Balarm Magazine | Idee, personaggi e tendenze che muovono la Sicilia | numero 9

Page 1


SOMMARIO PRIMO PIANO 6_Ficarra&Picone, una “matassa” di risate MUSICA 10_Pippo Pollina, il nuovo disco “Caffè Caflish” 12_Waines, tra blues e suoni acidi 14_Matilde Politi, la Sicilia in musica 16_Quelli di “Nuovamente Jazz”

10

TEATRO 18_Filippo Luna, un talento dalle “mille bolle blu” 20_Claudia Puglisi, ritratto di una giovane regista 21_Asterisco: nuovi attori “In Scena” ARTE 22_Andrea Buglisi, tra rebus e scenari indefiniti 24_Al Riso la Sicilia tra arte pubblica e privata 28_Stanze al Genio, una casa museo

18

LIBRI 30_Roberto Alajmo e “Le ceneri di Pirandello” 32_Proposte letterarie 33_Proposte letterarie CINEMA 34_Marco Amenta dirige “La siciliana ribelle” 36_Giuseppe Gigliorosso in “Ciechi tutti” 38_Salvo Cuccia, “Fuori rotta” nel Mediterraneo 39_Vincenzo Puglisi, l'esordio alla regia COSTUME 40_Marco Amato, il “Paolo Fox” palermitano 42_Cesto, il mercatino biologico 44_Un format TV tra arte e musica 46_Swapping: shopping a costo zero

30

34

CIBO 48_Sfincione, cotto a legna è la morte sua www.balarm.it balarm magazine bimestrale di cultura e società anno III n°9 febbraio/marzo 2009 registrazione al tribunale di palermo n° 32 del 21.10.2003 editore associazione culturale balarm direttore responsabile fabio ricotta redazione via nicolò gallo 1 - 90139 palermo tel. 091.6113538 / fax 091.6114523 redazione@balarm.it pubblicità w5 mediafactory srl tel. 091.6113538 / mob. 328.5351236 pubblicita@balarm.it

articoli adriana falsone, alessandra sciortino, barbara randazzo, claudia brunetto, claudia scuderi, daniela genova, dario prestigiacomo, fabio manno, federica sciacca, gigi razete, giorgio aquilino, giulia scalia, laura nobile, laura maggiore, letizia mirabile, manuela pagano, marina sajeva, sonia papuzza, saverio puleo, sveva alagna, vassily sortino fotografie alessandro mallamaci, anna fici, dario palermo, federica bertolini, federico maria giammusso, gabriele trapani, giancarlo marcocchi, giulio azzarello, giuseppe mineo, giuseppe sinatra, luca savettiere, soraya gullifa progetto web fabio pileri

impaginazione w5 mediafactory srl stampa artigiana grafica tiratura e distribuzione numero stampato in 15.000 copie e distribuito gratuitamente a palermo, monreale, mondello, bagheria e comprensorio in circa 250 punti di aggregazione culturale e mondana abbonamenti su www.balarm.it/abbonamento.asp oppure recandovi presso la nostra redazione, maggiori informazioni al numero 091.6113538 in copertina ficarra&picone (ph dario palermo)

balarm magazine 3


ph. Luca Savettiere

INTRO

Numero NOVE, avanti tutta

di FABIO RICOTTA

Cari lettori, vi illustro subito le novità presenti in questo nuovo numero di Balarm. Come potete vedere, all’interno della sezione dedicata ai libri, non trovate più le singole recensioni a pagina intera (che forse potevano risultare pesanti alla lettura). Trovate invece una serie di brevi segnalazioni riguardanti le recenti uscite letterarie di autori perlopiù palermitani. Ci sembra il modo migliore per dare spazio alle numerose segnalazioni che ci arrivano in redazione ma anche per incentivare ed invogliare alla lettura tutti coloro che, per un motivo o per un altro, giunti alla fine di una giornata di lavoro o di studio, finiscono passivi davanti la televisione o il pc. Il messaggio è ovviamente chiaro: un po’ meno Facebook, Myspace ed Msn e un po’ più di tempo dedicato alla lettura. Altre novità riguardano invece l’aspetto grafico del magazine, più in particolare quello legato alla fotografia. Non sono infatti soltanto gli articoli i soli ad essere letti, ma anche le immagini a corredo di questi ultimi. E non solo, perchè da questo numero in poi, dedicheremo due pagine del magazine all’arte della fotografia ospitando, di volta in volta, collage a tema di fotografi palermitani. Vi ricordo anche che per tutti coloro che lo vorranno, è possibile ricevere il magazine direttamente a casa vostra, via posta ordinaria, acquistando l’abbonamento online su www.balarm.it/abbonamento.asp, oppure presso la nostra redazione, in via Nicolò Gallo 1 a Palermo (W5 mediafactory). Il costo è soltanto di 6 euro per un anno (giusto la copertura delle spese di spedizione) per sei numeri del magazine. Novità anche su Balarm.it (www.balarm.it), il giornale online che a differenza del magazine vi tiene aggiornati giorno per giorno sul calendario degli eventi di spettacolo e cultura in città. Oltre ad una leggera ottimizzazione della home page vi annunciamo la collaborazione con la redazione palermitana del quotidiano La Repubblica che sul proprio sito internet (http://palermo.repubblica.it) ospita uno spazio dedicato a noi con un collegamento diretto a Balarm.it. E noi, dal canto nostro, ospitiamo nella home page una selezione di notizie aggiornate giornalmente dalla redazione palermitana del quotidiano. Infine, per i lettori più tecnologici, da adesso in poi, è possibile consultare, direttamente dal proprio cellulare, le notizie in home page ed il calendario eventi di Balarm.it. Basta collegarsi via internet alla pagina www.balarm.it/mobile. E adesso non mi resta che augurarvi buona lettura. balarm magazine 5


PRIMO PIANO

FICARRA&PICONE

Gli inseparabili comici e attori palermitani dal 13 di marzo tornano nelle sale con “La Matassa”, il nuovo film co-diretto con Giambattista Avellino di FABIO MANNO

ph. Dario Palermo

Certamente sapete bene cosa intendo quando parlo di dolcini la domenica pomeriggio, di primo maggio alla Favorita, o dei viali di Mondello e dei suoi eterni allagamenti. Ficarra&Picone sono proprio così. Una cosa sola. Lo dice anche la dizione del loro marchio. Niente pausa, virgole o spazi vuoti. E infatti firmano così spettacoli tv, testi teatrali e anche la regia dei loro film - sia quello in uscita “La Matassa” che il precedente “Il 7 e l’8” tutti e due co-diretti insieme a Giambattista Avellino. Detto questo mi tocca il raro privilegio di intervistarli separatamente - qualche anno fa all’anteprima de “Il 7 e l’8” li intervistai per un programma tv regionale e siccome Valentino Picone doveva andare in bagno, non ci fu verso di cominciare l’intervista con uno per poi continuare con l’altro. Dal video alla carta stampata, sempre e soltanto insieme. Ficarra&Picone sembrano due ma in realtà hanno un corpo solo. Proprio come le coppie mitiche della comicità italiana: Vianello e Mondaini, Cochi e Renato, Franchi e Ingrassia. Gli faccio la stessa domanda a bruciapelo (lo so non è affatto un’interrogativa ma rende l’idea!): Sei di Palermo se…«Se non hai dimenticato chi ha segnato l’ultimo gol quando eravamo in serie B», Salvo Ficarra non ha dubbi, poi aggiunge: «... e sai dov’eri quando è scoppiata la bomba sotto l’autostrada di Capaci che ha ucciso Falcone». Valentino Picone non è da meno. In qualche modo rimane in tema di coscienza politica e civile: «Sei di Palermo se… ogni volta che finiscono le elezioni leggi i risultati e dici: nun avvissimu a vutari chiù pi nuddu… ma poi confermi che sei di Palermo se… alle elezioni successive continui tranquillamente a votare». Magari per gli stessi di pri-

ma! (nda). Ecco serviti quegli stolti che credono che un comico sia solo un buffone dal dialetto in pietra, con la parolaccia facile e capace di leggere la realtà solo attraverso archetipi e stereotipi elementari. Se fate mente locale non ne restano fuori molti dei nostri beniamini locali. “La Matassa” ruota - o meglio si attorciglia - attorno al tema della lite, la sciarra per gli appassionati del genere. Salvo Ficarra mi convince che la lite è dentro le nostre famiglie da sempre. Fa parte del dna di tutti i clan. Da Caltanissetta a Trento, da Desenzano a Tremonzelli. Nessuno escluso. «Sicuramente ne hai sentito parlare tra amici, parenti e soprattutto in famiglia… tutti abbiamo almeno un parente con cui abbiamo litigato e col quale non parliamo più da anni. L’arma più usata è il silenzio che è allo stesso tempo quella più crudele di tutti». Poi si fa ancora più serio e scandisce: «A dire il vero il film nasce dalla mia voglia di raccontare le liti con Picone, che nonostante non sia un mio parente, ha la capacità di farmi litigare con lui come se in realtà lo fosse. Comunque le nostre liti durano pochissimo… giusto il tempo per Picone di rendersi conto che ho nuovamente ragione io». La battuta arriva inaspettata. Rido. Valentino Picone questa volta è più serio: «La lite fa fermare tutto. Ma è divertente da guardare se rimane nei limiti della decenza e della civiltà. In realtà tra di noi non litighiamo quasi mai. Si tratta di discussioni continue. Di scelte professionali e artistiche». Diversamente da “Il 7 e l’8” girato tra i vicoli di Palermo, “La Matassa” si svolge interamente a Catania. Una città ideale che rappresenta le caratteristiche di una metropoli del sud. Una città normale, vista da un abitante della città non da turisti di passaggio. I personaggi si inse-

guono tra i vicoli e anche sottoterra nella metropolita- glie volti noti e meno noti della tv nazionale e del teatro na. Ebbene sì, anche in Sicilia esiste qualche metropoli- locale, del mondo teatrale dei teatri stabili e della fiction tana che razionalmente viaggia sottoterra - Palermo è più seguita. Solo per citarne alcuni: Pino Caruso, Claudio un caso a parte. A proposito Ficarra mi racconta un Gioè (nella foto in basso), Tuccio Musumeci, Anna aneddoto: «A Catania c’è la metropolitana. Noi abbiamo Safroncik, Mary Cipolla, Mariella Lo Giudice, Giovanni girato anche lì sotto. I conMartorana e Mario Pupella. trollori della metro quando ci “La Matassa” ruota - o meglio Picone ama ricordare la parhanno visto, ci hanno chiesto: si attorciglia - attorno al tema tecipazione di alcuni di loro: Ma come ci avete trovato? «Con Caruso e Musumeci della lite, la sciarra per gli Qui neanche i catanesi sanno sono stati i momenti più belli. appassionati del genere. che esiste, le nostri mogli Abbiamo convinto Musumeci Perchè la lite è dentro le quando diciamo che andiamo a fare il film andando tante nostre famiglie da sempre a lavorare, credono che invevolte sotto casa sua per parce andiamo a far visita alle largli. Lui è molto impegnato amanti!» Al film hanno preso parte tantissime attrici e in teatro e guarda al cinema con diffidenza. Caruso ci ha attori siciliani. Tutti entusiasti di partecipare. Molti dei stimolati continuamente a rendere la storia più profonquali si sono autocandidati per partecipare già alla pros- da. Ci ha posto interrogativi per riflettere e prospettato sima produzione del duo palermitano. Nei loro film soluzioni. È molto bello confrontarsi professionalmente Ficarra&Picone non lasciano fuori nessuno. Il cast racco- con chi ha più esperienza di te. Sul set hanno tutti col-

balarm magazine 6

balarm magazine 7

ph. Dario Palermo


ph. Dario Palermo

PRIMO PIANO laborato per migliorare il lavoro che stavamo facendo». Ficarra ricorda invece il direttore della fotografia - sempre lo stesso in tutti i loro film, Roberto Forza, affettuosamente soprannominato Il vecchio per via della chioma canuta. Durante le riprese, per lui la goliardia della coppia Ficarra&Picone non ha risparmiato regali a tema “senilità”: pannoloni per incontinenti, bastone e torta di compleanno con 91 candeline da spegnere. Della trama del film non dicono molto. Bisogna andare a vederlo già dai primi di marzo al cinema. Si tratta di due cugini che dopo aver trascorso l’intera adolescenza felicemente insieme come due veri fratelli, a causa di un lite tra le loro famiglie, si ritrovano prima a non parlarsi più per tanti anni e poi a farsi la guerra attribuendo all’altro le antiche quanto inestinguibili ragioni della faida. Valentino nel film è debole e insicuro, preda dell’ipocondria e lavora a fianco del padre nell’albergo di famiglia che questi ha ereditato a sua volta dal padre. Ficarra, prepotente e carnefice invece, si arrabatta alla meno peggio: è proprietario di una improbabile agenzia matrimoniale. Quale miglior titolo se non “La Matassa”. Che il film piacerà è certo, tuttavia Ficarra spera che piaccia soprattutto ad un uomo che sebbene non palermitano di nascita ne mostra i tratti caratteriali dell’esuberanza e del nervosismo: Zamparini. Ficarra prende ripetutamente a cuore l’argomento calcio e da fine improvvisatore lo fa diventare canovaccio per le sue tirate esilaranti e pungenti: «Spero che il film piaccia soprattutto a Zamparini, perché altrimenti… esonererebbe l’allenatore. L’ennesimo… Lui è fatto così. È 20 anni che sia alza la mattina ed esonera. Ha licenziato 40 allenatori… Ma è possibile?... Evidentemente dovrebbe esonerare chi gli consiglia gli allenatori». Picone invece rimane più politically correct ma sempre attualissimo e generosamente mi regala una chicca sul tormentone della pubblicità occulta che alcuni testimonial tv si ostinano a fare e non riconoscere: «Antonio Ricci ci ha detto che dobbiamo dire di vivere in una tenda e che siamo nullatenenti. Non possiamo neppure dire il nome della tenda… per non fare pubblicità a nessuno. Io purtroppo faccio continuamente pubblicità occulta. Quando sono per strada mi dicono “ehi tu… Ficarra&Picone!”. Anche quando sono solo e passeggio per strada… è come se io indossassi sempre Ficarra… pensa che se vado in televisione da solo posso essere accusato di fare pubblicità occulta… a Ficarra!». A proposito di Striscia La Notizia cominciate a disdire gli inviti a cena e accendete la tv perché dal 30 marzo Ficarra&Picone sono di nuovo dietro il bancone più irriverente d’Italia. balarm magazine 8


MUSICA

PIPPO POLLINA

L’artista palermitano, in duo con Linard Bardill, ha pubblicato il suo ultimo disco “Caffè Caflish”: un’ennesima dedica a ritmo di jazz, pop e folk, alla sua città e alla gloriosa pasticceria di GIGI RAZETE

balarm magazine 10

Un tempo città felicissima, Palermo ormai vive di assenze e ricordi. Anno dopo anno, con ineffabile autolesionismo ha cancellato o sperperato tutti i propri gioielli, perfino quelli che l’avevano resa capitale mediterranea del “Liberty”, ed alla fine, complice le lusinghe di una malintesa modernizzazione che avrebbe dovuto renderla luminosa capitale europea, ha smarrito la propria identità, giungendo a spegnere una dopo l’altra anche le insegne di tutti quegli storici locali - teatri, cinema, arene, caffè, profumerie, night club, negozi di dischi, templi della ristorazione - che ne costituivano il vanto, la rinomanza e la tradizione culturale. Pasticcerie e caffè, ad esempio, rappresentavano non solo il fiore all’occhiello della raffinata cultura edonistica della capitale dell’Isola ma, soprattutto, erano i fascinosi salotti cittadini dove si ritrovavano aristocratici, letterati, intellettuali, artisti e gente comune. A questi pezzi della sua storia, Palermo ha progressivamente sostituito l’anonimo proliferare di negozi di abbigliamento, telefonia e cianfrusaglie varie, e sono rimasti in pochi a ricordarsi del Caffè Caflisch, pasticceria svizzera con diverse sedi, le ultime delle quali in via Maqueda prima ed in via Libertà dopo. Di questa autentica istituzione cittadina se ne è invece ricordato il musicista palermitano Pippo Pollina che ha intitolato proprio “Caffè Caflisch” l’ultima sua fatica discografica, realizzata assieme all’amico cantautore svizzero Linard Bardill, da poco pubblicata dalla tedesca Jazz Haus Records e presentata a gennaio all’Agricantus come prima assoluta del tour europeo ancora in corso. Da molti anni residente a Zurigo – ed è in Svizzera, Austria e Germania che ha ottenuto i primi importanti riconoscimenti - Pollina non ha mai smesso di esercitare la memoria delle proprie radici e di riannodarne con passione i fili, quasi sempre ottenendo consenso e partecipazione dal pubblico europeo in misura assai maggiore di quanto non gli riesca nella sua città natale. Ma quello con la sua terra è evidentemente un cordone ombelicale che per Pollina vale più della gratitudine e degli applausi. Un legame che ha sempre impregnato le sue canzoni, gonfie di emozioni, ricordi, spunti ispirativi e suoni raccolti nell’aria di casa, e che anche in questi ultimi anni si è rinsaldato con dediche allusive o dirette: una vecchia foto del bar Santoro di piazza Indipendenza come copertina del disco “Racconti brevi” del 2003, il ricordo di Pino Giannola, musicista di Partinico che Pollina ha interpretato nel film del 2005 “Ricordare Anna” del regista Walo Deuber, le canzoni ed i concerti dedicati alla memoria di Peppino Impastato, fino a “Ultimo Volo - Orazione civile per Ustica”, vibrante rievocazione della tragedia aerea che silenzi, menzogne e

depistaggi hanno cercato di cancellare dalla memoria ma che Pollina ha sublimato in un’opera di teatro musicale (con la voce narrante di Manlio Sgalambro, vari attori, la Filarmonica Arturo Toscanini e molti altri musicisti) la quale, manco a dirlo, ha trafitto più il pubblico europeo che non quello di casa. «“Caffè Caflisch” è un esplicito omaggio allo storico locale palermitano – racconta Pollina – ma è anche una metafora dell’emigrazione, una vicenda che non solo ci ha riguardato ieri e che oggi torna ad agitare la nostra realtà in modo drammatico ma che, nell’arco della storia, ha finito e finirà sempre per toccare un po’ tutti i popoli. In tal senso la vicenda dei Caflisch, originari del cantone dei Grigioni, lo stesso da cui proviene Bardill, è emblematica. Assieme a molte altre famiglie, infatti, i Caflisch furono parte di un flusso migratorio che a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, a seguito di una grave crisi economica del loro paese, indusse molti svizzeri a cercar fortuna nel Sud d’Italia, proprio quando migliaia di noi salpavamo

per gli stessi motivi verso le Americhe». Con paziente lavoro di ricerca, Pollina e Bardill hanno ritrovato gli eredi di quegli antichi pasticceri e da loro hanno appreso la storia di quegli “emigranti al contrario” che, prima a Napoli e dopo a Palermo, portarono i segreti della loro arte, tra cui la sterilizzazione del latte e l’uso del burro, della crema e della panna montata, assurgendo in breve a riferimento di eccellenza dolciaria. Inoltre, i caffè da loro aperti in città divennero anche raffinati cenacoli letterari e fu proprio sui tavolini dei caffè Caflisch e Mazzara che Giuseppe Tomasi di Lampedusa pare abbia scritto il suo celebre capolavoro “Il Gattopardo”. Quelle di Pollina e Bardill sono canzoni di grande forza espressiva eppur semplici e dirette, segnate da una scrittura elegante, originale, in bilico tra pop, jazz e folk. Soprattutto, “Caffè Caflisch” è l’ennesimo atto d’amore di Pollina per una terra che finora non lo ha ricambiato a sufficienza. Sul web: www.pippopollina.com balarm magazine 11


ph. Gabriele Trapani

MUSICA

WAINES, tra blues e suoni acidi

Il trio che sogna gli States ma che intanto conquista di DARIO PRESTIGIACOMO l’Italia con l’ultima fatica discografica, “STU” La loro musica si è fatta strada attraverso una serie di tour “al fulmicotone”. L’ultimo li ha portati in giro per i quattro angoli del Belpaese, da Bari a Trento, da Bologna a Roma. E ovunque hanno raccolto applausi dalla platea e recensioni entusiaste da radio e riviste musicali. Tanta gloria può giustificare il piccolo tradimento compiuto ai danni dei loro fan di vecchia data, quei palermitani che per primi hanno potuto assaporare le distorsioni di “Anatomy of a barcode” e che, stavolta, hanno dovuto attendere l’ultima data del tour per ascoltare dal vivo il rock sempre più inacidito di “STU”. Ma loro, i Waines, trio composto da Fabio Rizzo (voce e slide guitar, nella foto a destra), Roberto Cammarata (groove guitar e voce, al centro) e Ferdinando Piccoli (batteria e voce, a sinistra), potranno sicuramente obbiettare che così facendo hanno avuto il tempo di perfezionare la resa sul palco di questo primo album long playing. Insomma, piuttosto che un tradimento, un atto d’amore verso la loro città. «E poi - spiega Fabio – abbiamo finito di lavorare al disco i primi di gennaio. Appena terminato, ci siamo gettati a capofitto nel tour, rodando i nuovi pezzi». Insomma, c’era anche il bisogno di non deludere amici e aficionados della prima ora. Comunque sia, l’importante per i tre Waines (termine – si legge sul loro sito - mutuato dallo slang delle notti

palermitane, quando i valori e i riferimenti del mondo diurno saltano) è di avere incassato un altro successo di pubblico dopo quello del primo demo e dell’Ep “A controversial earl playing”. «Questo tour è stato fantastico – raccontano – In alcune città dove eravamo già stati apprezzati in passato, sapevamo di andare quasi sul sicuro. Ma la risposta della platea a Bologna e a Roma è stata veramente emozionante. Nella Capitale, abbiamo praticamente rivoltato un locale del quartiere Testaccio». E osservando tutti questi consensi, viene da chiedersi quale sia il segreto della loro musica. «Abbiamo cominciato per caso, quasi per scherzo – dice ancora Fabio –. Volevamo mescolare quel blues che piace a tutti e tre con qualcosa di cattivo, di acido. Da qui sono nati i primi brani e poi, a poco a poco, è venuto il resto». Il resto, come lo definisce Fabio, è arrivato abbastanza in fretta: dal 2005 a oggi il trio è riuscito a fare breccia nel panorama delle produzioni indipendenti italiane. E adesso, sulle orme di quanto fatto dall’altro gruppo di Rizzo (i Second Grace), i Waines sognano un tour negli States. E, forse, la possibilità di incidere per un’etichetta di spessore nazionale. «Per scaramanzia non diciamo nulla – spiegano – ma qualcosa bolle in pentola». Nell’attesa di sapere cosa sia, il consiglio è di visitare il loro sito www.3waines.org per ascoltare alcune perle di “STU”. balarm magazine 12


ph. Alessandro Mallamaci

MUSICA

Matilde POLITI, la Sicilia in musica Con tamburelli e chitarra la cantautrice palermitana è uscita con l’ultimo disco, un inno alla nostra Terra Sembra un cartello che potremmo vedere campeggiare su di una saracinesca di un’officina. In realtà è un modo per toccare le corde giuste dei sentimenti e affidare le proprie sensazioni a un “meccanico” del tutto particolare, che si concretizza attraverso parole e suoni. “Si eseguono riparazioni dell’anima” è l’ultima perfomance musicale della cantautrice palermitana Matilde Politi. Rigorosamente in siciliano, i suoi brani di tradizione popolare, vengono reinterpretati e arrangiati affrontando non soltanto i temi più caldi della tradizione, come per esempio l’amore, ma non dimenticando l’attualità come i problemi dell’ambiente. Prestata dal teatro alla musica ha lavorato negli anni in numerose produzioni teatrali, come attrice, cantante e musicista, nonché come creatrice delle parti musicali degli spettacoli e come trainer vocale degli attori. Poi, a un certo punto, è scoppiata la passione per la lingua d’origine. E a questo punto, abbandonando Napoli e la Toscana, ha deciso di tornare nell’Isola. «Il siciliano non si parla così tanto in famiglia – racconta – ma io sin da piccola ho dimostrato un particolare orecchio musicale e così mi è capitato di interessarmi a lingue straniere soltanto ascoltando le canzoni. Poi ho ricevuto un regalo molto particolare: il Favara, ovvero una monumentale e bellissima raccolta di canti popolari. E così ho

di ADRIANA FALSONE

cominciato ad interessarmi e a studiare il siciliano. La mia sensazione, fino a quel momento, era che in italiano c’era qualcosa che non funzionava, mentre il siciliano mi ha offerto qualcosa di completamente diverso». Gli studi musicali della Politi sono cominciati nel 1985 con pianoforte e solfeggio, per passare poi da autodidatta allo studio della chitarra, della fisarmonica e del canto. Dal 2000 ormai si dedica esclusivamente al lavoro di ricerca sul repertorio di tradizione orale siciliano. «Ormai va di moda cantare in inglese – spiega sorridendo – io penso di andare un po’ contro corrente. Ricordo ancora il mio primo concerto ai Candelai, il giorno di San Valentino di 7 anni fa. La cosa bella del Favara è che scoprii la linea melodica che potevo arrangiare, in un certo senso, come volevo. Adesso spero che la cultura siciliana si diffonda sempre di più, superando anche un po’ di resistenza delle case discografiche. Non per niente, il mio ultimo disco è stato prodotto da un privato, Vittorio Miccichè». Come cantante, accompagnandosi con chitarra, fisarmonica e tamburello ha partecipato a numerosi festival di musica popolare anche all’estero, come interprete del canto monodico di tradizione orale siciliano. La sua missione è riportare alla popolarità brani scomparsi dal paesaggio sonoro contemporaneo. Sul web: www.matildepoliti.com balarm magazine 14


ph. Federico Maria Giammusso

MUSICA

Quelli di “Nuovamente Jazz” Sono il risultato dell’unione di tre associazioni, insieme nel nome del jazz e della buona musica Frutto dell’unione di tre diverse associazioni, NuovaMente jazz riparte con la stagione invernale jazzVanguard, non senza qualche novità. Completato con successo un ciclo triennale di concerti, le associazioni Ars Nova, Culturae e Caleidoscopio jazz booking sono un solido esempio di collaborazione, che continua parallelamente all’attività autonoma di ciascuna. A dispetto di peculiarità a volte apparentemente lontane, perseguono comuni intenti all’insegna della qualità: la storica Ars Nova, legata per tradizione alla didattica in ambito “classico”, pur attenta ai linguaggi del contemporaneo, cui oggi fa capo Giulio Pirrotta (nella foto al centro); l’agenzia di management Caleidoscopio di Toti Cannistraro (a destra) protesa al panorama jazzistico newyorkese; l’associazione Culturae di Lino Pellerito (a sinistra) le cui affinità elettive guardano al jazz. È indubbiamente un impegno oneroso quello dell’operatore culturale palermitano e la scarsa presenza delle istituzioni pubbliche in questi tre anni di jazzVanguard, non ha di certo giovato. «Chi si occupa di cultura - dice Lino Pellerito - è spesso dedito anche ad altre attività lavorative il cui ritorno economico sia bastevole per “tirare a campare”». «L’unione di queste realtà dice Toti Cannistraro, direttore artistico delle tre rassegne - ha significato inizialmente anche dividere le perdite», ma

di ALESSANDRA SCIORTINO

anche «unire la forza lavoro - aggiunge Giulio Pirrotta - e le idee per una forma di gestione più sostenibile sotto vari profili, grazie anche al Kahlesa e alla Tonnara Bordonaro (che ci ospitano a tutt’oggi in autunno e d’estate), al Reloj (sede dei concerti dello scorso anno) e ai Candelai (sede invernale attuale)». Nel tempo infatti le stagioni si sono meglio configurate, per un totale di tre tranche (una invernale, una estiva ed una autunnale) di cui due a pagamento ma con costi accessibili. Sullo sfondo del jazz d’oltreoceano «le punte di diamante di quest’anno - dice Cannistraro - sono Gary Thomas, Bill Stewart e Miguel Zenòn, tutti ospiti in formazioni di trio o quartetto. E per la prima volta abbiamo aggiunto delle masterclass di batteria, basso, sax e piano tenute dai musicisti ospiti, nella speranza che la didattica entri a far parte stabilmente della nostra linea progettuale. Anche quest’estate ci saranno grandi nomi: tre per tutti, Joe Locker, Al Foster, Christian Mc Bride». Nel corso delle stagioni il cartellone si è aperto anche agli artisti nazionali e locali, mentre l’audience ha affinato il suo gusto e oltre agli intenditori, si è creato un circolo di fedeli abbonati sui consigli dei quali si è in parte modulata l’attività concertistica. Tra le novità, quest’anno gli artisti incontreranno il pubblico prima del concerto nell’ambito delle attività culturali proposte dalla Feltrinelli. balarm magazine 16


ph. Giuseppe Sinatra

TEATRO

FILIPPO LUNA

Un ritratto dell’attore di San Giuseppe Jato, che ha confermato il suo talento con l’ultimo spettacolo “Le mille bolle blu”, tratto da un racconto del giornalista Salvatore Rizzo di LAURA NOBILE balarm magazine 18

Ha portato in scena una storia d’amore corag- nato a San Giuseppe Jato nel ’68, ha cominciato con la giosa, intensa, inevitabile nella sua semplicità. scuola di teatro dell’Istituto nazionale del Dramma “Mille bolle blu” è l’ultimo spettacolo che ha visto pro- antico di Siracusa. «Il mio primo incontro importante fu tagonista l’attore palermitano Filippo Luna, ripreso proprio con Giusto Monaco, mi conobbe e mi fece fino a qualche giorno fa al nuovo Montevergini per il sapere dei provini dell’Inda. Fu lì che mi diplomai nel Palermo teatro festival. E sull’onda del successo, ora lo ’92». Luna parla dei suoi maestri, delle esperienze prospettacolo comincerà a girare in Sicilia, tra Enna, fessionali più importanti, del suo interesse per il teatro Catania e Siracusa. “Mille bolle blu” è nato come rac- a 360 gradi. Thyerry Salmon, con lo spettacolo “Assalto conto del giornalista Salvatore Rizzo, ispirato a una al cielo” tratto da Pentesilea di Kleist, ai Cantieri della storia vera e pubblicato l’anno scorso nella raccolta Zisa che nel ’96 cominciavano a rinascere, Mimmo “Muore lentamente chi evita una passione”, dedicata a Cuticchio, Cosimo Cinieri, Anita Laurenzi, Claudio storie d’amore omosessuale e scritta insieme ad Collovà, Emma Dante, Filippo Crivelli, Lia Chiappara e Angela Mannino e Maria Elena Vittorietti. È nato tutto Beno Mazzone, Giancarlo Sammartano, Vincenzo da quel racconto, perché come racconta lui stesso, è Pirrotta (“La ballata delle balate”), solo per citarne alcuentrato in grande empatia con la storia e durante la ni. Ricorda l’esperienza al teatro Biondo, e la partecipalettura, in occasione della presentazione del volume zione a “Girotondo”, “Opera da tre soldi”, Assassinio edito dalla Sigma edizioni, già lo sentiva vivere di una nella cattedrale” e “Il fiore del dolore” diretti da Pietro vita teatrale. Sullo sfondo della Palermo anni Sessanta, Carriglio, la scuola di comicità di Pippo Spicuzza, col Nardino apprendista barbiere e Manuele futuro avvo- quale ha recitato in “Ordine”, il “Don Giovanni Tenorio” cato s’incontrano, si scoprocurato da Umberto Cantone. no e si amano per oltre quaE adesso? Alla fine di genna«Questa non è una storia gay, rant’anni, a dispetto delle io, ha ripreso al teatro è semplicemente una storia rispettive vite coniugali. Sulla Margherita di Caltanissetta, d’amore che attraversa il tomba di Manuele, Nardinonell’ambito del Rosso festival tempo, molto intima e molto Filippo Luna fa rivivere queldiretto da Emma Dante, “La la passione tumultuosa, il signora che guarda negli privata» Improvviso, bisogno di verità al di là del occhi”, testo scritto da inspiegabile, fortissimo, il gioco clandestino, la delusioSabrina Petyx, e diretto da sentimento irrompe così in ne di vivere appeso alle deciGiuseppe Cutino, che lo vede questo monologo emozionale sioni dell’altro, tra gioie e in scena insieme alla stessa bugie, ansie e desideri. «Dagli autrice e a Maria Cucinotti. anni Sessanta passi avanti su questo tema se ne sono «Un testo corale, che affronta il tema della paura che ci fatti, certo, anche se restano ancora molti tabù nel lin- rende schiavi, il tema del silenzio e dell’omertà». Qui guaggio, soprattutto sulla “diversità” e si assiste a un tutti i personaggi si scambiano i ruoli, usano linguaggi mobbing sottile - dice Luna -. Tengo però a sottolinea- differenti e altrettante prospettive che si sovrapponre una cosa: questa non è una storia gay, è semplice- gono per rappresentare la condizione di una società mente una storia d’amore che attraversa il tempo, che diventa una camera degli specchi. Poi a metà marmolto intima e molto privata». Improvviso, inspiegabi- zo, ancora al Rosso festival sarà in “Uomini al buio”, le, fortissimo, il sentimento irrompe così in questo nuovo lavoro di Claudio Collovà, ispirato all’”Ulisse” di monologo emozionale e lo trascina fino alla fine. Luna Joyce. Dulcis in fundo, il cinema: il 6 marzo Luna sarà debutta qui anche alla regia ma si riconferma soprat- nelle sale nei panni del papà di Salvo Ficarra (mentre tutto con un’altra esemplare prova d’attore. «È vero, è Gigi Borruso sarà il padre di Valentino Picone) ne “La una storia che ho amato fin da subito, e l’idea di reci- Matassa”, il nuovo film del duo palermitano, distribuitarla mi entusiasmava. Ma fino a oggi avevo sempre to da Attilio De Razza e Medusa. «Dico solo che sono continuato a professare che la regia non mi interessa- un papà di polso- sorride Luna- un papà molto siciliava: sono stati Totò Rizzo, Maria Elena e Angela, via via no». E ancora, ad aprile, sarà nel cast di “Viola di mare” che c’incontravamo, a convincermi, a stimolare la mia diretto da Donatella Maiorca e prodotto da Maria fantasia per attuare il progetto». Se “Mille bolle blu” è Grazia Cucinotta, una storia d’amore tra due donne, il frutto dell’ultimo fortunato incontro di Luna con i tre interpretate da Valeria Solarino e Isabella Ragonese, giornalisti palermitani, gli esordi dicono che l’attore, tratta da “Minchia di mare” di Giacomo Pilati. balarm magazine 19


ph. Federico Maria Giammusso

TEATRO

CLAUDIA PUGLISI La giovane regista palermitana che con il suo teatro-terapia fa già incetta di premi di CLAUDIA SCUDERI Ha solo 27 anni, eppure c’è davvero tanto da imparare da lei. La sua passione per lo spettacolo nasce presto, ma per puro caso, il giorno che decise di rinunciare ad una versione di greco per accompagnare un’amica alla Rai. Da qui, tra laboratori scolastici e una scuola di regia cinematografica, eccola sbocciare, Claudia Puglisi. Il suo incontro con Michele Perriera fu cruciale: «mi ha insegnato non un modo di fare teatro, ma un’etica. Mi ha insegnato una cosa che di solito non si impara, l’amore per il teatro. Mi

ha cambiato la vita». Erano gli anni del Teates, quelli della maturazione, quelli che l’hanno portata a scrivere, a sperimentare, ad inventare e a reinventarsi. Da Perriera passa agli stili di Gigi Borruso e Giuseppe Cutino, riuscendo così a spaziare e a catturare bagagli di teatro sempre più vasti, che faranno poi della Puglisi quello che è oggi, una mente brillante, fantasiosa, mai banale. Oggi Claudia ha vinto il primo premio del Festival Internazionale di regia teatrale “Fantasio Piccoli” (le cui selezioni in Sicilia sono state organizzate dalla Compagnia Teatro di Fuori) dove tra ben 18 versioni dell’Amleto di Shakespeare in formato “pocket”, ha vinto con la compagnia che ha desiderato per anni e di recente ha fondato, la Compagnia Prese Fuoco. «Senza di loro non potrei fare nulla. Negli anni abbiamo sviluppato una forma di empatia. Quello di creare una compagnia è un progetto comune»: dice. E di successi Claudia ne ha avuti tanti, nel 2006 ha preso la menzione speciale al Premio “Il teatro che verrà”, in ricordo di Vincent Schiavelli, edizione vinta a suo tempo da Isabella Ragonese, e nel 2007 ha vinto il Premio Ustica con San Bernardo, per poi arrivare finalista al Premio Scenario Infanzia 2008 con “Pinosso”. È dunque una vincente Claudia Puglisi, e ha delle idee che meriterebbero spazio in una Sicilia che non ha mai voluto abbandonare: «Da un lato bisognerebbe scappare, dall’altro scatta lo spirito di sopravvivenza. Queste sono le carte che mi sono state date, dunque gioco questa partita e vediamo che succede». Claudia soffre, come tutti, questa terra contraddittoria, ma crede nella funzione sociale del teatro, visto come terapia per un pubblico che davanti ad una rappresentazione teatrale può lavorare su se stesso: «C’è qualcosa di magico e di sacro in quello che succede sul palcoscenico, il teatro scarica le emozioni». Il teatro di Claudia vuole prendere posizione, essere “l’altro punto di vista”, vuole trovare l’equilibrio tra il brutto e il bello della vita, e ci riesce, attraverso la risata. Ridere mette a proprio agio, predisponendo la persona all’ascolto, dunque si può combattere il male della vita, ridendole in faccia, esorcizzare i propri demoni prendendoli in giro: questa è la chiave di lettura del teatro di Claudia Puglisi, un teatro dalle tematiche amare, ma dalle modalità di messa in scena uniche nel loro genere. Claudia guarda con rammarico alla condizione del teatro in Sicilia: «È come se si volesse limitare la cultura, come se ci fosse paura, forse perché un popolo ignorante resta composto in un angolo, mentre un popolo consapevole lotta per cambiare le cose». Progetti futuri: fare del pocket Amlet una pocketragedy che consterà anche di Macbeth e Otello in versione ridotta, e la possibile partecipazione, che arriva solo oggi, alla rassegna Presente/Futuro del Teatro Libero. balarm magazine 20

TEATRO

Asterisco: nuovi attori “In Scena” Dall’Ente di formazione professionale Asterisco prende avvio un corso qualificato per giovani aspiranti attori Un percorso formativo e professionalizzante di 900 ore nel settore dello spettacolo che mira alla qualificazione professionale di attori. È l’obiettivo del progetto “In scena”, presentato dall’Ente Asterisco, in collaborazione con l’associazione culturale Tersite. Il corso è autorizzato dall’Assessorato Regionale del Lavoro, della Previdenza Sociale, della Formazione Professionale e dell’Emigrazione della Regione Siciliana e si propone come un percorso formativo dinamico, che metterà i partecipanti a contatto con il mondo del lavoro attraverso stage, visite a reali set cinematografici, esercitazioni pratiche, lezioni, seminari e incontri. Tutto questo, con riconosciuti professionisti del Settore. Il processo formativo si articola su tre livelli: quello teorico, con lezioni frontali, quello pratico, che prevede

ne cinematografica e televisiva, dizione, educazione della voce, canto, storia del teatro, drammaturgia, tecniche di movimento ed espressione corporea, accanto ad approfondimenti più “tecnici”, come igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, informatica di base, l’indispensabile inglese, il diritto del lavoro e sindacale, e la cultura d’impresa, i cosiddetti moduli di base obbligatori per l’ottenimento di qualifica professionale. Tutto svolto con un’articolazione che prevede l’alternarsi di attività teoriche d’aula e attività pratiche, completate ed integrate poi, da un’attività direttamente sul campo, con l’opportunità offerta dallo stage promosso dall’associazione Tersite. Destinatari del corso sono uomini e donne, in possesso del Diploma di Scuola media superiore, che saranno, così, attraverso il

simulazioni, produzione di elaborati individuali e di gruppo, e sperimentazione libera, e quello relazionale. L’Ente Asterisco per il progetto “In scena” ha, inoltre, selezionato una rosa di docenti prestigiosi e dalle consolidate basi professionali, che prediligeranno un approccio metodologico attivo per stimolare il massimo coinvolgimento dei partecipanti, i veri protagonisti del progetto. Tra i docenti vi saranno, infatti, personaggi di spicco del mondo dello spettacolo siciliano, come l’attrice Danila Laguardia, l’attore e regista Antonio Raffaele Addamo, il musicista e attore Massimo Laguardia, che abbiamo con piacere apprezzato in “Nuovo Mondo” di Emanuele Crialese, e il “Padre Angelo” della fiction “Agrodolce”, l’attore e doppiatore, Antonio Silvia. L’impianto didattico del corso sarà “a struttura modulare” e propone come ambiti di studio recitazio-

corso, accompagnati in un percorso di acquisizione di conoscenze, know-how, competenze specialistiche e abilità operative per divenire “Attori” e conseguire la Qualifica valida a norma di legge. Asterisco è, infatti, un Ente di formazione accreditato alla Regione Sicilia, che eroga servizi vari nell’ambito della formazione e dell’organizzazione di percorsi didattici, attraverso corsi privati e corsi finanziati dalla Regione Sicilia, volti al raggiungimento di una qualifica in diversificati ambiti professionali, oltre a garantire servizi di supporto alla programmazione, gestione e organizzazione di eventi formativi a Palermo e in Sicilia. Per ulteriori informazioni sull’Ente, sulle modalità di partecipazione al corso (la scadenza è prevista per marzo 2009) e relativo costo, è possibile telefonare allo 091.6268334 o visitare il sito www.asterisco.sicilia.it. balarm magazine 21


ph. Federico Maria Giammusso

ARTE

ANDREA BUGLISI

Le sue opere sono veri e propri rebus, tra poetiche dadaiste e scenari indefiniti. È l’artista e affermato dj Bug che chiude nelle scatole e nell’arte i suoi pensieri più incontrollabili di MARINA SAJEVA balarm magazine 22

Parlando di Andrea Buglisi si può evitare di usare frasi del tipo “affermato pittore palermitano”. Il suo talento, infatti, ha avuto conferme anche in campo nazionale, non solo perché ha esposto in varie città dello stivale (l’ultima Vicenza, con l’ampia personale “Too Many Bugs” alla Galleria AndreA Arte ContemporaneA), ma anche perché è stato inserito, insieme a pochi altri colleghi siciliani, nel recente libro di Ivan Quaroni “Laboratorio Italia. Nuove tendenze in Pittura” (editore Johan & Levi), in cui si documenta la situazione della pittura italiana della generazione di artisti che hanno iniziato a operare tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000. Sarà per quel suo stile così irresistibilmente immediato e “ruffiano”? Forse potrebbe apparire così a prima vista, soprattutto se si guarda soltanto agli iperrealistici oli di grande formato su carta da parati vintage, che fanno parte di un ciclo conclusosi nel 2005. Da questa data alcune cose sono cambiate, altre sono rimaste delle costanti: proveremo a capirne di più, poiché nulla è come appare nel mondo colorato di Buglisi; e poiché la sua ultimissima serie ha un’impronta da “foglietto illustrativo”, racconteremo di lui tramite la metafora delle “istruzioni per l’uso”. Seduti in un soggiorno che sembra un tipico quadro di Buglisi in tre dimensioni (un environment permanente dunque, in quanto è la sua casa-studio) la prima istruzione mi appare chiara: non usare, quando si parla dei suoi lavori, termini quali “pop”, “fumettistico”, “seventy”: dalla Pop Art, infatti, prende in prestito soltanto lo sguardo attento al mondo a lui contemporaneo, sicuramente molto diverso dall’America degli anni ’60, a cui va aggiunta l’assenza di quell’indifferenza emotiva propria di Warhol o di Lichtenstein, poiché al contrario nelle sue immagini c’è sempre il segno della sue scelte e del suo vissuto personale; passando ai fumetti, questi non lo interessano, afferma, se non nella misura in cui i sui stilemi sono mutuati a loro volta dal mondo della grafica pubblicitaria, a cui Andrea guarda decisamente di più; infine gli anni Settanta, sicuramente presenti nelle sue opere, non possono di certo considerarsi né un filo conduttore infatti affiorano nei lavori con la carta da parati, da cui si è affrancato “una volta scrollatosi di dosso il dispotismo da ‘tappezziere’” (Alberto Zanchetta) -; né una pura scelta estetica in quanto per lui questo particolare complemento d’arredo, tipico della middle class di un tempo, ha la stessa funzione concettuale del ready-made di duchampiana memoria, cioè di un oggetto della vita quotidiana estrapolato dal suo contesto originario ed eletto ad opera d’arte soltanto grazie al gesto quasi demiurgico dell’artista. E questo vale anche per i suoi

ready made a due dimensioni, ossia quelli riprodotti fedelmente sulla tela, come il post-it, fondamentale oggetto di cancelleria presente su qualsiasi scrivania (Memo wall, 2005), o il trancio di carne con tanto di prezzo al Kg in giallo, tipico dei volantini pubblicitari degli ipermercati (La colazione dei campioni 2004), giusto per fare qualche esempio dello sconfinato apparato iconografico di Buglisi, davvero incontenibile osservatore della quotidianità. La seconda istruzione, continuando nella metafora, riguarda appunto l’eredità di Duchamp, chiarendo come all’elemento pop si mescolino, o meglio si mixino, (il Buglisi, affermato dj con lo pseudonimo di DjBug, userebbe questo termine) poetiche dadaiste e surrealiste, il che getta luce su quel lato oscuro, spiazzante della sua opera, spesso per nulla giocosa. I suoi quadri sono veri e propri rebus, in cui vengono accostati elementi di contesti totalmente lontani tra loro; la serie “Too Many Bugs” ne è un esempio calzante, in quanto sembrano descrizioni degli incubi dello stesso artista,

protagonista indiscusso di scenari indefiniti popolati di insetti, ghiaccioli volanti e cavi USB giganti, insetto tra gli insetti, poiché bug è sia la traduzione inglese di insetto sia le prime tre iniziali del suo cognome. Terza istruzione: i titoli sono fondamentali; completano l’opera in quanto a volte ci danno la soluzione del rebus o semplicemente perché sono geniali doppi sensi. È il caso di “Escatology” la sua ultima e inedita produzione in cui Buglisi si serve del packaging (oggetto caro all’artista, è anche la home page del suo bel sito web: www.andreabuglisi.com.) per rappresentare questa volta il suo rapporto con la morte e con le altre paure più comuni. Lo schema dei quadri è costante: tutti di piccolo formato, sfondo bianco; un bambino ha accanto una scatola sempre diversa e il suo disegno tratteggiato, lo stesso delle istruzioni di un mobile dell’Ikea. Dentro la scatola, qualcosa di misterioso. “È come se chiudessi i pensieri più incontrollabili nelle scatole” mi spiega l’artista. Un Buglisi forse più maturo che ha saputo depurare la tela dal consueto horror vacui, al contrario riempiendola di contenuti profondi e stimolanti. balarm magazine 23


ARTE

La Sicilia tra arte pubblica e privata Una mostra che ripercorre quarant’anni di storia attraverso le opere di collezioni private e pubbliche

di GIULIA SCALIA

Come si intrecciano l’arte e la storia? Quali le connessioni tra gli eventi storici e la storia dell’arte? Queste sono le domande a cui tenta di rispondere la mostra Sicilia 1968/2008, lo spirito del tempo, ideata da Renato Quaglia e curata da Valentina Bruschi, Salvatore Lupo e Sergio Troisi, che ripercorre quarant’anni di storia siciliana e non, attraverso altrettante significative opere d’arte contemporanea appartenenti a diverse collezioni private e pubbliche siciliane. Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia - con sede a Palazzo Riso, in Corso Vittorio Emanuele 365- inaugura i suoi locali con questa interessante esposizione. Il palazzo si configura come centro promotore del “museo diffuso” inaugurato e promosso dalla Regione Siciliana nell’ambito del progetto 5venti, ideato da

artisti più interessanti del panorama artistico contemporaneo. Ciò è reso evidente dai due differenti percorsi in cui si suddivide l’esposizione. La prima parte della mostra, infatti, intende illustrare gli eventi storici più rilevanti dal 1968 al 2008: dal terremoto del 1968 nel Belice fino alla crisi economica del 2007, acuitasi nel 2008. Il secondo percorso testimonia l’esistenza di differenti collezioni che ci presentano la Sicilia, per quanto riguarda il gusto e il collezionismo d’arte contemporanea, in una posizione molto meno periferica e arretrata di quanto si pensi in genere. Numerosi e soprattutto estesi all’intero territorio siciliano, i nuclei collezionistici si trovano a Vittoria, con la collezione GrassoCannizzo vicina all’ambiente torinese dell’Arte Povera, e a Catania, con la collezione Brodbeck che aprirà pros-

Renato Quaglia, che intende valorizzare e promuovere le attività di alcuni dei luoghi identificati tra i più significativi dell’arte contemporanea in Sicilia (la Fondazione Orestiadi di Gibellina, l’Atelier sul mare a Tusa e la Civica Galleria d’Arte Contemporanea Montevergini di Siracusa). Come ha scritto la studiosa Cristina De Benedictis, la storia del collezionismo può mettere in luce un percorso privilegiato che documenta lo svolgimento del gusto e lo spirito del tempo. Proprio attraverso le opere d’arte di alcune collezioni siciliane questa mostra riesce a portare a galla le connessioni esistenti tra la realtà regionale e la storia, non soltanto locale, ma anche nazionale e internazionale. Le collezioni siciliane si mostrano dunque ricettive e sensibili nei confronti di una realtà più ampia e spesso si rivelano anticipatrici nella capacità di individuare gli

simamente una fondazione per l’arte contemporanea nel capoluogo catanese, a Palermo, con la collezione Flavio Albanese, e a Gibellina, con l’incredibile collezione di Ludovico Corrao ora donata al Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi. Le opere esposte riflettono un gusto aggiornato e variegato, attento all’evolversi della storia dell’Arte contemporanea. Sono infatti presenti le opere di Louise Bourgeois, Andres Serrano, Tony Cragg, Jannis Kounellis, Samore, Cattelan, Arienti, Beecroft e molti altri ancora. Una mostra dunque che dimostra risolutivamente l’esistenza in Sicilia di un collezionismo vivace e, piuttosto effervescente. L’esposizione è visitabile fino al 31 maggio (ore 10-20 da martedì a domenica, 10-22 giovedì e venerdì; chiusura il lunedì) ed è corredata da un catalogo con i testi critici dei curatori. balarm magazine 24



ph. Federico Maria Giammusso

ARTE

Stanze al GENIO, una casa museo

Da un’idea di Pio Mellina nasce una collezione unica di CLAUDIA BRUNETTO in Italia di più di mille maioliche storiche Una passione coltivata fin da bambino. E la scelta di condividerla con la creazione di una casa-museo. A pochi passi dal Genio di Palermo in piazza Rivoluzione nasce “Stanze al genio” grazie alla determinazione e all’entusiasmo di Pio Mellina (nella foto a destra). Due grandi ambienti con i soffitti affrescati all’interno del seicentesco Palazzo Torre Piraino in via Garibaldi. E alle pareti, esposte ordinatamente in apposite basi di legno, oltre mille piastrelle di varia origine ed epoca. Tutti pezzi unici. «Invece di giocare a calcio – dice Pio Mellina, fondatore dell’associazione “Stanze al genio” – da bambino collezionavo mattonelle. Mi attiravano i colori, i disegni, le decorazioni e amavo portarle a casa quando le trovavo abbandonate all’angolo della strada. Da adulto poi ho iniziato a girare i mercatini dell’antiquariato e adesso sono in contatto con anziani collezionisti che preferiscono darle a me che fare perdere nel nulla questo patrimonio. Le ho conservate per lungo tempo nei magazzini e finalmente in questa casa ho avuto l’occasione di mostrarle al pubblico. È un piacere guardarmi intorno e vederle proprio negli spazi in cui vivo, guardo la televisione, incontro gli amici e lavoro». Così nel corso del tempo, Mellina, è riuscito a ricostruire una tradizione dimenticata con esempi importanti soprattutto in Sicilia e in Campania che oggi hanno un valore inestimabile.

“Stanze al genio” mostra le maioliche suddivise in tre settori principali secondo la provenienza geografica: Palermo, Santo Stefano di Camastra e Napoli. Per un periodo storico che va dal Cinquecento all’Ottocento. Fra i pezzi più preziosi quelli delle famiglie Giustiniani, Bruno e Del Vecchio. Ogni piastrella è stata catalogata accuratamente da Mellina con relative fotografie e indicazioni sulla grandezza, lo spessore e l’origine. «È una collezione unica in Italia – continua Mellina – Il mio interesse non è quello di vendere i pezzi, ma di incentivare e tutelare questa tradizione che molti sottovalutano. E poi in una città come Palermo che va sempre più spegnendosi sul piano culturale, aprire la mia casa come museo mi sembrava un segno importante. In futuro penso di organizzare mostre tematiche ed eventi specifici intorno all’arte delle maioliche. La passione per il collezionismo è una predisposizione d’animo che io seguo da sempre e che ho intenzione di incrementare con nuovi pezzi. E se lo spazio non dovesse essere più sufficiente, chissà, potrei pensare di ampliarmi». Accanto alle maioliche, anche una piccola esposizione di bottiglie di inchiostro, pennini e scatole di matite. La collezione è visitabile per appuntamento con il tesseramento all’associazione culturale al costo di 4,50 euro. Per maggiori informazioni chiamare il 340.0971561 o consultare il sito www.stanzealgenio.it. balarm magazine 28


ph. Federico Maria Giammusso

LIBRI verai un mucchio di rovi e altro, una vera e propria sa in sé stessa e si nasconde. Ogni tanto per questa discarica. Dietro la discarica c’è casa mia. Così si danno presunta cuginanza con Napoli si lascia scappare qualle indicazioni a Palermo…». L’impressione che si ha, che impennacchiamento ostentato, ma è una falsa avendolo di fronte, è quella di una persona quasi rappresentazione di sé. Anche il fatto stesso che la “costretta”, satura di indignazione per il collasso socia- musica popolare a Palermo è musica napoletana è indile di cui è preda la nostra città, ma incapace di espri- cativo. Questo perché una tradizione neomelodica non mere, come molti fra noi, con un impeto di rabbia la esiste o quasi. Molto spesso Palermo si nasconde diedisapprovazione per tutto ciò. Non di rassegnazione si tro l’invenzione della tradizione. Tanto per dirne una, si tratta, ma piuttosto di costrizione caratteriale o di un inventa un dolce come la cassata in tempi recenti e ne certo tipo di sicilianità, tanto per restare in tema: fa il suo dolce tradizionale». Dopo un break per un caf«Palermo non ha un sistema nervoso agile. È come fè durante il quale si discute dell’ impossibilità per un quei dinosauri che avevano un sistema nervoso così autore di raccontare in modo univoco la città primitivo, che tu gli davi un colpo mortale oggi e lui Palermo può essere raccontata parlando d’altro, quamoriva dopo tre giorni, perché la notizia non arrivava si di sguincio...il grande romanzo su Palermo lo aspetal cervello e lui continuava a teremo in eterno - Alajmo dare colpi di coda per un po’ «Sono convinto che Palermo sia traccia la questione più cendi tempo. Ecco, io sono contrale ed urgente: la cattiva già morta senza saperlo. vinto che Palermo sia già gestione della cosa pubblica. Nessuno reagisce più. Non morta senza saperlo. discarica che ho reagiscono più neppure i meglio «Questa Nessuno reagisce più. Non davanti casa è una discarica reagiscono più neppure i intenzionati. Non si riesce più a che io continuo a segnalare meglio intenzionati. Non si concretizzare un’opposizione al con cadenza settimanale, ma pensiero unico dominante» riesce più a concretizzare una come vedi sta sempre lì. vera opposizione al pensiero Palermo è il luogo in cui si unico dominante. Non c’è nessuna goccia che faccia applica la teoria della finestra rotta. La suddetta teoria traboccare il vaso che tenga. Noi siciliani facciamo le dice che, se in un edificio c’è una finestra rotta, è più rivoluzioni solo se i francesi toccano il culo alle nostre facile che chi transiti nei pressi potrà rompere anche le donne. La rivolta non ci sarà mai». Lo sollecitiamo a altre, perche è un messaggio di degrado che passa. Se parlare del carattere della città e lui delinea un incon- il Comune la aggiusta - è un esperimento che è stato sueto confronto con Napoli, una città che nell’immagi- provato - stai sicuro che l’edificio non sarà soggetto a nario popolare viene rappresentata come nostra con- vandalismo da parte di chicchessia. Palermo ha preso sorella, forse perché ricca di storia comune e comuni questa china, perché è molto sporca ma nessuno pulicontraddizioni: «Vivere a Palermo è una condanna. È sce e quindi la gente si sente in diritto, per così dire, di una città dal carattere funerario che con la morte ha sporcarla ancora di più». È la sera di un freddo lunedì una dimestichezza innegabile. Si crede ipocritamente di gennaio quando ci lasciamo alle spalle la casa di come Napoli ma non lo è. Napoli è colorata ed estro- Roberto Alajmo, e la vicina discarica, che ha assunto la versa e soprattutto si mostra, mentre Palermo è chiu- figura di un grosso animale morente.

ROBERTO ALAJMO

Saturo d’indignazione, il giornalista e scrittore è in libreria con il suo ultimo libro “Le ceneri di Pirandello” Attraversiamo tempi difficili che sono un impasto di superficialità e conformismo, e un incontro come quello avuto con Roberto Alajmo ci è parso un momento di confronto oltre che un regalo per i nostri lettori. Da qualche anno Alajmo è l’autore palermitano che più agevolmente di altri riesce a varcare i ristretti confini regionali, tanto da venire spesso chiamato in causa dai media nazionali quando si parla di Sicilia e sicilianità. Questa volta l’occasione per una chiacchierata è nata dalla pubblicazione di un volumetto che narra la pica-

di SAVERIO PULEO

LE CENERI DI PIRANDELLO / 48 pagg. 10 illustrazioni / € 9 / Drago edizioni

resca storia delle ceneri di Pirandello. Una vicenda raccontata in modo godibile ma che nasconde, sotto una finta leggerezza, la radiografia di un certo costume italico confinante molto spesso con la farsa. Sono irresistibili per pura stupidità, infatti, le figure di piccoli funzionari, politicanti e esponenti del clero che vi partecipano a vario titolo. È un freddo lunedì di gennaio quando prendiamo accordi per l’intervista, e già al telefono capiamo che aria tirerà: «Vieni a Mondello, sai più o meno dove sto, no? In fondo alla via che conosci tro-

Le ceneri di Pirandello è il nuovo libro di Roberto Alajmo e narra la vera storia delle spoglie del premio nobel agrigentino, che faticarono non poco a trovare il classico riposo eterno, viaggiando per 25 anni e per tre funerali e mezzo. Il racconto, che è corredato dalle illustrazioni di Mimmo Paladino – uno dei maggiori pittori italiani in circolazione - concepite apposta per la pubblicazione, risulta una storia non meno rocambolesca e grottesca di una pièce pirandelliana. Nelle intenzioni di Roberto Alajmo, questo racconto doveva essere il primo tassello di una raccolta sulle avventure subìte dai corpi di grandi uomini del passato dopo la morte. Un libro che doveva essere dedicato a indagare su quel che ci aspetta dopo la morte.

balarm magazine 30

balarm magazine 31


IN LIBRERIA

IN LIBRERIA

CATTURANDI / 192 pagg. / € 12 / Dario Flaccovio editore

SOLO A PALERMO / 176 pagg. / € 12 / Pietro Vittorietti edizioni

Da Provenzano ai Lo Piccolo ovvero, come si stana un pericoloso latitante. E' l'antimafia operativa raccontata da I.M.D, un poliziotto della Catturandi, la sezione della Squadra mobile di Palermo che si occupa di intercettare, pedinare e stanare i più pericolosi latitanti. La lotta a Cosa nostra viene vista da un punto di osservazione particolare, da chi dedica la propria vita ad ascoltare le confessioni più intime dei boss. Nel testo vengono svelate le tecniche investigative, le astuzie e le intuizioni, così come le difficoltà e i rischi di chi opera in un settore delicatissimo, in cui la riservatezza e la tempestività dell'azione sono requisiti indispensabili per un'indagine efficace. (di Adriana Falsone)

Sono storie assurde, quasi vere, diciamo soltanto che sono storie palermitane. Quattordici racconti surreali descritti da Daniele Billitteri con la sua consueta ironia. C'è un uomo che mura la macchina in salotto per paura che gli inquilini gliela rovinino con gli sguardi, un ladro d'auto che se ne va in giro avendo cura di avere sempre con sè la Divina Commedia, due anziani emigrati che tornano poveri e simulano un furto per non ammettere di non essere riusciti a far fortuna, un rapinatore di supermercati che finisce col farsi arrestare per la sua mania di ringraziare le cassiere rapinate con una stretta di mano, un vecchio panellaro comunista che fa le panelle con il disegno della falce e martello. (di Adriana Falsone)

VICOLI VICOLI / 218 pagg. / € 12 / Dario Flaccovio editore

ILPADRONE DI CASA / 156 pagg. / € 12 / Robin edizioni

Come suggerisce il sottotitolo, è una guida intima ai monumenti umani di Palermo. Alli Traina descrive una giovane palermitana mentre scopre a piccole tappe, passeggiata dopo passeggiata, i luoghi più suggestivi della propria città, tra vicoli, mercati, opere d'arte, cunicoli sotterranei e palazzi diroccati. Lo stupore sincero e lo sguardo ingenuo suggeriscono una nuova analisi di tutta la realtà che circonda il lettore. Palermo, vivace e colorata, regala storie sorprendenti a ogni passo, mostrando angoli suggestivi, esperienze insolite vissute da personaggi pittoreschi, misteri secolari carichi di fascino, alternando storia, vita vissuta, tradizioni, leggende, fasto e degrado, miseria e nobiltà. (di Adriana Falsone)

Dodici lettere indirizzate ad Anna dal protagonista del nuovo romanzo di Alberto Samonà, un uomo, il cui nome non compare mai. In ciascuna lettera scopriamo un nuovo tassello della sua vita. È un intellettuale, un uomo di cultura affermato nel proprio mondo, che a un certo punto si rende conto di non avere fatto mai niente di veramente reale, se non pavoneggiarsi nel proprio ambiente, grazie alle alte conoscenze che ha dell'esoterismo e delle religioni. Ad un tratto, però, realizza che tutte queste conoscenze non bastano a cambiare se stesso e capisce che partecipare a dotti convegni o pubblicare libri interessanti non serve per dare una svolta alla propria vita. Ci vuole ben altro. (di Adriana Falsone)

IL SOGNO E L'APPRODO / 216 pagg. / € 12 / Sellerio editore

PER IL RESTO CHIEDETE A PENNAC / 64 pagg. / € 5 / Coniglio editore

Sei racconti inediti per altrettanti scrittori siciliani per affrontare il tema dello straniero. Tra i brani c'è quello di Davide Camarrone, la storia incredibile di un immigrato di seconda generazione, giornalista, italiano a tutti gli effetti che per lavoro si finge clandestino ma rinchiuso in un cpt viene espulso e "rimpatriato" in Libia dove patisce sofferenze e degradazione fino all'annientamento. Gaetano Savatteri invece descrive la psicosi in seguito a un'epidemia di colera che porta a far accusare due innocenti stranieri, due francesi, che messi alle strette, confesseranno anche quello che non hanno mai commesso. Tra gli autori anche Santo Piazzese, con "Il viaggio segreto di Niels Bohr a Palermo". (di Adriana Falsone)

E' una storia esilarante e surreale, una piccola epopea tragicomica sulla realtà dei giovani, sempre più in balia di un'economia difficile. E' il romanzo firmato da Erwin de Greef. Il protagonista è alle prese con il mondo del precariato, cercando di sbarcare, come può, il lunario: da vendemmiatore a venditore di pubblicità, da scaricatore a "pollo d'allevamento" in un call center. Tutto questo mentre cerca di arginare le aspettative dei genitori, che lo vorrebbero laureato, e si confronta con una ragazza di cui è innamorato. Non per niente, il sottotitolo del libro è: "Amore e delirio in un call center, fra sogni da inseguire e risultati da raggiungere - Se ti passa la voglia di studiare, la ricerca del lavoro te la farà tornare". (di Adriana Falsone)

IL KILLER DELL'UFFICIO ACCANTO / 160 pagg. / € 12 / Pietro Vittorietti edizioni

IO, CERTE PAROLE, NON LE CONOSCO / 104 pagg. / € 11 / www.ilmiolibro.it

È la storia del primo assassino seriale nella città di Palermo, Nino Velio Sprio, oscuro funzionario regionale trasformatosi negli anni in spietato serial killer. Dietro un anonimo impiegato della Regione Siciliana con una moglie casalinga e due figli, si è celato ai più il vendicatore solitario che ha ucciso Giovanni Bonsignore, integerrimo funzionario "colpevole" di indagare su alcune truffe e, nove anni dopo, Filippo Basile, capo del personale all'Assessorato Agricoltura, che stava per farlo licenziare dalla Regione siciliana. Lucio Luca ricostruisce le indagini che portarono a fare luce sulla vicenda, analizzando, in mezzo a vendette, punizioni ed estorsioni, il carattere, la violenza e le fobie del killer. (di Adriana Falsone)

Il suo lirismo è semplice, senza contorcimenti e senza l'ossessione di essere né troppo complicato né banale. Giacomo Giacomazzi corteggia la parola per ricordare la giovinezza e la vita. Su tutto un insieme di domande a cui però nessuno, nemmeno la poesia, riesce a fornire risposte adeguate. Il poeta interroga il lettore e se stesso, e prova così il dolore dell'assenza, del tempo che fugge lontano, delle verità che si scontrano, lasciando l'uomo nello sconforto del disinganno. Giacomazzi insiste sulla solitudine dell'uomo eppure si aggrappa con tutte le forze alla voglia di vivere che nutre con passione. Merito all'autore per l'autoproduzione del testo, scaricabile da Internet. (di Adriana Falsone)

balarm magazine 32

balarm magazine 33


CINEMA

MARCO AMENTA

Il regista palermitano arriva nelle sale alla fine di febbraio con il suo nuovo film “La siciliana ribelle”: una storia al femminile di resistenza all’oppressione di SVEVA ALAGNA

ph. Giulio Azzarello

Fra i film più acclamati all’ultimo Festival del Cinema di Roma quello di un regista palermitano che in tanti ricordano per Il Fantasma di Corleone, il docu-film sulla latitanza del boss Provenzano. Marco Amenta ha tirato fuori l’ultima fatica, nelle sale cinematografiche di tutta Italia dal 27 febbraio: La Siciliana Ribelle, un film liberamente ispirato ad una storia vera, quella di Rita Atria, a cui aveva precedentemente dedicato, nel 1998, il documentario Diario di una siciliana ribelle presentato alla 54° Mostra del cinema di Venezia. E come potrebbe definirsi se non “ribelle” un’adolescente a cui la mafia uccide il padre e il fratello (mafiosi) che a soli 17 anni, sceglie di rompere la legge del silenzio? Rinnegata da tutti (persino dalla madre), cerca con tutte le sue forze di emanciparsi dal sistema maschilista e omertoso in cui è cresciuta. Rita desidera fuggire lontano per inseguire la libertà, l’amore e la sua femminilità. «Come Antigone nella tragedia di Sofocle, Rita pone la morale al di sopra delle regole sociali - spiega il regista - come Antigone, va dritta al suo scopo. Ma non le importa il prezzo da pagare. Rita è un simbolo». Riduttivo classificare La siciliana Ribelle un film di mafia. È un romanzo di formazione, una storia universale: la storia della resistenza all’oppressione. Rita è una giovane donna che sceglie, rifiuta ciò che ha davanti gli occhi, opta per strade impervie. Amenta ha caro il tema della scelta, della partenza: è andato via da Palermo nel 1992, proprio dopo gli omicidi di Falcone e Borsellino. Trasferitosi a Parigi, ha lavorato inizialmente come foto-giornalista per la prestigiosa agenzia

francese Gamma e per diversi settimanali francesi e poi si è laureato in Cinematografia all’Università “Paris 8”. Poi si è spostato a Roma, iniziando ad operare in ambito cinematografico con un’intensa produzione documentaristica. «Sono andato via per crescere spiega - ma nel cuore ho sempre la Sicilia e lo dimostro anche attraverso i miei soggetti. Mi rivolgo spesso ai giovani perché quello in cui si trovano è il momento delle scelte importanti: seguire il cammino segnatoci dalla nostra famiglia o sceglierne uno personale, nuovo ma chiaramente più difficile. Un film può far riflettere, può accendere una scintilla che poi in alcuni diventa un fuoco». La Siciliana Ribelle, che è parte del progetto Sensi Contemporanei e a cui ha collaborato la Regione Sicilia (Dipartimento Regionale dei Beni Culturali, Ambientali e dell’Educazione Permanente), riprende la tradizione delle co-produzioni fra Italia e Francia: fra i co-produttori la francese Roissy Film Paris, la R&C (La Finestra di Fronte) ed Eurofilm, iniziatrice del progetto, la giovane e dinamica società dei fratelli Amenta. Simonetta, oltre ad aver prodotto tutti i film del fratello Marco, è attenta ai nuovi talenti soprattutto siciliani, come dimostra la produzione dell’ultimo film di Salvo Cuccia Fuori Rotta. Nella pellicola Amenta si avvale di attori siciliani, professionisti, come Paolo Briguglia (I cento passi, la Meglio Gioventù), Marcello Mazzarella (Placido Rizzotto), Gérard Jugnot (Les Choristes), Lucia Sardo (I cento passi) e non, come Mario Bellavista, avvocato penalista nella vita e sul set. Metodo da una parte, dunque, spontaneità dall’altra. È una caratteristica che Marco Amenta fa risalire al neorealismo, a Roberto Rossellini: «Per alcuni ruoli cercavo dei volti che avesse-

ro una verità propria dei “non attori”». Attrice principa- la Pace, è un nuovo film girato in Sicilia: «il titolo provle, la lampedusana Veronica D’Agostino, al suo primo visorio è “Il Re di Ballarò”, ma stavolta mi allontanerò ruolo da protagonista, dopo l’esordio cinematografico dal tema della mafia. Parlerà di temi sociali e di grannel film Respiro e la partecipazione al film-tv Paolo de attualità, di respiro internazionale, in cui vorrei una Borsellino. «Veronica è un’attroupe interamente locale, trice professionista che è riucon collaboratori che si stan«Sono andato via per crescere scita a mantenere una ma nel cuore ho sempre la Sicilia no formando sul territorio “genuinità”, una “verità” proanche ad iniziative e lo dimostro anche attraverso i grazie fonda. All’inizio ho parlato come Agrodolce e il nuovo miei soggetti. Mi rivolgo spesso Centro Sperimentale di molto con tutti gli attori per ai giovani perché quello in cui si Cinematografia che ha appespiegare la psicologia, le attitrovano è il momento delle tudini, le particolarità, poi ho na aperto una sede a lasciato loro una certa libertà, Palermo. Possibilità che non scelte importanti» ho chiesto loro di parlare nel ebbi io 15 anni fa quando proprio dialetto. Spesso invece nei film sulla Sicilia, i sono dovuto andare in Francia a studiare il cinema. La personaggi parlano in un siciliano artefatto, quasi comi- speranza è far nascere un industria cinematografica in co. A me interessava il realismo». Il progetto imminen- Sicilia che dia lavoro e sviluppi questo settore. Il clima e te, oltre Il banchiere dei poveri, sulla vita di Mohammed le location ne danno la possibilità: il mio sogno è che la Yunus, l’inventore del micro-credito e premio Nobel per Sicilia diventi una piccola California».

balarm magazine 34

balarm magazine 35

ph. Federica Bertolini


ph. Giancarlo Marcocchi e Anna Fici

CINEMA

Ciechi TUTTI, storie di vita

L’ultimo mediometraggio di Giuseppe Gigliorosso è ispirato ad una novella di Pirandello Nella sua novella “Guardando una stampa”, Pirandello costruisce una storia a partire dai personaggi raffigurati in un quadro che pur sembrandogli bello gli appare senz’anima. Comincia così a immaginare le avventure dei protagonisti del dipinto che prendono vita oltre la tela. A questo racconto si ispira l’ultimo mediometraggio di Giuseppe Gigliorosso, “Ciechi tutti”, unico lavoro italiano selezionato al XXII Festival Internazionale Francese FIPA, tenutosi lo scorso gennaio a Biarritz. Il regista ha già varcato i confini nazionali con altri lavori: nel 2002 infatti partecipò alla stessa kermesse con il cortometraggio “Sé”, l’anno successivo toccò invece a “Estasi e tormento”, selezionato al Festival Internazionale “Panorama” di Salonicco. Come sempre Gigliorosso non delude proponendo una storia ben congegnata grazie anche all’estrema professionalità degli attori tutti siciliani. “Ciechi tutti” ruota attorno a un trio di barboni, due ciechi e uno zoppo. Complesse e spesso conflittuali le dinamiche del gruppo in cui ogni personaggio è finemente delineato. Se Carmelo, detto lo “sciancato” (Paride Benassai, a destra) vive di espedienti e di cinismo, Paolo il “poeta” (Giuseppe Santostefano, a sinistra) chiede l’elemosina con una dignità che la sua condizione di invalido non ha intaccato minimamente. Suonano come una profezia le parole di quest’uomo senza luce che, sedu-

di MANUELA PAGANO

to sui gradini di una chiesa, recita senza sosta la cantilena: “Ciechi tutti, davanti alla morte siete tutti ciechi”. Paolo pur avendo perso la vista dice però di vedere meglio di tutti gli altri perché, diversamente dai “sani”, ha mantenuto la capacità di immaginare le cose nella loro essenza. All’estremo realismo degli scontri tra i due disperati fa da contraltare la disarmante ingenuità dell’altro cieco, Enzuccio “l’innamorato” (Nicolò Bellavista, al centro) che vive in un mondo tutto suo, precedente alla disgrazia che lo ha reso cieco. In questa dimensione dove la cruda realtà si confonde con il profumo dei ricordi Enzuccio ritrova se stesso, vivendo nell’estatica contemplazione del volto di una donna di cui era innamorato da bambino. Girato in soli nove giorni interamente a Palermo, il mediometraggio di Pippo Gigliorosso è stato prodotto da Gruppocorto con la collaborazione del Teatro Savio, del Centro Culturale Francese di Palermo e Sicilia e sponsorizzato dalla Provincia, con il supporto della Film Commission del Comune di Palermo. All’indiscussa bravura del regista e degli attori si aggiungono la splendida fotografia (diretta da Giovanni D’Angelo, con il “tocco magico” di Rosario Neri) e la musica di Maurizio Bignone con la voce di Silvia Balistreri che ridisegna sapientemente lo spazio del sogno e della realtà in un gioco fatto di emozioni e di riflessioni. balarm magazine 36


CINEMA

CINEMA

ph. Giuseppe Mineo

Death hour, l’ultima ora della notte Il primo corto dell’esordiente palermitano Vincenzo Puglisi è un omaggio al cinema horror di Lucio Fulci

“Fuori rotta” nel Mediterraneo Il palermitano Salvo Cuccia dirige un film on the road in cui emerge una Palermo totalmente inedita Un Mediterraneo in HD come non si era mai visto. È il documentario “Fuori Rotta” dell’artista palermitano Salvo Cuccia che in questo lavoro sintetizza tutta la sua esperienza maturata in questi ultimi 12 anni di ricerca su musica-suono-immagine con oltre 40 lavori tra video installazioni, cortometraggi e fiction. «Un film fatto di visioni in un viaggio non raccontato fisicamente ma come un concentrato di idee, linguaggi, immagini e personaggi da cinque paesi che si fondono, così come le loro lingue: l’arabo, il francese, lo spagnolo, l’italiano, l’albanese» - racconta Cuccia spiegando che l’idea di un film on the road è partita proprio da lui. «Il film è stato girato partendo dalla Corsica e percorrendo la Spagna passando da Marsiglia - continua il regista - attraversando il Marocco fino al deserto, proseguendo in Sicilia e poi ancora fino ad arrivare in Albania. Attraversando il Mediterraneo emergono storie di luoghi e personaggi che di quei luoghi rappresentano una chiave di lettura. Un percorso fuori dalle rotte dei media e dalla cronaca - conclude “l’esploratore” palermitano - da cui il titolo “Fuori Rotta”». Il lungometraggio, in poco più di un’ora racconta la vera storia di Antoine Giacomoni, fotografo corso che da 30 anni immortala i suoi soggetti allo specchio, le “mirror session” iniziate con Lou Reed, i Sex Pistols e altre star del rock. Circa 11 anni fa, Antoine era

di LAURA MAGGIORE

diventato cieco e solo dopo lunghe cure ha riacquistato la vista pur rimanendo in una condizione ancora incerta perché potrebbe perderla nuovamente e definitivamente: un fatto sconvolgente per un fotografo. «Ecco perché - spiega il regista - questo film è un racconto sull’atto e il ricordo del vedere e non solo sul Mediterraneo in sé come luogo di religioni, etnie e popoli, ora legati ora lontani». E continua l’autore: «Mi interessa di più il livello sensoriale che non quello intellettuale. Lo spettatore intraprenderà questo viaggio con me che sono l’autore, ma che faccio il viaggio con loro conoscendo di minuto in minuto, vivendolo prima ancora di comprenderlo». Tra i vari personaggi con cui entrerà in contatto Giacomoni anche Letizia Battaglia seguita da Nitto, un pescatore di coralli dell’isola di Levanzo che parlerà di squali proprio dopo la metafora usata da Letizia parlando con sofferenza di morti e altro tipo di squali. «Dal film emergerà una Palermo totalmente inedita cosi come un Mediterraneo più nebuloso che solare - promette Cuccia -, tutti i luoghi rivelano qualcosa di inedito: c’è un Mediterraneo della cronaca (quello delle guerre e dei deleritti che lo attraversano), ma ce n’è anche uno onirico, fatto solo della sua stessa forza. Che poi è la forza che sostiene tutti noi culturalmente e geneticamente». balarm magazine 38

Il regista Stanley Kubrick sosteneva che «il miglior modo per imparare a fare un film, è farne uno». Parole semplici e vere, quelle del maestro, che hanno rimbombato per mesi e mesi nella testa di Vincenzo Puglisi, mentre con Roberto Mannelli scriveva la sceneggiatura, sceglieva il cast, girava, montava e alla fine metteva on line su YouTube le immagini di “Death hour – L’ultima ora della notte”, il suo primo corto dai toni decisamente splatter, girato tra febbraio e luglio dello scorso anno a Mondello e negli ampi spazi di Piazzale Giotto. Quasi quindici minuti di video dai toni frenetici e dalle inquadrature nette, improvvise e inaspettate, che in modo compattato e condensato rendono omaggio non solo a quel mondo cinematografico dai toni “tarantiniani” con cui Vincenzo meglio conosciuto come Vicio – è cresciuto, ma anche a tutto il filone dell’horror cosiddetto “all’amatriciana” e al “poliziesco all’italiana”, che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta ha caratterizzato il nostro grande schermo. Pellicole giudicate un tempo dalla cultura alta, radical chic e (diciamolo pure) di sinistra “trash” e ora (Marco Gusti docet) classificate come degli “stracult”. «Il mio corto – racconta Vicio – è un omaggio al regista Lucio Fulci, che mi ha fatto innamorare, con pellicole come “L’aldilà”, del cinema splatter, truculento e pieno si sangue. Scrivendo la sceneggiatura di “L’ultima ora della notte”, il mio scopo era mettere paura. Spero di esserci riuscito». Ed è così, che secondo dopo secondo, il lavoro di Puglisi e Mannelli (visibile anche su Facebook), grazie al montaggio perfetto della Mixage audiovisivi, ti prende e ti sorprende. Merito degli interpreti. Tutti giovanissimi e tutti cinefili come i due registi. La trama parte da Giulia (una sorprendente Flora Vona), giovane mamma che, nel cuore della notte palermitana, si appresta a tornare a casa in auto dopo una lunga giornata di lavoro. Una macchina però inizia a pedinarla. Ed è a quel punto che prende il via un dramma fatto di insegui-

di VASSILY SORTINO

menti in auto, corse concitate e un Jimmy Ridimmi (mitico giocattolo anni Ottanta) sporco di sangue. «Un finale macabro – continua il regista – e non positivo, di cui Fulci sarebbe orgoglioso. A contribuire all’ottimo risultato è stato l’ingegnere Giulio Bona. Senza il suo contributo e le sue idee, le scene con gli inseguimenti non sarebbero state le stesse. Sono davvero orgoglioso del risultato». Quel che impressiona soprattutto è il modo in cui VincenzoVicio ti racconta tutto ciò. Si capisce, osservandolo, che la macchina da presa e quello che gli gira intorno, per lui è il migliore dei mondi possibili. Quando gli parli, capisci dai ph. Federico Maria Giammusso

suoi tic, dalla sua risata e dal suo modo di osservare le cose che, nonostante i suoi 26 anni, hai davanti a te un artista in fieri. Lo capisci anche dal suo modo di vestire. Per Vicio Puglisi, infatti, il cappello da baseball (con la visiera rigorosamente piegata) è parte integrante del suo guardaroba umano, un po’ come lo era la mitica sciarpa bianca di Federico Fellini. Si capisce così che la separazione tra l’uomo d’arte e l’uomo nella vita normale è sottilissima. «Tra qualche mese gireremo il prequel di “L’ultima ora della notte” – conclude Vicio – e sarà più macabro che mai. Le storie sanguinolente mi esaltano ed esaudiscono tutte le mie voglie. Che ci posso fare? Ma che sia chiaro, nella vita reale non ammazzo nessuno... Io». balarm magazine 39


COSTUME

MARCO AMATO

È il “Paolo Fox” palermitano, un nottambulo sempre in gilet che si divide tra consulenze, corsi e rubriche per rivelarci le ultime chicche dalle stelle

ph. Soraya Gullifa

di BARBARA RANDAZZO

in Lettere, con il “karma zodiacale”. E quale migliore dio dei simboli, fino alle perle di saggezza sicula. «Un occasione per incontrarlo della “Festa degli astrolo- bravo astrologo deve essere uno scientista. E discreghi”? Ovvero l’Epifania, in onore dei Re Magi. «Non to!». Una formula che ha conquistato anche i più difdimentichiamo che seguirono una stella»: afferma col fidenti. «I palermitani sono come le ostriche: coriacei suo tono pacato il nostro esperto, durante la celebra- fuori, morbidissimi dentro... Non a caso il capoluogo zione svoltasi nella “Piazza del thè” dell’Hamman di è del segno della Vergine, la Terra arsa ma internavia Torrearsa, dove, ogni venerdì dalle 16 alle 20, rice- mente fertile, in attesa della primavera». In pieno ve per consulti personalizzati. L’atmosfera orientale e rigoglio è invece l’agenda del nostro uomo delle stelle percussioni intriganti dell’hang drum, avvolgono la le, un tour de force quotidiano, tra consulenze, corsi, nostra piacevolissima chiacchierata. Sul tavolino, al le rubriche sulle riviste “Cult” e “Mezzocielo”… Per posto della sfera di cristallo, un portatile collegato al quest’ultima detiene un record di cui è fierissimo: è suo profilo Facebook, che cita: “astrologi si nasce… e l’unico maschietto finora ammesso in redazione! Un io Acquario nacqui”. Proprio come il celebre collega, beato tra le donne, che conta tra le sue fervidi sostequando si dice il destino nel nitrici anche Elisabetta segno! «Fox è l’unico che sti«L’astrologia non è una pratica Cinà, a cui deve il successo mo. Condivido il suo motto talk show “TVT Ore 12”, magica per prevedere il futuro nel “non credete agli oroscopi in cui veniva annunciato ma uno strumento per mettersi dalla ma verificateli!”. sigla “Maga in discussione. Deve consigliare Maghella”. «Un omaggio ai L’astrologia non è una pratie non sentenziare» ca magica per prevedere il cartoni animati anni futuro, ma uno strumento Settanta, che gusto la notper mettersi in discussione. Deve consigliare e non te, insieme alla cioccolata!». Un nottambulo anticonsentenziare» - sottolinea. E continua: «Una sorta di formista, sempre in gilet, beniamino di Venere… navigatore satellitare che indica un percorso, sta a noi «Sfatiamo un mito: non è il pianeta dell’amore ma dei seguire la “segnaletica”, indicata dal Tema Natale. Lo legami! L’attitudine verso il prossimo». A breve Marco spartito musicale con le “note” da utilizzare, sta al tornerà in tv, sui canali Telemed, nel nuovo magazine nostro libero arbitrio comporre la sinfonia». In sintesi: “Sicilia live” di Bruna Masi, con la regia di Maurizio gli astri influenzano, ma non costringono… Ma cosa Diliberto Paulsen (padre della Iena Pif). Prima di chiedono i concittadini al nostro guru? «Niente strali lasciarci, il mio cicerone astrale rivela le ultime chicda Cupido o dritte per l’enalotto! - ironizza - ma con- che: «Il segno più priato del 2009 sarà l’Acquario! ferme sui propri investimenti personali, le passioni Grazie al benefico Giove, la terna Amore-Saluteartistiche inespresse…». Un “m’amo non m’amo” che Lavoro è assicurata! Il più arraggiatello: il Leone». Me richiede un ascolto sensibile e competente, che tapina! Avrò Saturno contro e la luna di traverso! Ma Marco dimostra spaziando dalla matematica allo stu- lui mi rassicura «C’è sempre una buona stella…». BREVE E VERACE VADEMEVUM ASTROLOGICO

Il bisesto e funesto 2008 ha lasciato un pesante testimone al nuovo anno. Come direbbe Quelo, l’irriverente messia di Corrado Guzzanti, “C’è grossa crisi!” E se pochi riescono a farci una risata su, milioni di Italiani chiedono lumi alle arti divinatorie, sempre più in auge. Secondo recenti sondaggi, “oroscopo” è tra le parole più cliccate nelle ricerche online; e non solo, libri, riviste specializzate e rubriche tv, registrano

record di gradimento e scatenano accese polemiche. Per la comunità scientifica si specula sulla fragilità emotiva della gente; per la Chiesa cattolica sono solo blasfeme superstizioni. Ma il popolo del “non è vero ma ci credo” non demorde, consacrando nuovi divi mediatici astrologhi come Paolo Fox. Anche Palermo non sfugge all’epidemia esoterica rilanciando il suo personale “oracolo”: Marco Amato, 33enne laureando balarm magazine 40

SEGNO

ELEMENTO

MOTTO

PREVISIONI FLASH PER IL 2009

Ariete Toro Gemelli Cancro Leone Vergine Bilancia Scorpione Sagittario Capricorno Acquario Pesci

Il Fuoco che infiamma La Terra feconda L’Aria della parola L’Acqua che disseta Il Fuoco del sole La Terra della conservazione L’Aria dolce dell’armonia L’Acqua fertilissima delle paludi Il Fuoco del carbone ardente La Terra rocciosa La siderale Aria dello spazio L’incontenibile Acqua marina

IO ESISTO IO HO IO COMUNICO IO MI PROTEGGO IO SONO IO CONSERVO IO REGOLO IO CREO IO VIAGGIO IO COSTRUISCO IO PENSO IO FUGGO

Dopo un 2008 catastrofico, rinascita… s’arripigghiano! Spese, spese, spese e… nenti piccioli! Smetteranno di soffrire, finamente liberi! Chi dici?! Torna il sentimento e smetterete di picchiulare! Non siate scostanti… ovvero Un vannacate!! Il riscatto non tarda ad arrivare, ‘nanticchia i pacenzia! Si godrà i frutti della gioia… per la serie: ora m’arricrio! Tante difficoltà iniziali ma alla fine otterrete sazio! Equilibrio ritrovato e di nuovo pronti a partire… Vi salutu! Dovete stringere la cinghia… miii pitittu! Avrete di tutto e di più… Siete i megghiu!! Hanno messo la testa a posto, pare… un mi pari vero!

balarm magazine 41


ph. Federico Maria Giammusso

COSTUME

IL MERCATINO BIOLOGICO

Si chiama Cesto ed è un luogo dove ritrovarsi per mangiare sano nel rispetto della natura di SONIA PAPUZZA Imparare come si fa il pane in casa, conoscere da dove vengono i pomodori che si mangiano, scoprire che gli sparacelli crescono solo in un dato periodo dell’anno. Non serve tornare indietro nel tempo per avere un contatto più diretto col cibo che troviamo sulle nostre tavole. Basta andare al “Cesto”, il mercatino biologico che si tiene ogni giovedì a partire dalle 18 al Circolo Malaussene dell’Arci di piazzetta Resuttano, a due passi dalla chiesa

di San Francesco d’Assisi. Nato dalla necessità di pochi affezionati al biologico di trovare i prodotti che gli servivano tutti in un unico luogo e ad un costo contenuto, Cesto si è trasformato in poche settimane in un mercato a tutti gli effetti, dove la gente fa la fila per assicurarsi le arance di Ribera o la caciotta di Roccamena. I due ideatori di Cesto (che sta per “centro storico”) Maria Carolina Valguarnera e Massimiliano Mori, facevano parte inizialmente di un gruppo di acquisto solidale, ma si sono accorti che il metodo non funzionava. «Su dieci persone – racconta Maria Carolina – alla fine eravamo in due a lavorare. Allora abbiamo pensato a quest’altra soluzione: portare a Palermo tutti i produttori biologici che ci interessavano e aprire la vendita alla città. Conviene a tutti: i prezzi sono quelli della grande distribuzione ma i prodotti garantiti da aziende biologiche piccole e sicure». All’inizio produttori e i pochi adepti si incontravano quasi di nascosto, in atri semibui, per scambiarsi la loro merce preziosa. Poi sono diventati sempre di più ed è stato necessario trovare un posto più grande. «All’inizio - racconta Mori - ci riunivamo nell’atrio dell’hotel Patria, la merce disposta su banchetti di legno improvvisati e gli acquirenti avvisati tra gli amici col passaparola. Una decina, non di più, di carbonari vegeto-sovversivi. Poi abbiamo capito che la cosa interessava molta gente, e abbiamo trovato l’ospitalità del circolo Malaussene». Al biomercatino non si compra solo frutta di stagione e prodotti naturali al cento percento. È anche un luogo dove riscoprire il piacere di stare in compagnia, di chiacchierare e di imparare ricette nuove. Infatti il sito www.biomercatinocesto.blogspot.com, creato apposta per comunicare ogni settimana i cibi che si troveranno al mercatino, avverte che sono sgraditi comportamenti antisociali quali i duelli per accaparrarsi l’ultimo frutto, il non chiacchierare con gli altri avventori e con i produttori e presentarsi con i “soldi interi” e senza i contenitori per la spesa. Già, perché Cesto si propone anche di indurre un comportamento responsabile verso la natura in genere, e quindi non fornisce sacchetti di plastica: ognuno deve riciclare quelli che ha a casa o usare borse e zaini per portare via la merce acquistata. Inoltre, favorisce lo scambio di merci che vengono da paesi siciliani, diminuendo così l’inquinamento e lo spreco di petrolio necessario per fare arrivare in Sicilia prodotti provenienti dall’altro capo del mondo. «Incontrare gli agricoltori e gli allevatori – continua Mori - è un modo per risolvere tanta ignoranza su quello che mangiamo. Lo sviluppo futuro della nostra idea è quella di creare una mappa degli acquisti e delle conoscenze sulle realtà locali che producono biologico. Sul sito si trovano già i primi link». balarm magazine 42


ph. Federico Maria Giammusso

COSTUME

Un format TV tra arte e musica Nicola Torregrossa ed Alessandra Costanza sono i protagonisti del programma sulla musica siciliana Si chiama M.R.S. Music - Most Request Sicilian Musicil programma musicale prodotto da TeleRent, scritto dal giovane regista Nicola Torregrossa e condotto dall’attrice Alessandra Costanza. Nato recentemente per promuovere le band musicali “made in Sicily”, attraverso la classifica di music videos, il format ha già riscosso un notevole successo di pubblico oltre che di partecipanti. Si tratta di un progetto assolutamente nuovo, nato per dare rilievo alle potenzialità del nostro territorio in campo musicale. Chi fa musica oggi ha difficoltà a farsi notare anche se è un valido artista e propone prodotti originali. Molti locali poi non aiutano i musicisti emergenti, rispetto a città come Londra o Parigi, Palermo è purtroppo indietro. Ma la musica è un mezzo di espressione artistica e di promozione culturale importantissimo, quella giovanile rappresenta lo specchio di desideri, tendenze, stili di vita e soprattutto identità collettive. Ecco che allora nasce Mrs Music, una piazza per giovani artisti che insieme a musicisti già noti, ma esclusivamente del panorama musicale regionale, si sfidano virtualmente ogni due settimane. Avrete capito quindi che partecipare non è complicato ma che oltre ad essere una band è fondamentale possedere un videoclip. È quest’ultimo infatti che permette ad ogni gruppo di entrare in gara e di essere inserito in una playlist presentata ad ogni pun-

di DANIELA GENOVA

tata prima della classifica finale e consultabile all’indirizzo www.myspace.com/mostrequestsicilianmusic. Allo stesso indirizzo è possibile votare la band preferita inviando una e-mail oppure se si preferisce scrivendo un sms al numero 366.3643450. Il programma è giovane e frizzante e sta già dando i suoi frutti. In testa nelle ultime settimane, tra le note band siciliane, quasi sempre I Tinturia con i brani I don’t Know e Bonanova, gli Alibabà con Odio l’Inverno. In classifica anche le Corde Pazze con Sono morto da cinque minuti e Sinfonica Sociale e Serenella con Scirocco. Tra le realtà fino a poco tempo fa meno note, in ottima posizione I Life Like a Butterfly con Into the dream ed i Kookamburra Band con Archetipo. Ciò che caratterizza la trasmissione è poi il numero cinque: cinque i minuti di messa in onda sulle emittenti locali Telerent e Cts o sulle frequenze Sky Mediterraneo SAT 1 e Viva L’Italia, cinque le posizioni in classifica e cinque i cambi d’abito di Alessandra, che conduce in una coloratissima cornice assolutamente glamour. Ma non è tutto, l’originale format propone anche un gioco dedicato all’arte contemporanea. È un pittore infatti il personaggio misterioso da indovinare, attraverso effetti grafici e disegni multimediali proiettati sull’immagine modificata della conduttrice, per concorrere alla vittoria di un i-pod Shuffle. balarm magazine 44


ph. Federico Maria Giammusso

COSTUME

Swapping: shopping a costo zero In tempi di crisi, con poche semplici regole c’è un modo per rinnovare il guardaroba divertendosi Ad agosto il mare, a dicembre il Natale, ad aprile la primavera... E a febbraio-marzo? La verità è che in questi mesi non succede proprio un bel niente. E in più, si è a dieta dalle feste, bianchi come la neve, e si hanno le tasche vuote dopo aver speso tutto tra Natale e sconti. E quel che è peggio, è che non ci si può neanche consolare. Già, perché non c’è niente di più terapeutico dopo un fidanzato storto, una sfuriata dal capo o il matrimonio della cugina stronza in cui tutti ti chiedono quando sarà il tuo turno, che provarsi un bel vestito, uno di quelli che ti fa sentire favolosa. Niente. Neanche una setteveli. I negozi sono sempre aperti, ovvio. Ma come? Tra i resti degli sconti e i nuovi arrivi che chissà quando si metteranno, non è che ci sia da perdersi. Le commesse poi, sembrano ancora non essersi del tutto riprese dall’assalto degli sconti, niente a che vedere con quelle docili creature che sorridono sempre e fanno un sacco di complimenti, anche se le cose stanno come un sacco di patate, perchè loro sono sempre lì a dire “che è così che si porta quest’anno, con la maglia che strizza la pancia e appiattisce il seno”. Così non resta che trovare altre soluzioni. Uno di questi potrebbe essere quello di provare lo swap (baratto), pure in voga tra le vip. Si tratta di una riunione tra amiche in cui ci si scambia i vestiti non malmessi, ma che

di FEDERICA SCIACCA

hanno stufato. È un modo per rinnovare il guardaroba a costo zero, cosa tra l’altro utile in un periodo di crisi come questo. Il trucco sta tutto in poche semplici regole: la prima, fondamentale, è quella di selezionare in maniera accorta le partecipanti, perciò badate bene a bandire quella vostra amica demodè che vi rifilirebbe solo maglioni con i pallini, di quattro anni fa o le gonne scozzesi che non si sa perché ogni tanto tornano di moda, in cambio di quel vostro top, che forse a guardarlo bene non è poi tanto male. La seconda, è che bisogna essere sicuri delle cose che si è deciso di dar via, perché nello swapping non c’è spazio per il pentimento. E non provate con il sentimentalismo, tipo: “scusami, mi potresti restituire quel foulard, mi sono ricordata che l’avevo indosso la prima volta con Marco”. È sleale. La terza, e ultima è quella di evitare di farlo a casa propria: il fatto è che si rischia che la roba che avete selezionato non ha un gran successo, mentre quella rimasta lì nell’armadio, ma ben visibile finisce per far molta più gola, e allora potrebbero scattare occhi dolci per aver quel favoloso paio di scarpe col tacco che non avevate nessun intenzione di scambiare. Perciò buon divertimento e mi raccomando, non fate troppo le furbe, perché i vestiti vanno e vengono, ma le amiche sono per sempre (o almeno si spera). balarm magazine 46


CIBO

L’ABBINAMENTO IL VINO di GIORGIO AQUILINO

Sfincione, cotto a legna è la morte sua Il simbolo del nostro cibo di strada viene qui svelato di LETIZIA MIRABILE nella versione bagherese della signora Lia Che noi siciliani abbiamo un orgoglio spiccato e forse innato è cosa risaputa. Certi ambiti sono pericolosi: la città di appartenenza, la famiglia, cosa preziosissima e inviolabile, e la propria cucina, o quella della moglie, o della mamma. Con i siciliani vale la regola degli inglesi: si parla del tempo, del cioccolato svizzero e del sindaco, che di solito è un idiota e possibilmente cornuto, come l’arbitro. Insomma di cose su cui tutti siamo d’accordo. Ci sono poi delle realtà difficili da accettare, me ne rendo conto, che sono però innegabili. Una delle prelibatezze palermitane, simbolo del nostro mangiar di strada e ormai della nostra alimentazione, è lo spincione. Alcuni sostengono che sia di derivazione araba, altri che sia nato dalle manine sante delle suore dell’Oratorio di San Vituzzu. In ogni caso dove sia nato importa relativamente, anche a quali feste fosse legato, al Natale, al Capodanno, all’Immacolata, oggi, infatti, mangiamo sfincione in qualsiasi occasione e ovunque: all’uscita della scuola, come alternativa alla sana ed equilibrata merenda che il cuoco dei campioni prepara ai calciatori, per non mangiare

Da sempre, degustando questo delizioso ed insostituibile piatto, siamo propensi ad abbinarlo con bibite gassate e zuccherate o con la popolarissima birra. Il vino, invece, non è affatto molto abbinato e richiesto. Si tratta di tendenze, di usi che molto spesso esulano anche dal contesto gastronomico, o forse, molto più semplicemente, noi palermitani siamo più abitudinari e meno propensi a provare il “nuovo”. Anche se di nuovo, se ci pensate bene, rimane solo l’idea e la curiosità di provare ad unire il vino a questo tipico prodotto locale. In effetti tutto si muove e si evolve per semplice curiosità e voglia di “diverso”, anche in gastronomia. Allora, seguendo questo movimento naturale, valutiamo altre opportunità, cominciando come sempre dall’analisi gustativa del piatto. In esso rileviamo la presenza di alcuni elementi: dalla tendenza dolce tipica dei farinacei alla sapidità, speziatura e aromaticità del formaggio fino alla tendenza acida del pomodoro. È quindi un piatto sicuramente strutturato e complesso che, per l’insieme di queste caratteristiche, può essere certamente abbinato ad un vino. L’importante è che sia in grado di bilanciarne il profilo sensoriale e creare un equa armonia di sapori. Tra le tante alternative disponibili, suggerisco un vino rosso a base perricone prodotto nella doc Monreale.

sempre la pizzetta o la ciambella in spiaggia, tanto insivata è l’una, insivato è l’altro. Anche se si dice che è scaissu r’ogghiu e chino ri pruvulazzu, sfido chiunque a mangiare lo sfincione senza urgersi le dita! Le regole fondamentali di questa leccornia sono: la consistenza della pasta, che deve essere morbida, spugnosa, come quella delle sfince, da cui deriva il nome, lo spessore, che deve essere alto due dita circa, e il condimento, che qualsiasi cosa sia, deve essere abbondante. Con tutto il rispetto per gli abbanniatori, che con fatica e tenacia girano la città con le loro carrettelle, a mia chiddu non mi rappresenta niente. Chiaramente sono gusti e de gustibus… Ma quello è scaissu anche ri condimento e che sfincione è senza cipudda? C’è un velo di pomodoro ca manco pare, muddica quasi niente e sa di lievito. Insomma meglio quello dei panifici e ancor meglio se è cotto con il forno a legna. Quella è la morte sua, magari anche la nostra, figurata ovviamente. Quella che ci fa scendere nell’oblio dei sensi per riemergere conciliati con la vita e magari con ddu crasto che ci graffiò la macchina. Le varianti

sono molte. A Palermo è d’obbligo farlo rosso con acciu- tutti gli ingredienti. Poi, si copre con un panno. Nel fratghe, caciocavallo a tocchetti, mollica atturrata sale e tempo si sbucciano le cipolle, abbondanti, e si cucinano pepe, spesso le cipolle vengono tagliate a cubetti e non in una padella con olio e un po’ d’acqua. Poi, nella variansempre ci si aggiunge la spolverata di pecorino. A te rossa, si versa la polpa di pomodoro e si fa cuocere Bagheria, invece, terra che ha assunto questo piatto a ancora. Dopodiché vanno uniti i carciofi a fette, già cucisuo vessillo, lo sfincione è bianco, tondo, con le cipolle nati in un pentolino con un po’ d’olio e sale. Infine quantagliate a fette, magari l’aggiunta di ricotta e primo sale do tutto il condimento è pronto si aggiungono pezzetti di a fette e sopra tutto una bella caciocavallo stagionato. Poi si spolverata di pecorino. Sempre unge una teglia e stende la in questa ridente cittadina, ho Le regole fondamentali di questa pasta, si versa il condimento, leccornia sono: la consistenza assaggiato una versione rossa e si cosparge con la mollica con i carciofi, che devo dire atturrata, infine si spolvera della pasta, che deve essere merita i compimenti. Così ho morbida, spugnosa, lo spessore, con il pecorino e un po’ di imparato la ricetta dalla signopepe. Inforna a 200° per 40 che deve essere alto due dita ra Lia, una bagherese di 4/4, e già dopo 15 minuti il circa, e il condimento, che deve minuti che non si è mai mossa dalla profumo fa arruspigghiare i essere abbondante sua città, se non per partorire i morti. E vi assicuro una bontà suoi quattro figli maschi. La priindicibile, nonostante il disapma raccomandazione è stata la lavorazione della pasta: punto di Lia, che, quella volta, continuava a ripetere: “Ti devi rumpere i polsi!”. La pasta deve essere morbida, “Sarà bbuono, ma unn’è chiddu ru forno a legna!”. Io deve diventare un panetto liscio e lievitare almeno comunque per non darle dolore ne ho mangiato tre pezun’ora. Si utilizzano 250 gr di farina 00 e 250 gr di farina zi e due me li ha avvolti per uno spuntino serale. “Chistu rimacinata, 20 gr di lievito di birra sciolto in acqua, sale, stasira è cchiù miegghiu assai anche se unn’è come chidun pizzico di zucchero e acqua tiepida per amalgamare du ru forno a legna!”. Ma prima di cena era già finito.

balarm magazine 48

balarm magazine 49




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.