che si mette in atto. Bisogna prendere una decisione, trovare una strategia, anche la natura ha un piano… Tra gli artisti che più ammiriamo, possiamo citare Duchamp, De Chirico, Fabro, Kosuth e Buren, solo per indicarne alcuni, oltre alla fascinazione per le pitture rupestri e per la Bauhaus. Guardiamo anche ai contemporanei, Gianni Caravaggio e Francesco Gennari, ai fratelli Antonio e Tano Brancato. Con alcuni di questi artisti già citati siamo legati da una
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CARLO E FABIO INGRASSIA
forte amicizia e stima, di altri invece non abbiamo mai avuto l’occasione di conoscerne gli umori, ma appreziamo il loro lavoro e frequentando le loro mostre abbiamo la sensazione che sono stati e che sono per noi “degli amici di sempre”. Amiamo particolarmente leggere i saggi dei pensatori francesi e tedeschi, tra i quali Heidegger, Nietzche, Bachalard, Bataille, Cioran e Derrida. V. B.
C. e F. I.
V. B.
C. e F. I.
V. B. C. e F. I.
Lavorate soprattutto alla realizzazione di opere bidimensionali con colori pastello, ma a volte le vostre opere hanno una componente scultorea. Il nostro disegno ha desiderio del vero, vuol prendere corpo. Noi diciamo: “il disegno diventa scultura”, o “disegniamo scolpendo”. Tutti gli elementi della realtà sono stati convertiti in una medesima sostanza dalle vaste superfici, di un monocromo scintillio nessuna dove impurità è rimasta. Le superfici sono divenute riflettenti. Tutto ciò che c’era di diverso è stato convertito e assorbito, una specie di colore sfumato di un’unità trasparente senza che un solo elemento sia rimasto refrattario a tale assimilazione. Per molti la tecnica è sottovalutata ma essa non è una minaccia per l’autenticità, è la sua condizione. Se non potessimo ripetere la nostra testimonianza, non ci sarebbe nemmeno una verità. C’è un valore di testimonianza nella ripetizione. C’è possibilità di tecnicizzazione, dunque di registrazione, archiviazione e idealizzazione. Siciliani, vivete e lavorate in Sicilia, ma durante la residenza nomade VIS6 avete visto, per la prima volta, alcuni luoghi dell’isola a voi sconosciuti. C’è qualche esperienza fatta durante il viaggio di cui rimarrà traccia nei vostri lavori futuri? L’uomo che si sposta modifica le forme che lo circondano e viceversa. Non sappiamo se di questa esperienza rimarrà traccia nei lavori. Forse in futuro interiorizzeremo il tutto o forse no, colpevoli di non aver saputo afferrare. Chi cerca non trova, ma chi non cerca, viene trovato. Dicevano i popoli antichi: “c’è sempre qualcosa che ci osserva”. Cosa state preparando per la mostra? Due o tre opere nuove della serie Astrazione Novecentista, guardando le facciate di alcune abitazioni tra Modica, Noto e Gibellina, e un’installazione ambientale realizzata intorno ad un’opera color porpora della serie I Limiti del Perdono (progetto Velature).
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intervista di VALENTINA BRUSCHI
FRAMMENTI DI UNA TRILOGIA #1, 2015 pastello su carta Schoeller pastel on Schoeller paper 8,1 x 8 cm FRAMMENTI DI UNA TRILOGIA #2, 2015 pastello su carta Schoeller pastel on Schoeller paper 8,2 x 8,2 cm
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CARLO E FABIO INGRASSIA
INTERVIEW
Valentina Bruschi Carlo and Fabio Ingrassia
V. B. C. and F. I.
How is your studio organized and which instruments do you use to work? The work must be registered, one of us hides it, the other shows it, we have to copy the silence. The organization of the mental image must be prepared, and this especially concerns us. We need to be prepared for the work and this concerns our very bodies as some of the facts are actions, even when they aren’t finished. They have to begin within the absolute of birth. The rationale of perception is seen by both of us through a phenomenon of collisions between what is close by and what is far-away, which we call phenomenon of acceleration. The complete perception of the painted work can take place with the help of instruments: pencils both hard and soft, oxide powders, cylinders, lenses and aplanatic lenses with different magnifications, glass tubes, agates, blades and lancets of different sizes, slashes in aluminium sheets, and the dust that settles on the work over 15 to 25 days so that the paper and the colour have enough time for absorption. The drawing needs to rest. How would you describe your creative path? It isn’t easy to talk about painting, because insight is one thing, but the results are another. While the willpower depends on us, desire doesn’t. The sentiments of fear, anger and of the forms are the same for everyone, while falling in love isn’t. That is a sentiment of orientation, of a social nature. Carlo defines the sign, Fabio brings everything together and offers a blown sign. The margins don’t touch, but they suggest each other. If we consider the question from the point of view of thinking, each one of us develops his own ethics; while from a technical point of view, the work is developed by both. The more our thoughts diverge, the more the balances we will have to establish, to reach a point of encounter. One is the right hand, the other maneuvers with his left. Between the forms of visual notes we observe everything around us, we make use of preparatory sketches, magazines, snapshots, sometimes the shape is
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interview by VALENTINA BRUSCHI
suggested to us by old projects, works left aside to gather dust. There is an element of fate in our work, but randomness is totally absent. Rational observation: we can approach it by way of a type of contact that in the Islamic culture is described as ‘imaginal’. V. B. C. and F. I.
Which media and which artists from the past or present inspire you? We are mindful of composition and form. We become concerned when we hear the words ‘inspiration’ or ‘anaesthetizing’ aesthetics. In our opinion, the work is never intimate, it is a false myth to speak of the intimacy of the work; rather, we should speak of its appraisal. It is the ‘extimacy’ of the work, the fact that it brings to the outside; an image must be pro-jected. There are things that we discovered on our own, they are also the only ones we know. Man can preserve of the past only what is of use to his progress, and this is part of a system of liking and affection. Art has to do with obedience, it is a repetition. Repetition is what makes very young individuals get along with very old ones. Repetition appeases the desire for authenticity. In other words, you must imagine that the soul always asks the same stories to be sure that something will last. And it’s not just a question of lasting, but of lasting as something unique. The artwork is like falling in love, it is an act of responsibility, you have to be committed to it, make a pledge. A deconstruction takes place and when this occurs something moves, something is dislocated, comes apart, and what occurs is an event that you take note of and that is enforced. A decision must be made, a strategy must be found, even nature has a plan… The artists we respect the most include Duchamp, De Chirico, Fabro, Kosuth and Buren, to name just a few, besides our great interest in rupestrian paintings and the Bauhaus. We also look to the contemporary artists, Gianni Caravaggio and Francesco Gennari, to the brothers Antonio and Tano Brancato. With some of these artists we share a deep and strong friendship, as well as mutual esteem; there are other
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CARLO E FABIO INGRASSIA
artists whose mood we have never had the chance to know, but whom we admire for their work because we have been to their exhibitions we consider them to be ‘lifelong friends’. We especially love to read the essays of the French and German philosophers, such as Heidegger, Nietzche, Bachalard, Bataille, Cioran and Derrida. V. B.
C. and F. I.
V. B.
C. and F. I.
V. B. C. and F. I.
You most of all focus on the creation of twodimensional works with pastel colours, but sometimes your works have a sculptural component. Our drawing wants to come true, it wants to take on a body. We say: ‘drawing becomes sculpture’ or ‘by drawing we sculpt’. All the elements of reality were converted into the same substance by the vast surfaces, of each monochrome spark there is none in which the impurity lingers. The surfaces have become reflecting. Everything that was different has been converted and absorbed, a sort of sfumato colour of a transparent unity without a single element resisting this assimilation. For many, technique is underestimated, but this does not threaten authenticity, it is a condition. If we couldn’t repeat our testimony, there wouldn’t even be a truth. There is a value of testimony in repetition. There is the chance to make things technical, hence to register, archive and idealize. You are Sicilians, you live and work in Sicily, but during your nomadic VIS6 residency you saw parts of the island for the first time, ones you weren’t not familiar with. Will some trace of this journey remain in your future works? The man who moves modifies the forms that surround him and vice versa. We do not know if a trace of this experience will remain in our works. Perhaps in the future we will interiorize everything, or perhaps we won’t, guilty of not having known how to grasp things. He who seeks does not find, but he who does not seek will be found. The ancients used to say ‘there is always something that we observe’. What are you preparing for the exhibition? Two or three new works of the series called Astrazione Novecentista, after looking at some of the facades of the houses between Modica, Noto and Gibellina, and a site-specific installation made around a crimson work of the series, I Limiti del Perdono (progetto Velature).
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interview by VALENTINA BRUSCHI
RITRATTI DEI GEMELLI INGRASSIA, 2014 INGR ASSIA TWINS’ PORTRAITS, 2014 fotog rafie di photos by Ignazio Mortellaro
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PAULA KAROLINE KAMPS
INT RO DUZIONE | INTRODUCTION
Paula Karoline Kamps è stata allieva prima di Lucy Mckenzie, poi di Tomma Abts alla celebre Accademia d’Arte di Düsseldorf e, recentemente, è diventata l’assistente di Elizabeth Peyton. Il suo lavoro esplora quella che potrebbe essere chiamata “la periferia” della pittura, tra il disegno e l’acquerello, sottolineando le possibilità di leggerezza e brillantezza offerti da questi mezzi nella rappresentazione della realtà. La ricerca dell’artista si colloca in quella linea sottile tra forma e astrazione creando immagini liriche che evadono la bidimensionalità pur rimanendo sempre all’interno di essa e accettando le cosiddette “limitazioni” della pittura proprio come stimolo creativo. La sua tecnica pittorica che sottolinea la superficie piana creando una profondità illusoria porta una nuova, ariosità aperta alla superficie dipinta. Le immagini poco definite, che conservano la qualità delle apparizioni nei sogni, mischiano i ricordi con spunti presi da fotografie, ritagli di riviste, film e libri. [V. B.] Living and working in Düsseldorf, Paula Karoline Kamps was a student of the painter Lucy Mckenzie and Tomma Abts at the famous Kunstakademie Düsseldorf. Recently she has become assistant to Elizabeth Peyton. Paula’s work explores what might be called the “periphery” of painting, focusing on that particular practice between drawing and watercolour, emphasizing the possibilities of lightness and brilliance offered by these media in their representation of reality. Her research lies along that thin line between form and abstraction, creating lyrical images that evade the two-dimensionality while remaining within it and accepting the so-called “limitations” of painting as creative stimulus. Her painting technique emphasizes the surface creating an illusionary depth, bringing airiness to the painted surface. The loosely defined images, which preserve the quality of apparitions in dreams, mix memories with ideas taken from photographs, magazine clippings, films and books. [V. B.]
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Pa gina opposta Opposite REDHEAD, 2015 tecnica mista e inchiostro su tela mixed media and ink on canvas 150 x 120 cm fotog rafia di photo by Stefan Hostettler
INTRODUZIONE | INTRODUCTION
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PAULA KAROLINE KAMPS
KĂ–NIG, 2014 inchiostro e acrilico su tela ink and acr ylic on canvas 120 x 100 cm
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DURAS, 2013 inchiostro e acrilico su tela ink and acr ylic on canvas 100 x 120 cm Pa gina opposta Opposite SO POSSIBILY, 2015 tecnica mista e inchiostro su tela mixed media and ink on canvas 150 x 120 cm fotog rafia di photo by Stefan Hostettler
INTRODUZIONE | INTRODUCTION
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PAULA KAROLINE KAMPS
INTERVISTA
Valentina Bruschi Paula Karoline Kamps
V. B. P. K. K.
V. B. P. K. K.
Dove lavori? Ci puoi descrivere il tuo studio? Ho uno studio nell’appartamento dove vivo, che condivido con un collega artista. Il mio spazio di lavoro è piccolo e pieno di tavoli, perché lavoro su tele distese in orizzontale. Ampie vetrate lasciano entrare molta luce, con una splendida vista sulla piscina coperta e, dietro di essa, si intravedono le torri di una centrale elettrica in attività. Di notte, quando preferisco lavorare, le torri sono illuminate e la copertura in vetro della piscina riflette luci colorate. Le pareti dello studio sono piene di fotografie, disegni e altre immagini che mi ispirano. In questo spazio privato mi sento a mio agio e credo questa sia una delle condizioni più importanti per creare arte. Riesci a descrivere il processo artistico? Il mio processo creativo è variabile e spesso inizio dividendo la superficie della tela in campi di colore. Ho sempre in mente che tutto ciò che aggiungo porterà alla composizione finale e ai rapporti tra i diversi colori e le forme. A volte prendo spunto da altre immagini (fotografie, disegni, immagini video, ecc.), da particolari dettagli o posture del corpo. Tutte le informazioni visive che i nostri occhi inviano al cervello attraverso un processo neuronale sono, in realtà, bidimensionali. La terza dimensione si aggiunge a queste informazioni attraverso gli altri sensi, diversi dalla vista. Lavorare con le forme e con i campi di colore permette a quello che dipingo di “diventare” otticamente fisico o meno, e ciò mi affascina. Dove prendi gli spunti per la creazione delle tue immagini? Non cerco consapevolmente immagini particolari e, come disse una volta Picasso, “io non cerco, trovo”. Interpreto questo pensiero come un istinto a sapere immediatamente cosa dipingere quando un’immagine mi colpisce. Tutto ciò può sembrare banale, ma ad esempio è il modo in cui cade la luce, creando un’ombra, quello che mi attira. Anche parole o suoni possono attivare la mia immaginazione.
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intervista di VALENTINA BRUSCHI
V. B. P. K. K.
V. B.
P. K. K.
V. B.
P. K. K.
Chi sono gli artisti o scrittori che ammiri? Tutti i grandi artisti riescono a cogliere la realtà ed è difficile scegliere, tra loro, quelli che preferisco. Ammiro diversi scrittori e pensatori come l’ultimo Ludwig Wittgenstein delle Ricerche filosofiche, che esamina il rapporto tra ciò che vediamo e quello che siamo in grado di tradurre in parole. Inoltre amo Dostoevskij, Duras, Nietzsche, Sartre, Frisch, Büchner, solo per citarne alcuni. Quando ero più giovane, come tanti, ero attratta dai pittori Impressionisti. Alcuni anni fa ho scoperto La Deposizione di Michelangelo, alla National Gallery di Londra: un bellissimo dipinto incompiuto. Mi ha particolarmente colpito di quest’opera “il non finito”, che stimola la fantasia. Tra i contemporanei, scoprire Helen Frankenthaler ha significato molto per me. Potrei andare avanti a lungo, ma, oltre agli altri artisti e agli intellettuali, anche il viaggiare mi ispira. Dipingi utilizzando tecniche miste su tela, in particolare con l’inchiostro. Qual è la qualità di questo materiale che ti piace di più? L’inchiostro è il materiale che preferisco per dipingere. Mi piace la sua intensità di colore e, anche se diluito con acqua, ha sempre un effetto luminoso. Ha una trasparenza simile a quella dei colori ad acqua, dei quali ammiro la leggerezza e la grazia. L’inchiostro mi permette di lavorare con la luce che viene dall’interno del colore, così da non aggiungerla, quindi l’intera immagine conserva una fonte di luce “irreale”. La luce è l’essenza della visione, e l’inchiostro è funzionale per ricreare questo effetto pur essendo un materiale che ha dei limiti. Ad esempio, l’inchiostro non può essere applicato a strati come la pittura ad olio, così una volta che si è realizzato un dipinto (soprattutto le parti più scure) non si può cancellare. La residenza nomade VIS6 è stata la tua prima volta in Sicilia. C’è qualche esperienza fatta durante il viaggio che ti ha colpito di più? Sono rimasta incantata dalla natura e dagli aspetti esotici della
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PAULA KAROLINE KAMPS
Sicilia. Il primo giorno del nostro viaggio, quando abbiamo visitato il centro storico di Catania, ricordo molto bene la decorazione del pavimento barocco del cortile di Palazzo dell’Università, in ciottoli di basalto e di calcare bianco. Inoltre, devo dire che mi ha colpito molto la notte in cui siamo andati a vedere le rare tartarughe Caretta caretta schiudere le uova sulla spiaggia di Capparrina, a Menfi, in una notte di luna piena. Mi sentivo in soggezione e consapevole che noi esseri umani non possiamo controllare i ritmi naturali del mondo. Ho avuto netta l’impressione che l’isola allertasse tutti i miei sensi. V. B. P. K. K.
Che cosa hai intenzione di esporre in occasione della mostra VIS6? Sto lavorando su grandi tele che hanno a che fare con lo spazio. Questo è il motivo per cui ho scelto di lavorare con il blu, perché è il colore che mi ha ispirato profondamente in Sicilia. Ero affascinata nel vedere come mare e cielo diventino un unico orizzonte, agli opposti: lo spazio blu nei dipinti potrebbe essere acqua o cielo. Nei miei ultimi quadri ho cercato di rappresentare immagini di grandi mani che cercano o addirittura racchiudono qualcosa. Mi piace il simbolismo e l’ambiguità che esse creano. Continuando a sperimentare queste forme - le mani e le braccia - ho inserito un braccio tatuato nel dipinto, come se fosse in grado di reggere la tela. Qui il mio interesse è di giocare con l’idea di quadro nel quadro e nello spazio. In un’altra tela, ho sovrapposto motivi decorativi, ripresi dai pavimenti barocchi in bianco e nero di Catania con quelli della pelle di leopardo. Ho apprezzato la bellezza degli elementi nella loro singolarità, ma ho voluto contrapporre tra loro due disegni diversi, uno creato dalla natura e l’altro da essa ispirato ma realizzato dalla fantasia umana. Il metterli a confronto è stato affascinante.
Pa gina opposta Opposite IT’S LIKE NO TOMORROW, 2015 tecnica mista e inchiostro su tela mixed media and ink on canvas 150 x 120 cm fotog rafia di photo by Stefan Hostettler
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intervista di VALENTINA BRUSCHI
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PAULA KAROLINE KAMPS
INTERVIEW
Valentina Bruschi Paula Karoline Kamps
V. B. P. K. K.
V. B. P. K. K.
Where do you work? What is your studio like? I have a live-in studio that I share with an artist friend, and my own working space is small and full of tables, as I work on canvases laid down horizontally. Large glass windows allow a great deal of light to filter in, with a great view over a covered swimming pool and, behind it, the towers of an active power station. At night (my preferred working time), these towers are floodlit and the glass roof of the pool is illuminated with coloured lights. My studio walls are filled with photographs, sketches and other images that inspire me. I feel comfortable and private here, which is one of the most important prerequisites to be able to create art, I believe. Can you describe your artistic process? Do you have a specific idea before you begin? My process varies and often I begin by dividing the canvas surface into colour fields. I always think about the fact that everything I add will lead to the final composition, and I consider how the different colours and shapes relate. I sometimes reference other images (photographs, drawings, video stills, etc.) of particular details or body postures. All the visual information our eyes deliver to our brain is actually two-dimensional, and only neural processes add the third dimension, which we experience by using senses other than sight. Working with shapes and colour fields enables something to either “become” optically physical or not, and this fascinates me. What types of media do you look to for inspiration? I don´t consciously look for particular images: as Picasso once said, “I do not search, I find”. I interpret this as knowing instantly what to paint when an image strikes me. Sometimes this is quite banal and direct, but often it depends on the way the light falls and creates a shadow. Sometimes words or sounds stir my imagination as well.
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interview by VALENTINA BRUSCHI
V. B. P. K. K.
V. B.
P. K. K.
V. B.
P. K. K.
Who are the artists or writers you are most interested in? All great artists have the urge to seize reality and it’s hard to choose my favourites. Writers and thinkers inspire me, like Ludwig Wittgenstein´s later work Philosophical Investigations, and the relationship between what we see and what we can put into words. Also Dostoevskij, Duras, Nietzsche, Sartre, Frisch, Büchner, to name a few. When I was younger, like many people I was drawn to the Impressionist painters. A few years ago I discovered Michelangelo´s Entombment in the London National Gallery: a gorgeous unfinished painting, and what I particularly liked were those blank spots that stir the imagination. As for the contemporary artists, discovering Helen Frankenthaler meant a lot to me. The list is endless. And I am also inspired by travelling. You work with mixed media on canvas, especially using ink. What is it that you like about the qualities of ink? Ink is the main material I paint with. One of the things I love about it is its intensity of colour and the fact that, even if it’s diluted with water, it still has a glowing effect. I can achieve a transparency, similar to watercolours, whose lightness and sensibility are beautiful for me. It’s also about working with the light that comes from within the colour, instead of adding it on top, so the whole image retains a source of “illusioned light”. Light is the substance of vision, and trying to recreate it with ink works really well for me, although, its use has its limitations. For instance, ink cannot be layered like oils, so once something is painted (especially the darker parts), it will stay. The VIS6 nomadic residency was your first time in Sicily. Is there something you experienced during the trip that especially influenced you? I was impressed by the nature and the exotic qualities of Sicily. On the first day of our trip, when we were visiting the historical
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PAULA KAROLINE KAMPS
centre of Catania, I remember very clearly the decorated Baroque floor of the courtyard of Palazzo dell’Università, in black pebbles and white limestone. Also, I must say I was really inspired by the night we went to see the rare Caretta caretta turtles hatching on the beach of Capparrina, in Menfi, under a full moon. I was in awe, and aware that human beings are not in control of the natural rhythms of our world. I definitely got the impression that the Island was provoking all my senses. V. B. P. K. K.
What are you planning to exhibit for the VIS6 exhibition? I’m working on large canvases which are engaged with space. This is why I chose to work with blue, as this colour deeply inspired me in Sicily. I was fascinated to see how sea and sky become one, but are also so separate at the same time: the blue space in the paintings could be water as well as the sky. In my recent paintings I tried to deal with the images of big hands trying to, or actually holding, something, and I like the symbolism and ambiguity that these create. Continuing to experiment with these forms - hands and arms - I have included a tattooed arm in the painting, as if it is somehow holding the canvas. My interest here is again to play with the idea of the picture within a picture and space. In the third canvas, I have overlapped decorative patterns, sourced from the Baroque black and white stone floors of Catania and leopard skin. This referencing appealed to me, of course, owing to the beauty of the items in their singularity, but I also wanted to match them and just see what happens if two concise and beautiful patterns - one created by nature itself, the other already derived from the latter but created by humans - collide.
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Pa gina opposta Opposite RITRATTO DI P. K. KAMPS ALL’ULMO, 2014 P. K. KAMPS’ PORTRAIT AT ULMO, 2014 fotog rafia di photog raph by Adrianna Glaviano RITRATTO DI P. K. KAMPS ALL’ULMO, 2014 P. K. KAMPS’ PORTRAIT AT ULMO, 2014 fotog rafia di photog raph by Adrianna Glaviano
interview by VALENTINA BRUSCHI
83 Pa gine se guenti Follo wing pa ges IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph (Sciaranuova, Etna)
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JOHN KLECKNER
INT RO DUZIONE | INTRODUCTION
Interessato alla Storia dell’Arte di fine Ottocento e primi Novecento, che ha studiato a fondo, John Kleckner coltiva una passione per i paesaggi incantati dei Preraffaelliti, gli arabeschi grafici dell’Art Nouveau, le immagini costruite dai Surrealisti e dai Dadaisti, in una ricerca di equilibrio formale, nella tensione tra figurazione e astrazione. Affascinato dalla commistione dei linguaggi, ama mescolare cultura alta e bassa. Le sue opere prendono spunto sia dalle incisioni rinascimentali di Albrecht Dürer che dai fumetti contemporanei della Marvel. In una serie di lavori su dischi in vinile, l’artista applica ritagli d’immagini stampate, su cui interviene con il disegno - soltanto su una delle due superfici - in modo da poter suonare l’altro lato sul piatto di un giradischi. Pittura e collage si sovrappongono nella stessa opera in modo che i piccoli dettagli ossessivi disegnati dall’artista a china e grafite si confondono con la carta stampata dei ritagli incollati su carta, tela o altre superfici. Insetti, quali mosche e zanzare, abitano l’ambiente artefatto delle sue opere, nascondendosi tra le forme organiche create dall’artista, in una continua metamorfosi tra uomo e natura. [V. B.] Having studied the history of late nineteenth- and early twentieth-century art, John Kleckner has cultivated a passion for Preraphaelite magic landscapes, Art Nouveau’s graphic arabesques, and the constructed images of the Surrealists and the Dadaists, in a search for a formal balance in the tension between figuration and abstraction. Always interested in combining different languages, mixing high and low culture, his works are inspired by Renaissance engravings by artists such as Albrecht Dürer as well as by contemporary Marvel comics. The artist - in a series of works on vinyl - has applied his clippings and drawings on only one side of the records, so that one surface can be played on a turntable. Painting and collage techniques are often mixed in the same work, and details drawn by the artist with ink mingle with the printed cut-outs pasted on paper. Insects such as flies and mosquitoes inhabit the artificial environments drawn using fine ink in his works, hiding among the organic forms, in a continuous metamorphosis between man and nature. [V. B.]
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INTRODUZIONE | INTRODUCTION
UNTI TLED, 2015 inchiostro, acrilico, acquerello su carta ink, acr ylic, watercolour on paper 180 x 114 cm
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JOHN KLECKNER
INTERVISTA
Valentina Bruschi John Kleckner
V. B.
J. K.
V. B. J. K.
Dove lavori? Ci puoi descrivere il tuo studio. Vivo e lavoro a Berlino, Germania. Il mio studio è in un vecchio edificio in mattoni a Kreuzberg. Lo spazio interno è semplice ed essenziale, con un alto soffitto a volta. Puoi descrivere la tua elaborazione artistica? Utilizzi degli schizzi, fotografie o altre forme di “appunti visivi”? Inizio realizzando collages con frammenti che ho ritagliato da varie fonti stampate, sui quali intervengo con disegno e pittura. La forma estetica del “frammento” è per me interessante. Considero un “buon” frammento quando trovo un elemento visivo indicativo ma non del tutto riconoscibile. Una volta realizzato un collage che ha un certo impatto visivo, posso poi decidere o di farne un quadro, o di trarne ispirazione per altri lavori. Realizzo spesso piccoli studi su tela sperimentando diversi metodi di applicazione della vernice, trucchi ed effetti ottici. In seguito li trasferisco sulle dimensioni più grandi della tela. Costruisco la superficie, strato per strato, in modo che la verniciatura finale abbia l’aspetto di un collage: un insieme di superfici e stili diversi. L’aspetto più originale nella realizzazione dei miei lavori è quando le pitture divergono dal disegno-collage dal quale sono partito. Non vi è mai una copia precisa l’una dell’altro, e i quadri non sono mai un semplice ingrandimento di un collage. Lungo questo percorso, si verificano strane tangenze visive, piccoli successi, e anche tanti fallimenti. Quei momenti - di sperimentazione, fallimento o ricerca di qualcos’altro - sono le sorprese che mi spingono ad andare avanti. Quali media guardi per cercare ispirazione? Cosa ti attira verso particolari immagini? Ho una grande raccolta di materiali a stampa, libri, manifesti, riviste, ecc. Queste fonti le ho raccolte per lo più in negozi di seconda mano e mercatini qui a Berlino. Spesso ricerco anche immagini on-line. È difficile dire che cosa, in generale, mi attira
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intervista di VALENTINA BRUSCHI
ELBO BRUTTO, 2012 acrilico, f lashé, pittura ad olio s u tela acr ylic, f lashé, oil paint on canvas 60 x 50 cm
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JOHN KLECKNER
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intervista di VALENTINA BRUSCHI
verso particolari immagini. In ogni frammento che seleziono, altero e ritaglio c’è sempre un qualcosa di preciso. Le attrazioni visive cambiano e si modificano nel tempo. Nel corso degli anni alcuni soggetti e temi ricompaiono nel mio lavoro: botanica, psicologia, psichedelia, anatomia, uccelli, la qualità della linea di acqueforti rinascimentali e cartoni animati, il profondo spazio, vecchi film dell’orrore, teoria del colore, ecc. V. B. J. K.
V. B.
J. K.
Quali artisti contemporanei o del passato ammiri di più? Alcuni artisti, al cui lavoro penso molto, che mi hanno ispirato sono: Bruce Conner, Sigmar Polke, Charline von Heyl, Bridget Riley. Anche questi libri mi hanno lasciato un’impronta duratura: Don Chisciotte di Cervantes, Sixty Stories di Donald Barthelme, Pastoralia di George Saunders, Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan, Interazione di colore di Josef Albers, Rumore Bianco di Don DeLillo, No Logo di Naomi Klein (come ordine di lettura penso potrebbe portare verso interessanti percorsi laterali). Lavori principalmente utilizzando tecniche mista su carta o su tela, in particolare con la pittura a olio, inchiostro e collage. Che cosa ti piace delle peculiari qualità della pittura ad olio e del collage? Mi piacciono i dipinti per la loro testardaggine e persistenza come immagine-oggetti nel mondo, sono molto “old fashion”, il fatto che qualcuno ancora si preoccupi di realizzare un quadro oggi è una cosa strana. Per quanto riguarda i collages, sono attratto dalle potenzialità di senso, generate dalla giustapposizione di diversi tipi di immagini indipendenti. Il collage può essere un grande strumento per ingannare la mia mente nella creazione di qualcosa di molto più strano di quanto avrei potuto semplicemente pensare.
Pa gina opposta Opposite UNTI TLED, 2007 inchiostro, acrilico, acquerello su carta ink, acr ylic, watercolor on paper 179 x 114 cm
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JOHN KLECKNER
V. B.
J. K.
V. B.
J. K.
V. B. J. K.
Negli ultimi due anni, il tuo lavoro è cambiato, partendo dai disegni a china molto fini fino alla realizzazione di dipinti ad olio molto colorati. Puoi dirci qualcosa su questo? Ieri sera ho mangiato pasta. Stasera sto mangiando pesce. Domani probabilmente desidererò qualcosa di diverso. La residenza nomade VIS6 è stata la tua seconda volta in Sicilia. Quali sono state le tue prime impressioni arrivando a Catania? C’è qualcosa che hai visto o sperimentato durante il viaggio che ti ha influenzato in qualche modo? Le mie impressioni della Sicilia sono molteplici e persistenti. Posso dire con certezza che i colori della Sicilia mi hanno colpito profondamente. Ho passato la maggior parte del freddo, grigio inverno di Berlino a pensare all’eccesso di colore in Sicilia. Che cosa hai intenzione di esporre per la mostra VIS6? Sto lavorando un grande disegno a tecnica mista su carta. Durante la residenza mi ha colpito molto il colore blu del paesaggio, tra cielo e mare, e lavorerò anche con l’argento e il viola.
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BIRD HOUSE IN YOUR SOUL, 2013 inchiostro, acrilico, smalto, collage di carta su LP in Vinile ink, acr ylic, enamel, paper collage on Vynil LP record ø 30 cm
intervista di VALENTINA BRUSCHI
RITRATTO DI JOHN KLECKNER E ADRIANNA GLAVIANO, 2014 JOHN KLECKNER AND ADRIANNA GLAVIANO’S PORTRAIT, 2014 fotog rafia di photog raph by Ignazio Mortellaro
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JOHN KLECKNER
INTERVIEW
Valentina Bruschi John Kleckner
V. B.
J. K.
V. B. J. K.
Where do you work? What is your studio like? I live and work in Berlin, Germany. My studio is in an old brick building in Kreuzberg. The interior space is rather raw with a high vaulted ceiling. Can you outline your artistic process? Do you have a specific idea before you begin? Do you begin with sketches, photographs or any other form of “visual notes”? I begin by making collages. These collages are made from fragments that I cut out from various printed sources and draw and paint onto. Fragments are the most interesting form for me. A good fragment is one that is suggestive but not entirely recognizable. Once I have made a collage that to me has a certain visual impact, I will decide to make a painting based on it, or more precisely, inspired by it. I often make small canvas studies experimenting with different paint application methods, optical tricks and effects. Then I move to the large canvas. I build the surface, layer by layer, so that the final painting has the look of a collage - a collection of disparate surfaces and styles. The most exciting aspects of making my paintings is when the paint diverges from the collage sketch I started from. There is never a one-to-one copy, or simple enlargement of the collage. Weird visual tangents occur, little successes, and lots of failures happen along the way. Those moments - of trying something, failing, trying something else instead - are the interesting surprises that keep me going. What types of media do you look to for inspiration? What draws you to particular images? I have a large collection of printed materials, books, posters, magazines, etc. These I have mostly gathered at second-hand shops and flea markets here in Berlin. I also often search for imagery online. It’s difficult to say what generally draws me to particular images. With each fragment I select, alter, and cut out, there is something specific. Those attractions also change
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Pa gina opposta Opposite RITRATTO DI JOHN KLECKNER, 2014 JOHN KLECKNER’S PORTRAIT, 2014 fotog rafia di photog raph by Ignazio Mortellaro
interview by VALENTINA BRUSCHI
and shift over time. Over the years certain subjects and themes have reappeared: botany, psychology, psychedelia, anatomy, birds, the line quality of Renaissance etchings and cartoons, outer space, old horror movies, colour theory, etc. V. B. J.K.
Which artists - contemporary or past- do you admire? Some visual artists I think about a lot and who have inspired me are: Bruce Conner, Sigmar Polke, Charline von Heyl, Bridget Riley. I have also been influenced by certain books: Don Quixote by Cervantes, Sixty Stories by Donald Barthelme, Pastoralia by George Saunders, The Omnivore’s Dilemma by Michael Pollan, Interaction of Colour by Josef Albers, White Noise by Don Delillo, No Logo by Naomi Klein. (As a reading list, I think it could lead someone down some interesting tangential paths.)
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JOHN KLECKNER
V. B.
J. K.
V. B.
J. K.
V. B.
J. K.
V. B. J. K.
You work mainly with mixed media on canvas, especially using oil painting, ink and collage. What is it that you like about the qualities of oil painting and collage? I like paintings for their stubbornness and persistence as picture-objects in the world - they are very old-fashioned, the fact that anyone still even bothers to make a painting today is a strange thing. For collages, I am attracted by the potential for meaning generated by the juxtaposition of different kinds of unrelated images. Collage can be a great tool for tricking my mind into creating something much weirder than I could have simply thought up. In the past couple of years, your work has changed from very fine ink drawings to very colourful oil paintings. Can you tell us something about this. Last night I ate pasta. Tonight I’m having fish. Tomorrow I will probably crave something different. The VIS6 nomadic residency was your second time in Sicily. What were your first impressions arriving in Catania? Is there something you saw or experienced during the trip - landscape, place, work of art - that has influenced you in some way? My impressions of Sicily were manifold and lasting. I can say with certainty that the colours of Sicily affected me deeply. I spent most of the cold, grey Berlin winter thinking about the surfeit of colour in Sicily. What are you planning to exhibit for the VIS6 exhibition? I’m working on a large drawing with mixed media on paper. During the residency I was very impressed by the blue colour in the landscape, between the sky and the sea, but I will work also with silver colour and purple.
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Pa gina opposta Opposite CANZONE D’AMORE, 2011 collage, materiali vari su carta mixed media collage on paper 31 x 24 cm
interview by VALENTINA BRUSCHI
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IGNAZIO MORTELLARO
INT RO DUZIONE | INTRODUCTION
Nei temi che tratta e nei riferimenti culturali, la ricerca di Ignazio Mortellaro prende spunto da un metodo d’indagine di tipo scientifico-filosofico, che procede dall’esperienza verso l’elaborazione di un pensiero sul rapporto tra Uomo e Natura. Compassi e misuratori affollano il suo studio: dispositivi antichi e moderni, utilizzati per le mappe che l’artista traccia su carta o incide su vetro. Strumenti topografici, che rimandano a un sapere complesso ma concreto - legato alla terra - sono utilizzati per creare mappe moderne, in ferro ossidato, delle coste terrestri. Orizzonti artificiali, distanti tra loro, creati dall’artista unendo paesaggi ispirati da vecchie cartoline, acquistano significato all’interno della cornice dell’opera. Territori visti “al contrario”, sottosopra: luoghi mentali che rappresentano uno spazio interiorizzato di libertà, un dialogo tra il sé e il mondo. Durante l’elaborazione dei lavori di Ignazio Mortellaro c’è sempre, in sottofondo, la musica, che a volte - sotto forma di suono - diventa parte dell’opera. [V. B.] From the themes he deals with and the cultural references in his work it is clear that Ignazio Mortellaro’s research method is of the scientificphilosophical type, and that it proceeds from his experience towards the articulation of an idea on the relationship between Man and Nature. Calipers and measuring instruments fill his studio: ancient and modern devices used for the maps the artist traces on paper or etches on glass. Topographical instruments which refer to a complex, yet concrete knowledge - linked to the Earth - are used to create modern maps in iron, of the terrestrial coastlines. Artificial horizons distant from one another, created by joining landscapes constructed using old postcards, take on meaning within the framework of the artwork. Territories seen “backwards” or even upside down: mental visions that represent an interiorized space of freedom, a dialogue between the “self ” and the world. During the articulation of Ignazio Mortellaro’s works there is always music playing in the background and, at times, sound even becomes a part of the work itself. [V. B.]
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Pa gina opposta Opposite ASCEND IV, 2015 mar mo di Car rara, mor sa di legno da ebanista marble from Car rara, old cabinetmaker vise 114 x 56 x 49 cm fotog rafia di photo by Adrianna Glaviano
INTRODUZIONE | INTRODUCTION
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IGNAZIO MORTELLARO
INTERVISTA
Valentina Bruschi Ignazio Mortellaro
V. B.
I. M.
V. B.
I. M.
Com’è organizzato il tuo studio e quali strumenti utilizzi per lavorare? E’ uno spazio che cambia spesso conformazione in relazione ai progetti che sto elaborando, è esposto ad est e a sud, molto luminoso e affacciato sul vivo mercato del Capo di Palermo. C’è un banco da falegname e due tavoli in ferro. Raccolgo tanti oggetti e tanti strumenti, soprattutto di misura o appartenenti a mondi lavorativi scomparsi, mi aiutano nella manipolazione dei materiali e nella ricerca di forme, o diventano essi stessi parti delle mie opere. Potresti delineare brevemente il tuo percorso creativo? Elabori un progetto preciso prima di iniziare? Utilizzi schizzi, fotografie o altre forme di “appunti visivi”? Non esiste uno schema valido per tutti i miei lavori, nonostante ciò la mia formazione tecno-scientifica ha determinato la tendenza a costruire una griglia analitica e progressiva di cui mi servo per affrontare il processo. Mi piace la parola “progetto” in quanto evita di ricorrere a parole come “creazione”, “invenzione” etc. e invece svela la natura sequenziale del pensiero così come dell’azione concreta. In questa logica lo schizzo è una parte necessaria per comprendere la struttura dell’opera nella sua totalità e la finalità del progetto, poi c’è tutto il tempo per la verifica delle sue parti interne, delle loro relazioni e della coerenza. Le fotografie così come tutto quel materiale d’archivio che sono solito raccogliere è uno strato visivo destinato a sedimentarsi così come un testo può esserne una base fondativa. A quali media guardi per cercare inspirazione? Cosa ti attrae verso particolari immagini? Chi o cosa ti interessa dal punto di vista estetico? Quali sono gli artisti contemporanei o del passato che più ammiri? La prima inspirazione è il mondo che possiamo osservare, quella strana cosa che è il paesaggio, lo spazio a metà tra naturale ed artificiale in cui siamo immersi. Non c’è più
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Pa gina opposta Opposite INFINITY OF INFINITIES, 2015 lastre di fer ro, bocce di ottone da pétanque, mdf iron plates, pétanque brass boules, mdf 184 x 282 x 10 cm fotog rafia di photo by Adrianna Glaviano
intervista di VALENTINA BRUSCHI
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IGNAZIO MORTELLARO
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CIRCLE I, 2014 ottone brass 45 x 45 cm fotog rafia di photo by Fausto Brig antino
intervista di VALENTINA BRUSCHI
distanza tra l’immagine e la cosa in sè, tutto è dentro di noi e simultaneamente fuori ed è bello giocare muovendosi in questo fluido intervallo. Siamo perturbatori di un esperimento che comincia nel momento in cui nasciamo, per questo mi affascina la pittura così come il cinema o la letteratura, perché sono spazi di manipolazione, luoghi della narrazione dove è possibile viaggiare nello spazio stando fermi o attraversare epoche in pochi secondi. Sono affascinato da libri come La potenza del pensiero di Giorgio Agamben per la lucidità, Mente e Natura di Gregory Bateson per l’intuizione ecologica, Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante di Douglas R. Hofstadter per la logica, o Allucinazioni di Oliver Sacks per le realtà visive che ci svela, e amo tutti i film di Andrej Tarkovskij, Werner Herzog, P.P. Pasolini, Visconti, Ozu tra gli altri per la poesia e la tecnica, per quella capacità di descrivere mondi intimi, cosmici, rarefatti o epici, animati o inanimati. Tra gli artisti sono tanti i miei padri, ancor di più quelli che stimo, da Mantegna a Bellini, da Giotto ad Antonello da Messina, da Duchamp a Morandi, da Fontana a Ghirri, da Smithson a Mattiacci, da Nina Canell ad Allora e Calzadilla. V. B.
I. M.
V. B.
I. M.
Utilizzi diversi media, dall’incisione al disegno, dalla scultura all’installazione, fino al video. Quali sono, secondo te, le diverse qualità del disegno e dell’incisione e quando senti la necessità invece di realizzare installazioni ambientali? Spesso uno stesso tema ha la tendenza a svolgersi con strumenti e tecniche diverse, posso incidere la Luna su di un vetro, poi raccontarne la natura polverosa con una scultura, infine svelarne il suono con un video. Da architetto sento sempre la necessità di trattare l’opera come oggetto spaziale, sempre complementare al mondo. Per questo mi interessa l’installazione e la scultura, poiché svela la natura costruttiva e dialogica dell’arte. Negli ultimi anni hai sperimentato molto con materiali essenziali: vetro, marmo, ottone, piombo e ferro. Potresti raccontarci qualcosa sulle diverse qualità di questi materiali e come li scegli in base alle opere che vuoi realizzare? Ritengo fondamentale conoscere i materiali attraverso la sperimentazione e lo studio delle loro proprietà. La presenza di un’opera è determinata dal materiale di cui è composta. Solo per accennare ad alcune delle loro caratteristiche il vetro è un liquido ottenuto da un minerale, è fragile, ma ci vuole
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IGNAZIO MORTELLARO
una punta di diamante per inciderlo e la traccia che vi si lascia è dura e sicura, l’errore non è permesso, ma il supporto è trasparente e adatto perciò per opere che più delle altre devono essere contemplative, cioè permeabili, un mezzo che si lascia attraversare dallo sguardo; il marmo è materia rarefatta estratta dalle montagne ed elevata a desiderio, l’ottone è un metallo di luce che però si altera a contatto con l’atmosfera, il piombo è un metallo manipolabile, profondo e antico, il ferro infine è la materia che compone il nucleo della Terra, è nelle rocce e nel mio sangue. V. B.
I. M.
V. B. I. M.
Nato a Palermo, dopo un’esperienza all’estero sei tornato a vivere e lavorare in Sicilia e durante la residenza nomade VIS6 hai visto, per la prima volta, alcuni luoghi dell’isola a te sconosciuti. C’è qualche esperienza fatta durante la residenza della quale rimarrà traccia nei tuoi lavori futuri? Ci sono luoghi della Sicilia che diventano come cristallini nella memoria, altri che mantengono una natura cangiante. E’ come se l’isola si muovesse e le distanze cambiassero sotto l’influsso di chissà quale forza, viaggiando questa sensazione subisce un’accelerazione, si attiva una danza vorticosa che produce confusione ed euforia, i paesaggi si mescolano, le esperienze anche, ciò che resta è un benessere diffuso e la sensazione di essere in rapporto con il centro gravitazionale della Terra. Cosa stai preparando per la mostra? Delle opere che mettono in rapporto lo spazio ipogeo della chiesa con lo spazio esterno e viceversa, un pozzo ed un’eclisse.
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RITRATTO DI IGNAZIO MORTELLARO, ETNA, 2014 IGNAZIO MORTELLARO’S PORTRAIT, ETNA, 2014 fotog rafia di photog raph by Adrianna Glaviano Pa gina opposta Opposite LAND II, 2013 lastre di fer ro, chiodi, filo di nylon iron plates, nails, nylon wire 120 x 80 cm fotog rafia di photo by Nicola Piazza
intervista di VALENTINA BRUSCHI
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IGNAZIO MORTELLARO
INTERVIEW
Valentina Bruschi Ignazio Mortellaro
V. B.
I. M.
V. B.
I. M.
How is your studio organized and which instruments do you work with? It’s a space that often changes shape depending on the projects I’m working on. It has a south-eastern exposure, it’s very bright, and it overlooks the lively market of the Capo in Palermo. There’s a carpenter’s bench and two iron tables. I collect many objects and many tools used to measure or that belonged to crafts of the past. They help me to manipulate the materials, in my search for forms, or else they themselves become part of my works. Could you briefly describe your artistic process? Do you make projects or use sketches and other forms of “visual notes”? There is no single method that applies to all my works. However, my technical and scientific background has led to the tendency to build an analytical and progressive grid which I use to deal with the process. I like the word “project” because it allows you to avoid using words like “creation”, “invention”, and so on. It instead reveals the sequential nature of thinking as a concrete action. Within this rationale, the sketch is a necessary part to be able to understand the structure of the work in its totality, and the goals of the project. Then there’s all the time you need to verify its internal parts, how they relate and their coherence. The photographs, just like all the archive material I usually collect, are a visual layer destined to be sedimented, just as a text can serve as a base. Which media inspire you? What particularly attracts you to these images? Who or what attracts you from an aesthetic point of view (painters, directors, writers)? Who are the contemporary or past artists you are most interested in? The first inspiration is the world we can observe, that strange thing that is the landscape, the space midway between the natural and the artificial in which we are immersed. There
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is no distance between the image and the thing in itself, everything is inside us and at the same time it is outside, and it is great to play around by moving inside this fluid interval. We are the reagents of an experiment that begins when we are born. This is why I’m fascinated by painting, cinema and literature, because they are spaces of manipulation, places where stories are told, where it is possible to travel through space while remaining still, or where eras can be crossed in just a few seconds. I’m fascinated by books like La potenza del pensiero by Giorgio Agamben for its clarity, Mind and Nature by Gregory Bateson for its ecological insight, Gödel, Escher, Bach: An Eternal Golden Braid by Douglas R. Hofstadter for its logic, and Hallucinations by Oliver Sacks for the visual realities it reveals. I love all the movies made by Andrej Tarkovskij, Werner Herzog, P.P. Pasolini, Visconti, Ozu, amongst others, for their poetry and technique, for that ability to describe intimate, cosmic, rarefied or epic worlds, either animated or inanimate. Many artists have influenced my work, and there are many more whom I admire greatly, from Mantegna to Bellini, from Giotto to Antonello da Messina, from Duchamp to Morandi, from Fontana to Ghirri, from Smithson to Mattiacci, from Nina Canell to Allora and Calzadilla. V. B.
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You use different media, from engraving to drawing, from sculpture to installation, and even video. In your opinion, which are the different qualities of drawing and/or engraving, and when instead do you feel that it is necessary to produce site-specific installations? Often, the same theme tends to unfold with different instruments and techniques. I can etch a Moon on a piece of glass, then describe its pulviscular nature through a sculpture, and lastly reveal its sound in a video. As an architect, I always feel the need to deal with the work as a spatial object, something that is always complementary to the world. This is why I’m interested in installation and sculpture, as it reveals the constructive and dialogic nature of art.
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In recent years, you’ve experimented a great deal with essential materials such as glass, marble, brass, lead and iron. Could you tell us something about the different qualities of these materials and how you choose them for your works? I think it’s essential to be familiar with the materials by experimenting with and studying their properties. The presence of a work is determined by the material it is made up of. For the sake of listing some of their features, glass is a liquid that is obtained from a mineral, it’s fragile, but you still need a diamond tip to etch it, and the trace that’s left is hard and permanent. There is no margin for error, but the support is transparent and appropriate for works that more than others must be contemplative, that is, permeable. It is a medium that lets you look through it. Marble is instead a rarefied material that is extracted from the mountains and is elevated to a desire. Brass is a metal that shines but that changes when it comes into contact with the air. Lead is a metal that can be manipulated, it is profound and ancient. Iron is the material that makes up the Earth’s core, it can be found in rocks and in my blood. Born in Palermo, after a period abroad you came back to live and work in Sicily, and during your nomadic VIS6 residency for the first time you saw some of the places of this island that you had never seen before. Which of these experiences will leave a trace in your future works? There are places in Sicily that become crystalline in one’s memory, others that maintain their ever-changing nature. It is as if the island moves and the distances change under the influence of Heaven knows which force. While travelling, this feeling undergoes an acceleration, it is activated into a dizzying dance that produces confusion and euphoria, the landscapes are mixed, as are the experiences. What remains is a widespread well-being and the feeling that you are in touch with the Earth’s centre of gravity. What are you preparing for the exhibition? Works that relate the hypostyle space of the church with the outside space, and vice versa, a well and an eclipse.
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Pa gina opposta Opposite RCK, 2013 incisione a mano su vetro hand etching on g lass serie di 5 elementi, ognuno 47 x 32 cm series of 5 elements, each 47 x 32 cm fotog rafia di photo by Adrianna Glaviano
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BIO GRA F IE E BIBLIOGRA F IE
Adrianna Glaviano (New York, USA, 1989) Vive e lavora a Parigi, Francia | Lives and works in Paris, France Mostre collettive | Group Shows: City Limit, 2015, The Journal Gallery, Brooklyn, New York, USA A Taste Exhibition, 2012, La Triennale di Milano, Milan, Italy Bibliografia | Bibliography: Adrianna Glaviano - Interview, The Sartorialist, 16th January 2012 Disturber’s Interview, Disturber’s Magazine, March 2012 L. Troni, Adrianna’s dishes, A Taste Magazine, 16th September 2011 Carlo e Fabio Ingrassia (Catania, Italy, 1985) Vivono e lavorano a Catania, Italia | They live and work in Catania, Italy Mostre personali | Solo Shows: Sezioni e Polvere di Carlo e Fabio Ingrassia, 2013, Ritmo Independent Cultural Space, Catania, Italy Mostre collettive | Group Shows: Spaces, Contexts, Habitats, 2015, Palazzo Biscari, Catania, Italy Pianeta X, 2015, RISO - Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, Palermo, Italy PRE-VISIONI, 2009, Fondazione Puglisi Cosentino, Catania, Italy Bibliografia | Bibliography: F. Lucifora, Pianeta X. Workshop e scansione di un panorama, in “Arte e critica”, n°80/81, 2014-2015, pp. 120-121; P. Buttafuoco, Segni gemelli, in “Arte - mensile di Arte, Cultura, Informazione”, n° 497, gennaio / January 2015, pp. 118-122; F. Molè, I Gemelli di Catania che dipingono insieme sullo stesso quadro, La Repubblica TV, 18/03/2014. Paula Karoline Kamps (Bergisch Gladbach, Germany, 1990) Vive e lavora a Düsseldorf, Germania | Lives and works in Düsseldorf, Germany Mostre personali | Solo Shows: My Vain Plane, 2014, Kunsthaus Mettmann, Mettmann, Germany Gone Home, 2012, in collaboration with Funclub dance collective, Dansehallerne, Lille Carl, Copenhagen, Denmark Mostre collettive | Group Shows: Members of the Family, 2013, Kunstverein Emmerich, Emmerich am Rhein, Germany Painting Today, 2013, Artspace RheinMain, Offenbach am Main, Germany Coco Collection #1 - artist residency, 2011, Atelier Max Benoit, St. Vincent de Tyrosse, France. Bibliografia | Bibliography: L. Bordeaux Groult, Coco Collection - 1, exhibition catalogue, 2011 S. Kürten, On the quest within the plane, exhibition catalogue, Rhein-Verlag, 2014 V. Von Dolega, Mit Pinsel und Farbe ist sie in ihrem Element, Rheinische Post, 3/11/2014
BIO G R A PH IES & BIBLIOGRA PH IES
John Kleckner (Iowa, USA, 1978) Vive e lavora a Berlino, Germania | Lives and works in Berlin, Germany. Mostre personali | Solo Shows: John Kleckner, 2015, Galerie Dukan, Paris, France My Building Disappeared, 2013, Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Bad New Business Gallery, Milan, Italy Lesser Known Surrealist Drawings, 2012, Fruit & Flower Deli Gallery, Stockholm, Sweden Mostre collettive | Group Shows: Reflections on Psychedelia, 2014, Christina Androulidaki Gallery, Athens, Greece Paper, 2013, Saatchi Gallery, London, UK Berlin Status 2, 2013, Künstlerhaus Bethanien, Berlin, Germany Bibliografia | Bibliography: B. Hamm, Be Forwarned by John Kleckner, in “Broadsheet Melbourne”, 11/05/2011 L. Schleussner, Those Ghosts, in “Flash Art International”, n.277, March-April 2011 M. Bruzzone, About life and ghosts, A conversation between Marco Bruzzone, John Kleckner and Patrick Tuttofuoco, in “Muse - The Fashionart Magazine”, Spring 2011 Ignazio Mortellaro (Palermo, Italia, 1978) Vive e lavora a Palermo, Italia | Lives and works in Palermo, Italy Mostre personali | Solo Shows: Abolito il cielo, 2015, Galleria Bad New Business, Milan, Italy ‘Apar, 2014, Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Palermo, Italy Disambient, 2013, Palazzo Piscopo, Favara, Italy Mostre collettive | Group Shows: Art on loan, 2015, Museo d’Arte Contemporanea, Alcamo, Italy Aziza, ZAC - Cantieri Culturali alla Zisa, 2014, Palermo, Italy Essere io non ha misura, Ex-Mattatoio di Testaccio, Roma, Italy Bibliografia | Bibliography: V. Bruschi, Abolito il cielo, in “Arte e critica”, n°82, 2015 A. Polizzi, I mondi di Ignazio Mortellaro, a Palermo la mostra “Apar”, Giornale di Sicilia, 31/05/2014 S. Troisi, Ferro e pietre, i colori bruni di Mortellaro, la Repubblica, 18/05/2014
IGNAZIO MORTELLARO, 2014 fotog rafia photog raph
Questa pubblicazione è stata realizzata in occasione della mostra | This catalogue is published on the occasion of the exhibition VIAGGIO IN SICILIA Quando il paesaggio è in ascolto When the landscape listens 27 giugno - 2 agosto 2015 June 27th - August 2nd 2015 Cappella dell’Incoronazione Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, Palermo, Italia A cura di | Edited by Valentina Bruschi Artisti | Artists Adrianna Glaviano Carlo e Fabio Ingrassia Paula Karoline Kamps John Kleckner Ignazio Mortellaro Ideazione e produzione | Concept and production Planeta
Comunicazione visiva | Visual design Azoto project & communication Progetto dell’allestimento | Installation design Azoto project & communication Allestimento | Set-up Giuseppe Di Carlo Catalogo | Catalogue Azoto Publishing Edito da | Published by Plumelia edizioni, Bagheria Testi | Text Valentina Bruschi Tiziana Lo Porto Valeria Patrizia Li Vigni Vito Planeta Adrianna Glaviano Carlo e Fabio Ingrassia Paula Karoline Kamps John Kleckner Ignazio Mortellaro
Progetto museologico | Exhibition display Valeria Patrizia Li Vigni
Referenze fotografiche | Photo credits Fausto Brigantino Adrianna Glaviano Stefan Hostettler Ignazio Mortellaro Nicola Piazza
Progetto museografico | Collection display Rosaria Raffaele Addamo
Traduzioni | Translations Sylvia Notini
Direttore | Director Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia Valeria Patrizia Li Vigni
Ufficio tecnico amministrativo | Technical administration office Nicola Vassallo Maria Luisa Balbo
Coordinamento del progetto | Project coordination Raffaella Agrati
Segreteria tecnica | Technical Secretariat Giovanna Mauro Gabriella Cassarino Coordinamento organizzativo | Coordination Collezioni | Collections Rosaria Raffaele Addamo Allestimenti e sicurezza | Installation and security Lorenzo La Mantia Coordinamento attività editoriale | Editorial coordination Archivio S.A.C.S | S.A.C.S archive Biblioteca | Library Benedetta Fasone Luca Delfino Educazione | Education Rosaria Raffaele Addamo Claudia Latino Francesca Patti Comunicazione | Communication Rosario Drago Ludovico Gippetto Martina Martire
Consegnatario | Consignee Mattea Costantino
Ufficio Stampa | Press office Ludovica Solari Chiara Valentini Stampa | Print Officine Tipografiche Aiello&Provenzano S.r.l. ISBN 978-88-89876-90-9 © 2015 Planeta, Azoto Publishing, gli artisti, gli autori Planeta, Azoto Publishing, the artists, the authors Courtesy | Courtesies Francesco Pantaleone Arte Contemporanea: pp. 87-89-92-99-101-102-108-109 Galerie Dukan: pp. 90 Ringraziamenti | Aknowledgements Pasquale Amato - Sindaco di Palma di Montechiaro, Giuseppe Attardo - Assessore al Turismo e Spettacolo, Comune di Aragona, Salvatore Costanzino - presidente Pro Loco, Palma di Montechiaro, Palmiro Mannino, Paola Pace, Sergio Calì, Mario Napoli Un ringraziamento speciale a | Special thanks to Patricia Tóth
Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Gestione del personale | Staff management URP | Front office Anna Vassallo Antonio Aiello Gioacchino Busetta Segreteria | Secretariat Iolanda Tumminia S.A.C.S. - Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia Office for Sicilian Contemporary Art Comitato Tecnico Scientifico S.A.C.S. 2015 S.A.C.S. 2015 curatorial committee Valeria Patrizia Li Vigni Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia Maurizio Carta Amici del Museo Riso Vincenzo Fiammetta Fondazione Orestiadi, Gibellina, Trapani Mario Zito Accademia di Belle Arti di Palermo Virgilio Piccari Accademia di Belle Arti di Catania Antonio Presti Atelier sul Mare - Fiumara d’Arte, Castel di Tusa, Messina Antonino Pusateri FAM Fabbriche Chiaramontane di Agrigento
Palazzo Riso Corso Vittorio Emanuele, 365 Palermo, Italia +39 091 587717 +39 091 320532 www.palazzoriso.it urp.museo.riso.bci@regione.sicilia.it S.A.C.S. Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia sacs.archivio@regione.sicilia.it Amici del Museo Riso amicimuseoriso@gmail.com Viaggio in Sicilia: Quando il paesaggio è in ascolto = When the landscape listens / a cura di Valentina Bruschi. – Bagheria : Plumelia, 2015. ISBN 978-88-89876-90-9 1. Arte – Sec. 21. – Temi [:] Paesaggio - Sicilia – Cataloghi di esposizioni. I. Bruschi, Valentina <1973->. 704.9436458 CDD-22 SBN Pal0281746 CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”
Facciamo il vino ‘in viaggio’, da vent’anni. Prima soltanto a Sambuca, oggi in sei diversi luoghi. Il nostro lavoro ci ha portato a esplorare la Sicilia quasi metro per metro, a guardarla con gli occhi del vignaiolo. Ad osservare i paesaggi, a studiare le culture locali, a conoscere perfino le diverse sfumature del clima di ogni diverso territorio, e trasformare tutto ciò in vino. Per questo ci piace portare sullo stesso itinerario occhi e sensibilità artistiche diverse: così è nato Viaggio in Sicilia.
We have been making wine ‘while travelling’ for twenty years. First, just at Sambuca, now in six different places. Our work has involved us exploring Sicily almost metre by metre, looking with the eye of the winemaker. From observing the landscape, to studying the local culture, to acknowledging even the different climatic conditions in each territory, and transforming all that into wine. Because of this we like to bring different eyes and artistic ideas to the same journey; thus Viaggio in Sicilia was born.
Alessio Planeta
IG NA ZIO MO RT E L L ARO, 2 0 1 4 POLA ROID A C O LO R I COLOU R PO L ARO I D