Bacc 2012

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Con il patrocinio di:

DOMUS Park Hotel - Tuscolana

Con il contributo di: MULTISERVIZI

Un ringraziamento particolare a: D.ssa Giovanna Cappelli, Direttrice Museo Tuscolano - Scuderie Aldobrandini Dr. Francesco Paolo Posa, Consigliere Provinciale

BACC è un’idea di CONTEMPORANEA Associazione Arte e Cultura. Curatrice dell’evento, D.ssa Manrica Rotili Progetto grafico e impaginazione: OUTLINE Srl - Edizioni IGEO Stampa e allestimento: Tipografica Renzo Palozzi - Marino (RM) Trasporti: Michele Romor


Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea MATERIA IN ESPANSIONE sculture in ceramica

Silvia Calcagno Elettra Cipriani Guido De Zan Fabrizio Dusi Marino Ficola Antonio Grieco Annalisa Guerri Massimo Luccioli Rita Miranda Riccardo Monachesi Simone Negri Jasmine Pignatelli Sprout

Scuderie Aldobrandini - Frascati Edizione 2012


Benvenuti a BACC Antico-moderno, tradizione-innovazione sono binomi cari alla cultura della nostra città, che da sempre ha fatto tesoro della propria storia, del proprio passato, delle proprie bellezze paesaggistiche e allo stesso tempo si è tenuta al passo con il progresso scientifico e culturale, dando spazio ad iniziative che hanno fatto emergere l’attualità delle sue risorse. Ecco perché la prima Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea di Frascati, oltre a fotografare alcuni aspetti della nuova condizione della ceramica, è in linea con il nostro programma culturale, che in queste stagioni ha realizzato grandi esposizioni d’arte internazionali. Materica per eccellenza, la ceramica vive oggi una significativa fase di espansione nell'arte contemporanea, con una tensione verso nuovi linguaggi e contaminazioni, conservando al tempo stesso la propria ideale tradizione. Le opere in mostra rappresentano un cambiamento importante nella percezione di ciò che la ceramica può essere e può significare: narrano il suo “viaggio” verso il sempre più vicino e affascinante mondo delle arti. Le stesse Scuderie Aldobrandini, che ospitano la Biennale, incarnano nella propria struttura il connubio simbolizzato dalle opere in mostra: passato e presente, tradizione e attualità emergono in modo evidente dalle scelte architettoniche di Massimiliano Fuksas, che ne ha progettato la riconfigurazione qualche anno fa, trasformandole in un moderno e funzionale polo museale. La Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea di Frascati è dunque un’assoluta novità, che supportiamo con convinzione e che ci auguriamo possa avere un seguito e una continuità che solo le grandi iniziative meritano. Stefano Di Tommaso Sindaco di Frascati


L’evento Sono particolarmente lieto di presentare un evento che pone Frascati al centro dell’attenzione artistica nazionale: la prima Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea. L’attuale mondo dell’arte ha reso sempre più sottile la linea di demarcazione che rendeva l’artigianato un regno avulso all’arte, determinando un cambiamento nella percezione di ciò che la ceramica può essere e può significare. Se infatti, fino a pochi anni fa, l’arte della ceramica veniva percepita come fenomeno regionalizzato, il nuovo millennio ne ha svelato il vitale rapporto nel settore delle arti applicate contemporanee. La plasticità dell’argilla e le sue associazioni di terra (compreso il lavoro scultoreo di precisione e meccanica) a forme liberamente modellate ha segnato nuove possibili collaborazioni creative tra arte e industria, molte delle quali sono il risultato di recenti progressi tecnologici. Con BACC, Frascati supporta Contemporanea Associazione Arte e Cultura nel lodevole tentativo di dare il via alla prima edizione di quello che vuole essere un evento che rispecchi in modo critico queste esperienze e proponga una conoscenza diretta con la forma artistica, lanciando un appuntamento biennale con la scultura ceramica negli spazi delle Scuderie Aldobrandini, che si presta in modo particolare ad ospitare un’esposizione di questo tipo. Per il contesto positivo che l’argomento sta suscitando, BACC aspira ad arrivare presto oltre i limiti nazionali puntando all’internazionalità e contribuendo a diffondere e rafforzare il già consolidato legame tra la città di Frascati e la Cultura. Gianpaolo Senzacqua Assessore alle Politiche Culturali


MATERIA IN ESPANSIONE sculture in ceramica di Manrica Rotili Nel 1926 l’artista romeno Constantin Brancusi è stato protagonista di un curioso caso giudiziario particolarmente emblematico del rapporto tra arte e arigianato, pubblico e istituzioni dell’arte. L’episodio è celebre: l’artista, sbarcato a New York, viene fermato dai doganieri americani che, non riconoscendo l’artisticità degli “oggetti” che Brancusi accompagnava, li tassano a titolo di manufatto. «Questa roba non è arte» avrebbe chiosato il doganiere di turno, e pertanto non poteva godere del diritto all’esenzione fiscale prevista dalla legge che in quegli anni era in vigore negli Stati Uniti, legge che stabiliva di tassare l’importazione dei prodotti manufatturieri, ma di consentire la libera circolazione delle opere d’arte. Succede però che un collezionista, Edward Steichen, decidendo di acquistare una delle sculture di Brancusi, Uccello nello spazio, considera inaccettabile la richiesta di pagamento dei diritti di dogana: per Steichen si trattava evidentemente di un’opera d’arte, alla quale doveva quindi applicarsi senza alcun dubbio il diritto della libera circolazione. Il contenzioso finisce in tribunale. Ha inizio il “caso Brancusi” che nella storia dell’arte resta un episodio esemplare e paradigmatico dello stato dell’arte contemporanea, un’arte irrivente che non somiglia più a nulla, che non è bella secondo un giudizio soggettivo, che non ha una forma immediatamente riconoscibile e soprattutto che non si lascia più definire secondo sacri comandamenti e verità totalizzanti. Trascorsi quasi quarant’anni dall’affaire Brancusi anche ad Andy Warhol accade di imbattersi in una vicenda sostanzialmente identica: nel 1965 Jerrold Morris, mercante d’arte di Toronto, con l’intenzione di organizzare un’esposizione di “sculture” celebri, invita l’artista. Ma Warhol, giunto alla dogana canadese con uno dei sui Brillo Box, si trova di fronte allo stesso impasse di Brancusi: i doganieri insistevano sul fatto che la cosiddetta “scultura” di Warhol fosse semplice mercanzia e soggetta pertanto alla tassa dalla quale, anche secondo le leggi canadesi, erano esentate le “sculture originali”. Anche in questo caso vennero chiamate in causa le istituzioni, che però stavolta diedero ragione ai doganieri. Come sappiamo, la storia ha poi reso giustizia a Warhol, con tanto di interessi. Ma cosa c’entra tutto questo con la ceramica? Ebbene, quando mi è stato chiesto di curare la prima Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea dal titolo MATERIA IN ESPANSIONE - sculture in ceramica non ho potuto fare a meno di immaginare un’analogia con gli episodi storici appena riportati. Che trattamento avrebbero riservato i doganieri a sculture in ceramica? Opere di conclamati artisti, oggetti di indiscussa artisticità offerti al giudizio dell’opinione pubblica e presentati a istituzioni che non ne avrebbero riconosciuto la grandezza. La situazione di allora non è poi così diversa da quella attuale: non esiste un criterio universale di riconoscimento artistico e troppo spesso il giudizio soggettivo viene innalzato a criterio insindacabile. Ma la ceramica ha indubbiamente faticato più delle altre arti per emanciparsi da una serie di stereotipi che ne hanno accompagnato i natali e che nel corso dei secoli anziché dissolversi si sono moltiplicati. Solo nel corso del xx secolo l’arte della ceramica è riuscita a superare i rigidi controlli della “dogana dell’arte”. I motivi di questo scarto sono principalmente due: il ceramista viene prima di tutto considerato un artigiano e poi un artista, e la sua arte interpretata nel senso premoderno e platonico di téchne, vale a dire come un “saper fare” secondo regole, un’abilità riconducibile a un metodo, una conoscenza che, sebbene sia pratica e teorica allo stesso tempo, è comunque più vicina al livello delle attività artigianali. Questo primo punto è fortemente connesso al secondo: il prodotto ceramico è un prodotto tradizionalmente legato all’uso e notoriamente gli oggetti d’uso difficilmente rientrano nel reame dell’Arte e quando succede vengono relegati in una specie di sottocategoria. Naturalmente – e per fortuna – esistono delle eccezioni. In un certo senso questa prima Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea nasce anche con l’intenzione di dare il giusto rilievo alle eccezioni. Sono le eccezioni ad aver reso più interessante la storia dell’arte, ad essere state la causa di singolari colpi di scena. Un esempio su tutti: il Salon des refusés da cui sono venuti fuori artisti del calibro di Manet, Monet, Degas e Renoir, delle notevoli eccezioni. Il mondo della ceramica, a lungo rifiutato come artistico, non solo sta portando alla luce artisti di talento, ma sta anche ri-portando alla luce maestri di indiscussa eccellenza la cui arte è stata solo di recente accolta nei circuiti ufficiali dell’artworld. Mettendo in mostra opere di artisti che attingono dalla forza espressiva di una comune materia BACC evidenzia le innumerevoli e per certi versi inaspettate potenzialità di uno stesso mezzo espressivo, evidenziando il radicale ampliamento


dell’idea stessa di ceramica. La trasformazione della materia è il cardine attorno al quale ruota il lavoro dei tredici protagonisti di questa prima Biennale, ognuno dei quali propone il prodotto della propria personalissima ricerca nell’alterazione e nella metamorfosi della materia stessa. Forzando i limiti degli ordini creativi più tradizionali, violando divieti, inaugurando nuove strade, nuovi connubi, inedite ibridazioni tra le arti e istituendo corrispondenze inattese tra percezione e pensiero, il percorso che le opere in mostra suggeriscono è una sorta di parabola dell’evoluzione della ceramica verso il mondo dell’arte. Opere come quelle di Massimo Luccioli ed Elettra Cipriani, sebbene profondamente differenti per tecnica, composizione e risultato estetico, hanno in comune la continuità nella tradizione: entrambi sperimentano nel rispetto della cultura ceramica, pozzo di inesauribile ispirazione. Ma è dal superamente dell’esperienza e della sapienza tecnica che nascono le loro sculture: lastre di terra e scudi. L’interesse per le forme naturali e per le loro connotazioni spirituali è l’elemento comune delle opere di Rita Miranda e Annalisa Guerri in cui natura e tecnica si mescolano generando singolari universi con logiche proprie, che conservano solo in parte l’imprevedibilità e la caducità dell’elemento naturale. A confidare nell’imprevedibilità del fumo è Simone Negri. Prediligendo le tecniche di cottura per affumicamento, l’artista lascia un margine di casualità al risultato finale delle sue sculture, una causalità controllata che si innalza a processo di produzione, in cui la corporalità e il tempo necessario alla creazione sono chiaramente iscritti nella struttura dell’opera finita. Anche la scultura di Jasmine Pignatelli prende le mosse dalla forza della natura. La sua ricerca del’invisibile deriva dal suo riconoscimento del reale, ed è la tensione tra queste due dimensioni a produrre l’energia della sua arte. La parabola di BACC prosegue proponendo un percorso che mette sempre più in discussione le nostre esperienze ordinarie con la ceramica e che tende ad orientare il nostro interesse oltre che nelle qualità formali delle opere, anche in quelle narrative che dalle prime possono scaturire. È il caso di Antonio Grieco, le cui opere, di forte potenzialità poetica, incarnano la sperimentazione massima nell’uso e nella commistione di materiali e materia. O delle sculture di Riccardo Monachesi: una sorta di “pensieri materiali” che suggeriscono un’equilibrio dinamico tra forma, contenuto, contesto e significato. L’accattivante simbolismo visivo dell’opera di Marino Ficola conduce lo spettatore in una dimensione onirica e straniante suggerendo una riflessione sul rapporto tra natura e artificio. Esuberanti e irriverenti sono le sculture del gruppo Sprout che, abbinando un rigore intellettuale ad un umorismo sottile, mettono in discussione sogni e modelli della società contemporanea rivendicando desideri e stili di vita più naturali e autentici. Lo stesso interesse per il rapporto arte - società ha condotto Fabrizio Dusi a esplorazioni inventive. Riuscendo a coniugare il linguaggio della ceramica con la street art e l'illustrazione, l’artista racconta l’ossimoro di un coro solitario e silenzioso. Se Dusi sottolinea l’incomunicabilità del conversare quotidiano Guido De Zan manifesta fiducia nella comunicazione creando delle “figure” dall’impronta antropomorfa che non possono che vivere in coppia. Unite ai loro simili fino a formare gruppi e famiglie esse si raccontano e si sostengono a vicenda. Profondamente stratificata e prevalentemente autobiografica l’opera di Silvia Calcagno scava nel dolore della condizione umana. Facendo coesistere mezzi di rappresentazione diversi, l’artista procede per sottrazioni e addizioni dando vita ad una sorta di scultura “multi-immagine”. Contrapposizione, confronto, scambio, coesistenza di diversi universi culturali è quanto rappresentano i 13 artisti che sono entrati nella rosa di questa prima Biennale, esemplificando, ciascuno secondo il proprio stile e la propria poetica, la nuova condizione della ceramica. Benché molte delle opere condividano un leitmotiv affine, il fruitore si trova di fronte a prodotti artistici estremamente diversi che creano un percorso narrativo discontinuo e atemporale: le sculture esposte raccontano la stessa storia da diversi punti di vista. BACC 2012 è una prima volta e, si sa, le prime volte si fanno necessariamente carico del fardello dell’aspettativa. Sono prive di un passato, ma costruiscono consapevolmente un futuro. La prima Biennale d’Arte Ceramica Contemporanea di Frascati punta ad inaugurare una tradizione nuova che dia inizio a nuovi modi di fare e concepire l’arte, mettendo al bando le dogane dell’arte, reali o metaforiche che siano, e promuovendo un pluralismo artistico adatto ai nostri tempi.


IN


Silvia Calcagno Elettra Cipriani Guido De Zan Fabrizio Dusi Marino Ficola Antonio Grieco Annalisa Guerri Massimo Luccioli Rita Miranda Riccardo Monachesi Simone Negri Jasmine Pignatelli Sprout















Le opere in mostra Silvia Calcagno

Marino Ficola

PORTRAITS - VIDEO INSTALLAZIONE, 2011 Video, photo transfer su grès 1250°; cm. 300 x 100

FORTEZZA INESPUGNABILE, 2012 Maiolica e fascette di plastica; cm. 100 x 135 x 60

Elettra Cipriani

Sprout

SCUDO, 2011 Terracotta, ingobbi, smalti e rame; cm. 45 O /

CRETTO, 2011 Terracotta, ingobbi,smalti e vetro di murano; cm. 50 O /

Rita Miranda

• •

AE0985164 (CH4), 2012 Refrattario, colombino, engobe, sottovetrina, tubo in acciaio, forno a gas 1000° ; cm. 45 x 45 x 175

SEEDS, 2012 Refrattario. Cottura raku; cm. 50 x 19 x 20

AE0985164 (O2), 2012 Refrattario, Colombino, Engobe sottovetrina, Sedia e bastone in legno (artigiano anonimo), forno a gas 1000°; cm. 45 x 45 x 210

Massimo Luccioli SEEDS, 2011 Refrattario. Cottura raku; cm. 32 O /

SENZA TITOLO, 2011 Terracotta a riduzione; cm. 125 x 120

Antonio Grieco

Simone Negri FORME PRIMARIE – INSTALLAZIONE, 2012 Refrattario, ingobbi, ingobbi vetrificanti, smalti cenere. Monocottura 1250°

Annalisa Guerri

DISGELO, 2012 Paperclay porcellana smaltata; cm. 70 x 160

Guido De Zan

TEATRINO con sei forme geometriche, 2006 Grès a lastra e ferro

PERSONAGGI, 2012 Grès a lastra

Fabrizio Dusi

PAROLE AL VENTO, 2012 Maiolica Courtesy Galleria Flora Bigai

CUSTODIRE NEL TEMPO, 2012 Refrattario, cottura per affumicamento; cm. 50 x 40 x 35

SOSPESO, 2008 Refrattario, cottura per affumicamento; cm. 25 x 45 O /

Jasmine Pignatelli

SEMI – INSTALLAZIONE, 2012 Grès; cm. 25 x 50 ogni elemento

Riccardo Monachesi

PNEUMA BIANCO, 2010 Semirefrattario e smalto; cm. 38 x 44 x 72 Foto: Abbrescia e Santinelli


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Silvia Calcagno

Off Gallery

Le Renouveau de la Ceramique Mèditerranèenne Contemporanea

50^ Mostra della Ceramica Castellamonte Festival

Internazionale della Maiolica

57° concorso Internazionale Premio Faenza 54^ Biennale di Venezia


14312 19:47. Photo transfer su grès 1250°.


08212 18:14. Photo transfer su grès 1250°.

03312 18:08. Photo transfer su grès 1250°.

15212 19:06. Photo transfer su grès 1250°.

Nel mio lavoro, opero una sintesi personale, in continua evoluzione. Portraits è un viaggio nell’interiorità e nelle interiora, nell’anima e nella carne, in una ricerca morbosa che, dai ritmi concitati del video, si fa puntuale e ossessiva nella stigmatizzazione dei fotogrammi attraverso la ceramica. Smembrato e messo a nudo, l’individuo è la somma di quattrocento moduli, accostati gli uni agli altri per ritrovare l’unicità della persona. Ma la frammentazione del corpo, degli organi, delle pareti, non raggiunge la sintesi perdendosi in una schizofrenica suddivisione dell’Io. La ricerca scientifica e razionale da cui parto è sopraffatta dal dolore, che tende ad offuscare il segreto dell’esistenza. Ogni modulo, arso dalle alte temperature di cottura, lacerato da tagli di bisturi, diviene così un ex voto contemporaneo che grida rabbia prima ancora che chiedere la grazia. Il mio lavoro è un muto urlo contro la caducità della carne, che aspira a toccare vette di lirismo e poesia per precipitare negli abissi più profondi della materia.

14312 19:43 19:44 19:47. Photo transfer su grès 1250°.


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Elettra Cipriani

Premio Ruota d’Oro del Rotary International Contaminazioni di terra e di fuoco TERREcoRROTTE

Romartigianart Alla scoperta dell’Italia

Terracolta La ceramica Romana e Laziale


COLONNATO, 2009. Argilla refrattaria, terra sigillata, plexiglass. Riduzione con crini, piume, zucchero; cm. 20x20x8.

PSICO TRILLER, 2012. Argilla refrattaria. Saggar Firing con cloruri e solfati di sali metallici; cm. 30x25.


FAHRENHEIT 451, 2012. Argilla refrattaria, terra sigillata. Cottura in box; cm. 30x25.

LAPILLI, 2011. Terracotta, smalti e pietra vulcanica; cm. 30x10x5.

Vaso ETNA, 2011. Terracotta, ingobbi, smalti, metalli e vetri di murano; cm. 20x13x17.

VASO, 2012. Argilla refrattaria. Saggar Firing con cloruri e solfati di sali metallici; h. cm. 30.

Combinazioni di elementi e materie, mescolanza tra terre e ossidi, fusione di vetri con sabbia e leghe: questo è il mio lavoro. La forma è il mio punto di partenza, la contaminazione il compito, la coscienza di una profonda visione dell’arte il mio anelito. Inseguo una visione artistica che predilige gli aspetti più sperimentali della materia forzando i comportamenti e le metodologie. Ma insieme a questo la ceramica è il mio specchio, il mio autoritratto, la ceramica è il mio collante con il mondo: essa mi permette di liberare la mia creatività originaria che parte dal cerchio nero e si fluidifica in luce, colore. Sollecito la realtà, non la plasmo. Le mie opere hanno origine da un ricercato equilibrio fra l’essenza delle forme e la sobrietà degli interventi, fino al raggiungimento di una singolare contaminazione fra il gusto contemporaneo e le radici più profonde della nostra cultura. Gli Scudi sono moduli evocativi, costruiti sull’idea del cerchio, elemento perfetto, che suggerisce, a sua volta, quell’idea di circolarità degli eventi e di interconnessione e collegamento tra le cose nel mondo. Il cerchio nero e la luce ottenuta dai frammenti fusi dei vetri, delle lamine di rame e ferro e dagli smalti fluidi che legano e inglobano, prefigurano il conflitto tra l’invisibile e la realtà, lo spirituale e la materialità, in un’infinita sequenza di contrasti e di armonie. ORIZZONTE, 2011. Terracotta, ingobbi, cristalline e rame; cm. 30x30.

URNA, 2011. Argilla refrattaria. Cottura raku; cm 25x40.


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Guido De Zan

Guido De Zan, Scultore MusĂŠe Ariana Museo Alessi Crusinallo

Open to Art

Abstract Fatto ad Arte - territori di

ceramica contemporanea The 8th International Ceramics Competition


RITMI, 2010. Grès a trafila. QUATTRO PIRELLI, 2010. Porcellana a lastra.


COPPIA, 2009. Grès a lastra.

VASO CON VASO, 2011. Grès a lastra.

QUATTRO TORRI, 2008. Porcellana a lastra.

VASO SOGLIOLA, 2009. Grès ingobbiato a lastra.

Difficilmente mi vengono in mente nuove idee quando sono lontano dal laboratorio, dai materiali, dalla confusione degli attrezzi sugli scaffali e dal calore del forno. Solo lì dentro succede. Allora comincio a guardare i pezzi, quelli in lavorazione e quelli finiti, e le idee arrivano senza fatica. Questo mio procedere a passi lenti me lo spiego con i limiti tecnici della materia, ma anche con il mio “dover fare” per capire dove andare, con il mio avanzare sempre un po’ timoroso di quello che potrà succedere più avanti. Agli inizi del mio lavoro c’era il vaso tutto tondo, fatto al tornio. Poi sono arrivate le lastre, e così il vaso o la scultura hanno preso di volta in volta forme sinuose o geometriche, con sezioni non più tonde ma ellittiche. Sono diventate delle figure con un’impronta antropomorfa, una fisicità e una fisionomia ben definite. Queste figure si sono unite ai loro simili e hanno formato gruppi, teatrini in cui raccontarsi e sostenersi vicendevolmente. Nei casi in cui invece hanno mantenuto la rigidità geometrica, ricordano strutture urbane, che prese insieme formano un paesaggio e pure in questo caso sembrano cercare una reciproca vicinanza per farsi forza in un mondo forse troppo vasto per loro. Ho la sensazione che la comunicazione diretta tra gli esseri umani sia sempre più stentata, svuotata, a vantaggio di quella stereotipata e invasiva che viaggia sui media. Forse è anche per questo che i miei personaggi sono esseri nati per vivere in coppia, in famiglia, in comunità; per incontrare gli altri, per avvicinarsi in modo reale, per raccontare la propria storia e aprirsi a uno scambio spirituale. Essi hanno raggiunto un equilibrio, per quanto precario. Sono contento quando le persone interpretano questo stato come leggerezza e serenità, con quel tanto di ironia utile a farci vivere. PALLOTTOLIERE RETTANGOLARE, 2011. Grès a trafila.


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Fabrizio Dusi

MiArt ArteFiera


BASTA BLABLABLA, 2011/2012. Ceramica.

EHI ASCOLTATEMI!, 2011/2012. Ceramica.


LUI E LEI, 2011. Ceramica.

LUI E LEI, 2011. Ceramica e neon.

Nei miei lavori esprimo il disagio di non sentirsi capiti. Il tema della comunicazione e della difficoltà dell'uomo moderno a rapportarsi con l’altro è la mia prima fonte d’ispirazione. Sfido la complessità di temi attuali trattandoli con tecniche tradizionali come decorazione su ceramica, scultura e pittura. La tradizione è messa al servizio del contemporaneo: nelle mie creazioni coniugo il linguaggio della ceramica con la street art e l'illustrazione, dando vita ad un codice di facile lettura, moderno, pop, in cui lo spettatore si sente subito coinvolto e partecipe. Superfici smaltate, colori brillanti e linee pop, queste le caratteristiche essenziali che caratterizzano le mie creazioni. Facce di uomini e donne moderne alle prese con vuoti comunicativi, mentre dalle loro bocche non escono che stralci di conversazioni sotto forma di “bolle” colorate, segno che ormai la conversazione tra individui in realtà non lascia più molto spazio all’altro, dando vita, più che a un dialogo, a un vero e proprio monologo. Il tema ricorrente dei miei quadri e delle mie installazioni ceramiche è un personaggio stilizzato, una figura che ricorda l’ansia di comunicare che sta invadendo il nostro millennio. Il mio personaggio non è però un moderno “Giovanni Battista” perché lui stesso non sa ascoltare: non ha le orecchie.

LUI E LUI, 2012. Ceramica.


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Marino Ficola Angelo Blu 54^ Biennale di Venezia Trametrame Strutture e figurazioni: tra scheletro e abito Burning New York / ICE Sintonie

Periferie Estreme Equilibri

Migrazioni d’arte Contemporanea dall’Umbria Art Contemporain, Dialogue Coreè & Europe Ice, Glaciazioni Contemporanee Charity Auction del Gala Dinner CLS (Ceramica Libera Sperimentale)

Art/r/evolution

Natività


MASSA, 2006. Maiolica, fascette in plastica e modellini.

VIAGGIO A RITROSO, 2005. Maiolica, fascette in plastica e impronte realizzate con barbottina.


GLOBAL MIX, 2010. Maiolica e fascette in plastica.

LE FORME DEL TEMPO, 2011. Porcellana e fascette in plastica. Opera esposta alla 54^ Biennale di Venezia, Palazzo Collicola, Spoleto.

BIOGENESI, 2002. Argilla fresca con impronte. Performance.

Ceramica, stringhe, fascette in plastica, miniature umane sono componenti dei miei lavori scultorei: una sorta di visione virtuale del complesso sistema umano “photoshoppato” e zummato nella scultura. Non nascondo che l’aver vissuto a New York e l’essere entrato in contatto con realtà artistiche di questa città, l’aver provato la condizione della civiltà industriale e postindustriale e degli spazi/non spazi delle periferie estreme ha creativamente influenzato la mia riflessione intorno al concetto di luogo, paesaggio, natura, condizione umana che ho tradotto nelle mie opere con linguaggio onirico, astratto e spero a volte anche sorprendente. Ma le mie meditazioni intorno alla scultura partono dalla visione di un mondo lontano e surreale, stratificato in più dimensioni e frammentato su scale diverse. È l’universo che cerco di penetrare alla scoperta degli immensi microscopici mondi che abitano le particelle della stessa materia. Il mio lavoro è quindi “artificio architettonico”, un “fuori scala” tra la macro e la micro dimensione che attiva un gioco tra equilibrio e precarietà, tra leggerezza e gravità. Il risultato che inseguo? Un cortocircuito tra arte e vita, tra artificio e natura.

GLOBAL MIX, 2010. Maiolica, fascette in plastica e legno.


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Antonio Grieco

laboratorio di ceramica C.E.R.

RomaArtigianart In a Secret Garden

Terracolta. La ceramica romana e laziale


ASSEMBLAGGIO XY;2011. Paperclay e inserti metallici; cm 150x25x15 (serie Fiori Meccano).


ORIGINE/ANIMA BIANCA, 2011. Grès chamottato. Monocottura 1250°; cm. 28x9x9.

FIORE CUBO - FIORE AVVITABILE, 2011. Paperclay e inserti metallici; cm. 150x20x20, cm. 150x9x9. (Serie Fiori Meccano).

ORIGINE/ANIMA (dittico), 2011. Refrattario nero. Monocottura 1250°; cm. 33x9x9, cm. 33x9x9.

Sono da sempre in viaggio alla ricerca di nuovi orizzonti e di nuovi confini nel complesso mondo dell’arte. Ricerca Riciclo Riuso rappresentano le parole chiave del mio lavoro. I materiali che uso, nel senso sostenibile del termine, sono spesso frutto del riciclo: nel mio ultimo lavoro l’argilla, arricchita con fibra di cellulosa, vive una seconda vita, in qualche modo più tenace e resistente; in altri momenti ho riutilizzato, convertito e inglobato nella creta materiali metallici, trovati, raccolti, dimenticati come chiodi, viti bulloni o brugole. In altre fasi ho impastato l’argilla non solo con fibra cellulosa e carta, ma anche con fibre vegetali, con paglia e con ossidi. Il materiale ottenuto è stato poi essiccato al sole e stagionato in tempi variabili, maturato secondo i processi naturali di ossidazione e invecchiamento seguendo la più antica e ancestrale tecnica di lavorazione della terra, l’ADOBE. Ricerca, Riciclo, Riuso è il percorso che mi restituisce il potenziale dell’argilla intesa come materia primordiale, archetipo che ritorna poeticamente all’essenza arcaica della materia e del fare. Ricerca, Riciclo, Riuso torna sempre. Nel mio lavoro di scultore ho attraversato diverse fasi in cui il trinomio si completava nelle mie opere e posso aggiungere che ogni volta, ad ogni lavoro, ad ogni mostra, anche il mio essere ha preso parte a questo processo rigenerativo e creativo. FIORE DOPPIA FARFALLA, 2011. Paperclay e inserti metallici; cm. 150x12x12. (Serie Fiori Meccano).

ORIGINE/GRANDE ANIMA, 2011. Refrattario nero. Monocottura 1250°; cm. 35x19x7.

ORIGINE/VORTICE 5, 2010. Tecnica ADOBE (argilla e fibra vegetale); cm. 75x120x18,5.


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Annalisa Guerri

Internatinal Ceramic Research Center

International Museum of Ceramic Art NICE Festival NOVAS Contemporary Urban Centre Coffeebreak Competition Keramikos IV Ceramic Art International Festival

Vaselle D’Autore per il Vino Novello Terra delle Risonanze

Aldo Ajò 54^ Biennale di Venezia


DRUNkEN FOREST, 2010. Paperclay porcellana (foto di Ole Akhøj). (Grimmerhus DK - NICE festival UK - NOVAS Contemporary Art Centre UK Keramikos, Bracciano RM 54^ Biennale di Venezia, Palazzo Venezia RM).

VASELLA, 2011. Paperclay porcellana. (Collezione Palazzo Malizia - Torgiano PG).


VASELLA, 2011. Porcellana tornita. (Collezione Palazzo Malizia – Torgiano PG).

STRIPEDPLATE, 2010. Paperclay porcellana con lustro.

Equilibrio instabile, fragilità, corrosione, leggerezza, trasparenza, trasformazione, lo scorrere del tempo. Sono queste le suggestioni che ispirano la mia arte. Ciò che attira la mia curiosità è la precarietà dell’esistenza. Ogni cosa presto o tardi è destinata a scomparire: gli oggetti che ci circondano, le vite che scorrono vicino a noi, tutte le cose viventi o inanimate che cambiano e modificano il loro aspetto finché non diventano così leggere, fragili e scolorite da essere prossime a sparire per sempre. Tutti questi aspetti dell’esistenza hanno una poesia interiore, una bellezza che emerge della volontà di sopravvivere al passare del tempo. Nel mio lavoro cerco di portare la materia al suo limite e ne faccio metafora dei miei pensieri. L’argilla è il mezzo in cui posso rappresentare al meglio le mie idee; è una materia grezza e malleabile che mi permette di costruire forme irregolari, contorni incerti, superfici rugose e trasparenti. La fonte della mia ispirazione deriva dall’osservazione della natura e del mondo che mi circonda: la struttura delle foglie, i fossili, i sedimenti geologici, le ossa ma anche le formazioni di ruggine, i vecchi poster scoloriti. Le mie opere sono tese a cogliere quel breve istante tra l’essere e il non essere, tutto ciò che è così sottile e deteriorato da potersi sgretolare al solo tocco, così consumato dal tempo da essere a un passo dalla fine.

WORkINPROGRESS, 2012. Paperclay porcellana stampata (cruda).

WIRECUPLESS, 2010. Paperclay porcellana con lustro.


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Massimo Luccioli

Lo scultore, la terra

Spazio e tempo dell’Evocazione Lo Studiolo di San Girolamo, il

Pellegrino del Dubbio


FOGLIA AL VENTO, 2002. Terracotta a riduzione; cm 70 h.


SENZA TITOLO, 2011. Terracotta a riduzione; cm 50x53.

SENZA TITOLO, 2011. Terracotta a riduzione; cm 48x40.

SENZA TITOLO, 2011. Terracotta a riduzione; cm 45x50.

Più che la ceramica stessa io amo la terra, per questo la mia scelta è rivolta principalmente alla terracotta. La terra è l’eternità e la terracotta è il primo elemento, eterno anch’esso, che l’uomo ha aggiunto di sua invenzione, come sua scoperta, a questa eternità che lo ospita. Unendo la terra con il fuoco l’uomo scopre un’eternità, una materia che resta per sempre come tale, così come esce dal forno, inalterabile e indistruttibile e non presente prima in natura. Della terracotta si può distruggere l’oggetto ma non la materia. Ed è questa materia che più mi affascina e perdermici dentro, non l’oggetto costruito, non l’immagine, ma la materia, la terra, la terracotta: per un amore di eternità. D’altronde sono figlio di contadini.

ECCOLO, 2010. Bucchero; h. cm 28.

ECCOLO, 2010. Cottura Raku; h. cm 23.

ECCOLO, 2010. Cottura Raku; h. cm 25.


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Rita Miranda

Novecentottanta gradi Legami artificiali dell’arte Creatività Ceramica Italiana. Tante tradizioni e pratiche in una 54^ Biennale di Venezia

980° C Mamma mia dammi 100 lire…


WORkINPROGRESS, 2012. Gres e refrattario.


VASELLA 4; 2011; porcellana tornita. (Collezione Palazzo Malizia – Torgiano PG)

SEEDS, 2011 Refrattario. Cottura raku; misure variabili da cm. 30 a cm. 45 O /. (Opere esposte alla 54^ Biennale di Venezia, Palazzo Collicola, Spoleto).

Strutture organiche, forme fluttuanti, labirinti animati, simmetrie: questo è il mio mondo. Il mio nutrimento vitale è la contemplazione delle forme della natura che appartengano agli abissi profondi o al microcosmo vegetale. La natura è il luogo dove poso il mio sguardo, ma la natura è anche solo una traccia: da lì, linee e forme si sviluppano verso il mondo astratto. Affinità elettive con quelle linee, con quei ritmi, con quegli spazi senza tempo, con quella sintesi minimale, ma carica di esperienza. Poi le mie mani si muovono, senza un progetto preciso, per cercare di ricreare quell’incanto e parlare un po’ di me.

MADREPORA (particolare), 2011.

SEEDS (particolare), 2012.

WORkINPROGRESS, 2011. Particolare dell’apertura del forno a gas a 980°.


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Riccardo Monachesi

Pneuma


OMENONE (particolare), 1994-2008. Creta refrattaria e foglia d'oro. Foto: Abbrescia e Santinelli.


Avevo 13 anni nel ’68 e l’anno dopo iniziai il liceo scientifico. Credo che di quello spirito rivoluzionario, ed allora sovversivo, colsi quasi ed unicamente solo l’importanza di “fare” qualcosa di decisamente manuale, “fare” al quale unii uno spirito artistico che serpeggiava prepotentemente in casa. Ho iniziato col riprodurre i disegni di Crepax, sono passato per la lavorazione della latta, del cuoio, della stoffa e delle perline finché, abbastanza casualmente, nel 1977 sono arrivato nello studio di Nino Caruso ai Coronari. La folgorazione fu immediata e totale: ho iniziato a fare ceramica e non ho più smesso. Sono passati 35 anni. Non credo molto all’ispirazione ottocentesca che ti coglie come un raptus violento, ma sicuramente ammetto che fare arte contempli una costante applicazione ad alcune suggestioni che ti coinvolgono per un breve periodo o per tutta la vita. Nel frattempo sono diventato architetto e fuggendo da qualsiasi tentazione di “design” ho scoperto che l’unica possibilità che mi interessa progettare è l’emozione che metto nel mio lavoro e che spero di trasmettere con esso. Pneuma, l’ultimo lavoro realizzato ed in parte ancora inedito, nasce da un viaggio a Lisbona fatto con Elisa Montessori, artista ed amica. Una visita al giardino botanico, l’imponenza delle radici aeree delle mangrovie, la voglia di trasmettere quello che di “aereo” hanno quelle architetture naturali… quindi il ritorno a studio e la voglia di riprendere il mio lavoro: con la tematica di sempre, ma arricchito di quell’istante magico che a Lisbona in un giorno ventoso ho scoperto per caso!

VASO, 2009. Creta refrattaria. Foto: Abbrescia e Santinelli.

VASO, 2009. Creta refrattaria. Foto: Abbrescia e Santinelli.


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Simone Negri

6° Rassegna Internazionale Albissola Città d’Arte e Ceramica IV Concorso Nazionale Ceramica Raku

Ritorno alla Terra d’Albissola

Creatività Ceramica Italiana 54^ Biennale di Venezia


OPERA FITTILE, 2008. Cottura per affumicamento; cm. 70x70x16. 1° Premio alla 6^ Rassegna Internazionale "Albissola Città d'Arte e Ceramica".

INDIMENTICABILE FUOCO, 2010. Cottura per affumicamento; cm. 80x80x50. (Opera esposta alla 54^ Biennale di Venezia Padiglione Italia).


CELEBRARE L'OFFERTA, 2012. Cottura per affumicamento; cm. 51x30x47.

RAPPORTI, 2011. Foto: Pietro Belotti.

Le mie opere sono il frutto di un percorso che predilige la dedizione e la dimestichezza di complessi processi ceramici. Il lavoro sulla materia è il punto di partenza della mia personale indagine sullo spazio, sulle connessioni tra pieni e vuoti, è il mezzo per dar forma a volumi che hanno origine da combinazioni tra rigide linee rette e morbide curve. Le tecniche di cottura per affumicamento adottate lasciano un margine di casualità al risultato finale: il senso della misura e della compostezza condividono i loro valori con la forza e l’energia sviluppatasi durante la combustione. Tutta la mia ricerca estetica è protesa a creare associazioni in cui convivono aspetti fra loro antitetici, come l’ordine e il caos, la semplicità e la complessità, il contingente e il trascendente, immaginari spazio-temporali proiettati verso il passato o verso il futuro.

SENZA TITOLO, 2010. Sawdust firing; cm. 26x20 O /.

SENZA TITOLO, 2006. Naked raku; cm 36x18 O /.

SENZA TITOLO, 2011. Sawdust firing; cm 25x30 O /.


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In a Secret Garden Urban New Deal

La Ceramica, gli artisti per un paese

galleria d’arte

Expanding Visions La Misura di Bellezza nel Mondo Vitale Ceramica in Espansione


SEME NERO, 2011. Grès nero chamottato e smalto nero. Monocottura 1250°; cm. 100x O / 40. Collezione privata.

SEMI, 2011. Grès nero chamottato, ossidi e smalto nero. Monocottura 1250°; cm. 10x20x10.


RADICI - Composizone di 5 elementi, 2011. Grès nero chamottato, ossidi e impronte. Monocottura 1250°; misure variabili da O / cm. 30 a 50.

Fare scultura per me è Percorso, Progetto Artistico che si fa Telos esistenziale, ma anche Strumento attraverso il quale entrare in contatto con i molteplici piani dell'esistenza visibile e invisibile, con l'oscuro intrico di segni, forze, elementi e materie che, con ottimismo, noi umani archiviamo sotto la voce "Sfera della Percezione". Di fronte all'impossibilità di "vedere" oltre la soglia del Sensibile e lì trovare risposte, cerco nella scultura un riscatto, una rivincita nel fare che riequilibri lo smarrimento. E nel fare mi trovo costantemente sospesa in una "Formale Astrazione". Astrazione perché le forme che elaboro sono per me astratte tanto quanto sono astratti i principi e i meccanismi dell'Infinito. Sono forme che rifiutano la tentazione del naturalistico, del figurativo e del realistico. Eppure al tempo stesso fanno i conti con il Formale e fissano in una tensione plastica ciò che all'origine della suggestione era invisibile, immateriale, intangibile. "Semi" e “Radici” sono forme celate che finalmente emergono alla luce, liberate dall'agire artistico sviluppano un linguaggio plastico a partire dagli elementi primari e fondanti che operano sotto la superficie della terra: invisibili a noi, le forze della natura e del caos agitano e ricreano il mondo, generano nuova vita, impastano linfa e piogge che alimentano il tempo terrestre nel quale viviamo come immersi in un mistero non accessibile.

SEMI, 2012. Grès bianco, ingobbio nero steccato e finitura a cera liquida; cm. 50x50. (Parte di una serie di 20 lastre componibili).


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SPROUT Denis Imberti

Stefano Tasca

SEME

Segno e racconto: le arti della ceramica MOMPRACEM: omaggio a Emilio Salgari


GREGOR SAMSA: SCULTURA FISCHIANTE, 2007. Refrattario con segatura, Engobe, Forno a Legna 1250째; cm 200x80x60. Opera eseguita da Seme (Denis Imberti / Stefano Tasca / Mauro Quattoni).

DON QUIJOTE DE LA MANCHA, 2009. Refrattario, Colombino, Engobe, Forno a Gas 1250째; cm. 210x120x80.


CAPSIDE + CAPSOMERO + PERICAPSIDE + PEPLOMERO, 2011. Refrattario, Colombino, Engobe sottovetrina, legno e ferro, Forno a Gas 1000°; cm. 115x45x50.

(kNO3) 74,65% + (C) 13,50% + (S) 11,85%, 2010. Refrattario, Colombino, Engobe sottovetrina, legno e ferro (artigiano anonimo), Forno a Gas 1000°; cm. 120x80x80.

VLF-LF (3-300 HZ), 2012. Refrattario, Colombino, Engobe sottovetrina, legno (artigiano anonimo) e alluminio, Forno a Gas 1000°; cm. 75x30x20.

GENETIC BESTIARY oppure MEDITAZIONI SCULTOREE SULLE METAMORFOSI CONTEMPORANEE è un tentativo di classificare fantasticamente il mutamento per poterlo affrontare: possiamo e dobbiamo innanzitutto proporre un’alternativa e un contributo positivo anche da ciò che nel presente appare negativo; possiamo, attraverso mimesi microscopiche come ricerca sulla profonda originalità estetica della materia non veduta, a partire dalla ricombinazione d’infiniti innesti anti-tecnocratici, con la millenaria e quanto mai misconosciuta arte quotidiana della civiltà contadina, magari in Occidente ritenuta ormai scomparsa ma, dentro a noi, non ancora del tutto perduta; possiamo, lo ripetiamo, e dobbiamo finalmente ed a gran voce rivendicare attivamente anche il nostro personale diritto e dovere di lottare, nonostante tutto, e a fianco dei nostri avi, per quell’utopia di cultura e di vita - unione di manuale, spirituale e naturale (SLOW ART in due parole) di cui molti parlano ma ancora pochi, a scapito della proprie abitudini di comoda sopravvalutazione del fast informatico-intellettuale, praticano - che si nasconde e resiste, e forse ancor prima di ogni altra cosa, nella bellezza; quella bellezza che un giorno, come diceva uno scrittore e profeta, salverà davvero il mondo.



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