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PROUDLY MADE BY THOSE L A Z Y ITALIANS SINCE 1994 . i t

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Lanciamo i componenti! Nell’ultimo anno siamo stati affiancati da nuovi personaggi. Dopo aver trascorso gli ultimi inverni in Austria, è tornato dalle

nostre parti Lukas Goller. Ha preso in mano il reparto snowboard portandosi dietro Matteo Borgardt meglio noto come “Whatza”. In primavera sono arrivati Yari Copt con i Warriors e Joe

Onorato con Milano centrale, aggiuntisi a SpaghettoChild, ormai storico componente della linea Jammin’. Sul fronte Artistuff le due novità più succose sono Luca Zamoc, grafico e illustratore di Modena, e Luca “Bean” Barcellona, calligrafo di base a Milano.

L’intera collezione b a s t a r d ® e l’elenco completo dei rivenditori li trovi su b a s t a r d . it

4 Outerwear 12 Warriors Skateboards 20 SpaghettoChild 26 Luca Zamoc 30 Milano Centrale 36 Bean 40 Tops 42 Sweatshirts 44 T-shirts 46 Lazy Riders

A N T I C OV E R S T O RY (L a z y ’ s h ealt h) Lukas Goller ha ben portato una ventata di freschezza anche nel settore idiozie.

C re d iti Modelli Mattia Molnar, Whatza, Lukas Goller, Tobias Scherlin, Matteo Di Nisio, Yari Copt and the Warriors, Amen, Gianluca Mariani, Fabrizio Severino, Sina Janscheidt, Silvia Santagostino, Sabrina Gnocchi, Dj Aladyn, Nikki, Nico Pink Is Punk, Erre, Andrea Vecchi, Ale Morandi, Luca Zamoc • Scarpe Vans • Occhiali Electric • Fotografo Giuliano Berarducci • Contributi The Skateshop, Bea Sugliani, Diana Manfredi, dumb skateboards, SpaghettoChild, Luca Barcellona, Lorenzo Fonda, Yari Copt, Avia Pervia, Luigi Ottani


â–ž Lukas Goller | Ollies | Val Senales

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Matt Georges


L’unica regola che ho fissato con il team è stata: se non vi divertite vi licenzio! Vado sulla neve per divertirmi, uso quello che trovo e ne faccio il mio spot. Come in questa foto. Sotto alla seggiovia c’erano delle gobbe lasciate dal gatto delle nevi, meglio di uno snowpark! E per di più senza nessuna coda per saltare. − Lukas Goller −


▾ Mattia Molnar seduto sul Pouff Daddy (cod. BSXAT034), indossa la giacca Domed realizzata in tessuto Herringbone. Robusta e resistente, dalla montagna alla corsa in scooter per andare a scuola. Disponibile in Verde, Rosso, Marrone e in Nero. (cod. BSUGN254) Cargo. Pantalone in tessuto Herringbone. Il nostro pantalone più robusto, li indossi al mattino e li togli alla sera quando arrivi a casa distrutto. Disponibile in Verde, Rosso, Marrone e in Nero. (cod. BSUPN241) Nella pagina precedente Lukas Goller alza le braccia al cielo con la giacca Prime, 3Layer Comfort, accoppiabile al piumino smanicato Stump, spalle senza cuciture, zip speciali impermeabili, sistema di ancoraggio ghetta con il pantalone Chief tramite zip, più di così...

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Giuliano Berarducci ▴ Mattia Molnar | Ollie over the fence | Lambro

Io sono uno skater e come quasi tutti gli skaters sono un po’ snob. Ma quando ho visto Mattia Molnar saltare la rete dello skatepark entrando in transizione dopo un volo di oltre 10 metri al parco Lambro mi sono ricreduto parecchio. A volte lo skate e lo snowboard non sono molto differenti. − Giuliano Berarducci −


“Ma voi siete ben matti” disse Alex di Fakie vedendo la bastard bowl. Poi quando sono stato in Val Senales al Grill’Em All organizzato dai Gentlemen Riders ho pensato la stessa cosa di loro. Infatti tra matti ci si ben intende. − GroS − 8


â–ž Tobias Sherlin in una rarissima versione sobria, Stump. Piumino senza maniche in tessuto Herringbone. Si aggancia alla giacca Prime tramite zip. Disponibile in Blu Navy, Rosso e in Nero (cod. BSUGN256) . Pantalone Cargo. Disponibile in Verde, Rosso, Marrone e in Nero (cod. BSUPN241)

â–´ Tobias Sherlin | BS Rodeo | Val Senales

Giuliano Berarducci 9


▾ Matteo “Whatza” Borgardt con la giacca Ember, in vera piuma d’oca, realizzata in tessuto Herringbone. Se ti piace la montagna ma non il freddo questo è il prodotto che fa per te. Disponibile in Rosso e in Nero. (cod. BSUGN255) Chief. Pantalone in tessuto 3layer Comfort (leggermente elasticizzato). Zip speciali impermeabili e ghetta antineve con zip ancorabile alla giacca Prime, niente più neve sulla schiena. (cod. BSUPN240)

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▾ Matteo Borgardt | 50-50 to frontflip

Denis Piccolo

Era una domenica fredda e nebbiosa quando Matteo e la crew di Doors mi chiamano per raggiungerli in un cantiere in disuso per l’inverno. Se ripenso a quelle ore passate con loro sento ancora il freddo nelle ossa, quasi a congelare le idee e le forze per ottenere uno scatto pubblicabile. Poi Matteo decide di scaldare la giornata con un front flip incredibile, totalmente inventato in una situazione inaspettata... Inquadro, scatto, guardo il display e gioisco... Tutto qui, quella magica simbiosi che si crea tra rider e fotografo. Tutti a casa, il freddo è un lontano ricordo e l’immagine una realtà presente per sempre. − Denis Piccolo − 11


Warriors

Sul finire degli anni’90 un gruppo di skaters svizzeri diede vita ai “Warriors”. Dopo anni di skate, tour, concerti e party, si dichiarano finalmente pronti per entrare nel mondo commerciale con la stessa incoscienza con cui si buttano in skate giù dalle scalinate. Due chiacchiere con Yari Copt ci potrebbero aiutare a capire meglio chi sono e cosa fanno. Se le sue risposte non vi bastano fatevi giro su www.warriorsskateboards.com Foto di giuliano berarducci risposte di Yari Copt 12

▴ Nessun animale è stato maltrattato per realizzare i vestiti Warriors eccetto loro stessi! Protesta pacifica dei Warriors per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dei danni fisici che i riders svizzeri subiscono a causa dello skate. O forse è solo l’ennesimo delirio partorito dalla fertile mente di Yari Copt!


Ciao Yari, chi sono questi Warriors di cui tu sei il porta bandiera? Intorno al ‘92 a Lugano c’erano un sacco di skateboarders. Io abitavo fuori Lugano e potevo tranquillamente uscire di casa e trovare venti ragazzi con cui skeitare. Poi nel ‘94 lo skate ha subito una perdita di popolarità un po’ in tutto il mondo e io mi sono trovato da solo. Ho iniziato a frequentare il centro di Lugano in cui girava qualche skater in più. Tutti quei ragazzi erano gli unici intorno a me veramente innamorati dello skateboarding, gente che non ha smesso quando lo skate non andava più di moda ed è forse questo uno dei motivi per cui sono diventati miei amici. Abbiamo iniziato a skeitare insieme nel centro di Lugano, lì c’era l’unico vero skateshop di Lugano. Rolly, il gestore è forse il “padrino” di tutti noi Warriors.

Eravamo semplicemente un gruppo di amici che skeitavano insieme, finché un giorno stanco di chiamarli “i miei amici” sono andato allo skateshop e ho detto “ Hey perchè non ci chiamiamo Warriors?” Dal giorno seguente eravamo ufficialmente “The Warriors”. Come si diventa un Warrior? Non lo si può diventare, devi esserlo! Non è come un club o una crew dove c’è un rituale di accettazione. Se a un certo punto ti trovi travolto dai Warriors, vai a skeitare, alle feste, ti trovi in tour, ti senti in famiglia, ti senti come un warrior e allora sei un Warrior. Esiste una filosofia Warriors?

No. Non è una religione, i Warriors sono solo un gruppo nume13


roso di buoni amici uniti dalla passione per lo skateboarding. Composto da skaters e ex-skaters amanti della musica, dei party e dell’arte in generale. Aspetta forse un piccolo credo Warriors esiste, quando siamo in tour l’unica cosa da fare è Skate e Party, nient’altro. Si dorme dove capita, si mangia quello che si trova e non ci si fa la doccia quasi mai. Durante uno degli ultimi tour uno dei ragazzi più giovani non faceva che ripetere “dobbiamo resistere...”

“Questo è matto”, ho pensato quando siamo arrivati sotto ad un cavalcavia dell’autostrada svizzera. C’era una pioggia e un vento che sembrava di essere in pieno inverno, delle pozzanghere enormi ripiene di schifezze, si stavano formando nell’atterraggio. Dopo una serie di cadute, con le scarpe ormai consumate, Gilles mi sorprende chiude Fakie FS Flip sul bank, olla il kink finale e finisce la corsa a 200 all’ora dentro una mega pozza di fango. Bravo Gilles, matto e determinato! − Giuliano Berarducci−

A Lugano siete dappertutto vero?

Beh non so, forse. Diciamo che a Lugano siamo in parecchi e cerchiamo di fare in modo che la nostra città sia più figa possibile. Non è semplice in un posto dove ci sono più campi da calcio e discoteche che qualsiasi altra cosa. Per questo abbiamo creato la Warriors Production, associazione che organizza contest, concerti a mostre a Lugano. L’evento imperdibile? Il Toga Party. Cosa fanno i Warriors oltre skeitare e organizzare Toga Party? Oltre a skeitare siamo molto attivi nell’arte e nella musica. Alcuni dipingono, altri sono fotografi, grafici, videomakers, alcuni di noi suonano. Io suono in una rock band chiamata “Those Furious Flame”, altri Warriors suonano in una R’nR AntiFolk band chiamata “The PussyWarmers”. Insomma siamo belli variopinti... Poi arriva Warriors Skateboards. Era da parecchio che avevo in

testa Warriors Skateboards. La paura più grande era perdere l’innocenza e la purezza dei Warriors entrando in qualcosa di commerciale. Abbiamo sempre fatto cose per noi stessi, t-shirt oppure video. Ma adesso c’è una nuova generazione di Warriors, ragazzi che skeitano da paura e preservano lo spirito Warriors al 100%. Quindi io e Elia, il mio braccio destro abbiamo pensato di far partire questo progetto. Avevamo un team giovane, incosciente e talentuoso, una famiglia Warriors alle nostre spalle con mille agganci nel mondo dell’arte e della grafica che potevano aiutarci a produrre delle tavole fighe, così siamo partiti con le prime tavole: zero budget e tante idee. Il passo dalle Tavole ai vestiti è stato breve... Come facevamo con il team? Non potevano andare in giro nudi. Così durante 14

▴ Clerks. La camicia Warriors™ indossata da Gilles Gallicchio. Vestibilità slim fit, in tessuto scozzese tinto filo, leggermente elasticizzato. All’interno fodera personalizzata Com.Bat. Disponibile in Viola e in Bordeaux (cod. BSUCM011)


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una chiacchierata con Jep e Daniele Galli sotto la bastard bowl abbiamo dato vita alla collaborazione bastard-Warriors Skateboards. Io e il team ci mettiamo le idee i designer di bastard cercano di fare in modo che si possano produrre! Per la prima collezione abbiamo disegnato sei pezzi, un jeans, una camicia, una felpa zip, una t-shirt e un berretto da marinaio. Dimentico niente?? Ah cavolo il pezzo migliore la giacca di pelle con il cappuccio. La collezione ruota attorno a tre colori, Nero, Viola e Bordeaux. Il Coptain, che sarebbe il jeans dei Warriors, è ormai parte integrante delle mie gambe e del mio culo, tutti e tre i colori mi fanno impazzire anche se il nero è sempre il migliore. La tasca nuova per l’Ipod è la mia salvezza visto che ascolto musica praticamente tutto il giorno. A seconda del colore del jeans sceglierò la camicia del colore in matching e lo stesso discorso con la cuffia portata 16

da vero marinaio! Il tutto completato a seconda se sarà un inverno caldo o freddo, dalla zip hoody Bat e dalla giacca in ecopelle Easy Riders, il pezzo sicuramente più riuscito di tutta la collezione. Così semplice ma così rock! Per fortuna sono nel team sennò avrei gli stessi vestiti mai lavati tutto l’inverno!! Guardando la collezione trovo il pipistrello ovunque come mai? Il pipistrello warriors è nato veramente per caso quasi 10 anni fa sulla mia scrivania di casa mentre facevo finta di studiare matematica ho iniziato a disegnare qualche logo warriors. Ho disegnato questa w doppia (la parte centrale del logo) ed in seguito volevo renderla più cattiva e violenta. Guardando un vecchio magazine rock di mio padre ho notato un logo di una band che davanti e dietro il nome aveva queste specie di


▴ Bat. Felpa Warriors™ indossata da Martino Cattaneo un attimo dopo aver chiuso il Judo Air nella bowl di Lugano della pagina a fianco. Disponibile in Nero e in Bordeaux (cod. BSUFS064) 17


punte.. Le ho quindi copiate intorno alla W, dopo un attimo di distrazione il mio occhio si è posato sul disegno e il pipistrello è apparso, così dal nulla era lì perfetto. Chi è la nuova generazione Warriors? Sono fantastici. Ottimi skateboarders, party boys e prima di tutto amici. Gilles Gallicchio è una forza della natura. Il più determinato e forse matto che io abbia mai incontrato. Basta guardare i posti da cui si butta e cosa rischia quando skeita.

Adesso c’è

una nuova

generazione di

Warriors,

ragazzi che skeitano da paura e preservano

Warriors 100%...

lo spirito

Martino Cattaneo è il più giovane di tutti. 15 anni eppure ha

un controllo e uno stile nelle transizioni che sembrano impossibili per un ragazzino di 15 anni.

▴ Kevin Blaser in Flip Melon a Lugano

Kevin Blaser è bellissimo, sembra la statua del David, anche se non mi ricordo mai se quella di Michelangelo o di Donatello.

al

Pero Jurkic è uno stilosone che skeita qualsiasi cosa e suona pure il basso nella band di cui fa parte Gilles Gallicchio. Igor Fardin è un robot. Skeita per 24

ore e poi ti dice “sai sono un po’ stanco” e poi droppa in bowl per una run da 4 minuti con 50 tricks. Per questo motivo Lo chiamiamo “The Machine”. Geri Hugo, probabilmente lo skater con

più talento che ci sia in giro dalle nostre parti. Infine ci sono io che mi metto dentro il team skate cercando di non uccidermi a 30 anni imitando i ragazzini qui sopra.


◂ Easy riders. Giacca Warriors™ in ecopelle. (cod. BSUGL059)

C.O.T.S. T-Shirt Warriors™. Disponibile in Nero e Bordeaux (cod. BSUMC192)

Coptain. Jeans Warriors™ con dettagli in ecopelle. Disponibile in Blackest, Bordeaux e Vintage (cod. BSUJN025)

I Warriors non hanno mai momenti difficili? Li ho avuti io 5 anni fa. Quando mi hanno trovato un tumore da otto cm tra il polmone e il cuore. La mia famiglia e Marie la mia ragazza sono stati i miei sostegni e i Warriors la mia seconda famiglia. Durante una riposo forzato di 3 settimane in ospedale la notte di capodanno arriva Sebastian in camera con un videocamera accesa. Lo guardo come per dire

“#zzo fai qui?” Guardo fuori dalla finestra e vedo una marea di Warriors nel giardino dell’ospedale con le torce accese a mo’ di logo Warriors. Ahaha Che stupidi! ◼ ▴ Yari Copt a 30 anni è davvero impegnativo stare dietro ai nuovi Warriors.

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L’altra faccia di Spaghetto Se vi é mai capitato di buttare un occhio sul myspace SpaghettoChild o di leggere qualche articolo su di loro senza conoscerli personalmente, vi saresti magari chiesti “chi é questa Diana Manfredi che citano sempre e cosa c’entra con SpaghettoChild?” Nel caso vi siate posti questa domanda e volete continuare a leggere, eccovi un po’ di storia di Spaghetto per come l’ha vissuta la sua co-fondatrice. Foto di giuliano berarducci Parole di diana manfredi Ho conosciuto Gianluca Mariani nel 1996. Andavamo agli stessi concerti, frequentavamo gli stessi posti, avevamo amici in comune. E` stato un po’ amore-odio a prima vista per me. Ovunque arrivasse c’era sempre qualcuno pronto a leccargli il culo e a me sembrava che se la tirasse una cifra. Ogni volta che beccava qualche mio amico attaccavano a parlare di skate per ore...un incubo! Ahahahah. Mi é stato sui coglioni per mesi finché non abbiamo trovato il coraggio di passare dalle occhiate alle parole. A quel punto ho scoperto che non sapeva solo parlare di skate e che la sfacciataggine compensava un carattere timido e sensibile. Be’, siamo stati insieme per quasi nove anni! Qualche mese dopo la nostra rottura, nell’autunno del 2005, mi sono trasferita negli Stati Uniti. Prima qualche settimana a New York e a Los Angeles per presentare un documentario che avevo diretto ad alcuni festival. Poi San Francisco dalla quale non sono piú riuscita a partire e che da allora chiamo “casa”. Come avrete capito sono una filmmaker.

Quando Gianluca ha inventato SpaghettoChild, era circa il 2000 e studiavamo entrambi grafica. Io ero piú esaltata dalle sue applicazioni nel web e nel montaggio video. Lui invece l’amava finalizzata alla stampa: collage, magliette, adesivi, volantini, copertine di CD ecc. Risultato: il nostro lavoro dentro Spaghetto si compensava perfettamente. Io mi occupavo della parte video, delle grafiche del sito, delle news, di organizzare le cose. 20


▞ Diana Manfredi all’arrivo a Milano dopo sei mesi a San Francisco Non cercare di capire cosa stanno facendo! Hubba checking

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Gianlu di tutte le altre grafiche che servivano per le nostre produzioni e di pompare l’idea di Spaghetto, quello che rappresentava, diciamo. Gianlu per tutti é sempre stato il volto, il “boss” di Spaghetto. Certo, la portavamo avanti in due, ma, in fondo, l’anima di Spaghetto era ed é lo skateboarding e lo skater era ed é lui, non io. A me interessava creare, produrre, organizzare, eventi che ruotassero

intorno alla scena skate a 360 gradi: dalla musica, ai video, all’arte. Giá in quegli anni Milano dava segni di deperimento culturale e tutti noi della crew di Spaghetto facevamo qualcosa di creativo che, secondo me, andava valorizzato. Il mio campo era il video quindi il primo progetto che ho prodotto con SpaghettoChild é stato un documentario intitolato ‘Skaterz’. Realizzato nel 2001 grazie alla vincita del premio ‘Paesaggi Umani’ dell’Associazione Filmmaker, il documentario racconta la storia di 5 skaters milanesi, totalmente diversi tra loro ma legati dalla comune passione per la tavola a rotelle. La sera della premiere di Skaterz lo Spazio Oberdan era sold out e la gente faceva un casino assurdo in sala. E` stato

fighissimo. In seguito siamo stati invitati a proiettarlo in varie cittá, cosí abbiamo fatto un po’ di tour col furgone, tra skate e presentazioni video. Era una delle prime volte che si sentiva parlare di skate sui quotidiani, Urban ci aveva anche messo in prima pagina. Gianlu era un ottimo filmer e aveva una telecamera Sony che era bella per quegli anni. Io ero regista-montatrice e giá dal 1999 avevo investito in un computer con sistema Pinnacle specifico per il video editing. Una merda super primordiale e costosissima, a ripensarci, rispetto a ció che é disponibile sul mercato oggi! Per un po’ di anni comunque la nostra piccola struttura di autoproduzioni video ha retto e anche quando facevo video per altri miei progetti, non legati allo skateboarding, inserivo sempre “prodotto” o “presentato” da SpaghettoChild. Gianluca aveva ianlu per tutti é giá prodotto un sempre stato il volto video di skate Spaghetto chiail boss di paghetto mato ‘No Rules’, insieme abbiamo erto la portavamo realizzato quello avanti in due ma successivo che si chiamava ‘Why in fondo l anima di Be Something paghetto era ed é That Your Not?’. Per necessitá di lo skateboarding e lo distribuzione e produzione di skater era lui non io

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▾ In questa pagina, Fuel giacca SpaghettoChild (cod. BSUGL058) e camicia Timbelamb FW (cod. BSUCM012) ◂

Nella pagina a fianco, giacca Fuel (cod.

BSUGL058) e

pantalone chino Idle FW, con

portabirre! (cod. BSUCM012)

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qui un evento con artisti italiani legati al mondo dello skateboarding, sarebbe questo DVD é nata l’Associazione grandioso. L’anno scorso ho prodotto il DVD dell’Underskatement Film Festival che SpaghettoChild, della quale sono é stato presentato proprio alla sede di Bastard. Quest’anno, presidente. Il video non ▾ Diana Manfredi nella sua location sempre in collaborazione con Bastard, mi sto occupando siamo riusciti a distribuattuale attuale a San Francisco. della premiere italiana del documentario “Supercharged” Cheeste irlo lo stesso ahahahah, del regista Pete Koff che peró l’esserci tramutati in racconta la storia di Tim una non-profit ci ha aperto Brauch, skateboarder califorle porte ad altre attivitá niano premturamente scomculturali che a me interesparso all’etá di 25 anni. savano molto. Venivamo contattati da altre associazioni, da enti e da privati, eravamo un po’ il punto di riferimento per progetti e produzioni riguardanti il lato culturale dello skateboarding a Milano. Addirittura dopo aver girato uno spot per Sky-MTV Brand:new, che finiva con le parole di Gianlu “a me lo skate ha cambiato la vita. A voi? Il look per una stagione?”, sono stata contattata da un producer di MTV per girare il pilota di ‘SpaghettoChild In Tha House’, una specie di reality show con interviste ad artisti, video musicali e skate session... girato a casa nostra! Dal 2005 ad oggi Gianlu ha continuato a portare avanti Spaghetto artisticamente esponendo i suoi lavori in varie mostre collettive e avviando collaborazioni, come quella con

b a s t a r d . Io, dagli Stati Uniti, mi occupo dei video e dell’organizzazione di eventi culturali. Il mio sogno é creare un ponte tra San Francisco e Milano per riuscire a portare in Italia almeno un evento ▾ Gianluca Mariani sullo SpaghettoVan, icona internazionale inedito nel nostro paese stagionale della collezione SpaghettoChild. Dal all’anno. Se poi, magari a partire dal tira-zip alle fodere interne di giacche, pantaloni prossimo anno, riuscissi ad organizzare e camicie.

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Per quanto riguarda il mio lavoro di filmmaker qui a

San Francisco, faccio la free lance per vari clienti mentre realizzo stabilmente video e documentari musicali per una casa discografica - una decina negli ultimi due anni. Questo agosto ho due documentari e un cortometraggio in produzione come regista. Il cortometraggio rappresenta la mia vera prima prova americana di fiction. Incrociamo le dita! Che altro dirvi, non potete mancare alla premiere di Supercharged e comprate i vestiti Spaghetto che spaccano!!! Se volete vedere una versione accorciata e rimusicata (non mi hanno dato i diritti per usare le musiche originali) di Skaterz potete andare su google videos o su MySpace e cercare ‘Skaterz Diana Manfredi’. Peace, Diana ◼


â–ž In questa pagina, t-shirt Furgo (cod. BSUMC187), disponibile

anche in versione

felpa cappuccio (cod. BSUFC187)

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Luca Zamoc

Qualche tempo fa Lorenzo Fonda a.k.a Cembro, ci ha presentato uno strano tipo detto Zamoc. Solitamente non sbaglia e anche questa volta abbiamo dato fiducia mettendo alla prova questo ragazzo modenese disegnatore di corpi smembrati e criptici rebus. L’errore grave è stato affidare questa intervista al Cembro che ha realizzato la video-chat-intervista che segue. Foto di giuliano berarducci Intervista di Lorenzo Fonda

gattocerber 21:25 Ciao, che birra stai bevendo? Luca Zamoc 21:26 in realtà sono un fighetto emi sto facendo lo spritz da solo gattocerber 21:26 davvero? Luca Zamoc 21:27 se vuoi ti videochiamo gattocerber 21:28 ok, per la cronaca, sta veramente preparando uno spritz e mi ha videochiamato e io che ti pensavo un punk Luca Zamoc 21:28 ma io sono punk a sprazzi tipo l’ultima festa del galeone gattocerber 21:28 ah giusto, ecco, parlami del galeone ad esempio parlami della puzza di piedi che c’e’ stata per tutta la festa Luca Zamoc 21:29 una cosa abominevole era un amico del mio coinquilino, un montanaro del cazzo gattocerber 21:29 forse e’ a causa della puzza che hanno vomitato in 8? Luca Zamoc 21:29 ahahaha non solo, c’era molto caldo, c’era anche puzza di ascia, però di quell’ascia che sa di macheroni, non potevamo lamentarci, eravamo presi dal flow della serata gattocerber 21:30 giusto, il flow, il flow di rum 21:31 ma dimmi, cos’era il Galeone? Luca Zamoc 21:31 il galeone era prima di tutto uno state of mind, era casa nostra, a Lambrate (Milano) in una casa tutta decorata fine 800, ci stavamo in 3, stipati in 65 mq 21:32 la cosa speciale del galeone è che era in assolto la casa piu acogliente che ci fosse a milano, non eravamo noi a renderlo tale era il galeone che si prendeva cura di noi, per questo tute le feste al galeone erano un successo. gattocerber 21:33 i vicini cosa ne pensavano? pacifica convinvenza? Luca Zamoc 21:33 abbiamo avuto un vicino per 2 anni che chiamavo il gobbo perchè non sapevamo nulla della sua esistenza lo vidi 2 volte in 2 anni gattocerber 21:34 forse aveva paura di voi.. Luca Zamoc 21:34 probabilmente e l’unica csa che faceba era bussare al muro quando facevamo troppo casino gattocerber 21:34 quante volte e’ stata chiamata la polizia? Luca Zamoc 21:34 un paio, in effetti, tutte minacce alla fine gattocerber 21:34 si, alla fine eravate dei bravi ragazzi 21:34 ma senti, come mai eri a milano? dato che tu sei di Modena? Luca Zamoc 21:35 stusiavo all NABA, grafica. gattocerber 21:35 ah, quindi sei uno di quegli artisti fighetti che fanno quelle scuole super costose per poi fare solo della gran festa alla sera? Luca Zamoc 21:36 in realtà c’è da dire che io non ho ma avuto i soldi per permettermi quella scuola, ma c’è stato chi ha creduto in me e me l’ha permesso. in quanto le feste la sera, si decisamente il motto era fare casino, più casino possibile gattocerber 21:37 si, provo quasi invidia per la spensieratezza con cui hai passato gli ultimi 3 anni, ora devi mettere su famiglia, andare in chiesa tutte quelle cose li Luca Zamoc 21:38 26

▾ Luca Zamoc, nello studio del fotografo Luigi Ottani, alle sue spalle una sua opera.


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â–ž In questa pagina, Zamoc t-shirt manica corta (cod. BSUMC206) Disponibile anche in versione felpa girocollo (cod. BSUFG206)

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comprarmi una monovolume gattocerber 21:38 si, con perenne sedile per bimbi Luca Zamoc 21:38 però muccato.. cazo è finito l’aperol gattocerber 21:39 quindi ora e’ finita la pacchia? Luca Zamoc 21:39 cosa ci posso mettere nel prosecco per allungarlo? gattocerber 21:39 ma scusa, bevi qualcosa di liscio, sii uomo Luca Zamoc 21:40 sai che hai ragione, se che vado a vedere cosa c’è 21:41 ahhh ho trovato dellimoncino fatto in casa gattocerber 21:41 nooo, maledetto Luca Zamoc 21:41 si amiko gattocerber 21:41 mandami una bottiglia Luca Zamoc 21:41 quello degli amici della nonna, ok te la disegno gattocerber 21:41 dai disegnala mentre parliamo poi mettiamo a fine intervista il disegno Luca Zamoc 21:41 si dopo la faccio però ci deve essere anche questa parte in cui dici che te la mando gattocerber 21:42 ma non disegnarmi me che mi lecco i maroni o robe del genere, teniamo tutto Luca Zamoc 21:42 amico io non mi ripeto mai gattocerber 21:42 ok, parliamo di cose serie Luca Zamoc 21:42 vai gattocerber 21:42 quando / dove hai trombato la prima volta? e sopratutto con chi? Luca Zamoc 21:43 a casa mia, con una bielorussa di ventanni io ne avevo 14 gattocerber 21:43 ecco vedi, a volte la tua vita piratesca mi spiazza, lei era una badante? Luca Zamoc 21:43 no era incinta gattocerber 21:45 che stile, sicuro che non era incinta di te? Luca Zamoc 21:46 nono era incinta di un bielorusso gattocerber 21:47 ok, mi fermo qua che e’ meglio Luca Zamoc 21:47 si grazie, sai , la mia morosa mi ha detto che devo prepararle la cena, farò del riso gattocerber 21:47 no dai, aspetta, abbiamo quasi finito Luca Zamoc 21:47 ti porto con me in cucina gattocerber 21:48 e poi non e’ di solito la donna che prepara il riso? Luca Zamoc 21:48 si ma pensavo fosse arrivata ma non lo è ancora gattocerber 21:48 non ti seguo.. comunque, parlami di Avia Pervia in breve, come e’ nato il progetto e in cosa consiste Luca Zamoc 21:50 parte dal comune di modena, che per un progetto di riqualificazione del territorio, ha dato gestione luogo per qualcosa di cltura 21:50 culturale

Luca Zamoc 21:50 ovvero uno spazio che comprende galleria, studio grafico, otografico e video 21:50 ahaha guarda che sto ancora bevendo il limoncello gattocerber 21:51 quindi Avia Pervia e’ un collettivo? e il tuo ruolo di preciso quale e’? 03

▴ Zamoc all’interno del suo futuro studio nella

sede di Avia Pervia.

Luca Zamoc 21:52 io sono il grafico ma...io non sono solo un misero grafico, in effetti

gattocerber 21:53 secondo me sei molto di piu, ma fai come cazzo vuoi

gattocerber 21:55 senti, abbiamo finito, ma dimmi un’ultima cosa cos’e’ il NON CI SONO KAZZI CONTEST? Luca Zamoc 21:55 ahaha 21:55 aha 21:55 ha 21:55 a 21:55 aha, un Kontest importantissim 21:56 praticamente gattocerber 21:56 dai non ridere cosi tanto che poi alla bastard non sanno come impaginare tutte quelle risa Luca Zamoc 21:56 e povero Dave Luca Zamoc 21:56 è un kontest con la K ovvero un contest che non va preso troppo sul serio gattocerber 21:57 come tutte le cose con la K Luca Zamoc 21:57 dove praticamente metti su “funky fanfare” di Keith qualcosa e ti molleggi per 10 sec con uno sfondo funky a scelta se lo sai fare meglo di noi vinci gattocerber 21:57 cosa vinci? Luca Zamoc 21:58 vinci un fottuto murales nella tua fottuta cameretta del cazzo gattocerber 21:58 ahah ma se tipo io vivo in bielorussia vieni a farmelo lo stesso? Luca Zamoc 21:58 ah non ci sono kazzi, devo gattocerber 21:59 mi sembra interessante, pensero’ a qualcosa come si puo’ partecipare? si va su youtube e si cerca “non ci sono kazzi contest”? Luca Zamoc 22:00 04

devi postare il tuo ideo nei commenti del “e non ci sono cazzi Kontest” su flickr, il flickr di lucazamoc (cerchi luca Zamoc su google e viene fuori subito) gattocerber 22:00 perfetto. avete sentito gente, preparate i vostri stereo Luca Zamoc 22:00 gettoblast a go go gattocerber 22:00 ed e’ tutto per oggi, dalla assolata los angeles e la afosa Modena salutiamo e ringraziamo Zamok (con la k vero?) Luca Zamoc 22:01 zamoc con la C gattocerber 22:01 ah, scusa zamoc Luca Zamoc 22:01 dai quello è da prendere sul serio amiko il rispetto! gattocerber 22:01 gli auguriamo una dorata carriera color limoncello e aspettiamo di vedere cosa combinera’ sulla paretona nel nuovo ufficio bastard! 22:02 baci e abbracci a tutti Luca Zamoc 22:02 baci a tutti ciao gattocerber 22:02 ok fatta Luca Zamoc 22:02 ahaahaahhaaha gattocerber 22:02 ahah 22:02 mi sembra perfetta

Luca Zamoc 22:02 amiko è lintervista migliore della mia vita e ne ho fatte ben 2 gattocerber 22:02 ahahahah parti bene!!! Luca Zamoc 22:03 la stai rileggendo? gattocerber 22:04 la sto mandando a davide (il muratore che impaginerà questo casino...) Luca Zamoc 22:04 ahahahaha

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Milano Centrale

A Milano c’è un negozio di skateboard con la S maiuscola: The Skateshop. Il suo fondatore è colui che nel 2000 si è inventato il marchio Milano Centrale con l’obiettivo di produrre skateboard di qualità americana con cuore tutto italiano. Ci è sembrato doveroso premiare gli sforzi e le capacità di Milano Centrale con una linea di abbigliamento disegnata da Joe Onorato. Con questo pretesto siamo andati a trovarlo nel suo negozio. Foto di giuliano berarducci risposte di Joe Onorato Ciao Joe iniziamo da Milano Centrale skateboards, le tue tavole fanno un bel viaggio per arrivare a Milano giusto? Le mie tavole arrivano dalla California, nel woodshop dove vengono fatte le migliori tavole al mondo (secondo me). Infatti, troppo figo se vi faccio vedere alcune mie tavole sono marchiate Real, hanno la R e S sopra. Vedi è un po’ diverso che andare su internet e farti fare una 20ina di tavole dal primo legnificio che trovi. Io ne devo fare 500 per volta, altrimenti non ti aprono nemmeno la porta. Però la differenza c’è eccome, basta provarle per poi essere contento, cambia il legno, la qualità. Provano le Milano Centrale, provano le altre e poi tornano a Milano Centrale contenti. Quando ti sei messo a fare MC?

Da ormai dieci anni, il marchio è stato registrato nel 99. Come produzione di tavole abbiamo iniziato nel 2003, sempre e solo in America. Io sono cresciuto con le tavole a forma di pesce fatte in California e quindi quando ho iniziato a produrre le mie, ho chiesto ai miei amici californiani e loro mi hanno consigliato le migliori aziende produttrici. Dopo un po’ di prove ho trovato quello che faceva per me. Un bel legnificio in California, dove vengono fatte Real, AntiHero, gruppo Kayo, Organika, DGK. La cosa buffa è che la gente non sa riconoscere la differenza tra le varie marche di tavole perchè alla fine vengono prodotte quasi tutte dallo stesso woodshop. Informatevi! E’ difficile fare delle tavole buone? Ci sono alcuni problemi, ad esempio fare le tavole in America comporta lavorare in pollici e io sono abituato a pensare in centimetri quindi è facile sbagliare ogni tanto. Alla fine con i Californiani mi trovo bene e mi hanno fornito una scheda tecnica in pollici con tutti i parametri da scegliere. Mi hanno semplificato la vita. Una cosa molto importante è la spedizione. In che senso? Io spedisco le tavole Milano Centrale via aerea. È molto più costoso che spedire via nave però questo è l’unico modo per

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▴ Joe Onorato, nel suo negozio “The Skateshop”

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mantenere inalterate le qualità dello skateboard. Via nave ci sono troppi aspetti incerti (principalmente agenti atmosferici) che spesso rovinano irrimediabilmente la tavola prima ancora che arrivi nello skateshop. Facendo una produzione limitatissima come la mia e facendo tavole che compro direttamente io riesco ad ottenere un prodotto migliore. La qualità costa però ahimè. Finché io sarò a capo di Milano Centrale la produzione rimarrà in California. Graficamente spaccano pure...

Le prossime saranno ancora meglio, vedrete, ho delle ideuzze che nessuno ha ancora fatto. Spero che in California riescano a farle! Ma se non ci riescono li non ci riesce nessuno. Le grafiche devono esprimere la cultura Italiana o meglio quello che la città di Milano offre e quello che lo skater incontra nel suo costante peregrinare da uno spot all’altro. Oppure devono essere dei messaggi chiari, magari non semplici. La prossima serie di skateboard 2010 sarà ideata, progettata e disegnata da me che nel frattempo ho imparato ad usare i programmi di grafica. Fino ad oggi io facevo delle bozze su carta e qualche grafico amico realizzava l’artwork definitivo, una produzione corale, più persone coinvolte. Ad esempio, la grafica con le mani scheletriche che si stringono, una delle prime fatte, l’ho disegnata io a mano mentre facevo il corso di laurea in scienze infermieristiche. All’inizio volevo fare una radiografia ma poi ho risparmiato radiazioni alle mie ossa e ho lavorato più o meno di inventiva e ho fatto ridisegnare il tutto ad un mio amico mago di Illustrator. Quella con le scritte Milano Centrale a mano l’ha fatta Gallo, il Boss di Skateboard magazine, lui ci sballa per la grafologia...

▴ Alcune tavole Milano Centrale. I simboli dei trasporti pubblici milanesi, le mani scheletriche che si stringono e le firme MC disegnate da Gallo. Il top degli skateboard: An Italian project manufactured in California. ◂ Joe Onorato, coniugare lavoro e passioni a volte è possibile... 33


Ed è per mantenere questi standard che alla fine uno che possiede uno skateshop come secondo lavoro fa l’infermiere? Perchè di sola passione non riesco a vivere, uno skater è sempre alla ricerca di un lavoro che si adatti allo skateboarding, prima di fare l’infermiere facevo il panettiere così lavoravo di notte, dormivo alla mattina e al pomeriggio potevo skateare. Allo stesso modo facendo l’infermiere posso gestire i turni in modo da avere tempo per skateare e gestire anche The Skateshop e Milano Centrale. Vivere di Skateboard è difficilissimo in Italia vediamo in futuro se riusciremo. Sai la prima tavola professionale l’ho avuta a 15 anni adesso ne ho 35 e lo skateboard rimane ancora al centro della mia vita... All’inizio era fighissimo anche solo avere un bananino di plastica, poi sono arrivate ▾ Famiglia, clienti e amici, ritratti le tavole larghe composte di insieme fuori dal negozio di Joe Onosette strati e si è aperto un rato “The Skateshop”.

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altro mondo. Uno skate diverso! Ma lo skate è divertente in qualsiasi modo, non solo con la tavola larga ma anche con i cruiser ad esempio, pensa che ogni tanto la domenica vado a fare slalom con un tipo di Torino. Perchè hai fatto un negozio solo di Skateboard? Il mestiere di fare soldi con i vestiti lo lascio ad altri io credo nello skateboard e volevo un negozio in cui fosse al centro dell’attività non relegato in un angoletto. Il primo negozio di solo skateboard a Milano per essere la punta di

un iceberg che un domani possa dare i suoi frutti. Far capire alla gente cosa significa la parola skateboard ripiena di tutti suoi colori. La gente che entra qui dovrebbe capire che lo skateboard può essere un hobby, un ispirazione, una passione.. Io ci credo nello skateboard e adesso ho aperto il negozio vediamo come risponderà Milano. ◼


â–ž In questa pagina, Aplef felpa cappuccio e zip (cod. BSUFS055) e jeans Mined (cod. BSUJN027).

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â–ž Luca Barcellona, appoggiato al suo ultimo lavoro

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Bean

Per qualcuno è Bean, per altri è Bugs kubrick, oppure Korg o forse anche Bean One, ma alla fine dietro a quelle grafiche c’è sempre la stessa persona che risponde al nome di Luca Barcellona. Foto di giuliano berarducci risposte di Luca Barcellona Lord Bean, Bean One, Bugs Kubrick, o Korg. Tu come preferisci essere chiamato? I nickname sembrano essere qualcosa di assolutamente fondamentale nel mondo del writing e dell’hip hop in generale. Avere come tag Stefano One o chiamarsi Mc Giovanni non era ammissibile quando ho iniziato. Quindi si può affermare che trovarsi un nome alternativo sia una necessità ma anche un modo di nascondere la propria identità: in particolare nel writing questo avviene per ragioni estetiche, cioè per trovare combinazioni di lettere interessanti da scrivere, e perchè rimane sempre il fattore dell’illegalità e del voler essere un elemento “fuori dalla società”. Il nome che scegli, più o meno inconsciamente, da ragazzino te lo porterai dietro per molto tempo, quindi sarebbe bene sceglierne uno sensato (non come ho fatto io quindi). Credo che questo sia applicabile solo fino ad una certa età; ad un certo punto subentra la necessità, per quasi tutti, di riappropriarsi del vero proprio nome, di esporsi senza nascondersi, a costo di cominciare daccapo e di sembrare dei perfetti sconosciuti (Luca Barcellona...? ..e chi è?! Ah…si…Bean!). Per alcuni questo processo avviene gradatamente, e cominciano ad affiancare il proprio nome o cognome al nickname. Quindi vi prego, chiamatemi Luca, vi assicuro che mi giro al primo colpo.

Quindi ti chiamiamo Luca, come nasce e dove inizia il tuo rapporto con l’arte? Ho iniziato, come molti che oggi operano nel campo delle arti visive, a mettere tutte le energie che avevo nel writing mentre studiavo grafica pubblicitaria. I graffiti formano le persone in una maniera abbastanza unica: vivi delle esperienze incredibili, cresci pensando che niente è impossibile, e occorrono perseveranza, rischio e passione per raggiungere un obiettivo. A diciassette anni questo obiettivo è un ETR 500, a trent’anni è un progetto che coinvolge le persone che stimi e che ti permette di mantenerti. Il writing però è solo uno degli aspetti che coinvolgono il lettering; sono contento di aver avuto questa come “scuola”. Poi per me è sempre difficile definire quello che faccio come arte, mi ritengo di più un artigiano. Sicuramente negli anni sono stato investito letteralmente da diverse passioni, quella per i calligrafi che mi hanno ispirato, alcuni dei quali sono stati miei maestri, e poi la ricerca continua attraverso vecchi e nuovi libri, che sono un digging almeno quanto quello dei vinili per me, cercare ed osservare i lavori di pionieri della grafica come Herb Lubalin, Saul Bass e Milton Glaser, vero nutrimento in certi momenti di creatività. Mi hanno colpito molto anche le parole di Chaz Bojorquez, che ho avuto la fortuna di incontrare, e condivido appieno il suo pensiero sulle applicazioni “commerciali” dell’arte: questa non può essere solo elitaria e stare su una costosissima tela che pochi possono permettersi. Non sarebbe onesto nei confronti

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del nostro background, che è permeato dalla ricerca continua, senza un vero punto d’arrivo. Il fatto che una tua grafica finisca anche su una t-shirt o su un poster è forse ancora più importante, perché il tuo lavoro diventa qualcosa di concreto, che tutti possono indossare ed avere. Come si miscelano generi diversissimi in un unico lavoro? Beh, questa è più che mai l’epoca in cui i generi si fondono. Gli anni 2000 non hanno

fin’ora un loro stile fortemente riconoscibile, come fu per i decenni passati. La tipografia, la scrittura e il writing hanno tre storie a sé stanti anche se tante, ma quando le chiudi insieme nella stessa stanza, escono spesso con delle idee interessanti. Dico spesso che uno dei miei obiettivi è sempre stato quello di far dialogare queste discipline, facendo conoscere il writing ai calligrafi e viceversa. Qualcosa credo che stia succedendo… “Forme semplici, dalle quali trarre un piacere altrettanto genuino” come applichi questo concetto nei tuoi lavori? Se penso ai miei artisti preferiti e ai loro lavori, raramente c’è qualcosa di complesso di per se; i gesti che compongono un art work, specialmente nella scrittura, dovrebbero essere semplici, rivelare il loro intento e i loro limiti. Spesso si trova la perfezione nell’errore umano che non viene snaturato dal ritocco di un computer. Penso che l’artificio possa avere un senso solo per fini commerciali, non artistici.

Vivi attualmente a Milano, una città ambigua eccezionale per alcuni aspetti, tremenda per altri, a te cosa piace di Milano e cosa no? Questa è una cosa a cui tengo molto, quindi risponderò molto sinceramente e con l’amaro in bocca. Le potenzialità lavorative che Milano offre sono inversamente proporzionali alla qualità della vita. È un posto che è riuscito a catalizzare tutti gli aspetti negativi dell’urbanizzazione e dello “sviluppo economico” degli ultimi 20 anni. È la città dell’individualismo, dell’apparenza, degli interessi ▾ la scrivania di Luca all’interno del economici, della cocaina, suo ufficio a Milano.

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della speculazione edilizia, degli appalti milionari e dei torbidi intrighi politici. Milano è peggio, come dicono i Minnie’s. Ma tappandosi bene il naso, puoi ascoltare una vecchia canzone di Nanni Svampa

pensando ai navigli come un luogo affascinante e che di storie ne ha viste tante, cercando di non far caso a quello che affiora dal suo fondale melmoso. Scusate la presammale, ma è così. L’ultimo tuo progetto musicale è “Low Cost Riders” insieme al trio The Dublinerz, ce ne vuoi parlare? Conosco Bassi e Supa da un sacco di anni. Il disco viene da alcuni viaggi a regime low

cost che abbiamo fatto insieme per l’Europa. L’unica pretesa che ha è di non voler contribuire alla musica impostata e poco credibile che questo genere martoriato è costretto a sopportare. Ovviamente un disco così non può fare notizia! Però quando suoniamo ci divertiamo molto, ce ne freghiamo abbastanza delle sovrastrutture da “musicisti”, ci piace vedere la gente che sa i nostri pezzi e che si diverte. Le hip hop heads convinte sono un pubblico folle, ma in tutti i generi ci sono gli estremisti, non crediate che nella scena indie o punk rock non ci siano i corrispettivi dei poser e delle grupies impazzite. Mi sono molto divertito a fare la grafica per questo disco, a fare ricerca sulle insegne dei pub e della birra. Poi Bassi è un produttore eccezionale. Dico così anche perché spero che mi regali i vinili dei Company Flow. Dai, oh, hai tutte le doppie copie! Cosa ti piace fare quando non sei in studio? Vado in giro a cercare vecchi libri e dischi. Se sono all’estero il “digging” diventa un modo per legare una copertina ad un’esperienza. Poi mi piace lo skate, adoro guardare vecchi e

nuovi video. Mi piacerebbe skateare di più ma sono pigrissimo. Poi mi piace appassionarmi alle serie, adoro Boris e Madmen. Anche Chuck e My name is Earl! Che cos’hai in serbo per il futuro? Il futuro è incerto, questo è certo. Ma spero di fare altre session con i ragazzi austriaci di Tagtool.org, loro sono dei grandi. E di viaggiare il più possibile. ◼


â–ž In questa pagina, Bean felpa cappuccio (cod. BSUFC190) Disponibile anche in versione t-shirt manica corta (cod. BSUMC190)

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▸ 01. Diamond maglione jacquard (cod. BSUMG087) 02. Luke camicia con cappuccio (cod. BSUCM015) 03. Officer giacca imbottita (cod. BSDGL036) 04. Lynn felpa cappuccio bicolore (cod. BSDFS051) 05. Dagon felpa esoterica (cod. BSUFS063) 06. Minus felpa senza maniche (cod. BSUFS061).

▾ Erre con la giacca di jeans, Rowfur (cod. BSUGL061)


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▸ 01. Solid felpa cappuccio (cod. BSUFC167) 02. Brainfood felpa cappuccio (cod. BSUFC199) 03. Gatrash felpa cappuccio (cod. BSUFC193)

04. Bearings felpa cappuccio (cod. BSDFC189) 05.

Framed felpa cappuccio (cod. BSDFC196) 06. VNGRD felpa girocollo (cod. BSUFG195) 07. NoPasaran felpa cappuccio (cod. BSUFC198)

08. Giapan felpa cappuccio (cod. BSUFC208) 09.

Maxell felpa cappuccio (cod. BSUFC207) ▾ Andrea Vecchi con stampelle e felpa Race, entrambi intramontabili

(cod. BSUFZ048)


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▴ Lukas Goller con la t-shirt Breath, disegnata da lui. (cod. BSUMC200)

▸ 01. Skulldrake t-shirt (cod. BSUMC188) 02. Maxell t-shirt (cod. BSUML207)

03. Framed t-shirt (cod. BSUMC196) 04. Painup

T-SHIRT (cod. BSDMC204) 05. Ptentacle t-shirt (cod. BSDML197) 06. Framed t-shirt (cod. BSDMC196) 07. Betulla t-shirt (cod. BSUMC191)

08. Gatrash t-shirt (cod. BSUMC193) 09. VNGRD

t-shirt (cod. BSUMC195)


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Marcin il muratore. Foto e parole di giuliano berarducci

Marcin Solecki, a.k.a. The Polaka Chicano, si è temporaneamente trasferito all’Aquila per lavorare come costruttore di ponteggi. Nonostante la vita in baracca sia dura (e fredda!), così come fare il pendolare da Ladispoli, debbo dire che l’ho trovato in forma; sempre alla ricerca di nuovi spot e stramotivato a skatearli.

mia nonna, Marcin è un

Visitare i luoghi del disastro è stato piuttosto scioccante, nonostante i media avessero già mostrato il mostrabile, vedere con i propri occhi è sempre un’altra storia.

Ero a casa sua a Ladispoli con il suo amico e compagno di skeitate Nikolai; mentre Marcin è andato nell’altra stanza, Nikolai mi guarda e mi fa: “ao’, er polakko deve troppo vince al superenalotto, se lo merita!”. C’hai troppo ragione Niko. Qualunque sia il superena-

lotto di Marcin nella vita, gli auguro anch’io di vincerlo.

LAZY RIDERS

E vedere Marcin integrarsi e accettare ogni situazione, vivere in baracca con gli altri, partecipare alle session serali di stornelli aquilani e quant’altro, mi fa ancora una volta riconoscere il suo grande spessore di essere umano. Debbo ammettere che anche per me è stata un’esperienza impagabile (seppur molto breve), che mi ha fatto riflettere come sempre sull’universalità dello skate, su quanto questo nostro microcosmo sia a 360 ◂ Marcin in BS Flip alla fine di una gradi invischiato col mondo giornata di lavoro. reale. Come avrebbe detto ▾ Marcin e la sua “baracca” a L’Aquila.

ragazzo d’oro, si fa il culo onestamente e trova il tempo per skateare e coltivare le sue passioni, e riesce pure a mandare qualche soldo su in Polonia!

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Se Daniele lo metti in piscina ti nuota meno di un minuto, poi inizia a boccheggiare nemmeno fosse a fare la traversata dell’Atlantico. Ma se invece ti capita al Railway il giorno più caldo dell’anno all’ora di pranzo, mentre tu sei li con venti ghiaccioli in faccia, lui è capace di mettersi a skateare da solo e di inventarsi pure un trickkone che farai tu fatica a fotografare, causa l’imminente rischio di infarto che stai per avere con quel caldo paragonabile forse solo all’ultimo girone dell’inferno. Mi sono montata un ombrellone sulla testa, riempita di ghiaccio le tasche e mi sono levata le scarpe. Poi però le ho rimesse perchè il flat era lava. Sarà per le quantità improponibili di

zucchero che Danny assume ogni giorno, sarà lo spirito del vero boscaiolo valtellinese che non conosce limiti. Quella cosa l’aveva decisa ed andava fatta. Come tante altre volte del resto. Così in una decina di tentativi l’ha chiuso. Pulito come piace a lui, con i piedi sulle viti. Ho imparato da lui il significato della parola “determinazione”. Ed ora che ci penso credo che manderò una mail alla Mondadori perchè nel prossimo Devoto-Oli illustrato mettano il suo bel faccione accanto alla definizione di questo vocabolo. ‒ Bea ‒


Bea Sugliani

LAZY RIDERS

â–´ Daniele Galli | BS Flip | Brescia Railway skatepark

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â–´ Mattia Molnar, Pamela e DoremĂŹ. Per la serie o tutti o nessuno...

GroS


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