Spiritualità dal basso grun

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SPIRITUALITA DALBASSO secoruda edizione

E,ditrice Querintana


Irutroduzione

T'itolo originale: ,\ p

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2OO2 by Vier-Ttirme-Verlag, Miinsterschwarzach O 2005, 2005'zby Editrice Q-ueriniana, Brescia

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-251T Brescia (Italia/UE) $ 0 D 06925 - fax V 0 2) 069) 2

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o,llll,r'l'i politografi a Queriniana - Brescia

Oggi molti hanno nostalgia e sete di itinerari spirituali. Perd cercano una spiritualiti loro confacente non nella tradizione cristiana, bensi nelle religioni orientali. Spesso infatti hanno sperimentato una spiritualiti cristiana troppo moraleggiante e troppo poco proficua in ordine a esperienze di trascendenza, di pace interiore e di armonia. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio e di nuove vie di esperienze in modo da ridisegnare e da praticare una spiritualit) cristiana che interessi e interpelli le persone nel loro anelito di crescita integrale, di liberazione e di guarigione. La spiritualitlr dei monaci dei primi secoli (dal rv al vt secolo d.C.) costituisce un tesoro di spiritualiti veramente inesauribile, da cui poter attingere le risposte alle domande e alle attese di chi E in ricerca. La loro spiritualit) consiste nel vivere della sorgente interiore, cioe dello Spirito Santo. La spiritualit) E la vita che conduce a Dio e insieme alla propria realti, al pro-


Spiritualiti dal

basso

lrrio vcro Srl (,!r'//zsl)'. Ecco perch6 vorremmo andare a scuol,r ,liri nr<,naci antichi: per rinmacciare quella via che ci faccia gustarc l'armonia con noi stessi e ci porti a sperimentare I' rr u tot rascc ndenza in Dio. Nclla storia della spiritualiti ci sono oltre tuffo due corrcnti: una spiritualiti dall'alto euna spiritualitA dal basso. Secondo quest'ultima Dio non ci parla soltanto nella Bibbia e per mezzo della chiesa, ma anche attraverso noi stessi, attra-

verso

i nostri pensieri

e sentimenti, attraverso

il nostro cor-

po, i nostri sogni e anche attraverso le nostre piaghe spiritua-

li, le nostre debolezze. Tale vra era praticata soprattutto nel monachesimo. I monaci antichi iniziavano innanzitutto dalle proprie passioni,

dalla conosc enza dise stessi per conoscere e incontrare il vero Dio. Evagrio Pontico ci fornisce la formula classica di questa spiritualiti dal basso: <<Se vuoi conoscere Dio, impara pri-

lntroduzione

tortuosi, ciod di fallimenti e di autodelusioni. Non d prima di tutto la mia virti ad aprirmi il varco a Dio, ma la mia debolezza,lamia impotenza, addiritttra il mio peccato. La spiritualiti dall'alto d impostata sugli ideali, ciod sugli obiettivi che l'uomo attraverso I'ascesi e la preghiera dovrebbe raggiungere. Questi ideali sono ricavati dallo studio della sacra Scrittura, dalla morale cristiana e dalla visione che si ha di se stessi. Ecco le domande fondamentali della spiritualith dall'alto: come deve essere un cristiano? cosa deve fare? quali atteggiamenti deve incarnare? Questa spiritualiti deriva dal grande desiderio umano di migliorare sempre di pii, di salire sempre pii in alto, di awicinarsi sempre di pin a Dio. Essa fu sostenuta soprattutto dalla teologia morale degli ultimi tre secoli, e dall'ascetica (dottrina sulla ricerca della perfezione cristiana)' cosi come E insegnata dai tempi dell'illuminismo.

ma a conoscere te stesso>>. Lascesa a Dio comp ortala discesa nella propri a realtd interiore fin gii nelle profondit) delf in-

La psicologia moderna i molto scettica nei confronti della spiritualitd dall'alto, in quanto porta il pericolo di una lace-

conscio. La spiritualiti dal basso non considera la salita a Dio come una strada a senso unico e sempre nella direzione giu-

razione interiore della persona. Chi

sta. No, questo avarTzare verso

Dio

d

fatto di giri fuorvianti

e

1..' ,lis.:iulinc dc.l orolondo. specialmcnt.' la psic'tlogia anrlirica di lrrrrr,..listittuutrno tra l'io. che rappicsenta solo la l):lrtc ('()nscid dclla psi . i,..,',. it S.1.'irrr'istanza piu profonJa q 61rmplr.tir, ,ilr, rr.' inclu.le anche la r,,rlt. irrc,,rrsci,r c rr.heiipica. Da un punto.li uitt,r rt'ligit'st'.'in particolair.rrt.ll'orrit.rr tli uut.sto libro. il Si con.isPondt'rl nostro (.sserL aulcntico c prrrlprrtl6.,l..1,,,iitario clella vocaziorrC l)r()g('lt:llil.lrr l)i,r l,r't'ciascuno di rroi (Nr/'/').

infatti si identifica con quella realth di s6 non corrispon-

gli ideali rimuove spesso dente agli stessi. In questo modo la persona si scinde e si am-

'

Il termine 'ascesi' non deriva dal latino ascendere, ma dal greco ,iskc= esercitazione. Due tioiche connotazioni dell'ascesi sono lo sforzo e il metodo: in passato, almeno fino al Vaticano I[. l'accento era posrt, sullt, sforzo (rinuncia, mortificazione, abnegazione, accettazione della soffcr.n za), attualmente si insiste di pii sul metodo: cfr. T. Gorpr,,zl.rre.rr, in S. I)l Flonrts - T. Gor'ru (edd.),Nuouo dizionario di spiritualiti, Edizioni l):urli ne, Roma 1979,66 (NdT). sz.i

,


\piritualiti

dal basso

nrala intcriormente. Dalla psicologta affiYa piuttosto la conf crnra rli rrna spiritualiti dal basso, come era praticata dagli antichi monaci. Risulta chiaro infatti dalla psicologia che la l)ersona raggiunge la propria verit) solo attraverso la conoscenza sincera di s6. Ma nella spiritualiti dal basso non si tratta soltanto di ascoltare la voce di Dio nei propri pensieri e sentimenti, nel-

le proprie passioni e malattie, e cosi scoprire f immagineprogetto che Dio si E fatto di me. E nemmeno si tratta soltanto di ascendere a Dio scendendo nella propria realti. Si tratta piuttosto di aprirsi a:una dazione personale con Dio proprio quando si E giunti al capolinea delle proprie possibilitd,. La vera preghiera, dicono i monaci, sale dal profondo della nostra indigenza e non dalla nostra virti. JeanLafuance, che descrive la preghiera dal profondo come preghiera specificamente cristiana, ha dovuto sperimentarc a lungo

il fallimento prima di approdare

alla vera pre-

ghiera. Scrive al riguardo: Tutti gli sforzi che compiamo nell'ascesi e nella preghiera per giungere al possesso di Dio, vanno nella direzione sbag-liata; n.r.r-igllu*o a Prometeo che vuole impadronirsi del fuoco cclc.tc.-E importante riconoscere fino a che punto tale schenra cli perfezione si divarichi dalla via mostata da Gesri nel vangelo [...]. Gesi non ha stabilito nessuna scala di perfezioie su cui, salendo gradino per gradino, si giunga finalmcntc 2t 1-rossedere Dio, ma ha mostrato una via che porta gir) ncllc profonditi dell'umilta t...1. Di fronte dunque al bivio dobbiamo scegliere: quale sftada prendere per arrivare a Dio, qtrclla che sale o quella che scende? In base alla mia

Introduzione

esperienza vorrei chiarire subito: volete raggiungere Dio attraverso l'eroismo e la virti? Fate pure, a un vosro diritto. Ma vi awerto che andrete a battere la testa contro i1 murcl. Sc invece volete percorrere la sffada dell'umilti, vogliatelo con sinceriti e non abbiate paura di scendere nei sottemanei della vostra miseria (Lafrance,9s.).

La spiritualith dal basso affronta la domanda su che cosa dobbiamo fare quando tutto va storto, su come trattiamo i cocci della nostra vita e come da essi traiamo qualcosa di nuovo. La spiritualiti dal basso d la via dell'umilti. Con questa parola oggi non siamo in buoni rapporti. Eugen Drewermann ha visto nell'umilti, descritta da Benedetto da Norcia nella sua Regola come la vera via spirituale del monaco, un tipico esempio di eteronomia (Dreuermann,429). Leggendo perd la letteratura spirituale del cristianesimo e di altre religioni, troviamo che dappertutto l'umiltd d descritta quale at-

teggiamento fondamentale della religiosit) autentica. Ma non dobbiamo intendere l'umilti come una virti che noi stessi conquistiamo 'umiliandoci' e facendoci piccoli. Lumilti non d in prima linea una virti sociale, ma un atteggiamento religioso di fondo. La parola tedesca Deruut (umiltd) e semanticamente piuttosto fuorviante: proviene dall'antico alto tedesco diemuoti (medio alto tedesco diemuot - atteggiamento servizievole) e descrive la virtr) sociale del servirc in rapporto ad altre persone. La parola latina humilitas ha a che fare con humus, cittt'


Spiritualiti dal

t0

basso

tcrrit: htrntililas (Lrmilti) indica quindi il riconciliarsi con la nostrlr 'tcrrc'nita', con il peso della nostra materialiti, con il n()str() tnondo istintuale e le nosffe ombre. Lumilt) E il colaggio dclla propria veritd. La lingua greca distingue tra taltiirtosis' , ciod la situazione oggettivo-m ateiale di abbassanrento, di povertd, di miseria, e tapeiruophrosyne, che d l'at-

1.

Spiritualit) dall' alto : tendere all'ideale

tcggiamento soggettivo connesso con la poverta materiale, vale a dire l'umilti e la poverta come mentalit) spirituale. Ijumilti, intendendo il nostro rapporto con Dio, d quindi una virtrl religiosa. Essa d ritenuta in tutte le religioni criterio

di spiritualiti autentica. E il luogo sotterraneo in cui poter incontrare il vero Dio. Solo laggii, nel profondo, si pud innalzarcla vera preghiera.

questo libretto vorremmo descrivere i due poli della spiritualitd dal basso: la via che conduce al nostro vero 56 e a Dio attraverso la discesa nella nosffa realti, da una parte, e,

In

clall'altra, l'esperienza dell'impotenza e del fallimento come luogo della vera preghiera e opportuniti per giungere a una nuova relazione con Dio. La spiritualiti dal basso descrive, in primo luogo, i passi terapeutici da fare per giungere al nostro vcro essere; in secondo luogo, essa d la via religiosa che, ilttravcrso l'esperienza del fallimento, porta alla preghiera, al 'glickr clal profondo' e a una relazione profonda con Dio.

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irt,,rit .le riva rlall'acpcttivo laDtint).t (- basso, meschino. .lisprt zzrrlrr, rrris. rcv,tle, ..,ggctt.ti con cui iconncssa la parola italiana 'tapi no'( - tnist'r,r, trilrolrrto) (N,/'D.

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Non vogliamo contrapporre in modo radicale la spiritualiti dal basso a quella dell'alto,l'unilateralit) non giova mai. lntercorre una sana tensione tra queste due impostazioni spirituali. La spiritualith dall'alto pone davanti al nostro sguardo degli ideali di cui infervorarsi e infine da praticare. (]li ideali esercitano senz'altro un effetto positivo sulle persone. Soprattutto per i giovani gli ideali sono una necessitd vitale, giacch6 senza questi la loro vita ruoterebbe intorno a se stessi. Non potrebbero svilupp arc affatto le loro potenzialit) che hanno in s6, e venire in contatto con le loro forze che attendono di essere risvegliate. Gli ideali attirano i giovani facendoli uscire da se stessi cosi che possano confrontarsi con se stessi, autosuperarsi e scoprire nuove possibiliti. Senza gliidealimolti non vivrebbero le proprie potenzialit). Per poter crescere ho bisogno di modelli: un personaggi<r cresce all'ombra di un altro personaggio. I santi possono cs-


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Spiritualiti dal

basso

buoni modelli che li sfidano e li spronar),r,r l,rr,orirr('su se stessi e a scoprire la propria vocazione. l)erir tron lrossiamo copiare meccanicamente i santi: l'intento tli cnrurlarli non deve procurarci una cattiva coscienza per il latto che non siamo santi come loro, bensi incoraggiarci a non essere troppo modesti e a scoprire la nostra vocrlzione pcrsonale, ciod a conoscere I'immagine unica che Dio si E fatto per ognuno di noi. Uabate del nostro inonastero ha s('r'(' l)('r' i giovirni dci

colrsegnato alla comuniti questo motto:

litri di quanto pensi; Per tiene in serbo per

<<Tu

noru parlare delle

hai piD pos.ribi-

possibiliti che Dio

te>>.

Gli ideali sono fatti apposta per scoprire le possibiliti che Dio ci ha donato. Da sempre la gioventi B capace di entusiasmarsi, a tale scopo ha bisogno di grandi ideali. I-lentusiasrno i una forza che fa crescere i giovani mediante l'autosul)eramento, e fa esercitare e ampliare le loro capacit). Quanckr non ci sono pii ideali atti a svegliare l'entusiasmo, i giovani si ammalzrno psichicamente. Ecco che allora hanno bis()gno d'altro per sentirsi in vita, hanno bisogno di frantumarc violcntemente qualcosa per autosuperarsi, hanno bisogno

tli lcrirc o talora addirittura di uccidere altre persone per scntirsi vivi, hanno bisogno di essere invasati da una specie

di urttol:'1rcr r-rscirne grandi. Quarrdo l'entusiasmo giovanile

I

l.'('sl)r'('ssi()nc tcrlesca Amok laufen (derivata a sua volta dal malaisialirrioso) si riferisce a una persona che, colta Ja aggressivita pa rossisticir, t olrc irr giro con un'arma colpendo chi capita (N11-). n-t

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vicnc strumentalizzato, come d avvenuto per esempio ncl , allora pud sfociare nella catastrofe. Ma non sokr i giovani, ogni persona ha bisogno di un'immagine esemplare a cui conformarsi e con cui formarsi. La societi di oggi d povera di modelli convincenti. La clriesa avrebbe oggi una grande opportuniti se riuscisse ad rrnnunciare con creclibilit) gli ideali del cristianesimo, come Iurono vissuti dalle grandi figure bibliche, ma anche dai santi nella storizr della chiesa. Ma pit imporranre del proclamare i' il dare buon esempio. Quando abbiamo dei rnodelli, succede che il caos che abbiamo dentro si dipana e le varie forze interiori si riordinano intorno all'ideale vissuto da una figura csemplare. I modelli ci forniscono punti fermi e linee orientative; ci portano a speriment arclaforzae le potenzialiti che Dio ha piantato in noi. Non possiamo dunque fare a meno della spiritualiti dall'alto che svolge la funzione importante di svegliare la vita in noi. Essa influisce patologicamenre solo quando gli ideali perdono il contatto con la nostra realti. Ci sono persone che si prefiggono ideali che non potranno mai raggiunâ‚Źiere, ecco che, per non cedere alla rassegn azione, rimuovono la propria realtd identificandosi con l'ideale. Ma cid porta alla scissione psichica: esse diventano cieche riguardo alla propria realta, per esempio non vedono I'aggressivitd che si nascondc dicro la loro religiositi. La scissione porra, in primo luogo, a vivere su due piani che non interagiscono pii tra loro, in secondo luogo porta a proiettare negli altri le propric lrirs 'l crzo Reich


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Spiritualitd dal basso

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siorri rinrosse. l)cr attenersi all'ideale, si rimuovono le prolrlit'onrl>rc' proiettandole in altri contro i quali ci si comportir c()n irrclignazione.La rtmozione del male che alberga in

Irilc raggiungerli. I discorso della montagna, infatti, ci descrivc un comportamento che risponde all'esperienza della rt'tlcnzione in Gesir Cristo. Un buon criterio relativo a que-

rroi lrorta alla demonizzazione degli altri che, in nome di I )io, vcngono spesso tatt^tibrutalmente. La spiritualitd dall'alto si trova per lo pii all'inizio del nostro cammino spirituale. Ma per ognuno aniva il momento in cui dovrd coniugare la spiritualiti dall'alto con quella dal basso, per rimanere vitale. Altrimenti si avri come risultato la patologia di scissione. Si deve quindi prendere sul serio la propria realti e metterla in relazione con gli ideali. Solo su questa base pud awenire la trasformazione. Anzich6 parlare di ideali biblici preferiamo parlare delle promesse di Dio. Dio ci mostra nella Bibbia di che cosa siamo capaci, se ci affidiamo al suo Spirito. Gli ideali espressi nel discorso della montagna sono un esempio di queste promesse. Possiamo vivere tali ideali soltanto se abbiamo avuto I'csperienza esistenziale di essere figli e flglie di Dio. Soltanto a questa condizione gli ideali (promesse) ci conducono a una lil>crt) e ampiezza di orizzonti che ci fanno bene. Quando invccc vcdiarno nel discorso della montagna degli ideali da prirticirrc con tutti i nostri sforzi, E in agguato il pericolo di scissionc in quanto sperimentiamo che non E sempre possi-

l'aver compreso o lneno la misericordia di l)io in Gesrf Cristo. Il pericolo della spiritualith dall'alto consisre nel pensare .li raggiungere Dio con le sole proprie forze. Ecco come LaIlance descrive questa <,perfezione su sentiero interrotto>>

'

(l<rrr

il rcnline St'hatten (= ombra) Jung denota il lato oscuro, infe-

riorc, intlillcrcnzizlto che si contrappone allio cosciente. Le ombre non

sono nralc ,rssolrrto, anzi se 'integraie- (per esempio accettare il bambino o il primitivo chc i in noi) r'ende rebbero l'esistenza pii vivace e bella (Nr/I)

slrr esperienza

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Io

d.

lztt, e g-Vo I I kom ru e n b e i t)

:

Luomo si d rappresentato la perfezione in generale come una crescita costante oppure come una salita pii o meno difficoltosa, come risultato di sforzi umani. Per cr,ri elabora un determinato itinerario ascetico o delle tecniche di preghiera da proporre alla generositi umana come mezzo per salire i gradini della perfezione. Quando il discepolo fa presente al maesro spirituale l'irnpossibiliti di raggiungere la mera, si sente spesso rispondere: ..Basta solo sforzarsil>. Raggiunto

l'ultimo gradino della salita ecco che questo sforzo sboccer) spontaneamente in

liberti

(Lafran ce, 9).

Eppure col nostro sforzo non riusciamo a raggiungere Dio. I1 paradosso ,-: questo; tuttala noslra lotta spirituale ci porta soltanto ad ammettere che con la sola lotta non riusciamo n6 a migliorarci ne a raggiungere Dio. Non possiamo fare di noi quello che vogliamo. A un certo punto tocchiamo

i limiti, e giocoforza allora ammettere che con le sole nostrc forze necessariamente falliren-ro, e che soltanto la grazia, di Dio ci pu6 trasformare.


2.

Fondazione di una spiritualit) dal basso: scendere nei sotterranei della propria realt)

Esempi biblici

La Bibbia non ci mette mai sotto gli occhi quali modelli della fede, persone perfette e senza difetti, ma proprio dei personaggi che, dopo aver commesso gravi colpe, hanno gridato a Dio dal profondo. Ecco Abramo che in Egitto rinnega sua moglie facendola passare per sua sorella, e questo per ricavarne dei vantaggi. Succede perd che il faraone accoglie Sara nel proprio harem. Dio stesso dovri intervenire per liberare il 'padre della fede' dalle conseguenze della sua bugia (Gen 12,10-20). Mosd, il liberatore d'Israele dall'Egitto, era un omicida. In un eccesso di rabbia aveva ucciso un egiziano. Anzitutto dovri confrontarsi con la propria inutilit), che egli vede riflessa nelf immagine del roveto ardente, per esscre assunto da Dio nel suo servizio proprio in quanto fallito.


Iti

Spiritualiti dal

l. l)avirlc, il rc d'Israele per antonomasia,

archetipo di tutti

basso

gli rrltri rc, commette una colpa grave facendo l'amore con Ilc|sabca, moglie di Uria. Quando lei si troverd incinta, egli orrlincr) di lasciar f ittita Uria solo a combattere, cosi che vclrga ucciso.

grandi personaggi e le figure-chiave dell'Antico Testamento dovettero prima attraversare l'abisso della propria colpa e impotenza, per porre la loro spetanza soltanto in Dio, lasciandosi cosi trasformare da Dio in figure-guida della fede e dell'obbedienza aDio. Nel Nuovo Testamento Gesi sceglie proprio Simon Pietro per essere la piema base della sua comunit). Pietro non capisce Gesi, vorrebbe stornarlo dalla sua decisione di andare a Gerusalemme incontro a una morte sicura. Gesi lo chiama un'satana' e gli ordina di allontanarsi da lui (Mt t6,D)' Alla fine Pietro rinnega Gesi, quando fu arrestato; poco prima aveva solennemente giurato: <<Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherd> (Mt 26,35). Era necessario che egli sperimentasse di non riuscire a garantire per se stesso, nonostante la solenne promessa. Quando alla fine tradi Gesi, Pietro <<r.lscito all'aperto, pianse amaramente>> (Mt 26,7 5) ' ()li evangelisti non hanno attenuato il rinnegamento di l)ictr(). Appare evidente che per loro era importante manife-

I

starc scnza riguardi la veriti che Gesi non aveva scelto apostoli pii c afEdabili, ma uomini peccatori e difettosi' Eppure ha fonclato proprio su questi uomini la sua chiesa' Essi erano i testimoni adatti della misericordia di Dio, come l'aveva an-

l;rndazione di una spiritualiti dal

l')

bassct

nunciata Gesi Cristo e testimoniata con la sua morte. Pictro i diventato la roccia-pietra per gli altri proprio attraverso la sua colpa. Ha infatti sperimentato che la roccia non E lui, ma solo la fede, cui deve stare aggrappato per poter restare fedele a Cristo nella lotta.

in quanto fariseo, era il tipico rappresentante di una spiritualiti dall'alto. Diri di se stesso: <<Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta [...] superando nel Paolo,

giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenereletradizioni dei padri>> (Gal 1,11s.). Egli aveva in grande considerazione gli ideali deifarisei, osservava con scrupolositi i comandamenti e i precetti per adempiere la volont) di Dio. Ma sulla via di Damasco ca-

aterra.In quel momento la sua spiritualiti dall'alto va a pezzi. Eccolo giacere ateffa, dove sperimenta la propria impotenza. Tutti gli ideali su cui aveva de da cavallo e precipita

puntato si oscurano, non riesce

a

vedere

pii

niente.

In questa oscuriti si confronta con se stesso e con la propria nullit). Sperimenta allora che cosa significhi la spiritualit) dal basso, l'essere ciod in balia della propria realti di miseria. Perd nello stesso tempo sperimenta che Cristo stesso agisce in lui e lo trasforma. Il messaggio paolino della'giustificazione per sola fede' testimonia questa esperienza. Esso esprime che non possiamo raggiungere Dio attraverso la

virti

e l'ascesi, ma soltanto riconoscendo la nostra impoten-

za. Soltanto a queste condizioni acquisiamo una sensibilita per cio che e la grazia.


Spiritualiti dal

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basso

Atrclrc tlopo la conversione Paolo non E completamente lui chiatalisrrrrirto c trasformato; soffre di una malattia per in sun)cntL: rrmiliante, che gli fa dire: <<Perch6 non montassi messa stata pcr la grandezza delle rivelazioni, mi d

lrcrlria

un inviato di satana incaricato di (2 Cor schiaffeggiarmi, perch6 io non vada in superbia> di annunciare la 12,7) . Mala malattranon impedisce a Paolo buona notrzia. Secondo l'esegesi pii accreditata'la grande ,,,'.r, r;pinzt nella carne,

che sofferenza che Paolo deve sopportare B <<una malattia panlizzala sua fotza e lo umilia>> (Schelkle,206)' Forse si dopo tratta della sua stfuttura nevrotica che permane anche mesil la sua conversione e che Dio utilizza per riformulare saggio della redenzione e della liberazione'

paolo si vanta addirittura della sua debolezza, consapevosua malatle che la graziadi Dio gli basta' IJesperienza della di Dio' evidentemente penosa, 1o rende aperto alla grazia tia,

la salvezla sola che conta. Come nessun altro egli annuncia

Gesi Cristo. Ecco perch6 Dio non 1o libera <<Ti basta la mia clalla malatt ia, maper tutta risposta gli dice: nella grtrzia.;la mia potefiz,a infatti si manifesta pienamente

za liberatrice in

,1.:[r<rlczza>>

Q Cor 12,9).

l,a l)otenza di Dio si manifesta tanto pir) fortemente in d di rroi, clttanto minore E la nostra fotza'Ilnostro desiderio dailivctrtrtrc lriir forti mediante Dio, di essere ben ptazzatt la vita vanti agli ttotllini, di migliorare moralmente attraverso spiritualc. Ma il paradosso E questo: proprio li dove siamo 'inviato di sadeboli c t.t,rtt clisponiamo di noi stessi, dove un

L,tr,l,r

iouc tli una spiritualiti dal

basso

2t

l:rrrrr'ci tormenta, siamo pir) aperti a Dio e alla sua gtazia. l't'r'cir\ Paolo accetta l'impotenza e la debolezza: <<quando clebole, d allora che sono forte>> (2 Cor 12,10). Nella sua ',,rro ,1..'lrrrlczza d libero dallatentazione di raggiungere Dio con le .;.lt' lrroprie forze. Si arrende rimettendosi nelle mani di I )ro, sapendosi rinfrancato e protetto dalla sua grazia. Ncl comportamento e nell'annuncio di Gesi incontriamo rilrctutamente una spiritualiti dal basso. Gesi si rivolge di l)r'()l)osito ai pubblicani e ai peccatori perch6 s'accorge che t'ssi sono aperti all'amore di Dio. I giusti invece, nel loro slolzo di perfezionamento spirituale, ruotano spesso intorno :r sc steSSi. Gesi si mostra misericordioso e mite di fronte ai 1,r'ccatori e ai deboli, menffe E duro nel condannare i farisei. I [arisei personificano la tipica spiritualiti dall'alto. Essi lrrnr-ro sicuramente i loro lati buoni e vogliono piacere a Dio r r t utto il loro agire, ma non si accorgono che il perno di tutIo lo zelo, che dispiegano nell'osservare tutta la folta precett istica, non d Dio, ma se stessi. Credono di poter adempiere ,,,n le proprie forze i comandamenti di Dio: pii che all'in( ()l1tro con lui sono interessati alla giustizia e all'adempir)rcnto della legge. Anche se vogliono fare tutto per Dio, in rcrrlti ne fanno a meno. Per loro d determinante l'osservanza ,1..'Ic norme e il perseguimento degli ideali che si sono prefissi. ( lon tutta la loro fissazione sulle prescrizioni dimenticano , iir che Dio vorrebbe propriamente dall'uomo. Nel uangekt ,li Matteo Gesi per due volte dice loro espressamente: <<Mist'r'icordia io voglio e non sacrifi cio>> (Mt 9,1)).


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Spiritualitd dal basso

Ncllrr l,irrabola t)el fariseo e del pubblicano Gesrf mostra chc non vrrole una spiritualit) dall'alto, ma una dal basso, pcrch(' qucsta apre l'uomo a Dio. 11 cuore contrito, f-erito e infl'anto i aperto a Dio. Il pubblicano che conosce il proprio l)cccato, che sa dell'impossibilita di poter riparare il suo torto, pentito si batte il petto e chiede perdono aDio; lui sari giustificato da Dio (Lc 18,9-14). La spiritualith dal basso si chiarisce soprattutto nelle parabole di Gesi. Nella parabola clel tesoro ruascosto Gesi ci mostra che noi possiamo trovare il tesoro - il proprio 56, f immagine-progetto che Dio si d fatta di noi - proprio nel cam-

;ro, nella terra, nel fango (Mt 8,44-46). Dobbiamo prima sporcarci le mani scavando nella terra, se vogliamo trovare il tesoro nascosto in noi. La parabola della perla preziosa ci fa vedere un altro aspetto della spiritualitd dal basso: la perla

E

un'immagine di Cristo in noi. Essa cresce nelle ferite delle conchiglie. Troviamo dunque il tesoro in noi quando veniarno in contatto con le nostre f-erite.

Pertanto la ferita non d solo il luogo in cui veniamo in contirtto con il nostro 56. Li dove siamo giunti al capolinea, rl<rvc non ci resta che darci per vinti, puo crescer ela relaziolrc con (lristo, possiamo intuire di essere del tutto Cristo-dipcn<lcnti. Ld cresce allora la nostalgia e 1'anelito del Redentorc c Salvatore, li tendiamo verso colui che toccando le nostrc fcritc [e risana. Cristo, il vero 56, E la draruma che, perduta ncl clisordine della nostra casa interiore, dobbiamo ora cercarc (/,r' 15,8s.). Potremo trovada soltanto se spostiamo i

L,tr,l,r:futnt,

li

una

spiritualiti dal

basso

2)

rrr,,lrili, non serve il fatto che li abbiamo sistemati bene. Dio \t('sso con una crisi scompiglia tutto il nostro ,ordine, inte_ r i.r'c, affinch6 ritroviamo la dramma persa per negligenza.

lln'altra parabola con cui Gesi fonda la spiritualiti dal l,rrsso d quella della zizzantla in mezzo al buon grano (Mt I \ .21-)0). La spiritualiti dall'alto, nell'intento di perseguire ;1li icleali, si separa sempre di pin dalTazizzania che si trova rrt'll'anima umana. I-ideale E rappresentato dall,uomo puro r' ;iiusto che non ha pii difetti e debolezze, e dalla chiesa pur,r. Perd tale visione porta facilmente al rigorismo: si vorrebl,r'r'o con ogni rigore escludere dalla chiesa i deboli e i peccattrli. Matteo probabilmente ha indirizzato quesra parubola ai rigoristi presenti nella sua comuniti. Ma, leggendovi una rrrt'tafora dei rapporti interiori, la parabola proibisce anche , 1r re I rigorismo che usa violenza contro le proprie debolezze. (iesi paragona la nostra vita a un campo in cui Dio ha seruinato il buon seme. Perd nella notte il nemico vi si reca e st'rnina la zizzania in mezzo ai grano. I servi, che domandano ,rl padrone se vuole che essi strappino subito la zizzania, slilnno per l'idealista rigoroso il quale vorrebbe sradicare suIiito tutti i difetti. Ma il Signore risponde loro: <<No, perch6 rron succeda che, cogliendola zizzania, con essa sradichiate iurche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme lino alla mietituro> (Mt l),28s.). Le radici della zizzania sorr<r talmente intrecciate a quelle del grano che, con la zizzania, vemebbe strappato anche il grano. Chi vuol essere senzil rliletti finisce per estirpare insieme alla sua passione anchc lir


Spiritualitd dal basso

21

vititliri, rlistrugge insieme alla sua debolezzaanche la sua lorzrr. Srrl cllurpo di chi vuole essere corretto in tutto e per

srrir

I

ut t() clcsccra solo del grano

povero.

Molti idcalisti hanno il chiodo fisso della zizzaniapresente rrclla loro anima, continuano a ruotare intorno al compito di cstirparla, ma cosi lavita ne soffre. A furia di conettezza timangono alla fine senza fotza, senza passione, senza cuore' La zizzania richiama l'ombra, in cui releghiamo ci6 che abbiamo rimosso in quanto ripugnante e non rispondente ai nostri parametri. Essa E semplicemente dentro di noi; e stata seminata di notte, cioE giace nel nostro inconscio. Per quanto lottiamo - di giorno, cioE sul piano del conscio - contro tutto ci6 che d negativo e oscuro, di notte succede chela ziz-

zania venga seminata nostro malgrado. E quindi compito nostro riconciliarci con la nostra zizzania, in questo modo sar) possibile che il grano cresca nel campo della vita. Alla fine della nostra vita terrena sari Dio stesso che separeri la z,izzanta dal grano buono, allora tutta la zizzanta che abbiamo dentro sar) bruciata. Ma non spetta a noi bruciarla prinra del tempo; in questo modo annienteremmo insieme anchc un pezzo della nostra vita. In molte immagini simboliche Gesrl ci indica di scegliere proprio cio che d debole e povero. I ricchi che se la cavano bcnc nclla vita, che sono in grado di soddisfare da se stessi tutti i loro desideri. saranno esclusi dal banchetto nuziale del regno dei cieli. Vi saranno invitati invece i poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi (cfr. Lc 14,12-14).

t'ondazione di una

Il

spiritualiti dal

basso

.)')

ricco epulone, <d'Ego che ha tutto quello che vuole ccl i'

vittima diun'hybris, di una concezione esagerata della pro pria import anza>> (Sanford,16l), andri all'inferno. Il pove ro Lazzaro - che rappresenta cid che d povero e respinto in noi, cid che ts ferito e offeso, cid che ha fame e sete - andri in cielo. E proprio la realtd persa e repressa che Dio accoglie (cfr. le parabole della pecora smarrita e del figlio prodigo).Infatti li dove l'uomo non ha niente, d aperto al dono de77a grazia. Gesi dichiara beati i poveri, quelli che hanno fame e sete della giustizia, gli afflitti, quelli che non possono contare su se stessi e sulle proprie forze, ma dipendono e si appoggiano in tutto e per tutto sttlla grazia di Dio. Saranno loro a ereditare il regno di Dio, loro ad avere sentore della signoria di Dio nel proprio cuore. Llincarnazione stessa di Dio in Gesi Cristo 6 gi) un segno della spiritualiti dal basso. Gesi nasce in una stalla, non in un palazzo; non nella capitale, ma a Betlemme, in provincia, ciod vuol nascere in quella parte di noi che non ha importanza. C.G.Jung ribadisce spesso che noi siamo soltanto la stalla in cui nasce Dio. In noi c'B tanto sporco come in una stalla. Non abbiamo niente da mettere in bella mosta davanti a Dio. Ebbene proprio li dove siamo poveri e deboli, Dio vuole abitare.

Lo stesso motivo ricorre nel battesinzo di Gesil.Il cielo

si

apre sopra Gesr) quando egli sta nelle acque del Giordano. I-iacqua del Giordano d piena delle colpe delle persone chc


w

Spiritualiti dal

26

basso

( iiovirttni vi ha battezzato. Proprio mentre egli sta in mezzo rrllc r'olpc clegli uomini, ecco che si aprono i cieli e Dio dice a

il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiacirltcr>> (Mc l,lt). Cosi accadr) anche a noi: soltanto quando siermo disposti come Gesti a scendere nelle acque del Gior<lano, a stare immersi nelle nosffe colpe, E possibile che i cie-

( icsir:

<<'l'u

sei

Dio pronunci la parola di approvazione assoluta della nostra esistenza: <<Tu sei il mio figlio prediletto, lamiaflglia prediletta, in te mi sono compiaciuto>>' Morendo in croce Gesrl scende gir) nel regno della morte'

li si aprano sopra di noi

e

La chiesa dei primi secoli consi derava 1l descensus ad inferos di Gesi come l'immagine ancestrale della redenzione' Nel Sabato santo essa ricorda questa discesa nelle viscere della terra. Negli inferi, dove l'uomo E al capolinea, dove E escluso da ogni comunicazione, dove non pud pii far niente, dove d solo e isolato, ivi ar,'viene anche il rovesciamento, ivi Gesi prender) g1i uomini per mano e ascender) con loro allaYtta' A partire da Origene 1l descensus ad inferos E diventato anche l'immagine della discesa di Gesi nella parte in ombra della nostra anima. Macario il grande dice: <Uabisso B nel tuo cuore; gli inferi sono nella tua anima>> (Miller,170)'La discesa di Cristo nel regno delle ombre dell'anima d, per i paclri clella chiesa, un evento salviflco. La profondit)' della nostra anima viene illuminata e tutta la realti rimossa viene toccata da cristo e risvegliata allavita. Discesa e ascesa sono immagini simboliche che descrivono in tutte le religioni la trasformazione dell'uomo operata da Dio.

I r trt,lrr,;r:ont, di una

spiritualiti dal

21

bassr,t

(.<rn le due parole'discendere' e'ascenderc' lluangelo

t irotttrnni descrive il mistero della redenzione in Cristo:

tli

<<Ep-

I'u r'(' ncssuno d mai salito al cielo, fuorch6 il Figlio dell'uomo

dal cielo>> (Gu 3,8). Se vogliamo con Cristo .rst t'ndere al Padre, dobbiamo prima con lui discendere nell;r tt'r'ra, nel terreno della nostra umaniti. Hanno questo terrr,11' a66trs le considerazioni della lettera agli Efesini, utliz' ,,rtrr clalla liturgia nella festa dell'Ascensione: <<Ma che signilr,,r la parola 'ascese', se non che prima era disceso quaggit) ',rrllrr terra? Colui che discese d 1o stesso che anche ascese al , li solrra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose>> (Ef 4,9s.). l'.spressione classica di questa spiritualitd dal basso E l'inrr,, tlei primi cristiani, citato da Paolo nella lettera ai Filippesi:

, lr,.' c' disceso

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesr), il quale, pur essendo di natura divina, non considerd un tesoro geloso la sua uguaglianza conDio; ma spoglid se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; [...] umilid se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che B al di sopra di ogni altro nome (Fil2,6-9).

I primi cristiani vedevano l'essenza della salvezza nella di-

.t'csa nel nostro essere umano e nell'ascesa <al di sopra di rrrtti i cielil. Con immagini sempre nuove lodavano la discesrr rliDio tra gli uomini, il suo abbassamento fino alla condizione di schiavo; vi vedevano l'espressione dell'amore divin(), cosa del

tutto inconcepibile al nosffo pensiero prima

,lt'lla venuta di Cristo. La discesa di Cristo, la sua autoaliena-


Spiritualiti dal

28

basso

tutti i nosffi concetti di Dio e degli rronrini; cd essa d divenuta nel frattempo il modello della 'tj<tnc (l:{rtr uz.t), rovesciava

n()stra csistenza. Paolo ci esorta a quel compoftamento rap-

prcscntato dalla discesa di Cristo: <Abbiate in voi gli stessi scntimenti che furono in Cristo Gesi>> (Fil2,5).

L,,r,l,r !r'rtnt di una

spiritualiti dal

basso

2t)

lrrrc della Scrittura, di cose spirituali e celesti. Ma l'abate Poirrrcn, voltatogli la faccia, non gli dava risposta. Accortosi di cir) l'eremita, se ne usci turbato e disse al fratello accompaglratore: <<Ho fatto tutto questo viaggio per il niente, il vecclrio infatti non vuole conversare con mel>. Allora il fratello crrtrd dal padre Poimen e gli disse: <<Padre, questo uomo farnoso d venuto apposta per te, perch6 non hai parlato con lui?>. Il vegliardo rispose: <<Lui abita ne7le altezze e dice cose celesti, ma io appartengo alla realti di quaggii e parlo solo di cose terresfti. Se avesse parlato delle passioni dell'anima, al-

La tr adizione del monachesimo

Per i primi monaci la via che conduceva a Dio passava atffaverso l'incontro con la propria realtd: l'incontro con Dio

presuppone l'incontro con

se stessi.

Prima che il monaco im-

pad a pregare senza distrazioni e, nella contemplazione, a fondersi in unith con Dio, dovri innanzi tutto famlliarizzarci

Dovri scendere afatei conti con la propria realti, prima di potersi innalzare a Dio. Ecco che cosa

con le sue passioni.

racconta aI riguardo un detto-aneddoto dell'abate Poimen. Una volta venne dal venerando padre Poimen luno dei pii noti padri dei monaci del tv secolol un altro eremita, che pure cra rinomato nella sua regione, per parlare con lui' Un fratcllo, che 1o conosceva, 1o accompagnd dal patriarca Poimen. L,gli condusse l'eremita dal vegliardo cui lo presentd dicendo: <<Ecco, ti presento un uomo che gode grande fama e simpatia in zona. Gli ho parlato di te, E venuto qui con il desiderio di vcderti>. Il vegliardo lo accolse dunque con gioia, si salutarono a vicenda e si sedettero. Il forestiero comincid a par-

lora gli avrei senz'alto risposto. Ma se lui invece mi porta il discorso su cose spirituali, io non ci capisco di queste cose>>. ll fratello uscito fuori disse all'eremita: <<I1 vecchio ha difficolt) a parlare della Scrittura, ma se uno conversa con lui sulle passioni dell'anima, allora gli risponde>>. Il forestiero rawedutosi entrd di nuovo da lui e gli disse: <<Che cosa devo fare quando le passioni dell'anima hanno il sopravvento su di me?>>. Allora il vegliardo, rallegrandosi di lui, rispose: <<Ecco adesso ha un senso la tua venuta, ora apri pure la tua bocca per conversare e io la riempird di benil>. Il forestiero, avendone ricavato grande giovamento, disse: <<Veramente questa d la via giustal>>. E ritornd al suo paese ringraziando Dio di essere stato fatto degno di incontrare un tal santo (Apo, 582) .

Solo quando con sinceriti parlano di s6 e delle proprie lrrrssioni, Poimen e il forestiero raggiungono Dio, il cui Spirito li unisce insieme. Nel bel mezzo del dialogo, che verte sul-

realti, di colpo Dio diventa un'esperienza imme,liata: hanno contatto reciproco con Dio appunto perch6 sorro in contatto con se stessi. Poimen rappresenta una spirit r raliti dal basso, che parte dalle passioni, dai sentimenti e dai l:r l)ropria

l,isogni. Bisogna prima studiare questi per poter incontrarc il


l0

Spiritualiti dal

basso

L,,r,l,r lhtnc di una

Colui che conosce i propri peccati B pii grande di colui che con la preghiera fa risuscitare i morti [...]. Colui che per un'ora sospira e si lamenta di se stesso B pii grande di colui che insegna l'universo. Colui che conosce la propria debolezza d pir) grande di colui che vede gli angeli [...]. Colui che solitari,o e contrito segue Cristo d pii grande di colui che gioisce del

favore delle masse nelle chiese (Lafrance,ll).

Lo stareC Siluan, morto nel t93B sul monte Athos e vissuto in concetto di santit) nella tradizione del primo monachesimo, una notte, in cui ha combattuto inutilmente contro i demoni, sente la risposta di Dio: Gli orgogliosi soffrono costantemente a causa dei demoni. Signore

-

gli dico io

-

giacch6 tu sei misericordioso, fammi

'' I libli dei padri Paterika si chiamavano

phrott

anche Gherontika (dal gr.eco

dignit) delsemitrco abbas di gheroi-abbas i passato poi al L() stusso sisnificato e dienita -partire dal xvtlt secolo sono famosi i tcrnrine slrrvo.r'larct'(- vecchio). A monaci russ<r ortodoss r sta rtsi lplurale di .rlar.'r), per 1o pir) laici, che introducono i giovani all'ascetica e alla mistica, e svolgono anche funzioni pastorali (Nr/.I-). = u...hio),

i= lretlrt').

cioE

il vecchio

aveva la stessa

basso

1t

sirpcre cosa devo fare affinch6 la mia anima diventi umilel Ii il Signore rispose aTlamia anima: Tieni la tua coscienza nell'inferno e non dubitare (Lafrance, 5 1s.).

I)i<r vcro c non le nostre proiezioni di lui. La via spirituale,

clrc lrorta alla contemplazione e all'unificazione con Dio, l)assa attraverso il confronto con i pensieri e con le passioni. Anche l'esperienza dei propri peccati d un modo per toccarc con mano la propria impotenza a migliorare se stessi. Piangere sul proprio peccato era per i primi monaci espressione di intensa esperienza di Dio. Ecco che cosa dice Isacco il Siro a tal proposito:

spiritualiti dal

lrr questo modo Siluan fu purificato nel suo spirito e trovd

trrrnquillit). ( ,hc cosa significa questo esercizio di tenere la propria .rrrirrrir nell'inferno e di non dubitare? Ijinferno E la separa,i,,rrt' irssoluta da Dio, â‚Ź lo stato dilacerazione interiore, di rrrrlrrrimento, di vuoto. I-inferno d in ciascuno di noi. Se noi n.rr kr fuggiamo, ma teniamo immersa la nostra coscienza in rlut'Sto abisso della nostra anima senza dubitare, riusciremo .r intlrire che solo Dio pud liberarci da questo inferno, che r','l profondo awiene il capovolgimento di tutte le cose, che l,r rcilenzione di Cristo ci afferra nello stato pir) grave di indiii( nza e di abbandono. ( )livier Cl6ment, avendo vissuto I'esperienza di starec Silrrrur nel proprio corpo, ha capito chiaramente che la reden,r,,nc di Cristo penetra dentro l'inferno, come canta la liturl.r

iiirr lrasquale: Da oggi tutto d inondato di luce: il cielo, la terra e lo stesso inferno. Sapere di essere salvati dalf inferno, anzi nelf inferno, sapere di avere solo una scelta, quella di essere il ladrone o di sinistra o di destra, comunque sempre un ladrone [...] cid vuol dire entrare in una concezione di estrema umilti, di truettinoia costante, cid significa il rovesciamento del nostro cssere prigionieri nel mondo, la rottura con f idolatria dcl proprio io (Cldment, 130).


fi )2

.\ p

ili t u a li

A (ltt I b a s s o

La spiritualiti dal basso diventa chiaru nelle parole dell'abate Antonio: vedi che un giovane monaco con la sua volonta vola verso e tiralo gii, poich6 non ne ricaverebbe alcun vantaggio (Srnolit sch, )2). Se

il cielo, afferralo per i piedi

Proprio i giovani si trovano nel pericolo di perseguire grandi ideali, di meditare moltissimo per diventare spirituali il pii presto possibile. Antonio si manifesta decisamente con:rario a tale atteggiamento. Il giovane deve prima venire a contatto con se stesso e la sua tealti, se vuol raggiungere Dio. Altrimenti fari il supervolo di Icaro, ma precipiter) repentinamente, avendo le ali di cera. Noi abbiamo bisogno di poggiare bene per terra per poter riuscire nel rimbalzo verso Dio. John \X/ellwood, un esperto americano della n-rcclitazione, parla di spiritual bypassing (scorciatoia spiriruale ) cioE del <<tentativo di negare o di trascendere affrcttatanrcnte i bisogni umani fondamentali, i sentimenti e i compiti ;rropri delle fasi di sviluppo>, (Welluoctd,69), attraverso l'impiego di tecniche e di esercizi spirituali. La spiritualita dal basso esige che, nel mio camnrino spirituale, mi confronti prima con la mia realti, accettando anche la mia vitalit) e sessualitd. Diversamente sto tentando di sorvolare le mic ombre per giungere anzitempo a Dio mediante uno spiritual bypassing.Il quale poi non sarebbe il vero Dio, ma soltanto una mia proiezione di lui. Di Isacco di Ninive si tramanda il seguente detto:

Fondazione di una

spiritualiti dal

basso

)i

Studiati di entrare nellastanzadel tesoro deila tua interi.r.itir, cosi vedrai 7a stanza celestel Infatti questa e quella ,ono tlidentica realti. Er-rtrandovi vedrai entranibe. La scala Jc porta al regno dei cieli sta nascosta in te, nella ,rr" urrirnr. trtfati in te stesso fuggenclo dal peccato e'li troverai i. ,*f" .r., cui poter salire (Bickell, )02) .

Qui la via che pofia a Dio d un discendere nella propria realti. II buttarsi nel proprio profondo ar,rziene partendo crar peccato. E proprio il peccato che mi costringe ad abbandonare gii ideali spirituali da me cosrruiti per ,buttarmi gir), nel sotterraneo della mia anima.Ivi incontrerd il mio cuore e insieme Dio; ivi troverd la scala per salire a Dio. La spiritualiti dal basso diventa'isibile anche nelle parole dell'abare Doroteo di Gaza: <<La tua caduta, clice il profeta (Ger 2,19), sard il tuo educatorc>> (Doroteo, 4l). proprio 1a caduta, il fallimento, ii peccato possono essere l,educatore che ci guida nell'itinerario a Dio. Doroteo E convinto che proprio le difficoltd che ci capitano, o anche Ia colpa e il fallimento, hanno il loro senso: Dio_sapeva che per I'anima rnia era giusto cosi, e cosi awen_ ne. Poicl"r6 tra tutto cid che Dio perriette che accada, Ja

niente di inadarro; al contrario, iutto d sensato e coniorme "o" al fine- Non bisogna dunque perdersi di coraggio. pur rrovan_ dosl tra Ie piu gravi awersiti, 1.roich6 tutto d sottomesso alla divina prowtdenza e a serviz-io delre sue sante intenzioni (Doroteo,157s.).

Anche tutri i detri dei padri relativi all'umilt) fanno veclcre che la spiritualith degli anrichi monaci era una spiritualiri


)4

.\ pi ri tual

ita dal ba

sso

dal basso, la quale porta Dio attraverso l'incontro con la ^ propria realth e propriamente con quella fallimentare.

La Regola di Benedetto da Norcia

Benedetto descrive la spiritualit) dal basso nel capitolo pii lungo della sua Regola, il capitolo settimo dedicato all'umilth. Si pud facilmente presumere che la posizione settima di questo capitolo non sia casuale: il numero sette significa la trasformazione dell'uomo a opera di Dio. Cosi abbiamo i sette sacramenti e i sette doni dello Spirito Santo che penetrano l'interiore dell'uomo trasformandolo. Spesstt i monaci si sono accalorati nel discutere questo capitolo: I'uniilt) non suona bene alle nostre orecchie! Latradizittnc dclla Bibbia e dei padri della chiesa col termine humilitas non intcnde una virti morale o sociale, ma un atteggiamento religioso. Pertanto il capitolo sull'umilt) non descrive I'itincrario del monaco in ordine alla virtrf, ma la via spirituale, la via interiore, la via della maturazione umana e della contemplazione, la via della crescita nell'esperienza di Dio. La via dell'umilti conduce a Dio attraverso la discesa nella propria 'terreniti' e umaniti. Ascendere discendendo, ecco il paradosso della

spiritualit) dal basso benedettina. Con le sue riflessioni sull'umilt) Benedetto d in compa-

Fondazictne di una

spiritualiti dal

basso

i5

gnia dei padri della chiesa e del primo monachesimo. I)cr. Basilio l'umilti consiste nel motto: conosci te stesso. Pcr Origene essa d la virti tout court che include tutte le altre, ,) un dono prezioso di Cristo all'umanitd, essa <<d la vera e propria sorgente di energia del cristiano>> (RAC,756). Essa soltanto ci rende capaci della vera contemplazione. Gregorio di Nissa pensa che l'uomo possa imitare Dio solo nella sua umiltd; per cui l'umilt) sarebbe la via che porta all'assimilazione a Dio. Giovanni Crisostomo la vede in connessione con la digniti umana e mette in guardia da una falsa umiliazione di se stessi. E Agostino che elabora la dottrina dell'umilti pii dettagliata. Per lui l'umilt) consiste nel riconoscimenro della propria dimensione e nella sincera conoscenza di s6. Nell'umilti la persona riconosce i limiti che le sono posti, quelli ciod di essere uomo e non Dio: <<Dio si d fatto uomo. Riconosci o uomo di essere uomol Tutta la tua humilita.s consiste nel riconoscerti per quel che seil>. Ma la nostra umilti d anche imitazione dell'umiltd di Cristo, della sua autoalienazione nella morte che ci ha procuraro la redenzione. I-umilti di Cristo E <<in prima lineaazione salvifica di Dio> (RAC,772). Pertanto l'umilt) non E prima di tutto virtr), ma atteggiamento religioso che unisce la persona a Cristo. Agostino addirittura aniva a dire che il peccato con I'umilti d migliore della virti senza l'umiltd. I-umilti mi apre a Dio; e proprio il peccato mi pud costringere alla capitolazione. Non posso garantire per me stesso, non ho nessuna garunziadi non pc'c


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basso

carc. l)ipcndo in tutto e per tutto da Dio. La virti ci pud far clcviarcr al punto di voler raggiungere Dio con le sole nostre fbrzc. Chi vuole raggiungere Dio sulla via della virti, va a sbattere la testa contro il muro. Non trover) la porta che apre a Dio; questa porta, infatti, d l'umilti, ciob la convinzione della propria incapaciti di diventare pio e santo.

Dal filosofo O.F. Bollnow arriva la conferma della concezione benedettina circa I'umilt) quale atteggiamento religioso:

Uumilti non si riferisce affatto ai rapporti tra le persone, dove una si sente superiore o inferiore a71'altta, ma al rapporto,

fondamentalmenie dirrerso e sottratto a ogni possibiliti di comparazione, della persona con Dio, in cui questa sperimenia la propria insufficienza irrimediabile. L umilti poggia sulla consapevolezza della finitezza umana, e precisamente non solo .r"1 ,.r-rro neutrale dilimitatezzadi tutte le sue forze, ma anche nel senso pir) profondo della sua nulliti (Bollnoru,

lJt). I-

umilti scaturisce dunque

da un'esperienza

diDio, non d

qualcosa che si pud acquisire mediante uno sforzo costante teso alla perfezione, ma 6 qualcosa che capita quando si spe-

rimenta Dio come l'essere misterioso e infinito, e se stesso come essere finito, come creatura del Creatore divino. Con-

capitolo dell'umilti d la descrizione di un'espcrienza crescente di Dio e di una conoscenza sempre

scgucntemente

pii

il

chiara di se stessi.

Benedetto vi riproduce f itinerario di come

il

monaco si

Fondazione di una

spiritualiti dal

basso

awicini sempre di pin a Dio

tl

e di come sia man mano trasfor-

mato dalla sua vicinanza amorosa e salutare. Per Benedett<r

l'umilti non E una virti da acquisire, ma un'esperienza in cui crescere. L umilti d per lui il presupposto per un'esperienza autentica di Dio; d l'autoespeienza dentro l'esperienza di Dio. Quanto pii mi a'u,vicino a Dio, tanto pii dolorosamente si svela la mia verit); e quanto pii nel fallimento percepisco la mia veriti, tanto pir) mi apro a Dio. Bernardo di Chiaravalle definisce l'umilth uerissima sui agnitir.t, conoscenza profondamente vera di s6 (cfr. PL 182, 942) che si scopre proprio nell'inconro con il vero Dio. Lumilt) d per Benedetto imitazione di Cristo che <<spoglid se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini> (Fil2,6-9). Con l'umilt) cresciamo ne11a mentaliti di Gesi, il quale non si d attaccato a se stesso e alla sua diviniti, ma <<umilid se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce>>. Per i padri della chiesa l'umilti E anche presupposto della contemplazione, cioE dell'itinerario spirituale. Benedetto concepisce 1'umilti come metodo per esercitarsi nell'amore perfetto, nel fondersi in unitd con Dio nella contemplazione. Questo amore perfetto (caritas) d contrassegnato dall'amore a Cristo fumore Christi = relazione intima, sentimentale-passionale con lui) e dal piacere delle vtti (dilectatione uirtutum), dove la virti non d intesa come qualiti morale, ma comeforza della persona donatagli da Dio. Lumilt) dunque porta l'uomo al piacere della propria vi


]8

.\p

iri t ua lit i

da I b a s s o

talit), alla propria forza, alla vita formata dallo Spirito di Dio. Il fine della via dell'umilti non E dunque l'umiliazione

il

suo innalzamento, la sua trasformazione operata dallo Spirito di Dio, che la compenetra completamente, e il suo piacere per questa nuova qualit) della propria vita. In nessun capitolo Benedetto ha citato cosi tante volte la Bibbia come nel capitolo sull'umilt). Con ci6 intende espri-

(bumiliatio) della person a, ma

mere che i monaci con l'umilti si esercitano nell'atteggiamento di fondo della Bibbia,realizzando cosi cid che Dio ha rivelato come via della vita. Eghinizia il capitolo con queste parole: <<La sacra Scrittura, o fratelli, ci proclama: Chi si esalta sar) umiliato e chi si umilia sari esaltato> (Lc 18,14). Per Benedetto si tratta dunque di adempiere la massima di Gesi crescendo nella sua mentalitd. Per6 non dobbiamo intendere l'espressione 'umiliarsi' in senso moraleggiante, come se dovessimo farci piccoli e pensarci piccoli. Va piuttosto interpretatain senso psicologico: chi si identifica con ideali sublimi, chi esalta se stesso awalendosi di questi, si confronterd inevitabilmente con i lati d'ombra, sari costretto a fate i conti col suo essere terreno, col suo humus. Sar) umiliato, batteri il naso in terra essendosi inerpicato roppo in alto. I sogni di cadute ci mostano spesso che siamo saliti troppo in alto, ci siamo librati troppo per aria. Per cui un sogno in cui cado sempre piu gii mi invita a scendere, a riconciliarmi con la mia umanitd'

Chi si abbassa, dice Gesrl, sardinnalzato. Chi scende nella

Fondazione di una

spiritualiti lal

basso

)()

propria realth, negli abissi del suo inconscio, nel buio della sua ombra, nell'impotenza del suo sforzarsi, chi viene in contatto con la sua umaniti e 'terreniti', sale a Dio, raggiunge il vero Dio. Ascendere a Dio E 1a meta di tutti gli itinerari spirituali. Da Platone in poi si usa esprimere con f immagine 'salita a Dio' la nostalgia e il desiderio ancestrale dell'uomo. Ecco il paradosso di una spiritualiti dal basso, come la descrive Benedetto nel capitolo dell'umiltd: E proprio scendendo nella nostra realt) umana che ascendiamo a Dio. Il fariseo, che pone tttta \a sua fiducia in s6 e nelle sue prestazioni morali, sard umiliato da Dio; non ha capito niente di Dio, che egli strumentalizza pff incrementare la sua autostima. Egli non serve Dio, ma un idolo. Dovr) confrontarsi con la propria indigenza, prima che possa arrendersi consegnandosi a Dio. Il pubblicano che pone tutta la fiducia in Dio, che nella sua umiltd riconosce se stesso, si consegna alla misericordia di Dio, per questo Dio lo ialzeri' ed esalter). Egli sa di non riuscire n6 a migliorarsi n6 a garufitire per se stesso. Egli percid ripone tutta la sua fiducia in Dio che solo 1o potri rialzarc rendendolo giusto e retto. Benedetto paragona l'itinerario dei dodici gradini dell'umiltd alla scala che Giacobbe ha visto in sogno. La scala di Giacobbe, su cui gli angeli salgono e scendono, per i padri della chiesa era f immagine simbolica della contemplazione, in cui il cielo ci si dischiude. Agostino chiama Cristo stesso scala nostra: Cristo d disceso a noi affinch6 noi attraverso lui, come su una scala, saliamo a Dio. I due pali della scala son.,


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basso

interpretati dai padri clclla chiesa () come l'Antico e il Nuovo Testamento, oppure come il dopprio comandamento dell'amore di Dio e del prossimo. Benedetto interpreta i due pali come il corpo e l'anima: nel nostro corpo e nella nostra anima Dio ha messo una scala per salire a lui, ma dopo essere scesi con spirito di umilti. Per Benedetto la nostra via a Dio passa atffaverso la tensione dialettica corpo-anima. Non d una via spiritualistic a, ma una via che prende sul serio tanto il corpo quanto l'anima. Sulla via che porta a Dio non dobbiamo scavalcare niente, ma salire gradino per gradino. Giacobbe vede in sogno la scala su cui gli angeli di Dio salgono e scendono (Gen 28,12-15). I sogno gli apre gli occhi per awertire la presenza di Dio al cenmo della sua vita. Giacobbe d in fuga: ecco una situazione tipica dell'abisso, del fallimento, della non riuscita dei propri piani; proprio in questa situazione Dio si fa riconoscere. In sogno Dio gli dice che il luogo su cui dorme B un luogo sacro. Dio gli promette di essere con lui camminando su tutte le sue vie, fino a quando porterh a compimento ci6 che gli ha promesso. 11 sogno mostra la meta del suo itinerario, il quale lo condurr)' dapprima alla fase delle delusioni procurategli da Labano. In mezzo alla desolazione del deserto, il sogno gli fa vedere gli aspetti di speranza e di luce della sua vita. C'G. Jung designa questa alternativit) come il <<significato compensatorio>> del sogno: se tutto in me d buio, il sogno mi addita la luce che E

mi sento debole, nel sogno scopro i miei lati forti. I1 sogno insegna a Giacobbe che proprio li dove B completa-

in me;

se

Fondazbne di una spiritualiti dal basso

.11

mente aterra, Dio pud prendere tutto nelle sue buone nrirrri. Adesso Giacobbe non dovri piil sfuggire Dio, sa orarnai rli essere protetto e accompagnato da lui. Quella pietra nel dcserto, che avrebbe potuto essergli pietra d'inciampo (Jlrl/perstein), diventer) la pietra del ricordo (Gedenksteiru), che testimonieri nel tempo la fedelt) e la misericordia di Dio.

noi li leggiamo alla luce dell'immagine-simbolo della di Giacobbe, i dodici gradini dell'umilth in Benedetto ci porteranno ogni volta in un vicolo cieco in cui Dio si fard conoscere, in una strettoia che ci dischiuderh a Dio. Allora essi saranno quelle pietre d'inciampo da funzionalizzare in sante pietre d'altare a testimonianza della presenza di Dio. I dodici gradini sono i gradini della contemplazione,.della maturazione interiore, i gradini che portano a Dio stesso. Dodici d il numero della totalitd, iferita non soltanto al compimento del singolo (simboleggiato per esempio dal numero dieci), ma anche di una comunit): dodici sono le tribi d'Israele, dodici gli apostoli. Attraverso l'itinerario a gradini dell'umilti il monaco perviene al suo compimento e precisamente entro la communio con i suoi confratelli, nella quale si rende tangibile il regno di Dio. Un'analisi dei dodici gradini la riserviamo al lavoro persoSe

scala

nale. Qui d sufficiente rilevare che la spiritualitd benedettina, quale spiritualitd dal basso, ascende a Dio discendendo nella

propria realt). I dodici gradini descrivono la graduale trasformazione dell'uomo: della sua volonti (gradini 1-4), clci suoi pensieri e sentimenti (gradini 5-8) e del suo corpo (grl-


Spiritualiti dal

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basso

in lui'

quanto d dini 9-12). L uomo completo, cioB con tutto aperto a Dio' Tutto clovra finire nella strettoia dove egli verr) e fantasie cio che d in noi - sentimenti, bisogni, passioni

Dio affinch6lo trasformi' e sentimenti Trasformazione signiflca che i nostri pensieri fino in fondo' Il vengono aperti a Dio, che essi pensano Dio dovrd essere esibito

a

dei nostri pensieri e sentimenti d la presenza ^"rrosalvificocid che pensiamo e sentiamo accade davanti al di Dio. Tutto e peneDio presente, davanti al Dio che ci guarda benevolo

Davanti a Dio t.u fi.to in fondo i nostri pensieri e sentimenti' pensieri e sentie in Dio riconosciamo che, in tutti i nostri il solo che riementi e in ultima analisi, bramiamo Dio come sca a soddis fatelanostra nostalgia' alla relaAl printo gradino dell'umiltd Benedetto ci rinvia l'incapaciti a lezione con Dio. Gli psicologi ritengono che La guarigione garsi sia lamalattiacapitale del nostro tempo' quando rifelu trrrfor* azionepossono verificarsi soltanto " che col riremo tutto quanto B in noi a Dio, al Dio d'amore suo sguardo ci conduce alla veritd' gradino non La trasformazione della volontd al secondo comporta lo smantellamento della stessa: l'attaccamento con la nostra ostinato alla nostra volonti E connesso forse sviluppato costruttura di fondo, che da bambini abbiamo struttura me reazione ai traumi della prima tnfanzia' Questa si necessaria' base diventa un espediente di soprawtvenza'E Trasformare il ma non lascia spazio ad altri impulsi vitali' questa rigida strutsenso di ostinazione significa liberarsi da

.l I

Fondazione di una spiritudliA dal basso

tura di fondo, permettendo cosi

10

sviluppo di nuovi imprrlsi

vitali.

dell'umilt) ciindirizza all'ascolto e all'obbedienza: ascoltando siamo in tutto e per tutto riferiti a Dio, soprattutto in situazioni che ci sembrano offuscare il senso

Il

terzo gradino

di Dio. Secondo Benedetto la trasformazione della volontd operata al quarto gradino mira alla purificazione nel fuoco su imitazione di Cristo, per poter cosi crescere sempre pir) nella sua mentalitd, assolvendo le esigenze del discorso della mon-

tagna.

La trasform azione dei nostri sentimenti - insegna il quinto gradino - awiene attraverso il colloquio. Manifestando al padre spirituale da quali pensieri e sentimenti siamo mossi, chiariamo a noi stessi il nosffo modo di pensare e di sentire. La trasformazione dei propri sentimenti non awiene rimuovendoli e reprimendoli, ma parlandone con un confratello esperto. Se li manifesto non mi distolgono da Dio, ma rivelano le mie nostalgie pir) profonde.

Un'altra via della ffasformazione passa attraverso il confronto con la propria realtd: non eludo la mia debolezza e impotenza, ma mi riconcilio con Ia mia mancanza divoglta e il mio vuoto, ed esibisco a Dio questi difetti dicendo col salmista: <<Io ero stolto e non capivo, davanti a te stavo come una bestia>> (Sal73,ZZ). Rinunciando a rendermi interessante, a ritenermi chissi chi e a mettermi al centro dell'attenzione, sono costretto a guardarcin faccia lamiaveritd; non pos-


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Spiritualiti dal

basso

so sfuggire a me stesso. Benedetto quindi (siamo ai gradini scsto e ctttauo) non e per un comodo conformismo, ma per il

confronto con la veritd interiore. A1 settimo gradino mi riconcilio col mio fallimento, ivi scopro che, proprio attraverso penosi insuccessi o addirittura colpe, si d prodotta in me una breccia che mi apre a Dio, e che cosi mi trovo sulla strada giusta. Col salmista potr6 allora confessare: <<Bene per me se sono stato umiliato, perch6 impari ad obbedirti>> (Sal 1.t9,1 l). La trasform azione del corpo si esprime, per Benedetto, nei gesti e nei comportamenti corporei. Col corpo possiamo esprimere se siamo apefii a Dio o imprigionati in noi stessi, se siamo attaccati a noi stessi oppure se ci abbandoniamo a Dio, se siamo permeabili a Dio oppure chiusi e legati solo a noi stessi. La trasformazione del corpo, conforme at gradini noruo e decimo, si riferisce al nostro padare e alla nostra voce. La nostra voce manifesta se siamo in sintonia con Dio, se siamo permeabili a Dio, oppure se diamo voce solo a noi stessi. La trasformazione del corpo include anche il nostro ridere, di cui Benedetto pada all'undicesimo gradino. C'd un ridere di liberazione e diletizia, un ridere dei redenti; e c'd un ridere cinico in cui ci ergiamo al di sopra di tutti e di tutto, in cui ci rapportiamo alla realtd senza timore reverenziale, in cui niente pii ci d sacro. Come antidoto a tale atteggiamento Benedetto, al dodicesimo gradino, ci esorta afare attenzione alla presenza di Dio, che ci guarisce e libera. Questa attenzione si esterna nel

Frmdazione di una

spiritualiti dal

basso

-l 'r

comportamento del mio corpo, nei miei gesti, per esctnlrio nel mio muovermi calmo. La presenza di Dio vuole esprimersi fin dentro il mio corpo. Nella rasformazione del corpo, dei gesti, della voce, del ridere, arriva a compimento f itinerario ffasformante dell'umilt). Ivi si mostra che tutta la persona, corpo e anima, ,i compenetrata dallo Spirito di Dio e permeabile al suo amore. La meta della via interiore, come la descrive Benedetto nel capitolo dell'umilta, e I'amore perfetto che scaccia ogni timore. La via che porta alla ptrezza del cuore e alla perfezione dell'amore passa per la discesa nella propria realti costituita dai pensieri e dai sentimenti, dal1e passioni e dagli istinti, dal corpo e dall'inconscio. La spiritualitd di Benedetto inizia dal basso della realti umana, parte dai suoi bisogni, dalle sue piaghe e ferite, dalle awersiti della vita quotidiana e, attraverso questa discesa, conduce a Dio, all'amore perfetto. La caritas perfecta fari si che non viviamo pir) nella paura, nell'eteronomia, non pii secondo i dettami delle aspettative degli uomini o delle esigenze del proprio super-Io, ma senza fatica e in armonia col nostro vero essere. I-lamore diventer) la nostra seconda nat:ura, in grado quindi di rendere puro il nostro cuore cosi che possa vedere Dio. Benedetto descrive l'amore perfetto con tre espressioni: Llamor Cbristi si riferisce all'amore intriso di sentimento e ditenerezza per Cristo , allarclazione personale con lui da cui si alimentalavita del monaco.La consuetudo ips,t bona (btona abitudine) significa che l'osservanza dei prccctt i


*l

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basso

pii

dall'esterno, ma dall'interno, che il monaco cresce insieme (con-suetudo) alla volont) di Dio, che - per impulso interiore - vive rettamente e compie ci6 che Dio vuole non awiene

lui, cid che comisponde al suo vero essere. La dilectdtio uirtuturu (gioia nel praticare le virti) descrive il piacere della propria forua, donataci da Dio; d la nostra natura trasformata che corrisponde alf immagine-progetto che Dio ha di noi. Essa d attivata dallo Spirito Santo, che ci condu rrd alTavisione di Dio nell'amore. Lo Spirito Santo ci accompagna nella discesa nella nostra umanit) e 'terrenith' per trasformare tutto radicalmente, inpreparuzione della visione di Dio. da

Aspetti psicologici

Fondazione di una

spiritualiti dal

bassr,,

,1/

ch6 era un grande innovatore. Possiamo integrare in noi lir novitd del suo messaggio, solo se siamo disposti come lui a lasciarci annoverare (metaforicamente) tra i malviventi, nel senso che ci riconciliamo con le ombre 'malviventi' che sono

in noi.

Lavia che conduce su a Dio, secondoJung, porta gir) nelI'oscuriti del proprio inconscio, nel regno umbratile dell'Ade. Da li il 56 potr) riemergere arricchito, cosi come Goldmarie (nella fraba Signora Holle) che, buttatasi nel pozzo, trover) oro nel mondo sotterfaneo e torner) al mondo superiore con la nuova ricchezza. Ci6 rappresenta per Jung una legge di vita: ci mettiamo sulla strada giusta del nostro 56 e di Dio, soltanto se abbiamo il coraggio di calarci nelle nosre ombre e nel buio delf inconscio. Jung parla del gonfiarsi (Inflation)' tipico dei superbi: questi si pavoneggiano con ideali sublimi, si identificano con immagini archetipiche quali quelle del martire, del profeta,

C.G. Jung ci fa presente pit) volte che la via della maturazione umana passa attraverso la discesa nel mondo sotterraneo, ciod nell'inconscio. Una volta, citando lui stesso Ef 4,9 (<Ma che significa la pada 'ascese', se non che prima era disceso quaggii sulla terra?>>), spiega che anche la psicologia, contro cui molti cristiani inveiscono, vuole la stessa cosa: <<Si dice della psicologia peste e corna perch6 essa, in accordo con

il simbolismo cristiano,

insegna che nessuno pud salire

se prima non d disceso>> (Jung,vol.

lBII,l))).

Jung rammenta che Cristo fu giustiziato coi malviventi proprio per-

del santo. Lidentificazione con un'immagine archetipica rende ciechi rispetto alla realti. Cosi perJung l'umiltd, (Demut) ruppresenta il coraggio (Mut) di guardare in faccia le proprie ombre. I-lautoconos cenza ha bisogno estremo dell'umilt), senza la quale l'uomo rimuoverebbe i propri lati scabrosi. Soltanto l'ammissione delle proprie debolezze pud

' 'Inflazione', oltre al noto significato economico-monetario, ha ancht' una specifica accezione psicologico-junghiana; secondo cuila Inflation si verifiia quando 1'Io, oltrepassando i propri limiti, dilaga indebitanrcrrtt' nell'ambito del 56 (N/I).


Spiritualitd dal basso

4B

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basso

-{

()

difcnderci clai nrcccanisrni cli t'it.rrozione con cui escludiamo la nostra l)artc oscttra. Scc<lntlo.f Llng l'umilti E necessaria anche nel rapp<trto con l'inconscio. (lhi vuole impadronirsi di prepotenza delf inconscio, sclccomber) allo stesso venen-

Se Lei vive in solitudine, dipende dal fatto che si isola. Sc l,ci fosse abbastanza modesto, non sarebbe mai solitario. Nicntc ci isola di pid del potere e del prestigio. Cerchi quindi di abbassarsi e di imparare la modestia, e non sari mai solor. (Jung, Lettere III, 93).

do'inflazionato' di superbia. Succede abbastanza spesso che il superbo, affascinato da ideali archetipici, pud guarirne solamente se batte il naso in terra, subendo una disfatta morale

Medard Boss, un altro psicolo go svizzero, conferma che il cammino verso Dio B un cammino che scende nel proprio

profondo:

o cadendo nel peccato.

PerJung l'umilti d anche il presupposto per poter sviluppare la fiducia in altre persone. La superbia invece ci isola e ci esclude dalla comunione umana: Sembra essere un peccato naturale quello di celare il proprio valore inferiorc (Minderwert), altrettanto quello di vivere in maniera esclusiva il proprio essere inferiote (Minderwer' tigkeit). Sembra esserci una specie di coscienza dell'umaniti che punisce sensibilmente chiunque non abbandoni in qualche modo l'orgoglio di autoconservazione e di autoaffermazione, e non confessi l'insufficienza della propria umanit)' In m ncartza di questo passo, un muro impenetrabile 1o separa dal sentimento vitale di essere uomo tra uomini (Jung,16, $) '

Posso vivere la comunione con altre persone solo se sono

disposto ad accettarmi coi miei difetti e debolezze. Fino a quando mi sento spinto a tener nascosti i miei difetti, posso

La mia esperienza, che coincide con quella di altri psicoterapeuti, mostra che i nostri pazienti, quando vogliono raggiungere l'esperienza del divino, devono prima aver fatto anche l'esperienza del sensuale e precisamente del sensuale corporeo. In effetti lo vedo nei miei pazienti e anche nei miei molti studenti sani, che sostengono da me un'analisi didattica: se essi si imbarcano nell'ambito del sensuale, del creaturale e dell'animale, e precisamente in una maniera concreta loro finora sconosciuta, ciod fin gir) nello sporco e negli escrementi. improwisamente emerlle anche qualcosa di molto diverso. E il mondo capovolto dello spirituale, del riferimento religioso che si schiude loro; e cid awiene senza che io vi abbia influito minimamente. Se vengono confrontati con cid che d spirituale, celeste, religioso, prima di aver sperimentato cid che d creaturale e materiale, allora siamo in presenza di una religiositd artificiale e moppo alta, che non poggia su temeno solido

Bitter,lS9).

prendere soltanto contatti superficiali con l'altro; il mio cuore in realti non si apre all'altro. PerJung quindi I'umilti E un presupposto essenziale della comunione umana. A un postu-

E Boss riferisce poi di paztenti cattolici che nel sogno sono angosciati da fantasie sessuali, avendo imparato nella loro educazione a estromettere la sessualitd. Ma la via della maturazione conduce al proprio 56 e a Dio, solo se si E disposti a

lante che aveva bisogno urgente di parlargli, Jung scrive:

calarsi anche nella propria sessualit).


,0

SPiritualiti dal basso

(Juando it.t 1;crstlnc cli ecltrcazionc cattolica, in cura da me, emcrgon() rifcrinrcnti conccrncnti ci<) che d sensuale, sporco, anale, scssualc, sia per via di sogni, sia anche per via di fantasie, di assc'rciazioni, di discgni ccc., ccco che questi pazienti vanno in ansia, si sentono in peccattt; e allora trascinano me e loro stessi nei pii grandi conflitti di coscienza. So per espeienza che se io non permettessi cid, i miei pazienti non supererebbero questa fase e non raggiungerebbero l'appropriazione del loro essere umano completo e autentico, inclusa la parte istintuale, e con cid anche L'umanizzazione di questa sfeta (ibid.,189).

Roberto Assagioli, fondatore della psicosintesi', dice che lo schema discesa-ascesa d caratteristico anche per il divenire del 56. Egli vede questo schema rappresentato magistralmente gid nella Diuina Commedia di Dante: I1 significato simbolico centrale della Divina Commedia d un'immagine meravigliosa di una psicosintesi completa' La prima parte - il pellegrinaggio attraverso l'inferno - sta per la ricerca analitica del profondo inmnscio. La seconda parte la salita sul monte del purgatorio - descrive il processo della purificazione morale e della salita progressiva del livello nn' scio atttaverso l'uso di tecniche attive. La terza parte - la visita del paradiso o cielo * descrive in maniera insuperabile i diversi stadi della realizzazione del superconscio fino alla visio-

'

Cf-.. U. Ger-rr,tttttxt-t, Dizionarkt di psicologia, Utet, Torino 1994,779, sul termine 'psicosintesi': <<Termine iniiialmente impiegato da C.G. Jun-g prospettico del suo metodo [ ' . ' ] . per sottoline-are il carattere costn 'ttivo e il termine fu successivamente abbandonato eiostituito con psicolc.tgia analitica. Attualmente il termine titola I'orientamento psicologico inaugurato dallo psichiatra italiano R. Assagioli, che ha elaborato un modello teorico e una tecnica psicoterapica> (Nd'7).

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spiritualiti dal

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ne conclusiva dello Spirito universale, di Dio stcsso, in t'rl amore e volonti si fondono (Assagioli,2)8s.).

I-itinerario a Dio passa attraverso la discesa nelf inferno. Ivi l'uomo incontra spesso aspetti minacciosi del suo inconscio, immagini che possono avere a che fare con le figure dei

genitori. Assagioli invita i suoi pazienti a ripercorrere mentalmente le fasi della Divina Commedia, vale a dire a scendere nelf inferno, ma poi anche a salire attraverso il purgatorio in paradiso. Egli sostiene che in questo esercizio pud awenire la trasform azione. Lo psicanalista Albert Gcirres spiega l'affermazione di Tertulliano caro c(trdo salutis (la carne E cardine della salvezza) in questi termini: la carne ci costringe continuamente a riconoscere umilmente il nostro essefe umano. La spiritualit) dal basso prende sul serio il fatto che, essendo uomini e non angeli, siamo nati nella carne, e che Dio stesso si d fatto carne in Gesi Cristo. Proprio la carne, in quanto d in balia delle nostre inclinazioni e passioni, d il cardine della salvezza.

d) conversione. Limpaziente, il collerico, f insoddisfatto, l'avido... costoro ricevono in queste loro inclinazioni la ricevuta precisa, 7a valenza su cui d leggibile - come la febbre del malato sul termometro - la loro insufficienza, laloro ingratitudine, le loro false esigenze. Ma appunto queste passioni, prive di salvezza e al tempo stesso salvifiche, ogni volta che compaiono danno la cbancc di iniziare una catarsi e un cambiamento di rotta (Gtirut,s, Senza questo cardine non si

21s.).


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SPiritualiti dal basso

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alla maggior parte di noi che siamo piccole persone e non grandi personaggi. Ci preserva dal pericolo di ritenerci delle diviniti o di scambiarci per Dio. La nostra dipendenza assoluta da esseri su cui non disponiamo, la dipendenza da altro e da altri, la nostra radicale non-autarchia ci protegge dall'illusione di essere autosufficienti a guisa di ddi,

in contatto col proprio vero essere. E un itinerario di trasfirr' mazione in cui emerge sempre di pin l'ideale dell'uomo.

dalf inganno della superbia, cui soccombono certamente gli angeli, ma anche gli uomini - pochi in realti e per poco tempo - per esempio i dittatori, i fachiri, i professori. La fame e la sete, i bisogni e i desideri ci assicurano in ogni secondo che non siamo Dio (ibid.,22).

Sono ore in cui siamo giunti ai limiti del nostro umano potere e saggezza in cui siamo falliti, ma poi siamo stati capaci di sottometterci. E proprio nel momento del mollare e del deperire del vecchio io e del suo mondo abbiamo sentito emergere un'altra realt). Cosi pii di uno tovandosi nell'immediata prossimiti della morte, durante le notti di bombardamento, durante gravi malattie o in altri pericoli di distruzione, ha sperimentato come, proprio nel momento in cui la paura raggiungeva il culmine e la resistenza interiore crollava, quando egli gi) si arrendeva accettando la situazione [...], improwisamente irrompeva in lui una grande calma, spariva 7a paura e percepiva che in se stesso qualcosa di vivo rimaneva inviolato di fronte alla morte e alla distruzione. Per un momento ha avuto l'idea chiara: <<Se ne esco, so una volta per tutte da dove vengo e per quale realti debba vivere>>. La persona non sa che cosa sia, perd improwisamente si percepisce ar,,volta in un'altra forua (Dtirckh ein, 20).

Il corpo inscgna

Per fortuna \a debolezza dell'uomo fa si che la sua stessa cattiveria rimanga deboluccia. La nostra miseria corporea ci lega quindi al cielo: cardo salutis (ibid.,23).

La spiritualitd dall'alto spesso vuole arrivare a Dio senza passare per il corpo. Le d penoso che il corpo <<costringa lo spirito all'umiliante trivialiti del servizio della materia (Stffi e del metabolismo (Stoffwechsel)>> (ibid., 11). Preferirebbe elevarsi come gli angeli al di sopra di tutto cid che E carnale. Invece il nostro percorso verso Dio passa attraverso la carne: cdro cardo salutis.

conte Diirckheim, consapevole di dovere molto alla psicologia di Jung, parla della via della maturazione aclttlta c<r-

Il

me di una crescita dell'esperienza dell'esscrc (.tcizscrfubruilg). Anche secondo lui questa via passa attravcrso il coraggio di scendere gii nella propria osctrritit, nclla propria solitudine e tristezza. La meta dcll'itincrario della maturazione consiste nello scoprire I'immaginc di Dio, e nel venire

Drirckheim pensa che l'uomo possa fare esperienze dell'cssere proprio nelle ore della pii acutaindigenza:

Simili esperienze dell'essere l'uomo pud farle se sperimenta il non senso, la disperazione, se gli capita di subire delle ingiustizie.

In tale circostanza qualcuno ha sperimentato che, nel momento in cui cedeva, consegnava se stesso disposto quindi ad accettare l'inaccettabile, impro',wisamente l'essere - percepito perd in tale circostanza come un senso pir) profondo - lo inondava. Di colpo l'uomo si sente inserito in un ordine inconcepibile: una chiarezza 1o peruade con la sua fuce (ibitl., 20s.).


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Anche nel caso in ctri l'uomo si confronti con la solitudine c resista alla tristczz,r chc gli piomba addosso, alkrra put\ scntirsi improvvisamentc accolto e abbracciato dall'iniimiti di un arnore di cui non saprebbe dire chi lo ami o chi egli ami. Egli sta scmplicemet.rtc'nell'amore', come pre-

cedentiment. n.ll, forza e nella chiarezza, e ogni volta anche in uno stato che lo rende testimone di un essere che pervade tutti i suoi presupposti di esistenza avuti finora (ibid',21) ' Per Diirckheim la via che conduce a Dio passa spesso attraverso l'esperienza della propria miseria, della minaccia di potenze estranee, della disper azione, dell'ingiusti zia, della

solitudine e della tristezza. Osando la persona entrare nel buio di queste esperienze, il suo sentimento si trasforma, e sul fondo dell'indigenza si mostra il Dio che sorregge' ama e illumina.

La spititualiti dal basso nelle fiabe'

Un ottimo esempio di spiritualitd dal basso d la fraba Le tre lingue. Per [a comprensione e qui essenzialc la lettura di-que,ste-tre fiabe deiie prime dre) tratte clalla ra^ccolta dei fratelli Grimm. e oi.ci.ament.' n. )l'Lc tre lingue lDic Jrei Spracl:cnl, n' 24 La-signora 'U"iiliiri t t,,llrt', La chi,rve d'oro tDct g'ltlcnt Scl:lils.rch. Pcr la

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Fondazione di una spiritualitd clal basso

Qui l'eroe

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un sempliciotto che suo padre manda ncl gr.irrrrlt.

mondo per fargli apprendere qualcosa di sensato. l)cr. rr.t' volte il figlio ritorna a casa e al padre, che ogni volta gli tkr manda che cosa abbia rnai imparato, la prima volta risporrrlt': ..Padre ho imparato l'abbaiare dei cani>>; la seconda volt,r: <<Ho imparato i versi clei volatilil>; laterua volta: <<Ho impar.ato il gracidare delle rane>>. A questo punro suo padre, chc personificand<l il sapere puramente razionale non sa propri<r che farsene di queste arti del figlio, lo caccia via di casa (Lai-

blin,295s.).

Dopo di che il figlio comincia a vagabondare e affiva a una rocca dove vorrebbe pernottare. Ma il castellano pu6 mettergli a disposizione soltanto la torre in cui sono rinchiusi dei cani selvaggi che abbaiano con ferocia, e che hanno

gii

divorato pin di una persona. Egli perd non ha paura, prende con s6 qualcosa da mangiare e osa entrare nella torre. Ivi parla con benevolenza ai cani; questi gli svelano che la loro ferocia d dovuta al loro compito di difendere un tesoro. I cani stessi gli mostreranno infine la via che porta al tesoro e lo aiuteranno a dissotterrarlo. Dunque la via che porta al mio tesoro passa solo attraverso il dialogo con i cani che abbaiano, cioi: con le mie passio-

ni, con i miei problemi, con le mie paure, con le mie ferite, vale a dire con tutto cid che abbaia in me divorando la mia energia. Una spiritualitd dall'alto rinchiuderebbe i cani nella traduzionc italianrr c[r.J. g W. Gru,ull. Fiabe. laggcttlc t'raghe germonitl.,,,, traduzione e presentrziorre di A. Corbella. 2 voll.. Dcmeira. Buss()l(.ng()

1991(NJT.


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torre crl crigcrcbbc ACCilnto un cclificio di ideali. Ma cosi sarcnrnr() c()strctti a,l ,tvcrc c()ntinLlamente paura che i cani crourpano e sbranitro qualcuntt. Ecc<t dunque quello che carattcrizza la persona pia: la paura dellc concupiscenzein agguato e delle continue tentazioni. Ma in questo modo si esclude soprattutto se stessi dalla

vita. Tutto cid che reprimiamo o rimuoviamo d una perdita in termini di vitaliti. I cani che abbaiano sono pieni diforza;

imprigionandoli ci priviamo di quella forza di cui abbisogniamo nell'itinerario che porta aDio e a noi stessi. La torre d simbolo della maturazione del 56: essa affonda nel terreno

e si erge al cielo. La sua rotonditi d simbolo della totalit) (Ganzheit). Quando, mossi dal troppo idealismo, imprigioniamo i nostri cani che abbaiano, viviamo nella tensione continua di una loro evasione. Ci costringiamo a fuggire da noi stessi, avendo paura di guardare dentro di noi: potrem-

mo infatti incontrare quei cani pericolosi. Ma quanto pii li imprigioniamo, tanto pir) aumenta la loro pericolositi. Bisogna dunque osare entrare nella torre a parlare benevolmente e gentilmente coi cani che abbaiano. Allora essi mi confideranno che tipo di tesoro custodiscono: poffebbe essere una nuova vitalitd e autenticita, oppure il proprio vero fatto di me. Un'altra fiaba, che ci mostra altri aspetti della spiritualit) dal basso, E la nota fi'abaLa signora Holle. Goldmarie e una povera rag,azza malffattata e sfruttata duramente dalla sua

56, cioe f immagine che Dio si

matrigna.

E

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Fondazbne di una spiritualiti dal basso

Tutti i giorni la povera ragazza doveva sedere detvanti it

/

trrr

pozzo sulla strada maestra e filare e filare finch6 il sat'rgttt' lr.' sprizzava dalle dita. Un giorno che la conocchia era tuttit irt sanguinata la fanciulla si chind sulla fonte per lavarla, nra l,t conocchia le sfuggi di mano e cadde nell'acqua.

La fiaba racconta che

essa, presa dalla disperazione, si

butterA nel pozzo. Laggii nel mondo sotterraneo incontrer) la signora Holle, grazie alla quale

potri arrivare alla pienezza

della vita.

Laiblin, interpretando questa fiaba allaluce della psicologia del profondo, osserva che essa 6 una conferma del proverbio cinese: <Chi e represso in alto si volge sicuramente in basso>, (Laiblin,2B0). Quando nella vita si finisce in una situazione senza prospettive, ci pud aiutare soltanto il fatto di mollare e di confidare in Dio. Li dove il nostro impegno tocca limiti invalicabili, dove con tutta la nostra buona volontd non facciamo altro che aumentare il nostro tormento, non sarebbe una buona via d'uscita quella di adattarsi semplicemente e di rassegnarsi. Il buttarsi nel pozzo, nel profondo, d la opportunitlL che permette di spingerci in ambiti nuovi, di conoscere il regno dell'anima, nel quale ci pud essere regalata la pioggia d'oro della nostra dignitd divina. Tale regno E insieme il regno del dio materno; la signora Holle, infatti, sta per la dea germanica Hulda. Questa E il simbolo del dio materno nelle cui mani cadiamo quando ci buttiamo nel pozzo. Secondo Drewcrmann la matrigna di Goldmarie rappresenta la 'Signora T'cr'-


5B

S

piritualiti dal bassr.,

ru' (Frau Wclt), mentre la Signora Holle rappresenta il mondo intcriore di Dio in cui approdiamo quando, come Goldmarie, osiamo le profonditi. Giunta sul fondo delpozzo, Goldmarie scopre il lato interiore delle cose, sperimenta un mondo ricoperto di fiori, percepisce che tutte Ie cose, per loro natura, sono buone, tanto che ne sard beneficiata (cfr. DnnwpRMANN, Frau Hol/e). Sono proprio le situazioni-limite a costituire l'occasione che permette di penetrare pii profondamente nel mistero del mondo e della nostra anima, di scoprire nuovi orizzonti, di trovare la ricchezza interiore sperimentando cosi la ttasformazione.

Anche in un racconto di Hubertus Halbfas 1l pozzo rappresenta un simbolo importante del nostro cammino verso Dio. Un giovane vuol condurre i suoi tre fratelli a un pozzoi

voglio condurre l) dove potrete venire a sapere la verit) su voi stessi>>. Giunti che sono alpozzo, egli dice al fratello maggiore: <Ti voglio legare alla fune e calarti gii nel pozzo. Osserverai cosa c'd denro>>. Ma il fratello maggiore ha paura di scendervi; altrettanto il secondo fratello. Solo il minore si lascia calar gii (cfr. Harnras, Der Sprung in den Brunnen lll salto nel pozzo)). Quest'ultimo ha il coraggio di attraversare tutti le parti oscure fino a raggiungere il fondo. Una volta ho invitato i partecipanti di un corso a immaginarsi che cosa potrebbero incontrare scendendo in uD pozzo,legati a una fune tenuta da un amico o amica. Dalle descrizioni di molti di loro questa esperienza del calarsi aveva del minac<<Vi

l:ondazione di una

spiritualiti dal

basso

5()

cioso. Dovevano poi immaginarsi che cosa avrebbero slrcrirnentato giunti che fossero sul fondo delpozzo: uno avrebl>c

trovato laggii una sorgente di acqua chiaru che I'avrebbe rinfrescato; un altro vi avrebbe incontrato suo padre che 1o avrebbe introdotto nel mistero della vita; un terzo avrebbe visto laggir) un bel paesaggio; un altro ancora avrebbe sco;rerto delle pede preziose. La via che porta a una nuova qualith di vita passa attaverso la discesa fino a raggiungere il proprio fondo. Nella fiaba La chiaue d'oro un giovane molto povero e intirizzito dal freddo, mentre spala via la neve per liberare il terreno e accendere un fuoco, trova una chiave d'oro. Continuando a scavare scopre una cassetta di ferro; s'accorge che pud essere aperta dalla chiave. <<Allora gird una volta la chiave, e... adesso dobbiamo aspettare che giri del tutto la chiave, e sollevi il coperchio, poi sapremo quali cose meravigliose vi erano dentro>> (Laiblin , 21 6) . Anche qui il tesoro si trova nel profondo; ma prima il giovane cerca di far fronte alle diffi coltd usando mezzi sperimentati. Ecco il messaggio della fiaba: <Alla fine dei nostri 'gi-i affaticanti' (Plutarco), dei nostri sforzi soggettivi in mezzo a ombre e sbagli, a miserie, paure e privazioni, ci aspetta la sorpresa di essere introdotti in qualcosa del tutto nuovo e salvifico come dono inaspettato e beatificante di una guida nascosta>> (Laiblin,2l7). Laiblin denomina questo tipo cli fiaba <<racconto dei due mondil>. <<Una situazione conflittr-rale senza vie di uscita, tna fatale menomazione o ristagno tli

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H

60

Spiritualrti Jal basso

i' rrll'originc di una situazione in cui all'eroe si dischiupotri trovare unaforzavitale o sorg('lrtc vitale finora sconosciuta oppure andata persa precetlcntcr-ncnte. Nel profondo giace un bene prezioso che, trovatolo, l'eroe potrd portare con s6 nel suo mondo, un bene chc lo aiuter) a proseguire nel suo cammino sano e salvo. Le fiabe col motivo dei due mondi richiamano a noi tutti la via di una spiritualiti dal basso. Dobbiamo scendere in profonditi per scoprire una nuova sorgente per la nostra vita. La via va gir) in profonditi per poter cosi rinnovare una vita svuotata e prosciugata. La forza della trasformazione non la troviamo vivendo superficialmente, ma scendendo in profonditd. La via che conduce laggii passa amraverso il fidarsi e I'affidarsi, attraverso il lasciare andare e il lasciare accadere. Non posso intraprendere questo cammino in base a vitrr>>

).

.'lc rrrr irltx, mondo, dove

una mia decisione, ma solo se sono chiamato. Solo chi ascolta e obbedisce alla voce della vita, pot) trovare nel profon-

do la sorgente della vita. Chi <<cammina da immaturo, cioE condotto dall'io capriccioso, dalla curiositi e dall'egoisrno, sari beffato e punito da quelli di laggiil (ibid.,27.)), come d successo per esempio a Pechmarie. Spesso d I'es;re ricnza del fallimento o della disperazione che mi costringc a scendere, pcr scoprire laggir) la sorgente.

(,orrrc sviluppare una sl)irirrrlit) dal basso

Spiritualiti .l,rl l,,rss., siiirrilit.rr ccrcare Dio proprio nelle nostre passiorr i, t;r l:rt I it., lt.r i r., ncl nostro vagabondaggio spirituale, rrt'llrr rrostr.;r ilrrlrott.rrzt. La fiaba Le tre lingue ci rr

t

pud servirc tlrr rrrt'rrrl.r';r ,lt'll,r sPi.itrralit) dal basso: secondo questa fiabrr i. 1,.ssilril,.r,i't.rt's.1. sc siamo in dialogo con le nostre passi.r r i, n: l rr l t it. t. l t'r.i l t.. l )( )t l.emmo interpellade per sapere i srrggt'r'irrr,'rrti ,li l)i() ('()rr(.lrrti in esse e il modo con cui egli, pr.1rri. rlru,ir(' r'sst', r,rr.lc. grriclarci al tesoro nascosto nella t.r'r'r'rk'llrr n()srr':r s.ltirr-rto chi scende nella 'ir:r. propria torrc, l)()l r.rr lrrrvrrr.t. il lt.sonr in sc. Molti che, volirrrrlo, (.(,t.('rln() il lt,sor.o in alto improwisa_ mente preciltitc|irnn() (.tl()ll 1,, 111,y,.1..111lto mai. euelli che tendono a i<lcrrli .srt'r'i.r'i t'rl t'sll':rr(.i r)olr vefranno mai in contatto con il lorrr v('t.() (.ss(.t.(.; lts:ul() rlctti ideali per appa_ garela loro anr[rizi.rrr.. 1,, vt'rr, ..1r,.. sl,..ss,, lrrrno cose grandi, ma non scopririrt.rr. rrriri il l.rrr Sr1, rr<ln vivono la vera r

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't,r..


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Spiritualiti dal

basso

vocazione assegnata loro da Dio. Dovrenmo lasciarci condurre gir) in profonditi dai 'cani che abbaiano' per sapere dove sia sotterrato il tesoro; quei cani selvaggi ci aiuteranno addirittura a dissotterrarlo. Oppure - insegna la metafora

della fiaba La signora Holle - li dove cozziamo contro i nostri limiti e non sappiamo pii che pesce pigliare, possiamo 'buttarci nel pozzo' , sperando che Dio ci doni un nuovo modo di vedere le cose e ci apra nuove opportunita. L,a via che porta al tesoto, al vero 36, d un aspetto della

spiritualitd dal basso. I-lalro aspetto d l'esperienza del toccare il fondo della propria impotenza, che poi si tramuterd in rimbalzo nella grazia di Dio. Nel profondo non solo potrd guarire ma, al limite delle mie risorse, sard spinto totalmente in Dio. Laggir) dove awiene la mia capitolazione davanli a Dio, dove riconosco di non riuscire con le mie forze a uscire dalla palude, di non riuscire da me stesso a migliorarmi, ld potrd anche iniziare un rapporto personale con Dio. Lh avrd il sentore di Dio e della grazia. Nell'accompagnamento spirituale sperimentiamo continuamente come le persone siano deluse di se stesse, perch6 non riescono a realizzare il proprio programma spiriruale, perch6 nonostante tutti gli sforzi falliscono ripetutamente. Anzich6 incoraggiarle suggerendo loro che con pii lorza di voionti potrebbero eliminare tutti i difetti, cerchiamo di mostrare loro che stanno vivenclo un'esperienza spirituale decisiva. Non possiamo assolutamente garantire per noi stessi; non possiamo fare di rroi quello che vogliamo. Ma

Come suilu1,1t,tn't,ttt

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6)

ttuttf t/,r ,l,rl l,,rttrt

proprio Iir.k,vt. lt()tr l)(rssiilnro lriir far niente, dove falliscono le nostrc l)l'()sl)('tlir,.', .1,,v.. :r rlt'ttir .lcgli schemi umani tutto va di travc'r's(), ('('( () l)l()l)t i() l;r l)irl ci vuole toccare e far vedere chc trrlto i'11r':rzirr. SecontLr

il tr,r,l,1i,, K:rll l{;rlrnt'r', in tali esperienze dei pro-

prilimiti c'itrrIroIr'rrz:r |)(.t( (.1)iitIIl() I'opcrare dello Spirito

San-

to in noi. lict'o r',,rrrt' lt;rlrrr,.r' .lt'st'r'ivc questa esperienza dello Spirito Siult() l)r'()ptio irr sitrrrrziorri tli Iimite e di resa a Dio: Ablri:rtrro nriri ( ('rt:rto ,lr rurru(. l)io lii dove non si d pii trasportrrti rllr rrt'ssrrrr;r orrrl;r tli ('nlusiirslr)o, dove non si pu6 pir) conlirrr.lt,r'r. l)io r orr sr. stt.ssi ,. ..r,rr la 1>ropria vitaliti, dove si pensrr tli rrrolirr. ,li , p r,.ll'rrrrr,,r'.. .. lrc ir1-rpare come la morte e la ncgitzirtttt' :rssr )lut;r, l,r, 1,,r,, s,'rrrl,r'ir di chiamare apparentemcntt'ttr.'l \'ttt)l{} ( ( r}ttll)l('l:t,)r('trtt'irrascoltati, li dove la situaziont'lr,r l',r,,1,,.1 t,,,1i rrrr tr.r'r'ilrilr.'salto in cid che d senza fon<lo, lir ,1,rr,,. lrrilo st'rrrlrr:r rlivt,rrllrr.c incoraprensibile e appafCIr t('n t('r

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Se ciri clrt'i,r'orr,.'1,il,i1,., ..rrrrrrci;rlrilt., godibile si sprofonda, tutt() t'isuorrrr ,li rrrr sil..rrzi,r rrrollrrlc, sc tlttto riceve il gusto

se

della nroltt't' ,lt'l ,lt.t,rtlinl(.nt(), ()l)l)ut'c se tutto sparisce conte in rrrrir lrt'rrlitrrtlirrt.rrrrr,,rrrirrrrlrilr., lrcr cosi dire bianca, senza cololi t' irrrllt.r'r';rlril.., ;rllor,r irr rroi i effettivamente all'opera nolr s,rlt, lo slririlo rrrrr l,r Slrilito Santo. E,cco 1'ora della sua grazirr. Allotrr l',t1,1,r1(.nl(.nl:l)('rutzrr ili fondo che sperimentiatrro ilt'llir tr,rsllrr r.sistt.rrzrr, lrr rrrirncanza di fondo di

Dio che si t'orrrrrrrit:r ;r n.i, r. l'irrizi,, ,lt'llrr vt'nuta della sua infinit) chc l'rrrrr lr:r piir vit., r'lrt.i.:rssrrlror'1rlll c()mc un niente in quanto

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Spiritualiti dal

64

basso

La condizione, richiesta dal programma 'dodici passi' dei gruppi AA (alcolisti anonimi) per poter sperimentarela grazia di Dio, d sempre l'ammissione della propria impotenza, la dichiaruzione di bancarotta della propria volonti nell'imbrigliare Tamalattiacon Ie proprie forze. Soltanto quando ha riconosciuto che non riuscird mai a far niente contro l'alcolismo, l'alcolizzato d in condizione di affidarsi senza riserve a Dio. Li dove hanno capitolato i suoi sforzi, pud crescere il rapporto con Dio; e in questo rapporto potrlL salvarsi. F{ermann Hesse, che ha sperimentato sulla propria pelle questo paradosso del tendere umano, spiega in una lettera che il nostro cammino di lotta per il bene finisce immancabilmente nel1a disper azione, vale a dire nella constatazione, che non si di una rcalizzazione della virtr), una piena obbedienza, un servizio appagante, che la giustizia d irraggiungibile, che l'essere buoni d inadempibile. Questa disperazione conduce allora o al decadimento o a un terzo regno dello Spirito, cioE a vivcrc in uno stato al di della morale e della legge, penetranclo in un ambito di grazia e di redenzione, conduce a una nuovA e pii alta assenza di responsabilit) o, per dirla in breve, conduce alla fede (Hesse,389).

li

Soltanto quando, in seguito ai nostri sforzi di vivere secondo la volonti di Dio, abbiamo ammesso che non ci riusciremo mai a trasformarci, intuiamo che la fede vuol dire lasciarci cadere completamente nelle braccia di Dio, fidandoci di lui. Spiritualit) dal basso, dunque, non d soltanto crescere

h

Come suilup1t,tt t, /rrrrt

t1tJ7J:/11I1/r,/,r

,l,tI 1,,rttrt

65

il rrri. lr.s()ro passando attraverso i miei pcnsi.r'i t'st'rrlirrrt'rri, rlttr'irvcrso le ferite de]la vita e le malattic, lrrrr r.igr rrr r.t lr'r r, l r,, l'(,sl)crienza della fede proprio umananrclrte' t' st'.1r|i|t'

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dove h. t.s:rrrr.it,, 1,. lrrit. r.is.r.sc, c Ia crescita in un rapporto con Dio, Iir rlovt.rrri st.rrlo (.()lnl)lctalrente solo.

Dialogare colr i lrropr.i pcrrsicri c sentimenti

Spiritualiti .lrrl l,,rss,, r,rr.,l ,lir.c.rrscoltare la voce di Dio nei nostri pcnsit'r'i t' st'rr irr.r rr i, r rt.llt.,ostre passioni e bisogni: qui ci parla l)io. Ast.oll:rrr.l.,lrr scolrriamo l,immagine che Dio si d lirtt. rli rr.i. l)t'r'rrrrrr. rr., clobbiamo censurare le emozioni c lc lxrssi.rri; lr,rrrrr,, rrll(. ., senso, sitrattasolo di cogliervi lc irrrlir.irzioni tli I )io.

Molti c.rtLrrl:,r() st' srt'ssi pt'r' i klro sentimenti negativi quali la c.llcr,r, Irr srizzrr, l:r ii.hrsirr t' I'apatia. Essi cercano spesso 'c.n I'rrirrl. rli I)ir' tli 1rr..c.e<lcre contro tali sentimenti per sba r',rzzrr's('r('. Slri.it ,rr liri tl,rl basso significa invece riconcilia.si r'.rr lr' 1,r'.1,r'it' lrrssi.ri cd emozioni: tutte quante poss()n() l)()l'rir'(' ;r l)i.. llis.grrir s.lo calarsi in esse per leggerne il rnt.ss,rg;ii,,.

Anzichi conr [)rr l t ('l (' ('( )r ) r r'( ) Irr r r i;r .4t'k n itt e condannarmi per il fatto chc, rr.rr.slir)r(' r.ilrr lrr rrriir slriritualit), sia ancora presente ir-r rrrc, tl<lv.r'i srrrtlir.'lrr t, rl<lrrrirnclarmi: <euale r


66

Spiritualiti dal

basso

nostalgia si nasconde clietro la mia gelosia? Quale bisogno mi sta a indicare? Da dove proviene la mia gelosia? Di che cosa ho paura? E 1, prrta di essere abbandonato, di non essere la persona piri importante per il mio amico o amica?>>'

umilmente di esserne affetto, la mia gelosia mi pu6 condurre a Dio. Allora potrd presentare a Dio la mia indigenza,la mia paura di essere abbandonato e pregarlo di soddisfare il mio desiderio ardente di un amore su cui poter Se riconosco

contare. Per la spiritualit) dall'alto le passioni esistono soprattutto per essere dominate e superate. I-ideale della calma, dell'a-

more del prossimo, della cordialiti richiede il dominio della utllera e della rabbia. Eppure Dio abbastanza spesso mi pu6 parlare nella mia rabbia, indicandomi il tesoro che giace sepolto in me stesso. Se la ascolto attentamente, la mia rabbia forse mi dice che non vivo pienamente il mio vero essere, che non ho permesso lo sviluppo di quel progetto che Dio ha ideato per me. La rubbiaspesso mi fa presente che ho da-

to ad altri troppo potere: ho sempre soddisfatto le as1-tcttative altrui e non ho dato ascolto a me stesso c ai tnici lrisogrri. Non ero io a viverc. (lli altri n.ri sono venrrti ll'()l)l)o vit'itli c, oltrcpassati i tttici col-r(itti, ltti lt:tt,tto It't'ito' Anzichi. rcprinte rr. lrr r-,rlrlri,r, il rlirrk,g() ('()l) cssA sarcbbe la via chc pri 1t.r.tlr il tl.()vtll.(. il tt'srl't, ig prc, I'irlnritginc che Dio si d latto di rrrc. l,ir r.irblriir i. lir lir|zir irtta a buttar f-uori da me l,altro chc nri ha Icrito, c a ristabilirc cosi una sana distanza da lui. Solo clopo avcrlo bLtttato fuori da me, potrd anche

Come suiluppare una

spiritualiti dal

basso

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perdonarlo e liberarmi realmente dal potere che escrcitit str di me. Soprattutto per le donne, che da bambine son() slilt(' fatte oggetto di abusi sessuali, d importante che vengano itr contatto con la loro rabbia, e che buttino fuori da se stesse chi le ha violentate. Questa E la condizione richiesta per la guarigione del loro trauma. C'E perd anche un altro tipo di rabbia che semplicemente mi domina, con la quale non riesco pii a entrare in dialogo: non riesco a capirne il senso, a capire il linguaggio dei 'cani

vi abbaiano'. Allora essa pud diventare il pozzo in cui dovrd'buttarmi', cosi come Goldmarie (nella fiaba La signo' ra Holle) che, giunta al punto in cui non pud pii andare avanti, in cui ogni riflessione d inutile, dovette buttarsi nel pozzo. Forse anch'io, precipitato sul fondo del mio pozzo, scoprird un prato di fiori, cosi che tutto cid che e in me e intorno a me di colpo si trasformer). Oppure troverd sul fondo della mia rabbia una sorfJente di energia, e allora la mia rabbia si trasformeri in voglia di vivere. Oppure, nella mia che

liberarmi dalla rabbia o a gestirla nel modo giusto, saprd abbandonare i miei sforzi per consegnarmi semplicemente nelle mani di Dio. A questo punto la rabbia mi rinvia al mio rapporto con Dio. Non riuscird mai a sbaraz' zatmefle per sempre, ma la rabbia mi potri sempre servire da stimolo per rimettermi nelle mani di Dio. Sono quindi tre le uie della spiritualiti dal basso che riscontriamo regolarmente: prima uia, il dialogo con i pensicri e sentimentt; seconda uia,1l calarci in profondit), l'immergc'r impotenza

a


6B

Spiritualiti dal

bassct

intuitivo nelle cmozioni e nelle passioni, sentendole fino in fbndo, ciod fino alla loro trasformazione, cosi che, raggiunto il fbndo, io scopra nuove possibiliti e trovi Dro; terza uia,la capitolazione davanti a Dio, 1'ammetter che con le sole proprie forze non si potrh mai avanzare,l'arrendersi a Dio, il lasciarsi cadere nelle braccia del buon Dio, che d il 'buttarsi

si

nelpozzo'della fiaba La signora Holle. Alcuni pensano chel'irascibiliti sia una proprieti caratteriale tale da non poter essere cambiata. Ma, se entro in dialogo con la mia irascibilith, forse scopro che questa E come un grido che rivendica lavita. Essa pud rammentare a qualcuno situazioni delf infanzia in cui non era preso sul serio nella sua unicit), nei suoi sentimenti. Allora era probabilmente una necessith di vita che egli si difendesse cosi irascibilmente contro questo 'non essere preso sul serio', per non essere calpestato ancor di pii nei propri sentimenti, magari fino a esserne soffocato. Se allora

il ricorso all'irascibilit) era que-

stione di soprawivenza, ora non d pir) una buona strategia; anzi si soffre per tale irascibilith che rende la vita difficile a se stessi e al proprio ambiente. Il dialogo con f irascibilit) potrebbe tnettcrci in contatto con il desiderio ivi latente di averc clei sct-rtitr"renti del tutto pcrsonali. Ci sono anche persone chc, pttr dialogando con la

propria irascibiliti, non ne vengono a capo. E necessario che essc si pacifichino in tutta umilti con l'indomabiliti dei loro scatti cli ncrvi c si lascino guidare clalla loro irascibiliti alla ripetLlta constatazione della ltropria impotenza, non rimanen-

Cr.,me

suiluppttft' t/tttt \l,/t i/t/|tIr/,r J,rI Itrtsrt

6L)

do loro altra lrossilrilitrr clrc rrlrcndersi e consegnarsi a Dio. Molte pers()uc solllrlrro l)(.r' unrl qualche p(tura o angoscia. Una reazionc lr',.'r1trt.rrtt.i.rlrrc,lla o di voler superada attravefso una tcrirlriir, ()l)l)ur'(.r.1i 1,r'cgarc insistentemente Dio di liberade clallir lxtrrrrr. Mrr ilr crrtrambi i casi esse sono fissate sulla loro 1>ittrt'it tli i'rri r,,ot t't'lrlrcro sbarazzarsi a tutti i costi. In questtl tt.ttrtk, rt()n l)(' t'ol;,,otro il rressaggio. Senza lapaura non avfemn)() n(.nrlr(.no il scrrso clclla misura, saremmo continuamet-rtc o[rcrrrti tlrr irrrl,t'grri. Una paura esagerata B spesso indice cli trrr :rtl('liliiitrn('nto csistcnziale sbagliato 17

perfcziotti.r////) (. s()\/(.nlt' lrr causa della nostra paura. Se

devo dappcl'l ult() ('ss('r'(' il rrrigliolc, se nelle discussioni devo semprc p()t'til'('11li rrr'1q.,rrrr.'rrti rrrigli<lri, se mi aspetto che tutti

tfovino gratrtliosi i rrrlt'i t orrllilrtrti, avrd continuamente pauru difar l>nrttir ligrrr':r. Lt' rrrit. rrslrcttative sono cosi grandi da mettermi in stitto tl';trr;iost iir. l,ir te rapia cognitivista del comportanrcrr l l i rsr'p,nrr cl r..' l,r l )ilu ra segnalerebbe l'influsso di falsi princilri tli 1,,rr.1.,, 1rt.r't.sr.rrr1rir) questo: <<Non devo fare nessun crr()l'(',:rll|irrrt.rrti rron valgo niente. Non posso permetternri Ir'rrttt' ligrrlt' rrltlirrrt.nli lni rifiutano>. Il dialogo con la nostra [)irulil lx)l lt'lrlrt' rriutrrlci a produrre gli antidoti richiesti: <.Varl,r Irt'rr..' t',,sr ('()nr(' s()r)(). Mi d lecito sbagliare. Non casca il nrotrrkr st' lrrt't'io lrrrrttc ligtrre. La mia digniti interiore ncssulril Irlrrtlrr lilirrlrr rrrt. lir lrotla togliere>>. A dire il ve t'rr, rrorr si trrril rr t li u n t lu('c() per liberarmi dalla mia paura; qucstil irrlrrtli prrir sollt'r'itrrlrrri ad avere un rapporto migli()re c()r) r)r(' st('ss() r' rl tt()vrll'c un'immagine ltiir <

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Spiritualiti dal

10

basso

rtrrrr

tlttrr/tr,rfrl,r,l,rl ltrtrrt

7l

adeguata di me stesso. Pud anche succedere che tutto il dialogo condotto con la mia paura non serva a niente, che essa continui a paralizzatmi. A questo punto la paura mi spinge a

gressivc nci corrl'rrrrrri r.lt.l lrrrrnlrino. L, infatti comprensibile che una nratllr', rrssillrrlrr rlrrl lr;rrrrl>in<t 24 ore su24, provi an-

Dio: non mi resta che ammettere la mia impotenza a venirne a capo. Allora la paura sar) il fondo da cui poter rimbalzare a Dio; essa mi costringe ad affuontaia spiritualmente' a presentarmi suo tramite a Dio o a recitare delle preghiere bibliche: <<Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perch6 tu sei con me>> (Sal2),4). Oppure: <Il Signore d con me, non ho timore; che cosa put) farmi l'uomo?>> (Sal 118,6).In tal caso la paua costituirebbe una sfida spirituale e un test per provare se prendo sul serio Dio e le sue

re un p()' solir 1rt.r' s(. sl(.ssrr. l,r. lrrrlsioni aggressive le fanno presentc clrc lrrr lrisogn., tli rrrrrggiorc distanza dal bambino.

promesse.

la paura certo non vola via per incanto, perd potrei disporre di un'ancora di salvezza in mezzo alle mie paure. Potrei pacificarmi con essa cosi da non cadere nel panico a ogni ombra di paura' Un altro accorgimento d quello di ammetterla, ma nello stesso tempo di credere che in me c'd uno spazicl in cui la paura non ha accesso. Certo, le mie emozioni ricevono l'impronta dalla paura, ma nel mio profondo essa non mi pud seguire' Se

io credo veramente che Dio

E con me,

Talora abbiamo paura di noi ste-r-ri: abbiamo represso la nostra aggressiviti e abbiamo forte timore che essa possa esploclerc. Prendiamo il caso di una donna alle prese talora con la paura irrazionale di arrivare a uccidere il suo bambino, che purc .rma cosi tanto. Il dialogo con questa paura potrebbe svelarlc che. accanto all'amore, ha anche delle pulsioni ag-

T

Comc s.uihtplt,tn'

che delle prrlsiorri

:11,,11r't.ssivt..

Arrch'essa infatti vorrebbe esse-

Purtroppo, i rr ll r rt.r rz:r t ir . l:r l l' i t lerrl isrno della sua spiritualit) dall'alto, norr l'it'st't. ir irrurrrrlqirrrrrsi di aver anche lei il diritto di esserc agglt,ssivir. l,,vitk.rrtt'rrrente alberga in lei un alto ideale dcilu rrrrrtt,r'rril,r, s....'.,rrrl,, il cluale una madre dovrebbe essere sem[)rc pit.rrrr tli :un()r'(.vt.r'so il suo bambino. Ma quanto pii in alto lrir rrrir':rlo il stro i.lt.rrlc, tanto pii veemente si d ridestato il pok, ('()ntliu i() ,lt.ll'irggrcssivith. Il dialogo quindi con la prol>riir l)irut:r l)()t rt.l rlrt. irrrlrrrre la madre ad avere pii cura di se stcssil t'lrorr s.,lr, .lt'l lrrrrrrl>ino. La paura ha sempre

un senso. I)ovrr.'lrrrrto s.,kr srrl,t.t'lrc intcrpretare il linguaggio, cosi da potcr surlrlirt. il t...solo t'lrt'ci vuol additare. Ci sono pclil irr rt'l rt' :ll )li( )s('(. t'lrr. sono insite nell'esistenza umana: qucllrr ,.ltlh y,litrr,fur,, ... ..1rr.'llir della morte. Qui occorre acccttat'c I'irrrg,,s.. irr t. sr.pirrillrr [ino in fondo. Nel pir) profondo I'uorrro i' tur csst.r't, solitirlio. Pcr Hermann Hesse 'essere uman()' cryrrivrrlt. rr '('ss(.r'(.solitalio': <<Vivere d essere solitari. Nessun css('r'(. lrrnrrr() ('()l)()scc I'altro, ognuno d so1o>. Per Paul'l'illiclr lr'ligiorrt.i. r'iir t.lrr'()flnuno combina con la propria solitrrrlirrr'. St.rrri t'orrt'ilio t'on Ia rnia solitudine e con la paura chc Ir,,.l.'ll,r st(,ss;r, lrotlci scoprire il segreto della mia esistcnzir. <(,lri conost'r. lrr solittrclinc ultima, conosce le cose ultimc >>, tlicr' I rlit.r llit'lr N it.lzsclrc.


l2

Spiritualiti dal

basso

La solitudine, l"essere solo', mi potrebbe condurre all'espe rienza profonda dell"essere uno' con il tutto. Alla fin fine la mia solitudine mi rinvia a Dio. Il filosofo cattolico Peter \X/ust lo ha sperimentato nella sua estrema e ultima solitudine prima di morire: <.Credo che la causa pir) profonda di ogni solitudine umana sia la nostalgia di Dio>> (Gesamttaerke,IX, 15r). Morendo si d soli. <<Morire vuol dire solitudine ultima e assoluta; il morire ti rende solitario e ti immerge nella solitudine pii estrema>> (Sch'ilt2,277).Fcco quindi che la solitudine mi potrebbe spingere ad affidarmi completamente a Dio. In tal caso la solitudine potrebbe arrecarmi frutti e costituire la sorgente della mia spiritualitd. Ma nonostante la fede nella risurrezione rimane ancora la paura della morte. Posso solo accettada dicendomi: <<Si, io morird. Posso morire in un incidente oppure per tumore o per infarto cardiaco. Non riesco in definitiva a sfuggire alla morte>>. Se io la accetto sard costretto a riflettere sul mio essere uomo: in che cosa consiste la mia vita, quale d il suo senso? La paura di morire mi conduce ai fondamenti dell'esistenza umana. Gruzie a tale paura posso riscoprire le verith cristiane; che ciod, attraverso il battesimo, vivo gii al di ld della soglia, che insieme a Cristo sono gii morto e che la morte non ha pii potere su di me. In me c'd qualcosa che la morte non potrh pii distruggere. Limmagine che Dio si d frrtto cli trre d immortale, anzi briller) della sua verubellezza scllo a partire dalla morte. La spiritLralita dal basso gestisce inoltre in modo diverso

71

gli istinti: lr()lr c('r'('1r rli ikrrrrinrrlli, ma di trasformadi. Ci chiediamo dovc cssi vogliorr.r spirrgcrci. Ci sono oggi molte persone che Iranrr., ltntltlt'tttr' trtl iht. Alcune 1i combattono invano per trrltrr lrr lor'o vil:r. (,elto, cligiunare pud essere un buon metotkr 1r,-,r' lilrt.riu'si .lrrlla rlania del mangiare; ma se mi castigo col rliliirrrro l,t.rclrcl ho mangiato troppo, ruoterd sempre int()rro rrl tt.rrrrr nliu)llilll'c o digiunare. Sarebbe meglio invecc clrir,rlt,r'si 1r..r't'lrti si vrrole sempre mangiare cosi tanto, quale rroslrrlgirr si rr:rst'ontla dietro questa mania del mangiarc. l)irtlogrrrrtlo ('()n (.ssil, talc mania si potrebbe trasformarc. Sc nt'l rrr;rrrlii:rrt.t''i' lrr rrostzrlgia del godere, laterupia consistcrclrlrt. 1rirrtIosto rrt'll'intparare a godere concedendosi il gtrsto tli lrrr.rrri lrrrsti. ll fine della vita spirituale d infatti, sccorrrk, lir rrr ist i('ir nr('(li('villc, frui Deo (godimento di Dio). Chi drurr.lrrc si lrloilrisct.ogni godimento, nemmeno avri sentorc <li I)io. L:r \/('r';r rrst't.si rron d rinunciare o mortificarsi, ma eso'r'ilrrrsr ;ti lilri tlt'llrr lr.ralizzazione umana, esercitarsi quincli irtrc'lrc rrt'l g,,,lt'r't'. La stessa cosir virl('. pt.r' lrt r,,lrr, rllli.lLabbiamo spesso imprigionata ncllir tollt. l)(.r' l):uu ir t'lrr. 'i cani abbaianti' ci sbranino. Ma cosl ci 1>r'ivirrrrrr, .lt'llrr li,rzir .lella sessualiti, che alimenta la nostra vitrrliti (, lit n()strrr slrilitualita. Una spiritualiti che tienc solto clrirrvt. lrr st.ssrrrrlili rlovri continuamente aver paura clcll',rss,rlto tlt.llt. r'r,rri'trpisccnzc in agguato. E una visione ncgativir tk.llrr st'ssrlrlrti r;rrcllrr cli voleda soltant<r soggiogare.

La sessualitr\ i. Ia solgcrrtc lriir irnlrol'trlntc della nostra slri


14

Spiritualiti dal

basso

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75

il giovane della fiaba, le parliamo gentilmente, allora potrebbe indicarci il tesoro che giace nel nostro profondo, ciod il tesoro della nostra vitalith e della nostra nostalgia spirituale. Essa potrebbe forse suggerirci: <<Cerca di vivere e di amare realmente' Cosi come vivi adesso, sprechi lavitanon vivendo te stesso e la veravita. Non accontentarti di vivere solo correttamente! In te c'E una nostalgia pii grande di vita e di amore. Fidati della tua nostalgia! Dedicati allavrta, agli uomini, amali con tutto il tuo cuore! E ama Dio con tutto il tuo cuore, con tutto il tuo corpo e con tutta la tua passionel Non darti pace fino a

un apolicgrrrrr: <<[ ,Jrr llrrlt'llo t',,rrsrrltr) il vecchio padre Agatone a proposito rlt'll:r lilritlirrr', c questo gli rispose: Sur,via, gettala tuir incirprrcilrr tlirvrrtrti a Dio e troverai la quiete>> (Apo, l$). Sollirtrt,, (1rrrr(l() il giovane monaco confessa la

quando non rascendi in Dio e ti fondi in unitd con lui!>>. Ma non si tratta solo di scendere nella torre e di parlare con la propria sessualiti, per scoprire il tesoro a cui essa vorrebbe condurre. Spesso la sessualiti ci assale di sorpresa cosi

ritenuta qui rrtrir Iolzrr slrililrr,rlc chc ci spinge verso Dio. Nella slriritrrrrliti ,lrrl lrrsso rrt'ccttiamo la nostra sessualiti

ritualiti:

sc facciamo amiciziacon essa e, come

che non riusciamo a dialogare con essa. Ci tiene semplicemente nelle sue mani. Molti soffrono a causa della masturba' zione, contro cui ogni combattimento finisce per 1o pii nella delusione. Ma anzichâ‚Ź penalizzarci con sentimenti di colpa, giova di pii ammettere la propria incapacita a imbrigliare la propria sessualiti. Per molti d salutare il fatto di non potere dominare la propria sessualitd; il che Ii costringe ad ammettcrc umilmente di essere uomini in carne e ossa, di non riuscirc con laforzaa diventare uomini puramente spirituali. I monaci parlano spesso della necessita di ammettere innanzitutto la prclpria impotenza; solo a questa condizione Dio ci toglic via la lotta. Ecco quanto dice a tale proposito

Dio potri condudo, attravers() l'itulrolt'trzrr, :r unir lru()va libert). Sono possibili sua impotcnzir ir .krtrritrrrt.' lir scsstralith,

due espcricnzc: r'rrggitrrrgirrrt'rrto clella pace con s6 e con Dio

attfaverso I'irrrpotcrrzrr ,li lr.,rrtc alla sessualiti, oppure latrasformaziotrc rlt'll,r s.'ssrr,rlilir, t'onrc viene esercitata per esempio nel tantlisrrro, rk,r,t' si lrlirlicrr coscientemente l'eccitazione sessualc pc't' r'isvt'iili:rn' lc lot'zc spirituali. La sessualit) B

con riconosccrrzir irr (lu:u)t() t'i licorclzr continuamente che la nostra vita spit'itrrrrk' r. rrltrritr,r rrclla voglia di vivere, che non dobbiamo vivclc in rrrr,.lo l)ur'rulrclrte corretto, ma trascen-

derci in Dio rnctliirrrtt' I't'st:rsi. Nclla nostra tradizione spirituale abbianr() l)('r' kr lriir t'orrsirk'rrrto la sessualitd negativamente, comc cltrcllir [)irssi()n(' r'lrc ci scpara da Dio. Naturalmente la sessrrirliti prrir rrrrt'lrt'lru'si chc ci chiudiamo a Dio. Ma si puc) ancht' slrt't itrrt'rrt,rr'..' t'hc l'eccitamento sessuale porta sempre c<ltr si'r'trt'r'girr slrit'iltrirlc, che 1a sessualitd ci ricorda ripetutanrcr)t(' lir trostt'rr trostrtlgia cli fonderci in Dio con passionaliti c iu)l()r'(', sl)('r'in)cntllnclo in lui l'appagamento pieno clellc Ir()strc rrostrtlgir'. E radicata pro[irrrrlirrrrc'rrtt' irr rroi l'irrrrbizione di avere in pugno i nostri scntin)('nti trcgrrtivi, r.lrrali la tristezza e l'iper-


ry

76

Spiritualiti dal

basso

sensibiliti. Ma abbastanza spesso ci accorgiamo di non riuscire a cacciare questi stati d'animo con il semplice pensiero positivo. Spesso neanche la preghiera ci pud aiutare pin di tanto. Parecchi pregano insistentemente Dio che li liberi dalla loro depressione; ma col loro pregare non fanno altro che girare e rigirare su se stessi.

IJna suora soffriva per il fatto di essere colta ripetutamente da profondissima tristezza. La rascuratezza riservatale da una consorella, la scontentezza per

il proprio lavoro, il lavo-

ro eccessivo, o qualche altra occasione, facevano si che la sua contentezza si ffamutasse di colpo in cupa tristezza. Si rimproverava in continuazione di non riuscire a risolvere il pro-

blema nonostante l'accompagnamento terapeutico e spirituale. Essa d delusa di se stessa e dubita delle proprieforze. Sarebbe sbagliato pensare che ci sia un espediente spirituale o psicologico atto a liberarla per sempre da queste fasi di tristezza. Le domande da porre sono queste: per quale motivo vorrebbe liberarsi dalla sua tristezza, per la volont) di Dio o per la sua? La sua tristezza non corrisponde forse al suo ideale di essere una suora che vive sempre di Dio, che attraverso la preghiera e la meditazione diventa sempre pii calma e padrona della situazione? Ma questo ideale d anche l'immagine-progetto di Dio su di lei? Oppure la suora vuole coprire con ia propria immagine ideale quella di Dio, sollecitata dai propri gusti relativi a un'immagine di perfezione angelicai' Non mira forse a far di Dio uno strumento che la aiuti a corrisponclcrc ai propri ideali?

Come suiluppar('tut(t

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,/tt//tttli/i tlrrl ht.t.ro

11

Per tanto lctrrpo ll strot'ir hlt creduto di potersi liberare della propria ipt'r'st'rrsilriliti 1rt'r' i'tczzo della preghiera e della meditaziorrt'. Mrr trotr i' rltrcsta la via giusta, in quanto lei usa Dio conr(' nr('zzo 1rt't' s[ritrrtzzarsi del proprio disagio; in realti Dio n()r) ('()nlrr 1rt'r' lt'i. Sc la suora nella sua spiritualit) si preoccrrlxrssc rli l)io irr pt'inro luogo e non di una vita tranquilla e ill)[)ill]irlir, rrllolrr lt,,ve'rcbbe Dio non evitando, ma attraversau(kr lir srlr Irist('zzil. l,a via giusta sarebbe quella di ammettcrc c's1 r I ci t rr r t,.'r r I t' r I i csscre dolorosamente lacerata a causa della 1rt'olrt irr It istt'zzrt c ipcrsensibiliti. Se non sol<, 1r,ttl., t'otr lrt trtiit tristezza, ma mi ci immergo flno in Fotrrlo, ,rll,rt',t ..'ss,t lrolri trasformarsi per me in un gui

r

sto agrodol('t'. I)t't't t'1rit,r tli t'ol1to che la mia ttistezza d un sentimcnto itrtctrsr,, r'lrt' itr t'ssrt intravedo qualcosa della pe-

rlcl vivt'r't' t' rrrl.liritlrrt'it clel mistero dell'essere. A questo punt() trri lir l,t'nt'rl('('('llrtt'c qucsta ttistezza, che potr) santezzLt

trasformarsi itr rrtr s('nlinl('nt() positivo e nelf intuizione che

mi restano rlnc()r'rr .lrr irrl lrurll('t'(' ntolte altre illusioni, fin quandcl io rrotr rit'orrost

rr

('sl)('r'inrcnti la verit) della mia vita

rli l)io. Spesso ci solto 1rt'olrlt'trri, solrt'ittttttto d'interazione tra le persone, allir ctri solttzi,,nr' r)()rl sr'r'vc capire il dinguaggio dei cani chc rrbIliriirrro>r. Sr' itt rtttrt trtrtttrniti mi sento ripetutamente esclrrso t'lt'itittlt'so, lrosso si lisalire alle cause e cercare di oflrirtni tli lriir rrl .lirtlo1i., lrct'chiarire eventuali ine

la veritir

comprensi<lt-ri; rttit sl)('ss() [)r'r'sisl('il sc'trtintento dell'esscrc esclusi e inconrlrt'c'si. A rltrcslo l)utlt() lr()tt scrve insistcrc rrt'


7B

gli sforzi pcr

.\p i ri tual i ta da / ba sso

essere finalmente compreso e accettato. Anzi

quanto pii insisto e ritorno sul problema dell'accettazione, tanto meno arriverd a sperimentada. Non mi resta allora che considerare questa mia situazione in comuniti come una sfida spirituale. Ci sono situazioni, sia in una comunitd claustrale sia anche nel matrimonio, talmente intricate da non poter essere risolte. Mi costringono a cercare in Dio il mio appoggio e il mio rifugio sicuro. Proprio quando la comuniti non soddisfa i miei bisogni, dovrd chiedermi fin dove io prenda a cuore 1e parole del salmo: <Il Signore d il mio pastore: non manco di nullo> (Sal 23,1). Dio serve solo a garantire il mio benessere, oppure posso dire con santa Teresa d'Avila che soltanto Dio mi basta? Problemi irisolvibili nella vita di comuniti potrebbero costituire un test di come e fin dove io prenda sul serio Dio. E qui che posso imparare a costruire soltanto su Dio, a indirizzarc le mie nostalgie a Dio solo e ad aspettare da lui solo il compimento della salvezza. Se non trovo in altri rifugio e patria spirituali, dovrd allora cercarli in me. C'd in me una stanza in cui non arrivano le frecciate e le punzecchiature altrui, una stanza silenziosa abitata da Dio, in cui posso veramente esscre a casa mia, poich6 Dio stesso, il mistero, abita in me. Dipcnde allora dalla mia decisione se ruotare intorno al mio pnlblema cli incomprensione lamentandomene continuamcntc, o sc approfittarne per crescere pir) profondamente in Dio.

Come suilup para

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19

Questi sono sokr alcrrni cscmpi volti a illustrare che cosa sia in concreto la spilitrraliti rlal basso. Essa consiste soprattutto nel ripicgalsi srr ciir chc i in noi, nel prendere sul serio i sentimenti cl-re vi irIliolrrno, ncl non condannarci per qualche sentimento o [)irssi()nc; trcl ritenere anzi che Dio paili proprio attravcrso cltrcl scnt inrclrto o quella passione, rivelandoci che proplio li rrrirrrt'hirrnro di vivere il nostro essere profondo. I1 dialogo con i scnt inrcnti c con le passioni potrebbe indiizzare la nostrir irttcnziotrc su ambiti rimossi che pure sono essenziali, c scrrzll i cltrrrli lrr rrostra vita sarebbe pit) povera. Oppure lc ctrrlziotri, r'hc' tlivcrsamente ci vietiamo, potrebbero mettcrci itr contirtto c()n quelf immagine-progetto che Dio ha di noi, nra rrllir cprirlc abbiamo sovrapposto le nosffe immagini idcali. IJnrr tipica inrmagine ideale d quella di essere sempre contt'ollrrti c calnri, amichevoli e gentili. Ma con questa imrnaginc irlcalc lalsiar-no I'immagine-progetto pensata da Dio pcr noi. Iiorsc qualcosa di completamente altro vuole emergcrc itr tnc, clualcosa di unico, qualcosa che Dio vorrebbe svilupparc sokr in trre, ma che io perd soffoco in quanto non conf accntc coi miei gusti. Ma nel contcnrlx) avverto che non smette di infilarsi anche nella mia spiritualiti dal basso 1'ambizione di poter cambiare me stesso, di trovare io stesso la via che porta a Dio, certamentc clivcrsa da quella della mia gioventt), comunquc sono pur semprc io a voler condurre il gioco. La spiritualiti dal basso esige invece che io parta dal principio di non t'irr


Spiritualiti dal

80

basso

scire mai a trovare un metodo per salvarmi, per trasformar-

mi. Devo ripetermi in continuazione: <,Malgrado tutti i tuoi sforzi spirituali, malgrado i libri che scrivi, sarai sempre alle prese con gli stessi problemi, non riuscirai mai a sbaruzzarti della tua ipersensibiliti e ambizione>>. Soltanto riconoscendo la mia impotenza potrd aprimi veramente a Dio. Percepisco a questo punto che non mi resta altro che tendere le mie mani vuote e arrendermi a Dio. E p". qr"tta ragione che le parole finali del romanzo Das Ende einer Affrire lFirue di urua storiaf mi hanno colpito cosi tanto. Lo scrittore, che si era innamorato di Sarah e che ora dopo la morte di lei sta bevendo un bicchiere di birra in compagnia di suo marito, fa questa preghiera: <Dio, tu hai fatto abbastanza, mi hai derubato abbastanza. Sono troppo stanco e vecchio per poter cominciare di nuovo ad amare. Percid ti prego di lasciarmi per sempre solo>> (Greene, lB)). Dopo tutte le awenture passionali con la sua amante, allafine della relazione amorosa non gli rimane che arrendersi consegnandosi a Dio. Non d stata comunque la sua virti a donargli questa esperienza di Dio, bensi il fallimento del suo amore proibito. Analoga preghiera formula il curato di campagna nel romanzo di George Bernanos: <<I-ccomi spogliato, Signore, come solo voi sapete spogliare, poich6 nulla sfugge alla vostra sollecitudine spaventosa, al vostro spaventoso anr()rc>> (Bcrnanos, lJ 2). Ur-ra

l;uona volta sard stanco di tutti i tentativi volti

biarr-ni. Alkrra anche

a cam-

il mio tentativo di abbandonarmi nelle

Come suiluppart trutt s:piri/trtrli/i (l(tl bds.to

ti

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mani di Dio non salri piir I'r'rrtto della virti da cui trarre vanto, ma esprcssionc ,li rrn c,rnrpleto essere spogliato. Ecco che allora mi

lasce rri

cirrlclc irr l)io, essendo questa l'unica possi-

biliti

rimasta. i', soltrrrrto ir clr.rcsto punto che si d liberi da ogni ambizione chc c('r'cil c()ntinuamente di pervertire la spiritualita in trnrr lllt'st :rziont'.

Dialogare con le proprie malattie

La spiritualiti rl,rl lrrrsso inscgna anche airattare in modo diverso la malattirr. lrr rroi i'r'aclicato il desiderio inconscio di

vivere in modo talc rla trorr aruttalarci mai. Sentiamo spesso Tamalattia cor-nc ulra sconlitta, in quanto non disponiamo di

noi stessi a tal lrrrnto <l,r csscrc padroni della situazione: siamo affetti da vinrs, il nostro corpo reagisce a tensioni e a difficolti. Ce nc irritiarno sl)csso c vorremmo avere di nuovo il corpo a disposizionc, pcr mczzo di medicinali, di un'alimentazione sana, praticando lo sport. Un sano stile di vita d sicuramente una buon metodo per gestire se stessi e i propri bisogni. Per6 se ipotizzassimo uno stile di vita che ci garantisca la salute, saremmo di nuovo succubi di un falso ideale di perfezione. La malattia d spesso un' opportunit) per scopri lc il tesoro che e in noi. Se non ci ammalassimo, continucrcnr mo a vivere superficialmente e a non cogliere il nostro vt'r'o


82

Spiritua

liti

da I bas sr.,

csscre . Luomo, per sua natura,non e cosi sensibile rispetto a

Dio da praticare spontaneamente ci6 che Dio ha pensato per lui. Ecco allora che la malattia d una chiamata di Dio volta a condurlo nella veriti e a faryli scoprire il tesoro che d in lui. Un paio di esempi intendono illustrarci come possiamo entrare in dialogo con le nostre malattie, e come Dio, proprio mediante le stesse, ci conduca al nostro tesoro. La malattia pud essere un'occasione che ci fa scoprire appunto nuove possibiliti in noi. Ma essa pu6 anche condurci a dubitare di noi stessi, all'impotenza di sopportare i dolori che ci addossa. Spesso non scorgiamo un senso nella malattia, non comprendiamo che cosa voglia indicarci. Ma proprio la mancanza di senso, l'afflizione per la perdita della salute, l'oscurit) del dolore, possono operare in noi quello squarcio che apre a Dio cosi che, abbandonati tutti i tentativi di fissazione su noi stessi, ci arrendiamo rimettendoci nelle sue mani. Succede piuttosto di frequente che i sacerdoti durante la messa siano in ansia tale da provare delle uertigini. Spesso d proprio nel momento dopo la consacrazione che irrompe questa paura. Alcuni si aggrappano spasmodicamente all'altare, altri cominciano a sudare. Alcuni pensano che qualcosa in loro non funziona: sono selnpre alla ricerca di nuovi medici capaci di risolvere il problema. Ma non sarebbe meglio chieclcrsi il perch6 dei capogiri? Certo, senza alcun intendimento morale, nessuno infatti soffre di vertigini consciamcntc. Oomunque, le vertigini segnalano spesso la presenza di ur-r conflitto interiore, precisamente tra idealismo e realt).

Come suiht 1, 1t,t t'('

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E p". Io lriir lrr slriritrrrrlitir ..l,rll',rlto a causare le vertigini: f idealc c cosi irlto rl:r lrrl vt.nir'('it lllto il capogiro. In qualche prete cr.nclllc i rcor rsr'iru l t(.t l (., r lo1.lrio nel momento della r

)

1

consacraziorrt', rrrr'itrrrrrrrlqirrt' rrlt'rrica clel sacerdote: di colui cioB chc Ir'irslolrrr:r il tr..r'r'..rr,, irr cr.lcstc, che entra in contatto

col divin<r, t'lrt. 1,..rrr..1 rtr ncl t,trtt'/rt sunctrtrum, e cosi via. Ma nello stcsso lr.rrrlro il lrrt'tt. ;rclt'c'1.risce di essere semplicemente u()nr(), r'orr rlilt.lti...,l..lrolt.zzc, con fantasie sessuali e pieno cli aggn'ssivit:r. Norr rirrsct.rrrlo a conciliare queste due immagini, il srr,, t',,r'1,,t rt.rrllisr't. rli conseguenza. Il materiale rimosso rictrrcrlit' irr rrr,,, l,r ( ()sr v('('lrente da imporsi all'attenzionc rlcl sirr.'r''r', l,rtt'. Nolr lrrrslrr clominarsi e stringere i denti, si cl<lvt'i itrr,r.'t'(' :t( ( ('ltrrlt' l:r rcrrltr\. Entranrl<, in ,lirrl,,1i., ( ()n (.ss(., lt'rnic vertigini potrebbero far luce su (lu('st() t orrllitto tlrrrrlistit'o, c insegnarmi a conci-

liare qucstc rlrrc irrrrrr:rliirri :rrrtitt,tic'ltc, ad accettare la mia realt) unratlil ('()n i srroi .lil..lti t.tlclrolczze, e a lasciarmi prenderc cosl conrt's,,rr,, irl sr.'r'r,izi,, tli I)io. Cid mi preserverebbe dal pcric',rl,t rli rit.'rr.'r'rrri sulrl'1i1y1'1. agli altri, cadendo vittima di tttt,t itlttk,iiirr .lt'l s;r. r'r', lt,zio. Srrrcbbe l'occasione buona per lil.lr'r'irrrrti tlrr t.,tr. .'ziorri 1r:r1,,lrrrt. in plroposito e per introdurn-ri ncl

rrr

islt'r'o

.1..,1

s,r, ,.r , h rzio t'r'ist

iano, che la lette-

ra agli Ebrci, rilt'r't'nrlosi rr ( it.sir (,risto, tlcscrive

in

questi

termini:

Infitti, ntltt itlllrirttttr) lt) s()nln()

s:rt t.r'tlolc chc non sappia comlratirc It' rroslt' irrlt rrrrilit, (.ss(.n(l() strrlo ltri stesso prova-


Spiritualiti dal

bassrt

to in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. [.-.J C)gni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, vicne costituito p"i il b",-t. degli uomini nelie cose che riguardano Dio, per

off.it" doni e sacrifici

per i peccati (Eb 4,15;5 ,1)

.

il dialogo col fenomeno delle vertigini non ci garantisce una loro cessazione automatica. Contribuisce Natr-rralmente

comunque afarctcapire meglio la nostra situazione. Il mal di testa ci impedisce di lavorar bene, per cui vorremmo eliminarlo il pii presto possibile. Ma in questo modo non coglieremmo gli ar,vertimenti che il mal di testa vuole

inviarci. Normalmente segnala che pretendiamo troppo da noi, che viviamo troppo stressati. Talora E anche un segno che non ci sentiamo a nostro agio in un ambiente sociale. Se perd ricorriamo ai medicinali per reprimere il mal di testa, perdiamo l'occasione di coglierne il messaggio' 11 corpo ci costringe a quel riposo che diversamente non ci concederemmo; si fa sentire proprio quando passiamo la misura. Dovremmo essere riconoscenti che il corpo reagisca cosi fortemente, d un fedele accompagnatore cht: 'abbaia' quando il nostro attivismo esteriore impedisce l'accesso al nostro tesoro interiore. Non dovremmo reagire guardando il corpo dall'alto in basso, costringendolc, a obbedirci affrettatamentc con i medicinali, ma dovremmo carpire con sensibiliti e intuizione cid che vorrebbe dirci. Dio stesso mi indica nella malattia la mia realti. E non posso andare a Dio evitando il sentiero della mia malattia; dovrd piuttosto, attraverso la stessa, tendere a Dio che dlasalvezza-salute (HeiD pfivera e

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profonda clel cot'p<, c ,lcll'rtnitrra. L) dove sono malato sta anche il mio tcsor'o. Arrziclr[' lxrt't'c subito mano ai medicinali per imbriglirrrlrr, ilovtt'tnrtto cntrare in dialogo con la malattia,Taquirlc lot'st't'i itvvisit clte non abbiamo un giusto rapporto con troi stessi, clrc viviitttttl in contrasto con la nostra vocazionc, con I'itrrnrirgirrc tli l)io in noi. Riconciliandoci con essa, la nrirlirltirt t'i lrot'tct'i in contatto con ambiti e possibiliti finora trascrrt'rtti. l')ssrr i clttcl'cane selvaggio'in noi che non smettc tli rtlrlritiitt'r', litro a quando non l'ascoltiamo e non ci mcttian)() irrsicruc 1r cssa a cercare il tesoro. Non d poi il crrso tli volct'si sbarazzare di qualsiasi malattia. Talora abbirrtur, Ilisogtro tli un 'monitore' costante per vivere confonlrcl)l('nt(' rtllrt n<lstra veritd. Da monitore potrebbe fungere urltllcr,qitr clrc tton vuole andarsene neanche facendo uso clcl sirl)('r'(' lrsicologict'r. Essa ci ammonisce di avere un giusto ril[)l)()t't() c'on ltoi stcssi, di usare circospezione e mitezza nei cottl't'rttrti

tlci nostri desideri. Lallergia mi po-

trebbe costringcrc it vivcrc in rnodo disciplinato, a vivere io stesso anzichc csscrc vissrrto. l)cr un altro d la tosse che, fungendo da pronrcn.rolia, gli rammenta di essere lui stesso a vivere, di fidarsi rlci srroi scntimenti e

di esprimeii,

anzich6.

conformarsi supinat.nct-rtc alle aspettative altrui. In tale situazione dovrclnnr() l)cnctrare con senso intuitivo netla sinto-

matica di urna tnalattia: i sintomi di una malattia spesso preannunciano giri la via terapeutica, indicando cid su cui bisogna fare attcnzione.

Ma non dobbianrcl pretendere che, attraverso il dialogo


86

Spiritualiti dal

basso

coi 'cani che abbaiano', tutte le nostre malattie si trasformino in vie che ci portano al nostro tesoro. Abbastanza spesso il senso della malattia ci rimane nascosto, abbastanza spesso

porta con s6 soltanto dolori insopportabili. Anche se le rivolgiamo molte domande, essa non ci rivela il segreto a cui vorrebbe portarci. Infatti non c',3 solo la malattia come espressione dell'anima, ma anche la malattia fatale che ci piomba addosso dall'esterno, senz^ che riusciamo a riconoscere suo tramite la nostra psiche. Allora non ci resta che riconciliarci con la stessa, non ci resta che arrenderci affidandoci a Dio. La malattia ci costringeri allora a deporre le armi e a capitolare davanti a Dio. Non d cosi facile quando si d malati abbandonarsi nelle mani di Dio. Siamo spesso troppo ligi a una spiritualiti dall'alto che vorrebbe darci a intendere che, per s6, non saremmo dovuti cadere in malattia se fossimo vissuti in modo giusto. E t.oppo forte in noi l'ambizione di poter riprendere in mano la situazione; e abbastanza sovente riaffiora f idea di aver sbagliato in qualcosa e di essere quindi colpevoli della nostra malattia. A questo punto bisogna mettere da parte ogni ricerca di cause e ogni sentimento di colpa, abbandonandoci semplicemente nelle mani di Dio;il quale ci conduce spesso per vie impensabili. Nella malattia incontriamo il Dio inconoscibile; dobbiamo quindi lasciar perdere tutte le nostrc rappresentazioni di Dio e di noi stessi, dobbiamo sempliccnrcnte consegnarci al vero Dio che scompiglia tutti i nostri piani c idee e ci 'squarcia'per aprirci totalmente a lui. essa

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Dialogare con i propri traunri c f'erite

La slririttrrrliti .l,rl lr:rsso irrscgnil un trattamento diverso delle propric' lcrilt'. ( )llrrrrrro rli noi porta con

ferita inflittrrgli ,l,rll,r vilrr: I'rrrro

i

s6 una

qualche

stato picchiato ingiusta-

mente da birrrrlrirr.,, s('nzrt lrossil>ilit) di difesa; un altro d stato ridicoliz,z,ilt() ('lr()n g,tt's,, srrl scrio; un altro ancora b stato

vittima cli aIrtrsi st'ssrrrrli, tr':rtlirt() tlt oggetto di istinti sessuali. Questc sorro l t'r'i t t' 1, r','l,,r r lt'. .f oh r-r Bradshaw ritiene che il trauma pcggirltt' sirt l:r Ir'r'iIrr slrit ittrrrlc: r

Pii tli ttrttt, il rtslo r,:r l;rtl:r r'(sl)()nsabilelaferitaspiritualese di noi son,, t isrrlt:rtr ,lt'1ili rr,lr rlti lrrrntbini privi di autonomia e picni tli v('r'lt()ltnrr. l,:r st.ri,r ,lt l tlt'carlin-rento di ogni uomo e di ogrri tlotrt:t tr':ttt:r rli ( ()nr( un lrrrrnbino meraviglioso, importilnt(', slrt't i:rlc t 1,rt'zi,,s,r rrlrlriir perso il suo originario

sentitsi'io solto,1rr,'l, lr.' s,,tr,,' (/Jritr/.t/:ttu,

66).

Alcuni si rlilt'rr.'k,rro rlrri tr';rrrrrri .1.'llir propriainfanzia, diventando itt/criortrtt'ttlr' t',t/lt',r1t1trlr. ll clrc spesso d addirittura necessari() l)('r' s()l)l:rvvir,.'r'.'i p..'r.o irrrpcclisce nello stesso tempo di vivclc troltrrrrlrrrcrrl..'. Altli lirntrovono i traumi tenendoli ernrctictrtrrcn t (' s( )l l o l u l ('( )l )('l'r'l r io. Ma vivono nella continua pattra clrr', 1lt't' lrr lr'()l)l):t l)r'('ssiotrc interiore, si arrivi a una cslrlrrsi<rnr'. Allt i :rrrt',,r':r si lrrst'iirtro 1',rrra7izzarc dalTc loro feritc: ci ritorrrrrrro su (()nlinrr:rnrcntr' c rinunciano arl avventurarsi ncllrr vitrr 1rt'r' prrrrr':r rli srrIrilc' r)Lrove feritc.

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-r BB

Spiritualiti Jal ba:so

spiritualita dal basso ci vuol svelare che proprio nelle nostre f'crite possiamo scoprire il tesoro che giace nascosto nel fondo della nostra anima.

Henri Nouwen alf inaugurazione della nostra'Casa di accoglienza' diceva: <Proprio lh dove siamo feriti, dove siamo infranti (brechen) siamo anche resi aperti (auf-brechen) a Dio>. Li siamo anche aperti all'incontro col nostro vero 56. Attraverso le mie ferite scopro chi sono veramente; vengo in contatto col mio cuore, riprendo vitalitd e scopro il tesoro del mio vero 56. Le ferite stracciano le maschere che mi sono imposto, mettendo a nudo la vera realtd profonda. Bisogna ammettere che il cammino di questa spiritualiti dal basso non d cosi semplice; presuppone che mi riconcili con le mie ferite, che le consideri come le mie migliori amiche, come quelle che mi indicano la via che porta al tesoro. Li dove sono ferito, sono anche completamente me stesso. E da sotto la superficie della mia vita che emerge il mio vero 56, e vuol prendere la parola. Ecco una donna che, da bambina di tre anni, veniva picchiata da sua madre con una bacchetta, senza che la piccola sapesse il perch6. Involontariamente la bambina si d irrigidita di schiena, per difendersi nella sua situazione di impotenzit c di rabbia. A 50 anni soffre di forti mali di schiena. Nell'accon'rpagnamento terapeutico e spirituale la donna si ren.lc corrto che la sua schiena rigida si spicga come una forma di clifcsa istintiva contro tutti i colpi infertole ripetutamente dalla vita. Ma la conoscenza della causa non basta a togliere i

Come suilupp,tn' tttttt \l)/t ////ttIr/,r ,l,rI 1,,rtsrt

89

dolori alla sclrit'n,r. S()ltill)l() tlrrrrnrlo, sia nel colloquio sia anche nel massirggio, r,it'rrr' itr ('()nlrltl() con la sua ferita, riesce a rilassarc il srro t'r'irrrrpo. l',t't'o ,rll<,r'rr che i suoi sentimenti cominciano a llrrilt' rrt'll;r srr:r st lrit'rrrr, irrorata da una energia benefica. l,rr rlorrrr;r liliolist..',..si lirllcgra per la ritrovatavitaliti, e insic'nrc rit'orros.',' ,lrt il srro irrigidirsi di schiena era necessario

lx'l

('()rrIirrrr:u r' :r vivt'r't'.

Ma aclcsso il t'lr irr.lt'r si ir r iiiit k.nckrsi non E pii un comportamento arlcgrrrrlo, rrorr lrr .lr.' 1,t.1ggiorare i suoi mali di schiena. Adesso lir rlorrrr:r i' r'osr lorlt' r'he pr-rd porsi di nuovo davanti al clokrt'r' rlt'll'irrlrrrrzirr, t'lrt' lrrr<) sfbgare anche la rabbia contro srra ttr,rr'ltr', .lrr l,'i lirr,,r',r ilt",tlizzata.Il dialogo col mal di schicna c' l,r t',,rrr;,r'..nsi,,n.. .l...llt. srrc fcrite di vita hanno fattorifiorirc in lt'i rrrr.rv,r vitrr. l',ssrt lrrrir liconciliarsicolsuopassato che orir licst't' ,r t.,rrl.'rrr1,l:u't' r'r.irlisticamente, con le sue ferite, ma anc'l rt' t'or r l.' sr rt' t's1,t'r'it'r rzc positive. Awerte che la vita riprcntk'ir lillrrirt' in lt'i, r.r'lrt.slrr liircquistando una gran voglia di vivt'r't'. l,it su:t vitir sl,iritrurlt', lrcr lunghi tratti, era stata un tclrtilliv() tli lrrlirr .lrrl srr,,llrlutnrl csistenziale. Adesso pud riprescrrtirlsi tlrrvrrrrIi rrIlrr srr:r It.r'iIrt, r'ic<tr-rctscendola come sorgentc clcll,r srrir slrilitrrrrlitrrc irnlrrrlrrrrtkr ad amada. Laferita la manticnc vigi lrrrr tt' rr l lir rt'l rti nor r si lit'lriucla rigidamente in se stessa, nrrr 't'rtrrrlxr' rlrrll;r lt'r'itir 1,r'r'rrlrlirsi a Dio. Un'altra rklttrtrt t'r'rrgis. t' s('n ll )r'(' t.n /;l,t'r.t(n sibilitn a ogni accenno cli clitit'rr; vi Iiutrr srrl,it,, rrrr ligr.tto cli tutta la sua persona. Essenrl,l rlrr lr:rrrrl,irrrr strrtrr st rrlicrrtrr rlalla madre allazia,si sclrtiva c()t)l('ut) l)('s() l)('l lil tr)il(lt'r'. A ogni critica lc


-r 90

Spiri tuali ti)

da I bas so

si riapre Ia ferita dell'allontanamento da casa e dell'essere

di

p.ro. E vano ogni sforzo ruzionalevolto a superare tale ipersensibiliti. Anche gli sforzi della preghiera e della meditazione, per liberarsi da tale suscettibilit), non hanno successo. Nonostante la preghiera, reagisce sempre nello stesso modo

Come suilupparc

una.tpirilrtttliti tla/

ha.tso

L)l

Ha sbamato lc nric vic con blocchi di pietra, ha ostruito i rrrit'i st.rrlic.r'i. Egli era l)cr nr(' urr ()r's() irr rrggurtto,

un leonc in luoglri rrrrstosti. Seminando tli slriuc la nria via, mi ha lacerato, mi ha reso clcsolato (l t tt ),5-ll\.

e se ne rammarica.

Spiritualiti dal basso significherebbe per la donna calarsi nella propria suscettibiliti, ciod nella ferita del sentirsi scaricata e indesiderata. Soltanto se essa riprova ancora il dolore infertole dal rifiuto della madre, questo dolore si trasformerh facendole intuire in mezzo alla sofferen za un alffo tipo di accoglienza, cioE un amore incondizion ato da cui d sorretta. Non serve a niente se la paziente evita il dolore rifugiandosi nella preghiera: deve invece pregare attraversando quel dolore, tramite il quale puo venire in contatto col suo tesoro.

Quel tesoro della bambina ferita la quale d nello stesso tempo una bambina divina, cui Dio ciod ha donato una dignit) divina, Atraversando il dolore e giungendo sul fondo della sua ferita, essa potri avere sentore di Dio. Forse prima dovri abbastanza a lungo recitare le lamentazioni bibliche, fino a quando il suo dolore non si trasformi in gioia. Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da lungo tempo. Miha costruito un muro tutt'ir.rtorn<1, pcrch6 non potessi pii uscirc; Ir,r r'.'st, l)('santi le mie catcnr.. Arrclr,.' st' grido c invoco rirrto, cgli soffbca la nria preghiera.

\

Solo quando essll csprinrer) il suo dolore davanti a Dio, riusciri a prcnclcrc lc .lcbitc distanze dalle sue ferite, che potranno cosi guarilc c trasfilrnrarsi.

Molto spesso la vita ci clelude: siamo delusi di noi

stessi,

dei nostri insucccssi c Irrllimcnti, delusi della professione, del

nosffo coniugc, rlella frrnriglia, del convento, della parrocchia. Alcuni reagiscono a tali tlclusioni rassegnandosi, si adagiano alla vita cosi conr'i. Ma nel loro cuore si spegne ogni vivacitd e ogni spcranzai i sogni della vita vengono sepolti. Anche la delusionc mi potrcbbe tndirizzare al tesoro. Forse mi vuol liberare dallc illusioni che mi sono fafio sul mio conto e sul mio futuro. I'-orsc attraverso occhiali colorati vedevo tutto roseo, ma ora la dclusione, strappatimi tali occhiali, mi fa vedere la scomoda verit) della mia vita. La delusione smaschera I'illusione in cui sono cascato e la soppianta. Mi mostra che la mia autoimmagine non era vera, che ho sbagliato nel valutarmi. Cosi la delusione costituisce l'opportuniti pcr scoprire il vero 56 e f immagine-progetto che Dio ha di nrc. Naturalmente la delusione sulle prime fa male, ma attravcrs() la sofferenza posso imparare a riconciliarmi con la realtir, c ,r vivere cosi in modo realistico e adeguato.


L)2

Spiritualiti dal

basso

Come suiluppare una

spiritualiti dal

basso

9]

ostriche ferite fanno nascere dalle loro piaghe sanguinanti una perla. Il dolore che le lacera si trasforma in un gioiello> (Richard Shanon, in M.illler, 86). Nelle mie ferite crescono le perle, ma solo se mi riconcilio con le mie ferite.

Lafetita ci costringe a cercare lasalvezza-salute (Heil) nelltr nostra interioriti e non in bravura e forza esteriori. In ogn rr -

i denti per rimarginare spasmodicamente le mie ferite, non potr) crescervi niente. Spesso fa male venire in

pur in mezzo alle nostre lacerazioni, possiamo sperimentare il Dio che guarisce e salva.

<<Le

Se stringo

contatto con la mia piag,a, sento la mia impotenza allberarrimarri sempre in me, se non altro in forma di cicatrice. Ma, se l'accetto, la mia ferita potr) trasformarsi in una sorgente di vita e di amore. Li dove sono ferito sono anche vivo, ivi sento me stesso e gli altri. Vi posso lasciare entrare anche gli altri, Iamia ferita diventa cosi luogo di incontro e di contatto salutare anche per gli altri. Soltanto il medico ferito pud guarire, dicono i greci. Nessuno pud penetare dalla parte in cui sono forte. Dove sono 'rotto' (brechen) Dio potr) 'ir-romperc' (ein-brechen), e anche gli uomini vi troveranno una breccia per accedere. Ivi verrd in contatto col mio vero 56,l'immagine-progetto che Dio ha di me. Viviamo spesso nell'illusione che tutte le nostre ferite guariranno. Strumentalizziamo Dio per la loro guarigione; la quale per noi significa che tutte le nosrre ferite guariscano al punto di non sentire pii niente. Fino a quando esse non si cicatrizzano, vi ruotiamo intorno pcnctranclole perd sempre piir in profondit). Rimproveriamo Dio di averle permesse. Solo quando siamo disposti a riconciliarci con le nostre ferite, qucste potranno diventarc la porta che ci introduce in quella nostra stanza illesa e salutarc, in cui Dio stesso abita.

no di noi, per quanto ferito dalla vita, c'd questa stanza salutare, questo sdncta sdnctorum accessibile soltanto a Dio. Ivi,

mene;

Esperienze di impotenza

e

di fallimento spirituali

Secondo Andr6 Louf la via che porta a Dio passa attraver-

propria impotenza. Quando non ci riesco pii, quando tutto mi viene tolto di mano e sono costretto a prendere atto del mio fallimento, ebbene non mi rimane altro che mollare, arrendermi a Dio, mostrandogli le mani vuote. I-lesperienza di Dio non B mai una ricompensa per il nostro impegno, ma la risposta di soccorso alla nostra impotenza. Arrendersi consegnandosi a Dio, ecco la meta del cammino spirituale. Andr6 Louf parla di <<ascesi della deboso l'esperienza della

lezza>>'.

C)gni forma di ascesi autentica deve portare il monaco a qrrcl

punto zero, dove le sue forze crollano, dove d confr()lrtilt()

con la sua estrema debolezza e non d pii all'altezza dcllrr si tuazione. Cosi che il suo cuore viene infranto e calpcslirto, cor contritum; e insieme al suo cuore vengono infrar.rti trrtti i


94

Spiritualiti dal

basso

Come suilupparc und sprritrrulrt,)

suoi piani umani di perfezione. ln questo cuore infranto e calpestato, dove regnano soltanto debolezza e incapaciti, pud intervenhelaforza di Dio a prendere in mano tutta la situazione. Allora l'ascesi diventeri un miracolo, un continuo miracolo in un cuore umiliato e calpestato, in balia della propria debolezza e dell'onnip otenza del Signore (Louf, 16s.).

I-lascesi non conduce alla forza,

ma alla debolezza, all'esperienza che non riusciamo a migliorare noi stessi, che dipendiamo in tutto e per tutto dalla grazia di Dio. E qui che dovrd abbandonare me stesso

e

i miei sforzi per cadere nelle

braccia di Dio.

Nonostante ogni fallimento i monaci esortano all'ascesi; senza questala gtazia sarebbe una'grazia a buon mercato', come 1a chiama Bonhoeffer. Soltanto quando, nonostante tutto il mio combattere, awerto di non riuscire a rnigliorarmi, capisco che cosa significhi veramente \a grazia; allora mi si chiarir) quanto il curato di campagna di Bernanos scrive nel proprio diario: <<Tutto d grazia>>. Louf spiega con un escmpio cid che intende per 'ascesi della debolezza': Poniamo il caso che un giovanc monaco venga a domandare: <Paclre abate, posso domani mattina presto alzarmi un'ora

95

bt.rso

prima? Io cc la lrrccio sicrrrar.r.rcr-rtc, mi credal>>. <<Ma, se ce la fa, allora non i.ncccss:rrio; norr ha pii senso! Infatti da che

parte sta lci irllot'ir/ I)irllit pirrtc clci giusti...>>. Sarebbe totalmentc clivcrsrr lrr sitrrirzionc sc il giovane monaco dicesse: <<Questo [)cr n)r: i' rrrr lrturto rlcbole, e sento che Dio mi chiama in questir sitrrrrziont., l)cr ()perare su di me il suo miracolo proprio ltttrilv('ls() l,r rrrilr rlclrolczza>>.Ecco la vera ascesi. E chiaro chc l)()n

Andr6 Louf cita un detto del vecchio abate Mosd: Digiunare e vegliare la notte hanno come scopo di scoraggiare il monaco, ut se dimittar, affinch6 ceda, per ar.,viarlo all'umilt). Se porta questo frutto, allora il monaco conquista il cuore di Dio che interverr) col miracolo (ibid., 16).

tlrl

tullivi

sorro chiamati

(ibid.,4l).

Ascesi non sigrrilicrr rlrrr' plova ,Jiforza, ma misurarsi con-

tinuamente coi prrrlrri lirniti, pcr arrendersi a colui che non ha limiti. <<Sono convinto chc l'ascesi monastica pud essere unicamente e solanrcrrtc - irlt rintenti sarebbe ascesi pagana un gesto di personc [)ov('l'('c rlcl>oli, giunte al punto di porre la loro speranza solo ncll,r grazia>> (ibid.,47). Talora, nell'intcnto rli contltrrrc gli uomini alla constatazione della propria tlcl>olczz,r, a Dio non rimane altra possi-

biliti

che conclurvcli ilttlilvcrso il pcccato. Isacco di Ninivc tlicr': <<Norr avcndo alra soluzione, Dio permettc il 1)cccllto. Lo lrcrrnettc l)cr portare 1'uomo all'esremo limitc dclla srra rlclrolczza. ()rrcsta d l'estrema possibiliti. Talora perir I)io ricorrc a quest'ultima possibiliti, appunto perch6 solo qLri si rivela la sua forzar, (ibid.,50).

Nel mio peccato si polverizzano tutte Ie illusioni che mi sono fatto su di me e sul mio cammino spirituale; mi rend<r conto che la mia ascesi non d servita a evitare il peccato, c riconosco che non ho nessuna garanzia di non peccare. (larlrir sempre nel peccato se Dio non mi trattiene. Posso farc

cyrrt,l


L)('t

Spiri tua

liti da I bassct

ma senzala grazia di Dio sono senza difesa di fronte al peccato. Se questa verite mi illumina nel cuore, non mi resta che arrendermi a Dio. Allora cadranno tutti i muri che ho costruito tra me e Dio. Tutto mi sari tolto dalle mani, che terrd finalmente aperte capitolando davanti a Dio. Il peccato si trasforma nellafelix culpa chemostra lamiaimpotenza. Non ho pii nessuna garunzia per me: il peccato mi dimostra che solo Dio mi pud trasformare. Dipende sempre da come interpreto le mie esperienze e reagisco di conseguenza. Posso interpretare il mio peccato come fallimento e reagire con autorimproveri;il che mi butterebbe gii interiormente spingendomi alla rassegnazione. Posso anche minimizzarc il peccato, allora la mia vita spirituale s'imborghesirebbe. Posso inoltre rimuovere il peccato, in tal caso vivrei da fariseo. La spiritualiti dal basso invita a vedere nel peccato un'opportuniti per affidarsi totalmente a Dio. Il che naturalmente non vuol dire che dobbiamo peccare di proposito. Dobbiamo quindi lottare affinch6 Dio ci trasformi. Comunque continueremo a ricadere nel peccato. Se mettiamo il cuore in pace al riguardo, se ammettiamo la nosfa in-rpotenza nel tendere alla perfezione, propric., questo roccare il fondo d un'occasione per arrenderci totalmente a Dio. Nel peccato Dio ci srappa tutte le maschere dalla faccia, l) crollano tutti muri della correttezza crctti da noi stessi. Possiamo cosi presentarci nudi e indigenti davanti al vero Dio e Iasciarci rialzare dal suo amore. lcr che voglio,

Come sui lupparc

u

na

sp

9l

iri / u tt I r t it tl a I ha s sr t

Andr6 Louf cita ripcrtrtallrcr-rte la frase di Paolo: <Ed egli mi ha detto: "T'i basta la mia grazia; la mia potenzainfatti si manifesta pienarlcntc nclla dcbolezza" 1...1 quando sono debole, d allora chc s<,r'ro lirrrc>> (2 Cor 12,9s.). Ecco il paradosso del camlnino slrilittralc: d proprio nella nostra deboTezza che avvcrtianro h grr.zia di Dio. Nella nostra ascesi spesso abbiamo lir scrrsirzior.rc che siamo noi stessi a portarci avanti, che prossianto conclrristare da noi stessi le virti. Soltanto nel fallinrorto ci rcncliamo conto che non riusciamo a migliorarci, clrc rlipcnrliruno rotalmente dalla grazia di Dio. Questa prcnclc lc nrossc rlalla nostra debolezza e, nella nostra impotcnza, rlivcrrr:r l)orcnza dello Spirito. Lo Spirito ci ffasforma solo <<clrriurrkr ir[rlrattc c infrange; egli deve demolire muri di clifesa, lirlti{icrrzior-ri c roccaforri>> (Louf ,29). La grazia per Lorrl'non i una spccie cli nrrrrrtcllo rli copcrtura da stendere pietosamente su tutto [.. . ]. La grazia vtr pii a fondo del nostro subconscio. Essa i la rcalti pii profbnda in noi che dovri crescere atftaverso la psichc c il corpo. E, normalmente cid ribalteri,

abbatteri e ricosrruiri, feriri e guariri, raddizzerd,la nosra

psiche (ibid.,)0).

La grazia costruisce sulla natura

e pud innalzada; ma pur)

anche agire in noi spingendoci in basso, al punto zero. L'esame spirituale decisivo della sua vita porta il monaco rrl l'or1o della disperazione, alla soglia dove si pud perclcrc lir r.ir gione. La situazione potrebbe precipitare a tal punto, rlrrirlo


98

Spiritualiti dal

basso

ra non intervenisse la grazia a salvarlo dalla sua pii profonda debolezza. Non c'E da meravigliarsi: quando i muri della fal-

sa umilti e della falsa perfezione sono demoliti, allora impror,visamente tutto d di nuovo possibile (ibid.,3l).

Se

gli ideali, cui il monaco ha aderito cosi a lungo, vanno

pezzi, alloranon gli rimane che consegnarsi

a

a

Dio.

Georges Bernanos, nel Diario di un curato di campagna,

pii

volte che la delusione, la propria cattiveria, il peccato ci spingono allafrn fine verso Dio. Alle parole che la figlia del conte gli scaglia contro (<Se la vita mi delude, non importa. Mi vendicherd, fard il male per il male>>) il curato descrive

risponde: <<In quel momento troverete Dio [...]. Buttatevi dunque avanti quanto vorrete, bisogneri che il muro un giorno ceda, e che tutte le sue brecce si aprano sul cielo>, (Bernanos,2)6). Anche il fallimento, che il curato sperimenta riguardo a se stesso e alla sua comuniti parrocchiale, finiri per introdurlo ancor pir) profondamente nell'amore di Dio: Quella specie di dlffidenza che avevo di me, della mia persona, si B dissipata; credo, per sempre. Qucsta lotta d giunta al suo termine. Non la capisco pii. Sono riconciliato con me stesso, con questa povera spoglia. Odiarsi d pii facile di quanto si creda. La grazia consiste nel

dimenticarsi. Ma se in noi fbsse morto ogni orgoglio, la grazia delle grazie sarebbe di amare umilmente se stessi, allo stcsso modo di qualunque alro membro sofferente di Gesd ('.rist<t \i hi J., 27 2).

Come suiluppare una spiritudlitt) tlttl bassrt

Il fallimento di noi

stcssi pud portarci alla disperazione

()()

di noi stessi. Ma talc tlis'pcrttzilmt' pud anche aprirci alla grazta di Dio che ci rialza. I)cl qrrcsto Benedetto, alla fine del cap. 4 (in cui elenca tuttc lc olrcrc chc possiamo fare per formarci e per prepararci alla grazia di Dio) indica la grazia come lo strumento pit'r irrrlroltirntc clcll'arte spirituale: <<E mai disperare della nriscricot'tlirr tli l)io>>, ci raccomanda. Egli ha evidentementc provilto chc l'ascesi ci pud facilmente portare alla disperazionc, in clrrarrto non raggiungiamo mai quanto vogliamo. Norrrrirlnrcrrtc abbiamo questo strano rapporto nei confronti rleri nostri rlilctti e fallimenti: o ci condanniamo o chiudiamo gli occhi. Sarcl>be importante prendere in mano accuratanrentc i cocci dclla propria vita; ne pud uscire qualcosa di nrrovo. Alcuni, sol)rattrrtt() qtrclli arrivati a met) percorso della loro vita, hanno l'inrlrressionc di ffovarsi davanti a un mucchio di cocci, c rcagiscono con rassegnazione. Ma i cocci si possono ricomporre : firrsc il vecchio guscio della nostra vita era diventato tropp() strctto, per cui doveva rompersi. Il fallimentcl pud trasformarsi in opportunit). Spesso possiamo imparare di pin dai nosri fallimenti che dai nostri successi. Secondo C.G. Jung una vita di successo d il pin grande nemico della nostra trasformazione. Attraverso gli insuccessi e i fallimenti riconosciamo che soltanto Dio pud costruire dalle rovine dclla nostra vitala sua casa, la casa della sua magnificenza. Questa d stata la ripetuta esperienza del popolo d'lsraele: <<Davvero il Signore ha piet) di Sion, ha pieti di tuttt'


Spiritualiti dal

100

basso

le sue rovine, rende il suo deserto come l'Eden, la sua steppa come il giardino del Signore>> (ls 5I Se nonostante

Come suiluppare una spiritualitd dal basso

Come vivere la

I0I

spiritualiti dal basso in comuniti

)).

i miei sforzi ricado continuamente negli

stessi errori oppure se, nonostantela mia ascesi, mi capita di

commettere un peccato penoso, alloru gtazie ai miei fallimenti d possibile che mi liberi da tutto il mio essere indaffarato egocentrico. Anzich6 rimproverarmi, tendo le mie mani vuote a Dio. Ecco che non volgerd lo sguardo al mio peccato, ma a Dio misericordioso che mi ama nonostante tutto. Potrd

finalmente capire che non ho niente da esibire a Dio, che la mia ascesi era purtroppo improntata all'ambizione di essere ben piazzato davanti a Dio. Se invece sto davanti a Dio nel mio peccato, andrd a pezzila mia ambizione. Sard cosi libero da ogni pungolo di prestazione meritocratica che perseguo

nel mio cammino spirituale, Tenderd le mani vuote arrendendomi a Dio, e sperimenterd una nuova specie di pace e di liberti, non essendo tenuto a nessun tipo di prestazione. E Dio che mi trasforma, che mi apre alui attraverso i miei fallimenti e peccati, attraverso i miei insuccessi e delusioni, affinch6 io smetta finalmente di scambiare Dio con la mia virtr), e mi consegni a lui anima e corpo. A questo varco incontrerd il vero Dio, che mi accoglie per farmi vivere, a lui ho cantato nella mia professione religiosa: <Accoglimi, o Signorc, secondo la tua parola. Fa' che io non venga travolto clal n-rio falso bramarerr.

La spiritualit) dal basso esige un diverso rapporto con la comunit). Nei conventi, ma anche nelle parrocchie e nelle comunitd civili, si sente spesso il lamento che la comunita non corrisponde alf ideale, che ivi, contrariamente alle grandi aspettative, accadono tanti intrighi e astiosit). Si cerca per lo pii di riflettere su come si possa corrispondere meglio alI'ideale prefissato, ma cosi d facile impore allavita di comunitd una forma ideale irrealizzablle. Sarebbe molto meglio invece ascoltare 'l'abbaiare dei cani' nella comuniti. L) dove ci si blocca, dove i confratelli sono malcontenti, dove brontolano, dovremmo cercare il tesoro. Labbaiare dei cani ci costringe a ridimensionare le nostre visioni idealistiche e a calarci nella realti. Li potremmo scoprire quali blocchi, ma anche quali energie sono nascoste nella comuniti; d qui che bisogna far leva per trasformarla. Nella nostra societd E usuale che chi sbaglia paga. Se un politico fa un errore, da tutte le parti si leva subito il grido che deve dimettersi. Ma in questo modo succede anche chc alleviamo politici i quali non osano pir) niente, avendo paura di commettere errori. La politica perde allora ogni crcativiti. Chi vuole veramente raggiungere qualcosa, deve anclrt' rischiare di sbagliare. I1 perfezionismo, da cui E dominalrr lrr nostra societ), blocca quei politici che vogliono impegnrrt'si :r fondo per la gente e cercano nuove modaliti di c<lnvivcrrz:r.


102

Spiritualiti dal

basso

Nella chiesa la situazione non cambia di molto. Tutti quelli che hanno delle cariche cercano di rimanere degli irreprensibili 'cavalieri senza macchia', per paura che in pubbli-

co si mettano a nudo i loro difetti o debolezze. Ma anche questo atteggiamento produce dei conformisti che non osano pii niente. Richard Rohr vede questo tipo di persona rappresentato dall'uomo dalla mano inaridita (Mc ),I-6), il quale per paura di 'bruciarsi le dita' tiene ritratta la sua mano, che in questo modo si d inaridita. Non si fa pir) niente, non si rischia pii niente. Gesrf comanda a quell'uomo: <Stendi la manol>> (Mc 3,5). Prendi tu stesso la tua vita in manol Osa, rischia qualcosa! Il popolo d'Israele ha sperimentato dolorosamente che la sua storia non era una storia di successi. Attraverso il crollo ha dovuto conoscere la propria inaffidabiliti, ma anche che Dio non si stanca di rralzare e ricostruire. Sia nella storia della chiesa sia anche nella storia di famiglia ci sono sempre tali cedimenti, che normalmente teniamo nascosti. Non vogliamo avere a che fare con le negativita presenti nella storia della nostra famiglia. Diversa invece d la storia di famiglia di Gesi, nanata da Matteo. Non vi d riportato un albero genealogico puro, ma uno che arriva a Gesrf atffaverso fratture e scandali. La chiara struttura dell'albero genealogico, articolato in tre blocchi c ogni blocco in 14 generazioni, indica che la prowidenza divina integra nel suo piano <<anche quelle irregolariti provenienti dalla discen<lenza e dalla colpa> (Grundmanru,62).

Come suiluppare una

spiritualiti dal

basso

l0)

Allora non E il caso di rappresentare la nosra genealogia piir sana di quello che e. E proprio attraverso le fratture che Dio crea sempre qualcosa di nuovo, <<ricostruisce le rovine dellc generazioni passate>> (Is 5I,4). Un coraggioso riconoscimento delle colpe nclla storia di famiglia e nella storia della chiesa avrebbe effetti liberatori; poich6la rimozione di colpa e il meccanismo del ricorrere alle scuse ci fissano al passato costringendoci a ripeterlo. Soltanto l'ammissione delle colpe commesse nella storia ci pud preparare a un futuro pir) sano. Jean Vanier, il fondatore di Arche, nel suo libro Cornuniti. Luogo di riconciliazionc e di festa [aca Book, Milano 1997'1 ha descritto in modo awincente come una comunith non pud vivere conforme a una spiritualit) dall'alto: poich6 gli ideali sublimi le impediscono di calarsi in una rcahi, fatta di persone reali ferite. Il ffattamento che una comuniti riserva ai malati e agli emarginati d un test della sua communio cristiana. A proposito della funzione dell'emarginato Vanier scrive: L'emarginato con le sue difficolti ha qualcosa di profetico: la sua richiesta di veracitd scuote la comunit). Troppe comunitii sono costruite su sogni e su belle parole. Si parla sempre cli amore, di veriti e di pace. L'emarginato invece mette sul tal)' peto delle esigenze autentiche; il suo grido d un grido di vcriti. Dietro le belle parole egli fiuta il falso, awerte la distarrzir tra quello che si dice e quello che si vive (Vanier,79)s.),

Da sempre i malati sono lo specchio di una comrrniti. St' la comuniti non vuol guardarsi in questo specchio, vrrol .lit'r.'


t04

Spiritualiti dal

basso

che d impostata sulle bugie. In un organismo d sempre il membro pii debole che si ammala;ma rivela anche qualcosa su tutto l'organismo. Lo stesso vale per una comunit). Per cui â‚Ź importante accostare i malati, gli emarginati, i malcontenti, i criticoni, e dedicarsi a loro. E qresta la spiritualith dal basso.

Benedetto da Norcia, che descrive lavita di comuniti guidato dalla spiritualitd dal basso, esige dall'abate che <<si adatti e si conformi a tutti, secondo l'indole varia e la capacitd di ciascuno, per non patire il danno dell'ovile che ha in custodia e anzi gioire dell'accrescimento del buon gregge> (RB

232). Adattarsi al singolo, <<dirigere le anime servendo i molti caratteril (RB 2,31), cid richiede che l'abate si dedichi a ciascuno, si abbassi al

livello del singolo e non

1o sovracca-

richi con ideali sublimi. La guarigione awiene grazie alla dedizione svolta da chi si prende cura, si abbassa e si adatta all'ammalato. E interessante, Benedetto fa uso della pada 'fratello' soprattutto nei capitoli che trattano delle punizioni. E evidcnte che proprio in situazioni di crisi e di fallimento si ha piu bisogno di consapevole dedizione fraterna, di riguardi fraterni e della fede a Clristo nel fratello. <<I-labate con ogni sollecitudine si prenda cura dei fratelli colpevoli, perch6 "non i sani hanno bisogno clcl medico, ma gli ammalati">> (RB2l ,l)

Il trattamento premuroso riguardo al confratello malato e in situazioni di crisi alf interno del convento d il distintivo di una comLlnit) cristiana. Nelle nostre strutture produttive i

Come suiluppara una

spiritualiti dal

basso

I ( )''r

malati non hanno alcuna opportunith. Gli stessi mLtnLt!(r ll no accantonati, quando si ammalano corporalmentc o [)si chicamente, quando di colpo non funzionano pii comc pri ma. Con questa dura selezione d come programmato che i lrr-

voratori si ammaleranno sempre di pin. Vedere nel malato ltr specchio di s6 e della comunita, e trattarlo con <<somma premura e con ogni accottezza e diligenza>> (R827 ,5) contrassegna la comuniti cristiana e procura una durevole vita d'insieme

pii

umana e pii sana.


4.

Lumilt) e l'umorismo, tattLfondamentali dell' esis tenza cristiana

La spiritLraliti clal basso d solo un'altra parcla per dire 'cammino dell'trnrilti', corle l'hanno descritto gli antichi monaci.

Se ,

conlornrclncnte

a

Benedetto e allatradizione cui

attinge, conccpiarno I'umilti soprattutto come atteggiamento religioso, non la Assoccremo alle espressioni negative quali piegarsi con'tc'ttlt lacch,i', strisciare, scansare le sfide della vita, atteggiamcnto cli falsa modestia con cui si camuffa un mai celato eg<lismo. Lumilti non d una

virti

che possiamo acquisire noi stessi con l'escrcizio, ma espressione dell'esperienza di Dio e della nostra realti; essa d la via dapercorrere scendendo nel pro-

plro humus, nella propria'terrenitd'. Questa familiariti con l'humus ci conduce all'humor (umorismo)' Un aspetto essenziale dell'umilta e di essere rilassata al punto di fare dell'trmorismo sia su se stessi sia sul mondo esterno. Ma l'urrilti descrive anche il cammino verso il fallimento, verso

il l)lllll()


108

Spiritualitd dal basso

Ll

umilti

a l'

u

I09

tm,ri s nr t

zero, dove si crea una rottura (zerbrecben) della nostra vita, che d insieme breccia di accesso (aufbrechcn) per Dio. Se noi ci riconciliassimo col fatto che il cammino dell'umilt) B il no-

no. I-lumorismo d dunque riconciliazione con la nostra uma-

stro stesso cammino diretto a Dio, non continueremmo a combattere contro la nostra natura, lasceremmcl perdere gli inutili tentativi tesi a migliorarci. Nell'accompagnamento (o direzione) spirituale vengo a conoscenza continuamente dei propositi delle persone: superare i propri difetti, sviluppare maggiore fiducia in se stessi, essere pir) forti. Queste persone sono poi enormemente deluse se, malgrado tali propositi, continuano a essere ipersensibili e vulnerabili. Ma E proprio il fallimento dei nostri sforzi, tesi ad acquisire uno stato di calma e di sicurezza, di autofi,ducia e diforza, che ci pud infrangere aprendoci al vero Dio. Se ci riconciliamo col fatto di essere bambini fcriti, suscettibili, bisognosi di amore, dipendenti dalla lode e dal biasimo, diventeremo pii umani, pin di quanto non ci fossimo resi insensibili e sicuri di s6. Allora saremo pii capaci di relazioni autentiche, pin di quanto non fossimo riusciti a rimarginare tutte le nostre ferite. Capiremo maggiormenre Dio, pin di quanto non fossimo riusciti a raggiungerc l'iclcale. Una spiritualit) guidata dall'umilti non porra una persona ad abbassarsi in modo artificiale, a scusarsi di essere al mondo. L umilt) fa acquisire piuttosto la ve racit) interiore, la calma e l'umorismo. In quest'ultimo d implicita l'idea che a tutto cio che d in noi d permesso di esistere, che noi, essendo derivati dalla terra, non dobbiamo rifuggire da ciir che d terre-

l'umorisrr'ro rru 'segno della trascendenza'. Con I'umorismo si supcra c si paclroneggia spiritualmente una situazione av-

niti, 'terrcnita' c caducit). In esso d implicita l'idea di accettare se stcssi cosi come si d. Il sociologo P.L. Berger chiama

versa, cla unrl l)artc adattandosi alla stessa, dall'alffa

dativiz-

zandola c trasccndendola dal punto di vista di Dio. Mentre I'umorisnro si aclatta alla realt) e cosi la trasforma, l'idealismo pu<) tlivcntarc per noi fuga dalla realt). Poich6 non siamo qucllo chc vorrcmmo essere, ecco che fuggiamo in ideali sublimi, sviltrppianro tcorie della vita spirituale che non hanno nicntc a chc vcclcrc c<tn la nostra realt) quotidiana. Heinrich l,iitzclcr riticne che l'umorismo ha sempre a che fare con kr snritschclatttcltto della realti:

Lc glarrrli ligrrlc tlclla cornicit)

-

per esempio Aristofane,

Shakcslrc,rlc, ( ,crvantcs, Molidre - erano dei realisti cui nientc, cli cit) cl'rc i ttnrano, cra cstraneo. Dietro mille paludamenti, tlicro cltrintc fastosc e frasi altisonanti coglievano infallibi I nr crr t c i I' t ro1.rp'ro umano' (a llzu m en s ch lich) (Lil t ze ler, 12) .

Lumorismo c anzitutto autosmascheramento che ci libera dalla mania cli sentirsi un monumento. Nell'umorismo si trova la giusta nrisura di se stessi, liberandoci soprattutto da ogni puthos con cui cosi volentieri ci gonfiamo. Lttonto chc guar.la i propri difetti sorridendo e l'uonlo t'lrt' sorrirlcnrlo sa di essere impelagato nella materia c<.'nfttsrt st' no clttriltr[)i incamminati verso l'umorismo; cntranllri lit'o


1

10

Spiritualiti dal

noscono lucidamente

i lati

basso

negativi del mondo, perd non

ostinandosi, non disperando, non rnormorando, non rimanendo freddi, bensi, malgrado tutto, amando questa bella terra, animati dalla segreta convinzione che anche i lati negativi sono in qualche modo in ordine (ibid.,Ds.).

Ijumorismo d cresciuto nelf imperfezione terrena ed

d sboc-

ciato nell'amore al mondo; conosce il piccolo e il grande. E abbastanzalibero per non arrabbiarsi per delle piccole cose. Che grossa m^ncanz^ di fede sarebbe quella di credere che 1'ancorch6 irritante fare errori e confusioni dell'uomo possa disturbare il grande ordine! Non bisogna prendere tutto cosi sul serio. Solo cosi saremo capaci di rispondere a cid che il Cielo ci manda e come il Cielo vuole: calmi, profondamente sereni, avendo fiducia fino in fondo (ibid.,41).

In ultima analisi l'umorismo non e tanto questione di carattere quanto di fede. Lumorista dice di si al suo destino, <<essendo convinto che anche il nulla, che d I'uomo, e tenuto in vita dalla volonti di Dio e pelvaso dal suo amorc>> (ibid., 54). I concetti fondamentali dell'umorismo: liberti, misura,

L umilti

lil

e I' u rnrri.t rtttt

stra umanita non e solo la condizione per un'autentica matutazione umana, ma anche il presupposto per una vera esperienza di Dio. Scnza umilta cadiamo facilmente nel pericolcr

di asservirc l)io a noi. Ecco perch6 proprio i mistici esigono l'umilt); senza la quale il mistico troppo facilmente si identificherebbc con l)io. Nel qual caso non ci sarebbe piu alcuna distanza tra I)io in noi e il nostro 56. La tensione che intercorre tra la nostra umanitd terrena e il dono della grazia divt' na, che ci conrpcnetra facendoci tempio di Dio, appartiene essenzialnrentc alla vita spirituale. Siamo in graclo cli accettare il dono della gtazia soltanto se

siamo consci clclla nostra umanita. Non ts quindi esagerato se persone , pur con t.trolta csperienza di spiritualit), parlano ripetutamcntc clcll'urt-rilti. Esse infatti hanno sperimentato che si possono avvicinarc a Dio solo in umilt).

Lumilti

d

il

quanto pii 6

completezza, gioco <<sono nel contempo istanze intime del-

polo terrcno clcl nostro cammino spirituale: profonda I'cspcricnza di Dio, tanto pii accentuato deve essere il polo o1-rposto dell'umaniti' e dell'bumilitas. Altrimenti correremmo il pericolo di identificarci con Dio e di asservir-

l'uomo religioso>>.

1o

Nessuno vive di Dio che non sia libero dalle cose e non viva

nella completezza, che non riconosca la misura e l'ordine di ciascuno, che non rcalizzi il proprio csserci come un gioioso cffondersi davanti al creatore di tutto l'essere (ibid., 55) .

ai nostri interessi.

I-umilta protegge il nostro incontro con Dio dalf ipertrofia (Inflation) spirituale, dalla falsa identificazione con Dio' Quanto pii mi identifico con un'immagine archetipica, tanto pii perdo di vista lamra realti. Ar,ryiene in me una scissio-

Non d casuale che tutte le vie dottrinali dell'Oriente e dell'Occidente portino all'umilti. Il riconoscimento della no-

pii

chiudere gli occhi alla trlirr realt). Lumilti d il fondamento che ci protegge, nel nosttrr cammino vcrso Dio, dal pericolo diinnalzatci al suo livt'llt',

ne lacerante, dovendo sempre


t12

Spiritualiti dal

basso

saltando il nostro essere uomini. Ci preserva dalla superbia che rappresenta il massimo pericolo delle persone religiose. I- umilta nel monachesimo pir) antico non E solo il sentimento deila bassezza e della 'terrenith', ma d anche strettamente accoppiata alla mansuetudine.

'Unile' in greco

si clice

tapein6s, anche pra'js si traduce spesso con 'utnile'; ma pra'is

significa anche 'mansueto', 'benigno'. Per Evagdo Pontico la mansuetudine d il contrassegno del padre-guida spirituale. Mansuetudine significala mitezza nel guardare noi stessi

gli altri, la misericordia verso gli sbagli e le debolezze nostri e altrui. Nella mansuetudine di una persona traspare il fatto che l'umile concezione di se stessa l'ha trasformata nel suo intimo. Evagrio mette in guardia dali'esercizio dell'astinenza senza la mansuetudine: <<La mansuetudine reprime soltanto il corpo, ma la mansuetudine d) occhi all'intelletto!>> (Lettera 2J,4). La mansuetudine d il presupposto delle vera contemplazione. Ragion per cui Evagrio ripetrttamente addita ai suoi monaci Mosd, che <<era molto pit) mansucto di ogni uonro che d sulla terra>> (I\m 12,3; Lettera 27 ,2). Potremo come Mosd guardare Dio, solo se im;lariatno la stta tnansuetudine; senzala quale l'ascesi non fa che offuscare il nostro spirito. Percio Evagrio ammonisce un disccpolo: <<Ma non dimenticare soprattutto la mansuetudine e la posatezza, che pr,rrificano l'anima e insegnano la 'conoscenza di Cristo' (= cone

tcnr pl aziorre

)>>

\Le t t era ) 1,2)

.

II Nr-rovo Testamento intende I'umilt) non solo in rapporto a Dio, ma anche agli uomini. Per cui l'umilti appare in

L'umilti

e

I'umorismrt

il)

della magrlircompagnia della mansuetudine, della mitezza' e dilct,,imiia' <<Rivestitevi dunque, come amati di Dio' santi di man' ti, di sentimenti di misericordia, di bont)' di umilta' termisuetudine, di pazienza>> (Cot ) ,12) ' Con questi cinque

conni Paolo descrive il comportamento di Dio nei nostri e fronti, e nello stesso tempo l'agire dell'uomo nuovo che stato redento dtr Cristo.

loLumile non clisprez za il fuatello e la sorella' ma vede in del ro Cristo. Fa parte clunque dell'umilti anche il rispetto rifugio anmistero clell'altro, e il grande cuote in cui trovano la propria umache i fratelli e lc sorclle. A chi l-ra incontrato niti, tutto ciir che d nmano non d piu esttaneo' E riconciliato percid anche con tutto l'unlano chc gli capita cf incontrare'

coldeboleecoln'ralato,conl'imperfettoecolfallito'Vede Dio' dalla viche tutto d abbracciato clallo sguardo mite di

non puo che sione misericortliosa cli Gesi. Per cui egli stesso incontra guardare con misericordia e mitezza tutto cid che

non d un nella sua anima e ncgli uomini' La mansuetudine

non E comportamento che scaturisce da1 suo carattere' di mancanza di aggressivit)' ma d in definitiva "rpr"rrio.," della fede nel Dio misericordioso che ha fatto

".p."rriot" suo liglio

Gesri Cristo nella realta di questa terra' discender. redenti' Gesi Cristo ha accolto tutti gli uomini e cosi li ha le nostrc Nella sua umanitd ha portato con s6 in cielo tutte profonclitrr debolezzee linriti urnani. Siccome b disceso nelle adclitat<' cosi della terra, per questo E asceso al cielo' E' ha cielo sc l)()lr anche a noi la strada: non possiamo ascendere al


tt4

Sp

iritua lit,i dal basso

'terreniti', nel buio, nell'inconscio, nella nostra debolezza umana. Il paradosso dell'ascesa spirituale, che Benedetto ha posto all'inizio del capitolo sull'umilth, 6 anche il paradosso di ogni cammino spirituale: ascendiamo a Dio discendendo nel nostro essere umano. Ecco la via della liberti, dell'amore e dell'umiltd, la via della mansuerudine e della misericordi a,Tavia di Gesi e la nostra. Il fine dell'umilti d l'amore che fuga ogni paura. Essendo discesi nell'umilt) e nell'inferno delle nostre lacerazioni, abbiamo perso ogni paura dell'inferno eterno. Abbiamo scoperto Cristo stesso in mezzo all'inferno della nostra anima; egli vi ha gettato dentro la luce e l'ha cosi rrasformato.lIangoscia angustial IJespulsione della paura-angoscia dal cammino dell'umilti ha come frutto l'espansione del cuore. percid alla fine del cammino dell'umilt) vale quanro Benedetto dice a conclusione del prologo concernente il cammino monastico: <<Col progresso poi della vita spirituale e della fede, dilatato il cuore, con indicibile felicit) d'anrore, si percorre la via dei comandamenti di Dio> (RB prologo 49).Il cuore, cui niente di umano A estraneo, d dilatato e inondato dall'amore di Dio che trasforma tutto cid che E umano. Il cammino dell'umilti d il cammino della rrasformazione. Luomo incontra nella spiritualiti dal basso la sua realti e la presenta a Dio, che trasforma questa realti in amore cosi che tutto sia permeabile allo Spirito di Dio.

(,onclusione

siamo disposti a discendere ne71'humu.s, nella

) <l cli rezione spirituale sperimentiam<l in t'oltlittttitzit,ttt' c'.lt'tle le persone soffrano a causa della l<rr<, spilitrrrrlit,r ,lrrll'alto. Abbastanza spesso i loro ideali lc sovl.ilr.t'rrl.it.rrrro spiritualmente. E .o-" se si fossero impostc ut) ('()t's('tl() spirittralc troppo stretto che talora le ha fatte anrrrrrrlrrr.r.. (.)rrirrrtkr lrlospettiamo loro la spiritualiti dal basso c L' ittvit iirttro il l)('l'c()rrerla, awertono cid come una liNell'accotr

r

1

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berazionc't' ttttrt gttrtt'igitlttc. Ma nello stesso tempo cerchiamo di clirc rri rrosrr.i visitirtori,/visitatrici che anche la spiritualitd dall'rrlto, .lit l<,t'o finora praticata,era buona' se non altro perchd lc Irir t'ost t'cttc a lavorare sodo su se stesse.

Volcnrkr tslrrittrct-ci pcr immagini: la loro spiritualitd dall'alto i sitnik' it ttttit pictra che un uomo cattivo aveva posto

nella corrrtt,t ..li rrtra giclvane palma, per danneggiarla' Ma quanclo rlolro itlt'trtti anni ritornd, quella giovane pianta crit diventata lit p,tltrt,t piir bclla e pii alta. La pietra l'avcva t'tr


116

Spiritualiti dal

basso

mettere le radici pii in profonditi. Cosi anche i nostri ideali ci costringono sovente a mettere radici pii profonstrctta

a

de. Ma le radici devono essere cosi

forti da non au/ertire pir)

\a p esantezza della pietra. Se praticassimo soltanto

la spiritualiti dall'alto, le sue richieste diventerebbero eccessive, prima o poi ci stancheremmo. Pur coltivando molto la disciplina, una volta ci capiteri anche di confrontarci con Ia nostra mancanza di disciplina; pur coltivando gli ideali, ci capiteri anche di sperimentare i

lati deboli della nostra vita. Al pir) tardi a meri percorso della nostra vita d necessario permettere il polo contrario, che pure convive in noi, ciod la parte in ombra. Entreri cosi in azione la spiritualiti dal basso: su questa nuova via dovremo trovare il coraggio di percepire e di seguire la voce di Dio nel nostro cuore, nelle nostre passioni, nei sentimenti, nei sogni, nel nostro corpo. Sar) allora giunto il momento di rompere il corsetto troppo sffetto in cui ci eravamo costretti, affinch6 venga a fioritura l'immagine-progetto che Dio ha di noi. E nostra intenzione, caro lettore, cara lettrice, mostrarvi che il cammino spirituale, da voi finora percorso, aveva senso, che Dio stesso attraverso la vostra ascesi e i vostri ideali vi ha condotto in questa sffettoia, ia questa impotenza, affinche ora vi arrendiate a Dio lasciandovi cadere nelle sue braccia. E presumibile che senza la spiritualit) dall'alto non sarestc c<rsi facilmente andati a finire in tale strettoia spirituale. Riconciliatevi quindi con il cammino finora percorso: andava bene cosi, anche se talora era unilaterale. Una spiritualiti

Conclusione

t7

sana ci mostra sempre i due poli: luci e ombre,fotza e debo-

e strettezza. Una volta o l'altra capita perd che ogni strada finisca nella strettoia, dove non sappiamo pii come andare avanti. Non spaventatevi, la strettoia d un'opportunit) per far breccia nella vera vita, libera dalle il-

lezza, larghezza

lusioni che ci siamo fatte circa l'esistenza. Sarebbe tragictt soltanto se, in tale situazione di ristrettezza, menassimo colpi all'impazzata e cercassimo di uscirne con violenza. Sarcbbe come battere la testa contro il muro fino a sanguinare () fbrsc addirittura a morire dissanguati' In tale situazione cli itnpotcnza dobbiamo cessare di combattere. Possiamo solo l)rcgarc col de profundis che Dio ci sollevi

dall'impotenza. Sc ci riconciliamo con la nostra impotenza, questa si tramtrteri in Lrn'autentica esperienza di Dio' Allora con le mani vuotc, s1'rossati dal lavoro, estenuati e feriti, incontrerem() il l)io che ci rcdime e libera. Allora apriremo le mani e, gir.rnti strl fitndo della nostra impotenza, sperimenteremo la potcnte grazia di Dio, l'amore di Dio che comprendiamo veralrente solo quando siamo spiritualmente al capolinea, quanclo abbiamo accantonato f idea di volerci migliorare con lc sole nostre forze' Solo in tale situazione angusta potremo riconoscere con Paolo che cosa d veramente \a gta' zia di Dio: r.rna forza che arriva a compimento proprio nella nostra tlcltolczza.


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Indice

Introduzione 1.

.........

Spiritualiti dall'alto: tendere all'ideale

11

2.Fondazione di una spiritualiti dal basso: scendere nei sottemanei della propria

realti

.

t7

Esempi biblici

t7

La tr adizione del monachesimo

28

La Regola di Benedetto da Norcia

)4

Aspetti psicologici

46

Spiritualiti dal basso nelle fiabe

54

sviluppare una spiritualiti dal basso Dialogare con i propri pensieri e sentimenti

6t

Dialogare con le proPrie malattie

8l

l. Come

65


dello stesso autore presso la Queriniana

rlclb

stcsso

VIVERE LA PASQUA

SPIRITUALITA DAL BASSO 2' e dizi o n e - p agg. 128

-

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REDENZIONE Il

suo significato nella nosffa vita pagg. 184 - IsnN 1658-X - Spiritualitd 1l)

IL CIELO COMINCIA IN TE Ijattualit) della 5"

-

edizione

sapienza dei Padri del deserto pagg. 200 - ISBN 15210-0 * Medita zioni 140

ARRIVEDERCI IN CIELO /'

edizione

NATALE

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pagg. 56

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Medita zioni 145

CELEBRARE UN NUOVO INIZIO -ptgg.256 -

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Breve trattato di spiritualiti quotidiana )' edizion e - pagg. 256 - ISBN 15 19 -4 - Meditazioni 149

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SE AVESSI 4' edizione

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pagg.56 -rs:BN 22))-4 -Meditazioni 15)

VIVERE IL NATALE l

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dizione

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edizione

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pagg. 56

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Meditazioni 159

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ISBN 224

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Meditazioni

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LA VIA DELLA CROCE )' cdizione

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Meditazioni 156

50 provocazioni pagg. 208

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autorc Prcsso la Queriniana

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dello stesso autore presso la Queriniana GESU, PORTA DELLA VITA 2"

etlizine

-

Il Vangelo di Giovanni - tsBN 1271-1 - Commento

pagg. 192

spirituale ai vangeli

GESU, MAESTRO DI SALVEZZA Il Vangelo di Matteo pagg. 18,1 NBN 1271-8- Commentospiritualeaivangeli

IL BATTESIMO Celebrazione della vita

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4' edizione

pagg. 96

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IL MATRIMONIO Benedizione per una vita insieme 5' etlizione - pagg. 9(r - ISIIN 1262'2 -l satamenti

LA CRESIMA Responsabilitd e forza dallo Spirito )" edizkne pagg. 84 - tsrn- 1.26)-0 I sacramenti

LEUCARISTIA Trasformarsi e diventare una cosa sola 4" edizione - pagg- 108-ISBN l2(14'9 I sacramenti

IL SACRAMENTO DELIJORDINE Vivere da sacerdote 2' edizione

-

pagg. 96

-

lsllN 12(15-7

- I sacramenti

LA CONFESSIONE Celebrare la riconciliazione - pagg. 96 - tsuN 12(r(r 5 - I sacramenti

)" edizione

UUNZIONE DEGLI INFERMI 2"

Consolazione e tefierezza 1267-l I sacramenti

edizione-pagg.72 -lsBN


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ci fa domandare' "Che cosa devo fare per essere un buon cristiano2>r, la spiritualith dal basso intende proporre un'ascesa a Dio attraverso il discendere nella realth delle proprie debolezze. delle ferite e dei limiti. Ed b proprio lir, dove ci troviamo alla fine delle nostre possibilitb, che ci troveremo aperti per Dio. Se la spiritualnd dall'aho

dottore in teologia e monaco benedettino, b priore amministratore dell'Abbazia di Miinsterschwarzach in Cermania. E noto come uno dei piir fecondi e apprezzati autori di spiritualita in Europa. T}a le sue opere principali ricordiamo' Come

AF,tsetM CRUN, 1945,

essre in armonia con se stessi;

-

Non Jarti del nale.

Mgtrunm DurNrn, 1946, d artista, guida spirituale e monaco dell'Abbazia di Mtinsterschwarzach in ^: Cermania. E stato per molti anni maestro dei novi-

zi dell'Abbazia.

In copertina, JlNr-r Jonoln, Aurora oaeziata

rsBN 88-399-1657-1

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