SOMMARIO PRIMO PIANO 6_Eva Riccobono, un prisma di ghiaccio e fuoco
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MUSICA 10_SeiOttavi_12_Akkura_14_Teatro Massimo 16_Rosellina Guzzo e Vincenzo Mancuso 18_Maurizio Curcio e Oriana Civile_20_Omniart Trio_21_Associazione Alea TEATRO 22_Sabrina Petyx_24_Miriam Palma 25_Compagnia Nuda Veritas
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ARTE 26_Essential Experiences_28_Artuindanfair 29_Palermo-Babilonia-Palermo 32_Palazzo Abatellis LIBRI 34_Gaetano Basile_36_Maria Cubito, Daniela Gambino, Marcello Benfante_37_Melinda Zacco, Nicolò Angileri e Raffaella Catalano, Giulia Sommariva, Paola Andolina_38_Carmelo Asaro, Nonuccio Anselmo, Pippo Battaglia CINEMA 40_Dreaming Palermo_42_Roberto Andò 43_Giovanni Massa_44_Cinesicilia COSTUME & SOCIETA’ 46_Gruppi d’acquisto a Palermo_48_Addiopizzo Travel_50_Turirmo: nascono i distretti_52_Palermo Multicenter_48_Capodanno: non solo muande rosse
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CIBO 56_Capretto e agnello “for dummies”
www.balarm.it/magazine balarm magazine bimestrale di cultura, costume e società anno IV n°13 dicembre/gennaio 2010 registrazione al tribunale di palermo n° 32 del 21.10.2003 editore associazione culturale balarm partita iva 05226220829 direttore responsabile fabio ricotta coordinatrice sveva alagna redazione via nicolò garzilli 26 - 90141 palermo tel. 091.334780 / fax 091.7817486 redazione@balarm.it pubblicità tel. 091.334780 / mob. 328.5351236 pubblicita@balarm.it
articoli adriana falsone, alessandra sciortino, claudia brunetto, daniela genova, daniele sorvillo, dario prestigiacomo, fabio manno, fabio vento, federica sciacca, gigi razete, giorgio aquilino, giorgio flaccavento, giulia scalia, giulio giallombardo, gjin schirò, letizia mirabile, manuela pagano, marina giordano, salviano miceli, serenella di marco, sonia papuzza, sveva alagna, tommaso gambino, valentina falzone
tiratura e distribuzione numero stampato in 12.000 copie e distribuito gratuitamente a palermo, monreale, mondello, bagheria e comprensorio in circa 200 punti di aggregazione culturale e mondana
fotografie alessandro di giugno, archivio l’ora biblioteca regione sicilia, federico maria giammusso, giorgio di fede, giuseppe sinatra, davide grotta, federico tovoli, franco scafidi, klaus bondì, lia pasqualino, mauro d’agati, paola schillaci, roberto stella, tullio puglia, valerio bellone
abbonamenti per ricevere il magazine via posta in tutta italia è possibile abbonarsi online su www.balarm.it o da master dischi, in via xx settembre 38 a palermo
web & grafica fabio pileri, caterina agueci stampa officine grafiche riunite (palermo)
prossime uscite n°14 (febbraio-marzo) n°15 (aprile-maggio) n°16 (giugno-luglio)
l’associazione balarm è iscritta nel registro degli operatori di comunicazione al numero 18155 in copertina eva riccobono (ph gabriele pizzuto)
balarm magazine 3
INTRO ph. Alessandro Di Giugno © Birdwathing 01, 2008 dig. c-print www.adigiugno.com
Numero Tredici, j’adore Balarm
di FABIO RICOTTA
Cari lettori, in genere sono ottimista e propositivo. Daltronde non penso che potrei vivere a Palermo se non lo fossi. Cerco di cogliere sempre l'aspetto positivo delle cose, in una città che a volte, e sempre più spesso, si mostra provinciale e conservatrice. Palermo, per citare un luogo comune, si odia e si ama. Io personalmente la amo questa città. "Odio" però molti palermitani: tutti quelli che ogni giorno la violentano e le voltano le spalle. Sanguisughe e parassiti, egoisti e servili, ce ne sono parecchi in giro. Ma in fondo siamo tutti nella stessa barca, anche se c'è chi rema a sinistra, chi a destra, chi sta fermo e chi impedisce agli altri di remare. Ma per fortuna la città non è soltanto questo. Ci sono persone che si impegnano e che lavorano, giovani e meno giovani che amano se stessi e soprattutto il luogo in cui vivono. Palermo va amata e va sostenuta, perchè in fondo è la nostra casa. Il nostro tributo alla città lo avete tra le mani: è il risultato giornaliero di tanta passione e dedizione che potete trovare anche sul web all'indirizzo www.balarm.it, il quotidiano online, che a differenza del magazine che si occupa di approfondimento, vi informa sugli eventi e gli spettacoli in città e in provincia. Adesso, prima di passare alle consuete informazioni di servizio, mi preme rivolgere l'ultimo saluto al giornalista Pippo Ardini recentemente scomparso. Grande appassionato di jazz, autore di testi teatrali, è stato collaboratore culturale del giornale L'Ora, del quotidiano La Sicilia e della Rai. Aveva 72 anni. E ora passiamo alle novità. Per prima cosa l’abbonamento al magazine che da adesso è possibile sottoscrivere direttamente da Master dischi, in via XX Settembre 38 a Palermo. Al costo di 6 euro per un anno (giusto la copertura delle spese di spedizione) potrete ricevere, in tutta Italia, sei numeri del magazine via posta ordinaria direttamente a casa vostra. L’abbonamento si può sottoscrivere anche online compilando un apposito modulo di registrazione presente su www.balarm.it/abbonamento.asp e selezionando il metodo di pagamento (PayPal, carta di credito, Postepay e altre carte prepagate). Vi ricordiamo che Balarm è presente anche su Facebook (www.facebook.com/balarm) con una pagina fan che conta attualmente più di 4.100 amici. Se ancora non siete nostri ammiratori, se lo ritenete oppurtuno, diventatelo e verrete informati anche attraverso il social network. Infine, crediamo che la nostra crescita passi anche dall’interazione, dal coinvolgimento e dal confronto con i lettori. Per cui, chiunque volesse fare delle proposte o suggerire delle idee o argomenti per nuovi articoli, può farlo inviando una mail all’indirizzo redazione@balarm.it. Non mi resta che augurarvi un sereno natale, un felice anno nuovo e una buona lettura. balarm magazine 5
ph. Gabriele Pizzuto
PRIMO PIANO
EVA RICCOBONO
Dopo Carla Bruni, Kate Moss, Twiggy e Milla Jovovich è la volta di Eva. La top model palermitana debutta in musica, molla le passerelle ma non la moda di SVEVA ALAGNA
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Bionda magra altissima e palermitana. Diversa, un lato è la mannequin per eccellenza, dall’altro è la nel senso di speciale. Eva, ed è un po’ peccato. palermitana passionale. Quello di cui meno ci si La celeste ambiguità, ghiaccio e fuoco in un corpo accorge, sono tutte le sfumature in mezzo. Si può statuario. Una delle rarissime modelle italiane che, a essere un prisma. ragione, può vantare il titolo di “top”. Sì eterea, ma In più occasioni ha dichiarato infatti di scontrarsi con lei, ventiseienne, rilancia un sorprendente pragmati- l’imprigionamento dei ruoli: «Qui in Italia si vuole a smo. Per inciso, oggi “decido io”. Eva Riccobono mol- tutti i costi infilare una persona in un settore e lì blinla le passerelle, ma sottolinea, non la moda. Questo darla. Ma non è così. Si possono seguire con la stessa perché, a suo dire (e non solo suo), il mondo della serietà e professionalità più campi e avere una visiomoda, inevitabilmente legato al sistema dei consumi ne più ampia della vita. Spesso mi chiedono: cosa sei? e dell’economia internazionale, è cambiato rispetto ai Eva Riccobono! E basta». Se nel 2002 Eva ha partecisuoi esordi. E debutta in musica. Dopo Carla Bruni, pato “A stasera pago io”, fortemente voluta da Kate Moss, Twiggy e Milla Jovovich, anche Eva canta. Fiorello e se nel 2008 ha recitato in “Grande, grosso e Incide una canzone e ne registra il videoclip. Non una Verdone”, di Carlo Verdone, appunto, che la sceglie semplice canzone e non un semplice videoclip: una di personalmente nel ruolo della francesina Blanche quelle melodie sussurrate, alla “Je t’aime, moi non Duvall, c’era da aspettarsi che l’indole della nostra plus” di Serge Gainsbourg e Jane Birkin, insomma in top, risieda nella sperimentazione e nella volontà di puro stile chanson française anni ‘70. Si chiama mettersi in gioco. Quell’aria algida non lascia trape“Bocca” e a questo segue e lare un desiderio smodato di seguiranno altri singoli vita, e in tante forme. E lei lo «Il mondo della moda è come “Solletico”. sa, tanto che il servizio interadrenalinico soprattutto fin «Il video si basa sull’idea di no del terzo numero delquando non ci sei davvero guerrilla - spiega la top l’edizione italiana di Playboy, dentro. Non ho vissuto le glorie che l’ha presentata in una ovvero stimolare le emozioni dei passanti in presa hot-copertina, si intitolava degli anni ’80 ma ho avuto diretta». All’ora di punta, in “Vi sembro fredda?”. Gli fortuna e so che la bellezza è abito da sera azzurro-verde scatti eleganti e passionali lusso, la moda riesce a darti di Alberta Ferretti, con al ad opera di Alan Gelati, l’idea di perfezione. A 40 anni piede sandali gioiello, Eva dimostrano il contrario, e alcune fanno ancora le modelle. quindi la verità risiede nelle ancheggia assorta per via Io voglio fare altro» Montenapoleone e la gallemolteplici sfaccettature del ria Vittorio Emanuele a prisma in questione. La sua Milano, stracolme di persone, distribuendo abbracci e pelle di luna trasuda ambizione; lei, è determinata ad carezze alla ricerca del suo unico amore. Ovvero il abbandonarsi con dedizione alle velleità che ritiene suo compagno, ed interlocutore dei sussurri, Matteo opportune. Movenze femminili e sensuali; ma di sé Ceccarini, il sound designer milanese doc, legato ad dice di essere un maschiaccio. «Rido spesso, a casa Eva da cinque anni. Una sexi canzone nata a letto, faccio il cabaret, sono solare, cado dappertutto. E mi nella loro casa delle vacanze quest’estate in arrabbio contro le persone poco incisive, quelle con Maremma: «Con la cassa toracica schiacciata la voce poco coraggio che sono tendenzialmente infami». si fa più bassa, più intima e il risultato è stato quello Via a 19 anni, tra Milano, New York: «Con le mie fatche ci eravamo prefissi». tezze, a Palermo mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Eva Riccobono, tedesca di madre, è una reale rappre- Così, spinta dagli affetti e dell’amore di quel tempo sentante del nostro ceppo normanno. Pelle diafana e ho fatto le valigie. Sebbene abbia ricevuto un’educaviso d’angelo, però, contrastano con il suo provocare. zione mista, considerando che mia mamma è tedeBasti pensare al servizio da belle de jour, senza veli, sca, l’impatto ha richiesto un adeguamento ai canoni su Max realizzato nel marzo 2008. Mai volgare, atten- comportamentali diversi del Nord, e solo viaggiando zione. Elegante e raffinata, in entrambi i casi le foto tanto mi sono resa conto di quanto sia fondamentale sono tanto ben fatte da sembrar dipinte. Come in il confronto con il “resto”». Eva Riccobono, nel risponmolti hanno scritto lei è “santa e peccatrice” al con- dere alle domande che le abbiamo posto, delinea i tempo. Ovvero candida e conturbante. Quindi se da concetti incatenandoli, l’uno dopo l’altro, per di più balarm magazine 7
ph. Gabriele Pizzuto
PRIMO PIANO connotati di una seduttrice “r” raggomitolata. Parla veloce, con enfasi, non vuol dimenticare nulla. Parlare della sua carriera significa per il lettore un elenco delle maison di moda più prestigiose. Nel 2001 entra a far parte dell’agenzia Women Management di Piero Piazzi e debutta sulle passerelle di Alberta Ferretti, Blumarine, Alviero Martini, Gianfranco Ferrè, Lancetti e Trussardi. Nel 2002 posa per il calendario di L’Oréal realizzato da Aldo Coppola e viene notata a Panarea dagli stilisti Dolce & Gabbana che la mettono sotto contratto esclusivo sia per la campagna pubblicitaria (con Naomi Campbell) che per le sfilate. Da lì sfila, tanto per snocciolare qualche nome, per Emanuel Ungaro, Valentino, Giorgio Armani, Yves Saint Laurent, Gucci, Calvin Klein, Louis Vuitton, Christian Dior, Chanel, Gianfranco Ferrè, tra New York, Londra, Milano, Parigi, Madrid e appare sulle copertine di Vogue, Elle, Numéro, Flair, Marie Claire, Vanity Fair. Ritratta in editoriali dal gotha dei fotografi Bruce Weber (nel 2003, per il calendario Pirelli) fino a Peter Lindbergh e molti molti altri, tra campagne pubblicitarie e linee di abbigliamento, testimonial persino di un canale satellitare dedicato al lusso e alle località esclusive e di tendenza, High Life Tv. Si spiega perché Eva per Vanity Fair ha dichiarato: «Sono fortunata in maniera scandalosa, e dire che è arrivato tutto per caso. Chissà che rabbia quelle disposte a tutto!» Oggi è stanca di viaggiare, di non avere tempo per sé, da gestire. «Il mondo della moda è adrenalinico soprattutto fin quando non ci sei davvero dentro. Non ho vissuto le glorie degli anni ’80 ma ho avuto fortuna e so che la bellezza è lusso, la moda riesce a darti l’idea di perfezione. La moda è un luogo, il contatto con il glamour è intenso, il benessere, entusiasmante. Detto ciò, a 40 anni alcune fanno ancora le modelle. Io voglio fare altro». L’allure affascina, è così. Il disincanto è un’altra questione. «Sfilo ancora per lavori e servizi. E non voglio definire cosa sono e cosa voglio fare, non si può essere nella vita una cosa sola. Voglio essere libera di non chiudermi in un ruolo, oggi nessuno se lo può permettere. La mia irrequietezza ha bisogno di spazio». E Palermo? «Palermo è un nascondiglio e una rigenerazione, cerco di evitare i periodi di feste, da turista e in quei pochi giorni regredisco. Forse il mio problema è che la mia infanzia è stata troppo bella, la vita non è così. Il codice delle nostre parti è tattile: abbiamo l’impellenza di dover comunicare. Io a Palermo non sento di dovermi difendere». balarm magazine 8
MUSICA
SeiOttavi, non solo X Factor Il gruppo palermitano a cappella tra successi e tournée prepara un nuovo musical e un disco: “Cinematica”, dedicato a temi da colonne sonore di GIGI RAZETE
ph. Fausto Caravati
In principio era il Caos, poi venne X Factor e la Musica fu. Nonostante il calo di consensi rispetto al fortunato esordio del 2008, X Factor (format nato in Inghilterra nel 2004 ed oggi diffuso in una ventina di paesi sparsi in ogni angolo del mondo) continua a rappresentare un marchio indelebile, e quindi alla lunga anche fastidioso, per chiunque vi sia transitato. É come un rito iniziatico da cui, una volta ammessi ai misteri officiati dai negromanti Mara Maionchi, Morgan e Claudia Mori (greve sostituta della più frizzante Simona Ventura), non sia più possibile recedere. Come se prima di X Factor non esistesse nulla. Passi per i novellini, al loro primo svelarsi al grande pubblico, e passi anche per i meno talentuosi cui essere riconosciuti come “quelli di X Factor” costituisce spesso l’unico titolo da poter vantare e di cui serbar ricordo. Ma per altri, francamente, X Factor è solo un ingombrante ricordo se non, addirittura, una gabbia. Il caso dei SeiOttavi, in tal senso, è emblematico. Quando il gruppo vocale palermitano partecipa, nel marzo 2008, alla prima edizione, SeiOttavi (www.seiottavi.com) è già una sigla assai apprezzata. L’ensemble s’è formato all’inizio del 2005, ma la storia trae origine dai fratelli maggiori, i SetteOttavi, nati sempre a Palermo nel 1995, di cui è rimasto unico membro originario il basso Massimo Sigillò Massara. Al fondatore di entrambi i gruppi si aggiungono Elisa Smeriglio, soprano, Chiara Castello, mezzosoprano, Alice Sparti, con-
tralto, Vincenzo Biondo, tenore e arrangiamenti, Kristian Thomas Cipolla, tenore, Vincenzo Gannuscio, basso e, come ottavo componente, il fonico Carlo Gargano. Dopo un rodaggio in giro per i più prestigiosi teatri ed eventi della Sicilia, la prima grossa affermazione nazionale è quella del luglio 2007 al Festival Solevoci di Varese, quando vincono il primo premio in ben tre categorie: miglior gruppo vocale, programma di maggior interesse artistico, brano più votato. Subito dopo partecipano al Solevoci Camp di Cortina D’Ampezzo coi mitici Swingle Swingers, numi ispiratori dei quali i SeiOttavi diventano grandi amici. Quando vengono ammessi alla corte di X Factor, i SeiOttavi hanno già una professionalità ben consolidata cui le nove settimane di permanenza aggiungono, al più, grande notorietà presso la vasta platea televisiva. «Popolarità a parte - racconta Alice Sparti - la cosa più preziosa è l’aver conosciuto da vicino personaggi importanti: ad esempio Morgan, artista genialoide e con una gran cultura musicale. E questo al di là dei suoi frequenti screzi con Simona Ventura, alcuni reali, altri solo a fini di spettacolo». Aggiunge Massimo Sigillò Massara: «X Factor è stato un amplificatore mostruoso ma certo non l’incubatrice che ci ha generato. La riprova è che dopo quell’avventura noi abbiamo potuto far fronte alle sempre più numerose proposte che ci sono piovute addosso, a differenza di altri partecipanti che non avevano alle spalle repertorio e spettacoli pronti. Già a luglio 2008 eravamo a Graz, in Austria, ove una giuria internazionale di big ci ha assegnato il diploma d’oro Vokal Total. È stato il segno che forse non eravamo soltanto “quelli di X Factor”». L’ultimo progetto del gruppo a cappella, cioè esclusivamente vocale, è
“Cinematica”, spettacolo per la regia di Fabrizio mati in cui Flitstones, Braccio di Ferro, Olivia e i Sette Angelini (specialista di celebri musical) in cui i sette can- Nani hanno il volto degli artisti siciliani. Ma adesso tanti-attori interpretano il ruolo di amici che incontran- “Cinematica” è in procinto di diventare anche un disco dosi parlano di cinema, dal muto ai nostri giorni. (a due anni dal precedente “InOnda”) che con l’anno Dedicato a temi da colonne sonore note e meno note, nuovo accompagnerà lo spettacolo in giro per l’Italia. lo show musicale è già stato Nelle tredici tracce, l’album rappresentato a Napoli, condensa l’intero spettacolo «X Factor è stato un Palermo e Varese ed ha e si preannuncia come una amplificatore mostruoso ma riscosso grande successo galleria del certo non l’incubatrice che ci ha lussureggiante non solo per la perizia vocale cinema di ieri e di oggi: da del gruppo, per la frizzante generato. La riprova è che dopo Nino Rota a Ennio Morricone, carica di swing e per la sug- quell’avventura abbiamo potuto da “Profondo Rosso” alla far fronte alle numerose gestione dei perfetti incastri serie “Rocky”, dai popolari timbrici ma anche per la proposte che ci sono arrivate» cartoons ai più famosi musiscorrevolezza della costrucal di Broadway, da “Mary zione teatrale e per le numerose e gustose trovate: ad Poppins” fino alla vorticosa girandola (“Cinematica”, esempio la voce di Totò che canta la sua “Core analfa- appunto) che in pochi minuti assembla una dozzina di beta” (da “Siamo uomini o caporali” di Camillo schegge sonore tratte da film di Indiana Jones, Harry Mastrocinque) coi SeiOttavi a far da coro o il video che Potter, James Bond, Mission Impossible, i western di accompagna l’esecuzione di sigle di celebri cartoni ani- Sergio Leone ed altri ancora.
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ph. Giorgio Di Fede
ph. Giuseppe Sinatra
MUSICA
Akkura, “Brucerò la Vucciria”
Una fotografia della città fuori dai soliti schemi nella terza fatica discografica del gruppo palermitano di DARIO PRESTIGIACOMO Come raccontare Palermo senza scadere nel palermitano lamento delle cose che non vanno? Semplice: basta accettare il fatto che Palermo non c’è. É quello che hanno fatto gli Akkura (www.akkura.it) per dare vita a “Brucerò la Vucciria (col mio piano in fiamme)”, terza fatica della band palermitana. Una fatica avventurosa, tanto per la scommessa lanciata da Enrico Flaccovio, ossia quella di raccontare la città con musica e parole, quanto per la registrazione dei dieci brani di questo disco, pubblicato ancora una volta dall’etichetta Malintenti e “confezionato” in quel di Rio de Janeiro, in Brasile. «Andare a registrare in Brasile è stata un’esperienza entusiasmante. - dichiara Sergio Serradifalco - Abbiamo lavorato con dei fuoriclasse della musica, dal discografico statunitense Arto Lidsay (che ha collaborato anche con Brian Eno, ndr) ai chitarristi brasiliani Pedro Sa e Moreno Veloso (figlio di Caetano, ndr) e al batterista Domenico Lancellotti». Il risultato di questo valore aggiunto lo si avverte subito. «É un album che si “sente bene”. - continua Sergio - Certo, la qualità delle strumentazioni ha avuto il suo peso. Ma il merito maggiore va a Veloso e Lancellotti. É come se ci avessero spinto a dipingere un quadro che non pensavamo di poter dipingere». Un quadro dove si scorgono “nuovi paesaggi sonori” che fanno da sfondo a questo concept album su Palermo. «Il progetto è nato da un’idea di Enrico Flaccovio (della casa edi-
trice Dario Flaccovio, ndr). - racconta sempre Sergio Dall’idea, che era quella di fotografare la Palermo di oggi, sono poi venuti fuori il nostro disco e un libro di racconti, edito ovviamente per Flaccovio, che sono distribuiti insieme». I racconti prendono spunto dai brani di “Brucerò la Vucciria (col mio piano in fiamme)” e portano la firma di giovani autori emergenti come Andrea Gullotta e Dario Tosini. Una sfida a “doppio taglio”, quella di questo progetto lanciato da Flaccovio e intrapreso dagli Akkura con la loro consueta ironia. «La preoccupazione maggiore - spiega Sergio - è stata quella di non scadere nei soliti discorsi catastrofisti su Palermo. Non perché non ne condividiamo i contenuti, quanto piuttosto per provare a raccontare la città al di là dei cliché». Da qui, fino all’assioma della “Palermo che non c’è”, ossia della Palermo che tutti vorrebbero, funzionale e funzionante, europea. «Attraverso quest’album - continua - Siamo giunti alla conclusione che Palermo è così com’è, punto e basta. E noi ce la godiamo così com’è fatta. Se cambierà, lo farà probabilmente con lentezza. Ma questo non importa. Ciò che conta è scrollarsi di dosso la stanchezza critica dei soliti discorsi. Stanchezza che, forse, è ancora peggio della rassegnazione». Perché nella “città dove vi fu il futuro”; si può e si deve guardare avanti. Basta sapere camminare sul presente, anche sopra la spazzatura. balarm magazine 12
Teatro Massimo: la Stagione 2010 Nove opere e due balletti, insieme ad una ricca Stagione concertistica con Temirkanov, Roberto Abbado e Gardiner Un cartellone contrassegnato anche quest’anno da un notevole sforzo produttivo con quasi cento giornate di spettacolo, fra opere, concerti, danza e manifestazioni appositamente ideate per gli studenti che vedono protagonisti grandi nomi, molti per la prima volta a Palermo. Il 2010 del Teatro Massimo si articolerà attraverso classici del melodramma, opere di più rara esecuzione e prime rappresentazioni, per un percorso di 9 opere e 2 balletti. Parallelamente si svolgerà una Stagione Sinfonica con undici appuntamenti ed eventi collaterali di particolare rilievo. Anche per la stagione 2010 il Massimo, si avvale
del supporto di UniCreditGroup, socio privato della Fondazione. L’inaugurazione (22 gennaio) con Nabucco di Verdi, la cui regia è affidata a Saverio Marconi e la direzione d’orchestra a Paolo Arrivabeni. Seguirà un titolo fra i più amati, La bohème di Puccini con Marcello Giordani e Alexia Voulgaridou, i “Rodolfo e Mimì” fra i più richiesti al mondo. Quindi in prima assoluta per l’Italia, il capolavoro di Franz Schreker, Die Gezeichneten (“I predestinati”). Lo spettacolo è firmato da Graham Vick, da sempre in grado di stupire il pubblico e la critica. Per Maria Stuarda di Donizetti due primedonne come Dimitra Theodossiou e Kate Aldrich e la regia di Denis Krief. Anche nel 2010 la lirica torna sul palcoscenico all’aperto del Teatro di Verdura con un nuovo allestimento di Aida di
Verdi. A settembre Il barbiere di Siviglia di Rossini con una compagnia di canto di assoluto prestigio in cui spiccano Daniela Barcellona (Rosina) e Fabio Capitanucci (Figaro). A ottobre l’appuntamento è con Don Quichotte di Massenet, opera di cui si festeggia il centenario dal debutto. Frutto di una coproduzione internazionale con il Théâtre de La Monnaie di Bruxelles, ecco la firma del francese Laurent Pelly considerato uno dei registi più interessanti della scena lirica mondiale. Nel ruolo di Don Quichotte, uno dei più importanti bassi di oggi, Ferruccio Furlanetto. Alice nel paese delle meraviglie è una produzione specificamente progettata per i ragazzi, che il Massimo presenta con orgoglio anche al pubblico degli abbonati, composta da Giovanni D’Aquila su libretto di Francesco Micheli che ne è anche regista e ideatore. Il 10 dicembre, giorno del suo centenario, va in scena La Fanciulla del West: con un nuovo allestimento coprodotto con la San Francisco Opera e l’Opéra Royal de Wallonie, su regia di Lorenzo Mariani, le scene di Maurizio Balò, e sul podio una guida d’eccezione come Bruno Bartoletti. Due come di consueto gli appuntamenti con la danza: Coppélia e la ripresa di Franca Florio, regina di Palermo. Repertorio classico e contemporaneo per affermare il lavoro costante di crescita del Corpo di ballo del Teatro Massimo diretto da Luciano Cannito. A incarnare la bambola meccanica Coppélia sarà la palermitana Eleonora Abbagnato, mentre Rossella Brescia tornerà nel ruolo della nobildonna Franca Florio. Particolare importanza riveste la nuova ricca stagione sinfonica 2010. All’Orchestra del Teatro Massimo guidata da celebri direttori quali Roberto Abbado (nella foto) per il Requiem di Verdi e Srboljub Dinic per i Carmina Burana di Orff, si alterneranno due compagini internazionali come l’Orchestra di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov e la London Symphony diretta da John Eliot Gardiner con la violinista Viktoria Mullova. Fra gli altri ospiti beniamini di un pubblico meno tradizionale, il cantante Francesco Renga che duetterà con il soprano Daniela Dessì per l’inaugurazione del 28 gennaio. balarm magazine 14
ph. Klaus Bondì
MUSICA
I suoni celtici di “Grani di sabbia” Un disco unico nel suo genere per il duo palermitano Vincenzo Mancuso e Rosellina Guzzo di GIORGIO FLACCAVENTO Il sound celtico-folk-irlandese con impronta blues dell’arpa elettrica di Rosellina Guzzo si sposa con la poliedricità stilistica della chitarra acustica di Vincenzo Mancuso, più vicina al jazz e al pop. É uscito da pochi mesi “Grani di sabbia”, il nuovo disco dei due artisti palermitani, frutto di una recente collaborazione: nel 2008 hanno iniziato il loro lavoro assieme fondendo i differenti linguaggi personali in un brillante sodalizio
musicale. Dopo una breve ma intensa attività concertistica, in cui hanno partecipato anche a importanti eventi come la 16° edizione dell’Accademia del jazz “Bridgetown” a Cosenza e la 2° Rassegna dell’Arpa Viggianese “Salvi”, si è concretizzato in “Grani di sabbia” il primo importante obiettivo di questa unione. Se non avete mai avuto occasione di ascoltare un disco o una performance dal vivo di Rosellina Guzzo, non perdete quest’ultimo lavoro, arricchito anche dalla partecipazione di due guest star, Agostino Cirrito e Antonio Putzu, che hanno prestato la loro arte in 4 delle 12 tracce in cui è suddiviso l’album. ....Sono Grani di Sabbia leggeri, quasi impalpabili, sono portati dal quieto vento della musica.... Ecco un estratto dalla seconda di copertina del disco che sintetizza in poche parole l’essenza di queste armonie. Ascoltando la chitarra acustica di Vincenzo Mancuso intrecciarsi con l’arpa elettrica di Rosellina Guzzo ci si sente trascinati dolcemente dal vento, come grani di sabbia, in atmosfere e sonorità, alle volte, anche distanti fra loro. Suoni che si rincorrono in un blend di sensazioni che ci portano in Irlanda, dove grazie all’arpa teniamo sempre un piede, con classici rivisitati della tradizione come “Drowsy Maggie“ e “The butterfly“ per poi finire nella New York di Simon & Garfunkel con il tributo a Scarborough Fair e naturalmente tutti gli inediti, vera anima del disco, che si propongono in virtuosismi compositivi della bravissima Rosellina in primis, che ha scritto la maggior parte dei brani. Non solo arpa e chitarra in questo ultimo disco ma anche due ospiti d’eccezione che hanno inserito vari strumenti all’interno di 4 tracce. Molto bella e con un’intromissione nel jazz “Cordali”, che si avvale dell’assolo di sax di Agostino Cirrito, mentre in altri tre brani, due di tradizione irlandese e un inedito, Antonio Putzu interviene con tre particolari strumenti a fiato: il duduk, un flauto di origine armena, il tin whistle, un flauto a fischietto irlandese, e uno zufolo. Presente nel disco anche un ricordo dell’amico e compagno di tante iniziative musicali, il chitarrista Giuseppe Leopizzi, prematuramente scomparso nel 2007, con cui Rosellina ha condiviso quasi quindici anni della sua attività musicale, del quale viene proposto il dolce e malinconico “Frontiera”. “Grani di sabbia” è alla fine un album fortemente caratterizzato dai due attori principali che con l’arpa elettrica e la chitarra acustica lo rendono unico nel suo genere, ma non per questo monotono e ripetitivo. Un secondo ascolto consente di apprezzare meglio le tante sfumature di cui è ricco e di cogliere meglio i passaggi tra i vari generi a cui Rosellina e Vincenzo hanno strizzato l’occhio. balarm magazine 16
MUSICA
“Arie di Sicilia” di cantanti nostrani
Il nuovo disco di Oriana Civile e Maurizio Curcio di ALESSANDRA SCIORTINO tra canti da lavoro, d’amore e ninne nanne
Llacrimi ri sangu sembra versare questo disco, prodotto raffinato e viscerale di una sofferta e commovente Sicilia. Sulla copertina in bianco e nero nell’atto estatico di respirare le “Arie di Sicilia” che danno il titolo all’album, Oriana Civile (voce) e Maurizio Curcio (polistrumentista e arrangiatore) sembrano trattenere il fiato per poi rilasciarlo in una messa di voce controllata ma naturale durante le dieci tracce del cd (www.myspace.com/ariedisicilia). Autoprodotto e inciso per l’etichetta On Air Records, già disponibile a Palermo presso Master dischi, Gattuso Musica, il Museo delle marionette “Antonio Pasqualino” e presto acquistabile on line, “Arie di Sicilia” è una scelta di canti nostrani di tradizione raccolti dagli studiosi dell’Ottocento, dagli etnomusicologi del
vocalità rafforzandone e sostenendone con parsimonia alcune armonie. Questo stesso pezzo ritorna poi come ripresa nell’ultima traccia con un arrangiamento pianistico da lied ottocentesco, a testimoniare l’originalità e l’efficacia della prima versione, laddove anche i lunghi silenzi delle pause rendono maggiore giustizia a questo come ad altri canti in ascolto. Decisamente più ricco è l’arrangiamento di “L’amuri ca v’haju” della Balistreri che comprende pianoforte, corno inglese, clarinetto, fagotto, la chitarra acustica di Niccolò Renna e il contrabbasso di Gabrio Bevilacqua. Nonostante l’amore contrastato raccontato nel testo, il sottotesto musicale è chiaramente speranzoso, orientato verso la speranza di rumani. Limpida e a tratti ruvida,
ph. Davide Grotta
FolkStudio di Palermo o appartenenti alla tradizione siciliana contemporanea come nel caso dei brani di Rosa Balistreri e Giancarlo Parisi. Fulmineo ma efficace squarcio di canti d’amore e di sdegno, furnarische e fimminische, canti da lavoro e ninne nanne, le fonti d’ispirazione del disco spaziano dal corpus di musiche popolari siciliane di Alberto Favara sino a un canto di trebbiatura rilevato a Maletto dagli stessi autori dell’album, poi riveduto e corretto con voci ed electronics. Rimasti intatti i testi, i brani sono stati infatti rielaborati da Maurizio Curcio tenendo fede alla melodia originale e suggendo da questa un’armonizzazione essenziale, rispettosa, coerente. Paradigma di ciò è il primo brano, “O vui ch’un cori avistivu” - di tutti il più riuscito - in cui l’accompagnamento dello stick lascia ampio spazio alla
la voce di Oriana è estremamente matura, non solo sul piano tecnico ma sul piano espressivo e mostra una forza tragica di rappresentazione che paradossalmente, all’essenzialità del disco e di quasi tutti gli arrangiamenti, conferisce un considerevole spessore drammaturgico. Esemplare in tal senso è “O Nici, Nici”, un combattimento guerriero e amoroso che ha l’efficacia scenica del teatro e la freschezza del veritiero contesto originario. La leggerezza della supplica di “A la fimminisca” o della ninna nanna “Avò e di la vò” è quella di una conoscitrice e studiosa del repertorio popolare siciliano quale è Oriana che sa analizzarlo con sguardo consapevole ma soprattutto amarlo e reinterpretarlo col pathos di chi lo possiede nelle proprie radici, con la delicatezza e l’incanto di un bambino che ogni volta lo riscopre con stupore. balarm magazine 18
MUSICA
Omniart Trio, un “Kàos” variegato L’ultimo disco del trio palermitano tra pezzi classici, colonne sonore, valzer e musica popolare Omniart: tutte le arti. Aperti, quindi, ad ogni tipo di genere e influenze musicali, dal jazz alla musica classica. In relazione a questa grande varietà di brani e miscelazioni è stato pubblicato, (già disponibile on line su www.omniartrio.com) il secondo album del trio Omniart composto da tre noti musicisti palermitani, il fisarmonicista e pianista Ruggiero Mascellino (a destra), docente al conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo, il maestro Ferdinando Caruso (al centro), primo contrabbassista della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana e il violinista Massimo Barrale (a sinistra), anch’egli facente parte della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana in qualità
ph. Paola Schillaci
di primo violino. Il titolo dell’album è “Kàos” ed è stato pubblicato per la “Jazzliveimprovisation”, la neonata etichetta indipendente palermitana di jazz e musica contemporanea creata dal noto clarinettista jazz palermitano Giovanni Mattaliano, che ha già all’attivo diverse produzioni. Dopo anni di collaborazione e un’intensa attività concertistica in giro per il mondo, questa nuova produzione discografica rappresenta l’ultimo gradino del percorso artistico del trio svolto fino a questo momento, tra pezzi classici, colonne sonore, valzer e musica popolare proveniente dai paesi del sud del Mondo. Dodici brani tra composizioni originali, scritte dalla mano del maestro Mascellino, e un’esecuzione di cover
di GJIN SCHIRÒ
che lo stesso ha arrangiato, scritte da compositori in prevalenza contemporanei (si passa infatti dalla “Danza Ungherese” di Johannes Brahms, all’“Intermezzo della Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, alla composizione “The Pink Panther” di Henry Mancini fino al tema noto come “Il Volo del Calabrone” del compositore russo Nikolaj Andreevic Rimskij-Korsakov, terzo episodio dell’opera “La fiaba dello Zar Saltan”). Il trio è stato di recente in Turchia per promuovere l’album con una serie di concerti che hanno riscosso un notevole successo tra il pubblico e ciò è stato possibile anche per la grande cura che i tre musicisti hanno messo nella selezione dei brani oltre che all’eccellente prassi esecutiva. L’album rievoca il mito greco di Caos, la personificazione divina dello stato primordiale di tutte le cose. Caos rappresenta, come ci viene tramandato dal poeta greco antico Esiodo nella sua Teogonia, una voragine senza fine e tenebrosa da cui emersero gli uomini e gli Dei governati poi dal divino Zeus. Il filosofo Platone nel suo Timeo ha creato il mito del Demiurgo, il “divino artigiano”, che ordina il mondo delle idee. L’Omniart Trio, allo stesso modo, investe la figura del musicista di tale significato: colui che ordina il grande spazio caotico con l’arte della musica, con le leggi di ritmo e di misura. «In realtà, oltre al legame mitico, - spiega Mascellino tema principale dell’album, il titolo è da ricercarsi anche nel variegato genere musicale del cd e non c’era miglior termine che racchiudesse il tutto. Inoltre è anche il titolo di uno dei miei brani che esso contiene. Del resto continua il musicista - nel mondo classico accademico dal quale proveniamo è inusuale registrare un cd che non abbia un tema specifico e ironicamente penso che per la gente sia giusto così». balarm magazine 20
MUSICA
Alea: l’associazione apre le porte
La storica associazione diretta da Pippo Catanzaro di GIULIO GIALLOMBARDO rinnova i propri spazi a Palazzo Pantelleria Fare cultura a Palermo diventa sempre più un atto di resistenza. Il contesto cittadino, se da un lato sembra essere animato da un certo fervore diffuso, dall’altro, se si gratta sotto la patina dorata che lo avvolge, nasconde qualcosa di stantio. Per gli operatori culturali non è facile avere accesso ai già scarsi finanziamenti e se si vuole investire di tasca propria, quasi sempre ci si rimette. Insomma, la cultura sembrerebbe ormai solo una merce da vendere al miglior offerente, che, quasi sempre, alla fine non paga. Questa non di certo rassicurante premessa è d’obbligo se si vuole presentare l’attività dell’associazione musicale Alea, una delle poche isole di resistenza culturale che si trovano in città. L’associazione, nata alla fine degli anni ‘70 e diretta dal musicista antropologo Pippo Catanzaro, ha da poco inaugurato un nuovo spazio di lavoro all’interno dello storico Palazzo Pantelleria, in piazza Giovanni Meli 5, alle spalle della chiesa di san Domenico. É una sala con cento posti e un piccolo accogliente palco attrezzato di service audio e luci che gli organizzatori hanno voluto chiamare “Despite”, ovvero, tradotto dall’inglese, “nonostante”. Come a voler dire: “a dispetto di tutti, siamo ancora qui”. L’intenzione degli operatori culturali di Alea è quella di utilizzare il nuovo spazio, oltre che per i tradizionali concerti della rassegna musicale, giunta quest’anno alla 34ª edizione, anche per seminari, mostre, incontri, corsi di musica e laboratori. Ma, dal momento che parliamo di Alea, un chiarimento è necessario. «Tutte le volte che a Palermo apre un nuovo spazio per la cultura - afferma
il direttore artistico, Pippo Catanzaro (nella foto) - si tende a pensare che dietro ci sia una realtà imprenditoriale. Nel caso di Alea, non è così. Noi vogliamo fare cultura, non vendere “panini”. La nostra realtà esiste da più di trent’anni e, con enormi sacrifici, stiamo cercando di portarla avanti con coerenza». L’associazione Alea, che ha portato a Palermo grandissimi nomi del jazz e del blues, è nata dall’incontro di un gruppo di artisti ed intellettuali che hanno messo insieme le loro esperienze per dare vita ad una struttura che, attraverso principalmente la musica, potesse diffondere una cultura “alternativa” per quegli anni. Ne hanno fatto parte, all’inizio, personalità come l’artista-antropologo Francesco Carbone, il regista Franco Scaldati, il musicista Vittorio Luna, il poeta Giacomo Giardina e lo scultore Disma Tumminello. Gli operatori culturali dell’associazione hanno dato vita, fin dai primi anni ‘80, ad un vero e proprio Centro didattico musicologico e di documentazione per musicisti e studiosi: una vera e propria “oasi” di ph. Federico Maria Giammusso cultura con biblioteca, videoteca, discoteca, emeroteca, sala prove e didattica. Da allora Alea non ha mai smesso, nonostante le difficoltà, di offrire al pubblico palermitano concerti con musicisti del calibro di Enrico Rava, Rita Marcotulli, Lee Konitz, Franco D’Andrea, Paul Motian, Peter Erskine e Arturo Stalteri, tanto per citarne alcuni. Annualmente l’associazione prevede due cicli di concerti, dalla classica al jazz e, negli ultimi anni, anche un Festival del blues. Per informazioni sulle attività dell’associazione, telefonare allo 091.322217 oppure al 360.535316. balarm magazine 21
TEATRO
SABRINA PETYX
L'attrice palermitana è protagonista di un connubio professionale tanto singolare quanto naturale: una vita tra attori, pazienti e studenti di FABIO MANNO
ph. Federico Maria Giammusso
Cutino - il regista di “M’Arte” - i suoi testi e a fare l’attrice: «La regia e la scrittura vanno di pari passo. Durante il laboratorio lui come regista subisce un stress molto forte. Arrivo alle prove con delle pagine slegate che lui tenta di interpretare per costruire una regia. Dopo il laboratorio io torno a casa e di notte - momento congeniale per la mia creatività - mi metto a scrivere. Rielaboro tutto quello che è successo. È un continuo passarci la palla con Giuseppe. Inoltre c’è una cosa divertente che accade. A volte succede che è lui a spiegare a me il testo. È incredibile. Come se da personaggio avessi tanti dubbi sull’interpretazione che da autrice non ho poiché so tutto dei miei personaggi». Sabrina Petyx non si occupa solo di parola scritta e parola interpretata ma anche di parola cantata. Oltre a dar voce ai suoi personaggi, dà voce ai suoi pazienti che spesso sono anch’essi degli artisti. Sabrina è logopedista, specializzata in terapia e patologia di voci artistiche - cantanti, attori, doppiatori per intenderci. Inoltre è docente nel corso di laurea in logopedia. Protagonista di un connubio professionale tanto singolare quanto naturale, la sua vita si dipana tra teatro, università e ospedale, tra attori, pazienti e studenti. Lei stessa mi conferma: «Non saprei scindere la logopedia dal teatro. Sono riuscita ad insinuare l’arte in tanti logopedisti. Nelle stanze del policlinico adesso puoi sentire cantare la lirica… questo per me significa aver vinto una piccola scommessa. Il mondo fantastico del teatro è parte integrante della mia vita quindi anche durante le attività pratiche dell’esistenza non riesco a lasciarlo fuori». Tutto sembrerebbe filare liscio ma l’idillio che l’autrice vive col teatro mostra il suo
sapore agrodolce quando le chiedo dei futuri traguar- lei il sole. Ma siamo complementari. Lei ha paura del di professionali: «A dire il vero con la compagnia inse- palcoscenico mentre io divento di ghiaccio davanti guiamo tuttora i minimi requisiti: avere un posto dove alla telecamera. Non so chi sia più forte d’altronde le provare oltre al salotto di casa, non dovere elemosina- debolezze nelle persone non si contano mai». L’ultimo re una seconda replica, ottenere una recensione o un testo teatrale di Stefania Petyx è “La signora che guarservizio in tv senza dover da negli occhi”, uno spettadisturbare nessun amico». «Io e mia sorella siamo diverse, colo attualissimo che racconMa si sa Palermo e la cultura ta l’usura messo in scena da quasi opposte sia dentro che in questi ultimi tempi semCutino per il Palermo Teatro brano essere il limone col fuori. Ma siamo complementari. Festival. I testi della Petyx Lei ha paura del palcoscenico bicarbonato. Prima che fininon guardano lontano da mentre io divento di ghiaccio sca l’intervista non posso noi. Sono storie comuni racfare a meno di chiedere se il contate con i silenzi, i gesti e davanti alla telecamera» cognome Petyx - poco diffule parole vere che si dicono a so a Palermo - sia lo stesso di Stefania di Striscia La casa dalla nonna. Storie di ansie, paure e sogni che Notizia, in qual caso anticipo i complimenti ai genitori troppe volte non abbiamo il coraggio di tirare fuori e a cospetto di cotanto talento e rafforzo le mie nozioni condividere con l’altro. D’altronde dice: «Perché guarfondamentali di genetica: «Io e mia sorella siamo dare altrove quando il mio vicino di casa contiene tutdiverse, quasi opposte sia dentro che fuori. Io la luna to quello che c’è nel mondo?»
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ph. Federico Maria Giammusso
Questa volta comincio dalla fine. Come è possibile replicare sui palcoscenici di tutta Italia - tre settimane al CRT di Milano, essere in cartellone al Teatro Argentina, vincere il premio Scenario, ottenere menzioni e premi in tanti festival ed essere quasi invisibili nella propria città e assenti dal teatro ufficiale che passa per via Roma? É possibile per Sabrina Petyx, attrice e autrice di testi teatrali. Diplomata alla scuola Teates, partecipa a numerosi spettacoli di Michele Perriera. Nel 1999 con Giuseppe Cutino ed altri artisti palermitani fonda la compagnia “M’Arte”. Nel 2000 “Vietato Tuffarsi” ottiene il premio Vucciria. Nel 2003 M’Arte mette in scena due suoi testi: “Come campi da arare” e “Deposito bagagli”, il primo ottiene il premio scenario, il secondo la menzione speciale al concorso Enzimi. Nel 2008 Cristina Valenti pubblica un volume dal titolo “I Teatri di Giuseppe Cutino e Sabrina Petyx”. Col tempo nella compagnia M’Arte si è guadagnata il ruolo dell’autrice. Dice di essere capace di scrivere solo per i suoi attori che sono scelti col cuore: «Lavoro sempre per amore. Fare teatro nella propria città ti consente di avere dei rapporti affettivi con le persone con cui lavori. Con difficoltà riuscirei a lavorare con qualcuno con cui non condivido una storia affettiva. Sono fortunata perché ho rapporti di affetto profondo con attori bravissimi». Il teatro per Sabrina Petyx non passa esclusivamente per la scrittura. Spesso si ritrova ad affidare a Giuseppe
TEATRO ph. Mauro D’Agati
ph. Roberto Stella
TEATRO
Miriam Palma, il “corpo della voce” La voce dell’artista racconta senza raccontare: un linguaggio di cantante e vocalist personalissimo Colpisce per la sua energia. E per la sua forza. Che impiega da quindici anni nella formazione di cantanti e attori che arrivano anche da tutta Italia e dalla Francia fino a Palermo, per seguire il “Il corpo della voce”, un laboratorio permanente di vocalità, canto e teatro, per quest’anno ancora in corso al Baglio “Danilo Dolci” di piazza Zisa. Miriam Palma, classe 1964, nata a Santo Stefano Quisquina in provincia di Agrigento, ma cresciuta artisticamente a Palermo, ha creato nel tempo un linguaggio di cantante e vocalist personalissimo, dove “il respiro, il canto, la parola, il ritmo, il suono, assumono una rilevante connotazione musicale, epica ed evocativa”. «Arrivano per “rubare l’arte”. - dice Miriam Palma Molti professionisti, ma anche persone che fanno un altro mestiere, ma sono interessate a usare al meglio la voce nel quotidiano. Il mio rapporto con il canto è una sorta di solitudine beata. Come una preghiera inconsapevole che fin da quando ero piccola, chiusa nella mia stanza, mi dava energia. E adesso dopo tanti anni posso dire che la mia voce racconta senza raccontare. Evoca immagini. Forse è un po’ per questo che gli allievi mi cercano». Una laurea in Scienze della comunicazione, e anni di studio di canto con Marisa Raineri, Michico Hirayama e Sainkho Namtchylak. Arriva presto, però, anche l’amore per il teatro grazie ai laboratori di Vincenza Modica,
di CLAUDIA BRUNETTO
attrice del teatro di Antonio Neweillar, a quelli Leo De Berardinis. E ancora, grazie agli spettacoli di Enzo Moscato, Toni Servillo e Mario Martone. In mente sempre la lezione di Carmelo Bene. Per questo da anni lavora in città con la drammaturga Lina Prosa a progetti teatrali che sono sfociati in spettacoli come “La Gattoparda” e “Ifigenia”. Nell’immediato il suo obiettivo, però, è un altro. «Abbiamo in piedi un progetto di concerto-spettacolo a cui tengo molto - racconta la Palma - Si chiama “Viaggio in Sicilia” e coinvolge un gruppo di musicisti palermitani e romani. A Palermo, però, non è mai arrivato. Intanto stiamo preparando il cd, ma speriamo di trovare l’occasione per realizzarlo dal vivo in città». Con Palermo, Miriam Palma, ha un rapporto particolare. «La amo molto - dice la cantante - per la sua bellezza e per le sue ferite. Che hanno bisogno di tante mani per essere sanate. Posso dire che nonostante tutte le difficoltà ho sempre vissuto del mio lavoro nel bene e nel male. E questo mi rende una persona libera di gestire la mia professione. Certo un artista in questa città, ha sempre la sensazione di ricominciare sempre da capo, che i riconoscimenti arrivino sempre da fuori. Ma Palermo mi piace, è una sorta di non luogo che nutre la mia forza». Miriam Palma è anche online su www.miriampalma.it. balarm magazine 24
Una Compagnia “Nuda Veritas”
Finalista del Premio Scenario 2009 con “Eden”, creazione di DANIELE SORVILLO di teatro e danza ispirata a “Teorema” di Pasolini Teatro e danza costituiscono manifestazioni della necessità naturale dell’uomo di comunicare, di dar sfogo alle pulsioni dell’anima e aprire uno spiraglio di comprensione della realtà. E spesso teatro e danza hanno unito i codici contenutistici ed estetici per dare vigore a questa volontà di penetrazione nell’essenza della natura umana. Con questa matrice è nata nel 2001 la Compagnia Nuda Veritas, ad opera della danzatrice e coreografa Giovanna Amarù, artista diplomatasi all’Accademia Nazionale di Danza di Roma e perfezionatasi all’Aterballetto di Reggio Emilia, oltre che attraverso una pluriennale esperienza maturata all’estero. Il nome riprende il titolo di una nota opera di Klimt che rappresenta una donna nuda con una lente nella mano destra ed un serpente ai suoi piedi, enigmatica icona della perenne ricerca del senso e della verità, che si confonde nell’ambiguità delle risposte a domande insolubili. L’obiettivo di questa compagnia, composta da Marta Capaccioli, Diego Invernizzi, Daniela Macaluso a Antonio Stella, è quello di coniugare il linguaggio coreografico e teatrale con la video arte, le arti figurative e musicali. Un melange ambizioso, arricchito da una vocazione letteraria, fonte di riferimenti necessari al processo creativo. Il tutto realizzato attraverso un uso sapiente del corpo e del movimento spaziale. E ciò in linea con il credo della
Amarù, la quale sostiene che «la danza cura le ferite del discorso, non si offre allo scandalo dell’operazione retorica». Il costante lavoro di ricerca messo in atto in questi anni, tra difficoltà inevitabili per chi si muova su strade che fanno dell’originalità il loro punto di riferimento e di arrivo, è stato però proficuo. Lo dimostra il fatto che uno dei suoi lavori, “Eden”, creazione di teatro e danza ispirata a “Teorema” di Pasolini, sia stato selezionato tra i 18 finalisti della dodicesima edizione del Premio Scenario, nato allo scopo di valorizzare nuove idee e visioni di teatro, una delle poche istituzioni che danno voce alle nuove istanze provenienti dall’emergente realtà teatrale, facendo proprio il disagio delle nuove generazioni, in crisi nella loro volontà di porsi come risorsa. Il testo finalista è un teorema di cinque figure doppie, il primo e l’ultimo seme di una discendenza. Scardinati da un linguaggio profeticamente poetico, spazio e tempo si dilatano e scompaiono in un desertico Eden senza memoria e profondità. Dopo il teatro Nuovo Montevergini di Palermo, lo spettacolo sarà in anteprima il 7 gennaio 2010 allo studio L.I.R.A di Bagheria, mentre il debutto ufficiale è fissato il 9 gennaio al Teatro di Vittoria, per il Festival Moti Inversi. Per ulteriori informazioni sulla Compagnia è possibile consultare il sito www.nudaveritas.org. balarm magazine 25
ARTE
ESSENTIAL EXPERIENCES
La vita, l’amore e la morte nella mostra di Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, ospitata fino al 28 febbraio e curata dall’ungherese Lóránd Hegyi di MARINA GIORDANO Dal 1965 l’artista franco-polacco Roman Opalka traccia con un pennellino una fittissima serie progressiva di numeri, da uno a infinito, su tele prima nere, oggi grigie. Difficile leggere, se non da vicinissimo, le singole cifre, che a un primo sguardo si fondono in una texture, una trama soffice, nella quale è condensato, attimo per attimo, ogni istante della sua esistenza. Questa grafia quasi ossessiva, ma al contempo metodica e quasi frutto di un gesto rituale, si accompagna, dal 1968, a degli autoscatti in cui l’artista documenta i cambiamenti del suo volto, l’accumularsi delle rughe, l’incalzante imbiancarsi dei capelli, tutti i segni del tempo che passa. Quella di Opalka è un’opera “emblematica”per comprendere il senso più profondo della mostra ospitata a Palermo fino al 28 febbraio 2010 presso Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, curata dall’ungherese Lóránd Hegyi, significativamente intitolata “Essential Experiences” (visitabile da martedì a domenica ore 10- 20, giovedì e venerdì ore 10-22; ingresso 5 euro intero, 3 euro ridotto per gruppi, studenti universitari, 1 euro per residenti, under 18, over 60, scolaresche, diversamente abili; maggiori informazioni disponibili su www.palazzoriso.it). “Essential” come essenziale, indispensabile, ma soprattutto sostanziale, fondamentale, cruciale, come l’assunto su cui l’esposizione stessa è imperniata: il trascorrere inesorabile del tempo, la solitudine, il possesso di sé, l’amore, e infine la morte, quella “perdita della sovranità del soggetto, la tragica, insostenibile impossibilità della percezione e dell’azione”, secondo le parole del curatore, che rendono drammatica la
vita dell’individuo, il quale con il pensiero e la paura della morte deve costantemente convivere. La percezione dello scorrere del tempo, che gli artisti internazionali coinvolti nella mostra - ventiquattro in tutto - sublimano e mutano in metafora secondo il contesto culturale e antropologico da cui provengono, fa da trait d’union alle opere selezionate, nelle quali si avvicendano, di volta in volta, lentezza o velocità, clamore o sussurro, deflagrazione e graduale svelamento, luci o ombre, movimento o statuaria immobilità. Variegati gli scenari dei linguaggi rappresentati: dalla pittura al video e alla fotografia, dall’installazione alla scultura, in lavori - allestiti con sobrietà ed equilibro da Tiziano Di Cara in accordo con le intenzioni del curatore - a volte esplicitamente riconducibili alle tematiche della mostra, altre volte latori di un messaggio meno immediatamente decifrabile, ma ugualmente pregnante. Si va dal grottesco carnevale messo in scena dall’artista belga Jan Fabre, apertamente riferito al tema nordico della danza macabra - già evocato in quadri di assoluta potenza alla fine dell’Ottocento dal celebre pittore suo connazionale James Ensor -, al girotondo kitsch di scheletri rosa shoking di Gloria Friedmann; dai light box a colori psichedelici della coppia inglese Gilbert&George che riflette con ironia sull’eros e sull’amore in vendita, a quello soave e silente della coreana Kimsooja, in cui l’artista è colta di spalle su uno dei suoi fagotti in tessuto, i bottari, nel momento dell’attesa e del viaggio come metafora esistenziale. Lo scorrere del tempo, le mutazioni della natura, il rapporto di quest’ultima e dei suoi processi con l’essere umano, il suo corpo, le sue trasformazioni, si ritrovano nell’opera di Giuseppe Penone come in
quella di straordinaria potenza del tedesco Kiefer, langiolesca nella foto di Marina Abramovic, che vi si Selfportrait, un corpo livido, già svuotato dalla morte, ritrae insieme al già citato Jan Fabre. Tra gli illustri artisti messo di traverso e quasi indistinguibile tra rovi, sterpi, coinvolti, anche gli autori di tre nuove produzioni comrami, fiori ormai secchi commistionati alla pittura, simile missionate dal Museo: Pedro Cabrita Reis, Richard Nonas per posa, scorcio prospettico (pur se obliquo) e forza e Dennis Oppenheim. Interessante aspetto è il dialogo espressiva al Cristo morto del concettuale e reale instaurato pittore rinascimentale Andrea con la celeberrima pittura tar“Essential” come essenziale, Mantegna. Sotto un lenzuolo indispensabile, ma soprattutto dogotica del Trionfo della bianco Kevin Francis Gray, in morte della Galleria Regionale sostanziale, fondamentale: il Kid on tomb, cela dei corpi, della Sicilia Palazzo Abatellis, trascorrere inesorabile del intuibili sotto le pieghe del recentemente riaperto al pubtessuto mirabilmente evocato tempo, la solitudine, il possesso blico dopo l’ampliamento e i dal marmo, simile al settecen- di sé, l’amore, e infine la morte restauri proprio in concomitesco Cristo velato della tanza con la mostra di Riso. Le Cappella Sansevero di Napoli, lasciando presupporre, da statue di due artisti contemporanei, Koji Tanada e Gloria quelle scarpe di donna e di bambino lasciate scoperte, Friedmann, sono allestite proprio insieme all’opera che quel sudario celi comunque qualcosa di drammatico dell’Abatellis: una sfida al tempo, all’arte che attraversa i o di torbido. L’estenuante lotta tra uomo e donna la secoli e che, nel passato come oggi, riflette e fa rifletteritroviamo nei guerrieri stanchi in posa da Pietà miche- re sui nodi cruciali e universali dell’esistenza.
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ARTE
Artuindenfair, l’arte rivoluzionaria Artisti, scrittori e poeti autori di una web-zine all’insegna di un'espressione libera, totale e poliedrica Cos’è Artuindenfair? È veramente difficile definire con precisione questo gruppo di artisti, creativi, fotografi, poeti e scrittori, nato due inverni fa a Palermo tra gallerie d’arte e tavoli di bar. «Troviamo la strada molto più interessante dei musei», affermano. Il nome Artuindenfair non ha un significato ben preciso o che connoti maggiormente le sue caratteristiche. Infatti non è altro che un riferimento al noto gruppo musicale degli anni ‘80 “Earth, Wind and Fire”. Artuindenfair (www.artuindenfair.com) è innanzitutto una web-zine che è scaricabile gratuitamente dal web
in formato pdf, veicolo di espressione libera, totale e poliedrica per artisti, scrittori, poeti provenienti da varie realtà e da una formazione accademica e non. L’approccio all’arte di Artuindenfair è decisamente anti-convenzionale; per questo, è molto vicino all’esperienza dell’Internazionale Situazionista. Il gruppo, che pubblicava anche una rivista, venne fondato nel 1958 dall’intellettuale francese Guy Debord e anticipava lo spirito antiborghese della protesta giovanile degli anni ’60. L’arte per i situazionisti non era più un oggetto ma il frutto di una situazione. Anche per Artuindenfair l’artista può essere chiunque. Democraticamente, è formato da chi lo fa e da chi vi collabora, è una struttura, una rete di contatti che non
di GIULIA SCALIA
si ferma allo scambio tra chi organizza e chi si propone e scrive. Ed è sempre alla ricerca di nuovi collaboratori. La web-zine, arrivata al suo 8° numero, è ricca di interventi di vario tipo. Sono pubblicate le foto di Francesco Catalano, Milena Inzerillo, Matteo Carnesi, i racconti di Giacomo Giacomazzi, Cesare Lezzi, Francesco Villari, i dipinti e gli scritti di Giovanni Cossu. Lo stile è fortemente critico e ironico nei confronti della società contemporanea, alla ricerca di un linguaggio inedito ma che sia “a 360 gradi”: a volte avanti, a volte indietro con i tempi. Un linguaggio, dunque, che sia sempre spiazzante e mai banale. Artuindenfair è un’alternativa, una risposta creativa a una società e a una cultura intollerante e violenta che non rispetta le diversità e gli individui. Inoltre esce dal monitor del pc per spostarsi tra la gente, realizzando dei veri e propri vJ set live, la proiezione di videoclip a tempo di musica. I video infatti vengono realizzati con vari programmi (Adobe Illustrator, Adobe After Effect, Modul8), utilizzando immagini e riprese archiviate da 237 e Zunku, giovani grafici pubblicitari palermitani, e prendono forma durante le serate o le feste. Artuindenfair sostiene inoltre il gruppo catanese Canecapovolto, le riviste cartacee nazionali “Cyberzone”, “Frigidaire”, “Autoproduzioni Appese”, “Calalapasta”. Come affermano i suoi creatori, «ArtuindenfAir è una web-zine anomala, un vento culturale, politico, esistenziale che sulle strade del mondo non semina soltanto tempeste ma anche fraternità, solidarietà e amore là dove regna la stupidità, la mediocrità, la schiavitù.[…] Non si tratta di svaligiare banche e ri/distribuire il denaro rubato ai poveri, né di ammazzare qualcuno nel nome santo di una qualche rivoluzione, gente come noi che è stata allevata nella pubblica via non immagina altra rivolta che non sia la prossima!». balarm magazine 28
ARTE
Palermo-Babilonia: immagini di oggi Circa cinquanta opere tra installazioni, dipinti e sculture nella collettiva in mostra a Palazzo Ziino
di VALENTINA FALZONE
Palermo e Babilonia, una città concreta e una del passato che diviene metafora per un’ampia riflessione sulla dimensione urbana contemporanea. “Palermo-Babilonia-Palermo” è il titolo della mostra presentata dalla Galleria d’Arte Moderna di Palermo e in programma dal 19 dicembre fino al 31 gennaio 2010 nei locali di Palazzo Ziino con ingresso libero. Il curatore Francesco Gallo ha scelto le due città per i loro fermenti, le contraddizioni e il variegato inventario di immagini, come punto di partenza per offrire agli artisti spunti di riflessione da declinare in base alle proprie peculiarità. La mostra, allestita a Sofia lo scorso maggio presso la sede istituzionale dell’Union of Bulgarian Artists nell’ambito dell’Italian Festival “Festa della Repubblica Italiana”, e promossa dall’associazione cul-
qualcosa di minaccioso. Attente alle dinamiche sociali e alle contraddizioni della società contemporanea sono le opere di forte impronta concettuale di Adalberto Abbate. I lavori fotografici di Alessandro Di Giugno coniugano la vocazione ritrattistica all’attenzione per la costruzione scenica dell’immagine; anche qui non manca l’interesse all’attualità, che si fa icona in immagini scarne, composte in un equilibrio e in una cura della resa formale di grande efficacia. Interessante il contributo di Stefano Cumia, i cui dipinti guardano al quotidiano con ironia e una certa dose di cinismo. Il Laboratorio Saccardi propone l’ormai consolidato repertorio di immagini che sa attingere alla realtà, in particolare a quella mediatica, con toni scanzonati e una pittura “sporca”, elementare, che dialoga col
turale Ars Mediterranea in collaborazione con Casa Sicilia in Bulgaria, col patrocinio della Regione Siciliana, raccoglie i lavori di artisti che vivono e lavorano a Palermo, con circa cinquanta opere tra dipinti, sculture, installazioni. Il percorso è animato dalle figure di Alessandro Bazan, isolate e allucinate, mute, immerse in una quotidianità indolente resa attraverso pennellate veloci e colori accesi. Andrea Di Marco è presente con opere che, attraverso una pittura densa e corposa, raffigurano elementi e contesti di una realtà sciatta e marginale, scenari abitati da oggetti del quotidiano da cui è esclusa ogni presenza umana. Le opere di Fulvio Di Piazza conducono lo spettatore in un viaggio entro una natura fantastica, dove la pennellata sapiente miscela forme e colori creando con estrema precisione improbabili miscugli, scenari onirici che portano in sé
fumetto e col graffito. Stefania Romano, tra la fuga nell’onirico e la mise en scene teatrale, elabora immagini fotografiche rese attraverso travestimenti e un sapiente uso della luce che, dall’oscurità degli sfondi, lascia emergere immagini con una forte carica poetica. Le opere di Fabrice De Nola si caratterizzano per la contaminazione tra cose, parole, simboli, in una pittura che dialoga con la fotografia e con le immagini computerizzate. Rappresentazione e astrazione si coniugano invece nei dipinti dei più giovani Gianluca Concialdi e Giovanni Tedesco. Nelle intenzioni esplicite del curatore, Palermo è la protagonista di questo progetto espositivo, una grande città mediterranea che qui fa sentire la “propria voce autonoma, originale, nell’ambito della ricerca artistica in generale”. balarm magazine 29
ARTE
Il restauro di Palazzo Abatellis Molteplici gli interventi: prospetti esterni, cortile e l’annessione dell’ala settecentesca dell’edificio Palazzo Abatellis, realizzato tra il 1490 e il 1495 sotto la guida di Matteo Carnelivari, e storica sede della Galleria Regionale della Sicilia, lo scorso novembre è stato riaperto al pubblico, dopo gli ultimi interventi di restauro iniziati nel 2007 e conclusi a giugno 2009. I lavori, diretti dal Centro regionale di Restauro, sono stati condotti in piena collaborazione con il gruppo di lavoro del museo, la cui cura scientifica è dell’attuale direttore Giulia Davì, coadiuvata dal contributo essenziale del direttore precedente Vincenzo Abbate, di Eliana Mauro, Evelina De Castro, Santo Cillaroto, Francesco Orecchio, Salvatore Pagano. La squadra ha proceduto con la ristrutturazione del palazzo quattrocentesco, dei prospetti esterni, del cortile e con la manutenzione degli allestimenti museografici di Carlo Scarpa degli anni ‘50, interventi seguiti Pietro Novelli, San Pietro liberato dal carcere
di SERENELLA DI MARCO
con puntuale rigore filologico. A queste operazioni si è aggiunto l’ampliamento della struttura preesistente attraverso l’annessione degli spazi dell’ala settecentesca dell’edificio, realizzata a partire dal XVI secolo per le monache benedettine che occuparono il palazzo dal 1527, alla morte dei coniugi Abatellis, e in cui adesso si trovano le Sale Verde e Rossa con le tele del TardoManierismo e del Seicento, e la liberazione del deposito al piano terra, adiacente alla Sala del Trionfo della Morte dell’antico parlatorio del Monastero del Portulano, che ora ospita i dipinti da Vincenzo degli Azani da Pavia. «L’obiettivo principale - sottolinea il direttore Giulia Davì - è stato la promozione del patrimonio culturale di Palazzo Abatellis la sua più immediata divulgazione e la sua restituzione alla città e ai suoi abitanti, i veri destinatari del bene artistico». L’ampia panoramica che offre il percorso museale di Palazzo Abatellis, prevede una rassegna dei più significativi momenti della cultura artistica medievale, rinascimentale, manierista e seicentesca: dall’affresco con il Trionfo della Morte (metà del XV secolo) alle sculture di Francesco Laurana, dalla presenza dei maestri fiamminghi ai capolavori di Antonello da Messina, passando per le opere di Vincenzo da Pavia, per concludere con le raccolte, prima nei depositi, ora esposte nelle nuove sale, dei pittori tardo-manieristi e seicenteschi attivi in Sicilia, tra cui Pietro Novelli, Pietro D’Asaro, Filippo Paladini, Simon Vouet, Jusepe da Ribera, Mathias Stomer, Francesco Solimena. I due grandi saloni che accolgono i dipinti di questi ultimi artisti, nel nuovo corpo aggiunto al museo, sono distinti da un colore verde chiaro al piano inferiore e rosso arancio al secondo; inoltre sono state ristrutturate le opere murarie, si è curata la manutenzione degli impianti di sicurezza e climatizzazione, sono stati inseriti una scala e un ascensore di collegamento tra i due piani con l’edificio quattrocentesco. «Si attende l’acquisizione di un’altra parte del complesso conventuale limitrofo a Palazzo Abatellis, in attesa di autorizzazione - aggiunge Eliana Mauro - per potere ospitare e esporre al pubblico le moltissime opere ancora nei depositi e per testimoniare ulteriormente della ricchezza del patrimonio artistico appartenente al museo da restituire alla città». balarm magazine 32
LIBRI
ph. Federico Maria Giammusso
occupata. Adesso, Gaetano Basile, ritorna il libreria con romanzo: «Il siciliano racconta la nostra storia. Ecco “Dizionario sentimentale della parlata siciliana” pubbli- perché ho pensato che questo libro dovesse essere alla cato da Flaccovio editore, con una fotografia di Salvo portata di tutti». Basile ha settantadue anni e ha tre Fundarotto. «Il siciliano è una lingua complessa. Quanti passioni: la storia, i cavalli e il francese. «A un certo possono dire di sapere qual è la differenza tra càntaro punto, quando lavoravo alla Finsider, mi sono licenziae cantàro? E così nasce questo nuovo libro: per non to, e mi sono trasferito a Napoli. E qui ho iniziato la coldimenticare la nostra tradizione». Il testo, attraverso laborazione con Il Mattino. Chi me lo doveva dire che oltre settecento voci mette a nudo la grammatica e i poi per nove anni sarei diventato il direttore della rivivocaboli curiosi e particolari del siciliano, senza trala- sta del museo Pitrè. Certo, lasciavo uno stipendio fisso sciare i vari dialetti. «Il siciliano può essere considerato per un sogno, ma non me ne sono pentito affatto. Poi a tutti gli effetti una lingua. - aggiunge Basile - Ecco poco a poco cominciai a collaborare con una rivista perché possiamo parlare di dialetti. I termini e le infles- francese che pubblicava i miei resoconti di viaggio. A sioni catanesi, palermitane o trapanesi sono completa- questo punto feci fruttare la mia laurea in Scienze polimente diverse tra di loro ed è interessante scoprire tiche. O, meglio, il fatto che questa laurea l’avessi prequali siano i punti di contatto. sa in Francia e conoscessi Una parte del testo, poi è così bene questa lingua». «Il siciliano è una lingua incentrata sulle derivazioni L’arrivo di Gaetano Basile in complessa. Quanti possono dire tv avviene alla fine degli anni letterarie, sul dialetto utilizzato da Dante o Boccaccio». di sapere qual è la differenza tra ‘80: «Opinion leader cercava Per ogni voce, o quasi, c’è un càntaro e cantàro? E così nasce qualcuno che conoscesse aneddoto o una curiosità bene la Sicilia. Io avrei dovuquesto nuovo libro: per non legata a quel termine: «Ho scrivere i testi e stare, dimenticare la nostra tradizione» to attinto ai principali dizionari diciamo così, dietro le quindel siciliano, dal Pasqualino a te. Cominciammo a fare la quello del Traina per inserire una documentazione audizioni. Quando avevamo davanti una bella ragazza quanto più accurata possibile». La lavorazione del libro non era proprio il caso che parlasse di storia e tradizioè durata quasi tre anni, di controlli, ricerche e verifiche. ni popolari, e quando era preparata non era certo «Molte parole, indiscutibilmente, vengono dal greco. - quella bellezza statuaria che cercavamo. Eravamo aggiunge - Poi una sera ho avuto una lunga disquisi- disperati, fin tanto che a un certo punto lo proposero zione, con una nobildonna spagnola, sulla parola a me». Il primo servizio era dedicato al mercato della “amunì”, scoprendo che in spagnolo esiste un vocabo- Vucciria e al cibo da strada. Poi c’è stato Babbalà, un lo molto simile. Il siciliano nasce dalla sovrapposizione programma che andrà avanti per 6 anni, fino al 2000. di diverse lingue e non smette di arricchirsi di parole «Mi piaceva raccontare Palermo e la Sicilia. E lo facevo che entrano nell’uso comune. Basti pensare alla “ciu- nel modo più semplice possibile. Del resto ero stato ca”, la chewingum americana». Il libro di Basile, come abituato a rendere attraente l’acciaio; con le tradizioni suggerisce lo stesso autore, si può leggere come un popolari, in fondo, era quasi una passeggiata».
GAETANO BASILE
Gaetano Basile / DIZIONARIO SENTIMENTALE... / 244 pagg / € 19 / Dario Flaccovio
“Dizionario sentimentale della parlata siciliana”: un libro per non dimenticare la nostra tradizione Con i suoi cunti e proverbi ha sempre affascinato il pubblico di lettori. E con i suoi racconti ha fatto ridere i telespettatori, intrattenendoli durante le principali feste palermitane. Un tempo non c’era festa di Santa Rosalia senza il suo commento in sottofondo, con le sue storie al limite del surreale, come vuole tradizione.
di ADRIANA FALSONE
E dire che la sua formazione è tutt’altro che umanistica, anzi, come lui stesso ci scherza sopra, «io nasco metalmeccanico». Ha iniziato a occuparsi di comunicazione lavorando all’ufficio marketing della Finsider, la Società finanziaria siderurgica, e la sua famiglia, come suggerisce il cognome, proprio di ferro si è sempre balarm magazine 34
È una selezione accurata e divertente di voci dialettali siciliane, oltre settecento, selezionate ricorrendo ai dizionari storici senza dimenticare i neologismi che continuamente si ascoltano sull'autobus, alle poste o in un ufficio pubblico. Il libro non ha un taglio scientifico e si legge quasi come un romanzo, composto da storielle suggestive. È un passatempo che, come scrive lo stesso autore, è simile allo scacciu per i nostri nonni. Utile e fantasioso nel testo di Basile si riscoprono aneddoti legati alla nascita di parole entrate nell'uso comune la cui etimologia si è perduta nel tempo. Tra tutte, il vocabolo più difficile è stato "amunì". Il completamento della sua voce bibliografica è durato quasi tre anni. (a.f.) balarm magazine 35
IN LIBRERIA
IN LIBRERIA
Maria Cubito / PALERMO È FIMMINA... / 176 pagg / € 14 / Officina Trinacria
Melinda Zacco / PALERMO DA RISCOPRIRE... / 108 pagg / € 15/ Navarra editore
"Ci sono città che le attraversi e non senti niente: i ponti, le strade, le piazze… torni a casa e già ti sei scordato tutto… manco un pezzo di cielo o un albero o una nuvola ti è rimasta nella memoria. Eppure il cielo, gli alberi e le nuvole sono dappertutto. Però succede. Città piene di traffico, di luci, di rumori, ma vuote, talmente vuote che sembrano immaginate. Vero è. Ti può capitare. Pensaci. A Palermo no. Palermo è diversa. Palermo è fimmina". Ecco il nuovo libro di Maria Cubito, docente di lettere e conduttrice di alcuni programmi radiofonici su Radio Time, nato da una raccolta di scritti che l'autrice ha pubblicato sul blog palermitano Rosalio dal 2006 ad oggi. Una grammatica del siciliano con vizi e virtù dei palermitani senza, ovviamente, dimenticare i catanesi. (a.f.)
Carteggi tra scrittori illustri, miniature millimetriche di preziosi testi seicenteschi custoditi dai Frati Cappuccini, la grande passione di un professore di filosofia in pensione per le antiche carrozze, il Museo delle acciughe ad Aspra e tanto altro. Queste sono solo alcune delle curiosità che la giornalista Melinda Zacco mette in luce in "Palermo da riscoprire, non solo in tv". Non è una guida ai monumenti cittadini bensì un tour "interno" a musei, chiese e palazzi per scoprire cosa la città offre. Quanti palermitani hanno visitato il teatro Massimo o la Martorana? Quanti conoscono i tesori conservati all'interno delle dimore storiche? Alla ricerca di segreti e tesori custoditi gelosamente nella parte interna di Palermo. (a.f.)
Daniela Gambino / 101 COSE DA FARE... / 272 pagg / € 13,90 / Newton Compton
N. Angileri e R. Catalano / ANGELI E ORCHI / 180 pagg / € 12 / Dario Flaccovio
Mangiare granite con brioche a colazione, visitare la Madonna antixenofoba di Tindari, condividere il sogno di Antonio Presti, partecipare all'asta del pesce di Porticello, vedere i mostri a Bagheria e scorgere antiche presenze a Solùnto, scoprire l'arco azzurro a Santa Flavia (quello raffigurato nei Baci Perugina), far volare gli aquiloni nell'isola in cui si può fare tutto l'anno, nuotare fino ai faraglioni di Scopello dopo avere digerito il pane cunzato, scoprire i gesti della seduzione siciliana, seguire i percorsi etici a Corleone, farsi belli al lago Specchio di venere a Pantelleria. Ecco le "101 cose da fare in Sicilia almeno una volta nella vita", il libro scritto da Daniela Gambino pieno di curiosità e aneddoti che spesso, anche i siciliani, conoscono troppo poco. (a.f.)
Nicolò Angileri è uno degli investigatori della sezione minori della squadra mobile di Palermo ed è diventato scrittore quasi per caso. Dal suo diario, un diario terapeutico, è nato un libro di storie, scritto con la giornalista e consulente editoriale Raffaella Catalano. A firmare l'introduzione due personaggi comici che, per l'occasione, diventano seri, ovvero Ficarra e Picone. "I pedofili di cui tanto sentiamo parlare - scrivono - nei sempre più distanti telegiornali del nostro tempo, possono essere così vicini da non riuscire spesso a riconoscerli". Tra le vicende più eclatanti, quella dei bambini dell'Albergheria insieme con tante altre che, magari, non hanno mai avuto le prime pagine dei giornali ma sono ugualmente dolorose. (a.f.)
Autori vari / PALERMO CITTÀ D’ARTE / 396 pagg / € 35 / Kalòs
Giulia Sommariva / BAGARìA / 243 pagg / € 60 / Dario Flaccovio
É una utile guida per chi vuole visitare la città ma è anche un saggio che approfondisce l'evoluzione urbanistica e artistica di Palermo e Monreale. Ritorna con la 5° edizione, rigorosamente aggiornata, "Palermo città d'arte. Guida ai monumenti di Palermo e Monreale" di Cesare De Seta, Maria Antonietta Spadaro, Francesca Spatafora e Sergio Troisi. Completato da un corredo fotografico a colori e da dettagliate piantine che permettono di localizzare con esattezza i monumenti, il volume è un utile strumento per la conoscenza di una città fra le più ricche di opere d'arte e di storia. Interessante la sezione con un indice di tutti gli artisti che hanno lavorato a Palermo, l'elenco delle loro opere e le date di realizzazione. (a.f.)
In latino "Baiharia", in dialetto "Baaria", in fenicio "Bayharia" cioè "zona che discende verso il mare". Altri lo fanno derivare da Baccaria o Vaccaria perché l'area veniva utilizzata per allevamenti di bovini. Presso i punici "Baria" significava "presagio di bonaccia" mentre per gli arabi "Bab el Gerib" vuol dire "porta del vento". Ricca di fruttifere vigne, giardini e fiumi questa propaggine della Conca d'Oro a partire dal XVII secolo fu scelta dai nobili del luogo per elevarvi le celeberrime ville, ambite residenze di campagna per pochi privilegiati. Proprio a queste ville è dedicato il libro di Giulia Sommariva, con una puntigliosa ricostruzione storica e fotografica ricca di materiali inediti. (a.f.)
Marcello Benfante / LEONARDO SCIASCIA... / 210 pagg / € 13,50 / Alberto Gaffi
Paola Andolina / CUCINA DI SICILIA / 214 pagg / € 13 / Dario Flaccovio
Una riflessione appassionata e puntuale sul valore civile della sua scrittura. Un bilancio sul segno lasciato da questa scomparsa in venti anni di storia contemporanea passata solo apparentemente senza lasciare traccia. Chi è oggi Sciascia? Che rapporto avrebbe con la politica, la società, i suoi stessi lettori? È corretto considerare Roberto Saviano, l'erede dello scrittore di Racalmuto? Marcello Benfante a metà strada tra critica militante e analisi letteraria esamina le diverse sfaccettature della sua poliedrica opera e della sua scomoda personalità di intellettuale disorganico: la produzione narrativa e quella saggistica, gli interventi giornalistici e la sua tormentata riflessione sui temi del diritto e sulla tradizione culturale. (a.f.)
In tutto il mondo la Sicilia è conosciuta per la sua cucina, ricca, a volte speziata, dai sapori particolari e spesso difficili da accostare a meno di non assaggiarli personalmente: c'è il gusto agrodolce, la torta di formaggio e cioccolata o le seppie imbottite di mollica e formaggio. Paola Andolina in "Cucina di Sicilia. Ingredienti semplici per ricette intramontabili" racconta di una Sicilia dalle forme cangianti, i colori violenti e i profumi intensi. Così è anche la sua cucina. La "passolina" e la sarda si sposano, il verde e il rosso si amalgamano, il dolce e il salato si baciano. E' un trionfo, un'esplosione, una sinfonia. Il cucinare è un'arte e, in Sicilia, è sublime. (a.f.)
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IN LIBRERIA Carmelo Asaro / TAGLIO ORIZZONTALE / 526 pagg / € 21 / Tullio Pironti Lo scrittore Giancarlo De Cataldo così scrive del libro di Carmelo Asaro, giudice presso il tribunale del riesame di Roma, nella quarta di copertina: "L'assassino, la vittima, persino il giudice: tutti hanno una doppia vita, in questa storia. Un delitto terribile porta alla luce segreti e misteri di una provincia inquinata dal malessere e dalla modernità. E se la speranza si nascondesse proprio nel lato oscuro dell'anima?". Un omicidio di una nobildonna, Elvira Azzalori Randini, dalla provincia toscana alla Sicilia dell'entroterra, con i suoi miti e riti, tabù e saperi: è la vicenda ingarbugliata che Lorenzo, sostituto procuratore di Terralba, è chiamato a dipanare. (a.f.) Nonuccio Anselmo / I CAMPIERI DI CRISTO / 192 pagg / € 13 / La Zisa É ambientato alla fine degli anni '50: nonostante il boom economico sono ancora anni duri, in cui non sono stati dimenticati le lotte per la terra con l'occupazione dei feudi e il sangue dei capipopolo assassinati dalla mafia e dal potere rurale. Un potere che si identifica ancora nei nobili feudatari. E sono proprio loro a gestire anche i riti della Passione e del Venerdì santo, affidati alla loro confraternita, la compagnia dei Bianchi della Maddalena. In altri termini, racconta Nonuccio Anselmo, sono anche i padroni di Cristo, della statua che ogni anno si va ad appendere alla croce, che non può essere toccata dai componenti delle altre confraternite di braccianti e artigiani. E così si accende un altro scontro. (a.f.) Autori vari / UNDER 25 / 70 pagg / € 10 / Navarre editore Undici racconti che spaziano dalla fantascienza, al giallo dalla cronaca alle esperienze personali. Ciò che accomuna questi testi è l'età dei loro autori, giovanissimi: under 25 appunto. Tre vincitori del premio 2008 del Mondello giovani insieme ad altri otto sono stati selezionati dalla Navarra editore per fare parte di questo testo. Anna Brancato, Maria Teresa Camarda, Filippo D'Amato, Viola Di Grado, Salvatore Falzone, Gabriele Fontana, Fernando Lo Cicero, Manuel Maniaci, Marco Morana, Roberta Pellegrino e Giuseppe Rizzo danno voce a una parte giovane e vitale della letteratura siciliana. L'antologia nasce dall'incontro con gli organizzatori del Mondello Giovani, primo festival dedicato alla letteratura giovane in Sicilia. (a.f.) Pippo Battaglia / LUCEAN LE STELLE... / 224 pagg / € 16 / La Zisa Sono stati numerosi gli scienziati siciliani che hanno dato un contributo importante alla conoscenza dell'universo, non di rado anticipando, con geniali intuizioni, ciò che successivamente è stato verificato con il supporto di apparecchi sofisticati. Empedocle e Archimede, G. Battista Hodierna ma anche altri astronomi italiani, chiamati a lavorare in Sicilia per creare strutture, redatto progetti di ricerca e formato allievi di prim'ordine. Tanto da poter affermare che, dalla fine del '700, esiste ed opera con continuità una scuola siciliana non inferiore a quelle operanti in altre parti d'Italia e nel mondo intero. Il libro di Pippo Battaglia (la prefazione è di Margherita Hack) racconta, con un linguaggio chiaro, appassionante e puntuale, questa storia millenaria. (a.f.) balarm magazine 38
CINEMA
DREAMING PALERMO
Nel progetto curato dal regista Mario Bellone e da Valeria Ferrante, una mostra fotografica, un filmdocumentario e il linguaggio universale della musica di TOMMASO GAMBINO
ph. Valerio Bellone
Qual è il peso della cultura fatta dagli individui così come dalle masse? Della Palermo distratta dalle sue stesse vanità? Delle battaglie per l’emancipazione e delle occasioni mancate? Nel progetto “Dreaming Palermo”, curato dal regista Mario Bellone (nella foto) e da Valeria Ferrante, si guarda in senso retrospettivo alla città risalendo agli anni ‘50-‘60. Lo sguardo privo di nostalgie accende nuove luci sul nostro modo d’essere di oggi. Cosa abbiamo perduto e dove stiamo andando? L’operazione di archeo-sociologia applicata alla realtà recente non scomoda strumenti d’élite, ma li semplifica con una mostra fotografica, un film-documentario e il linguaggio universale della musica. «Il progetto - dice Bellone - ha la peculiarità d’offrire un’opportunità di lavoro ai giovani di oggi attraverso la ricerca e il racconto dei giovani di ieri». La troupe che ha collaborato con il regista è giovane, «per questo mi sento giovane scherza Bellone - e mi sono avvalso di una brava e giovanissima sceneggiatrice come Valeria Ferrante». “Dreaming Palermo”, prodotto da CLCT Broadcasting, s’avvale del sostegno dell’APQ “Sensi Contemporanei” stipulato dalla Regione Siciliana e dai Ministeri Sviluppo Economico e Beni culturali; gestito dai Dipartimenti Regionali BB.CC., dell’Educazione Permanente e dell’Architettura e d e l l ’ A r t e Contemporanea, dalla Sicilia Film Commission e da Cinesicilia. La premessa al documentario è stata fatta con una mostra fotografica allestita, precedentemente alla prima del film al Golden, nello spa-
zio “Loft Arti Visive” (via Sammuzzo, 35) e il suo seguito con la reunion dei Clan 712, band della Palermo dell’epoca, al centro di alcune jam session. La mostra - con estratti fotografici degli archivi Scafidi, Glaviano, Pubbliphoto e anonimi- illustra allo stesso modo del film la Palermo culturalmente vitale e musicalmente scoppiettante degli anni ‘50-’60 fino all’epilogo di quell’epoca (preludio della modernità incerta) coincidente con quel grande rito collettivo “Palermo Pop ‘70” (1619 luglio 1970, Stadio della Favorita), che per importanza (vi presero parte musicisti del calibro di Duke Ellington, Aretha Franklin, Johnny Halliday) ben figura tra i concertoni di Woodstock e dell’isola di Wight. Interessante la notazione sul catalogo della mostra fotografica del critico Vito Bianco: «Palermo è stata per più di dieci anni un sogno di vitalità politica, culturale, sociale, una “festa mobile” e una collettività in movimento che affermava diritti civili inauditi a suon di jazz e pop, nei teatri e nelle piazze, nei night, negli stadi». Il film documentario poi, che arricchisce il progetto di suggestioni ed interviste, fa sì che lo spettatore ritrovi la propria storia personale nel grande affresco di massa. «E un senso di liberazione collettiva - dichiara il giornalista Sergio Buonadonna, già rinomato critico musicale dé L’Ora diretto dal leggendario Vittorio Nisticò - una legge fascista precedente alla guerra aveva infatti vietato, per la focosità d’animo del maschio siciliano, l’apertura di locali da ballo nell’Isola. Nel dopoguerra si riscoprono gli spazi in precedenza vietati, dove ballare ed ascoltare nuovi ritmi». La musica che attraversa gli anni ’50 e ’60 è il filo conduttore di
“Dreaming Palermo” ed è la colonna sonora al tempo gono inventati i giovani. Dalle ceneri di quell’emancipastesso dell’innocenza di quegli anni, ma anche poi della zione trova premessa l’oggi; perché il nostro DNA non perdita di purezza a seguito della contestazione giova- da sempre s’è corredato di quelle conquiste che sono nile e dell’avvento della militanza politica (il ’68 e la cala- oramai d’acquisita routine. «Capisco meglio Tornatore ta del sipario, sui due prespiega Bellone - quando racgressi decenni, con Palermo «Palermo è stata per più di dieci conta la sua Ba’haria e mi renPop ’70). «Ha ragione - confi- anni un sogno di vitalità politica, do conto che le sue necessità da Bellone - Beatrice Agnello anche le mie: comprenculturale, sociale, una collettività sono (tra le intervistate del docudere il mio stato d’appartein movimento che affermava mentario, n.d.r.), quando nenza». La città di quegli anni diritti civili inauditi a suon di jazz sogna alla grande. Una rivoludice: “ci si spoglia della minie pop, nei teatri e nelle piazze, zione pacifica e mancata. Un gonna e ci si mette addosso l’eskimo”». Con l’ondata di sentire popolare omogeneo. nei night, negli stadi» entusiasmo post-guerra, che Scrive Michele Perriera sulle genera la vitalità culturale cittadina con musica, teatro, colonne dé L’Ora riferite al concertone del ’70 «nello letteratura e arti, nuovi riferimenti, socializzazione e stesso contesto si ritrovano uniti il cianè, il borgataro, confronto, si inizia paradossalmente il processo di tran- l’altolocato». «Il mio - conclude Bellone - è un atto sizione verso l’attuale “modernità” con tutte le sue inco- d’amore alla città che sogna. Il racconto della sua musignite. Perché è nell’epoca del beat (gli anni ’60) che ven- ca, ma anche il suo mancato cambiamento».
balarm magazine 40
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CINEMA
CINEMA
ph. Lia Pasqualino
Giovanni Massa, storie da “B movies”
“Matar es mi destino”, un documentario sul tema della di MANUELA PAGANO memoria personale e al tempo stesso collettiva
Roberto Andò, l’arte del narrare
Il ritratto del regista palermitano tra libri, video, di SALVATORE SALVIANO MICELI palcoscenici, set e macchine da presa Cinema, teatro e letteratura sono volti speculari di una identica arte: quella del narrare. Roberto Andò l’ha imparata da grandi Maestri, siano essi di cinema, teatro o letteratura. Scorrendo la sua biografia si affacciano, in ordine sparso e senza alcuna gerarchia, i nomi di Leonardo Sciascia, Lucio Piccolo, Francesco Rosi, Giacomo Battiato, Federico Fellini, Francis Ford Coppola. Individuare tracce di questi grandi artisti nella produzione di Andò significherebbe analizzare le sue opere seguendo una prospettiva sbagliata, almeno nel nostro caso. Roberto Andò dirige su di un palcoscenico come dietro la macchina da presa o tra le pagine di un libro (“Diario senza date” è sino ad oggi l’unico edito), cercando cioè di lasciare libera la parola, ed i suoi mille significati, sia essa accompagnata da immagini o meno. In ogni suo lavoro emerge forte il legame con la sua terra, la Sicilia, e ancora più con la sua città, Palermo. Ne emergono la natura e le contraddizioni, quell’essenza tormentata che ha fatto della morte il suo tema e la sua ossessione, ma anche la voglia ed il tentativo di raccontare una Palermo differente, pervasa dalla miriade di sfaccettature che la animano. Qualcosa di speciale in Andò doveva avere intravisto Italo Calvino se, nel 1986, gli affida un suo racconto inedito, “La foresta-radicelabirinto” permettendogli così di esordire alla regia in uno spettacolo che si avvaleva anche delle scene firma-
te da Renato Guttuso e della musica di Francesco Pennisi. E poi, “Le esequie della luna”, da lui scritto e diretto partendo da un testo di Lucio Piccolo o la stretta collaborazione con Moni Ovadia, già interprete dell’opera multimediale “Frammenti sull’Apocalisse” di cui Andò firma la regia con Daniele Abbado e Nicola Sani, sfociata in “Diario ironico dell’esilio” e “Il piccolo Kafka”. Passando dal teatro al video troviamo “Robert Wilson/Memory Loss”, sul lavoro dello straordinario artista texano, e “Ritratto di Harold Pinter”, intima e potente ricostruzione della vita di uno dei più grandi drammaturghi e registi del ‘900, scomparso lo scorso anno. Arriviamo al cinema con “Il manoscritto del principe” (2000), ritratto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (prodotto da Giuseppe Tornatore), “Sotto falso nome” (2004) con Daniel Auteuil e Greta Scacchi, e “Viaggio Segreto” (2006), tratto dal romanzo “Ricostruzioni” di Josephine Hart. Le opere citate restano sparuti frammenti di una produzione vastissima, mutevole come i soggetti a cui Roberto Andò si è dedicato in tutta la sua carriera artistica, in grado di assecondare linguaggi differenti cercando di stimolare sempre in chi osserva (ed in questo caso il teatro può essere forse definito la sua vera casa) una percezione viva e costantemente in movimento, in continua dialettica con il palcoscenico e l’universo che vi viene rappresentato. balarm magazine 42
Cosa spinge un regista a recuperare dall’oblio l’introvabile film di un autore considerato minore, che risale a più di trent’anni fa, e a farne un documentario a metà tra l’inchiesta psicologica e l’indagine storica? Un simile interrogativo apre una finestra sul mondo. Del cinema, ma non solo. “Matar es mi destino” - che riprende l’omonimo titolo del film originale di Pino Mercanti del 1970 - è un articolato progetto fortemente voluto dal regista e produttore palermitano Giovanni Massa, prodotto da Nanook Ferribotte Film con il contributo della Regione Siciliana. Il sottotitolo del documentario “storie di film e di uomini” svela la volontà alla base di questa incursione nel cinema anni ‘60 e di conseguenza nell’atmosfera di quegli anni in fermento: si tratta di una generale riflessione sul tema della memoria personale e al tempo stesso collettiva. Nell’opera del regista, che vanta nella sua lunga carriera numerosi film e altrettanti documentari, si alternano immagini di repertorio e riprese originali, testimonianze di chi ha conosciuto personalmente Mercanti, tra cui la storica Nila Noto, Turi Vasile e Francesco Alliata di Villafranca e ancora vecchi super8 e riprese in digitale, che fanno continuamente oscillare lo spettatore sulla linea del tempo, catapultandolo nel passato e riportandolo di volta in volta al presente. Singolare è il rapporto che lega Giovanni Massa al quasi dimenticato Pino Mercanti, anche lui palermitano. «Il mio interesse verso il poco conosciuto Mercanti, autore di ventidue film che tra gli anni ’40 e ’60 ebbero un discreto seguito - spiega il regista - nasce dal fatto che, da ragazzino, ho avuto modo di frequentare il set del suo ultimo lavoro, di cui mio padre, dirigente di banca in pensione, fece il produttore. Del film che si intitolava “The underground” e che in Spagna, paese co-produttore, uscì con il titolo “Matar es mi destino”, esiste oggi solo un posi-
tivo malridotto conservato alla cineteca nazionale». Con taglio autoriale e sguardo narrativo, Giovanni Massa in questo “film nel film” si ritrova ad indagare le inesplorate dinamiche del cinema di genere, tra cui storie di cappa e spada e spaghetti western, partendo dall’eccentrica carriera di un regista che coltivò l’utopia di creare un’industria cinematografica siciliana e che, pur iniziando la carriera con film d’autore, per mancanza di fondi si trovò costretto a girare B movies per il circuito nazionale. «Ingiustamente - precisa Massa - il B movie viene spesso inteso come film di serie B. Il termine,
coniato negli Usa, si riferisce invece a un film realizzato a basso costo e non è detto che a budget basso corrisponda film scadente, soprattutto se si pensa a tutto un filone di genere con una precisa identità, che vanta numerosi appassionati». Nonostante gli inevitabili riferimenti autobiografici, “Matar es mi destino” offre lo spunto per una riflessione sul cinema più ampia che riguarda un elemento ricorrente nelle pellicole contemporanee, ovvero l‘indagine storica sottoforma di recupero della memoria, «come una sorta di ricerca dei padri - conclude il regista - attraverso cui si cerca di recuperare un’identità, se non perduta, sicuramente trascurata». balarm magazine 43
CINEMA
CINESICILIA: I NUOVI BANDI
Scade a fine dicembre il termine per la presentazione dei progetti: dai documentari sulla Sicilia ai festival sul territorio ri, con soggetti, aventi titolo, individuati con procedura ad evidenza pubblica. Cinesicilia potrà collaborare sia con enti pubblici che consorzi, associazioni senza scopo di lucro, cooperative, Ats tra pubblico e privato, ma sempre e soltanto fino al 51% del budget complessivo dei progetti. Quattro i bandi previsti, i cui progetti dovranno essere presentati entro il 27 dicembre 2009. «La Sicilia si candida sempre più a punto di riferimento per l’industria cinematografica che nell’Isola può e deve diventare, volano di sviluppo», sottolinea l’assessore Nicola Leanza che annuncia «Dall’APQ sono pronti 460.000 euro per festival da realizzare nel 2010 sul territorio regionale, e 500.000 euro per la coproduzione di documentari». Nel dettaglio, 300.000 euro sono destinati a rassegne con più di cinque anni di vita, e potranno essere erogati fino a 75.000 euro per ciascuna manifestazione. Se invece si tratta di festival appena nati o comunque entro i cinque anni di vita, la somma a disposizione scende a 160.000 euro, e fino a 40.000 euro per ciascun festival. «Dovranno comunque essere festival che per tradizione, struttura organizzativa e apporti finanziari, siano in grado di incrementare lo sviluppo turistico della Sicilia; o nuove iniziative che utilizzino professionalità isolane e diffondano la cultura siciliana», sottolinea Leanza. I documentari dovranno avere temi precisi, legati alla “storia della Sicilia” oppure ph. Tullio Puglia alla “storia del cinema in Sicilia”: si tratta di due bandi diversi a cui si potrà accedere presentancase di produzione. A fine ottobre l’assessore regionale do una domanda che illustri il progetto. Dovranno dunai Beni Culturali Nicola Leanza (nella foto a destra insie- que seguire due temi (disponibili 250.000 euro per ciame alla Cucinotta), durante la due giorni catanese dedi- scun gruppo di soggetti): trattare la storia della Sicilia cata a “Sicilia industria del cinema”, aveva annunciato tramite il racconto di eventi o personaggi non particolarche entro novembre sarebbero stati pronti i bandi per la mente frequentati dal cinema, ma che abbiano contricoproduzione di documentari sulla Sicilia e per l’organiz- buito alla storia politica, militare o economica dell’Isola, zazione di festival di importanza diversa. Promessa man- e del suo sviluppo globalizzato. Oppure (secondo tema) tenuta: ecco pronti i bandi, che si possono scaricare dal raccontare fatti o personaggi ispirati alle produzioni realizzate in Sicilia, artisti o professionisti che hanno operasito www.cinesicilia.eu. Sarà infatti Cinesicilia - la società interamente partecipa- to sull’Isola in campo cinematografico; e, più in generata dalla Regione Siciliana - a stringere le collaborazioni le, prodotti che indaghino il rapporto tra pubblico, artisti con i festival e avviare le coproduzioni per i documenta- e professionisti da una parte, e il lessico cinematografiPaesaggi naturali caratteristici, antichi centri urbani, culle d’arte e cultura capaci d’ispirare i grandi maestri del cinema: questa è la luce del mediterraneo, questa è l’anima della Sicilia. Ma, oltre questo, incentivi alla produzione, leggi, strumenti amministrativi e organismi tecnici capaci di realizzare politiche di promozione dei luoghi e delle innumerevoli professionalità tecniche e artistiche locali. Cinesicilia, la società della Regione Siciliana, presieduta da Sergio Gelardi (in basso nella foto insieme a Turturro) nata per la gestione delle risorse strutturali destinate allo sviluppo del cinema e dell’audiovisivo, contribuisce così alla creazione di un polo di sviluppo economico e culturale, per attrarre le più importanti
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ph. Tullio Puglia
co e le sue suggestioni, dall’altro. Le riprese, effettuate interamente sul territorio regionale, dovranno iniziare entro un anno dalla stipula convenzione, ed essere completate nei sei mesi successivi; l’autore del soggetto o il regista (o tutti e due) dovranno risiedere in Sicilia, come anche almeno il 50% del cast tecnico e artistico. Le domande presentate, oltre ai documenti legali richiesti, dovranno riportare il progetto delle manifestazioni, la loro storia, il budget. Ogni singolo progetto verrà valutato da una commissione designata, sia dal punto di vista tecnico che per punteggio, seguendo una precisa tabella di valutazione e si potranno seguire sul sito di Cinesicilia, sia la nomina dei componenti che l’andamento dei lavori. Cinesicilia è uno strumento agile ed efficace nel settore della promozione, valorizzazione e realizzazione dell’attività cinematografica, audiovisiva e dello spettacolo dal vivo in Sicilia, compresa la partecipazione alla produzione di audiovisi-
vi destinati alla distribuzione cinematografica e televisiva. La Società è il soggetto attuatore dei programmi e degli interventi a tal fine predisposti dalla Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione - volti a favorire la creazione e lo sviluppo dell’industria cinematografica e audiovisiva, la formazione professionale e lo sviluppo del turismo. Le attività di Cinesicilia sono volte alla promozione e alla realizzazione di infrastrutture e servizi culturali al territorio, di reti di centri e laboratori per la produzione artistico-cinematografica; alla valorizzazione di contesti architettonici, urbanistici e paesaggistici, anche in ambito rurale, connessi alla produzione audiovisiva e cinematografica; alla promozione e sostegno all’imprenditoria privata, nelle filiere produttive connesse alla produzione audiovisiva e cinematografica; alle azioni di comunicazione promozione dell’immagine della Regione mediante la realizzazione di manifestazioni ed eventi. balarm magazine 45
SOCIETA’
Gruppi d’acquisto a Palermo
Acquistare consapevolmente, scegliere con solidarietà e conoscere la “storia” di ciò che mangiamo: oggi è possibile, anche nella nostra città di FABIO VENTO “Possibilità di scelta”: con queste parole il mercato della grande distribuzione ammicca sempre più ai consumatori. Supermarket, discount, negozi di alimentari offrono tanto, per generi e quantità. Sempre meno però conosciamo la “storia” di ciò che mangiamo, l’impatto ambientale, umano, sociale di quel processo che dalla produzione porta alla distribuzione e alla vendita. Con l’acquisto non facciamo altro che ratificare decisioni prese da altri: dunque di fatto scegliamo poco e niente. È possibile acquistare con consapevolezza, conoscendo l’origine dei prodotti e scegliendo secondo criteri di qualità, solidarietà e riduzione dell’impatto ambientale? Per rispondere a questa domanda sono nati, già da qualche anno, i “Gruppi di Acquisto Solidale”. Si tratta di gruppi organizzati di cittadini che per le proprie spese (alimentari, ma non soltanto) prendono contatto con i produttori e acquistano direttamente da essi, selezionandoli sulla base di alcuni principi: località, per avere un feedback diretto e ridurre il consumo di combustibili fossili; piccole dimensioni dell’azienda, per ostacolare l’accumulazione del capitale nelle mani delle grandi imprese; rispetto dell’ambiente, ovvero certificazione biologica o analogo metodo di produzione; rispetto dell’uomo, dunque trattamenti equi per i dipendenti. Ma c’è un valore aggiunto, ed è quello di trasformare il semplice momento dell’acquisto in esperienza di relazione umana, ora nel confronto democratico fra i membri del gruppo, ora nel dialogo e
nell’indirizzo dato ai produttori. Da poco tempo esiste una rete di G.A.S. anche a Palermo e provincia. Uno di questi è il Bi.Bi.Gas, che tratta frutta, verdura, formaggi, latticini, miele, olio, vino e farina e si rifornisce fra gli altri da un produttore “biodinamico”: «Si tratta - commenta Delia Russo - di un metodo di coltivazione che segue le indicazioni della filosofia antroposofica di Rudolf Steiner: utilizza la pratica della rotazione delle colture, segue per le diverse attività le fasi della luna e pone grande attenzione nella preparazione dei preparati per nutrire e proteggere le piante. A detta di tutti quelli che li hanno provati i prodotti biodinamici sono più buoni e gustosi». Altro G.A.S. è quello dell’associazione “Riportiamo alla Luce”, che tratta pane e biscotti, olio, carne, frutta, verdura e formaggi: «Il nostro obiettivo - afferma Claudio Scaletta - è recuperare capacità di discernimento fra i prodotti e ritrovare quel “desiderio di mangiare” che il mercato, con offerte di scarsa qualità, tende a farci dimenticare». L’arrivo del prodotto sugli scaffali, infatti, è solo l’ultimo anello di una catena di eventi tutt’altro che insignificanti. La maggior parte degli alimenti in commercio, anzitutto, proviene da colture e allevamenti intensivi. L’agricoltura intensiva sfrutta in modo sconsiderato le qualità del terreno e fa largo uso di fertilizzanti e pesticidi di sintesi, che alterano l’equilibrio degli ecosistemi e sono tossici per l’uomo; negli allevamenti intensivi gli animali patiscono condizioni e ritmi del tutto incompatibili con la propria salute psicofisica: in entrambi i casi ne risentono la qualità e la bontà del prodotto finale. Un secondo dato, in Italia come altrove, è quello dello sfruttamento sul lavoro: un recente rapporto
dell’UNICEF stima che l’agricoltura costituisca oltre il acquistano all’ingrosso pane, frutta e verdura ai mer70% del lavoro minorile in tutto il mondo, senza conta- cati generali di Villabate per poi rivenderli a prezzi polire ovviamente le condizioni di lavoro dei contadini nei tici. Non mancano prodotti biologici portati direttapaesi in via di sviluppo. Altra causa di impatto è il tra- mente dai produttori: «L’obiettivo dei G.A.P. - commensporto della merce al punto vendita: si tratta di distan- ta Vincenzo Fumetta, segretario del Circolo Vella - è ze spesso elevatissime che quello di creare una solidariecomportano grande dispenSi tratta di gruppi organizzati tà tra la gente e di dimostradio di combustibili fossili, con re che c’è una forte speculadi cittadini che per le proprie produzione di polveri sottili, zione sui prezzi dei prodotti spese alimentari, ma non nocive per la salute, e di aniprimari. Lo immaginiamo soltanto, prendono contatto dride carbonica, che contricome un modo per acquisire con i produttori e acquistano buisce al riscaldamento gloanche una consapevolezza bale. I riferimenti dei G.A.S. politica». I riferimenti: G.A.P. direttamente da essi della provincia di Palermo del Circolo Vella, via Dei sono sul sito www.gas-sicilia.it. Parallelamente ai Credenzieri 11, ogni martedì dalle 15.30; G.A.P. del G.A.S. hanno preso piede nella nostra città anche i Circolo Buttitta, vicolo Pantelleria 7, ogni mercoledì “Gruppi di Acquisto Popolare” di Rifondazione dalle 16.30; G.A.P. del Circolo Orcel, via Nicolò Comunista. Ogni settimana i responsabili dei G.A.P. Spedalieri 1, ogni mercoledì dalle 16.
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ph. Federico Maria Giammusso
ph. Federico Tovoli
SOCIETA’
Addiopizzo Travel, viaggi antimafia Nuove agenzie di viaggi con una missione: raccontare la Sicilia e la sua voglia di riscatto dalla mafia La Casa della memoria di Peppino Impastato a Cinisi, il quartiere della Kalsa a Palermo, la diga di Danilo Dolci a Partinico. Ma anche i Quattro canti, il duomo di Cefalù, Segesta. Sono tante le tappe pensate da “Addiopizzo Travel” e da “Libera il g(i)usto di viaggiare”, le agenzie di viaggi che hanno come missione quella di raccontare la Sicilia e la sua voglia di riscatto dalla mafia. Addiopizzo Travel è stata battezzata il 5 novembre, ma in realtà lavora già da un po’ con il passaparola e con l’aiuto dell’associazione nata nel 2004. Gli stessi ideatori dell’agenzia sono fra i fondatori di Addiopizzo: si chiamano Dario Riccobono, Francesca Vannini Parenti e Edoardo Zaffuto e hanno deciso di unire la loro formazione professionale al desiderio di fare qualcosa in più per la loro terra. Francesca e Dario sono infatti laureati in Marketing e Edoardo è una guida ciclo-turistica che opera già da cinque anni nel settore. Sul sito www.addiopizzotravel.it al momento sono presenti due idee di tour, esplicativi delle tappe che si possono visitare: i turisti sono liberi di rimodulare la vacanza a gusto proprio. L’unico limite è dato dai servizi, che sono tutti rigorosamente pizzo-free: dal trasporto in pullman al pernottamento, al pranzo, si fa affidamento solo sugli esercenti che rientrano nella lista dei commercianti che si sono rifiutati di “mettersi a posto”. Poi, ovviamente, ogni tappa ha un
di SONIA PAPUZZA
significato: «I Quattro canti - spiega Francesca - ci danno l’occasione per parlare della divisione della città in mandamenti, mafiosi e non. Alla Kalsa raccontiamo di Falcone e Borsellino, che sono nati in un quartiere difficile, ma non importa dove nasci, importa quello che vuoi fare. Alla Cattedrale invece parliamo dei rapporti tra mafia e Chiesa». Ma già prima di partire, i viaggiatori antimafia sono turisti preparati e consapevoli: «Il viaggio arriva alla fine di un percorso formativo - spiega Francesco Galante di Libera - in cui i ragazzi delle scuole hanno visto alcuni film o letto dei libri a tema suggeriti da noi durante gli incontri fissati nei mesi precedenti». I tour di Libera il g(i)usto di viaggiare, iniziati due anni fa e arrivati già a 6.500 ospiti, hanno diverse mete, non tutte a tema antimafia: «non vogliamo un tour di militanti - continua Francesco ma un tour di gente consapevole che tocchi anche mete culturali e artistiche. E ovviamente visitiamo strutture “pulite” che abbiamo incontrato in questi anni di lavoro con le cooperative». I tour si possono prenotare in Sicilia, Puglia, Calabria e Campania: sull’Isola si arricchiranno anche di tappe nella Sicilia orientale, dove con l’anno nuovo saranno affidati altri beni confiscati. Anche per i viaggiatori di Libera gli itinerari sono modulabili. Più informazioni su www.ilgiustodiviaggiare.it. balarm magazine 48
TURISMO: NASCONO I DISTRETTI Criteri, modalità e finalità per il riconoscimento: un’importante azione per l’organizzazione e la promozione del territorio Forse non tutti sanno che, di recente, sono stati istituiti i cosiddetti “Distretti Turistici”. Cosa rappresentano? Si tratta di nuovi modelli di politica territoriale di sviluppo turistico, quindi uno strumento strategico per il rilancio del nostro territorio, che pone le condizioni per una relazione più efficiente tra soggetti privati e soggetti pubblici. A fissare i criteri e le modalità per il loro riconoscimento, l’assessore regionale al Turismo, Nino Strano (nella foto), che a tal proposito afferma: «Si tratta di nuovi modelli di politica territoriale di sviluppo comprendenti ambiti territoriali integrati, appartenenti anche a più province e che potranno essere promossi da enti pubblici, enti territoriali siciliani e anche soggetti privati». Con il riconoscimento dei Distretti, previsti dell’art.7 della legge regionale 15 settembre 2005, n°10, la Regione Siciliana intende promuovere nuovi modelli di politica territoriale di sviluppo e il loro coordinamento con la programmazione regionale. Si tratta, quindi di un nuovo aspetto di politica economica di grande rilevanza non solo per il comparto specifico, ma anche per tutta l’economia locale. I Distretti Turistici sono caratterizzati da offerte qualificate di attrazioni turistiche e/o di beni culturali, ambientali, ivi compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e/o dell’artigianato locale. Si dà quindi vita ad un percorso di attrazione turistica non più casuale, ma organizzato e coerente. Elementi distintivi del Distretto Turistico sono il territorio, l’organizzazione a sistema degli operatori turistici pubblici e privati e i progetti di sviluppo turistico che verranno identificati nel programma dell’Assessorato. «Queste linee guida, appena completato l’iter di approvazione - dichiara Strano - permetteranno, la nascita
dei primi distretti in Sicilia, che saranno certamente, quello del Sud-Est e quello di Taormina-Etna». Nel dettaglio, le finalità dei Distretti Turistici, sono quelle comprese nel comma 3 dell’articolo 6 della legge 15 settembre 2005, n.10: sostenere attività e processi di aggregazione e di integrazione tra le imprese turistiche, anche in forma cooperativa, consortile e di affiliazione; attuare interventi necessari alla qualificazione dell’offerta turistica urbana e territoriale delle località ad alta densità di insediamenti turistico-ricettivi; istituire punti di informazione e di accoglienza per il turista, anche telematici, secondo specifiche quantitative e qualitative coerenti con standard minimi omogenei per tutto il territorio della Regione determinati dall’Assessorato regionale del turismo, delle comunicazioni e dei trasporti per tutti i distretti turistici riconosciuti; sostenere lo sviluppo di marchi di qualità, di certificazione ecologica nonché la riqualificazione delle imprese turistiche con priorità alla standardizzazione dei servizi turistici; promuovere il marketing telematico del proprio distretto turistico per l’ottimizzazione della relativa commercializzazione in Italia e all’estero; promuovere le strutture ricettive, i servizi e le infrastrutture; individuare e proporre particolari tipologie di architettura rurale realizzate tra il XII ed il XX secolo, a prescindere da qualsiasi ipotesi di utilizzazione di natura ricettiva, ristorativa e sportivo-ricreativa, al fine della loro tutela e valorizzazione. Importante sottolineare anche, che i Distretti Turistici possono essere promossi da enti pubblici, enti territoriali siciliani e/o soggetti privati che intendono concorrere allo sviluppo turistico del proprio territorio o di più territori appartenenti anche a province diverse, attraverso la predisposizione e l’atbalarm magazine 50
Taormina Taormina
Cattedrale di Noto
tuazione di specifici progetti. Inoltre, devono essere costituiti da soggetti pubblici e privati sulla base di una capacità progettuale di fare sistema, al fine di giungere ad una offerta turistica integrata, valorizzando tutte le diverse caratteristiche di un territorio e le sue risorse. La natura giuridica del Distretto deve essere definita nell’atto costitutivo, avente forma scritta e data certa, e rimessa all’autonomia dei soggetti fra le modalità, comunque, previste dall’ordinamento vigente. Nell’atto costitutivo dovrà essere indicato in maniera univoca il soggetto rappresentante dei promotori del Distretto, che dovrà provvedere alle azioni di rappresentanza, iniziativa e coordinamento. Possono essere riconosciuti come distretti turistici, ai sensi del 1° comma dell’art. 74 della L.R.14 maggio 2009, anche i territori oggetto di investimenti nel comparto turistico ricettivo finanziati da patti territoriali e piani integrati territoriali. I soggetti promotori possono
L’Etna
far parte di un solo Distretto turistico territoriale, ad esclusione del caso in cui partecipino anche alla costituzione di un Distretto Tematico o viceversa. Con un preciso decreto l’Assessore regionale al turismo, comunicazioni e trasporti stabilirà la misura e le modalità del finanziamento dei Distretti Turistici regolarmente riconosciuti. Il riconoscimento dei distretti turistici è condizione per l’attribuzione dei finanziamenti previsti dalla L.R. 10/2005 e dagli artt. 5 e 6 della legge 29 marzo 2001, n.135; ai Distretti Turistici potranno essere destinati, ove ne ricorrano le condizioni, i co-finanziamenti previsti dalle linee d’intervento PO FESR 2007/2013. La scelta della forma associativa che dà luogo al distretto turistico è rimessa all’autonomia dei soggetti partecipanti. Il modello organizzativo deve essere però ispirato a criteri di snellezza operativa che garantisca la governance e il coordinamento degli interventi dei soggetti partecipanti. balarm magazine 51
COSTUME
PALERMO MULTICENTER Da Forum Palermo al Mondadori Multicenter passando per H&M e l’Excelsior Supercinema Store: sbarcano a Palermo nuovi brand e centri commerciali di DANIELA GENOVA A riaccendere i riflettori su Palermo finalmente piacevoli novità. Pare infatti che la bella addormentata abbia riaperto gli occhi e si sia rimessa al passo con l’Europa, accogliendo il più grande centro commerciale della Sicilia occidentale, Forum Palermo, e noti Megastore. “Forumidabile” si legge dappertutto. E aggiungerei “incredibile”, il modo in cui i palermitani stanno rispondendo a questo nuovo trend. Come api impazzite, il giorno dell’inaugurazione, attendevano all’ingresso dell’imponente cittadella commerciale, in quel di Brancaccio, e trepidanti litigavano per non perdere le clamorose offerte, al punto da fare a cazzotti. Da non crederci! Date un’occhiata ai video imbarazzanti che circolano su Youtube. Non dovevano essere questi i toni, ma una scossa di sicuro ci voleva. Ecco nel dettaglio le novità. Forum Palermo è un polo di attrazione per lo shopping ed il tempo libero, grande 55.000 mq, situato in località Roccella (nella zona industriale di Brancaccio, tra le vie Filippo Pecoraino e Antonino Laudicina) e realizzato da Multi Development C Italia, una srl in joint venture con l’immobiliare olandese Multi Corporation, per un investimento di 225 milioni di euro. Luogo d’incontro dove scoprire le ultime novità, dall’abbigliamento all’elettronica, dall’arredamento al faida-te, dove gustare i piatti della cucina tradizionale ed internazionale e vivere divertenti eventi culturali. Circa 13.500 mq sono stati affittati all’Ipercoop Sicilia
(il quarto ipermercato realizzato nella nostra regione), che insieme ai prodotti nazionali distribuisce numerose etichette siciliane. Completano il progetto: un’area leisure, un’ancora fai-da-te esterna e due storici Bagli. I negozi sono in tutto 124. Si tratta di brands internazionali, nazionali e locali. Conpibel, H&M, Tezenis, Intimissimi e Yamamay sono alcune delle griffe del settore abbigliamento e intimo. E ancora Flaccovio e Foot Locker, per il tempo libero e lo sport. Più di 2.800 mq sono dedicati invece al più conveniente mondo dell’elettronica, Mediaworld. L’area gastronomica, pensata per i momenti di break durante lo shopping e denominata “Village”, si trova nella parte mediana del centro. A darle colore Rossopomodoro, Ganci, Fratelli La Bufala, Pasticceria Cappello e persino Burger King. La prossima primavera all’interno del centro aprirà anche un cinema con 7 sale a insegna UCI e in autunno l’ancora fai-da-te Leroy Merlin. Nel cuore della città presso l’edificio dell’ex Rinascente, Palazzo Guarnaschelli, su via Ruggero Settimo, hanno invece inaugurato il megastore H&M, il colosso svedese della moda a piccoli prezzi, e il tanto atteso Mondadori Multicenter. La prima è una struttura di 2.300 mq a sei piani dove sono in esposizione le diverse collezioni del marchio low cost, adatte per tutta la famiglia. Lo stesso negozio, di dimensioni più piccole, si trova all’ interno di Forum Palermo. Adiacente e disposto su cinque livelli, per un totale di 2.800 mq, il Mondadori Multicenter, un luogo di incontro dedicato al mondo della lettura e del tempo libero. Più di 80.000 i libri in esposizione, divisi tra il piano terra, con le ultime novità di bestsel-
ler e romanzi, e il primo piano dove l’intero catalogo è dell’immobile, curato dall’Accademia di Belle Arti di suddiviso per argomenti e aree tematiche, con uno Palermo e durato due anni, ha dato vita ad una gallespazio dedicato anche ai lettori più giovani. Altri due ria di 18 negozi, disposti su cinque piani e dedicati a piani sono invece interamente dedicati alla telefonia e diversi brands, molti dei quali palermitani doc, adatti all’informatica, con uno spazio multimediale intera- a tutte le età. Per i più piccoli c’è anche il coloratissimente rivolto alle ultime mo Disney Store. Un Centro novità del colosso americaBenessere e un parrucchiere Ce n’è per tutti i gusti e no Apple. E ancora televisori nel seminterrato e un ristotendenze: abbigliamento e in alta definizione, film, accessori, libri e prodotti audio rante & sala da tè al terzo musica e videogames. piano, completano infine il visivi, ristorazione, tempo All’ultimo piano infine la nuovo megastore. In dirittulibero e sport. Curiosità e novità. Una sala poli-funziora d’arrivo ancora un centro anticipazioni in relazione al nale creata per ospitare attiIpercoop Sicilia in via Torre nuovo trend palermitano vità culturali, corsi, esposiIngastone a Borgo Nuovo, e zioni artistiche e tanto altro. la nuova Rinascente in via La stessa area da gennaio sarà dotata anche di coper- Roma 287 all’angolo con piazza San Domenico. tura wi-fi. A pochi passi, in via Cavour, accanto alla Dovremo attendere ancora un anno invece per il cennuova Feltrinelli, presso i locali liberty dell’ex tro commerciale che sarà realizzato a Fondo Raffo Supercinema, ha recentemente aperto i battenti (quartiere Zen) dall’immobiliare Montemare del anche l’Excelsior Supercinema Store. Il restyling patron della Palermo Calcio Maurizio Zamparini.
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COSTUME
Capodanno: non solo mutande rosse Supestizioni, tradizioni, credenze popolari e aneddoti: quando la notte è l’ultima dell’anno Eccoci, ci risiamo. È dicembre, e superato l’argomento cult tra le vie della città del tipo: “Ciau, che hai fatto quest’estate? Sei partito?”, (preceduto da quello che va forte tra maggio-giugno, cioè “Ciau, come stai? Che farai quest’estate?”), si torna a rispolverare il tormentone dicembrino: “Ciau, che fai a Capodanno? Parti o rimani a Palermo?”. Ecco l’ansia che vi assale perché le liste delle feste si stanno chiudendo tutte, le cifre sono esorbitanti e gli amici sono lì, sempre “catatonici” a bocciare tutte le proposte perché c’è sempre qualcosa che non va. Ok, però, ovunque voi siate, se non altro per non avere rimpianti, non dimenticate lenticchie e mutande rosse. Il
Capodanno si sa, è legato a molti riti, pare che ci sia qualcosa di magico in quell’attimo che passa, quell’arco di un respiro, che nella nostra fantasia chissà cosa porterà o cosa farà cambiare. Nulla, evidentemente, a parte la data del calendario. Eppure, non si rinuncia alle superstizioni, magari solo per entrare un po’ nella goliardia delle feste. Le superstizioni legate alla notte del 31 dicembre sono svariatissime e cambiano da regione a regione, per esempio, si dice che in Sicilia, la sera di Capodanno nessun lavoro manuale vada iniziato o lasciato in sospeso, perché si rischia di non terminarlo o di concluderlo malamente. Ma ce ne sono alcune proprio universali, come quello di
di FEDERICA SCIACCA
“sparare dei botti”, un modo per far andare il vecchio e festeggiare il nuovo, o quello di indossare un indumento nuovo, o di buttare qualcosa di vecchio dalla finestra, gesto simbolico che dovrebbe significare lo sbattere fuori tutti i brutti ricordi. Anche il vischio è irrinunciabile per quasi tutti i luoghi: da portare con sé per il classico bacio da scambiarsi sotto (tutto sommato anche una buona scusa...), e da tenere sulla porta di casa per allontanare gli spiriti maligni da casa. Mentre, se gli spiriti sono già dentro, si dice che basta aprire una finestra in una stanza buia poco prima dello scoccare del nuovo anno e in contemporanea aprirne anche una in una stanza illuminata per accogliere quelli del bene. Importante poi è anche e soprattutto quello che si mangia: secondo le credenze non dovrebbero mancare a tavola, appunto le lenticchie, perché portano soldi, l’uva (o altra frutta che si sgrana come il melograno), che rappresenta l’abbondanza, e la frutta secca, simbolo di prosperità. Poi c’è il classico cotechino, come auspicio di prosperità, che va innaffiato ovviamente con il classico spumante o vino frizzante che, stappato a mezzanotte esatta, deve fare necessariamente il botto per scacciare il malocchio. L’importante è non berne troppo, primo perché si sa, quello che si fa il primo dell’anno si fa tutto l’anno, e se ci pensate la troverete qualcosa di meglio da fare, e poi perché gli incontri mattutini del primo dell’anno sono altrettanto importanti come tramandano le leggende: infatti, pare che secondo un’antica e diffusa credenza popolare, tracciano il destino annuale degli uomini. Così se la prima cosa che vedrete è un gatto, sarà presagio di tradimenti, se invece vedrete un cavallo bianco, vi aspetterà fortuna (ma questo a meno che non siate nel paese di Barbie la vedo difficile). Mentre se già dopo la mezzanotte vedrete un prete o un medico, il futuro sarà gramo e la morte vicina (immagino però non valga se il vostro fidanzato/a è medico...). Si dice invece che se si vede una donna, allora sarà sorte incerta. Maledette superstizioni. Pure loro maschiliste. balarm magazine 54
CIBO L’ABBINAMENTO IL VINO di GIORGIO AQUILINO
Capretto e agnello “for dummies”
Tra le preparazioni della nostra tradizione, quella che più esalta il sapore della carne è la stufatura con patate di LETIZIA MIRABILE C’è un limite a tutto. Ho sempre preso in giro l’idea, ancora circolante, che i polentoni hanno della Sicilia: una terra pittoresca, in cui si gira con il burka e gli uomini sono armati di lupara anche nel letto nuziale. L’ho giustificata dicendo che la nebbia, è evidente, ottunde alcune facoltà cerebrali. Non posso, però, comprendere, né concepire l’idea che esista un siciliano, che si reputi “manciatario d.o.c.”, il quale mi chiede “Ma perché capretto e agnello non sono la stessa cosa?” Mi è crollato il mondo addosso: con chi ho condiviso finora momenti di godimento alimentare? Quegli sguardi complici di procacciatori di leccornie (professione sempre in auge al Sud, sempre più diffusa al Nord, soprattutto grazie all’attenzione di associazioni, che puntano a sostenere la diffusione e la produzione di alimenti selezionati) erano solo un’illusione? Nella fattispecie questo siculo è un carissimo amico, a cui sono molto legata, non solo per le incursioni gastronomiche perpetuate. Ho saputo che attraversa un periodo di grande stress e, quindi, giustifico la gaffe con un
È ormai opinione comune che, durante i mesi freddi, l’organismo ha bisogno di assumere una quantità maggiore di energia rispetto ai periodi primaverili ed estivi, e come questa esigenza si traduca nel consumo di cibi più calorici e più elaborati. Di questa categoria fa certamente parte il nostro piatto, noto per le sue virtù e per la sua struttura. Diciamo, fin da subito, che la struttura di un cibo è l’insieme di tutte le sensazioni gustative, olfattive e tattili che percepiamo durante la masticazione e la deglutizione di una preparazione. Da ciò si evince come la valutazione del “poco, abbastanza o strutturato” sia il risultato ultimo della degustazione. Quella relativa al nostro piatto ha palesato diversi profili sensoriali: dalla succulenza, soprattutto indotta, tipica delle carni, all’aromaticità e grassezza del capretto, sino alla tendenza dolce confermata, con maggiore intensità, dalla presenza delle patate. Per questo, il vino in abbinamento deve avere nella morbidezza la sua caratteristica principale. Tra le varie tipologie disponibili in commercio, la scelta cadrà su un Etna rosso, un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Catania. Composto per l’80% dal vitigno Nerello Mascalese, il più diffuso dell’intera provincia, deve gran parte delle sue caratteristiche al microclima in cui viene prodotto: grandi sbalzi di temperatura ed un terreno molto fertile e ricco di sali minerali.
momento di alterazione della funzionalità neuronale. Però, secondo me, conoscendolo, il motivo reale è uno stato confusionale causato dall’innalzamento del livello ormonale nel bulbo oculare, che provoca annebbiamento della vista e perdita di coscienza. Causa del disagio: la presenza in ufficio di uno splendido esemplare di bipede parlante. Ad aggravare tale situazione è la perniciosa concomitanza con il Natale, periodo in cui gli esemplari più giovani degli arieti entrano in uno stato di fibrillazione da accasamento, che produce scariche elettriche di notevole intensità. Inoltre il trigono di Marte, Venere e Giove, non solo causa un innalzamento della già elevata aggressività, ma è foriero anche di molte novità in campo affettivo, sciogliendo le idee preconcette, che molti appartenenti a questa specie applicano agli altri. Con atteggiamento conciliante e lasciando da parte il mio disappunto, ho cercato di spiegare al mio amato inetrlocutore la differenza fra agnello e capretto, sottolineando che il primo è legato alle festività pasquali, il secondo a quelle natalizie, per
motivi strettamente pratici: il periodo di accoppiamento e le tante preparazioni della nostra tradizione, quella che quindi di gestazione. I capretti nascono a dicembre, gli esalta di più il sapore della carne è la stufatura con patate. agnelli, in linea di massima, a marzo, aprile. Poi ho cerca- Semplicissima da eseguire: basta soffriggere la cipolla e to di ricordargli il sapore degli uni e degli altri. La carne del l’aglio in un tegame largo. Una volta che questi siano capretto è meno grassa, più selvatica e ha bisogno di più dorati, si elimina l’aglio e si unisce il capretto a tocchi, lo condimento e aromi, quella dell’agnello, invece, è più si fa rosolare da tutte le parti, poi si aggiungono le patate saporita, quindi è meglio limtagliate a tocchetti e un po’ di itare i condimenti nella cot«“Ma perché capretto e agnello acqua tiepida, una foglia di tura. Tutte e due necessitano non sono la stessa cosa?” Mi è alloro, pepe, sale e, se gradito, di una marinatura e di una rosmarino. Si lascia cucinare crollato il mondo addosso: con ila fiamma frollatura di almeno 12 ore. bassa finché la carne Percepivo che allo sguardo chi ho condiviso finora momenti non sia cotta. Io, durante la di godimento alimentare? attonito e divertito del mio rosolatura, sfumo con un bicErano solo un’illusione?» amico non corrispondeva chiere di vino bianco secco, ma un’attenzione reale. Ho cercala cosa non è obbligatoria. Nel to, a questo punto, di sincronizzarmi sulle sue frequenze, frattempo aveva squillato il telefono e gli occhi attoniti ma le onde alfa erano rivolte a un altro oggetto. Per for- del cacciatore sulla preda ferma, si erano distolti per certuna ho potuto chiarire la questione con la rappresen- care l’infernale e indiscreto apparecchio di comunitante scorpionica presente alla discussione, incuriosita cazione. Conclusa la breve interruzione di lavoro, sento dalla preparazione del piatto. In generale e fatte le dovute una domanda che mi ha basito: “No, aspetta, spiegami eccezioni, vale la regola secondo cui più alta è la qualità meglio...” Improvvisa curiosità culinaria? No, purtroppo, degli ingredienti, più semplice deve essere la ricetta. Fra semplice strategia bellica.
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