AzzurroSport 5/2020

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Azzurro Sport bimestrale di cultura sportiVa aeronautica

anno 7 – numero 5

atletica

andrew howe a 35 anni sogna la finale olimpica ginnastica ritmica

baldassarri campionessa italiana assoluta



EditoriAlE

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iamo giunti al quinto numero di Azzuro sport, il penultimo di questo difficile anno. Il 2020, purtroppo sarà collegato in maniera indissolubile a questa pandemia. Sono passati poco più di dieci mesi da quando il Covid è diventato tristemente famoso eppure sembra passata un’eternità. Quando chiudiamo questo numero l’Italia è ancora stretta nella morsa di quella seconda ondata che nessuno sperava di dover affrontare. Eppure eccoci qui, tutti uniti nella convivenza con questo nemico invisibile. Una convivenza forzata che, seppur limitante per molti aspetti, non ha impedito allo sport di tornare a popolare gli stadi e le palestre di tutto il mondo. Anche se gli spalti degli impianti sportivi sono tristemente vuoti il calore del pubblico, degli appassionati non è mancato. Ecco allora che in questo numero abbiamo deciso di incontrare da vicino i protagonisti. Siamo partiti dall’Aviere Michela Baldassari che si è confermata campionessa italiana assoluta di ginnastica ritmica e ci ha raccontato i prepa-

rativi per le Olimpiadi di Tokyo, il suo sogno nel cassetto. Stesso obiettivo per l’Aviere Capo Andrew Howe che a 35 anni è sempre più intenzionato a scrivere il suo nome negli annali delle Oimpiadi. Non poteva mancare il tributo a Diego Armando Maradona, un personaggio discusso dal punto di vista umano, ma uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Rimanendo nel calcio abbiamo voluto raccontarvi la storia di un altro campione, Francesco Totti, simbolo di una squadra e di una città che si è affidato alla sapiente regia di Alex Infascelli per ripercorrere la sua vita dentro e fuori dal campo. E ancora vi abbiamo narrato la storia di altri “personaggi” che si sono guadagnati le pagine di tutti i giornali sportivi, stiamo parlando di Sinner il “golden boy” che continua a stupire tutti e Belinelli che dopo 13 anni di NBA ha deciso di tornare a Bologna dove tutto è iniziato. Insomma, ancora una volta tante emozioni tutte da “sfogliare” nel nuovo numero di Azzurro Sport! Non resta, quindi, che augurarvi, come di consueto, una buona lettura!

IL DIRETTORE

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8 Milena Baldassarri è la nuova campionessa italiana assoluta

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SoMMArio 2 Azzurro Sport5/2020


Azzurro Sport periodico bimestrale di cultura sportiva aeronautica Iscritto al n. 292/2013 del Registro Stampa presso il Tribunale Civile di Roma Anno 7 – numero 5 editore AVIATOR SRL via Gianfilippo Usellini 434 00125 Roma

12andrew howe pronTo per Tokyo

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ciao diego

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mi chiamo francesco ToTTi

18 aTleTica

20 Tennis

Roma ospiterà gli Europei di Atletica del 2024

Sinner conquista il suo primo ATP

direttore responsabile Alessio Piano redazione via Gianfilippo Usellini, 434 – 00125 Roma Fax. 06.89280466 - azzurrosport@yahoo.it consiglio Tecnico presidente: Alessandro Loiudice membri: Marzia Caravelli, Giuseppe Carella, Andrea Colotti, Andrew Howe, Fabrizio Leoni, Dario Magagnini, Valentina Marchei, Elisa Santoni © Proprietà letteraria, artistica e scientifica riservata. Per la riproduzione anche parziale di quanto pubblicato su Azzurro Sport occorre citare la fonte. stampa Arti Grafiche Srl

Finito di stampare nel mese di novembre 2020 foto di copertina: FIDAL

34 baskeT

36 Tennis

Dopo 13 anni di NBA Belinelli torna nella sua Bologna

Sonego gioca un brutto scherzo a Djokovic

38 psicologia

40 baskeT

Cosa c’è nella mente dei ciclisti

Nico Mannion la promessa azzurra in NBA

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Pillole di SPort FORMULA 1 IL RITORNO DI SCHUMACHER

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ra nell’aria, mancava solo l’ufficialità: dalla prossima stagione Mick sarà un pilota ufficiale del team statunitense Haas. A nove anni di distanza uno Schumacher torna nel circus della Formula 1. Il 21enne tedesco e il russo Mazepin sostituiranno Magnussen e Grosjean, quest’ultimo vittima in Bahrain di un terribile incidente con la vettura spezzata in due e letteralmente in fiamme, ma miracolosamente vivo. Mick, 21 anni, non ha minimamente beneficiato di essere un figlio d’arte

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come dimostra la sua carriera. Inizia da giovanissimo appena nove anni, alla guida dei Kart; nel 2015 il passaggio in Formula 4, nel 2017 quello in F3 e l’anno scorso l’ulteriore salto in F2, oltre che la firma per la “Ferrari Driver Accademy”, azienda che segue le giovani promesse dell’auto. In questa stagione la definitiva consacrazione con la vittoria del Mondiale di Formula 2. Una brillante gavetta che consentirà così a Mick di salire a bordo del team americano Haas e di rendere più che mai orgoglioso papà Schumi. Dopo 9

anni dunque si rivedrà sulle piste il cognome Schumacher. L’ultima gara di Michael risale infatti al 2012 in Brasile. Michael si trova purtroppo in condizioni sempre stabili dopo il terribile incidente sugli sci del dicembre 2013. La famiglia del sette volte campione tedesco ha sempre mantenuto il massimo riserbo sulle sue condizioni. Recentemente Jean Todt ha assicurato che «Schumacher è ben curato e sta continuando a lottare». Chissà se questa bellissima notizia potrà aiutarlo.


GINNASTICA Tecchi confermato alla Presidenza FGI con il 90.58% dei voti.

GINNASTICA “Manita” di Ludovico Edalli

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a 97^ Assemblea Nazionale Ordinaria della Federazione Ginnastica d’Italia, svoltasi lo scorso 15 novembre, conferma per il quadriennio 2021-2024 il Cav. Gherardo Tecchi alla guida federale con 3.270 voti, pari al 90,58% degli aventi diritto. La sala del Rome Cavalieri A Waldorf Astoria Hotel applaude il 27° Presidente FGI, candidato unico e al suo secondo mandato, dopo la prima nomina nel 2016. «Da oggi mettiamo le basi per il futuro – ha dichiarato il dirigente fanese - In questi quattro anni abbiamo costruito tanto, ora dobbiamo mettere tutto in campo, perché abbiamo molto lavoro da fare. L'obiettivo per il prossimo ciclo olimpico è crescere ancora, esaminando le criticità del passato e incamminandoci assieme verso il domani. Noi della ginnastica - ha sottolineato ancora Tecchi - siamo una grande famiglia. Ultimamente sono cambiate tante cose e siamo passati da 93mila a 150mila tesserati, e da 1.100 a 1.400 affiliazioni. Inoltre, sono entrate nella Federazione nuove discipline. Abbiamo cercato di fare quello che è nel nostro Dna, ovvero seguire il doppio binario della disciplina agonistica e amatoriale».

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Aviere Ludovico Edalli si laurea nuovamente Campione Assoluto di Ginnastica Artistica, mettendo in bacheca il suo terzo titolo consecutivo, cinque in totale contando anche quelli vinti nel 2013 e nel 2015. L’atleta dell’Aeronautica Militare, già qualificato per i Giochi Olimpici di Tokyo proprio grazie all’ottimo piazzamento nel giro completo dei Mondiali di Stoccarda 2019, al termine delle sei rotazioni si piazza in cima ad una lunga serie di pretendenti al tricolore 2020, totalizzando 81.750 punti. Il ventisettenne è risultato il migliore nel suo attrezzo di punta, la parallela, con un parziale di 14.550, ma poi è riuscito a consolidare la propria leadership con il miglior parziale alla sbarra (13.600) e il terzo al corpo libero (14.000), senza contare i due avvitamenti al volteggio. «È stata una bellissima gara. – ha dichiarato Edalli – Sono contento di vedere alle mie spalle tanti giovani che si stanno facendo strada e che si sono dati battaglia fino all’ultimo».

Sarah Trivelloni

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ATLETICA LEGGERA Un francobollo per Pietro Mennea a 40 anni dall'oro di Mosca

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40 anni dalla medaglia d’oro conquistata a Mosca nel 1980, Pietro Mennea viene ricordato con un francobollo valido per la posta ordinaria. E’ stato, infatti, emesso dal ministero dello Sviluppo Economico un francobollo appartenente alla serie tematica “lo Sport” dedicato all’atleta nato a Barletta nel 1952 e scomparso nel 2013, relativo al valore della tariffa B pari a 1,10 euro. Lo ha comunicato Poste Italiane, aggiungendo che la tiratura è di 400mila esemplari (foglio da 45 francobolli), stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A. La “vignetta” raffigura Pietro Mennea nel momento d’esultanza al termine della gara dei 200 metri alle Olimpiadi di Mosca del 1980, in cui conquistò una storica medaglia d’oro, riprodotta in basso con la fascia che idealmente avvolge il grande campione italiano. Completano il francobollo le legende: “Pietro Mennea“ “1952 -2013”, “XXII Olimpiade”, “200 metri” e “40° anniversario medaglia d’oro”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”. Un ottimo modo per ricordare un campione indimenticabile! Sarah Trivelloni

MARCIA PALMISANO DA RECORD!

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ntonella Palmisano non si ferma più. Dopo il successo a Podebrady con lo standard olimpico della 20 km, la marciatrice azzurra lascia la propria firma anche sulla Festa dell’endurance di Modena con la migliore prestazione italiana della 10 km di marcia su strada: 41:28 il crono della tarantina delle Fiamme Gialle che toglie dieci secondi al precedente primato di Rossella Giordano che risaliva al 1997 (Naumburg, 41:38. Non solo: con questa prestazione diventa la sesta di sempre al mondo, non lontana dal record della russa Yelena Nikolayeva (41:04). Il bronzo mondiale di Londra 2017 ed europeo di Berlino 2018 conferma, quindi, il momento di ritrovata condizione e conquista un altro titolo italiano, il nono in carriera. Vincendo la gara, “Nelly” viene omaggiata anche con il Trofeo Sidoti, in memoria dell’indimenticabile Anna Rita. Sarah Trivelloni

GINNASTICA RITMICA L’ITALIA RINUNCIA AGLI EUROPEI Dopo aver sentito tutte le parti in causa, a cominciare dalla Direttrice Tecnica Emanuela Maccarani e vista la recrudescenza della curva epidemiologica del Covid-19, la Federazione Ginnastica d’Italia ha deciso di non mandare la delegazione azzurra a Kiev, in Ucraina, per i prossimi Campionati d’Europa in programma dal 26 al 29 novembre prossimi. Tenendo conto delle raccomandazioni dei Ministeri degli Esteri e della Salute, nonché i contenuti dell’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in merito ai viaggi per e da i paesi organizzatori dei prossimi Campionati d’Europa dei piccoli attrezzi (l’Ucraina è inserita fra le nazioni dell’elenco E, che prevede adempimenti impegnativi prima della partenza e dopo il ritorno) e considerato, non da ultimo, il parere del medico federale Giovanna Berlutti sui rischi di una tale partecipazione, il Presidente Gherardo Tecchi, in qualità di responsabile generale dell’area tecnico-sportiva della FGI, ha scelto di non prender parte alla rassegna continentale. La Nazionale italiana di ginnastica ritmica (individualiste e squadra) pertanto, si metterà da subito al lavoro per preparare gli appuntamenti del 2021 che avranno come picco a livello continentale, i Campionati europei di Varna, in Bulgaria, in programma dal 9 al 13 giugno. Nella speranza che per quelle date il Coronavirus sia solo un brutto ricordo.

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ginnastica

baldassarri in forma olimpica di Emiliano Sole

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azzurro sport ha deciso di andare a conoscere meglio i talenti del centro sportivo di Vigna Valle e per questo numero ha incontrato la ginnasta milena baldassarri appena incoronata campionessa italiana nella ginnastica ritmica.

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o scorso 31 ottobre al Palaghiaccio di Folgaria sono andate in scena le Finali di Specialità dei Campionati Italiani Assoluti 2020 di ginnastica ritmica. L’Aviere Milena Baldassarri ha giganteggiato in lungo e in largo in una competizione dove le rivali erano molto agguerrite a cominciare dalla sua compagna di squadra Alexandra Agiurgiuculese. La 19enne dell’Aeronautica Militare ha trionfato al cerchio (23.800), alla palla (24.100) e al nastro (22.700), mentre alle clavette si è dovuta accontentare del secondo posto (23.000) alle spalle della giovane Sofia Raffaeli (24.050). La romagnola dell’Aeronautica si è imposta col totale di 92.050 punti, al termine di una gara di grandissima sostanza e in rimonta sulla rivale Agiurgiuculese. L’Aviere era stata già capace di vincere lo scudetto con Fabriano settimana scorsa a conferma di un periodo di forma invidiabile. Proprio il nastro è stato l’attrezzo decisivo per

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l’assegnazione del tricolore: Alexandra Agiurgiuculese anch’essa bravissima e in grande forma era infatti in vantaggio dopo aver confezionato tre esercizi di lusso (24.450 al cerchio, 24.050 alla palla, 24.500 alle clavette), ma all’ultima curva ha commesso delle imprecisioni (17.050) e si è così fermata a 90.050, a due punti esatti dalla vincitrice. Un Ottimo risultato per entrambe le atlete dell’Aeronautica Militare che evidenzia la grande qualità della squadra di ginnastica ritmica del Centro Sportivo di Vigna di Valle. La Baldassarri ha raccontato a Ginnasticomania di stare vivendo un grande momento di forma strizzando un occhio a Tokyo 2021. Una città che ci ha svelato aver già visitato: «Ad ottobre sono stata a Tokio per una competizione e ho avuto un grande privilegio: visitare il palazzetto dove si svolgeranno i Giochi Olimpici. Gli organizzatori ci hanno mostrato tutto in anteprima, è bellissimo». Poi continua

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dicendo «quando ci hanno mostrato il tunnel che ci porterà in pedana un brivido mi ha attraversato tutto il corpo… Un palazzetto – continua Milena – super tecnologico e non poteva essere diversamente nella capitale del Sol Levante». Il suo idolo, sin da quando era piccola, confida la Baldassarri, è la stella russa di ginnastica Alina Kabaeva, campionessa olimpica nel 2004 e due volte campionessa del mondo: «Nel 2017, a Pesaro, ho avuto occasione di essere premiata da lei. Un’emozione unica, perché è il mio idolo sin da quando ero una bambina». Il suo sogno ha concluso la Baldassarri sarebbe incontrare nel Villaggio Olimpico i giganti della squadra di Pallacanestro Statunitense. Insomma, un tuffo nel clima olimpico, sensazioni bellissime che speriamo di vivere al più presto e magari con qualche bella soddisfazione proprio dalla ginnastica ritmica. n



AtlEtiCA

andrew howe

ha le idee chiare: obiettiVo finale olimpica Torna a far parlare di se il lunghista e velocista italiano del Centro Sportivo Aeronautica Militare che si è raccontato sulle “pagine” di Eurosport, il network sportivo tra i più famosi al mondo. Tra voglia di riscatto e duri allenamenti, a 35 anni il sogno di Andrew è la finale di Tokyo 2021: "Convinto al 100% di poter raggiungere questi obiettivi". Noi di Azzurro Sport abbiamo il piacere di riportare uno stralcio di questa interessante intervista. 12 Azzurro Sport 5/2020


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ei tornato ad allenarti con l’obiettivo di tornare competitivo a livello internazionale: stai ritrovando la forma dei "tempi migliori"? «Mi sento abbastanza bene, sono convinto di poter tornare a far vedere le cose dei tempi migliori: ho cambiato allenatore e ho un intero team che mi supporta. Mia madre, poi, svolge un ruolo da motivatrice. Colui che mi sta seguendo più da vicino venendo a Rieti tutti i giorni, però, è Stefano Serranò, il capo allenatore. È lui che mi sta aiutando di più in questo momento, mi da una mano in qualsiasi cosa e ha lavorato sul programma di preparazione. Ci stiamo concentrando soprattutto sul salto in lungo, la mia specialità, quello che so fare meglio». Le ultime apparizioni nel salto in lungo risalgono al 25 giugno 2016 agli assoluti di Rieti per l’outdoor e agli europei indoor di Belgrado nell’anno successivo. Dopo tre anni di stop, cosa ti ha spinto a riprovarci? «Tre anni sono parecchi, è vero, ma avevo la sensazione di non aver fatto tutto quello che potevo fare, di non aver chiuso il cerchio. Non sono mai riuscito a tirare fuori il massimo di me, quindi sentivo la voglia di tornare a fare ciò che sapevo di saper fare. Ho voluto prendermi uno o due anni per concentrarmi sulla velocità, per ristabilire l’equilibrio con il mio corpo e recuperare dagli infortuni, visto che tra il 2016 e il 2017 ho avuto diversi problemi fisici tra cui una contusione ossea sul piede di

stacco. Per far guarire queste patologie ho deciso di dedicarmi alla velocità, allenandomi soprattutto sui 400m. È andata discretamente bene, mi sono avvicinato al mio record personale del 2011. Da lì, ho capito che per tornare ad essere competitivo a livello internazionale dovevo dedicarmi alla mia gara, così ho deciso di chiudere la mia “ultima olimpiade” con il salto in lungo». Tanti infortuni hanno contraddistinto la tua carriera - 2008, 2009, nel 2011 la rottura tendine d’Achille e, ancora, 2015 - ma hai sempre trovato la forza di rimetterti in gioco. E quest’ultimo periodo ne è l’ennesima testimonianza... «Quest’anno per tornare ad allenarmi ho avuto diverse difficoltà legate al covid, per poter tornare a fare salto in lungo c’è bisogno di un periodo di lavoro tecnico molto più ampio. Anche agli ultimi campionati italiani sono stato in difficoltà dal punto di vista tecnico, ma a livello fisico sto molto bene. Anche per questo, non do valenza a quest’ultimo anno, lo prendo come viene e cerco di captare le problematiche che ci sono state per migliorare. Mi sono detto: “Ok, da qui si riparte: ricominciamo da zero”, volevo ritrovare le sensazioni che avevo quando saltavo molto lontano. Non mi sono buttato giù per via dell’età, sono maturo e anzi…mi sento meglio di prima (ride ndr). Ho una maturità a livello motorio sicuramente diversa, cresciuta insieme alla consapevolezza di me stesso. Sono ripartito da qui, ora sono diverse settimane che ho ricominciato la preparazione e sta

andando molto bene». Nel 2006 il bronzo ai Mondiali indoor, l’anno dopo l’argento Mondiale a Osaka con il record italiano outdoor di 8,47 metri: quanto è pesato da quel momento il peso delle aspettative? Cosa ti è mancato per mantenere la costanza? «Penso che sia stato un mix di problemi sia mentali che fisici: c’è stata difficoltà nel gestire le aspettative, la voglia di dimostrare unite a problematiche fisiche e funzionali, anche nell’allenamento. È stato un insieme di situazioni che hanno fatto si che la mia carriera fosse intervallata da alti e bassi. La facilità dei risultati e delle prestazioni erano date dalla giovane età e da periodi di allenamenti privi di infortuni e senza il peso di dover dimostrare quello che uno vale. La difficoltà è anche quella, saper reagire e dimostrare che anche la pressione non ti distoglie l’attenzione dagli obiettivi primari. Poi se ci si mettono anche gli infortuni…» Facciamo un passo indietro al mancato accesso alla finale ai Giochi di Pechino 2008: che ricordi hai di quel momento? «All’inizio ero completamente disperato, sapevo che se non mi fossi fatto male e se avessi preso decisioni diverse sarebbe stato l’anno in cui potevo ambire alla medaglia. Subito dopo mi sono messo al lavoro a testa bassa, mi sono detto che devo vincere assolutamente la medaglia, voglio salire sul podio e voglio arrivare in finale. So di poterlo fare, quindi, non mi faccio certo condizionare da quello che è successo, sono cose che capitano. Nel-

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l’atletica leggera non ci sono aiuti esterni, non ci sono compagni che ti passano la palla: se sbagli, sbagli tu (ride ndr). In quella situazione ho sbagliato io su molte decisioni che mi hanno portato, poi, a non qualificarmi ad una finale che era ampiamente alla mia portata». È stato anche questo che ti ha portato, negli anni successivi, a concentrarti sulla velocità (100 e 200m)? «È sempre stata una scelta parallela, non ho mai tralasciato la velocità perché anche la velocità è fondamentale per il mio salto. Io sono un saltatore veloce, quindi ho bisogno di essere veloce per poter saltare lontano. Mi ha aiutato ad allentare la tensione, a respirare e a guardare il salto in lungo in modo diverso. Negli anni successivi a Pechino, dopo la rottura del tendine, la velocità è stata una necessità fisica. Non avevo più le stesse sensazioni di salto e di reattività, ovviamente volevo tornare a saltare

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ma fisicamente non riuscivo a farlo… sono dovuti passare un paio di anni per ritrovare le sensazioni di forza per poter staccare, dato che il tendine che mi sono rotto era quello del piede di stacco». Nel 2012, allora, provi il riscatto sui 200m ma non arriva la convocazione per le Olimpiadi di Londra...ora dopo Atene 2004 e Pechino 2008, potrebbe arrivare la tua terza Olimpiade. «Sembra un cammino di Dante dall’inferno al Paradiso…ho le carte in regola per partecipare alla prossima Olimpiade perché ho le idee chiare, so quello che voglio e dove voglio andare a parare, principalmente sul salto in lungo. Inizierò a gareggiare già da questo inverno, l’obiettivo, al momento, è di fare il minimo olimpico visto che non avrò la possibilità di gareggiare moltissimo. Guardo solo alla finale dell’Olimpiade di Tokyo 2021!»

Idee chiarissime, senza spaventarti per tutto quello che hai passato? «Assolutamente no, anzi, sono perseverante nei miei obiettivi. Nonostante sia diventato un personaggio televisivo che sportivo (ride ndr) e non sono più molto rilevante nell’atletica leggera… ma questo non mi abbatte: sono convinto al 100% di poter raggiungere questi obiettivi». Tornando alle Olimpiadi, il rinvio dei Giochi Olimpidi di Tokyo dal 2020 al 2021 ti ha aiutato a tornare al meglio? «Diciamo che mi è andata bene: non sono stato contento considerando che diversi miei compagni ne hanno risentito molto e mi è dispiaciuto moltissimo, ma allo stesso tempo stiamo parlando di una pandemia globale: hanno fatto molto bene a rinviarli. Guardando il lato positivo, dal mio punto di vista, posso dire che avevo problemi tecnici e ora ho il tempo di migliorarmi». n



il personaggio

ciao diego di Arturo Violetta

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e n’è andato il calciatore più grande di tutti i tempi. Colui che ha trasmesso la sua passione per il calcio a intere generazioni, colui che del calcio è stato l’essenza. Nessuno meglio di Diego Armando Maradona è riuscito ad esprimere quell’amore per il pallone che inizia da bambino e che ti porterai dietro per tutta la vita: «Se stessi con un vestito bianco a un matrimonio e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei di petto senza pensarci». Con questa frase il “Pibe de Oro”, a suo modo, è riuscito a far percepire quell’attrazione irrefrenabile e, forse, irra-

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zionale, che ogni amante del calcio prova nel vedere un pallone rotolare. Un legame, quello tra lui e il pallone, più forte di tutto e di tutti, una simbiosi naturale, che ha regalato a tutti noi momenti davvero esaltanti. Già, perché Diego è andato oltre le fedi e le bandiere calcistiche, e del calcio, quello giocato, quello vero, ha rappresentato quanto di più bello si potesse vedere. Sì, perché noi vogliamo parlare di calcio e di tutto il resto non ci interessa. Si dice che un campione è grande anche fuori dal campo… Chi se ne frega di questi stereotipi, di certo veri e giusti… oggi vogliamo solo rendere

omaggio ad un calciatore che incantava, che sbalordiva, che impressionava. Le cui giocate avevano sempre dell’incredibile, come il celebre goal su punizione alla Juventus, che ha letteralmente riscritto le regole della fisica, o quello all’Inghilterra ai Mondiali del 1986 in Messico, definito il goal più bello della storia del calcio, quando Diego si fece 70 metri di campo palla al piede saltando gli avversari come birilli. E potremmo proseguire per ore… Le sue gesta, ormai da tempo, sono consegnate alla Storia del calcio. E lui, Diego Armando Maradona, non “morirà” mai! Ciao Diego… n



atletica

a roma gli europei 2024 di atletica la european athletics ha assegnato a roma i campionati europei di atletica leggera del 2024, che si svolgeranno dopo le olimpiadi di parigi. roma ha ottenuto la preferenza di quattordici membri su sedici del council della european athletics. 18 Azzurro Sport 5/2020


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he notizia! Roma ospiterà i campionati Europei di Atletica leggera 2024. La capitale Italiana ha battuto la concorrenza della città polacca di Katowice, che puntava ad organizzare la manifestazione nel bellissimo stadio di Chorzow, sede dei Mondiali di staffette del 2021 e del meeting del circuito Continental Tour, che quest’anno ha fatto registrare il clamoroso lancio da 97.76m del tedesco Johannes Vetter nel giavellotto. Non era facile spuntarla sulla forte candidatura polacca che contava su una solida tradizione in campo organizzativo di grandi manifestazioni di atletica a livello internazionale. La Polonia ha già ospitato numerose rassegne mondiali ed europee e organizzerà i prossimi Europei Indoor di Torun nel Marzo 2021. Quindi diciamo che anche questo ha influenzato le scelte a favore dell’Italia che mancava dall’organizzazione di un evento continentale da cinquant’anni. L’Italia torna ad ospitare la massima rassegna continentale per la terza volta novant’anni dopo l’evento inaugurale di Torino del 1934 e cinquant’anni dopo l’edizione svoltasi allo

di Sarah Trivelloni Stadio Olimpico di Roma del 1974, che fece registrare la tripla medaglia di Pietro Mennea (oro sui 200 metri e due argenti sui 100 metri e nella staffetta 4×100), i bronzi di Sara Simeoni nel salto in alto e di Giuseppe Cindolo sui 10000 metri. Grande soddisfazione per il Comitato promotore italiano con la Fidal capofila di un lavoro di squadra, che è stato possibile grazie al sostegno del Governo, della Regione Lazio, del Comune di Roma, del Coni, di Sport e Salute. La decisione dei sedici membri del Consiglio EA è arrivata al termine dell’evento di presentazione delle due candidature che si è svolto in videoconferenza. Dopo un’introduzione del Presidente della Fidal Alfio Giomi, e i saluti della Sindaca di Roma Virginia Raggi, del Presidente del Coni Giovanni Malagò e del Presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli e dell’Assessore al Turismo e Pari Opportunità della Regione Lazio Giovanna Pugliese, è stato proposto un video con i punti forti della candidatura. Lo Stadio Olimpico sarà l’impianto principale di Roma 2024, ma la manifestazione toccherà alcuni dei luoghi più suggestivi della Città Eterna. Le gare di marcia si

svolgeranno alle Terme di Caracalla. Le mezze maratone avranno luogo lungo il percorso della Half Marathon Via Pacis con partenza e arrivo in Via della Conciliazione, all’ombra della Basilica di San Pietro. E le gare di getto del peso avranno come scenario l’Arco di Costantino e il Colosseo. «È un successo di tutti!. L’atletica italiana ha fatto da collante all’impegno del Governo, del Ministro Vincenzo Spadafora, che vorrei ringraziare per il supporto fortissimo che ci ha dato. Abbiamo trovato un grandissimo sostegno da parte della Città di Roma, un sostegno straordinario da Sport e Salute e del Coni. La Regione Lazio ha avuto un ruolo fondamentale. L’atletica italiana ha un obiettivo importante di fronte a sé e la promozione di questo campionato europeo farà crescere la nostra meravigliosa disciplina. Lasciatemi ricordare e salutare due personaggi, Pietro Mennea e Sara Simeoni, perché il 1974 è stato il loro Campionato Europeo. Ciò che hanno fatto all’epoca è stato straordinario e voglio ringraziare Sara per quello che continua a fare», ha affermato il Presidente della Fidal Alfio Giomi. n

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tennis

sinner

da record a sofia! di Stefano Colotti

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A 19 anni l’altoatesino conquista l’ATP 250 in Bulgaria diventando il più giovane italiano ad alzare un titolo nel circuito. 5/2020 Azzurro Sport

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opo gli ottimi risultati al Roland Garrros e agli internazionali di Roma che hanno fatto brillare gli occhi e sognare su un futuro promettente, per Janick Sinner arriva il primo trofeo in bacheca. Grande prova di maturità per il giovane di San Candido che a Sofia, seppur non giocando il suo miglior tennis, riesce a trionfare superando uno dopo l’altro duri avversari posizionati più in alto di lui nella classifica mondiale. Dopo aver eliminato facilmente nei primi due turni l’ungherese Marton Fucsovics e lo svizzero Huesler, nei quarti di finale l’azzurro trova l’australiano Alex De Minaur, altro talento cristallino numero 22 al mondo e testa di serie numero 3 del tabellone. Dopo aver conquistato il primo set con fatica al tie-break, l’avversario cede per 6-4 6-1 sfiancato dal ritmo e dalla costanza degli scambi dell’italiano. In semifinale è la volta di Adrian Mannarino, tennista ostico capace di variare il gioco e dare palle senza peso che mettono in difficoltà l‘azzurro. Ma nonostante le scomode caratteristiche dell’avversario, l’altoatesino supera la prova con un convincente 6-3 7-5. In finale arriva il canadese Vasek Pospisil, esperto 30enne presente nel circuito da molti anni. Sinner potrebbe pagare l’emozione della priva volta, vince il primo set 6-4 ma perde il secondo per 6-3. Nel terzo parziale l’incontro è molto equilibrato e si arriva al tie-break nel quale Jannick riesce a mettere l’accelerazione imponendosi con un meritato 7-3 finale. Il 19enne di Bolzano chiude quindi la stagione 2020 in bellezza con il suo primo titolo in carriera e conquistando il suo best ranking, la 37.ma posizione mondiale. Il tennis azzurro maschile chiude l’anno con un ottimo risultato: 8 tennisti nella top 100. Meglio di noi solo Spagna e Francia. n

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prosecco doc

da sempre aTTiVo nella TUTela del prodoTTo e del consUmaTore Azzurro Sport intervista Stefano Zanette Presidente del Consorzio Prosecco DOC

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rosecco DOC è un’eccellenza italiana, espressione di un territorio ben definito, che si estende tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, ricco di tradizione e con un clima favorevole che regala all’uva Glera grande eleganza, equilibrio e un fascino contemporaneo. Il Consorzio di Tutela protegge e promuove l’unicità di questo vino, bandiera nel mondo dello stile di vita italiano. Negli ultimi anni il Prosecco DOC ha costruito i connotanti della sua storia e identità di marca basandoli su alcuni legami unici con il suo territorio e le sue tradizioni e trovando la giusta espressione delle attività di comunicazione nei settori dell’enogastronomia, dell’arte, della cultura, della storia, del cinema, del design e dello sport. Un’attività costante di monitoraggio contro contraffazioni, imitazioni ed evocazioni del marchio Prosecco DOC in tutto il mondo è parte dell’importante lavoro svolto dal Consorzio di Tutela. Stefano Zanette risponde ad alcune domande sul tema. sig. Zanette, quali azioni vengono portate avanti dal consorzio a tutela del prosecco doc? disponete di un piano d’azione globale? Il Consorzio ha attivato diversi sistemi di

controllo a livello mondiale per verificare, a tutti i livelli, eventuali violazioni della denominazione, dai marchi ai negozi, dal web fino ai COLA negli USA (qualsiasi bevanda alcolica che si intenda esportare negli USA deve essere etichettata secondo i canoni regolamentati dal TTB ed obbligatoriamente approvata prima che la spedizione venga effettuata. Tale autorizzazione è richiesta attraverso il modulo “COLA” - Certificate Of Label Approval). Il Consorzio interviene sistematicamente a fronte dei vari casi rilevati, primariamente a fronte delle violazioni più conclamate, come ad esempio contraffazioni, evocazioni palesi o utilizzi della denominazione per presentare vini diversi. Nei casi più difficilmente dimostrabili solitamente vengono svolte indagini e ricerche ulteriori per verificare se vi siano usi dannosi che vadano a rafforzare la lesione ai danni della denominazione. Il Consorzio inoltre collabora intensamente con le autorità nazionali ed europee impegnate nella tutela delle denominazioni di origine, abbiamo anche siglato importanti protocolli di intesa, come quello contro le frodi on line stabilito con BMEL (Bundesministeriums für Ernährung und Landwirtschaft – Ministero dell’Alimentazione e dell’Agricoltura) tedesco ed ICQRF

(Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari). Collaboriamo anche intensamente con l’ICQRF nella tutela online della denominazione grazie alle importanti convenzioni siglate dal Ministero delle politiche agricole importanti marketplace. Il Consorzio inoltre ha ampliato i confini della protezione della denominazione con registrazioni di marchi e IG a livello mondiale andando in questo modo a tutelare importanti mercati come il Canada, la Russia e il Regno Unito. la contraffazione del prosecco è un problema comune? Quali sono i principali paesi coinvolti? La contraffazione (ovvero la produzione di falso Prosecco, non la evocazione o imitazione) non è attualmente il problema più diffuso sul fronte della tutela per la nostra denominazione. Alcuni casi sono stati ri-


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scontrati specie in Moldavia, Ucraina, Bulgaria, Russia, Bielorussia e Polonia. come vengono scoperti i prodotti non conformi? attraverso le segnalazioni di consumatori o tramite il lavoro di alcuni “investigatori delle falsificazioni”? Sicuramente le segnalazioni che ci arrivano da consumatori e produttori sono una buona parte delle notizie di lesione che riceviamo. Oltre a ciò il Consorzio ha attivato altri servizi di monitoraggio, in particolare: • sorveglianza mondiale di tutti i depositi di marchi che contengono il termine “Prosecco” o nomi simili; • monitoraggio in vari Paesi europei ed extra EU nei quali vi è una larga diffusione di Prosecco o sono stati riscontrati casi di violazione; • vigilanza sul territorio nazionale; • monitoraggio dei COLA depositati negli USA; • monitoraggio web. Quali sono i casi più bizzarri e curiosi che

avete incontrato? Uno tra i casi più insoliti è stato il cosiddetto Prosecco APM ("Automatic Prosecco Machine" – il cui acronimo richiama ATM, ossia come vengono chiamati gli sportelli automatici nei paesi di lingua inglese), ossia una macchina che avrebbe servito il Prosecco alla spina: un chiaro esempio di frode, essendo il vero Prosecco DOC venduto esclusivamente in bottiglia. Degni di nota sono inoltre i numerosi casi di presunti sali da bagno al Prosecco, profumi, saponi, caramelle, rossetti, ecc. che troviamo molto spesso, tra gli altri, in mercati come Gran Bretagna e Germania. come si riconosce l’autentico prosecco doc? Il Prosecco Doc può essere prodotto e commercializzato solo in bottiglia contrassegnata da una fascetta di Stato posta obbligatoriamente sui sistemi di chiusura di ciascuna bottiglia. La fascetta di Stato con-

tiene dei codici che consentono agli agenti vigilatori del Consorzio e alle autorità competenti di verificare la provenienza e autenticità di ogni singola bottiglia posta in commercio. Al fine di identificare il Prosecco autentico è inoltre opportuno accertarsi che nella etichetta si riportato “DOC” o “denominazione di origine controllata/ protetta” e l’indicazione della provenienza italiana. c’è qualcosa che il consumatore può fare quando scopre un “prosecco” non conforme? Per consentire al Consorzio di intervenire in maniera efficace a fronte di un possibile caso di violazione della Dop Prosecco è necessario fotografare accuratamente tutte le etichette e informazioni riportate in esse. Inoltre, dovranno essere date informazioni dettagliate sul luogo preciso nel quale si è riscontrato il problema, preferibilmente, se possibile, con documentazione fotografica.


il personaggio

mi chiamo francesco totti di Arturo Violetta

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L’autobiografia di un Campione “sincero” sui campi di calcio come nella vita.

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uando ancora indossava la maglia della Roma, per la quale ha nutrito un amore incondizionato, era amato e odiato, calcisticamente parlando, allo stesso tempo. Per tante ragioni che, con il tempo, sono uscite allo scoperto: la sua romanità, la sua disarmante sincerità, la sua semplicità e, scusate se è poco, il suo immenso talento calcistico. Peculiarità che, volente o nolente, lo hanno da sempre contraddistinto e delle quali lui, Francesco Totti, ha fatto la sua forza più grande. Una forza che, alla fine, ha prevalso su tutto, avvicinandolo sempre di più a tutti noi comuni mortali. È la ragione per cui quel 28 maggio del 2017, chi più e chi meno, abbiamo tutti versato qualche lacrima di commozione nel vederlo salutare la sua gente nel suo Stadio, dopo una vita trascorsa con quella maglia. La sua vulnerabilità, in quel momento, lo ha avvicinato ai cuori di

tutti gli italiani, indipendentemente dalla fede calcistica. Un uomo solo con il suo destino, quello di dover smettere di tirare calci ad un pallone, cosa per cui da sempre è stato un predestinato. L’epilogo di una carriera straordinaria, ancora di più per quelle “occasioni” perse per amore della sua Roma, che in nessun modo gli avrebbero portato più di ciò che ha ottenuto. La consacrazione di un Campione straordinario che ha giurato amore eterno ad una sola squadra, la stessa che da ragazzino tifava in Curva Sud. Quel Campione si è messo ancora una volta a nudo, nel bene e nel male, in un film documentario di Alex Infascelli che ha ripercorso tutta la sua vita, con sincerità e naturalezza, raccontato in prima persona dallo stesso protagonista. Un film coinvolgente, appassionante, vero. Che parte da quando Francesco giocava nelle giovanili della Lodigiani, «la seconda squadra di Roma» come lui

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stesso l’ha definita nel racconto, per alimentare quel sano spirito goliardico di rivalità calcistica nei confronti della Lazio. Già allora era chiaro che quel ragazzino aveva stoffa e che si sarebbe parlato di lui a lungo. Già faceva le stesse cose che ha poi fatto con la Roma, gli stessi dribbling, gli stessi goal, gli stessi assist. Era un predestinato! Il suo esordio in Serie A risale al 28 marzo 1993 a Brescia: a pochi minuti dalla fine della gara Vujadin Boskov chiama Francesco e gli dice di scaldarsi. Lui, incredulo, pensa che il mister si stesse rivolgendo a Muzzi, ma poi realizza che è lui a dover scendere in campo. La sua favola con la Roma inizia in quel momento quando, lui stesso ricorderà, gli «tremavano le gambe» e gli «si era quasi fermato il cuore». È sempre stato un ragazzo timido e riservato, non a caso ciò che aveva di dire lo ha sempre detto sul campo! A 22 anni indossa per la prima volta la fascia di capitano. A cederla fu un

certo Aldair Nascimento do Santos in un Roma-Fiorentina del 17 ottobre 1998, terminata 2-1 per i giallorossi con il goal partita, guarda caso, proprio del “Pupone” al minuto 94. Da allora Totti non lascerà più quella fascia, neanche quando viene sostituito. Un segnale forte che non lascia dubbi sulla sua fede romanista. Il “Principe” Giuseppe Giannini lo mette fin da subito nella sua ala protettiva fino a quando lascerà il calcio giocato. Nel film questo particolare è ben evidenziato e l’immagine di Francesco che gli sta “appiccicato” nel momento dell’addio allo stadio Olimpico ne è la testimonianza più vera. E poi si va avanti, ripercorrendo momenti belli e meno belli di una carriera esaltante, senza tralasciare gli sbagli compiuti come quella volta che, durante gli Europei del 2004, durante la gara Italia-Danimarca sputò in faccia a Christian Poulsen o il calcio a Mario Balotelli nella finale di Coppa Italia del 2010 o, ancora


peggio, quando dopo l’espulsione rimediata in un Livorno-Roma del 2007 spintonò platealmente Vito Scala, suo preparatore personale e l’uomo che più di chiunque altro ha contribuito a proteggere ed alimentare la longevità della leggenda. Nel film è proprio Francesco a scusarsi ancora una volta per il brutto gesto. Le loro strade si sono incrociate nel 1996 e da allora non si sono più separate: un legame forte quello che si instaura trai due e che non finirà più. Scala ci sarà sempre per Francesco Totti, una presenza discreta, a volte quasi “nascosta”, ma costante. E questo nel film è ben messo in evidenza. Di momenti bui ce ne sono stati eccome! Uno su tutti il brutto infortunio a pochi mesi dal Mondiale del 2006. Un calciatore “normale” non ce l’avrebba mai fatta. Lui sì. Certo il CT della Nazionale Marcello Lippi ci ha messo del suo volendolo a tutti i costi con sé per vincerlo quel Campionato del Mondo. E così è stato. E poi ci sono i goal, mai banali, quasi sempre straordinari. Tra i tanti non possiamo non citare il calcio di rigore agli Euro-

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pei del 2000 in semifinale contro l’Olanda, il “cucchiaio” dichiarato a Van der Sar, i pallonetti con l’Inter a “San Siro” e quello con la Lazio, quello “liberatorio” contro il Parma nel giorno dello scudetto, il rigore ai Mondiali 2006 contro l’Australia, la splendida botta al volo contro la Sampdoria a “Marassi”, il gol in Champions al Manchester City. E che dire delle sue fantastiche giocate, intelligenti, risolutive, spettacolari, quasi pennellate? E veniamo all’epilogo… non proprio degno di una carriera così impressionante. Gli ultimi anni e la vicenda

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Spalletti. Una brutta pagina, che Francesco Totti per tutto ciò che ha rappresentato per la Roma e per i romanisti non certo avrebbe meritato. Anche in quei momenti di estrema sofferenza e di umiliazione il ragazzo di Porta Metronia ha mostrato professionalità e serietà. Mai un atteggiamento fuori luogo o sopra le righe, mai un’uscita di testa. Eppure i presupposti c’erano tutti e lui se lo sarebbe potutto di certo permettere. Così non è stato… al contrario, ha risposto sempre come meglio sapeva fare, sul campo, con i goal. Come i due che in soli tre minuti ha rifilato

al Torino, dopo che Luciano Spalletti gli concede appena 4 minuti di partita. È il 41’ del secondo tempo, Francesco entra e da solo ribalta la gara fissata fino a quel momento sull’1-2 per il Toro. È il tripudio… l’Olimpico esplode e Totti si prende la sua meritata rivincita. Cala il sipario con le immagini dell’addio al calcio di uno dei calciatori italiani più forti di sempre e, come accaduto quel 28 maggio 2017, un velo di commozione si ripresenta impetuoso. n



alis: la ripresa per un’italia in moVimento partendo da sorrento e manduria

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urante il mese di luglio ALIS ha organizzato due grandi eventi nazionali in presenza: "La due giorni di ALIS. La ripresa per un'Italia in movimento" a Sorrento e "Trasporto e turismo sostenibile: il Mezzogiorno al centro della Ripartenza" a Manduria. "La due giorni di ALIS. La ripresa per un'Italia in movimento", primo grande evento nazionale svolto dopo il lockdown nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti e dei protocolli di sicurezza, si è tenuto presso l'Hilton Sorrento Palace gli scorsi 16 e 17 luglio 2020. Ripartire dopo l’emergenza con misure concrete ed efficaci, reagire ai contraccolpi della pandemia e della crisi economica, riconoscere il ruolo strategico del popolo del trasporto e della logistica, che ha sempre garantito all’intero Paese l’approvvigionamento di merci e beni di prima necessità, puntare all’adozione di strumenti volti all’innova-

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zione tecnologica, alla sostenibilità ambientale e alla sburocratizzazione amministrativa. Questi sono stati gli obiettivi principali di “La due giorni di ALIS. La ripresa per un’Italia in movimento”, evento che ha favorito un confronto costruttivo e dinamico tra il proprio cluster, le Istituzioni, il mondo imprenditoriale, manageriale ed accademico. Nelle due giornate sono intervenuti come autorevoli relatori, tra gli altri, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, il Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il Commissario straordinario di Governo per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri, il Senatore Matteo Salvini, il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica Carlo Cottarelli, i Sottosegretari di Stato alle Infrastrutture e ai Trasporti Roberto Traversi e Salvatore

Margiotta, gli onorevoli Alessandra Moretti, Maurizio Lupi e Giorgio Mulè. Autorevoli ospiti moderati da giornalisti e volti noti della tv del calibro di Bruno Vespa, Gennaro Sangiuliano, Massimo Giletti e Nicola Porro, oltre agli esperti di trasporto e portualità Nicola Capuzzo, direttore di Shipping Italy, e Sergio Luciano, direttore di Economy. E con l'appello al Governo di essere vicino alle nostre imprese, ai nostri imprenditori, ai nostri lavoratori, proprio il Presidente Grimaldi ha concluso l’intervento introduttivo a Sorrento con un profondo invito “a non demordere mai, a non abbandonare mai le proprie convinzioni ma soprattutto a non fermarci mai perché l’Italia ha bisogno di noi. E, come diceva lo storico Gibbon, il vento e le onde sono sempre a favore dei navigatori più abili”. A soli dieci giorni dal grande evento nazionale di Sorrento, le aziende associate ad ALIS si sono nuovamente riunite per l’im-


portantissimo appuntamento pugliese del 27 luglio 2020, giunto alla sua terza edizione e moderato dal padrone di casa Bruno Vespa nella splendida cornice della Masseria Li Reni di Manduria: "Trasporto e turismo sostenibile. Il Mezzogiorno al centro della ripartenza". Rilanciare il Sud attraverso il trasporto ed il turismo significa modernizzare e mettere in sicurezza le infrastrutture, rinnovare le linee ferroviarie, potenziare i porti e le Autostrade del Mare, incentivare l’utilizzo dell’intermodalità e la costituzione di ZES, ridurre la burocrazia, promuovere la digitalizzazione del settore ed attrarre nuovi capitali ed investimenti. Questi i messaggi lanciati da ALIS a Manduria, con la convinzione che l’economia del Mezzogiorno e dell’intero Paese possa realmente ripartire solo se il popolo del trasporto e della logistica riceverà maggiore considerazione ed interventi mirati da parte delle Istituzioni. Nel corso del convegno, dopo i saluti introduttivi del Direttore Generale ALIS Marcello Di Caterina, sono intervenuti come autorevoli relatori il Senatore e Presidente di Assoeventi Michele Boccardi, il Presidente del Gruppo Casillo Pasquale Casillo, il Managing partner di Grimaldi Studio Legale Francesco Sciaudone, i Presidenti

delle Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale Pino Musolino, del Mare Adriatico Meridionale Ugo Patroni Griffi e del Mare Ionio Sergio Prete. Le conclusioni dell’evento sono state affidate al Presidente Guido Grimaldi che, intervistato proprio da Bruno Vespa, ha sottolineato: "ALIS ha capito le esigenze e le istanze del popolo del trasporto e della logistica e siamo orgogliosi del fatto che proprio la nostra Associazione stia mettendo in campo iniziative, risorse, competenze e visione, per ottenere dalle Istituzioni maggiore considerazione e misure concrete volte a soddisfare le legittime richieste di chi, con coraggio e spirito di sacrificio, non si è mai fermato nonostante le molteplici criticità, di chi ha investito nel lavoro duro, competitivo, difficile, di chi crede in un’Italia del merito e delle capacità, di chi guarda al futuro delle nuove generazioni promuovendo lo sviluppo sostenibile del sistema socio-economico. ALIS è pronta per la ripartenza di un’Italia sempre più in movimento”. Inizia ora una nuova stagione di importanti appuntamenti, di approfondimenti, di iniziative che vedranno ALIS protagonista per portare avanti le istanze del popolo del trasporto e della logistica. n

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basket

belinelli torna in italia!

l’azzurro dopo 13 anni di nba firma a sorpresa con la Virtus bologna 34 Azzurro Sport 5/2020


di Stefano Colotti

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n gran ritorno che ha quel tocco di romanticismo che tanto piace nello sport di oggi, sempre più condizionato dall’aspetto economico e meno da quello simbolico. Marco Belinelli ha deciso di salutare l’NBA e tornare nella sua Bologna, proprio nelle “V nere” che lo avevano fatto esordire in serie a soli 16 anni compiuti. Rimasto senza squadra poteva ancora sperare di essere ingaggiato all’ultimo momento come Free Agent, ma il cestista di San Giovanni in Perscineto a 34 anni di età ha fatto una scelta di cuore firmando un contratto di 3 anni e decidendo molto probabilmente di concludere la sua carriera a casa. Il bolognese non ha nemmeno inserito nel suo contratto una “NBA Escape”, clausola spesso imposta dagli stessi giocatori che permetterebbe di tornare negli Stati Uniti a stagione in corso in caso di chiamata da parte di una Franchigia a stelle e strisce. Del resto di soddisfazioni nella lega americana Belinelli se ne è tolte parecchie. Scelto al Draft del 2007 dai Golden State Warriors, si sono susseguiti 9 cambi di maglia in 13 anni, trasferendosi con estrema facilità da una costa all’altra, da San Francisco a Chicago, passando per il Texas. Proprio nello stato dei

“Cowboys” nel 2014 arriva l’apice, diventando l’unico italiano a vincere l’anello, quando diede un prezioso contributo ai San Antonio Spurs allenati da Greg Popovich, completando da sesto uomo una squadra che contava tra le sue fila Tim Duncan, Tony Parker e un giovane Kawhi Leonard. Nello stesso anno Marco vinse anche la gara dei tre punti all’All Star Game, entrando così in un albo d’oro che ha tra i suoi nomi campionissimi della storia di questo sport. Alto 1,96 cm per 100 kg, nel ruolo di guardia è stato sempre un giocatore apprezzato per la sua difesa, la duttilità e l’intelligenza tattica. Belinelli ha avuto anche il merito di essere stato il precursore dell’Ital d’oro, generazione fortunata di cestisti azzurri che sono approdati in NBA. Dopo di lui infatti è stata la volta di Andrea Bargnani e Danilo Gallinari, senza dimenticare Gigi Datome e Niccolò Melli. Quello che prima degli anni 2000 era considerato utopia ora è diventato realtà: arrivare in NBA per un cestista azzurro non è più un sogno. E adesso se lo godranno i tifosi della Virtus Bologna che già sognano combinazioni formidabili con l’assist man Milos Teodosic, per una fine carriera che si prospetta scoppiettante. n

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tennis

sonego,

che scherzo a djokoVic! Il 25 enne azzurro sconfigge il numero uno al mondo nei quarti di finale a Vienna arrendendosi solo in finale al russo Rublev.

U

na settimana che Lorenzo Sonego ricorderà a lungo. Nell’ATP 500 in Austria il giocatore nato a Torino fa la voce grossa giocando un tennis perfetto per l’intera durata del torneo. A farne le spese è stato anche Novak Djokovic, che ha dovuto subire dal torinese un perentorio 6-2 6-1 nei quarti di finale. E se andiamo ad analizzare le statistiche del campione serbo, andremo a notare che raramente ha subito un parziale così netto nel corso

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della sua carriera. Ma con un servizio impeccabile, grazie a suoi 1,90 cm di altezza e colpi potenti, l’azzurro ha reso tutto questo possibile approfittando forse di un Djokovic che stava rifiatando per prepararsi al meglio alle ATP Finals di fine stagione. Ma bravo comunque a cogliere l’occasione e a continuare la sua corsa in tabellone sconfiggendo in due set anche il britannico Daniel Evans e raggiungendo per la prima volta in carriera una finale in un torneo così importante.

All’appuntamento conclusivo il suo sogno si è però interrotto davanti ai colpi del russo Andrej Rublev, uno dei tennisti più in forma del circuito e attutale numero 8 al mondo. Ma la notizia migliore è che Sonego ha dimostrato di poter avere un posto a questi livelli. Per il momento chiude l’anno alla 33.ma posizione in classifica e chissà dove potrà arrivare nella prossima stagione.

S.C.n



psicologia

cosa c’è nella mente dei ciclisti di Matteo Simone psicologo e psicoterapeuta

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anta passione, allenamenti, incontri, salite e fatica, aggregazione, selfie e caffè, tanti chilometri di curve, tante decisioni, equilibrio, presenza, attenzione, focalizzazione. Squadre, gruppi, associazioni, camere d’aria, banane e barrette. Daje con la bici! Per assaporare la ciclicità dello Sport come nella vita, fatta di partenze e arrivi, incontri e congedi, attivazione e rilassamento, tensione e relax, salite e discese, chiusure e aperture. Importante è essere sempre pronti e sviluppare tanta consapevolezza, fidarsi di se stessi e di qualcun altro e sviluppare tanta resilienza. La bici è una metafora della vita, come per la bici c’è la ciclicità della salita e della discesa così nella vita c’è la crisi e soluzione senza darsi per sconfitti ma accet-

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tando e cambiando il corso degli eventi con fiducia e resilienza uscendone fuori sempre più rafforzati. Cosa pensa il ciclista? La bici rende felici nonostante le salite, nonostante la fatica; la bici per approfondire la conoscenza di se stessi e dell’altro; la bici per comprendere la ciclicità dell’esperienza; la bici per elargire e per ricevere daje! I "daje" che fanno tanto bene per attivarsi, per partire e ripartire. Si parla sempre più dell’importanza del fattore mentale anche nello sport a diversi livelli, per cambiare stile di vita, per un maggior benessere, per una miglior performance, per i vari passaggi e cambiamenti, per gestire infortuni, crisi e sconfitte; per gestire stress e ansia; per fare rete con altre figure professionali; tanti metodi, stru-

menti e attrezzi del mestiere; dal gol setting all’immaging; gestire il fine carriera; il passaggio al professionismo; pressioni da parte di familiari, allenatori, dirigenti. Un mondo dietro lo bici, tanta fatica e impegno con passione e determinazione, tanti pensieri e dubbi, tante sfide e sogni da realizzare, tante prove in allenamento e gara, tante persone dietro gli atleti; chi rema a favore e chi contro, ma anche tante gioie e soddisfazione oltre a tanti aspetti da curare quali forza fisica e mentale, resistenza, fiducia in sé, clima di squadra, coordinazione, si porta a casa sempre tanti insegnamenti, esperienze che fanno crescere e maturare. Nella vita prima o poi la trovi una bici che a fa sperimentare benessere e performance, permette di far parte di una squadra che segue obiettivi condivisi,


fa condividere allenamenti e gare, trasferte e viaggi. Non c’è un’età per salire in bici, l’importante è quello che si sperimenta e a volte le sensazioni e le emozioni sono ricche e intense. La bici è una modalità per sperimentarsi e mettersi alla prova, un’opportunità per apprendere dall’esperienza e portare a casa sempre insegnamenti. La bici è molto utile per tante persone, permette di aderire a un sano stile di vita, permette di trovare motivazioni per andare avanti, per mettersi alla prova, per ritrovare un senso alla propria vita, per apprezzare valori come la fatica, la correttezza, permette di raggiungere obiettivi con impegno e determinazione; permette di sviluppare consapevolezza, fiducia in sé e resilienza. Per ottenere qualcosa bisogna faticare, impegnarsi un po’ soffrire, incontrare discese e salite e arrivare a conclusione sperimentando soddisfazione e gioia oltre che dolore e sofferenza, questa sembra essere l’esperienza di molti atleti. La bici permette di sperimentarsi, mettersi in gioco, uscire fuori dalla zona di confort per apprendere sempre, per conoscersi meglio, per ascoltare se stessi nell’affrontare la fatica, come si respira, per ascoltare sensazioni corporee ed emozionarti. La bici rende felici nonostante la fatica, nonostante le salite, nonostante le avverse condizioni climatiche. Se vuoi, se ci credi, tutto passa, tutto cambia, passa la fatica, passa la salita, quello che rimane è la consapevolezza della forza interiore acquisita che aiuterà non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana, lavorativa, familiare, relazionale, individuale. La bici regala emozioni uniche che ripagano la fatica condivisa partecipando a manifestazioni ed eventi; la bici avvicina mari e montagne, persone, culture e mondi; attraverso la bici si conoscono nuove persone, avvengono incontri e confronti. Insieme si può arrivare ovunque, lo sport abbatte muri e barriere anche generazionali, rimette al mondo facendo faticare con i più giovani, lo sport fa notare la ciclicità della vita, partenze e arrivi, fatica e poi recupero e riposo per alleviare stanchezza e fatica. Insieme è molto meglio nella condivisione dell’esperienza di fatica e poi anche di gioia, entusiasmo, soddisfa-

zione. La bici davvero avvicina persone, culture, mondi e rende felici e resilienti sintonizzandosi sull’obiettivo da portare avanti seguendo mete e direzioni ed essendo sempre pronti a rimodulare tutto cavalcando l’onda del cambiamento e utilizzando risorse residue, che diventano a volte sorprendenti e rinnovabili. Questo è il vantaggio dello sport. La bici diventa allenamento alla vita, alle intemperie interiori. La fatica diventa amica, più è grande la fatica e più ne sarai riconoscente quando è finita, più è ripida la salita e più sarai soddisfatto quando sei in cima. Dietro la bici c’è un mondo fatto di tanta fatica e impegno con passione. La passione per la bici permette di condurre uno stile di vita fatto di fatica e gioie, di relazioni, di mete e obiettivi da costruire. La bici fa prendere direzioni per raggiungere traguardi, mete e obiettivi difficili, sfidanti ma non impossibili superando eventuali imprevisti lungo il percorso con fiducia in sé, con impegno, motivazione, passione e determinazione. La bici permette di incrementare consapevolezza, sviluppare autoefficacia consolidando la fiducia in se stessi di riuscire in qualcosa. E’ importante valutare momento per momento se quello che si sta facendo è in linea con il proprio desiderio e il proprio bisogno. Bisogna essere resilienti e pronti al cambiamento, rimodulare gli obiettivi in base alle proprie condizioni fisiche attuali. Si può fare tutto gradualmente e progressivamente con cautela e attenzione, fidandosi e affidandosi, apprendendo dai più esperti e dall’esperienza, iniziando a piccoli passi lenti con minimi obiettivi e poi ognuno prende la sua strada più o meno lunga, più o meno difficile. La salita, la fatica, i tunnel, le crisi diventano amici del ciclista, più è ripida la salita, più è grande la fatica, più è lungo e buio il tunnel, più è grande la crisi e più si è riconoscenti quando tutto è finito per gli insegnamenti ricevuti. Tutto passa, tutto cambia; passa la salita, passa la fatica, passa la crisi; rimane la consapevolezza che anche questa volta si è riusciti incrementando la forza interiore che aiuta non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana lavorativa, familiare, relazionale. n

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new talent

nico mannion promessa azzurra in nba il giovanissimo classe 2001 è stato scelto alla draft lottery dai golden state warriors. di Stefano Colotti

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a dovuto aspettare fino alla chiamata numero 48, quando il suo nome è stato annunciato dallo speaker e accostato alla franchigia dove gioca uno dei suoi idoli, Steph Curry. Ma Niccolò Mannion potrà a 19 anni di età coronare il suo sogno di approdare in Nba e giocarsi le sue possibilità di sottoscrivere un contratto con una delle franchigie più vincenti dell’ultimo decennio: I Golden State Warriors allenati da Steve Kerr. Il coach tedesco viene dalla stessa Università di Nico e giocava negli Arizona Wildcats, squadra di college nella quale il giovane azzurro si è fatto notare. Nato a Siena nel 2001, Niccolò è figlio di papà Pace Mannion, ex cestista statunitense che ha giocato

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a lungo in Italia tra la città toscana e Cantù, e mamma Gaia Bianchi, ex pallavolista italiana. Facile quindi che sia sbocciato da questa unione un grande atleta che nonostante gli studi in America ha deciso di giocare per i colori italiani, debuttando il 1º luglio 2018 con la nazionale maggiore, all'età di 17 anni, tre mesi e 17 giorni (diventando così il quarto più giovane esordiente della storia degli Azzurri). Nel ruolo di playmaker/guardia, 1,91 cm per 82 kg, Mannion avrà la fortuna di imparare da un coach che di talenti in quel ruolo se ne intende (da giocatore era la guardia dei leggendari Chicago Bulls di Micheal Jordan) e soprattutto da Steph Curry, il playmaker che con la sua straordinaria abilità nel tiro da tre punti non ha solo

portato ai giallo-blu di Aukland 3 titoli Nba negli ultimi anni, ma che ha cambiato totalmente questo sport costringendo anche le altre squadre a privilegiare una tattica di gioco che punta sul tiro dalla lunga distanza. Ci auguriamo quindi che il promettente Niccolò possa diventare in pianta stabile il terzo giocatore italiano attualmente in Nba, facendo compagnia a Niccolò Melli (New Orleans Pelicans) e Danilo Gallinari (passato dagli Oklahoma City Thunder agli Atlanta Hakws). Anche un anno in G-League, la seconda serie, sarebbe per Nico un’importante tappa di crescita, ma chissà se il giovane dai capelli rossi possa sorprenderci calpestando già nella prossima stagione il parquet della Chase Arena. n




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