L'edificio alto nel progetto di trasformazione dell'area di Cascina Merlata - Expo 2015

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L’EDIFICIO ALTO NEL PROGETTO DI TRASFORMAZIONE Politecnico di Milano

Scuola di Architettura Civile

Tesi di Laurea Magistrale in Architettura delle Costruzioni

DELL’ AREA DI CASCINA Autrici: M. Bramanti, B. Galimberti, A. B. Rossi

MERLATA-EXPO 2015 Relatrice: prof.ssa M. G. Folli

INDAGINE SULLE FORME DELL’ABITARE TEMPORANEO, SULLA COSTRUZIONE DEL BORDO, SULLE RELAZIONI CON IL TERRITORIO A.A. 2012-13


Š2013 Monica Bramanti, Beatrice Galimberti, Anna Benedetta Rossi. All rights reserved


L’EDIFICIO ALTO NEL PROGETTO DI TRASFORMAZIONE Politecnico di Milano

Scuola di Architettura Civile

Tesi di Laurea Magistrale in Architettura delle Costruzioni

DELL’ AREA DI CASCINA Autrici: M. Bramanti, B. Galimberti, A. B. Rossi

MERLATA-EXPO 2015 Relatrice: prof.ssa M. G. Folli

INDAGINE SULLE FORME DELL’ABITARE TEMPORANEO, SULLA COSTRUZIONE DEL BORDO, SULLE RELAZIONI CON IL TERRITORIO A.A. 2012-13

Candidate: Monica Bramanti 782750, Beatrice Galimberti 782749, Anna Benedetta Rossi 782954



«Esercizi[...] il Pantheon: tagliarlo verticalmente e allontanare le due metà di 50centimetri» GEORGES PEREC, SPECIE DI SPAZI, Bollati Boringhieri, Torino, 2008 (1974)



Ringraziamo la nostra relatrice, professoressa Maria Grazia Folli, per avere contribuito fortemente al nostro personale “superamento del funzionalismo” e per averci ricordato sempre che progettare e studiare sono aspetti inscindibili della medesima azione. Un sentito ringraziamento va ai professori che ci hanno aiutato a crescere durante il nostro percorso di formazione universitaria. In particolare grazie a Matteo Moscatelli per i puntuali consigli e per il tempo che ci ha messo a disposizione, grazie a Gianfranco Brusa per la grande disponibilità, soprattutto grazie a Martina Orsini per averci insegnato a guardare il mondo dell’architettura con uno sguardo più sottile e per averci dato un’opportunità di crescita professionale e umana. Grazie a Margherita e Silvia, che hanno reso più leggere le nostre giornate (e nottate) di lavoro degli ultimi cinque anni.

Monica, Beatrice, Anna



INDICE ABSTRACT

01

PREMESSA

03

PARTE I CONTESTO E STRATEGIE PER L’INSEDIAMENTO 1. L’IMPIANTO DI CASCINA MERLATA E EXPO 2015

07-13

1.1 IL PROGETTO DI TRASFORMAZIONE DELL’AREA DI CASCINA MERLATA 1.1.1 IL MASTERPLAN DI CASCINA MERLATA 1.1.2 I NUMERI DI CASCINA MERLATA 1.2 IL PROGETTO DI EXPO 2015 1.2.1 IL MASTERPLAN DI EXPO 2015

2. DEFINIZIONE DELLA DOMANDA POTENZIALE E DELL’OFFERTA DI OSPITALITÀ TEMPORANEA 15-31 2.1 FLUSSI TURISTICI A MILANO 2.1.1 TURISMO A MILANO: CONDIZIONI ORDINARIE 2.1.2 TURISMO A MILANO: PREVISIONI PER EXPO 2015 2.2 LETTURA DELL’OFFERTA ESISTENTE 2.2.1 OSPITALITÀ A BASSO COSTO. TARGET: TURISMO DEI GRUPPI 2.2.2 OSPITALITÀ. TARGET: TURISMO DI LAVORO 2.2.3 AUDIT 2.3 INTERPRETAZIONE DEI DATI 2.3.1 DEFINIZIONE DELLA DOMANDA POTENZIALE 2.3.2 HOTEL DI CASCINA MERLATA: DIVERSIFICAZIONE DELL’OFFERTA DI OSPITALITÀ

PARTE II IL PROGETTO DELLA TORRE 3. PROGETTO PER UN EDIFICIO ALTO A CASCINA MERLATA

I

35-87


3.1 PAESAGGIO: FORMA, LINGUAGGI, INSEDIAMENTO, TERRITORIO 3.1.1 STRATEGIE PROGETTUALI 3.1.2 L’IMPIANTO E IL TEMA DEL CONFINE 3.1.3 LA COSTRUZIONE DEL BORDO/MEMBRANA: IL MRO E LA TORRE 3.1.4 STRATEGIE CONTRO LA LOGICA DELL’ENCLAVE: IL PARCO 3.2 COMFORT: FORMA, SPAZI ESTERNI, SPAZI INTERNI 3.2.1 DENSITÀ E QUALITÀ 3.2.2 SPAZI COLLETTIVI, FRA DIMENSIONE ORIZZONTALE E DIMENSIONE VERTICALE 3.2.3 TIPOLOGIE ABITATIVE 3.2.4 FLESSIBILITÀ 3.3 CONTEGNO: FORMA , LINGUAGGI, MATERIE 3.3.1 EDIFICIO CHE GUARDA LONTANO ED È VISTO DA LONTANO 3.3.2 DEFINIZIONE DEI DISPOSITIVI CHE REALIZZANO IL RAPPORTO TRA EDIFICIO E LUOGO 3.3.3 CONETGNO 3.3.4 ESTREMA CHIAREZZA, SOTTILE AMBIGUITÀ: LO SVILUPPO DI UN’IDEA

4. TECNOLOGIE 89-107 4.1 PACCHETTI TECNOLOGICI IMPIEGATI 4.2 MACRO CATEGORIE DI CANTIERIZZAZIONE 4.2.1 SEQUENZA DI POSA DEL NODO DI RETROFACCIATA IN SPESSORE DI SOLAIO 4.3 MACRO ASPETTI D ANUTENZIONE DELL’INVOLUCRO

5. IMPIANTI

109-155

5.1 EDIFICIO 5.1.1 ARCHITETTURA E FUNZIONI 5.1.2 ARCHITETTURA E MATERIALI 5.2 CONDIZIONI DI COMFORT: MACRO OBIETTIVI 5.2.1 CONTROLLO DI TEMPERATURA E UMIDITÀ 5.3 COLLOCAZIONE DEGLI IMPIANTI 5.3.1 DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI COMPONENTI IMPIANTISTICHE IMPIEGATE 5.3.2 TERMINALI IMPIANTISTICI PER OGNI UNITÀ ABITATIVA 5.4 VALUTAZIONI QUANTITATIVE 5.4.1 POTENZA DI PICCO INVERNALE E ESTIVA 5.4.2 VERIFICADELLE CONDIZIONI DI COMFORT TERMICO PER IL PERIODO ESTIVO SENZA L’AUSILIO DI IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE SU UNO SPAZIO SFAVORITO 5.4.3 DIMENSIONAMENTO DEI CANALI DEL FLUIDO TERMOVETTORE 5.4.4 DIMENSIONAMENTO DELLE UTA E DEI CANALI DI MANDATA E RIPRESA DELL’ARIA 5.4.5 POTENZA ASSORBITA DAGLI ELETTRODOMESTICI

II


5.4.6 POTENZA ASSORBITA DAGLI ASCENSORI 5.4.7 POTENZA ASSORBITA DALL’ILLUMINAZIONE 5.4.8 IMPIANTO MINI-EOLICO E IMPIANTO FOTOVOLTAICO 5.5 LAYOUT IMPIANTISTICI 5.5.1 IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE 5.5.2 IMPIANTO IDROSANITARIO 5.5.3 IMPIANTO DI VENTILAZIONE 5.6 CERTIFICAZIONE ENERGETICA CON CENED + 5.6.1 REPORT 5.6.2 RISULTATI 5.7 BILANCI ENERGETICI QUALITATIVI 5.7.1 BILANCIO ENERGETICO DEL SISTEMA IMPIANTISTICO

6. STRUTTURE

157-198

6.1 ARCHITETTURA, STRUTTURA, SCHEMA STRUTTURALE 6.2 SOLAIO 6.2.1 DESCRIZIONE DEL TIPO DI SOLAIO 6.2.2 APPROSSIMAZIONE DEL CALDOLO DEL SOLAIO A PIASTRA CON IL METODO DI GRASHOF 6.2.4 DIMENSIONAMENTO DEL SOLAIO A PIASTRA (VERIFICA ALLE TENSIONI AMMISSIBILI) 6.2.4 DIMENSIONAMENTO DEL SOLAIO A PIASTRA (VERIFICA AGLI SLU) 6.3 TRAVE 6.3.1 DIMENSIONAMENTO TRAVE 02-02 (VERIFICA ALLE TENSIONI AMMISSIBILI) DIMENSIONAMENTO TRAVE A QUATTRO CAMPATE SU CINQUE APPOGGI 6.3. DIMENSIONAMENTO TRAVE 02-02 (VERIFICA AGLI SLU) DIMENSIONAMENTO TRAVE A QUATTRO CAMPATE SU CINQUE APPOGGI 6.4 PILASTRI 6.4.1 DISCESA DEI CARICHI PILASTRO B02 (VERIFICA ALLE TENSIONI AMMISSIBILI) 6.4.2 DISCESA DEI CARICHI PILASTRO B02 (VERIFICA AGLI SLU) 6.4.3 DISCESA DEI CARICHI PILASTRO E05 (VERIFICA ALLE TENSIONI AMMISSIBILI) 6.4.4 DISCESA DEI CARICHI PILASTRO E05 (VERIFICA AGLI SLU) 6.5 BARICENTRI, MASSE, RIGIDEZZE 6.6 DISCESA DEI CARICHI A TERRA 6.7 AZIONE DEL VENTO (VERIFICHE) 6.7.1 AZIONE DEL VENTO (VERIFICHE) CASO A 6.7.2 AZIONE DEL VENTO (VERIFICHE) CASO B 6.8 AZIONE DEL SISMA (VERIFICHE) 6.8.1 AZIONE DEL SISMA (VERIFICHE) CASO A

III


6.8.2 AZIONE DEL SISMA (VERIFICHE) CASO B

7. CENTRI DI COSTO

199-221

7.1 DEFINIZIONE DELL’EDIFICIO: CARATTERISTICHE PROGETTUALI 7.2 DESCRIZIONE DEI LAVORI 7.3 CRITERI DI STESURA 7.3.1 LISTINO DEI PREZZI 7.3.2 DEFINIZIONE DEI PREZZI DELLA COPERTURA, DELLE CHIUSURE ESTERNE VERTICALI DEI PACCHETTI DI SOLAIO 7.3.3 STIMA DEL COSTO DEL SISTEMA DI FACCIATA A DOPPIA PELLE 7.3.4 STIMA DEL COSTO DEGLI IMPIANTI 7.4 COMPUTO METRICO ESTIMATIVO 7.4.1 TORRE 7.4.2 SISTEMA DI FACCIATA 7.4.4 COSTO TOTALE E INCIDENZA DEI CENTRI DI COSTO

PARTE III ANNESSI 8. NUOVE FORME DI ABITARE TEMPORANEO

225-235

8.1 TORRI ALBERGO: CASI STUDIO 8.2 HOTEL LOW COST: CASI STUDIO 8.2.1 OSPITALITÀ LOW COST: ESPERIENZE CONTEMPORANEE 8.2.2 CATENE ALBERGHIERE LOW COST 8.2.3 ALBERGHI LOW COST 8.2.4 PROGETTI NON REALIZZATI

9. EDIFICI ALTI: IL CASO DI MILANO

237-259

9.1 L’EDIFICIO ALTO IN EUROPA TRA LE DUE GUERRE: AVANGUARDIE E QUESTIONE DELLE ABITAZIONI 9.2 L’EDIFICIO ALTO IN EUROPA NEL SECONDO DOPOGUERRA 9.3 L’EDIFICIO ALTO DAL SECONDO DOPOGUERRA A OGGI: IL CASO DI MILANO 9.3.1 ANNI CINQUANTA 9.3.2 ANNI SESSANTA E SETTANTA 9.3.3 ANNI OTTANTA E NOVANTA 9.3.4 ANNI DUEMILA IV


10. DERIVE

261-277

FONTI BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

V

281-283 284-286



ABSTRACT PROGETTO PER UNA TORRE HOTEL NELL’AREA DI CASCINA MERLATA-EXPO2015.

La torre si intreccia con la dimensione del nuovo impianto di Cascina Merlata e Expo, di cui è l’emergenza capace di localizzare e orientare all’interno del sistema insediativo, al contempo è anche il dispositivo puntuale che proietta l’impianto nella dimensione del territorio. L’impianto stesso mette in moto dei punti di scambio che possono diventare luoghi la cui accoglienza e possibilità di servizio si riferiscono ad una scala molto vasta. Questo progetto, per collocazione, dimensioni e significato, non può essere affrontato con gli strumenti delle tipologie, ma con ragionamenti volumetrici di tipo differente. L’impianto che abbiamo proposto ha lo scopo di stabilire una relazione volumetrica forte con il paesaggio e di introdurre una nuova scala con la città. Al fine di evitare che l’area diventi uno dei tanti tasselli-enclave tipici della città contemporanea, impermeabili al contesto e perciò destinati al fallimento, abbiamo cercato di lavorare anche sullo spazio pubblico presente nell’insediamento. Per l’edificio alto è imprescindibile il confronto con la città per evitare di vivere solo di rapporti introversi e di inserirsi nel tessuto urbano con usi e forme autoreferenziali. L’edificio deve saper dialogare con i processi esterni che lo influenzano, tema fondamentale è il rapporto con i contesti vicini e lontani. La torre vive di un incontro-scontro tra estrema chiarezza e sottile ambiguità. L’involucro trasparente e le quinte in vetro opaco avvolgono il volume creando effetti luminosi oscillanti. La struttura in cemento armato e la chiarezza e compattezza del volume stereometrico sono in un continuo dialogo con la smaterializzazione e la leggerezza dell’involucro. Il tema dell’ospitalità temporanea è stato declinato in più forme: una parte della torre è dedicata all’hotel 4 stelle, una parte alle residenze temporanee, una parte all’hotel low cost. Il progetto indica un ripensamento delle forme dell’accoglienza proponendo configurazioni dalla spazialità differente rispetto agli standard consolidati. 1


2


PREMESSA PERCHÉ LA TORRE?

La torre, attraverso la sua verticalità, non è solo attrezzatura per l’Expo, ma è soprattutto un elemento iconico, con una valenza propria, capace di relazionarsi con contesti vicini e lontani. La torre si intreccia con la dimensione del nuovo impianto di Cascina Merlata e Expo, di cui è l’emergenza capace di localizzare e orientare all’interno dell’organizzazione del sistema insediativo, al contempo è anche il dispositivo puntuale che localizza e proietta l’impianto nella dimensione del territorio. L’impianto stesso mette in moto dei punti di scambio che possono diventare luoghi la cui accoglienza e possibilità di servizio si riferiscono ad una scala molto vasta. La torre è un edificio che guarda lontano e che è visto da lontano1, grazie alla sua aura2, che comporta una fortissima relazione a più scale con il paesaggio. Sullivan ha definito il ‘grattacielo’ (con riferimento agli edifici alti americani) come un dispositivo simbolico : è nel valore simbolico che sta tutta la sua essenza3.

1 Definizione di Donato Bramante contenuta in Monestiroli A., Il fascino dei grattacieli e la costruzione della città, da La Repubblica del 02 febbraio 2004 2 Dal De Re Aedificatoria di Leon Battista Alberti 3 Tuttavia soprattutto dall’inizio del post-moderno si sono accentuati nuovi fattori contingenti (quali , ad esempio, le pressioni del mercato immobiliare e le mutate esigenze sociali) che hanno fatto sì che l’edificio alto da simbolo (identificazione culturale) diventasse status symbol (identificazione sociale), questo passaggio rischia di portare al depauperamento del significato stesso di città. 3


4


PARTE I

CONTESTO E STRATEGIE PER L’INSEDIAMENTO

1. L’IMPIANTO DI CASCINA MERLATA E EXPO 2015 2. DEFINIZIONE DELLA DOMANDA POTENZIALE E DELL’OFFERTA DI OSPITALITÀ TEMPORANEA NEL PROGETTO DI CASCINA MERLATA

5


6


1. L’IMPIANTO DI CASCINA MERLATA E EXPO 2015 PREMESSA L’intervento di trasformazione dell’area di Cascina Merlata si deve confrontare con le problematicità e le criticità di un paesaggio fortemente infrastrutturato per la presenza dell’Autostrada A4, dell’Autostrada Milano-Laghi, della linea ferroviaria ad alta velocità che collega Milano a Torino e dello svincolo previsto per riconnettere la strada statale SS33 all’autostrada A4. Questi elementi costituiscono, a nord, un margine complesso per l’area dell’intervento. Il progetto richiede il ripensamento del collegamento dell’asse nord-sud dall’area Expo a via Gallarate, e anche l’introduzione di una direttrice est-ovest che permette una relazione urbana a larga scala portando il sito di progetto all’interno dello sviluppo del raggio verde n.7 previsto dal PGT di Milano che connetterà il quartiere Gallaratese al parco Monte Stella ed al Parco Sempione. Un ulteriore vincolo è costituito dalla presenza, a est, del Cimitero Maggiore di Milano attorno a cui ora si affollano una serie di architetture poco strutturate che dovranno essere ripensate in funzione della fascia di rispetto di 125 m prevista dalla normativa. L’area di Cascina Merlata presenta la criticità di un luogo che deve essere riconsiderato secondo una pianificazione territoriale che si prefigge di costituire una struttura urbana e, nello stesso tempo, non può sottrarsi al paragone con le problematicità del tema dell’insediamento abitativo nel confronto con le infrastrutture nei pressi di un limite urbano. La fascia a sud dell’autostrada si confronta da un lato con le difficoltà derivanti da questa contiguità (rumore, traffico, inquinamento), ma nello stesso tempo rappresenta un punto nevralgico per la mobilità e gli scambi dovuti alla vicinanza con l’area di Expo, che offrono possibilità per la costituzione di luoghi di accoglienza ad una scala potenzialmente molto vasta. L’evento di Expo 2015 è fondamentale per la costituzione dell’intervento, sono previste diverse opere direttamente relazionate all’espozione quali la costruzione del Villaggio Expo che ospiterà i lavoratori per tutta la durata della fiera, l’introduzione di un ponte pedonale che permetterà di valicare ferrovia e autostrada connettendo l’area di Expo a Cascina Merlata che sarà riservato principalmente ai dipendenti dell’Esposizione mentre un secondo ponte pedonale, riservato ai visitatori, connetterà Expo alla Fiera di Rho. La sfida per il bordo nord di Cascina Merlata è di riuscire a portare benefici non solo estemporanei ma anche duraturi per la città, attraverso la costituzione di luoghi più che di semplici contenitori edilizi. A tal fine è utile pensare al progetto del confine dell’insediamento di Cascina Merlata verso l’autostrada, il quale è interessante per la contiguità all’area di Expo. Tale area di confine non è da pensare solo come dispositivo fieristico ma anche come elemento autonomo in grado di relazionarsi al paesaggio e con caratteristiche che lo rendono una parte capace di giocare un ruolo attivo all’interno della dimensione territoriale.

7


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Collocazione della torre albergo di Cascina Merlata 9


Cascina Merlata: masterplan esistente 10


1.1 IL PROGETTO DI TRASFORMAZIONE DELL’AREA DI CASCINA MERLATA

Angeli-Molino Dorino) e la linea 69 (piazza FirenzeMolino Dorino) attraverseranno l’insediamento di Cascina Merlata. A poca distanza è già presente la fermata MM1 di Molino Dorino. Sarà potenziata anche la viabilità su gomma, con connessioni dirette all’ Autostrada Torino-Venezia, all’ Autostrada MilanoLaghi, alla Strada Statale del Sempione e alla Tangenziale Ovest con un collegamento sotterraneo.

1.1.1 IL MASTERPLAN DI CASCINA MERLATA La realizzazione della maggior parte delle infrastrutture progettate per l’area di Cascina Merlata è prevista entro il 2015. Si tratta ad esempio del recupero del sito storico della Cascina Merlata (anche per attività connesse ad Expo), del collegamento A4-via Gallarate, della viabilità interna al nuovo quartiere e del parco centrale che collegherà via Gallarate con la piazza su cui si attesterà il ponte pedonale (il quale costituirà la connessione con il raggio verde n.7 previsto dal PGT di Milano che collegherà il centro della città con l’area Expo).

Sarà implementata anche la mobilità lenta con la costruzione di 10km di pieste ciclabili interne all’area di Cascina Merlata, connesse al sistema ciclabile della città di Milano, in particolare al raggio verde n. 7 che a sua volta interseca il tracciato della “cintura verde” prevista dal PGT di Milano, che collegherà come un anello i parchi esterni della città.

1.1.2 I NUMERI DI CASCINA MERLATA

Nella parte nord dell’intervento di trasformazione dell’area di Cascina Merlata è stato previsto un intervento che tra Marzo e Dicembre 2015 sarà la sede del Villaggio Expo e successivamente sarà convertito in housing sociale. L’intervento del Villaggio Expo si articolerà in undici edifici di edilizia convenzionata, libera e agevolata per un totale di 684 alloggi di cui 124 bilocali, 461 trilocali, 99 quadrilocali e le relative pertinenze di 608 posti auto e 104 box al prezzo di partenza di 2.090 €/mq. I piani terra degli edifici e i portici saranno direttamente collegati ad alcuni usi collettivi (privati) quali spazi condominiali, sale giochi, lavanderie a gettoni, spazi per lo sport, negozi di vicinato.

Dati di progetto: Superficie totale: 394.000 mq Parco urbano: 200.000 mq Plesso scolastico: 12.000 mq Complesso residenziale: Edilizia Convenzionata 127.000 mq Edilizia Agevolata 52.500 mq Edilizia Libera 143.500 mq Collegamenti ciclopedonali: oltre10 Km Centro Commerciale: 45.000 mq Ricettivo: 15.000 mq Terziario: 10.000 mq Parcheggi pubblici: 48.000 mq

Gli interventi di trasformazione dell’area prevedono la riqualificazione di alcune aree limitrofe al cimitero Maggiore, in particolare a nord e a sud in alcune aree comunali segnati da una situazione di degrado. Tali spazi, insieme al parco centrale, realizzeranno un grande parco unitario di circa 500.000 mq. Nei confronti delle tematiche di sostenibilità verranno attuate alcune strategie, quali ad esempio un studio del progetto della vegetazione, gli edifici realizzati saranno tutti certificati in classe energetica A. In previsione di Expo e della costruzione dell’insediamento di Cascina Merlata è previsto un potenziamento dei mezzi pubblici di superficie. La linea 72 (piazza De 11


Passerella pedonale che collega Expo2015 a Cascina Merlata 12


1.2 IL PROGETTO DI EXPO 2015

per temi alimentari (Cereali e Tuberi, Spezie, Cacao, Riso, Caffè, Frutta e Legumi) o per questioni di particolare rilevanza globale (Agricoltura e Nutrizione in Zone Aride, Mare e Isole, gli ecosistemi del Bio-Mediterraneum), in modo tale da costituire un’organizzazione a Cluster, una sequenza di “villaggi“ caratterizzati dall’alternanza di spazi chiusi e spazi aperti, ordinati dalla griglia cardo-decumanica dell’impianto.

1.2.1 IL MASTERPLAN DI EXPO 2015 Il progetto per il sito di Expo Milano 2015 Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita è stato concepito dalla Società Expo 2015 S.p.A. con il supporto deli architetti Stefano Boeri, Ricky Burdett e Jacques Herzog.

Per Expo 2015 è previsto l’arrivo di circa 29milioni di visite. Per gestire afflussi di tali portate si è reso necessario concepire uno spazio che puntasse molto sulla presenza di tanti spazi esterni, non gerarchizzati tra loro, in modo tale da contenere la formazione di congestioni di flussi e dare la possibilità di organizzare percorsi differenti tra loro. A tale fine è presente una lunga sequenza di tende, dispositivo utile sia a proteggere dal caldo, sia a evidenziare la semplice ma perentoria struttura dei tracciati pedonali principali.

L’impianto planimetrico segue uno schema volutamente semplice, basato sulla ripetizione di due assi perpendicolari tra loro, definiti simbolicamente Cardo e Decumano, che creano una griglia ordinata e ripetitiva la quale si contrappone alla molteplicità di forme, architetture e eventi che si svilupperanno al suo interno. Il Decumano è orientato secondo l’asse del Sempione, connettendo simbolicamente l’area espositiva al centro della città di Milano. Il Cardo costituisce la possibilità di messa a sistema degli spazi verdi dell’area dell’Esposizione. Lungo tali assi saranno presenti i padiglioni nazionali e altre strutture.

Per Expo 2015 è previsto un potenziamento della mobilità pubblica (in quell’area attualmente quasi del tutto assente) sia urbana sia extraurbana (treni ad alta velocità, con una stazione ferroviaria posta in corriposondenza della porta est di accesso al polo fieristico di Rho-Pero). Il PGT di Milano ha previsto la costruzione in prossimità del sito di Expo di svincoli pressochè dedicati verso i tracciati autostradali A4, A8/A9 e Tangenziale ovest.

Il masterplan di Expo 2015 dà molta importanza alla presenza dell’acqua (portata da discussi canali artificiali) che rende il sito un’isola, che dovrebbe rievocare la memoria dei canali milanesi, che serve per l’irrigazione delle aree verdi di Expo (e delle zone agricole circostanti) e che viene impiegata per la mitigazione del micro-clima (a seconda della quantità d’acqua presente saranno identificabili aree con microclimi differenti tra loro). Oltre alla forte presenza dell’acqua (rimarcata da una piazza d’acqua capace di accogliere 3.000 persone sedute), sono previsti altri elementi-chiave per l’impianto. Ad esempio una collina di 22 metri attrezzata con un sistema di rampe, l’Open Air Theatre nella parte più a sud dell’area per 11.000 spettatori, l’Expo Center costituito da blocchi indipendenti (edifici per uffici, un auditorium da 1.500 persone, una performance area da 63.000 metricubi). L’articolazione dello spazio verde prevede la presenza del Parco della Biodiversità (14.000 mq) a nord-est del masterplan e del Children Park a nord dell’area. I padiglioni dei Paesi partecipanti saranno raggruppati 13


14


2. DEFINIZIONE DELLA DOMANDA POTENZIALE E DELL’OFFERTA DI OSPITALITÀ TEMPORANEA PREMESSA Perché costruire una nuova struttura ricettiva a Cascina Merlata? Quali tipologie di ospitalità temporanea sono più strategicamente mirate durante il periodo di Expo 2015? E dopo Expo 2015? Alcune riflessioni inerenti la valutazione economica dell’hotel a Cascina Merlata permettono di radicare l’azione progettuale nella realtà e di identificare quantità e tipologie di abitare temporaneo (da pensare e rifondare attraverso il progetto). A tale fine è interessante comprendere la natura e composizione dei flussi turistici (in condizioni normali e in previsione di Expo 2015) in modo da individuare quali turisti potrebbero voler pernottare nell’hotel di Cascina Merlata, comprendere le loro necessità e cercare di rispondere a queste in modo inedito e quanto più efficace, dando nuovo senso all’ospitalità temporanea. Per il raggiungimento di tali scopi oltre alla comprensione della domanda di ospitalità è altrettanto importante comprendere il tipo di offerta esistente, affinché il progetto riesca sia ad essere concorrenziale rispetto alle strutture attualmente operanti e sia a rispondere a necessità che oggi non trovano una risposta.

15


turisti italiani

permanenza

hotel 5stelle

hotel 4stelle

italiani

hotel 3stelle

1,9 giorni

hotel 1stella hotel 2stelle

altre strutture

43%

turisti italiani 5.405.825

presenze nelle strutture ricettive

9,3%

vacanza

hotel 5stelle

hotel 4stelle

hotel 5stelle

residence

5,5% altro

presenze nelle strutture ricettive

hotel 4stelle

permanenza

hotel 3stelle

turisti stranieri

stranieri

hotel 3stelle

2,2 giorni

hotel 1stella hotel 2stelle

turisti stranieri 7.115.842

altre strutture

57%

turismo di lavoro

pernottamenti

85,2%

45%

lavoro

business

4%

congressi

Flussi turistici a Milano. Fonte: Osservatorio turismo, Provincia di Milano, 2012 16


2.1 FLUSSI TURISTICI A MILANO1

In generale, dai dati dell’Osservatorio del turismo della Provincia di Milano (2012) è possibile osservare che la domanda di ospitalità temporanea a Milano è rivolta principalmente agli hotel 4 stelle (50%), 3 stelle (25%), una quota significativa è anche per gli hotel 5 stelle (4%). Dal 2008 si è registrata una progressiva crescita del numero di strutture ricettive extra-alberghiere, in particolare il numero di ostelli dal 2008 ad oggi è più che raddoppiato, ed è ancora in aumento.

2.1.1 TURISMO A MILANO: CONDIZIONI ORDINARIE Il mercato turistico di Milano e Provincia non si è contratto durante il periodo di crisi economica, ma tra il 2008 e il 2012 è aumentato di circa 2 milioni di pernottamenti all’anno2. La spiegazione di questo fenomeno, in controtendenza rispetto alla media italiana, si trova nella tipologia prevalente del turismo milanese: il turismo di affari, categoria usualmente poco sensibile alle variazioni del contesto socio-economico. Dai dati dell’Osservatorio del turismo della Provincia di Milano (2012 e precedenti) emerge l‘85,2% dei pernottamenti turistici a Milano avviene per motivi di lavoro, in particolare: business (45%), settore fieristico (27%), settore congressuale (4%). Il turismo di lavoro si rivolge soprattutto alle strutture ricettive di categoria elevata, in particolare è preponderante la quota di pernottamenti in hotel 4 stelle.

2.1.2 TURISMO A MILANO: PREVISIONI PER EXPO 2015 Numeri di Expo 2015 4 L’evento avrà una durata di 6 mesi, 183 giorni, 01.05.2015-31.10.2015 21 milioni di visitatori stimati, 29 milioni di visitatori considerando le visite multiple circa 27% di visitatori stranieri ricettività disponibile di 500.000 posti letto nell’arco di 90 minuti da Milano 120 Paesi Espositori diverse migliaia di eventi previsti nei 6 mesi e nel periodo di avvicinamento circa 160.000 visitatori al giorno, circa 250.000 visitatori nelle giornate di picco a livello locale sono previsti circa 70.000 nuovi posti di lavoro in 5 anni circa 36.000 volontari presteranno servizio durante i 6 mesi di apertura.

L’afflusso di turisti stranieri è in continuo aumento, il numero di turisti stranieri che pernottano a Milano ha superato ampiamente il numero di turisti italiani (rispettivamente 57% e 43%)3. I turisti stranieri hanno permanenze più lunghe e usualmente pernottano in strutture ricettive di categoria più elevata rispetto ai turisti italiani, in particolare in hotel 4 stelle e hotel 5 stelle.

Flussi turistici di Expo 2015 1 Di qualche interesse è l’elaborazione Grande Mappa di Sinottica e i Nuovi Stili di Vita (Eurisko, 2004). Pur trattandosi di un’analisi ormai datata è un documento che propone una nuova segmentazione della popolazione italiana in Stili di Vita. Ciascuno di questi Stili di Vita è descritto da un profilo dettagliato. Potrebbe essere un’operazione utile incrociare i dati che definiscono le tipologie di turisti a Milano (Osservatorio del turismo della Provincia di Milano) con i dati di Eurisko per produrre un profilo più dettagliato dei target turistici. A tal fine, il limite della Grande Mappa sta nel restituire una descrizione della sola popolazione italiana, mentre tra le tipologie di turisti a Milano gli stranieri sono preponderanti.

Pur elaborando ipotesi di stima conservative, studi di MET Bocconi (2012) valutano che il numero di partecipanti attesi per Expo 2015 ammonteranno a circa 21 milioni, che, considerando gli ingressi ripetuti, corrispondo a circa 29 milioni di visite. Il 73% dei visitatori sarà composto da italiani, il 27% da stranieri. L’analisi sui flussi turistici di Expo 2015 di MET Bocconi (2012) stima che il 57% dei visitatori di Expo 2015 (11,97 milioni di persone) proverrà dal Nord Italia, è

2 Dati da Osservatorio turismo, Provincia di Milano, 2012 3 Dati da Osservatorio turismo, Provincia di Milano, 2012

4 Dati da www.expo2015.assolombarda.it/expo/expo-2015 17


8%

resto del mondo

29 milioni

35%

resto di Italia e Europa

57%

di visite

57%

35%

Nord Italia

8%

target turistico lavoro

20%

gruppi organizzati

29 milioni

famiglie e leisure

30%

gruppi organizzati

16,5milioni

di visite in giornata

12,5milioni

di pernottamenti

prevalenza delle scelte hotel 4 stelle hotel 2-3 stelle ospitalitĂ a basso costo

famiglie e leisure

di visite

50% lavoro

Flussi turistici a Milano previsti per Expo 2015. Fonte: MET Bocconi, 2012 18


poco probabile che tali visitatori avranno la necessità di pernottare fuori casa, si tratterà di visite in giornata in automobile o in treno. È più probabile che debbano pernottare i visitatori provenienti dal resto d’Italia e dal resto del mondo, si tratta di circa 12,5 milioni di pernottamenti totali.

possibili segmenti target, mettere a rete risorse, servizi e strutture, potenziando quindi l’organizzazione e la fruibilità della città e creando così il sistema turistico milanese”6.

2.2 LETTURA ESISTENTE

Lo stesso studio ha messo in luce differenti target di turisti, il turismo di lavoro sarà la tipologia di turismo maggioritaria durante il periodo di Expo 2015, seppure con una percentuale di incidenza molto meno preponderante rispetto al turismo a Milano considerato in condizioni normali. In particolare: il 50% dei visitatori (11,5 milioni di persone) sarà costituito da singoli o gruppi con motivazioni di visita legate al lavoro, il 30% dei visitatori (6,3 milioni di persone) sarà composto da piccoli gruppi (ad esempio famiglie) in visita con un’ottica più tipicalemente leisure, il 20% dei visitatori (4,2 milioni di persone) sarà formato da gruppi organizzati (principalmente scolaresche e associazioni varie). È possibile definire, attraverso le informazioni dell’Osservatorio per il Turismo della Provincia di Milano (2012),quali sono i tipi di domanda di ospitalità prevalentemente scelti dai target turistici individuati. In particolare, il turismo business è più orientato alla scelta di hotel 4 stelle, il turismo leisure agli hotel di categoria più bassa (2-3 stelle), i gruppi organizzati si rivolgono principalmente all’offerta di ospitalità a basso costo.

DELL’OFFERTA

2.2.1 OSPITALITÀ A BASSO COSTO. TARGET: TURISMO DEI GRUPPI A Milano non sono presenti hotel low cost7. L’offerta di ospitalità a basso costo consiste di 7 ostelli, 681 posti letto totali, vale a dire circa l’1% dell’offerta totale dell’ospitalità milanese (70.545 posti letto totali a Milano, fonte: MET Bocconi, 2012). Nell’immediato intorno della città non esistono strutture ricettive a basso costo.

2.2.2 OSPITALITÀ. TARGET: TURISMO DI LAVORO I 4 stelle sono la categoria di hotel prevalente a Milano. Compiendo un’ analisi audit dell’offerta di ospitalità in prossimità del sito di Expo 2015 si osserva che la maggior parte degli hotel è a 4 stelle. L’analisi audit dell’esistente ha permesso di individuare quali sono i punti di forza e le mancanze dell’offerta di ospitalità di categoria elevata nei pressi del sito Expo 2015, i risultati sono stati molto importanti per la determinazione delle tipologie e degli usi complementari dell’hotel di progetto.

Lo studio5 ha cercato di individuare la sostenibilità di Expo 2015 nell’ottica dell’offerta esistente. In particolare, è stata considerata un’area di capacità ricettiva con un raggio di 100km dal centro di Milano (pari al massimo ad un’ora e 30minuti di percorrenza). Si è osservato che la città di Milano è fortemente propensa per la ricettività di categoria elevata (hotel 4 stelle e superiori) ed è orientata al business e ai congressi. L’analisi rivela che l’area milanese è attualmente già in grado di rispondere alla domanda di ospitalità creata da eventi della dimensione di Expo 2015, tuttavia si sottolinea che l’obiettivo per l’ospitalità a Milano in vista di Expo 2015 deve essere “la diversificazione del portafoglio turistico attraverso l’individuazione dei

6 Da Antonioli Corigliano, M., (2012), Milano e il turismo dei grandi eventi. Analisi a cura di MET Università Bocconi, www.mi.camcom.it

5 Lo studio MET Bocconi, 2012

7 Per un approfondimento del significato di hotel low cost si rimanda al capitolo 2 19


Hotel Low Cost Cascina Merlata

320 Lambrate Hostel 28 Hostel Galla Hostel Colours

50

Ostello della GioventĂš Piero Rotta Ostello Bello

60

350

Zebra Hostel

Ostello Burigozzo

50

60

83

1000m

1000m

OspitalitĂ a basso costo. Target: Gruppi 20


Cerro Maggiore UNA Hotel Malpensa

320

19’

120’

200’

Lainate

Baranzate

Hotel Litta Palace

192

16’

130’

130’

A8

Novate Best Western HL Hotel

130

18’

Domina Inn Milano Fiera

30’

45’

392 SP 46

15’

40’

40’

Klima Hotel Milano Fiere

242

Rho

10’

40’

31’

Italiana Hotels Milano Rho Fair

310

16’

90’

40’

NH Hotel

534 186

18’

65’

35’

Expo 2015

S6

20’

Hotel Cascina Merlata

Pregnana Milanese Monica Hotel Fiera

S5

05’

300

A4

05’

05’

The Hub Hotel

340

10’

29’

40’

B4 Milano

280

05’

10’

20’

40’

150’

Radisson Blu Hotel 76

Hotel Bonola 27

12’

55’

VIA LE

50’

VIA

valore medio tra i prezzi rilevati

RAT

E

480

20’

50’

Hotel Bel Sit

Milano

16’

50’

270

55’

19’

50’

Antares Hotel Accademia

118

16’

50’

55’

1000m

Ospitalità nell’area di Expo 2015. Target: Lavoro 21

50’

E

55’

34

Una camera doppia costa 129,33

39’

ASS

50’

SPIN

16’

RT OS A

LLA

Hotel Mirage

172

50’

Doubletree by Hilton Hotel CE

GA

C. E

40’

16’

35’

45’

VIA

15’

15’

48’

Hotel Arizona

152

500

Milano Suite Hotel

M1

50’


2.2.3 AUDIT

Hotel Raffaello, Milano hotel 4 stelle 270 posti letto

Pur essendo un’analisi, l’audit non è un processo neutrale, la scelta degli hotel esistenti da considerare è stata fatta tenendo presente lo scopo progettuale. Sono stati considerati: tutti gli hotel di Milano posti tra il sito di Expo e Viale Certosa (per una distanza di circa 6km); gli hotel 4 stelle fuori Milano posti in prossimità del sito di Expo (i prezzi degli hotel nel Comuni limitrofi a Milano sono tendenzialmente più bassi, pertanto si è tenuto conto solo dei 4 stelle per evitare di inquinare l’analisi con dati di pensioni e piccoli alberghi che sarebbero stati troppo fuori dalla media degli altri hotel considerati); gli hotel 4 stelle fuori Milano posti in prossimità delle autostrade A4 e A8 (e pertanto, seppur lontani fisicamente, resi molto vicini ad Expo dai collegamenti autostradali).

Antares Hotel Accademia, Milano hotel 4 stelle 118 posti letto

Hotel Bonola, Milano hotel 2 stelle 27 posti letto

Hotel Arizona, Milano hotel 3 stelle 152 posti letto

Hotel Mirage, Milano

In particolare sono stati presi in analisi:

hotel 4 stelle 172 posti letto

NH hotel, Fiera di Rho, Rho (Mi)

Hotel Bel Sit, Milano

hotel 4 stelle 534 posti letto

hotel 2 stelle 17 camere, posti letto

Klima hotel Milano fiere, Milano

Italiana Hotel Milano Rho Fair, Rho (Mi)

hotel 4 stelle 242 posti letto

hotel 4 stelle 310 posti letto

The Hub Hotel, Milano

Best Western HL Hotel, Baranzate (Mi)

hotel 4 stelle 340 posti letto

hotel 4 stelle 130 posti letto

Doubletree by Hilton, Milano

Domina Inn Milano Fiera, Novate Milanese (Mi)

hotel 4 stelle 480 posti letto

hotel 4 stelle 392 posti letto

Radisson Blue Hotel, Milano

Hotel Litta Palace, Lainate (Mi)

hotel 4 stelle 500 posti letto

hotel 4 stelle 192 posti letto

Milano Suite Hotel, Milano

UNA Hotel Malpensa, Cerro Maggiore (Mi)

hotel 4 stelle 76 posti letto

hotel 4 stelle 320 posti letto

B4 Milano, Milano

Monica Hotel Fiera, Pregnana Milanese (Mi)

hotel 4 stelle 280 posti letto

hotel 3 stelle S 186 posti letto 22


Stilare una classifica di attrattività degli hotel vicini al sito di Expo 2015 permette di stimare il livello di concorrenzialità degli hotel esistenti rispetto all’hotel di progetto. Nell’ottica di un’analisi multicriteriale, ogni hotel ha ricevuto un punteggio totale ottenuto dalla somma di voti parziali, ponderati a seconda dell‘importanza del criterio di valutazione corrispondente. Ponderare la somma delle valutazioni è utile per tenere presente che i criteri non hanno tutti lo stesso valore, alcuni sono più importanti di altri nella scelta di un hotel in cui pernottare.

tipo più sarà probabile che i visitatori scelgano di pernottarvi. (tabelle) Nella classifica stilata, l’hotel di progetto a Cascina Merlata ha ottenuto una valutazione molto alta. Tale risultato è prevedibile perché la scelta delle tipologie di camere e dei servizi complementari presenti è stata fatta dopo avere valutato l’offerta esistente e dopo avere considerato come casi-studio degli esempi virtuosi di hotel.

In primo luogo sono stati scelti i criteri di valutazione da considerare. Tale operazione è il frutto di un’interpretazione, la quale tiene conto sia delle necessità delle utenze sia della natura del sito in cui gli hotel sono collocati. Si sono scelti i seguenti criteri: • qualità [numero di stelle] • convenienza economica [costo camera doppia] • accessibilità Expo: trasporto su gomma [tempo di percorrenza] accessibilità Expo: a piedi [tempo di percorrenza] • offerta di posti letto [n. di posti letto] offerta della tipologia più comune di camera [n. di camere doppie] diversificazione dell’offerta [n. di tipologie di camere] • offerta di servizi aggiuntivi: bar, ristorante, sala lettura, palestra, lavanderia • offerta di servizi aggiuntivi: spazi per riunioni e congressi offerta di servizi aggiuntivi: parcheggio interno all’albergo o in prossimità Per dare a ciascun criterio un peso, si è proceduto con un confronto a coppie (voto: 1-5), ogni criterio è stato confrontato direttamente con tutti gli altri, si è ottenuta così una pesatura relativa dei criteri. Ciò ha permesso, nella valutazione degli hotel, che criteri ritenuti più importanti influenzassero maggiormente la valutazione finale degli hotel. (tabella) Ogni hotel ha ricevuto un voto (1-10) per ciascun criterio ponderato. L’ideal-tipo è l’hotel ideale che risponde ottimamente a tutti i criteri per la scelta dell’hotel. Più il punteggio ottenuto da un hotel reale si avvicina a quello dell’ideal23


tipologie di camere

Rilievo degli hotel vicini a Expo 2015: camere

24 servizi aggiun

suite

suite letto singolo

junior suite

due camere comunicanti

quadrupla (famiglia)

tripla (famiglia)

doppia deluxe/superior/executive

doppia matrimoniale

doppia due letti

doppia uso singolo

singola


tipologie di camere tipologie servizi aggiuntivi di camere

Rilievo degli hotel vicini a Expo 2015: servizi aggiuntivi

25 servizi aggiun

suite

suite letto singolo

junior suite

due camere comunicanti

quadrupla (famiglia)

tripla (famiglia)

doppia deluxe/superior/executive

doppia matrimoniale

doppia due letti

doppia uso singolo

singola

suite

suite letto singolo

junior suite

due camere comunicanti

quadrupla (famiglia)

tripla (famiglia)

doppia deluxe/superior/executive

doppia matrimoniale

doppia due letti

doppia uso singolo

singola


criteri di valutazione

hotel val

Rilievo degli hotel vicini a Expo 2015: criteri di valutazione 26


hotel valutati hotel valutati

30

30

40

40

50

50

54,20 48,57 47,59 44,86 43,82 42,11 40,23 39,94 39,69 39,24 38,57 38,44 38,15 37,57 37,23 36,11 35,69 35,14 31,81 30,60 30,52

Classifica degli hotel valutati 27

54,20 48,57 47,59 44,86 43,82 42,11 40,23 39,94 39,69 39,24 38,57 38,44 38,15 37,57 37,23 36,11 35,69 35,14 31,81 30,60 30,52


91.200

57%

Nord Italia

91.200 v/g

160.000 v/g EXPO 2015

v/g non pernottano

30%

35%

famiglie e leisure

resto di Italia e Europa

20.640 v/g

56.000 v/g

di cui il

50%

68.800

lavoro

34.400 v/g

v/g pernottano

8%

20%

12.800 v/g

13.760 v/g

resto del mondo

MERCATO POTENZIALE

50%

pernotta in hotel 4 stelle

gruppi

17.200 v/g

30.960

v/g pernottano in hotel 4 stelle o in strutture a basso costo MERCATO DISPONIBILE QUALIFICATO

MERCATO DISPONIBILE

Definizione del mercato disponibile qualificato 28


2.3 INTERPRETAZIONE DEI DATI

2.3.2 HOTEL DI CASCINA MERLATA: DIVERSIFICAZIONE DELL’OFFERTA DI OSPITALITÀ

2.3.1 DEFINIZIONE DELLA DOMANDA POTENZIALE

Le valutazioni svolte hanno influenzato il progetto dell’hotel di Cascina Merlata, sia nella determinazione delle tipologie di ospitalità temporanea e delle proporzioni tra queste, sia nel tipo di usi complementari presenti. È stato possibile notare la forte preponderanza della domanda di pernottamento da parte del turismo di lavoro, con una richiesta prevalentemente orientata verso gli hotel 4 stelle. Si è notato come ci sia un ampio margine di ampliamento per l’offerta di ospitalità a basso costo. Se a queste informazioni si aggiunge che il ponte pedonale che collega Cascina Merlata a Expo 2015 è deputato all’accesso degli addetti ai lavori, è ragionevole pensare all’introduzione di residenze temporanee nella torre hotel. Pertanto, a fronte delle considerazioni svolte, è sostenibile pensare che il progetto di ospitalità temporanea si articoli in tre parti: una quota preponderante di hotel 4 stelle (10 piani, 300 posti letto), una quota di residenze temporanee (8 piani, 192 posti letto), una quota di hotel low cost (8 piani, 320 posti letto). È interessante ricordare che il progetto delle camere dell’hotel , delle residenze temporanee e dell’hotel low cost è stato strutturato in modo tale da garantire una totale reversibilità degli spazi, sia collettivi sia privati. In tal modo è possibile pensare che in periodo futuro, mutate le condizioni attuali in cui è inserito l’edificio, sarà possibile ‘contrarre’ una tipologia di ospitalità a favore di un’altra piuttosto agevolmente, con interventi minimi e che non modificano l’assetto strutturale, tecnologico e impiantistico dell’edificio.

Partendo dalla valutazione dei dati esistenti è possibile stimare approssimativamente che, durante il periodo di Expo 2015, ci sarà una domanda media di 68.800 posti letto al giorno. Di tale valore: • il 25% (17.200 posti letto) sarà rivolta ad hotel 4 stelle (questo valore non è il totale della domanda di pernottamento agli hotel 4 stelle, ma solo la quota derivante dal turismo di lavoro); • il 20% (13.760 posti letto) potrebbe essere rivolto a strutture ricettive a basso costo (questo valore non è il totale della domanda di pernottamento alle strutture a basso costo, ma solo la quota derivante dal turismo dei gruppi). 8

Ospitalità a basso costo L’offerta attuale degli ostelli è ancora sottostimata rispetto alla domanda potenziale, seppure negli ultimi 5 anni gli ostelli a Milano sono passati da 3 a 7. L’hotel low cost di Cascina Merlata sarebbe l’unica struttura ricettiva a basso costo posta vicino al sito di Expo 2015. Con 320 posti letto, l’hotel low cost di Cascina Merlata corrisponde al32% del totale di posti letto a basso costo e fa aumentare l’offerta milanese di ospitalità a basso costo del 46 %. Ospitalità in hotel a 4 stelle Nel raggio di 6 km dal sito di Expo 2015 sono attualmente presenti 13 hotel 4 stelle, per un’offerta complessiva di 3844 posti letto. L’hotel 4 stelle di Cascina Merlata, con 300 posti letto, corrisponderebbe all’8% dei posti letto in hotel 4 stelle posti vicino ad Expo 2015 ed aumenterebbe l’offerta esistente del 7%. Ciò significa che nel raggio di 6 km dal sito di Expo 2015 è possibile soddisfare l’equivalente del 24% di domanda di pernottamento di lavoro in hotel 4 stelle ( 4144 posti letto su 17.200 totali).

8 Da MET Bocconi, 2012 29


hotel 4 stelle

10 piani (18°-27°) 300 posti letto

4500 mq (camere)

residenze temporanee

8 piani (10°-17°) 192 posti letto

3740 mq (camere)

hotel low cost

8 piani (2°-9°)

320 posti letto

1738 mq (camere)

Torre Hotel di Cascina Merlata: tipologie di ospitalità temporanea 30


spazio per la lettura

230 mq 180 mq cucina collettiva

440 mq spazi per il lavoro

250 mq spazi per conferenze e riunioni

500 mq bar e ristorante

900 mq palestra

2500 mq playground

55 mq giardino e terrazze

900 mq

Torre Hotel di Cascina Merlata: usi complementari all’ospitalità temporanea 31


32


PARTE II

IL PROGETTO DELLA TORRE

3. PROGETTO PER UN EDIFICIO ALTO A CASCINA MERLATA 4. TECNOLOGIE 5. IMPIANTI 6. STRUTTURE 7. CENTRI DI COSTO

33


34


3. PROGETTO PER UN EDIFICIO ALTO A CASCINA MERLATA PREMESSA Abbiamo cercato di fare di un tema concreto un’occasione di ricerca affrontata da molti punti di vista, tutti fortemente legati alla disciplina dell’architettura. Abbiamo cercato rendere il nostro progetto un contributo originale e innovativo rispetto allo stato attuale delle forme dell’abitare temporaneo e del linguaggio architettonico degli edifici alti europei contemporanei. Per fare questo abbiamo approfondito in modo rigoroso gli aspetti riguardanti la fattibilità delle nostre proposte, da un punto di vista strategico, economico, strutturale e tecnologico. In questo capitolo approfondiamo gli aspetti compositivi a più scale. La prima parte riguarda la dimensione del paesaggio, la seconda parte riguarda la scala dell’ edificio, con l’obiettivo di definire il linguaggio, le forme, le materie e gli spazi interni ed esterni.

35


forme dell’abitare temporaneo

costruzione del bordo

Manifesto 36

relazioni con il territorio


3.1 PAESAGGIO: FORMA, LINGUAGGI, INSEDIAMENTO, TERRITORIO

infrastrutturale. Su questo sfondo si articola un palinsesto costruito da due realtà future, una di queste è l’impianto di Cascina Merlata (insediamento da 9.000 abitanti, tanti quanti gli abitanti dell’adiacente Comune di Pero) l’altra è l’impianto dell’Expo, frammento con una forte valenza a scala territoriale. L’area del nostro progetto costituisce una sorta di spalto di protezione per l’area residenziale (nel nostro progetto abbiamo mantenuto la presenza di differenze di quota) e si confronta con grandi infrastrutture, le quali sarebbero un elemento fortemente negativo per la residenza, ma invece forniscono la chiave per un funzionamento a scala territoriale degli altri usi presenti: l’area sarà un condensatore di usi differenti, l’impianto mette in moto punti di scambio che possono diventare luoghi con accoglienza e possibilità di servizio ad una scala molto vasta.

3.1.1 STRATEGIE PROGETTUALI Rem Koolhaas in S,M,L,XL insiste sul concetto di complexity, poiché, a fronte di una realtà complessa1, servono degli strumenti nuovi per sviluppare relazioni tra elementi tra loro eterogenei. Noi abbiamo ritenuto interessante ragionare in questa logica. Questo progetto, per collocazione, dimensioni e significato, non può essere affrontato con gli strumenti delle tipologie, ma va messo a punto con ragionamenti volumetrici di tipo differente. L’impianto che abbiamo proposto ha lo scopo di stabilire una relazione volumetrica forte con il paesaggio e ha la volontà di introdurre una nuova scala con la città. Abbiamo cercato di lavorare con una procedura paesaggistica, intendendo per paesaggio la forma che l’ambiente ha assegnato al territorio (Assunto). Del paesaggio ci interessa l’aspetto visibilista, ma ancora di più la sua struttura: è necessario pertanto comprendere quali siano i suoi elementi caratterizzanti. Anche se il masterplan di Cascina Merlata è già definito, abbiamo ritenuto comunque opportuno attuare dei processi critici. Abbiamo creduto poco credibile pensare ad un’unica strategia capace di regolare il nostro progetto, preferendo operare in modo da trovare una sorta di mediazione tra il paesaggio e la durezza del bordo dato dalle infrastrutture presenti.

Abbiamo sentito indispensabile la ricerca di principi ordinatori per la definizione dell’area, in particolare è stato importante definire i margini e le frontiere dell’intervento a partire dal riconoscimento dell’area come possibile ‘cerniera territoriale’. Pertanto è stato necessario mettere a fuoco il tema del confine. Il grande confine dell’area è rivolto verso l’autostrada, è stato indispensabile interpretarlo e comprendere quale articolazione dare a tale confine. A tale proposito, è stato interessante riflettere sulle categorie del confine definite da Richard Sennet, in particolare sulla differenza che lui stabilisce tra limite e bordo. Per limite (limite/parete) Sennet intende ‘un confine dove le cose finiscono’, in quanto tale è a tutti gli effetti una zona priva di scambi e quindi di vita; per bordo (bordo/membrana), invece, intende un ‘confine dove diversi gruppi interagiscono’. Noi ci proponiamo quindi di dare forma a quello che Sennet definisce un bordo/membrana. E’ importante ricordare che il rapporto con gli altri frammenti urbani e territoriali non deve avvenire attraverso l’autoreferenzialità né attraverso la tolleranza ma è necessario il “mantenimento dell’identità accettando la dimensione della differenza” (Franzini).

3.1.2 L’IMPIANTO E IL TEMA DEL CONFINE Il luogo entro cui ha corpo il progetto può essere visto come un’immagine stratificata2 in cui lo strato che fa da sfondo e supporto è dato dal presente, caratterizzato da un ‘vuoto’ fortemente determinato dall’antico parcellario agricolo e dal più recente sistema 1 “Il paesaggio metropolitano si fa irriducibile alle categorie classiche e moderne figura-sfodo, sacro recintoselvatica foresta” (Terranova)

Abbiamo ritenuto impossibile l’impiego di una strategia unica per regolare l’intervento e, pertanto, abbiamo messo a punto una doppia strategia, usando da un lato

2 ” I luoghi sono stratificazioni di memorie orientate” (Natalini) 37


Cascina Merlata: masterplan di progetto 38


AccessibilitĂ veicolare e viabilitĂ pubblica 39


spazi per il spazi di residenze tem- spin-off e spazi per il residenze tempo- spazi per il spazi di commercio lavoro poranee e uffici show room commercio ranee e uffici commercio lavoro

Cascina Merlata: progetto del bordo nord 40

hotel, hotel low cost,

pale-

residenzetemporanee stra


Nelle pagine successive: progetto del bordo, vista da sud e vista da nord 41


42


43


Viste del bordo nord 44


Attacco al suolo della torre 45


una strategia per la costruzione del bordo e dall’altro lato una propriamente paesaggistica. Abbiamo riconosciuto due possibili ‘minacce’ per l’impianto di Cascina Merlata: la presenza di una consolidata e forte infrastrutturazione a nord dell’area e il rischio di autoreferenzialità dell’insediamento stesso. Abbiamo cercato di trasformare le minacce in opportunità, cercando da un lato di definire come bordo/membrana il confine con l’autostrada e dall’altro di scardinare le logiche dell’enclave attraverso il potenziamento di due spazi verdi che si dispongono longitudinalmente rispetto all’impianto.

dinamica più articolata e porosa verso l’impianto a sud. Tra la torre e l’edificio muro è presente un edificio in linea, una sorta di frammento staccatosi dal muro, che costituisce la cerniera, ideale e fisica, tra lo spazio aperto della corte aperta e lo spazio aperto della piazza antistante la torre. Tale edificio è caratterizzato dalla possibilità di accesso sia dal piano rialzato delle due corti aperte sia dalla piazza delimitata dal basamento della torre. A est della torre è presente un ponte pedonale-ciclabile previsto dal progetto per l’Expo che connette l’Expo con Cascina Merlata. Abbiamo cercato di mettere a sistema l’arrivo del ponte con il nostro insediamento garantendo una doppia possibilità di discesa: una prima possibilità è data da una discesa verticale posta subito dopo il superamento dell’ostacolo dato dall’autostrada, una seconda possibilità è data da una discesa orizzontale garantita da una rampa con una pendenza molto contenuta che delimita un angolo della piazza antistante la torre.

3.1.3 LA COSTRUZIONE DEL BORDO/ MEMBRANA3: IL MURO E LA TORRE E’ importante evitare di ridurre l’ambiente fisico a un “supporto di reti a cui si aggrappano i contenitori edilizi” (Consonni). La costruzione del bordo/membrana è caratterizzata da una forte dualità dialettica tra la dimensione verticale e la dimensione orizzontale.

A ovest dell’impianto caratterizzato dall’edificio-muro e dalla torre, abbiamo concluso il tessuto industriale costituito da macro-oggetti attraverso la presenza di due grandi blocchi, il percorso per arrivare a tali blocchi è una successione di spazi dello stare e spazi del percorrere che dà nuovo senso e potenza al confine occidentale dell’insediamento di Cascina Merlata.

Il bordo si fa verticale nel rapporto con la dimensione della velocità: dall’autostrada e dalla ferrovia si instaura una relazione prettamente visuale con l’impianto attraverso la presenza della torre e di un lungo corpo di fabbrica dal profilo irregolare (delle sorte di torri escono da un lungo muro) . La torre è anche in questo caso l’ elemento fulcro capace di proiettare l’impianto nella dimensione del territorio.

3.1.4 STRATEGIE CONTRO LA LOGICA DELL’ENCLAVE: IL PARCO Al fine di evitare che l’area diventi uno dei tanti tassellienclave tipici della città contemporanea, impermeabili al contesto (e usualmente destinati al fallimento), abbiamo lavorato sullo spazio pubblico presente nell’insediamento. Una condizione necessaria è stata la riformulazione della viabilità, che abbiamo strutturato come una serie di anelli agganciati al perimetro esterno dell’isolato, in modo tale da non rischiare di rendere di fatto privatizzati gli spazi pubblici posti longitudinalmente all’impianto. Abbiamo strutturato due spazi verdi longitudinali: uno è centrale rispetto al masterplan, l’altro ne costruisce il bordo più orientale, ma non per questo deve essere ritenuto meno importante del primo: lo spazio centrale

Il bordo si fa orizzontale nel rapporto con l’impianto di Cascina Merlata: il basamento della torre si articola in lunghezza, a chiudere una grande piazza che attribuisce una pausa gerarchizzante alla torre stessa; l’edificiomuro si raddoppia con una serie di piccole torri (non più alte di 8 piani) con cui costituisce una successione di due corti aperte sopraelevate rispetto al resto dell’impianto di Cascina Merlata. Il sistema delle due corti aperte permette di conferire profondità all’edificio-muro dal punto di vista della percezione in velocità dall’autostrada e crea una 3 Da Sennett, R., (2013), La città ideale. Senza più confini, Corriere della Sera del 13 Aprile 2013 46


è caratterizzato da una sequenza di ‘spazi dello stare’ che interagiscono anche con il costruito, lo spazio a est è principalmente uno spazio del percorrere che costruisce una relazione visuale con le infrastrutture previste dall’impianto di Cascina Merlata. Lo spazio pubblico posto centralmente nel suo tratto più a nord entra in contatto con il bordo costruito del nostro progetto. Abbiamo ritenuto importante fare sì che la testata del parco non subisse le logiche insediative del costruito, ma, essendo un vuoto compreso tra due bordi alti (uno è quello previsto dal nostro progetto, l’altro è dato dall’impianto di Cascina Merlata e dal Villaggio Expo), la testata del parco dovesse mantenere una propria identità. E’ stato interessante definire le logiche di articolazione del confine tra parco e corte aperta attraverso l’erosione del basamento su cui è posta quest’ultima, ciò ha permesso di stabilire un ulteriore grado di relazione tra l’edificio-muro e l’insediamento. “Sui conflitti mai risolti[...] si è sempre giocata l’articolazione dello spazio pubblico a tutte le scale e in tutte le forme di città nella storia (Arendt, 1964) [...] I meccanismi di coagulazione dello spazio pubblico non possono dunque limitarsi a un’ipotetica operazione di ricucitura tra pluralità differenti ma devono estendersi all’approfondimento anche di forme della discontinuità connotate, però, da forti capacità d’interazione e dialogo in grado di emanciparci da una privatizzazione che, prima che commerciale o economica, è divenuta di natura soprattutto culturale” (Orsini).

47


48


Sezione 49


3.2 COMFORT: FORMA, SPAZI ESTERNI, SPAZI INTERNI

l’impronta della torre abbandona il proprio perimetro per dilatarsi dialogando con il contesto. In particolare, è stata una scelta progettuale fortemente voluta lo spostamento della dimensione dell’ingresso in un corpo adiacente la proiezione al suolo della torre. In tal modo è stato configurato un vero e proprio atrio che distribuisce i flussi tra la torre hotel, il giardino chiuso retrostante e la palestra. “A livello del suolo, l’atrio, privato delle funzioni tecniche dell’ingresso che sono trasferite nel vicino edificio di servizio, stabilisce una pausa tra l’urbanità degli eccessi e il silenzio dell’edificio. E’ un passaggio riposante” (Daprà Conti).

3.2.1 DENSITÀ E QUALITÀ “La sradicatezza nomadico-turistica è sentita come ineludibile nella società contemporanea del divenire e della mobilità” (Terranova). Oggi il tema dell’abitare intercetta comportamenti inediti che si affiancano alle modalità di abitare consolidate (in cui non è più possibile trovare una risposta completa alle esigenze odierne). Un atteggiamento di ripensamento e rifondazione delle tipologie abitative è particolarmente importante nel campo dell’abitare temporaneo e dell’ospitalità. Nuove coordinate di riferimento sono da trovare in un differente approccio alla questione abitativa e in un concetto di turismo del tutto inedito.

La dimensione verticale, la cui articolazione è facilmente leggibile in sezione, è caratterizzata dalla collocazione pressoché pulviscolare di spazi collettivi di dimensioni contenute, indispensabili come complemento agli spazi privati dell’ospitalità temporanea. Tali spazi collettivi prevedono usi differenti tra loro ( spazi di ristoro, bar, cucina comune, soggiorni, spazi per la lettura, per il gioco, per il lavoro). Si tratta, per scelta progettuale, di spazi fortemente automatizzati dal punto di vista della gestione e caratterizzati da una forte responsabilizzazione dell’utente che ne fruisce senza intermediari.

In questo progetto abbiamo declinato il tema dell’abitare temporaneo in più forme: una parte della torre è dedicata all’hotel 4 stelle, una parte alle residenze temporanee, una parte all’hotel low cost. In particolare, il tema della residenza temporanea e dell’ospitalità low cost impone una riflessione sul rapporto tra densità e qualità. L’attenzione è focalizzata sulla qualità dello spazio minimo, si tratta di spazialità differenti rispetto agli standard abitativi consolidati. Abbiamo deciso di procedere in modo tale da minimizzare gli spazi privati (performatizzandoli il più possibile) e da collettivizzare tutti altri gli spazi. Tale decisione ha permesso di prevedere uno scenario in cui i comportamenti dei clienti dell’albergo siano orientati in modo opposto rispetto alla dimensione del dormitorio, moltiplicando le occasioni di vita collettiva.

3.2.3 TIPOLOGIE ABITATIVE La definizione delle tipologie abitative impiegate è avvenuta nella logica di riduzione degli spazi collettivi privatizzati. Soprattutto nel caso delle configurazioni determinate per l’hotel low cost abbiamo cercato di studiare sistemi in grado di performatizzare lo spazio a disposizione mantenedo standard qualitativi appropriati. Per la definizione delle camere di hotel 4 stelle, dopo una fase di audit delle buone pratiche in uso, abbiamo orientato la progettazione sulla definizione degli spazi interni della camera doppia (che abbiamo visto essere la camera più diffusa e richiesta per gli alberghi di tutte le fasce). Tale camera può essere raddoppiata diventando una camera quadrupla.

3.2.2 SPAZI COLLETTIVI, FRA DIMENSIONE ORIZZONTALE E DIMENSIONE VERTICALE Un edificio alto vive in un’ inevitabile stato di tensione tra la dimensione orizzontale e la dimensione verticale. La dimensione orizzontale, al piano terra, lega indissolubilmente l’edificio ai flussi e alle pratiche dell’insediamento e della città. Il basamento è il tramite attraverso cui la torre si radica al suolo, è il punto in cui

Per la conformazione delle residenze temporanee, queste si articolano a partire da dimensione analoghe rispetto a quelle delle camere doppie, in questo caso non solo 50


abbiamo portato fuori dalle camere gli usi collettivi ma anche alcune residenze sono state sostituite da piccolo soho (small office home office) che occupano ciascuno la dimensione degli alloggi temporanei.

essere attuato ha bisogno di nuclei stabili4. Il nostro progetto intercetta il tema dello spazio flessibile su più livelli. Abbiamo configurato un layout strutturale e impiantistico che ha permesso, all’interno del piano tipo, di identificare sei nuclei di resistenza che determinano una posizione fissa per le zone umide, lasciando libertà all’articolazione degli spazi privati e collettivi, permettendo differenti configurazioni all’interno di un piano. Il passo strutturale adottato e l’altezza di interpiano permettono di potere collocare all’interno della medesima campata usi di tipo differente (una camera di hotel 4 stelle, un alloggio temporaneo, un soho, un piccolo spazio collettivo..). Ciò rende possibile la modificazione delle proporzioni tra gli usi dell’edificio (ad esempio, una volta terminato il periodo di Expo 2015, è possibile prevedere una contrazione della parte di hotel 4 stelle in favore della parte di residenze temporanee), ciò ha inevitabili ricadute anche ad una scala più ampia nella definizione di scenari d’uso per l’insediamento di Cascina Merlata.

Il maggiore studio di dimensioni e tipi che abbiamo svolto è stato per la definizione degli spazi dell’abitare nell’hotel low cost. Sono state usate 3 logiche programmatiche per intercettare profili differenti di utenti: per il turismo dei gruppi numerosi sono state progettate camere da 8 persone con servizi igienici interni; per il turismo prettamente lavorativo e con bassi valori di pernottamenti continui sono state previste camere molto piccole senza finestre ma con servizi igienici privati; per il turismo che può apparire più vicino all’offerta degli ostelli abbiamo pensato a vere e proprie unità minime, dotate di letto e armadio, singole o multiple, disposte liberamente nello spazio in modo da conformare indirettamente spazi collettivi dalla dimensione minuta che arricchiscono il senso di tali unità minime.

3.2.4 FLESSIBILITÀ “La ricerca di flessibilità può essere considerata attualmente come un’istanza che dovrebbe essere sempre considerata nell’operazione progetto; certamente non finalità stessa dell’operazione, ma essenzialmente dato di riferimento e di controllo per ogni tipo di soluzione sia tecnica che formale” (Mandolesi) Uno spazio, per essere definito flessibile, può essere semplicemente neutrale (presentando una scarsa predeterminazione della conformazione degli spazi interni), adattabile (permettendo di riconfigurare l’interno senza portare modifiche al perimetro dell’unità abitativa) o modificabile (garantendo la possibilità di aggregare più unità o dividere in parti, ottenendo una mutazione delle dimensioni di partenza). Crediamo che flessibilità non sia sinonimo di rinuncia a qualsiasi gerarchizzazione degli spazi. Al contrario, lo spazio flessibile si esprime nella coppia dialettica composta da permanenza e variabilità, per

4 I prodromi di tale ragionamento possono essere ritrovati nella ricerca di Louis Kahn sulla separazione tra spazi serviti e serventi (Segantini). 51


Piano 2: terrazza 52


Piano 18: area wifi 53


Piano 29: cucina collettiva 54


Piano 8: unitĂ minime 55


Piano terra e piano 1 56


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Piano 2 e piano 3 58


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Piano 7: hotel low cost 60


Piano 18: hotel 61


Piano 20: hotel 62


Piano 10: residenze temporanee 63


Piano 11: residenze temporanee 64


Piano 15: residenze temporanee 65


Piano 5: hotel low cost 66


Piano 8: hotel low cost 67


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Piano 8: hotel low cost 69


Piano 4: hotel low cost 70


Piano 28: conferenze e riunioni 71


Piano 29: ristoro 72


Piano 30: ristoro 73


Hotel low cost: 8 posti letto, 50 mq 74


Hotel 4 stelle: 2+2 posti letto, 25+25 mq 75


Hotel 4 stelle: 2 posti letto, 25 mq 76


Residenze temporanee: 25 mq 77


Residenze temporanee: soho, 25 mq 78


Hotel low cost: 2 posti letto, 9 mq 79


Hotel low cost: 2-4-6 posti letto, 5-10-15 mq 80


Hotel low cost: 1-2 posti letto, 5-9 mq 81


3.3 CONTEGNO: FORMA, LINGUAGGI, MATERIE

ruolo nella dimensione territoriale. Lo spazio interno all’edificio alle diverse quote vive di un rapporto con l’esterno dato dalla completa trasparenza dell’involucro. Gli spazi privati delle camere e gli spazi collettivi sono tutti direttamente in contatto con l’involucro, stabilendo una relazione diretta con lo spazio esterno vicino e lontano. Collocato al centro della pianta del nostro progetto di edificio alto, lo spazio di distribuzione è il luogo più introverso, il quale, tuttavia, si apre verso l’esterno in corrispondenza dello sbarco degli ascensori, spazio che si collega fluidamente agli spazi collettivi sempre presenti al centro della facciata sud.

3.3.1 EDIFICIO CHE GUARDA LONTANO ED È VISTO DA LONTANO5 L’edificio alto nelle città europee vive in contrapposizione dialettica con il contesto preesistente, rompendo i tessuti e, di conseguenza, alterando le gerarchie di potere stratificatesi nel tempo. Il significato che l’Europa attribuisce al grattacielo si discosta molto dall’American dream, il quale è invece fortemente rappresentato dalla definizione di Louis Sullivan secondo cui la principale caratteristica di un grattacielo è la potenza dell’altezza. Nella città americana l’emergenza verticale è la regola insediativa, al contrario, nella città europea i grattacieli sono fuochi visivi che emergono sull’orizzontalità del tessuto urbano.

L’aspetto esteriore dell’edificio e la sua forma sono il principale veicolo attraverso cui si materializza il rapporto tra edificio e luogo. Per un edificio alto è molto importante il tema dell’ iconicità e di come gli aspetti di simbolo e utopia dell’emergenza verticale si legano alla realtà.

Per il nostro progetto un tema fondamentale è dato dal rapporto dell’edificio alto con i contesti vicini e lontani. Per un edificio alto è imprescindibile il confronto con la città, deve sapere dialogare con i processi esterni che lo circondano, in modo da evitare di vivere solo di rapporti introversi e di inserirsi nel tessuto urbano con usi e forme autoreferenziali.

3.3.3 CONTEGNO Le riflessioni del filosofo Maurizio Ferraris sui temi di documentalità e normalismo sono centrali quando si parla di edifici alti, in particolare quando si tratta il tema della ricerca di una forma e superficie che esprimano appropriatezza costruttiva, architettonica e estetica. Vale a dire, l’obiettivo non è quello della bellezza del singolo corpo di fabbrica ma quello della qualità diffusa degli insediamenti, ciò dà la possibilità di veicolare nuovi significati e di intessere relazioni con l’esistente. Ferraris considera l’architettura come la più duratura tra le scritture perché lascia e conserva tracce. La responsabilità dell’architetto è che questi segni abbiano un valore documentale. Il tema del normalismo è connesso al concetto vitruviano di decor, ripreso da Milizia con il termine contegno inteso come capacità di rapportarsi ad altri in modo dignitoso e composto, con appropriatezza. Il termine non è legato all’estetica per sé stessa ma si riferisce alla qualità diffusa a tutte le scale e in tutte le direzioni con cui l’edificio deve confrontarsi. Il concetto normalismo presuppone il pensare all’arte non come ad un’eccezionalità ma come a qualcosa di ordinario che si rifà ad elementi normabili, che possano essere stabilizzati nella costruzione del progetto. Il concetto di normalismo è in forte contrapposizione

3.3.2 DEFINIZIONE DEI DISPOSITIVI CHE REALIZZANO IL RAPPORTO TRA EDIFICIO E LUOGO Il rapporto tra edificio e luogo si articola secondo più temi. La questione dell’attacco a terra identifica il modo in cui l’edificio si radica al suolo attivando un continuo rapporto di scambio fisico tra spazio interno e spazio esterno. Altrettanto importante è il tema dello sviluppo e del coronamento dell’edificio, la dimensione verticale è la natura stessa dell’edificio alto, è la caratteristica che gli permette di diventare elemento di localizzazione e orientamento all’interno del contesto e di acquisire un 5 Definizione di Donato Bramante contenuta in Monestiroli A., Il fascino dei grattacieli e la costruzione della città, da La Repubblica del 02 febbraio 2004 82


con i concetti di eccezionalismo e straordinarismo, che caratterizzano un’architettura che ricerca la rarità e l’eccezione alla norma.

L’ hard-ware6 del nostro progetto sta nella dimensione di incontro e scontro tra estrema chiarezza e sottile ambiguità, fortemente rappresentato dalla conformazione dell’involucro che abbiamo progettato. In particolare, l’involucro trasparente e le quinte in vetro opaco avvolgono il volume dell’edificio creando effetti luminosi oscillanti, costituendo una pelle pressoché impalpabile e leggera che, pur essendo trasparente dissimula il proprio contenuto. La struttura in cemento armato e la chiarezza e compattezza del volume stereometrico dell’edificio sono in un continuo dialogo con la smaterializzazione e leggerezza dell’involucro.

Tra gli argomenti che danno corpo al tema del contegno nel nostro progetto per un edificio alto sono da prendere in considerazione i concetti di trasparenza e opacità dell’involucro, di compattezza e chiarezza del volume stereometrico. “La pelle è l’espressione esterna della struttura corporea, il tramite degli scambi tra l’organismo e il mondo. […] La facciata è il tessuto vivo che filtra i flussi – fisiologici e non – tra il corpo dell’edificio e il mondo, è l’esternamento corporeo dell’edificio, il tramite della percezione dell’architettura” (Daprà Conti).

3.3.4 ESTREMA CHIAREZZA, SOTTILE AMBIGUITÀ: LO SVILUPPO DI UN’IDEA “È un grande parallelepipedo diafano e luminoso, che sembra scaturire dal suolo […]. È un oggetto apparentemente semplice, chiaro e nello stesso tempo sottilmente ambiguo: chi si avvicina e lo guarda […] rimane sorpreso dalla luminosità che le sue quattro facce, rigorosamente uguali, sembrano contenere ed emanare: una luminosità strana, instabile e corposa, oscillante tra il bianco e i vari toni del grigio dei cieli nuvolosi, e insieme densa, materica, quasi palpabile” (Daprà Conti, in riferimento al museo d’arte di Bregenz di Peter Zumthor). Il volume stereometrico trasparente della torre, caratterizzato dalla presenza di una doppia pelle in vetro che si stacca dalla facciata di 1,35 m, consente di fare una riflessione sul termine di facciata e di involucro. Quest’ultimo avvolgendo e dissimulando ciò che contiene, introduce necessariamente una distanza tra la facciata e l’ambiente esterno. In generale, nessun’altra parte dell’edificio è soggetta a una condizione altrettanto ambigua all’essere allo stesso tempo parte della struttura architettonica e parte della città. La facciata ha una natura pubblica, ha una vocazione necessariamente collettiva.

6 Si tratta di un concetto miesiano inteso come “sviluppo di un’idea” e “forte consapevolezza” 83


Prospetto sud 84


Prospetto nord 85


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Vista da sud 87


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4. TECNOLOGIE PREMESSA Particolare attenzione è stata data al tema dell’involucro e alla sua definizione tecnologica di dettaglio. In particolare, la torre, tutta vetrata, è caratterizzata da due tipi di involucro: -nella parte basamentale, alla vetrocamera è anteposto un sistema di schermature orizzontali in alluminio, direttamente fissate ( a scatto) alla struttura degli infissi di alluminio; -nello sviluppo della torre, l’involucro è una doppia pelle in vetro in cui lo strato interno è una facciata a cellule, mentre le vetrazioni esterne sono sostenute da montanti di vetro rinforzati con un’armatura in acciaio connessi agli infissi interni e ai pilastri. Poiché un edificio è un organismo con una vita utile, il progetto non si limita solo alla definizione del processo di cantierizzazione, ma definisce anche i principali aspetti legati al tema della manutenzione.

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Vista esplosa del sistema di facciata 90


4.1 PACCHETTI TECNOLOGICI IMPIEGATI

Solai di interpiano

01. pavimentazione + struttura per pavimento galleggiante tipo TECKNOFLOOR POLI-P (sp. 1cm + sp. min 3,5cm) 02. strato di isolamento acustico materassino fonoassorbente (sp.2cm) 03. strato di isolamento termico con pannelli ad alta densità in polistirene tipo STYRODUR 2800C (sp. 8 cm, dens. 30 kg/mc) 04. solaio bidirezionale piastra cassettonata in c.a. tipo GEOPLAST SKYDOME (sp. 25cm) 05. controsoffitto con pannelli radianti attivi tipo GKC 0355: orditura di sostegno in alluminio + pannelli sandwich (lastra di cartongesso+fogio di alluminio +foglio isolante poliuretano espanso+circuito idraulico in rame +attivazione termica) (sp.2.7cm+5cm)

Di seguito è fornita la descrizione dei pacchetti tecnologici impiegati e illustrati nelle pagine successive:

Chiusura verticale: doppia pelle Con sistema a cellule

01. morsetti in acciaio inossidabile 02. vetrocamera temperato Guardian Tempered con intercapedine tra i due vetri contenente Argon, con trattamento riflettente 62/34 in faccia 3, U: 1.0 W/mqK (sp. 3,4 cm) 03. quinta in vetro rinforzata con diagonale in acciaio (sp. 7,5 cm) 04. vetrocamera Guardian SunGuard con con intercapedine tra i due vetri contenente Argon con trattamento riflettente 62/34 in faccia 3, U: 1.0 W/mqK (sp. 3,4 cm) 05. infisso in alluminio per struttura a cellule (sp. 26 cm) 06. squadra in acciaio 07. strato di finitura in aquapanel (sp. 1.25 cm) 08. staffa in acciaio (distanza tra le staffe 100 cm) 09. strato di isolamento termico con pannelli in polistirene tipo CAPATEC DALMANTINER 160 I (sp. 10 cm, dens. 18 kg/mc) 10. strato di isolamento termico con pannelli in polistirene tipo CAPATEC DALMANTINER 160 I (sp. 5 cm, dens. 18 kg/mc)

Chiusura verticale a cellule

01. vetrocamera Guardian SunGuard con con intercapedine tra i due vetri riempita da Argon con trattamento riflettente 70/34 in faccia 3, U: 1.0 W/mqK (sp. 3,4 cm) 02. infisso in alluminio per struttura a cellule (sp. 26 cm) con frangisole integrati in alluminio (2R: 3cm) 03. squadra in acciaio 04. aquapanel, sp. 1.25 cm 05. staffa in acciaio, una ogni metro 06. strato di isolamento termico con pannelli in polistirene tipo CAPATEC DALMANTINER 160 I (sp. 10 cm, dens. 18 kg/mq) 07. strato di isolamento termico con pannelli in polistirene tipo CAPATEC DALMANTINER 160 I (sp. 5 cm, dens. 18 kg/mq)

Copertura piana

01.trave in acciaio profilo Ipe 300 02. pavimentazione + struttura per pavimento galleggiante tipo TECKNOFLOOR POLI-P (sp. 1cm + sp. min 3.5cm) 03. strato di tenuta all’acqua doppia guaina impermeabilizzante stesa incrociata con strato superiore con finitura a scaglie di ardesia grigio chiaro (sp. 0.4 + 0.4 cm) 04. strato di isolamento termico con pannelli ad alta densità in polistirene tipo STYRODUR 2800C (sp. 8 cm, dens. 30 kg/mc) 05. strato di barriera al vapore (sp. 0.5 cm) 06. massetto di pendenza in cls + argilla espansa (sp. min 4cm, pendenza 1.5%)

Solaio controterra e muro controterra

01. tubo drenante (2R: 16cm) 02. telo in pvc + telo bollini (sp. 0.5+1.5cm) 03. apertura di aerazione con griglia (2R: 10cm) 04.cupolini plastici (sp.30 cm) 05. getto cls con r.e. (sp.4 cm) 06. telo in pvc 07. pannelli xps (sp. 5cm) 08. impianti + sormonto + sottofondo di posa (sp. 14cm) 09. pavimentazione (sp. 1cm)

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Copertura piana e solaio di interpiano 92


Dettaglio della chiusura superiore della doppia facciata 93


Solaio controterra e muro controterra 94


Dettaglio dell’ingresso 95


Chiusura verticale a cellule 96


Involucro a doppia pelle, involucro a doppia pelle con schermature orizzontali 97


Involucro a doppia pelle (senza supporto per montante in vetro), involucro con schermature orizzontali 98


Stratigrafie dei muri interni 99


Collegamento tra soffitto e parete divisoria (sopra), collegamento tra pavimento e parete divisoria (sotto) 100


Collegamento tra infisso e parete divisoria tra due unitĂ 101


Camere: struttura dell’unità minima a tenda 102


Camere: struttura dell’unità minima a box 103


Nodo di retrofacciata in spessore di solaio 104


4.2 MACRO CATEGORIE DI CANTIERIZZAZIONE L’edificio considerato è una torre di 31 piani fuori terra e 2 piani interrati. L’edificio è costituito da una struttura in cemento armato gettata in opera, in particolare, i solai sono piastre cassettonate del tipo Geoplast Skydome. La torre, tutta vetrata, è caratterizzata da due tipi di involucro: -nella parte basamentale, alla vetrocamera è anteposto un sistema di schermature orizzontali in alluminio, direttamente fissate ( a scatto) alla struttura degli infissi di alluminio. -nello sviluppo della torre, l’involucro è una doppia pelle in vetro in cui lo strato interno è una facciata a cellule, mentre le vetrazioni esterne sono sostenute da montanti di vetro rinforzati con un’armatura in acciaio connessi agli infissi interni e ai pilastri. Pertanto, la sequenza costruttiva per struttura e involucro potrebbe essere articolata nelle seguenti macro categorie: 1. getto e maturazione della struttura in cemento armato: in particolare, Il sistema scelto per il solaio è una piastra cassettonata in calcestruzzo gettato in opera realizzato con l’alloggiamento di cupolini in plastica usati come casseri che, grazie al materiale di cui sono fatti, permettono un disarmo rapido, la possibilità di un riutilizzo in più getti e una facilità di spostamento. Il sistema è autoportante e può essere montato dal basso da pochi operatori; 2. installazione della pelle interna: questa è costituita da elementi finiti (cellule) montabili dall’interno dell’edificio;

Vantaggi: a. La pre-fabbricazione consente un elevato controllo della qualità; b. L’installazione è molto veloce e non richiede in generale l’utilizzo di impalcature; c. Il lavoro in cantiere viene minimizzato, con un minor costo di installazione. Svantaggi: a. Maggior complessità di progettazione; b. Maggior costo di realizzazione e trasporto; c. Per essere economicamente vantaggioso è richiesto un elevato numero di pannelli identici; d. La possibilità di realizzare superfici complesse è limitata.

4.2.1 SEQUENZA DI POSA DEL NODO DI RETROFACCIATA IN SPESSORE DI SOLAIO Un momento particolarmente importante per la messa in opera sta nella progettazione della sequenza di installazione dell’involucro interno (retrofacciata) in corrispondenza del solaio. In particolare è prevista la seguente sequenza: 1. getto, maturazione e scasseratura del solaio strutturale in c.a. con lo strato più interno di termoisolante compreso nel cassero; 2. posa del termoisolante e delle staffe in acciaio direttamente ancorate al solaio in c.a. con viti ad espansione; 3. posa dello strato di finitura in aquapanel sostenuto dalle staffe; 4. posa dell’infisso (cellula), connesso al solaio in c.a. con squadre in acciaio.

3. installazione della pelle esterna: i vetri esterni sono collocati in posizione attraverso l’impiego di un ponte mobile. In generale, le facciate a cellule permettono di velocizzare la fase di cantierizzazione, rendendo al contrario più lunga e complesssa la fase di progettazione.

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Chiusura verticale: doppia pelle a cellule 106


4.3 MACRO ASPETTI DI MANUTENZIONE DELL’INVOLUCRO Per quanto riguarda gli aspetti di manutenzione della doppia pelle dell’edificio, in particolare per la pulitura delle vetrazioni: 1. il lato interno della pelle interna è pulibile dall’interno dell’edificio; 2. il lato esterno della pelle interna è pulibile dall’interno dell’edificio perchè i serramenti sono apribili verso l’interno (apertura con chiave quadra); 3. il lato interno della pelle esterna è pulibile dall’interno dell’edificio perchè i serramenti sono apribili verso l’interno; 4. il lato esterno della pelle esterna è pulibile dall’esterno con una gondola calata dall’alto, fissata ad un braccio meccanico telescopico ancorato alla parte strutturale della copertura piana.

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5. IMPIANTI PREMESSA Per una torre è necessario tenere in considerazione già dalle prime fasi progettuali gli aspetti impiantistici, in modo tale da concepirli come elemento integrato e di plus-valore rispetto agli aspetti compositivi. In particolare l’indagine relativa ai temi impiantistici ha portato a definire i macro-obiettivi di comfort da raggiungere per i diversi spazi della torre, alle valutazioni quantitative necessarie per arrivare a tali macroobiettivi, alla scelta, collocazione e dimensionamento degli impianti e dei loro terminali. Una riflessione è stata dedicata al tema dei consumi energetici, con la scelta di affiancare alle fonti tradizionali l’uso di fonti rinnovabili. Tutto ciò ha portato alla valutazione energetica dell’edificio, considerato dal punto di vista dell’energia primaria e dell’energia termica.

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camera: temperatura estiva 26°C, temperatura invernale: 20°C, umidità relativa 50% vano scala: non è previsto controllo nè della temperatura nè dell’umidità relativa

Macro-obiettivi delle condizioni di comfort 110


5.1 EDIFICIO

cellule, mentre le vetrazioni esterne sono sostenute da montanti di vetro rinforzati con un’armatura in acciaio connessi agli infissi interni e ai pilastri.

5.1.1 ARCHITETTURA E FUNZIONI

In entrambi i casi, le vetrocamere, composte da 2 vetri separati da uno strato di Argon, sono del tipo SunGuard SN 70/37 hanno fattore solare 37% , trasmissione della luce visibile 70% e trasmittanza U=1,0W/mqK.

L’edificio considerato è una torre di 31 piani fuori terra e 2 piani interrati, in cui gli usi sono così ripartiti: -piani -2,-1: depositi e parcheggi

Anche le vetrazioni esterne della doppia pelle sono dello stesso tipo perchè l’azienda permette la laminazione di tutti i tipi dei suoi vetri, con il mantenimento delle medesime caratteristiche, per le vetrazioni esterne è necessario il processo di laminazione o stratificazione in modo che questi siano vetri di sicurezza, capaci di resistere a eventuali urti senza provocare danni.

-piano terra, piano 1: lobby con usi collettivi di ristoro e di soggiorno -piano 2 - piano 9: hotel low cost con spazi collettivi di dimensioni piuttosto contenute dedicati al lavoro, al soggiorno o al ristoro e da ambienti di servizio -piano 10 - piano 17: residenze temporanee (si tratta di alloggi minimi, in cui le funzioni collettive sono poste al di fuori) e piccoli small office home office, intervallati da spazi collettivi di dimensioni piuttosto contenute dedicati al lavoro, al soggiorno, al ristoro e alla lavanderia

5.2 CONDIZIONI DI COMFORT: MACRO OBIETTIVI 5.2.1 CONTROLLO DI TEMPERATURA E UMIDITÀ

-piano 17 - piano 27: camere dell’hotel 4 stelle (si tratta solo di camere dal taglio tradizionale) intervallate da spazi collettivi dedicati al lavoro, al soggiorno o al ristoro e da ambienti di servizio

Le condizioni di comfort termoigrometrico che devono essere mantenute all’interno di un hotel variano in base alla destinazione d’uso dei vari ambienti. Confrontando gli obiettivi del progetto con i dati tecnici di riferimento per la progettazione delle condizioni di comfort (vedi Impianti di climatizzazione. Tipologie applicative, Luca Stefanutti, Editore Tecniche Nuove, Milano, 2005) si sono stabilite le seguenti condizioni di progetto: Temperatura invernale camere: 20°C Temperatura invernale corridoi e aree comuni: 20°C Temperatura estiva camere : 26 °C Temperatura estiva corridoi e aree comuni: 20°C Umidità relativa invernale/estiva: 50% con tolleranze: temperatura ± 1°C, umidità relativa ± 5%

-piano 28: spazi per conferenze e riunioni -piani 29,30: spazi per bar, ristorante, cucina collettiva

5.1.2 ARCHITETTURA E MATERIALI L’edificio è costituito da una struttura in cemento armato gettata in opera, in particolare, i solai sono piastre cassettonate del tipo Geoplast Skydome. La torre, tutta in vetro, è caratterizzata da due tipi di involucro: -nella parte basamentale, alla vetrocamera è anteposto un sistema di schermature orizzontali in alluminio, direttamente fissate alla struttura degli infissi

Non è previsto controllo nè di temperatura nè di umidità per il vano scala.

-nello sviluppo della torre, l’involucro è una doppia pelle in vetro in cui lo strato interno è una facciata a 111


Collocazione delle principali componenti impiantistiche 112


5.3 COLLOCAZIONE DEGLI IMPIANTI 5.3.1 DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI COMPONENTI IMPIANTISTICHE IMPIEGATE La generazione del caldo e del freddo è affidata a tre PdC-MF a compressione (vale a dire con impiego di energia elettrica) del tipo acqua-acqua. La PdC si occupa anche della produzione di acqua calda sanitaria. La circolazione dell’aria è garantita dalla presenza di 5 UTA, autonome tra loro e dislocate ciascuna ogni 6 piani. Con azione di raffreddamento e deumidificazione dell’aria in estate e di umidificazione d’inverno. All’interno di ogni unità abitativa sono presenti pannelli radianti a soffitto per il riscaldamento ed il raffrescamento ed i terminali di mandata e ripresa dell’UTA per l’azione di mitigazione, deumidificazione o umidificazione dell’aria. In corrispondenza del blocco di risalita sono presenti due cavedi impiantistici, ciascuno di dimensioni 4,3 m x 1m, in cui sono alloggiate le canalizzazioni dell’acqua e le tubazioni dell’acqua (sanitaria e per il condizionamento). In corrispondenza dei 6 pilastri centrali sono posti cavedi, ciascuno di dimensioni 0,8 m x 0,3m, in cui sono alloggiati gli scarichi delle acque grigie e nere e gli scarichi dei pluviali.

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Terminali impiantistici per ogni unitĂ abitativa 114


5.3.2 TERMINALI IMPIANTISTICI PER OGNI UNITÀ ABITATIVA Considerati gli obiettivi fissati per le condizioni di comfort degli spazi abitativi, è stato previsto che ciascuna unità abitativa sia dotata di: -impianto di climatizzazione: con pannelli radianti a soffitto impiegati sia per il riscaldamento invernale sia per il raffrescamento estivo -impianto idrosanitario -impianto elettrico -impianto di illuminazione: considerando un illuminamento medio di esercizio di 250 lux e impiegando lampade con un’ efficienza luminosa di 75 lm/w -impianto di ventilazione: con i terminali dell’UTA, per la mitigazione e la deumidificazione dell’aria, tali terminali sono conformati con ugelli orientabili per raggiungere migliori condizioni di comfort interno alle unità.

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piano tipo

cavedio aeraulico (1,00m x 4,30m)

cavedio fluidomeccanico (0,82m x 0,30m)

Layout dei cavedi 116


5.4 VALUTAZIONI QUANTITATIVE 5.4.1 POTENZA DI PICCO INVERNALE E ESTIVA Si è calcolata la potenza di picco invernale e la potenza di picco estiva, con lo scopo di definire le condizioni energetiche limite a cui è sottoposto l’edificio.

Potenza di picco invernale La potenza di picco invernale è data dalla somma del contributo della potenza per la ventilazione e del contributo della potenza delle dispersioni attraverso l’involucro. In particolare: potenza per la ventilazione con :

= c p aria × m&vent × ΔTint − est

& persona × n persone m&vent = r aria × Varia

e potenza delle dispersioni attraverso l’involucro

= (∑ (U × A)opachi + ∑ (U × A)trasparenti ) × ΔTint − est

La potenza totale di picco per l’inverno è quindi di 487,08kW. In questo caso il valore delle dispersioni attraverso l’involucro è piuttosto alto in quanto la torre è completamente vetrata, proprio per evitare di avere un valore di dispersione attraverso l’involucro troppo alto si sono impiegati serramenti altamente performanti, con vetri con trasmittanza pari a 1 W/mqK.

117


Potenza di picco estiva La potenza di picco estiva, vale a dire la potenza di picco frigorifera di raffrescamento e deumidificazione, è data dalla somma tra: il contributo della potenza per la ventilazione, il contributo della potenza per la radiazione solare entrante (carichi per trasmissione), il contributo della potenza per la radiazione solare incidente ( Qsolare

&

il contributo della potenza dei carichi endogeni ( In particolare:

Q&endogeni

),

).

&vent × ΔH potenza per la ventilazione = m con: & persona × n persone m&vent = r aria × Varia

di cui

ΔH

& persona = 0,01 Varia

mc s × n.persone

da normativa

ricavato dal diagramma di Mollier;

potenza per la radiazione solare entrante con:

ΔTsole− aria = Tsole− aria − Tint = Test + (

= ∑ (U × A)opachi × ΔTsole− aria + ∑ (U × A)trasparenti × ΔTint − est

I ×a ) he

di cui: I=Irradianza solare incidente a=coefficiente di assorbimento della radiazione solare he=coefficiente liminare esterno;

La potenza per la radiazione solare incidente ( Qsolare ) si calcola per ogni tipo di rivestimento che caratterizza l’involucro e per ogni facciata dell’edificio, poichè dipende da come i materiali riflettono le radiazioni solari e da come è orientata ogni facciata, in generale:

&

Q&solare = FStot × Area × fa × It max giugno

con:

FStot fattore solare complessivo (vetro + eventuali schermature), in particolare: -per la parte di involucro con schermature orizzontali: 118


FStot =FSvetro x fattore ombreggiamento schermature, per cui FSvetro=0.37 fattore ombreggiamento schermature: fronte Nord, Sud=0.2 , fronte Est, Ovest=1 -per la parte di involucro con doppia pelle di vetro: FStot =FSvetro esterno x FSvetro interno=0.37*0.37=0.1225

fa

fattore di accumulo dipendente dall’inerzia termica dell’edificio (la torre è considerata come un edificio con una massa per mq di pavimento compresa tra 300 e 600 kg/mq) e dall’orientamento di ciascuna facciata

It max giugno

valore massimo giornaliero dell’irradianza solare a luglio a Milano (dipendente dall’ esposizione), valore rappresentativo di condizioni medie estive;

potenza per i carichi endogeni

Q&

Q&endogeni =

Q&endogenialberghi × Area Area

con endogenialberghi ricavato dai dati convenzionali relativi all’utenza, rappresenta i carichi determinati dalle persone, dagli apparecchi di illuminazione e in generale da tutti i dispositivi elettrici ed elettronici.

119


120


La potenza totale di picco per l’estate è quindi di 471,37 kW.

5.4.2 VERIFICA DELLE CONDIZIONI DI COMFORT TERMICO PER IL PERIODO ESTIVO SENZA L’AUSILIO DI IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE SU UNO SPAZIO SFAVORITO Si è svolta la verifica con riferimento ad un giorno medio mensile del mese di luglio, rappresentativo del maggior rischio di surriscaldamento. La procedura seguita è semplificata e permette di stimare le condizioni di uno spazio particolarmente sfavorito alle ore 15, istante di ragionevole maggiore rischio di surriscaldamento. Come spazio sfavorito si è considerato uno spazio con funzione di ristoro, posto d’angolo con un lato verso l’esterno a sud e uno a ovest.

121


In primo luogo, si è calcolata la Tinterna considerando la portata di ventilazione già determinata per il controllo della qualità dell’aria, siccome la Tinterna è risultata dal calcolo eccessiva, si è poi determinata la portata massica

&vent necessaria per mantenere la Tinterna a valori accettabili (Tint ≤ Test + 3 °C o Tint < 26°C) di ventilazione m e valutare se tale portata massica di ventilazione è ammissibile attraverso il calcolo del numero di ricambi orari n (n max = 20 ric/h). In generale, ai fini dell’abbassamento della Tinterna, le strategie perseguibili consistono nel miglioramento del progetto delle schermature o nella riduzione dell’ampiezza delle superfici trasparenti, oppure, terminate le strategie ‘passive’, si può attribuire ad un impianto di climatizzazione la fornitura di una adeguata potenza di raffrescamento. Qui di seguito è riportato lo schema di calcolo.

In assenza di impianto di climatizzazione ed ipotizzando, in modo semplificato, di essere in condizioni stazionarie, si può scrivere il seguente bilancio termico: Q&solare + Q&endogeni = ∑ (U × Area)opachi × (Tint − Ts ole− aria ) + ∑ (U × Area)trasparenti × (Tint − Test ) + Q&terreno + m&vent × c p aria × (Tint − Test )

con, nel caso specifico dell’ambiente considerato:

∑ (U × Area)

Q&terreno ≅ 0

opachi

=0

, perchè i componenti dell’involucro sono solo trasparenti

, perchè per l’ambiente considerato è trascurabile il flusso termico scambiato con il terreno.

Il valore della temperatura dell’aria all’interno dello spazio (edificio) non climatizzato sarà: Tint =

Q&solare + Q&endogeni + ∑ (U × Area)trasparenti × Test + m&vent × c p aria × Test ∑ (U × Area)trasparenti + m&vent × c p aria

con:

Q&solare = FStot × Area × fa × It max

Q&endogeni = Q&

Q&endogenialberghi × Area Area

con endogenialberghi ricavato dai dati convenzionali relativi all’utenza, rappresenta i carichi determinati dalle persone, dagli apparecchi di illuminazione e in generale da tutti i dispositivi elettrici ed elettronici.

∑ (U × Area)

trasparenti

& persona × n persone m&vent × c p aria = r aria × Varia Test = 27°C

122


per cui:

La T int calcolata è 36,47°C.

&vent Calcolo della m

&vent La Tint calcolata è eccessiva (36,47°C) , pertanto si può determinare la m necessaria per mantenere Tint a valori accettabili. Il valore di Tint considerato come accettabile è Tint = max (Test +3°C; 26°C) (ovvero Tint = 26°C ), vale a dire &vent che si impone un valore di progetto di Tint per ricavare il valore di m Partendo dal bilancio energetico:

necessario per raggiungere tale Tint .

Q&solare + Q&endogeni = ∑ (U × Area)opachi × (Tint − Ts ole− aria ) + ∑ (U × Area)trasparenti × (Tint − Test ) + Q&terreno + m&vent × c p aria × (Tint − Test )

si ha che: m&vent =

Q&solare + Q&endogeni − ∑ (U × Area)trasparenti × (Test − Tint ) c p aria × (Test − Tint )

&vent nel calcolo della m

si considera Test − Tint

anzichè Tint − Test

perchè nel secondo caso il ΔT

&vent negativo (siccome Test=27°C, Tint=26°C) , mentre ciò che interessa ai fini dell’individuazione di m 123

sarebbe è solo il


valore assoluto del ΔT

&vent Si ottiene m

&vent =2,21 kg/s, è possibile ricavare il numero n di ricambi/ora (ric/h) per tale valore di m

m& × 3600 [ s / h ] n = vent r aria × Vspazio

:

da cui si ottiene n= 19,47 ric/h

&vent trovata è al limite dell’ammissibilità in quanto n< n max = 20 ric/h. la m Da progetto per raggiungere un adeguato livello di ventilazione non sono stati impiegate strategie ‘passive’ di free cooling naturale (effetto camino o vento) perchè ritenute non compatibili con il progetto di questa torre, ma è necessario un sistema meccanico.

124


5.4.3 DIMENSIONAMENTO DEI CANALI DEL FLUIDO TERMOVETTORE Il fluido termovettore considerato dal progetto è l’acqua, che alimenta i pannelli radianti a soffitto in ogni ambiente riscaldato/raffrescato. Pertanto si ha che l’area delle tubazioni è data da: Areatubazioni [ mq ] =

potenzatermica [W ] r acqua [ kg / mc ] × c p acqua [ J / kgK ] × ΔTmandata − ritorno × V max

con: potenza termica=potenza di picco, il calcolo viene svolto sia considerando la potenza di picco invernale sia considerando la potenza di picco estiva (poi si considera, tra i due risultati, l’area maggiore)

r acqua = 1000 [ kg / mc ]

c p acqua = 4186 [ J / kgK ] ΔTmandata − ritorno = 5 [ K ]

V max = 1[ m / s ] da cui:

, differenza di temperatura mandata-ritorno

, velocità massima di transito dell’acqua nelle tubazioni

Pertanto il valore dell’area delle tubazioni del fluido termovettore è 0,02 mq.

125


5.4.4 DIMENSIONAMENTO DELLE UTA E DEI CANALI DI MANDATA E RIPRESA DELL’ARIA Il progetto prevede la presenza non di un’unica UTA, ma di più unità, autonome tra loro, ciascuna delle quali si occupa del trattamento dell’aria di un certo numero di piani della torre. Si è dimensionato il numero di UTA necessarie per la torre e la potenza di ciascuna di esse a partire dalla portata d’aria all’ora necessaria per tutti i piani della torre interessati dal trattamento dell’aria, in particolare:

& & [ mc / h ] = Varia × npersone × 3600 [ h × s ] Varia npersone

da cui:

& Varia = 27.000 [ mc / h ]

con piani.

è accettabile ipotizzare l’impiego di 5 UTA da 7.000mc/h ciascuna, poste ogni 6

Si sono poi dimensionati i canali di mandata e ripresa dell’aria connessi all’UTA, considerando:

Areacanali [ mq ] =

& [ mc × h ] Varia 3600 [ h × s ] × V max [ m / s ]

con:

V max = 3[ m / s ]

da cui:

, velocità massima di transito dell’aria nei canali

Pertanto è ipotizzabile che la sezione dei canali di mandata e la sezione dei canali di ripresa abbiano come dimensioni 0,80 m x 0, 85 m, in generale è bene che una dimensione non sia meno di 1/3 dell’altra dimensione.

126


5.4.5 POTENZA ASSORBITA DAGLI ELETTRODOMESTICI Il calcolo della potenza assorbita da elettrodomestici e macchinari elettrici nell’edificio è utile al fine del dimensionamento dell’impianto elettrico. Gli elettrodomestici considerati hanno tipi e frequenze d’uso differenti a seconda che questi siano impiegati in una camera d’ hotel o in una residenza temporanea, pertanto i calcoli sono stati svolti separatamente.

127


Pertanto la potenza totale assorbita dagli elettrodomestici è data dalla somma tra la potenza totale assorbita dagli elettrodomestici dell’hotel e la potenza totale assorbita dagli elettrodomestici delle residenze temporanee, vale a dire: 191,21 kW+ 531,50kW= 722,71 kW.

128


5.4.6 POTENZA ASSORBITA DAGLI ASCENSORI Nella torre sono presenti 8 ascensori, ciascuno con: velocità= 1 m/s potenza= 4,2 kW Pertanto la potenza totale assorbita dagli ascensori è pari a 8 x 4,20 kW=33,60kW.

5.4.7 POTENZA ASSORBITA DALL’ILLUMINAZIONE Per poter garantire condizioni di illuminazione equivalenti ed omogenee in tutti i locali, si è calcolata la potenza da installare come: Potenzada

installare

illuminamentomediodiesercizio [lux] × superficie[mq] flussoluminoso[lm] = efficienzaluminosalampada [ lm / W ] lm / W [ ] lampada

[W ] = efficienzaluminosa

Pertanto la potenza totale assorbita dall’illuminazione è pari a 44,49kW.

129


5,3%

10,6%

ausiliari elettrici

PdC

potenze elettriche assorbite installate

4,6%

illuminazione

76,3%

3,2% ascensori

elettrodomestici

7,3%

16,4%

ausiliari elettrici

PdC

potenze elettriche assorbite accese contemporanemente

66,2%

5,7%

illuminazione

4,3% ascensori

elettrodomestici

Schema sintetico delle potenze elettriche assorbite 130


potenza assorbita dall’illuminazione:

44,49 kW

potenza assorbita dagli ausiliari elettrici: 50

kW

potenza assorbita dagli elettrodomestici: 722,71 potenza assorbita dalla PdC: 100

kW

potenza assorbita dagli ascensori: 29,40 legenda: fattore

0,8 kW

0,5 0,9

kW

di contemporaneitĂ

131

0,7

0,8


Pianta delle coperture: sulla copertura della torre è presente un impianto mini-eolico, sulla copertura della palestra è presente un impianto fotovoltaico 132


5.4.8 IMPIANTO MINI-EOLICO E IMPIANTO FOTOVOLTAICO La copertura della palestra (parte del basamento dell’edificio) è costituita da vetri fotovoltaici con celle in silicio policristallino, ciascun modulo ha una potenza nominale di 276W, sono presenti 420 moduli. Pertanto la potenza nominale totale della copertura fotovoltaica è 276Wx 420= 113,4 kW. Poichè ai fini dell’analisi impiantistica non è stato considerato il basamento adiacente alla torre, non è stata considerata nei calcoli la quantità di energia apportata dall’impianto fotovoltaico sulla copertura della palestra. Sulla copertura della torre è posto un impianto minieolico costituito da 13 pale mini-eoliche ad asse verticale del tipo ROPATEC maxi vertical , ciascuna con potenza nominale di 6000 W e partenza a 3 m/s. Pertanto la potenza nominale totale dell’impianto minieolico è 6000W x 13= 78 kW.

dall’impianto fotovoltaico è circa ~80 MWh/a (fonte: PVGIS) 2)impianto mini-eolico in base a quanto affermato sopra la potenza nominale totale è 78 kW, tuttavia il valore di 1000 ore utili all’anno è molto cautelativo, per il sito e la quota a cui è posto l’impianto il valore è realisticamente posto tra 1000-2000 ore utili, pertanto l’energia totale erogata è tra 78 e 156 MWh/a. Pertanto l’impianto mini-eolico ha una potenza nominale stimabile al minimo pari e al massimo doppia rispetto alla potenza nominale dell’ impianto fotovoltaico considerato.

L’impianto è posto a Milano ad una quota di circa 120 metri da terra, pertanto è realistico stimare circa 1000 ore utili all’anno. Pertanto l’energia totale erogata dall’impianto minieolico in un anno è stimabile come: potenza x ore utili annue= 78 kW x 1000h/a=78 MWh/a (stimare le ore utili annue=1000h/a è una misura estremamente cautelativa) Prima di scegliere se installare un’impianto minieolico sulla copertura della torre si è posta a confronto la potenza nominale dell’impianto mini-eolico con la potenza nominale di un impianto fotovoltaico che si estenda sulla medesima superficie della copertura della torre. L’area della copertura della torre disponibile per l’installazione è di 349,00mq 1)impianto fotovoltaico (posizionato in orizzontale) prendendo in considerazione un impianto fotovoltaico con celle in silicio policristallino ciascuna con dimensioni 1559mm x 1046mm x 46 mm (vale a dire con un’area di 1,63 mq) e con potenza nominale 310 W, si ha che sulla copertura è possibile installare: 349/1,63 =~214moduli, per una potenza nominale totale di 214moduli x 310W=66.340W=66,34kW. Pertanto l’ energia totale erogata in un anno 133


acqua fredda acqua calda

sezione N-S

Impianto di climatizzazione: distribuzione verticale 134


5.5 LAYOUT IMPIANTISTICI 5.5.1 IMPIANTO DI CLIMATIZZAZIONE La generazione del caldo e del freddo è affidata ad un sistema di pompa di calore/macchina frigorifera che funziona con il metodo acqua-acqua, del tipo wshn-xee 452. I terminali impiegati sono pannelli radianti attivi a soffitto del tipo gkc 0355. Nel § 5.4.3 è stato affrontato il calcolo del dimensionamento dei canali del fluido termovettore (l’acqua) e la sezione delle tubazioni definita è di 0,02mq.

collettore acqua fredda acqua calda

18

Impianto di climatizzazione: distribuzione orizzontale 135


acqua fredda sanitaria acqua calda sanitaria

acqua fredda sanitaria acqua calda sanitaria

Impianto idrosanitario: distribuzione orizzontale 136


5.5.2 IMPIANTO IDROSANITARIO L’impianto idrosanitario riguarda la produzione di acqua fredda sanitaria, acqua calda sanitaria e la definizione del sistema di scarico. In particolare, si è deciso di impiegare un sistema di scarico con braghe miscelatrici poichè non richiede l’uso dei sistemi di ventilazione parallela o secondaria e permette di ridurre il diametro delle colonne di scarico a parità di portata. È un sistema idoneo ed economicamente vantaggioso in edifici molto alti o dove le portate di scarico ed i fattori di contemporaneità sono importanti. Consente un incremento delle portate nelle colonne di scarico del 45-55% rispetto ad un sistema di ventilazione parallela o secondaria.

Impianto idrosanitario: braga miscelatrice 137


sistema di scarico con braga miscelatrice

sezione N-S

Sistema di scarico 138


Sistema di scarico: schema di funzionamento 139


aria mandata aria ripresa con recupero di calore

18

aria mandata aria ripresa con recupero di calore

Impianto di ventilazione: distribuzione orizzontale 140


5.5.3 IMPIANTO DI VENTILAZIONE L’impianto di ventilazione prevede l’impiego di 5 UTA da 7.000mc/h ciascuna, poste ogni 6 piani (per il dimensionamento confrontare § 5.4.4). Le UTA impiegate sono del tipo FAST FM 82. Nel § 5.4.3 sono state definite le dimensioni dei canali di mandata e di ripresa dell’aria, i quali hanno entrambi una sezione di 0,80 m x 0,85 m. Si prevede la ripresa dell’aria esausta con recupero di calore, ad eccezione degli spazi non idonei per tale trattamento come ad esempio le cucine collettive.

hotel | camera

hotel | cucina collettiva

aria mandata aria ripresa aria ripresa senza recupero di calore

hotel | spazio collettivo

Impianto di ventilazione: schema di funzionamento per i tipi di ambienti più diffusi all’interno della torre 141


aria mandata aria ripresa con recupero di calore

08

aria mandata aria ripresa con recupero di calore

Impianto di ventilazione: distribuzione orizzontale 142


aria mandata aria ripresa con recupero di calore

04

aria mandata aria ripresa con recupero di calore

Impianto di ventilazione: distribuzione orizzontale 143


aria mandata aria ripresa con recupero di calore

18

aria mandata aria ripresa con recupero di calore

Impianto di ventilazione: distribuzione orizzontale 144


Impianto di ventilazione: distribuzione verticale 145


5.6 CERTIFICAZIONE ENERGETICA CON CENED + Attualmente il programma per la certificazione energetica CENED+ (impiegato in Lombardia) per quanto riguarda la definizione dell’energia primaria, si preoccupa solo degli aspetti inerenti il riscadamento invernale e non la climatizzazione estiva (che invece ha necessariamente un ruolo importante all’interno dei bilanci energetici dela torre). Il programma CENED + indaga principalmente gli aspetti inerenti l’involucro e il riscaldamento invernale.

5.6.1 REPORT

146


147


148


149


150


151


152


153


5.6.2 RISULTATI Energia Primaria L’edificio , per quanto riguarda l’energia primaria, è in classe A, è da notare il fatto che il programma CENED + non tiene conto del contributo dato dall’energia eolica ( pari a 78 - 156 MWh/a). Basso consumo

A+

B C D E F G Alto consumo

Rapporto S/V 0.87 GG 2631.00

EphLIm 101.82

Indicatori: Riscaldamento o climatizzazione invernale EPH Acqua calda sanitaria EPW Totale per usi termici Illuminazione EPL Solare termico (Riscaldamento) Solare termico (ACS) Solare fotovoltaico Riscaldamento ε gH Acqua calda sanitaria ε gW Riscaldamento + ACS ε gHw Emissioni di CO2

16.91 [kWh/m2] 8.12 [kWh/m2] 25.02 [kWh/m2] 0.00 [kWh/m2] 0.00 [kWh/m2] 0.00 [kWh/m2] 7.52 [kWh/m2] 1.21 2.06 1.61 3.36 [kg/m2]

Energia Termica Il programma CENED+ non permette un corretto dimensionamento dell’energia per il raffrescamento o climatizzazione estiva, pertanto nella derminazione della classe energetica per l’energia termica bisogna considerare il dato parziale del riscaldamento o climatizzazione invernale, tale dato è pari a 23,78 kWh/mq a, ovvero ciò fa sì che l’edificio sia in classe C per quanto riguarda l’energia termica.

154


5.7 BILANCI ENERGETICI QUALITATIVI 5.7.1 BILANCIO ENERGETICO DEL SISTEMA IMPIANTISTICO BILANCIO ENERGETICO DEL SISTEMA IMPIANTISTICO

acs

apporto da terreno (PDC acqua-acqua)

climatizzazione illuminazione

energia da impianto mini eolico (fonte rinnovabile)

usi elettrici energia acquistata dalla rete

perdite del sistema elettrico nazionale

FABBISOGNI E USI FINALI

perdite impiantistiche

energia primaria

5.8.2 BILANCIO TERMICO DELL’INVOLUCRO BILANCIO TERMICO DELL’INVOLUCRO

IN ESTATE

IN INVERNO

apporti gratuiti (solari + da occupazione)

dispersioni per trasmissione

dispersioni per trasmissione

apporti da fonti rinnovabili

dispersioni per ventilazione

apporti da fonti rinnovabili

apporti energetici impianti

consumi elettrici

apporti energetici impianti

155

dispersioni per ventilazione dispersioni solari + da occupazione consumi elettrici


156


6. STRUTTURE PREMESSA Per il progetto di una torre è indispensabile legare strettamente la definizione strutturale agli aspetti compositivi. In particolare, l’indagine strutturale ha implicato l’introduzione di un elemento strutturale molto performante ma ancora poco impiegato negli edifici alti, ovvero i solai a piastra alleggerita cassettonata. Inoltre sono stati dimensionati i principali elementi strutturali dell’edificio e sono state fatte verifiche relative alle azioni del vento e dei sismi, aspetti da non trascurare nella progettazione di un edificio alto.

157


Sezione strutturale 158


6.1 EDIFICIO 6.1.1 ARCHITETTURA, STRUTTURA, SCHEMA STRUTTURALE L’edificio è costituito complessivamente da 33 piani, di cui 31 fuori terra e 2 piani interrati. Il corpo di fabbrica ha una struttura in cemento armato gettato in opera, in particolare, i solai sono piastre cassettonate del tipo geoplast skydome. I solai sono piastre alleggerite bidirezionali e sono alti 25 cm (i travetti sono alti 20 cm, che è l’altezza della cupola in plastica skydome + 5 cm, pari all’altezza della soletta in calcestruzzo). Le travi non sono in spessore di solaio e sono alte 60 cm (con altezza del solaio pari a 25 cm + 35 cm di trave). L’edificio a terra è affiancato da un basamento costituito nella parte attigua alla torre da 3 piani fuori terra e 2 interrati e nel secondo corpo di fabbrica da 4 piani fuori terra e 2 piani interrati. La struttura del basamento è staccata da quella della torre da un giunto di dilatazione. Il corpo di fabbrica ha la stessa struttura della torre, in cemento armato gettato in opera con piastre cassettonate del tipo geoplast skydome.

6.2 SOLAIO 6.2.1 DESCRIZIONE DEL TIPO DI SOLAIO Piastra alleggerita cassettonata skydome geoplast. Il sistema scelto per il solaio è una piastra cassettonata in calcestruzzo gettato in opera realizzato con l’alloggiamento di cupolini in plastica usati come casseri che, grazie al materiale di cui sono fatti, permettono un disarmo rapido, la possibilità di un riutilizzo in più getti e una facilità di spostamento. Il sistema è autoportante e può essere montato dal basso da pochi operatori.

159


Pianta strutturale del piano di copertura (sopra), pianta strutturale a quota -6,18m (sotto) 160


Pianta strutturale a quota -2,26m (sopra), pianta strutturale a quota +1,50m (sotto) 161


Pianta strutturale di un piano tipo (quota +25,00m) 162


Pianta strutturale (quota +115,00m) 163


Campata tipo del solaio strutturale a piastra alleggerita cassettonata: assonometria 164


6.2.2 APPROSSIMAZIONE DEL CALCOLO DEL SOLAIO A PIASTRA CON IL METODO DI GRASHOF Considero la piastra riferita ad un sistema di assi cartesiano x, y e approssimo ogni campata di piastra a due ordini di strisce ortogonali, tx e ty gravate dei carichi qx e qy esercitati da un carico q agente perpendicolarmente al solaio. Al fine di una prima verifica della resistenza della piastra considero come rappresentativa del comportamento del solaio la campata a. Considero lo schema statico della campata presa in esame con due lati vincolati con appoggio e gli altri due lati vincolati con incastro. Confronto il momento + e - calcolati per una trave con lo stesso schema statico (trave vincolata ad un lato con un appoggio e vincolata dall’altro lato con incastro) con i momenti ricavati con la ripartizione dei pesi (px, py) tramite il metodo di Grashof e verifico che il momento calcolato per la piastra (sia + sia -) è minore rispetto a quello calcolato per una trave con gli stessi vincoli.

py

px

tx

ty

px= ptot* (ly4/(klx + ly4)) py= ptot - px

6.2.3 DIMENSIONAMENTO SOLAIO A PIASTRA (VERIFICA ALLE TENSIONI AMMISSIBILI) Ipotesi di carichi accidentali: permanenti: peso proprio solaio:

2 KN/mq 2 KN/mq 3,25 KN/mq

ptot:

7,25 KN/mq*0,82 m= 6,0 KN/m

165


Con il metodo di Grashof: px= ptot* (ly4 /(klx4 + ly4))= 4,6 KN/m py= ptot - px= 1,4 KN/ m Caratteristiche del materiale Calcestruzzo Rck= 35 N/mmq fck=28 N/mmq

Se trave: M+= pl2 /14,2= 14,5 KNm M-= pl2 /8= 25,7 KNm σs =200 N/mmq Se piastra: Mx+= pxlx2 /14,2= 11,1KNm My+= pyly2 /14,2= 6,1 KNm Armature al positivo in direzione x: As= Mx+/ (0,9*d*σs)= 2,9 cmq* 0,82= 2,4cmq -> 2 Φ 14 -> 3,08 cmq in direzione y: As= My+/ (0,9*d*σs)= 1,6 cmq* 0,82= 1,3 cmq -> 2 Φ 12 -> 2,26 cmq Mx-= pxlx2 /8= 19,6 KNm My-= pyly2 /8= 10,8 KNm Armature al negativo in direzione x: As= Mx-/ (0,9*d*σs)= 5,2 cmq* 0,82= 4,3 cmq -> 2Φ18 -> 5,09 cmq in direzione y: As= My-/ (0,9*d*σs)= 2,9 cmq* 0,82= 2,4 cmq -> 2Φ14 -> 3,08 cmq

Verifica a taglio TA= 0,375 pl TB= 0,625 pl 166


τCO= 0,4+ ((35-15)/75)= 0,6 MPa con Rck= 35 N/mmq VBx= 0,625*px*lx= 16,8 KN/m VBy= 0,625*py*ly= 6,9 KN/m τx= VBx/ (0,9*b*d)= 0,11 MPa --> τx<τCO τy= VBy/ (0,9*b*d)= 0,05 MPa --> τy<τCO

Deformazione f=pl4/ (185*E*J) con E=32588 MPa I= 88541667 mmq fx= 10,3 mm fy= 10,3 mm fxmax= lx/ 250= 23,4 mm fymax= ly/ 250= 31,4 mm fxmax>fx fymax>fy

6.2.4 DIMENSIONAMENTO SOLAIO A PIASTRA (VERIFICA AGLI SLU*) *riferimento alle NTC 2008 Ipotesi di carichi accidentali: permanenti: peso proprio solaio:

2 KN/mq -->*1,5 = 3 KN/mq 2 KN/mq -->*1,3= 2,6 KN/mq 3,25 KN/mq -->*1,3= 4,225 KN/mq

ptot:

7,50 KN/mq --> 9,825 KN/mq* 0,82m= 8,1 KN/m

Con il metodo di Grashof: px= ptot* (ly4 /(klx4 + ly4))= 6,2 KN/mq py= ptot - px= 1,9 KN/mq

167


Caratteristiche del materiale Calcestruzzo Rck= 35 N/mmq fck=28 N/mmq Se trave: M+= pl2 /14,2= 19,5 KNm M-= pl2 /8= 34,7 KNm Se piastra: Mx+= pxlx2 /14,2= 14,2 KNm My+= pyly2 /14,2= 8,24 KNm fyk= 450 N/mmq γs= 1,15 fyd= fyk/ s= 391,3 N/mmq Asx+= 308 mmq (2 Φ 14) Asy+= 226 mmq (2 Φ 12) Armature al positivo in direzione x: Mx+,R=0,9*d*fyd*Asx+= 22,8 KNm > 14,2 KNm (Mx+) in direzione y: My+,R= 0,9*d*fyd*Asy+= 16,7 KNm > 8,24 KNm (My+) Mx-= pxlx2 /8= 26,5 KNm My-= pyly2 /8= 14,6 KNm Asx- = 509 mmq (2 Φ 18) Asy- =308 mmq (2 Φ 14) Armature al negativo in direzione x: Mx-,R= 0,9*d*fyd*Asx-= 37,6 KNm > 32,1 KNm (Mx-) in direzione y: My-,R= 0,9*d*fyd*Asy-= 22,8 KNm > 17,9 KNm (My-) Elementi con armature trasversali resistenti a taglio

sinα= 1 ctgα= 0 168


ctgθ= 2,5 αc= 1 d= 210 mm bw= 154 mm s= 200 mm Asw= 56,55 mm (2Φ6) fyd= 391,3 N/mmq fck= 28 N/mmq αcc=0,85 γc= 1,5 fcd= αcc*fck* c= 15,86 N7mmq f ’cd= 0,5*fcd= 7,93 N/mmq Verifica a taglio TA= 0,375 pl TB= 0,625 pl Vsdx=0,625*px*lx= 22,7 KN/m* 0,82= 18,6 KN Vsdy=0,625*py*ly=9,3 KN/m* 0,82= 7,6 KN Resistenza a “taglio trazione” VRsd= 0,9* d* Asw/s* fyd* (ctgα+ ctgθ) *sinα= 52,3 KN Resistenza a “taglio compressione” VRcd= 0,9* d* bw* αc*f ’cd* (ctgα+ ctgθ)/ (1+ ctg θ)= 164,9 KN VRd=min (VRsd, VRcd)= 52,3 KN VRd (52,3 KN) > Vsd (18,6 KN )

169


Sezione di una trave tipo 170


6.3 TRAVE 6.3.1 DIMENSIONAMENTO TRAVE 02-02 (VERIFICA ALLE TENSIONI AMMISSIBILI) DIMENSIONAMENTO TRAVE A QUATTRO CAMPATE SU CINQUE APPOGGI Considero la situazione più svantaggiosa, ovvero la trave più lunga e maggiormente caricata. Schematizzo la trave come una trave a quattro campate su cinque appoggi e ipotizzo che il carico sia uniforme e le campate abbiamo tutte la stessa luce (l= 7,80 m).

p=ptot* li trave=7,25 KN/mq* 4, 8m= 35,0 KN/m Mb= Md= -(1/9,34)*(pl2) Mf=Mi= (1/13)*(pl2 ) Caratteristiche del materiale Calcestruzzo Rck= 35 N/mmq fck=28 N/mmq Mb= Md=Mf=Mi= ± pl2 /10 M=± 212, 9 KNm Calcolo armature trave ipotizzo una trave alta 35 cm (+ 25 cm di solaio) As= M/ (0,9*d*σs)= 21,5 cmq -> 5Φ24 -> 22,61 cmq 99000 con σs= 200 N/mmq d= 550 mm

171


Verifica a taglio Tbd= Tbs= 0,607 pl= 165,7 KN τ*b= T/ (0,9d)= 334,7 N/mm Fs= As*σs= d*s con s= 250 mm As= 3,70 cmq -> 5Φ10 -> 3,93 cmq

6.3.2 DIMENSIONAMENTO TRAVE 02-02 (VERIFICA AGLI SLU*) DIMENSIONAMENTO TRAVE A QUATTRO CAMPATE SU CINQUE APPOGGI *riferimento alle NTC 2008

p=47,2 KN/m Mb= Md= -(1/9,34)*(pl2) Mf=Mi= (1/13)*(pl 2) Mb= Md=Mf=Mi= ± pl2/10 Msd=± 292,88 KNm

172


Caratteristiche del materiale Calcestruzzo Rck= 35 N/mmq fck=28 N/mmq Calcolo armature trave Ipotizzo una trave alta 35 cm (+ 25 cm di solaio) fyd= fyk/ s= 391,3 N/mmq fyk= 450 N/mmq γs= 1,15 MR= 0,9*d*fyd*As= 438 KNm >292,88 (Msd) Verifica a taglio Tbd= Tbs= 0,607 pl Vsd= 227,9 KN/m *0,82 m= 182,3 KN Elementi con armature trasversali resistenti a taglio sinα= 1 ctgα= 0 ctgθ= 2,5 αc= 1 d= 550 mm bw= 600 mm s= 250 mm Asw= 393 mm (5Φ10) fyd= 391,3 N/mmq fck= 28 N/mmq αcc=0,85 γc= 1,5 fcd= αcc*fck* c= 15,86 N7mmq f ’cd= 0,5*fcd= 7,93 N/mmq

173


Trave: armature di un cordolo tipo 174


Resistenza a “taglio trazione” VRsd= 0,9* d* Asw/s* fyd* (ctgα+ ctgθ) *sinα= 760,6 KN Resistenza a “taglio compressione” VRcd= 0,9* d* bw* αc*f ’cd* (ctgα+ ctgθ)/ (1+ ctg θ)= 812,1 KN VRd=min (VRsd, VRcd)= 760,6 KN VRd (52,7 KN) > Vsd(182,3 KN )

175


Schema della discesa dei carichi del pilastro B02, con verifica alle tensioni ammissibili 176


6.4 PILASTRI 6.4.1 DISCESA DEI CARICHI PILASTRO B02 (VERIFICA ALLE TENSIONI AMMISSIBILI) Rck= 35 N/mmq fck= 28 N/mmq σCLS = 6+ ((Rck-15)/4)= 11 N/mmq σamm= 0,7*σCLS = 7,7 N/mmq AiB02= 38,34 mq Predimensionamento pilastro in c.a. ACLS nec= Ntot/σamm=1,2 mq ipotesi: l= 110 cm Armature pilastro in c.a. Ipotesi: hp= 70 cm bh= 120 cm ACLS= 8400 cmq As= 0,04*hp*bh= 336 cmq N=σamm (ACLS + n*As)= 10349KN Verifico che: N (10349 KN) >Ntot (8894,9 KN)

177


Schema della discesa dei carichi del pilastro B02, con verifica agli SLU 178


6.4.2 DISCESA DEI CARICHI PILASTRO B02 (VERIFICA AGLI SLU*) *riferimento alle NTC 2008

Rck= 35 N/mmq fyd= fyk/ s= 391,3 N/mmq fcd= αcc*fck/ c= 15,85 N/mmq αcc= 0,85 fck= 28 N/mmq γc= 1,5 AiB02= 38,34mq Ipotesi hp=70 cm bh= 120 cm Ac=8400 cmq As= 0,04*hp*bh= 336 cmq Nrd=(0,8*Ac*fcd)+(As*fyd)=23799 KN Ntot*=Ntot+ ppilastro=14832 KN Verifico che: Nrd (23799 KN) >Ntot* (14832 KN)

179


Schema della discesa dei carichi del pilastro E05, con verifica alle tensioni ammissibili 180


6.4.3 DISCESA DEI CARICHI PILASTRO E05 (VERIFICA ALLE TENSIONI AMMISSIBILI) Rck= 35 N/mmq fck= 28 N/mmq σCLS = 6+ ((Rck-15)/4)= 11 N/mmq σamm = 0,7*σCLS = 7,7 N/mmq AiC06= 25,04 mq Predimensionamento pilastro in c.a. ACLS nec= Ntot/σamm=0,66 mq Ipotesi: l= 81 cm Armature pilastro in c.a. ipotesi: hp= 50 cm bh= 100 cm ACLS= 5000 cmq As= 0,04*hp*bh= 200 cmq N=σamm(ACLS nec+n*As)=6160 KN Verifico che: N (6160,00 KN)>Ntot (50831 KN) Calcolo della snellezza λ=l0/ rmin l0= l*β in funzione del vincolo: β=1 quindi l0=800 cm λ=l0/ rmin=30,79 Verifica con metodo ω N=50831 KN ACLS=5000 cmq λ<50 ω=1 σC=ω*N/ACLS≤σCLS --> σC(10,51 N/mmq)≤σCLS(11 N/mmq)

181


Schema della discesa dei carichi del pilastro B02, con verifica agli SLU 182


6.4.4 DISCESA DEI CARICHI PILASTRO E05 (VERIFICA AGLI SLU*) *riferimento alle NTC 2008

Rck= 35 MPa fyd= fyk/ s= 391,3 N/mmq fcd= αcc*fck/ c= 15,85 N/mmq αcc= 0,85 fck= 28 N/mmq γc= 1,5 AiC06= 25,04mq ipotesi hp=50 cm bh= 100 cm ACLS=5000 cmq As= 0,04*hp*bh= 200 cmq Nrd=(0,8*Ac*fcd)+(As*fyd)=14166 KN Ntot*= NTOT+ppilastro= 8442 KN Verifico che: Nrd (14166 KN) >Ntot* (8442 KN)

183


6.5 BARICENTRI, MASSE, RIGIDEZZE Semplifico il vano scala

Calcolo del centro delle rigidezze x= ΣIx y= ΣIy

y

I= bh3/12

x

184


6.6 DISCESA DEI CARICHI A TERRA Ipotizzo una piastra di fondazione areafondazione= (27,9m + 5m)x (31,9m+7m)=1279,8 mq G (carichi permanenti)= ptotsolai + pvano scala + ppilastri= 285965 KN Q (carichi accidentali)= 58740,66 KN Ntot= G + Q = 344705,66 KN Ďƒ= Ntot/areafondazione= 2,69

Pianta strutturale delle sottofondazioni (quota -11,00m) 185


6.7 AZIONE DEL VENTO (VERIFICHE)

Aivano scala= 290.5 mq pvano scala = 96131 KN Ipotesi di carichi permanenti: 2 KN/mq peso proprio solaio: 3,25 KN/mq ptotsolai: 5,25 KN/mq *npiani* Aivano scala--> 50329,13 KN ptotsolai= 50329,13 KN pvano scala= 96131 KN Ntot=

146460,13 KN

Caratteristiche del materiale Calcestruzzo Rck= 45 N/mmq fck= 35 N/mmq N/A < マイLSamm1= 0,45 fck --> 15,75 N/mmq M/W < マイLSamm2= 0,6 fck --> 21 N/mmq

186


Tab 3.I

Con riferimento alle NTC 2008:

Tab 3.II

Zona = Rugosità = Espos. =

Vb,0 (m/s) = a0 (m) = ka =

ca = vb (m/s) = cr = vr (m/s) = kr = z0 (m) = zmin (m) = Ct = ρ (kg/m3) = Cp = Cp =

25,00 1.000,00 0,40 1,00 A V 1,00 25,00 1,06 26,50 0,23 0,70 12,00 1,00 1,25 0,80 0,40

se la q.s.m. è inferiore a a0 se il periodo di ritorno è di 100 anni

Coeff. pressione Coeff. depressione

187


6.7.1 AZIONE DEL VENTO (VERIFICHE) CASO A

larghezza= 31,9 m Tbase= 4909,9 KN Mbase= 346191,9 KNm

Piano 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31,00

Quota (z) Interpiano Larghezza (m) (m) (m) 0,00 4,00 8,00 12,00 16,00 20,00 24,00 28,00 32,00 36,00 40,00 44,00 48,00 52,00 56,00 60,00 64,00 68,00 72,00 76,00 80,00 84,00 88,00 92,00 96,00 100,00 104,00 108,00 112,00 116,00 120,00 124,00

4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00

31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90 31,90

Coeff. Espos. ce(z)

Press. picco qp(z) (N/mq)

Press. + depress. (N/mq)

1,48 1,48 1,48 1,48 1,48 1,84 1,97 2,09 2,19 2,28 2,36 2,44 2,51 2,58 2,64 2,70 2,75 2,80 2,85 2,90 2,94 2,99 3,03 3,07 3,10 3,14 3,17 3,21 3,24 3,27 3,30 3,33

577,88 693,46 577,88 693,46 577,88 693,46 577,88 693,46 577,88 693,46 717,16 860,59 769,48 923,37 814,78 977,74 854,82 1.025,79 890,76 1.068,91 923,38 1.108,06 953,29 1.143,95 980,92 1.177,11 1.006,62 1.207,94 1.030,65 1.236,78 1.053,22 1.263,86 1.074,51 1.289,42 1.094,67 1.313,61 1.113,82 1.336,58 1.132,05 1.358,46 1.149,46 1.379,36 1.166,13 1.399,35 1.182,10 1.418,52 1.197,45 1.436,95 1.212,23 1.454,67 1.226,47 1.471,76 1.240,22 1.488,26 1.253,51 1.504,21 1.266,37 1.519,64 1.278,83 1.534,60 1.290,92 1.549,10 1.302,65 1.563,18 Taglio alla base (kN) = Momento alla base (kNm) =

188

Forza di piano (kN) 88,49 88,49 88,49 88,49 88,49 109,81 117,82 124,76 130,89 136,39 141,39 145,97 150,20 154,13 157,81 161,27 164,53 167,62 170,55 173,34 176,01 178,56 181,00 183,35 185,62 187,80 189,90 191,94 193,91 195,81 197,67 199,46 4.909,93

Momento parziale (kNm) 0,00 353,94 707,88 1.061,83 1.415,77 2.196,22 2.827,73 3.493,27 4.188,50 4.910,13 5.655,53 6.422,59 7.209,56 8.014,96 8.837,52 9.676,15 10.529,89 11.397,91 12.279,45 13.173,83 14.080,47 14.998,79 15.928,32 16.868,59 17.819,18 18.779,72 19.749,83 20.729,20 21.717,51 22.714,47 23.719,83 24.733,33 346.191,91


Eccentricità

Semplifico il vano scala Avano scala= 31,01 m2 Ntot= 146460,13 KN Mbase= 346191,9 KNm Iy= 333,3 m4 d= 7,95 m a= d/2= 3,975 m W= Iy/a= 83,8 m3

σc+= (Ntot/ Avano scala )+ (Mbase/W)= (4,7 + 4,1) N/mmq= 8,8 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,7 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 4,1 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq) σc-= (Ntot/ Avano scala ) - (Mbase/W)= (4,7 - 4,1) N/mmq= 0,6 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,7 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 4,1 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq)

189


6.7.2 AZIONE DEL VENTO (VERIFICHE) CASO B

larghezza= 27,9 m Tbase= 4294,3 KN Mbase= 302782,3 KNm

Piano 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31,00

Quota (z) Interpiano Larghezza (m) (m) (m) 0,00 4,00 8,00 12,00 16,00 20,00 24,00 28,00 32,00 36,00 40,00 44,00 48,00 52,00 56,00 60,00 64,00 68,00 72,00 76,00 80,00 84,00 88,00 92,00 96,00 100,00 104,00 108,00 112,00 116,00 120,00 124,00

4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00 4,00

27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90 27,90

Coeff. Espos. ce(z)

Press. picco qp(z) (N/mq)

Press. + depress. (N/mq)

1,48 1,48 1,48 1,48 1,48 1,84 1,97 2,09 2,19 2,28 2,36 2,44 2,51 2,58 2,64 2,70 2,75 2,80 2,85 2,90 2,94 2,99 3,03 3,07 3,10 3,14 3,17 3,21 3,24 3,27 3,30 3,33

577,88 693,46 577,88 693,46 577,88 693,46 577,88 693,46 577,88 693,46 717,16 860,59 769,48 923,37 814,78 977,74 854,82 1.025,79 890,76 1.068,91 923,38 1.108,06 953,29 1.143,95 980,92 1.177,11 1.006,62 1.207,94 1.030,65 1.236,78 1.053,22 1.263,86 1.074,51 1.289,42 1.094,67 1.313,61 1.113,82 1.336,58 1.132,05 1.358,46 1.149,46 1.379,36 1.166,13 1.399,35 1.182,10 1.418,52 1.197,45 1.436,95 1.212,23 1.454,67 1.226,47 1.471,76 1.240,22 1.488,26 1.253,51 1.504,21 1.266,37 1.519,64 1.278,83 1.534,60 1.290,92 1.549,10 1.302,65 1.563,18 Taglio alla base (kN) = Momento alla base (kNm) =

190

Forza di piano (kN) 77,39 77,39 77,39 77,39 77,39 96,04 103,05 109,12 114,48 119,29 123,66 127,66 131,37 134,81 138,02 141,05 143,90 146,60 149,16 151,60 153,94 156,17 158,31 160,36 162,34 164,25 166,09 167,87 169,59 171,26 172,88 174,45 4.294,27

Momento parziale (kNm) 0,00 309,56 619,12 928,68 1.238,24 1.920,83 2.473,16 3.055,24 3.663,30 4.294,44 4.946,37 5.617,25 6.305,54 7.009,95 7.729,36 8.462,84 9.209,53 9.968,71 10.739,71 11.521,94 12.314,89 13.118,07 13.931,04 14.753,41 15.584,80 16.424,89 17.273,36 18.129,92 18.994,31 19.866,26 20.745,56 21.631,97 302.782,26


Eccentricità

Semplifico il vano scala Avano scala= 31,01 m2 Ntot= 146460,13 KN Mbase= 302782,3 KNm Ix= 1028,8 m4 c= 13,8 m d= 3,97 m Wc= Ix/c= 74,55 m3 Wd= Ix/d= 259,14 m3

Caso MB1 σc+= (Ntot/ Avano scala )+ (Mbase/Wa)= (4,7 + 4,1) N/mmq= 8,8 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,7 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 4,1 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq) σc-= (Ntot/ Avano scala ) - (Mbase/Wb)= (4,7 - 1,2) N/mmq= 3,5 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,7 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 1,2 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq)

191


Fh (KN) W (KN)

Piano

4788,81 Tbase 266045,3

-­‐2 -­‐1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

Quota (z) (m)Wi 0 0 4 7962,28841 8 7962,28841 12 7962,28841 16 7962,28841 20 7962,28841 24 7962,28841 28 7962,28841 32 7962,28841 36 7962,28841 40 7962,28841 44 7962,28841 48 7962,28841 52 7962,28841 56 7962,28841 60 7962,28841 64 7962,28841 68 7962,28841 72 7962,28841 76 7962,28841 80 7962,28841 84 7962,28841 88 7962,28841 92 7962,28841 96 7962,28841 100 7962,28841 104 7962,28841 108 7962,28841 112 7962,28841 116 7962,28841 120 7962,28841 124 7962,28841 128 7962,28841 132 2777,0925

zi*wi (KNm) 0 31849,1536 63698,3073 95547,4609 127396,615 159245,768 191094,922 222944,075 254793,229 286642,383 318491,536 350340,69 382189,844 414038,997 445888,151 477737,305 509586,458 541435,612 573284,765 605133,919 636983,073 668832,226 700681,38 732530,534 764379,687 796228,841 828077,995 859927,148 891776,302 923625,455 955474,609 987323,763 1019172,92 366576,21 17182929,3

tabella 1

192

Fi (KNm)

0 8,87622491 17,7524498 26,6286747 35,5048997 44,3811246 53,2573495 62,1335744 71,0097993 79,8860242 88,7622491 97,6384741 106,514699 115,390924 124,267149 133,143374 142,019599 150,895824 159,772048 168,648273 177,524498 186,400723 195,276948 204,153173 213,029398 221,905623 230,781848 239,658073 248,534298 257,410523 266,286747 275,162972 284,039197 102,163245

M (KNm)

0 35,5048997 142,019599 319,544097 568,078395 887,622491 1278,17639 1739,74008 2272,31358 2875,89687 3550,48997 4296,09286 5112,70555 6000,32804 6958,96033 7988,60242 9089,25431 10260,916 11503,5875 12817,2688 14201,9599 15657,6607 17184,3714 18782,0919 20450,8222 22190,5623 24001,3122 25883,0719 27835,8413 29859,6206 31954,4097 34120,2086 36357,0173 13485,5483 369819,035 Mbase


Elaborazioni effettuate con "Spettri NTC ver.1.0.2"

6.8 AZIONE DEL SISMA (VERIFICHE*) *riferimento alle NTC 2008

Spettri di risposta (componenti orizz. e vert.) per lo stato limite: Sd [g]

SLV

0,2 Componente orizzontale

0,18

Componente verticale

0,16

Fh= Sd (T1) * W * λ / g= 1369,9 KN

0,14

con T1= C1 * H3/4= 2,79 sec Sd= 0,009g (vedi grafico degli spettri di risposta per SLV) W= G+ ψ2Q= 152212 KN Mtot= 121017,1 KNm (vedi tabella 1)

0,12

0,1

0,08

0,06

0,04

0,02

Fi= Fh* zi * Wi / Σj * zj * Wj (vedi tabella 1)

0

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

T [s]

Grafico degli spettri di risposta (componenti orizz. e vert.) per lo stato limite: SLV

La verifica dell'idoneità del programma, l'utilizzo dei risultati da esso ottenuti sono onere e responsabilità esclusiva dell'utente. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non potrà essere ritenuto responsabile dei danni risultanti dall'utilizzo dello stesso.

Aivano scala= 290.5 mq pvano scala = 96131KN

pTOT SOLAI

permanenti: 2 KN/mq peso proprio solaio: 3,25 KN/mq ptotsolai:

Q

paccidentali:

5,25 KN/mq *npiani* Aivano scala-->50329,13KN 2 KN/mq 2 KN/mq *npiani* Aivano scala--> 19173 KN* ψ2--> 5751,9 KN

ptotsolai= 50329,13 KN pvano scala= 96131 KN G=

146460,13 KN

Q=

5751,9 KN

Ntot=

152212,03 KN 193


6.8.1 AZIONE DEL SISMA (VERIFICHE) CASO A

larghezza= 31,9 m Tbase= 1369,9 KN Mbase= 121017,14 KNm

EccentricitĂ

Semplifico il vano scala

194


Caratteristiche materiale Calcestruzzo Rck= 45 N/mmq fck= 35 N/mmq σc+= (Ntot/ Avano scala )+ (Mbase/W)= (4,9 + 1,4) N/mmq= 6,3 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,9 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 1,4 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq) σc-= (Ntot/ Avano scala ) - (Mbase/W)= (4,9 - 1,4) N/mmq= 3,5 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,9 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 1,4 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq)

195


6.8.2 AZIONE DEL SISMA (VERIFICHE) CASO B

larghezza= 27,9 m Taglio alla base= 1369,9 KN Momento alla base=121017,14 KNm

EccentricitĂ

Semplifico il vano scala

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Caratteristiche materiale Calcestruzzo Rck= 45 N/mmq fck= 35 N/mmq Caso MB1 σc+= (Ntot/ Avano scala )+ (Mbase/Wa)= (4,9 + 1,6) N/mmq= 6,5 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,9 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 1,6 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq) σc-= (Ntot/ Avano scala ) - (Mbase/Wb)= (4,9 - 0,5) N/mmq= 4,4 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,9 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 0,5 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq)

Caso MB2 σc+= (Ntot/ Avano scala ) + (Mbase/Wb)= (4,9 +0,5) N/mmq= 5,4 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,9 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 0,5 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq) σc -= (Ntot/ Avano scala )- (Mbase/Wa)= (4,9 - 1,6) N/mmq= 3,3 N/mmq Verifico che Ntot/Avano scala ( 4,9 N/mmq) < σCLSamm1 (15,75 N/mmq) Mbase/W ( 1,6 N/mmq) < σCLSamm2 (21 N/mmq)

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7. CENTRI DI COSTO PREMESSA Il progetto prevede la presenza di alcuni elementi innovativi rispetto al mercato consolidato (ad esempio il sistema di facciata e l’impiego in edifici alti dei solai cassettonati e degli impianti micro-eolici). Pertanto non è stato possibile recuperare tali voci dai listini prezzi vigenti, piuttosto si è dovuto impiegare un metodo di stima comparativa oppure in alcuni casi non è stato possibile procedere ad una valutazione economica. Per tali ragioni il valore totale calcolato è da considerare inferiore rispetto al costo di costruzione reale. Il valore di questo capitolo sta nella definizione della sequenza dei lavori e nella valutazione comparativa dei diversi centri di costo presenti.

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200


7.1 DEFINIZIONE DELL’EDIFICIO: CARATTERISTICHE PROGETTUALI L’edificio considerato è parte di un progetto di insediamento più ampio, che, posto al confine tra il Comune di Milano e il Comune di Pero, occupa l’area di Cascina Merlata, precedentemente impiegata ad uso agricolo. Poiché il sito è di nuova edificazione, non sono necessari lavori significativi di demolizione. La torre è costituita da 31 piani fuori terra e 2 piani interrati. Ai piedi della torre è presente un basamento formato da corpi di fabbrica di altezza compresa tra 2 e 4 piani. La torre è interamente occupata da spazi per l’ospitalità temporanea (hotel low cost, residenze temporanee, hotel 4 stelle) e usi complementari (spazi per il ristoro, sale riunioni e congressi, aree wifi, spazi per la lettura). Gli spazi del basamento sono adibiti all’accoglienza (ingresso alla torre) e al commercio (palestra e bar). Ai piani interrati sono presenti locali per impianti, spazi di deposito, aree di carico-scarico, parcheggi per automobili e motocicli.

7.2 DESCRIZIONE DEI LAVORI 01. Allestimento cantiere

Si provvederà alla installazione di tutte le opere provvisorie necessarie per la corretta esecuzione dei lavori in oggetto, comprese adeguata protezioni dei manufatti e delle essenze arboree esistenti, opere provvisorie per erogazione acqua, energia elettrica (incluso contratto allacciamento provvisorio ENEL), baracca di cantiere e ponteggi interni ed esterni eseguiti fino ad altezze necessarie (altezza massima 17,15m), compresi reggie, chiodi, trasporti nell’ambito del cantiere e mano d’opera per montaggio e smontaggio, rete provvisoria di cantiere, compresa pulizia durante tutte le fasi di cantiere (inclusa iniziale, con sgombero in discarica di eventuali materiali di deposito e accurata pulizia finale). Compresi anche l’ affissione cartello con dati di progetto e gli oneri per l’esecuzione dei lavori secondo quanto prescritto dal piano della sicurezza.

02. Scavi e trasporti alle discariche

Lo scavo di sbancamento sarà realizzato con escavatore meccanico fino alla profondità di 8,84 m, compresi carico e trasporto alle discariche. Le armature della parete di scavo sono poste limitatamente alla scarpa interna fino ad un’altezza di 8,84m.

03. Fondazioni e sottofondazioni

Le fondazioni saranno costituite da una piastra in c.a. con l’utilizzo di calcestruzzo con caratteristiche Rck 35 N/mm2 - esposizione XC2-consistenza S3. Le sottofondazioni saranno eseguite con getto in opera di calcestruzzo con Rck 20 N/mm2 - esposizione X0 consistenza S3.

04. Murature controterra

I muri controterra saranno in c.a. gettato in opera mediante l’ausilio di casseri con l’utilizzo di calcestruzzo con Rck = 35 N/mm2 - esposizione XC1 o XC2 consistenza S3. Le strutture di fondazione saranno separate dal terreno da una guaina stesa a fiamma (0.5 cm), telo protettivo in plastica (sp. 1.5cm), tubo drenante microforato (diametro 10 cm).

05. Solai controterra

Per i solai controterra verrà messo in opera un vespaio aerato, costituito da: -magrone (10 cm) -getto cls con r.e. + cupolini plastici (4+30 cm) -telo pvc -pannello xps (5 cm) -impianti + sormonto + sottofondo di posa (14 cm) -pavimentazione in piastrelle di cemento (1 cm)

06. Struttura

La struttura sarà realizzata in c.a. gettato in opera con l’ausilio di casseri. Le travi, i pilastri e le solette saranno realizzati con l’impiego di calcestruzzo con caratteristiche Rck = 35 N/mm2 - esposizione XC1 o XC2 - consistenza S3. Le murature controventanti utilizzate per vani scale e ascensori saranno realizzati con l’impiego di calcestruzzo con caratteristiche Rck = 45 N/mm2 esposizione XC1 o XC2 - consistenza S3. I ferri d’armatura previsti dal progetto sono barre ad aderenza migliorata qualità B 450C ex Fe B 44K controllato in stabilimento del n. 370, le reti

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elettrosaldate presenti nei solai in strato singolo o doppio sono di tipo standard del n. 375.

07. Solai

La parte strutturale del solaio sarà costituita da piastre in c.a. cassettonate gettate in opera (parte piena sp. 25 cm). Per i solai di interpiano, posti tra due unità abitative, superiormente alla parte strutturali verranno collocati: -termoisolante in pannelli ad alta densità in polistirene (sp. 8 cm, dens. 30 kg/mc) -materassino fonoassorbente (2 cm) -pavimentazione + struttura per pavimento galleggiante (sp. 1cm + sp. min 3,5cm) Sono previsti pannelli di controsoffittatura in cartongesso abbinati ad un sistema di riscaldamento a soffitto mediante pannelli radianti attivi (sp.2.7cm+5cm).

08. Chiusure verticali

L’involucro dell’edificio è totalmente vetrato, la chiusura verticale esterna (posta più all’interno rispetto all’involucro vetrato) che si fa carico di garantire l’assenza di ponti termici in corrispondenza dei solai, sarà eseguita con: -strato di isolamento termico con pannelli in polistirene (sp. 5 cm, dens. 18 kg/mc) -strato di isolamento termico con pannelli in polistirene (sp. 10 cm, dens. 18 kg/mc) -staffa in acciaio (distanza tra le staffe 100 cm) -strato di finitura in aquapanel (sp. 1.25 cm) Le pareti interne divisorie all’interno di un’unità abitative verranno eseguite con: -due lastre in gesso rivestito(sp. 1,25cm) -pannello isolante in lana minerale (sp. 7,5cm) -struttura metallica in lamiera di acciaio zincato -due lastre in gesso rivestito (sp. 1,25cm) Le pareti interne tra due unità abitative saranno eseguite con: -lastra in gesso fibrato (sp. 1,25cm) -lastra in gesso rivestito (sp. 1,25cm) -pannello isolante in lana minerale (sp. 5cm) -struttura metallica in lamiera di acciaio zincato -intercapedine d’aria (sp. 4,5cm)

09. Vetrazioni e infissi:

Le vetrazioni: L’involucro dell’edificio è totalmente vetrato, sono presenti due tipi di involucro:

-nella parte basamentale, alla vetrocamera è anteposto un sistema di schermature orizzontali in alluminio -nello sviluppo della torre, l’involucro è una doppia pelle in vetro in cui lo strato interno è una facciata a cellule, mentre le vetrazioni esterne sono sostenute da montanti di vetro rinforzati con un’armatura in acciaio connessi agli infissi interni e ai pilastri In entrambi i casi, le vetrocamere, composte da 2 vetri separati da uno strato di Argon, sono del tipo SunGuard SN 70/37, con trasmittanza U=1,0W/mqK. Anche le vetrazioni esterne della doppia pelle sono dello stesso tipo ma laminate. I serramenti: i serramenti per le finestrature saranno in alluminio, a uno o due battenti oppure fissi, a seconda della collocazione all’interno del progetto, i serramenti saranno dotati di apertura a chiave quadra. Le porte: Le porte d’ingresso all’edificio avranno serramento in alluminio e saranno a due ante; le porte di ingresso alle unità abitative avranno serramento in alluminio e saranno ad un’anta; le porte interne saranno ad un’anta con battente, oppure saranno porte scorrevoli. Dove necessarie, le porte tagliafuoco saranno ad un battente a norma CNVVF/CCI - UNI 9723, classe REI 120 con passaggio netto 90x200-210cm o 120x200210cm.

10. Impianti di risalita:

Le murature controventanti per vani di scale e di ascensori saranno gettate in opera mediante l’uso di casseri, verrà impiegato calcestruzzo con Rck = 45 N/ mm2 - esposizione XC1 o XC2 - consistenza S3. Le scale saranno realizzate mediante l’utilizzo di travi a ginocchio, saranno gettate in opera con calcestruzzo con Rck = 35 N/mm2 - esposizione XC1 o XC2 consistenza S3 e barre ad aderenza migliorata qualità B 450C. I parapetti impiegati saranno in ferro con profilati tondi. Sono previsti: -6 ascensori ciascuno da 8 persone e adatti ai disabili (come da D.M. 236 del 14/06/1989 e L. Reg. n. 6/89, per la Lombardia relative a edifici di civile abitazione); -1 ascensore di emergenza, posto in corrispondenza di uno spazio di filtro dei fumi, da 12 persone e adatti ai disabili (come da D.M. 236 del 14/06/1989 e L. Reg. n. 6/89, per la Lombardia relative a edifici di civile abitazione);

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-1 montacarichi con fossa di dimensioni 2,1 x 1,85 m.

VERTICALI E DEI PACCHETTI DI SOLAIO

11.Copertura:

I pacchetti tecnologici impiegati per la progettazione della copertura non trovano un corrispettivo riscontro tra le voci presenti nel capitolo 1C.11 SISTEMI DI COPERTURA del Listino prezzi. Analogamente, i pacchetti tecnologici usati per la progettazione della parte opaca di chiusura esterna verticale non hanno un corrispettivo riscontro tra le voci dei capitoli 1C.06 MURATURE – TAVOLATI – ANCORAGGI - PARTIZIONI VERTICALI e 1C.19 RIVESTIMENTI del Listino prezzi. Lo stesso accade per i pacchetti dei solai di interpiano. Pertanto in tutti e tre i casi si sono dovute considerare separatamente le voci relative a ciascuno strato dei pacchetti tecnologici. In generale, tale operazione non è la scelta metodologicamente migliore poiché c’è il rischio di non contare alcune parti componenti le voci oppure di contarle più volte. Inoltre considerare le voci in maniera separata fa sì che la successiva lettura dei centri di costo sia meno chiara e l’interpretazione più sbilanciata.

La copertura piana aerata sarà realizzata in modo tale che, al di sopra della parte strutturale in c.a. (con calcestruzzo con Rck = 35 N/mm2 - esposizione XC1 o XC2 - consistenza S3 ), saranno presenti: -massetto di pendenza in cls + argilla espansa (sp. min 4cm, pendenza 1.5%) -barriera al vapore -termoisolante in pannelli ad alta densità in polistirene (sp. 8 cm, dens. 30 kg/mc) -doppia guaina impermeabilizzante stesa incrociata con strato superiore con finitura a scaglie di ardesia grigio chiaro (sp. 0.4 + 0.4 cm) -pavimentazione + struttura per pavimento galleggiante (sp. 1cm + sp. min 3.5cm) o ghiaia ( 5 cm)

12. Prove e collaudi

Saranno da prevedere sia in corso d’opera sia all’ultimazione dell’opera.

13. Smantellamento e pulizia cantiere

Si provvederà allo smantellamento di tutte le opere provvisorie necessarie per la corretta esecuzione dei lavori in oggetto. La pulizia sarà da prevedersi in tutte le fasi di cantiere, allo smantellamento del cantiere bisognerà effettuare un’accurata pulizia finale.

7.3 CRITERI DI STESURA 7.3.1 LISTINO DEI PREZZI Il computo metrico estimativo è stato svolto con l’ausilio del prezziario Listino dei prezzi per l’esecuzione di opere pubbliche e manutenzioni 2012 del Comune di Milano, che ha avuto validità dal 01/01/2012 al 31/12/2012. I valori impiegati per il computo metrico estimativo fanno riferimento esclusivamente all’ambito delle opere compiute. Per una valutazione più corretta dei prezzi, parziali e totali, i valori ricavati dal listino andrebbero aggiornati al 2013.

7.3.2 DEFINIZIONE DEI PREZZI DELLA COPERTURA, DELLE CHIUSURE ESTERNE

7.3.3 STIMA DEL COSTO DEL SISTEMA DI FACCIATA A DOPPIA PELLE L’involucro, costituito da una doppia pelle vetrata, è un tema fondamentale di questo edificio, sia dal punto di vista simbolico, sia dal punto di vista percettivo, sia dal punto di vista della regolazione degli scambi di calore e luce tra spazio interno e esterno. L’edificio è caratterizzato da due tipi di involucro: -nella parte basamentale, alla vetrocamera è anteposto un sistema di schermature orizzontali in alluminio, direttamente fissate alla struttura degli infissi; -nello sviluppo della torre, l’involucro è una doppia pelle in vetro in cui lo strato interno è una facciata a cellule, mentre le vetrazioni esterne sono sostenute da montanti di vetro rinforzati con un’armatura in acciaio connessi agli infissi interni e ai pilastri. In entrambi i casi, le vetrocamere, composte da due vetri separati da uno strato di Argon, sono del tipo SunGuard SN 70/37 con trasmittanza U=1,0W/mqK. Le vetrazioni esterne della doppia pelle sono dello stesso tipo perché l’azienda permette la laminazione di tutti i tipi dei suoi vetri, in modo da renderli vetri di

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sicurezza. Tale sistema di facciata non trova riscontro nel Listino dei prezzi del Comune di Milano, pertanto si è scelto di stimarne il costo complessivo al metro quadro di facciata prendendo in considerazione esempi affini per luogo, tecnologie costruttive, altezze. In particolare sono stati considerati involucri progettati dallo studio Arup (tra cui, ad esempio, gli edifici di Telefonica Headquarters progettati dall’architetto Rafael de la Hoz a Madrid, il cui involucro ha un costo di circa 850 €/mq). Da tali analisi si è considerato realistico valutare per l’involucro dell’edificio alto un costo di 950 €/mq.

7.3.4 STIMA DEL COSTO DEGLI IMPIANTI Gli impianti svolgono un ruolo importante all’interno della definizione dei centri di costo da analizzare in un computo metrico estimativo, soprattutto se l’oggetto in esame è un edificio alto. Pertanto, data l’impossibilità, in alcuni casi, di definirli attraverso le voci del listino prezzi, questi sono stati valutati in maniera complessiva, prendendo in considerazione esempi affini. In particolare, in un edificio (a Milano) usualmente il prezzo complessivo degli impianti è compreso tra 300500 €/mq. Pertanto, considerando alcuni degli edifici alti costruiti a Milano negli ultimi anni, si è stabilito di considerare il costo degli impianti pari a 400 €/mq.

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7.4 COMPUTO METRICO ESTIMATIVO 7.4.1 TORRE

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7.4.2 SISTEMA DI FACCIATA Come anticipato nel §9.3.3, il prezzo complessivo del sistema di facciata è valutato come circa 950 €/mq. Pertanto il costo degli impianti è stimabile come: prezzo/mq [€/mq] x superficie involucro tot [mq]=950 €/mq x 15.909,20 mq= =15.113.740 € con: superficie involucro tot [mq]= superficie involucro torre + superficie involucro basamento = 14.787,00 mq + 1122,20 mq= 15.909,20 mq 7.4.3 Impianti Come anticipato nel §9.3.4, il costo degli impianti è valutato come circa 400 €/mq. Pertanto il costo degli impianti è stimabile come:

componenti impiantistiche che non è stato possibile definite con il Listino dei prezzi del Comune di Milano. Sono state contattate direttamente le aziende produttrici delle componenti. Tale operazione, ai fini del computo metrico estimativo, porta ad un risultato parziale perchè il costo trovato non si riferisce ad un’opera compiuta ma solo al costo netto (I.V.A. inclusa) delle macchine. In particolare, sono stati valutati i costi delle 5 unità di trattamento dell’aria e dell’impianto mini-eolico. Unità di trattamento dell’aria: sono state impiegate 5 UTA del tipo Fast FM 82, ciascuna costa 27.894 €, pertanto il costo totale è di 27.894 €/UTA x 5UTA= 139.470 €. Impianto mini-eolico sono state impiegate 13 pale ad asse verticale del tipo, ciascuna costa 5.000€, pertanto il costo totale è 5.000€/ pala x 13 pale=65.000 €.

prezzo/mq [€/mq] x slp [mq]=400 €/mq x 26.960 mq = 10.784.000€ con: slp [mq]= (slp piano tipo [mq/piano] x n piani fuori terra) + (slp piano interrato [mq/piano] x n piani interrati)= (778 mq/piano x 30 piani)+ (1810 mq/piano x 2 piani)= 26.960 mq Indipendentemente dalla definizione del costo effettivo dell’edificio, di seguito si riportano le voci impiantistiche che è stato possibile definire puntualmente (per il livello di approfondimento del progetto e per i valori resi disponbili dai prezziari). Tali voci sono da considerare solo come un elenco che dia prova di come il computo metrico estimativo sia il momento di controllo di ogni scelta progettuale. Le voci riportate di seguito non sono state prese in considerazione per la definizione dei centri di costo perché sono già comprese nel costo di 400€/mq definito precedentemente per gli impianti. In particolare, dal Listino dei prezzi per l’esecuzione di opere pubbliche e manutenzioni 2012 del Comune di Milano sono state prese le voci che riguardano il costo degli ascensori, dell’impianto fotovoltaico, delle pompe di calore-macchine frigorifere, del sistema di riscaldamento a pannelli radianti a soffitto. Sono stati valutati anche i costi di alcune delle principali 216


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7.4.4 COSTO TOTALE E INCIDENZA DEI CENTRI DI COSTO Il costo totale stimato per l’edificio è complessivamente di 39.414.425,21 €. Tale valore è dato dalla somma del costo totale ricavato dal CME (impianti esclusi), del costo totale stimato per il sistema di facciata (§ 7.4.2), del costo totale stimato per gli impianti (§ 7.4.3). Vale a dire 39.414.425,21€/26.960 mq= 1461,96 €/mq con: slp [mq]= (slp piano tipo [mq/piano] x n piani fuori terra) + (slp piano interrato [mq/piano] x n piani interrati)= (778 mq/piano x 30 piani)+ (1810 mq/piano x 2 piani)= 26.960 mq In particolare è utile osservare l’incidenza dei singoli centri di costo rispetto al costo totale. Ciò permette, in una fase successiva del progetto, di focalizzare l’attenzione sugli aspetti più onerosi in modo da ottimizzarli, cercando di diminuire il loro prezzo oppure di farne l’elemento-chiave del progetto.

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PARTE III

ANNESSI

8. NUOVE FORME DELL’ABITARE TEMPORANEO 9. EDIFICI ALTI: IL CASO DI MILANO 10. DERIVE

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8. NUOVE FORME DELL’ABITARE TEMPORANEO

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Modello per l’Astor Palace Hotel di New York 226


8.1 TORRI ALBERGO: CASI STUDIO Il progetto dell’edificio alto come sintesi tra luogo, tecniche e forme non può prescindere dalle questioni del monumento e del simbolo e da come questi si rapportano alla realtà. La torre è una macchina complessa con usi diversi, Rem Koolhaas parla di scisma verticale come sovrapposizione di funzioni disparate, senza alcun nesso all’interno del medesimo manufatto il quale rende liberi di ammucchiare direttamente l’una sopra l’altra attività completamente diverse senza preoccupazioni per la loro compatibilità simbolica1. Il tema dell’albergo in rapporto con la grande dimensione permette la stimolante commistione tra funzioni diverse. In questi termini è lecito domandarsi se questa proliferazione eterogenea di eventi in un unico contenitore2 possa uscire dalla logica di uno spazio fortemente introverso e autoreferenziale per far nascere rapporti con l’architettura e la città. Per far sì che il nostro edificio sia in grado di instaurare una vera relazione con i contesti (vicini e lontani) è interessante in fase di progetto prendere in considerazione alcuni casi studio che effettivamente dialogano con i processi esterni.

ASTOR PLACE HOTEL 1999 OMA, Herzog & De Meuron New York Altezza 73 metri L’Astor place Hotel è un edificio progettato per essere collocato in un luogo aperto su tre fronti: Astor Place, Fourth Avenue e Lafayette street. L’edificio nasce dalla combinazione di tecniche scultoree e architettoniche e si costituisce di tre elementi: l’edificio principale, uno spazio pubblico 1 Bilò, F., Koolhaas, R., (2004), Antologia di Testi. Bigness: progetto e complessità artificiale, cit. 2 Ibidem

su più livelli, un piccolo edificio satellite e una piazza urbana esterna. L’edificio principale dell’hotel è costituito da 260 camere di circa 14 mq, è stato concepito come un monolite separato dagli edifici retrostanti che si eleva sull’area di progetto, separazione che permette una relazione più viva con gli edifici attorno. L’edificio principale contiene una sala riunioni con una facciata vetrata simile a un cristallo che separa l’aula dalla strada, il cristallo è circondato da un caffè situato sull’Astor Place e su Lafayette street. Per quanto riguarda l’hotel l’idea è quella di costituire un unico grande spazio che richiami l’archetipo della grotta in cui si collocano grotte più piccole, il corpo è definito da alcuni principi inderogabili: la rigorosa geometria del nucleo centrale, è sempre uguale a se stesso, ha una sua localizzazione morfologica insediativa. cioè che cambia sono le camere per geometria, dimensione profondità, all’interno i servizi sono posti parallelamente alla profondità delle camere. Il rivestimento è in metallo interrotto puntualmente da una singola grande finestra per ogni camera dell’hotel.

HOTEL AC FORUM FOR THE FORUM 2002- 04 Mateo Arquitectura Barcellona Altezza 88 metri L’edificio di Mateo è situato in una delle aree in forte espansione commerciale di Barcellona, nei pressi dell’edificio Forum e del Centro Congressi internazionali. È un hotel 4 stelle con 368 camere e offre un’ampia scelta di servizi (fitness, piscina, SPA, sauna, sale congressi e per eventi). La funzione dell’hotel è affiancata a quella degli uffici. Si caratterizza come un volume la cui facciata è costituita dalla presenza di piccole aperture. A metà altezza la massa di granito e vetro è svuotata dalla presenza di due piani vetrati che costituiscono un taglio nel volume scultoreo. Le superfici esterne sono caratterizzate da differenti qualità materiche (superfici lucide, porose, trasparenti) che modellano la massa dell’edificio. La configurazione degli spazi interni e l’articolazione

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delle piante delle camere seguono gli standard della catena alberghiera AC. A terra l’edificio è accostato alla facciata rossa del CCIB di cui continua il tema ma con toni più domestici.

EMPIRE RIVERSIDE HOTEL 2002-2007 David Chipperfield Amburgo Altezza 90 metri L’Empire Riverside Hotel fa parte di un complesso di edifici per uffici e negozi situati nel centro di Amburgo in un’ ex area industriale. L’hotel si colloca tra due spazi urbani molto divergenti per conformazione: a est vi sono i caratteristici edifici residenziali e di uffici a due livelli, mentre a nord e ad ovest vi è il quartiere di St.Pauli caratterizzato da edifici di quattro-sei piani. L’hotel è costituito da una serie di spazi collettivi quali sale conferenze, ristoranti, sale colazioni sale da ballo e lounge disposti sui primi quattro livelli dell’edificio sopra la lobby. Il coronamento dell’edificio è occupato da un altro spazio collettivo costituito dal bar con terrazza panoramica al ventesimo piano. Le 327 camere dell’hotel sono posizionate nei restanti 17 piani della torre.

ME HOTEL 2008 Dominique Perrault Architecture Barcellona Altezza 120 metri La torre è composta da due volumi differenti che si relazionano con la dimensione orizzontale e verticale che costituisce la città: da una parte un grande volume cubico che agisce come un contrappunto che lega l’edificio alle logiche orizzontali e un alto parallelepipedo di 120 m tagliato a metà e traslato in verticale, alla base l’ingresso è sottolineato da una mensola a sbalzo posta a 20 m di altezza che si apre sulla lobby connessa a sua volta con un grande giardino interno che riprende come un frammento il parco urbano presente sul lato opposto della diagonal. Il volume più basso è occupato dagli spazi collettivi

dell’hotel fra cui vi sono centri per il fitness, ristoranti, centri conferenze, piscina e bar, le 259 camere invece sono collocate interamente nel volume più alto e comprendono sedici suite, sei grand suite e una sky suite. Il comfort interno dell’hotel è garantito dall’ampia vista che si apre da ogni stanza che come uno schermo gigante guarda al landscape urbano. Il rivestimento esterno appare come una sorta di schermo che crea un muro di immagini differenti, il risultato è un edificio rivestito in strati di alluminio anodizzato a prova di corrosione, viene considerata rivestimento vivo perché in grado di reagire un modo differente alla luce: luminoso su un lato, ombreggiato sull’altro, trasparente agli angoli, opaco e chiuso verso il coronamento e come una lanterna la notte.

PORTA FIRA HOTEL 2006-2010 Toyo Ito Barcellona Altezza 113 metri L’Hotel i colloca tra l’aeroporto e la città di Barcellona, di fronte al centro espositivo Fira di Barcellona. Il progetto prevede la costruzione di due torri, una destinata ad hotel e l’altra ad uffici. La torre hotel si torce su sé stessa ed è caratterizzata dall’involucro costituito da tubi rossi, l’altra destinata ad uffici è un parallelepipedo di vetro, caratterizzato dalla presenza di un core organico rosso che richiama l’edificio adiacente. Entrambe le torri raggiungono i 110 metri di altezza, la torre albergo raggiunge i 113 m con 26 piani. L’ idea alla base del procedimento progettuale della configurazione dell’edificio destinato ad albergo è quella della spazialità organica. L’edificio è un cilindro irregolare deformato caratterizzato da un involucro a due pelli: una è quella tecnica come tenuta termica a contatto con le camere, l’altra è quella esterna costituita da tubi in alluminio rossi che danno il senso di deformabilità, non avendo geometrie rettilinee. Sono come linee continue, che accompagnano la complessa geometria della torre, che cresce, si torce e

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aumenta di volume mano a mano che si eleva. La torre si struttura intorno ad un nucleo fisso di risalite, a variare sono le camere.

8.2 HOTEL LOW COST: CASI STUDIO La ricerca di nuovi modelli di strutture ricettive che siano in grado di garantire bassi costi di costruzione, di gestione e di soggiorno associati ad un’alta qualità tecnico-costruttiva e di dotazione degli spazi è molto sviluppata in ambito europeo ma è carente in Italia. Lo studio di modelli che garantiscano qualità a basso costo, flessibilità degli spazi e risposta a un nuovo tipo di domanda di abitare temporaneo è finalizzata alla definizione di un profilo tipo che aiuti a determinare la dotazione di servizi, attrezzature, la dimensioni degli spazi e le tipologie di camere. La sfida nella ricerca di un nuovo tipo di ospitalità oggi, oltre a prevedere la customizzazione degli spazi, il comfort degli ambienti e la dotazione di servizi a basso costo deve essere volta anche all’inclusione del tema del rapporto con l’architettura e con la città.

8.2.1 OSPITALITÀ LOW COST: ESPERIENZE CONTEMPORANEE Le strutture ricettive a basso costo sono frutto della risposta alle nuove esigenze di ospitalità affermatesi nell’ultimo decennio prevalentemente in ambito europeo. La ricerca su questo nuovo tipo di abitare temporaneo prevede la possibilità di un contatto tra la singola stanza (lo spazio privato) e la dotazione di servizi, spesso collettivi. Centrale è il tema della minima dotazione, della collettivizzazione e dell’automatizzazione dei servizi volta a ridurre i costi di gestione e a permettere una diminuzione della superficie delle stanze. L’altro fronte di ricerca è quella sullo spazio della camere, della cellula minima ma performatizzata. La dotazione di spazi di alta qualità è il terzo aspetto di questa ricerca; caratteristica di queste nuove strutture ricettive è la

grande attenzione alle componenti di arredo, spesso di design. Questa tendenza nasce dalla ricerca dei design hotel, nati negli ultimi anni del Novecento come reazione critica alla standardizzazione e alla concezione, nata tra gli anni Cinquanta e Ottanta, dell’albergo come mero contenitore di camere. Tra gli anni Cinquanta e Ottanta va evidenziato, però, un altro approccio, quello degli alberghi di lusso in cui è evidente l’idea di uno spazio totale fortemente introverso e autoreferenziale, incapace di un dialogo con la città. Emblema di tale atteggiamento è il Bonaventure Hotel di John Portman a Los Angeles (1976). È in quest’ottica di esclusione del problema del rapporto con la città che nascono i design hotel. La non standardizzazione degli ambienti in favore della creazione di spazi su misura, di camere diverse in cui le componenti sensoriali (attraverso, ad esempio, l’uso del colore) diventano centrali ha un doppio scopo: quello della creazione di spazi customizzati e quello di una chiusura verso l’esterno. Esempi di design hotel sono il Paramount Hotel di Philippe Starck a New York (1990), il Lucerna Hotel di Jean Nouvel a Lucerna (2000) e il duoMO Hotel di Ron Arad a Rimini (2004). La nuova esperienza di ospitalità degli alberghi a basso costo, ma con alta qualità degli spazi, è molto sviluppata in Europa e non ha ancora avuto un riscontro concreto nella realtà italiana (esempi di questa ricerca in Italia sono i Freestyle Hotel e la catena dei Moxy Hotel, che aprirà il suo primo albergo a Malpensa nel 2014). Spesso è connessa al tema del riuso di spazi esistenti, quindi la questione della forma e costruzione architettonica degli edifici non viene affrontata. Lo spazio interno si trova, quindi, in un contenitore a cui è spesso indifferente. L’analisi di alcuni tra gli esempi più significativi di questa ricerca è volta ad approfondire il tipo di offerta che questa nuova tipologia di abitare temporaneo ha creato.

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Mama Shelter hotel 230


8.2.2 CATENE ALBERGHIERE LOW COST EASY HOTEL Basilea (da 29 €/ notte), Budapest (da 15 €/ notte), Larnaca (da 25 €/ notte), Londra (6 Easy Hotel da 27 €/ notte), Sofia (da 10 €/ notte), Zurigo (da 33 €/ notte). Easy Hotel (di EasyGroup) è una catena alberghiera no frills, tutti i servizi sono extra in una logica di abbassamento dei costi di gestione e di soggiorno. La logica di conformazione degli spazi è quella di una standardizzazione ripetibile, gli spazi interni sono indipendenti dall’involucro esterno che diventa una sorta di contenitore indifferente al contenuto. Le camere hanno dimensioni dai 6mq ai 9 mq, il prezzo è contenuto e varia anche a seconda della presenza o meno della finestra nella camera. Tutte le camere sono dotate del minimo dei servizi, letto e bagno, senza accessori ulteriori. Un vantaggio degli hotel di questa catena è che sono ubicati in posizioni strategiche rispetto ai centri cittadini e sono ben collegati dai mezzi pubblici. Attualmente esistono 11 Easy Hotel, il prezzo di una notte varia a seconda della località ma è compreso tra i 10 € e i 33 € a notte.

di ricercare requisiti di comfort e flessibilità all’interno di cabine molto piccole (space ship cabin) ma dotate di servizi completamente automatizzati. Le cabine, sul modello delle capsule giapponesi, hanno una dimensione di circa 10 mq, sono cieche e prendono luce da un’apertura sul corridoio di distribuzione (escluso il caso di New York in cui sono previste aperture verso l’esterno).

CITIZENM Amsterdam (2009), Glasgow (2010), Londra (2013), Rotterdam (2013) da 79 €/notte. L’idea di progetto degli alberghi della catena CitizenM nasce dalla necessità di rispondere a un nuovo tipo di viaggiatori per i quali è prevista la dotazione non solo di uno spazio privato della camera con letto e bagno ma anche di una serie di spazi collettivi in cui l’utente può trascorrere del tempo. Il ruolo centrale degli spazi collettivi e di una dotazione di spazi privati minima è alla base della costruzione del progetto. Il sistema costruttivo innovativo con cui gli hotel sono realizzati, moduli prefabbricati realizzati fuori sede, permette di mantenere alti standard di qualità e di accelerare il processo di costruzione.

YOTEL

THE CUBE HOTEL

Londra (2007), Amsterdam (2008), New York (2011) Londra (da 78 €/ notte per cabina standard), Amstrdam (da 78 €/ notte per cabina standard), New York (circa 170 €/ notte per cabina standard).

Savognin (circa 150€/ notte per la camera doppia), Nassfeld (circa 110 €/notte per camera doppia).

Yotel è una catena alberghiera specializzata in hotel di lusso, caratterizzati da interni di design curati nei minimi dettagli, a prezzi accessibili. Questi hotel nascono vicino agli aeroporti (oggi ne esistono tre: a Londra, ad Amsterdam e a New York) con l’intento di fornire agli utenti la stessa dotazione di spazi e servizi dei voli di linea di lusso. L’hotel di New York si differenzia dagli altri due in quanto non nasce vicino all’aeroporto ma in città, le stanze sono dotate di finestre e i prezzi sono, di conseguenza, più alti. La minimizzazione degli spazi è interpretata nell’ottica

La catena di alberghi Cube Hotel è nata come luogo di ospitalità per il turismo in montagna. Si caratterizza per la forma e per la scelta dei materiali (la facciata è trasparente, gli interni sono tutti open space e gli spazi modulabili) e per una combinazione tra spazi privati da ostello con dotazioni e servizi collettivi da hotel 5 stelle. Le camere possono ospitare da 2 a 8 persone e sono abbinate a uno showroom, gli spazi comuni sono ampi con dotazioni tecnologiche.

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Null Stern Hotel. The only star is you. 232


ROOMZ HOTEL

9.2.3 ALBERGHI LOW COST

Vienna, Graz, da 70 €/notte per la camera doppia.

NULL STERN HOTEL. THE ONLY STAR IS YOU

I Roomz Hotel a Vienna e Graz, offrono camere dal design esclusivo e una dotazione di servizi ad un prezzo accessibile. Sono budget hotel (apertura 24 ore su 24) e sono collocati in una posizione strategica e ben accessibile.

QBIC HOTEL

2009 Frank e Patrik Riklin, Daniel Charbonnier Taufen 7 €/ notte

Caratteristica di questi alberghi sono le stanze, dette Cubi, costituite da un blocco, che racchiude il letto e il bagno, che può assumere diversi colori. Gli arredi sono estremamente curati, significativi sono il letto Hästens king size e la dotazione di accessori tecnologici. Sono presenti spazi collettivi attrezzati, come la hall in cui si trovano distributori automatici e computer con connessione wi-fi gratuita.

Esperimento a tempo determinato, di un anno, ideato da due artisti svizzeri, Frank e Patrik Riklin, e dall’albergatore Daniel Charbonnier. L’hotel nasce come recupero di un rifugio antiatomico di cui rimane la struttura. Lo spazio interno è composto da tre grandi stanze in cui si dispongono 14 letti sia singoli sia matrimoniali. L’unica dotazione fornita dall’hotel è il letto in quanto l’idea da cui nasce il progetto è quella che la struttura in sé non offra nulla (è anche assente il riscaldamento che avviene tramite la dotazione di borse dell’acqua calda), ma che l’ospitalità e l’attenzione fosse tutta rivolta al cliente. Dopo l’anno sperimentale di attività, gli ideatori hanno deciso di riaprire il Null Stern Hotel.

MAMA SHELTER HOTEL

FUSION HOTEL

Parigi , Marsiglia, Istanbul , Lione, Bordeaux, da 49 €/ notte per la camera doppia

2009 Praga 59 €/ notte (camera doppia)

Amsterdam (2007), Londra (2013) da 59 €/notte per camera doppia standard

La catena alberghiera Mama Shelter offre camere dal design esclusivo (gli arredi sono disegnati da Philippe Starck) e una dotazione di servizi (ristoranti, negozi, spazi collettivi attrezzati) ad un prezzo accessibile. I tagli delle camere sono vari, da 17 mq a 45 mq e prevedono diverse configurazioni per diverse tipologie di utenti.

L’hotel è situato nel centro di Praga, l’architettura è un recupero, come accade per la maggior parte degli hotel low cost. Il Fusion Hotel è il contrario di un hotel standard. Non esistono camere standard3. Sono presenti diversi tipologie di camere; quelle più tradizionali, camera doppia, camera tripla, camere da 4 a 8 persone e nuove tipologie come la camera estensiva con un grande letto in cui si può dormire da 2 a 6 persone. Gli spazi comuni e i servizi sono limitati, ma sono garantiti tutti i tools informatici (smart phone e tablet a disposizione a disposizione degli ospiti, connessione wi-fi gratuita, televisori in camera e nelle aree comuni, 3 Da http://www.fusionhotels.com/it/

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cabina di skype, web area con possibilità di uso di pc). L’hotel si caratterizza per la varietà delle possibilità di posti letto, per la cura degli spazi interni caratterizzati dalla presenza di opere d’arte di artisti contemporanei e per la possibilità di trovare ospitalità ad un prezzo contenuto (i prezzi delle stanze variano da14 € per il posto letto nel dormitorio a 79 € per le camere doppie da 35 mq).

HI-MATIC 2011 Matali Crasset, Patrick Elouarghi, Philippe Chatelet Parigi da 89 €/ notte per la cabina standard L’hotel è costituito da 42 camere-cabine costituite da un letto che diventa un divano durante il giorno per consentire un uso flessibile della stanza. Gli arredi sono tutti realizzati con materiali organici e naturali come il legno. Altre sperimentazioni simili della designer francese Matali Crasset sono l’HI Hotel di Nizza e il DAR HI di Nefta in Tunisia.

8.2.4 PROGETTI NON REALIZZATI

FREESTYLE HOTEL da 29 €/ notte per la soluzione FREE Il nuovo modello di sviluppo ricettivo nasce dalla collaborazione tra R&D Hospitality, l’università IULM di Milano (Master in Tourism Management), il team FSH Project e l’Università Sapienza di Roma (Master di Progettazione Alberghiera di Architettura). La ricerca parte dall’identificazione di nuovi target per un tipo nuovo di ospitalità e dal presupposto che la diminuzione del prezzo non debba comportare minore attenzione alla qualità. Questo avviene grazie all’adozione di un’ ottica di minimum service, l’utilizzo di soluzioni high-tech e automatizzate, una soluzione progettuale basata sull’ottimizzazione e condivisione di spazi e servizi. Le camere sono costituite da un modulo standardizzato (soluzione FREE o soluzione STYLE) che permette di garantire il 50% di posti letto in più di un hotel tradizionale a parità di superficie e l’abbattimento dei costi di permanenza. Attualmente questa soluzione non ha ancora avuto esiti concreti ma sono in corso i primi progetti che porteranno alla costruzione di questa nuova tipologia alberghiera in Italia (La Thuille, Torino, Milano, Verona, Bologna, Rimini, Pisa, Roma, Napoli, Bari, Catania, Sassari).

THE NEW YORK NATURE HOTEL MOXY HOTEL

2002 ARO (Architecture Research Office)

60- 80 €/ notte

La proposta di ARO per un Hotel collocato all’interno di Central Park a New York è stata elaborata nell’ambito di un’ esposizione di progetti che affrontavano il tema della risposta alla nuova domanda abitativa, in occasione dell’esposizione New Hotels for Global Nomads, tenutasi a New York. L’Hotel è pensato come una torre-camping verticale attrezzata con una serie di amache numerate che permettono, tramite l’involucro di stare a contatto con la natura nell’ottica di osservazione della città.

Il primo hotel della catena alberghiera low-cost nata dalla collaborazione tra Mariott e Ikea aprirà nel 2014 al Terminal 2 di Malpensa. Le altre sedi già previste sono Berlino, Francoforte e Londra, il piano a più lungo termine prevede la costruzione in Europa (nei centri cittadini, nei principali centri commerciali ed aereoporti) di 150 strutture alberghiere di questo tipo. Gli arredi degli hotel saranno tutti progettati da IKEA ad hoc (non è previsto l’uso di mobili IKEA esistenti in quanto pensati per uso domestico e non di accoglienza temporanea) e sono previste ampie zone collettive (con

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dotazioni tecnologiche) e attenzione alle flessibilità per soddisfare diversi tipi di utenti. L’hotel in costruzione a Malpensa avrà 150 camere doppie e il prezzo di una stanza è stimato tra i 60 e gli 80 € a notte.

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9. EDIFICI ALTI: IL CASO DI MILANO

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Progetto per un edificio in vetro, Mies van der Rohe 238


9.1 L’EDIFICIO ALTO IN EUROPA TRA LE DUE GUERRE: AVANGUARDIE E QUESTIONE DELLE ABITAZIONI La realtà Europea è molto diversa da quella americana sia per il contesto in cui sono inseriti i nuovi edifici alti, sia per il significato attribuito a questi. Le città americane sono una tabula rasa da edificare, al contrario le città europee sono caratterizzate dalla densa stratificazione storica. Mentre in America le costruzioni tendono ad occupare un intero isolato solitamente di forma regolare (sono noti gli esempi di Waldorf-Astoria, Empire State Building e Rockefeller Center a New York), in Europa gli isolati urbani hanno conformazioni che condizionano fortemente le possibilità di inserimento e di scelte tipologiche relative agli edifici alti. Il grattacielo nelle città europee si pone in contrapposizione dialettica con il contesto preesistente, rompendo i tessuti e, di conseguenza, alterando le gerarchie di potere stratificatesi nel tempo. Il significato che l’Europa attribuisce al grattacielo si discosta molto dall’american dream. Da un lato le avanguardie colgono l’aspetto simbolico dell’edificio alto in punti di vista che oscillano tra concezioni positive e negative, dall’altro lato –soprattutto attraverso il Movimento Moderno- il grattacielo viene considerato come organizzazione dello spazio. Le avanguardie si cimentano in proposte di città ideali in cui il grattacielo e, più in generale, il concetto di verticalità deve risolvere i problemi funzionali attraverso un’inedita visione figurativa. Già precedentemente al primo conflitto mondiale Sant’Elia scriveva nel Manifesto dell’architettura futurista (1914): “buttiamo all’aria i monumenti[…] dobbiamo inventare e rifabbricare la città […] la città di cemento, di vetro, di ferro senza pittura, senza scultura, ricca soltanto della bellezza congenita alle sue linee e ai suoi rilievi, straordinariamente brutta nella sua meccanica semplicità, alta e larga quanto è prescritto dalla legge municipale, deve sorgere sull’orlo di un abisso roboante: la strada, la quale […] si sprofonderà nella terra per parecchi piani, che accoglieranno il

traffico metropolitano e saranno congiunti, per i transiti necessari, da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulant”. A cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale si formano pareri molto differenti in merito al grattacielo. Da un lato il Costruttivismo russo da esalta tale tipo edilizio sia per le sue potenzialità urbane1 sia per le sue possibilità celebrative –queste ultime portate anche oltre i limiti statici-2. Dall’altro lato gli espressionisti vedono il grattacielo come una minaccia per la città perché è fuori scala rispetto al paesaggio urbano circostante e come una minaccia per la libertà umana perché è il simbolo del potere della macchina. A lungo il grattacielo resta al di fuori della realtà edilizia europea a lungo. A differenza di quanto succede negli Stati Uniti, in Europa i primi progetti non nascono da pressioni economiche ma dalle potenzialità che il Movimento Moderno individua nell’edificio alto. Tra queste vi è la possibilità del grattacielo come occasione espressiva delle moderne tecniche costruttive e la possibilità data dall’accentuazione dello scheletro portante come struttura scissa dai tamponamenti (possibilmente trasparenti, in modo da aiutare la compenetrazione tra esterno e interno). Trattandosi di una nuova tipologia edilizia, il grattacielo offre meno resistenze alle esigenze figurative moderne rispetto alle tipologie storicamente consolidate. “Solo i grattacieli in costruzione mostrano idee costruttive ardite, e l’effetto di questi scheletri d’acciaio che si stagliano contro il cielo è travolgente[..] si dovrebbe rinunciare al tentativo di risolvere un compito nuovo con forme tradizionali, piuttosto è dall’essenza stessa di questo nuovo compito che si dovrebbe ricavare la loro configurazione formale”3 1 El Lissitsky in Neues Bauen in der Welt (1930) scrive: “lo sviluppo sociale porta all’annullamento delle antitesi: città, capagna […] il traffico deve collegare i vari settori della città: il centro dei negozi, il centro amministrativo, la zona della cultura, la zona industriale, la zona residenziale. Le basi sociali di questi settori sono completamente mutate”. 2 Ad esempio il progetto per il palazzo dei Soviet a Mosca, B.M.Iofan, 1933 3 Ludwig Mies van der Rohe in Ludwig Mies van der Rohe. Gli scritti e le parole, a cura di Vittorio Pizzigoni, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2010, p. 3

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Torre in piazza Matteotti a Livorno, Giovanni Michelucci 240


Mies van der Rohe usa queste parole per descrivere due suoi progetti per grattacieli rivestiti in pannelli di vetro in Friedrichstrasse. In uno dei due progetti la pianta è costituita da diedri, nell’altro si tratta di una pianta polilobata, in entrambi i casi la scelta è dipesa dalla conformazione del sito, ma non è stato secondario lo studio del riflesso della luce sul vetro. In entrambi i casi non si tratta di tecnologia del vetro, bensì di ideologia del vetro, si tratta di edifici che, da un lato, mantengono assonanze con la purezza del mondo di vetro di Bruno Taut e Paul Scheebart e che, dall’altro lato, sono in grado di prefigurare la direzione che prenderà la progettazione dei grattacieli dopo l’arrivo di Mies negli Stati Uniti. Se alcuni architetti, come Ludwig Mies van der Rohe, concentrano la loro attenzione sulla dimensione più propriamente architettonica, altri, come Ludwig Hilberseimer e Le Corbusier, estendono le loro riflessioni progettuali alla scala dell’urbanistica utopica. Ludwig Hilberseimer in Großstadt Architektur (1927) definisce un progetto di città moderna, verticale, costituita dalla ripetizione di edifici alti in linea e da livelli sovrapposti e separati di traffico. Hilberseimer compie un’apologia della città reiterata illimitatamente, sottolineandone la dimensione di massa e la ripetitività. Il lavoro di Hilberseimer ha alcune assonanze con quello di Le Corbusier. Quest’ultimo, per descrivere il proprio progetto per una città di 3 milioni di abitanti, nella Œuvre complète (1930) scrive: “principi fondamentali 1. decongestionamento del centro delle città, 2. accrescimento della densità, 3. accrescimento delle superfici alberate. […] ai piedi dei grattacieli e tutto intorno, spazio di 2400x1500 m a giardini, a parchi. [..] densità: a. grattacielo: 3000 abitanti per ettaro [..]”. Una delle espressioni più estremistiche di Le Corbusier si trova nel Plan Voisin (1925), che contempla la distruzione di una parte del centro consolidato di Parigi in favore di un’edificazione razionale costituita da sistemi di trasporto su vari livelli, a seconda della velocità, e da grattacieli cruciformi (l’antigrattacielo, senza basamento né coronamento) intervallati da ampi spazi verdi. David Watkin legge il Plan Voisin come una sorta di reductio ad absurdum della pianificazione di tipo Beaux-Arts. Con il Plan Voisin il grattacielo si pone come proposta per riformare il centro urbano, ponendosi in confronto dialettico con la città consolidata e segnalando inequivocabilmente la propria scala dimensionale, differente rispetto a quella

delle preesistenze”. La cultura architettonica europea, attraverso il razionalismo, intende il grattacielo come uno strumento adatto per il problema delle abitazioni nelle grandi città. Nelle periferie era concentrata una grande massa per lo più proletaria per le cui necessità le strutture esistenti non erano più adeguate. La questione in Europa è quindi completamente opposta a quella in America. Se negli Stati Uniti il grattacielo è la manifestazione del potere economico, in Europa è proposto come soluzione abitativa di massa; se nelle città americane lo scopo è ottenere la maggiore densità possibile, nelle città europee si vuole diradare nel verde il costruito non aumentando la concentrazione abitativa. Il tema dell’abitare sociale è studiato in Europa da molto tempo, alla fine del XIX secolo Engels pubblica La questione delle abitazioni, testo che si riferisce principalmente alle condizioni della classe operaia di Londra. Nei primi decenni del XX secolo sono evidenti soprattutto due esempi in merito al tema dell’alloggio sociale, uno è dato dalla Scuola di Amsterdam4, l’altro è costituito dalle hof della Vienna socialista degli anni ’20. Relativamente al tema delle abitazioni, Walter Gropius tratta l’argomento in maniera molto interessante dal punto di vista della storia dell’edificio alto europeo. Gropius in Case alte, case medie o case basse?5 scrive che: “ case alte ad appartamenti ben progettate, poste nel verde e ben distanziate sono in grado di assolvere a tutte le esigenze di luce, aria e spazio libero offrendo in più a chi le abita altri vantaggi[..] costruire edifici verticali per ridurre le distanze orizzontali”. Pertanto la casa alta è l’abitazione del futuro, adatta alla vita moderna fordizzata. 4 Guido Canella ha definito quella di Amsterdam un’ “epopea borghese” in quanto lo scopo è quello della ricerca dell’individualità, molto lontano dall’esempio della Vienna rossa. 5 Walter Gropius, Case alte, case medie o case basse? Conferenza tenuta al III Congresso Internazionale per la nuova ediliza a Bruxelles, 27-29 novembre 1930 in Aa. Vv., Das Neue Frankfurt 1926-1931, a cura di Giorgio Grassi, edizioni Dedalo, 1975, p.338

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Gropius ha pubblicato molti progetti di case alte, tutti non realizzati. In merito a tale produzione Giulio Carlo Argan in Walter Gropius e la Bauhaus (1951) ha commentato: “si elimina la distinzione tradizionale di locali nobili e di servizio, scompaiono cortili e cavedi; soltanto le strutture interne adempiono alla funzione portante, che a sua volta tende a ridursi sempre di più cin l’impiego di materiali leggeri; le pareti esterne si svuotano, non sono più che sensibili superfici di contatto per mezzo delle quali l’edificio si trama liberamente nello spazio aperto.”

9.2 L’EDIFICIO ALTO IN EUROPA NEL SECONDO DOPOGUERRA Dal secondo dopo guerra è cominciata una progressiva diffusione dell’edificio alto in Europa. La tipologia a torre in Europa si è spesso differenziata dai grattacieli americani, asiatici o mediorientali in quanto, in primo luogo, deve inserirsi in una lunga storia urbana, inoltre deve confrontarsi dialetticamente con i linguaggi architettonici contestuali, infine spesso ha dimensioni meno accentuate in altezza (a causa dell’inserimento in un contesto preesistente). Ancora oggi sono presenti profondi dibattiti (culturali, politici, economici, nazionali, internazionali,...) che riguardano sia il corpo di fabbrica in sé sia il suo inserimento in un contesto preesistente (sia esso da riqualificare o meno).

forte contrasto figurativo con la città preesistente (l’estremizzazione di questo caso è data dalla gran parte dei grattacieli sovietici i quali hanno avuto lo scopo di porsi come monumenti rispetto alla città, con la stessa funzione focale che avevano gli obelischi nella Roma di Sisto V); in altri casi vi è stato un maggiore sforzo di raccogliere gli elementi figurali dalla città, costituendo pertanto un dialogo (per conferma o per contrasto) non casuale con la città attraverso il linguaggio compositivo, strutturale, tecnologico o tipologico. È interessante considerare la torre residenziale di Alvar Aalto a Neue Vahr, presso Brema (1958-62). La torre è posta sostanzialmente al di fuori del tipo poiché la presenza di una residua figura dell’edificio lamellare è in ogni caso posta in secondo piano rispetto alla relazione organica che l’edificio costruisce con il paesaggio Un altro esempio rilevante di innovazione tipologica è dato dalla torre di Giovanni Michelucci in piazza Matteotti a Livorno (1957-66) . In questo caso l’architetto disarticola la pianta rettangolare tipica delle torri e di conseguenza disarticola la stereometria in volumi orientati in maniera progettualmente controllata verso la città. A tale complessificazione volumetrica corrisponde un’appropriata composizione dei fronti volta a sottolineare l’orizzontalità del basamento, la verticalità di alcuni elementi, il chiaro-scuro di alcune facce prismatiche non perpendicolari tra loro.

Giuseppe Samonà in L’urbanistica e l’avvenire della città (1959) sostiene che la discriminazione netta tra vecchio e nuovo non solo è artificiosa, ma è anche elusiva di molti problemi del patrimonio edilizio storico in quanto le città storiche continuano a trasformarsi, in con un moto perpetuo delle forze economico-sociali che è impossibile arrestare. Pertanto non bisogna fuggire il nuovo né confinarlo in una posizione subordinata dell’esistente.

Il grattacielo SIP a Genova (1964-68) degli architetti Melchiorre Bega e Pietro Gambacciani è significativo in quanto prima applicazione italiana di una struttura portante in acciaio ad un edificio alto. Eppure all’innovazione tecnologica non ha corrisposto un altrettanto valida innovazione tipologica in quanto l’edificio si pone come un prisma unitario, indifferenziato per tutta la sua altezza. L’attacco a terra dimostra un’attenzione verso l’intorno che, tuttavia, è negata dal resto dell’edificio. Il corpo di fabbrica si pone pertanto in una relazione di antitesi con l’intorno.

Dagli anni ’50 la visione europea del grattacielo si è sempre più soffermata sull’edificio alto come monumentum isolato all’interno del tessuto urbano, come episodio irripetibile o la cui ripetizione è scandita dalle preesistenze. Tale concezione è stata declinata in varie maniere: in alcuni casi si è curata molto la composizione dell’edificio in modo tale da aprire un

La Tour de Montparnasse (1956-59) di Beaudouin e Warnery è stata fino agli anni ’80 l’edificio più alto d’Europa. Tale volontà di gigantismo è stata fortemente osteggiata dalla critica europea. Il dibattito ha fatto sì che la città di Parigi ponesse il divieto di costruire nuovi edifici di dimensioni comparabili. Il divieto di costruire grattacieli negli insediamenti

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urbani non è un fenomeno limitato alla città di Parigi, ma è esteso anche ad altri centri quali Copenhagen (da pochi anni è caduto il divieto) e a Bruxelles (dove il divieto è attivo dagli anni ‘70). Negli anni ’60 le città di Londra e Parigi hanno visto crescere notevolmente gli edifici a torre per uffici, ma tali insediamenti sono stati puntuali oppure concentrati nei centri direzionali ( la City londinese e la Défanse parigina). Negli anni ’80 e ’90 del XX secolo sono stati edificati grattacieli in città fino ad allora quasi totalmente sprovviste di edifici alti (ad esempio Vienna). Il caso più notevole è costituito, attorno alla metà degli anni ’80 dalle città di Rotterdam e Francoforte. Entrambe sono state fortemente danneggiate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e, pertanto, hanno impiegato l’urbanizzazione verticale come mezzo di ricostruzione e sviluppo. Tuttavia il fine degli interventi è differente in quanto, a differenza di Rotterdam, a Francoforte l’alto numero di edifici alti è utilizzato come mezzo significante per simboleggiare lo stato di Francoforte come hub dell’economia europea. Vale a dire in una valenza di simbolo che talvolta, durante la prima metà del XX secolo, la cultura architettonica europea aveva trascurato.

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Torre Velasca. 244


9.3 L’EDIFICIO ALTO DAL SECONDO DOPOGUERRA A OGGI: IL CASO DI MILANO Se l’edificio alto è stato uno dei temi più importanti per la modernità, le logiche di “verticalità” non sono mai state eccessivamente incoraggiate a Milano (ad eccezione dell’interesse futurista) e, più in generale, nella cultura italiana. Non è casuale che gli edifici alti milanesi sono solitamente chiamati “torri”, indipendentemente dalla loro altezza. La denominazione di “grattacielo” sostituisce quella di “torre” in relazione a fattori formali, non dimensionali. I primi edifici alti della città sono stati costruiti negli anni ’30 (edificio Snia Viscosa di Alessandro Rimini, Casa-Torre Rasini di Ponti e Lancia), ma nessuna delle due costruzioni abbandona il linguaggio del Novecento milanese, seppure teso verso dimensioni moderniste.

9.3.1 ANNI CINQUANTA Gli interventi architettonici costruiti nel corso degli anni Cinquanta mutano l’immagine della città di Milano. La Milano della metà degli anni Cinquanta, all’alba del miracolo economico, presagisce già gli effetti di una situazione economica estremamente favorevole ma, nello stesso tempo, riecheggia ancora delle urgenze della ricostruzione post- bellica. Nelle periferie prosegue la realizzazione degli interventi programmati dal piano INA- Casa, mentre le nuove edificazioni all’interno della città segnano l’avvio a tematiche legate al boom economico che dal 1953 investe tutta l’Italia. Il miracolo economico comporta anche l’aumento della popolazione della città che, tra il 1951 e il 1961 si trova ad accogliere 300.000 abitanti in più rispetto al decennio precedente, e l’emergere di nuovi committenti e la formazione di ceti sociali diversificati per esigenze e provenienza culturale.

che diventano il simbolo della rinnovata vitalità produttiva della città. La costruzione del grattacielo a Milano condensa due obiettivi: il primo pragmatico, legato alla possibilità, attraverso questa tipologia, di ottenere un’elevata rendita fondiaria; l’altro di immagine, come incarnazione dell’ardimento tecnologico e simbolo dello slancio verso il moderno. Emblema di questa rinascita legata anche alla volontà di confrontarsi con lo scenario internazionale sono il grattacielo Pirelli di Gio Ponti (1955-60) e la Torre Velasca di BBPR (1951-58). Tra questi due edifici, duplice volto della medesima volontà in quanto reinterpretazione delle specificità legate al contesto culturale e ambientale di Milano, si inseriscono soluzioni di tipo differente. Alcuni esempi sono l’edificio polifunzionale in corso Buenos Aires di Piero Bottoni e Guglielmo Ulrich (194749), la casa-albergo di Luigi Moretti in via Corridoni (1948-50), la Torre Breda di Luigi Mattioni (1950-54), la torre residenziale in via Revere di Vico Magistretti (1953-56), la torre Vespa di Luigi Vietti (1955-59), la torre Galfa di Melchiorre Bega (1956- 59), la torre in piazza della repubblica di Giovanni e Lorenzo Muzio (1964-67). Nella periferia della città numerose costruzioni reinterpretano le indicazioni per la “casa alta” formalizzate da Gropius e quelle espresse da Le Corbusier con l’Unité d’Habitation, un esempio è l’edificio per abitazioni INA di Bottoni. Sono state analizzate alcune questioni riguardanti le principali “torri” della città costruite negli anni Cinquanta (torre Breda, torre Velasca, torre al Parco, torre Vespa, grattacielo Pirelli, torre Galfa) e due edifici alti con funzione residenziale (casa albergo in Via Corridoni, torre in via Revere).

TORRE BREDA

1950-54 Luigi Mattioni, Eugenio ed Ermenegildo Soncini Via Vittor Pisani, 2, Milano In questo contesto nascono i primi edifici alti milanesi Altezza 117 metri maggiormente identificabili con la logica di “grattacieli”

La torre Breda è posta sull’asse monumentale-terziario

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che collega la stazione centrale alla piazza della Repubblica. L’edificio è costruito in cemento armato secondo un rigido modulo che condiziona parzialmente sia la distribuzione planimetrica sia le partizioni verticali. Uno sproporzionato basamento di 8 piani si uniforma alla dimensione ed alla giacitura degli edifici circostanti, ed è giustapposto alla tipologia tradizionale dell’edificio alto a base rettangolare.

TORRE VELASCA 1951-58 BBPR Piazza Velasca, 5, Milano Altezza 106 metri Per la torre Velasca i BBPR avevano inizialmente pensato ad una struttura che prevedesse l’impiego del curtain wall, ma successivamente è prevalsa la volontà di declinare la tipologia preminentemente moderna dell’edificio alto in maniera non banale, vale a dire attraverso la considerazione di quelle che Ernesto Nathan Rogers definisce le “preesistenze ambientali”. Sono presenti riferimenti non didascalici alla storia della città di Milano (ad esempio la torre del Filarete ricostruita da Beltrami e il cui restauro era stato da poco affidato ai BBPR). Si tratta di un’architettura di “pieni” che riprende la storia per dialogare con essa. La torre presenta, sebbene come frutto di una reinterpretazione, la tripartizione sullivaniana in basamento, tronco, coronamento. Un fusto di 18 piani di uffici è sormontato da un “coronamento” di 7 piani aggettanti, sorretti perimetralmente da costoloni in calcestruzzo arato inflessi a mensola. La distribuzione verticale avviene attraverso una colonna strutturale centrale. La proporzione dei vuoti rispetto ai pieni aumenta con l’aumentare di piano (è da notare lo svuotamento sull’angolo in corrispondenza delle residenze), la disposizione delle aperture nella parte superiore dell’edificio costituisce la volontà di rendere intellegibile dall’esterno la flessibilità della zona residenziale. L’edificio è stato concepito in una più ampia riconfigurazione urbanistica, a seguito dei danni subiti durante i bombardamenti. L’attacco a terra dell’edificio non porta ad una buona relazione con lo spazio pubblico, in effetti, contrariamente al caso del

Seagram building di Mies van der Rohe, in questo caso la torre si dimostra eccessivamente incombente sulla piazza inferiore, che risulta pertanto visivamente e percettivamente “schiacciata” dall’edificio.

TORRE VESPA 1955-59 Luigi Vietti Corso Sempione, 43, Milano Altezza 82 metri La torre Vespa di Luigi Vietti in Corso Sempione è posta lungo uno degli assi di maggiore visibilità della città di Milano. Il progetto, costruito all’alba del boom economico e commissionato dalla società Piaggio come vetrina espositiva, è costituito da una torre residenziale di 82 metri e da un basamento orizzontale. La prima ipotesi prevedeva la costruzione di una torre di 200 m, non realizzata a causa delle restrizioni del Piano Regolatore. La torre residenziale si compone di un blocco centrale di risalita che distribuisce gli alloggi, dai due ai quattro per piano con tagli che variano da tre a dodici locali. Il coronamento è caratterizzato da due piani di duplex con un’ampia terrazza e zona giorno all’ultimo piano. Altro tema è quello del rapporto con la città, amplificato dalla presenza del basamento ed evidenziato nel corpo della torre con l’arretramento dei pilastri e la presenza delle vetrate senza soluzione di continuità.

GRATTACIELO PIRELLI 1955-60 Gio Ponti Piazza Duca D’Aosta, Milano Altezza 127 metri Il grattacielo Pirelli è un edificio innovatore sia dal punto di vista tecnologico-strutturale, sia dal punto di vista compositivo, sia dal punto di vista tipologico. Infatti è stato considerato modello e matrice da Gropius con TAC per la progettazione del grattacielo PanAm. Il celebre aforisma di Gio Ponti “l’architettura è un cristallo” ben si adatta a questo edificio. Ponti scrive: “pensavo: l’Architettura è un cristallo, l’Architettura pura è un cristallo; quando è pura, è pura come un cristallo,

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magica, chiusa, esclusiva, autonoma, incontaminata, incorrotta, assoluta, definitiva, come un cristallo. E’ cubo, è parallelepipedo, è piramide, è obelisco, è torre: forme chiuse e che stanno. Rifiuta le forme non finite: la sfera, forma infinita, non sarà mai un’architettura: rotola, non sta: né comincia né finisce. Architettura comincia e finisce” Il grattacielo Pirelli si pone come una forma isolata rispetto al contesto. Tuttavia il rapporto che l’edificio intrattiene con il suolo è molto forte poiché il basamento è costituito da piani inclinati diretti in diverse direzioni sotto a cui, oltre ai piani dei parcheggi, è presente un auditorium. L’attacco al cielo è delineato in maniera decisa attraverso una soletta sopraelevata che sottolinea la conclusione dell’edificio; in effetti una forte differenza tra Il grattacielo Pirelli ed i grattacieli mutuati dal Seagram buiding sta nel fatto che il primo, contrariamente al secondo, non è espandibile all’infinito attraverso l’iterazione del piano tipo, ma è un’architettura immodificabile e chiusa in sé. La struttura in c.a., progettata da Pier Luigi Nervi, si configura in 4 pilastri portanti, ciascuno dei quali è un elemeto cavo con alla base una larghezza di 2m ed alla sommità una larghezza di 0.5m. Ponti reinterpreta l’uso del curtain wall poiché le due fasce opache verticali che inquadrano il vetro creano un rapporto dialettico tra opaco e trasparente, tra verticale e orizzontale. Il grattacielo Pirelli è un edificio in grado di reinterpretare gli stilemi modernisti.

TORRE GALFA

sono posizionati con diversi orientamenti tra loro, in modo da garantire maggiore stabilità. È noto un commento di Gio Ponti sulla torre Galfa: “arricchisce lo ‘spettacolo’ dell’architettura di Milano, là dove essa, nel quartiere direzionale, si rappresenta nella sua vitalità, è parte eminente di quella ‘creazione ambientale’ i cui aspetti milanesi suscitano tanto interesse”.

CASA-ALBERGO IN VIA CORRIDONI 1948-50 Luigi Moretti Via Corridoni, Milano Altezza 55 metri Le 3 case-albergo di Luigi Moretti a Milano sono edifici polifunzionali per la residenza sociale. La più nota di queste è in via Corridoni ed è stata realizzata nel periodo 1948-50. Essa deriva dallo studio di un modello tipologico ripetibile da 2 a 4 corpi di fabbrica. In particolare l’edificio di via Corridoni è costituito da 2 volumi a stecca (di 6 e 14 piani) uniti da un elemento di connessione e distribuzione. Il taglio centrale sul lato corto del corpo di fabbrica da un lato attenua la monoliticità del volume e dall’altro si pone in relazione con la storia, vale a dire con via Conservatorio.

TORRE AL PARCO 1953-56 Vico Magistretti, Franco Longoni Via Revere, 2, Milano Altezza 80 metri

1956-59 Melchiorre Bega Via Galvani, Milano Altezza 109 metri La torre Galfa ha un attacco a terra articolato poiché è presente un basamento, costituito da un corpo di fabbrica basso e ampio, affiancato al corpo principale della torre. Il coronamento è caratterizzato da un arretramento rispetto al filo della facciata degli ultimi due piani in modo tale da formare una terrazza a doppia altezza. La struttura portante dell’edificio è in cemento armato. Essa non è propriamente basata su pilastri, ma su pilastri-muratura che si rastremano verso l’alto e che

Per la torre residenziale in via Revere di Vico Magistretti (1954-57) un dato progettuale imprescindibile è costituito dal nesso visivo col parco Sempione, essa inoltre funge da contrappunto alla torre Littoria di Gio Ponti. Il volume risulta piuttosto compatto, nonostante la varietà di tipi di aperture (la pianta a “L” permette una notevole articolazione dei prospetti). L’edificio evidenzia la possibilità di sperimentazione tipologica intrinseca alla tipologia dell’edificio alto ed, allo stesso tempo, si intreccia con una tradizione locale

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Modello per l’Astor Palace Hotel di New York 248


consolidata (dal tema delle logge sovrapposte di cui è caso archetipico la Casa alla Meridiana di De Finetti).

9.3.2 ANNI SESSANTA E SETTANTA Negli anni Sessanta continuano i processi di trasformazione urbana innescati dal boom economico con la dotazione di due linee metropolitane (linea rossa 1964 e linea verde 1969) e la costruzione di nuove infrastrutture come la tangenziale Ovest e l’avvio ai lavori della tangenziale Est. È ancora in vigore il Piano Regolatore redatto nel 1953 che si limita a prevedere le quantità da aggiungere alla città creando una rigida divisione per aree funzionali. Si assiste alla costruzione delle nuovi sede universitarie (Facoltà di Architettura Forti, Ponti, Portaluppi, edificio Trifoglio e Nave al Campus Leonardo di Ponti, Fornaroli, Rosselli, Facoltà dell’Università Bocconi di Giovanni e Lorenzo Muzio, negli anni ‘70 Facoltà di Architettura di Viganò e Facoltà di Biologia di Magistretti e Soro) e alla ricostruzione del centro storico. L’esperienza INA - Casa è ormai esaurita con la conseguente nascita di grandi unità residenziali (Quartiere Sant’Ambrogio di Arrighetti, Quartiere Gratosoglio di BBPR, complesso Monte Amiata al quartiere Gallaratese di Aymonino; sul finire degli anni ‘60 costruzione del quartiere San Felice di Caccia Dominioni e Magistretti e il complesso residenziale Milano 2). La dualità tra centro e periferia e l’attenuazione della gravitazione attorno al capoluogo milanese sono due questioni controverse emerse negli Sessanta ed ereditate come problematiche negli anni a seguire. Nel 1967 viene emanato il Piano di Edilizia Scolastica della Provincia di Milano e prevede la realizzazione di una rete di servizi pubblici periferici (principalmente edifici scolastici polivalenti) con cui si cerca di rispondere alle questioni critiche emerse negli anni precedenti. La localizzazione di questa rete di servizi si concentra nel tessuto urbano provinciale (Gorgonzola, Corsico, Vimercate, Bollate, San Donato, Cinisello Balsamo, Abbiategrasso, quartiere Gallaratese). Inoltre è significativa la nascita di grandi complessi terziari nelle zone suburbane e a ridosso delle più importanti arterie stradali in quanto emblema del tentativo di conciliare una politica di concentrazione localizzativa

con necessità rappresentative costruendo delle eccezionalità figurative all’interno di vaste aree lasciate a verde o destinate a parcheggi (Terzo Palazzo per Uffici Snam di Franco Albini e Franca Helg a San Donato, sede Arm di Mangiarotti a Cinisello Balsamo, sede Mondadori di Oscar Niemeyer a Segrate). In questo contesto di trasformazioni si collocano gli interventi di edifici alti riportati che rispondono ad un uso residenziale, la torre Turati di Giovanni e Lorenzo Muzio collocata nella zona centrale della città e realizzata sul finire degli anni Sessanta e l’edificio residenziale a torre di Ezio Sgrelli realizzato nei primi anni Settanta in una zona periferica per rispondere al problema dell’abitare.

TORRE TURATI 1966-69 Giovanni e Lorenzo Muzio Via Turati, 40, Milano Altezza 65 metri La torre in via Turati di Giovanni e Lorenzo Muzio (1966-69) è un edificio residenziale alto 19 piani che si sviluppa al di sopra di un basamento a tre livelli (di cui uno interrato) e accanto ad un edificio terziario di 5 piani. Come per la torre Velasca, anche in questo caso l’uso residenziale è fatto esplicito attraverso la dilatazione della sezione del corpo di fabbrica: questa si allarga verso l’alto comportando l’introduzione ai piani superiori di logge, le quali introducono nei prospetti un principio di varietà. È stato impiegato un sistema di rivestimento delle facciate in moduli prefabbricati in cemento armato in modo da attutire gli sforzi elastici della struttura.

TORRE RESIDENZIALE IN VIALE FULVIO TESTI 1972-76 Ezio Sgrelli Viale Fulvio Testi, 100/ 110, Milano Altezza 60 metri Le due torri residenziali di Ezio Sgrelli raggiungono 60 metri fuori terra, altezza massima consentita dal PRG.

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I due edifici testimoniano un caso in cui la realizzazione del progetto è avvenuta in collaborazione con i rappresentanti della cooperativa dei futuri abitanti. Il disegno della pianta è generato dalla sovrapposizione di due quadrati ruotati tra loro di 45 gradi e da un cilindro allungato che ospita il corpo scala, posto al vertice del quadrato. In ciascun piano si distribuiscono quattro appartamenti di cinque locali con due balconi. La struttura è mista ed è costituita da una croce centrale e dal corpo delle risalite in cemento e da solai e partizioni interne in laterizio. L’involucro esterno è risolto con l’uso di elementi di acciaio e pannelli prefabbricati. La facciata è caratterizzata da un disegno regolare delle aperture e da forti chiaroscuri definiti dagli ampi terrazzi.

9.3.3 ANNI OTTANTA E NOVANTA A partire dagli anni Ottanta due sono le questioni che dominano il dibattito architettonico milanese: quella del riuso delle aree industriali dismesse, connesso ai processi di decentramento produttivo, deindustrializzazione e terziarizzazione, e quella dell’infrastrutturazione segnato dall’inizio dei lavori per la costruzione del Passante Ferroviario. Il tema della nuova destinazione delle aree industriali dismesse, che diventano grandi vuoti nel tessuto, è inaugurato con il progetto- Bicocca (per iniziativa dell’azienda Pirelli), nato da un concorso bandito nel 1985, con regia di Bernardo Secchi a cui parteciparono diciotto studi di architettura e che vedrà come vincitore lo studio Gregotti Associati. Questo si porrà come progetto- pilota, in assenza di un piano strategico comunale sul tema, con cui si inaugura la cosiddetta stagione delle aree dismesse6. Altre aree interessate dalla stessa questione sono la ex Ceretti e Tanfani (Bovisa), la ex Alfa- Romeo (Portello), la ex Montedison e Redaelli (Rogoredo) e la ex Magneti Marelli (Sesto San Giovanni), che diventeranno occasione di riscrittura dell’assetto urbano. La mancanza di una strategia di intervento complessiva comporta una fase di stagnazione progettuale nel 6 Biraghi, M., Lo Ricco, G. , Micheli, S. (a cura di), (2013), Guida all’Architettura di Milano 1954-2014, Hoepli, Milano

decennio successivo in cui si registrano, però, significativi interventi puntuali (mediateca di Santa Teresa in via della Moscova, il centro parrocchiale dello studio Gabetti & Isola, la chiesa della Resurrezione del Gesù di Cino Zucchi, il progetto di riqualificazione di Piazza Cadorna di Gae Aulenti, il Sole 24 ore di Renzo Piano). Continuano, anche, i lavori nell’area ex PirelliAnsaldo alla Bicocca con la realizzazione degli edifici residenziali, del teatro degli Arcimboldi, della sede generale Pirelli Real Estate di Gregotti Associati e della sede della Deutsche Bank di Gino Valle. Significativo è il progetto di recupero della torre di raffrescamento dell’ex complesso industriale della Pirelli.

SEDE GENERALE PIRELLI REAL ESTATE 1999- 2003 Gregotti Associati Viale Sarca, 222, Milano Altezza 50 metri La sede generale di Pirelli Real Estate di Gregotti Associati (1999-2003) è costituita da un edificio “cubico” di 11 piani che funge da contenitore della preesistente torre di raffreddamento dell’ex complesso industriale Pirelli. Il corpo esterno nuovo ospita uffici connessi alla torre attraverso passerelle aeree che si sviluppano in uno spazio a tutta altezza, all’interno dell’ex torre di raffreddamento sono posti stazzi di rappresentanza, sale riunioni, spazi espositivi e di ristoro.

9.3.4 ANNI DUEMILA La Milano del XXI secolo è caratterizzata da progetti a grande scala, trasformazioni di vaste aree, interventi spesso accomunati dalla strumentalizzazione dell’architettura a fini commerciali. La possibilità di questo nuovo tipo di intervento nel tessuto urbano, in cui il soggetto privato è coinvolto nelle operazioni di trasformazione della città, è dovuta all’introduzione di nuovi strumenti di pianificazione, come i Programmi Integrativi di Intervento (PII), disciplinati dalla LR n. 9/1999 che sono il risultato di una negoziazione tra un operatore pubblico e privato e l’amministrazione comunale.

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Milano segue il modello di “città arcipelago” 7 con il rischio di una frammentazione del suolo in aree funzionali a loro volta parcellizzati in singoli lotti affidati a differenti studi di architettura. Questi nuovi interventi sono caratterizzati dalla presenza di alti grattacieli ed esibiscono un linguaggio internazionale. In questo senso è interessante analizzare alcuni dei progetti realizzati e in costruzione che ben esemplificano questa nuova direzione di progettazione della città come il piano di recupero dell’area di Porta NuovaVaresine e la riconversione dell’area dell’ex Fiera con il progetto di City Life. Non mancano, però, progetti che permettono la nascita di spazi urbani permeabili, esempio è il progetto per l’area ex Alfa- Romeo, del Nuovo Portello.

RCS HEADQUARTERS 2001-11 Boeri Studio, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra Via Angelo Rizzoli, 8, Milano Altezza 80 m Nel 2001 Boeri Studio vince il concorso internazionale per la progettazione della nuova sede degli uffici Rizzoli. L’incarico prevedeva la realizzazione di un piano di Lottizzazione per l’area in dismissione RCS, storica sede della casa editrice, compresa tra via Rizzoli, via Cazzaniga e il Parco Lambro. Il piano comprende 90000 mq di superficie costruita di cui 55000 mq di ristrutturazione edilizia e 35000 mq per i due nuovi edifici. Il programma prevede la realizzazione di nuovi uffici, la ristrutturazione della sede storica e la riqualificazione dei luoghi dove sorgevano le tipografie. Boeri, Barecca e La Varra elaborano il progetto in diverse fasi e costruiscono una serie di volumi costituenti una corte che culmina in una torre, landmark territoriale verso il parco e la periferia circostante. La sede storica è stata ricostruita ex novo con una stecca a filo strada. 7 Ibidem

Uno dei due nuovi edifici destinato ad uffici è denominato C. Questo è costituito da un basso volume di 5 piani fuori terra, affiancato da una torre di 19 piani. L’impianto planimetrico è una corte aperta verso gli edifici esistenti da riqualificare e si affianca a via Rizzoli su cui si apre l’ingresso dell’edificio e della corte interna. La struttura dell’edificio basso è interamente in cemento armato mentre la torre ha una struttura mista caratterizzata da un nucleo in calcestruzzo a cui si aggancia un telaio di travature e pilastri in acciaio, i solai sono elementi modulari predalles. L’edificio è rivestito da una doppia pelle costituita da pannelli modulari metallici coibentati internamente e uno strato di rivestimento esterno in lastre di vetro sostenute da elementi in alluminio a 20 cm dalla facciata. I pannelli esterni serigrafati sono caratterizzati da variazioni cromatiche intensificate dall’incidenza della luce del sole sulla facciata. A terra il rivestimento è realizzato con un materiale lapideo artificiale in lastre di dimensioni analoghe al rivestimento in vetro. Il tema affrontato è quello dello studio delle strategie cutanee attraverso l’utilizzo di texture diverse nei vari edifici. I materiali utilizzati sono pannelli di vetro e supporti metallici (Edificio C), pinne frangisole (Edificio B5), motivo del codice a barre (Edicio A2). Il complesso progettato richiama due principi cardine della ricerca di Rem Koolhaas, quello di lobotomia e di scisma verticale8. La grande dimensione dei manufatti comporta la definitiva scissione tra interno dell’edificio ed involucro e la possibilità di sovrapporre funzioni senza nesso all’interno di un unico contenitore.

RESIDENZA CONVENZIONATA E LIBERA AL PORTELLO 2004-08 Cino Zucchi Architetti Via Marco Ulpio Traiano, Milano Altezza 56 metri L’insediamento residenziale al Portello progettato da 8 Bilò, F., Koolhaas, R., (2004), Antologia di Testi. Bigness: progetto e complessità artificiale, Kappa, Roma

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Cino Zucchi (2004-08) è costituito da tre edifici in linea e da cinque torri (due di residenza convenzionata e tre di residenza libera, tutte alte 12 piani). Il progetto rielabora la lezione sulla residenza del “professionismo colto” milanese del secondo dopo guerra. Attraverso l’impiego di logge e di sottili telai, attraverso l’uso combinato di materiali differenti, Zucchi riesce a conferire all’intervento un forte senso di domesticità. Le due torri di residenza convenzionata definiscono una piazza che si pone come inizio del percorso che porta verso il parco e verso la testata della Fiera di Milano. Scrive Zucchi: “le finestre di diverse forme e proporzioni, i diversi tipi di oscuramento a tapparella e a oscuri scorrevoli, le profonde logge dai parapetti in ferro e vetro sono disposti secondo una serie di permutazioni che enfatizza le viste lunghe verso la città” (Zucchi, 2004). Le tre torri di residenza libera hanno una disposizione irregolare attorno ad un giardino comune privato. I prospetti sono caratterizzati dall’impiego di lastre di pietra di differenti colori e tagli, la struttura dei balconi agganciata alla facciata si densifica in modo irregolare in rapporto alla vista sul parco.

NUOVA SEDE DELLA REGIONE LOMBARDIA 2003-10 Pei Cobb Freed & Partners, Caputo Partnership, Sistema Duemila Piazza Città di Lombardia, 1, Milano Altezza 163 metri La Nuova sede della Regione Lombardia sorge su un’area di circa 30000 mq a fianco della zona di Porta Nuova, caratterizzata da una serie di interventi di recente costruzione. La nuova sede amministrativa comunale si confronta con una preesistenza rilevante, quella del Grattacielo Pirelli (alto 127 metri) progettato da Ponti e Nervi, che emerge nell’intorno anche per la sua vicinanza con il nuovo intervento. Il progetto di Pei Cobb Freed & Partners, Caputo Partnership, Sistema Duemila è il vincitore di un concorso internazionale organizzato dalla Regione Lombardia.L’edificio si compone di quattro corpi

sinusoidali su cui si imposta la torre che raggiunge l’altezza di 161, 3 metri, distinguendosi come una delle torri più alte d’Italia. Il grande complesso racchiuso tra via Pola, via ALgarotti, via Melchiorre Gioia, largo De Benedetti e viale Restelli concentra in un’unica struttura più funzioni urbane (centro congressi, biblioteca, mediateca, archivi, sale meeting e auditorium) e un sistema di piazze interne, tra cui Piazza delle Città Lombarde è quella più ampia. I materiali e le tecniche costruttive utilizzate, l’attenzione per il tema della sostenibilità e la distorsione delle forme architettoniche sono tre temi che accomunano il colosso vitreo con i nuovi edifici limitrofi. L’intervento si configura come un nuovo pezzo di città e costruisce una serie di spazi pedonali definiti dall’andamento dei corpi sinusoidali del basamento che permettono un’apertura verso lo spazio pubblico. In corrispondenza delle vie che delimitano il lotto gli edifici curvilinei terminano con piani verticali in ceppo che si affacciano su strada, definendo una sorta di testata. La struttura dell’edificio è tradizionale, costituita da una griglia di pilastri e solette in cemento armato, su cui si imposta l’involucro vetrato a doppia pelle. Le ampie vetrate di facciata sono una scelta di linguaggio e un valido sistema di risparmio energetico attraverso l’intercapedine d’aria fra interno ed esterno che permette l’isolamento della facciata. L’attenzione per i sistemi di risparmio energetico è evidenziata anche dalla presenza di circa 2000 pannelli solari (3000 mq installati sulle facciate), dall’uso delle pompe di calore, dal controllo dell’irraggimìamento solare con frangisole verticali collocati nell’intercapedine e dalla presenza di coperture verdi nel basamento.

STRUTTURE DIREZIONALI PER SVILUPPO SISTEMA FIERA 2008-10 5+1AA Largo Metropolitana 1, Rho Altezza 54 metri L’edificio per la sede amministrativa della Fondazione Fiera progettato dallo studio 5+1AA alla Fiera di Rho (2008-10) è stato definito dai suoi progettisti come una “torre orizzontale” frammentata in due volumi alti 13

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piani e connessi tra loro da un foyer vetrato a tutta altezza. Il disegno dell’involucro è mutevole nel suo sviluppo: è un dispositivo percettivo che interagisce in modo differente con le diverse velocità di flusso da cui è circondato (la dimensione del passo, la grande velocità autostradale) e con le diverse condizioni di luce in cui è inserito (le lamine disposte irregolarmente e la trasparenza dei vetri definiscono illusioni diverse a seconda del momento della giornata e delle condizioni atmosferiche). Ciò fa sì che l’edificio sia considerabile come un landmark dell’area fieristica.

PORTA NUOVA-VARESINE

grandi terrazzi-vasche adatti ad ospitare piante e alberi. L’impiego delle piante come materiale di composizione delle facciate delle torri permette di avere un naturale variare delle schermature davanti alle parti vetrate degli edifici; tuttavia l’uso del verde è stato interpretato anche come una sorta di manifesto per la “bio-Milano” tale da rendere le due torri, negli intenti del progettista, “un dispositivo anti-sprawl” “un sistema ambientale che riduce gli inquinanti e recupera e produce energia […] incrementando la biodiversità” (Boeri, 2011).

HEADQUARTERS UNICREDIT 2009-13 Pelli Clarke Pelli Architects Piazza Gae Aulenti Altezza 215 metri

2007-14 Pelli Clarke Pelli Architects, Boeri Studio e Kohn Pedersen Fox Architects Porta Nuova, Varesine, Garibaldi, Repubblica Il grande vuoto urbano di Porta Nuova è stato oggetto di studio e progetto fin dagli anni 50, lo scopo dell’amministrazione comunale è sempre stato quello di rendere l’area il centro direzionale della città, liberando il centro di Milano dalle attività terziarie. Nel 2000 l’area è stata inclusa nel documento di sviluppo “Ricostruire la grande Milano”, in particolare è stata suddivisa in tre masterplan (Garibaldi-Repubblica, Isola, ex Varesine) affidati rispettivamente a Pelli Clarke Pelli Architects, Boeri studio, Kohn Pedersen Fox Architects. Le singole parti del piano sono state affidate a circa 20 studi, ciò ha portato ad una frammentazione del disegno tale da non trovare più una complessiva armonia né un forte rapporto con il tessuto urbano circostante.

BOSCO VERTICALE

Il progetto per gli Headquarters Unicredit dello studio Pelli Clarke Pelli (2009-13) è costituito da tre grattacieli, alti rispettivamente 11, 21 e 31 piani. Se si considera l’antenna di 78metri che lo sovrasta, l’edificio più alto raggiunge la quota di 231 metri, diventando l’edificio più alto della città. I tre edifici sono curvati attorno ad una piazza parzialmente coperta, la quale è rialzata da terra (essendo posta sopra a dei parcheggi) interrompendo qualsiasi possibile dialogo con il suolo e con il tessuto circostante. I tre grattacieli sono caratterizzati da una struttura in cemento armato coperta da un involucro vetrato a curtain wall di matrice neo-modernista.

TORRE DIAMANTE 2010-12 Kohn Pedersen Fox Architects Via Galilei-viale della Liberazione Altezza 140 metri

2007-13 Boeri Studio Via Gaetano De Castilla Altezza 105 metri Il Bosco verticale di Boeri Studio all’Isola (2007-in corso) è un progetto costituito da due torri, di 21 e 29 piani, identiche tra loro e pensate come la prima costruzione di un modello innestabile in più punti della città. Entrambe hanno una struttura in cemento armato denunciata soprattutto nella conformazione di

La torre Diamante di Kohn Pedersen Fox Architects in via Galilei (2010-12) è un edificio per uffici di 30 piani fuori terra e 4 piani interrati. Raggiunge i 140 metri di altezza, dimensione che lo rende l’edificio con struttura in acciaio più alto d’Italia. La scelta della struttura in Acciaio è dovuta alla conformazione irregolare della costruzione che prevede anche l’uso di alcune colonne perimetrali inclinate rispetto alla direzione verticale. La

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Headquarters Unicredit 254


torre Diamante è posta, insieme ad ltri corpi vetrati di dimensioni molto inferiori, all’angolo tra via Galilei e viale della Liberazione, contribuendo a conformare uno spazio al suolo poco delimitato e pertanto disorientante.

CITY LIFE 2008-2015 Zaha Hadid Architects, Studio Daniel Libeskind, Arata Isozaki & AssociatesPiazza Ex- Area Fiera Il progetto di trasformazione dell’area dell’ex- fiera campionaria viene messo a concorso nel 2004 e acquistato da un gruppo di investitori presieduto da Generali. Il lotto quadrato, dove è situato il masterplan di City Life di Zaha Hadid, Libeskind, Isozaki, chiamati a progettare l’area, ha una superficie di oltre 360000 mq (289000 mq di superficie abitabile). L’intenzione è quella di progettare un “nuovo centro” per Milano con la costruzione di edifici residenziali, un’area commerciale, la riqualificazione di un padiglione della vecchia fiera e l’inserimento di funzioni di eccellenza come il Museo d’Arte Contemporanea e il Centro Congressi. Fondamentale doveva essere il ruolo del verde tanto da essere definito come il Central Park milanese9 e da prevedere la pedonalizzazione dell’intera area. Al centro dell’area è prevista la costruzione di tre grattacieli dalle forme riconoscibili, legati da uno spazio pavimento che si apre verso sud. Il verde è collocato lungo l’asse est- ovest a sud delle torri tra le residenze poste ai margini dell’area. Queste non definiscono una cortina dell’area a causa delle loro forme e della loro disposizione poco coerente con l’intorno. Il parco si insinua in ogni spazio interstiziale tra i lotti ma appare chiuso rispetto al contesto urbano limitrofo. Gli edifici residenziali si dispongono a sud e a est e si configurano con regole morfologiche diverse, alcuni sono edifici a torre, altri singoli e si dispongono in relazione tra loro creando spazi verdi al proprio interno. Il progetto prevede anche la costruzione di un’ampia piazza sopraelevata che si confronta con le vertiginose altezze dei grattacieli, “sovradimensionate se paragonate

9 De Agostini F., City Life, Turris Babels?, da City Life Milano che cambia, www.ordinearchitetti.mi.it

allo skyline della città”.10 Sotto la piazza si sviluppa un sistema commerciale che si estende al piano interrato. A ovest, rivolto al polo della Fiera, si trova l’edificio vetrato del Centro Servizi, mentre l’ex padiglione della Fiera è in parte svuotato per far penetrare il verde. Il masterplan si presenta come estremamente frammentario in quanto ogni lotto è stato progettato da una mano differente e i diversi linguaggi si scontrano uno con l’altro, ben lontani dall’intento iniziale di “sfruttare al massimo le individualità dei progettisti diversi per dare vita ad una progetto unitario”. 11 Il nuovo intervento è emblematico di una nuova visione del territorio come mercato; servizi e infrastrutture sono concepiti come fornitura di prestazioni e spesso le infrastrutture si trovano inadeguate a sostenere i nuovi carichi di traffico indotti dalle trasformazioni intensive. Gli spazi verdi faticano a creare un dialogo con l’intorno e da spazi pubblici diventano privatizzati e frammentati come spazi interstiziali tra i grandi edifici. Questi contribuiscono a trasformare l’area in una “città esclusiva”. Il progetto è reso estremamente riconoscibile dalla presenza di tre grattacieli al centro dell’area: quello di Zaha Hadid si avvita in altezza fino a raggiungere 190 metri, Libeskind propone un grattacielo curvo curvo a vela alto 153 metri e Isozaki progetta la torre che diventerà quella più alta d’Italia, di 221 metri.

TORRE HADID Altezza 190 metri La torre si erge da un basamento destinato a galleria commerciale e a percorsi pedonali e si colloca alla convergenza di importanti percorsi urbani che, attraverso la configurazione del parco, si avvolgono tortuosi formando un vortice, creando un’immagine dinamica del tessuto urbano circostante. L’edificio è connesso alla stazione metropolitana con un percorso coperto. La destinazione principale è quella a uffici (40 piani, circa 47 mila mq). Ogni piano ha una superficie di circa 10 Biraghi, M., Lo Ricco, G. , Micheli, S. (a cura di), (2013), Guida all’Architettura di Milano 1954-2014, cit. 11 www.ordinearchitetti.mi.it

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1200 mq prevede corpi di risalita e uffici sul perimetro, in una configurazione a corona, mentre sale riunioni e locali tecnici sono addossati al corpo centrale. L’involucro è caratterizzato da una facciata cellulare a doppia pelle. Sono previsti 390 posti auto in un parcheggio interrato su due livelli.

TORRE LIBESKIND Altezza 153 metri L’edificio potrà ospitare uffici direzionali o in alternativa un complesso residenziale. Le intenzioni di Libeskind erano quelle di creare un edificio che prevedesse uno spazio pubblico coperto a terra. La torre si erge verticalmente per poi incurvarsi verso la piazza come “una sorta di chiave di volta per i due grattacieli adiacenti; insieme formano un’implicita cupola all’area aperta.” 12 Torre Isozaki Altezza 221 metri Il grattacielo progettato da Isozaki sarà l’edificio più alto d’Italia raggiungendo l’altezza di 221 metri con 50 piani. La superficie di piano è circa 1000 mq destinata alle attività di società multinazionali di business service e di consulenza. Lo spazio è pensato come frazionabile e quindi adatto ad un uso flessibile. Ognuna delle due testate della torre è caratterizzata dalla presenza di sette ascensori panoramici per gestire il traffico verticale. Il grattacielo è accessibile tramite un percorso coperto dalla metropolitana ed è collegato a terra con un sistema destinato a commercio. Sono previsti circa 350 posti auto interrati.

NH HOTEL 2006-2008 Dominique Perrault Architects, Luca Bergo Viale degli Alberghi, Rho, Milano Altezza 69 metri L’intervento chiude a sud l’area congressi posta nel

baricentro della nuova struttura fieristica in rapporto con il parco e l’autostrada da Milano a Torino. L’uso di un impianto a maglia regolare e l’attenzione ai materiali e ai colori dell’involucro derivano dall’assunzione dei criteri ordinatori dell’impianto del nuovo polo fieristico, intervento di cui le due torri fanno parte. Le due torri inclinate dell’NH Hotel si impostano su una piastra di 3 metri sotto la quale scorre la viabilità lenta, di accesso al piano interrato e l’anello veloce della Fiera. Queste sono collegate tramite una crociera di metallo dorato e sono collegate al Centro Congressi con un percorso pavimentato interamente coperto da una pensilina. Un cilindro semitrasparente in metallo dorato sorge da una vasca d’acqua posta a -0,75 metri e accoglie le scale delle uscite di sicurezza dei piani comuni delle due torri. Le due torri, una alta 15 piani, l’altra 12 piani, ospitano due alberghi, uno tre stelle e uno quattro stelle. La conformazione delle piante è, però, identica e prevede la distribuzione delle camere, servite da due corridoi, lungo le due facciate verticali. Lo sbarco sul piano avviene tramite tre ascensori. Nel nucleo di risalita si collocano anche due scale antincendio, gli ascensori di servizio, un ampio montacarichi, i locali tecnici di piano, il cavedio delle condutture dell’aria, l’asola per gli impianti elettrici, l’office di piano. La struttura è costituita da due scatole in cemento armato, una interna costituita dal nucleo delle risalite e una esterna, costituita da due pareti verticali e due inclinate delle facciate, alleggerite dalla presenza delle grandi aperture delle finestre; le strutture orizzontali sono in predalles. Il cilindro, la pensilina e la crociera hanno una struttura costituita da semplici portali in carpenteria metallica. Le facciate delle torri sono ventilate e sono lastre di vetro e grès porcellanato sostenute da una struttura portante in acciaio zincato che costituisce un’intercapedine d’aria nella quale sono alloggiate le strutture portanti dei pannelli in alluminio fissate sulla parete portante in cemento armato isolata all’esterno. Complessivamente la parete è spessa 52 cm ed è ottimamente isolata teoricamente e acusticamente.

12 Ibidem 256


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Edifici alti a Milano: distribuzione 258


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10. DERIVE

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RICHARD SENNETT LA CITTÀ IDEALE. SENZA PIÙ CONFINI CORRIERE DELLA SERA, 13 APRILE 2013 Confini ambigui Steven Gould attira la nostra attenzione su una distinzione importante nelle ecologie naturali tra due tipi di confini: limiti e bordi. Il limite è un confine dove le cose finiscono; il bordo è un confine dove diversi gruppi interagiscono.

Sui bordi, gli organismi diventano anzi maggiormente interattivi, proprio per l’incontro di diverse specie e condizioni fisiche. Per esempio, dove la sponda del lago incontra la terraferma si crea una zona attiva di scambio per gli organismi, che trovano e si nutrono di altri organismi. Non sorprende perciò constatare che l’attività di selezione naturale è più intensa proprio lungo i bordi, mentre il limite racchiude un territorio custodito, demarcato ad esempio da un branco di leoni o di lupi. Non si ammettono trasgressioni lungo i limiti: state alla larga! E ciò significa che quella stessa zona del limite è, a tutti gli effetti, priva di vita. Prendiamo in considerazione un’altra situazione di confine, a livello cellulare, la distinzione cioè tra parete e membrana delle cellule. La parete della cellula trattiene tutto al suo interno, è analoga a un limite. La membrana della cellula, invece, è più aperta, permeabile, più somigliante a un bordo. Le differenze naturali tra limite/parete e bordo/ membrane si rispecchiano nella forma edificata chiusa e aperta. La città moderna è oggi dominata dal limite/parete. L’habitat urbano è suddiviso in settori segregati dai flussi del traffico, dall’isolamento funzionale tra le varie zone destinate al lavoro, al commercio, alla famiglia, allo svolgimento delle funzioni pubbliche. La modalità più popolare dei nuovi complessi residenziali, in campo internazionale, la cosiddetta comunità recintata, porta all’esasperazione l’idea del muro che chiude e delimita. Ne consegue un minor scambio tra le varie fasce sociali, economiche ed etniche. Noi ci proponiamo pertanto di costruire un bordo/membrana, non un limite/muro. Forma incompleta La forma incompleta incarna un credo creativo. Nelle arti plastiche, si manifesta nelle sculture lasciate di proposito incomplete; in poesia, per usare una frase di Wallace Steven, si parla della «creazione del frammento». L’architetto Peter Eisenman ha tentato di evocare questo stesso credo forgiando il termine di «architettura leggera», indicando un’architettura pensata per essere modificata con aggiunte varie o -soprattutto- con alterazioni interne nel corso del tempo, man mano che mutano le esigenze abitative. Questa forma di edificio 263


rappresenta l’antidoto alla città sovra strutturata. La forma incompleta non è facile da disegnare, come si potrebbe supporre. Forma e funzione richiederanno collegamenti agili e leggeri, quando non vengano scisse da un vero e proprio taglio netto. La ragione è questa: man mano che la funzione di un edificio muta nel tempo, la forma riesce ad adattarsi alle nuove esigenze solo se non è stata eccessivamente pianificata, come dicevo poc’anzi. Narrativa irrisolta Per ultimo, prendiamo spunto dai romanzi rosa o sentimentali. Tutte le peripezie di questi romanzi trovano alla fine uno scioglimento, una catarsi appagante nella quale ogni cosa torna al suo posto, la servetta va in sposa al signore del castello. La narrativa è limpida: in termini tecnici, essa è lineare, il che significa che l’intreccio procede seguendo un susseguirsi lineare degli avvenimenti. La vita reale, ovviamente, è tutt’altra cosa: ci capitano cose che non trovano soluzione e la vita va avanti, spesso senza incontrare alcuno scioglimento appagante. Nella pianificazione urbana noi ci sforziamo di creare una narrativa nel senso stretto del termine: ci concentriamo sulle fasi di sviluppo di un dato progetto e cerchiamo di intuire ciò che accadrà per primo, per poi costruire sulle conseguenze di quella mossa iniziale. Ma pianificare una città chiusa equivale davvero a tessere la trama di una novella sentimentale. L’urbanista ottuso vuole avere sotto mano, sin dall’inizio, tutti i risultati finali. La pianificazione della città aperta, al contrario, come in tutti i sistemi aperti che ritroviamo in matematica e nel mondo naturale, abbraccia forme non lineari di sequenzialità. Per ribadire il concetto: se uno scrittore annunciasse nelle prima pagine del suo romanzo, ecco che cosa succederà, che cosa capiterà ai personaggi, e che cosa significa questa storia, il lettore non ci penserebbe due volte a chiudere il libro. La narrativa migliore parte alla scoperta e punta a esplorare l’ignoto, l’imprevisto. L’arte dello scrittore sta nel plasmare, nel dare forma a quel processo esplorativo. Così pure è l’arte dell’urbanista.

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BERNARDO SECCHI LA CITTÀ DEI RICCHI E LA CITTÀ DEI POVERI LATERZA, ROMA-BARI, 2013 Io sostengo qui [...] che l’urbanistica abbia forti e precise responsabilità nell’aggravarsi delle disuguaglianze e che il progetto della città debba essere uno dei punti di partenza di ogni politica tesa alla loro eliminazione o contrasto. Le responsabilità dell’urbanistica non si collocano però sul terreno dei valori e della conseguente definizione degli obiettivi che il suo progetto si propone di conseguire, quanto sul terreno delle tecniche, dei dispositivi analitici e progettuali che vengono prospettati per affrontare e risolvere una serie assai variegata di problemi inerenti il progetto della città. […] Le disuguaglianze sociali son uno dei più rilevanti aspetti di ciò che indico come “nuova questione urbana” e che questa è una causa non secondaria della crisi che oggi attraversano le principali economie del pianeta. Nelle culture occidentali la città è stata a lungo immaginata come spazio dell’integrazione sociale e culturale […] .

Ma da sempre e in modi diversi la città […] è stata anche potente macchina di distinzione e separazione, di emarginazione e esclusione Nella città occidentale ricchi e poveri si sono da sempre incontrati e continuano a incontrarsi, ma sono anche e sempre più resi visibilmente distanti. In Europa […] in tutte le grandi città sta emergendo una topografia sociale sempre più contrastata. Essa ha una lunga storia dietro di sé e nel tempo da topografia si è trasformata in un’altrettanto chiara topologia riconoscibile nelle pratiche dello spazio urbano. […] Alcuni aspetti della città contemporanea sembrano essere il terreno ove queste strategie e conflitti si svolgono e ove i loro risultati provvisori si rappresentano.

Un muro è un muro, ma il suo senso, uso e ruolo sono diversi

quando serve a proteggersi dalle intemperie o dal rumore, a delimitare un giardino o un terreno coltivato , a separare gli appestati dal resto della città, a recingere un ghetto o una gated community, a separare due regimi politici o due aree entro le quali vengono fatti valere principi giuridici differenti. Un’autostrada o una strada a grande traffico, congiunge rapidamente punti posti a una certa distanza, ma al contempo è anche una barriera rumorosa e inquinante che separa il territorio alla sua destra da quello alla sua sinistra; separazione che apparirà inaccettabile se avviene nella città dei ricchi, ma cui nessuno porrà la dovuta attenzione se avviene nella città dei poveri, se anzi viene usata per separare i ricchi dai poveri. 265


ANTONINO TERRANOVA MOSTRI METROPOLITANI BABELE, MELTEMI EDITORE, ROMA, 2001 Questa attitudine vivace a rompere l’ordinario con inserti di straordinario. Operano una rottura nel corso delle cose correnti, attraverso la cui ferita o piega o putrescenza o materializzazione, regolarmente con eccesso rispetto alle regole, introducono nel corso interrotto degli avvenimenti consueti l’inconsueta inquietudine che a sua volta conduce a un altrove o a un’alterità, a un disorientamento e ad un’esitazione (oppure a una vertigine e ad una accelerazione del sentire) che aprono direzioni esplorabili dell’irrazionale e del mistero, dello spirituale e del religioso, ma anzitutto di mondi eterogenei, possibili “altrove spazio- temporali”. Necessario sondare due diverse aperture problematiche che riguardano il costituirsi dei Mostri. Da una parte la questione irrisolta del ruolo della Tecnica, e perciò del pensiero scientifico, nella riflessione occidentale. Esiste un immaginario mostruoso della tecnica. […] Dall’altra parte si tratta della questione del ruolo delle attività estetiche nel mondo contemporaneo dove la tecnica ha trionfato, della comunicazione pervasiva, dello svelamento della metafisica, dell’intrattenimento infinito, della perdita dell’aura e delle relazioni problematiche tra azioni artistiche autonome e invece produzione estetica aderente. […]la grande mutazione antropologica che investe i corpi gli oggetti le città i paesaggi deve essere affrontata. I Mostri mostrano anche una circostanza su cui molto in futuro si giocherà, che riguarda i ruoli del progetto e del progettista. Che per essere adeguati dovranno porsi al plurale, […] mettersi al passo con la complessità. Il corpo dell’architettura contemporanea deve dunque modificarsi radicalmente- e probabilmente insieme implodere ed esplodere in mille frammenti- per seguire le radicali evoluzioni del corpo dell’uomo contemporaneo. Dunque architetture che si fanno figura animale o vegetale, architetture che si fanno minerale, roccia o scoglio o fossile

oppure trasparenti traslucidi luminescenti esatti parallelepipedi di cristallo, come scatole di plexiglass senza strutture evidente, senza angoli o spigoli pieni, senza un sopra e senza un sotto, architetture di pura luce, perversioni esaltate del moderno, pura complicata percorrenza orizzontale e verticale 266


ma anche variamente piegata su rampe e su direzioni sghembe, giochi sensazionali di muri opachi e superfici trasparenti e luminose […]. […] nella contemporanea “città diffusa” molteplici “forme dell’abitare” corrispondono alla molteplicità di “forme di vita” che caratterizzano le società di massa contemporanee. Il vuoto, la condizione generale- materiale- esperienzale del vuoto, costituisce l’ossimoro fondamento della condizione insediativa metropolitana, fatta come la materia più di vuoto che di pieno […]. Il vuoto come momento di una dinamica caotica della specialità contemporanea.

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REM KOOLHAAS, BRUCE MAU S, M, L, XL THE MONACELLI PRESS, 1995 Hotels: I like hotels because in a hotel room you have no history, you have only an essence. You feel like you’re all potential, waiting to be rewritten like a crisp, blank sheet of 81/2-by11-inch white bond paper. There is no past. The ambition of this project is to rid architecture of responsibilities it can no longer sustain and to explore this new freedom aggressively.

It suggests that, liberated from its former obligations architecture’s last function will be the creation of the symbolic spaces that accommodate the persistent desire for collectivity. […] we begin to “think”the plans.There is nothing to think. Is it that bigness alone makes everything easy to the point of automatism? If the storage pattern is wallpaper, planning is like tearing the wallpaper of the wall. (Strategy of the void très grande bibliothèque, Paris, 1989) Since gravity works as a sum, the theoretical shape of a column is a cone; to deal with accumulating forces, it is thin at the top and fat at the bottom. The taller the building, the more the structural inheritance from the upper regions dictates decisions below. Each high-rise represents the systematic reduction of freedom toward where it matters most: on the ground. The deeper the building, the more it depends on artifice for its servicing. Air is injected into its interior, used (i.e., turned into poison), and extracted; the inside core, inaccessible to daylight, is lit by fluorescent tubes (gasses in a permanent state of explosion). In the conventional solution-combining the claims of structure and servicies-the ducts that carry air to and from the center are hung from the floor, then hidden behind a false ceiling. This zone of darkness is further stuffed with equipment for lighting, electricity, smoke detectors, sprinklers, computers, and other building “controls”. (Last apples. Speculations on structure and services, 1993;from the notebook of Cecil Balmond, 1992)

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REM KOOLHAAS BIGNESS A CURA DI FEDERICO BILÒ, REM KOOLHAAS ANTOLOGIA DI TESTI SU BIGNESS PROGETTO E COMPLESSITÀ ARTIFICIALE, EDIZIONI KAPPA, ROMA, 2004 I caratteri peculiari dell’architettura metropolitana sono: -la congestione: scrivere un’apologia della congestione significa negare uno dei principi base dei MM e rilanciare invece l’ipotesi di una differente dimensione abitativa, su una complessità cui si riconosce la capacità di trovare transitori equilibri -l’artificialità garantita dalle nuove tecnologie applicate al costruire -lo scisma verticale: la sovrapposizione di funzioni disparate e senza nesso all’interno di un medesimo manufatto, “che rende liberi di ammucchiare direttamente l’una sopra l’altra attività completamente diverse senza preoccupazioni per l loro compatibilità simbolica” principio sancito dal Manifesto del 1909 veicolato per icona dalla sezione del Down Town Athletic Club -la Grande Lobotomia indotta dalla grande dimensione dei manufatti, ovvero la definitiva scissione tra i prospetti e l’interno dell’edificio che rispondono a logiche e necessitò differenti, divenendo di fatto due progetti distinti Federico Bilò, Indeterminatezza Programmatica. Un diverso funzionalismo?

Mentre ogni edificio europeo è anche commento riflessione filosofia teoria esitazione -con la relativa profondità, tensione, sottigliezzala suspense di un edificio americano è la sfrontatezza della sua efficienza utilitaria. Last Apples, 1993 Superata una certa scala, l’architettura assume le peculiarità della GRANDE DIMENSIONE. La miglior motivazione per affrontare la GRANDE DIMENSIONE è quella offerta a suo tempo dagli scalatori del monte Everest: “perché è là”. Solo la GRANDE DIMENSIONE può attivare quel regime di complessità che coinvolge la piena comprensione dell’architettura e dei campi ad essa collegati. Superata una certa dimensione critica un edificio può diventare un GRANDE edificio. Una tale mole non riesce più ad essere controllata da un solo gesto architettonico (nemmeno da una qualsivoglia combinazione di gesti architettonici). Questa impossibilità fa scattare l’autonomia delle sue parti, il che è diverso dalla frammentazione: le parti infatti restano legate al tutto.

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Nella GRANDE DIMENSIONE la distanza tra nucleo e involucro cresce al punto che la facciata non può più rivelare ciò che avviene all’interno. Là dove l’architettura pone certezze, la GRANDE DIMENSIONE pone dubbi: trasforma la città da una sommatoria di evidenze in un accumulo di misteri. Ciò che si vede non corrisponde più a ciò che realmente si ottiene.

La GRANDE DIMENSIONE non fa più parte di alcun tessuto , è una rottura definitiva, radicale. Esiste: al massimo, coesiste. La GRANDE DIMENSIONE è un territorio teorico di questo fine secolo […] l’attrattiva della GRANDE DIMENSIONE sta nella sua possibilità di ricostruire l’unità, di far risorgere il reale, reinventare il collettivo e rivendicare il massimo di possibilità. Solo la GRANDE DIMENSIONE può accogliere una proliferazione eterogenea di eventi in un unico contenitore. Sviluppa strategie per organizzare sia la loro indipendenza sia la loro interdipendenza all’interno di un’entità più vasta, in una simbiosi che esaspera le specificità, anzichè comprometterle. La sua vastità spegne la coazione dell’architettura a decidere e determinare. Alcune zone saranno dimenticate, saranno libere dall’architettura. Bigness or the problem of the large, 1994

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GIO PONTI ALLESTIMENTO PER CAMERA D’ALBERGO IX TRIENNALE DI MILANO, 1951

È stato un “complesso di protesta” che mi ha spinto a ideare e proporre questa camera d’albergo.

Una vecchia protesta che già mi indusse nella VII Trennale a suggerire (per la sezione turistica) una camera del genere ad un espositore. E’ la protesta contro le camere d’albergo inadatte che sempre si trovano. Spazio sprecato, letto mal posto, lampadine per leggere a letto impossibili e da un sol lato. Niente per scrivere a letto o per prendersi qualcosa, comodini con un piano insufficiente su quale “dovrebbero” stare telefono, posacenere, libri, giornali, settimanali, stilo, orologio, portafoglio, sigarette, accendisigari, guide, occhiali, fazzoletto, ecc. Poi mai una pianta della città e per scrivere un tavolino col piano in cristallo molato coperto da un filet che scivola da tutte le parti, e poltrona e sedie malcomode, sporchevoli, pavimento lo stesso, tavolini sbagliati, ingombro di mobili e specchi maldisposti e spazio sprecato. Così ho fatto una stanza tipo di 3metri per 4, con pavimento di gomma, col letto a parete e parallelo alla finestra (posizione giusta), con lampada da leggere nella spalliera, tipo vagoni letto, ed a braccio (una per leggere su un fianco e l’altra per leggere sull’altro fianco, senza stancarsi); poi ho aggiunto un tavolino ribaltabile sul letto per leggere e mangiare ed a fianco un doppio ripiano, cioè due mensole, spaziosissimo, per mettere como- damente giornali, settimanali, vassoi con colazione, bibite e acque minerali, orologio, portafoglio, cartelle, carta, telefono, guida telefonica, e per i libri una mensola portalibri apposita, e per la radio un attacco e per fumare un posacenere girevole con fondo ad acqua e l’accenditore a resistenza elettrica, e la bottoniera di campanelli di chiamata e i ronzato per la sveglia. Vi è poi il blocco dei cassetti e i ripiani poi si allargano in un vero tavolo da scrivere razionalmente illuminato, il tutto legato da un pannello a parete che corre di fianco e dietro il letto, e poi lungo i ripiani, e porta incassate fotografie della città, e in corrispondenza al piano per scrivere, la pianta della città.Sull’altro lato della stanza, da incassare, un armadio con due specchi, uno per vedere la figura intera (basta sia largo 40 cm, alto 120 cm, sollevato da terra 10 cm) e l’altro per vedere riflessa, muovendo le ante, la schiena. I materiali? Tutto è rivestito in Formica “cigaret proof ” su cui una sigaretta accesa non lascia segno, né acqua inumidisce. Ho scelto un bellissimo giallo sole per la formica e per il pavimento di gomma (Pirelli fantastico P.) e pareti in tappezzeria. Ma con questi elementi si possono avere altri colori e gamme, verde pisello, rosso pompei, azzurro (bellissimo). Alle finestre (serramenti a saliscendi per ventilazione esatta, di Proserpio), le venetian-blind di Malugani. I mobili sono stati magistralmente eseguiti da Proserpio di Barzano, che ha voluto concorrere a questa dimostrazione, alla quale ha collaborato anche il giovane architetto Aldo De Ambrosis. www.gioponti.org 271


GIANNI OTTOLINI FORMA E SIGNIFICATO IN ARCHITETTURA LIBRERIA CLUP, MILANO 2012 La definizione stessa dell’architettura come costruzione armoniosa di un invaso atmosferico circoscritto da un margine e aperto all’accoglienza della vita umana, contiene esplicitamente un primo livello del suo significato, quello operativo o dell’utilità pratica: accoglienza equivale innanzitutto a capacità di ricevere il corpo e il gesto dell’uomo (singolo o piccolo gruppo o collettività) e di corrispondere alle sue necessità materiali. [...] Misure del corpo e dinamica dei gesti sono un riferimento strettamente obbligato nella minore scala degli spazi “minimi” e del dettaglio architettonico o degli oggetti d’uso, con cui l’utente entra in diretto rapporto. [...]

Questo moderno riferimento funzionale al corpo e alle misure umane non va ridotto a semplice problema metrico di rapporto dimensionale dell’architettura con la “scala umana” o “misura umana” investe l’insieme delle caratteristiche formali dello spazio, fino ai più minuti dettagli figurali materici, cromatici ecc.[...] sia nei luoghi in cui il “corpo” che gioca è quello collettivo, dalle masse che liberamente si radunano e si disperdono, sia negli stessi oggetti d’uso lievemente alterati nelle convenzionali misure per illustrarne un diverso senso. In architettura nessuna abitazione “deriva” da una programma funzionale. La

forma di una casa può derivare solo da un punto di vista sull’abitare, più o meno conforme alle abitudini o innovativo. Esso trova in se stesso, nella sua memoria e fantasia gestuale, la potenzialità di trasferirsi in forme materiali dotate di uno specifico senso.[…] un programma di vita domestica trova così non solo la sua idonea cornice, ma si traduce in forma artistica autonoma e vitale. […] Con simili passaggi concettuali, un programma e un punto di vista sull’abitare domestico vengono connotati e comunicati in forme materiali dotate di autonoma e intrinseca vitalità e animazione, che del senso di quell’abitare danno una precisa e simbolica presentificazione. Nel discorso comune, un muro è semplicemente un muro, tutti sanno, grosso modo, cosa è, come è fatto, e a cosa serve, è solo una cosa. Da un punto di vista semiotico, la configurazione tettonica di un semplice muro ha forti caratteri di convenzionalità e di 272


arbitrarietà (in altri contesti, sarebbe realizzato con altri materiali e altro modo),

che lo assimilano alle semplici parole del discorso comune. Può però essere ben fatto, se lo si considera dal punto di vista costruttivo; e può essere genericamente un “bel muro” se da piacere estetico. Nel discorso tecnico- scientifico, un muro si definisce solo attraverso esatte e univoche definizioni verbali delle sue specifiche caratteristiche materico formali e funzionali. Esso è per esempio “una frontiera verticale in doppio tavolato di mattoni forati con interposta intercapedine isolante, intonacata e verniciata sulle due facce esterne, dello spessore di 30 cm”. una simile descrizione che devono saper fare anche gli storici e critici dell’arte perché tocca la costituzione stessa della forma materiale (anche se altro è ciò che si fruisce esteticamente e altro è ciò che è nascosto alla percezione sensoriale), dice tutto del muro, meno il suo valore e significato estetico, che è un fatto di giudizio e non di descrizione. Nel discorso poetico, un muro è più che un muro: esso si presenta come un soggetto vivente, in cui ci si può riconoscere, e che ci parla, se abbiamo la capacità di starlo a sentire, secondo le proprietà oggettive e le valenze simboliche della sua forma.

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MAURIZIO FERRARIS LA FIDANZATA AUTOMATICA BOMPIANI, MILANO, 2007 Villa Tugendhat, Brno, Mies van der Rohe: non ha mai cessato di essere bella, è servita per scopi diversi, non è un’opera canonica come la Gioconda, il colonnato di Bernini o le piramidi, eppure si può dire che è poetica e commuove, rientra in quell’arredo della nostra esistenza che si chiama “arte”, cosa che non si può dire di Fountain di Duchamp. Perché?

Normalismo. Teoria dell’arte secondo cui l’arte non è definibile come un’esperienza straordinaria ma come la quintessenza delle esperienze ordinarie, che si basa su un’umanità media, su una taglia media, su invarianze (elementi molto più stabili di quanto non avvenga nell’intima dinamicità ella scienza) e sulla percezione (che in un certo senso è quanto c’è di più medio al mondo). [...] Questa tesi può essere difesa anche da un punto di vista metodologico più generale: il criterio per decidere della bontà di una teoria ontologica è la sua capacità di rendere conto dei dati di senso comune o per lo meno di spiegare in maniera convincente ed inequivocabile il motivo per cui dovremmo rinnegarli, le teorie eccezionalistiche e straordinariste falliscono entrambi i test. [...] La straordinarietà dell’opera non può venire postulata perché una teoria dell’arte deve rendere conto non solo dei capolavori ma anche delle opere brutte e soprattutto della massa di opere così così che popolano la nostra quotidianità. [...] Due assunti: 1) L’arte è un territorio vago ma non arbitrario in cui entrano ed escono cose. 2) Nell’arte a fare testo non sono i capolavori bensì le piccole cose di medio gusto che arredano la nostra esistenza, opere così così giudicate da gente così così cioè non esperti. Come non ha senso l’etica eroica così non ha senso l’estetica del sublime, lo diceva anche Kant. La mia mansueta teoria normalista è anche un’aggressiva teoria normativa. Rivendicando l’ordinarietà dell’arte mi oppongo sia alla tesi eccezionalista secondo cui con la debita preparazione qualunque X può diventare un’opera d’arte sia alla tesi straoridinarista. Non tutti gli oggetti possono aspirare allo statuto di opera. Lo scopo è capire che cosa sono le opere che per lo più ci interessano e con cui per lo più abbiamo a che fare, cioè le opere normali. Per rispondere a questa esigenza l’estetica normale si articola in sei mosse o tesi: 1) L’arte è la classe delle opere 274


non esiste una forma dello spirito chiamata arte a cui corrispondo degli oggetti, ma esistono oggetti con certe caratteristiche che in certe circostanze possono assumere lo status di opera, non è vero che qualunque cosa può essere un’opera 2) L e opere sono primariamente oggetti fisici e di una certa estensione sia nello spazio sia nel tempo, cioè sono cose o sono correlate a cose, sono una sottocategoria degli oggetti fisici. 3) L e opere sono oggetti sociali esistono come oggetti sociali solo perché esistono uomini capaci di considerarle tali, a differenza di altri oggetti fisici non sociali, le opere costituiscono delle entità intimamente relazionali e dipendenti dall’esistenza di una società dotata di determinate caratteristiche, quindi il loro genere prossimo è quello dei documenti. 4) L e opere provocano accidentalmente conoscenza non è lo scopo fondamentale. 5) L e opere provocano necessariamente sentimenti sentimenti veri ma disinteressata perché sono spettatore e non parte in causa. 6) Le opere sono cose che fingono di essere persone le opere a differenza delle persone non possono ricambiare i nostri sentimenti, sono irriconoscenti, cioè sono fidanzate automatiche. [...] Nelle opere d’arte, come nella Fidanzata Automatica, abbiamo a che fare con oggetti fisici che son anche oggetti sociali , e che suscitano dei sentimenti, ma diversamente dalle persone non pretendono né offrono reciprocità di sorta. La mia teoria non è che le opere d’arte devono essere antropomorfiche, bensì che le persone sono, generalmente, considerate intrinsecamente come fonti di sentimenti. Il vedere nelle opere delle quasi-persone spiega anche per quale motivo il giudizio morale si accompagna così facilmente al giudizio estetico.

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MAURIZIO FERRARIS LASCIAR TRACCE: DOCUMENTALITÀ E ARCHITETTURA NUOVO REALISMO, MIMESIS, MILANO, 2012 L’architettura produce oggetti concreti (tracce) il cui supporto è la città Il rapporto tra architettura e filosofia è produttivo se avviene su territori di confine. L’architettura cerca nella filosofia una specie di sogno. Perché l’architettura è così importante, rilevante soprattutto dal punto di vista estetico e soprattutto in questo momento? Perché è così importante lasciare delle tracce? Affinché ci sia un’opera d’arte è necessario che siano coinvolti almeno due individui e che gli atti sociali siano registrati (inscritti su un supporto). […] La questione del supporto riconduce alla questione dell’architettura […] la più duratura e tenace delle scritture. Architettura come supporto per l’eternizzazione di un oggetto sociale L’architettura contemporanea lavora pervasivamente sulla forma con un intento estetico innanzitutto in quegli edifici simulacro per eccellenza che sono i musei. […]L’opera ha un sistema formale ed incorpora delle regole formali che insegnano. Supera il livello d’uso pur partendo sempre da un uso. […] Il Pantheon, nasce come un tempio, diventa una chiesa […] trascendo l’uso e questo accade perché la forza della sua forma è tale da superare la sua condizione d’uso e questo può avvenire solo quando ad un oggetto architettonico sia riconosciuta la bellezza in termini sociali. In architettura c’è un monumento quando un’opera è condivisa e riconosciuta come una testimonianza delle capacità di mettere in forma delle leggi che hanno un carattere non transitorio.

Come si fa in questa pratica dell’usa e getta a suscitare un senso di memoria, di consapevolezza, di un significato condiviso? Come fa l’architettura a rispondere al tema del monumento?

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FONTI

BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

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Š2013 Monica Bramanti, Beatrice Galimberti, Anna Benedetta Rossi. All rights reserved


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