Chiara Belloni

Chiara Belloni Misteri accoglienti

Chiara Belloni Misteri accoglienti

Misteri accoglienti.

Note sulla pittura di Chiara Belloni Ci sono montagne, foreste, case per uomini e uccelli; pochi i viventi immediatamente riconoscibili, e, quando pure compaiono, chiusi in una loro saturnina intangibilità. Partiamo de queste prime, rapide constatazioni sui soggetti della più recente pittura di Chiara Belloni per vedere dove immagini e idee possano condurci. A tale proposito, lungi da noi voler giocare al piccolo psicanalista, ma, se ne converrà, l’elenco figurativo appena stilato afferma un potente nucleo simbolico, dal quale l’intera opera dell’artista si sviluppa lungo le sottili linee dell’inconscio, e che un’analisi critica non può ignorare.

S’intende, dunque, una simbologia suggestivamente inquieta, ricorrente a elementi ora di stabilità ed elevazione (la montagna), ora d’iniziazione e rinascita (la foresta), o, ancora, protezione, costrizione (la casa). La pittura di Chiara definisce, insomma, una misura d’intimità, oscurità accoglienti quanto perturbanti, da cui l’osservatore si trova attirato, e, insieme, posto in questione. Simile immaginario, va detto, risulta coerente con la produzione precedente della giovane pittrice, già messasi in evidenza con interni domestici dalle risonanze metafisiche, e tuttavia in queste ultime occasioni acquisisce forme e attitudini più consapevolmente naturali, aprendosi ad ambienti esterni di un’includenza misteriosa, primigenia: luoghi da attraversare con cura, in cui sostare nella latenza di un’illuminazione, varchi di personale conoscenza.

Sapienti del simbolismo hanno già messo in opportuna guardia dalle semplificazioni a cui il linguaggio psicanalitico classico costringe le valenze sessuali proprie delle immagini, chiarito che “tradurre le Immagini in termini concreti è un’operazione priva di senso: le Immagini inglobano, certo, tutte le allusioni al concreto messe in luce da Freud, ma il reale che esse si sforzano di esprimere non si lascia esaurire da tali riferimenti al concreto”(così Mircea Eliade nel suo libro Immagini e simboli). Tenuto conto della connotazione tipicamente femminile delle immagini archetipiche ricorrenti nelle opere in discorso, non possiamo che concordare con tale avvertenza.

Al contempo, proviamo a ragionare un poco, ora, della tecnica propria della Belloni: si tratta, in effetti, di un particolare concreto che può molto aiutare a meglio intendere il reale tanto sensibilmente espresso dall’artista.

Di nuovo, un’evoluzione è qui da segnalarsi. Se, infatti, dei lavori precedenti viene mantenuto l’uso sapiente della pittura a olio su tela e a tempera su carta, nella nuova produzione la paletta cromatica si fa più rarefatta, spogliandosi di ogni superficialità coloristica per concentrarsi sulla profondità di pochi, ricorrenti toni di bianco e grigio conquistati con velature ripetute, sporcature sapienti, diluizioni (un’operazione che ogni serio artista sa bene quanto sia difficile, come segnalava già Nicholas De Staël quando affermava che «la vera sfida per un pittore è saper maneggiare i grigi e i bianchi»).

Nei lavori su carta, in particolare, colpisce il ricorso convinto al bitume, colore eletto per calore e consistenza, ma che la Belloni riesce a far risonare d’inedite leggerezze; dal canto suo, l’impiego del verso delle tele quale superficie per la pittura a olio consente di ottenere una ruvidità, una consistenza materica particolarmente idonea alle profondità visive dei soggetti.

In tale piena consapevolezza dei propri mezzi, viene da considerare, risiede una ragione importante della

sostenibilità dell’immaginario adottato dalla pittrice: infatti, è la definita maturità di composizione e colore a rendere credibile la resa pittorica di quell’eccedenza immaginale rispetto al concreto sopra richiamata, e, più in generale, il cimentarsi della Belloni con il versante simbolico dell’arte.

Tra rami frondosi e selve oscure, lungo il profilo di montagne accese di nubi (spiando magari, nel passaggio, l’interno di una casa o un nido), l’artista avanza così lungo una via affascinante e difficile, in una compagnia sparuta quanto impegnativa: ne fanno parte, per diretta ammissione della pittrice, la Louise Bourgeois dei disegni più tardi, l’Osvaldo Licini degli scabri paesaggi marchigiani, il Gastone Novelli dalle aspirazioni cosmologiche concentrate in segni minuti di bianchi.

Viene da aggiungere ancora, su tutti, il già citato De Staël, pittore capace di creare montagne da corpi distesi, e di cui Chiara condivide a fondo tanto l’inquieta fertilità simbolica quanto l’attenzione ai rapporti tra composizione dell’immagine e misura cromatica.

Nel lasciarla, dunque, a procedere ragionando con tale nobile compagnia, qui la critica finalmente si arresta. Resta in attesa, fiduciosa, di poter presto verificare dove ancora il rigoroso cammino dell’artista giungerà, proseguendo dagli accoglienti misteri sino a questo punto predisposti.

Luca Arnaudo Montréal, 4 settembre 2011

Chiara Belloni nasce a Giussano (MI) nel 1979. Si diploma presso la N.A.B.A. (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano sotto la guida di Claudio Olivieri nell'anno accademico 2000/2001. Vive e lavora a Milano.

patrocinio del Ministero della Gioventù e Regione Umbria

Mostre personali

Il muro di Merlino, Merlino Bottega d’Arte, Donoratico (Li), a cura di Gianni Costa, prefazione in catalogo di Franco Cardini

2009

I like Chopin, Villa Tittoni Traversi, Desio (Mi) a cura di Marco Pellizola, Presentazione in catalogo di Alessandra Bertolè Viale

Chiaro Scuri, Galleria l’Image, Roma

White, 36Mazal Contemporary, Locarno (CH), a cura di Barbara Pavan, catalogo

Non è vero che la natura sia muta. Tele 2006-2009, Galleria L’Affiche, Milano

Seven, Studio7 Spazio Arte, Rieti a cura di Barbara Pavan, catalogo

Presentazione in catalogo di Simone Fappanni

2009 Partecipazione ad Art Verona con Galleria L’affiche, Milano

2007 Chiara Belloni, Galerie Image, Vienna (A), a cura di Herbert Rainer 2006

One Planet, Palazzo Marcotulli, Rieti, a cura di Simone Fappanni e Barbara Pavan con il patrocinio di Regione Lazio, Provincia, CCIAA e Comune di Rieti, catalogo

Alberi, Galleria L’Affiche, Milano, Presentazione in catalogo di Sergio Vanni

2008

2004

2007

Sommerausstellung. Chiara Belloni, piccoli lavori, Carloni Spazioarte, Francoforte (D)

Mille artisti per un’indagine eccentrica sull’arte in Italia - 13 x17, Merano (Ve), a cura di Philippe Daverio e Jean Blanchaert

2003

2006

Chiara Belloni , Pinacoteca Comunale Villa Soranzo, Varallo Pombia (NO)

Partecipazione ad Art Verona con Galleria L’Affiche, Milano

2002

2004

Chiara Belloni. In capo al mondo, Galleria Presentazione in catalogo di Claudio Cerritelli

L’Affiche,

Milano,

Selezionata al Premio Celeste 2008

Premio Lissone. 20 giovani artisti, Civica Galleria d’Arte Contemporanea, Lissone (Mi)

Mostre collettive

2003

2011

taliensche Schattierungen, Carloni Spazioarte, Francoforte (D), a cura di Peter H. Forster

Biennale di Venezia, Padiglione Lombardia, A cura di Vittorio Sgarbi, Palazzo Te, Mantova Ignis, Incontrarti 2011.Le proposte del Premio Vasto, A cura di Daniela Madonna,Scuderie Palazzo Aragona, Vasto (CH) C’è un disegno per Milano, Galleria L’Affiche, Milano Twelve, Studio7 Spazio Arte, Rieti, a cura di Barbara Pavan 2010 Segnalata dalla curatrice Julia Trolp al Premio Celeste 2010 One planet, Palazzo Landi Corradi, Todi, a cura di Barbara Pavan, con il

2001 Chiara Belloni e Zelda Sartori, Galleria Liba, Pontedera (Pi), Presentazione in catalogo di Claudio Olivieri Segno giovane (mostra di incisione), Galleria Bellinzona, Milano, a cura di Sandro Martini