BASKETTIAMO MAGAZINE #9 - Giugno 2013

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B askettiamo m agazine #9 - 10 giugno 2013

Enrico Campana Questo Roma-Siena ...come mi pare Giancarlo Fercioni Sfinalmente...non si uccidono

RIVOLUZIONE CON CHARME E COMPETENZA

cosĂŹ anche i cavalli? Gli Oscar della A 2012/13 Il Re Armani rimase... nudo! pistoiA-bresciA finale per la A Oscar, Il campione e la ragazzina

LE RUBRICHE Mi ritorni in mente Una canzone per te Oltreo ceano

Con Renato Villalta torna a pulsare il cuore Virtus

Ieri, oggi e domani Masciadri icona del basket rosa


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priamo questa «Slam Dunk» con un sincero ringraziamento a tutti i collaboratori che ci permettono di essere ogni mese online. Sarà pure un’edicola virtuale, avversata da taluni (che ben presto hanno perso il diritto di parola), ma fortunatamente apprezata dalle migliaia di lettori sul web. Qualche tempo fa il collega Valenti, in un post su Facebook, sottolineava con la matita rossa la scomparsa di riviste cestistiche dalle edicole e la contemporanea presenza di settimanali/mensili di sport, consentiteci la presunzione, minori... Ques’analisi «valente» rinforza la nostra convinzione nel produrre BM. Se poi alla nostra porta bussasse un editore disposto a stampare la nostra rivista... Nella preparazione di questo numero abbiamo poi avuto il piacere di «imbatterci» in Enrico Campana, storico DIRETTORE di Superbasket e «penna

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cestistica» della Rosea. Senza batter ciglio, nonostante le tante richieste ricevute, Campana ha accettato la nostra proposta. Quindi, con il suo tramite, il Dream Team di Baskettiamo.com si è rinforzato con «l’ingaggio» di Giancarlo Fercioni, il regista della primavera televisiva del basket; sì, quello trasmesso da Skysport e che in tanti, forse anche troppi, rimpiangono! Fercioni è così subito andato a canestro con questo numero di BM.

F ormula SETTE No, non si tratta di un nuova gara automobilistica ma, più semplicemente, della ricetta vincente di questi playoff. La novità, introdotta ques’anno, della corsa scudetto con serie al meglio delle 7 gare sin dai quarti sembra aver acceso i riflettori sulla pallacanestro. Vedere ogni sera in televisione quella palla a spicchi rimbalzare da un lato all’altro del parquet sta risvegliando la

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passione ormai sopita di tanti appassionati. Poi magari nel canestro della tv ci è finito anche qualche sportivo occasionale, incuriosito da questo strano sport, scoprendo che forse non è poi così male. Non sarà tutto oro quel che luccica ma per una volta... lasciamo da parte la vis polemica. Roma ci riprova contro Siena Alzi la mano chi avrebbe scommesso su questa finale scudetto, non solo alla vigilia del campionato ma anche all’inizio dei playoff. Siena era ormai destinata ad essere detronizzata, soprattutto perchè ad ottobre c’era già pronto il nuovo Re che, tuttavia, si è ritrovato ben presto... nudo! Così i senesi hanno sì subito 12 sconfitte, hanno pur chiuso solo al quinto posto ma... quando il gioco si è fatto duro, da buoni duri, hanno iniziato a giocare! Torna così in ballo il famoso «7», come il numero di scudetti consecutivi che Siena proverà a conquistare, partendo questa volta dal fattore campo sfavorevole. Sul versanto opposto c’è la Roma dei miracoli, con il miglior giocatore italiano (Datome) e tante, tantissime scommesse vinte. La prima, tuttavia, fu quella del Presidente Toti che

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l’accettò iscrivendo la Virtus al campionato. Ora la Capitale è ad un passo dal sogno e, a 5 anni dall’ultima finale scudetto, parte, se non con i favori del pronostico, quantomeno con il vantaggio di averne quattro davanti al pubblico amico. E poichè si gioca al Palatiziano... il fattore «catino» può incidere, tant’è che Toti non vuol neanche sentir parlare di PalaEur. Nota stonata Va bene l’agonismo, va bene la rivalità, va bene la posta in palio ma... parliamo pur sempre di sport. E allora non ci piace e non accettiamo il clima da corrida respirato (e non solo) nella semifinale tra Varese e Siena. Toni troppo alti, baruffe in campo e fuori, madornali gaffe della Fip, gesti incomprensibili anche da chi non t’aspetti... barili di benzina gettati sul fuoco e una semifinale bella, spettacolare, entusiasmante... macchiata da troppi episodi poco edificanti e che nulla hanno a che fare con la pallacanestro! L’aggressione subita dal collega Edi Dembinski di RaiSport (al quale rivolgiamo la solidarietà di BM) è stato l’inevitabile (sì, convintamente inevitabile) epilogo dei tanti veleni delle sette sfide.

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DIRETTORE RESPONSABILE Salvatore Cavallo

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Baskettiamo Magazine è una pubblicazione relizzata da

C NC C O MU NI C AT I O N

CONDIRETTORE Andrea Ninetti Progetto grafico di Salvatore Cavallo Special Guest: Enrico Campana Giancarlo Fercioni Hanno collaborato: Francesco Alessi

Fotografie Ciamillo&Castoria Per la tua pubblicitĂ su Baskettiamo Magazine scrivi a marketing@baskettiamo.com Testata giornalistica in attesa di registrazione

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Marco Biggi Alessandro delli Paoli Michele De Francesco Francesco Gonzaga Niko Landolfo Alessandra Rucco Eugenio Simioli

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L’EDITORIALE - SLAM DUNK

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Questo Roma-Siena ...come mi pare di Enrico Campana

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Sfinalmente... non si uccidono così anche i cavalli? di Giancarlo Fercioni

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INTERVISTA a Graziella Bragaglio di Salvatore Cavallo

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«La rivoluzione di Graziella con charme e competenza» INTERVISTA a Renato Villalta di Marco Biggi

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«Con Renato Villalta torna a pulsare il cuore Virtus» Gli Oscar della Lega A 2012/2013 di Francesco Gonzaga

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E il Re Armani rimase... nudo! di Michele De Francesco

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UNA CANZONE PER TE - Ehi tu delusa di Alessandro delli Paoli

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Il campione (Oscar Schmidt) e la ragazzina di Alessandra Rucco

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INTERVISTA a Raffaella Masciadri di Domenico Landolfo

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«Ieri, oggi e domani, Masciadri icona del basket rosa» MI RITORNI IN MENTE - Scudetti e Anelli di Eugenio Simioli

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OLTREOCEANO - Bonner, dallo Stretto di Messina alla Nba di Francesco Alessi

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TIME OUT

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ROMA VS SIENA ATTO FINALE


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QUESTO ROMA-SIENA ...COME MI PARE! di Enrico Campana

“Non esiste una federazione che possa trarre giovamento dal dominio di una sola squadra per molti anni, la gente si allontana” (Gianni Petrucci, Gazzetta dello Sport, 6 giugno, pag.8)

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rdunque…Baskettiamo! A grande richiesta fra i media che mi hanno proposto in questi giorni di scrivere per la finale scudetto, esaurita per un nuovo incarico professionale la collaborazione con Pallarancione, a parte Timeout la mia rubrica settimanale radiofonica con la toscana “Radiorosa” (il mio passato alla Gazzetta non mi ha lasciato indifferente, cosiccome quel colore ingenuo e sospeso di un tempo che non tornerà), ho fatto uno strappo per Baskettiamo. Questo per alcune semplici ragioni, a cominciare naturalmente da quella di fondo. Intanto mi piace infatti stimolare un giornalismo scapigliato, come il sottoscritto che da 5– 6 anni combatte contro i Mulini a…Vanto del basket (proprio così, Eolo non c’entra, si tratta di signori superbi usciti dall’Uovo di Pasqua…) senza aver preso un quattrino, magari col piacere masochistico di “querele temerarie”, una della quale partì proprio da una finale scudetto nella quale credo fosse coinvolta Roma, se non ricordo male, dove parlavo di plutocrazia, di sistemi, di “poteri forti” che non

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avrebbero segnato una stagione felice per il nostro sport. Così purtroppo è stato come parlano i risultati dei Sete anni di Vacche Magre, la contrazione degli investitori e degli ascolti, oltre che dell’appeal… quell’immaginario collettivo che un mio collega di successo tifosissimo di basket definisce persino “imbarazzante”, anche se i palazzetti sono pieni (in quanto piccoli e vetusti). Ho preso anche dei cartellini rossi, dei quali uno “gradito” – o sgradito, dipende da come si vede il soggetto – dell’avvocato Alabiso la cui fama è assurta al massimo in questi playoff che saranno pure il suo canto del cigno, e il cui operato – come Procuratore – mi ha lasciato più volte perplesso, sicuro invece sia come avvocato quel che si dice il principe del Foro. Voglio ricordare ad esempio il suo ruolo di CTU dell’accusa di Baskettopoli in “quota Fip” (conflitto di attribuzioni?); per stare al dettato dalla PM infatti ha mandato… assolto il sig. Paternicò Carmelo detto il “Principe del fischietto” così ribattezzato il siculo agrigentino tenendo un commercio di questi stru-

menti sonori e per l’altezzosità. A tal punto che si sentì autorizzato a ordinare al capo degli arbitri Garibotti – sopra il cui capo pende l’accusa di associazione per delinquere! – di eliminare, come ascoltato nelle intercettazioni telefoniche, una collega catanese. Il fatto fu accertato ma guarda caso preso in esame passati tre anni buoni, per cui il reato venne prescritto. L’avvocato viterbese dal baffetto a coda di topo, da gran seduttore, contestò alcuni passi dei miei articoli, e io gli risposi replicando: come padre lei avrebbe mai permesso al suddetto Paternicò di chiedere l’eliminazione delle sue ragazze…? Capitolo chiuso, forse a quel punto capì che un Procuratore deve applicare la legge nello spirito del “bonus pater familias”, non posso affermare invece che esultasse per Siena dove dicono si veda frequentemente, ne in che veste, professionale o per diletto. Altra ragione della mia solitaria discesa in campo è sentirsi un pò defensor– fidei di una serie di bravi e appassionati colleghi più giovani cui il basket deve molto. E se i superboni del basket ostacolano il loro lavoro,

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mi arrabbio. Per esempio un uccellino mi ha raccontato che il responsabile della comunicazione – fra l’altro un mio ex giornalista – di un club al top avrebbe impedito a un sito “faidatè” di intervistare gli stranieri, quando nella NBA a me è capitato di fare due chiacchiere con un certo Jordan sotto la doccia. Fortunatamente ho scordato quale fosse il sito, potrebbe essere magari lo stesso per il quale sto scrivendo questa nota, ma non voglio indagare, ebbene chi è senza peccato …sbagli (non scagli…) la prima pietra. La mia in un certo senso è piuttosto una “crociata bianca” che spero non sia utopica partita sulla rete alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino vedendo il basket imbavagliato, cloroformizzato, al punto di aver perso Superbasket con qualche buon giornalista (il valente Valenti) quando il golf, mia attuale isola felice, vanta ben quattro riviste patinate, ben scritte, con articoli internazionali, piene di pubblicità tipo Rolex, Audi, Bmw e via quando invece i rotori del basket mi rimandano pubblicità di autorimesse e ristoranti, minuterie appunto… Ed è questo golf un mondo di grande umiltà e semplicità , i professionisti guadagnano un sacco di soldi ma sono figure di sportivi impeccabili e quasi ingenui nel rispetto delle regole , vedi Matteo Manassero. Da quel dì, insomma, mi sono ficcato in testa il sogno di riuscire a creare di una “massa critica” scevra da condizionamenti, operazione possibile – visto il decentramento territoriale (che in certi luoghi scade a provincializzazione e tifo etilico…)

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dell’opinione – solamente sul web. Tuttavia anche in questo caso qualche delusione non è mancata, e sto scoprendo – grazie agli articoli di un blogger milanese (autore di “Io e l’Olimpia”) al quale il CONI dovrebbe dare il Pulitzer dell’anno per la Rete – che in Italia il web verrebbe usato come macchina del fango. C’è ad esempio una strana mobilità di alcuni media che fanno surf fra vari paesi e predicano ma con poca nobiltà , per cui presto ritengo non mancheranno sorprese, per possibili giochi “scatole cinesi” e i relativi scopi qualora l’ordine dei giornalisti o qualche associazione di stampa volessero rimettere ordine alle regole rivolgendosi alla Guardia di Finanza. Ci sono infine altre ragioni, non ultima – e qui chiudo – questa divertente invenzione del verbo Baskettare, per cui questa testata di Terra di Lavoro è nata come Baskettiamo che sa di slang, di playground, di informale e under statement. Ma attenti bene fatto con passione e capacità editoriale, come quello di abbinare il quotidiano a un Magazine mensile. Questo giovane media richiama, credo, quella meravigliosa avventura che fu lo scudetto degli scugnizzi di Caserta che non solo ha creato un personaggio da Premio Letterario come Francesco Piccolo finalista allo Strega, opinionista di trend nella stampa di sinistra e sceneggiatore dei film di Nanni Moretti. Un genio che in una sua nota ha avuto la bontà di ringraziarmi immeritatamente per averlo fatto scrivere e pubblicato i primi articoli originalissimi su Su-

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perbasket , quando allenava i ragazzini, e che purtroppo mi costò anche una querela del calciatore Niccoloai, il profeta dell’autogol, pagata di tasca mia. Beh, non è stato proprio un piacere ma credo sia dovere di ciascun onesto direttore attento nel cercare fra i giovani quell’autorevolezza e competenza di scrittura calata purtroppo persino sui grandi media che devono ormai fare non più i conti coi lettori ma col marketing e gli uffici legali dei potenti sponsor o tutor, fra le quali le sempre più invasive e intoccabili banche. Se a Caserta nonostante le disavventure la fiammella dell’entusiasmo è dunque ancora viva, è merito certamente della sua intraprendente scuola giornalistica “uptodate”, come ho verificato in occasione dell’inverosimile storia dell’incredibile patacca che il broker di turno ha rifilato alla benemerita Juve Caserta in un momento delicato, e di cui si sta occupando la magistratura per un bonifico maltese e... malfatto. Una volta, ahinoi, esistevano gli zii d’America, oggi ci sono i broker che arrivano, promettono mari e monti , ti dimostrano che sarebbero in grado di acquistare la Torre di Pisa e poi spariscono. Come avrete letto in epigrafe, questa finale fra le due Lupe (quella di Roma che avrebbe allattato uno dei due gemelli che sarebbe diventato poi padrone di Siena) è stata introdotta da una dichiarazione di Gianni Petrucci credo più doverosa che molto coraggiosa. Ma Petrucci è ancora potente, nessuno lo porterà in tribunale avendo in fondo detto una cosa giusta che tutti pensano. Ve-

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dremo infatti se alla fine di questa stagione – questo il senso ampio della sfida che comincia l’11 (giorno funesto, dice la smorfia napoletana) con le due gare a Roma – se Siena data per favorita contro un club senza titoli, resterà in fondo ancora quella meravigliosa “squadra–cannibale” alla stregua di colleghe europee che da anni dominano in alcune nazioni minori del basket, vedi Polonia, Rep. Ceka, Ucraina. Una periferia dove forse siamo arrivati anche noi italiani un tempo fra i primi. Vedremo se Siena sarà davvero “il nuovo” offrendo almeno un valido senso di avanzamento tecnico al suo ciclo o il canto del cigno, o se Roma – che oggi vanta un papa argentino figlio di un giocatore di basket nato in Italia e quindi pregherà per i giallorossi – riuscirà a sovvertire il pronostico dopo essersi scozzonata e uscita malconcia alcuni anni fa coi “minucciani” in un paio di finali, quand’era l’altra star nascente della palla a spicchi. Il momento in cui erano anche allo zenith i cosiddetti “poteri forti” della città della più antica (e oggi traballante e anche un pò vecchia) banca mondiale e di Santa Caterina patrona d’Italia per aver salvato, ricordiamo, la santa madre Chiesa riportando (con l’aiuto del Petrarca) il papa a Roma. Anche il Vaticano, capirete bene, deve conto di questo enorme contributo arrivato da Siena… Siena ha annullato un match ball all’Armani, con la Cimberio è sempre stata avanti e per due volte è riuscita nel sacco di Varese passando alla settima in trasferta per la seconda volta. È come il giocatore di poker

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che fa sempre la mano decisiva. Tanto di cappello qualora vincesse l’ottavo scudetto, ma questa è un’occasione unica per il rilancio clamoroso e improvviso di Roma e di un certo basket risparmioso e collettivo quando nell’ultima estate sembrava poter addirittura sparire. E dopo un letargo troppo lungo che ha avuto un costo troppo alto per la crescita e la promozione del movimento. Perché il basket, nel suo “piccolo” sta pari pari al calcio della capitale contro il potere delle Milanesi e della Juve. La Mens Sana – che da un paio d’anni cerca di infilarsi fra i club storici ma è ancora in anticamera – si piazzerebbe in caso di vittoria alle spalle degli stellati varesini. Come numero scudetti c’è ancora chi ha fatto meglio, mentre i verdi senesi resterebbero sempre distanti anni luce come palmares internazionale, non fosse per le sette coppe dei Campioni o Euroleghe dei varesini, le 3 di Milano e le 2 di Cantù contro nessuna, anzi senza nemmeno una partecipazione a una sola finale in un secolo di attività sportiva della gloriosa Mens Sana in Corpore Sano cara a Giovenale e l’ultimo decennio della dittatura in salsa senese che si sa “gli è buona per i pici”, uno dei tre elementi caratteristici assieme al Palio e alla Pallacanestro. Questo gioco d’importazione dall’America che una professoressa senese tumulata fra le Belle Torri di San Gimignano presentò con le sue allieve a un saggio ginnico alla Misericordia di Venezia nel lontano 1907. Allora la delegazione mensanina sfilò fra due ali di folla festante al ritorno dalla Laguna, oggi l’amore

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per il basket all’ombra di un Monte di fatto “nazionalizzato” perché Grillo ci autorizza a dire che è stata salvata con l’Imu, è sempre lo stesso impregnato via via da un tifo paliesco– calcistico che conta, non bastasse la passione per “la diciottesima contrada” su un elemento micidiale per le orecchie che il Ministero della Salute dovrebbe bandire, cosiccome in tutti gli altri campi, o punire con la squalifica del parquet. Stiamo parlando delle micidiali trombette col clacson che hanno sostituito le famose “chiarine”, quelle trombe lunghe e sottili dei paggi o degli angeli dipinti dai maestri della pittura del 400 toscano. Ah, e il mio pronostico?. Non voglio sfuggire, e salterò il Rubicone. A fine febbraio, e può testimoniarlo coach Calvani, l’artefice principale della grande transition di Roma, un club che ha fatto miracoli una squadra raccogliticcia ma equilibrata e piena di motivazioni, andai a vedere un paio di allenamenti della Virtus Roma, squadra che costa un terzo di quella senese ultima versione, cioè ridimensionata. Mi complimentai per l’intensità rara nelle due ore di allenamenti, stile squadra di college o slava, a parte qualche eccezione italiana (la Virtus Siena di Umberto Vezzosi, l’alter ego italico di Rich Pitino). Calvani arrossì, i suoi baffetti da damerino educato dell’Ottocento resero ancora più marcato l’imbarazzo. Gli ho ripetuto il concetto in un’altra occasione, mentre lo incontrai che andava al Palazzetto di viale Tiziano col suo capo uf-

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ficio stampa fino a quando il 27 aprile, in occasione dei Premi Ussi all’Aniene, in pieno del travaglio della lunga semifinale terminata con la vittoria alla settima a Cantù, gli dissi: “se vince Varese e vai i finale sei secondo, se vince Siena vinci lo scudetto”. Si tratta di un pronostico dettato da una sensazione, perché anch’io intercetto il sentore generale del beneficio di un voltar pagina nel basket. E credo quindi che mai Roma abbia avuto un sostegno popolare come stavolta, di sapore “biblico” simile a quello dell’impresa di Valerio Bianchini 30 anni fa, ai tempi del primo scudetto. In realtà, cercando di essere razionale e politicamente–giornalisticamente corretto, metto volentieri sul piatto della bilancia anche un altro paio di cosette pro–Siena. Per prima cosa la mia convinzione che anche senza più McCalebb e Andersen la Mps non avrebbe mollato l’osso quando in estate, sospinta dalle penne sanbabiline, partì l’ineffabile campagna stampa pro–Armani, l’ennesimo peccato di comunicazione senza un adeguato prodotto di qualità in termini di risorse umane (un impasto costoso di giocatori, tecnici e consulenti non esattamente giusti…) rispetto a Re Giorgio e al suo primo manager. Non era certo per polemica nei confronti dei miei colleghi col mocassino di Gucci e il maglioncino di cashmere rosso sulle spalle legato in vita, gli è piuttosto che io sia un grande estimatore del livornese Luca Banchi (e del suo assistente meneghino, il Markino Crespi alter ego perfetto di un grande coach) come basket–maker, visione avanzata del gioco, capacità di spa-

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rigliare certe situazioni in maniera spiccia, alla… livornese, di non ragionare sui ruoli fissi, ma sul talento, come affermava tanti anni fa il grande Taurisano. Un coach d’assalto che possiede anche una mentalità e conoscenza internazionale per prendere i giocatori giusti mancante agli insulari senesi, mentre i labronici son gente che ha viaggiato e mercanteggiato sui mari. Siena con Banchi ha vinto a febbraio il primo importante titolo stagionale a spese dell’Armani, ovvero la Coppa Italia, durante la stagione con la visita della Finanza al sancta sanctourm mensanino, ha via via ridotto l’organico per risparmiare sul budget, e a quel punto Banchi – questo il capolavoro – si è concentrato sulle certezze, per primo valorizzando il gran talento e tecnico delle guardie: il funambolico ex NBA Bobby Brown ed i due Rasta–Man, ovvero David Moss detto The Cat, il miglior difensore dei piccoli e micidiale nel tiro da 3 e – capolavoro finale – l’affinamento dell’energia fisica e mentale dell’istrice nero Daniel Hackett, decisivo nelle serie con Milano e Varese, in quest’ultima autore di una media di 17 punti e 3, 7 rimbalzi e 9 assist e un quarto tempo da urlo nella settima a Varese. Ringrazio perciò particolarmente come tifoso azzurro e del grande padre del fenomeno romagnolo Daniel Hacket, Luca Banchi, il quale gode di una grande reputazione anche da parte di grandi maestri del basket, come Gregg Popovic, Rudy D’Amico e Mario Blasone, per l’esplosione del ragazzo che la NBA ha rifiutato. La mia prima convin-

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zione per arrivare infatti alla squadra ideale e vincente a fine stagione è legato alla capacità di un coach di lanciare con successo un giocatore giovane, la regola sull’impatto di questo propellente umano determinante come nessun’altra cosa è puntuale in Euroleague (vedi l’anno scorso il blitz dell’Olimpia e la conferma con Papanikolau). Seconda convinzione: vado dicendo da anni che con un centro come Eze a certi livelli non puoi vincere. E difatti, senza offesa personale per il moro italo–nigeriano, a Varese la Montepaschi–Mens Sana è riuscita a vincere perché Banchi non ha messo in campo il suo giocatore e ovviato con i giganti delle valli tirolesi Ortner e Ress. Confermo quindi il mio pronostico a fior di pelle, anche se il trio dei tiratori senesi è da urlo. Perché il titolo scenda a Roma non esistono che due strade, limitarlo, e non farsi intimidire. La chiave del successo capitolino credo sarà oltre ai sottovalutati Phil Goss e Gani Lawal, Gigi Datome, uno che Siena non la ricorda forse volentieri, e vorrebbe togliersi qualche sassolino dalla scarpa in questa probabile maratona che merita in arbitri migliori della terna sciagurata Varese e potrebbe vedere la riapertura del Palasport dell’Eur. E cioè il tempio che ha scandito dall’Olimpiade romana i momenti più importanti della crescita del nostro basket, e la cui chiusura è sembrata la metafora di un arretramento generale. encampana@alice.it riproduzione riservata

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SFINALMENTE... NON SI UCCIDONO COSÌ ANCHE I CAVALLI?

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d i G i a n c ar l o Fe rci o n i *

’unica domanda è, riecheggiando il titolo di un vecchissimo film d i S id n ey Pollack d el ’ 69, “ n o n s i u ccid o n o co s ì an ch e i ca v a lli ? ”. Per ch i n o n l’ h a v is t o o è t ro p p o g io v an e è la s t o ria s u b a s e vera, am b ien ta ta d u ran te u n a m icid ia le ma -

ratona di ballo negli anni ’30, che vede uno dei protagonisti lasciarci la p elle d u ra n te le f a s i f in ali d ella ma s s a cra n t e ga ra …

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Qual è l’aggancio con le finali di basket è facile capirlo: la superesposizione delle squadre sin dai quarti su sette gare sette è si positivo o sono più i contro? Certo, televisivamente, visto il non stop dovuto all’alternanza senza pause dei quarti prima e delle semifinali poi, ha creato quell’effetto d’attesa che qualche punto in più d’ascolto lo ha generato (sempre poco, purtroppo). Questo il pro, ma i contro? Basta vedere qualche immagine della serie Varese vs Siena, dove vi erano fasi in cui giocatori difendevano per modo di dire: ricordo un Green penetrare come nel burro tra lunghi di Siena fermi come cancelli, oppure Hackett prendersi linee di fondo sotto gli occhi di difensori immobili sotto canestro. E non siamo ancora alle finali. Ma torniamo al mio mestiere: faccio il regista televisivo e per più di vent’anni ho diretto le riprese di partite di basket, tra Capodistria, Tele+ e Sky. Questi ultimi due campionati li ho vissuti da osservatore (anche tifoso ma non in questo caso) e devo dire che, con diversi esiti, la televisione non sempre ha dato prodotti di particolare pregio. Unica eccezione, su RaiSport, un regista sui 4 che ruotano ha avuto

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la continuità necessaria per creare quasi un format tale da rendere gradevole in video le partite, mentre la qualità delle immagini (qualità tecnica) purtroppo è raramente accettabile. Ce ne accorgeremo anche durante le finali, perché se il presidente Toti vorrà rimanere nella bomboniera del PalaTiziano anziché scegliere il PalaLottomatica, avremo anche nella serie finale, tutti i riflessi del mondo sul parquet. Per chi non conosce l’impianto, spiego brevemente il perché di questo problema: la postazione delle telecamere principali è posizionata in cima all’ultimo anello del palazzo, praticamente alla stessa quota delle luci che illuminano il campo dall’altro lato, con un effetto di incidenza mortale per le telecamere e per chi guarda, visto che a centrocampo c’è una macchia bianca che impedisce di distinguere i giocatori, mentre le due aree di gioco sono quasi buie… Siena non ha questo problema, perché l’impianto d’illuminazione in tempi abbastanza recenti è stato migliorato. In compenso le telecamere di gioco (normalmente due, una con inquadratura larga sul gioco e l’altra stretta sui singoli giocatori) sono troppo alte e asimmetriche con i primi piani dei protagonisti

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che mostrano a volte inizi di calvizie per quanto sono angolate. Poi, se le partite saranno tirate, appassionanti, intense, non ci accorgeremo di nulla e questa è la vera magia di questo sport: magari dopo sei o sette azioni senza canestri o con palle perse che gridano vendetta, basta un alley oop o un passaggio no-look per illuminare tutto. Le finali sono sempre un mondo a parte, anche in tv: non so se RaiSport aggiornerà mezzo e dotazione tecnica per l’occasione. Spero di si, così come spero che abbia l’intelligenza di mettere in mano la regia a Dario Barone, il più addentro a questo sport così come nel commento tecnico coach Recalcati è stato il più giusto nei contenuti e nei tempi. Per il commento (attenzione sono solo opinioni…) Dembinski, al quale faccio gli auguri per la disavventura patita a Masnago, mi è piaciuto di più, mai fuori luogo e mai sguaiato. Ora ci vuole il fattore “C”… e non solo per le due squadre, ma anche per la combinazione di fortuna e professionalità necessaria per un buon prodotto tv. riProduzioNe riServata

* regista televisivo

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PERSONA G G I : G R A Z I E L L A B R AG GLIO AG A GA AG

L A R I VO LU Z I O N E DI GRAZIELLA CON CHARME E COMPETENZA di Salvatore Cavallo

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r a z i e l l a , i n n o m e n o m e n ! E h s i , l a B r a g a g l i o, P r e s i dente della Leonessa Brescia nonchè della nascente L e g a N a z i o n a l e Pa l l a c a n e st r o, h a n e l n o m e st e s s o, G r a z i e l l a , u n p r e c i s o d e st i n o, u n p r e s a g i o . L a p i ù i n tr igante n ov ità de l mo me nto ce stistico è data pr o pr io

d a q u e sto v e nto r o s a p o r ta to d a G r a z i e l l a B r a g a g l i o c h e , d o p o u n d e ce n n io da n u me r o u n o de lla Le o n e s s a, è s ce s a s u l par qu et pe r la sf ida più dif f icile , qu e lla de l r in n ov ame nto . M ai co me in qu e sto mo me nto la palla a s picch i n e ce s s ita di abban do n ar e i v e cch i clich è pe r pe r co r r e r e , co r aggio s ame nte , n u ov e str ade e r ilan ciar e u n o s po r t in e lu ttabilme nte in cr is i. L’ impatto v is ivo co n G r az ie lla Br agaglio è di gr an de fas cin o e ch ar me , u n a p i ù a tte nta o s s e r v a z i o n e d e l p e r s o n a g g i o l a s c i a t r a s p a r i r e a n c h e qu e l de cisio n ismo, in dispe n sabile pe r rico prire ce r ti r u o li, ch e la car atte riz za. An diamo allo r a a sco pr ire , attr av e rso gli assist di BM , co me sa de stre ggiar s i la do n n a n u ov a de l basket co n il pallo n e tra le man i.

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Ci scatta una serie di istanta-

competenza e determinazione

mico per fare il ribaltone in Le-

nee su chi è Graziella Bragaglio

penso sia un bel biglietto da vi-

gadue?

in famiglia, nel lavoro e nella

sita».

«E’ una falsa affermazione!!!».

Ha mai usato toni duri, alzando

Con spirito sportivo e senza un

magari la voce, con un allena-

linguaggio politichese ci illustra

tore, un giocatore o addirittura

il suo programma di presidente

nello spogliatoio?

della nascente Lnp?

A quando risale il colpo di ful-

«No mai, sempre dialogo e con-

«Il programma è molto com-

mine, sempre che sia stato

divisione di programmi».

plesso, in poche righe non è fa-

pallacanestro? «Amorevole e premurosa, precisa e determinata , con entusiasmo e passione».

tale, per la palla a spicchi? «Il giorno che ho sposato mio marito».

cile descrivere la ricostruzione Quando ha maturato l’idea di mettersi in gioco alla guida la nuova Lega?

L’essere donna, peraltro dotata

«Nel momento in cui ho capito

di charme unanimemente rico-

che le mie competenze pote-

nosciuto, è più un vantaggio o

vano essere utili alla causa della

uno svantaggio nella pallaca-

pallacanestro».

nestro? «Se accanto allo charme, vi è

Cosa replica a chi dice che ha sfruttato la fronda anti Bona-

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di un unico campionato con società di status diversi, che dal 1° luglio

diventeranno

tutte

uguali. Il punto importante è la tutela di chi investe nello sport, il rilancio di tutto il movimento attraverso progetti e programmi di formazione alle aziende sportive. Portare la

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nuova lega nazionale ad un sistema di gestione certificato secondo la norma iso 9001». Come concilierà il doppio ruolo sul ponte di comando di Brescia e della nuova Lega? «Ho collaboratori molto validi che mi sostengono e aiutano in questo percorso». Non le sembra anomalo e addirittura sconveniente ricoprire entrambi gli incarichi? «In questa fase la mia società si sta giocando le finali ed io sto lavorando a tempo pieno per l’avviamento della nuova lega che da proprietario e presidente penso di poter dare un supporto importante». Se la sua Brescia verrà promossa in A (gli scongiuri sono ammessi), abbandonerà tutti? «Lo valuteremo dopo il 30 di ottobre». Vale ancora la pena investire nel mondo dei canestri? «Oggi il mondo dello sport è molto penalizzato dalla crisi, solo chi ha grande passione intraprende questo percorso». Nella ricetta per il rilancio della pallacanestro quali sono gli ingredienti indispensabili? «Si le conoscenze tecniche, ma anche tanta preparazione gestionale». Il basket ha sempre meno visibilità in televisione e sui giornali mentre in edicola non c’è più neanche una rivista dedicata: cosa propone per tornare ad essere il vero secondo sport nazionale? «Una web tv e tanta, tantissima comunicazione». Un saluto ai lettori di Baskettiamo Magazine? «Il basket è lo sport più bello del mondo, emoziona ed unisce! Saluti a tutti i lettori». rIprodUzIoNe rISerVAtA

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BM sarĂ online con un nuovo numero dal 10 luglio


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CON RENATO VILLALTA TORNA A PULSARE IL CUORE VIRTUS

di Marco Biggi

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er la Virtus Bologna è stato un anno non bellissimo, il penultimo posto e una gestione della

squadra sempre contestata dai tifosi hanno portato ad una rivoluzione che ha visto farsi da

parte il patron Sabatini dopo anni fatti da alti e bassi, ma mai veramente amato dalla città.

tutto ciò ha aperto la strada ad una nuova realtà che vede in renato Villata, storica bandiera virtussina e indimenticata ala azzurra, quel nome che sa di rifondazione e al quale la sponda bianconera della città di Bologna si affida completamente, nella speranza di ritornare ad essere protagonisti nel basket che conta. Presidente Villalta benvenuto ai microfoni di Baskettiamo, ci racconta come è venuto in contatto con la fondazione e come è nata l’idea della sua nomina a presidente? «Personalmente conoscono tutti i componenti della fondazione che sono tifosi della Virtus e come tali li conoscevo. Sono stato avvicinato e mi è stata chiesta la

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disponibilità a guidare questo nuovo progetto. Ho chiesto che ci fosse condivisone totale su questa scelta, la condivisione è stata unanime e quindi mi sono preso un pò di tempo per parlarne sia in famiglia che con i miei datori di lavoro. Appena ho avuto la certezza di potermi muovere, ho dato la mia disponibilità e ab-

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biamo cominciato questa nuova avventura». L’entusiasmo che c’è nel vedere la sua figura come punto di riferimento della Virtus Bologna è enorme, ha posto condizioni particolari riguardo la sua nomina? «Non ho posto condizioni, ho solo voluto che con me prendessero parte a quest’avventura Gustavo Bertolini e Alberto Marchesini, manager e imprenditori bolognesi abituati a gestire grandi aziende quotate in borsa. Con entrambi siamo legati dalla passione per la Virtus, la fondazione ha accettato di buon grado anche perché la loro esperienza può dare un grosso aiuto allo sviluppo del progetto che proporrà una impronta imprenditoriale che credo sia un cambio epocale nella gestione di una società sportiva». Cosa effettivamente comporta il passare da una gestione padre-padrone ad una che lei definisce imprenditoriale? «Come ho detto è un cambio epocale e non sostanziale, noi siamo qui a gestire una azienda a tutti gli effetti e pur con la piena autonomia, dobbiamo trovare budget e costruire la squadra, ma nel contempo dobbiamo rendere conto a quelli che oggi sono i quindici soci della fondazione che ci chiedono una gestione sana visto che le eventuali perdite le deve coprire la stessa fondazione. Ad oggi abbiamo individuato un amministratore delegato e a breve nomineremo un direttore sportivo che si occuperanno sette gironi su sette della Virtus. Queste due figure riferiranno a me e al vicepresidente che poi condivideremo le decisioni con il consiglio di amministrazione». Qual è il peso che lei avrà nelle decisioni? «Ho sempre pensato che cinque teste ragionano meglio di una e quindi tutte le decisioni saranno valutate, discusse e condivise, altresì è fuor di dubbio che l’ultima parola spetta a me». Immaginiamo che l’attività è in divenire, ci sono contatti già avviati con sponsor che possano far presagire un futuro roseo? «Certo, ci stiamo già muovendo, il momento economico e sociale in cui versa il paese non è dei migliori e quindi ci muoviamo tra mille difficoltà, però sognare non costa nulla e noi sogniamo. Vogliamo portare avanti un progetto fondato sui giovani e sull’entusiasmo dei nostri tifosi che sono sicuro non mancherà. Vogliamo subito far meglio del penultimo posto che

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quest’anno ha raggiunto la squadra e che non è un piazzamento da Virtus, per poi migliorare anno dopo anno». Ci dà un anticipazione concreta di quello che ha intenzione di fare? «Partirà subito una operazione di marketing che punterà sul ricreare il senso di appartenenza, tornare ad avere credibilità e ricostruire la storia di questa gloriosa società che è sicuramente un grosso patrimonio della città di Bologna». Lei sicuramente è una bandiera di questa società e come immagina, i tifosi e gli appassionati vedono in lei una sorta di garanzia che direttamente genera molte aspettative al riguardo. «Senza dubbio il mio impegno è sottolineato ogni giorno dalle persone che incontro per strada e che sento molto vicine. Il mio poi è un incarico da presidente anomalo, dato che gestisco una società con soldi non miei, ma essenzialmente di un gruppo di tifosi che s’aspetta risultati sportivi ed economici. Proprio per questo mi sento doppiamente impegnato e sarò quindi estremamente trasparente verso i soci della fondazione e verso i tifosi». passando all’allestimento del roster per il prossimo anno, avete già idea del budget a disposizione e su quali giocatori dell’ultimo roster è possibile puntare? «In questo momento ci sono tre priorità concatenate, la prima è quella di fare il budget del prossimo anno per la quantificazione però in contemporanea deve essere nominato il direttore sportivo che è la seconda priorità. La terza riguarda il lancio della campagna abbonamenti, visto che vorrei sfruttare questo momento di grande entusiasmo in modo da avvicinare tutto il popolo virtussino. Ai tifosi dirò di avere fiducia, se vi siete fidati fino ad adesso fidatevi ancora. Nel pieno spirito dei nostri più affezionati supporters dico “Forever Virtus”, abbonatevi a prescindere. Sognare non costa nulla, quando giocavo sognavo di vestire la maglia azzurra, poi sognavo di vincere qualcosa con la maglia azzurra e tutto sommato qualcosa ho vinto». Baskettiamo la ringrazia, le fa un grosso in bocca al lupo per questa nuova avventura e sperando di riaverla nostro ospite. «E’ stato un piacere, vi ringrazio dell’ospitalità, a presto». rIprodUzIoNe rISerVAtA

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GLI oSCAr 2012/2013 dI LeGA A terminata da poco la regular season, è tempo di classifiche e Baskettiamo Magazine assegna un pò di premi – incommensurabilmente opinabili – al meglio (e al peggio) della stagione della palla a spicchi.

di Francesco Gonzaga

GIoCAtore pIÙ SVoGLIAto Nomination: Robert Fultz Steven Smith Kenny Hasbrough …and the winner is: Kenny Hasbrough che addirittura pur di non giocare più in Italia ha preferito la fuga, ovviamente punita dal giudice sportivo della Fiba, che lo ha costretto a ritornare a Bologna. Non che durante i mesi in cui giocava abbia spesso finito le partite sudato fradicio per l’impegno, visto che spesso si limitava a sparare con nonchalance da 8 metri dal canestro. MVp deL CUore Nomination: Fabio Di Bella Andrea Michelori Goran Jurak …and the winner is: Andrea Michelori. Impossibile non premiare

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un giocatore di Caserta dopo la stagione che hanno disputato i ragazzi di coach Sacripanti. Noi scegliamo questo lungo inossidabile che, alla bella età di 35 anni, scendeva in campo tutte le domeniche con il coltello tra i denti. Quando Akindele è scappato non ha fatto per nulla rimpiangere la sua assenza, scusate se è poco. Il suo attaccamento alla Juve ci fa scendere la lacrimuccia. Commovente.

bruta in un campo da basket. Quest’anno, tralasciando il buon Luca a causa dello scarso utilizzo, chi meglio di Stipa impersona il miglior fabbro del campionato? Visto più volte andare in doppia doppia ai 20 tra rimbalzi e tiri liberi sbagliati, autore di alcune delle più clamorose mazzate viste da sempre su un campo italiano, tutti avevano paura di lui, lui non temeva nessuno. Un uomo solo al comando.

MIGLIor FABBro Nomination: Tuuka Kotti Andrija Stipanovic Jerai Grant …and the winner is: Andrija Stipanovic. Storico beniamino di questa particolarissima classifica era Luca Lechtaler, che impersonava perfettamente il classico tronco d’albero prestato alla pallacanestro, di talento relativo ma bravissimo a usare gomiti, peso e tutto quello che concerne la forza

MIGLIor Attore Nomination: Michele Antonutti Luca Vitali Giuseppe Poeta …and the winner is: Luca Vitali, che a volte riesce a convincere anche se stesso di non aver simulato. Purtroppo la Legabasket non ha tenuto una statistica a riguardo, ma crediamo che se esistesse “più volte richiamato dopo tuffo in bello stile sul parquet” il buon Luca non avrebbe rivali.

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GIoCAtore pIU’ApprezzAto dAL pUBBLICo FeMMINILe Nomination: Andrea Cinciarini Gianluca Basile Qualunque giocatore nero, alto e palestrato. …and the winner is: Qualunque giocatore nero, alto e palestrato. Non c’è storia ragazzi, nature decision. Non c’è nemmeno da discuterne. Un paio di minuti dopo l’ingresso in un qualunque club della penisola, il vostro beniamino colored di fiducia sarà attorniato da decine e decine di spasimanti di qualunque età. StorIA deLL’ANNo Nomination: Claudio Sabatini e la richiesta di rinvio per neve con la squadra in trasferta, Avellino, già arrivata a Bologna. Dominic James e la richiesta di matrimonio con tanto di anello, subito dopo la fantascientifica schiacciata all’All Star Game. Claudio Sabatini e la smentita della partenza di Ricky Minard, contro smentita poche ore dopo dal giocatore che annunciava la partenza su Twitter. Il caso Galimberti, le banche di Malta, e i versamenti mai fatti alla povera Juve Caserta. Claudio Sabatini (che non ci ha fatto annoiare mai) …and the winner is: Claudio Sabatini e la richiesta di rinvio per neve con Avellino già a Bologna. Semplicemente inimitabile. MIGLIor CroSSoVer Nomination: Bobby Brown Donnel Taylor Daniel Gibson …and the winner is: donnel taylor. Assai arduo premiare in que-

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sta graduatoria, quest’anno c’era un treno di giocatori in grado di farti saltare sulla seggiola con crossover da paura. Alcuni nemmeno li abbiamo messi nelle nomination. E Jordan Taylor? E Langford? E Marques Green? Noi abbiamo scelto DT, al secolo Donnel Taylor, che con un dietro-laschiena si distanziava dal difensore anche di un paio di metri. Semplicemente meravigliosi i suoi 1vs1, intrisi di crossover JamalCrawfordeggianti all’ennesima potenza. GrANde SperANzA ItALIANA Nomination: Andrea De Nicolao Achille Polonara Stefano Gentile …and the winner is: Achille polonara e la sua incredibile faccia tosta, risultata spesso e volentieri decisiva per Varese. Esaltante. MVp teCNICo Nomination: Jaka Lakovic Bobby Brown Travis Diener …and the winner is: Jaka Lakovic. Durissima lotta con i pariruolo di Sassari e Siena, se facessero una gara di abilità secondo noi probabilmente arriverebbero tutti alla pari. Decidiamo quindi di stare con lo sloveno nient’altro che per l’esperienza che emana da ogni sua singola giocata, una specie di senso mistico di trovarsi di fronte una specie di leggenda europea del parquet, cosa che in Italia capita di questi tempi assai poco. Confidiamo che i “lupi” lo confermino, giusto per gustarci un altro pò di spettacolo. MVp, pUNto e BAStA Nomination:

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Luigi Datome Bryant Dunston Travis Diener …and the winner is: Bryant dunston. Ci sono domande? Ha scaraventato a forza di spallate e giri sul piede perno la sua squadra in vetta al campionato, sfondando letteralmente tutti I pari ruolo che ha trovato davanti. Il migliore. LA deLUSIoNe Nomination: Milano Venezia Biella …and the winner is: Venezia. Tralasciamo la stagione pessima nel rapporto attese/risultati di Milano, decisamente la delusione dell’anno. Invece ci soffermiamo un attimo sui lagunari, dai quali ci aspettavamo immensamente di più, pronosticati da noi molto in alto ad inizio stagione. Hanno mancato le Final Eight, e hanno lottato fino all’ultimo per un posto nella post season con squadre nettamente meno talentuose (Caserta, rimediando un incredibile sconfitta a domicilio) o più sfortunate in avvio di stagione (Avellino). Un po’maluccio considerando roster e budget. peGGIor dIFeNSore 1vs1 Dusan Sakota Zygmantas Jonusas Daniele Cavaliero …and the winner is: zygmantas Jonusas. Va bene tutto, si sbatte, ci mette il cuore, è simpatico (?), ha pure giocato infortunato, ma su, siamo seri: questo si fa battere in 1vs1 anche da un giocatore di sessant’anni. rIprodUzIoNe rISerVAtA

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E I L R E ARM AN I RI MA SE . . . NU DO ! 10 giugno 2013

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di Michele De Francesco

Te m p o d i b i l a n c i e d i

sto. Quali le cause prin-

ogni

programmazione in casa

cipali a cui attribuire un

c h i e d e g r a n d i d o t i o rg a-

Olimpia Milano, dopo la

risultato ben al di sotto

nizzative,

stagione-flop della squa-

delle aspettative di So-

economiche. Si può af-

d r a d i p atr on A r mani. La

cietà e tifosi? Lungi dal

fermare senza ombra di

r ep entina u s cita di s cen a

voler

sentenze

smentita che quest’anno

d a i p l a y o ff s c u d e t t o d e l -

gratuite,

Baskettiamo

Milano ha potuto spen-

l’EA7, dopo la rapida

Magazine analizza alcuni

dere

eliminazione

dati

incontrovertibili

(giocatori, tecnici e ma-

league, pone la storica

d e l l a s t a g i o n e d e l l ’ A r-

n ager s ) più d i q ualun q u e

società milanese in con-

mani, con la passione per

altra squadra di Serie A.

d izio n e d i dover riveder e

il basket che da sempre

Tu t t a v i a - c o m e s p e s s o

l’intero progetto, rivela-

lo an ima.

accade - la somma del

tosi fallimentare a di-

Iniziamo da u na co n s ide-

valore dei singoli non si

spetto dell’investimento

razione di fondo: fare ba-

è tramutata nel valore

pluri-milionario

s k et ad alti livelli - co me

collettivo della squadra.

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dall’Euro-

richie-

sputare

altro

in

sport

-

tecniche

risorse

ried

umane

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I q u in tetti s chier ati v ia via d a S car iolo , hanno spesso palesato limiti difensivi, p iù legati ad u na ch imica di s quadr a def icitar ia, ch e ad altr o. N e s o no d er ivate sconfitte, anche tra le mura amiche, contro squadre di cosiddetta seconda o terza fascia, cosa che sicuramente ha messo a dura prova la serenità di una

che è evidente, è che il coach meneg hin o n on è r iu s cito nell’ in ten to di tr asformare in cigno quel ‘brutto anatr o cco lo ’ cos tato milioni ad A r man i. Nemmeno dopo la rivoluzione del roster: via Cook, Stipcevic ed Hendrix, dentro Marques Green, Bremer, Radosevic, Mensah-Bonsu, operazioni concre-

squadra nata con l’aura del rullo comp r es s or e.

tizzate dal G . M . F lav io P or talup p i.

Qui apriamo l’argomento guida tecnica: S e rg i o S c a r i o l o è c o n s i d e r a t o - m e r i t a tamente - un «big» tra gli allenatori italiani e il presupposto che ad allenare l’EA7 fosse s tato chiamato il coach della nazionale spagnola, faceva presagire un abbinamento vincente col roster messogli a dis p o s i z i o n e . L e p r i m e d i ff i c o l t à i n t e rmin i di g io co e r is ultati hanno p ales ato un certo nervosismo all’interno dello s taff tecnico, s e è vero come è v ero ch e l’assistente allenatore Fabrizio Frates venne allontanato a metà dicembre, senza troppe spiegazioni (pubbliche). La Società, anche nel prosieguo della s tag ion e, h a rinn ovato la fiducia a S cariolo, anche laddove altre società avrebbero operato il «taglio» tecnico. Quel

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E qui parliamo di team societario: le recenti dimissioni del presidente Livio Proli e la conseguente promozione a ruolo amministrativo del «Lupo», evidenziano la consapevolezza che per f ar e b ene b asket i soli soldi non bastano: bisogna saperli spendere bene. I n q ues to, P o r taluppi si è dimostrato abile, dimostrando di saper «leggere» i giocatori sia come atleti che come uomini. Circa le basi dell’Armani che verrà, Portaluppi si è espresso così: «Partiremo da una base di giovani (Melli e Alessandro Gentile, n . d . r. ) , c e r c a n d o d i a ff i a n c a r l i a g i o c a tor i d i es p er ienza ch e ab biano p er ò an cora fame». Quella «fame» di vincere che in molti è sembrata mancare quest’anno e che ha lasciato l’Armani... nu da!

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di Alessandro delli Paoli

EHI TU... DELUSA!

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e è passato di tempo da quando ambra angiolini imperversava sulle tv di milioni di italiani, allietando i pomeriggi di tanti adolescenti.

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Ne è passato di tempo da quando il cele-

giocatori ingaggiati, da Hairston, Green,

bre programma ‘Non è la Rai’, e la sua

Cook, Bremer, per finire a Chiotti, Gen-

conduttrice, ispirava il rocker emiliano

tile, Radosevic e Melli. 23 sconfitte sta-

Vasco Rossi che, appunto, le dedicò, più

gionali. Solo tre le vittorie in Eurolega.

o meno velatamente, una canzone conte-

Qualificazione alle Final Eight di Coppa

nuta nell’album di successo ‘Gli spari

Italia raggiunta all’ultima giornata pos-

sopra’.

sibile e competizione chiusa ai quarti,

Correva l’anno 1993 ma quella canzone

davanti al proprio pubblico. Elimina-

non è affatto passata di moda e, seppur

zione al primo turno di play-off, ancora

indirizzata a tutt’altra situazione, riesce

sul proprio parquet, per mano di Siena.

comunque ad essere efficace e colpire.

«Ehi tu «delusa», che cosa voi che sia

Ne è passato di tempo da quando le

una scusa». Coach Scariolo, che lascerà

radio diffondevano ‘Delusa’ ma in quel

la bollente panchina meneghina, si è

di Milano, sponda cestistica, il refrain

preso le sue responsabilità, rilevando

del celebre brano del ‘Blasco’ è di piena

come, in sede di costruzione del roster,

attualità.

più di un errore è stato fatto.

L’immagine degli occhiali scuri calati

«Ehi tu delusa attenta che chi troppo

sul volto del patròn Giorgio Armani, la-

abusa, rischia poi di più». Da super fa-

sciavano soltanto immaginare, ma con

vorita a cocente delusa. È la storia re-

un certo grado di certezza, la delusione e

cente di Milano, confermata anche

la rabbia dello stilista. Riversare milioni

questa stagione. Riusciranno, un giorno,

e milioni nel progetto Emporio Armani

Armani e Proli a rendere vincente l’Em-

non sono bastati neanche stavolta.

porio? Lo scudetto manca ormai dal lon-

«Eh si, continua pure così, che vai bene». I numeri raccontano il fallimento meneghino. 20 milioni di euro il budget, 1,6 milioni a Bourousis, 1,1 a Fotsis, 1,2 a Langford, senza contare i 750 mila euro per coach Scariolo e la quantità di

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tano 1995 quando in campo c’era Nando Gentile. Un altro Gentile ora indossa la maglia dell’Olimpia ma occorre fare in fretta prima che il talento casertano possa virare verso altri lidi. Il prossimo anno non ci deve e non ci può essere più spazio per la delusione.

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di Alessandra Rucco Autunno 1985, una domenica pomeriggio come tante. C’è una ragazzina, minuta, bionda, timidissima ma determinata, che dopo tante insistenze è riuscita a convincere il suo papà ad accompagnarla in quel tempio di cui tutti in città non fanno altro che parlare. A vedere quel fenomeno brasiliano del quale i compagni di scuola non smettono di raccontare meraviglie. Il tempio si chiama Palamaggiò, il fenomeno brasiliano si chiama Oscar e la ragazzina non sa ancora che quella domenica pomeriggio le cambierà la vita per sempre. Quando per la prima volta mette piede in quel palazzo, con i suoi gradoni rossi e le ringhiere verdi e quel parquet luccicante, la sensazione è immediatamente quella di essere a casa. Come se ci fosse nata, lì dentro. L’odore unico di quel posto, un misto di gomma, legno, vernice e umanità, le penetra le narici e il cervello. Si guarda intorno, i grandi occhi azzurri emozionati e avidi di ogni più piccolo dettaglio. Il rumore è assordante, tutti gridano, urlano, saltano… tutta quella gente sembra un mare in movimento, ma un movimento armonico, omogeneo. Ondeggiano all’unisono, come in una danza. Come se ci fosse un maestro a dirigerli. Ed in effetti un maestro c’è. E’

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IL CAMpIoN sul quel parquet luccicante, indossa la canotta con il numero 18 e tutti gli occhi presenti in quel palazzo ne seguono incantati ogni movimento. Ha un carisma

naturale, non puoi fare a meno di guardarlo. Riesce a fare canestro da qualsiasi angolo, ma non è solo questo che cattura gli sguardi. Oscar trasuda umanità,

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Ne e L A r A G A z z I N A passione e un’emozione che si diffonde e si intreccia con quella che provano tutti i presenti e ne moltiplica e amplifica l’intensità. Lei ne è completamente rapita, come in una magia. La partita vola via, troppo in fretta. Un attimo ed è

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già finita. Ma la magia è appena iniziata e non potrà più essere fermata. A quella domenica pomeriggio ne seguiranno tante altre. Ogni volta un’emozione più grande, più coinvolgente. La partita diventa per lei il momento più atteso e

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bello della settimana e Oscar il suo idolo indiscusso, quasi una divinità. Tiene sul comodino il suo libro, a cui da la buonanotte ogni sera. Segue ogni sua impresa, ricorda a memoria le cifre di ogni sua partita. Ritaglia tutti gli articoli di giornale che lo riguardano. Parla ininterrottamente di lui con l’amica del cuore, arrampicate sul ramo di un albero in campagna, nei pomeriggi assolati e spensierati delle infinite estati della scuola. Niente di diverso dalle altre ragazzine, che hanno il poster del cantante o dell’attore preferito attaccato in camera. E invece qualcosa di diverso c’è. Di profondamente diverso.Oscar non è un poster, un personaggio lontano che non incontrerà mai, su cui poter fantasticare attribuendogli tutte le virtù che magari non ha. Lui è incredibilmente reale e vicino, vive la città, una città piccola, dove è facile incontrarlo. Si dona alla città, sempre disponibile con tutti. E così succede che il libro che lei ha sul comodino le è stato fatto autografare con la complicità dell’edicolante. Succede che il cortile della sua scuola è proprio di fronte a casa di Oscar, e lei passa a volte l’intera ora di educazione fisica con il naso tra le sbarre del cancello, sperando di riuscire a vederlo anche solo un attimo. Succede che va alla Standa e lo vede passare per i corridoi, svettando più alto degli scaffali. Succede che sa qual è la sua macchina, una super5 rossa, e ne impara a memoria la targa per poterla riconoscere in giro. O Rey, è così che lo chiamano, fa sognare in campo quando trivella la retina da ogni angolo, è il campione immenso che tutti osannano, ma è anche una persona semplice, che fa cose squisitamente normali. La mamma della ragazzina lo incontra in lavanderia mentre ritira un abito e sorpresa lo saluta come “Signor Oscar!”, provocandogli un sorriso perplesso e divertito. Dopo le partite lui è quasi sempre con Nando dal Calabrese a Castelmorrone, e tra uno scherzo e una battuta socializza anche con le persone agli altri tavoli. Inutile dire che la pizza dal Calabrese diventa un appuntamento fisso per la ragazzina e per i suoi genitori, che fingono rassegnazione alla “fissa” della figlia adolescente, ma

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che in realtà sono, anche loro, affascinati dall’umanità del campione. Un po’ alla volta, nel tempo e chiacchierando, Oscar diventa un amico, un amico di famiglia. Quando il fratello adolescente viene a trovarlo dal Brasile, lui lo affida alla ragazzina per farlo uscire con ragazzi della sua età. Una volta accetta l’invito ad andare a casa sua per prendere le sopressate artigianali di cui lei gli ha tanto parlato e che ci tiene a fargli assaggiare. Si presenta con l’amico Francisco e gli brillano gli occhi di felicità e gratitudine quando il papà di lei regala le sopressate anche a Francisco. Perché Oscar è così: un generoso, un uomo di passione e sentimento. Lui le insegnerà che i campioni sono prima di tutto persone, e in campo portano e mostrano quello che sono nel mondo reale. Che lo sport è rispetto, per se stessi e per gli avversari. E’ vita, con tutti i suoi colori e le sue sfumature, e può regalare momenti indimenticabili, emozioni potenti e pure che scuotono dentro, commuovono e lasciano negli occhi, nella mente e nel cuore un sapore di buono. Sono passati più di vent’anni, Oscar ha smesso di giocare, è tornato in Brasile e ora sta giocando una partita molto difficile, forse la più difficile, con tutta la sua grinta e la sua forza. Caserta intera è al suo fianco, con tante iniziative e pensieri che dimostrano ancora una volta il legame unico e indissolubile tra il grande campione e la gente. La SUA gente. La ragazzina è cresciuta, è diventata una donna, ha la sua vita, il suo lavoro, in una città lontana. Le piace scrivere di tanto in tanto, normalmente si muove tra le parole con una certa disinvoltura… ma quando cerca di raccontare Oscar le parole sembrano sempre troppo piccole e vuote per contenere tutto quello che lui è riuscito a trasmetterle ed insegnarle. Ogni volta che pensa a lui torna bambina e le vengono i lucciconi agli occhi di emozione e gratitudine, perché vederlo giocare, ma soprattutto conoscerlo e viverlo come persona, è stato un onore e un privilegio. Un fantastico regalo della vita. E poi sorride quando realizza di ricordare ancora il numero di targa di quella super5 rossa.... rIprozIoNe rISerVAtA

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pistoiA e bresciA finale per la... A di Andrea Ninetti

Dodici mesi dopo, la biancorossa, quali trait al secondo anno di atto forti anche del storia si ripete. Sarà d’union col passato Legadue dopo l’ottimo vantaggio del campo, ancora Pistoia una campionato,

coach debutto del 2012 in in virtù del secondo posto conseguito in

delle due protagoniste Paolo Moretti ha rivo- maglia Veroli.

della finale di Legadue luzionato il roster affi- Se a questo mix di stagione regolare conche regalerà un posto dando la cabina di gioventù, talento e tro il quarto della sua in Paradiso. Nel giu- regia all’esperto play saggezza tattica si ag- prossima antagonista, gno dello scorso anno Meini, reduce da un giunge infatti, la Giorgio Tesi ottimo

quadriennio come

centro la Leonessa Brescia.

un lo

spagnolo I lombardi di coach Al-

Group si arrese al- con Venezia e chioc- Diego Fajardo, giro- berto Martelossi, dopo l’Enel Brindisi per 3 – cia ideale per il gio- vago dello stivale e in- aver 1; la delusione fu co- vane cente ma le ambizioni Saccaggi,

spazzato

via

talento serito alla fine di aprile Forlì al primo turno puntando per accrescere ulte- senza troppi problemi,

di promozione non tra- ancora sull’esperienza riormente

il

tasso hanno avuto ragione

montarono certo dopo per riempire lo spot di d’esperienza e soprat- della matricola Trento l’exploit dei pugliesi in ala, scegliendo Mi- tutto il peso sotto i ta- solo al quarto episodio gara4 al Pala Carrara. chael Hicks, “ragaz- belloni, ecco che la e dopo aver sorprenAnzi, proprio lo scon- zino” di 36 anni che macchina da guerra dentemente perso in forto per la mancata vanta anche una pro- toscana è bella e fatta, garadue

il

“fattore

vittoria fu il punto di mozione con Pesaro. pronta per cercare di campo”, riconquistato partenza per la ste- Il reparto esterni forte scalare nuovamente poi con due prove di sura di un nuovo av- di un talento offensivo l’impervia montagna. vincente romanzo.

imbarazzante superio-

come Antonio Graves, Superati sempre in rità al PalaTrento.

Con i soli Galanda e si completa con Rullo quattro gare gli osta- Definito dagli addetti Toppo, storico capi- e

l’ex-Avellino

di coli Scafati e Casale ai lavori come uno dei

tano giunto alla nona scuola Fortitudo Bolo- Monferrato, i toscani migliori quintetti (se stagione

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in

maglia gna Riccardo Cortese, affronteranno l’ultimo non il migliore) dell’in-

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tero torneo, quello biancoblu è

tiro, l’ex Biella Lombardi, fisico

canestro, con i lombardi di-

uno starting five di assoluto

esplosivo per uno dei pro-

ventati ancora più incisivi in

valore, con l’assist man ar-

spetti più interessanti del cam-

attacco nelle ultime sette gare

gentino Fernandez in regia,

pionato,

l’imprevedibile

(oltre 86 punti di media nei

un tiratore del calibro dello

Scanzi, ottimo per dare il cam-

playoff contro l’81,3 registrato

sgusciante Michael Jenkins

bio ai titolari senza intaccare il

in stagione regolare), cresciuti

come guardia, l’atleticità di

rendimento di squadra, e il

sia nel tiro pesante (46,3%

Giddens e la solidità del greco

lunghissimo Cuccarolo, final-

nella post season) che nei tiri

Barlos per ricoprire il reparto

mente salito alla ribalta per il

liberi (79%). Miglioramenti

di ali e i centimetri del 31enne

suo contributo sul parquet e

anche dal punto di vista della

Brkic, un altro girovago dei

non solo perché il suo nome

gestione dei possessi, con le

parquet italiani, sotto cane-

fu legato al pastrocchio dei

palle perse scese da 14,5 a

stro.

tesseramenti che coinvolse la

12,9 mentre è rimasto quasi

Il roster si completa all’inse-

Benetton Treviso qualche sta-

immutato il numero di rimbalzi

gna della gioventù, con il

gione fa.

catturati (33,7) ed è lievitato il

serbo-italiano Stojkov, dotato

LE CIFRE Saranno di fronte

numero di recuperi (12,7 con-

di personalità e di un buon

due filosofie differenti di palla-

tro l’11,9) e di assist, saliti ad

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oltre 14 per gara.

che arride nettamente a Bre-

Stojkov. Dopo la seconda par-

I toscani, dal canto loro, forti di

scia, che nei playoff è salita ad

tita di lunedì 10 giugno, la

chili e centimetri, fanno del

un clamoroso 102 di media

gioco d’area il loro punto di

contro il 77,1 di Pistoia.

sfida si sposterà a Brescia per

forza. Ben 36,9 i rimbalzi con-

LE DATE Il biglietto per la A si

quistati mentre sono legger-

stacca conquistando 3 vittorie

mente calate le percentuali sia

sulle 5 partite previste; al mo-

rebbe 48 ore dopo, ancora in

nel tiro sia da 2 punti (50%

mento di chiudere questo nu-

Lombardia, frattanto che la

contro il 52% collezionato in

mero, la compagine toscana

sfida vivrebbe il suo epilogo

campionato) che da 3 punti (si

si è aggiudicata a fatica gara1

nuovamente a Pistoia, con

è passati dal 38% al 34%). Un

per 65 – 60 pur dominando a

ultimo dato, significativo per

rimbalzo (43 – 29) grazie ad

l’eventuale spareggio in pro-

apprezzare pienamente il la-

un ottimo Fajardo, autore di

voro di squadra e i tanti pre-

una pregevole doppia “dop-

ziosi particolari che spesso

pia” con 11 punti e 14 rimbalzi.

vivere d’un fiato l’ultimo atto di

passano inosservati, è la va-

Per Brescia, per larghi tratti

una corsa lunga otto mesi.

lutazione di squadra, un dato

priva di Jenkins, bene Brkic e

RIPRODuzIOnE RISERvATA

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il terzo atto del 16 giugno. L’eventuale gara 4 si svolge-

gramma il 22 giugno. Il sogno è ad un passo, non resta che

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I er i, o ggi e do m a n i, d om Masciadri icona del basket rosa di Domenico Landolfo

r

affaella Masciadri, un nome una garanzia per

Passato: stagione fantastica per Schio, culminata con

chiunque si sia mai interessato di basket fem-

lo scudetto. Quali le emozioni più belle?

minile. Giocatrice dal talento eclettico, dotata

«Di sicuro sono tante le emozioni che ti porti dentro, per-

di carisma e personalità sul campo, leader nata che co-

ché vincere lo scudetto è sempre qualcosa di unico. L’eu-

ordina la sua squadra in difesa e la guida in attacco, con

foria di quel minuto in cui realizzi di avercela fatta è una

le sue triple, è un autentico spot per questa disciplina.

sensazione magica, poi si ritorna lucidi e si pensa già al

Non a caso è capitano della Nazionale, con cui ha vinto

futuro. Avevamo voglia di rivalsa dopo la sconfitta bru-

un oro e un argento ai Giochi del Mediterraneo, che a

ciante contro Taranto del campionato precedente, vole-

breve si giocherà l’europeo. Basta guardare il suo pal-

vamo ricucire ad ogni costo il tricolore sulle nostre

mares solamente per capire l’impatto che ha avuto negli

divise. Sulla carta eravamo la squadra più forte, quella

ultimi 15 anni agonistici: 10 scudetti , 4 Coppe Italia, 4

da battere. Non è mai facile giocare con tanta pressione

Supercoppe e 1 Eurocup. Un talento esportato per diverse

addosso, ma al contrario delle attese, la nostra forza è

estati anche in Wnba, con 79 presenze e 276 punti rea-

stata il collettivo, su cui si nutriva qualche dubbio. Un

lizzati con la maglia delle Los Angeles Sparks.

gruppo super che ha dimostrato a tutti il suo valore».

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«Una prepa-

portante capire il nostro li-

alti. La speranza è l’in-

razione

un

vello e farsi le ossa, come

gresso di nuovi imprendi-

altale-

avvenuto a Belgrado, dove

tori per dare ossigeno a

con

batti Montenegro, perdi

questo sport. In tempi

qualche pic-

male con la Serbia, su cui

come questi, però, si punta

colo infortu-

c’è il rammarico di un pes-

di più sulle giovani, un

nio che ci

simo inizio di 3° quarto, e

aspetto molto positivo».

penalizza sul

sei sfortunata nel finale col

piano

tec-

Canada. Due sconfitte, ma

nico, mentre

di sicuro un bagaglio pieno

sul piano fi-

di esperienza. Siamo forse

sico c’è la-

meno potenti delle altre

voro

di

squadre, ma restando con-

c a r i c o ;

centrate per 40’ possiamo

stiamo pro-

giocarcela con tutti».

pò nante,

cedendo bene. Francia

Con e

Presente: tra vittorie e

Bulgaria ci sono stati pro-

sconfitte, come procede

gressi: i risultati sono le-

la preparazione della Na-

gati alle qualità delle

zionale per l’europeo?

squadre affrontate. E’ im-

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Conclusione:

come

è

cambiato questo sport negli ultimi 10 anni? «È cambiato il livello fisico e atletico. Sono aumentati i ritmi, conta molto la rapidità e la potenza per concludere gli schemi. Si

Futuro: crisi economica e

lavora di più in palestra

squadre in crisi, cosa ne

con i pesi e la preparazione

pensa?

è fondamentale, ma questo

«È sotto gli occhi di tutti la

regala anche più spettacolo

situazione economica. Il li-

agli appassionati».

vello tecnico del gioco si è alzato, ma i costi restano

riProduzioNe riServata

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SiPario di PerLe Creo solo quando mi sento ispirata. Ogni oggetto è una creatura che prende vita piano piano… non nasce mai per caso, ma sempre dopo un’accurata riflessione. Non mi interessa creare molti oggetti standardizzati e banali… non seguo uno stile preciso, ma realizzo semplicemente quel che più mi piace e che in quel momento può suscitarmi un’emozione… alle volte sono i colori della natura a darmi un input, alle volte il pensiero di una mia amica e della sua solarità, alle volte un abito in una vetrina mi stimola a cercare il giusto abbinamento con il gioiello “giusto” …oppure un film, una canzone, una Diva del passato… o il rumore del mare. Mi piace mescolare materiali diversi, ma sempre tutti di ottima qualità, sia che si tratti di vetro, sia di pietre semipreziose, sia di argento piuttosto che di cristalli… tutti anallergici e sicuri perché testati su di me uno per uno. Ogni gioiello è rigorosamente pezzo unico, perché ogni donna è unica. E’ bello regalare o regalarsi qualcosa che altre non hanno. Buon viaggio nel mio Mondo di “Sipario di Perle”. Contatti: Blog: sipariodiperle.blogspot.com Fb: www.facebook.com/sipario.di.perle.creazioni Shop: www.blomming.com/mm/SipariodiPerle/item s email: sipariodiperlecreazioni@gmail.com


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SCUDETTI E ANELLI

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empo di Finals

nella NBA con il

trio di Miami chia-

mato a ripetersi

per l’Anello contro San Antonio. Non sono molto affascinato dalle “prodezze” di LBJ (per alcuni, bostoniani, LSJ), né mi eccita Bosh, troppo sopravvalutato per i miei gusti, anche se, probabilmente, rivinceranno l’Anello. Parlando di Anelli, “mi ritornano in mente”, invece, due giocatori che l’Anello lo hanno vinto giusto qualche anno fa… Era il maggio del ’73 quando i Knicks colsero il loro secondo ed ultimo titolo con due personaggi che avremmo ri-

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visto in Italia qualche anno dopo:

voriti, nonostante i newyorkesi

John Gianelli e Harthorne Wingo,

fossero i campioni in carica.

giocatori dalla storia e carriera

Passato facilmente il primo turno,

agli antipodi, accomunati da una

Knicks e Celtics si affrontarono

stagione trionfale al Garden.

nella semifinale che, di fatto, fu la

Quell’anno la squadra di Red

vera Finale anticipata: 4-3 per

Holzman (perdendo ben 11 gare

New York che poi liquidò con un

in più in regular season), era

secco 4-1 i Lakers di Chamber-

giunta alle spalle dei Celtics di

lain, West, Riley e McMillian.

Hondo Havlicek (recordman di

Leader di quella squadra di Hall

punti e presenze in bianco verde

of Famer l’ex candidato alla pre-

con 1.270 e 26.395), Jo Jo White

sidenza USA nel 2000, Bill Bra-

(7 volte All star), Tom Sanders (8

dley; Walt Frazier, Willis Reed,

volte campione NBA) e Dave Co-

Earl “the Pearl” Monroe e uno dei

wens (10.170 rimbalzi ed MVP di

mastini dell’epoca, Dave DeBus-

quella stagione), guidati in panca

schere; con loro i “nostri” Gianelli

da Tom Heinsohn coach del-

e Wingo.

l’anno: in una parola gli stra-fa-

Ebbi la possibilità di ammirare

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Wingo al vecchio palazzetto di Ca-

panchina. Restò a New York fino al

“Sweet D”, al secolo Dulaine Har-

serta, il 1° aprile del ’79: Juve Ca-

’76, disputando 212 partite con

ris, e giovani di belle speranze

serta – Superga Mestre 88-97. Mi

percentuali non esaltanti, ma 3.5

come Forti e Guerra. L’anno dopo i

affascinò per la sua verticalità e la

rimbalzi e 0.4 stoppate nei 13’ di

veneti raggiunsero i quarti di Korac,

sensa-

impiego a sera,

ma tornarono mestamente in A2.

zione

di

con media di 7,4

Dopo la Laguna, una stagione in

eterea

punti nel ‘75. Fi-

Svizzera prima del lento declino,

legge-

nalmente guada-

sportivo e personale. Separatosi

rezza che

gnava bene e

dalla moglie, sperperò i suoi gua-

d a v a

l’Anello

dagni facendosi tutto il male possi-

danzando

bella mostra sul

bile:

sul

suo ditone, ma

dissennate per auto di lusso e una

quet.

l’arrivo del “ve-

serie di malanni fisici (persino un ri-

Nato nel

neziano”

Hay-

covero in un reparto psichiatrico) lo

settem-

wood, gli fece

costrinsero a tornare nel ghetto

bre del ’47 a Tryon, nel North Ca-

capire che la sua carriera era in

della Big Apple, non lontano da

rolina, da una famiglia nera, senza

Europa.

Rucker Park, preda degli spaccia-

padre e con quattordici tra fratelli e

Passò due stagioni a Cantù - nella

tori. Brillarono, per assenza, i suoi

sorelle, il filiforme Wingo (1,97 per

Forst 76-77 e nella Gabetti 77-78 -

ex compagni di squadra, il Sena-

meno di 95 kg), lasciata l’high

e pur tra gente come Recalcati,

tore in testa.

school nel paese natale, giocò per

Marzorati, Della Fiori e Tombolato,

Completamente diverso invece il

un anno al Friendship Junior, un

in

piccolo college di Rock Hill, in

non andò oltre la

nelli,

South Carolina, ma avendo dispe-

doppia

elimina-

bianco, sicuramente

rato bisogno di soldi, tentò la

zione in semifi-

non aggraziato e

strada della Grande Mela. Si si-

nale

un

lento, ma terribil-

stemò nel Bronx e, dopo i lavoretti

doppio 1-3 dalla

mente efficace nel

quotidiani all around, raggiungeva

Virtus

pitturato

il suo ufficio: Rucker Park, il play-

ma vinse (in cop-

solo).

ground più famoso della città dove

pia con il masto-

Nato a Stockton -

gli scout, nel famoso Tournment,

dontico Lienhard)

una sorta di Parma

pescavano i nuovi talenti NBA.

due Coppe delle

californiana - dopo

Star assoluta ai campetti per tre

Coppe.

gli anni spesi alla

anni, Wingo ricevette la sospirata

Nel 78-79, con la Superga Mestre

University of the Pacific - un col-

chiamata, nel febbraio 1973, addi-

del compianto e vulcanico mini-

lege certo non di prima fascia

rittura dai Knicks campioni NBA,

coach Massimo Mangano, ottenne

(quello del nigeriano Olowokandi,

seppur come ultimo uomo della

subito la promozione in A1 con

prima scelta assoluta del ’98, visto

par-

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faceva

campionato,

con

Bologna,

droga,

alcool,

spese

destino di John Giaun

2.08

(e

non

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per tre gare anche a Bo-

stella

Kevin

con Pisolo, i giovani ge-

vede) e faceva vincere le

logna, sponda V nere) -

McHale - firmò il Nostro, i

melli Boselli; gli esperti

partite con blocchi, pas-

fu seconda scelta di Hou-

tifosi dell’Olimpia guarda-

Ferracini e Gallinari Sr.

saggi e tanta difesa; riu-

ston nel draft del ’72, con

rono al futuro con scarso

(due tra gli agenti di riferi-

sciva (con D’Antoni) a

il numero 20, davanti a

entusiasmo

mento oggi), oltre al

giocare una difesa a L

gente come Morse e Jura

(questo il nickname attri-

“nonno”

16,3

perfetta e fu tra i primi

ed al “veneziano” Steve

buito a John Arec Gia-

punti e 12,2 rimbalzi a

esecutori della mitica 1-3-

Hawes che avrebbero

nelli) rischiò di essere

sera

scritto la storia del nostro

l’alfiere di una squadra

l’epoca, non eccezionali

basket.

destinata a scarse soddi-

per un giocatore straniero

Fu girato ai Knicks e

sfazioni e che -nono-

del nostro torneo (Morse

NCAA,

e

Pisolo

Cerioni.

erano

cifre,

al-

quella fu la sua fortuna:

sogni di tante squadre in futuro. varono anche Meneghin

nel 113-89 su Seattle,

e Premier, Peterson or-

altre 324 gare a New

ganizzò la squadra che,

York (541 complessive

“sputando sangue” in di-

negli otto anni NBA), con

fesa, regalò la doppia

le ultime tre stagioni in

stella all’Olimpia, grazie

doppia cifra nei punti rea-

anche alla stoppata pro-

lizzati. Conquistato il ti-

prio di Gianelli su Mike

tolo del ’73, giocò a Milwaukee

cui si sarebbero infranti i

Così, quando nell’81 arri-

dopo il debutto al Garden

Buffalo,

1 del Dan, l’arma contro

Sylvester che valse il 73-

e

72 del trionfo con la Sca-

Utah con cifre comples-

volini.

sive di 7,8 e 5,9 in punti e

Con la 1-3-1; la potenza

rimbalzi.

fisica schierata ed il sa-

Il paisà era l’antitesi di Wingo: atletico, spettaco-

crificio (le ultime tre gare

lare e agitato il coloured,

furono vinte con uno

assolutamente

scola-

scarto complessivo di 5

stico, pacato, ma efficace

punti) stava nascendo la

Gianelli.

stante l’esuberanza di

vinse la classifica dei

Dan Peterson ed il fo-

cannonieri ad oltre 27 di

sforo di D’Antoni - appa-

media), ma il pacioso

duce da due delusioni

riva molto più debole

Gianelli

contro Cantù e Virtus nei

dell’anno precedente.

gioco

playoff - dopo aver so-

Nel roster meneghino,

sporco che spesso non si

Quando,

nell’estate

dell’80 il Billy Milano re-

gnato

l’ingaggio

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della

conosceva (anche

il

quello

super potenza milanese che avrebbe cambiato il basket italiano ed il merito, in parte, fu anche del paisà californiano John Gianelli. RIPRODuzIOnE RISERvATA

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r ePorter d r ea M tea M S e i u n a p p a s s i o n a t o d e l l a p a l l a a s p i c c h i ? ti p i a c e re b b e s criv ere art ico li, realizzare in t erv is te ( a u d io /v id eo ) , gira re f ilm at i d elle p a rt it e? a llo ra n on p erd ere t em p o , en t ra n ello spogliatoio, indossa la nostra canotta di reporter e scendi sul parquet con i colori del dream team di Baskettiamo.com C e rc h i a m o c o l l a b o r a t o r i d a i p a rq u e t d i t u t t o i l m o n d o . e n t r a i n c o n t a t t o c o n l a n o s t r a re d a z i o n e e p ro p o n i t i s c r i v en d oci a ll’ in d irizzo rep ort er@ b a s k ett ia m o . co m a re yo u a b a s k etb all f an ? Wo u ld y o u lik e to w rite a rt icles , conduct interviews (audio / video), making movies of games? S o , d o n ’ t w a s t e t i m e , e n t e r s t h e l o c k e r ro o m , w e a r i n g o u r rep o rters jers ey an d get o n th e co u rt w ith th e co lo rs of th e d ream team B a s k ett ia mo . co m We a re lo o k in g f o r rep orters f ro m p a rq u e t t h ro u g h o u t t h e w o r l d . G e t i n t o u c h w i t h o u r e di toria l an d wr i te a ma il to repo rt er @ b a s ke tt ia m o . c om


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Mat t Bo n n er, d a llo S t ret t o d i Mes s in a all’ a n ello N b a di Francesco Alessi Se qualcuno gliel’avesse detto, lui gli avrebbe riso in fac-

migliora anno dopo anno fino a scrivere, nell’ultima e

cia. Matt Bonner campione NBA con i San Antonio

quarta stagione, più di 15 punti e 6 rimbalzi a gara, con

Spurs. La squadra di Parker, Ginobili e un’ala forte che

uno straordinario 47, 4 % dall’arco dei 3 punti. Alla fine

di nome fa Timothy Theodore. Si, Duncan, quello lì. È

del college, Matt sarà presente nella top 10 di ben sei ca-

quanto successo nella stagione 2006-2007 all’odierno

tegorie statistiche dell’ateneo, risultando essere l’unico

protagonista della nostra rubrica. Ma facciamo un passo

“Gator” nella storia a segnare almeno 1500 punti, 150

indietro. Matt Bonner è nato il 5 Aprile di 33 anni fa a

canestri da 3 e a catturare almeno 750 rimbalzi.

Concord, città di circa 42mila anime, capitale dello stato del New Hampshire. All’High School aiuta i suoi “Crimson Tide” a vincere ben 3 campionati statali, risultando anche uno studente modello tanto da raggiungere i migliori voti dell’intera scuola. Al termine delle scuole superiori ottiene una borsa di studio per giocare alla University of Florida sotto coach Billy Donovan dove

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E’ il momento della Nba, forse. Il 26 Giugno del 2003, la notte del draft, il nostro viene chiamato al secondo giro con la 45esima scelta dai Chicago Bulls che lo spediscono subito a Toronto in cambio di una scelta al secondo giro al draft successivo (sarà Chris Duhon). Matt però non riesce a far parte del team da subito, dato che

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Toronto non ha spazio di-

prio nel nostro paese, a

con una valutazione che si

stesse cifre l’anno succes-

sponibile nel roster per

Messina. La squadra vince

aggira attorno al 23 di

sivo ma con un sensibile

l’ex Gator. La dirigenza

solamente 8 partite e ar-

media.

miglioramento nelle triple

gli chiede quindi di gio-

riva 18esima retrocedendo

care un anno in Europa per

in Legadue ma Bonner è

affinare le sue qualità al

una delle pochissime note

fine di tornare in Canada

liete della stagione, dimo-

più forte e pronto per il

strando di essere di un’al-

massimo campionato sta-

tra categoria rispetto ai

tunitense. Matt accetta di

propri compagni. Scrive

buon grado e gioca pro-

19,2 punti e 9,3 carambole

10 giugno 2013

Finita la stagione europea, Matt è pronto a tornare a Toronto e sotto la guida di Sam Mitchell scrive 7 punti e 3,5 rimbalzi ad allacciata di scarpe al primo anno,

confermando

le

mandate a bersaglio. Non disputa neppure una partita di playoff in ognuno dei 2 anni in Canada, ma si rifarà presto. Il 21 giugno del 2006, infatti, passa a San Antonio insieme ad Eric Williams e una futura

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scelta al secondo giro del

gioca

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sua settima stagione agli

Bonner e compagni ave-

draft 2009 in cambio di

dopo la netta vittoria per

Spurs ed è pronto a gio-

vano battuto nel 2007.

Rasho Nesterovic. Matt

4-0 nella serie finale con-

carsi nuovamente la finale

Siamo sicuri che Matt

riesce a ritagliarsi uno spa-

tro i Cleveland Cavs di

per il titolo, dopo aver of-

metterà il suo zampino, e

zio importante in regular

Lebron James può infilarsi

ferto un contributo impor-

qualche tripla, anche in

season con cifre lusin-

l’anello di campione Nba

tante in almeno due delle

questa serie finale. E

ghiere: 5 punti e 3 rim-

al dito.

3 serie giocate, precisa-

chissà che il futuro non gli

mente contro Lakers e

regali un’altro anello al

Grizzlies. Stavolta i rivali

dito.

balzi in quasi 12’ di impiego da ala forte in grado di punire dalla lunga distanza. In post season

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pochissimo,

Ora “The Red Rocket”, soprannome affibbiatogli ai tempi di Toronto, è alla

saranno i Miami Heat di quel Lebron James che

riProduzioNe riServata

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Il “minuto di sospensione” di questo mese

nando Martin.

vuole essere, per una volta, un viaggio a ri-

Quella splendida Nazionale, allenata da

troso nel tempo anziché uno spunto di rifles-

Sandro Gamba con l’assistenza di Riccardo

sione. La ghiotta occasione per ripercorrere

Sales e Santi Puglisi, riuscì nell’impresa di

quell’avventura e tributare ancora una volta

salire sul gradino più alto del podio, met-

un ideale applauso ai protagonisti, ci viene

tendo la museruola a squadre del calibro di

fornita dal trentennale del primo, storico,

Grecia, Francia, Jugoslavia e Spagna, bat-

trionfo degli azzurri ai campionati europei di

tuta addirittura sia nella gara d’esordio che

pallacanestro, colto nella finale di Nantes del

nell’atto conclusivo del torneo. Fu una ca-

4 giugno 1983.

valcata indimenticabile, per merito di un

In quel campionato si misero in luce quelle

gruppo di campioni unico, probabilmente ir-

che sarebbero poi diventate le stelle della

ripetibile, con tutto il rispetto per i giocatori

pallacanestro europea negli anni a seguire,

che hanno poi vestito e vestono attualmente

campioni quali il croato Drazen Petrovic (ma

la canotta azzurra. L’Italia era reduce da un

erano ancora i tempi della Jugoslavia unita)

argento olimpico vinto a Mosca nel 1980 (le

e del lituano Arvydas Sabonis (che giocava

Olimpiadi boicottate dagli USA) ma anche da

con la maglia dell’Unione Sovietica), del ter-

un deludente quinto posto ai campionati eu-

ribile duo ellenico formato da Nikos Galis e

ropei di Praga dell’anno successivo, quindi il

Panagiotis Giannakis, coppia che porterà in

gruppo azzurro era motivato dalla voglia di

trionfo la Grecia quattro anni più tardi, nel-

dimostrare a chiunque che non si fosse arri-

l’Europeo disputato ad Atene, finendo con gli

vati alla rassegna continentale già appagati.

iberici Juan Antonio San Epifanio e Fer-

La chimica di squadra era perfetta, i giganti

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Dino Meneghin e Renzo Vecchiato sotto i ta-

l’Olanda in semifinale; a quel punto, sulla

belloni garantivano rimbalzi e copertura del-

strada che portava alla medaglia d’oro, ri-

l’area con il virtussino Renato Villalta che

maneva solo la Spagna, un’avversaria diffi-

sapeva rendersi pericoloso sia sotto cane-

cile, tanto più che in semifinale gli iberici

stro che dalla media distanza, proprio come

avevano avuto ragione della temibile Unione

una moderna ala forte. La regia di “Pierlo”

Sovietica al termine di una tiratissima partita.

Marzorati, “Charlie” Caglieris e “Bobby” Bru-

Le “furie rosse”, squadra a forte trazione an-

namonti garantiva fosforo e dinamismo men-

teriore, furono paradossalmente battute sul

tre gli esterni Enrico Gilardi e Antonello Riva

loro terreno, quello del ritmo e del punteggio

erano addetti a bucare con costanza la re-

alto, imposto invece con sapienza dai ra-

tina avversaria. E il lavoro sporco? Quello

gazzi di Gamba, capaci di sfiancare la difesa

toccava inevitabilmente ai due giocatori più

avversaria e realizzare 45 punti nel primo

fisici e solidi della compagnia, Marco Bona-

tempo e addirittura 60 nella ripresa.

mico e “Meo” Sacchetti, rivelatisi poi preziosi

L’augurio è che a trent’anni di distanza da

anche in termini di fatturato offensivo. La

quel primo alloro (e a 14 dal secondo titolo,

squadra era completata da due giovani che

colto ancora in Francia sotto la guida tecnica

avrebbero poi vissuto da protagonisti il de-

di Bogdan Tanjevic), gli azzurri possano cen-

cennio successivo, Albero Tonut e Ario

trare un risultato positivo ai prossimi cam-

Costa.

pionati europei, di scena in Slovenia dal 4 al

Superata la Spagna all’ultimo tiro nella par-

22 settembre. Il girone è difficile ma non proi-

tita d’esordio, l’Italia liquidò con semplicità

bitivo, le avversarie saranno Finlandia, Gre-

Svezia, Grecia e Francia ma arrivò allo scon-

cia, Russia, Svezia e Turchia, ma riteniamo

tro con la Jugoslavia ancor priva della mate-

che il principale nemico della formazione di

matica certezza di disputare le finali per l’oro.

Simone Pianigiani possa essere l’insicu-

Inutile dire che fu una battaglia e non solo da

rezza nei propri mezzi. E’ vero che la squa-

un punto di vista sportivo: era una corazzata

dra sarà forzatamente priva di un elemento

la formazione guidata in panchina da coach

trainante come Danilo Gallinari e che gli altri

Josip Gjergia e in campo dai vari “italiani”

“italiani d’America” Bargnani e Belinelli molto

Cosic (Virtus Bologna), Kikanovic (Scavolini

probabilmente non faranno parte della spe-

Pesaro), Dalipagic e Radovanovic (visti in

dizione. E’ evidente anche come sotto i ta-

coppia con la maglia della Reyer Venezia).

belloni non ci sia né abbondanza né

Dopo venti minuti di equilibrio, gli azzurri si

eccessiva qualità, ma il talento di tutti gli altri

scatenarono e surclassarono gli avversari

ragazzi a disposizione è innegabile, così

nella ripresa, caratterizzata anche da una

come la bontà del lavoro svolto dal coach se-

clamorosa rissa scatenata da un calcio di Ki-

nese, bravo a restituire entusiasmo e ride-

kanovic a Villalta.

stare l’attenzione verso la Nazionale.

Scavalcato l’arduo ostacolo slavo, il cammino verso il trionfo si aprì spazzando via

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RIPRODuzIOnE RISERvATA

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