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Alice, Roberto e i tre bimbi per sei mesi in Bolivia:

Alice Ambrosi, 33 anni, e Roberto Venanzi, 43 sono sposati da sei anni e hanno tre figli: Giacomo di cinque anni, Letizia di quattro e Michele di sei mesi. Alice è una docente d’inglese alle scuole medie, mentre Roberto è educatore presso il collegio arcivescovile “Rotondi” di Gorla Minore.

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Entrambi, quando erano più giovani, hanno fatto diverse esperienze di volontariato della durata di qualche settimana: Roberto è stato in Romania, Congo e Zambia; Alice in Israele, Guinea Bissau e Bosnia. Roberto, inoltre, ha vissuto tre anni come fidei donum in Camerun. Insieme hanno fatto un’esperienza di volontariato in India con le suore di Madre Teresa, a Calcutta, prima di sposarsi.

Li abbiamo raggiunti praticamente alla vigilia di una nuova esperienza all’estero. Dove andrete e per quanto tempo? Con chi?

«Partiremo il 13 febbraio e staremo per sei mesi, fino alla metà di agosto, nel Nord della Bolivia, nella regione del Pando (Bolivia amazzonica), per conto dell’associazione “Carla Crippa”. Più precisamente andremo a dare una mano nel Vicariato apostolico del Pando, che ha sede a Riberalta, dove c’è un vescovo bergamasco, mons. Eugenio Coter, amico dell’associazione».

Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a vivere questa esperienza molto bella, ma che necessita anche di una certa dose di coraggio, avendo anche tre figli piccoli?

«Il desiderio di missione e di conoscere mondi e realtà diverse dalla nostra ci ha sempre accomunato: diciamo che è uno dei motivi per cui ci siamo innamorati. Ci hanno parlato dell’associazione nella primavera dell’anno scorso, quando eravamo in ricerca di qualcuno cui appoggiarci per vivere questa avventura e, dopo tanti no ricevuti da vari enti qui in Lombardia, abbiamo trovato dall’associazione “Carla Crippa” una bellissima accoglienza: ci hanno subito preso a cuore e da lì siamo riusciti a concretizzare la nostra voglia di partire.

Ci ha spinto a prendere questa decisione il desiderio di vivere un’esperienza di missione come famiglia, insieme ai bambini, per fare assaporare anche a loro la bellezza del mondo e la diversità che ci caratterizza come esseri umani. Sarà un’esperienza impegnativa per tutti noi, ma sicuramente anche molto arricchente. È vero che Giacomo e Letizia sono piccoli, ma la vivranno appieno e conserveranno dei ricordi significativi.»

Dopo l’incontro con i padrini e le madrine dei bambini dell’hogar de la Esperanza di Santa Cruz in Bolivia ‘adottati’ a distanza dello scorso 16 gennaio, l’associazione Carla Crippa ha organizzato nei giorni scorsi, la sera di lunedì 13 e il pomeriggio di sabato 18 febbraio (dalle 15,30 alle 18,30) due ‘open day’ per presentare in particolare a giovani e ragazze la proposta di un viaggio-vacanza di volontariato nel Paese latinoamericano dove opera da oltre 25 anni. Durante gli incontri sono state presentate finalità e modalità di un’esperienza che è iniziata dal 2003 con le testimonianze di volontari come Sara e Francesca che la scorsa estate hanno trascorso alcune settimane sia a Santa Cruz che a Pando.

Come procederete con la scuola per i bambini? Qualcuno vi aiuterà in Bolivia?

«I bambini frequentano la scuola dell’infanzia, per cui vorremmo inserirli in una scuola locale per vivere un’esperienza a loro misura, con i loro coetanei. In Bolivia ci appoggeremo al vescovo Coter e a un altro missionario laico italiano, che è lì da vent’anni e che già si sta occupando di trovarci un alloggio: sarà un punto di riferimento prezioso. Concretamente non sappiamo ancora quello che faremo, ma le iniziative della Caritas locale sono tante: centro disabili, appoggio scolare, sanità… E da qualche parte “ci inseriremo”.»

Cosa vi aspettate da questo fantastico viaggio? Che emozioni state provando come famiglia?

«Ci aspettiamo sicuramente di fare tanti errori con lo spagnolo, di non capire quello che ci diranno e di non riuscire ad esprimerci al meglio… dato che nessuno, in famiglia, l’ha mai parlato! Battute a parte, siamo sicuri che faremo tante scoperte ed incontri belli, conosceremo e ci integreremo nella comunità e nella Chiesa locale. Mettiamo in conto qualche fatica, che sicuramente non mancherà, soprattutto per il clima e per i bambini piccoli, ma partiamo perché sappiamo che ne vale la pena. I nostri figli sono super carichi e non vedono l’ora di trovarsi tra pappagalli e caimani! Noi adulti partiamo con tanto entusiasmo, qualche preoccupazione e la speranza di tornare arricchiti e ancora più innamorati del mondo».

Francesca Corbetta

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