I Saggi
Don Andrea Gallo con Maurizio Fantoni Minnella
Io non mi arrendo
Baldini&Castoldi
indice
Memoriale di Maurizio Fantoni Minnella............................................................... 7 1. Infanzia...................................................................................................................................................... 11 2. Sotto le bombe................................................................................................................................. 17 3. Madre di Dio: un quartiere scompare.................................................................. 30 4. Intermezzo cinematografico............................................................................................. 38 5. Le mani sulla città........................................................................................................................ 42 6. Genova Sessanta............................................................................................................................. 50 7. Nel Sessantotto e oltre............................................................................................................ 63 8. Il Carmine.............................................................................................................................................. 83 9. Il corpo di Genova...................................................................................................................... 93 10. Il porto e le sue trasformazioni..................................................................................... 98 11. Genova versus G8........................................................................................................................ 104 12. La riscoperta del «ghetto»................................................................................................. 115 13. Scenari futuri...................................................................................................................................... 123 Genova, lo spleen di una città di Maurizio Fantoni Minnella.................. 147 Note......................................................................................................................................................................... 153 Ringraziamenti............................................................................................................................................ 155 Indice dei luoghi....................................................................................................................................... 157 Bibliografia...................................................................................................................................................... 161
memoriale
di Maurizio Fantoni Minnella
Tutto era cominciato dall’incontro con un altro prete genovese, Antonio Balletto, allora direttore editoriale della casa editrice Marietti che aveva la propria sede in via Palestro, quell’innovativo segmento urbano (che gli urbanisti chiamano addizione) collocato tra il centro storico e il quartiere di Castelletto. Laicità e cultura erano i suoi tratti riconoscibili da chi, come me, era interessato al progetto culturale alto, fortemente voluto dallo stesso Balletto, vero fulcro e ragion d’essere della casa editrice. Inoltre la mia scoperta di Genova, nell’anno 1986, coincideva proprio con la pubblicazione di un romanzo, L’era volgare, nella collana di narrativa (ispirata a quell’idea di «piccole patrie», nata dal pensiero di Claudio Magris che ne fu anche il curatore) di quello stesso editore. Un destino avverso impose che Balletto venisse sollevato dal proprio incarico (come conseguenza di una profonda crisi economica, di cui gli vennero attribuite tutte le responsabilità). Poi la malattia e la morte, in tempo tuttavia, per celebrare, in Carignano, la cerimonia funebre di Fabrizio De André che di Balletto, come di don Andrea Gallo, era grande amico. Quanto ad Andrea, amo particolarmente ricordarlo il giorno in cui, per una diretta radiofonica Rai, ci incontram7
Don Andrea Gallo
mo nella sala conferenze della FNAC genovese in via XX Settembre in occasione della presentazione di un mio nuovo romanzo, Il tempo di Rachid, storie di immigrati, edito dalle palermitane Edizioni della Battaglia (laddove per Battaglia s’intende Letizia Battaglia, la famosa fotografa). Era il maggio 2001. Il libro aveva un’ambientazione completamente genovese, e raccontava alcuni giorni di lotta tra immigrati e polizia, dal punto di vista di un giovane marocchino che ne fu protagonista e vittima al tempo stesso. Una «cronaca» poetica che, partendo dalla dura realtà del centro storico genovese del ’96, entrava nella coscienza di un personaggio nato però dalla fantasia dell’autore. Forse fu proprio l’ambientazione genovese dell’angiporto e l’eccezionalità dell’episodio, di cui poco si è scritto e di cui veramente pochi, anche a Genova, si ricordano, a convincere Andrea a presentarlo in pubblico. La prima volta che vidi il suo studio, nella canonica di San Benedetto al Porto, che fu chiesa gentilizia dei Doria, Andrea mi disse: «Ecco, questi sono i miei tre miti: mia madre, Gesù Cristo e il Che». Non ci frequentavamo molto, vivendo in città diverse, ma di certo gli piaceva che lo coinvolgessi in iniziative che riguardassero la mia attività creativa. Una tacita, reciproca stima, ci lega ancora adesso. Come quando, nel 1998, lo invitai alle «Cantine Embriaci», all’interno della torre omonima, in Santa Maria di Castello, per un’altra presentazione. Questa volta si trattava di un saggio di cinema di argomento molto particolare: l’erotismo. Sebbene fosse un giorno di pioggia e facesse molto freddo, Andrea si presentò puntuale davanti al folto pubblico, impaziente di scoprire che cosa mai avrebbe detto un prete, per quanto di frontiera, su un tema come 8
Io non mi arrendo
quello… Lui infatti stupì tutti per aver compreso serenamente lo spirito del libro che collocava l’erotismo in una più ampia fenomenologia dell’uomo entro le più significative realizzazioni cinematografiche. E così, anche quando molti anni dopo, tra l’estate e l’autunno del 2011, gli proposi di «recitare» in un mio film documentario sul ghetto di Genova e sulla comunità transgender, Benvenuti nel ghetto, accettò subito purché lo lasciassi libero per il resto della sera e della notte. «Al Gallo che non smette mai di cantare», questa è la dedica che si legge all’inizio del film. E arriviamo al fatidico luglio 2001. Anno tragico e decisivo, in cui milioni di persone si accorsero che il nuovo secolo non solo era il prosieguo di quello tanto vituperato e appena trascorso ma che, al contrario di quanto affermavano i profeti della fine della storia, e quindi dell’ideologia, annunciava una nuova epoca di conflittualità, finalmente, facendo aprire gli occhi sui limiti teorici e sui disastri materiali della globalizzazione. Ritrovo Andrea alla testa di un gruppo di manifestanti, all’indomani della morte di Carlo Giuliani, in un corteo anti-G8, animato dal sacro fuoco delle moltitudini che chiedono, che gridano pace, equità e giustizia sulla terra. Ma il clima generale, unito all’indignazione per la morte di un ragazzo di 22 anni, era di «qui e subito!» Fu per molti di noi una grande illusione. Andrea era tra coloro che rappresentavano il Movimento a Genova ma non solo… Fino a quell’ultimo corteo di novembre 2007, in una fredda giornata in cui, nella generale stanchezza, lui continuava, dall’alto di un camion, a lanciare con eloquio fluente messaggi di coscienza civile, di rabbia e di speranza. 9
Don Andrea Gallo
Ovunque vi sia qualcuno che lotta per la difesa dei propri diritti, don Gallo è al suo fianco, instancabilmente, sia che si tratti dei No Tav della Val Susa o dei lavoratori della Fincantieri a Sestri Ponente, dei ferrovieri licenziati della «Torre Faro Binario 21» di Milano o della comunità transgender nel ghetto della città vecchia genovese. Oggi che il Movimento non esiste più, Andrea continua con il suo pensiero e il suo coraggio, forte anche di un’enorme esposizione mediatica, cresciuta nel corso degli anni, a significare quell’idea di resistenza politica, sociale e umana alla quale non potremo mai rinunciare.
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