Babilonie

ANGELO BILLI CIPOLLONI

BABILON I E 1 1 a p r i l e > 3 ma g g io 2 015

BABILONIE A cura di Barbara Pavan Testo in catalogo di Manuela Marinelli

Uno sguardo da un treno in corsa, lanciato verso un groviglio di vite, un labirinto di strade, un intrico di edifici. Il volto corrucciato scruta verso l’esterno, seguendo la direzione del treno che sfreccia verso la sua meta. Ma il riflesso del finestrino ci restituisce un volto, il suo sguardo aggrottato che ci guarda.

Forse un tramonto infuocato tinge il finestrino di bagliori aranciati che si mescolano a teneri toni lilla e violacei. Un’anonima periferia di città indefinita. Megalopoli indifferenziata, pronta a fagocitare il viandante.

Già da questa fotografia di Angelo Billi Cipolloni la fantasia corre verso viaggi immaginati o già fatti, verso tutti i viaggi possibili, metafora dell’unico viaggio che tutti stiamo facendo.

Attenti, vigili o stupefatti, guardiamo la vita scorrere verso una meta che in realtà troppo spesso, e troppo tardi, ci accorgiamo essere ormai già dietro di noi. Chi sa cosa vede il volto che ci osserva, attorniato dalle linee stroboscopiche gialle e avorio che delineano la traiettoria e suggeriscono la velocità del treno, rimandando la mente alle opere M IRRORS

OF

L ONDON

dei primi futuristi che tentavano di catturare la dinamica del moto. La macchia gialla, forse del sedile dietro la donna, sembra il risucchio verso cui il treno la sta trascinando, allontanandola dal quel passato su cui il suo sguardo sembra rivolto. Perché lei guarda davanti, ma il riflesso del vetro ribalta lo sguardo, volgendolo ad un passato che scorre sotto i suoi occhi, stretti nello sforzo di aguzzare la vista. Ma forse la donna non sta cercando di vedere fuori dal finestrino. Forse sta cercando di scrutare, vaticinare un futuro che le appare oscuro, indecifrabile o fin troppo scontato.

Dove va la donna di MIRRORS OF LONDON? Attraversa forse tutte le strade di tutte le città possibili in cui cercarsi, in cui perdersi. Il volto è posto al centro, rispetto all’altezza della tela, ma situato nel lato sinistro dell’immagine, così che coniuga la fissità dello sguardo della donna, immota davanti al finestrino, con la dinamica della velocità, suggerita dalle diagonali vettoriali. Ciminiere, edifici di un’archeologia industriale, balenano nella foto, restituendo un’idea nostalgica di primitiva città industriale.

Il notturno urbano, PARIS LA NUIT #1, evoca, nel titolo, i fasti gaudenti della Belle Epoque, la frenesia estasiata, la sbornia ottimistica dei primi anni della modernità, quando si vagheggiavano “le magnifiche sorti e progressive” di un’umanità che idolatrava il “secol superbo e sciocco” che andava costruendo. La gioia di vivere, ostentata in boa di struzzo, reggicalze e guepiere, mascherava i danni dell’industrializzazione e dell’urbanesimo selvaggio sotto il cerone colorato. La breve illusione di quegli anni si svela nella banalità anonima di una periferia che rende ogni città uguale all’altra. Immersa in una dominante blu cobalto, punteggiata da rade luci, disseminate fra l’ammasso informe dei palazzoni insignificanti, la città contemporanea mostra il brulicare frenetico di anime in pena che vagano incessantemente, senza riposo. La diagonale sulla destra della tela mostra la ferita di una grande arteria da cui, luci rossastre sgorgano, come il sangue venoso, poco ossigenato, di un

PARIS LA N UIT #1 T HE DARKNESS AND

THE CITY

corpo asfittico e affannato.

Gravida di promesse, immancabilmente tradite, la città si distende sotto i nostri occhi, come una grande meretrice, pronta ad offrire i suoi insidiosi servigi. Come cipria sul volto delle cocottes, la notte imbelletta la città, ne nasconde i guasti e le rughe, irretendo il voglioso cercatore della notte.

THE DARKNESS AND THE CITY ci precipita in una giungla tenebrosa, popolata dalle ostili sagome dei grattacieli cupi che sembrano oscillare nella notte, come giganti minacciosi che incedono implacabili verso di noi. Un ponte a destra apre le sue fauci, mostrando la ghiera dei suoi denti sgangherati, pronto a risucchiarci nell’oscurità psichedelica dei suoi oscuri deliri, costellati da incubi osceni e febbricitanti. Sulla sinistra baluginano voragini rossastre, come caldere di un vulcano formidabile, quiescente e sterminatore, pronto a far esplodere la sua furia, rivomitando in superficie le viscere magmatiche di fantasie erotiche ancestrali.

Scorre rovente, fra le pieghe ritor te di PARIS LA NUIT #2, il desiderio convulso che accende di luci abbaglianti una notte più abbacinante del giorno. Palazzi incandescenti sono corrosi dal fuoco di un tramonto esistenziale che incendia le vite di invisibili abitanti, rintanati in pertugi interiori. Il cielo, come una cupola, copre la città, chiudendola in una bolla luminescente che implode sui palazzi, nell’inutile tentativo di forare la notte. Le sagome nere dei casermoni si rincorrono fra le luci che solcano il buio, tingendolo di arancio, di giallo, di verde. Le strade scompaiono, nell’ammasso affastellato dei palazzi, in cui bruciano desideri e notti popolate da torbidi sogni. Tremolanti ed evanescenti, fatti solo dell’ardere delle luci nella notte, gli edifici appaiono immateriali, come il fondale dipinto di un teatro senza palcoscenico.

PARIS

LA

N UIT #2

In POLLUTION lo smanioso pulsare della voluttà esplode in una eruzione violacea che dilaga come magma incandescente sulla città corrosa da una luce malata, invasa da vapori asfissianti, ottenebrata da lampi accecanti. All’orizzonte i palazzi sembrano sgretolati, ridotti ad una spianata rovente. In primo piano i grattacieli bluastri, si accendono di fuochi che ardono dall’interno, come altoforni nel cui ventre bruciano vite, capricci, incontri.

La fredda corazza esteriore, simile a materiale refrattario, frutto di complimentosa ipocrisia, trattiene a stento i ribollenti fuochi divoranti delle brame che infine esplodono, venendo alla luce artificiale della notte, in BEAUTY AND THE HARMONY. Levigata e livida, la bambola dei sogni proibiti è pronta ad accogliere il piacere dell’estraneo che cerca affannoso rifugio al suo godimento, proiettato fuori di sé, in un corpo altrui, senza occhi che lo guardino.

P OLLUTION

B EAUTY

AND THE HARMONY

In SEXUAL EXERCISES IN RED è di scena un piacere genitale, senza vita, senza incontro, senza scontro, facile ed immediato, dove il più intimo dei baci, diviene attardato onanismo infantile, frutto di fissazioni dominatrici, indispensabili a raggiungere un compiacimento narcisistico che non prevede seduzione e complicità, ma solo reiterazione illimitata di infiniti anonimi incontri.

ECSTASY racconta di un’ancestrale droga erotica, fatta di concupiscenza mortifera, affannosa ricerca di un piacere meccanico in cui affogare. Un mare di solitudine caotica, dove una moderna Ofelia, “Proserpina infelice!", nipote inconsapevole di quella di Millais, dischiude le labbra, come fiori dai petali carnosi, per sottrarsi ad un’apnea esistenziale.

Tutta la mostra sembra composta dai frammenti di una storia che si snocciola sotto i nostri occhi, una storia che ciascuno può inventare, guardando attraverso gli occhiali artefatti delle esperienze proprie o altrui, traslazione di intime e svariatissime somiglianze, effetto prodotto da un esperto “spacciatore di lenti”.

S EXUAL

EXERCISES IN RED

E CSTASY

ANGELO BILLI CIPOLLONI

Breve biografia

1998/1999: Ronzinante 98, personale, Bottega d’Arte, Roma; Cineclub Detour e Galleria Accademia d’Arte Senza Frontiere; 2000: Alterazioni, personale, Studio ‘Il punto di vista’, Monterotondo (Rm); collettiva presso Galleria d’Arte Mazzola Manzillo, Carate Brianza (Mi); 2005: durante diversi happening in location intorno a Ravenna invita i visitatori a partecipare direttamente alla creazione artistica; 2006: la nascita del suo primo figlio rappresenta l’occasione per studiare il viso umano più amato. In questo periodo e durante tutto il primo anno di vita di suo figlio, l’artista fotografa il suo viso in vari momenti ed atteggiamenti in modo da studiare ed analizzare gli sviluppi ed i cambiamenti dei suoi tratti; 2008: Il Viaggio, personale, Castello di Rocca Sinibalda (Ri); 2009-2011: partecipa a diverse mostre collettive tra Faenza, Ravenna, Forlì ed Imola.

2012-2013: espone e lavora a Londra in diverse gallerie private e presso il Watford FC. 2014-2015: espone in permanenza alla Fox Gallery, Roma.

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