DEDICHE Per Jack e Roz, e per Harriet.
RINGRAZIAMENTI Questa
antologia
ha
richiesto
la
collaborazione
di
diverse
persone
talentuose.
Prima
di
tutto voglio ringraziare Harry Mendryk, Tedd Kessler e Jim Simon per avere avuto una tale cura nei confronti del lavoro mio e di Jack. Della Titan Books, ringrazio Nick Landau, Vivian Cheung, Katy Wild, David Barraclough, Jamie Boardman, Jennifer Eiss, Ellie Graham, Marcus Scudamore, Martin Stiff e Tim Whale. Grazie a Paul Levitz e Andrea Shochet della DC Comics, e a David Bogart, Ruwan Jayatilleke e Carol Pinkus della Marvel per il loro notevole aiuto. Un ringraziamento speciale a Lisa Kirby e Paul Levine di The Kirby Estate, e a Mark Evanier, Dana Hayward e Steve Saffel. Un pensiero sempre speciale ai miei fantastici figli e ai miei nipoti, nonché a tutte le talentuose persone che hanno lavorato con noi nel Simon and Kirby Studio. – Joe Simon
Traduzione Leonardo Favia e Matteo Mezzanotte
Lettering e impaginazione Officine Bolzoni con Andrea Petronio
Supervisione Michele Foschini
Proofreading Francesco Savino e Rolando Ballerini
BAO Publishing, Via Leopardi 8 – 20123 Milano chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it Il logo di Bao Publishing è stato creato da Cliff Chiang. Titolo originale dell’opera: The best of Simon and Kirby Copyright © 2009-2012 Joseph H. Simon e the Estate of Jack Kirby. Killer in the Big Top, Assignment: Find the King of Crime, Blue Bolt, The Thing on Sputnik 4, Booby Trap, Weddin’ at Red Rock, The Savage in Me, Trapping New England’s Chain Murderer, Mother of Crime, The Case against Scarface, Apache Justice, The Alamo, Doom Town, Scorn of Faceless People, Up There, The Woman in the Tower, A Rainy Day with Housedate Harry: all copyright © 2009-2012 Simon and Kirby. All rights reserved. The Double Life of Private Strong, Come into My Parlor, Solar Patrol, The Tree Men of Uranus, The Duke of Broadway, My City is No More, 20,000 Lugs Under the Sea, SICK, Lenny Bruce: all copyright © 2009-2012 Joseph H. Simon All rights reserved. Marvel Boy, Captain America, Captain America and the Riddle of the Red Skull e The Vision: © 2009-2012 Marvel Entertainment, Inc. Used with permission. Adventure Comics #75, The Villain from Valhalla, copertine di Adventure Comics #72 e #78 Copyright 1942 DC Comics. Copyright renewed. Boy Commandos #1, Satan Wears a Swastika Copyright 1942 DC Comics. Copyright renewed. Boy Commandos #2 Copyright 1943 DC Comics. Copyright renewed. Boy Commandos #24 Copyright 1947 DC Comics. Copyright renewed. Star Spangled Comics #19 Copyright 1943 DC Comics. Copyright renewed. Per l’edizione italiana: © 2012 BAO Publishing. Tutti i diritti riservati. ISBN: 978-88-6543-014-9 Stampato nel dicembre 2012 presso Castelli Bolis Poligrafiche – Cenate Sotto (BG)
introduzione di joe simon s a g g i d i m a r k e va n i e r RESTAURO DE L L E TAVO L E d i h a r r y m e n d r y k edizione a cura di steve saffel
E
Immagine tratta da Stuntman #2, giugno-luglio 1946. Stuntman fu il primo eroe che Simon e Kirby concepirono al loro ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale.
ravamo i più tosti del mondo. Del -mondo dei comic book, intendo. Joe Simon e Jack Kirby erano come i Beatles prima della Seconda Guerra Mondiale... anzi, erano perfino meglio. A partire dal 1940 ci siamo divertiti creando un’incredibile serie di successi, da Capitan America a Sandman, da Manhunter a La Legione degli Strilloni fino a I Boy Commando... una delle testate a fumetti più vendute durante la guerra. All’epoca avevo già all’attivo varie storie che avevo sfornato per Lloyd Jacquet, della Funnies Inc., uno studio che produceva fumetti per un gruppetto di editori. Jack, che aveva realizzato qualche striscia e alcuni lavori nel mondo dell’animazione, faceva parte della scuderia della Fox Syndicate; lo incontrai lì quando venni ingaggiato come editor dalla stessa casa editrice. Eravamo tutti e due figli di immigrati ebrei e i nostri padri erano entrambi sarti. Certe volte si aveva l’impressione che tutti coloro che operavano nell’industria fumettistica fossero figli di immigrati ebrei, con Jerry Siegel in testa e poi tutti gli altri a seguire. Jack aveva ventidue anni, era basso e attraente ed era drogato di brioche al formaggio. Viveva ancora con i genitori nel ghetto del Lower East Side, a New York. All’età di ventiquattro anni io ero un uomo maturo, in giacca e cravatta, ero alto 1,90 metri e pesavo sui 69 chilogrammi. Insieme abbiamo plasmato centinaia di superuomini senza pari (e dire che eravamo soltanto in due, e anche piuttosto strani) per circa cinquanta anni.
La prima volta che posai gli occhi sui lavori del giovane Jack rimasi stupefatto. I suoi disegni trasudavano un’incredibile forza, erano così ben realizzati che sarei stato orgoglioso di vedere il mio nome accanto al suo (cosa che poi successe in seguito). Per il momento, però, le storie venivano firmate da Charles Nicholas. Quando poi io e Jack decidemmo di iniziare a collaborare, fui proprio io a prendere il posto di... Charles Nicholas. Si scoprì in seguito che quello era solo uno pseudonimo usato da tre autori distinti, creatori della Fox Feature Syndicate. Il nostro primo lavoro a quattro mani fu Fulmine Blu, che aveva come protagonista un eroe di fantascienza che avevo ideato io stesso; la premiata ditta “Simon&Kirby” fece il suo debutto sul numero cinque della collana del personaggio. Meno di un anno dopo creammo Capitan America, diventando da un giorno all’altro dei fuoriclasse. In breve, raggiungemmo un tale successo che i nostri nomi furono stampati sulle copertine degli albi. Si trattava di un caso senza precedenti nel mondo del fumetto. Eravamo alla fine del 1945. Visto che Simon e Kirby avevano prestato servizio nell’esercito USA in modo retto e onorevole durante gli anni della guerra, era una bella sensazione mettere da parte le uniformi militari e immergersi nuovamente nella grande città, in quell’arena piena di fumi e smog, vestire di nuovo i panni di semplici cittadini... e ritornare nel mondo del fumetto, ancora giovane e pulsante di sfide. Jack era stato ricoverato in un ospedale militare oltreoceano. Qui si era fatto conoscere per il suo talento ed era stato messo a dipingere ritratti “clinici” ad acquerello dei piedi congelati dei pazienti. Anche i piedi di Jack avevano cominciato a infettarsi mentre tendeva il filo spinato sui campi ghiacciati dell’Europa. Kirby si vantava di realizzare disegni a colori “ispirati alla realtà dei fatti”; gli era stato detto di non abbandonarsi all’ispirazione, di non distorcere la realtà in alcun modo e di non accentuarne i toni drammatici. Quella sua attività come ritrattista di piedi risultò molto utile ai dottori dell’esercito visto che, a quell’epoca, non era possibile sviluppare fotografie a colori sui campi di battaglia. E anche se ci avessero provato, la qualità avrebbe lasciato a desiderare.
Una volta congedati, io e lui ci ritrovammo in un ristorante di New York a una cena organizzata dalle nostre famiglie per salutare il ritorno a casa dei loro ragazzi. Jack aveva portato con sé alcuni di quei ritratti a colori di piedi mutilati... per fortuna non dei suoi. Ovviamente non ottennero un bell’effetto nello stimolare l’appetito delle gentili signore e così, nonostante Jack andasse orgoglioso dei suoi lavori – e a buon diritto – la cena non fu un grande successo. Quei piedi, ricoperti di piaghe, di vene bluastre, scorticati e purulenti, erano uno spettacolo raccapricciante. I disegni erano dettagliatissimi, perfino troppo. I lavori che avevo realizzato io quando ero in forza alla Guardia Costiera erano più tradizionali: mi occupavo di una serie a fumetti intitolata Adventure is My Career che veniva venduta nelle edicole di tutto il Paese con l’evidente scopo di farne un mezzo di reclutamento; l’idea era di sensibilizzare tutti i potenziali allievi del corso per ufficiali dell’Accademia a New London (nel Connecticut). Mi occupai anche di una striscia a colori promossa da un’agenzia e pubblicata a livello nazionale dal titolo True Comics; la collana – una glorificazione degli eroi della Guardia Costiera – usciva la domenica, in tutta America, nella sezione a fumetti dei quotidiani. Quei prodotti venivano distribuiti gratuitamente e con un certo orgoglio, e si trattava di lavori ben realizzati e curati in tutti i dettagli. Per il mio lavoro mi conferirono una specie di onorificenza che poi purtroppo persi molti anni fa. La nostra squadra si chiamava “The Combat Art Corps”. Non lavoravamo però dentro il Quartier Generale della Guardia Costiera che si trovava vicino alla Casa Bianca (proprio dietro l’angolo), a Washington, D.C. Per le scene di combattimento che descrivevo
SOPRA: Simon creò Fulmine Blu nel 1940 e Kirby salì a bordo sul numero 2 della serie. Il quinto numero (datato ottobre 1940) fu il primo albo a recare la famosa dicitura “Simon&Kirby”, come si può vedere in questa riproduzione della prima vignetta di quel numero.
SOTTO: Da sinistra a destra: Jack Kirby, Alfred Harvey e Joe Simon nel 1945. Tutti e tre servirono nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale e, successivamente, unirono le loro forze inventando nuovi fantastici personaggi per la Harvey Comics. Copyright foto © Joseph H. Simon, 2009.
SOPRA: Joe Simon (in piedi, sullo sfondo a destra) durante la Seconda Guerra Mondiale prestò servizio nella Guardia Costiera statunitense, lavorando presso la Combat Art Corps. In quest’immagine, il disegnatore Ken Riley, che in seguito avrebbe lavorato nello studio di Simon e Kirby, è intento a realizzare il ritratto di un ammiraglio. Copyright foto © Joseph H. Simon, 2009.
SOPRA: Adventure is my Career era realizzato da Joe Simon per la Guardia Costiera degli Stati Uniti, e veniva distribuito in tutta la nazione dall’Accademia e dalla Street&Smith. A DESTRA: Sempre per la Guardia Costiera, Simon realizzò anche delle strisce. Vennero pubblicate sulle pagine di quotidiani distribuiti in tutti gli Stati Uniti.
nelle mie storie mi affidavo agli incredibili resoconti e dossier dei fotografi che ritraevano scene di guerra, sia sui campi da combattimento che sul mare, in Europa e nell’Estremo Oriente. I dossier erano tutti conservati in una scatola di legno con una maniglia scorrevole realizzata in modo ingegnoso da un carpentiere navale che – per vostra informazione, miei cari marinai d’acqua dolce – nella Marina Militare statunitense corrisponde al rango di sottufficiale. Conservo ancora quei documenti. La guerra era finita. Simon e Kirby avevano fatto ritorno a casa e l’industria del fumetto si aspettava qualcosa di grande da questi ragazzi, che non potevano certo disattendere le speranze riposte in loro. Invece di riallacciare i rapporti con la DC Comics, la casa editrice presso la quale avevamo lavorato prima della guerra, io e Jack decidemmo di firmare un contratto con la Harvey Comics che prevedeva una nostra partecipazione agli utili dell’azienda. Secondo l’accordo, avremmo esercitato un controllo totale a livello creativo sulle nostre opere, su ciò che avremmo disegnato e scritto. Harvey si sarebbe invece occupato delle spese, che comprendevano anche il vitto e l’alloggio. Non poteva andare meglio di così, non vi pare?
Ci trasferimmo negli uffici della Harvey al 1860 di Broadway, a New York City, a un isolato di distanza dal Columbus Circle. Mi portai dietro un gruppetto di disegnatori e scrittori che provenivano dalla Combat Art Corps e li misi al lavoro. Nessuno di loro aveva alcuna esperienza nel campo dei fumetti, ma impararono in fretta, con ottimi risultati. I membri della nostra squadra lavoravano tutti stipati e costretti in una stanzetta presso la sede della Harvey che portava al bagno usato dai vertici dell’azienda. Io la chiamavo la nostra “testa di ponte”. La mia truppa creò personaggi e serie a fumetti come una perfetta e ben oliata macchina da guerra... a ben vedere, direi che lo eravamo davvero. La nostra prima proposta fu un fumetto d’azione ambientato a Hollywood, con protagonista un supereroe mascherato e con un pittoresco cast di personaggi. Ma soprattutto con il marchio di fabbrica “Simon&Kirby”, che ci rese tutti orgogliosi. Stuntman era la nostra nuova star. Durante la guerra, il Governo degli Stati Uniti aveva stabilito un efficace sistema di razionamento. Agli editori, in quel periodo, veniva concesso un certo quantitativo di carta per la stampa; si trattava solo di una parte delle quantità usate prima dell’introduzione di quella politica. Ormai i venti di guerra si stavano placando, e fu annunciato che non ci sarebbe più stata alcuna limitazione. Apriti cielo. Tutti, ma proprio tutti, si accapigliarono per salire a bordo dell’inaffondabile – stando a quello che si diceva e ai numeri – industria del fumetto. Editori affermati aumentarono i loro ordini
di stampa e il numero delle testate per tagliare fuori dal mercato i nuovi arrivati. Le edicole non riuscirono ad assorbire il volume di titoli. Pile e pile delle nuove serie, ancora sigillate, ritornarono al mittente, senza vedere mai la luce. Il tanto atteso Stuntman di Simon e Kirby fu una delle tragiche vittime di quella situazione. Ma tutto questo non accadde dall’oggi al domani. Passarono mesi, nel corso dei quali accumulammo sceneggiature, layout e disegni parzialmente completati; erano già pronti circa quattro numeri. Per quell’epoca, significava avere già in mano le prospettive sui dati di vendita. Le previsioni finanziarie sullo stato dell’industria fumettistica non erano favorevoli, ma noi cercavamo di essere ottimisti. Eppure, prima ancora che il numero uno di Stuntman andasse in stampa, capimmo che la serie, per quanto brillante, era destinata a fallire. Una sera, io e Jack eravamo rimasti a lavorare fino a tardi. C’eravamo solo noi due nell’ufficio. Osservavo Jack completare i disegni delle ultime pagine di una sceneggiatura. Sembrava particolarmente entusiasta di quel lavoro; non l’avevo mai visto così preso. Stava realizzando una splash-page per una storia di Stuntman, intitolata The Rescue of Robin Hood. Nella splash-page campeggiava il nostro marchio di fabbrica “Simon and Kirby”. Per la precisione, si trattava del paginone centrale
dell’albo, un po’ come quelli che si vedevano su Playboy, dove compariva la ragazza del mese. Avevo introdotto quell’idea negli albi a fumetti nel 1941, su Captain America Comics, molto prima che Playboy venisse concepito. Usavamo quell’accorgimento come capitolo introduttivo dal forte impatto, come una specie di prologo indipendente dalla storia. In pratica si trattava di due pagine spillate al centro dell’albo con titoli a caratteri cubitali e una grafica accattivante. Jack era tutto concentrato mentre completava i disegni di quella doppia pagina, in alcuni casi ignorando del tutto gli schizzi dei layout, aggiungendo personaggi, improvvisando scontri tra forze opposte, inventandosi simboli araldici, riempiendo spazi vuoti con bandiere del passato e minuscole figure. Ritagli e modelli di riferimento erano sparpagliati sul suo tavolo da lavoro e avevano invaso perfino le sedie e i tavoli intorno a lui. I miei occhi indugiavano sul personaggio di Stuntman. Era davvero pieno di difetti. C’erano troppi colori in un singolo costume, e anche il design degli stivali e della cintura era troppo intricato. Sarebbe stato impossibile riprodurre tutti quei dettagli nel momento in cui ci fosse stato bisogno di ridurlo a dimensioni, che so, di pochi centimetri. E quel mantello! Era troppo lungo, poco pratico, troppo sgargiante. E poi che bisogno c’era di un mantello? Il personaggio non volava
SOPRA: Stuntman di Simon e Kirby fu un altro grande successo dei due autori. Dopo la guerra, però, cadde vittima della saturazione che colpì il mercato fumettistico in quegli anni. Quella qui riprodotta è la famosa doppia pagina apparsa su Stuntman #2, nel giugno-luglio del 1946.
IN ALTO A SINISTRA: Gli editori di fumetti facevano i salti mortali pur di trovare nuove idee che potessero vendere. Con Young Romance #1 (settembre 1947), Simon e Kirby avevano fatto centro, scoprendo un nuovo filone narrativo. Con la creazione di questa serie, i due inventarono di fatto il fumetto “rosa”.
IN ALTO A DESTRA: Black Magic #1 (ottobre 1950). La serie fu un altro dei successi di Simon e Kirby e venne “bollata” dalla Commissione Kefauver, costituita per indagare sul rapporto tra fumetti e delinquenza minorile.
come Superman. Il suo non era un travestimento. Lui era un semplice stuntman che lavorava sui set cinematografici, per la miseria! “Questo settore non promette bene”, mormorai. “Ci saranno un sacco di persone che vorranno fare questo lavoro.” “Ma loro non sono come noi, Joe!” disse Jack, continuando a lavorare su quel paginone, aggiungendo, cancellando, creando. “Vogliamo chiudere qui per stasera, Jack?” “Un’altra mezz’oretta. Non chiedo altro.” Aggiunse qualche altro aiutante di Robin. Qualche altra bandiera. “Jack, è solo un fumetto.” Quei disegni erano meravigliosi. Era il miglior lavoro che Jack avesse mai realizzato, pensavo. Fece scivolare la tavola verso di me. “La inchiostri?” “Certamente... ma non stanotte.” Rimasi a guardare quella fantastica splashpage, nel tentativo di interpretare alcuni di quei disegni: un compito che a volte si rivelava una bella sfida, quando Jack costruiva delle scene d’azione complesse come quella. C’era qualcosa che non andava. “C’è un paio di gambe in più qui! Sì, ci sono due gambe che avanzano.” Jack si allungò e prese una ciambella, poi spense un mozzicone di sigaro. “Joe, è solo un fumetto.” Il giorno dopo iniziai a inchiostrare. Non che fossi obbligato a farlo. Non credevo che quella pagina sarebbe mai stata pubblicata. Però mi andava di farlo. All’improvviso, tutti i pezzi andarono al loro posto, come in puzzle. Le gambe in più avevano un loro tronco. Lo feci notare a Kirby.
“Jack, ho trovato il tronco.” Jack sogghignò. “Sapevo che ci saresti riuscito.” I ragazzi nell’ufficio si guardarono l’un l’altro. Non credo che capirono di cosa stavamo parlando, ma c’erano abituati. Tutto questo succedeva nel 1945. Alla fin fine, io e Jack eravamo diventati dei fumettisti. Anche se era uno dei nostri migliori lavori, Stuntman cadde vittima della saturazione che aveva colpito il mercato dopo la guerra. Ma non dovevamo preoccuparcene: avevamo cose più importanti da fare, come inventare il concetto di “fumetti rosa”. Nel corso dei miei viaggi quando ero militare, durante la guerra, notai che c’erano tanti fumetti per ragazzi, ma davvero pochi pensati per le ragazze. Non potevo immaginare che un giorno avrei avuto tre figlie – due delle quali gemelle – ma anche allora, quando fui congedato dalla Guardia Costiera, pensavo che ci dovessero essere dei fumetti creati appositamente per il pubblico femminile. I miei genitori leggevano sempre le storie d’amore contenute nelle riviste, e avevano perfino tentato di scriverne loro stessi qualcuna. Perciò l’idea mi sembrava potesse funzionare. Ovviamente i nostri fumetti rosa erano storie inventate, non facevano nessun riferimento a storie vere. In ogni caso, sia Young Romance che Young Love furono i fumetti di maggior successo del decennio, generando centinaia di imitazioni per oltre vent’anni e decretando un enorme ritorno di fama per Simon e Kirby. In qualche modo, io e Jack siamo riusciti a primeggiare in ogni possibile genere. Mentre altri autori erano rimasti ancorati al tema supereroistico o a qualunque altro argomento con cui si trovassero a loro agio, noi li provammo un po’ tutti. I nostri fumetti horror erano così terrificanti che la Commissione Kefauver, costituita per indagare sul rapporto tra fumetti e delinquenza minorile, ostracizzò Black Magic portando il dibattito addirittura in televisione. I nostri crime comics avevano come protagonisti alcuni dei più famosi esponenti del mondo criminale, come Pretty Boy Floyd, Ma’ Barker e Al Capone (lo Scarface originale). Una delle mie creazioni preferite era l’eroe western noto come Bulls Eye. The Kid Cowboys of Boy’s Ranch
viene considerato da molti come uno dei vertici della nostra collaborazione artistica e del mondo dei fumetti in generale. Il meglio di Simon e Kirby raccoglie alcuni esempi di queste storie tratte un po’ da tutti i generi con cui ci misurammo con successo. Volete essere messi in difficoltà? Be’, sappiate che c’è ancora un sacco di roba bizzarra che vi aspetta nei prossimi volumi della Simon&Kirby Library. Per concludere, vorrei prendermi la libertà di dire una cosa: quelli creati da Simon e Kirby sono stati i fumetti più belli mai realizzati, di gran lunga migliori di quelli creati da qualsiasi altro team artistico nella storia dei comics. Sto quasi per raggiungere i miei primi cento anni, e non ho mai incontrato un committente, un critico o un fan che sia in disaccordo con questa mia affermazione. La storia di Stuntman, The Rescue of Robin Hood, apparve sul numero 2 della serie. La ritroverete anche nel prossimo volume intitolato The Simon and Kirby Superheroes. Se vi capiterà di leggerla, contate le gambe nella scena del combattimento. Vi accorgerete che i conti tornano e che tutte le gambe hanno un loro “proprietario”... anche se dovrete concentrarvi parecchio per rendervene conto.
– Joe Simon, New York City, 2009 SOPRA: Joe Simon e Jack Kirby (in piedi) – ritratti qui al lavoro su alcune pagine di The Kid Cowboys of Boys’ Ranch – realizzarono alcuni dei più famosi fumetti degli anni Quaranta e Cinquanta. Copyright foto © Joseph H. Simon, 2009.
A SINISTRA: Il concetto di “doppia pagina centrale” nei fumetti fu introdotto e sviluppato da Simon e Kirby. Il suo esordio risale a Captain America Comics. Quella riprodotta qui a sinistra fu pubblicata su The Kid Cowboys of Boys’ Ranch #2 (dicembre 1950).
L
IN QUESTA PAGINA: Immagine tratta da The Double Life of Private Strong #2, agosto 1959.
NELLA PAGINA ACCANTO, IN ALTO: La prima pagina di Marvel Boy, da Daring Mystery Comics #6, settembre 1940.
’incontro tra Simon e Kirby cambiò per sempre il mondo dei comics. Probabilmente non fu subito chiaro, ma, ragazzi miei, quei due rivoluzionarono il mondo del fumetto, e in meglio. In che modo ci riuscirono? Be’, in primo luogo, fu proprio grazie al loro lavoro che gli albi a fumetti cessarono di essere una semplice raccolta delle strisce apparse sui quotidiani. All’origine, i comics erano proprio questo, una ristampa di vecchie strisce di Mutt&Jeff e di Dick Tracy. Poi cominciarono ad apparire albi che contenevano materiale inedito... e, all’inizio, non erano poi così diversi. Sembravano in tutto e per tutto raccolte di strisce pubblicate sui quotidiani ma di cui non si era mai sentito parlare in precedenza... e in alcuni casi, tale sensazione era deliberatamente voluta da parte degli autori. Gli artisti non solo copiavano lo stile delle sezioni a fumetti dei giornali, ma ne avevano anche ereditato la composizione della tavola. Su Detective Comics, Jerry Siegel e Joe Shuster crearono Slam Bradley, che non era poi così diverso dal Captain Easy di Roy Crane. Aveva persino lo stesso ritmo narrativo e il formato della striscia che appariva sui quotidiani, con tutte le vignette alla medesima altezza e ogni dettaglio ordinatamente inserito all’interno di ciascun riquadro. Joe Simon e Jack Kirby non furono di certo i primi a capire che si poteva fare ben altro in un albo a fumetti, modificando la composizione dell’intera pagina e variando la forma e la dimensione delle vignette a seconda del contenuto. Non furono nemmeno i primi a intuire che se i personaggi erano sufficientemente dinamici, non c’era alcuna ragione di contenerli dentro vignette di dimensioni rigide e fisse. L’azione poteva fuoriuscire da quelle vignette, proiettarsi oltre i bordi fino ad arrivare nelle mani dei lettori. No, non furono i primi. Ma quasi immediatamente divennero i migliori e i più imitati.
Un esempio che incarna alla perfezione quanto appena detto si trova nella storia Capitan America e Teschio Rosso tratta dal numero 1 di Captain America Comics. L’impatto avuto dal Captain America di “Simon&Kirby” non potrà mai essere sottolineato abbastanza. Trovandosi di fronte a quel fumetto, in ogni edicola, in ogni drogheria del Paese, i consumatori presero nota del nome, spalancarono gli occhi in preda allo stupore e spesero i loro cent. I comic book – questa nuova ed entusiasmante formula – stavano improvvisamente diventando qualcosa di ancor più nuovo, di ancor più entusiasmante. Un ragazzo di nome Stan Lee, che si era fatto le ossa insieme a Simon e Kirby alla Timely e che raccolse il loro testimone quando i due lasciarono la casa editrice, una volta disse: “Quando vidi il loro Capitan America, pensai che fosse il personaggio più affascinante ed emozionante che mi fosse mai capitato di leggere”. Di questo se n’erano resi conto anche presso altre case editrici di fumetti. Il disegnatore Irv Novick lavorava per la MLJ, la compagnia che si sarebbe poi trasformata nella Archie Publications. In quel periodo stava realizzando le storie di The Shield, un eroe patriottico che aveva preceduto Capitan America e che sembrava tagliato sul medesimo modello. Novick era il disegnatore di punta della MLJ e il suo lavoro era molto apprezzato. Eppure, come raccontò in seguito, un giorno entrò negli uffici della casa editrice e il suo capo, brandendo alcune copie di Capitan America, gli fece la fatidica domanda: “Perché i nostri albi non sono come questo?”. Da lì a breve, quella domanda se la sarebbero posta in molti. “Le scene di combattimento avevano un grande impatto” ricorda Novick. “La storia non risiedeva solo nei testi. Grazie a loro capii che, da quel momento in poi, il lettore avrebbe percepito quasi fisicamente il pugno con il quale l’eroe colpiva il criminale di turno; ed era proprio quello che speravano di ottenere. Sono stati Simon e Kirby ad aver inventato i fumetti d’azione.” Capitan America e Teschio Rosso è una storia rudimentale, eppure ha un’importanza fondamentale. L’albo venne realizzato quasi interamente da Simon e Kirby, a quanto pare coadiuvato alle chine da Al Liederman, un ex disegnatore di riviste sportive e di vignette satiriche che Simon aveva conosciuto ai tempi in cui lavorava sui quotidiani. Come per la maggior parte dei loro migliori lavori, anche la storia di Capitan America fu
realizzata in fretta; ma quell’energia sembrò infondersi in ogni pagina. E proprio come per i loro più grandi successi, è difficile dire quanto fosse merito dell’uno e quanto dell’altro. “È un lavoro in cui ciascuno di noi due ha dato il proprio contributo.” Era la risposta che dava sempre Kirby quando qualcuno gli domandava – ed erano in molti a farlo – chi avesse scritto questo e chi avesse disegnato quello.
SOPRA A SINISTRA: Adventure Comics #78, settembre 1942.
SOPRA A DESTRA: Stuntman #1, aprile 1946.
IN ALTO A SINISTRA: Fighting American #1, aprile 1954: la risposta a Capitan America durante la Guerra Fredda.
IN ALTO A DESTRA: Adventures of The Fly #1, agosto 1959. Una delle ultime collaborazioni supereroistiche di Simon e Kirby.
SOTTO: Fred Drake, alias Stuntman.
Simon e Kirby realizzarono altre strisce per la Timely: Captain Daring, Marvel Boy, Mercury e The Vision sono alcuni eccellenti esempi. Ma dopo dieci numeri di Captain America i due lasciarono la compagnia a causa di una serie di problemi legati ai loro compensi. “Ci stavano truffando” spiegò poi Simon. “Era il modo hollywoodiano di tenere la contabilità di un’azienda” chiarirono successivamente in un’altra occasione. In pratica, l’azienda alterava i conti per assicurarsi che i proventi per i partecipanti agli utili fossero scarsi, se non addirittura nulli. Joe e Jack se ne andarono senza le loro quote, ma con la reputazione intatta. Nel corso di quei dieci numeri avevano affinato il loro stile e migliorato la loro arte. Avevano insomma alzato il livello qualitativo delle loro storie. Quando levarono le tende per andare alla DC Comics, erano ormai riconosciuti da tutti come coloro in grado di rendere i supereroi davvero “super”, davvero eroici. Alla DC, Joe e Jack crearono nuovi personaggi e introdussero altre innovazioni secondo il loro stile: tra queste, ricordiamo una trasformazione epocale per Sandman e il lancio di Manhunter, ripescato dalle macerie di una sfortunata e ormai defunta striscia a fumetti. I due ottennero risultati perfino migliori e ancor più innovativi con quei gruppi formati da eroi adolescenti quali i ragazzi de La legione degli strilloni e I boy commando. I primi difendevano la patria restando entro i suoi confini; i secondi agivano oltreoceano, portando la guerra in casa del nemico. Entrambe le serie attingevano agli eventi che i loro stessi creatori – in particolare Kirby – avevano vissuto in prima persona, raggiungendo un compromesso tra i ricordi puri e genuini dell’infanzia e il modo in cui avrebbero voluto che fossero andate le cose. I lettori si identificarono facilmente con quei personaggi, e ci fu un periodo nel quale
I Boy Commando era il titolo DC più venduto... un risultato niente male, specie se si considera che fu raggiunto in seno alla casa editrice che pubblicava Superman e Batman. Sarebbero poi seguiti altri nuovi personaggi. Fighting American fu un effimero e sfortunato eroe che i due tentarono di lanciare negli anni Cinquanta; venne alla luce come doppelgänger di Capitan America, ma poi finì per divenire una specie di caricatura di se stesso. Se i lettori si fossero divertiti a leggere le sue avventure la metà di quanto Joe e Jack si erano divertiti a realizzarle, forse oggi sarebbe ancora in vita. Stuntman, nato a seguito di quest’ondata di euforia della metà degli anni Quaranta, poteva essere perfino migliore di Fighting American... ma venne stroncato sul nascere dall’unico nemico in grado di sconfiggere un grande supereroe a fumetti: una cattiva distribuzione. Tutto questo ci porta a una delle ultime collaborazioni di Simon e Kirby. The Fly apparve dopo la loro separazione, quando decisero di intraprendere strade diverse in un periodo di recessione per l’industria del fumetto. Un giorno Joe vendette una nuova serie alla Archie Comics; mentre si domandava a chi poter affidare l’incarico di disegnarlo, incontrò per caso Jack al Columbus Circle. Chi meglio di lui? Jack lasciò il progetto dopo due numeri e Joe dopo quattro, ma quell’eroe continuò a volare alto per vari anni. La storia del 1959 che viene riproposta in questo volume lascia presagire molti di quegli aspetti che negli anni Sessanta avrebbero reso i supereroi della Marvel davvero speciali. Tutte queste storie ci mostrano quello in cui Simon e Kirby erano così bravi: creare eroi entusiasmanti, capaci di trascendere e uscire fuori dalla carta stampata. Un personaggio che è presente su queste pagine (ma che ritroverete in The Simon and Kirby Superheroes) è l’eroe noto come Captain 3-D, i cui albi – com’è facile intuire – erano realizzati in 3-D e venivano venduti con tanto di occhialetti con lenti rosse e verdi per creare il noto effetto stereoscopico. Una volta che il progetto fu proposto i due continuarono a lavorarci assieme, anche se Kirby riteneva quello stratagemma inutile. “Io e Joe” diceva, “siamo in grado di far saltare un eroe fuori dalla pagina anche senza quegli stupidi occhiali”. Aveva ragione da vendere. – Mark Evanier
missione:
Nota il dito che si tende sul grilletto, fighting american!
Già ! un solo altro passo e rovinerò il trucco della signora con una brutta bruciatura!
Trova il RE del SiNDACATO del CRiMiNE
L’auto è costosa... dentro, è ancora più lussuosa! È stata pagata con soldi sporchi... spiccioli, per le casse traboccanti del sindacato del crimine... le mani sul volante sono quelle che hanno guadagnato quel denaro malefico! Ma sono mani mosse da un’intelligenza alquanto singolare!
Sì, diventeremo soci! Ospiteremo il jet-set... la gente importante... la crema della società!
la cosa mi ha sempre seccato! Credo che sia il motivo per cui sono diventato un genio del crimine!
per la centesima volta... stiamo andando al pink angel... capito? È un club molto esclusivo!
Riecco che parli come un libro stampato! Per essere nato nella mia stessa rattaia, sei davvero diverso, tu!
un postaccio inquietante... pieno di brutti ceffi! Non ti fanno neanche entrare, senza uno smoking!
Si dice topaia, idiota! Credo che il tuo cervello sia messo peggio della tua faccia!
ecco che arriva! Il boss dice di trattarlo con i guanti bianchi...
sì, mi hanno detto che è permaloso!
e lo sai quanto odio vestirmi da scimmia! Perché non andiamo in qualche posto tranquillo... dove ci si possa rilassare con una birra e una bionda...
la mia faccia non è peggio della tua! Cioè, non tanto! E poi perché sei così nervoso?
benvenuto al pink angel, doppiatesta!
Perché, idiota, il pink angel, essendo pieno zeppo, fa un sacco di soldi. Abbastanza da poterli dividere con il sindacato!
colpa tua! Sei tu che mi dai l’ulcera, i brutti sogni e la crisi del settimo anno!
potrei darti anche un buco in testa con la mia quarantacinque! Peccato che siamo fratelli... in un certo senso...
lasciate perdere le cerimonie! Dov’è l’ufficio del vostro capo? mi segua, signore!
qualche ora dopo... err... buonanotte, boss!
abbi cura del locale! Ricordati che ora è mio!
fa parte del mio “piccolo set del manigoldo”! Lo chiamo invertitore telecinetico di energia!
uno dei contabili del sindacato verrà a prenderne il controllo domani!
sei proprio un viscido figlio di topo di fogna! Quando siamo entrati nella sala da gioco, hai sbancato... e ora il posto è nostro... altro che prenderci una fetta dei profitti!
“Ricordi la puntata da 100 a 1 che ho fatto la settimana scorsa? Quella che è risultata vincente...” vince piedipiatti?
yahaaaagyahaaaagyahahaka! Non ho saputo resistere! Dovevo provare il mio nuovo giocattolino... che fa andare i dadi e le carte dove voglio io!
“… o quello sfidante di quarta categoria... il botolo sul quale ho puntato... quello che ha steso il campione al quinto round...” kid kamomilla è il nuovo campione?
“… e quella squadra di basket di schiappe che ha recuperato venti canestri in cinque minuti a fine partita... la partita sulla quale avevo scommesso...”
fiiiiiii!
fine partita! Vince la polisportiva mingherlini!
mi ero domandato come avessi truccato quelle gare!
l’ho fatto con questo! L’ho costruito mentre dormivi dopo quel sandwich al salame che non avevi digerito!
regolando questi controlli posso sintonizzare il raggio su qualunque oggetto distante e stimolarne le vibrazioni molecolari con assoluta accuratezza... posso trasformare uno spompato in un vincente... un barbone in un campione... dandogli la scintilla di cui ha bisogno... e posso farlo da qualunque distanza!
subito dopo, doppiatesta controlla lo scanner televisivo installato a bordo... l’immagine sullo schermo mostra una partita di scacchi trasmessa dall’emittente televisiva U.s.a.! Uno dei giocatori è un ragazzo, ma in realtà si tratta di Speedboy, compagno di fighting american!
tra le dita di doppiatesta, l’invertitore telecinetico di energia inizia a ronzare! E, alla stazione televisiva, un pezzo degli scacchi si sposta... di sua spontanea volontà! Tra i giocatori si leva un improvviso mormorio! Ecco! Vedete? Si è mosso da solo, proprio come martedì scorso!
per esempio, prendi la partita di scacchi che si gioca ogni martedì. È truccata, sai? Sono io che la trucco, da tre settimane, ormai!
questa volta però siamo pronti! Hai captato niente, charlie?
sì... uno strano raggio ad alta frequenza... da un oggetto in movimento... forse un’automobile...
mentre i giocatori discutono del fenomeno, speedboy scatta in azione! incontra johnny flagg, il conduttore... ovvero fighting american! charlie l’ha trovato! È un segnale da un’auto di passaggio...
è possibile! Indossa questo! Se si tratta di un’auto ci aiuterà a trovarla...
nella macchina, doppiatesta ha spento il televisore e pigiato l’acceleratore! quei tizi della televisione ti hanno scoperto! Avevano un apparecchio per rintracciarci! Mi domando dove sia finito quel ragazzino!
non importa dove è andato lui... guarda cosa sta arrivando!
preso! Reggiti forte!
pochi istanti dopo, fighting american e speedboy calano sulla città alla ricerca dell’emettitore di quegli strani segnali... se a perfezionare una tecnologia tanto sofisticata fosse stato qualcuno di disonesto, potrebbe avere altri dispositivi pericolosi per la nazione...
byaaahagayagaaa... hai visto come sono volati via quando gli ho puntato contro tutta la forza dell’invertitore? Sai chi erano?
L’auto sterza fuori controllo, mentre fighting american e speedboy cercano di sfondare lo spesso parabrezza! Improvvisamente una forza invisibile scaglia via i due super agenti!
certo! Erano fighting american e speedboy, quei due!
sei riuscito a vedere il conducente dell’auto? Sono stato sbalzato via prima di riuscire a guardarlo...
no! non l’ho visto... ma ho letto il suo numero di targa... lo ritroveremo!
quando johnny se ne va, mary fa la telefonata! L’informazione che ottiene è stupefacente! quindi l’auto appartiene a casper dewberry? Capisco... grazie... a presto!
ma il destino vuole che succeda nel modo più strano! fighting american, una volta rivestiti i panni di johnny flagg, si accinge a controllare il numero di targa, quando mary stewart, la sua segretaria, gli riferisce un messaggio!
il signor pembrook dice che è una riunione molto importante, johnny! Ci sarà il tuo sponsor! Meglio che tu lo raggiunga subito!
casper dewberry... ho già sentito questo nome... ma certo, alle udienze teletrasmesse della commissione senatoriale sulle indagini criminali!
va bene... senti, mary, tu controlla questo numero di targa! È molto urgente!
cielo! Casper dewberry è l’uomo interrogato sulla faccenda delle tasse... e sui suoi collegamenti con il sindacato del crimine! Allora è lui il nuovo scoop di johnny flagg!
Sperando di poter aiutare il suo aitante principale, mary decide di fare visita agli uffici di casper dewberry... la facciata legale di un business molto illegale! la signorina vuole vederla... err... boss! Lavora per il “daily record”!
lei è sulla bocca di tutti, in questi giorni! Mi domandavo se fosse possibile intervistarla!
Nah... lavori per johnny flagg, che è amico di fighting american! Teniamo d’occhio il tuo ufficio da stamattina!
ugh!
dovrebbe lasciare la lotta al crimine ai professionisti, signorina! Ci vuole allenamento... di questo tipo!
per te, zuccherino, ho qualcosa di speciale! Che diresti se ti rivelassi che non sono casper dewberry... e che stai per incontrare quello vero?
se johnny flagg ci tiene a te, magari manderà fighting american a salvarti! Ci farebbe piacere.
una... pistola! Cielo! C-che succede? Non capisco...
vedi, io sono, come dire, solo una controfigura! Non gli piace farsi vedere! Va in giro, certo... ma non passa dagli ingressi principali! Solo in pochi sanno che esiste! il capo sa molte cose... per esempio che tu non lavori al “daily record”!
ho fatto abbastanza in fretta?
yeow!
Come hanno superato i ragazzi di sotto?
fighting american... e speedboy!
intanto doppiatesta, con speedboy alle calcagna, vede a terra il suo invertitore di energia! Mentre si getta per prenderlo, si accorge che speedboy ha un secondo buono di vantaggio su di lui!
mitragliatori dal grilletto facile! Allora il racket non vi ha ancora mandati in pensione...
non ci pensare neanche! Se questo affare è pericoloso, sarà meglio che lo tenga io!
nella lotta, le dita di speedboy, strette attorno all’apparecchio, azionano i minuscoli comandi! Un raggio invisibile di energia parte proprio verso doppiatesta!
moccioso! Attento, con quel coso!
ma pensa un po’! Ecco il prodigio che interferiva con le partite di scacchi alla stazione tv! Molto ingegnoso... davvero!
wow! Questa scatoletta è miracolosa!
fammi scendere, nanerottolo!
è probabile che abbia influenzato molti altri eventi, con quell’affare! Be’, potrà tramare da dietro le sbarre, non appena avremo portato lui e i suoi scagnozzi alla sede dell’f.b.i.!
e lei è stata fortunata a dimenticarsi un appunto sulla targa sulla scrivania! Non c’è voluto molto per capire dove fosse andata! Ora le consiglio di tornare al giornale e di restarci! mettermi nei guai si è rivelato molto più interessante!
e poi ho procurato una notizia a johnny flagg, o sbaglio? Chissà come sarà sorpreso, quando tornerà da quella riunione!
mai quanto lei, quando scoprirà che la riunione è stata posticipata! Pensa in fretta, speedboy! Ci serve un alibi per johnny flagg! come sempre...
Fine E come sempre lo trovano, anche se ci vuole parecchio ingegno! Ma i nostri eroi ne hanno in abbondanza-- con gran dispiacere dei nemici della società!