InDIce
premessa .............................................................................................5 strategie di prevenzione: il ruolo della scuola.........................7 obiettivi .............................................................................................13 Target .................................................................................................14 metotologia.......................................................................................15
Peer education..................................................................................16 Uno contro Tutti ...............................................................................22 Schemi di lavoro con insegnanti e o specialisti .......................23 Indicatori dei risultati attesi ........................................................27 bibliografia .......................................................................................29
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premessa
"Salute sessuale è l'integrazione degli aspetti somatici, emozionali, intellettuali e sociali dell'essere umano sessuato,compiuta con modalità tali da essere positivamente arricchita e da esaltare la personalità umana, la comunicazione e l'amore" OMS Ginevra 1974 Le malattie sessualmente trasmissibili (MST) costituiscono uno dei più seri problemi di salute pubblica in tutto in mondo, sia nei paesi industrializzati, che in quelli in via di sviluppo. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, queste malattie hanno un’ incidenza annua di 333 milioni di casi, escludendo l’Aids, la cui incidenza ed effetto sullo stato di salute e su quello socio economico di interi paesi, soprattutto in Africa, è considerata da anni ormai una reale emergenza. lievitano anche i casi di contagio da Hiv. Da quando l’aids è divenuta una malattia non più mortale, si sono allentate le attenzioni ed è cresciuto il numero delle persone contagiate.
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premessa
Dal rapporto dell’Unaids –WHO del 2005 sullo stato dell’epidemia emerge che in Nord America e in Europa Occidentale migliaia di nuovi casi si registrano nelle fasce giovanili. La diffusione delle nuove infezioni è sempre più legata alla trasmissione sessuale. Molti fattori di tipo comportamentale e sociale oltre che biologico stanno contribuendo ad innalzare il numero dei contagi per via sessuale: dal mancato utilizzo di profilattici, ai rapporti con partner multipli, all’aumento del numero di rapporti tra giovani donne adolescenti con uomini più grandi. Disinformazione. Mancanza di tempestività nel ricorrere a cure mediche etc. In netto aumento anche le altre mst come.per esempio, la clamydia cresciuta negli ultimi 10 anni da 6 a 10 volte a seconda delle regioni Italiane. Come denuncia il United Nations Population Fund, circa la metà delle nuove infezioni da HIV/MST si verifica nei Giovani tra i 15 e i 24 anni, i quali sembra si proteggano meno di coloro che hanno superato tale età. Gran parte delle conoscenze dei ragazzi derivano inoltre da fonti non affidabili. è necessario dunque potenziare gli interventi preventivi alle fasce giovanili, progettando e realizzando programmi, che fornendo informazioni corrette sull’infezione da HIV/AIDS e sulle MST e favorendo l’aspetto esperenziale, forniscano gli strumenti necessari per proteggersi dalle infezioni e mirino alla promozione di comportamenti sicuri.
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sTraTegIe DI prevenzIone: il ruolo della scuola
L’ art. 104 del DPR 309/90 convertito nella legge 45/99 affida al Ministero della Pubblica Istruzione e alla scuola due funzioni nell’ambito della Promozione alla Salute: informativa ed educativa. “La scuola è un’opportunità per lo sviluppo di programmi di Educazione alla Salute e di Promozione di attività educative”
per il suo naturale ruolo di mediatrice tra la famiglia e la società. Tale azione preventiva deve seguire le linee guida dettate dal Piano Sanitario Nazionale e confrontarsi costantemente con la Rete Europea delle Scuole. l’esperienza dell’educazione alla salute nella scuola italiana, anche tramite l’istituzione dei cIc, centri di Informazione e consulenza, ha comportato anche sul piano formale,
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sTraTegIe DI prevenzIone il
ruolo della scuola
il riconoscimento della scuola come luogo privilegiato per la realizzazione degli obiettivi di salute in età evolutiva.
Già da tempo ricercatori ed esperti sono concordi nell’affermare che “la prevenzione del disagio e della tendenza a rischiare può esprimersi bene all’interno della scuola, poiché essa dispone di gruppi già formati e coesi di adolescenti. Aiutarli a elaborare gli aspetti naturali della crescita, fornendo loro delle informazioni utili, stimolandoli a verificare le ragioni affettive profonde delle condotte a rischio, consente di spostare l’accento dal tentativo inutile di spaventarli alla prospettiva utilissimo di renderli protagonisti di una grande battaglia generazionale in difesa della salute, del benessere, del rischio calcolato, che è inevitabile se si vuole crescere e quindi gettarsi di slancio verso l’avventura, il nuovo, una dose calcolata e vitale di rischio. Il gruppo classe è quindi un importante produttore di cultura giovanile e un interlocutore privilegiato per gli adulti”. pietropolli charmet g. et altri, 2000
I percorsi di prevenzione rivolti ai giovani devono tenere conto che l’adolescenza è una fase della vita connotata da grande mobilità emotiva; la pubertà,infatti, trasforma il corpo infantile in quello di un giovane adulto. Le rapide trasformazioni sul piano fisico e cognitivo, però, non sempre corrispondono ad una analoga maturazione emotiva; al tempo stesso l’incremento delle pressioni sociali con la richiesta di prestazioni e competenze adulte influenzano, talora negativamente, il funzionamento psicosociale dell’adolescente
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alla ricerca di un equilibrio che consenta la conquista di una identità adulta. Tale transizione avviene inoltre mentre l’adolescente è alle prese con un altro passaggio generalmente percepito come difficile e irto di incognite: il passaggio, cioè, da una scuola molto strutturata come quella dell’obbligo alla scuola superiore che si presenta molto meno protettiva, fonte di possibili disagi ma, al contempo, ricca di sfide evolutive. l’elevamento dell’obbligo di istruzione, introdotto nel 2007, sollecitando una didattica per competenze nel biennio della scuola media superiore, induce i dipartimenti disciplinari a cimentarsi con la formazione delle competenze chiave di cittadinanza, tra cui quella relativa alla salute non è certo secondaria.
Al contrario, può essere terreno fertile di quella costruzione del sé che è obiettivo dichiarato dell’elevamento dell’obbligo di istruzione, in un’ottica di curricolo verticale.e in una fase della vita in cui gli adolescenti devono affrontare contemporaneamente i loro cambiamenti interni e i rapporti con il mondo esterno.. E’ anche l’età in cui si fanno quelle prime sperimentazioni (tabacco, alcol, sostanze psicotrope) e quelle scelte sulla propria vita sessuale che avranno un’influenza determinante sulla salute ed sul benessere psicofisico. “L’adolescente è, per antonomasia costretto a “rischiare” molto per capire chi è e chi vorrà essere, per avere una precisa comprensione di quali siano i suoi limiti e suoi punti di forza, per mo-
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sTraTegIe DI prevenzIone il
ruolo della scuola
dellare e restituire al gruppo allargato alla sua nuova famiglia sociale, un’immagine che non corrisponde più a quella che era stata sapientemente confezionata all’interno della famiglia di origine. La crescita conferisce agli adolescenti nuove competenze sul fronte della eterosocialità e della sessualità; lo sviluppo psicosociale porta con sé maggiori capacità di autonomia, intimità, indipendenza, formazione dell’identità e sviluppo di relazione tra pari. E’, come se l’adolescente, grazie alle sue nuove forze e risorse, avesse il dovere di calarsi in un ruolo per lui inedito, negoziando con il mondo adulto la sua possibilità di rischiare” . pellai a. et altri, 2002
Alla luce di queste osservazioni si rende necessario che agli adolescenti vengano proposte esperienze alternative ai tradizionali interventi di tipo esclusivamente informativo, in grado di renderli partecipi del processo di formazione e aiutandoli a incanalare costruttivamente la loro naturale tendenza ad assumersi rischi. lavorare per competenze vuol dire incentrare la relazione educativa sul soggetto discente, capovolgendo il tradizionale rapporto allievo-insegnante della didattica frontale.
Chi si occupa di prevenzione è opportuno che promuova azioni che favoriscano l’acquisizione da parte degli stessi ragazzi di competenze a sostegno della salute che possano essere spese all’interno del sistema scolastico per costruire percorsi di progressivo protagonismo degli stessi studenti.
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In tal senso l’educazione tra pari potrebbe perciò rappresentare un’esperienza privilegiata in grado di favorire l’assunzione di un ruolo attivo da parte degli adolescenti e favorire la costruzione di un “setting”, dove la naturale tendenza e il rischio e la sfida insita nei comportamenti adolescenziali, trovi la possibilità di essere utilizzata per costruire alternative positive che facciano riferimento ai diversi modelli di “empowered peer education” già sperimentati con successo nel nostro paese anche nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. E’ noto d’altronde come le ricerche sull’adolescenza abbiano evidenziato come i gruppi di adolescenti abbiano distolto l’attenzione dai grandi temi politici e sociali per assumere nelle ultime generazioni, un compito prevalentemente orientato al benessere della vita psichica del gruppo e alla qualità delle relazioni che i singoli stabiliscono tra loro e con il gruppo nel suo insieme. “L’interesse dell’attuale gruppalità adolescenziale è rivolto a migliorare la qualità del vincolo, ad approfondire sentimenti di lealtà, di affetto, di identificazione, di disponibilità. Il servizio che il gruppo si ripropone di erogare ai suoi adepti è predisporre un’istituzione di accompagnamento durante la crescita, che sia dotata di capacità di contenimento affettivo e relazionale”. pietropolli charmet g., 2000
Secondo tale ottica lavorare attraverso il sistema dei pari per la promozione della salute e la prevenzione di comportamenti a rischio possiede altissime potenzialità di efficacia e concretizza le sollecitazioni espresse nelle linee guida che hanno accompagnato l’elevamento dell’obbligo.
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Le ricerche e le numerose esperienze nelle scuole e nelle Azienda Sanitarie ci dicono che emerge un forte bisogno dei ragazzi di avere a disposizione fonti significative ed attendibili estranee alla famiglia per derimere dubbi relativi alla sessualità. L’adolescenza è infatti un momento di messa in discussione della famiglia con l’emersione spesso di dinamiche di svincolo familiare. I genitori vanno quindi aiutati nel dialogo con i ragazzi individuando , insieme ad esperti, comportamenti di rinforzo o risvolti familiari, come relazioni di qualità, sports etc atti alla promozione della salute sessuale e del benessere psicofisico. Si possono pertanto programmare incontri di gruppi di genitori con i medesimi operatori coinvolti nei progetti.
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obIeTTIvI
•
cosTruIre e far proprio un concetto di salute come valore assoluto cui far riferimento mettendo in atto comportamenti consapevoli e responsabili in base della propria sfera morale
• • •
creare un clima relazionale positivo che stimoli la comunicazione nei ragazzi e la condivisione di esperienze
fornIre informazioni chiare e scientifiche su HIv/aIDs/msT eliminando dubbi e preconcetti
creare uno spazio di confronto e discussione tra i giovani con personale qualificato
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obIeTTIvI
•
fornIre ai giovani informazioni sulle strutture sanitarie ed istituzioni scientifiche preposte alla prevenzione, cura e promozione della salute
•
fornIre siti internet certificati, numeri verdi dedicati, indirizzi di consultori
TargeT scuole medie superiori 2° e 3° anno
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meToDologIa
Da una attenta disamina di esperienze di corsi di educazione sessuale svolte in Italia e all’estero si evince che i metodi di lavoro piÚ effaci sono:
1) peer education 2) uno contro tutti 3) schemi di lavoro con insegnanti e/o specialisti
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meToDologIa
1) peer education Le esperienze di prevenzione effettuate negli anni passati hanno evidenziato il fallimento del modello del behaviour change, secondo il quale si ipotizzava una relazione diretta tra aumento delle conoscenze e modifica dei comportamenti, e hanno mostrato sempre più l’efficacia del modello del self emporwerment, che faceva leva sul coinvolgimento personale dei destinatari dell’intervento, puntando alla modifica dei comportamenti a rischio. Tale modifica sembra riconducibile alla percezione di un soddisfacente livello di “potere personale”, che facilita l’assunzione di responsabilità: l’emporwement infatti, consente ai soggetti coinvolti negli interventi preventivi di ottenere ricadute positive sia a livello personale che sociale. L’empowerment può essere definito come la capacità di sentirsi competenti e in grado di controllare la propria vita con un rafforzamento dell’autostima e della fiducia in se stessi, dall’altro soddisfa il bisogno di sentirsi protagonisti nella propria comunità di appartenenza, di sapere che la propria presenza diventa fondamentale per avviare un’iniziativa di cambiamento e che il proprio apporto è indispensabile. Gli interventi che promuovono l’empowerment nell’ottica della psicologia di comunità si basano sulle forze positive del gruppo per individuare i bisogni emergenti e fornire risposte adeguate, organizzando nuovi servizi in grado di colmare i vuoti rilevati. In questa direzione si colloca la peer education che si è rilevata un potente strumento per la prevenzione e l’educazione alla salute.
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meToDologIa
Gli interventi che si basano su tale strategia hanno, infatti, rilevato che i giovani, grazie al ruolo centrale che i pari assumono nel loro sviluppo psicologico proprio della fase di transizione dall’adolescenza alla vita adulta, sono maggiormente disposti a modificare i loro comportamenti a rischio se ricevono informazioni e indicazioni dai loro coetanei e se hanno la possibilità di condividere con loro riflessioni, dubbi ed esperienze. In particolare da una ricerca realizzata di recente in Italia utilizzando i focus group è emerso che: l’aids è percepita dai giovani adolescenti come una “malattia lontana” da loro perché non colpisce le persone che conducono una “vita normale”. essa è rappresentata ancora tra gli adolescenti come la “malattia degli sbandati”, cioè di coloro che conducono uno stile di vita al di fuori delle regole: hanno rapporti sessuali con persone che non conoscono, soprattutto di tipo omosessuale, e usano sostanze stupefacenti. che le campagne di prevenzione, fino a oggi realizzate, non sono state sufficientemente efficaci per catturare la loro attenzione, in quanto caratterizzate da un’informazione vissuta come predica.
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meToDologIa
IpoTesI DI lavoro Sulla base di queste premesse il Progetto consigliato si articola in 3 fasi. La prima fase deve essere preceduta da un incontro rivolto ai docenti, referenti per l’educazione alla salute delle scuole coinvolte, durante il quale verranno elencati e discussi gli obiettivi, messe a punto le modalità di svolgimento e stabiliti i tempi di realizzazione dell’intervento.
prIma fASE - informazione/sensibilizzazione Gli incontri dovranno essere effettuati da un’equipe composta da giovani medici e psicologi gli. Durante tali incontri viene presentata l’iniziativa in tutte le sue fasi e il suo significato. L’approccio utilizzato deve essere di tipo didattico integrato, in cui i processi di insegnamento/apprendimento di carattere dialogico vengono alternati con situazioni di apprendimento di natura pratico/applicativa. Gli argomenti da trattare sono i seguenti: concetto di salute principali mst sieropositività e aids modalità di trasmissione
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meToDologIa
situazioni a rischio di contagio prevenzione test di screening studi e ricerche attuali terapie e vaccini servizi sociosanitari e risorse locali Come ausilio didattico si consiglia l’uso di diapositive predisposte in modo da sintetizzare le conoscenze principali sull’infezione HIV/AIDS e fornire informazioni complete ed esaurienti utilizzando un linguaggio comprensibile e adeguato al contesto. Ampio spazio deve essere riservato ai ragazzi per esprimere domande e perplessità al fine di favorire l’apprendimento degli argomenti. Al termine dell’ incontro, agli studenti interessati a partecipare alla seconda fase viene somministrata una scheda di adesione in cui esporre in modo sintetico le proprie motivazioni a prendere parte all’iniziativa. Alla seconda fase accedono solo gli studenti che hanno espresso in modo chiaro la comprensione del significato del Progetto e in cui la curiosità verso l’argomento e la volontà di rendersi utili per i propri coetanei siano accompagnate anche da un interesse per le
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meToDologIa
tecniche di comunicazione pubblicitaria e dall’entusiasmo di impegnarsi in prima persona nella realizzazione di una campagna di sensibilizzazione.
seconDa fASE Prevede due giornate consecutive di laboratorio sulla comunicazione sociale, della durata di 5 ore ciascuna, condotte da alcuni esperti del settore (esperti di comunicazione…) Per facilitare la costruzione di un clima di gruppo funzionale al lavoro da effettuare nella seconda giornata si suggerisce di suddividere i partecipanti in due sottogruppi facenti capo ciascuno ad un capogruppo con la funzione di coordinare le attività da svolgere. Nella seconda giornata di formazione ad ogni sottogruppo viene assegnato il compito di ideare messaggi per le campagne informative (realizzazione di un compact disc informativo, rappresentazione teatrale, mostra artistica, creazione di un sito internet) Al termine della giornata è prevista una sessione plenaria in cui condividere il lavoro svolto. Il “prodotto” cosi realizzato diviene una sorta di “prova di competenza”. Durante le fasi della formazione gli studenti fanno riferimento agli esperti presenti in aula, che nel contesto devono svolgere la funzione di tutor/facilitatore, prestando particolare attenzione a non influenzare le scelte dei partecipanti, sia in riferimento al contenuto dei messaggi, sia allo stile di realizzazione dei prodotti.
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meToDologIa
Terza fASE è quella della presentazione dei risultati e consiste in una giornata conclusiva cui partecipano studenti e docenti delle scuole che hanno aderito al Progetto. In tale occasione vengono presentati i prodotti ideati e realizzati dai ragazzi ai quali possono venire attribuiti, in accordo con le scuole, crediti formativi.
I prodotti di questa attività di progettazione partecipata potranno diventare materiale da fornire alle scuole affinché possa essere utilizzato per le attività di educazione alla salute che saranno realizzate nei prossimi anni.
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meToDologIa
2) uno contro tutti IpoTesI DI lavoro Un incontro con infermieri o volontari per distribuire materiale informativo. Un incontro con medici specialisti per informare i ragazzi sulle mst,discutere sul materiale precedentemente distribuito e dare riferimenti concreti sulle strutture preposte alla prevenzione , diagnosi e cura delle mst. Il materiale informativo (opuscolo o cd) deve essere di facile comprensione, breve, con adeguata forma grafica e contenere le principali caratteristiche in tema di HIV/MST con : sintomi possibilitĂ terapeutiche modalitĂ di prevenzione
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meToDologIa
3) schemi di lavoro con insegnanti e/o specialisti IpoTesI DI lavoro 1. sommInIsTrazIone PrE-TEST Prima degli incontri, presso gli Istituti viene distribuito un questionario pre-test da personale sanitario e da un volontario dell’associazione allo scopo di conoscere sia la tipologia di ragazzi che si andrà ad incontrare, sia le conoscenze che i giovani hanno sulla malattia e sulle modalità di trasmissione.
2. InconTroformATIvo-ESPErEnzIALE Successivamente alla valutazione dei pre-test vengono effettuati gli incontri per ogni gruppo di classi (circa 20 ragazzi a gruppo). Il Progetto prevede almeno due incontri della durata di due ore ciascuno da effettuarsi durante l’orario scolastico. Ogni incontro sarà condotto da un’equipe formata da 1 medico, uno psicologo e da 1 volontario dell’Associazione opportunamente formati. L’incontro prevede una prima parte a carattere specificatamente informativo, tenuta da un medico con l’ausilio di materiale (proiezione di diapositive, distribuzione di materiale cartaceo, ecc.) teso a stimolare e rispondere a domande; la seconda parte, a carattere interattivo, vede la partecipazione dei volontari che, coinvolgendo i ragazzi, attuano simulate e role playing allo scopo di fissare con esempi pratici, le informazioni precedentemente fornite.
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meToDologIa
3. sommInIsTrazIone Pro-TEST Dopo circa 20-30 giorni dall’incontro vengono somministrati agli studenti, precedentemente informati dei post-test allo scopo di valutare le conoscenze acquisite ed evidenziare gli eventuali dubbi da colmare in eventuali incontri successivi da concordare con gli stessi ragazzi.
alTre IpoTesI DI lavoro
• • • •
scHeDe di lavoro che il ragazzo compila individualmente per poi discuterne confrontandosi con il gruppo.
soTTogruppI dove si leggono storie che poi vengono discusse utilizzando anche il role playing.
fornIre articoli de giornali o elementi tratti da internet sull’argomento pperpre la discussione con il gruppo.
ognI gruppo approfonDIsce una malaTTIa e poi la presenta agli altri simulando una trasmissione televisiva utilizzando slide filmati, riviste etc.
• •
focus group sulle life skill (aumentare le competenze sociali e decisionali).
IsTITuzIone di una rete per counseling personalizzato e rinforzo dei comportamenti acquisiti.
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meToDologIa
•
sollecITare le asl perché potenzino o adottino strategie
•
uTIlIzzare la collaborazione delle associazione e delle
organizzative nei consultori finalizzate agli adolescenti.
cooperative già presenti sul territorio sia per la rilevazione dei bisogni sia per la diffusione del materiale informativo nei luoghi sensibili (discoteche, pub, ecc.)
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InDIcaTorI DeI rIsulTaTI aTTesI
Si consiglia di testare l’efficacia dei vari interventi mediante la somministrazione di questionari ad hoc per valutare l’aumento dei livelli di conoscenze e della conseguente percezione del rischio.
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bIblIografIa
Marmocchi P.,Raffuzzi L., 1993 le parole giuste, le malattie sessualmente trasmesse
roma, Carocci
Organizzazione Mondiale della Sanità. 1994 linee guida per il counselling in materia di infezione e malattia da HIv
Not. Ist. Sup. Sanità 1994:7(4) suppl.1 Topping K. 1996 “Tutoring”
Trento, Erickson (trad. It.)
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De Mei B., Luzi AM., Gallo P. 1998 proposta di un percorso formativo sul counselling integrato.
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Pietropolli Charmet G. 2000 “I nuovi adolescenti”
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Ann. Ist. Sup. Sanità;38(4):377-386
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Ann. Ist. Sup. Sanità;41:113-118 Boda G. 2006 “l’educazione tra pari”
milano, Angeli
Bivona C. 2007 “la psicologia scolastica centrata sulla persona”
Convegno nazionale Palermo 3-4 novembre
Novick K.K. & Novick J. 2009 Il lavoro con i genitori
milano, Angeli (trad. it.)
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