Azzurro Sport 1-2021

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Azzurro Sport BIMESTRALE DI CULTURA SPORTIVA AERONAUTICA

ANNO 8 – NUMERO 1

MONDIALI SCI ALPINO

CORTINA SI CONFERMA LA REGINA DEI GHIACCI ATLETICA

GLI EUROPEI INDOOR DI TORUN SI TINGONO DI AZZURRO



EDITORIALE

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iamo giunti al primo numero del 2021, un anno che speriamo tutti possa rappresentare un momento di svolta nella battaglia contro il Covid-19. Sono ancore vive nella memoria le immagini dei primi mesi del 2020 quando l’Italia e il Mondo sono stati messi in ginocchio da questo nemico invisibile. Alle scene di sconforto si sono però, piano piano, affiancate altre testimonianze di rinascita, di voglia di riprendersi quella normalità che ci era stata strappata in via. Lo sport è stato uno di quegli aspetti che ha aiutato le persone ad uscire da quell’isolamento, non solo fisico, a cui erano state costrette. Noi, come sempre, abbiamo cercato di mantenere fede alla promessa fatta otto anni fa, ovvero raccontarvi degli uomini e delle donne che, con passione e sacrificio, si dedicano ad una delle attività più nobili dell’uomo: lo sport, appunto. In queso numero abbiamo dedicato uno spazio a due eccellenze italiane, le “Frecce Tricolori” e la Regina delle dolomiti, Cortina. La Pattuglia Acrobatica Nazionale

ha steso il suo famoso Tricolore nei cieli delle Dolomiti in occasione della gara maschile di discesa, una delle prove dei Mondiali di Sci Alpino che si sono tenuti proprio a Cortina. La località ampezzana ha ospitato il primo evento sportivo di un certo rilievo, in termini di partecipanti, atleti e numeri di gare, nell’era Covid. È stato, a detta di tutti, un successo organizzativo che ha consentito agli atleti di sfidarsi sulle piste a caccia di medaglie. L’unico neo dell’evento la mancanza, gioco forza, del pubblico, ma siamo certi che prima o poi anche gli appassionati potranno tornare a respirare dal vivo le emozioni delle gare. Non poteva mancare un approfondimento sui campionati europei indoor di Torun, Polonia, dove gli azzurri sono stati capaci di imporsi in numerose discipline. E poi ancora Tennis, Vela con l’impresa quasi riuscita di Luna Rossa, Football Americano, psicologia dello sport e tanto altro. Insomma, come sempre, un numero ricco di contenuti e per questo non mi resta, che augurarvi, come di consueto, una buona lettura! IL DIRETTORE

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10 Agli Europei di Atletica Indoor di Torun l’Italia fa il pieno di Medaglie.

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Azzurro Sport Periodico bimestrale di cultura sportiva aeronautica Iscritto al n. 292/2013 del Registro Stampa presso il Tribunale Civile di Roma Anno 8 – numero 1 Editore AVIATOR SRL via Gianfilippo Usellini 434 00125 Roma

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CORTINA 2021

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Direttore Responsabile Alessio Piano Redazione via Gianfilippo Usellini, 434 – 00125 Roma Fax. 06.89280466 - azzurrosport@yahoo.it Consiglio Tecnico Presidente: Alessandro Loiudice Membri: Marzia Caravelli, Giuseppe Carella, Andrea Colotti, Andrew Howe, Dario Magagnini, © Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. Per la riproduzione anche parziale di quanto pubblicato su Azzurro Sport occorre citare la fonte.

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FOGNINI-BERRETTINI SECONDI AGLI ATP DI MELBOURNE

Stampa Arti Grafiche Srl

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Finito di stampare nel mese di Marzo 2021

Larissa Iapichino, campionessa di razza

Dopo anni arriva l’assoluzione per Alex Scwarzer

foto di copertina: FIDAL

32 SUPERBOWL

34 PSICOLOGIA

a 42 anni Tom Brady scrive la storia dell’NFL

La formulazione degli obiettivi nello sport

38 IL PERSONAGGIO

40 EVENTI

Gianni Agnelli, l’avvocato dallo stile inconfondibile

Al via il concorso on-line per scegliere il logo delle Olimpiadi Invernali del 2026

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Pillole di SPORT TIRO CON L’ARCO ORO PER IL 1° AVIERE MORELLO AI CAMPIONATI ITALIANI

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er l’atleta del Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle è il primo tricolore assoluto di specialità. Il percorso di gara si è concluso superando in finale il ternano Matteo Santi, in forza agli Arcieri Montalcino, con un netto 6-0. Il Primo Aviere Marco Morello ottiene la vittoria con i parziali di 30-29, 29-28 e nell'ultima serie di frecce con un 29-28, segnato dall’intervento del giudice di gara che gli assegna due punti di riga che lo incoronano così Campione Italiano Assoluto. «Sono contento perché al Centro Federale stiamo lavorando bene, ma ci stiamo allenando sulla distanza olimpica di 70 metri e quindi non ho avuto molto tempo per preparare questi campionati indoor. Non mi aspettavo questa vittoria, ma quando si va in campo bisogna dare sempre il massimo e alla fine sono stato premiato», queste le parole dell’atleta dell’Aeronautica Militare, 1° Aviere Morello, al termine dell’avvincente gara. L’atleta torinese aveva raggiunto la finalissima dopo aver battuto agli ottavi Yuri Belli 7-1, ai quarti Federico Gargari dopo lo spareggio 6-5 (10*-10) e in semifinale Massimiliano Mandia 7-3.

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PATTINAGGIO SU GHIACCIO L’AVIERE CAPO LOLLOBRIGIDA VINCE I CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI

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umerosi i successi per gli atleti del Pattinaggio su ghiaccio del Centro Sportivo dell'Aeronautica Militare ai Campionati italiani assoluti All Round e Mass Start svolti dal 26 al 28 febbrario a Baselga di Pinè (TN). L’Aviere Capo Francesca Lollobrigida ancora una volta è salita sul gradino più alto del podio, mentre terzo nella classifica maschile l'Aviere Capo Fabio Francolini nella Mass Start. Nella All Round successo indiscusso per Francesca Lollobrigida: la pattinatrice romana classe 91 ha fatto l’en plein trionfando sui 1500 in 1’58″21, nuovo record della pista, e sui 5000 in 7’20″11. L'Aviere Capo Lollobrigida ha dominato tutte le gare. Nella Mass Start, disputata domenica 28 febbraio, ha distaccato le avversarie alle sue spalle fin dalla partenza incrementando il vantaggio nel rettilineo finale con una progressione da primatista mondiale.


VELA MEDAGLIA DI BRONZO PER IL 1° AVIERE BERTA NEL CAMPIONATO MONDIALE 470

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atleta del Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare vince il Bronzo mondiale ed ipoteca la partecipazione ai giochi Olimpici di Tokyo. Si è concluso sabato 13 marzo il Campionato del Mondo assoluto della classe velica 470 a Vilamoura, in Portogallo. Il Primo Aviere Elena Berta, in equipaggio con l’atleta Bianca Caruso, ha vinto la Medaglia di Bronzo. Oro e Argento sono andati a Spagna e Olanda. Al via 27 imbarcazioni provenienti da 18 nazioni. Gli equipaggi hanno gareggiato per 6 giorni sul complesso campo di regata oceanico portoghese. Un Campionato del Mondo di altissimo livello tecnico poiché, oltre alle condizioni meteo instabili, l’evento consegnava l’ultima carta olimpica per Tokyo alle nazioni europee. Questo risultato è di particolare importanza poiché si trattava dell’ultimo evento di valutazione che la Federazione utilizzerà per scegliere l’equipaggio per le prossime Olimpiadi.

SCHERMA PAOLO AZZI PRESIDENTE FEDERAZIONE ITALIANA SCHERMA

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aolo Azzi è il nuovo presidente della Federazione italiana Scherma. Questo l’esito delle urne dopo le votazioni dell’assemblea nazionale elettiva svoltasi a Roma lo scorso 28 febbraio, presso l’Auditorium Parco della Musica. Paolo Azzi, già vicepresidente vicario della federazione, ha vinto con 287 voti, pari al 68,01%, battendo l’altro candidato Michele Maffei che si è fermato a 134 preferenze e al 31,75%. Paolo Azzi guiderà la Federscherma fino al 2024. «Sono molto emozionato – ha detto al momento della sua elezione – ringrazio Michele (Maffei, ndr) per il confronto e rinnovo il ringraziamento a Giorgio Scarso di cui adesso raccolgo l'eredità e mi assumo fin d'ora l'impegno di lavorare al meglio delle mie possibilità per il bene di tutto il nostro movimento. Sono in questo mondo da tanto tempo, ma la passione è la stessa di quando ero ragazzino. Raccolgo un testimone pesante, Giorgio Scarso mi ha formato e cercheremo di portare avanti il suo lavoro nel migliore dei modi, affrontando tutto quello che verrà. Con il rinvio dei Giochi di Tokyo il mio sarà un quadriennio biolimpico, una cosa inedita che significa intensificare ulteriormente il lavoro. Bisogna fare di tutto per ripartire, viviamo ancora l’emergenza Covid, ma il primo sforzo deve essere rimettere in moto l’attività nel rispetto di tutte le normative. C’è grande voglia di fare».

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atletica leggera

EUROPEI INDOOR SPERANZA PER IL FUTURO! di Emiliano Sole

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Sopra ogni aspettativa il team azzurro che ha partecipato agli Europei indoor di Torun, in Polonia, dal 4 al 7 marzo scorso: tre medaglie straordinarie ma anche tanti ottimi piazzamenti. 1/2021 Azzurro Sport 9


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n 10 e lode per questa partecipazione continentale dei 44 atleti che hanno formato il team azzurro. Nel medagliere l’Italia si piazza al dodicesimo posto, ma non è questo il dato che deve far riflettere. Quello su cui bisogna ragionare sono i tanti ottimi piazzamenti e le ottime prestazioni, con anche primati stagionali, degli atleti nostrani, per lo più giovanissimi come la promettente Larissa Iapichino, e che fanno ben sperare per il futuro. Un’Atletica Leggera Italiana data in crisi profonda fino a pochi mesi fa e

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che invece esce a testa alta e con tante prospettive da questi Europei. «Vista una squadra di assoluto valore», queste le parole del direttore tecnico della nazionale italiana di Atletica Leggera Antonio La Torre. Dodici finalisti, cinque più di Glasgow 2019, e miglior risultato da Torino 2009 in avanti (nell’edizione casalinga i finalisti furono quindici); cinquantuno punti complessivi (sesta piazza in classifica), ventuno più dell’ultima edizione, e per fare di meglio bisogna tornare a Goteborg 2013. Le tre medaglie ottenute dagli azzurri (l’Oro di Marcell Jacobs,


l’Argento di Gianmarco Tamberi e il Bronzo di Paolo Dal Molin) brillano per il valore delle prestazioni, in particolare quelle di Jacobs e Tamberi, risultati di valore mondiale assoluto. «Una medaglia in più rispetto a Glasgow - le parole del DT La Torre ma soprattutto sottolineo il valore delle prestazioni ottenute. In molti non avevano mai visto un successo nello sprint ottenuto con così grande margine, come quello centrato da Marcell, e Gimbo Tamberi, superato il momento di piccola delusione per non aver vinto la gara, rivaluterà la straordinaria performance realizzata a Torun. Per me lui ha vinto l’Argento, decisamente non ha perso l’Oro, e potrà inseguire Tokyo con ancora maggiore determinazione. Il Bronzo di Paolo Dal Molin, dopo 4 anni di difficoltà fisiche, brilla insieme alla finale colta con lui da Franck Koua. E questa è una chiave di lettura per me interessante: tanti giovani che hanno saputo esprimersi al meglio, con il loro sorriso, assieme

ai veterani. Larissa Iapichino è stata bravissima, ha fatto una grande esperienza che le servirà in futuro, quando non sarà più cucciola tra le leonesse, ma diventerà leoncina anche lei». Ma andiamo per ordine e riviviamo le medaglie azzurre a cominciare da quella conquistata nella velocità. 60 metri di pura adrenalina quelli che ci ha fatto vivere Marcel Jacobs, conquistando una medaglia storica per l’Atletica Italiana. Una finale pazzesca per il velocista italiano allenato dall’ex iridato del triplo indoor Paolo Camossi. Una finale addolcita con il record italiano di 6,47! In partenza è efficace, nell’accelerazione saluta già tutti i rivali e sul lanciato è un fulmine, sfoggia una potenza devastante. Imprendibile per tutti. Era il favorito e non ha tradito. Soltanto cinque centesimi lo separano adesso dal record europeo del britannico Dwain Chambers, il 6.42 di Torino 2009. Ed è archiviato il 6.51 di Michael Tumi come primato nazionale che resisteva dal 2013. È


una notte magica per lo sprinter di Desenzano del Garda, di stanza a Roma, capace di regalare all’Italia la prima medaglia in questa edizione degli Europei indoor. Anche Gimbo Tamberi ha fatto una prestazione super, e anche se è rimasto con l’amaro in bocca per l’Oro sfumato ma a nostro avviso deve essere più che soddisfatto per la prestazione. Una gara incredibile, tra due atleti straordinari. Uno spot per l’atletica agli Europei indoor nell’alto. L’azzurro è secondo a Torun, Medaglia d’Argento, malgrado i 2,35 superati in maniera limpida, perché Maksim Nedasekau, in un crescendo di emozioni, piazza la stoccata vincente all’ultima prova a disposizione, superando i 2,37 che gli garantiscono l’Oro. Una vera e propria altalena in testa, con Tamberi che guida fino a 2,31, e il bielorusso che si accende solo oltre quella quota, dopo aver faticato anche su quelle più basse. La gara sembra un racconto, tanto è viva e ricca di dettagli che contribuiscono a fare la storia. E poi per fi-

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nire il Bronzo di Paolo Dal Molin nei 60 ostacoli, di nuovo sul podio dopo l’argento di otto anni fa. L’azzurro si esprime al massimo in finale: con 7.56 arriva a un solo centesimo dal primato stagionale, a cinque dal suo record italiano. Trova un’ottima partenza come di consueto il 33enne e quindi colpisce la seconda barriera con la gamba di richiamo, ma riesce a mantenere un’azione efficace. Nella fase centrale della gara viene affiancato e superato da due imprendibili avversari: il francese Wilhem Belocian, all’Oro in 7.42 (quarto europeo di sempre), e l’iridato britannico Andy Pozzi, sconfitto con 7.43. Poi è netto il terzo posto di Dal Molin, che si butta bene sul traguardo, con quattro centesimi di vantaggio sullo spagnolo Asier Martinez (7.60). L’altro azzurro, il debuttante Franck Brice Koua, chiude ottavo in 7.76 a poche ore dal 7.70 con cui ha realizzato la migliore prestazione italiana under 23 in semifinale. Gara di altissimo livello, neanche a dirlo: meglio

dei primi due, quest’anno, ha fatto soltanto lo statunitense Grant Holloway con il record mondiale di 7.29. Ottime notizie sono arrivate poi da tanti altri atleti come la staffetta 4X400 femminile che ha conquistato il record italiano e un ottimo quarto posto, Tobia Bocchi anch’esso quarto con una prestazione super nel triplo, nel lungo femminile quinta una promettentissima Iapichino, negli ostacoli femminili sesta piazza per Luminosa Bogliolo, sesta anche Alessia Trost nell’alto femminile e ottimo quinto posto per la 4X400 maschile come anche per Dario Dester Settimo posto nell’Eptathlon. «È stata un’esperienza esaltante». Queste le parole soddisfatte del presidente della FIDAL Stefano Mei: «Lo è stata per me, per la prima volta alla guida della squadra azzurra da presidente. Ma lo è stata soprattutto per tanti ragazzi alla prima esperienza in Nazionale assoluta». E quindi da questa esperienza riparte con sprint l’Atletica Leggera Italiana! n



vela

IL RITORNO DI LUNA ROSSA IN COPPA AMERICA di Stefano Colotti

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L’imbarcazione italiana prevale su American Magic e sconfigge in finale il team inglese Ineos vincendo la Prada Cup. All’atto conclusivo in Coppa America da filo da torcere al fortissimo Team New Zealand, cedendo per sette regate a tre.

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ento in poppa per Luna Rossa. Il team azzurro guidato dal team director Max Sirena conquista la 36a Edizione della Prada Cup, ovvero il torneo che decreta la sfidante alla Coppa America del Team New Zealand, per aggiudicarsi la “Auld Mug”, la “Vecchia Brocca”, nata nel lontano 1851 e che rappresenta il trofeo più antico del mondo dello sport. Insieme a Luna Rossa, a contendersi il ruolo di sfidante, c’erano il team statunitense American Magic (legato al prestigioso New York Yacht club) e il team Britannico Ineos, gruppo che ha investito tanti milioni nel progetto e che poteva contare sullo skipper multi medagliato Sir Ben Ainslie, ritenuto da tanti velisti come il più completo di sempre. Ad arrivare alla sfida finale sono

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stati il team italiano e quello britannico, ma con la guida del timoniere Francesco Bruni il dominio di Luna Rossa è stato netto, chiudendo nettamente la serie di sfide sul 7 a 1. Una superiorità netta dimostrata nel corso di tutte le regate per un successo che, prima d’ora, era stato centrato da barche italiane solo due volte: nel 1992 con il Moro di Venezia e nel 2000 dalla stessa Luna Rossa. Così è stata la volta della sfida a New Zealand in Coppa America, facendo rivivere quelle emozioni che vivemmo nel lontano 2000. All’epoca i “kiwi” rappresentavano la novità di questo mondo. Per la prima volta portavano fuori dagli Stati Uniti il trofeo, conquistato dai newyorkesi, la prima volta che era stato messo in palio, nel lontano 1851. Adesso, invece, i neozelandesi sono i padroni di casa e i domi-


natori di questo sport e si sono dimostrati tali anche in questa Coppa America. C’è da dire che il team Luna Rossa aveva fatto veramente fatto credere all’impresa nelle prime sei regate, nelle quali in un continuo botta e risposta tra le due imbarcazioni si era arrivati a fissare il tabellone sul tre pari: Una prima parte di gara che aveva acceso le speranze del team giudato da Bruni e di tutta l’Italia. La settima regata è quella che ha rotto gli equilibri e indirizzato le sorti della sfida verso i padroni di casa. Il team di Bruni ha avuto un calo di tensione e New Zealand ha acquisito sempre più fiducia e, insieme a un vento amico, ha vinto tre regate di fila e chiuso definitivamente i giochi per sette punti a tre. Negli ultimi 26 anni è la quarta vittoria per gli “All blacks” della vela, per Luna Rossa un sogno che si è infranto solo alla fine. Ma, siamo sicuri che le emozioni non finiranno qui. n

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sci alpino

CORTINA 2021 LA REGINA DELLE DOLOMITI AL CENTRO DEL MONDO

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di Sarah Trivelloni

ala il sipario sulla splendida cornice della regina delle dolomiti, Cortina, che ha ospitato l'ultima edizione dei mondiali di sci alpino. Se fosse successo qualche anno fa avremmo parlato di podi, piste, e piazzamenti ma in questo momento storico ogni evento va ricondotto all'interno di una cornice che, gioco forza, deve fare i conti con la pandemia. Ed è proprio da qui che volgiamo iniziare. Cortina 2021 è stato un successo perché tutte le gare si sono svolte regolarmente, a parte qualche caso dovuto alle condizioni meteorologiche. La bolla di sicurezza pensata dagli organizzatori ha funzionato, come dimostrano le ridotte positività registrate nei team degli atleti e nessuno sciatore costretto al ritiro. Un risultato tutt'altro che scontato visto che Cortina è stata il primo evento sportivo di un certo rilievo in era Covid. C’erano stati gli open di tennis, le final eight nel calcio o quelle in

NBA ma a Cortina il volume degli spostamenti e le persone interessate nelle gare e nella macchina organizzativa è stato ben diverso. Ed è proprio da qui che abbiamo deciso di partire, da un buon risultato che mette in luce la capacità del nostro Paese di organizzare eventi complessi e il mondo dello sport che, nonostante tutto, non si è fermato e si sta adattando a questa nuova realtà. Quindi un ben fatto e tutti i nostri complimenti vanno agli organizzatori; per loro non ci sarà molto tempo per godersi questo successo perché le Olimpiadi del 2026, che vedranno Cortina e Milano al centro del mondo, sono dietro l’angolo. Ma torniamo sulle piste e partiamo proprio dagli azzurri che sono arrivati a Crtina orfani dell'atleta più “quotata”, Sofia Goggia, che ha dovuto rinunciare a questo appuntamento per un infortunio. A Cortina gli azzurri non hanno brillato, sono mancati soprattutto i piazzamenti dei big come Federica Brignone, mai a

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segno in 4 gare e Dominik Paris che con il quarto posto in discesa e il quinto in superG non è riuscito a centrare il podio. “Legno” anche per Elena Curtoni e Alex Vinatzer, anche se in questo ultimo caso più che un piazzamento mancato è da considerarsi, vista la giovane età, un buon auspicio per il futuro. A risollevare il morale degli azzurri ci hanno pensato Marta Bassino, che ha regalato all’Italia la prima Medaglia d’Oro e l’Argento nel Gigante di Luca De Aliprandini forse il risultato più bello perché arrivato da un outsider. In generale,Cortina 2021 ha incoronato i tanti campioni capaci di andare a medaglia due volte come Corinne Suter e Loic Meillard per la Svizzera, il francese, Petra Vlhova (Argento in combinata e slalom) per la Slovacchia e ancora per l’Austria, Marco Schwarz (Oro in combinata e Bronzo in gigante) senza dimenticare Alexis Pinturault (Argento in combinata, Bronzo in superG), leader della coppa generale, che stava quasi per fare tris. Prestazioni straordinarie che hanno quasi messo in secondo piano i tanti atleti che si sono portati a casa una sola medaglia e che comunque testimoniano l'alto livello dello sci alpino nel panorama mondiale. n

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tennis

L’ITALIA SECONDA ALL’ATP CUP Nel campionato a squadre di Melbourne gli azzurri guidati da Fabio Fognini e Matteo Berrettini fanno sognare cedendo solo in finale alla Russia. di Stefano Colotti

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he il movimento del tennis maschile italiano sia in grande crescita da diversi anni è un dato di fatto, e i risultati non si vedono solo nella classifica di singolare che vede sempre più nostri giocatori nelle posizioni che contano, ma cominciano a vedersi anche nelle competizioni a squadre. Nella seconda edizione della Atp Cup, torneo per nazioni giocato subito prima degli Australian Open, gli azzurri capitanati da coach Vincenzo Santopadre – il quale ha preso il posto dello storico coach Corrado Barazzutti congedatosi dopo anni di onorato servizio sulla panchina azzurra – hanno fatto emozionare durante una settimana nella quale hanno prevalso su

blasonate formazioni avversarie. L’Italtennis per la trasferta australiana ha schierato come singolaristi il top 10 Matteo Berrettini e il top 20 Fabio Fognini, come doppisti lo specialista Simone Bolelli e Andrea Vavassori, quest’ultimo esordiente. Sorteggiati nel girone con Austria e Francia, gli azzurri fanno la voce grossa vincendo da primi il girone. Nell’esordio con gli austriaci, l’Italia parte sotto con Fognini che si fa sorprendere da Dennis Novak, giocatore alla 96esima posizione in classifica, ma Berrettini pareggia i conti riuscendo a prevalere sulla stella Dominic Thiem, numero 3 del mondo. Nel doppio decisivo gli stessi Berrettini e Fognini hanno sfruttato bene l’anello più de-

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bole Novak, conquistando per 6-1 6-4 il primo punto del girone. Contro la Francia invece gli azzurri chiudono i giochi già nei singolari: Fognini supera per 6-1 7-6 il pericoloso e imprevedibile Benoit Paire, Berrettini liquida con un 6-4 6-2 il dinamico e dalle energie inesauribili Gael Monfils. Ininfluente il doppio perso da Bolelli e Vavassori. In semifinale è la volta della Spagna capitanata da Rafael Nadal. Il campione maiorchino, per nostra fortuna, lascia spazio ai compagni Pablo Carreno Busta e Roberto Bautista Agut, comunque tennisti da un gioco regolare e sempre difficili da battere. Soprattutto Carreno Busta, con il quale Fabio Fognini aveva sempre perso in tutti i precedenti incontri. Ma questa volta il ligure è riuscito finalmente a sfatare il tabù sconfiggendo al terzo set l’iberico.

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Nel secondo singolare Berrettini prevale in due set su Bautista Agut e porta l’Italia in finale. Ad aspettare gli azzurri all’atto conclusivo è la Russia, unica squadra che tra tutte le nazioni può schierare due giocatori nella top 10 mondiale: Daniil Medveved (4) e Andrej Rublev (8). La compagine est europea in semifinale supera la Germania di Alexander Zverev e non da scampo nemmeno agli azzurri. Rublev lascia a Fognini solo pochi game, mentre Medveved sfrutta un Berrettini poco ispirato. Ma la sconfitta in finale non sminuisce l’ottima competizione giocata dai tennisti azzurri e fa sicuramente ben sperare per la prossima Coppa Davis, considerando anche che i colori italiani potranno contare su un singolarista in più come Yannick Sinner, tennista in rampa di lancio. n



atletica

LARISSA IAPICHINO EGUAGLIA MAMMA FIONA di Arturo Violetta

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La 18enne fiorentina ai Campionati Italiani Indoor nel salto in lungo vola a 6.91 metri stabilendo il record italiano assoluto e il record del mondo Under 20. Ed è standard olimpico per Tokyo.

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n salto che va oltre il record, che va oltre la soddisfazione. Sì perché quel salto ha portato Larissa ad affiancare mamma Fiona May nella Storia del Lungo, dopo che nel 1998 a Valencia aveva saltato la stessa misura indoor. Una vicenda che ha dell’incredibile, madre e figlia insieme sul tetto italiano della disciplina sportiva che amano. «Non so bene – ha dichiarato Larissa – come descrivere questo momento… è davvero tutto pazzesco. La prima cosa che ho pen-

sato è: cavolo, ho saltato come mia mamma. Diciamo che ho dentro un misto di emozioni a volume altissimo, mi sento come una bambina», non sta nella pelle Larissa che parla mentre continua a stropicciarsi gli occhi. «Eguagliare mia mamma mi fa realizzare tante cose. Le dedico questo record, ma non voglio dire perché. Lei lo sa». Le premesse per un salto del genere c’erano tutte: Larissa, infatti, ha svolto una speciale preparazione invernale, cercando di perfezionare una nuova tecnica di salto, gui-

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data dal suo allenatore Gianni Cecconi. Il suo talento, certamente indiscusso, prima o poi l’avrebbe portata a raggiungere risultati di livello, ma la giovane età poteva in qualche modo rallentare questo processo. Così non è accaduto e Larissa ha fatto quell’exploit che tutti stavano aspettando. Con questo salto la diciottenne conquista anche il record mondiale under 20 che resisteva fin dal lontano 1983, quando Heike Daute, questo il cognome da nubile con cui stabilì il primato, oggi Drechsler, saltò 6.88metri. E, come se non bastasse, stacca il biglietto per le Olimpiadi di Tokyo, viste come «un’occasione per fare esperienza, per imparare e catturare le cose migliori da tutte le campionesse che in pedana gareggeranno con me da avversarie». Ora, però, ad attenderla ci sono altre prove, di vita, quelle del conseguimento della maturità scolastica e della patente di guida. Ma Larissa è pronta! n



il personggio

ALEX SCHWAZER NON COLPEVOLE! di Lucio Fratta

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ccoci di nuovo, noi di Azzurro Sport a parlare di Alex Schwarzer! Noi abbiamo continuato sempre a parlarvi del marciatore azzurro sicuri che prima o poi la verità venisse a galla. La storia di Alex Schwazer, oggi ha una spiegazione molto più concreta e reale. Il Gip del Tribunale di Bolzano, Walter Pelino, ha archiviato il caso che riguarda l’assunzione di sostanze dopanti del marciatore, dichiarando che il “fatto non sussiste”. In poche parole Alex Schwarzer non ha mai assunto il doping per cui è stato squalificato per 8 anni, per cui gli è stato impedito di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. A dicembre scorso c’era già stata un’avvisaglia concreta con la Procura della Repubblica di

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Bolzano, che aveva chiesto l’archiviazione, passando appunto la palla appunto al Gip per l’ultima parola. Ripercorrere la vicenda di Alex Schwazer con tutti i suoi dubbi e le sue macchie potrebbe far capire il danno irreparabile che è stato fatto a un grande atleta. L’inizio della seconda odissea che ha coinvolto Alex Schwazer dopo l’ammissione di aver fatto uso di sostanze dopanti prima di Londra 2012, inizia già il primo giorno del nuovo anno olimpico. L’1 gennaio 2016 bussano alla porta di casa Schwazer due ispettori di una società privata di Stoccarda incaricati dalla IAAF di eseguire il controllo antidoping. Mentre quei campioni vengono analizzati, l’8 maggio 2016 Alex fa una grande prova alla cinquanta chilometri organizzata a

Roma e si qualifica per le Olimpiadi di Rio de Janeiro. Il 22 giugno la WADA fa uscire il comunicato che Alex Schwazer è stato riscontrato positivo e viene, da recidivo, squalificato per otto anni. Alex va anche in Brasile nella speranza che il TAS ribalti questa sentenza ma non sarà così. Non entriamo nel merito della questione perché ci sarebbero tante domande da porsi, perché sono stati esaminati così tardi i campioni prelevati a gennaio? e perché subito dopo la gara vinta a Roma da Alex? E poi la domanda più scottante come sono stati analizzati i campioni? Infatti, da una controanalisi richiesta dalla Procura di Bolzano emerge che dentro ci siano quantità anomale di DNA, in termini tecnici l’urina della provetta A conteneva 350 picogrammi per microlitro, mentre


Alex Schwarzer ha raggiunto, con la sentenza dello scorso 18 febbraio, la sua piccola verità che ha sempre cercato: il Gip di Bolzano Walter Pelino, ha confermato che il marciatore non ha assunto sostanze dopanti durante la preparazione per le Olimpiadi di Rio 2016. Una sentenza che mette di nuovo in luce gli errori, le macchie,i dubbi dell’intera vicenda e i tanti perché a cui nessuno ha mai dato una vera risposta. nella provetta B se ne trovarono 1.200. Se la quantità media di DNA nelle urine stimata è più o meno di 100 picogrammi per microlitro, ecco che un dubbio bello gigantesco viene. Viene molto facile pensare male. Il perché non si riesce a spiegare, o meglio non vogliamo pensare al complotto, ma qualcosa di strano c’è… E forse un accanimento contro il marciatore italiano ed il suo allenatore Sandro Donati, l’uomo che ha scritto “Lo sport del doping”, il libro che spara a zero su un sistema sportivo che si fonda e non soltanto utilizza le sostanze dopanti. Alex voleva solo la sua piccola verità, per dare dignità ad un Atleta reo ma non recidivo. Oggi quella verità ce l’ha. Non era Colpevole. Cosa succede adesso? La giustizia sportiva non può essere cambiata dalla

giustizia del nostro Stato, per cui la squalifica resta. In base a questa assoluzione piena però Alex Schwazer potrebbe appellarsi al TAS di Losanna. E se volesse procedere in questo modo e il TAS accogliesse il suo ricorso verrebbe meno la squalifica e potrebbe incredibilmente provare ad andare alle Olimpiadi di Tokyo. Intanto World Athletics, la ex IAAF, federazione mondiale di Atletica Leggera, ha confermato che l’atleta rimane squalificato, mentre L’agenzia mondiale antidoping Wada si dice “inorridita” dalla sentenza del tribunale di Bolzano respingendo le accuse e minaccia azioni legali. In un tweet diffuso nella notte dopo la sentenza ha così preso posizione sulla vicenda. La Wada «ha preso atto con grave preoccupazione dei commenti fatti da un

giudice del tribunale di Bolzano nella decisione sul caso penale nei confronti del marciatore Schwazer. Il dispositivo della sentenza è lungo e articolato, e necessiterà di essere valutato nella sua completezza, la Wada è inorridita dalle numerose accuse spericolate e prive di fondamento». Vedremo come andrà a finire. Partecipare alle Olimpiadi per Alex sarebbe un sogno a dispetto di tutti coloro che hanno voluto colpevolizzare l’uomo e fermare a tutti i costi l’atleta. Non si allena ad altissimo livello da tanto, sarebbe un miracolo multiplo pensare solo di farcela. Ma se Alex Schwazer è uscito pulito da una vicenda in cui aveva tutto il mondo contro, che problema c’è a prepararsi per un’Olimpiade? Forza Alex siamo con te! n

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football americano

TOM BRADY SCRIVE LA STORIA DELLA NFL

A 43 anni il quarterback guida alla vittoria i Tampa Bay Bucaneers e conquista il suo settimo Superbowl in carriera, record assoluto. di Stefano Colotti

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apita in ogni sport di avere per un periodo di tempo un dominatore assoluto, un atleta che nella sua disciplina conquista vittorie per anni senza dare alcuna possibilità agli avversari. Possiamo citare Lewis Hamilton per la formula 1, recentemente Husain Bolt nei 100 metri, Tiger Woods nel golf. Ma se pensiamo che tutte queste sono discipline individuali, è ancora più difficile per un singolo atleta spostare gli equilibri in uno sport di squadra. E nel Football Americano è quello che è riuscito a fare Tom Brady, uno degli atleti più famosi e pagati dell’ultimo decennio. Sono già tanti i riconoscimenti che gli sono stati dati dalla stampa sportiva di tutto il mondo. Nominato nel 2005 Sportivo dell'Anno da Sports Illustrated, “Sportsman of the Year” di The Sporting News nel 2004 e 2007, anno in cui fu anche no-

minato “Atleta Maschile dell’Anno” dall'Associated Press (primo giocatore della NFL a ricevere tale premio da Montana nel 1990). Valutando le sue qualità fisiche e le grandi prestazioni in gara, molti esperti lo considerano il più forte giocatore di Football della storia. E a distanza di 25 anni dal suo debutto in NFL (National Football League) con i Michigans Wolwerines, Brady ha conquistato il suo settimo Super Bowl in carriera guidando i Tampa Bay Bucaneers nello stadio di casa davanti a un pubblico ridotto causa Covid di 25mila spettatori (massima capienza 65.890 posti) a una schiacciante vittoria per 31 a 9 sui Kansas City Chiefs della stella 25enne Patrick Mahomes, quello che in molti considerano il suo erede e che ha recentemente stipulato un contratto astronomico da 450 milioni di dollari per 10 stagioni. Una vera e propria batosta per la gio-

vane stella che si è dovuta arrendere allo strapotere e all’esperienza di Brady. Per il quarterback californiano è il settimo trofeo messo in bacheca, dopo i sei conquistati con la sua storica franchigia, i New England Patriots, dimostrando di poter vincere anche lontano dalla squadra di cui è stato simbolo per ben 19 stagioni. Brady è stato premiato come MVP del Super Bowl e della stagione per la quinta volta in carriera e anche in quest'ultimo caso si tratta di un primato, visto che solo Michael Jordan ha fatto meglio nella NBA con 6 e LeBron James è terzo a quota 4. Brady, però, ha fatto meglio di MJ in quanto a titoli vinti (7 contro 6). Dei numeri veramente incredibili, soprattutto considerando i 43 anni compiuti. E chissà se riuscirà a migliorare notevolmente il suo record di 400 touchdown in carriera. n

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psicologia

LA FORMULAZIONE DEGLI OBIETTIVI di Matteo Simone

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artens, uno degli studiosi più importanti e conosciuti nell'ambito della psicologia dello sport, afferma che l’intervento psicologico deve essere orientato a tarare gli obiettivi, accrescere la motivazione, saper controllare le emozioni e l’ansia, concentrare l’energia e l’attenzione, migliorare la fiducia in se stessi e la consapevolezza di sé, controllare le attività immaginative. Essendo io stesso un atleta e avendo avuto l’opportunità di fare un’esperienza, attraverso uno stage formativo presso un Centro Sportivo di atleti professionisti, mi sono reso conto che è importante un lavoro di defini-

zione degli obiettivi dai quali partire, per individuare le risorse, le qualità e le caratteristiche che è necessario acquisire o potenziare per raggiungere tali obiettivi. L’obiettivo deve essere: chiaro e ben formulato, visibile (cioè immaginabile), possibile, sfidante, determinabile dalla propria responsabilità e dunque dal proprio impegno, raggiungibile in un tempo prefissato (con scadenza), identificabile in un risultato. Quanto più i sensi sono coinvolti nella definizione precisa dell’obiettivo, tanto più ci si sentirà motivati, e sarà più facile attingere alle proprie risorse interne per raggiungere le mete desiderate. Francesca Cantaro e Giacomo Guastalla, nel libro “Il segreto

della PNL”, parlano di «paesaggio degliobiettivi», intendendo con questa espressione l’idea che nasce e si sviluppa in noi dal momento incui ci prefiguriamo degli obiettivi: «L’obiettivo permette un orientamento dell’azione, che si organizza logicamente intorno a qualcosa e l’azione stessa si determina come intenzione (un dirigersi verso), decisione (ciò che si vuole) e realizzazione (obiettivo già raggiunto). Solo con una chiara e dettagliata idea di quelli che sono i propri obiettivi la mente riesce a organizzarecomportamenti in funzione del raggiungimento dell’obiettivo stesso». Tutti noi possiamo perseguire i nostri sogni e raggiungere dei risultati signifi-

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cativi, focalizzandoci su di loro come fanno i grandi campioni. Il tennista serbo Novak Djokovic, in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport-Stadio nel 2011, ricorda come già da bambino immaginasse di diventare un campione di tennis: «Ho cercato, sin dapiccolo, di vedermi in campo l’ultima domenica di Wimbledon a giocare la finale, per me è sempre stato l’obiettivo numero uno». Si lavora per un obiettivo futuro partendo dal «Qui e Ora» con l’analisi della storia del soggetto, da questa si cercano di individuare ed enfatizzare le capacità e le competenze che egli possiede. Si procede lavorando sul presente per sperimentare nel futuro il reale raggiungimento dell’obiettivo, invitando la persona a immaginare vividamente come potrebbe sperimentarsi nel futuro. Gli atleti raffigurano mentalmente la performance e immaginano di superarla pienamente, acquisendo maggiore sicurezza e consapevolezza di sé. Una strategia efficace prevede prima di tutto la

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definizione dei tempi, attraverso l’identificazione delle cosiddette miles stone, “pietre miliari”, ossia dei micro-obiettivi che consentono di effettuare una verifica periodica per non deviare la traiettoria dal traguardo finale. È necessario innanzitutto formulare obiettivi a breve termine, da raggiungere entro uno o due mesi; successivamente a medio termine, quindi da conseguire entro sei mesi e che siano il risultato di una serie di obiettivi a breve termine; e infine a lungo termine, quindi realizzabili entro un anno e nei quali includere la pianificazione di un’intera stagione. Gli obiettivi devono essere significativi, stimolanti, chiari, difficili ma non inarrivabili e mirati al miglioramento graduale della prestazione. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta. «Se immaginate ripetutamente e coscienziosamente di raggiungere un obiettivo, le vostre possibilità reali di successo au-

menteranno notevolmente» (Arnold Lazarus, L’occhio della mente). Un modo per visualizzare bene l’obiettivo è immaginare di raggiungerlo. L’ipotesi si basa sull’assunto che, nel momento in cui si immagina di conquistarlo, un buon obiettivo genera sentimenti di benessere e felicità, poiché la mente umana non sembra percepire la differenza tra ciòche si sperimenta realmente e ciò che si immagina di sperimentare. È importante avere delle priorità negli obiettivi, pensare agli obiettivi in modo consequenziale e secondo un programma: che cosa voglio raggiungere in ordine prioritario e temporale? Come? Che cosa sono disposto a fare? Che cosa sono disposto a sacrificare per raggiungerlo? Che cosa devo evitare o devo fare? Qual è il costo? Ne vale la pena? Dunque, attraverso un lavoro di analisi degli obiettivi, delle risorse a disposizione e di quelle necessarie, tutti potremmo raggiungere i nostri traguardi. n



il personaggio

GIANNI AGNELLI di Arturo Violetta

L’AVVOCATO DALLO STILE INCONFONDIBILE!

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l 12 marzo scorso avrebbe compiuto 100 anni. La sua genialità, la sua imprevedibilità, il suo charme hanno fatto di lui un’icona di eleganza, di cultura e di potere. Un uomo intelligente, amato e odiato allo stesso tempo, ma certamente rispettato. Un uomo che ha incarnato per decenni il capitalismo italiano e fu un protagonista indiscusso della storia politica, economica e, perché no, sportiva dell’Italia del XX secolo. Lui è Giovanni Agnelli, detto Gianni, per tutti l’Avvocato. Il secondo di sette fratelli, Gianni era il nipote del fondatore della FIAT Giovanni Agnelli, che fin da subito vide in lui

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l’erede designato a guidare quello che a posteriori sarebbe divenuto un vero e proprio impero finanziario. Partecipa alla Seconda Guerra Mondiale, prima in Russia e poi in Tunisia. Al suo rientro si laurea in Giurisprudenza, da qui l’appellativo di Avvocato, per entrare un anno più tardi, a soli 22 anni, siamo nel 1943, nel consiglio di amministrazione della FIAT, della quale assumerà il comando solo nel 1966. Agnelli diventò un importante membro dell’alta società internazionale, corteggiò donne importanti come la stella del cinema Anita Ekberg e Pamela Churchill, ex moglie del figlio del primo ministro inglese. Alla fine spo-

serà Marella Caracciolo di Castagneto, amica di famiglia e sorella dell’editore Carlo, dalla quale avrà due figli, ma tenne sempre il suo atteggiamento da viveur. La sua vita è stata piena di frequentazioni di un certo livello, dal mondo politico a quello culturale. Rinomata è la sua amicizia con John Kennedy prima che diventasse Presidente degli Stati Uniti. Durante gli anni di piombo incentrò la sua azione di comando verso il potenziamento e la crescita dell’azienda, acquisendo la Ferrari e cercando di rendere la FIAT più competitiva a livello globale. Ma seppe essere anche generoso e lungimirante, come


quando, a seguito di una grande crisi del petrolio, nonostante le gravi perdite, scelse di non licenziare i lavoratori offrendo una piccola quota di partecipazione della FIAT al leader libico Muammar Gheddafi, che Agnelli riuscì a ricomprare negli anni 80. Era un amante della velocità con una predilezione, ovviamente, per le auto sportive, in particolare le Ferrari, che acquistava già prima di comprare l’intera casa automobilistica. E poi la passione straordinaria per il calcio, ma soprattutto l’amore per la sua “Vecchia Signora”, la Juventus. Non certo un “passatempo” visto l’attaccamento maniacale che le dedicò nel corso di tutta la sua vita: dalle amichevoli a Villar Perosa a porte aperte, alle lunghe telefonate all’allora giovane allenatore Giovanni Trapattoni per conoscere lo stato di forma della squadra e dare i suoi preziosi suggerimenti. Una sua frase, più di tutte, spiega molto in profondità quanto avesse nel cuore la squadra bianconera: «Mi emoziono perfino quando leggo in qualche titolo di giornale la lettera J. Penso subito alla Juve». Insomma, un’icona di stile ed eleganza, oggi difficilmente replicabile! n

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MILANO-CORTINA 2026 Il logo si sceglie con il voto online di Sarah Trivelloni

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uale sarà il logo ufficiale dei Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina 2026? A deciderlo per la prima volta nella storia delle Olimpiadi Invernali sarà il pubblico online. Sarà, infatti, possibile votare il proprio logo preferito sul sito ufficiale dell’evento (www.milanocortina2026.org) o tramite l’app Milano-Cortina 2026. La votazione si chiuderà a fine marzo 2021. Il risultato verrà annunciato in una puntata speciale dei Soliti Ignoti su Rai Uno. La sfida è tra due loghi molto diversi tra loro. Le proposte tra cui scegliere sono: il logo “Dado” e il logo “Futura”, presentati in anteprima nel corso della finale del Festival di Sanremo del 6 marzo scorso da Federica Pellegrini e Alberto Tomba, primi ambassador dei Giochi Olimpici Invernali. Per la prima volta sarai tu a scegliere il logo delle Olim-

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piadi e Paralimpiadi invernali italiane”, è il messaggio di benvenuto che troverete in questi giorni sulla home del sito ufficiale di Milano-Cortina 2026. Cliccando su “Vota il tuo logo preferito” si accede alla sezione dedicata alle due proposte. Per ciascun logo è disponibile una breve descrizione video. Di seguito anticipiamo qualche dettaglio. «Servono determinazione e lealtà per affrontare ogni sfida, per raggiungere i nostri obiettivi. Tutti possiamo imparare dal coraggio degli atleti Olimpici e Paralimpici. Insieme possiamo costruire un mondo migliore attraverso lo sport. Un mondo in cui tutti possono giocare e vincere. Milano Cortina 2026: entra nei giochi!». Questa la descrizione del logo Dado fornita dal breve video di presentazione. Qualche dettaglio viene aggiunto sulla pagina Facebook dei Giochi Olimpici: «Dado

è sport, gioco, entusiasmo. Guarda in particolare ai giovani e ai ragazzi che nel 2026 avranno 18 anni. Un parallelepipedo composto dai numeri 2 e 6 che ruota svelando altrettante icone. A metà tra un’emoticon e un videogioco che sintetizza le discipline e i valori dello sport». Questo è il logo sostenuto dalla nuotatrice Federica Pellegrini. «I gesti più semplici e naturali possono cambiare il mondo», recita il video di presentazione. «Nello sport e nella vita le grandi vittorie si conquistano giorno per giorno, gesto dopo gesto. Le Olimpiadi e le Paralimpiadi sono un’occasione unica per lasciare un segno leggero e bellissimo. Milano Cortina 2026: il futuro è una vittoria di tutti”. Questo il significato di Futura. Logo sostenuto dallo sciatore Alberto Tomba. E allora tutti a votare il Logo della nostra Olimpiade! n




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