Il Nao di Brown Nuova edizione Preview

Page 1



IL

NAO DI BROWN

glyn dillon


Traduzione Francesco Savino Lettering e impaginazione Andrea Petronio con Officine Bolzoni Book design dell’edizione originale Kate McLauchlan Supervisione Michele Foschini Proofreading Leonardo Favia e Vanessa Nascimbene

Via Leopardi 8 – 20123 Milano chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it Il logo di BAO Publishing è stato creato da Cliff Chiang. Titolo originale dell’opera: Nao of Brown First published in 2012 by SelfMadeHero 5 Upper Wimpole Street, London W1G 6BP www.selfmadehero.com By Glyn Dillon All rights reserved. No part of this book may be used or reproduced in any manner whatever without written permission. Copyright © 2012-2021 Glyn Dillon The moral right of the author to be identified as the author of this work has been asserted by him in accordance with the Copyright, Designs and Patents Act 1988 Copyright in the Italian translation © 2021 Bao Publishing Per l’edizione italiana: © 2021 Bao Publishing. Tutti i diritti riservati. ISBN: 978-88-3273-625-0 PRIMA EDIZIONE


PREFAZIONE Un giorno Siobhan mi ha detto: “Ho conosciuto quest’uomo…” Lei e io ci conosciamo da quando avevamo quattro anni, e l’ho sempre vista affrontare la vita con ammirevole grazia e stile, e siamo sempre rimaste amiche. Ha sempre fatto il possibile per evitare situazioni spiacevoli, di chiunque fosse la colpa, senza mai piangersi addosso o perdere la speranza. Se le cose non andavano per il verso giusto, lei lo accettava. Quella volta, pensai, nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso, una sorta di vulnerabilità, di paura, quasi come se avesse appena mangiato una confezione di caramelle gommose e bevuto una lattina di coca-cola e stesse cercando di rimanere calma. Sapevo che era così. A un certo punto, poco dopo esserci conosciuti, lui mi prestò Una tomba per le lucciole di Isao Takahata, portando così il rivoluzionario Studio Ghibli nelle nostre case. Quell’uomo conosceva cose davvero interessanti. Due anni dopo, io e mia sorella stavamo preparando un centinaio di origami a forma di gru per gli ospiti del loro matrimonio. Glyn Dillon era ormai diventato parte della nostra piccola famiglia, nonché uno dei nostri più cari amici. Mi parlò per la prima volta di Il Nao di Brown nel 2008, dopo che lui e Siobhan erano venuti a vedermi a teatro. Eravamo dalle parti del The Cut, fuori dal teatro Old Vic, camminando avvolti nei cappotti e chiacchierando lungo una rumorosa strada di Londra. Le uniche parole che capii furono “lavatrice” e “meditazione”, ma ricordo che pensai, nonostante non riuscissi a sentire tutto quello che stava dicendo, che Glyn stava cercando il Santo Graal – le note tra le note, la verità sulle nostre caotiche vite confuse – e lo stava facendo tentando di conferire a quella ricerca una bellezza tutta sua. Quella che permette di viaggiare con facilità tra realtà e immaginazione. Mi sembrava un’ottima idea, confezionata su misura per le sue notevoli capacità. Ricordo che in quel momento pensai: se lo fa, sarà meraviglioso. Un anno dopo, Glyn vendette l’idea alla SelfMadeHero. Lui e Siobhan iniziarono a programmare ogni singolo minuto per permettergli di scrivere, disegnare e colorare le tavole del suo lavoro riuscendo al tempo stesso a stare con i figli durante il giorno e con la moglie la sera. Di tanto in tanto controllavo il suo sito, ma di persona lo vedevo pochissimo. Il Nao aveva preso il sopravvento. Glyn lo stava scrivendo? O era il Nao che stava scrivendo Glyn? In ogni caso, l’universo si stava mobilitando per fare in modo che accadesse. A un certo punto, una slogatura violentissima alla mano impedì a Glyn di disegnare. Siobhan mi disse che la frustrazione per non poter lavorare era decisamente più forte di qualunque sofferenza avesse mai provato. Senza molte speranze, le chiesi: “Non potrebbe chiamare qualcuno ad aiutarlo e sostituirlo per un po’?” Mi guardò come se avessi proposto di consegnare il lavoro solo a matita. Erano entrambi coinvolti: lui, mettendoci senza paura tutto il suo cuore; lei, proteggendolo con forza mentre lo faceva. Leggere Il Nao di Brown significa vivere un delicato e fugace processo di illuminazione in cui le tavole hanno il sapore di ricordi. Questo è dovuto in parte al fatto che la storia è ambientata in un’area a nord-ovest di Londra che conosco e che amo, ma soprattutto all’onestà della scrittura, al potere evocativo e descrittivo di sensazioni e pensieri così vividi da portare il lettore a immedesimarsi con Nao. Questo libro è un regalo, un’esperienza trascendentale di amore, speranza e bellezza in tutta la sua violenza, disperazione e brutalità. Dopo averlo letto per la prima volta, mi è venuta alla mente qualcosa che avevo dimenticato e che da quel momento avrei ricordato per sempre: Una mente inquieta ti farà credere di essere padrona del tuo corpo, ti vorrà convincere che tu le appartieni. Ma non è così.

Jessica Hynes



Per Siobhan x


Appesa nel corridoio della casa di mia madre c’è una foto esposta in una di quelle cornici a giorno economiche. Ho tredici anni, indosso un paio di occhiali da sole bianchi stile anni Settanta e una t-shirt di Binky Brown fatta da mia madre. Lei è una sarta, e la maglia non sembra fatta in casa.

Ma sono combattuta.

Ogni ragazzo che si è spinto così in là da vedere casa di mia madre ha commentato quanto io sia venuta bene in quella foto. Ho sempre accettato quei complimenti ringraziando con un sorriso.

Per me, quell’immagine ha un significato particolare… nasconde una tristezza di fondo. Da una parte anche io, come loro, vedo la ragazza buffa che indossa gli occhiali da sole di sua madre… dall’altra, conosco quello che si nasconde dietro le lenti scure… ed è tutta un’altra storia.

Gli occhiali da sole sono la superficie.

Quella foto incorniciata è il primo elemento che permetto loro di vedere. È un Rubicone che attraversano senza saperlo. Sono sicura che i loro occhi mi vedono come l’“artista” carina e stravagante, metà inglese, metà giapponese…

… per loro sono “quella esotica”.

In pochi sanno che sono un fottuto caso psichiatrico.

8


Mamma mi vuole bene…

Mamma mi vuole bene…

Mamma mi vuole bene…

9


Mia madre… la primogenita del proprietario di un pub… la tipica ragazza di Paddington…

… che si è sposata in kimono. Ce l’ha ancora, nascosto da qualche parte… “in attesa”.

La sua seta bellissima… di un viola scuro con una coppia di gru stampate, animali simbolo di fedeltà e lealtà…

… suppongo che sia perché le gru rimangono unite per la vita… maschio e femmina collaborano per costruire il nido per i loro piccoli…

Forse è questo il motivo per cui sono una specie in via d’estinzione.

È strano pensare a papà come a “quello esotico”.

10


Ascoltare i ricordi ubriachi di mio padre è stato un lavoraccio… ho passato un sacco di tempo in bagno, a fissare il bottone dello “stop”…

… quindi è stato piacevole tornare a casa.

… il tragitto in taxi un po’ meno…

Rompere l’osso del collo al tassista…

Crack!!!

… 8 su 10.

11


Il volo era andato anche peggio…

Perché mi hanno fatta sedere qui?

E mi hanno dato le istruzioni?

… 9 su 10.

12


Avevo passato gran parte del volo chiusa in bagno…

… facendomi distrarre dalla serratura…

“Quando blocchi la porta, le luci si accendono… quando sblocchi la porta, le luci si spengono. “È come stare in un grande frigorifero, ma al contrario.

“È perfetto… perché due cose che avvengono sempre nello stesso momento (la porta bloccata e la luce accesa) dovrebbero essere due processi separati?

“Bloccare e accendere, un interruttore… bella idea. Mi chiedo quale mente brillante ci abbia pensato.”

Era stato così bello avere un pensiero normale…

… anche se non mi aveva fatto sentire meglio…

“Cosa sto facendo?

“Non avrei mai dovuto prendere l’aereo.”

13


“Sono pericolosa. “… mamma mi vuole bene…

“Sono cattiva.

“… mamma mi vuole bene…

“Sono malata.

“… mamma mi vuole bene…

“Di nuovo, ancora…

“Basta. “Sono…”

Così stanca.

14


Mi fermai per una cioccolata calda…

Non mi andava di prendere subito la metropolitana.

Dovevo avere un aspetto orribile.

Mi scusi, è questo il “Nao di Brown”?

Uh?

Ehi…

Steve Meek!

Accidenti… che aria stanca.

Wow! … tutto bene?

15

Scusa. Ciao… Cosa ci fai qui?

Bel cappotto, molto alla “Buddusky”.


“Uomo che riesce a prendere la mosca con la bacchetta è un uomo che sa fare tutto…”

… no, decisamente mio padre non è come il Maestro Miyagi…

… il Maestro Miyagi è saggio e profondo, non un fastidioso…

… alcolizzato.

Forse una specie di “nuovo inizio”, non lo so… ultimamente è uno schifo, io e il mio ex abbiamo rotto… quindi ho pensato che “spegnere e riaccendere” mi avrebbe fatto ripartire.

Non vedo l’ora di tornare a trovarlo…

Perché sei andata, se lo detesti?

E il lavoro?

Be’, l’attività da freelance si muove lentamente come sempre, qualche commissione qua e là ma niente di cui vivere… il mio ex mi aveva trovato un lavoro nella sua orribile casa editrice.

Ooh…

16

E poi amo il Giappone.

Oh! E ho fatto delle prove per Boyrobot, alcune illustrazioni che mi hanno commissionato. Sono entrata in contatto con “Mister Big”!

Incredibile, vero? In ogni caso, avevo inviato qualche studio di toy via mail… lui li aveva adorati, sembrava davvero convinto di volerli realizzare.


Uh-uh, qui c’è qualcosa…

Fantastico! Li hai con te?

… ma, ecco, penso che fosse solo il classico entusiasmo degli americani…

E…? Visto che, dopo avermi contattata la prima volta, sono praticamente spariti…

Be’, non credevo di essere stata maleducata o di aver usato un tono offensivo, perciò la loro risposta ostile mi ha molto sorpreso.

Ostile?

Ecco, quello che pensavo di aver scritto nella mail era: “Mi dispiace che da parte vostra ci siano questi ritardi…”

… alla fine mi sono armata di faccia tosta e ho scritto che da parte loro sarebbe stato educato farmi almeno sapere qualcosa entro i sei mesi dall’invio del materiale…

*

* mi dispiace che da parte vostra ci siano questi ritardati

Solo che avevo già modificato il testo più volte cambiando qualche parola, e prima di inviarla non l’ho riletta… così è uscita un’altra cosa…


Pessimo. Che idiota.

E il giorno dopo ho scoperto che il mio ragazzo mi tradiva con un’altra…

… e prima che potessi dire niente, lui mi ha scaricata!

Ho sempre saputo che non eri un granché con la tastiera. Grazie.

Molto belli.

Ascolta, devo andare… però, se può interessarti… ho dovuto licenziare una tipa fuori di testa e ho davvero bisogno di qualcuno normale che stia in negozio quattro giorni a settimana… ti andrebbe?

Sì! Dai, potremmo avere qualcosa su Ichi che non hai ancora visto.

Al Peoploids?

18


19



C’era una volta una famiglia litigiosa che possedeva ricchezze in abbondanza, ma ben poca felicità… una notte, illuminato dalla luce della luna piena, il Nulla… sotto forma di serpente marrone, giunse nella loro casa e li trasformò tutti in un albero. Tutti tranne il figlio più piccolo, il giovane Pictor, un ragazzo di buon cuore… che stava giocando giù al lago con le farfalle per non ascoltare i litigi che c’erano in casa. Ma quella non era una famiglia come tutte le altre, e pertanto l’albero non poteva essere come tutti gli altri: lungo i suoi grossi rami spuntarono delle spine irrequiete, e le liti continuarono. L’albero diede vita a una lotta così intensa da sradicarsi dal terreno. Quando il buon Pictor tornò dal lago e vide la propria famiglia ridotta in quelle condizioni, fu sopraffatto dal dolore. Cadde sulle ginocchia e iniziò a ingoiare le pietre lì intorno nella speranza di togliersi la vita.

Nel vederlo, il Nulla si trasformò in una coppia di gazze ladre e portò al ragazzo una piccola, bianca, perfetta pietra bianca. Quando Pictor la mangiò, divenne metà ragazzo e metà albero. I due uccelli dissero al ragazzo: “Resterai metà ragazzo e metà albero per dodici anni e poi per altri tre, e se durante questo periodo nessuno si innamorerà di te… tu e la tua famiglia rimarrete per sempre così…” L’albero si sentiva tranquillo, conosceva bene la bontà di Pictor. Insistette perché il ragazzo andasse a cercare una moglie il prima possibile… poi disse che, no, sarebbe dovuto rimanere lì a tenere d’occhio la casa… e così i litigi ricominciarono. Il buon Pictor si allontanò dall’albero dicendo: “Devo preparare la mia pecora e condurla nei boschi. Vi prometto che quando tornerò avrò una moglie…”


La metropolitana è sempre… una sfida.

Ma con il jet lag e lo stomaco vuoto…

… mi sentivo sul precipizio.

Sarebbe bastata una piccola spinta…

… 9 su 10… ancora.

22


23


Grazie a dio pioveva…

I ragazzini non giocano mai sotto la pioggia…

… al gelo sì, ma non sotto la pioggia.

Tara era a lavoro… dovetti resistere al bisogno di controllare il cassetto delle posate.

Non avevo disfatto le valigie… non sopportavo l’idea di stare da sola…

24


… mi cambiai e andai direttamente lì.

“Merda, è così presto…

“… spero che ci sia già qualcuno.”

25


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.