bimestrale gratuito di cultura, costume e società numero 15 aprile/maggio 2010
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.p. - D.L: 353/2003 (conv.n.46 art.1 comma 1 - SUD2 Palermo)
SERGIO FRISCIA Un comico “di pancia”
RITAGLI
la Fondazione Federico
II è online La Fondazione Federico II, organo culturale e informa tivo dell’Assemblea Regionale Sicilian a, ha da poco presentato il suo nuovo sito all’indirizzo www.feder icosecondo.org: uno stru mento per rendere più efficace e age vole la comunicazione con il pubblico, che può attraverso il web informarsi su attività e iniz iative. In cinque lingue differenti, il sito dedica alcune pagine al com plesso di Palazzo dei Normanni e dell a Cappella Palatina, offrend o un tour monumentale degli spazi e delle opere custodite, che si estende a quindici ambienti diversi. ai paramenti sacri della Cap Una pagina in particolare pella, con accurate riprodu è dedicata zioni fotografiche. Non man mente aggiornata e dedicat ca la sezione “news”, costan a alle esposizioni e attività teculturali organizzate dalla Fondazione. (Fabio Vento)
UCI Cinemas: a Palermo il multiplex 3D
UCI Cinemas, il più importante circuito cinematografico italiano ed europeo, arriva anche a Palermo e apre il primo multiplex con 3D. Il centro commerciale “Forum Palermo” (a Brancaccio) accoglie sette sale maxischermo per un totale di circa 1300 posti a sedere, con circa 216 poltrone “vip”. Previsti nelle prossime settimane blockbuster come “The Final Destination”, “The Hole”, “Toy Story 3” e “Shrek 4”, oltre a concerti esclusivi - live e non - ed eventi sportivi. A disposizione degli spettatori tutti i servizi del circuito: prevendita e prenotazione via web, call-center, biglietterie automatiche self-service sul posto, tessere per ingressi a tariffa scontata e vari tipi di fidelity card. Per maggiori informazioni consultare il sito www.ucicinemas.it. (f.v.)
nuova edizione del concorso “Design Medit erraneo” Parte anche que
st’anno il concorso internaziona le “Design Mediterraneo” promosso dall’ associazione culturale “Palermo Design” e dal suo mag azine online. I partecipanti dovranno mostrare la capacità di interpretare o anticipare le trasformazioni negli scenari di vita dei paesi del Mediterraneo, evitando gli stereotipi. Alle tre sezioni del concorso - product design, visual design e fotografia - possono partecip are designer, architetti, fotografi sia studenti che professionisti. e creativi Sul sito www.palermodesign.it, che dettaglia le regole, c’è un iscrizione con cui inviare i prop modulo di ri materiali entro il termine mas simo di giovedì 15 luglio. Ai prim cati andrà un premio in denaro, i classifie un numero speciale del mag azine sarà dedicato a tutti i lavo e menzionati. (f.v.) ri premiati balarm magazine 4
RITAGLI
Comunità LGTB: il primo Pride PALERMITANO
Il 19 giugno Palermo accoglierà per la prima volta nella sua storia il Sicilia Pride della comunità LGTB (lesbiche, gay, transgender e bisessuali): un corteo, preceduto da un ciclo di manifestazioni, per affermare il diritto e l’orgoglio di vivere il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere, quali che essi siano. Al fianco delle locali associazioni LGTB ci sono partiti, movimenti, sindacati, altre associazioni, in quello che vuol essere un percorso comune di rivendicazione, più in generale, di tutte le differenze e tutte le istanze sociali. Nelle settimane precedenti al corteo Palermo accoglierà convegni e dibattiti pubblici e il Giardino Inglese ospiterà un “Pride Village” dove si terranno concerti e spettacoli. Il calendario delle iniziative è su www.siciliapride.org. (f.v.)
tro Patafisico” nuovo nasce il “PiccoloinTea un via Sant’Agata alla Guilla 18,
, Si è inaugurato a Palermo ro sui generis, Teatro Patafisico”. «È un teat spazio culturale: il “Piccolo olo teatro-bar, picc un È ri zato aniz org gli è un’eccezione - dichiarano .» Si propone tedeschi ma molto siciliano un po’ nello stile dei cabaret plicemensem he e polivalente. Ma anc come spazio creativo aperto un libro, si biar scam , eme insi e sono star te un posto dove i soci pos sempre no rofo mic un artistico grazie ad ma, esposizioni, nel tentati “testare” un proprio lavoro oni artistiche, rassegne di cine tazi ifes rma man info ri, i rato gior labo Mag à . iter rizzare la cultura siciliana aperto. Il Piccolo Teatro osp o e ai giovani artisti e di valo blic pub al lità sibi pos ve vo di offrire nuo loteatropatafisico.it. (f.v.) zioni sul sito web www.picco
“Contemporary Sounds” PER I 10 ANNI DI CURVA MINORE
Le edizioni “Casa Museo Antonino Uccello” di Palazzolo Acreide pubblicano “Curva Minore Contemporary Sounds: 10 anni di nuova musica in Sicilia 1997 / 2007”, volume dedicato ai primi dieci anni di attività della palermitana “Curva Minore”, associazione per la musica contemporanea attenta nel coinvolgere un pubblico giovane sui contenuti artisticoculturali dei nuovi linguaggi della musica e delle esperienze sonore più attuali. Il libro, che comprende saggi storici, didattico-pedagogici, musicologici, poetici e un ampio repertorio fotografico e iconografico, è scaricabile online dal sito www.curvaminore.org ed è in vendita in volume al bookshop del Museo Riso (corso Vittorio Emanuele 365), con allegati 3 CD che propongono le originali linee artistiche promosse dall’associazione. (f.v.)
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RITAGLI
biologico PART-TIME PanOrtus: agricoltore coltivato di un appezzamento di terreno,
Diventare proprietari “a tempo” ne: è inata delle pendici del monte Grifo a ortaggi, fra la natura incontam ola Lo Giudice. Il agric nda azie le loca dalla to il progetto “PanOrtus” idea ndo i crizienda la cura del campo, seco proprietario potrà delegare all’a vaziocolti nella ente intervenire direttam teri dell’agricoltura biologica, o ne aggiuntivo cano olo picc un Con o. adin ne, come un vero e proprio cont limone e anche dei frutti di due alberi di mensile si diventerà proprietari ghe, pomodori, lattu essi di (fra ità qual di e osi a che garantisce prodotti sani, gust uttivo. Per maggiori informacinque di nespolo. Un’esperienz ista consapevole del processo prod agon prot tore uma cons il e rend melenzane) e che e il numero 091.982783. (f.v.) panortus@gmail.com o chiamar zioni scrivere all’indirizzo e-mail
Palermo vegetariana: LA
MAPPA ONLINE è una mappa Google che ripo rta i luoghi di interesse per chi a Palermo è vegetariano o medita di diventar lo: dai ristoranti con menu “su misura” ai negozi che vendono prodotti a base di tofu e seitan, pass ando per panifici e pasticcerie che non fanno uso dello strutto (grasso di maiale) che, da queste parti, si ritrova perfino nel pane e nei dolci. “La Palermo Vegetariana”, all’indiriz movegetariana.it, viene aggiorn zo www.palerata con le segnalazioni inviate dagli utenti dei gruppi Faceboo Vegani Sicilia” e “Vegetariani k “Vegetariani e di Palermo”. Questi gruppi sono aperti a chiunque voglia condivid esperienza ed entrare in contatto ere la propria con altri vegetariani della nost ra città e regione; chi non è iscri network può comunque segn tto al social alare nuove risorse via e-mail. (f.v.)
il blog del Gruppo d’Acq
uisto Bi.Bi.Gas Gruppi di cittadini che effettua no le proprie spese, alimenta ri ma non soltanto, direttamente dai produttori, selezionandoli in base a criteri “solidali” come l’agrico ltura biologica e a km 0: que sti sono i Gruppi di Acquisto Solid ale. Consolidatisi da pochi ann i anche nella nostra città, puntano a recuperare i valori del man giar sano, del rispetto della natura, dei rapporti umani. Uno di que sti, il Bi.Bi.Gas, ha da poco aperto un blog all’indirizzo www.bibig as. it, per dialogare in modo ape rto con gli utenti del web, pale rmitani e non solo. Su queste pag ine racconta com’è nato e com e funziona, ma presenta anche le sue iniziative, con report foto e video. Non mancano articoli interventi sui temi dell’ecologia e , dell’autoproduzione, del con sumo critico e dei comportame responsabili. (f.v.) nti balarm magazine 6
RITAGLI
lana di Sergio Flaccovio “Siciliani”: la nuova col dedicati agli arti-
Editore
è una nuova collana di saggi biografici de la nostra terra: sti e ai pensatori che hanno fatto gran iani” è stata da “Sicil no, Mari Carlo ppe Giuse da ta diret Flaccovio Edida pa stam renza confe in poco presentata il bibliofilo palermitore. Già pubblicati i primi due tomi: edusa, autore de “Il Gattopardo”, biografia di Giuseppe Tomasi di Lamp tano Salvatore Savoia ricostruisce la dalla fama del romanzo; alla rata oscu o spess o ante grandezza” tropp nel tentativo di coglierne “l’affascin lare Italiano, si dedica invece Popo o, sacerdote e fondatore del Partito travagliata esistenza di Don Luigi Sturz ità degli Studi di Palermo. ivers all’Un che Politi ine Dottr di Storia delle Eugenio Guccione, professore ordinario libreria al costo di 12 euro. (f.v.) Entrambi i volumi sono disponibili in
Alla scoperta della “Palermo IN...VISIBILE”
Una visita alla catacomba di Porta D’Ossuna nel Transpapireto, poi una passeggiata lungo i Bastioni delle Balate di corso Alberto Amedeo, e infine l’esplorazione della Grotta dei Beati Paoli, concludendo con un tipico pranzo siciliano e degustazione di vino in una trattoria di Ballarò: questo il programma dell’itinerario guidato “Palermo in...visibile” realizzato dall’Assessorato al Turismo del Comune di Palermo e adottato dal brand di servizi turistici Sicily Wine Tourism col patrocinio dallo stesso Assessorato. Le escursioni, dal costo di 25 euro a persona, sono previste ogni fine settimana fino a giugno. Disponibili guide in lingua straniera e in LIS (lingua italiana segni). I posti sono limitati; per maggiori informazioni telefonare ai numeri 091.6117887 e 388.3651018. (f.v.)
circolo Arci “NZocchè”via Ettore Ximenes 95, Al Borgo Vecchio nasce il di Il suo nome è “NZocchè” e dalla sede
Palermo accoglie un nuovo circolo Arci. one come spazio culturale e quartieri “difficili” della città, si prop in quel Borgo Vecchio che è uno dei pranzi e aperitivi a “km 0”. «Apriamo sociale; ma anche come ritrovo per ata culturalmente - dichiarano Titti rtific dese città uno spazio sociale in una Latorre - dove le idee innovative non De Simone, Rosi Castellese e Cathy debba ripartire dalla resistenza di una si che iamo Pens a. hanno cittadinanz primi anni ‘90 aveva vent’anni e che nei generazione culturale, quella che per cambiarla». Aperto dal lunedì al oggi vive in questa città e si impegna chè ospita numerose iniziative per NZoc di ino giard sabato dalle 11 alle 24, il chiamare il 338.8896677 o andare sul i soci Arci. Per maggiori informazioni (f.v.) com. ress. ordp blog nzocche.w
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balarm magazine bimestrale di cultura, costume e società anno IV n°15 aprile/maggio 2010 registrazione al tribunale di palermo n° 32 del 21.10.2003 editore associazione culturale balarm partita iva 05226220829 iscritta al ROC, registro degli operatori di comunicazione, al numero 18155 direttore responsabile fabio ricotta coordinatrice sveva alagna impaginazione massimiliano della sala (grafishdesign.it) stampa officine grafiche riunite (palermo) tiratura e distribuzione numero stampato in 12.000 copie e distribuito gratuitamente a palermo, monreale, mondello, bagheria e comprensorio in circa 200 punti di aggregazione culturale e mondana redazione via nicolò garzilli 26 - 90141 palermo tel. 091.334780 / fax 091.7817486 redazione@balarm.it www.balarm.it pubblicità tel. 091.334780 / mob. 328.5351236 pubblicita@balarm.it articoli adriana falsone, gigi razete, gjin schirò, federica sciacca, alessandra sciortino, giulio giallombardo, claudia brunetto, daniele sorvillo, laura francesca di trapani, giulia scalia, serenella di marco, salvatore salviano miceli, manuela pagano, tommaso gambino, letizia mirabile, giorgio aquilino, marco amato, fabio vento, manfredi lamartina, marina giordano, marco corona, sonia papuzza, cristiana rizzo, paola pizzo fotografie federico maria giammusso, alberto romano, giuseppe sinatra, giorgio pace, marco lincetto, peppe musumeci, valentino bellini, matteo carnesi, silvia renda, jurij gallegra, giuseppe arnone, sandro scalia prossima uscite n°16 (giugno-luglio) n°17 (agosto-settembre) n°18 (ottobre-novembre) tutti i numeri sono scaricabili e sfogliabili in pdf all’indirizzo www.balarm.it/magazine abbonamenti per ricevere il magazine via posta ordinaria in tutta italia è possibile abbonarsi online su www.balarm.it o da master dischi, in via xx settembre 38 a palermo in copertina sergio friscia (ph giorgio pace)
di FABIO RICOTTA
SEMU RICCHI E NUDDU ‘U SAPI... MA C’È UN’ALTRA PALERMO
Gli spunti da cui partire per una riflessione su ciò che ci circonda non mancano mai. Specialmente in questo periodo di incertezze. Per questa volta, però, eviterò di riflettere in tal senso, anche perché risulterei ripetitivo e tedioso (almeno per me). Non voglio soffermarmi su quello che di negativo ci attanaglia ma su quello che di positivo ci fa crescere e ci rende migliori. In primo luogo le associazioni antiracket palermitane Addiopizzo e Libero Futuro impegnate costantemente nella lotta contro il “pizzo”. Ne è prova l’ultima iniziativa da poco presentata, il “bollino Pizzo Free”, un marchio che è ulteriore garanzia per il consumatore e che contraddistingue il prodotto certificando la sua appartenenza al circuito di Addiopizzo (anche Balarm è tra questi). In secondo luogo, tutti quei “movimenti dal basso” che in questi ultimi anni sono nati in città: mi riferisco alle associazioni Muovi Palermo, PerPalermo, Palermo Per Palermo, ai blog Città 2.0 e Mobilita Palermo; e anche al consorzio Piazza Marina & dintorni e all’associazione Via Roma, entrambe di recentissima formazione. Tutte esperienze nate dalla volontà di semplici cittadini, dalla voglia di cambiare e nello stesso tempo suggerire, indicare al meglio agli amministratori pubblici nuovi percorsi da seguire. Anche noi nel nostro piccolo cerchiamo di dare il nostro contributo, soprattutto parlando di queste iniziative e cercando di coinvolgere e motivare quanta più gente possibile ad occuparsi in prima persona della propria città. Infine, un ricordo di Gregorio Napoli, storico critico cinematografico recentemente scomparso. Una persona seria, appassionata e competente. A lui dedichiamo questo numero di Balarm magazine. E adesso non mi resta che augurarvi buona lettura. balarm magazine 9
ph. Giorgio Pace
PRIMO PIANO
SERGIO FRISCIA
Percorsi e aneddoti che hanno condotto “un comico di pancia” alle luci della ribalta fino a “Mezzogiorno in Famiglia” su RaiDue, alla “corte” di Michele Guardì di TOMMASO GAMBINO balarm magazine 10
Ricordate il “bravo presentatore” di Frassica? Era il 1987 ed Arbore e “Indietro tutta” catalizzavano l’etere in seconda serata nazionale. Nella periferica Palermo uno sconosciuto 16enne del tempo faceva animazione diviso fra discoteche e radio, e, oltre a fare il dj, si prestava a parodie musicali al Malaluna con la sua scalcinata band, che, nonostante il nome, “Per un pugno di dollari”, non beccava mai una lira. Quel 16enne di ieri, che oggi ha però un “nome”, si chiama Sergio Friscia. Come nascono le luci della ribalta per un comico di pancia? Dopo aver dribblato in taxi le vie della capitale, strafatta di turisti, e portato un inevitabile disavanzo al tempo della nostra conversazione telefonica, l’attore replica se stesso in un godibile Friscia-graffiti: «Sono un bravo cazzeggiatore! La scuola m’è stata maestra di via, cioè ha segnato la mia strada: quella del corridoio». Non conoscendo il tipo sarebbe concesso pensare a vaneggiamenti, ma poi comprendo che nel Friscia Dictionary i termini cazzaro e cazzeggiatore indicano il “vero artista del cazzeggio”, cioè colui che fa del suo modo d’essere l’animo della festa. In ogni comitiva ce n’è “uno”; ma non è detto possa trarne “massimo profitto”. A Friscia è riuscito, per via di una professoressa. Questa s’occupava di educazione fisica, nell’anno scolastico, e d’estate portava la sua intraprendenza a fare la capo animatrice nei villaggi vacanze. Invita quello scapestrato studente a immergersi nel suo naturale elemento e come Pinocchio nel Paese dei Balocchi, Friscia muove i primi passi nel campo dell’intrattenimento.Tuttavia è ancora lontano dall’immaginarsi un “matto-attore” ed in questo intravedere la sua strada. «Proprio così. - esordisce Friscia, chiarendo un altro punto oscuro - L’unica via che intravedevo era solo quella che m’indicavano tutti i Prof. Ognuno di loro a scuola era, infatti, ansioso d’indicarmi una sua strada: quella del corridoio, appunto. Ero sempre il primo della classe … ad essere sbattuto fuori. Attraverso il corridoio, s’è fatta la mia strada. In asilo, il debutto. Una nomination precoce, che mi valse l’espulsione. Motivazione dell’award? Aver insegnato parolacce ai compagni. Da lì a seguire è stata un’escalation (sempre nel corridoio scolastico)». Alle superiori di quel mitico ‘87 il Friscia della radio prepara, inconsciamente, la via dell’animazione ai villaggi; “Indietro tutta” imperversa in ben 65 puntate (sempre su RaiDue; quasi fosse una premonizione per il 16enne comico) e in quello stesso anno di scuola s’avvicendano, all’ombra di due legislature (la 9° e la 10° per l’esattezza), ben tre governi repubblicani: Craxi due,
Fanfani sei e Goria uno (che non segnano affatto la successione fra i membri d’uno stesso ramo dinastico, bensì l’avvicendamento del numero di governi col medesimo Capo, n.d.r.). Sempre in quel fatidico anno ’87 non c’era la Gelmini, bensì all’Istruzione Pubblica i ministri Franca Falcucci, per ben due volte, e Giovanni Galloni, i quali ignoravano la forza di un corridoio scolastico nel fare da proscenio a un futuro astro dello spettacolo nazionale. La verve comica di Friscia era in ebollizione. «Le mie imitazioni - prosegue l’attore - facevano il giro d’istituto e questo accresceva, di non poco, la mia “popolarità”. Si comincia sempre in classe, e poi si prosegue in corridoio, con le classiche imitazioni dei professori. Quando sei serio, non c’è speranza!
«Le mie imitazioni facevano il giro d’istituto e questo accresceva, di non poco, la MIA “popolarità”. Si comincia sempre in classe, e poi si prosegue in corridoio, CON LE CLASSICHE IMITAZIONI DEI PROFESSORI» Magari fai una domanda, per la prima volta segui la lezione in vita tua, e i compagni ridono; io puntualmente venivo buttato fuori, ma questo perché poco credibile nella serietà. Un dramma! Si può avere un orecchio musicale e uno spirito d’osservazione, però mi chiedo: puoi sottrarti dal catturare voci, tic, paranoie altrui e non rimodellarle? Inventi così i tuoi personaggi e ne fai parodia. Ad esempio il Signor Di Giovanni del 7° piano, che è il personaggio a cui sono più legato, è frutto della mia osservazione. Una sera tornato dalla discoteca - eravamo sotto casa di un amico e alle quattro del mattino - scende un vecchietto in vestaglia e pantofole, con in mano un sacchetto di munnizza da balarm magazine 11
PRIMO PIANO più essere per il pubblico il nome di un personaggio interpretato. «Il mio sogno: avere una serata col mio nome. Una chance, che per chi lavora col mio modo di fare e il mio background, è l’obiettivo da raggiungere con un programma tutto proprio (un po’ com’è stato per Fiorello e Panariello). Un “One Man Show” offresi, per intenderci. Magari in prima serata. Mi auguro di potermi sentir dire: Prova! vediamo come te la cavi». Il sogno è possibile (non lontano), se un altro siciliano doc come il regista Michele Guardì, credendo alle doti dell’uomo, più che ai suoi personaggi, lo chiama alla propria corte per offrirgli una moderna revisione del “bravo presentatore” di Frassica a “Mezzogiorno in fa-
saranno quelle della Rai e di Mediaset). Le prime apparizioni sono confuse e defilate, comparsate di gruppo nei programmi tv di Castagna e di Frizzi, poi Friscia s’impone all’attenzione di Boncompagni a “Macao” (proprio con Di Giovanni e, finalmente, su RaiDue) e con la Parietti. Dopo la gavetta, la graduale crescita consolida il semplice animale da palco nel poliedrico artista che conosciamo e ne consolida il marchio oggi ventennale. In pratica Friscia è come una matrioska colorata: l’attore drammatico esce così dal comico, che a sua volta era uscito fuori dal dj e dall’animatore. Ma ci sono ruoli nuovi che premono e che riportano a quel “bravo presentatore” d’inizio, cioè all’ultimo sogno di Sergio: Friscia che presenta Friscia, senza
miglia” (in programmazione su RaiDue). Il nuovo ruolo di Friscia è quello del “cond-attore”, che nasce dalla fusione del conduttore classico, svolto a fianco del presentatore Amadeus, ma anche dell’attore comico, duettando con gli originali delle sue parodie. Da osservare poi, in una stagione densa di impegni, il consolidamento in chiave drammatica (col boss Nardo Abate), nella fiction, in onda su Canale5, “Squadra Antimafia2”. «Ho in cantiere altri progetti, - conclude Friscia - copioni da sottoporre alle produzioni, voglia di fare presto un film e volontà di crescere ancora; sperando, per come dico sempre, di diventare il De Niro italiano nonostante sia imprigionato in un corpo da Danny De Vito».
ce ph. Giorgio Pa
buttare. Allora là mi sono detto “ma chistu non poteva aspettare? Non aveva altri pensieri? Ed è così che m’è venuta l’idea ed ho preso dal mio vissuto: c’ho messo i tic di mio nonno, che non sentendo bene faceva “ah.. ah” e ti ripeteva le cose e i tormentoni vari del tipo «che peccato!», e così nasce Di Giovanni». E l’orologio della nostra storia gira. Dalla ribalta regionale (nel ’94 con “L’Imitati Network” e “Belli Sodi”) Friscia ricomincia da sé ed avendo già espresso tutto a Palermo ed in Sicilia, vola a Roma e Milano dove sono le grandi produzioni. «Non avevo scelta, - aggiunge il comico - se volevo crescere da artista dovevo ripartire da zero e cercare nuove strade» (questa volta, però,
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10 sergio friscia Yasmina & Bad Songs 18_Francesco Buzzurro 20_Hank_21_Om_22_Roberto Fiandaca
Giuseppina Torregrossa_36 38_Consigli letterari
Gregorio Napoli 44_Antonio Raffaele Addamo 45_Giuseppe Schillaci
46_Bollino “Pizzo-Free” 48_Tavola Tonda
FUORiDALL’ISOLA
ERNESTO MARIA PONTE
50_TV Boy
26_Sgumbbicio Clown Theater
Croce Taravella
CIBO
30_Spazio Cannatella
58_La vitalità delle melanzane
Stefania Romano
52_In forma per l’estate?
VINO 60_Sicilia Vinitaly 2010
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ph. Marco Lincetto
MUSICA Che strane macchine del tempo possono rivelarsi le cantine. A volte portano irresistibilmente nel passato con la polvere di reliquie dimenticate da chissà chi e da chissà quanto. Altre volte ciò che accade in quegli spazi di solito bui e angusti è solo il prologo di eventi che segneranno la linea del futuro. Come nel caso di Yasmina Spinnato Visconti, in arte solo Yasmina, e del suo proporsi come jazzsinger assieme ai Bad Songs. «Era il 1997 ed ero tornata a Palermo dalla Germania, per una breve vacanza. - ricorda Yasmina - In quei giorni, casualmente, frequentavo uno scantinato dove provava un nuovo gruppo rock ancora in cerca di una voce femminile. Ho cominciato così, per gioco, a cantare con i Sunflowers. Il repertorio era quello di Skunk Anansie, Lenny Kravitz, Red Hot Chili Peppers, Simply Red ed altre band al tempo in voga. In quel box ho subito capito che la mia innata propensione a sperimentare sonorità sempre nuove e senza costrizioni stilistiche non poteva restare confinata entro i rigidi schemi degli studi classici compiuti fino a quel momento. Ho allora deciso di abbandonare la carriera lirica ed ho cominciato ad esibirmi con musica e testi miei, collaborando con molte band che praticavano i generi musicali più svariati: trip hop, acid jazz, jungle, hip hop, rock, pop, new age e molto altro». Un cambio di rotta drastico e sicuramente difficile, intanto perché, come accade a molti figli d’arte (il padre è Gianfranco Spinnato, figura assai nota per la lunga attività come docente al conservatorio Bellini, come direttore artistico al Teatro Massimo ed anche per i trascorsi giovanili con Ambiziosi e Clan Free, glorie beat degli anni Sessanta), certi percorsi appaiono prestabiliti o resi ineluttabili dalle aspettative dei genitori e poi perché non è certo facile gettarsi alle spalle quanto faticosamente realizzato fino a quel momento. Yasmina aveva cominciato a studiare pianoforte sin dai sei anni e poi, splendida diciassettenne, aveva intrapreso un impegnativo percorso nel canto lirico, dapprima a Palermo e poi a Stoccarda e Firenze. «Forse è anche un po’ colpa di papà - soggiunge Yasmina - perché a casa mia si ascoltava sempre di tutto: dal Requiem di Verdi ai Pink Floyd, dalla Quinta di Mahler alla canzone italiana. Ricordo che mio padre aveva composto una canzone per Mia Martini ma non ha fatto in tempo a fargliela cantare (è scomparsa nel 1995, nda). L’ha affidata a me ed è ancora inedita perché voglio aspettare l’occasione giusta». Dalla fine degli anni ‘90, Yasmina si tuffa nella nuova avventura, creando un modello originale di cantante house e divenendo la reginetta di club e discoteche più in voga. «In pratica inventavo all’istante testi e melodie per fonderli con gli stili dei vari dj. Ricordo con emozione
YASMINA & BAD SONGS
L’evoluzione e la sperimentazione della cantante palermitana che si propone adesso come jazzsinger assieme al trio “Bad Songs” di GIGI RAZETE balarm magazine 16
le performance al Pacha, Space e Pereira di Ibiza o quelle al Peter Pan di Riccione, all’Insomnia di Pisa o, ancora, al Malibù di Cefalù. Collaboravo coi migliori dj internazionali, miti come Terry Hunter, Kenny Karpenter, Joe T. Vannelli, Mario Scalambrin, Steve Mantovani e tanti altri. La scorsa estate quattro miei brani electro-pop sono stati inseriti della compilation “One Ibiza - Live to Live”. Nel disco c’è anche l’insolita presenza di Gary Dourdan, l’attore neroamericano dagli occhi azzurri reso popolare dalla serie televisiva CSI. Con lui ho anche fatto un concerto a Ibiza, su cui la stampa ha subito inventato
un gossip sentimentale». Ma Yasmina è artista troppo irrequieta per fermarsi alle luci strobo delle discoteche e così, trasferitasi nel frattempo a Milano, intraprende un percorso di avvicinamento al jazz sfociato nell’album “Yasmina and Bad Songs”, pubblicato lo scorso febbraio dalla prestigiosa etichetta audiofila Velut Luna e già presentato in concerto al Kursaal Kalhesa. Con lei lo sperimentato trio Bad Songs di Giuseppe Urso, batteria, Roberto Brusca, piano, Diego Tarantino, contrabbasso, e, ospite speciale, Toti Di Maio, chitarra elettrica. Deliziosa anche la scelta del repertorio, con celebri classici del jazz, pop e black music, tra cui “Night and day”, “The man I love”, “My funny Valentine”, “Blue moon”, “Come together”, “Cry me a river”, ed un paio di composizioni della stessa cantante. Il risultato affascina per l’equilibrio con cui l’elegante interpretazione vocale di Yasmina si incastra nelle frizzanti strutture sonore create dai compagni, per arrangiamenti che riescono a regalare sapori inediti a brani pur arcinoti e per la spontaneità che trasmette l’intera performance, non a caso registrata in presa diretta, come in un concerto live, in appena qualche ora ed utilizzando raffinate apparecchiature analogiche (solo l’ultimo anello della catena è in alta definizione digitale). Emozioni in bilico tra dimensione artistica e tecnica. balarm magazine 17
ph. Peppe Musumeci
MUSICA
FRANCESCO BUZZURRO
Il nuovo disco del chitarrista siciliano tra tecnica, virtuosismo e suoni del mondo di ALESSANDRA SCIORTINO
Mappatura sonora di oltre una decina di tradizioni musicali in tutto il mondo, dalla Sicilia alla Cina, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Grecia al Messico. L’ultimo disco del chitarrista Francesco Buzzurro per l’etichetta Irma Records (in distribuzione presso i negozi Feltrinelli, Mondadori e FNAC) ci accompagna in un piacevole sguardo a volo d’uccello attraverso alcuni dei più rappresentativi brani popolari da lui arrangiati. «La curiosità nell’esplo-
rare altri mondi musicali - racconta Buzzurro - nasce sia dal forte attaccamento alle mie radici meridionali, sia dal desiderio di valicare i confini per filtrare “l’altra” musica col mio bagaglio di esperienze artistiche e umane». L’idea della condivisione e della comunione tra le culture apre e chiude il percorso musicale passando dall’israeliana Hava Nagila alla simbolica unione della celeberrima melodia inglese “Greensleaves”e dell’irlandese “Pride of the Springfield road”, a suggello del disco. Tra queste due tracce ne intercorrono altre undici in cui il chitarrista nostrano sciorina mirabilmente il suo tecnicismo con la nonchalance di un virtuoso e la passione di chi conosce a fondo questi percorsi sonori, li ha metabolizzati e riletti in una sempre riuscita veste timbrica, anche laddove manca il testo. «La ragione che mi ha spinto ad arrangiare i brani in forma strumentale - spiega l’artista - è la convinzione che la chitarra sia dotata di grande cantabilità oltre al fatto che a volte le musiche interpretate dalla voce e trasposte sulle sei corde acquistano una diversa forma estetica unitamente a un sapore insolitamente orchestrale». A tal proposito sorprende “Libertango” che, seppure in una versione particolarmente animata, racchiude la forza di un’orchestrina di Piazzolla in una sola chitarra. «C’è sicuramente un lavoro di ricerca espressiva e di analisi dei codici molto forte. - precisa Buzzurro - Ho scelto uno strumento e una tecnica di stampo classico che sfruttando l’ampia tavolozza timbrica restituisce ai brani da un lato la loro chiara provenienza e dall’altro una vitale freschezza». L’abbraccio globale (non globalizzato) ci restituisce le peculiarità di ogni paese senza troppe ovvietà, anche nell’abusato “Tico tico” brasiliano col quale era difficile confrontarsi. Questo scorcio folk nasce dalla personale affezione di Buzzurro per i brani in ascolto, nella cui nuova veste convergono la sua formazione di chitarrista classico e le esperienze nel mondo del jazz. Una chiara interferenza tra il mondo colto e quello popolare emerge ad esempio nella rossiniana “La danza”. «Rossini ha valorizzato la forma ritmica popolare di danza più diffusa in Italia - sottolinea il chitarrista - attraverso un brano che contiene eleganti sviluppi armonici che in andamento serrato conferiscono al brano un’aura classica senza fargli perdere il peculiare riferimento alle movenze dei ballerini morsi dalla tarantula». E in questo excursus ben si colloca il brano originale “Douce valse” firmato dallo stesso chitarrista. «Questo pezzo richiama all’ascoltatore atmosfere tipicamente francesi, da musette - spiega Buzzurro - e nelle due parti sviluppa dapprima un andamento struggente che si trasforma poi in una decisa apertura alla vita». balarm magazine 18
MUSICA
MUSICA
ph. Matteo Carnesi
Om, dal naïf al “Decapitalismo” Ironia graffiante e suoni ricercati nel nuovo disco del gruppo palermitano di GJIN SCHIRÒ
Chinaski». Il titolo dell’ep riprende una battuta del vecchio batterista. «Ci prendeva in giro - dice Pintaudi - per il numero di pedali che usiamo io e il bassista. Ci piacciono gli effetti, anche se non si può dire che siamo un gruppo shoegaze. Per lo meno non nel senso tradizionale del termine». Stilisticamente ciò che rende “Piedali” un gustoso bouquet pop è quella sfrontatezza sbarazzina che si respira in ogni nota suonata, in ogni rima sbagliata, in ogni ritmo veloce e squadrato. Ci sono gli intarsi di tastiera di “La bottiglia del nano”, che sono come coriandoli sonori all’interno di uno scioglilingua indie dal passo svelto e dalla progressione sonica notevole. Ci sono gli stacchi hardcore di “I miei nuovi pantaloni di lino color sabbia”, che è un po’ come ascoltare un Franco Battiato libero dal suo ruolo di intellettuale vagamente snob. Ci sono i riverberi provenienti dagli anni Ottanta di “Anche se non serve a niente”. “Piedali”, insomma, è un bignami che riassume con stile le tendenze più fresche del nuovo cantautorato indipendente, che parte dagli Amari e arriva fino a Dente. «Stiamo vivendo un momento bellissimo - dice Burgio - mi piace il 99% dei gruppi locali. Il problema però riguarda i locali, che negli ultimi mesi sono stati chiusi o hanno avuto delle multe a causa di carenze strutturali. Questo non fa che rendere più difficile la sopravvivenza della musica inedita cittadina». balarm magazine 20
inatra
Si presentano per nome - “Ciao sono Hank!” - e raccontano di pantaloni di lino color sabbia, palinsesti dell’amore, Daniele Luttazzi, Charles Bukowski, pedali per chitarra e piedali da copertina. L’assurdo diventa così norma e la deroga si prende la sua rivincita sulla regola: ecco il mondo degli Hank! “Piedali” è l’esordio discografico di questo quartetto che porta in dote sei brani – indie? pop? rock? – tutti col bollino 800A Records in bella mostra. Più che un biglietto da visita, una dichiarazione d’amore per la canzone d’autore italiana, pur rivista sotto una lente che fa del sarcasmo la propria arma vincente. «In effetti c’è una robusta dose di ironia nei miei testi - dice Francesco Pintaudi, cantante e chitarrista della band - Ma non uso il grottesco per raccontare la società. Mi piace descrivere quello che avviene con un gran sorriso sulle labbra». Il batterista Agostino Burgio, però, ha un’altra teoria in merito: «In realtà puntiamo sull’ironia - interviene ridendo - perché non sappiamo suonare e quindi cerchiamo di arrangiarci come possiamo». Fonte d’ispirazione per i brani degli Hank! (www.myspace.com/hankpa) è uno scrittore che delle regole e del conformismo è stato un distruttore: «Ci sono tracce delle opere di Bukowski in molti brani degli Hank.- racconta Pintaudi - Lo stesso nome della band riprende quello del protagonista dei suoi libri nonché alter ego dello scrittore, Henry Hank
di MANFREDI LAMARTINA
seppe S
L’esordio discografico del quartetto palermitano tra sarcasmo, cantautorato e un mix di generi
ph. Giu
Il mio nome è Hank!
Musica folk, filastrocche particolari, sperimentazione elettronica e tanto altro ancora sono il contenuto di questo nuovo lavoro, attraverso cui gli autori rappresentano l’impietosa messa in scena del contesto sociale e politico in atto, condotta attraverso l’impalpabile mezzo della musica e sempre con quell’ironia che li accompagna sin dagli inizio della loro carriera. Stiamo parlando del nuovo album firmato Om (www.myspace. com/omnaif), l’ormai storica formazione folk rock palermitana (formata da Gabriele Ajello, voce e sintetizzatore, Marcello Barrale, voce e chitarra, Giuseppe Schifani, basso, Nicola Mogavero, sax e il batterista Francesco Prestigiacomo), dotata di un curriculum artistico che vanta ben dodici anni di attività divisi tra live e sessioni in studio, intitolato “Decapitalismo” (commercializzato al prezzo di 8 euro e acquistabile alla Feltrinelli, nei maggiori negozi di dischi in città e on line sul circuito I Tunes). Stilisticamente, l’album segna il passaggio dall’anima Naif dei primi lavori in studio (“Attitude Passionelle” del 2002, “Bellomondo” del 2007 e “E tutti gli uomini” del 2008) in favore di una ricercatezza sonora più rock, quello di natura più primitiva e graffiante che ha contrassegnato la storia del genere e delle tante band internazionali che ne hanno sposato le sonorità. A testimonianza di ciò possiamo ascoltare “Priapo”, il primo che introduce i dieci pezzi contenuti in “Decapitalismo”, un brano certamente rude, molto rock, che avvia uno dei temi cardine: il rapporto tra mito, memoria e contemporaneità. E di memoria ne troviamo parecchia ascoltando l’intero disco, passando per il brano “Attualità” (secondo brano), che cita uno dei riff più famosi dei Led Zeppelin, quello di “Immigrant Song”, arrivando a “Insonnia” che, oltre a ricordare già le sonorità progressive di un
tempo passato, cita nel testo uno dei versi a noi familiari della canzone italiana, “la cantina buia dove noi” del grande Lucio Battisti. Un brano legato invece a sonorità contemporanee è sicuramente “Quand’è che sei fuggita via”, che sembra indirizzare la band verso una futura strada percorribile, quella della musica elettronica e del sintetizzatore. I testi dei brani portano la firma di Gabriele Ajello e Marcello Barrale mentre l’intero progetto è il frutto di una rete di collaborazioni importanti che vede impegnati in primis la Malintenti Dischi, l’etichetta indipendente che ne ha curato la pubblicazione (l’album sarà distribuito dalla Jestrai), Officine Festival, che si è occupata dell’intera presentazione live, passando per la Eggs Music e giungendo così forse a quella più importante, quella con il Conservatorio “Vincenzo Bellini”di Palermo che ne ha poi, in parte, finanziato la produzione. «Questa è la prima volta che il Conservatorio di Palermo - spiega il maestro e direttore dell’istituto Carmelo Caruso - si lancia in un progetto simile di cui vado fiero. Stiamo sfatando un tabù che va ormai avanti da troppo tempo, la differenziazione tra musica colta e altri generi musicali. Questa collaborazione deve rappresentare un punto di inizio di quella idea generale che ha per scopo una svolta della didattica attuale».
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ph. Valentino Bellin
ROBERTO FIANDACA
“Amibar” è il titolo del nuovo mini disco del giovane cantautore palermitano di GIULIO GIALLOMBARDO
C’è aria di canzone d’altri tempi nella musica di Roberto Fiandaca. Testi che raccontano storie con incipit, sviluppo e conclusione, come quelle che un tempo cantavano Fabrizio De Andrè o Francesco De Gregori. Sono canzoni folk, dallo stile “caldo, acustico e narrativo”, come dice lo stesso giovane cantautore palermitano, giunto al suo primo Ep, letterario già dal titolo: “Amirbar”, nome ispirato da un romanzo dello scrittore colombiano Álvaro Mutis. Il disco,
MUSICA di cui Fiandaca (www. myspace.com/robertofiandaca) è autore di testi e musiche, è stato prodotto dalla 800A Records con la promozione artistica di Fabio Rizzo, da sempre attento alle band emergenti palermitane. La vena autoriale in Amirbar è forte e pervade a fondo i cinque titoli dell’Ep. Ascoltando brani come “Cuore di pesce”, “un country senza fiato” che descrive la corsa affannosa di un cuore ingenuo in un mondo che inganna, non possono non tornare alla mente echi degregoriani alla “Signor Hood”. Passando poi a “La Signora Rosa”, un elegiaco bolero cubano dal triste epilogo, l’allusione a De Andrè è evidente. Poi c’è “Andata e ritorno”, in cui contrabbasso e chitarra segnano il passo di un amore che si allontana; la metaforica “C’è un buco nella rete” e, per finire, “L’ammiraglio”, suite in tre movimenti, che dà il titolo all’album: Amirbar, è infatti una parola che viene dall’arabo, Al Emir Bahr, ovvero “capitano del mare”. Roberto Fiandaca, venticinquenne, suona dal 2008, anno in cui riunisce la band con cui si esibisce tuttora in giro per locali e teatri siciliani. Nel 2009 è stato selezionato per la finale regionale di Festival Pub Italia e l’estate scorsa si è esibito in teatri come il Nuovo Montevergini e lo Zappalà di Palermo. Il gruppo che ha dato vita all’album è composto, alla chitarra solista, da Ivan Cammarata, ex allievo del Brass di Palermo, il primo con cui Fiandaca ha arrangiato i pezzi. Poi la band si è allargata: è entrata Teresa Di Lorenzo, anche lei allieva del Brass (ha studiato canto con Flora Faja), nel gruppo fa la seconda voce; al contrabbasso elettrico, il giovanissimo Federico Gueci, studente del Conservatorio di Palermo, talentuoso jazzista che ha fatto parte dell’Open Jazz Orchestra di Mimmo Cafiero. Infine, percussioni e batteria sono suonate da Federico Mordino, allievo di Sergio Cammalleri, in arte “Guna”, con cui ha studiato musica cubana per circa otto anni. «Le mie sono delle storie con testi che non disdegnano la rima, - spiega Fiandaca - prediligo la costruzione del personaggio a tavolino. Il mio obiettivo è quello di raccontare di esseri umani, non mi piace il non-sense, non mi piace l’ermetismo di oggi, la mia scuola è davvero quella degli anni ‘70». Soffermandosi ancora sul suo stile, il cantautore insiste: «In questi tempi si considera una vittoria artistica andare oltre il significato, raccontare delle storie è venuto a noia, come se il significato e il senso delle cose un po’ avessero stancato. Chi si vanta del non-sense e non vuole fare capire quello che dice, lascia sempre un po’ a desiderare». Riguardo, infine, agli arrangiamenti dei brani, Fiandaca precisa: «Al gruppo porto la melodia e il testo, poi il lavoro è corale col gruppo. A me piace adattare la musica alle loro forze, alle loro ispirazioni, tentando di mantenere l’idea originaria». Il disco è in vendita ai concerti e negli store online, come iTunes e Amazon. balarm magazine 22
TEATRO
ERNESTO MARIA PONTE
Riflessioni, idee e progetti di un attore comico: gli insegnamenti di Gigi Proietti, il ruolo nella soap “Agrodolce” e un nuovo monologo di CLAUDIA BRUNETTO
una commedia popolare. Anche gli attori comici sanno chi sono Beckett o Pinter. Io tante volte mi sono ispirato a Pirandello e a Shakespeare. O per giocare con loro o per affrontarli seriamente». Questo accade soprattutto a Palermo dove secondo Ponte: «Si passa dal teatro di ricerca al teatro della parrocchia con pochissimi esempi di buon teatro comico». E a chi lo accusa di muoversi sulle righe del cabaret risponde: «Sfido qualunque attore a salire su un palcoscenico di una piazza dell’entroterra siciliano per fare ridere il pubblico. Ci vuole arte. Se il pubblico non ride dopo una battuta in quel momento si muore dentro e non
è facile riprendersi. Non si può sbagliare». Ma per fare ridere ci vuole soprattutto preparazione. «Un attore deve prima di tutto studiare, formarsi e aggiornarsi continuamente». E proprio qui secondo l’attore palermitano sta il segreto della comicità. «La comicità è satira di qualunque genere - dice Ponte - È legata all’informazione. Io guardo di tutto, leggo di tutto. In tv per esempio guardo dal “Grande fratello” ad “Anno zero”. L’attore comico deve conoscere a fondo quello di cui parla per fare ridere davvero». La sua voglia di giocare con il teatro la deve senz’altro al suo maestro Gigi Proietti con cui ha lavorato per molti anni. «Gioco sempre con il teatro, anche quando faccio cabaret. - racconta il comico - Bisogna sempre trovare una chiave di lettura nuova. E se il pubblico sta al gioco, risponde nell’immediato. Alla scuola di Proietti ho imparato quella poliedricità che oggi mi consente di affrontare anche la danza, la musica e il canto». L’ultima fatica l’ha visto fra i protagonisti della stagione del teatro Al Massimo con la commedia “Puoi sedurre mio marito?”. Uno spaccato teatrale che racconta le dinamiche della vita di coppia fra insoddisfazioni e tradimenti. «È stata una provocazione - dice l’attore - per riflettere sui valori della famiglia che si stanno perdendo». Un attore comunque deve sapere fare tutto. «Io scelgo di essere un attore comico perché mi piace - continua Ponte - Ma questo non può essere ghettizzante. Ho fatto e farò anche ruoli diversi da quello comico». Come quello di Ermanno Granata nella soap “Agrodolce”. «Non avevo mai fatto un’esperienza del genere prima - dice Ponte - E ho deciso di confrontarmi con una cosa del tutto nuova
la soap, Ernesto Maria Ponte, continua a scommetterci. per me. Pur avendo avuto una piccola parte nel film “Il 7 e l’8” di Ficarra & Picone non mi ero più cimentato «Con il blocco di un anno che abbiamo avuto è difficile con un lavoro cinematografico o per la televisione. È un capire se la gente si è affezionata alla soap. Ma i due linguaggio completamente diverso dal teatro. Quello milioni di ascoltatori fanno ben sperare. È un’opportunità per la nostra terra. Per tutti i giovani». Per la prossima di Ermanno, oltre a essere un ruolo drammatico, non è stagione lo vedremo puntuale per niente facile. Richiede un certo tipo di sforzo. Non ho al teatro Agricantus con lo «Sfido qualunque attore mai avuto un buon rapporto spettacolo “La storia sono a salire su un palcoscenico io”. Un cambio di tema che lo con la comicità televisiva. di una piazza dell’entroterra Ha dei tempi che a volte vedrà attingere direttamente siciliano per fare ridere alla storia. Ma la sfida più non mi appartengono. Per il pubblico. Ci vuole arte» esempio io non uso il classico grande sarà un monologo teatrale ispirato a un recente “tormentone”, amo la battuta, gioco con l’espressione e con il mio palermitano che alla fatto di cronaca di rilevanza nazionale che lo riguarda molto da vicino. «Lavorerò con autori palermitani - dice fine è una caricatura del palermitano. Non provengo da una famiglia di estrazione spiccatamente popolare Ponte - e spero di avere una bella regia per trattare un così me lo sono un po’ inventato». E nonostante gli up fatto molto serio che mi tocca nel vivo. Sarà un grande and down sul fronte dei finanziamenti che ha investito evento. Ci tengo molto».
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ph. Alberto Romano
È un attore che ama divertirsi. Nel bene e nel male. Che sa quanto sia difficile fare ridere il pubblico che continua ad aspettarlo puntuale all’uscita del teatro per dirgli: «Aspettavamo te per farci quattro risate di vero cuore». Ernesto Maria Ponte non esita a definirsi un attore comico. Con la “c” maiuscola però, visto che troppo spesso capita che «Il genere comico in Italia - spiega Ponte - non sia preso molto in considerazione. C’è una sorta di prevenzione mentale. Come se la risata non avesse anche un messaggio dentro. Ci sono pochissimi attori professionisti in grado di affrontare un ruolo in
ph. Silvia Renda
TEATRO
Sgumbbicio Clown Theater La compagnia palermitana, dedita allo studio del clown teatrale è in scena al teatro Libero La nostra vita è governata dal caso o esiste un preciso disegno che orienta le nostre azioni? Da questa insolubile domanda che affligge ogni uomo sono partiti anche Gaetano Basile e Andrea Saitta per costruire “Per Fect Dei”, opera prima di cui il secondo cura anche la regia e interpretata dalla compagnia Sgumbbicio Clown Theater (www.myspace.com/scumbbicio), fondata nel 2009 e composta dai due, per l’occasione arricchiti dalla partecipazione di Rossella Marino. Lo spettacolo andrà in scena unicamente venerdì 28 maggio al Teatro Libero (Salita Partanna 4, Palermo). L’obiettivo di questi coraggiosi artisti non ancora trentenni è quello di progredire nello studio della figura del clown teatrale. Per far ciò hanno elaborato un articolato progetto di ricerca che si avvale del decisivo supporto dell’associazione Tanto di Cappello, di cui entrambi continuano a far parte e con cui hanno maturato un’esperienza pluriennale. Attraverso stage e laboratori con maestri internazionali, Basile e Saitta hanno posto al centro della loro riflessione l’arte teatrale comica, partendo da uno studio approfondito dei meccanismi della ricerca psicologica silenziosa, per approdare alla Commedia dell’Arte, madre di tutto il teatro moderno. Lo studio maturato in questo ambito si è concentrato infine sulla figura del clown teatrale, dalla sua creazione alla sua interazione
di DANIELE SORVILLO
col mondo. “Per Fect Dei”, lo spettacolo che verrà presentato a fine maggio, è dunque l’esito di questo percorso: riflettendo su quale sia la sua nuova condizione, in una realtà come quella di oggi, e in un luogo come quello teatrale, la compagnia delinea i contorni di questa figura scenica, creandone una specifica poetica. Con il suo essere ridicolo, con la sua espressività fatta di sguardi, gesti e stupore, dentro e insieme fuori dal gioco teatrale, il clown riesce senza parole, solo attraverso il corpo e i suoni, ad arrivare al cuore, scatenando nello spettatore riso e commozione. Quello che il pubblico vedrà sul palco sarà la narrazione di una giornata così metodicamente imperfetta da risultare perfetta, in cui verità e inganno, reale e surreale si confondono, anche in virtù di un linguaggio scenico dai toni onirici e malinconici. Protagonista di questa favola contemporanea è una donna che, dopo una piovosa giornata di lavoro, si abbandona, cullata dalla semplicità degli oggetti familiari, ad un sonno ristoratore. Ma il futuro è dietro l’angolo, con le sue sorprese, talmente convergenti da insinuare un dubbio: è tutto frutto del caso o è la prova di un incombente destino? Una commedia clownesca, dunque, che ci porta a riflettere sul senso del quotidiano, della casualità degli eventi e della bellezza dell’imperfezione della vita che gli dei ci riservano ogni giorno. balarm magazine 26
ARTE
Alla Galleria Mediterranea la personale di pittura dell’artista siciliano: fino al 30 maggio, un viaggio attraverso le metropoli contemporanee
di MARINA GIORDANO Il suo nome è ormai un “marchio di garanzia”; le sue mostre, pur seguendo il filo comune di una costante ricerca imperniata sul tema della città, presentano quasi sempre qualche novità figlia di un’incessante elaborazione tecnica che reinterpreta il mezzo tradizionale della pittura sperimentando su colore, materiali e supporti. Parliamo di Croce Taravella (Polizzi Generosa, 1964), protagonista, fino al 30 maggio, di una personale intitolata “Paesaggi Urbani”, allestita negli spazi della Galleria Mediterranea di Palermo (via Mariano D’Amelio 12, 28, 30; aperta tutti i giorni dalle 11 alle 12.30 e dalle 17.30 alle 19.30). Una cinquantina i pezzi esposti, realizzati da Taravella nel suo grande atelier di Castellana Sicula, che continua a considerare la sua casa-base, pur vivendo attualmente tra la Sicilia e Roma, dove risiedono la moglie Jamie e
una splendida bambina, Anita, alle quali ha dedicato nel 2007 un’intensa serie di sculture. Anche stavolta l’artista propone al visitatore un viaggio attraverso le metropoli contemporanee: New York, Berlino, Hong Kong, Roma, Milano, ma anche Vienna e Palermo, della quale ripropone i luoghi da sempre a lui cari del centro storico, la Vucciria e piazza Caracciolo, corso Vittorio Emanuele, la Cattedrale e la discesa Maccheronai. Pur nella dirompente forza del colore, che su una stessa superficie può passare dal pastoso al liquido, dal materico all’emulsio-
ph. Federico Maria Giammusso
CROCE TARAVELLA
nato, dalla saturazione piatta allo sgocciolamento azionista, quel che costituisce la novità di questi ultimi quadri è la sfida lanciata al supporto, prevalentemente la lastra di alluminio o d’acciaio (pur non mancando la tela e la carta) che, come ci ha ribadito il gallerista Giacomo Maltese, “Croce tratta con l’energia di un carrozziere”, piegandola e domandola sino a farla divenire spazio, figura, cielo, strada, paesaggio. L’immaginario dell’artista è popolato da città brulicanti, skyline resi vivi dallo scintillio policromo delle insegne pubblicitarie e dalle luci, da scenari alla Blade Runner da cui sembra essere affascinato, pur cogliendone gli aspetti di un golem tentacolare e proteiforme in grado di fagocitare chi vi passa in mezzo. Un’altra novità è costituita da una maggiore presenza del segno grafico, di una qualità disegnativa, di un approccio analitico, visibili soprattutto nei palazzi, nello sviluppo di un imbuto prospettico quasi classicista, centralizzato, pur declinato secondo un cromatismo mai spento. L’opera stabile nella sua rappresentazione ci restituisce una realtà oggettiva, che guarda, scruta, intuisce la prospettiva e le sue varie sfaccettature, ne dà visibilità, ci appare nella sua interezza, le auto, i palazzi, le persone, i cieli, si integrano nella loro armonia dello stato fisico di moto apparente, ma vengono oltraggiati, scardinati, fisicamente colpiti, violentati, attraversati da forze che vi si costellano sopra, una realtà cicatrizzata, deturpata nella sua chiara visibilità. Con uno stile da stream of consciousness e con la veemenza che l’ha sempre caratterizzato, nell’arte come
nella vita, Taravella descrive così, in un suo testo, il proma di cemento nei sotterranei del Tacheles di Berlino, di cesso irruente della sua creazione, che lo conduce verso cui purtroppo ormai, a causa della colpevole incuria dei una pittura dell’occhio, della mente e del cuore, della gestori dello spazio, non rimane più traccia. visione e dell’emozione. Egli non “accarezza” gli scenari Arte come “dramma”, messa in scena di un’emozione indomita che, seppur mediasu cui lavora ma li “sfida”, così come ha sempre fatto con ta a volte dalla fotografia, da L’immaginario dell’artista è la materia e il paesaggio, sia un occhio meccanico, come popolato da città brulicanti, si può leggere nei tagli, nelrurale sia urbano, su cui ha skyline resi vivi dallo scintillio lavorato nel corso degli anni le inquadrature degli ultimi policromo delle insegne quadri, fatica ad essere imattraverso dipinti, sculture, inpubblicitarie e dalle luci, da stallazioni, realizzati ed espobrigliata; amore e avversione, attrazione e diffidenza verso sti in tutto il mondo. Numerosi scenari alla Blade Runner anche gli interventi ambiental’anonimato a cui la fagocitante metropoli spesso condanna, volontà di esplorazione, li, come quello mastodontico in pietra, cemento, asfalto e sabbia presso il parco di scultura Yuzi Paradise a Guilin istinto del viaggiatore, racconto e denuncia. Questo e al(Cina, 2007), o Beton (2001), una suggestiva sequenza tro ancora nel “gran teatro del mondo” al quale Taravella ci invita a partecipare. Un invito che non si può rifiutare. fantasmatica di corpi macerati fatti di stracci su un’ani-
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ARTE
Spazio Cannatella: sinergie d’arte Un inedito spazio espositivo e sperimentale dedicato alla cretività artistica locale Spazio Cannatella (via Papireto 10, Palermo) si trova proprio di fronte l’Accademia di Belle Arti. La storica azienda di biciclette, fondata da Nenè Cannatella e che ha attraversato tutto il ‘900 nelle mani dei figli Totò ed Enzo, è adesso gestita dal giovane Massimo e affonda le radici nell’arte e nella vita della città, nel suo “pedalare” infaticabile, testimone della corsa ininterrotta e della “migliore gioventù” della creatività artistica locale. «Le cose si fanno per passione o per soldi. Ecco, io l’ho fatto per passione», sottolinea Massimo Cannatella, promotore e responsabile non solo dell’impresa di famiglia ma anche del nuovissimo spazio espositivo, che ha inaugurato la sua attività nel dicembre del 2008, avendo deciso di investire le proprie energie e risorse in un progetto dal respiro “rinascimentale”, assolutamente distante dalle logiche di mercato. Recuperando i locali abbandonati di una storica sede del Pci, proprio al piano superiore della bottega di biciclette, ne ha riconfigurato l’ambiente ricavandone un grande loft, che rievoca, nella sua struttura, la chiesa settecentesca originariamente eretta sul posto. Alla nuova identità del luogo assegna il valore e la missione di una rinascita, conferendogli una triplice funzione: è destinato, infatti, ai giovani studenti e artisti provenienti dalla vicinissima Accademia, che possono trovarvi un
di SERENELLA DI MARCO
atelier-laboratorio per le proprie sperimentazioni formali ed espressive e un privilegiato e inedito spazio espositivo. Massimo Cannatella, quindi, mecenate per il “Progetto Giovani”: sinergia è la parola d’ordine. Inoltre, da qualche anno, dopo diverse esperienze pittoriche in cui si era cimentato, si è anche dedicato alla realizzazione di modelli di bicicletta “artistici”, in cui sposa il mestiere e la creatività: pezzi unici, rivisitati attraverso la tecnica del collage. Grazie anche all’attenzione ricevuta da docenti dell’Accademia come i pittori Marco Cingolani, che ha sostenuto l’ideazione dello spazio, Alessandro Bazan, con cui coordina le iniziative realizzate nel programma espositivo e alla preziosa presenza di Tiziana Pantaleo, artista e co-curatrice di Spazio Cannatella, l’attività è prolifica e interessantissima. Tra i recenti progetti, “Nuove Visioni” coinvolge tre giovani street artist nisseni, Angelo CrazyOne, Giulio Rosk e Mirko Lost. Visitabile fino al 23 maggio, la mostra è curata proprio da Bazan, in collaborazione con Pantaleo. L’aria quasi sacrale da fucina dell’arte, ma al tempo stesso informale, conferisce allo spazio un’atmosfera di raccoglimento e di calore insieme. Il calore della circolazione delle idee e delle opere, delle voci e delle ispirazioni, laddove l’arte è una “vocazione” e il modello del fare secondo libere scelte. balarm magazine 30
PORTRAITS di Alberto Romano www.myspace.com/albertoromano24 albertoromano24@hotmail.it
FOTOGRAFIA
STEFANIA ROMANO
La giovane fotografa palermitana racconta le sue ultime ricerche e la sua recente esposizione in Germania legata al Premio Agenore Fabbri
di GIULIA SCALIA L’incontro con Stefania Romano (Palermo, 1975) avviene durante un ventoso pomeriggio primaverile. Mentre si parla del suo lavoro, nonché della sua passione, la fotografia, il suo bellissimo gatto si avvicina, saltando da una parte all’altra della stanza, e ci osserva con i suoi grandi occhi azzurri, molto simili a quelli della padrona. Come ci racconta l’artista stessa, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo, sceglie la fotografia come mezzo d’espressione artistica. Dopo aver ha partecipato a due edizioni del Genio di Palermo (2003-2005), la manifestazione d’arte contemporanea curata da Eva di Stefano, e a diverse collettive, come “Shot and go - A vision of today’s international photography”, Isola di San Servolo, Venezia, a cura di Raffaello Gavarro, Stefania ha preso parte alla mostra sul panorama artistico palermitano “Palermo Babilonia Palermo”, Palazzo Ziino, a cura di
Francesco Gallo. Alcuni suoi lavori sono stati selezionati, assieme a quelli di altri due siciliani, Andrea Buglisi e Giovanni Iudice, per l’esposizione itinerante legata alla IV edizione del Premio Agenore Fabbri “Aktuelle Positionen Italianischer Kunst” e attualmente esposte presso la Stadtgalerie di Kiel, Germania (fino al 30 maggio). Le foto scelte dai curatori fanno parte di una nuova serie realizzata tra il 2009 e il 2010 che, in linea con tutta la ricerca artistica di Romano, è orientata a indagare un mondo onirico, quasi surreale, ma strettamente legato a una
visione personale e immaginifica. Se nelle foto precedenti il soggetto rappresentato veniva costruito e realizzato ex novo, creando situazioni e atmosfere vagamente teatrali e sognanti, mascherando e travestendo dei personaggi di fantasia, la nuova serie fotografica è caratterizzata dalla rappresentazione di oggetti reali, di macchine da lavoro che l’artista vede attraverso il suo occhio creativo o come dicevano i surrealisti, attraverso l’ “occhio selvaggio”. La macchina è infatti legata alla visione personale dell’artista, che ha scelto di ritrarre gli strumenti usati da varie categorie di lavoratori, come quelle per la lavorazione della pelle o del legname. L’oggetto “già fatto”, come il ready made di memoria duchampiana, viene visto attraverso uno sguardo poetico, inedito e autentico che trasforma e converte una macchina in un vero e proprio oggetto animato, vivo, dotato di un’anima. Attraverso l’utilizzo dell’effetto flou e di una particolare tecnica caratterizzata dall’utilizzo del nastro adesivo nero, l’oggetto assume quasi vita propria, tanto che l’artista ha deciso di dedicare ogni fotografia a un santo protettore. L’oggetto-macchina ha un’anima, come ci dice Stefania, basta muovere un tasto per verificarlo. Ciò che è reale e ordinario può diventare il frame di un sogno, di un incubo a volte, di cui rimane un ricordo passeggero al nostro risveglio. Così anche delle semplici utensili da lavoro diventano soggetti onirici, intrisi comunque di qualcosa di spirituale. La macchina diventa, quindi, icona del vivere quotidiano che nasconde in sé qualcosa di magico. Il tema del sacro è già stato affron-
tato dall’artista, in particolare nella foto “Sacro e profa- Ma così come nei sogni si nasconde sempre un fondo di no” (2008), dove veniva rappresentato l’uovo di drago, verità, anche i suoi lavori spesso prendono spunto dalle creatura fantastica in bilico tra il divino e il diabolico e esperienze di vita quotidiana «con l’intenzione di donare in “Mary con grazia” (2008) rappresentazione laica della un momento di serenità, di raccontare in modo leggero Madonna. La religiosità, dunque, viene vista da Stefania qualunque cosa». La visione di Stefania Romano, rapprein chiave completamente laisentata in Italia dalla galleria ca, dimostrando di possedere milanese Antonio Colombo «Ognuno di noi è il risultato contemporanea (www. la capacità, necessaria per della propria biografia. La mia arte Wassily Kandinskij, di saper colomboarte.com), non è mai mi ha portato ad avere una fiabesca, ma nasce da una cogliere anche nelle cose mavisione leggera delle cose, ma maniera unica e personale di teriali l’elemento spirituale. non superficiale» interpretare la vita di tutti i Afferma infatti la fotografa: «Ognuno di noi è il risultato giorni. La sua ricerca è in condella propria biografia. La mia mi ha portato ad avere tinuo divenire e la serie dei “Santi” costituisce soltanto il una visione leggera delle cose, ma non superficiale». primo passo per una nuova evoluzione artistica in proPuò infatti sembrare che le sue foto nascondano un degress che, attraverso modalità differenti e esiti inediti, è perennemente in bilico tra sogno e realtà. siderio di evasione e di allontanamento dalla vita reale.
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ph. Jurij Gallegra
LIBRI
ph. Alberto Romano
beh quelle persone stanno mentendo. Il sesso è un modo per manifestare la femminilità. Si è vero il sesso è anche uno strumento di potere ma essere desiderate e adorate è una cosa molto bella e tutte le donne, prima o poi, vogliono provare questo piacere». La donna descritta nel libro ha vissuto una parte della propria esistenza come in un meraviglioso sogno. Credendo che tutto andasse bene. Poi l’abbandono. Senza motivo, o meglio, per colpa del peggiore dei motivi, quello più subdolo e insidioso: la noia. E così la nostra protagonista si rifugia nella preparazione del cibo, in origine un rituale di sesso e passione con il marito, poi un modo per ritrovare se stessa. «Si dice che la donna di adesso sia emancipata. Non ne sono esattamente convinta. In realtà le donne si sono trasformate sposando una specie di modello maschile. Ecco, diciamo che le donne adesso danno gratuitamente quello che, invece, le nostre madri si facevano pagare. Ma attenzione, la questione della libertà della donna non va ridotta all’ambito dei compiti di cura che riguardano la casa. La battaglia di riscatto della donna deve passare dalla consapevolezza che il nostro corpo non è merce di scambio, come le veline e le escort». Ne “L’assaggiatrice”, tredici capitoli per altrettante ricette – con tanto di dosi e preparazione – introducono le vicende innestandosi perfettamente nella narrazione: il “Cous cous” «che si porta dentro il rito delle chiacchiere» e poi ancora la “Sfincia di San Giuseppe”, le “Cotognette”, le “Cassatelle di ricotta”, il “Pane cunzato”, la “Caponata”, l’”Antipasto alla siciliana”, la “Pignoccata”, la “Zucca in agrodolce”, le “Polpette in spiedini e Scorzette di agrumi canditi”, le “Brioches con crema di fichi”, il “Biancomangiare al latte di mandorle” e la “Frittata con ricotta fresca, cannella e pomodori secchi”. «Sono le mie ricette preferite - spiega la Torregrossa perché tutto ruota intorno alla tavola». Cibo e sensualità danzano in ogni pagina del romanzo come in un rituale antico: Che cosa preparo? – si legge nel libro – Mangiare con una donna è diverso che farlo con un uomo. Manca il rito della preparazione. Quando ho un uomo che mi guarda mi aggiro Cibo e sensualità nella cucina come su un palcoscenico, i miei danzano in ogni pagina gesti sono calcolati, del romanzo come rallentati; ogni moviin un rituale antico mento è un invito, una promessa; non parlo, le parole rappresentano un ostacolo. Lascio che il corpo si abbandoni all’arte culinaria, e lo spazio che mi separa da lui si riempie piano piano di odori, del rumore dell’olio che frigge, di vapore. Sono con lui, su di lui, sotto di lui, ma solo grazie al cibo, un ponte teso tra me e lui. Il futuro si annulla, il ritmo del tempo scompare, tutto si svolge qui e ora.
GIUSEPPINA TORREGROSSA
La scrittrice de “Il conto delle minne” torna in libreria col suo primo romanzo “L’assaggiatrice” «Ho iniziato a scrivere da piccola. Poi da adulta ho scoperto che potevo anche pubblicare». Giuseppina Torregrossa infila una battuta dopo l’altra raccontando di sé e della sua nuova professione. Ginecologa di origini palermitane è diventata famosa dopo “Il conto delle minne”, pubblicato da Mondadori, il cuntu della storia di una famiglia siciliana e delle sue donne straordinarie. Per ciascuna di loro, fin dalla piccola Agatina, il seno, appunto, ha un significato particolare e diventa la chiave per svelare i più intimi segreti della femminilità e dell’orgoglio di generazioni di donne. Adesso con Rubettino la Torregrossa propone il suo primo romanzo, uscito per la prima volta nel 2006 ma passato decisamente in sordina, riveduto e corretto per l’occasione: “L’assaggiatrice”. Nei testi di questa scrittrice colpisce la presenza costante del cibo e, ovviamente, del-
di ADRIANA FALSONE
le donne. «Il cibo è il primo atto di cura delle donne. Una mamma dopo che ha partorito cosa fa? Attacca subito al seno il proprio figlio. Il cibo e la cucina mettono d’accordi tutti. E poi le donne, bè sono quelle che si prendono cura degli altri. Certo sono un universo piuttosto complesso, proiettano verso l’esterno l’azione e le emozioni. E le storie le raccontano, anzi, le fanno le donne». “L’assaggiatrice” descrive una matura casalinga laureata, Anciluzza, che viene abbandonata dal marito. A questo punto, deve reinventarsi una vita e sorretta dalle sorelle apre una bottega di “Odori e sapori”, rigorosamente siciliani. Nel ritrovo della donna, mentre cucina, un universo di uomini e di donne si avvicina al suo mondo. «In un certo senso il riscatto di Anciluzza passa anche per il sesso - prosegue - Il sesso è una forma di riscatto e sono convinta che quando ti dicono certe cose sulla sessualità, balarm magazine 36
Giuseppina Torregrossa L’assaggiatrice
151 pagg, € 16, Rubettino Il marito di Anciluzza scompare misteriosamente. Rimasta sola, con due figlie a carico, da casalinga sposata, è costretta a trasformarsi in commerciante. Così apre una bottega di prodotti tipici siciliani in un borgo sperduto ma suggestivo, in cui la vita scorre fuori dalla porta e non all’interno delle case. Inizia così il suo viaggio di riscatto che passa anche attraverso i personaggi più curiosi che si intrattengono con lei, tra una ricetta succulenta e l’altra. Hamed, l’extracomunitario scampato al mare e ai pericoli, Ciccio lo scecco, un commercianti dalle doti nascoste, ma anche Adele, una donna dal passato poco chiaro che si ritrova a badare, suo malgrado, a un marito che non le da più nessuna soddisfazione. L’amore ha diverse forme e sapori, ma prima di fermarsi e trovare ristoro bisogna scoprire se stessi e capire fino in fondo cosa si vuole dalla propria vita. Solo allora, finalmente, il coraggio di dire “no”. Per ogni capitolo, tredici ricette, con dosi e preparazione, accompagnano il lettore in un viaggio culinario alla scoperta di una parte di sé. balarm magazine 37
LIBRI
LIBRI
M. Ciancimino e F. La Licata / Don Vito / 311 pagg / € 18 / Feltrinelli
Erika Bianchi / Sassi nelle scarpe / 264 pagg / € 14.50 / Dario Flaccovio
Una verità controversa e complicata. Attualmente la testimonianza di Massimo Ciancimino è vagliata con la massima attenzione da cinque Procure italiane. In “Don Vito” insieme con Francesco La Licata, ricostruisce la storia di suo padre, Vito Ciancimino, uno dei protagonisti della vita pubblica siciliana e nazionale del secondo dopoguerra, amico personale di Bernardo Provenzano, assessore ai Lavori pubblici di Palermo, per una breve stagione sindaco della città. Massimo, il penultimo dei suoi cinque figli, che per anni gli è stato più vicino, riscrive secondo alcune pagine fondamentali della storia: il “sacco di Palermo”, la nascita di Milano 2, Calvi e lo Ior, Salvo Lima e la corrente andreottiana in Sicilia, le stragi del ‘92, la “Trattativa” tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, la cattura di Totò Riina e tanto altro. (Adriana Falsone)
Il senso dell’umorismo non manca quello di cui, la protagonista trentacinquenne di questo romanzo manca del tutto, invece, è l’autostima. La sua vita privata è un disastro, separata, ha un pessimo rapporto con la madre e un nuovo amore andato a male. Fino ad ora ha affrontato la vita grazie alla sua ironia ma presto scopre che non basta. E così il gesto estremo di una sua studentessa liceale finisce di scardinarle il già precario equilibrio. Inizia il periodo più difficile e Miriam comincia a rifugiarsi nel cibo, nel vino e nella tv. Nel frattempo però, qualcosa finalmente in lei cambia. E pian piano riesce ad affrontare i problemi che la vita impone a ciascuno di noi. L’autrice di “Sassi nelle scarpe”, Erika Bianchi insegna Storia antica nelle università americane e traduce romanzi dall’inglese. (a.f.)
Roberto Alajmo / L’arte di annacarsi / 274 pagg / € 16 / Laterza
Enrico Bellavia / Un uomo d’onore / 391 pagg / € 11.20 / Bur Rizzoli
Il termine annacarsi è difficile da tradurre letteralmente. Muoversi il massimo per spostarsi il minimo. Ma è anche una disposizione d’animo, un “farsi belli” dinanzi a qualcuno, il più delle volte, senza motivo fondato, diciamo così. Un’immagine che descrive in qualche modo lo spirito dell’Isola. Roberto Alajmo in “L’arte di annacarsi” ripercorre la Sicilia in un itinerario piuttosto curioso: Lampedusa, Mazara, Messina, quarantuno capitoli per altrettante località che raccontano cosa significa essere siciliano e quali sono le sue contraddizioni. Immobili ma solo in apparenza: A conti fatti, c’è un posto dove il viaggiatore dovrebbe andare, se proprio ci tiene a rivedere Palermo. Si può dire, che sia il posto più bello di tutti. La questione è discutibile, e bisogna mettere le mani avanti, perché stiamo parlando di Pizzo Sella. (a.f.)
è un racconto, vero, che si legge però come un thriller. Enrico Bellavia in “Un uomo d’onore” racconta Francesco Di Carlo, uomo d’onore e boss di Altofonte, confidente di Riina e Provenzano, vicino a Brusca e Greco, punto di contatto della Cupola con la stanza dei bottoni, la politica e i servizi segreti. La vita di questo boss getta una nuova luce sui rapporti tra Berlusconi, Dell’Utri e Mangano, quelli di Andreotti e i Salvo, la strage di Bologna e di Ustica, il ruolo di Vito Ciancimino, l’eccidio di Capaci e tanto altro ancora. I suoi racconti sono vividi e lucidi perché, come diceva Giovanni Falcone, In certi momenti questi mafiosi mi sembrano gli unici esseri razionali in un mondo popolato da folli. (a.f.)
Carmelo Sardo / Vento di Tramontana / 256 pagg / € 18.50 / Mondadori
Antonio Calabrò / Cuore di cactus / 140 pag / € 13 / Sellerio
Decide di accettare un incarico per il servizio militare nella polizia penitenziaria. La sua, più che altro è una scelta di comodo perché così non si allontanerà troppo da casa e soprattutto da Nella, la ragazza di cui è innamorato. Ma il carcere in cui deve prestare servizio è un’imponente fortezza medievale che si trova in un’isola di fronte alle coste della Sicilia occidentale. Qui cambierà per sempre la sua vita perché un vecchio capomafia Carmelo Sferlazza, “studia” quel giovane così sensibile e intelligente, lo osserva e lo sceglie, perché ha bisogno di un complice per il suo singolare progetto, per una volta non criminale, ma anzi, finalmente, di riscatto dal suo passato di mafioso. L’autore di “Vento di tramontana”, Carmelo Sardo è un giornalista originario di Agrigento. (a.f.)
è una sorta di “diario in pubblico” che ripercorre, con il taglio dell’esperienza personale, quasi mezzo secolo di vicende italiane. C’è la “Palermo felicissima” degli anni Sessanta, carica di tensioni sociali di rinnovamento,ma anche il periodo più cupo della violenza mafiosa In “Cuore di cactus” tra ricordi privati e i grandi fatti di attualità, scorre il ritratto di un paese in cambiamento: un Sud controverso tra vecchie e nuove clientele e un Nord percorso dalle avventure dell’industria, della finanza, di inedite tensioni sociali e politiche. Sullo sfondo, il giornalismo di battaglia del quotidiano palermitano “L’Ora”. Antonio Calabrò, giornalista finanziario, è originario di Patti e attualmente è direttore Affari istituzionali e relazioni esterne della Pirelli Spa. (a.f.)
Nino Vetri / Lume Lume / 204 pagg / € 12 / Sellerio
Sergio Algozzino / Comix show / 96 pagg / € 13 / 001 Edizioni
“Lume lume” letteralmente vuol dire “gente del mondo” ed è il titolo di una canzone rumena. Nino Vetri parte da questo motivetto per raccontare il mondo multietico che si trova attorno a lui, nel suo condominio. Ci sono i rumeni del quarto piano, miti e gentili, c’è chi presta servizio come accompagnatore a un ragazzo sulla sedia a rotelle, chi lavora in nero come muratore; c’è Mohammed, il ragazzo del Bangladesh, musulmano osservante, che anche la signora Licata, la diffidente dirimpettaia di Nino, comincia ad apprezzare ma ha ribattezzato con il più rassicurante nome di Salvatore, ci sono quelli di passaggio. Tutto intorno Palermo, con musica, cibo, spezie, trattorie, barbieri e mendicanti che fanno da contorno a questo libro divertente e ironico che fa riflettere sull’unione europea e sui diritti dei migranti. (a.f.)
è un racconto molto divertente che prende spunto dalla vita di Andrea, un giovane fumettista precario come molti, con tanti sogni e idee. Attraverso le sue difficoltà - il momento creativo che ogni tanto stenta ad arrivare, la mancanza di soldi, il poco tempo da dedicare alle fidanzata e, ovviamente, il fatto di non venire capiti da chi fa, come dire, un lavoro impiegatizio normale - il lettore viene condotto in un mondo comune ormai a molti giovani. Dopo “Pioggia d’estate” e “Ballata per Fabrizio De Andrè”, “Comix show” è la nuova graphic novel di Sergio Algozzino. Un’ottantina di tavole in bianco e nero leggere eppure divertenti fanno riflettere sulla condizione del lavoro oggi e sulle difficoltà che incontra chi intraprende una professione intellettuale, senza regole e tutele. La passione, alla fine, vince sempre su tutto. (a.f.)
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LIBRI Giacomo Guarneri / Danlenuàr / 72 pagg / € 10 / Navarra La tragedia di Marcinelle, raccontata attraverso le voci umili, semplici e intense di Antonio, intrappolato per sempre a oltre mille metri sottoterra e Genoveffa, suo moglie che con lui, fin tanto che ha potuto, ha tenuto una fitta corrispondenza che offre il pretesto alla narrazione per ripercorrere le tappe di una vicenda d’amore, di guerra e di migrazione. Giacomo Guarneri in “Danlenuàr” ha integrato memorie familiari e riflessioni sul presente, testimonianze orali e scrittura: dal Protocollo di Roma, il cosiddetto accordo “minatore-carbone”, per cui il governo s’impegnò a inviare operai italiani al lavoro sotterraneo in Belgio in cambio di un prezzo di favore nell’acquisto del carbone, alle interviste agli ex-zolfatai dell’entroterra siculo e i superstiti abruzzesi della catastrofe di Marcinelle. (a.f.)
Gisella Cangemi / Mondosogno / 44 pagg / € 12.50 / Gruppo Albatros Alice preferisce crearsi un mondo tutto suo, in cui rifugiarsi e sentirsi protetta. “Mondosogno” è un paese dove i suoi abitanti, i mondosogniani, amabili, allegri e colorati, vivono felici e al sicuro. Chi approda in questo onirico mondo sa che qui tutto è possibile e che qui non c’è tristezza che resista. Quando Alice scopre, o immagina, la sua esistenza non perde occasione di ritornare lì per staccarsi dalla sua vita di ogni giorno e trovare rifugio sicuro. E così, a un certo punto, decide qualcosa di drastico. Vuole trasferirsi per sempre in quel mondo meraviglioso. Nell’ultimo viaggio però qualcosa va storto e si ritrova in una sorta di limbo, sospeso tra l’universo reale, la Terra e Mondosogno. Un viaggio onirico e surreale in cui Gisella Cangemi racconta l’animo femminile in tutte le sue sfaccettature. (a.f.) Germana Fabiano / La luna contro e... / 144 pagg / € 10 / Robin Edizioni Tre racconti delicati e corali descrivono una Sicilia controversa. In “La Luna contro”, nelle campagne siciliane dell’Ottocento, un villaggio è terrorizzato da un male oscuro che sembra essere legato alla luna. Ne “Il puparo” ambientato durante la seconda guerra mondiale, un coraggioso puparo girovago adatta l’antica arte del cunto e i suoi sogni alla crudeltà della guerra. Infine, un surreale quanto attuale omaggio ai nostri giorni: ne “La controra” gli abitanti di Palermo, stanchi dei continui soprusi, della spazzatura e della corruzione decidono di reagire mettendo in scena una feroce vendetta. Germana Fabiano già autrice di “Balarm”, suggestivo romanzo in parte ambientato all’epoca di Federico II, è nata a Palermo ma vive a Tübingen, dove insegna. (a.f.)
Antonio Maria Gica / L’ultimo dei Capitani / 151 pagg / € 10.50 / Nuova Ipsa Corini rappresentava tutti noi. Nel bene o nel male. E tutti sognavano che un giorno da capitano o da dirigente alzasse una coppa qualunque. La prima coppa del Palermo. Questa frase rappresenta un po’ l’essenza di “L’ultimo dei Capitani” scritto da Antonio Maria Gica, tifoso rosanero e presidente dell’associazione Calcio balilla di Palermo: un libro scritto per chi ama il calcio, per chi vuole ripercorrere gli avvenimenti degli ultimi anni del Palermo e soprattutto per chi è affezionato alla squadra rosanero, al di là dei risultati, delle sconfitte e dei momenti bui. Al di là dei rimproveri e delle debacle. In appendice, un vero e proprio album di famiglia con le vignette e i momenti più significativi della squadra, disegnati da George Brugas. (a.f.) balarm magazine 40
CINEMA
GREGORIO NAPOLI Il regista Mario Bellone ricorda la personalità e la professionalità del noto critico cinematografico recentemente scomparso di MANUELA PAGANO Quando scompare una personalità importante, i media gli dedicano quello che, in gergo giornalistico, si chiama coccodrillo, un servizio che ne sintetizza la carriera ripercorrendo le tappe più importanti. Altra cosa sono però le testimonianze, i ricordi, i commenti che riguardano soprattutto la sfera personale. Nel caso di Gregorio Napoli, critico cinematografico siciliano scomparso recentemente all’età di 76 anni, il profilo personale e quello professionale sono inscindibilmente legati. Storico giornalista del Giornale di Sicilia, in cui militò dal 1963, Napoli era un professionista stimato e apprezzato su tutto il territorio nazionale dove si fece conoscere per la loquela e il sapere enciclopedico anche grazie alla trasmissione “Cinematografo” condotta da Gigi Marzullo, di cui era ospite fisso. Non ci sarebbe dunque bisogno di
presentazioni per un uomo che ha fatto la storia della critica cinematografica in Sicilia, ma affidare il suo ricordo a chi lo conosceva bene ha un valore che travalica i confini del tempo e si colloca nella memoria personale e collettiva. Tanti hanno voluto rendergli
omaggio, da Giuseppe Tornatore, che, esordiente, attendeva con timore reverenziale la recensione del maestro, a Daniele Ciprì e Franco Maresco che lo vollero sul set de “il ritorno di Cagliostro” e collaborarono spesso con lui. Abbiamo voluto affidare questo spazio dedicato a Gregorio Napoli a un palermitano doc come lui, il regista Mario Bellone, cui era legato da un affetto che affonda le radici in una conoscenza durata quasi quarant’anni. «I primi ricordi che ho di Gregorio risalgono alla fine degli anni Sessanta, quando ancora studente, coltivavo la mia sfrenata passione per il cinema frequentando tutti i luoghi in cui era possibile fruire e discutere di film d’autore. Gregorio rappresentava per me, cinefilo alle prime armi, un indiscutibile punto di riferimento. Il 16 gennaio 1973, all’età di 21 anni, grazie al mecenatismo di Gianni Colella, ingegnere di sinistra, inaugurai il cineclub “La base”. Non potrò mai dimenticare la prima volta che lo vidi arrivare al nostro circolo: un omaccione con la cartella di cuoio e gli occhialoni. Si sedette a proiezione già cominciata in fondo alla sala e, di tanto in tanto, annotava considerazioni sul taccuino nero illuminato da una lampadina tascabile. Puntuale come un orologio, dopo poco arrivava in redazione la recensione che aveva trascritto con la sua fedele e insostituibile macchina da scrivere, che non abbandonò mai nemmeno dopo l’avvento del computer. Gregorio è stato l’ultimo vero critico cinematografico, quello che concepiva la visione di un film solo all’interno di una sala tra gli odori, l’atmosfera, il silenzio, che solo un cinema
come un uomo mite, autoironico e perennemente può regalare. Per questo destinava parole di sdegno ai critici a buon mercato, che preferivano guardare le impegnato, che all’inizio della sua carriera si divideva antiprime in VHS, sprofondati nella poltrona di casa. Dai tra il lavoro di giornalista e quello di impiegato del tempi del Cineclub Sicilia, o del Nuovo cinema D’Essai Banco di Sicilia e che fino all’ultimo non ha mai saltato Crystal Gregorio non mancava mai ad una proiezione la prima di un film, anche se questo voleva dire prendere più di un autobus. o dibattito». Il ricordo di «A Palermo Gregorio era Bellone viaggia tra le vie di «Gregorio è stato l’ultimo vero una Palermo ormai lontana, critico cinematografico, quello che una celebrità e con orgoglio fatta di cineclub senza un raccontava delle volte in concepiva la visione di un film solo mi cui era ospite del cavaliere luogo fisso, dove si avvertiva il fervore del cambiamento. all’interno di una sala tra gli odori, Mangano, il padre di tutti l’atmosfera, il silenzio» i cinema di Palermo, che «Una recensione influenzava la buona riuscita di una nuova amava proiettare nella sua saletta privata i film non ancora distribuiti al cinema, pellicola. Gregorio conosceva bene la responsabilità che per poi discuterne con lui. Gregorio amava il suo lavoro aveva la sua penna e ogni volta in modo impeccabile offriva commenti raffinati su registi e attori anche e lo faceva con dedizione assoluta. Con lui se ne va esordienti e colte citazioni dando prova di una memoria non solo un grande maestro, ma un pezzo di Storia del elefantiaca». Mario Bellone descrive Gregorio Napoli cinema che lascia un vuoto incolmabile».
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disgraziata terra, ci piace parlare di “Con gli occhi di un altro”. Si tratta di un mediometraggio del palermitano Antonio Raffaele Addamo, con un curriculum lungo così, come autore, attore e regista di teatro, ma al suo esordio nella regia cinematografica. Il film è tratto dall’atto unico “19 luglio 1992” di Cetta Brancato, ispirato al martirio di Paolo Borsellino, ed è dedicato a tutti i giudici e alle scorte vittime di mafia. «Non è soltanto un film di mafia - tiene immediatamente a precisare il regista, orgoglioso della sua opera prima tutta siciliana, dalla troupe al cast tecnico, dalle maestranze alle musiche originali di Marco Betta, fino ai protagonisti, attori di palcoscenico - È, innanzitutto, la scelta artistica di un autore nato a Palermo, che è voluto restare in Sicilia e che è stufo di questa immagine della Sicilia. Basta con la Sicilia mafiosa delle fiction e del degrado». Volutamente lontane dal main stream dell’iconografia della Sicilia nei media sono state anche le scelte estetiche del regista, che hanno portato ad un’opera fuori dai canoni espressivi “classici” del cinema di genere; distante anni luce, per intenderci, tanto da Don Vito Corleone e dai suoi numerosissimi epigoni, quanto dalle piovre e dai vari capi dei capi. «La luce è stata fondamentale e fondamentale è stato il suono, comprendendo con suono anche la parola - racconta il regista - fatto solo di parola, niente altro». Di forte impatto i luoghi in cui è stato girato il film, più scenari d’arte che location, quali il Cretto di Alberto Burri a Gibellina e L’Atelier sul Mare di Antonio Presti, che partecipano alla cifra stilistica e la rendono poetica, onirica. Significativa la scelta di girare non in digitale ma in pellicola. Lo stesso Raffaele Addamo denuncia la sua pillicusarìa, che nei due anni di lavorazione ha accompagnato il film, realizzato con il contributo della Regione Siciliana, attraverso l’APQ “Sensi Contemporanei”, con il patrocinio culturale della Fondazione “Progetto Legalità onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia” e dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo. Di prossima uscita un cofanetto con il testo originale e il documentario di Gabriele Ajello sul backstage, impreziosito dalle testimonianze di molte personalità, in primis Andrea Camilleri. “Con gli occhi di un altro” è attualmente in “tour” nei festival nazionali e internazionali, “prodotto” culturale di una Sicilia sana e vitale, da esportare a testa alta e da diffondere nel delicato “mercato interno” delle scuole. «Perché - conclude Raffaele Addamo, citando un passo del film - questa terra possa finalmente partorire figli che non siano eroi ma creature del sole».
p ph. Giuse
pe Arno
ne
CINEMA
I H C C O I CON GLAMO di ADD Autore, attore, regista di teatro, Antonio Raffaele Addamo parla del suo esordio cinematografico di MARCO CORONA Nella speranza di mettere presto fine all’eterna contesa tra chi considera la rappresentazione mediatica della Sicilia tutta mafia, e più recentemente qualche robusta spruzzata di munnizza, una sciagurata condanna per i siciliani e chi, invece, ritiene che mafia, malaffare e munnizza, tanta munnizza, siano il male reale di questa
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CINEMA
Giuseppe Schillaci
Il regista palermitano, Premio speciale al “Torino Film Festival”, è anche in libreria con “L’anno delle ceneri” “The Cambodian Room: Situations with Antoine D’Agata” è un film che spezza la monotonia dello sguardo documentaristico, seguendo intimamente e senza discrezione alcuna l’estenuante ricerca d’ispirazione di Antoine D’Agata, fotografo dell’agenzia Magnum Photos, artista dell’immagine le cui opere riflettono quell’attimo di sospensione, spesso inquietante, a metà tra il reale e l’onirico. È un film che non pone barriere all’occhio della macchina da presa, in grado così di raccogliere tutti i passaggi di un processo lento e solitario, ai confini dell’autodistruzione. La luce, mai artificiale, resta probabilmente una delle caratteristiche migliori di cui il film si pregia. È la sua modulazione a dettare i tempi di un racconto che ritrae l’artista durante gli istanti, a volte interminabili e disperati, che precedono il momento creativo. In Cambogia, nella stanza di Lee, prostituta spacciatrice, D’Agata fuma Ice (droga simile al crack) nella ricerca dell’attimo in cui dare sfogo alla propria arte. Proprio questa assenza di filtri, nel racconto, affascina chi osserva. Le immagini si succedono tralasciando commenti e giudizi, mostrando semplicemente un pezzo di vita dell’artista. “The Cambodian Room” è il film d’esordio alla regia (insieme a Tommaso Lusena) di Giuseppe Schillaci, palermitano classe 1978, già attivo nel cinema come produttore esecutivo di “L’isola in me”: in viaggio con Vincenzo Consolo (2008), di Ludovica Tortora de Falco, segretario di produzione per molti altri titoli girati in Sicilia (“Prove per una
di SALVIANO MICELI
tragedia siciliana” di John Turturro - 2008, “The Palermo Shooting” di Wim Wenders - 2007, “Il dolce e l’Amaro” di Andrea Porporati - 2006, “All’amore assente” di Andrea Adriatico - 2005) e responsabile per lo sviluppo della casa di produzione cinematografica Cinemare nel 2006 ed Eurofilm nel 2007. Un esordio immediatamente riconosciuto a livello internazionale grazie al Premio speciale della Giuria all’ultima edizione del “Torino Film Festival”, nella sezione “Italiana Doc”, per la precisione dello sguardo e la forza espressiva della messa in scena, in grado di indagare il viaggio di un artista e le motivazioni ultime della sua ricerca. Motivazione, questa, assai azzeccata. È proprio Giuseppe, al telefono, a confermarci la difficoltà di approcciarsi ad un artista come Antoine D’Agata, la necessità di mantenersi ad una distanza tale da permettere di non restare del tutto inglobati dal suo “tragico” mondo interiore. Il film continua a girare per i Festival (l’11 maggio sarà proiettato fuori concorso al “Tek Festival a Roma”), e Giuseppe Schillaci ha appena pubblicato il suo primo romanzo per Nutrimenti Edizioni, “L’anno delle ceneri”, ambientato in una borgata palermitana a metà degli anni quaranta e di prossima presentazione al Salone del Libro di Torino. “Cosmic Energy” sarà poi il nuovo documentario che lo vedrà per la seconda volta alla regia. A noi non resta che seguire, e lo facciamo con un certo interesse visto le premesse, i prossimi passi di questo giovane autore palermitano. balarm magazine 45
SOCIETA’
Bollino “Pizzo-Free”
Il circuito delle imprese che si sono ribellate al racket da oggi ha un marchio antimafia: questa ed altre le nuove proposte di Addiopizzo
di SONIA PAPUZZA Il marchio anti-mafia, la mappa dei “giusti”, la festa dei consumatori responsabili: è un mese pieno di iniziative per chi ha deciso di dedicare tutti i propri sforzi alla lotta a Cosa nostra. Dopo il bollino giallo, quello verde e quello equo-e-solidale, il consumatore responsabile dovrà adesso stare attento che sui prodotti che sceglie ce ne sia anche un altro: quello che riporta la dicitura “pizzofree”. L’idea è dell’associazione antimafia Addiopizzo, quella che dal 2004, dopo una campagna fatta di adesivi attaccati sui muri di tutta la città, affianca gli imprenditori che si rifiutano di “mettersi a posto” con la criminalità organizzata. L’iniziativa coinvolge tutti gli iscritti che abbiano un prodotto da commercializzare, in Sicilia o fuori: dal vino al formaggio, dalla manna alle coppole,
il bollino che attesta che su quel prodotto nessuno ha pagato un balzello ingiusto, farà bella mostra di sé sulla confezione, in modo che oltre alla qualità il consumatore possa scegliere anche l’eticità dei prodotti che compra, preferendo quelli che non pagano tasse ingiuste alla più odiosa delle organizzazioni. Delle circa 500 aziende commerciali, industriali e artigianali che hanno aderito all’associazione e quindi alla campagna di consumo critico, già 32 hanno apposto sui propri prodotti il
marchio “pizzofree”. Fra queste ci sono imprese alimentari, produttori di abbigliamento, di arredi per la casa e per l’ufficio, di biancheria intima, case editrici che porteranno sulla copertina questo bollino arancione. E, come avrete notato, anche Balarm sfoggia la dicitura “pizzofree”: perché il piacere di leggere sia anche giusto e consapevole. «Chi compera tali prodotti - dicono i ragazzi di Addiopizzo - contribuisce a rafforzare il circuito delle imprese che si sono ribellate al racket delle estorsioni aiutandole a resistere alla pressione mafiosa. I produttori aderenti ad Addiopizzo amano essere liberi e non accettano condizionamenti mafiosi nel loro lavoro. Per questo i prodotti Addiopizzo sono di ottima qualità e per i consumatori acquistarli diventa un dovere che fa piacere». La lista dei prodotti col marchio “pizzofree” e quella di tutte le aziende che fanno parte dell’associazione antimafia si possono trovare sul sito Addiopizzo.org e sono state presentate qualche settimana fa anche alla “International Tourismus Borse” di Berlino, la Fiera del turismo dove si incontrano operatori di tutto il mondo per pubblicizzare i propri servizi. La presenza lì di Addiopizzo è stata fortemente voluta dall’ambasciatore tedesco Michael Steiner, che crede molto nella campagna lanciata dall’associazione siciliana e che ha, tra le altre cose, finanziato la pubblicazione in tedesco della mappa di Palermo con l’indicazione di tutti i commercianti pizzo-free, in modo che i turisti teutonici sappiano dove andare quando visitano Palermo e
la Sicilia se non vogliono foraggiare Cosa nostra. In musicisti e artisti di ogni genere. Quest’anno i giorni scelti per la festa sono dal 28 al 30 maggio e per la prima volta occasione della Fiera del turismo è stata presentata anche la “Addiopizzo travel”, l’agenzia di viaggi nata da lo scenario non sarà piazza Magione ma il più centrale Giardino inglese. «Più comodo - dicono gli organizzatori una costola dell’associazione che si occupa di turismo - perché più facilmente raggiungibile e con maggiori responsabile organizzando tour in cui garantisce che tutto il soggiorno, dall’albergo ai ristoranti ai pullman garanzia per facilitare la gestione e l’animazione». La quinta Fiera del consumo per i trasporti siano mafiacritico sarà divisa in sette aree free e organizza tour per le In occasione della Fiera del tematiche: bere e gustare; cantine e le aziende che sono turismo è stata presentata anche vivere verde; viaggi e miraggi; ribellate alla mafia. Il periodo la “Addiopizzo travel”. vivere quotidiano; frivolo e per presentare tutte queste Inoltre a maggio si svolge bello; piacere e benessere; il iniziative è quello giusto: è la festa di Addiopizzo bollino dei produttori. Oltre la primavera infatti il periodo agli stand espositivi e al palco preferito dai turisti per visitare la città. Ma non solo. A maggio, come ogni anno per le esibizioni, l’associazione sta mettendo a punto l’organizzazione di eventi, dibattiti, laboratori creativi ed ormai da un lustro a questa parte, si svolge la festa di Addiopizzo, che si chiama “Liberacittà” e raccoglie tutti eventi di ogni genere. Tutto il programma dettagliato i commercianti e gli operatori pizzo-free in una grande della manifestazione lo potete leggere (a ridosso manifestazione che dura tre giorni e coinvolge scuole, dell’evento) su www.balarm.it.
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ph. Sandro Scalia
ph. Federico Maria Giammusso
SOCIETA’
Quelli di... Tavola Tonda A Palermo cresce un nuovo contenitore polifunzionale dedicato all’arte e alla cultura Piazza Tavola Tonda. La suggestione sta già nel nome, così carico di storia. Qui, in questa piazza chiusa, non di passaggio, vicino la Cala, infatti, si ritrovavano i viaggiatori del mare, incontrandosi nelle osterie, nelle taverne. Ed è passato tanto tempo da allora, ma ancora oggi a piazza Tavola Tonda, in fondo, i viaggiatori ci sono: quelli che vengono da ogni parte e, attraverso la musica e il teatro, si raccontano; e ancora c’è l’incontro, tra tutti quelli che hanno voglia di stare insieme, di crescere, discutere, abballare. E ancora, c’è l’incrocio di etnie, come nelle stanze di Ubuntu, l’asilo multietnico che accoglie i bambini del quartiere e non, e poi c’è il momento dello svago, della festa, magari semplicemente di ritorno dal “viaggio” della propria routine. Tavola Tonda è un centro di cultura e di arte; ne fanno parte l’omonimo circolo Arci, Ubuntu, Acunamatata, la redazione di Radio100 passi, che ha ricominciato la sua programmazione, e ancora tutti quelli che man mano, giorno dopo giorno, spontaneamente si aggregano, alla ricerca di uno spazio come pochi. Perché questo, in effetti, è un luogo che parla da sé, circolare. Colorato, anzi di più, sgargiante. E con una caratteristica precisa: le porte qui sono sempre aperte. «Ci siamo aggregati così, silenziosamente, spontaneamente. È stato un voler unire strade che camminavano parallele, perché senza lo scambio, senza una rete non si va da nessuna parte. Quello che vogliamo è alimentare la cultura, scambiare
di FEDERICA SCIACCA
energia attraverso la musica, l’arte, il dibattito, le persone, tra successi, fallimenti ed ostacoli». Sono le parole del suo fondatore, Sergio Lo Verde, anima del centro insieme a Barbara Crescimanno, Michele Piccione, Emanuela Lodato, Marco Tarantino, Simona Ferrigno e tanti altri. La programmazione è fitta, tra rassegne, feste, incontri: ci sono i laboratori come la scuola di circo, quella di musica popolare e poi c’è il venerdì dedicato ai concerti, il sabato in cui trova spazio la “discarica culturale”, un momento dedicato al dibattito su un argomento scelto di volta in volta, e la domenica dedicata al teatro, con un susseguirsi di compagnie che non vengono semplicemente ad esibirsi, ma a conoscere il posto e a farsi conoscere, per uno scambio culturale che sia vero. E poi ci sono le feste abballu, il momento più bello, come raccontano i tavolatondieri, dedicato alla danza popolare che ormai si sta perdendo. Una serata per ritrovare il senso vivo della musica, della danza e del piacere di stare semplicemente insieme. Infine c’è anche un ambulatorio pediatrico, una scuola serale per il conseguimento della licenza media (in collaborazione con l’Istituto comprensivo Peppino Impastato), e uno sportello di consulenza legale gratuita. Ma soprattutto ci sono persone che hanno voglia di ascoltare e di raccontarsi e coinvolgere. Un sogno che vorrebbero realizzare? Rispondono: «Che i vicini del piano di sopra, un giorno scendessero e abballassero con noi per tutta la sera». Ridono. balarm magazine 48
FUORI DALL’ISOLA
Da Palermo a Milano per approdare a Barcellona: racconto di uno street artist dallo stile fumettistico che percorre la strada di un’arte democratica di LAURA FRANCESCA DI TRAPANI balarm magazine 50
ria Giammusso
qualcosa, un segno che ha più valore, che contribuisce alla creazione di una storia di quel posto. Tutto il suo fare è concentrato sulla libertà dell’uomo, sul rendere democratico anche un aspetto dell’essere umano così altamente creativo. Combatte l’elitarietà dell’arte anche col design, individuando il processo creativo non fine a sé stesso da chiudere nei luoghi istituzionali dell’arte, ma in un atto di riproduzione di piccoli oggetti seriali così da abbatterne i costi, con l’intento di una fruizione allargata e di conseguenza per tutti. Un impatto pop da linguaggio pubblicitario per cogliere lo sguardo degli altri, il respiro delle città, il significato che l’arte ha, probabilmente, perduto, dando vita ad una città immaginaria, mescolanza di tutto quello che i suoi occhi hanno registrato.
ph. Federico Ma
TV BOY, l’arte in vetrina
Metti una vetrina che si affaccia su una delle strade principali della città, osservala come fosse una grande scatola trasparente, all’interno della quale tutto può accadere. Colori, parole, sguardi si alternano in una danza di parole ritmata dall’avvicendarsi di accese cromie. Tv Boy, al secolo Salvatore Benintende (classe 1980), si racconta tra i vetri e tra i passanti che incuriositi si bloccano per capire quello che sta accadendo. La città è Palermo, luogo affettivamente rilevante in cui è nato, che dipinge in occasione di questa performance live ospitata dalla Rinascente. Il suo stile fumettistico diventa fil rouge di un incontro tra l’arte e la moda. Arte e moda legate alle strade metropolitane: Londra, Parigi, New York, Tokyo, Rio de Jainero e ora Palermo all’insegna di un flusso di moderna ironia. Ed è proprio Palermo l’incipit della nostra conversazione. Una Palermo dei ricordi a cui attinge per raccontarla, una città vista e sentita con gli occhi di un bambino. Quel bambino che la vedeva durante le vacanze estive, e che certamente ne vedeva gli aspetti da isola magica, idealizzandola ed imprimendola tra i suoi ricordi come luogo di divertimento e spensieratezza. Oggi ha fatto ritorno, raccontandola nel suo lavoro, ricorrendo ad una modalità gioiosa. Ma tutto il suo rendere il pensiero in arte è giocoso. Lo stesso nome scelto lo individua all’interno di quella cultura televisiva in cui quella generazione è cresciuta. E lui rende vivi dei personaggi assolutamente fumettistici, come usciti dai cartoons. Il pop è certamente il suo tratto inconfondibile per trasmettere allegria e aggirare gli aspetti polemici spesso legati alla descrizione di questa complessa e affascinante città. La semplicità del tratto è l’atro aspetto che lo caratterizza, perché come spiega lui stesso «L’arte non è abilità tecnica, ma possedere un’idea e trovare una linea personale». Così la sua ricerca di un “segno semplice” si origina con la stessa scelta di avere individuato nella street art l’universo a cui aderire. Nasce quindi come vera e propria necessità, dall’aver iniziato facendo disegni illegali per le strade delle città, e quindi con la necessità di un disegno che poteva essere solo semplice. L’arte con i suoi circuiti riconosciuti sono arrivati dopo rispetto agli inizi nel ‘97. Ma questo identificarsi con una forma artistica da strada nasce dalla voglia di dare all’arte una forma maggiormente democratica. «L’arte è un mondo elitario - sottolinea - i musei e le gallerie per molti rappresentano luoghi inaccessibili». Così oltre la valenza democratica, il suo rendere i pensieri, le idee arte, si coniuga con il concetto di luogo-non luogo. Luoghi abbandonati dalle persone stesse, piccoli spazi urbani in cui nessuno si sofferma a vedere, a sentire, a riflettere. TV Boy vuole lasciare
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BENESSERE
IN FORMA PER L’ESTATE? La bacchetta magica non esiste ma vi riveliamo le tecniche estetiche e mediche più innovative di CRISTIANA RIZZO
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Ormai tutti sanno che attività fisica e corretta alimentazione sono la base per restare in forma, ma a volte non bastano: adiposità localizzate e cellulite talvolta resistono agli attacchi sferrati da ore in palestra e rinunce a tavola. In questo caso bisogna intervenire con trattamenti mirati. Le novità, fra medicina, chirurgia ed estetica, si chiamano vela smooth, cavitazione e smart-lipo. «Il Vela smooth - spiega Sandra Saladino, cosmetologa - è un’apparecchiatura innovativa che, grazie alla radiofrequenza, alla luce a infrarossi, all’aspirazione vacuum pulsata e al massaggio meccanico, riduce la circonferenza e scioglie i legami fibrosi che comprimono e mantengono il grasso, causando l’effetto buccia d’arancia. Non è un metodo invasivo, è sicuro ed è indolore». Ma quante sedute servono per avere risultati visibili? «È consigliabile un ciclo di dieci sedute di 40 minuti, con una frequenza di due trattamenti a settimana, anche se già dalla prima volta si nota un miglioramento». Al ciclo d’urto segue quello di mantenimento, una seduta ogni 6 settimane. È adatto sia alle donne che agli uomini ed ha anche un effetto rassodante. Il costo è di circa 60 euro a seduta. Una valida alternativa alla liposuzione è rappresentata dalla Cavitazione estetica. Si tratta di una sorta di liposuzione non invasiva, che elimina in poche sedute anche la cellulite più ostinata. Ma come funziona? «Un manipolo riduce gli strati adiposi in eccesso
ALIMENTAZIONE SANA
avvalendosi dell’utilizzo degli ultrasuoni, che creano delle onde che disgregano il tessuto adiposo - continua la Saladino - a tutto ciò si aggiunge un considerevole miglioramento dell’aspetto a buccia d’arancia, con l’eliminazione dei classici fibro-noduli della cellulite, una migliore ossigenazione e rivascolarizzazione del sottocute e un drenaggio dei liquidi di ristagno». Un ciclo, che prevede una seduta di 40 minuti a settimana, dura da 4 a 6 settimane, per un costo di circa 100-150 euro a trattamento. Sia la cavitazione estetica che il vela
per mantenere la linea sono necessarie: corretta alimentazione, attività fisica e trattamento cosmetologico smooth sono disponibili presso lo studio medico Laser lab, in via Wagner 4 a Palermo (telefono 091.6113655). Sempre efficace, poi, un classico dei trattamenti estetici: l’Lpg Endermologie. Riduce la circonferenza di addome, cosce e glutei, attraverso un manipolo con due rulli scorrevoli e un tubo aspirante. Totalmente indolore, consiste in una tecnica di aspirazione lieve della pelle in grado di ristabilire l’irrorazione vascolare. Rilancia la circolazione sanguigna e linfatica facilitando
Per dimagrire non è necessario seguire regimi alimentari da fame o abbandonarsi all’ultima dieta del momento. Bastano poche e sane abitudini, come mangiare in maniera varia, non privarsi dei carboidrati, ma consumarli senza esagerare con le quantità, sotto forma di pasta integrale, riso, cous cous e pane integrale, moderare il consumo di carni e salumi (tre volte alla settimana), eliminando il grasso e facendo attenzione ai cibi ad alto contenuto di colesterolo e mangiare frequentemente pesce (almeno due - tre volte a settimana), cucinato in modo semplice. È importante, inoltre, consumare ogni giorno almeno una porzione di verdura cruda e una di verdura cotta e fare due spuntini a base di frutta a metà mattina e a metà pomeriggio. Per quanto riguarda i condimenti, prediligere l’olio di oliva e ridurre il consumo di sale e di prodotti ad alto contenuto di zuccheri semplici. Infine, contro la cellulite, la regola d’oro: bere due litri d’acqua al giorno.
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BENESSERE l’eliminazione delle tossine e permette inoltre di far scattare un processo naturale di eliminazione del sovraccarico adiposo, tonificando e rassodando la pelle al tempo stesso. Il procedimento non necessita di alcuna sostanza chimica ed è adatto a qualsiasi tipo di paziente. Il trattamento è disponibile da Theo, in via Notarbartolo 23 a Palermo (telefono 091.308103). Passando a tecniche che attengono alla chirurgia, una delle novità più efficaci è sicuramente la Smart lipo. Paragonato alla liposuzione tradizionale è più affidabile, meno invasiva e con un minor tempo di recupero. Ciò non toglie che possa essere praticata solo da un chirurgo. Il numero dei trattamenti varia da paziente a paziente, ma la maggior parte delle volte uno è sufficiente. Una sessione dura generalmente da 45 minuti a un’ora per ogni area trattata. I risultati sono visibili quasi immediatamente. Il costo è di circa 3mila euro per zone estese come cosce e addome. È possibile praticarla presso il centro Andros (Via Ausonia 43, telefono 091.6785511). «Queste sono le tecniche estetiche e mediche più innovative ed efficaci che ci siano, in questo momento, sul mercato - conclude la Saladino - ma per mantenere i risultati ottenuti bisogna accompagnarle a una corretta alimentazione, a un’attività fisica almeno bisettimanale e a un trattamento cosmetologico, usando a casa prodotti mirati. In prossimità dell’estate tutti hanno voglia di tornare in forma in fretta, ma bisogna sforzarsi di metterci almeno un po’ del proprio: la bacchetta magica non esiste».
Attivita’ fisica costante Le parole chiave per “uscire dal guscio” e perdere i chili di troppo sono ciclismo, camminata veloce, step e nuoto, ovvero attività di lunga durata. I benefici di questo programma di allenamento sono molteplici: un’attività fisica regolare (almeno 30-40 minuti al giorno, almeno tre giorni alla settimana) porta a un miglioramento generale delle capacità cardiocircolatorie e respiratorie, favorendo la circolazione periferica. Così è possibile sconfiggere la cattiva circolazione, il più grosso fattore di rischio per lo sviluppo della cellulite. Infine, può essere utile seguire un programma di tonificazione che preveda l’utilizzo di esercizi a carico naturale, di attrezzature isotoniche o pesi liberi. È importante non esagerare, utilizzando carichi leggeri per un numero di ripetizioni che non affatichi eccessivamente i muscoli. Al termine della seduta lo stretching favorisce il ritorno venoso nonché la perdita delle tossine.
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CIBO
L’ABBINAMENTO IL VINO di GIORGIO AQUILINO
La vitalità delle melanzane Quando degli involtini prelibati sono decisamente più appetitosi di “tempeste ottocentesche” Avevo accettato l’invito a un soggiorno nella casa sul mare di un amico. Una magnifica idea per ritemprarsi dopo l’umidità invernale. Partimmo il venerdì pomeriggio con un sole che spaccava i balatoni. Meraviglia, pensai, mare e sole! Superato l’impasse del devastante viaggio in macchina – il fanciullo dalla guida, diciamo, sportiva, frenava in quinta per riaccelerare in prima, facendo schizzare il contagiri da trenta a novanta e sottoponendo il mio diaframma a sollecitazioni poco piacevoli - arrivammo in questo posto meraviglioso vicino Trapani. La casa era piccola e fredda, poiché disabitata per la maggior parte dell’anno, ma il panorama era magnifico. Invece di stare in casa proposi di sistemare i bagagli e andare in paese: volevo godermi gli ultimi scampoli di sole, vedere qualche chiesa, la piazza. Lui, non felice, annuì. Per fortuna il centro abitato era abbastanza vicino. Come tanti paesini neanche questo aveva un’identità specifica, era piuttosto un’accozzaglia di costruzioni disomogenee, ben curate e piene di piante e fiori. Mi divertiva guardare i signorotti che si preparavano al dì di festa. Il passìo era cominciato e
di LETIZIA MIRABILE
Il nostro piatto, nella sua apparente semplicità, rileva al palato alcune sensazioni caratterizzanti: dalla tendenza dolce delle melanzane alla sapidità ed aromaticità del pecorino, sino alla tipica architettura gusto-olfattiva del basilico. Questi elementi, combinati tra loro, suggeriscono di orientare la scelta verso un vino a bacca bianca prodotto dal vitigno grillo. Dalle prime zone coltivabili a ridosso del mare, su terreni sabbiosi o rocciosi, fino nell’entroterra trapanese, l’uva grillo si trova un po’ ovunque nella Sicilia occidentale. Il suo successo lo deve sicuramente alla fama del vino di Marsala, tant’è che fu impiegato esclusivamente nella sua produzione. Il lento declino di questo vino ha però fatto sì che il grillo, pur diffusissimo nella provincia di Trapani, non abbia mai intaccato la supremazia isolana di altre uve, quali il catarratto, il trebbiano toscano, il nero d’Avola e l’inzolia. Tuttavia, se è vero dunque che quest’uva è strettamente legata alla realtà del vino di Marsala e alla provincia di Trapani, è pur vero che, grazie alla lungimiranza di alcuni produttori, il grillo oggi sta vivendo una nuova giovinezza: grazie ad alcune tecniche di vinificazione, dà vini bianchi freschi e profumati di grande spessore organolettico ed in grado di sopportare anche un paio d’anni d’invecchiamento.
le signore stavano sedute come matrone in esili poltroncine di plastica, i cui piedi si storcevano sotto il loro peso. Una di queste salutò il mio amico con affetto e deferenza. Venni presentata e la signora si complimentò non so di cosa e mi fece gli auguri non so perché. Poi volendoci offrire per forza qualcosa disse: «Gioia! Priparai l’invurtini ri milinciane, ‘spietta n’attimo che te ne rugnu un pocu, pi tastarle!» Nonostante i convenevoli fatti dal mio amico evidentemente imbarazzato, lei portò una cofanetta con queste melanzane avvoltolate e grondanti di salsa rosso fiamma. Dopo i dovuti ringraziamenti sperticati e i saluti alle settime generazioni ascendenti e discendenti, ci avviammo verso il bar nella piazza. Il languorino, vista l’ora, si faceva sentire e con un lampo di genio il fanciullo propose di prendere un po’ di pane per un aperitivo alternativo. Aprimmo la cofanetta e ci imbattemmo in una delle sensazioni più goduriose della mia vita. Matri che sapore quella salsa così dolce! E il profumo di basilico che si mischiava a quello della ricotta salata. Una vera delizia! Gli involtini erano morbidi come choux
grattato, sale e pepe e un po’ di pomodoro a pezzetti. Poi e l’interno era saporito e non aggressivo. Dovevo sapere cuoci la salsa se non ne hai una pronta. Fai gli involtini e li la ricetta. Purtroppo era troppo tardi per tornare dalla signora. L’indomani, a causa del tempo nuvoloso, il mare metti in una teglia, ci sbacanti sopra la salsa e alla fine ci metti u basilicò e la ricotta salata grattata. Quando sono era poco attraente. «Andiamo in paese a vedere le chiese» dissi io. Così facemmo. Lui, nemico dell’allegria, sembraa temperatura ambiente si manciano». Mi diceva queste cose come se fossero delle ovvietà. Come se fosse stupido va non aver gradito, forse voleva stare mano manuzza a chiedere queste sciocchezze. Il contare gli uccelli volare, conproblema, pensavo, sono non templando la meraviglia del «Ma niente ci vuole! solo le materie prime, ma creato. Io, invece, mi sentivo Friggi bene le milinciane e le anche l’abitudine a preparare asfissiata e volevo smuovere le acque chete, anzi stagnanti. metti a scolare, così si sgrasciano certi piatti. Ero incuriosita e vor’ogghiu. Nel mentre fai un levo scoprire ancora qualcosa, Ovviamente incontrammo la impasto con ‘nzoccu vuoi» ma evidentemente la signora signora all’uscita dalla messa. percepì un “vago” disappunto Stavolta gli sperticati complidel mio ospite e con celerità si congedò. Guardai il mio menti erano miei e avevano un senso. «Signora! Mi deve amico cercando di capire cosa avesse fatto per far fuggidire come fa questa delizia!» La signora sorrideva soddisfatta. «Ma niente ci vuole! Friggi bene le milinciane e le re la signora e lui si distrasse. La mia reazione fu il crollo metti a scolare, così si sgrasciano r’ogghiu. Nel mentre fai dell’ultimo brandello di interesse e simpatia che provavo per lui, era molto più vitale la signorotta con le sue melanun impasto con ‘nzoccu vuoi: io stavuota ci misi prosciutto, mollica, aglio, prezzemolo, pinoli e uvetta, pecorino zane che lui con le sue tempeste ottocentesche.
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VINO
SICILIA VINITALY 2010
Alla 44° edizione del Vinitaly la produzione enologica siciliana ha confermato la sua eccellenza Sicilia, terra dell’enologia, protagonista di uno degli eventi più attesi da chi del nettare di Bacco ne è ghiotto per mestiere, per passione o semplice curiosità. I suoi sapori, i suoi colori e i suoi odori hanno preso la forma dell’accoglienza in occasione della 44° edizione del Vinitaly e a Verona l’Isola a tre punte è arrivata in gran forma, organizzando la serata di gala che tradizionalmente anticipa l’inizio della manifestazione, affidata allo chef palermitano Filippo La Mantia, ma anche proponendo un calendario di attività ricco e traboccante, non solo di vino, ma pure di cultura. E a confermare l’eccellenza della produzione enologica siciliana è stato lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che alla sua prima volta in quel di Verona non ha rinunciato a visitare lo stand siciliano: «Bevo vino siciliano - ha raccontato - soprattutto a
di PAOLA PIZZO
Stromboli. Momento difficile per le aziende dell’Isola? Ne parlerò con il ministro. Il vino è uno dei volani per il futuro dell’Italia e se prima c’erano le regioni del vino adesso c’è tutto un paese che punta su questa risorsa». Al padiglione 2 della cittadella del vino, quello dedicato interamente ai prodotti isolani, erano ospitate 260 aziende che, per la prima volta, hanno esposto secondo un ordine ben preciso e con un unico obiettivo: permettere ai visitatori di percorrere una sorta di viaggio tra i territori della Sicilia, sovrapponendo le vocazioni produttive di ogni singola zona con i patrimoni archeologici e naturalistici. «è la sintesi perfetta - ha spiegato Titti Bufardeci, assessore regionale alle Attività agricole - delle eccellenze siciliane, tra le quali il vino spicca come ambasciatore della nostra voglia di cambiare e puntare al successo. La sinergia tra agroalimentare, cultura e turismo è il modelbalarm magazine 60
lo di sviluppo più consono per il rilancio socio economico della Sicilia». Tante le novità e gli appuntamenti proposti, dunque, nello stand dedicato alla Trinacria e che è stato curato dall’Istituto regionale della Vite e del vino: incontri, dibattiti, degustazioni e presentazioni. Dallo scorso 8 aprile fino a giorno 11, le immagini e la storia dell’Isola sono state protagoniste tra sapori da scoprire e vini da valorizzare, territori che sperimentano e altri che rivendicano la loro identità affondando le radici nella tradizione, momenti dedicati al gusto e alla conoscenza di esso. Così, sfatando ogni credenza e diceria popolare (e non), è stata proposta l’insolita accoppiata pesce azzurro/vino rosso: lo chef Peppe Agliano, del ristorante la “Corte dei Mangioni”, ha accompagnato i suoi piatti con due rossi siciliani, il frappato dell’azienda Silvestri e il Rasule Alte, Nerello Mascalese con 20% di Merlot de la Tenuta Chiuse del Signore. «L’obiettivo - ha precisato Gianmaria Sparma, dirigente generale del dipartimento pesca - era quello di valorizzare un pesce economico ma non per questo di minor qualità e far crollare la regola che vuole il pescato esclusivamente vicino a un bicchiere di bianco». Protagoniste, però, anche le donne e la cittadella gastronomica siciliana ha assistito al trionfo di Enza Eterno, la prima donna ed essere diventata sommelier in Sicilia e ristoratrice della trattoria “Capricci di Sicilia” di Palermo. Nel ristorante “Donne del Vino”, allestito a Verona, le è stato infatti dato il compito di far debuttare la Sicilia per la prima volta coinvolta in questa A CONFERMARE L’ECCELLENZA iniziativa. Cosa che DELLA PRODUZIONE ha fatto nel miglio- ENOLOGICA SICILIANA è STATO re dei modi, proLO STESSO PRESIDENTE DELLA ponendo un piatto REPUBBLICA NAPOLITANO dedicato al cibo di strada in cui protagonisti assoluti sono stati lo sfincione, le panelle e le crocchette, le arancine e la caponata. «Ho voluto proporre il piatto che più rappresenta la tradizione palermitana. - ha commentato - Ho visto la gente incuriosita e devo confessare che stato uno di piatti più richiesti, perché ricco, variegato e stuzzicante». Come ricca, variegata e stuzzicante sa essere soltanto la terra di Sicilia.
FILIPPO LA MANTIA
PER UNA SERATA DI GALA “MADE IN SICILY” “Un onore”. Palermitano ma dal gusto internazionale: Filippo La Mantia ha definito così la realizzazione della serata di gala che gli è stata affidata in apertura della 44° edizione del Vinitaly. Un evento, quello che si è svolto lo scorso mercoledì 7 aprile nelle stanze di Palazzo della Gran Guardia a Verona, che è andato oltre la cucina per trasformarsi in uno spettacolo teatrale. Il cuoco palermitano, che ha cucinato per John Travolta, Quentin Tarantino e Scarlett Johansson e che con la sua caponata è di casa ad Hollywood, nella sala nera e bordeaux di circa 900 metri quadrati e su un palcoscenico lungo 7 metri, ha preparato dal vivo le pietanze offerte ai 330 invitati. «È un esperimento che ho portato in giro per il mondo, a cui lavoro da 5 anni - ha spiegato - e che ho desiderato realizzare anche a Verona». Tra le specialità proposte, accanto all’aperitivo “Finger food”, una serie di selezionati primi piatti (paste e cous cous su tutti) e i dolci siciliani. «Ho messo al bando i secondi e ho lavorato esclusivamente con prodotti made in Sicily a presidio Slow Food». balarm magazine 61
LA CLASSIFICA ASTROLOGICA di MARCO AMATO
Segni SU e segni GIù, ecco le stelle più favorite e quelle che ancora devono un po’ barcamenarsi nel mare degli eventi. In questi due mesi che anticipano l’estate.
1.Bilancia
Abbandonate le vostre logorroiche logicità, spiegate le vele sotto un cielo dipinto di blu. Il vento che avete in poppa parla d’amore e di una nuova apertura del vostro essere, sempre più aperto a vivere gli altri come piacevoli e non come enormi complicanze da evitare. Buono il lavoro, gioite prima che torni Saturno!
2.Toro
Niente di meglio per voi che pensare a chiudere gli affari, il cielo sembra augurarvi nuovi spazi lavorativi ed economici. Per voi che siete un segno veramente eccezionale quando si tratta di assicurare i mezzi che servono per vivere bene, sfrutterete questo periodo per ottenere sempre maggiori successi.
3.Cancro
Un ottimo piazzamento per voi che godete ancora
delle migliori settimane di questa stagione. Il vostro cielo promette una grande intensità in questi mesi, e se pensate che tutto ciò che avete conquistato sia abbastanza, arriva il momento di affrontare le conseguenze e le responsabilità di ciò che siete riusciti a generare…
4.Pesci
Un po’ di sbandamento emotivo vi farà vacillare, Saturno non è certo dalla vostra parte e sembra interrompere un ciclo assolutamente positivo. Ma le stelle vi vogliono solamente più ordinati e meno capricciosi nei confronti dell’amore, che comunque vi premia e vi rende ancora una volta i più seduttivi della stagione!
5.Gemelli
Finora siete stati protagonisti assoluti. Adesso tutto sembra avere subito una battuta d’arresto, ma non preoccupatevi, tutto riprenderà dopo le vacanze. Intanto le stelle vi propongono di concentrarvi di più sull’amore, che sembra gettare basi nuove per esigenze più appaganti!
6.Acquario
Siete come degli equilibristi arrivati alla fine del loro delicato e rischioso esercizio: tra qualche settimana vi accorgerete che tutti gli
ostacoli che avete schivato si trasformeranno in quel futuro che avevate solo timidamente ed in gran segreto sperato… adesso brillerete come il sole!
7.Scorpione
Questi mesi saranno la prova che tutto il patire e l’ingegno col quale vi siete adoperati per resistere a situazioni soffocanti, risulteranno una valida ipoteca sul futuro che sembra dissipare le nubi e farvi vedere il sereno. Progettate anche una vacanza in due, perchè le vostre incertezze lavorative finalmente si dissolvono al sole!
8.Ariete
Venite da un periodo di follie, le altalene del cuore e quelle lavorative ancora vi tengono in tensione, ma siete rinati a nuova vita dopo notti folli e rapporti un po’ aggressivi, ma non farete fatica a ritornare nei ranghi con metodo e produttività. Tenetevi in forma, il vostro aspetto esige una certa cura!
9.Sagittario
è un periodo di sfida, il vostro orgoglio e coraggio vi guideranno verso una meta che ancora non chiamate con un nome. Forti del vostro istinto, vi spingerete oltre i limiti delle vostre capacità, qualche opposizione planetare potrebbe avervi causato
un calo di energia, ma riparte tutto anche grazie agli amici ed una nuova passione!
10.Leone
Tenete ancora un po’ duro finché Marte non toglierà il disturbo, che ha segnato qualche sconquasso nella vostra vita. Dovrete subito cominciare a recuperare terreno su diversi fronti: ricordate che non basta dare un’idea vincente di voi, adesso è tempo di concretezza e risultati…
11.Capricorno
Il vostro segno si scontra con la contraddittoria esigenza di stare da soli e al contempo di cercare affetto. Il cielo però vi mette di fronte all’esigenza di elaborare una strategia, che più o meno sotterraneamente vi potrà portare al raggiungimento dell’obbiettivo segreto che volete conquistare… non perdete tempo a lamentarvi, piuttosto agite in fretta!
12.Vergine
Saturno che sembrava avere tolto il disturbo torna ancora a trovarvi, vacanze posticipate! Neanche gli strali di Urano vi lasceranno in santa pace, nervosismo e tensioni non sembrano essersi dileguate, scacciate i pensieri ma non opponetevi a ciò che è inevitabile. Torna nel vostro cuore un antico passato. balarm magazine 62