Balarm Magazine | Idee, personaggi e tendenze che muovono la Sicilia | numero 12

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SOMMARIO PRIMO PIANO 6_Francesco Scianna, la rivelazione di Baarìa MUSICA 10_The Ballroom Kings, ritorno agni anni '40 12_Lorenzo Colella, suoni “Out South” 14_Don Settimo, il nuovo disco “Notte di mamma” 16_Iridyum, l’esordio con “What I feel inside” 18_Pippo Pollina & Francesco Guaiana 19_Radio Ballarò, nuovi suoni dal web

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TEATRO 20_Elisa Parrinello, tra innovazione e tradizione 22_Giuseppe Provinzano, un progetto “dentro” il teatro 24_Cristina Coltelli, l’arte in maschera ARTE 26_L’Arte nella Palermo anni ‘60 28_Raffaele Piccoli, autore di raffinate ceramiche Raku 29_“Miracoli contemporanei”, la Santuzza va in video

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LIBRI 32_Davide Camarrone, il nuovo libro “Questo è un uomo” 34_A. Camilleri, A. Cavadi, V. Figlioli, M. Puleo 35_N. Aquila, G. Pennino e G.M. Piscopo, V. Figlioli, M.L. Bondì CINEMA 38_"Viola di mare", il nuovo film di Donatella Maiorca 40_Gaetano Bruno, ritratto dell’attore palermitano 41_Piero De Luca e la sua “Visionart” COSTUME & SOCIETA’ 42_Vegetariani a Palermo: risorse e suggerimenti 44_Casa delle culture, uno spazio interculturale 46_Un “lapino” in giro per la rete 48_Marco Zoppi, ai confini della magia 49_L’impresa “Mongol Rally” con Balarm media partner CIBO 52_Fagioli che bontà: come resistere! 54_SoSushi, creatività nipponica balarm magazine bimestrale di cultura, costume e società anno III n°12 ottobre/novembre 2009 registrazione al tribunale di palermo n° 32 del 21.10.2003 editore associazione culturale balarm partita iva 05226220829 direttore responsabile fabio ricotta coordinatrice sveva alagna redazione via nicolò garzilli 26 - 90141 palermo tel. 091.334780 / fax 091.7817486 redazione@balarm.it

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pubblicità tel. 091.334780 / mob. 328.5351236 pubblicita@balarm.it articoli a. falsone, a. sciortino, a. rotolo, c. brunetto, c. scuderi, c. livecchi, d. genova, d. prestigiacomo, f. vento, f. sciacca, g. razete, g. aquilino, g. scalia, g. giallombardo, g. schirò, i. leonardi, l. nobile, l. mirabile, l. giuffrida, m. pagano, m. giordano, m. sajeva, s. miceli, s. papuzza, s. alagna, t. gambino fotografie f. m. giammusso, m. spedaletti, d. contino, g. sinatra, e. celano, c. battaglia, c. bellavia, f. altavilla, f. martino, n. chiello, d. tirendi, p. scafidi web & grafica fabio pileri, caterina agueci

stampa officine grafiche riunite (palermo) tiratura e distribuzione numero stampato in 12.000 copie e distribuito gratuitamente a palermo, monreale, mondello, bagheria e comprensorio in circa 250 punti di aggregazione culturale e mondana abbonamenti per ricevere il magazine via posta ordinaria in tutta italia basta cliccare su www.balarm.it/abbonamento.asp l’associazione balarm è iscritta nel registro degli operatori di comunicazione al numero 18155 in copertina francesco scianna (ph fabio lovino - www.fabiolovino.it)

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INTRO

Numero Dodici, la speranza

di FABIO RICOTTA

Cari lettori, ci tengo a risultare retorico e forse anche scontato, ma quello che stiamo vivendo è un momento difficile. Siamo al di là dell’indignazione, quasi ai confini dell’indifferenza e sul filo dell’orizzonte si intravede appena la terraferma. Quale sia il nostro porto sicuro non lo sappiamo, ma la speranza è l’ultima a morire. Già, perché è importante rimanere fiduciosi negli avvenimenti futuri, anche se non ne conosciamo i contorni precisi e le esatte possibilità di riuscita. Sull’onda di un cauto ottimismo, anche noi di Balarm, non tiriamo i remi in barca. Anzi, accendiamo il motore e diamo gas. Infatti, in questo numero trovate otto pagine in più rispetto al precedente, quindi più articoli e fotografie. Nel mese di ottobre, Balarm compie sei anni e in qualche modo ci tenevamo a dare un segnale di dedizione rivolto non solo a noi stessi, ma a tutti coloro (non pochi per fortuna) che in questi anni ci hanno seguito e supportato e che ancora adesso continuano a farlo. Ed ora, come è ormai consuetudine, passiamo alle informazioni di servizio. Per prima cosa l’abbonamento al magazine, semplice ed economico. Infatti, al costo di 6 euro per un anno (giusto la copertura delle spese di spedizione) si potranno ricevere sei numeri del magazine via posta ordinaria direttamente a casa. L’abbonamento si può sottoscrivere online compilando, in ogni caso, l’apposito modulo di registrazione presente su www.balarm.it/abbonamento.asp, e selezionando il metodo di pagamento (tramite PayPal, quindi carta di credito, Postepay e altre carte prepagate) oppure in contanti presso la nostra redazione, in orari di ufficio. Tra le altre novità segnaliamo la presenza sul noto social network Facebook di una pagina fan di Balarm (www.facebook.com/balarm) che conta attualmente più di 3.500 amici. Per chi volesse aderire, diventare fan ed essere sempre aggiornato sugli eventi culturali e di spettacolo della città, tra musica, arte, teatro, cinema, libri e mondanità, la procedura è semplice per chi ha già attivato un proprio profilo personale su Facebook. Un’ulteriore novità riguarda l’aspetto contenutistico del magazine, infatti, (e lo ripeteremo sempre) crediamo che la nostra crescita passi anche dall’interazione, dal coinvolgimento e dal confronto con i lettori. Per cui, chiunque volesse fare delle proposte, suggerire delle idee o degli argomenti per nuovi articoli, inviare reportage fotografici, può farlo inviando una mail all’indirizzo redazione@balarm.it. Buona lettura. balarm magazine 5


ph. Federico Maria Giammusso

PRIMO PIANO

FRANCESCO SCIANNA

Formazione, sogni e progetti dell’attore baariota di nascita ma cresciuto a Palermo: dalle prime esperienze alla conquista del ruolo di protagonista in “Baarìa” di Giuseppe Tornatore di SALVATORE SALVIANO MICELI balarm magazine 6

Si è scritto tanto dell’ultima pellicola firmata da Giuseppe Tornatore, e adesso che il film viaggia (ce lo auguriamo) verso la candidatura agli Oscar, non si placheranno giudizi, considerazioni, critiche ed apprezzamenti. Baarìa ci ha regalato, tra le tante, una sorpresa inattesa, colta già negli attimi immediatamente successivi la prima proiezione veneziana. Questa sorpresa ha il nome ed il volto di Francesco Scianna. Baariota di nascita ma cresciuto a Palermo, Francesco ha stupito tanto il pubblico quanto la stampa con la sua interpretazione. Lo abbiamo “inseguito” per una settimana cercando di insinuarci tra i mille impegni dedicati alla promozione del film, ed ogni volta, al telefono, ne abbiamo testato genuinità e gentilezza. Finalmente un sabato, al riparo da qualsiasi imprevisto, siamo riusciti a “braccarlo” con le nostre domande. Francesco, avendo assistito a tutti i tuoi impegni, è naturale chiederti come stai vivendo questa fragorosa celebrità. «Tra le riprese, durate un anno, andando a girare in Tunisia per sette mesi, e la promozione del film, mi sono dimenticato dei miei tempi, dei miei luoghi. Ovviamente sono felicissimo perché era il mio sogno sin da quando avevo 15 anni. Ancora, però, non percepisco realmente quello che mi sta accadendo. Sto giocando dentro questa grande giostra. Quando tutto questo scemerà, e sarà inevitabile che ciò accada, potrò avvertire pienamente tutte le emozioni. Quello che so, ora, è che sono molto contento». Torniamo un po’ indietro. Quando hai capito di volere recitare? «A dodici anni guardavo in continuazione Charlie Chaplin in Tempi Moderni. Lo adoravo, ne conoscevo ogni passaggio. A quindici anni vidi un primo piano di Morgan Freeman in Le Ali della libertà, e quella notte capii che volevo fare la stessa cosa. Sentivo di avere dentro delle sensazioni che volevo tirare fuori, cosa che non riuscivo a fare nella vita normale. La recitazione sarebbe potuta essere il mezzo per potermi esprimere totalmente, per mostrare il vero Francesco. Andai in cucina da mia madre e le dissi “Mamma, io voglio fare l’attore”». Da lì in poi hai iniziato a viaggiare e a studiare per potere realizzare il tuo sogno. «Mio padre lavorava a Roma e, tramite alcuni suoi colleghi, conobbi Serena Michelotti, famosa attrice e doppiatrice. Feci un corso privato durante l’estate e fu lei a spingermi a provare, dopo il diploma, ad entrare

all’Accademia nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Nei tre anni successivi, grazie anche al preside del mio liceo, Antonio Giordano, grande appassionato di teatro, iniziai a fare le prime esperienze. Piccoli spettacoli inseriti all’interno di grossi eventi come Palermo di Scena. Cominciai a sperimentare cosa volesse dire stare sul palcoscenico. Preso il diploma di maturità, dopo due giorni di vacanze, iniziai a prepararmi con lui per l’esame di ingresso in Accademia». Da Bagheria a Palermo, e poi Roma e New York… «Provai ad entrare anche alla Paolo Grassi di Milano, e l’esame andò bene, ma il livello degli studenti di Roma di quell’anno mi sembrava superiore e quindi più stimolante. Roma, cosa per me importantissima, ha anche una natura leggermente più simile a Palermo, e soprattutto percepivo di più la presenza del mare, elemento per me fondamentale, da cui non mi riesco a distaccare per lungo tempo. Alla fine del primo anno di scuola girai il primo film, Il più bel giorno della mia vita di Cristina Comencini. Titolo azzeccato perché, probabilmente, il giorno in cui fui scelto per il ruolo era davvero il giorno più bello della mia vita… Poi è venuto lo stage di tre

mesi alla Lee Strasberg di New York, con la possibilità di sperimentare un metodo di lavoro sul personaggio totalmente differente». Nelle tue esperienze teatrali hai avuto modo di conoscere Luca Ronconi. «Feci uno stage di un mese e mezzo, propedeutico per andare alle Olimpiadi del 2006 a Torino. Ronconi aveva una serie di spettacoli in programma ed io recitavo in due di essi, in particolare Troilo e Clessidra di Shakespeare. Cinque ore e mezzo di performance in cui avevo la parte di Troilo. Da Ronconi ho imparato moltissimo. Lavorare con lui mi ha fatto capire quanto fondamentale sia l’osservazione di ciò che ci si muove intorno, il vivere a fondo tutte le esperienze della vita senza alcun pregiudizio. Ronconi, in questa lunghissima esperienza, è diventato come un padre, un maestro in grado di condurti standoti sempre vicino. Mi ha gettato in una dimensione che ancora non conoscevo, facendomi interrogare davvero su quello che sono il teatro ed il mestiere dell’attore». balarm magazine 7


PRIMO PIANO

ph. Marta Spedaletti

Adesso il grande salto. Primo ruolo da protagonista diretto da Giuseppe Tornatore. «Giuseppe ti manda al manicomio, nel bene e nel male. Gli sarò grato per tutta la vita per avermi permesso di realizzare il mio sogno. È fantastico, un maestro, un grande regista. Credo che a volte la vita ti sorprenda più di quanto si possa immaginare. Non è un caso, infatti, che, dopo avere iniziato ad immaginare di essere attore grazie a Charlie Chaplin, abbia incontrato proprio Giuseppe. Come Chaplin, lui sa mettere mani su tutto: regia, costumi, capelli, fotografia, musica, tutto. Ogni istante, con lui, si impara qualcosa. Vederlo lavorare sul campo è stato veramente incredibile. Anche alla 17° ora di lavorazione sembrava un bambino con una energia pazzesca. Ha un entusiasmo commovente». Il film rappresenta anche un tuo ritorno a Bagheria. «Io torno alle mie origini, a delle origini che non conosco. La storia del mio personaggio termina nel momento in cui nasco io nella realtà. Ho riscoperto e rispolverato tutti i racconti che faceva mio nonno. Per me è stato un ritorno ad una intimità in qualche modo ancora più intima, perché rappresentava quello che c’era prima che io venissi al mondo. La mia vera storia. Mi ha riavvicinato a Bagheria e ha arricchito il mio rapporto con la città. È stato un bellissimo viaggio». Il tuo personaggio, inoltre, incarna il padre di Tornatore. Si può quasi dire che nel film ci sono diverse intimità che si incrociano... «Ho cercato di dimenticarmi di me per stare il più possibile all’interno del personaggio, vivendo la sua storia, chiedendo informazioni su di lui, tentando di avvicinarmi alla sua anima. Per un anno mi sono svegliato alle 4.30 del mattino per andare a mungere le mucche. Mi serviva immergermi in quella vita. E Giuseppe, in questo, è stato molto generoso. Si è aperto molto, cosa non scontata considerando quanto privata fosse la storia raccontata». Concludiamo con la domanda d’obbligo. Prossimi progetti? «A gennaio uscirà per la Rai un film in 4 episodi, Le cose che restano, di Gianluca Tavarelli. Adesso, poi, per fortuna, il telefono squilla tanto. Le proposte sono molte e sto cercando di valutarle anche in base al tempo da destinare alla promozione di Baarìa, film da cui non riesco e non voglio distaccarmi ancora. Vorrei anche sfruttare al meglio l’eventuale viaggio a Los Angeles. Lavorare nel cinema americano è un altro mio sogno». balarm magazine 8


ph. Federico Maria Giammusso

MUSICA

THE BALLROOM KINGS

Smoking di taglio old fashioned, camicia inamidata, cravattino continental e scarpe bicolori: è l'inconfondibile stile anni ‘40 della formazione musicale nata da un’idea di Vincenzo Puleo di GIGI RAZETE balarm magazine 10

Cosa mai può indurre un brillante professionista cresciuto nell’epoca della comunicazione istantanea e globale, uno che usa i più aggiornati metodi d’analisi come strumento di successo, un uomo, insomma, radicato nel proprio tempo, a lasciarsi affascinare così tanto da suoni e ritmi di molti decenni fa e che certo appartengono non alla sua ma alla generazione dei genitori? Quando smette i panni di esperto del settore finanziario Vincenzo Puleo (nella foto a destra) ama indossare un elegante smoking di taglio old fashioned, camicia inamidata, cravattino continental e scarpe bicolori, con tomaia nera e mascherina, ovviamente, bianca. Completata la vestizione, siede al pianoforte e da lì guida i suoi Ballroom Kings, anche loro in perfetto stile anni Quaranta, in esplosive svisate sonore a base di rhythm and blues, jive, swing, doo-wop, rock and roll ed altra musica d’antan. «Non è solo questione di musica. - puntualizza Puleo - Di quei trascorsi decenni amo praticamente tutto: abbigliamento, design architettonico e industriale, grafica, film, foto seppiate dei nonni e quelle in bianco e nero dei genitori. La mia è un’adesione convinta ad un’epoca, ad un’estetica, ad uno stile di vita. Non per rimanere ancorato al passato quanto, piuttosto, perché mi piace conservare alcuni elementi fondamentali, alcuni ideali ben precisi di quei tempi». Che i valori estetici abbiano per Puleo importanza lo dimostrano anche gli studi universitari in architettura, con una tesi sul porto di Palermo ed una laurea baciata dalla lode ma poi messa in un cassetto. «Sono nato a Messina ed ho sempre vissuto un rapporto di grande apertura col mare. Quando mi sono trasferito a Palermo mi ha colpito il fatto che la città, invece, ha un atteggiamento diverso col mare, in contrasto con la sua storia millenaria di insediamento portuale. È come se lo sviluppo urbanistico abbia voluto impedire ogni contatto, perfino visivo, col mare. La mia tesi affrontava proprio il problema dell’abbattimento di tutte le barriere che separano la città dal suo porto. Ma questa è un’altra storia». Ed in effetti, la storia che oggi gli sta più a cuore è quella dei Ballroom Kings, gruppo messo in piedi solo nel gennaio di quest’anno ma già impostosi per il brio e l’energia dei propri show, a cominciare dal debutto dello scorso aprile al Metropolitan, per la festa di chiusura del teatro palermitano. «Venivo da altre esperienze similari ma era giunto il momento di realizzare proprio ciò che avevo in mente e, soprattutto, con compagni che condividessero la mia estetica. Così sono nati i Ballroom Kings, nonetto che, oltre alle mie tastiere, comprende le voci di Massimo Rocca e Ylenia Mannisi, Giovanni Ziino, batteria, Luca

Ciriacono, contrabbasso, Marco Gioè, chitarra, ed i sassofonisti Alfonso Vella, Michele Mazzola e Carmelo Sacco, rispettivamente baritono, contralto e tenore. Sono tutti bravissimi e, ciò che più conta, amano davvero questa musica. Siamo innanzitutto amici anche se diversi per età, impegni ed esperienze. Rappresentiamo quasi tutta l’Isola poiché veniamo dalle provincie di Messina, Palermo, Agrigento e Catania. Alcuni, molti anni fa, hanno partecipato alla nascita del rock’n roll in Sicilia, altri sono apprezzati in contesti pop o jazz. Ylenia è un caso a parte: ha cominciato a cantare solo quando è entrata nel gruppo. Che ci si creda o meno, nel debutto al Metropolitan è stata la prima volta che Ylenia ha impugnato un microfono e cantato di fronte al pubblico. Il fatto è che lei, pur giovanissima, è cresciuta col rhythm’n blues del tempo, imparando a memoria i dischi dei grandi del genere. È autodidatta ma è davvero strepitosa». Mettendo a frutto le molteplici competenze, Puleo cura tutto ciò che riguarda grafica, comunicazione e manage-

ment dei Ballroom Kings (www.myspace.com/theballroomkingsshow). «Il nome è un chiaro riferimento alle sale da ballo americane che in quegli anni impazzivano per i nuovi ritmi. La grafica, ovviamente, ricalca quella del tempo. Il management è, invece, moderno poiché sviluppa due tipologie di show destinati a pubblici diversi: quello per i teatri e quello per i grandi festival ed esibizioni all’estero. Seguiamo una strategia differenziata anche per i dischi perché accanto al classico cd o ai nuovi mp3 cureremo la produzione di vinili destinati a deejay che assicurano la diffusione radiofonica o nei festival internazionali. Da poco abbiamo pubblicato un 45 giri con due inediti che ci faranno conoscere di più e meglio. I risultati di questa strategia ci stanno dando ragione. A settembre siamo stati a Cloppenburg, vicino Brema, per la festa della Bassa Sassonia. I prossimi appuntamenti sono a dicembre in Germania al festival di Lipsia, unica band italiana invitata, e poi in Belgio. Inoltre a novembre 2010 saremo al Rye Festival di Camber, Londra, una delle kermesse più importanti della musica che amiamo». balarm magazine 11


ph. Daniele Contino

MUSICA

Lorenzo Colella, suoni “Out South” Il primo disco del chitarrista palermitano: influenze di matrice jazz, rock e folk statunitense Nonostante il titolo sibillino, “Out South”, il primo disco, interamente composto dal chitarrista e autore Lorenzo Colella per l’etichetta Fitzcarraldo Records, giunta alla sua 4° uscita (acquistabile sul sito www.fitzcarraldorecords.com), nulla ha a che fare con il mediterraneo e i suoi impasti sonori. Guarda piuttosto oltreoceano. In realtà il cd porta il nome del quartetto che ha registrato le nove tracce e si riferisce a un raro brano di Duke Ellington, evocando così il percorso di matrice jazzistica di Colella (www.myspace.com/lorenzocolella) che si incrocia coi variegati itinerari musicali degli altri compagni di viaggio. Suonano infatti Luca Lo Bianco (contrabbasso), vecchio amico e partner artistico nonché dedicatario di una delle tracce, Fabio Rizzo (slide guitar, lap steel, dobro) che proviene dal blues e dal rock, e Flavio Li Vigni (batteria e percussioni), ultimamente emigrato a Londra e sostituito in sede di concerto da Ferdinando Piccoli. Il viaggio compositivo è iniziato nel 2007 nella località toscana di Villa a Sesta che dà anche il titolo a un brano del disco. Sebbene esclusivamente strumentali, le composizioni nascondono un testo sotteso già nel titolo descrittivo dei brani, come delle romanze senza parole. D’altronde questo intento è dichiarato così come le influenze di matrice rock, folk statunitense, non senza una volata sui Radiohead.

di ALESSANDRA SCIORTINO

L’influsso americano peraltro si legge già nella seconda traccia intitolata “Jeff” ed espressamente dedicata al chitarrista e cantautore Jeff Buckley. Forse più spiccatamente degli altri, insieme a “Red” e “S.O.S.”, questo brano sembra rimandare di continuo a un testo immaginario: ma in fondo un testo guasterebbe nell’ascoltatore l’indeterminatezza e la purezza della musica strumentale che rimane così simbolicamente suggestiva ed evocativa. Anche “Song” ovviamente è dichiaratamente una “canzone”. Sono proprio questi i brani dove si sente affiorare un lirismo melodico che sembra dare i presupposti per un più maturo e personale approccio compositivo. In questo coerente percorso emerge l’urgenza di storie da raccontare e affiorano tutti gli affetti, dalla nostalgia al folle disorientamento, sino alla trasognata “Coda” dedicata al padre con cui Colella prende congedo con chitarra sola, intimamente e sottovoce, dai suoi ascoltatori. I brani sono interamente scritti ma si coglie la freschezza estemporanea delle sezioni improvvisative in cui emerge l’affiatamento della nuova formazione che più che trovare una comunanza di intenti nel sud (south) di partenza, la trova al di fuori (out), senza contare il gioco di parole tra i due termini inglesi che danno il nome al gruppo e al disco, come se il sud contenesse in sé l’idea dell’altro da sé. balarm magazine 12


ph. Giuseppe Sinatra

MUSICA

DON SETTIMO

Il nuovo disco, tra folk e blues, della formazione palermitana, “costola” degli Akkura di LUCA GIUFFRIDA “Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, cantava qualche anno fa Caparezza. Che sia ormai un clichè o meno, è innegabile che sia un modo per confermare o meno le aspettative create col primo lavoro, soprattutto per musicisti non baciati dalla fortuna del mainstream radiotelevisivo. È quello che cercheranno di fare i Donsettimo (www.myspace.com/donsettimo), progetto folk alternativo della “ditta” Serradifalco, con l’album “Notte di mamma”. Il disco è in uscita il prossimo 20 novembre

per l’etichetta Malintenti dischi, che sempre di più sta cercando di allargare i propri orizzonti a tutto il territorio nazionale, promuovendo una fetta importante del cantautoriato siciliano: oltre a loro, Toti Poeta e gli Om. I Donsettimo derivano da una costola fondamentale dei famosi Akkura, ma se ne discostano in maniera netta: qui si parla di un lato più intimistico, intriso di atmosfere folk-blues nello stile del più classico dei Tom Waits, ma in maniera tutta italiana, anzi, tutta siciliana. La produzione del nuovo disco è stata nuovamente affidata al cantautore catanese Cesare Basile, figura nota nello scenario della musica italiana indipendente e, in questo caso, importante linea guida per la band (composta da Settimo Serradifalco, Riccardo Serradifalco, Salvo Compagno, Daniele Tesauro e Dr.Robert). Se Basile, in occasione della prima produzione, aveva condotto Serradifalco & c. a un conceptalbum (ispirato alla storia di Don Chisciotte), “Notte di mamma”, invece, è una sorta di raccolta di storie, con personaggi ogni volta diversi, ma fondamentalmente tutti accomunati dalle stesse caratteristiche. Le ambientazioni fiabesche sono, quindi, sempre diverse tra loro: si passa dal duello tra un siciliano e un musulmano per conquistare Grace Kelly (“Il vangelo di Totò”) alla descrizione della tipica provincia italiana (“O sceriffo”), fino alla descrizione della figura della madre, protagonista a inizio e fine del disco (“Viziosa” e “Nu cielo”). Un disco ispirato da molte influenze musicali: vengono in mente in maniera naturale i Calexico, ma anche l’ultimo Dylan (quello di “Time out of mind”) e sorprendentemente anche qualcosa del nostrano Brando. Ma le ispirazioni del gruppo non sono solo musicali, provengono anche da altri arti, come quella del teatro: nel modo di cantare di Settimo Serradifalco c’è molta teatralità, diversa magari da quella di Peppe Servillo che ha portato in auge gli Avion Travel. Una voce cantinelante che si adatta alla descrizione di scenari sognanti e lontani, completamente estranei allo scenario contemporaneo. Non a caso, tra le tante influenze viene citata dagli stessi Eduardo De Filippo, per la ricchezza e la varietà di linguaggio. È un’altra faccia di Palermo, quella dei Donsettimo, diversa dall’attivo movimento jazz e lontana dalla scena rock-blues dei Waines e compagnia che attualmente sta facendo proseliti in città. Una faccia più rustica, forse in qualche modo più popolare, che riesce a essere vicina al sentire popolare e contemporaneamente distante dalle atmosfere mediterranee. “Note di mamma” verrà distruibito dalla Jestrai sui normali canali fisici e online. balarm magazine 14


ph. Elisa Celano

MUSICA

IRIDYUM

“What I feel inside” è il nuovo disco del gruppo palermitano in cui nulla è lasciato al caso di IRENE LEONARDI Scorrono le note dalle sonorità metal e un riff dal tocco particolare nel nuovo “What I feel inside”, l’album dai suoni puliti, misti a distorti e che ricordano ambientazioni dark, dei palermitani Iridyum. Un cd che segue un filo conduttore ben preciso: si snoda infatti tra parole e musica un percorso sulla scoperta di se stessi. I testi, interamente scritti dalla cantante Laura Piras, scorrono su questa linea guida dettagliata, e, del resto, nel cd niente sembra essere lasciato al caso, dalla copertina al susseguirsi dei suoni. I brani, dal passo

potente ed energico, dato forse anche dalla pesantezza delle note gravi della chitarra sette corde, sono il frutto del lavoro di Laura, alla voce, Davide Campanella alla chitarra solista, Angelo Marguglio alla chitarra ritmica, Sebastiano Gatto al basso e Fabrizio Pacera alla batteria (membro del gruppo da un anno), autori di quest’album che si afferma nella scena metal palermitana. Dopo otto anni e dopo aver inciso la loro primo demo promozionale “SlamD”, contenente i due brani inediti “Speedy Run” e “Wake Up” (scaricabili dal loro sito), la band si è lanciata nella produzione di questo progetto musicale. “Light & Shadow” è il brano di apertura del cd: «Un pezzo sulla dualità delle persone in particolare la mia - afferma Laura - tutti abbiamo un’ambivalenza in noi che ci porta ad essere luce ed ombra allo stesso tempo di se stessi, con la conseguenza, spesso di non riuscire a riconoscersi». Si continua quindi nel disco con brani sulla difficoltà di capirsi, sul superare i momenti vissuti, sulla solitudine (con “So Alone”, unica canzone dell’album diventata un video con la regia a firma di Emanuela Corona), fino al superamento e al riconoscimento del proprio stato, seppur a tratti drammatico. Superata la fase dell’egoismo si arriva così a “Scream”, un vero e proprio urlo liberatorio sia in musica che in parole, fino agli ultimi brani che riescono a far rapportare la protagonista dei testi con il mondo esterno in piena libertà. Il tutto supportato dalla lingua inglese che, a detta della cantante, sembra risultare più adatta al genere e più musicale, anche se in questo sono i testi, in parte, a pagarne le conseguenze. Come gruppo, vantano già un ricco e importante curriculum: si sono infatti esibiti sul palco del Jack Daniel’s Live Tour 2008, hanno vinto la terza edizione del Monreale Rock Festiva e il concorso “A caccia di stelle”, oltre ad aver aperto i concerti ad artisti come Giuliano Palma & The Bluebeaters e dei Sud Sound Sistem. «Portare avanti un gruppo per otto anni è una cosa difficilissima, un pò come un rapporto d’amore fatto di alti e bassi ma appunto basato su sentimenti e passione. - spiega Laura - In noi ha sempre prevalso la voglia di andare avanti e la tenacia è stata sempre tale che ci ha portato a procedere, tra registrazioni e live. Fino ad ora è stato piacevole e soddisfacente!» Ora gli Iridyum stanno già lavorando a nuovi pezzi e vagliando alcune offerte arrivate da alcune etichette italiane. Il cd, registrato al Raven Studio, è in vendita durante i loro concerti live a 5 euro o tramite una richiesta nel loro space all’indirizzo www.myspace.com/iridyum o al sito internet www.iridyum.it. balarm magazine 16


MUSICA

Pippo Pollina, il disco dei “vent’anni” Il cantautore palermitano festeggia i suoi vent’anni di carriera accompagnato dall’orchestra sinfonica di Zurigo

di GJIN SCHIRÒ

‹‹Ho sempre pensato che il futuro della canzone stesse nella sua capacità di rigenerarsi attraverso opportuni sconfinamenti. Che nel magico intrigo di versi e melodie, di tempi e armonizzazioni, di rime e metafore bisognasse osare ogni tanto qualcosa di più. Daniel Knecht e Massimiliano Matesic mi hanno trascinato dentro quest’avventura, tanto avvincente quanto piena di sorprese››. Autore di queste parole è Pippo Pollina, cantautore palermitano che vive e lavora a Zurigo, alla presentazione del suo ultimo lavoro discografico intitolato “Tra due Isole” prodotto da Storie di note e distribuito da Egea. L’album contiene quattordici brani accuratamente scelti tra i tantissimi scritti durante la sua lunga carriera e che vengono, adesso, riproposti in una veste completamente rinnovata. Infatti ad accompagnarlo in questa nuova avventura troviamo l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Zurigo, l’ensamble di oltre settanta giovanissimi elementi con cui la città ha voluto omaggiare l’artista per i suoi vent’anni di carriera in terra elvetica, diretta dal maestro fiorentino Massimiliano Matesic il quale è riuscito perfettamente a trasportare la musicalità classica di un’intera orchestra nella musica pop del cantautore palermitano. “Tra due isole” è stato registrato durante una esibizione live avvenuta il 5 settembre scorso al Teatro Volkshaus di Zurigo, davanti a oltre 1200 persone entusiaste di queste intense interpretazioni. Questo cd rappresenta inoltre un’ottima occasione per conoscere le musiche e soprattutto i testi di Pollina carichi di messaggi di speranza verso le tante ingiustizie del mondo, portati in musica da un sempre profondo amore per l’umanità e la dignità dell’uomo, godendo, in più, dell’interpretazione di una orchestra sinfonica. L’album è acquistabile sul sito www.storiedinote.com oppure prenotandolo sul sito ufficiale del cantautore www.pippopollina.com

FRANCESCO GUAIANA, la melodia di “The Spoiled Tree” La lunga osservazione di un grande albero che perde le sue foglie in autunno e il suo lento spogliarsi sono stati una grande fonte d’ispirazione per la composizione di “The Spoiled Tree”, l’ultimo album composto da Francesco Guaiana (www.myspace.com/francescoguaiana), chitarrista jazz palermitano. L’album, prodotto dalla Fitzcarraldo Records, contiene otto composizioni scritte interamente dal chitarrista e arrangiate con il contrabbassista Luca Lo Bianco e il batterista Ruggero Rotolo con i quali forma il trio Triptyque. Il jazz è da sempre presente nel background artistico e compositivo di Guaiana che questa volta ha preferito un approccio meno improvvisato ed estemporaneo, aggettivi che contraddistinguono il genere, preferendone uno più ponderato, focalizzandosi in particolar modo sulla struttura formale dei brani e sul loro sviluppo melodico. L’album, acquistabile anche sul sito www.fitzcarraldorecords.com, è disponibile in tutti i principali music store on line e negozi di dischi. (Gjin Schirò) balarm magazine 18

MUSICA

Radio Ballarò, nuovi suoni dal web Dallo storico mercato palermitano si propagano le frequenze di una diffusione sonora indipendente Un’idea buttata lì per caso, perché, dopo la laurea, Palermo non è campionessa di opportunità. Tuttavia, agli abitanti di quest’isola, si sa, non mancano inventiva e creatività. Il neo-laureato Simone di Prima rispose con la pratica alla domanda del suo amico, rivolta un po’ per gioco: «perché non fai una web radio?». Detto fatto, Simone impronta il sito con due amici: Carlo La Neve e Lili Kedves, tutti giovanissimi e al contempo determinati. Nasce così Radio Ballarò, a maggio di quest’anno. L’idea è di scardinare la struttura di una normale radio e riappropriarsi della prerogativa “libera”. Ciò vuol dire che tutta la musica passata in streeming non è iscritta alla S.I.A.E. perché, come ci spiega Carlo: «noi siamo tutti musicisti e sappiamo per esperienza che spesso la S.I.A.E. non agevola le band emergenti, anzi mette i bastoni fra le ruote con richieste di soldi che i giovani non hanno». Un circuito indipendente, quindi, che unisce artisti che hanno voglia di far ascoltare la loro musica senza sottostare alle politiche dei palinsesti e, soprattutto, usano canali diversi per tutelare la propria musica, registrandola, ad esempio, su www.creativecommons.com. Radio Ballarò trasmette sul sito internet www.radioballaro.com, in diretta la domenica dalle 18 alle 20, mentre tutti i giorni è possibile ascoltare musica grazie ai player interattivi. Sede della radio è un appartamento proprio nello storico mercato, dove Simone e Lili vivono. «Tutto è nato per caso - continua Carlo La Neve ma adesso abbiamo più di 2.000 contatti sul gruppo di Facebook, riceviamo una buona risposta da parte della

di ALESSIA ROTOLO

gente e speriamo di creare un nuovo circuito basato su una filosofia della musica fuori dalle gabbie commerciali». Da poco un altro progetto nasce all’interno della radio, “Urban revolution”: una campagna di comunicazione volta alla sensibilizzazione civica dei palermitani. «Ci piacerebbe rendere cool comportamenti che a Palermo non lo sono - spiega Simone - basti pensare alla raccolta differenziata, a girare in bici o semplicemente camminare a piedi. Vorremmo aiutare Palermo a crescere, ad evolversi, la città è la nostra casa e merita rispetto: non dimentichiamo che rispettando la nostra casa rispettiamo noi stessi. Ci relazioniamo spesso con ragazzi stranieri e i loro commenti sulle nostre abitudini di vita non sono mai positivi, questo da un lato è sconfortante, ma dall’altro ci stimola a cercare il cambiamento per migliorare le cose». Molte sono le iniziative nate a cascata dopo web radio; prossimamente sarà allestito un banchetto durante alcune manifestazioni culturali, chiamato “mercatino della musica libera”, dove saranno venduti i cd delle band trasmesse dalla radio ad un prezzo simbolico. L’invito è, quindi, rivolto a tutti i musicisti indipendenti, band o solisti di qualsiasi genere, ad inviare i loro brani musicali all’indirizzo radioballaro@hotmail.it. Un piccolo “sogno palermitano”, a suon di musica, che con il suo entusiasmo trova spazio tra mille incurie della città e fa tesoro delle parole di John Fitzgerald Kennedy: «Non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi. Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese». balarm magazine 19


TEATRO

ph. Giuseppe Sinatra

È caparbia da fare paura, Elisa Parrinello. Uno

ELISA PARRINELLO

Il ritratto della scenografa, costumista e danzatrice palermitana, cresciuta sulle tavole del teatrino Ditirammu, emblema di una sintesi perfetta tra innovazione e tradizione di LAURA NOBILE balarm magazine 20

ma in quel periodo mi occupavo ancora di scene e scricciolo vivacissimo, entusiasta della vita, con costumi. - racconta - Poi una volta, (avevo 17 anni) in un due occhi neri così e una voglia inesauribile di mettersi anfiteatro greco di Cipro, approfittai di un momento sempre alla prova. Scenografa, costumista e danzatrice, particolare in cui una danzatrice si era rifiutata di andaElisa è nata 32 anni fa a Erice, ma poi è cresciuta a re in scena per via di un attacco di panico. Senza chiePalermo sulle tavole del teatrino Ditirammu alla Kalsa, dere il permesso a nessuno entrai io e cominciai a ballaminuscolo avamposto del canto popolare nato nel ’94 re davanti a tantissima gente. Andò benissimo, fu queldalla passione dei suoi genitori, Vito Parrinello e Rosa lo il mio battesimo in palcoscenico con la danza». Mistretta. È venuta su con quell’impronta di gioco/lavo- Da allora Elisa ha cominciato a “giocare” con la danza ro del mestiere di artista, che cementa le passioni e stac- più seriamente, se così si può dire. Tra le novene e i canca cambiali in bianco con i sogni da realizzare. ti del mare, tra i triunfi e le ninne nanne col teatrino E oggi, a dispetto di tutto, è una delle artiste più promet- Ditirammu, Elisa ha trovato il tempo di volare ad tenti e versatili del panorama palermitano. «Sono cre- Avignone a studiare danza circense e “burlesque”. Nel sciuta tra la musica e il canto - racconta Elisa - e i miei frattempo fa da assistente-scenografa a Claudio maestri più importanti sono stati i miei genitori. Mia Collovà per “Eredi” e “La caduta degli angeli”, realizza i madre che ha un carattere difficilissimo e che mi ha costumi di “Acqua di cielo” di Burruano. Dal 2004, poi insegnato il canto “di sentimento”, mio padre che è sta- danza, canta e interpreta la storia siciliana con la Piccola to il maestro più severo e mi diceva sempre di aspetta- orchestrina formata col fratello Giovanni. Nel 2005, re il momento giusto. La mia scuola sono stati loro, e la Daniel Ezralow, il fondatore dei Momix incaricato delle mia famiglia (con il fratello Giovanni che in compagnia coreografie del 381° Festino, la vuole con sé per curare suona le percussioni) è stato le danze popolari dei suoi balun esempio di grande coesiolerini, per il quadro del «Sono cresciuta tra la musica ne e di grande amore. Da loro Palazzo Reale, un’esperienza e il canto e i miei maestri più ho imparato che l’arte fa che ripeterà l’anno successivo importanti sono stati grande un artista solo se si da protagonista. Gli ultimi i miei genitori. Da loro ho comincia con una grande spettacoli presentati al imparato che l’arte fa grande Teatrino raccontano di un’inumiltà». E lei ha cominciato a un artista solo se si comincia tre anni a cantare le canzoni terprete che veste i panni deldella tradizione popolare, la Luna e della città, passando con una grande umiltà» anche perché dalla nonna senza colpo ferire da “Madre Irene apprende il canto poetico e muove i primi passi Palermo” alle narrazioni e ai cunti di “Piccirè”, entrambi con la danza popolare. «In realtà non ho mai studiato scritti e interpretati con Salvo Piparo, poi diventa giulladanza, ma la amavo. I miei maestri mi dicevano che non re di un teatrino vagabondo e colorato, ma anche avevo il corpo adatto e soprattutto il ritmo per la danza Giulietta e Desdemona nel fortunato “Crollalanza”, classica». E allora lei si chiudeva nella sua stanza e bal- ancora di Salvo Piparo. lava per ore le canzoni di Madonna, dei Beatles, di L’ultima fatica è il “Michael Jackson jazz tribute”, che al Michael Jackson, dei Doors e anche di Chopin. «Ma andò Castello a mare l’ha vista interpretare a passo di danza così anche per l’altra mia passione, che è la pittura. - il percorso artistico del re del pop, nel concerto omagcontinua Elisa - Dipingo da sempre, ma a scuola mi dice- gio ideato dall’armonicista Giuseppe Milici col suo quarvano che non sapevo disegnare». tetto. «Con Milici è stato un “colpo di fulmine” professioLa storia racconta poi che, il giorno della laurea in nale - racconta lei - dopo la sua proposta ho cominciato Scenografia all’Accademia di Belle arti, Elisa spiazzò tut- a studiare la danza di Michael Jackson, ho visto tutti i ti, commissione d’esame compresa, entrando in aula suoi video. Il rischio era quello di scimmiottare uno dei con tutta l’orchestrina Ditirammu per teatralizzare la più grandi ballerini del nostro tempo. Allora ho provato sua tesi sulla Kalsa: lei recitava uno dei testi e sua madre a raccontare la sua danza, ma con i miei strumenti, la cantava… Il lavoro al teatrino comincia a 13 anni, a 16 mia storia e il mio modo di sentire». Scommessa vinta: Elisa scriveva storie vissute e burrascose che però resta- dopo il successo di Palermo, lo spettacolo sarà al teatro vano nel cassetto. A 7 anni però, viaggiava già con i Golden a novembre, poi volerà al festival jazz di suoi, nei festival di musica folkloristica e danza popola- Salonicco e probabilmente anche a Tokyo, dopo essere re in giro per il mondo. «Volevo danzare a tutti i costi, diventato un dvd che dovrebbe uscire a Natale… balarm magazine 21


ph. Federico Maria Giammusso

TEATRO

GIUSEPPE PROVINZANO

Autore, attore e regista per un progetto “dentro” il teatro che riparte da Palermo di CLAUDIA BRUNETTO Insegue il sogno di un teatro libero e indipendente. Nella sua città, Palermo. E cerca di portare avanti un progetto “d’autore” con la compagnia Suttascupa che fa parte dell’Ats-Spazio Zero. Con questo spirito Giuseppe Provinzano, ventisettenne attore, autore e regista, ha affrontato il primo studio dello spettacolo “Radio Hamlet” che il pubblico potrà presto vedere a teatro e che coinvolge alcuni attori italiani dell’École des maîtres. «È una sfida

importante - dice Provinzano - quella di confrontarsi con un classico del teatro. Il mio interesse è soprattutto quello di aprire una finestra sul mondo contemporaneo e trovare in questa storia riferimenti di attualità. È un lavoro ancora in corso che prevede anche una seconda parte». Dopo tre anni di formazione alla scuola di recitazione del Teatro Biondo si è trasferito nella capitale per continuare il suo percorso teatrale. Molti i laboratori che hanno inciso sul suo cammino artistico, in particolare quelli diretti da Antonio Latella. E anche alcuni spettacoli come quelli del regista Peter Brook che ha avuto occasione di vedere al Teatro Garibaldi. «La scuola del Biondo - dice l’attore - mi ha dato l’occasione di conoscere registi come Luca Ronconi e Massimo Castri. Ma devo dire che poi ho proseguito come autodidatta prendendo il massimo da ogni esperienza che ho avuto modo di fare. A Roma mi sono accorto che il teatro in alcuni casi può diventare per gli attori una vetrina di lancio per fare altro. Mentre io voglio costruire un mio percorso proprio dentro il teatro, per questo sono tornato a Palermo». Ma Giuseppe Provinzano in queste settimane si sta confrontando come regista attore e curatore anche con un documentario sul tema del tradimento. Il titolo sarà “Baciami Giuda” e sarà presentato ufficialmente a gennaio. «È una sorta di inchiesta - racconta Provinzano - di ispirazione pasoliniana. Ma il tema del tradimento è trattato come un tabù al di là della semplice accezione sentimentale. Abbiamo raccolto testimonianze a Palermo, ma anche in tutta la Sicilia e in Piemonte». Nel suo repertorio ci sono spettacoli come “GiOtto”, dedicato ai fatti di Genova, ma per il futuro conta di rimettersi in gioco con il suo compagno di Suttascupa, Giuseppe Massa, con il quale sta già lavorando allo spettacolo “Nudo Ultras”. «Con la compagnia - dice Provinzano - stiamo cercando di costruire un nostro linguaggio teatrale. Fino ad ora abbiamo scritto noi i testi degli spettacoli. Però pensiamo anche di confrontarci con altri autori teatrali. Sono convinto che non si finisce mai di studiare e di migliorare. Il teatro è prima di tutto fatica. Cercherò di far fruttare le mie idee e il mio coraggio anche se le difficoltà sono tante». E fra i disagi della nuova generazione di teatranti palermitani c’è certamente la mancanza di spazi e occasioni per arrivare al pubblico. «Per lungo tempo abbiamo provato al centro sociale Ex Karcere. - dice Provinzano - Ma non abbiamo uno spazio nostro. C’è un fermento teatrale interessante a Palermo in questi ultimi anni, ma la nuova generazione non vuole aspettare venti anni per avere i giusti riconoscimenti. Esiste un arcipelago teatrale under trentacinque che ogni giorno lavora sodo per costruire la propria professione e il proprio futuro». balarm magazine 22


ph. Ciro Battaglia

TEATRO

Cristina Coltelli, l’arte in maschera L’artista palermitana torna nella sua città con la commedia dell’arte e la pedagogia della maschera L’adagio vuole che chi esce riesce e chi torna fallisce. Lei non ha la pretesa utopica di ribaltare il dettato popolare. Del resto, della tradizione ha un gran rispetto, e da essa ha imparato a trarre quel buon senso (popolare): provare a fare teatro, innanzitutto, che a Palermo come nel resto del Mezzogiorno è già una bella impresa. Tanto più se in scena porti le antiche tecniche della commedia dell’arte, capaci di spiazzare gli stessi addetti ai lavori, prima ancora del pubblico. Lei è Cristina Coltelli, attrice, autrice, cantante, insegnante e da due anni fondatrice dell’associazione Herlaking. «Sono nata, cresciuta e scappata da Palermo a 17 anni. - racconta - Da allora, ho lavorato e vissuto per l’Europa formandomi e poi facendomi le ossa». Dopo il diploma alla scuola di teatro di Bologna, Cristina inizia gli studi di quella che sarebbe diventata la sua principale passione: la commedia dell’arte. Lo fa con la compagnia di Attori e cantori di Pordenone e Ariane Mnouchkine. Il suo primo spettacolo, di cui è interprete, autrice e regista, è “Le 99 fatiche di Arlecchino”. Lavora con Jonasson, Quattrini, Pagliai, Salveti, le Moli, Dell’Aglio. Nel suo vorticare, raggiunge la Royal Academy of Dramatic art di Londra, prima di salpare ancora e andare ad insegnare teatro in Danimarca. «È qui - racconta - che ho maturato l’idea che nella mia isola mancava un centro di formazione dell’attore, nessuna

di DARIO PRESTIGIACOMO

bottega di commedia dell’arte e pedagogia della maschera. Così ho deciso di tornare in Sicilia e dare vita a Herlaking». Eccola, dunque, Cristina. Nella sua Palermo, da cui partì all’avventura per tornarvi con un bagaglio grande come il mondo e solido come la tradizione della commedia dell’arte. «In questo tipo di teatro - spiega, col suo piglio da “artigiana” delle quinte - c’è un uso spasmodico delle maschere. È un gioco puro, senza scenografie, dove gli attori plasmano lo spettacolo in base al rapporto con il pubblico. C’è molta invettiva, ma anche tanto rigore». Una discrasia che spiega anche la scelta di tornare a Palermo. «Mi sono accorta che qui abbiamo attori molto creativi - dice - ma mancano quell’attivismo e quel rigore per così dire nordici. Se c’è un’utopia nella mia scelta di tornare, sta proprio nell’unire la creatività e la disciplina». Parlando di Herlaking, che accoglie in media una dozzina di allievi, spiega: «Cominciato come un esperimento, oggi è un’attività che ha coinvolto più maestranze locali. Uno dei nostri spettacoli, “Arlecchino”, chiuderà la prossima Stagione del Teatro Libero, il 13 e il 14 maggio. È in programma il primo corso congiunto di commedia e acrobatica con la compagnia Tanto di Cappello, e per la prossima primavera organizziamo il primo corso internazionale con la partecipazione dei mascherai di Berlino». balarm magazine 24


ARTE

PALERMO ANNI ‘60 L’attenzione per gli eventi della scena artistica degli anni Sessanta è sintomo di un bisogno di emularne la vivacità e trovare un antidoto alla crisi attuale di MARINA GIORDANO “Ci sono epoche in cui tutto sembra scorrere con incantevole dovizia e ognuno si sente spingere e cullare da un’onda favorevole. Sono stagioni che danno al presente lo stesso alone aurorale, lo stesso profumo del possibile che di solito aleggia nei ricordi. […] Erano così, in Occidente, i primi anni della seconda metà del Millenovecento, e specialmente i primi anni dopo il 1960. Anche i più disperati, i più malinconici di noi, anche i più sfortunati, sembravano eccitati dal destino di esistere.” In queste riflessioni tratte dal libro Romanzo d’amore dell’intellettuale e drammaturgo Michele Perriera, il quale agli inizi degli anni ‘60 muoveva i primi passi nell’ambito della letteratura e seguiva con attenzione i fatti culturali cittadini scrivendo su “L’Ora”, traspare la profonda volontà di cambiamento che animava le giovani menti di allora e quell’aria effervescente, incline al dialogo, al sogno e all’utopia che ebbe esiti significativi nell’ambiente culturale e artistico palermitano. Basti ricordare il Gruppo ’63, legato alla letteratura sperimentale, o le Settimane di Nuova Musica (196068), al cui interno si ospitavano musicisti internazionali e talenti locali, con aperture alla musica elettronica e al cinema d’avanguardia. Rimane indimenticabile l’esperienza di “Collage. Dialoghi di cultura”, una rivista prima “parlata” (196264), affidata cioè alla lettura, davanti a un pubblico, di interventi indicati da un sommario, e poi stampata (1963-70), dedicata alla nuova musica e alle arti visive. “Collage”, cui collabo-

rarono i più importanti esponenti della scena musicale e artistica dell’epoca, ebbe la capacità di cogliere con prontezza i fermenti del momento, come la Pop Art, fenomeno che la rivista divulgò e affrontò criticamente ancor prima della Biennale di Venezia del 1964, che ne avrebbe segnato la consacrazione in Europa e in Italia. Dai promotori di “Collage” e delle Settimane nacquero le due mostre-evento, “Revort I” (1965), e “Revort II” (1968), che seppero porsi in linea con quanto avveniva sulla scena internazionale. Senza scordare poi le tante gallerie d’arte (una ventina circa tra il ’60 e il ’69), sorte una dopo l’altra, spesso segnate purtroppo da vita breve - viste le enormi difficoltà, tutt’ora esistenti, di far attecchire un robusto mercato d’arte contemporanea a Palermo - spesso create da critici o da giovani artisti, categoria allora piuttosto trascurata dal sistema (al contrario di adesso!), animati dal bisogno di ritagliarsi spazi dove esporre le loro opere. L’iniziativa privata cercava di sostituirsi all’immobilismo delle istituzioni pubbliche, prive di una politica culturale e di programmazione, opponendosi anche alla diffidenza e alla disattenzione, per non parlare di vera e propria ostilità, di cui era vittima l’arte contemporanea, che doveva combattere con un gusto localistico e tardivamente orientato sui linguaggi più tradizionali. A questo periodo sono stati recentemente dedicati alcuni eventi che hanno raccolto un’ampia adesione di pubblico, innestando un interessante dibattito. A giugno, nelle terrazze di Expa, si è tenuta la serata “Palermo 60-09”, nata da un tam tam su Facebook e incentrata sulla proiezione di alcuni filmini amatoriali

che documentavano “La Ricasoliana”, promossa dalla ai ‘gloriosi’ anni ’60. Solo nostalgia?: «Non direi. In un Galleria Il Chiodo nel ‘63, in cui erano gli artisti e le contesto generale di crisi economica e culturale e in un opere a “invadere” la strada, via Ricasoli, e incontrare contesto locale sempre più desolante, pur con alcuni la gente, per la serie: “se Maometto non va alla mon- segni di rivitalizzazione da parte di alcune istituzioni e tagna…”. Nel corso dell’estate e a settembre, inoltre, di pochi privati, guardare agli anni ‘60 è forse un antil’Università degli Studi di doto. Pur non volendone fare Palermo ha promosso la rasEva di Stefano: «In un contesto un mito, com’è accaduto con segna “Aziz. Palermo la la città dei Florio, si scopre generale di crisi economica e splendida. La cultura degli l’esistenza di una cultura culturale e in un contesto anni Sessanta”, con una serie d’avanguardia e cosmopolita locale sempre più desolante, di incontri su politica, musinon istituzionale che fa di guardare agli anni ‘60 è ca, letteratura e arti visive. Palermo un luogo di riferiforse un antidoto» Ne è emersa la consapevomento internazionale, dove lezza di una scommessa perun mix di fattori determinaduta dalla città, che non ha saputo far tesoro delle tan- no una stagione forse irripetibile, mentre però procete energie spese, lasciando che la fine del decennio ’60 de una modernizzazione rovinosa. Per i giovani è una portasse via con sé, in una deriva, quanto di costrutti- scoperta sorprendente, un modo per dirsi che la perivo si era creato in quegli anni. Abbiamo chiesto al cri- feria può non essere necessariamente provincia, per tico Eva di Stefano il perché di questo ripetuto tornare dirsi che, nonostante il contesto, Yes, we can».

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ph. Carlo Bellavia

ARTE

Raffaele PICCOLI

L’autore di raffinate ceramiche Raku volge un mezzo antico in chiave contemporanea di GIULIA SCALIA «Quando creo faccio di tutto per trovare l’unicità di un pezzo, soprattutto attraverso il colore», sostiene Raffaele Piccoli (Palermo, 1970) parlando del rapporto con le sue opere. Le ceramiche dell’artista, presentate recentemente al “Macef - Salone Internazionale della Casa” della Fiera di Milano, sono delle vere e proprie opere d’arte con cui egli instaura un rapporto quasi viscerale, volto a indagare i misteri della materia, delle molteplici possibilità che il colore, a contatto con la ceramica, può sviluppare. Fuoco più mancanza di ossi-

geno più fumo. Questa è la formula per la creazione della tecnica Raku che Piccoli impiega da cinque anni. La passione per questo metodo creativo nasce durante gli anni di formazione all’Accademia di Belle Arti Abadir di San Martino delle Scale, dove l’artista ha tuttora il suo laboratorio e presso cui ha insegnato. I suoi lavori ora si trovano presso i negozi di design e artigianato più conosciuti di Palermo come “Spazio Deep”, “Corimbo” o “Casa Merlo”. La ceramica Raku è frutto di un tecnica orientale (XVI secolo), messa a punto dal Maestro giapponese Chôijrô che, in accordo con il Maestro Zen Rikyû, fondatore della cerimonia del tè, iniziò a realizzare delle particolari tazze che diedero vita a una vera e propria dinastia di ceramisti. La caratteristica di questa tecnica è dovuta alla refrattarietà della terracotta che, rispetto a quella tradizionale, è molto più chiara e resistente alle alte temperature. Durante la seconda cottura, il pezzo viene chiuso in recipienti colmi di vari materiali combustibili dove il processo di ossido riduzione dà vita a riflessi metallici e a una craquelure (microfratture) che non è del tutto prevedibile. Inoltre il fumo, prodotto dalla combustione, dà il caratteristico colore scuro alla ceramica. La casualità, come spiega Raffaele, ha un ruolo centrale nella realizzazione delle ceramiche. Lo smalto viene diluito in maniera sempre differente, dando vita a infinite e variegate nuance. Anche la cottura, che non è del tutto controllabile, porta a risultati sempre differenti. Così la tradizione Raku viene interpretata da Piccoli che rinnova, in chiave contemporanea, un mezzo antico. Ogni pezzo viene tagliato, deformato, bacchettato dando vita a oggetti di design che con forme astratte si avvicinano alle opere di Lucio Fontana e di Alberto Burri. La forma finale di ogni pezzo non è frutto di un progetto preciso ma nasce nella mente dell’artista durante la realizzazione, traendo ispirazione dalla materia stessa. Ciò avviene anche per l’esecuzione di pannelli, presentati a luglio scorso in una mostra allestita alla libreria Broadway, che accostano la ceramica alla dimensione del quadro più che a quella dell’oggetto di design. Infatti, oltre alla produzione di vasi, tazze, vassoi e monili, Raffaele (www.raffaelepiccoli.com) ha dato avvio alla realizzazione di moduli piatti, frutto di accostamenti di lastre più o meno grandi, che portano a un risultato quasi pittorico, molto materico. Gli smalti infine danno quel tocco di luce e di colore che rende le opere di Raffaele Piccoli simili a meravigliose concrezioni calcaree, a conchiglie o a coralli marini che, come accade in natura, sono rare e irripetibili. balarm magazine 28

ARTE

Rosalia, la Santuzza di tutti Nella mostra dell’artista Serena Giordano a Villa Alliata Cardillo il miracolo va in video “Miracoli contemporanei” è il titolo della mostra che si apre il 22 ottobre al Centro d’Arte della Piana dei Colli a Villa Alliata Cardillo, curata dalla direttrice artistica del Centro Giulia Ingarao e visitabile fino al 20 novembre. L’artista è Serena Giordano, illustratrice di talento, scrittrice e autrice di due interessanti saggi insieme ad Alessandro Dal Lago: Mercanti d’aura. Logiche dell’arte contemporanea (Il Mulino 2006) e Fuori Cornice. L’arte oltre l’arte (Einaudi 2008). In questo recente testo si può trovare la chiave per leggere i nove microvideo della Giordano: qui, infatti, i due autori analizzano, insieme all’Outsider Art e alla Street Art, l’arte votiva come una forma espressiva tangente all’arte ufficiale. Per esempio, i santuari pieni dei più impensabili ex voto (roulette, caschi da motociclista, carte da gioco, pacchi di sigarette), sarebbero una versione popolare e folkloristica dei ready made di Duchamp. Nella mostra a Villa Alliata l’artista propone, oltre ai video, l’installazione di un santuario sui generis, confermando come questi luoghi di culto abbiano spesso la stessa caratteristica dell’accumulazione di oggetti banali di certe opere ambientali visibili in un museo d’arte contemporanea. Tanto l’aura del white cube trasforma l’oggetto di tutti i giorni in opera d’arte, quanto la grazia rende l’oggetto un ex voto a tutti gli effetti, rivisitando le riproduzioni di parti del corpo a cui siamo più abituati. Dunque, per Serena Giordano l’arte degli ex voto non è volgare e stereotipata, bensì è esempio di un’ “alterità che par-

di MARINA SAJEVA

la” (Dal Lago, Giordano 2008, p.37) e che spiega molte cose sulla società odierna, che pur nella diffusa laicità non riesce a staccarsi veramente da questo tipo di manifestazioni religiose popolari. “Religione in quanto fatto sociale o dimensione antropologica totale, in cui fede popolare, folklore, sapienza istituzionale della Chiesa, interessi commerciali o turistici si fondono in una mescolanza unica”, scrive Dal Lago nel testo in catalogo. In particolare è il culto della “Santuzza” ad aver ispirato la Giordano come eroina dei suoi video. La Santa, diventa, nell’immaginario dell’artista, nata da genitori siciliani, Santa di tutti, soprattutto delle fasce più deboli della società (clochard, sans papier, graffitisti, animali, bambini). In questi brevi video, dall’impianto scenografico volutamente infantile e kitsch, avvengono dei veri e propri miracoli, come la fine della guerra in Palestina o la chiusura dei CPT. Giulia Ingarao, dalle righe del suo testo, ci informa che per la mostra di Palermo Santa Rosalia cercherà di fare il decimo miracolo e di esaudire le richieste del Movimento dei senza casa. In questa sede, chiediamo un altro sforzo alla Santuzza: che per il suo prossimo festino, la parte dei soldi normalmente investita per importanti ospiti salutanti dal suo carro fiorito, siano devoluti per la manutenzione delle fognature cittadine. “Per grazia ricevuta”, per usare la formula con cui si chiudono tutti i video di Serena Giordano, ci godremmo un po’ di più il fascino dei giorni di pioggia, senza avere paura di annegare nei sottopassaggi. balarm magazine 29



ph. Federico Maria Giammusso

LIBRI

DAVIDE CAMARRONE

L’ultimo libro del giornalista e scrittore palermitano è una storia di immigrazione al contrario È come una lenta discesa agli inferi. Là dove non esistono più diritti, dove la dignità umana viene calpestata. E dove si muore per fame e stenti. Ecco “Questo è un uomo”, l’ultimo libro di Davide Camarrone. Una storia di immigrazione: ma al contrario. È il racconto di un giornalista di colore, italiano a tutti gli effetti, che decide di

ascoltare. «Viviamo in un mondo in cui nessuno si accor- tratto da una storia vera. La mia risposta è questa: non ge di quel che accade intorno a noi - spiega Camarrone - c’è niente di vero, ma non posso dire in tutta coscienza Nessuno sembra accorgersi di quel che accade nel nostro che una sola parola di quello che ho scritto sia falsa. I luomondo, così come accadde con i lager nazisti: dei campi ghi che descrivo nel romanzo, sono veri. I campi di di lavoro in Italia, dei campi di prigionia in Libia, dei detenzione in Libia per esempio, ci sono, ma nessuno ne deserti disseminati di cadaveri, del mare che di tanto in parla. I viaggi che gli immigrati compiono per raggiungetanto restituisce corpi umani. Non penso che l’uomo sia re l’Italia sono terribili. Subiscono di tutto e per mesi metnaturalmente votato al male e all’affezione. Penso però tono a repentaglio la propria vita. Narrativamente li che nessuno sembra interessarsi al prossimo. Stiamo potremmo definire degli eroi. Non sono affatto clandestiassistendo senza rendercene conto alla più grande ni nel senso canonico del termine. Clandestino è chi migrazione della storia umana, una vicenda epocale che smarrisce la propria storia. Loro la portano dentro, con sta cambiando il mondo. Nel giro di poco tempo il nostro sé. Al contrario, clandestini, rischiamo di diventarlo noi se paese non sarà più uguale. Il problema è che questo continuiamo a ignorare quello che ci accede intorno, cambiamento non è affatto accompagnato da punti di dimenticando da dove veniamo». riferimento e, come dire, eduOsea Boucouba, il protagonicazione. Abbiamo paura, qua«In molti mi hanno domandato sta del romanzo, è un cittadisi terrore, del diverso. Perché se questo romanzo fosse tratto no italiano: si è laureato con spesso manca l’informazione. lode in giornalismo alla Statale da una storia vera. La mia Su quello che loro hanno pasdi Milano e poi, grazie a una sato e vissuto. Sulle loro condi- risposta è: non c’è niente di vero, borsa di studio, ha conseguito ma non posso dire in tutta zioni disumane. E ne siamo anche un master a Parigi. Poi atterriti. Senza motivo». coscienza che una sola parola di ha iniziato la collaborazione Davide Camarrone, giornalista quello che ho scritto sia falsa» con un grande quotidiano, fin in Rai dal 1999, si è occupato tanto che un bel giorno ha spesso di problemi legati all’immigrazione. Ha firmato il proposto al direttore un reportage sulle condizioni nei soggetto e la sceneggiatura di “Ce ne ricorderemo di cosiddetti centri di prima accoglienza. Vuole ripercorrere questo pianeta”, un docudramma dedicato a Leonardo la strada dei suoi fratelli verso la Sicilia. Per infiltrarsi, in Sciascia, premiato in numerose rassegne dedicate al incognito, userà il nome del padre: del resto nessuno cinema documentario e ha scritto “Lorenza e il commis- sospetterà di lui che è nero. Camarrone ha appena finito sario” nel 2006 per Sellerio e “I Diavoli di Melùsa” nel di scrivere un altro romanzo, ma preferisce non aggiun2007 per Rizzoli. Questo è il suo ultimo romanzo nato da gere troppi dettagli. O almeno non adesso. E poi in priuno scritto incluso nella antologia “Il sogno e l’approdo. mavera pubblicherà un altro libro per Rizzoli: «Per me un Racconti di stranieri in Sicilia”: «La storia in qualche modo libro ben fatto è luminoso. Ti accorgi che è buono se, sfoc’era ma ho sentito il bisogno di raccontare bene fatti e gliandolo a caso, riesce comunque ad appassionarti. Ecco personaggi. Di trasformare una storia in romanzo. In perché dei libri che ho letto, più che la trama ricordo le molti mi hanno domandato se questo romanzo fosse emozioni che ho provato leggendolo».

Davide Camarrone / Questo è un uomo / 112 pagg / € 10 euro / Sellerio

di ADRIANA FALSONE

ripercorrere il viaggio, di speranza e disperazione, compiuto tanto tempo prima da chi ha lasciato il proprio paese per venire in Italia, alla ricerca di un sogno, fatto di pace e normalità. Ma qualcosa va storto. Ecco che ce lo racconta lei, una donna memoria, una sorta di “cuntastorie africana”, depositaria di storie che qualcuno deve balarm magazine 32

Fatima è una donna-memoria e per tre giorni cerca senza sosta di contattare un giornalista del Corriere della Sera: ha una storia da raccontare, quella di Osea Boucouba. L’ha conosciuto in un campo di detenzione nel deserto libico, un campo di sterminio. Là si muore per il caldo, gli stenti, la fame e le percosse. Boucouba è un giornalista in incognito: dopo essere stato in un centro siciliano di prima accoglienza, è stato trasferito a Tripoli in una nave prigione. Sa che non farà mai ritorno a casa, in Italia e così decide di affidare a lei il suo racconto. Fatima è una di quelle donne-memoria che sanno tenere a mente l’intera storia del proprio popolo. Quando comincia a raccontare, il lettore vede le immagini scorrere davanti alle parole, come in un film. (a.f.) balarm magazine 33


IN LIBRERIA

IN LIBRERIA

Andrea Camilleri / LA RIZZAGLIATA / 288 pagg / € 13 / Sellerio

Nino Aquila / INCONTRI IN LIBRERIA / 304 pagg / € 24 / Flaccovio

Amalia Sacerdote, figlia del segretario dell’Ars, viene uccisa. È la fidanzata di Manlio Caputo, figlio del leader della sinistra siciliana ed è lui il principale indiziato. Il capo della redazione della Rai siciliana, Michele Caruso, decide di non dare la notizia al tg. Questo omicidio, infatti, crea troppi problemi per tutte le connessioni con il potere economico, giudiziario, giornalistico e politico dell’Isola. Ecco il rizzaglio, una rete solida a forma di campana cui è difficile sfuggire perché i piombini che girano tutt’intorno la portano a fondo. Andrea Camilleri trasforma il lettore in un investigatore alla ricerca della soluzione. Con questo romanzo, pubblicato in Spagna, lo scrittore ha vinto il premio internacional RBA de Novela Negra. (a.f.)

La libreria Flaccovio di via Ruggero Settimo, a Palermo, attraverso i ricordi dello studioso palermitano Nino Aquila. Vitaliano Brancati, Bruno Caruso, Ignazio e Vincenzo Florio, Leonarda Sciascia, Ignazio Buttitta, Andrea Camilleri, Vincenzo Consolo: sono solo alcuni dei nomi che compongono questa particolare galleria di personaggi che hanno segnato la storia culturale ed artistica della Sicilia. Vissuti, esperienze, ma anche circoli letterari, incontri e dibattiti con un unico obiettivo: fare cultura a Palermo. Trait d’union la Libreria Flaccovio, fondata da Salvatore Fausto Flaccovio nel 1938. La copertina del libro è un ritratto di Nino Aquila ed è firmata da Bruno Caruso. (a.f.)

Augusto Cavadi / IL DIO DEI MAFIOSI / 244 pagg / € 18 euro / San Paolo

G. Pennino e G. M. Piscopo / MUSICA DAI SALONI… / 168 pagg / € 20/ Nuova Ipsa

Augusto Cavadi, giornalista e teologo ma anche professore di filosofia, storia ed educazione civica al Liceo “G. Garibaldi” di Palermo, affronta un tema piuttosto particolare: come può la maggioranza dei mafiosi dirsi cattolica? Evidentemente qualcosa non funziona: nella concezione dei mafiosi oppure nella teologia cattolica. O magari in tutte e due. Si predica Dio, si dice di osservare in maniera quasi ossessiva le sue leggi, eppure poi si uccide e si commettono peccati dopo peccati. Eppure, si dice di rispettare la famiglia e la donna. Come è possibile, si chiede ancora Cavadi, che una società a stragrande maggioranza cattolica partorisca Cosa Nostra e poi ancora stidde, ’ndrangheta, camorra e Sacra corona unita? (a.f.)

Nei saloni si ascoltavano i festosi e melodici ritornelli delle fisarmoniche, dei mandolini e dei violini. Le vecchie sale da barba dei paesi erano molto di più di semplici luoghi di lavoro: erano un posto di ritrovo e di incontro. Adesso, musica e tradizione rivivono in un libro, tratto da una precedente edizione, non in vendita, realizzata in collaborazione con la Casa museo Antonino Uccello di Palazzolo Acreide, a cura di Gaetano Pennino e Giuseppe Maurizio Piscopo. Il viaggio indietro nel tempo è consentito grazie anche alle numerose foto che arricchiscono le pagine: la maggior parte appartiene all´archivio dell’artista Melo Minnella, ma si trovano anche scatti curiosi. (a.f.)

Benito Li Vigni / I SENTIERI DELLA LUNA / 288 pagg / € 18 / Mursia

Vincenzo Figlioli / VITE SOSPESE... / 123 pagg / € 10 / Navarra editore

Palermo è sotto il tiro delle bombe degli alleati. Sullo sfondo della guerra i problemi di sempre: la mafia, la fame e l’ignoranza. È l’estate del 1943 e un ragazzino cerca di ripararsi come può: trova rifugio in un piccolo paese dell’entroterra siciliano dove dovrà fare i conti con una realtà dura, spietata e difficile. Qui crescerà, in mezzo a mille fatiche, in un crescendo di morti ammazzati, sotterfugi e personaggi curiosi. C’è Don Totò, il capomafia che trama nell’ombra, la Calidda con il volto bianco scavato dalle rughe, che parla alla luna, Nené Lo Bianco, che vive solitario in una caverna sulla Collina del Vento. Ecco la storia di un mondo sospeso tra passato e futuro, raccontata da Benito Li Vigni. (a.f.)

“Vite Sospese. Dieci Storie di resistenza contemporanea”, con prefazione di Diego Cugia, è la storia di dieci giovani migranti che richiedono asilo in Italia e vengono “ospitati” per un breve periodo nel centro di accoglienza di Perino, nella periferia marsalese. Vincenzo Figlioli racconta la loro vita, i loro sogni, la situazione politica e sociale del loro paese, e soprattutto i drammatici i motivi che li hanno spinti a fuggire. Il problema, però, è il trattamento che ricevono in Italia, spesso non esattamente esemplare. In appendice una proposta di legge organica sul diritto d’asilo e la protezione sussidiaria. Le vite di questi immigrati sono “sospese”, a metà tra legalità e illegalità, vita e morte. (a.f.)

Massimo Puleo / UN MARE DI TELEX / 84 pagg / € 10 / Flaccovio

Maria Luce Bondì / NESSUN PECCATO / 144 pagg / € 10 / Tanit

“Un mare di telex”, ovvero il meglio dei primi sette anni della rubrica satirica di Repubblica Palermo. Massimo Puleo ha raccolto circa trecento telex, suddivisi cronologicamente in tredici capitoli, raccontando in un modo del tutto particolare gli eventi, le storture e le curiosità che sono accadute in Sicilia. Con ironia e irriverenza, spazia dal calcio, con i suoi scandali e le sue pazzie, alla politica, che ovviamente fa la parte del leone: dalla Regione, con i precari, gli uffici carrozzoni e tanti altri, all’Ambiente con i suoi problemi, passando per il Lavoro - che ovviamente non c’è e il Traffico, un disagio sempre più pressante e tanto altro. Poche parole graffianti per ridere di tutti. (a.f.)

Maria Luce Bondì racconta di un mistero, degno della migliore tradizione siciliana. Gianni ha trent’anni, è un insegnante privato e lavora come traduttore per una piccola casa editrice. Vive schiacciato dal peso opprimente della propria famiglia e, almeno fino a quel momento, non è riuscito ancora a dimostrare a nessuno, neanche a se stesso, di essere un uomo coraggioso. A un certo punto si ritrova unico depositario del segreto di Adele, sua allieva di greco. Traditi da un medico, vengono inseguiti lungo le strade della Sicilia da un giornalista particolarmente impiccione e dalla curiosità del suo pubblico di lettori. A questo punto i due decidono che passare inosservati è forse l’unico modo per evitare che la società li trovi e calpesti il mistero che Adele porta con sé. (a.f.)

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MondelloGiovani, seconda edizione Si rinnova l’appuntamento con il Festival dedicato alla letteratura di nuova generazione, promosso dalla Fondazione Banco di Sicilia questa nuova generazione. «La “Lezione dei maestri” – sottolinea Giovanni Puglisi, Presidente della Fondazione Banco di Sicilia - sarà il tema di questa edizione del Festival, nato dalla convinzione che non c’è giovinezza che non abbia alle spalle il racconto di un grande padre o di una grande madre. Questo MondelloGiovani – aggiunge il professor Puglisi - è anche un tribute agli eroi della letteratura, al modo in cui influenzano i giovani scrittori, a come li alimentano con nuova linfa vitale». L’apertura del Festival sarà dedicata come l’anno scorso ai romanzi della giovinezza con un maestro d’eccezione: Alessandro Baricco darà una personale interpretazione delle figure leggendarie della giovinezza nella letteratura di tutti i tempi. Accanto a lui, sul palco del Teatro Biondo, Etta Scollo “la nuova stella del crossover” come ha scritto Battiato di lei, accompagnata dal gruppo d’archi Ottava Nota con un repertorio che, da Ignazio Buttitta ai canti ispirati alla poesia arabo-siciliana del XI sec., è stato creato appositamente per il Festival. Tommaso Pincio, Silvia ph. Fabrizio Altavilla Ballestra, Valeria Parrella, ph. Luca Savettiere Filippo Bologna, Elena e a scegliere i tre vincitori saranno tre giovani poeti già Stancanelli, Veronica Raimo, Simona Vinci, tutti esornoti e affermati: Silvia Avallone, Carlo Carabba (vinci- dienti o ex- esordienti che hanno raggiunto con il loro tore del Premio Mondello Opera Prima 2009) e Lorenzo primo libro una forte notorietà parteciperanno a “La Sciajno. Torna così, dopo il grande successo della prima gang degli esordienti e i loro maestri”, un tandem di edizione, il Festival nato da una costola del Premio dibattiti e reading in cui leggeranno e commenteranno Letterario Internazionale Mondello, che dal 1975 pro- le pagine dei maestri da loro prescelti. muove gli scrittori esordienti con il Premio Opera Prima. Accanto agli scrittori, si esibiranno i SeiOttavi, il grupIl MondelloGiovani, nei due giorni ad esso dedicati, si po di sette musicisti siciliani noti per aver fatto del conterrà in spazi straordinari della città storica, dal Teatro temporary a cappella il loro modo di esprimersi e Biondo alla Galleria d’Arte Moderna, sino al Kursaal Daniele Magro, giovane e brillante interprete siciliano, Kalhesa di fronte al mare. Reading e musica, momenti anche lui come i SeiOttavi reduce dai successi di Xdi incontro con autori e editori appartenenti ad una Factor, che con la sua voce dal timbro così particolare fascia d’età tra i venti ai trent’anni fino ai ‘maestri’ di spazierà dal soul, al rhythm’n blues al jazz. A presentaUn sms al numero 340.4399006 con un breve componimento in versi e tutti possono diventare poeti. Con il concorso SMS Poesia, rivolto a ragazze e ragazzi tra 14 e i 28 anni e organizzato in partnership con Vodafone Italia, è stata inaugurata la seconda edizione del MondelloGiovani, Festival dedicato alla letteratura giovane, promosso dalla Fondazione Banco di Sicilia, che culminerà in una due-giorni palermitana (23 e 24 ottobre) interamente dedicata alla letteratura di nuova generazione. I primi tre classificati del concorso riceveranno rispettivamente un mini PC Vodafone, un cellulare Vodafone e una ricarica da 50 euro. A valutare i testi

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ph. Chico De Luigi

re la serata Federico Russo, vj di MTV, oggi voce di Radio Deejay. Il pubblico avrà uno spazio a disposizione per chiedere informazioni e ascoltare i racconti di chi, dall’altra parte della scena, decide cosa pubblicare e cosa no. “Dal cassetto allo scaffale” ospiterà due giovani editori come Antonio Sellerio e Marco Cassini di Minimum fax che rappresentano due realtà editoriali di altissimo livello, molto attente al mondo giovanile e in generale a tutto ciò che di nuovo si affaccia sul banco dell’editore. Parteciperanno anche alcuni giovanissimi

scrittori che hanno partecipato al progetto Giovani Scrittori IULM e che racconteranno la loro esperienza dal “banchetto” della scrittura alla visibilità della pubblicazione. Nei giorni del Festival verrà anche presentata il libro < 25. Antologia Premio Festival MondelloGiovani 2008, edito da Navarra Editore, che raccoglie i migliori racconti selezionati per il concorso in occasione dell’edizione 2008 del Festival. Per avere informazioni e consultare il programma del Festival: www.fondazionebancodisicilia.it. balarm magazine 37


CINEMA

VIOLA DI MARE

Una declinazione al femminile e un cast per lo più di casa nostra per il nuovo film di Donatella Maiorca, prodotto da Maria Grazia Cucinotta di SVEVA ALAGNA Le pulsioni dell’animo umano non possono essere a lungo ignorate. Sono lo specchio dell’identità, la culla dell’io. Sebbene ostacolate, svilite, rigettate dalla convenzione, possono essere mai considerate improprie? Se queste pulsioni erano e sono “altre”, rispetto alla prassi, a che sorta di vita erano e sono destinate? A questi interrogativi, un film formula una risposta. “Viola di Mare”, diretto dalla messinese Donatella Maiorca, tratta il tema dell’omosessualità tra fine ‘800 e primo ‘900. Affermazione riduttiva. Ce ne sono, di cose da dire. In primis, è inevitabile immergersi in un contesto arcaico, colmo di quella violenza e fascino, fascino e morte, che tanti nomi illustri della letteratura, specialmente nostrana, hanno decantato. Personaggi ambigui o autoritari, regole tacite o strillate, dissolvenze o nitidezza estrema. Angela, ovvero un’eclettica Valeria Solarino, ha 25 anni, vive in una piccola isola immaginaria della Sicilia (in realtà il film è stato girato per lo più tra Favignana e Custonaci), durante lo sbarco dei Mille. Il suo tentativo di resistere allo scandalo della propria omosessualità, contro il padre padrone (Ennio Fantastichini) che la vorrebbe ammogliata, la porta ad accettare di fingersi uomo. Nella società retrograda e omofoba, in cui la famiglia è custode dei sensi di colpa, non c’è posto e modo per un amore saffico. Partiamo pure da quell’archetipo che contraddistingue le nostre radici isolane, e da un cast artistico e tecnico per lo più di casa nostra. Ma

non fermiamoci lì: «”Viola di mare” - spiega Donatella Maiorca, al suo 2° film, dopo “Viol@” con Stefania Rocca - è una storia di ampio respiro, nel tempo e nello spazio. Non solo a cavallo tra due secoli, e non solo in Sicilia. Le coordinate “quando” e “dove” sono esportabili e contestualizzabili in un altro momento e altrove, oggi e ovunque». Al di là delle scelte sessuali, opinabili e personali, infatti, è una storia che torna a parlare di libertà: quella della donna, ancora oggi non del tutto completa, e quella di ognuno di poter vivere le proprie scelte. Angela è una donna che vive la sua metamorfosi, una catarsi sofferta che mantiene incontaminata la propria tendenza. Come quel pesciolino ermafrodita, in grado di mutare forma, livrea, colore. “La Viola è un pesce e lo ha voluto Dio. Quando è maschio si chiama Minchia di Re. Per amore diventa femmina e ha i colori del fiore. Torna di nuovo maschio dopo che l’acqua si è presa le sue uova”: scriveva così, nel 2004, nel libro “Minchia di re”, Giacomo Pilati, giornalista e scrittore trapanese. Alla storia di questa donna, realmente esistita, si è appassionata Pina Mandolfo, anche lei siciliana, che ha proposto e poi curato il soggetto con Donatella Maiorca. Da qui nasce “Viola di Mare”, un film proiettato in anteprima al Festival Internazionale del Cinema di Roma, distribuito da Medusa nelle sale cinematografiche dal 16 ottobre, realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dell’Accordo di Programma Quadro “Sensi Contemporanei”, con la collaborazione della Sicilia Film Commission e prodotto da “Italian Dreams Factory” di Maria Grazia Cucinotta (entusiasta del progetto, interpreta un piccolo ruolo). Angela muore

e, per necessità, rinasce Angelo. La forma che cambia, storia d’amore. - sottolinea - Tra atmosfere arcaiche, ma lei rimane padrona del suo contenuto e della femmi- anche suggestive, in cui la figura maschile predomina, la nilità. L’amata è Sara, interpretata dalla nostra Isabella componente emozionale è forte tanto quanto la potenRagonese, che, dal 2007, anno in cui è stata resa nota ai za della sua limitazione, se sfugge al tabù». “Ci sarà qualpiù, tramite il film di Paolo cosa nei tuoi occhi viola - ci Virzì “Tutta la vita davanti”, sarà qualcosa nella vita per «”Viola di mare” è una storia non si è mai fermata. cui valga la pena - ci sarà di ampio respiro, nel tempo «L’amore di Angela e Sara è qualcosa che mi può stordire e nello spazio. Le coordinate avulso da una realtà oscura, è ci sarà qualcosa, anche una “quando” e “dove” sono un amore naturale immerso cura, un sogno per morire”, esportabili e contestualizzabili canta Gianna Nannini in nella natura con bellissimi in un altro momento e altrove, “Sogno”, che del film, ha paesaggi». I diversi tempi emozionali, infatti, si intrecciacurato l’intera colonna sonooggi e ovunque». no con i tempi della natura ra. Dunque, a uno staff, dalla che, ora luminosa e quieta ora furiosa, fà da sfondo allo declinazione al femminile, per non stupirsi più che sia snodarsi della storia. Nel cast, anche l’attore palermita- così. Una storia che parla di Sicilia e non di mafia. In un no, Alessio Vassallo, adesso sul set del nuovo film di periodo in cui, onore al merito, i registi tornano gradualRoberta Torre: «Sicuramente la storia d’amore tra due mente a rendersi conto che l’immaginario filmico nostradonne suscita curiosità di per sé, ma nasce e resta una no può essere altro, al di là della mafia o del folklore.

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ph. Francesca Martino


Gaetano BRUNO

Ritratto dell’attore palermitano vincitore del “Golden Graal” e interprete di tre film a Venezia di CLAUDIA SCUDERI La cosa più soddisfacente che ti può capitare quando fai l’attore, prima ancora di prendere un premio, qual è? Essere apprezzato per la tua interpretazione in un buon film. Ma quando i film sono tre tutti insieme, e lì che scatta anche la sfida. Equilibrato, riflessivo, ma con un guizzo nello sguardo che ti lascia intendere “di più”. Logico nei suoi ragionamenti, quasi matematico, perché sicuro di sè al punto giusto. Gaetano Bruno compiva 36 anni a luglio e a settembre calcava il red carpet del festival del Cinema di Venezia per ben tre film importanti:

“Baarìa” di Giuseppe Tornatore, “Lo Spazio Bianco” di Francesca Comencini e “La doppia ora” di Giuseppe Capotondi. «In verità per Baarìa no, perché eravamo quanto la briscola» - ironizza Gaetano, che in quei momenti di “gioco” lascia trapelare il suo sofisticato carisma di chi sembra scontroso. «In realtà sono solo riservato, chi lo dice che me la tiro? Credo che prima di giudicare bisogna avere il coraggio di avvicinarsi per scoprire meglio chi hai davanti». Il suo primo film significativo risale al 2004, quando con “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino inizia ad intraprendere una sorta di fil rouge della mafia che nel 2007 lo vedrà indossare i panni di Placido Rizzotto ne “L’ultimo dei corleonesi” e affiancare Luigi Lo Cascio ne “Il dolce e l’amaro”. Ma per Gaetano il ruolo ideale non esiste: «Il bello di Venezia è stato proprio l’avere interpretato tre personaggi e tutti molto lontani tra loro. Nel film della Comencini sono un medico molto importante per Maria (interpretata Margherita Buy), per Capotondi sono un rapinatore troppo impulsivo». In Baarìa Gaetano è Gino Artale, carismatico compagno di partito del protagonista, parte integrante di quell’ardito affresco corale, omaggio al cinema del passato. Tre ruoli che per questo già grande attore, da 10 anni tra teatro e cinema, rappresentano la sfida di oggi: tre pellicole che, vicinissime tra loro, stanno uscendo nelle sale di tutta Italia, e non solo. «Più di ogni cosa m’interessa il percorso artistico, i compagni di viaggio che incontro. Mi importa della condivisione più che del resto». Tanto teatro è la parte immancabile di una vita che ha scelto e che ha inizio con lo Stabile di Palermo a 23 anni, «ma non posso negare che la mia formazione l’ho trovata altrove». Ma con Gaetano Bruno smitizziamo finalmente un’eterna “maledizione” che ci ricorda che in fondo, volere è davvero potere: «spero di non essere mai costretto ad andare via, ma non credo nella favola che per potere fare cinema bisogna vivere a Roma. Io vivo a Palermo». “Gorbachev, il ragioniere con il vizio del gioco”, di Stefano Incerti, è il suo primo lavoro del 2011 e diversi sono i progetti teatrali iniziati tra Napoli e Palermo. Tra questi, un percorso con le palermitane Ersilia Lombardo e Giada Laudicina, dove attraverso lo studio del tango stanno sperimentando loro stessi. E da poche settimane un segno tangibile di tanto impegno: il Golden Graal, uno dei più prestigiosi riconoscimenti nell’ambito delle scuole di teatro e di cinema, ha chiuso qualche settimana fa questa prima fase di successi, come miglior attore 2009 per Il Festino di Emma Dante, sua “maestra” per molti anni. Ancora una volta, dunque, i più grandi talenti di tutto il mondo di dove sono? Siciliani, naturalmente. balarm magazine 40

CINEMA

ph. Nino Chiello

CINEMA

Piero De Luca e la sua “Visionart” “Vite a metà” è il cortometraggio nato dall’incontro del regista col pittore e concittadino Arrigo Musti Avete mai sottolineato con un tratto di matita una frase appena letta? Chi lo fa per istinto e chi per ponderatezza, ma nei due casi è la sostanza che resta. Ed è alla sostanza che si concentrano la matita e le immagini del regista bagherese Piero De Luca, giovane promessa nel panorama del corto indipendente. La ponderatezza e l’istinto, poi, nel suo caso, fanno da base a “Visionart”, associazione fondata con l’intento di promuovere opere cinematografiche dedite al tema del sociale. «Avevo 12 anni - afferma il regista - quando realizzai il mio primo corto: “U malacarnu sicilianu”. Da lì a 26 anni seguono esperimenti e produzioni che mi aiutano a capire i pregi e difetti dei miei lavori da autodidatta». Con esigue risorse e nel paese di Tornatore, De Luca sembra far sua la frase di Magritte “I sogni non vogliono farvi dormire, al contrario vogliono svegliare”, anche se poi l’unico sogno è il suo, cioè quella passione fatta di celluloide, che se utilizzata con maestria si presta bene a svegliare la riflessione degli altri. Il regista allora progredisce nei tratti e nelle sottolineature, nelle idee che originano l’azione, gli incontri, le sinergie. L’ultimo lavoro, ad esempio, “Vite a metà”, è il cortometraggio nato dall’incontro del regista col pittore e concittadino Arrigo Musti. Il soggetto del film, ispirato all’opera di quest’ultimo artista, ormai di fama inter-

di TOMMASO GAMBINO

nazionale, è scritto a quattro mani con lo stesso, e parla del “disagio” di un giovane vulnerabile, in una scuola. «È un film “sperimentale”, - spiega il regista - perché prova ad emozionare senza il supporto dei dialoghi. Un corto che in soli ventisei minuti condensa concetti di non poca complessità. Le sequenze, studiate singolarmente, rendono efficace l’effetto ed esprimono la magia di Musti; come nel finale, in cui dirompe l’originalità dell’artista in modo di sicuro inaspettato». Al film - Premio Europeo Careàs 2009 quale miglior soggetto, regia e al miglior attore protagonista (cioè Marco La Corte, n.d.r.) - hanno collaborato anche per la musica la band palermitana “Sogno Lucido” e per la fotografia Michele Ducato. De Luca e la Visionart, comunque, non sono nuovi ai riconoscimenti. Nel 2008, infatti, stavolta col lungometraggio “L’angelo di Palagonia” incentrato sulla disabilità, i premi arrivano alla presenza dell’Oscar per la fotografia Storaro. E per il futuro? «Un cortissimo; quasi uno spot sociale. - confida De Luca - La drammaticità del messaggio trasmesso coinvolgerà “direttamente” chi guarda. Sarà una sorpresa; una delicata operazione on-line dove lo spettatore visionerà il corto e avrà anche un ruolo protagonista al suo interno. A seguire, poi, “La Linea”, un psico-thriller che scorre attraverso i fili di una misteriosa conversazione». balarm magazine 41


SOCIETA’

VEGETARIANI A PALERMO

Risorse e suggerimenti per tutti coloro che hanno fatto del vegetarismo una scelta di vita e per tutti quelli che sono incuriositi da questa linea alimentare di FABIO VENTO Sarà anche vero che ciò che altrove è prassi, tante volte a Palermo è avanguardia. Ma anche nella nostra città cresce sempre più il numero dei vegetariani e, parallelamente, la consapevolezza sociale legata a questa scelta alimentare. Una scelta che, a dispetto dell’opinione prevalente, rifiuta l’etichetta di “estremismo”. Perché è una considerazione etica, non ideologica, a muovere chi rifiuta un’alimentazione basata sulla carne animale. I vegetariani affermano di riconoscere il valore della vita in quanto tale, a partire dalla constatazione (in apparenza rivoluzionaria) che il differente grado di consapevolezza, o la minore complessità del linguaggio, non tolgono valore all’esistenza degli animali e al loro diritto di vivere “per sè” e non in funzione dell’uomo. Da qui il rifiuto di “finanziare”, economicamente e culturalmente, il sistema del commercio della carne, che vede ogni giorno gli animali terminare la propria vita nei macelli. Il pregiudizio per cui l’uomo sia intrinsecamente carnivoro è ormai superato: la scienza alimentare ci ha illustrato come in una dieta vegetariana siano presenti tutti i nutrienti fondamentali. Ciò che molti ignorano, però, è che un’alimentazione vegetariana ben bilanciata è non soltanto salutare e adatta ad ogni ciclo vitale, ma aiuta a prevenire l’insorgere di molti tipi di patologie, tra cui tumori, malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete, osteoporosi. È la posizione ufficiale di organismi internazionali come l’American Dietetic Association e la Dietitians of Canada, e un’ennesima conferma è

giunta poco tempo fa dal prestigioso Cancer Research della Oxford University. Uno studio della durata di 12 anni ha portato infatti alla conclusione che i vegetariani hanno il 45% di probabilità in meno di ammalarsi di cancro del sangue e un 12 per cento in meno di ammalarsi di qualsiasi tipo di cancro. Due siti web per approfondire l’argomento sono saicosamangi.info e scienzavegetariana.it: redatti da esperti e nutrizionisti, affrontano questa e le altre implicazioni (sociale, economica, ecologica) del vegetarismo. Anche la nostra città, si diceva, inizia a maturare consapevolezza di poter scegliere e nascono i primi fenomeni di condivisione sociale della tematica, soprattutto a vantaggio di chi ne sa poco e desidera porre i propri interrogativi. Il gruppo Facebook “Vegetariani e Vegani Sicilia”, all’indirizzo www.facebook.com/group.php?gid=26997527699, conta già più di un centinaio di iscritti e si pone come spazio di incontro e confronto per chi ha fatto, o medita di far propria, la scelta di un’alimentazione rispettosa della vita animale. Altro prezioso punto di riferimento per chi volesse avvicinarsi al tema sono le associazioni animaliste presenti sul nostro territorio, composte in larga parte da vegetariani. Tra queste le sedi locali di LAV - Lega Anti Vivisezione (telefono 340.3541624) che sul blog lavpalermo.netsons.org pubblica frequentemente articoli sull’argomento; LIDA - Lega Italiana per i Diritti dell’Animale (telefono 388.9271246), ENPA - Ente Nazionale Protezione Animali (telefono 338.8981425). Vengono in aiuto alla scelta vegetariana anche i negozi di biologico della nostra città, che offrono frequentemente prodotti “su misura”. I wrustel di tofu e gli hamburger di soia e

seitan (glutine di grano) offrono, a vantaggio dei valere per hamburger di tofu e arancine e involtini “nostalgici”, un sapore e una consistenza simili a vegetariani. Ma è la cucina etnica che regala le occaquelli della carne, ma sono più leggeri. Da segnalare sioni più ghiotte: al ristorante tamil Jaffna (via Muzio l’Emporio Naturale “La Mela” (via Nicolò Garzilli 29), Salvo 20) regna la parota (pane indiano), condita con “L’Erba... Voglio” (via Ercole Bernabei 17), “Il Seme verdure e salse piccanti; il ristorante “Moon Indian” di d’Oro” (viale Strasburgo via Giuseppe La Masa 2 van434), “NaturaSì” (via ta un menu vegetariano con Ciò che molti ignorano è che Gioacchino di Marzo 23/b), e riso, verdure e legumi al curun’alimentazione vegetariana a Bagheria, La Società ry; piatti a base di tofu e seiben bilanciata non è soltanto Cooperativa “GaiaTerra” (via tan attendono gli avventori salutare e adatta ad ogni ciclo del palestinese “Al Quds” Massimo D’Azeglio 45/f). vitale, ma aiuta a prevenire Anche sul fronte della risto(via Francesco Guardione l’insorgere di molte patologie razione qualcosa inizia a 19), mentre Sosushi (via muoversi: il wine-bar Burro Generale Dalla Chiesa 34) come tumori, ipertensione... (viale del Fante 46) offre un riserva ai vegetariani una menu vegetariano con portate di seitan e verdura; “Ai parte della propria offerta di cucina giapponese. Cascinari”, ristorante in via D’Ossuna 43, porta spes- Senza contare, ovviamente, i tanti ristoranti cinesi so in tavola specialità locali vegetariane; la rosticceria della città, nei cui menu le portate vegetariane non “Peccati di Gola” di via Sciuti 89, d’altra parte, si fa sono mai mancate.

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ph. Alessandro Di Giugno

SOCIETA’

LA CASA DELLE CULTURE

Tante le iniziative in cantiere nel nuovo spazio interculturale realizzato da Reda Berradi di SONIA PAPUZZA Un cancelletto di ferro che dà su un ballatoio coperto con un tappeto di erba finta, poi qualche gradino e hoplà! ci si ritrova in un altro mondo, fatto di solidarietà, amicizia, scambio. La Casa delle culture è spazio interculturale gastronomico, spazio espositivo popolare, spazio infantile pubblico e molto altro ancora. È un progetto sperimentale che partirà a fine anno e che nasce a Danisinni, quartiere misconosciuto oltre piazza Indipendenza, dalla

mente, dal cuore e dalle braccia di Reda Berradi, che lì ha la sua casa. Nato in Marocco e trasferitosi a Palermo all’età di sette anni insieme alla famiglia, Reda lavora da dodici anni in campo sociale e questa iniziativa nasce anche da quello. «Per anni ho fatto l’operatore sociale racconta Reda - con progetti finanziati per pochi anni, un’azione sociale a scadenza. La Casa delle culture invece vuole diventare un luogo che crea continuità e vuole dare un messaggio: si può fare molto anche da soli, senza chiedere finanziamenti pubblici o alle banche. Certo, ci vuole un po’ più di tempo». Perché ogni cosa al civico 113 di via Danisinni è realizzata da Reda e dagli amici che di volta in volta gli danno una mano. Ci sono i tavoli costruiti con un sistema di tiranti che all’occorrenza si smontano per diventare pannelli espositivi; c’è una cucina ancora in fase di realizzazione per cui Reda ha rinunciato a due stanze della sua casa e ha tirato su un muro per dividerle dal resto dell’abitazione; ci sono diverse installazioni sparse tutto intorno: un lavatoio di ceramica che è diventato un grande vaso, un manichino che indossa un antico abito bianco e azzurro con una maschera antigas, due pannelli di vetro che imprigionano l’acqua che sgorga da un rubinetto, richiamo al fiume Papireto che scorreva proprio sotto la casa. La creazione, fase per fase, dell’associazione è oggetto di un documentario girato e montato dallo stesso Reda dal titolo “Volevo solo vendere cous cous” (www.volevosolovenderecouscous.wordpress.com). «Nel documentario - dice il fondatore dell’associazione spiego come volevo fare una cosa e mi sono trovato a fare tutt’altro. Con la mia famiglia avevamo pensato di aprire un ristorante di cucina marocchina, mia madre ai fornelli e io e mio fratello a gestire tutto, ma poi abbiamo deciso insieme di condividere qualcosa di etico, sostenibile». I laboratori di cucina saranno tenuti da amici che vengono da ogni parte del mondo e prevedono dieci incontri ciascuno. Collegato a questo c’è l’Ethic take away, che attraverso cene etniche permetterà l’autofinanziamento delle altre attività. Che sono: la realizzazione di mostre fotografiche e di un archivio di immagini legate a Palermo che comprenderà cento fotografi; uno spazio solidale naturale che permetterà ai soci di coltivare in un orto le proprie verdure; uno spazio infantile pubblico, con laboratori e attività programmate tutti i pomeriggi. La parola “spazio” ricorre spesso in questo progetto: «Ho voluto creare uno spazio pubblico - conclude Reda - come un fatto simbolico per protestare contro la carenza di spazi di questa città, che non dà modo di incontrarsi, di fare cose insieme. Alla Casa delle culture sarà possibile». balarm magazine 44


COSTUME

Un “lapino” in giro per la rete Arriva sul web un nuovo contenitore di storie, suggestioni e curiosità “made in Sicily” È arrivato da poco ma lo scoppiettìo della sua marmitta fa già un gran fracasso. Trasporta con sé, scorazzando da un capo all’altro della rete, un curioso e ricco carico di colori, profumi e storie, come quelle che si scoprono in giro per le strade di Sicilia. Se vi capita di vederlo passare, provate a chiedere un passaggio: per dove non importa, fidatevi dell’intuito di chi sta alla guida. Ebbene, parliamo proprio di un “lapino”, ovvero di uno di quei trabiccoli su tre ruote che spesso si vedono in giro mentre trasportano roba di tutti i tipi. Ma attenzione, si tratta però di un “lapino” virtuale. Infatti, è arrivato sul web “U lapino”, ovvero, tradotto per la rete, www.ulapino.it, il nuovo contenitore di storie, suggestioni e curiosità “made in Sicily”, ideato dai giornalisti palermitani Dario La Rosa e Giovanni Villino. «Si Santa Rosalia n’aiuta, partiamo!». Questa l’ironica invocazione alla Santuzza, che ha accolto sul sito i primi “passeggeri” saliti a bordo del lapino. E in effetti la preghiera sembra essere stata esaudita: prima ancora di andare online, il sito aveva già oltre 500 adesioni alla mailing list, senza contare i circa 350 amici raccolti da una pagina di Facebook. Sul sito appare in bella vista, come un cartello stradale, l’accattivante logo del progetto: un verde “lapino” stilizzato contornato da un cerchio. Una grafica essenziale e diretta creata dall’architetto Adriano Alecci (www.adrianoalecci.it), che ha curato anche il design del sito. Insomma, i nostri bravi “ambulanti” dell’informazione hanno messo in moto un bel lam-

di GIULIO GIALLOMBARDO

brettino colmo d’insolite cronache locali. «Dobbiamo ancora fare tanta benzina per il nostro viaggio, - dicono gli ideatori del progetto - miscela o diesel ancora non sappiamo bene, di certo c’è che dovremo far partire il lapino ammuttando. Una volta a bordo vedremo il carico che potrà trasportare. Proveremo ad elaborarlo e, magari ogni tanto, lo faremo impennare». La scelta di questo caratteristico mezzo di trasporto non è certo casuale. «Il lapino è simbolo di una sicilianità positiva, - proseguono i giornalisti - che arranca ma che poi raggiunge l’obiettivo. Dalle panelle ai traslochi, è adatto a tutto e quando lo vedi carico di roba sorridi, oppure ne insegui gli odori se è una friggitoria su tre ruote. Ecco, vorremmo che questo contenitore possa portare con sé e trasmettere sorrisi sulle labbra e buone sensazioni». Riguardo poi al suo status di veicolo “ambulante”, Dario e Giovanni s p i e g a n o : «Rappresenta la nostra condizione. Precari, lavorativamente senza fissa dimora, costretti ad abbanniare per vivere ma sempre in movimento alla ricerca di belle storie per far sorridere». Infine, il lapino vuole essere, perché no, anche uno stile di vita, non importa che si stia al volante o si viaggi come passeggero in cerca di storie da raccontare. «Ci piacerebbe creare un modo di sentirsi a bordo del lapino, - concludono - recuperare quella grezza ma vera sicilianità che è dentro a chi ha deciso di restare in quest’isola e dare, invece, a chi è lontano un’occasione per sentirsi a casa, riscoprire le sue radici e riderci su». balarm magazine 46


ph. Deniele Tirendi

COSTUME

MARCO ZOPPI

Non è solo un semplice mago: esperto di micro magia e performer delle bolle di sapone di MANUELA PAGANO Nome Marco, cognome Zoppi, professione mago. Nonostante la naturale diffidenza che può provocare una simile carta di identità, quest’artista palermitano è un raro esempio di professionalità e talento. Marco Zoppi comincia la sua carriera tredici anni fa come animatore nei villaggi turistici e intrattenitore di feste per bambini, fino a quando coraggiosamente decide insieme con un amico di aprire un’agenzia di animazione di cui diventa direttore artistico. Festa dopo festa, grazie alla sua originalità e innata comunicatività che ne fan-

no un animale da palco, riesce a farsi un nome nell’ambiente. La definizione di mago comincia a stare stretta a questo artista vulcanico dai mille volti: performer di micro magie, ventriloquo e prestigiatore, Marco ha la capacità di conquistare il pubblico più eterogeneo. «I bambini - confessa il mago - sono i più impietosi ed esigenti. Lavorando con loro ho capito che non bisogna dare il divertimento per scontato e che la risata va conquistata, dimostrando ogni volta di essere all’altezza». In questo Marco non illude nessuno: il suo è un vero talento che, come spesso succede, ha fatto un po’ fatica a essere riconosciuto. «Il mondo della magia è estremamente competitivo e pieno di artisti improvvisati che rendono poco credibile l’intera categoria. Il pubblico è ormai assuefatto alle classiche performance e se non vuoi essere etichettato come il solito mago non devi accontentarti delle cose che sai fare ma devi metterti costantemente alla prova». L’inaspettato successo è arrivato con il Magic Bubble Show, uno spettacolo di bolle di sapone interamente ideato e realizzato dall’artista che ha debuttato al teatro Montevergini accompagnato dalla musica di Diego Spitaleri e Gianni Gebbia e ha replicato al teatro Al Massimo in occasione della manifestazione “Insieme per la vita”. Durante lo spettacolo, Marco Zoppi utilizza strumenti artigianali che gli consentono di realizzare straordinarie costruzioni da lasciare senza fiato: vulcani in eruzione, graziosi animaletti, lampade incandescenti, figure geometriche, tutto a partire semplicemente da acqua e sapone. «Sin dalle prime esibizioni - racconta - ho avuto la percezione che le mie bolle piacessero particolarmente ma non avrei mai immaginato di essere scelto quest’estate come artista di bordo sulla nave Fantastic della GNV». E meno che mai Marco pensava che, grazie ai video dei suoi numeri pubblicati sul sito www.marcozoppi.com, sarebbe stato selezionato come concorrente della trasmissione di Rai due “Scalo76 talent”, dove ha voluto rischiare con la sua originalità. «Non sempre la gente è abituata a questa forma di spettacolo e scontrarmi con categorie molto più popolari come il ballo e il canto è stata un’ulteriore sfida con me stesso prima che con il pubblico». A sentire chi lo conosce bene, questo ragazzo è un’instancabile forza della natura nella vita come nel lavoro, alla costante ricerca di cose che lo possano stupire. Perché prima ancora di far sognare gli altri, Marco ha bisogno di sognare in prima persona per poi trasformare, come ogni mago che si rispetti, i sogni in realtà. Che sia questa la formula segreta del suo successo? balarm magazine 48

COSTUME

L’impresa “Mongol Rally”

Da Palermo in Mongolia passando per l’Afghanistan a bordo di una Y10 con Balarm media partner

di FABIO VENTO

Il viaggio come esplorazione, scoperta, “mettersi in a nord, a Novosibirsk, per approdare infine a Ulaan gioco”, dove ciò che più conta è l’arte di “arrangiarsi” Baator in Mongolia. La tentazione di attraversare e il desiderio di condividere un’avventura: è questo il l’Afghanistan, però, era forte, e alla fine ha avuto la Mongol Rally. Decine di equipaggi da ogni parte del meglio: «C’è questa convinzione collettiva - commenta mondo, nei mesi di luglio e agosto, si sono sfidati lun- Paolo Belarducci - che un paese in guerra sia impenego la strada che trabile e pericolodalla Repubblica sissimo. In realtà la Ceca porta alla vita continua e i Mongolia: non su “cattivi” non sparabolidi da corsa, no alla prima cosa però, ma a bordo di che gli passa vecchie auto sotto i davanti». «Il popolo 1000cc di cilindraafghano - racconta ta. Un team in parIgor D’India - si è ticolare è molto rivelato subito molcaro a Balarm: to ospitale e dispoIgor D’India, Paolo nibile accogliendoci Belarducci e pacificamente. Agnese Riva. Tutti e Abbiamo subito tre italiani e il prinotato anche la mo, in particolare, bellezza dei volti palermitano. della gente e la Documentarista, varietà dei tratti scrittore e regista, somatici». La strada ha affrontato l’avper arrivare a ventura a bordo di Kunduz è stata una una Y10 4WD del 1989 restaurata gioia per gli occhi: «Costruita da per l’occasione: «Sebbene abbia poco, quindi in ottimo asfalto, essa solo 25 anni ho sempre viaggiato attraversa gole in mezzo a ripide tantissimo per fare reportage, ho falesie, prati e pascoli verdissimi, scelto di vivere intensamente la ruscelli, risaie, poi nuovamente vita». Il sito estmongolrally.com, di zone desertiche, villaggi costruiti cui Balarm.it è media partner, ha con fango e paglia, campi di battaospitato nelle ultime settimane il glia della guerra contro i sovietici». “diario di viaggio” di Igor e dei suoi Purtroppo motivi personali hanno un guado in Afghanistan compagni: parole e immagini che costretto Igor D’India ad interromhanno il sapore dell’esperienza vissuta. Non soltanto pere il viaggio al rientro in Russia, lasciando al compadei luoghi, ma anche del viaggio in sé, delle piccole e gno Paolo l’ingresso in Mongolia. Ma la soddisfazione grandi cose che avvengono “nel mentre”. Le prime non manca: «Sono certo del fatto che sia stata tappe hanno visto l’arrivo a Kiev, poi l’attraversamen- un’esperienza formativa per tutti noi, al limite del to dell’Ucraina, la Russia fino a Volgograd, quindi il rischio ogni tanto, ma come disse una volta qualcuno deserto del Kazakhstan e l’arrivo a Samarcanda, in “chi vive sul filo vive davvero, gli altri aspettano”». Di Uzbekistan. L’equipaggio avrebbe dovuto poi dirigersi certo tante altre avventure lo vedranno protagonista. balarm magazine 49



CIBO

L’ABBINAMENTO IL VINO di GIORGIO AQUILINO

Fagioli che bontà: come resistere! Semi di una leguminosa originaria del Brasile e dell'Argentina: tra leggende e anneddoti palermitani Che i fagioli abbiano delle conseguenze sgradevoli è cosa assodata. Ma come resistere alla loro bontà? Quando ci si imbatte, in estate, in uno dei cartelli di cartone, infilato in mezzo alla fessura di un mozzicone di canna è difficile astenersi dall’acquisto. I baccelli carnosi chiazzati di macchie violacee, tesi come chiwawa, non passano certo inosservati nel banco dei venditori. “‘A fasuola pasta, signò! S’accattasse che è troppo bella, fresca, fresca! Cci ‘nni facciu due chila e mienzo, accussì c’abbastano per oggi e pe’ domani!”. Qualità straordinaria dei negozianti è l’economia domestica, ma hanno anche una memoria notevole. Ricordano il numero dei componenti familiari di tutti i clienti e “consigliano” la quantità da prendere con un’esattezza matematica. Altro che scuole e corsi! Riescono a ‘ntricarsi talmente tanto da costringere a spiegazioni i clienti “Seee, ru chila! E se ‘cci presento due vuote ‘a stiessa cosa me’ marito cu ‘ siente dopo?” “E signò, na vuota ci cala a pasta, na vuota ci fa un mine-

I legumi sono un alimento ricco di proteine e carboidrati, il loro contenuto in grassi è invece piuttosto ridotto. L’alto contenuto di carboidrati è responsabile di un gusto tendenzialmente dolce che richiede, in genere, vini freschi o effervescenti, pertanto vini bianchi, rosati, spumanti o frizzanti costituiscono una buona scelta. L’elevata presenza di proteine, generalmente responsabili di una salivazione più o meno accentuata, richiede, invece, un vino con un buon grado alcolico o una moderata astringenza, pertanto anche i vini rossi con un modesto contenuto di tannini risultano particolarmente adatti all’abbinamento. Tuttavia, come per la maggior parte degli ingredienti, i legumi si consumano dopo un opportuno condimento e in comunione ad altri elementi. Nel nostro caso, l’associazione con la pasta, la presenza dell’estratto, delle carote e del sedano, oltre alle spezie e alle altre erbe aromatiche, suggerisce di orientare la scelta verso un rosso, giovane e secco, di buona struttura e morbidezza, con un bouquet intenso ed erbaceo. Nel vastissimo arcipelago vitivinicolo della nostra regione, la scelta ricade all’interno della Doc Contessa Entellina, territorio che rientra entro i confini del comune omonimo, in provincia di Palermo. In quest’area di riferimento, in cui si producono diverse tipologie di vino, il Merlot, notissimo vitigno autoctono coltivato in quasi tutta la Sicilia, sembra essere la scelta più appropriata.

strone, un’insalata!” E qua cade l’asino. La fagiola pasta non va a insalata, perché è una qualità troppo farinosa, diventerebbe una poltiglia. Meglio i fagioli Spagna. La varietà di questo alimento - valida alternativa alla carne, soprattutto se associato a un cereale, pasta in primis, (alcuni lo accompagnano con il riso, ma è ottimo anche con dei crostini all’aglio e origano) - è infinita. Ne esistono almeno cinquecento varietà, ma senza dubbio i più diffusi sono i borlotti e i cannellini. La nostra fagiola pasta si raccoglie in estate e fa parte di quei piatti che impongono una lunga meditazione prima di mangiarli. Fra u cavuru e, diciamo, la non leggerezza, è comprensibile che nascano dei dubbi. Ma gli estimatori superano queste barriere e, annorbati, si fiondano su questa prelibatezza. La ricetta è semplice. Si soffrigge un battuto di cipolla, sedano e carota, si uniscono i fagioli già sgranati, si aggiunge acqua, un po’ di ‘strattu, sale e pepe e si lascia cuocere per un’ora circa. Alcune signore, per rendere il brodo più denso, a metà

cottura, prevelano una piccola quantità di legumi, li ingredienti già citati, o la pancetta, o il guanciale, o dei schiacciano e versano, dentro la pentola, questa purea. pezzi di lardo, o le cotenne già sgrassate, pezzettini di Quando sono ben cotti, si aggiunge un po’ d’acqua e si caciocavallo e alcuni ci calano la pasta fresca tipo trofie calano o gli spaghetti spezzati, o i ditalini rigati. Poi si corte, rendendo il tutto più compatto e trugghio. Devo serve in tavola con un filo d’olio e una bella spolverata di dire che è un piatto eccellente, ma ha necessità di essepeperoncino. Ovviamente ci sono le varianti: alcuni pre- re accompagnato da un vinello locale da pasto di diciotferiscono l’aglio alla cipolla, to gradi, per lo meno, che altri utilizzano tutti e due gli stronca e costringe a una pen“A fasuola pasta, signò! ingredienti, altri mettono la S’accattasse che è troppo bella, nnica di due ore. Giusto il temfoglia di alloro. Ognuno, per ridiscendere sulla Terra fresca, fresca! Cci ‘nni facciu due po come sempre, varia e adatta e capire che si è ancora vivi. chila, accussì c’abbastano per la sua ricetta al proprio gusto. Ho ipotizzato che forse la fiaoggi e pe’ domani! Na vuota ci ba “Il fagiolo magico” sia nata Molti negano, inorridendosi, cala a pasta, na vuota ci fa un dopo una bella mangiata di la possibilità di insaporire con un velo di pecorino. Ero fagioli. L’autore, Richard minestrone, un’insalata!” anch’io perplessa, ma la Walker, a fine pasto, si è steso curiosità ha prevalso e devo ammettere che non è male. sul letto e ha sognato di arrivare in cielo. Non volendo Anzi, se il pecorino è buono il sapore è esaltato. Le ricet- mettere se stesso nella fiaba ha sfruttato un suo alter te invernali, invece, prevedono l’aggiunta di altri ingre- ego, il piccolo Giacomino, che fece fortuna piantando un dienti. Intanto si utilizzano i fagioli secchi, che hanno fagiolo. Ho piantato non so quanti fagioli in campagna, bisogno di almeno otto ore di ammollo e si procede alla ma l’unica cosa che ho incontrato non è un gigante, ma cottura come per i fagioli freschi. Poi si uniscono agli un nano malefico. Saranno stati fagioli avariati?

balarm magazine 52

balarm magazine 53

di LETIZIA MIRABILE


ph. Pucci Scafidi

CIBO

SoSushi, creatività nipponica Take-away ma non solo, ristorante ma non proprio: a Palermo il brand network di cucina giapponese Tartare di pesce, insalata di riso giapponese, sushi, sashimi, insalate, birra e saké. Tutto in “salsa” bianca e fucsia. Sono questi i colori e solo alcune delle specialità prettamente nipponiche della catena in franchising SoSushi, che dal primo settembre, è sbarcata anche a Palermo, in via dalla Chiesa 34/36. In giapponese significa “sushi creativo”, SoSushi, un marchio dalla difficile etichettatura: un take-away ma non solo, un ristorante ma non proprio, un laboratorio artigianale tra le altre cose, un luogo allestito, insomma, con un design fashion e minimale dove godersi la cucina giapponese, tra packaging innovativi ed eventi creativi e originali. Nato con il primo punto diretto nel 2006 a Bologna, Sosushi, rimane ancora oggi, il brand network di cucina giapponese più esteso sul territorio, anche grazie alle tante le proposte per i clienti che offre, che possono fermarsi ma anche portar via le specialità, sempre più di tendenza. A dirigere il nuovo food point palermitano, il terzo in Sicilia, dopo dopo il successo di Catania e Modica, sono Vincenzo Cefalù e Vittorio Orlando, noti imprenditori siciliani che con intraprendenza e lungimiranza hanno accolto il progetto. «Questa apertura - spiega Vincenzo Cefalù - nasce dalla grande passione per il sushi e dall’esigenza di creare un punto di riferimento nuovo in città». «Il nuovo punto vendita - continua Vittorio Orlando - offrirà dei servizi esclu-

di FEDERICA SCIACCA

sivi proponendo una nuova filosofia del take away». Il food point palermitano è aperto anche a pranzo e offre servizi di take away, delivery, catering per convention e party, e cene a domicilio con uno chef giapponese. Location minimal e cibo di alta qualità, dunque, per un progetto di ampio respiro che abbraccia anche iniziative solidali come Susan G. Komen Italia Onlus, l’associazione per la lotta al tumore al seno cui SoSushi contribuisce al foundraising donando una percentuale di alcuni piatti del menù. Prima ancora che in città il SoSushi palermitano ha, poi, fatto il suo ingresso nel virtuale, con un suo account su Facebook: «La strategia era quella di incuriosire e creare l’attesa sull’apertura del ristorante», ha dichiarato Valentina Bruno di Bquadro eventi e comunicazione, che cura le pubbliche relazioni e l’ufficio stampa del ristorante. E ad una sola settimana di vita, SoSushi Palermo ha raggiunto oltre 200 contatti, e da lì la curiosità è cresciuta sempre in maniera esponenziale, così oggi ha più di 1.000 amici e fan (www.facebook.com/sosushi). Ma Sosushi è anche in rete all’indirizzo www.sosushi.it. Il lunedì il locale è chiuso, mentre lo si troverà aperto dal martedì al venerdì dalle 11.30 alle 14.30 e dalle 18.30 alle 22 (orario che si allunga fino alle 23 il sabato), e la domenica dalle 18.30 alle 23. Per informazioni o prenotazioni telefonare allo 091.6110706. balarm magazine 54


SpazioSensoriale, il vino a 360° “Degustare è...”, il corso di degustazione di primo livello, giunge oggi alla sua XVIII° edizione Come spesso accade nella società contemporanea, basta che la televisione prenda a cuore un argomento, e quanto al vino non c’è più talk show, soap opera e documentario che non abbia il suo sommelier, perché tutti si sentano automaticamente esperti navigati della materia. Salvo poi sentir parlare di bouquet e pensare alla sposa e al fatidico lancio, di cru e confonderlo con creature inventate della fauna ornitologica, di riserva e ricordare le oasi protette del WWF. Per evitare questi spiacevoli inconvenienti, l’associazione culturale SpazioSensoriale si impegna, nella nostra Palermo a diffondere e promuovere, con passione e originalità, l’universo vitivinicolo siciliano e nazionale. Dal 2005, l’associazione, nata e cresciuta grazie all’impegno e la dedizione di Francesca Feo (a sinistra), Manuela Burzilleri (a destra) e Attilio Farella (al centro), organizza eventi e manifestazioni finalizzate alla conoscenza del mondo enologico. L’idea dei ragazzi è quella di vivere il vino a 360°, istaurando un rapporto diretto con esso, entrando in contatto col territorio in cui viene prodotto, attraverso gli itinerari enoturistici nelle principali zone di viticoltura siciliana e le visite presso le principali cantine della nostra regione; o rapportandosi in un modo intimo con le etichette, organizzando le “cene abbinamento”, in collaborazione con i principali ristoranti della città, durante le quali si analizza il vino, se ne rivelano le qualità e si sperimentano e studiano i potenziali abbinamenti al cibo. Tra le iniziative organizzate dall’associazione, riveste un ruolo di primo piano il corso di degustazione di primo livello “Degustare è...”. Nato nel

di CLAUDIO LIVECCHI

2006, l’evento ha riscosso talmente tanto successo da giungere oggi alla sua XVIII° edizione. L’intenzione degli organizzatori è di arricchire le conoscenze dei novizi assaggiatori con un avvicinamento graduale ai misteri e alle virtù del nettare di bacco, attraverso un approccio si didattico ma sempre divertente e coinvolgente. Il programma del corso, il cui inizio è previsto per lunedì 9 novembre 2009, inizialmente curerà la scoperta e la consapevolezza dei sensi, con prove di sensibilità gustativa e olfattiva, gli incontri successivi saranno dedicati alla conoscenza e alle tecniche di degustazione dei vini, si apprenderanno i concetti elementari di viticoltura e di tutte le fasi del processo di vinificazione in rosso e in bianco. Quindi si passerà alle bollicine, con l’analisi dei vini spumanti, per finire con un primo approccio ai vini dolci e da meditazione come i passiti, moscati, e le vendemmie tardive. A conclusione del corso gli allievi effettueranno una prova scritta e una di degustazione in seguito alle quali riceveranno l’attestato di partecipazione. Particolare interesse riscuoterà la visita didattica presso un’azienda vitivinicola siciliana, durante la quale sarà possibile riscontrare materialmente e sul campo ciò che si è appreso durante le lezioni. La partecipazione al corso ha un costo di 200 €, nei quali è compresa la quota associativa di 10 €. L’iscrizione comprende il set da degustazione, il materiale didattico e le degustazioni dei numerosi vini che si effettueranno durante le lezioni. Per maggiori informazioni ed approfondimenti è possibile visitare il sito web www.spaziosensoriale.it balarm magazine 56


ScontoClub, il risparmio è online Nasce a Palermo il nuovo portale virtuale, una vetrina di prodotti e servizi a portata di mouse Qualità e convenienza? Nel vantaggioso mondo di ScontoClub.com sembra possibile. La nuova vetrina sul web raccoglie infatti prodotti e servizi selezionati e mette in contatto liberi esercenti o professionisti con i potenziali acquirenti. In tanti ti stanno già cercando e tu nemmeno lo sai! Eppure è così semplice. Possono entrare a far parte di ScontoClub tutti i possessori di partita iva che desiderano pubblicizzare prodotti o servizi di qualità, senza limite di numero, purché garantiscano al pubblico uno sconto, un vantaggio o comunque una promozione. Sono 30 le macrocategorie inserite nel circuito ScontoClub.com che, al contrario del rischioso commercio elettronico o delle solite carte sconto, risponde ai parametri del commercio tradizionale con una marcia in più: suggerire la convenienza ottimizzando i tempi. Comodamente da casa è infatti possibile scegliere il prodotto o il servizio che interessano prima dell’acquisto, registrarsi al sito gratuitamente e scoprire tutte le offerte. L’utente può constatare personalmente lo sconto o il vantaggio, pubblicato da ogni azienda attraverso dei coupon scaricabili, una volta giunti all’esercizio prescelto. Ogni coupon possiede comunque un numero di riferimento, l’importante è portarlo dietro! Tutte le offerte pubblicate dagli esercizi commerciali sono periodicamente inserite sul link “Prodotti e Servizi”. Chi desidera una categoria in particolare può procedere ad una ricerca tra le trenta proposte. Salute e Benessere, Arredo Casa, Libri, Informatica, Viaggi e Vacanze, ma anche Scuole e Centri di formazione, Associazioni e Fondazioni. Sono solo alcune, giusto per farsi un’idea. È

di DANIELA GENOVA

inoltre possibile effettuare la ricerca per esercizio commerciale cliccando su “Esercizi convenzionati”. A quest’ultimi si offre la possibilità di pubblicare il logo, la foto e la descrizione della propria attività e un numero illimitato di annunci di prodotti e/o servizi, indicando le immagini e la descrizione del prodotto, il prezzo, il numero degli articoli disponibili, la data di scadenza della promozione e l’opportunità di aggiungere la mappa geografica di google per rendere più chiara la collocazione dell’esercizio. Un servizio adatto ad ogni esigenza. ScontoClub mette a disposizione dei suoi clienti anche la possibilità di possedere un proprio sottodominio attraverso il quale poter promuovere la propria attività commerciale, scegliendo il nome che più si addice. Un sito web pronto e personalizzabile con il vantaggio di non perdere tempo e denaro e di non pensare all’attivazione dell’ URL o all’aggiornamento. Chi possiede già un sito ha invece il vantaggio, grazie al sistema del link building, di occupare alte posizioni nei motori di ricerca e amplificare le visite nel proprio spazio web. Nulla è lasciato al caso. All’utente e all’esercente il vantaggio è garantito. Scegliere di investire sul web, il primo mezzo di comunicazione oggi più utilizzato della Tv, è dunque inevitabile per non restare nell’anonimato. Sono più di novanta le aziende selezionate e già inserite nel mondo di ScontoClub.com. Frutto di una ricerca, minuziosa e attenta alle esigenze di tutti, condotta dalla società 20tre srl di Roberto Pagano (esperto nella creazione e sviluppo di imprese che operano con il web), Fulvio e Silvia Dell’Oglio (esperti in marketing e strategie commerciali). balarm magazine 58



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