AZZURRO SPORT 2-2020

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Azzurro Sport bimestrale di cultura sportiVa aeronautica

anno 7 – numero 2

ginnastica ritmica

a tu per tu con alessia maurelli, capitano delle farfalle azzurre



EditoriAlE

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arlare di sport in questo particolare momento storico non è stato facile. il Covid19, una tempesta perfetta che si è abbattuta sul mondo, ha spazzato via tutte le nostre certezze e rivoluzionato la quotidianità di ognuno di noi. E lo sport non è stato di certo risparmiato. Palestre, stadi, impianti sportivi e persino i parchi in cui correre sono stati chiusi per settimane; un sipario che è calato su ogni attività. In questi giorni si sta provando a ripartire e, poco alla volta, ogni attività sta riprendendo il proprio cammino. Una cosa è certa, niente sarà come prima; passerà molto tempo prima che le piccole cose che fino a qualche mese fa ci sembravano scontate possano tornare a far parte delle nostre vite. Ma niente è perduto perché il genere umano ha vissuto tragedie ben più catastrofiche di queste e dopo ogni crisi, piccola o grande che fosse, l’uomo ha sempre provato a trarre insegnamento

da quanto successo per migliorare sé stesso e il mondo che lo circonda. Ad alcuni sembrerà una visione fin troppo ottimistica, ma noi vogliamo crederci. Prendiamo in prestito le parole del Presidente Mattarella che, durante il suo discorso in occasione della Festa della Liberazione, ha ricordato che la pandemia ha reso evidente come molte nostre attività che in questo periodo ci sono state precluse per motivi di sicurezza siano un esercizio di libertà. Ed è proprio su questa rinnovata voglia di libertà che vogliamo ripartire insieme a tutto il movimento sportivo. Percepire la voglia delle persone di fare sport, qualunque esso sia, è per noi la dimostrazione di quanto questa disciplina sia una delle espressione nobili dell’essere umano. Non ci resta, quindi, che essere testimoni di questa nuova partenza consapevoli che, nonostante tutto, lo spirito sportivo sia più forte degli eventi. E allora, come di consueto, non ci resta che augurarvi una buona lettura!

IL DIRETTORE

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10 L’Aviere Capo Alessia Maurelli, capitano delle Farfalle Azzurre

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Azzurro Sport Periodico bimestrale di cultura sportiva aeronautica Iscritto al n. 292/2013 del Registro stampa presso il Tribunale Civile di Roma Anno 7 – numero 2 Editore AVIATOR sRL via Gianfilippo Usellini 434 00125 Roma

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ThE LAsT DANCE

OLIMPIADI TOkyO

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Direttore Responsabile Alessio Piano Redazione via Gianfilippo Usellini, 434 – 00125 Roma Fax. 06.89280466 - azzurrosport@yahoo.it Consiglio Tecnico Presidente: Alessandro Loiudice Membri: Marzia Caravelli, Giuseppe Carella, Andrea Colotti, Andrew howe, Fabrizio Leoni, Dario Magagnini, Elisa santoni

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©Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. Per la riproduzione anche parziale di quanto pubblicato su Azzurro sport occorre citare la fonte. vettel lascia la ferrari

4 attualita’ Lo sport è pronto a ripartire

30 OLTRE I CONFINI Torneremo a far correre gli atleti con disabilità visiva

stampa Arti Grafiche Celori

24 ATLETICA Il 17 luglio a savona ci sarà la super sfida Tortu-Jacobs

Finito di stampare nel mese di maggio 2020 foto di copertina: foto Federginastica

38 TENNIs Coppa Davis 1976: quando l’Italia vinse tra le polemiche

42 EsPORT La nazionale italiana è campione d’Europa

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attualita’

lo sport riparte di Lucio FRATTA

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i riparte! Dopo quasi tre mesi di stop completo lo sport è pronto per ritornare in pista. sia ben chiaro, dimentichiamoci per il momento gli stadi affollati e il pubblico sugli spalti; sarà una ripartenza “diversa” con rigidi protocolli sanitari e qualche deroga ai regolamenti sportivi, come le cinque sostituzioni previste per le partite di calcio. Ma va bene così, perché mai come in questo periodo la “voglia” di sport è cresciuta esponenzialmente. Lo dimostrano le foto e i video diventati virali nel web e suoi social; le ragazze che giocano a tennis dai tetti dei palazzi e i runner costretti a “correre” in casa sono solo alcuni esempi della carica sportiva accumulata in queste lunghe settimane di lockdown. Il 4 maggio scorso, infatti, c’è stato il primo passo in questa direzione: il Governo, dopo aver valutato gli studi e le indicazioni del CTs (Comitato Tecnico scientifico), ha dato il via libera agli sport individuali purché si rispettino le distanze di sicurezza. Qualche giorno dopo alcune regioni hanno permesso un primo, timido, via libera agli sport di squadra. Anche in questo caso con protocolli sanitari e regole piuttosto ferree e con la certezza che, in caso di nuovi focolai, si debba ritornare a misure più restrittive. Per le competizioni agonistiche si dovrà aspettare ancora un po’ anche se appare evidente come la presenza del pubblico sia da escludere almeno nel breve. Anche nel resto del mondo si sta cercando di ricominciare e ogni Paese si sta approcciando al problema in maniera diversa. Molte federazioni europee hanno deciso di concludere in anticipo le stagioni e rimandare le competizioni all’autunno, altre invece hanno preferito rimodulare i calendari e permettere di concludere i vari campionati. A fare da apripista, in questo caso, la Bundesliga, il campionato tedesco, che già da qualche settimana ha ripreso le gare ufficiali per rispettare il calendario e portare a termine la stagione. Le squadre tedesche hanno deciso di “proteggere” i loro atleti e lo staff con i ritiri per garantire una sorta di isolamento dei loro tesserati da un possibile contagio. Al di là delle procedure applicate i match della Bundesliga hanno dimostrato quanto sia forte la “voglia” di sport in TV. Le prime partite del campionato tedesco hanno, infatti, registrato ascolti pressoché quadruplicati. Chissà se questo possa, almeno in parte, rappresentare un ristoro economico per il mondo dello sport professionista. Una cosa appare evidente, per affrontare questa “nuova normalità” avremo bisogno di un nuovo approccio organizzativo che cambierà il modo di fare e di “vedere” lo sport. La speranza è che questa nuova realtà sia solo passeggera e che presto tutto possa tornare a quando lo sport era un momento di socialità diffusa; un punto di incontro per quanti condividono le stesse passioni. Una speranza, certo, che però al momento non trova un orizzonte temporale definito. speriamo soltanto che il tempo, n questa volta, sia dalla nostra parte.

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olimpiadi

olimpiadi toKYo a rischio anche nel 2021 di Arturo VIOLETTA

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el marzo scorso, la pandemia da Coronavirus aveva costretto il Comitato Olimpico Internazionale, a prendere una decisione “sofferta”, rinviando le Olimpiadi di Tokyo 2020 nel 2021, esattamente un anno dopo. La cerimonia di apertura dei Giochi, infatti, si svolgerà il 23 luglio del prossimo anno e quella di chiusura l’8 agosto. Le Paralimpiadi si terranno, invece, dal 24 agosto al 5 settembre 2021. A distanza di due mesi da quella decisione, però, emergono nuovi, inquietanti elementi che potrebbero, nella peggiore delle ipotesi, far saltare definitivamente le Olimpiadi. Ad annunciare la triste realtà il il Presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Tokyo yoshiro Mori, in un'intervista al giornale giapponese Nikkan sports. «se la pandemia non sarà sotto controllo nel 2021 – ha dichiarato – i Giochi Olimpici saranno definitivamente

annullati». Questo perché non sono assolutamente possibili ulteriori rinvii. Le parole di Mori si vanno ad aggiungere a quelle pronunciate da yoshitake yokokura, Presidente dell’Associazione dei Medici del Giappone, che ha sottolineato come sarà “difficile” poter disputare le Olimpiadi in terra nipponica il prossimo anno se non sarà trovato un vaccino contro il Coronavirus. Mori ha paragonato la lotta contro il Covid a quella contro un “nemico invisibile”, però ha anche rassicurato tutti sul fatto che «se la pandemia sarà tenuta con successo sotto controllo, terremo le Olimpiadi in pace la prossima estate». La scelta del rinvio di un anno, in una situazione così particolare, è risultata certamente la migliore, soprattutto per atleti e staff tecnici, che da subito hanno potuto ridefinire l’intera programmazione agonistica e le attività sospese per l’emergenza Covid-19. Le nuove date delle Olimpiadi,

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che, lo ricordiamo, continueranno a chiamarsi Tokyo 2020, offrono più tempo per riprogrammare tutto il sistema di qualificazione che è stato compromesso dalla pandemia; ovviamente, restano confermati, invece, i pass olimpici già ottenuti, sia le carte olimpiche conquistate a livello di Paese sia quelle individuali: su un totale di 11.000 atleti previsti, infatti, il 57% al momento risulta dunque già qualificato. La cosa certa, comunque, è che questo slittamento comporterà un sostanziale aumento dei costi dell’intera manifestazione. Il Comitato Organizzatore indica in 2,6 miliardi di dollari il costo aggiuntivo del rinvio che ricadrà soprattutto sui contribuenti giapponesi. Ma c’è chi, come katsuhiro Miyamoto, professore emerito di Economia dello sport della kansai University, ritiene che l’aumento salirebbe addirittura a 4 miliardi di dollari. La spesa attuale del Giappone per mettere in scena i Giochi 2020 ammonta a 12,6 miliardi di dollari (ma la cifra sarebbe almeno il doppio secondo un report ufficioso del governo), e tutto il costo è in denaro pubblico tranne i 5,6 miliardi stanziati da sponsor e da finanziamenti privati. Non ci resta, dunque, che aspettare e sperare che il difficile momento legato alla pandemia, il prossimo anno sia solo un brutto ricordo e che le Olimpiadi possano disputarsi senza problemi, n per la gioia di tutti.

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ginnastica ritmica

alessia maurelli

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il capitano si racconta di Emiliano SOLE

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n questo periodo lo sport si è fermato, ma tutti gli atleti professionisti hanno continuato a tenersi in forma e allenarsi duramente per farsi trovare pronti alla ripresa. E così hanno fatto anche i nostri beniamini dell’Aeronautica Militare, come Alessia Maurelli, capitano delle Farfalle Azzurre, la Nazionale Italiana di ginnastica ritmica, uno dei grandi vanti del nostro sport. La 23enne, aviere dell’Aeronautica Militare, guida un gruppo di ragazze con grandi ambizioni, indubbiamente tra le più favorite per la conquista di una medaglia alle prossime Olimpiadi di Tokyo che, come ben sapete, sono state rinviate al 2021. L’atleta del Centro sportivo di Vigna di Valle ha già assaporato l’esperienza a cinque cerchi a Rio 2016. Nell’ultimo quadriennio è stata il faro della compagine di Emanuela Maccarani e ha arricchito il palmares con due ori ai Mondiali (funi/palle a sofia 2018 e cerchi a Pesaro 2017) oltre ad altre tre medaglie iridate, senza dimenticarsi delle varie gioie tra Europei e Coppa del Mondo. Alessia, insieme alle altre Farfalle, racconta come ha trascorso la pandemia e svela i suoi piani per il futuro. «La nostra è stata una quarantena particolare. Noi siamo rimaste in ritiro in hotel a Cesano Maderno (in provincia di Monza e Brianza e vicinissimo a Desio dove si trova la Casa delle Farfalle, ndr), lontane dalle famiglie. È stata una situazione particolare: fino al 24 marzo avevamo il permesso di allenarci in palestra, pensando ancora che si sarebbero svolte le Olimpiadi, ma poi col nuovo decreto non abbiamo più po-

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tuto allenarci e, chiuse in albergo, abbiamo dovuto arrangiarci». Alessia ci racconta che, nel periodo di lockdown, si sono adattate alla situazione e ogni componente della squadra, anche se singolarmente, si è allenata per mantenere lo standard fisico. «Abbiamo la fortuna di stare in un hotel che ha un parcheggio molto grande: in mattinata facevamo un po’ di palestra, poi nel pomeriggio un po’ di attività all’aperto, lanciandoci qualche attrezzo a distanza». Comunque, come ci dice la Maurelli, loro sono abituate a vivere in isolamento, sicuramente diverso nello spirito, perché dedito alle gare, ma comunque mai troppo facile. «Noi, di solito, viviamo in un isolamento funzionale, lo facciamo per raggiungere l’obiettivo. Ovviamente, in questa particolare situazione, ci è comunque pesato restare in quarantena, ci sono mancati i nostri genitori, che tra le competizioni e la pandemia non vediamo da Natale. A livello emotivo questa situazione ci servirà sicuramente per rafforzare la nostra unione, noi non siamo unite soltanto in pedana, ma anche al di fuori». La notizia del rinvio delle Olimpiadi è stata una doccia fredda e soprattutto il sentir dire che non sono nemmeno certe nel 2021 ci ha un po’ avvilito. «Questo annuncio non ci fa piacere – ci ha confidato il capitano delle Farfalle – noi, da sportive, ci auguriamo di riprendere a gareggiare il prima possibile. speriamo di fare gli Europei entro quest’anno, per poi fare la Coppa del Mondo il prossimo, le Olimpiadi e i Mondiali sarebbero, in questo momento, per noi ancora più un sogno». Questo stop

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potrebbe cambiare gli equilibri mondiali nel campo della ginnastica ritmica e magari cambiare le teste di serie alle prossime olimpiadi? «Io credo che stravolgimenti sui valori in campo non ci saranno, continua Alessia, il nostro è uno sport in cui arrivi a definire quello che è il livello durante il quadriennio. Russia, Bielorussia, Ucraina, Bulgaria, Giappone e appunto l’Italia sono le Nazioni in lizza per le medaglie. Io in questi giorni ho sentito i capitani delle altre Nazionali e ho deciso di fare un gruppo su Instagram con tutte noi per scambiarci gli aggiornamenti che riceviamo. siamo tutte molto determinate e per questo sono convinta che gli equilibri rimarranno invariati». La ginnastica ritmica è uno sport meraviglioso che porta migliaia di persone a gremire i palazzetti. «Questo sport per me – ci dice l’aviere dell’Aeronautica Militare con la voce quasi commossa – oltre a essere una disciplina, è una forma di arte: racchiude danza, musica e colori. Non è solo un gesto sportivo, ma qualcosa di più, è ciò in cui riesco ad esprimermi al meglio: metto insieme la mia passione per la musica, per il ballo, per l’espressività, per i colori con i body e gli attrezzi. È uno sport completo. ho iniziato a 8 anni e subito ho intrapreso la carriera agonistica. È la mia più grande passione». Questo sport incanta e ti lascia con il fiato sospeso, è molto duro, ma allo stesso tempo completo in tutte le sue parti e formativo sia fisicamente che caratterialmente. «Io lo consiglierei a tutte le ragazzine – ci dice fermamente in chiusura il capitano delle Farfalle Azzurre – perché prima di tutto riesci ad avere il controllo di te stessa, devi stabilire un equilibrio col tuo corpo e con gli attrezzi e quando ci riesci, hai grandi soddisfazioni. Lo sport in generale è importante per tenerti in forma, ma questo, in particolare, ti rende forte e femminile allo stesso tempo». E allora che dire, Alessia ci ha trasmesso passione, determinazione e tenacia, quella spinta che serviva a tutti i nostri lettori in un momento così difficile. Un grosso in bocca al lupo per il futuro alle nostre amate Farfalle n Azzurre!

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sport e tv

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durante la quarantena gli appassionati di basket, e non solo, si sono potuti consolare con uno speciale di 10 episodi su uno dei più grandi personaggi del mondo dello sport. ,

di Stefano COLOTTI

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l momento è la serie prodotta da Netflix più vista di sempre. The Last Dance, tradotto “l’ultimo ballo”, può essere definito come il “testamento” di Micheal Jordan, formidabile guardia dei Chicago Bulls. Un successo enorme, così ampio perché probabilmente ha racchiuso al suo interno una serie di ingredienti come la vita di spogliatoio, le rivalità e i dissapori tra i giocatori, le liti con la dirigenza per i rinnovi contrattuali, l’aspetto umano dentro e fuori il campo dell’uomo che ha dominato, nel vero senso della parola, il basket negli anni 90. Un personaggio che ha coniato uno dei brand più famosi nell’abbigliamento sportivo, Air Jordan, trasformando letteralmente la storia delle Nike, un brand che negli anni 80 prima di decidere di scommettere sul talento col numero 23 sulle spalle non era certo famoso come oggi. Il risultato è un “cocktail narrativo” che vorresti sorseggiare all’infinito. A spiccare nella serie è sicuramente lo spirito agonistico di Micheal e il suo spirito competitivo, in qualsiasi cosa nella vita, soprattutto nel cercare a tutti costi le rivalità con avversari che non erano solo sportive, ma che diventavano anche personali. Indole che spesso lo portava ad eccedere con il gioco d’azzardo, forse suo unico punto debole. In campo però era un maniaco della perfezione e pretendeva lo stesso dai suoi compagni di squadra in allenamento, spronati anche con parole dure se serviva. Come successe con la scazzottata con steve kerr, l’uomo che da allenatore ha vinto negli ultimi anni tre titoli con i

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Golden state Warriors. Non era per niente facile raccontare in dieci episodi tutti i successi collezionati da Jordan, come sei anelli e cinque titoli MVP. Titoli che, probabilmente, avrebbero potuto essere otto di fila se Micheal non avesse deciso di ritirarsi due anni per tentare la carriera professionistica nel Baseball, complice anche la tragica scomparsa del padre ucciso nell’estate del 1993, dopo che Jordan aveva trascinato i suoi Bulls a conquistare il terzo titolo NBA, sconfiggendo in finale i Phoenix suns di Charles Barkley. successi che sono stati comunque sudati e arrivati dopo anni di sconfitte, nonostante Micheal già da giovanissimo sbalordiva tutti con incredibile velocità, atletismo e tonnellate di punti in ogni partita. Negli anni 80 i suoi Bulls dovettero sbattere più volte sullo scoglio dei Detroit Pistons di Isiha Thomas e Joe Dumars, una squadra esperta, sporca e cattiva, che bloccava Jordan con falli che forse oggi sarebbero vicini all’anti sportivo. Ma dopo due eliminazioni consecutive, il 1991 fu l’anno della rivincita e del talento cristallino che supera la forza bruta. I Bulls annientano i Pistons per 4-0 e conquistano il primo titolo della loro storia battendo in finale,

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piuttosto agevolmente, i Los Angeles Lakers di Magic Johnson. Epilogo che è stato un passaggio di consegne tra la stella del passato appena trascorso e quella del futuro che arrivava. Come stagione NBA cardine del racconto è stata scelta quella 1997-1998, quando fu deciso dal tanto discusso General Manager Jerry kraus che quella sarebbe stata l’ultima stagione sulla panchina dei Bulls del blasonato coach Phil Jackson, regista fino a quel momento di tutti i successi di Chicago e nel decalogo del basket per aver lanciato anche il celebre “triangolo”, schema d’attacco che dava molteplici soluzioni offensive. Per l’appunto, “l’ultimo ballo” di un celebre gruppo che sarebbe stato smantellato l’anno successivo. Ma il gruppo guidato da Jordan con il supporto del fedele uomo assist scottie Pippen, dell’eccentrico Dennis Rodman, scalmanato fuori dal campo ma insuperabile nei rimbalzi sotto canestro, riuscì a trovare in quella decisione della dirigenza la caparbietà necessaria per dimostrare ancora una volta che erano la squadra più forte di sempre. In finale di Eastern Conference i Bulls superano in una serie tiratissima a gara 7 gli Indiana Pacers di Reggie Miller, a detta

di Jordan la squadra che mise i suoi Bulls più in difficoltà, quasi al pari dei Pistons. Contro la squadra allenata da Larry Bird, un altro grandissimo del basket, esce fuori la capacità del numero 23 di ragionare da vero leader e capire quando dare le responsabilità ai compagni smarcati quando tutte le attenzioni avversarie erano su di lui, scaricando la palla a steve kerr che con i suoi tiri da tre punti risultò decisivo, proprio come lo fu John Paxson nel 1993, che contro i suns ricevette smarcato palla da Micheal e segnò allo scadere il tiro decisivo per il terzo anello consecutivo di Chicago. In finale, come nel 1997, ci sono gli Utah Jazz del playmaker John stockton e di karl Malone, ala grande MVP della regular season. Vogliono la rivincita della finale dell’anno precedente e arrivano ai playoff con un record di vittorie superiore rispetto a Chicago, in più hanno superato agevolmente 4-0 i Los Angeles Lakers al turno precedente, al contrario del team di coach Jackson che ha speso notevoli energie contro i Pacers. Quindi nei pronostici partono addirittura leggermente favoriti. Ma dopo la prima sconfitta, Jordan e compagni ribaltano la situazione trovandosi a condurre


la serie sul 3-1. A questo punto lo speciale Netflix mostra un retroscena sorprendente, nel quale si svela che la notte prima di gara 5 Micheal ordinò una pizza nell’hotel in cui alloggiava e si prese una brutta intossicazione alimentare. Pensar male è peccato ma spesso ci si azzecca, ma nonostante sembri visibilmente debilitato in campo la guardia dei Bulls gioca comunque una eroica partita mettendo a referto 28 punti, ma non basta per chiudere la serie con i Jazz che la spuntano vincendo di soli due punti. Con la serie sul 32, le sorti si decidono a salt Lake City dove si gioca gara 6 ed eventualmente anche gara 7. La stampa sportiva in coro : «O Chicago la chiude subito o sono spacciati». Dopo una bellissima partita in perfetto equilibrio, a 20 secondi dalla fine Utah si trova avanti di un solo punto e possesso. Malone riceve sotto canestro marcato da Rodman, Micheal intuisce la sua stanchezza e con un guizzo felino sbuca da dietro togliendo il pallone a quello che è tutt’ora il secondo marcatore della storia della NBA, non un giocatore qualsiasi. I compagni di squadra si fanno da parte e lasciano spazio al loro leader per l’uno contro uno: sanno con certezza che il 23 si prenderà la responsabilità del tiro decisivo. A questo punto succede quello è stato immortalato in mille fotografie come “the shot”. Jordan punta Bryon Russell e con una finta lo sbilancia forse spingendolo anche furtivamente con la mano sinistra - il difensore cade a terra e Jordan libero conclude da dentro l’arco con un arresto e tiro vincente. A cinque secondi dalla fine la situazione è ribaltata, i Bulls sono sopra di un punto. I Jazz affidano le loro sorti a un pick and roll che libera stockton al tiro da tre che esce. Jordan ha letteralmente deciso di cambiare da solo le sorti della partita. sesto titolo, i Bulls sono nella storia. Il sipario si chiude, l’ultimo ballo è andato in scena. n

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prosecco doc e sport di Luca MORELLI

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uando pensiamo all’Italia e alle ricchezze del nostro stivale non possiamo non pensare all’arte, alle magnifiche città e alla buona cucina. L’Italia nel mondo è stata ritratta in tutti i modi: prendendo immagini di monumenti storici, del nostro magnifico mare o della nostra pasta, ma non tutti sanno che una delle eccellenze più conosciute dell’Italia nel mondo è il nostro Prosecco, una specialità esclusiva italiana. Non è mai facile parlare delle nostre “qualità” italiane senza cadere nel retorico o nel banale ma abbiamo il piacere di farvi scoprire una nuova veste di questo prodotto e cioè il suo stretto legame con lo sport. Il Prosecco DOC ha costruito le radici della sua storia e della sua identità basandoli su legami unici con il suo territorio e le sue tradizioni e trovando la giusta espressione delle attività di comunicazione nei settori dell’enogastronomia, dell’arte, della cultura, della storia, del cinema, del design e dello sport. In particolare il suo legame con lo sport che diventa un elemento, se ben dosato con il giusto bere, efficace al nostro benessere psicofisico. Con il bere bene facciamo riferimento a un prodotto d’eccellenza italiana, un vino di qualità e ricco di tradizione e quindi non possiamo che fare riferimenti al Prosecco DOC e allora andiamo a scoprire insieme cosa lo lega al mondo dello sport. Il Prosecco DOC è espressione di un territorio ben definito, che si estende tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia, ricco di tradizione e con un clima favorevole all’eleganza e all’equilibrio che contraddistinguono le sue iconiche bollicine. Bandiera nel mondo dello stile italiano, è lo spumante Made in Italy maggiormente esportato. Il Prosecco è una Denominazione di Origine Controllata nata nel 2009 dall’unione dei viticoltori, vinificatori ed imbottigliatori di 9 Province tra le regioni italiane Veneto (Treviso, Belluno, Padova, Venezia e Vicenza) e Friuli-Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine) al fine di legare indissolubilmente questo vino al suo territorio d’origine. Il Prosecco rappresenta un territorio suggestivo, una “Terra da sogno”, con delle regole specifiche, raccolte nel disciplinare di produzione, che determinano tutti i passaggi della filiera: dalla definizione dell’area di produzione all’etichettatura finale. Questi i numeri nel 2019 del Prosecco: 24.450 ettari di vigneto, 11.460 aziende viticole, 1.192 aziende vinificatrici e 347 case spumantistiche per una produzione totale di 486 milioni di bottiglie e un turnover di 2,4 miliardi di euro. Ma dopo questo breve, ma doveroso, preambolo andiamo al succo del nostro discorso e cioè il suo legame comunicativo con lo sport. Proprio nello sport il Prosecco DOC ritrova i suoi valori riuniti

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dallo spirito di squadra all’italianità, anche se l’emergenza sanitaria, che stiamo vivendo in questa prima parte dell’anno, ha bloccato o ritardato molte iniziative ed attività. Il Consorzio sta continuando il suo supporto alle diverse realtà con cui collabora da tempo: nel mondo dei motori con MotoGP™ e superbike, nella sfera degli sport di squadra con Imoco Volley Conegliano, per arrivare fino allo sci con i Mondiali Cortina 2021 e alla vela con Barcolana. IL LEGAME TRA PROsECCO E I MOTORI È MOLTO FORTE. Dal 2013 il Prosecco DOC è la bollicina ufficiale del Campionato Mondiale di superbike, presente alle premiazioni su podio, alle attività nel paddock, fino ad arrivare alla presenza nelle varie lounge. si tratta di momenti di svago in cui pubblico e piloti possono godere delle eccellenti bollicine veneto-friulane. Accanto all’esperienza positiva con la WorldsBk, il Consorzio di Tutela della DOC Prosecco è diventato nel 2019 supplier del Campionato del Mondo FIM MotoGP™, la compe-

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tizione su due ruote più longeva e seguita al mondo. Adrenalina, sorpassi, emozioni, velocità, sono gli ingredienti della MotoGP™ ai quali non possono mancare le bollicine Italiane. Oltre alla MotoGP™, il Consorzio accompagna anche il Campionato FIM Enel MotoE World Cup: si tratta di nuove gare che vedono protagoniste solamente le moto elettriche, caratterizzate da una sensibilità ambientale affine alla direzione intrapresa dal Consorzio verso la sostenibilità. Le moto in gara sono fornite da un’unica azienda, Energica Motor, di Modena, mentre a fare da cornice e supporto per l’alimentazione elettrica c’è Enel X, la società di Enel dedicata alla mobilità sostenibile. Aziende italiane d’eccellenza internazionale, insieme per un innovativo progetto di tecnologia e sostenibilità in piena sintonia con i valori di Prosecco DOC. Non solo bere bene, ma anche e soprattutto bere responsabilmente: chi guida non beve. sono proprio i piloti a ricordarlo costantemente, la festa con le bollicine del Prosecco DOC è concessa, ma solo

dopo la gara, quando i motori sono spenti. Appena queste emergenza volgerà al termine, i motori saranno pronti a ripartire più caldi che mai! Non solo motori però, Prosecco DOC è attento anche agli sport invernali: dal 2018 infatti accompagna la #RoadToCortina2021, che culminerà con i Campionati del Mondo di sci Alpino 2021 che si svolgeranno a Cortina d’Ampezzo. Due settimane di gare maschili e femminili ed eventi con oltre 600 atleti da 70 nazioni e circa 6.000 persone tra addetti ai lavori, volontari, tecnici, preparatori atletici, skimen e dirigenti. A tifare per loro si prevedono oltre 120 mila spettatori presenti nel corso dei 14 giorni di evento e almeno 500 milioni di persone collegate in diretta televisiva da tutto il mondo. Prosecco DOC è la bollicina ufficiale di questo evento importantissimo per la Perla delle Dolomiti, già lanciata nei preparativi anche per le prossime Olimpiadi del 2026. Anche per lo sci e per l’Ampezzano il 2020 si sta rivelando un’annata difficile. L’emergenza sanitaria in corso non ha permesso lo


svolgimento di numerose iniziative sia sportive che culturali ma la Fondazione Cortina 2021, organizzatrice dei Mondiali, insieme ad atleti locali, ai suoi Ambassador e ai suoi partner non ha desistito ed ha deciso di aprire due aste benefiche per raccogliere fondi in favore dell’Ospedale di Belluno. La prima asta di beneficenza ha messo in palio i trofei che dovevano essere protagonisti delle premiazioni delle Finali di Coppa del Mondo dello scorso marzo, annullate dall’emergenza sanitaria. Nel secondo appuntamento è stato possibile fare la propria offerta per cimeli appartenuti ai giovani atleti ampezzani degli sport invernali e agli Ambassador dei Mondiali, kristian Ghedina e sofia Goggia, insieme a prodotti e attrezzature sportive forniti dai partner di Fondazione Cortina 2021, tra i quali anche Prosecco DOC. Il Consorzio di Tutela ha contribuito mettendo all’asta le bottiglie da 3 litri jeroboam prodotte in edizione limitata e dedicate ai podi delle Finali di Coppa del Mondo. Insomma, nel nostro piccolo tentiamo di sostenere chi ne ha bisogno! Prosecco DOC è, inoltre, partner delle Pantere dell’Imoco Volley Conegliano, la squadra di pallavolo femminile che sta portando alta la bandiera del Triveneto in Italia e in Europa. Un gruppo energico e frizzante, ben rappresentato nelle bollicine del Prosecco, con tecnici competenti e un pubblico sempre caloroso che hanno portato la squadra a vincere numerosi titoli nella sua breve storia, cominciata solo nel 2012. Il palmares di Imoco Volley Conegliano conta già 3 scudetti, una Coppa Italia, 3 supercoppe Italiane e un Campionato Mondiale per Club. Viene confermata da diversi anni anche la partnership tra il Prosecco DOC e la Barcolana, la regata velica più grande del mondo che ogni anno ad ottobre popola il golfo di Trieste con migliaia di barche. L’affluenza è sempre notevole, con i partecipanti che si trovano a vivere un momento di sport, ma anche di festa, enogastronomia e musica del quale Prosecco DOC è protagonista. Nel 2020 sarà probabilmente necessario ripensare la manifestazione, ma l’augurio è che si possa svolgere al meglio, garantendo la sicurezza di tutti. Collaborazioni molto diverse per un vino iconico, ma con un filo conduttore: la grinta, l’energia e la freschezza e la cultura delle bollicine del Prosecco DOC, un lusso democratico che si adatta a qualsiasi occasione, dal brindisi con gli amici fino alla n celebrazione sul podio.

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si riparte Il 17 luglio a Savona ci sarĂ la Super Sfida Tortu - Jacobs

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di Emiliano SOLE

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tletica, il Meeting di savona sarà la gara della rinascita? Noi possiamo solo che sperarlo! Il titolo del meeting potrebbe essere “Filippo Tortu contro Marcel Jacobs, incontro a savona”. Adesso è quasi ufficiale e c’è anche la data del 17 luglio per il classico appuntamento di apertura della stagione dell’Atletica Leggera. Un meeting che avrà nella sfida tricolore dello sprint il suo piatto forte, con i due velocisti azzurri che torneranno a fronteggiarsi nella città ligure due anni dopo il duello che fu vinto da Tortu con lo straordinario tempo di 10”03. Il Memorial Giulio Ottolia vedrà la presenza di tanti protagonisti dell’atletica italiana. Ci saranno il pesista dell’Aeronautca Militare Leonardo Fabbri, ma anche Davide Re, al suo primo 400 della stagione, e poi nel lungo fari puntati sulla promettente figlia d’arte Larissa Iapichino. In gara potrebbe presentarsi anche il britannico Andrew Pozzi, campione del mondo nei 60 hs indoor, che prima del lockdown si trovava ad allenarsi al Centro Federale di Formia. Ovviamente si attendono tutte le conferme del caso ma potrebbe essere proprio questa la “gara della rinascita”. E attenzione, la pista di savona in passato ha regalato grandi emozioni soprattutto nella velocità. Non solo savona, ma quasi sicuramente l’atletica italiana vedrà altri appuntamenti in questi mesi estivi. Ad Ancona si ipotizzano una o più gare di salto in alto con Gianmarco Tamberi protagonista. La stagione internazionale di atletica leggera dovrebbe invece incominciare a metà agosto con le prime tappe del Golden Tour e della Diamond League. Il 2020 si sta rivelando estremamente complicato per la Regina degli sport a causa della pandemia che ha portato al rinvio delle Olimpiadi e alla cancellazione di Europei e Mondiali Indoor. L’annata verrà così compressa in un paio di mesi e con un numero di eventi limitato in giro per tutto il mondo dove ci si giocherà tutto, sempre che l’emergenza sanitaria permetta una regolare disputa delle varie manifestazioni. Tutti gli atleti dell’Aeronautica Militare si stanno allenando con grinta e tenacia fin duciosi in una ripartenza globale.

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coronaVirus

alis si confronta con le regioni e con tutto il cluster del trasporto e della logistica per la ripartenza

U

n ciclo di videoconferenze per favorire il confronto tra il popolo del trasporto e della logistica e gli interlocutori pubblici dei territori di riferimento. «Un comparto strategico ed essenziale come quello del trasporto e della logistica, che all’inizio della crisi sanitaria aveva un trend di crescita positivo, è ora fortemente a rischio e ha bisogno di interventi immediati e strutturali. Per questa ragione - dichiara il Presidente di ALIs Guido Grimaldi - abbiamo organizzato in queste settimane diversi tavoli di lavoro e di confronto in videoconferenza con le Regioni, le Autorità di sistema Portuale, gli Enti di ricerca e di formazione, gli interporti, i terminaled il nostro intero clu-

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sterdi trasporto marittimo, stradale e ferroviario». Nell’ottica di pianificare lo scenario post-crisi pandemica con una linea di azione comune, ALIs ha dato inizio alle videoconferenze regionali, il 7 aprile, partendo dal Veneto. Il Presidente dell’AdsP Mare Adriatico settentrionale Pino Musolino è intervenuto sulla messa in sicurezza dei porti di Venezia e Chioggia e sulla necessità che il settore pubblico, anche attraverso la sburocratizzazione amministrativa,sia un facilitatore di processi per i privati in difficoltà. Matteo Gasparato, Presidente dell’Unione Interporti Riuniti e dell’Interporto Quadrante Europa di Verona, ha proposto di adottare con urgenza una Legge sugli Interporti. sul tema della

sburocratizzazione totale convergenza anche da parte di Umberto Masucci, Presidente dell’International Propeller Club Italia e di F2I holding. Al confronto hanno preso parte anche Alessandro Becce AD del Terminal PsA/VECON di Venezia esimone Pastore, AD del Terminal VeRoPortMos, i quali hanno rappresentato le difficoltà emerse con gli spazi portuali e, di conseguenza, la necessità di puntare su corsie preferenziali per le merci considerate più strategiche. La seconda videoconferenza, tenutasi l’8 aprile, ha visto la sicilia come protagonista, territorio dove il cluster ALIs rappresenta, senza alcun sussidio pubblico, l’85% della quota di mercato del


trasferimento delle merci ed assicura la massima operatività per garantire la continuità territoriale. Marco Falcone, Assessore infrastrutture e mobilità Regione sicilia, ha ribadito che il mercato deve dispiegarsi in maniera omogenea con regole uguali per tutti e che la Regione ha il dovere di creare le migliori condizioni possibili per lo sviluppo di tutti i settori produttivi. Pasqualino Monti, Presidente dell’AdsP del Mare di sicilia Occidentale ha evidenziato l’esigenza di ripensare l’Italia «trasformando una tragedia in un’opportunità per ripartire con strumenti nuovi: si deve disegnare un nuovo piano delle infrastrutture e di reindustrializzazione, insieme ad una grande riforma fiscale». È inoltre intervenuto l’Avv. Francesco sciaudone,che ha posto la questione sugli aiuti di stato per immettere liquidità: «la Commissione UE nell’attuale quadro di temporanea sospensione delle regole sugli aiuti di stato ha dato alle amministrazioni nazionali e regionali anche la possibilità di indennizzare direttamente le imprese in ragione dell’eccezionalità della situazione. Occorre solo un puntuale sistema di notifica alla Commissione Europea». Nella terza videoconferenza svolta il 14 aprile, protagonista la regione Lazio. L’Assessorato ai Lavori Pubblici, Tutela del Territorio e Mobilità della Regione, rappresentato da sergio Celestino, ha chiarito come la fase di emergenza metta tutti gli interlocutori pubblici nella condizione di dover accelerare il processo in atto per la costituzione della ZLs e del relativo Piano di sviluppo strategico.Il Presidente dell’AdsP del Mar

Tirreno Centro settentrionale Francesco Maria Di Majo, impegnato per diversificare le attività portuali laziali, ha dichiarato: «Nonostante la riconosciuta vocazione crocieristica del Porto di Civitavecchia, l'AdsP sta lavorando in sinergia con la Regione per un lavoro sistemico di rilancio della componente commerciale dei propri scali». Enrico Luciani, Presidente della Compagnia Portuale di Civitavecchia, ha auspicato la rapida ripresa del lavoro ricordando che «la nostra alta specializzazione e formazione permette al sistema portuale di offrire dei servizi ottimali agli armatori in termini di sicurezza e massima efficienza». Dello stesso avviso Gianluca Rossi, DG dell’Interporto di Civitavecchia e Operation Manager di CFFT: «Le imprese facciano sistema, ricorrendo a quella logistica integrata di cui tanto oggi si parla. Da soli siamo poco, insieme siamo un unico».Massimo Pallottini, Presidente del Centro Agroalimentare Romano, ha sottolineato che «CAR intende contribuire alla modernizzazione e all’efficientamento del sistema logicistico regionale e auspico, non appena sarà possibile,un incontro dal vivo sul tema della logistica nell’agroalimentare». Andrea Campagna, partner di sviluppo di Laziale Distribuzioni, Gruppo Logistico LDI, ha messo in evidenza come “in questo contesto di forte incertezza, le imprese del settore devono innovare i propri servizi e le proprie pratiche per crescere nella competitività e attrattività”. Luigi Capitani, Presidente dell’In-

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terporto CEPIM di Parma, ha invece raccontato l’esperienza virtuosa dell’interporto da lui presieduto nell’arginare la crisi in corso. Focus sulla Puglia, invece, per il quarto incontro tenutosi il 16 aprile, al quale ha partecipato il Governatore della Regione, Michele Emiliano che ha anticipato la realizzazione di un Piano regionale straordinario. «Un sud più forte renderebbe più forte l’intero Paese - ha evidenziato Emiliano - questa emergenza sarà anche un’occasione storica per un riequilibrio tra l’Italia e l’UE e per recuperare una parte di svantaggio accumulato in passato, a partire dal sistema sanitario». Ugo Patroni Griffi, Presidente dell’AdsP del Mare Adriatico Meridionale, ha analizzatola situazione generale del settore portuale tra lacune e punti di forza, suggerendo di puntare su un corridoio adriatico-tirrenico, come occasione storica di rilancio per il sud. Tra gli interventi, anche Giovanni Giannini, Assessore regionale ai Trasporti, Tito Vespasiani, segretario Generale dell’AdsP ed Elio sannicandro, Direttore Generale di AssET Puglia (Agen-

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zia regionale strategica per lo sviluppo Ecosostenibile del Territorio), il quale ha posto l’accento su semplificazione e digitalizzazione nelle attività produttive, da quelle portuali e doganali sino ad infrastrutture ed opere pubbliche. La quinta videoconferenza ha avuto come protagonista la Campania. È intervenuto il Vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola: «il sistema dei trasporti è il sistema circolatorio di una comunità, come in un organismo vivente. si può fermare tutto, ma non quello». Per il Presidente dell’AdsPdel Mare Tirreno Centrale Pietro spirito, che ha lanciato la proposta della costituzione di un tavolo operativo anche con l’ABI, «per affrontare ora la crisi economica determinata dal blocco quasi totale della produzione e la fase della ripresa occorre sostenere lo sforzo degli operatori della logistica, avendo attenzione a aliquidità, sostenibilità finanziaria, misure per il rilancio di un trasporto intermodale e sostenibile, semplificazione di regole e procedure». È intervenuto anche il Rettore dell’Università degli studi di Napoli


“Parthenope” Alberto Carotenuto, che ha ricordato come anche le Università, nella loro interlocuzione con il Ministero dell’Università e della Ricerca, stiano richiedendo nuove linee di credito a lunga scadenza. Il Presidente dello sVIMEZ Adriano Giannola ha posto l’accento sulla ZEs campana, «un progetto strategico che deve rappresentare la grande opportunità da mettere a pieno regime per affrontare la ripresa. E’ importante la collaborazione tra le ZEs meridionali per il suo potenziale effetto leva sull'economia di un territorio di oltre 12 milioni di cittadini». secondo il Prof. di Economia dei Trasporti della Federico II Ennio Forte, «il Mezzogiorno, grazie alla logistica addedvalue, al recupero delle ZEs ed alla straordinarietà degli interventi UE e statali di sostegno finanziario, potrebbe cogliere una buona occasione di sviluppo per la ripresa

dell’economia». L’AD dell’Interporto Campano di Nola Claudio Ricci ha confermato che “in questa fase il trasporto e gli hub logistici hanno mostrato tutta la valenza strategica, meritando l’inquadramento tra i servizi pubblici essenziali”. Giancarlo Cangiano, Presidente di IsE servizi, la società dell’Interporto sud Europa che gestisce il terminal intermodale, ha chiesto una forte operazione di sburocratizzazione del settore. L’ultima videoconferenza, con la Regione sardegna, il 24 aprile, ha affrontato il tema della libera concorrenza sulle tratte insulari e della continuità territoriale, considerando anche che ALIs rappresenta oltre il 75% dei collegamenti con l’isola. L’Assessore ai Trasporti Giorgio Todde ha sottolineato che «anche in questo particolare momento di emergenza Alis si è messa a disposizione per implemen-

tare la continuità territoriale, rendere efficiente la mobilità». Anche il Presidente dell’AdsP del Mare di sardegna Massimo Deiana ha confermato che il settore marittimo e portuale può rappresentare il volano per l’economia sarda. «I porti devono continuare a garantire il livello di servizi necessari, come la manutenzione delle infrastrutture, la security e tutti i servizi di interesse generale, che generano un sistema di costi in gran parte fissi, solo parzialmente collegati ai volumi di traffico». hanno inoltre portato la loro testimonianza diretta Piero Diana, Presidente della Compagnia Portuale “Corridoni” di Olbia, l’AD del Terminal Ro-ro di Cagliari Vincenzo Corazza ed il Presidente dell’ITs Mosos di Cagliari Roberto Neroni, quest’ultimo per fare il punto sulle attività di didattica a distanza portate avanti in questa fase.n

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oltre i confini

non molliamo torneremo a far correre anche gli atleti con disabilitĂ visiva testo e foto di Matteo SIMONE

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N

on molliamo, torneremo anche a far correre atleti con disabilità visiva. Da sole le persone con disabilità hanno difficoltà a fare sport o sono quasi impossibilitate, ed allora perché non offrire un po’ del nostro tempo per dedicarsi a questa attività? Insieme si ottengono risultati importanti, un miglioramento della prestazione sportiva e del benessere della persona non vedente ma, al tempo stesso, anche una prova per le guide. Guidare un’altra persona, stargli accanto, sintonizzarsi sullo stesso respiro, sulla sua fatica, sui suoi ritmi, e la competitività e il benessere oltre che individuali diventano duali e poi di gruppo, di squadra. Tra i tanti c’è sandro Mille, che conosciamo meglio grazie ad alcune domande. Come hai scelto il tuo sport? «Volevo intraprendere un’attività sportiva che richiedesse uno sforzo moderato ma costante e, grazie alla generosità degli

atleti dell’associazione sportiva La sbarra, ho iniziato a praticare la corsa. Essendo io un ipovedente ho grande difficoltà nel muovermi in autonomia per cui era impensabile correre per me». Quali sono le difficoltà e i rischi? A cosa devi prestare attenzione? «Nella mia condizione per correre ho bisogno di affidarmi al 100% ad un atleta guida. Ciò significa che io, prima di tutto, devo sviluppare da subito un principio di intesa col mio accompagnatore. Devo essere sempre attento alle segnalazioni che mi vengono comunicate relative a variazioni di terreno, deviazioni di percorso, ostacoli improvvisi e non. Per cui prima del fisico io ho bisogno di allenare l’affiatamento con la persona che mi guida per trovare una buona sintonia». Nello sport cosa e chi hanno contribuito al tuo benessere o performance? «Fortunatamente sono venuto a conoscenza del progetto Achille’s International... ed eccoci qua: atleti volontari

dell’Associazione sportiva La sbarra che aiutano atleti non vedenti e ipovedenti a correre. sia in allenamento che in gara la guida e l’atleta non vedente procedono affiancati, uniti polso a polso attraverso un cordino. Ci vuole accortezza e sensibilità e i ragazzi de La sbarra riescono a compiere l’impresa di guidare un atleta disabile fino al traguardo. È una cosa molto impegnativa ma sanno farla con naturalezza e delicatezza». Ognuno di noi si può sperimentare come guida negli allenamenti ed in gara, mettendo da parte qualsiasi forma di competizione estrema e dedicandosi all’altro con generosità e scoprendo cosa significa correre con una disabilità come la vista. Continuiamo questo viaggio con le parole di Federica che ha deciso di raccontare la sua esperienza. Come hai scelto il tuo sport? «Nel corso della mia vita ho praticato molti sport e discipline: il cavallo (equitazione e volteggio) è quello che ho fatto

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per più anni (undici), da piccola, invece, il nuoto (l’ho ripreso ora), la ginnastica, la danza moderna, il pilates, il baseball per non vedenti, il judo. spero di non averne dimenticato nessuno. La motivazione che mi ha spinto ad iniziarli è stata spesso la curiosità di provare una cosa nuova. Lo sport a cui sono affezionata di più è il cavallo ma a causa degli impegni quotidiani sono stata costretta a smettere anche perché quasi tutti i maneggi sono fuori città e per raggiungerli ci vuole tempo ed una macchina che al momento non ho. In questo periodo mi sto dedicando al nuoto e alla corsa. In realtà il primo l’ho ripreso perché in realtà lo praticavo già prima del tumore. A farmi riprendere questa disciplina è stata una sfida che ho voluto lanciare a me stessa. Una volta guarita avevo il rifiuto di nuotare e soprattutto di andare nell’acqua dove non toccavo. Una sfida che ho affrontato e vinto. Anche con la corsa c’è stat una specie di sfida; non credevo che chi avesse problemi di vista potesse correre». Nuove sfide per sperimentare e mettersi in gioco, per dimostrare a sé stessi e agli altri che i limiti sono solo mentali, si può provare tutto come testimoniano le parole di silvia, un’altra atleta che ha voluto lasciare la

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sua testimonianza. Qual è stata un’esperienza che ti ha dato la convinzione di potercela fare? «Il 2016 è stato caratterizzato da diversi problemi personali e di salute che mi hanno impedito di allenarmi come avrei voluto. Dopo l’Oro nella qualificazione sono arrivata alla finale del Campionato italiano di Roma troppo carica di ansia e mi sono classificata tra gli ultimi. Nel frattempo ho cominciato a lavorare e ho pensato che era ora di lasciar perdere dato che non ritenevo di poter gestire lavoro, studio e sport insieme. Dopo averci riflettuto parecchio ho ripreso l’allenamento di scherma una sola volta a settimana senza alcun tipo di aspettativa, ero molto demotivata. Dopo una gara di qualificazione chiusa al quinto posto, ho ricominciato a credere che con un po’ di determinazione in più potevo anche farcela, ma ero ancora convinta che quella del 2016/17 sarebbe stata la mia ultima stagione schermistica. Questo fino a quando un mio amico non mi ha proposto di andare con la sua squadra a fare una corsa di circa 5 km per una raccolta fondi. Dopo un anno che non correvo, anche se con moltissima fatica, sono riuscita a raggiungere il traguardo con un

tempo accettabile per una persona non allenata. Questo mi ha dato una carica fortissima, ho ricominciato a fare attenzione all’alimentazione, un po’ di esercizio fisico dopo l’ufficio e ho ricominciato gli allenamenti di scherma in maniera più determinata. In soli due mesi ho recuperato un po’ di forma e sono riuscita a salire sul terzo gradino del podio dei Campionati Italiani di Gorizia 2017. Qualche problemino fisico ancora c’è, ma tutto ciò è stato un grande spunto per voler continuare. sono molto contenta di aver imparato a gestire lavoro e sport insieme. Non è facile alzarsi tutti i giorni alle 6:30, andare al lavoro, tornare a casa, cambiarsi e correre in palestra per 2 ore di allenamento, ma sapere che ci sono riuscita mi dà la forza per impegnarmi ancora di più». Ora sono in aumento atleti non vedenti e ipovedenti che corrono accanto alle loro guide e le persone si stupiscono sempre di meno, anche se rimane una certa incredulità. Possiamo e dobbiamo seminare bene, dare l’esempio, interessarci all’altro; molti si sentono soli, hanno bisogno di essere in connessione. Bisogna essere empatici, mettersi nei panni di chi soffre in silenzio. Non si è mai pronti a


cambiamenti di vita drastici e improvvisi. L’impatto di un evento considerato imprevedibile, devastante, stressante comporta sensazioni intense e insolite, forti emozioni, comportamenti non abituali. si rimane sorpresi e impotenti davanti all’imprevisto e all’inimmaginabile che crea danni, lutti, dolore, perdite enormi. La vita va avanti perché la vita è resiliente, sa come svincolarsi dai mille problemi, sa come rimanere sempre a galla nonostante tutto. Ora tocca a noi prendere in mano le redini, decidere momento per momento cosa è meglio per noi. L’aiuto psicologico può avere l’obiettivo di sviluppare la resilienza nelle persone, aiutare a ricostruire fiducia e relazioni, ricostruire sé stessi, la propria attività. L’aiuto psicologico può avere l’obiettivo di incrementare fiducia e pazienza in attesa di ritornare gradualmente alla quotidianità, di riprendere le cose lasciate in sospeso, di prendersi cura di sé. Il senso della resilienza, in buona sostanza, equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare

con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili. Bisogna comunque andare avanti fiduciosi, speranzosi con forza e coraggio mettendo da parte altro e focalizzandosi per la risoluzione del problema contingente non facile ma neanche impossibile, insieme si può, anzi si deve, soprattutto per i più piccoli. È importante avere piani e programmi per portare a compimento i propri sogni così come è importante essere sempre pronti a rimodulare i propri sogni per circostanze impreviste e inaspettate come quelle che stiamo vivendo in questo particolare momento, ma si tratta solo di rimodulare mete e traguardi per riprenderli più in là con più serenità. Un concetto che è ben illustrato nel libro “Arrendersi mai, come trovare la carica per affrontare positivamente la vita. se non sarà sereno si rasserenerà”, di Luis Rojas Marcos in cui si dice che «L’ottimismo spinge a ricercare un lato positivo perfino nelle avversità, contribuisce a ridurre l’impatto delle disgrazie, alimenta la sensazione di poter controllare la propria esistenza, aiuta a conservare una discreta autostima e mette al riparo da sentimenti di impotenza e sconforto… L’ottimismo

trasforma i desideri in sfide e confida nella propria capacità di superare gli ostacoli che si frapporranno al suo cammino. È una forma concreta di speranza che alimenta la sicurezza in sé stessi… Nel 1986, Bandura battezzò come “autoefficacia” la convinzione di possedere le capacità indispensabili per compiere le azioni utili a raggiungere il traguardo prefisso… Nutrire un atteggiamento incline alla speranza serve in larga misura a sdrammatizzare le avversità, senza per questo misconoscerne la gravità, e sollecita a non gettare la spugna». Passa tutto se siamo fiduciosi, collaborativi, pazienti, se siamo comunque connessi, se siamo sensibili, tolleranti. Possiamo e dobbiamo farcela sviluppando resilienza per cercare di uscire più forti e determinati. Passa tutto e si affronta come i muri di tante maratone e ultramaratone. Un parallelo con quanto stiamo vivendo in questi ultimi mesi; i sacrific che stiamo facendo ora non vanno visti come una costrizione ma come un’opportunità, una scelta consapevole e condivisa, approfittiamo per ricaricarci, per inventarci qualcosa che poi servirà anche dopo, facciamo uscire chi è in n prima linea.

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formula 1

Vettel lascia la ferrari la stagione di formula 1 non ripartirĂ prima del 5 luglio in austria, ma sin da ora la vigilia si annuncia carica di tensioni in casa ferrari e, piĂš in generale, nel circus di f.1 dopo la notizia che alla fine del 2020 il tedesco sebastian Vettel, da sei anni alla guida della rossa, lascerĂ la scuderia di maranello. di Arturo VIOLETTA

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l’

avventura di sebastian Vettel con la Ferrari sarebbe potuta proseguire senza problemi, a patto però che il pilota tedesco avesse accettato le “nuove” condizioni della scuderia di Maranello: un solo anno di contratto e un consistente ridimensionamento economico. Nuove condizioni che, peraltro, hanno modificato quanto gli era stato concesso nel 2017 dal presidente di allora sergio Marchionne, ovvero un contratto di tre anni per una cifra complessiva, sia pure mai ufficializzata, di circa 100 milioni di euro. Vettel, con alle spalle quattro Mondiali vinti con la Red Bull e dopo essere andato vicino nel 2017 e nel 2018 a coronare il suo sogno con la Ferrari, era rimasto fermo sulle sue richieste che, comunque, non potevano certo pareggiare quelle del giovane Charles Leclerc, alla luce dei brillanti risultati raggiunti alla prima stagione con la Rossa, che gli avevano fatto “guadagnare” un pari trattamento sia in pista sia economico con il compagno di squadra. Da parte della Ferrari, infatti, le intenzioni erano parse sin da subito quelle di volere allineare nelle gerarchie all'interno del team i suoi due

piloti per garantirsi, probabilmente, una gestione in pista meno problematica. Dunque, un pesante passo indietro economico ma anche strategico per il pilota tedesco, difficile da accettare, dopo che negli ultimi anni era stato sempre considerato quasi “intoccabile”, anche quando in gara commetteva più di qualche errore. Il tedesco dunque lascia Maranello dopo aver conquistato 14 vittorie su 53 GP disputati con la Rossa, oltre a 12 pole position. subito dopo l’ufficializzane del divorzio dalla Ferrari, Vettel non ha imputato le cause della rottura a motivi economici, ma solo a divergenze di vedute: «In questo sport – ha detto – per riuscire ad ottenere il massimo bisogna essere in perfetta sintonia ed io e la squadra abbiamo realizzato che non esiste più una volontà comune di proseguire insieme oltre la fine di questo Campionato». Il tedesco ha voluto salutare la scuderia e tifosi con una dichiarazione di amore che non verrà mai meno: «La Ferrari avrà sempre un posto speciale nella Formula 1 e le auguro tutto il successo che merita. Voglio poi ringraziare tutta la famiglia di Maranello e, soprattutto, i suoi tifosi sparsi in tutto il mondo per il sostegno che mi hanno dato in

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questi sei anni». Insomma, una separazione avvenuta in un clima di massima serenità, come ha confermato anche il Team Principal della Ferrari Mattia Binotto: «Abbiamo preso questa decisione insieme a sebastian e riteniamo che sia la miglior soluzione per entrambe le parti. Non è stato un passo facile da compiere, considerato anche il valore di sebastian, sia come pilota che come persona. Non c'è stato un motivo specifico che ha determinato questa decisione bensì la comune e amichevole constatazione che è arrivato il momento di proseguire il nostro cammino su strade diverse per inseguire i nostri rispettivi obiet-

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tivi». sul possibile sostituto del tedesco alla guida della Rossa di Formula 1 per la stagione 2021-2022 sembrano crescere al momento le quotazioni dello spagnolo Carlos sainz; un altro giovane, dunque, alla corte di Maranello pronto ad accettare più di buon grado la concorrenza con Leclerc per cercare di riconquistare quel titolo di campione del mondo costruttori, ma anche piloti, che manca nel palmares della Ferrari da diversi anni. L'ultimo pilota alla guida di una rossa ad aver vinto un campionato mondiale di F.1 è stato, infatti, il finlandese kimi Raikkonen nell’ormai n lontano 2007.



tennis

coppa daVis 1976 quando l’italia Vinse tra mille proteste

riviviamo la storica conquista del titolo che non fu solo un evento sportivo ma anche politico. Gran parte dell’opinione pubblica del paese non voleva che gli azzurri giocassero quella finale. di Stefano COLOTTI

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«N

on si fanno le volée con il boia Pinochet». La finale di Coppa Davis del 1976 in Italia divenne un fatto politico all’ordine del giorno e sulle pagine di tutti i giornali. Il team azzurro allenato da Nicola Pietrangeli con in forza Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli si è qualificato per la finale contro il Cile e deve volare a santiago perché l’incontro si gioca in casa dei sudamericani. Ma c’è un grosso problema. Nel corso dell’estate il generale Augusto Pinochet con un colpo di stato ha fatto cadere il governo socialista di salvador Allende e proclamato una dittatura militare. si dice anche che molti degli oppositori del nuovo regime siano stati giustiziati proprio nello stadio dove si sarebbe giocato l’incontro di tennis. siamo in piena Guerra Fredda e le proteste dei due blocchi contrapposti si fanno sentire. Il Cile del tennis arriva in finale anche perché molti dei paesi del blocco socialista si rifiutano di volare nelle Ande, in primis la Russia che in semifinale de-

cise di far vincere a tavolino i sudamericani. Anche in Itala dove la sinistra non è la maggioranza ma comunque vanta una vasta rappresentanza, si protesta molto con il leader PsI Bettino Craxi in prima linea. Perfino il celebre Domenico Modugno compone una canzone contraria alla disputa di quella partita. La Democrazia Cristiana con al governo Andreotti non si pronuncia al riguardo e lascia la decisione al CONI. Non fu una scelta facile, era dura non far partire una squadra talentuosa che con merito aveva fatto fino a quel momento un bellissimo percorso. Dopo aver sconfitto per 5-0 Jugoslavia e Polonia nei primi turni, il gruppo di Pietrangeli aveva superato la svezia sfruttando la rinuncia del numero 1 al mondo Bjorn Borg, fresco vincitore quell’estate del suo primo titolo a Wimbledon. Proprio sull’erba di Londra gli azzurri affrontano in trasferta l’Inghilterra per la finale del blocco continentale europeo, quelli che sarebbero oggi dei quarti di finale. Nonostante la superficie del campo avvantaggi i padroni di casa, gli azzurri si impongono nettamente per 4 incontri a 1. Zugarelli e

Panatta vincono tutti i singolari incrociati con Roger Taylor e John Loyd, con i britannici che riescono a prendere il punto della bandiera solo nel doppio. A fine settembre è la volta della semifinale con l’Australia che viene ospitata sulla terra rossa del Foro Italico. Gli avversari degli azzurri schierano come singolaristi John Newcombe – allora numero 20 del mondo e vincitore in carriera di ben sette titoli slam – e John Alexander, ex top ten con due Australian Open in bacheca. Nel primo singolo Corrado Barazzutti sfrutta il vantaggio della superficie e supera in tre set Newcombe, ma subito dopo Alexander rifila a sorpresa un 3 a 0 al nostro Panatta. Ma Lo stesso Adriano in coppia con Paolo Bertolucci rimedia subito nel doppio prevalendo nettamente sul duo formato da Newcombe e Tony Roche (quest’ultimo diverrà allenatore di Roger Federer). Barazzutti a questo punto può chiudere i giochi contro Alexander ma dopo una grande rimonta viene beffato al quinto set dall’australiano. siamo sul 2-2 e il singolo tra Panatta e Newcombe decide le sorti della sfida. L’azzurro va sotto

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di un set ma riesce a strappare all’avversario il secondo parziale con un tiratissimo 8-6 (allora non era previsto il tiebreak) e ribalta così le sorti dell’incontro vincendo in scioltezza i restanti parziali tra i boati del pubblico romano. E così arriviamo a quel fine dicembre 1976. Il CONI passa la pallina alla Federazione Italiana tennis che tra tante contestazioni decide di far partire la compagine italiana. Gli azzurri partono favoriti come cifra tecnica ma il fatto di giocare in trasferta e per giunta in un clima del genere potrebbe ribaltare i giochi. In più i cileni possono contare sull’osso duro Jamie Fillol, in quel momento giocatore tra i primi venti al mondo. Contro di lui Pietrangeli decide di mandare in campo Barazzutti nel primo singolo. Corrado non tradisce le aspettative e vince in quattro set. Ancora più semplice il compito di Panatta che in tre set liquida Patricio Cornejo. Vincendo il doppio gli azzurri possono quindi sollevare la coppa.

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In segno di provocazione Adriano convince il compagno Bertolucci a indossare una maglietta rossa contro il duo cileno, colore notoriamente accostato a partiti socialisti e comunisti. I due perdono però il primo set e decidono di rindossare la classica maglia azzurra di rito. Il match si ribalta, i potenti colpi di Bertolucci e le volée di Panatta iniziano a fare la differenza, secondo e terzo set sono per l’Italia. Il quarto parziale è una vera e propria battaglia, nella bolgia dello stadio di santiago che non contava nemmeno un seggiolino libero, il duo guidato da Pietrangeli la spunta per 9 giochi a 7 con un dritto di Fillol che finendo a rete ammutolisce il pubblico di casa e fa gioire i nostri. Come regalo di Natale gli azzurri ritornano con l’insalatiera da mettere come dono simbolico sotto l’albero di tutte le case italiane. Ad oggi quella del 1976 rimane l’unica Coppa Davis vinta dall’italtennis maschile. Ed è una storia n degna di un film.



ESPort

l’italia conquista i campionati eeuro 2020

N

on potendo vedere le partite dell’europeo di calcio sugli schermi qualcuno ha pensato bene di giocare e assegnare comunque il titolo. A conquistare l’ambito trofeo, neanche a dirlo, è stata l’Italia guidata da Rosario Accurso, Carmine Liuzzi, Alfonso Mereu e Nicola Lillo che dopo essere entrati nella fase finale del torneo si sono aggiudicati il itolo superando la serbia per 3 a 1 in una finale giocata al meglio di 5. stiamo parlando della prima edizione della UEFA eEuro 2020 il torneo giocato interamente su PEs 2020 con la partecipazione di tutte e 55 le federazioni affiliate alla UEFA e un format molto simile al “vero” europeo”. se qualcuno pensa ad un torneo poco più che amatoriale si sbaglia di grosso perché a contendersi i

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40mila euro in palio per la squadra vincitrice e 100mila da dividersi per le squadre della fase finale i migliori team del mondo che di giorno e di notte si sono affrontati senza risparmio di energie. Per la FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) si tratta del primo trofeo nel mondo dell’eFoot, un successo salutato con orgoglio dal presidente federale Gabriele Gravina che, dopo essersi complimentato con gli Azzurri dell’eNazionale ha sottolineato come la federazione «abbia creduto sin dall’inizio in questa nuova forma di competizione che accomuna gli appassionati di calcio a quelli degli eGames. Dopo aver raggiunto questo importante traguardo targato UEFA - ha rilanciato – siamo pronti per una nuova sfida: il Mondiale organizzato dalla FIFA». se gli sport “tradizionali”, si sono dovuti

fermare a causa del Covid-19, lo stesso no si può dire per gli esport che in questi ultimi mesi hanno registrato tassi di crescita a due zeri. Non potendo uscire di casa gli utenti di tutto il mondo si sono incontrati sul web per sfidarsi in tutti gli sport e competizioni offerte dalle diverse piattaforme virtuali. Questa nuova socialità dettata dalle regole di questo particolare periodo ha contribuito moltissimo alla crescita di questa nuova tendenza favorita anche dalla pubblicità indiretta di moltissimi volti noti dello spettacolo e dello sport che durante le prime settimane del lockdown si sono sfidati pubblicamente. Gli addetti ai lavori non possono che essere soddisfatti della crescita del movimento e della pubblicità che hanno n ricevuto in questo periodo.






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