Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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Il Lazio e la Strategia di Lisbona Il Lazio e la Strategia di Lisbona - Innovazione, Competitività, Occupazione - Rapporto 2009

“I quaderni dello sviluppo economico” è un progetto editoriale dell’Assessorato Sviluppo Economico, Ricerca, Innovazione e Turismo, nel quale saranno pubblicati studi e ricerche sulle tematiche di competenza dell’Assessorato ed in particolare sulle politiche di attuazione della Strategia di Lisbona sulla competitività, sulla economia della conoscenza, sul Partenariato Pubblico-Privato, sul marketing territoriale.

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Innovazione, Competitività, Occupazione Rapporto 2009

Un’analisi sul posizionamento competitivo della Regione Lazio rispetto alle altre regioni italiane in relazione agli obiettivi della Strategia di Lisbona, a supporto delle decisioni politiche e strategiche che incidono sul benessere e sullo sviluppo sociale ed economico del territorio.

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dello Sviluppo Economico

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Quaderni

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REPORT

“IL LAZIO E LA STRATEGIA DI LISBONA”

Rapporto 2009


Il presente rapporto sullo stato di attuazione della Strategia di Lisbona nel Lazio è stato realizzato da Sviluppo Lazio su impulso e indirizzo della Direzione Regionale Programmazione Economica e Partecipazione della Regione Lazio Direttore D.ssa Rosanna Bellotti

Coordinamento Pier Luigi Cataldi Regione Lazio

Carola De Angelis Sviluppo Lazio

Gruppo di lavoro di Sviluppo Lazio Laura Tossini Simone Buratti Dario Cirillo Valeria Iadevaia Eleonora Mauto Elisabetta Paladini Vanna Lisa Volpi Il Focus di approfondimento dell’Ambito 1 - Parte II del rapporto è stato elaborato con il supporto scientifico dell’Ing. Giovanni Abramo - Research Value Srl.

Progetto grafico Sviluppo Lazio


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PREFAZIONE

l 2010 rappresenta un anno cruciale per la Strategia di Lisbona che chiude il suo ciclo decennale con la consapevolezza della parzialità dei risultati raggiunti e l’apertura del nuovo ciclo con l’adozione da parte del Consiglio Europeo della nuova strategia per l’occupazione e la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva “Europa 2020”. Rimane centrale l’obiettivo di rendere l'Unione europea una società dinamica, competitiva e basata sulla conoscenza, dove l’occupazione, la ricerca e l’innovazione, il cambiamento climatico e l’energia, l’istruzione e la lotta contro la povertà rappresentano i cinque pilastri su cui costruire e indirizzare le azioni di sviluppo nei prossimi dieci anni. Nuove sfide e nuovi e più intensi sforzi sono richiesti a tutti i livelli di governance per superare l’attuale fasi di crisi e solo attraverso l’introduzione di scelte strategiche più consapevoli, in un quadro di riforme condivise e di stabilità finanziaria, sarà possibile determinare quei cambiamenti strutturali necessari per convergere sui nuovi traguardi delineati in ambito europeo. In questa cornice, la Regione intende rafforzare il proprio ruolo strategico ed essere sempre più protagonista attivo e propulsivo al fine di contribuire in modo decisivo al cambiamento. Il presente Rapporto rappresenta uno strumento di conoscenza per valutare il posizionamento della nostra regione rispetto agli obiettivi definiti dall’agenda di Lisbona e fornisce un quadro d’insieme atto a supportare la definizione delle future politiche di sviluppo, tenendo conto del mutato contesto socio economico.

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Stefano Cetica Assessore al Bilancio, Programmazione economico-finanziaria e partecipazione REGIONE LAZIO

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indice

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INTRODUZIONE

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PARTE PRIMA - LA STRATEGIA DI LISBONA PREMESSA 1. LE ATTIVITÀ E I PROGRESSI REALIZZATI NEL CORSO DEL 2009 1.1 Lo stato di attuazione del Programma Comunitario di Lisbona 2008-2010 1.2 La valutazione della Commissione europea ai Piani Nazionali di Riforma del 2008 1.3 Il Consiglio europeo di primavera del marzo 2009 1.4 Lo stato di attuazione a livello italiano: il Piano Nazionale di Riforma del 2009 2. LA STRATEGIA DI LISBONA E LA CRISI 2.1 I pilastri del piano europeo per la ripresa economica 2.2 Le politiche comunitarie di contrasto alla crisi nei quattro settori prioritari 2.3 Le misure italiane di sostegno alla crisi 2.4 Il piano anticrisi della regione Lazio 3. LA STRATEGIA DI LISBONA DOPO IL 2010 - PROSPETTIVE ED EVOLUZIONE 3.1 Il Comitato delle Regioni e la relazione finale sulla consultazione delle Regioni e delle Città europee 3.2 La strategia “UE 2020” 3.3 Consiglio europeo di primavera 2010

PARTE SECONDA – MONITORAGGIO DEGLI INDICATORI

11 12 13 13 20 20 23 36 36 40 54 63 67 67 71 84

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PREMESSA 1. METODOLOGIA DI ANALISI 2. IL CONFRONTO A LIVELLO EUROPEO: IL LAZIO E LE REGIONI EUROPEE 3. UN QUADRO DI SINTESI SUL POSIZIONAMENTO DEL LAZIO

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AMBITO 1. CONOSCENZA E INNOVAZIONE Nota metodologica Breve sintesi Analisi degli indicatori Addetti alla ricerca e sviluppo Capacità innovativa Incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo Incidenza della spesa delle imprese in ricerca e sviluppo Intensità brevettuale Laureati in discipline tecnico scientifiche

128 128 129 131 132 134 136 138 140 142

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Laureate in discipline tecnico scientifiche Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con più di dieci addetti Grado di utilizzo di Internet nelle imprese Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie

144 146 148 150 152

FOCUS DI APPROFONDIMENTO Il sistema della ricerca nel Lazio La Bilancia dei pagamenti della tecnologia

155 156 224

AMBITO 2. LIBERARE IL POTENZIALE DELLE IMPRESE Nota metodologica Breve sintesi Analisi degli indicatori Pil pro-capite in pps Produttività del lavoro nel commercio Produttività del lavoro nel turismo Produttività del lavoro nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali Produttività del lavoro in agricoltura Produttività del lavoro nell'industria in senso stretto Produttività del lavoro nelle PMI Tasso di natalità delle imprese Intensità di accumulazione del capitale Capacità di esportare Capacità di esportare prodotti a elevata o crescente produttività Capacità di attrazione di investimenti esteri Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese

236 236 237 241 242 244 246

Investimenti diretti della regione all'estero Investimenti diretti netti dall'estero in Italia sul Pil Indice del traffico merci su strada Indice del traffico merci su ferrovia Indice del traffico delle merci in navigazione di cabotaggio Indice del traffico aereo Utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto (T) Utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto (F) Indice di utilizzazione del trasporto ferroviario

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248 250 252 254 256 258 260 262 264 266 268 270 272 274 276 278 280 282 284


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AMBITO 3. INVESTIRE NELLE PERSONE E MODERNIZZARE I MERCATI DEL LAVORO Nota metodologica Breve sintesi Analisi degli indicatori Adulti che partecipano all'apprendimento permanente (T) Adulti che partecipano all'apprendimento permanente (F) Occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione (T) Occupate che partecipano ad attività formative e di istruzione Non occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione (T) Non occupate che partecipano ad attività formative e di istruzione Giovani che abbandonano la scuola prematuramente (T) Giovani che abbandonano la scuola prematuramente (F) Tasso di abbandono al primo anno delle scuole superiori Tasso di abbandono al secondo anno delle scuole superiori Livello di istruzione della popolazione 15-19 anni (T) Livello di istruzione della popolazione femminile 15-19 anni Livello di istruzione della popolazione adulta Tasso di partecipazione nell'istruzione secondaria superiore Tasso di scolarizzazione superiore Indice di diffusione dei corsi di dottorato Partecipazione della popolazione totale al mercato del lavoro Partecipazione della popolazione femminile al mercato del lavoro Tasso di occupazione totale Tasso di occupazione femminile Tasso di disoccupazione totale Tasso di disoccupazione femminile Tasso di occupazione dei lavoratori anziani Tasso di occupazione delle lavoratrici anziane Tasso di disoccupazione giovanile totale Tasso di disoccupazione giovanile femminile Tasso di disoccupazione di lunga durata Tasso di disoccupazione di lunga durata femminile Indice di povertà Capacità di sviluppo dei servizi sociali Diffusione dei servizi per l'infanzia Indice di criminalità diffusa Indice di criminalità violenta Presa in carico ponderata dell'utenza dei servizi per l'infanzia

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286 286 288 291 292 294 296 298 300 302 304 306 308 310 312 314 316 318 320 322 324 326 328 330 332 334 336 338 340 342 344 346 348 350 352 354 356 358


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Presa in carico degli anziani per il servizio di assistenza domiciliare integrata Capacità di offrire lavoro regolare AMBITO 4. ENERGIA E CLIMA Nota metodologica Breve sintesi Analisi degli indicatori Raccolta differenziata dei rifiuti urbani Energia prodotta da fonti rinnovabili Verde urbano nelle città Intensità energetica dell'industria Incidenza della certificazione ambientale Coste non balneabili per inquinamento Superficie forestale percorsa dal fuoco Monitoraggio della qualità dell'aria Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante Utilizzo delle risorse idriche per il consumo umano Quota di popolazione equivalente servita da depurazione

360 362 364 364 365 367 368 370 372 374 376 378 380 382 384 386 388

PARTE TERZA – LA STRATEGIA DI LISBONA E LE POLITICHE REGIONALI

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PREMESSA 1. POLITICHE REGIONALI PER LA PROMOZIONE DELLA CONOSCENZA E DELL’INNOVAZIONE 2. POLITICHE REGIONALI PER LIBERARE IL POTENZIALE DELLE IMPRESE 3. POLITICHE REGIONALI PER INVESTIRE NELLE PERSONE E MODERNIZZARE I MERCATI DEL LAVORO 4. POLITICHE REGIONALI IN MATERIA DI ENERGIA E CLIMA

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BIBLIOGRAFIA E GLOSSARIO

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INTRODUZIONE

iunto alla quarta edizione, il presente rapporto intende dare seguito al progetto di analisi del territorio avviato dalla Regione Lazio nel 2006, finalizzato a fornire un quadro socio-economico del posizionamento del Lazio rispetto agli obiettivi di Lisbona e delle politiche messe in atto per il conseguimento degli obiettivi strategici condivisi. Nell’ottica di un costante miglioramento, pur mantenendo sostanzialmente invariata la struttura del rapporto, sono state introdotte alcune importanti novità. La prima parte presenta una sintesi dei progressi della strategia di Lisbona, attraverso una descrizione delle attività realizzate nel corso del 2009 a livello comunitario e nazionale. Il primo capitolo descrive lo stato di attuazione della Strategia di Lisbona con riferimento alle attività realizzate a livello europeo, in attuazione del programma comunitario di Lisbona e a livello italiano, in attuazione del Piano Nazionale di Riforma. La descrizione dei progressi ottenuti è arricchita, nel secondo capitolo, da un approfondimento dedicato alla attuale situazione di crisi internazionale e alle politiche di contrasto messe in atto a livello comunitario, nazionale e regionale. Il terzo capitolo presenta le indicazioni strategiche formulate a livello comunitario per la prosecuzione della Strategia di Lisbona, con una presentazione della nuova strategia “Europa 2020”. La seconda parte presenta l’analisi del posizionamento del Lazio rispetto ai quattro ambiti corrispondenti ai quattro settori prioritari di Lisbona: R&S e innovazione, Imprese, Occupazione e Energia e clima. Il primo capitolo descrive la metodologia di analisi adottata. Il secondo capitolo presenta un confronto del posizionamento del Lazio rispetto ad alcune regioni europee “simili” da un punto di vista strutturale, in modo da valutare il grado di raggiungimento dei singoli obiettivi di Lisbona rispetto al più ampio contesto europeo.

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Il terzo capitolo presenta la sintesi dei risultati del posizionamento della regione Lazio mediante l’utilizzo dell’Indice sintetico della strategia di Lisbona (ISL)1 e della mappa a quadranti, che presenta la distribuzione nelle quattro aree dell’eccellenza, del rallentamento, della recessione e del miglioramento, degli indicatori del Lazio rispetto alla media Italia. I capitoli successivi sono dedicati all’analisi del monitoraggio degli indicatori e sono strutturati nel seguente modo: il primo paragrafo è dedicato alla nota metodologica relativa alla dimensione analizzata, il secondo paragrafo ad una breve sintesi in cui vengono riassunti i principali risultati derivanti dall’analisi degli indicatori. In riferimento al primo ambito “Conoscenza ed Innovazione” viene presentato un approfondimento sul sistema della ricerca nel Lazio e sulla Bilancia dei pagamenti della tecnologia. La terza parte è dedicata all’analisi delle politiche regionali messe in atto per il perseguimento degli obiettivi della Strategia, con un particolare approfondimento di quelle riguardanti l’ambito dell’innovazione e della ricerca e sviluppo.

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L’Indice sintetico della strategia di Lisbona è calcolato sia rispetto alle quattro macro-aree (R&S e innovazione, Imprese, Occupazione e Energia e clima), sia con riferimento a sei ambiti di analisi (Miglioramento dei mercati; Innovazione, Ricerca e sviluppo; Istruzione e formazione; Infrastrutture materiali e immateriali; Ambiente; Occupazione e inclusione sociale).

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PARTE PRIMA LA STRATEGIA DI LISBONA

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PREMESSA

ei capitoli che seguono è presentata una sintesi dei processi attuativi della strategia di Lisbona, attraverso una descrizione delle attività realizzate nel corso del 2009 a livello comunitario e nazionale. Nel dettaglio, il primo capitolo descrive lo stato di attuazione della Strategia di Lisbona con riferimento alle attività realizzate a livello europeo, in attuazione del programma comunitario di Lisbona e a livello italiano, in attuazione del Piano Nazionale di Riforma. Il secondo capitolo presenta un approfondimento dedicato alla attuale situazione di crisi internazionale e alle politiche di contrasto messe in atto a livello comunitario, nazionale e regionale. Il terzo capitolo analizza le indicazioni strategiche formulate a livello comunitario per la prosecuzione della Strategia di Lisbona, con la presentazione della nuova strategia “Europa 2020”.

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1. LE ATTIVITÀ E I PROGRESSI REALIZZATI NEL CORSO DEL 2009

er una migliore attuazione della strategia di Lisbona finalizzata alla crescita e all’occupazione, la Commissione europea predispone, ogni anno, un rapporto di valutazione sul Programma Comunitario di Lisbona e uno sui Piani Nazionali di Riforma (PNR) presentati da ogni singolo Stato Membro. Tali valutazioni compongono la relazione sui progressi della Strategia di Lisbona che la Commissione annualmente presenta al Consiglio.

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1.1 LO STATO DI ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA COMUNITARIO DI LISBONA 2008-2010 Nel quadro della strategia rinnovata di Lisbona per la crescita e l’occupazione, la Commissione ha adottato nel dicembre 20072 la proposta di un Programma Comunitario di Lisbona (PCL) 2008-2010 in cui sono stati fissati dieci obiettivi essenziali e le corrispondenti azioni da intraprendere a livello comunitario nei tre anni di riferimento. Gli obiettivi e le azioni prioritarie del PCL riguardano quattro settori prioritari (R&S e innovazione, Imprese, Occupazione, Energia e clima), confermati dal piano europeo di rilancio economico che la Commissione ha proposto il 26 novembre 20083. La Commissione europea, nella relazione sull’attuazione del PCL4, esprimendo la sua valutazione sullo stato di attuazione degli obiettivi nel primo anno del nuovo

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Comunicazione della Commissione al Consiglio ed al Parlamento Europeo “Proposta di programma comunitario di Lisbona 2008-2010”, Bruxelles 11/12/2007 COM (2007) 804 def. Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo “A European Economic Recovery Plan”, Bruxelles 26/12/2008 COM(2008) 800 def. Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni “Relazione sull’attuazione del programma comunitario di Lisbona 2008-2010”, Bruxelles 16/12/2008 COM (2008) 881 def.

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ciclo, precisa le azioni che andrebbero intraprese con urgenza, anche al fine di integrare quelle previste dal piano europeo per la ripresa economica e dagli Stati membri nei loro programmi nazionali di riforma aggiornati. Nel complesso, nel corso del primo anno del programma comunitario di Lisbona, sono stati realizzati progressi sostanziali ed alcuni risultati sono stati già ottenuti. Fra i più importanti si evidenzia: • l’adozione, da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, del pacchetto “beni” che mira a rilanciare il mercato interno e ad accrescere la tutela dei consumatori; • l’adozione, da parte della Commissione, del cosiddetto “atto per le piccole imprese” che fissa le opportune priorità per semplificare la vita e aumentare il dinamismo delle PMI; • l’adozione, da parte della Commissione, dell’”agenda sociale rinnovata”, che risponde alla necessità di accrescere le possibilità d’occupazione e di garantire la solidarietà; • l’adozione, da parte della Commissione, del pacchetto “cambiamento climatico ed energie rinnovabili” e del piano d’azione per un consumo, una produzione e un’industria sostenibili; • la stipula di un protocollo d’intesa sulla cooperazione tra le autorità di vigilanza finanziaria, le banche centrali e i ministeri delle finanze dell’UE in materia di stabilità finanziaria transfrontaliera, fondamentale anche al fine di fronteggiare la crisi finanziaria; • la prosecuzione del programma “legiferare meglio” finalizzato alla riduzione dei costi inutili e alla eliminazione degli ostacoli all’innovazione; • l’adozione, da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, del codice doganale modernizzato e della decisione “dogana elettronica”, per dogane e commerci decartaceizzati; Il rapporto evidenzia che, nonostante il PCL stia ottenendo risultati, alcuni importanti atti legislativi restano ancora in sospeso (ad esempio il completamento del mercato unico nel settore dei servizi, del programma di riduzione degli oneri amministrativi e del mercato interno dell’energia) e dovranno essere adottati rapidamente e in via prioritaria dalle istituzioni europee. Inoltre, come indica il piano di rilancio, e tenuto conto della particolare situazione economica, nuove azioni saranno necessarie a livello comunitario. Di seguito viene proposta una sintesi sulle osservazioni della Commissione in relazione allo stato di attuazione dei 10 obiettivi del PCL, suddivisi nei 4 settori prioritari. Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro. Obiettivo 1: adozione di un’agenda sociale rinnovata, dedicata in particolare alle questioni dell’istruzione, dell’emigrazione e dell’evoluzione demografica, che contribuirà a Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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risolvere il problema dell’insufficienza di qualifiche professionali, cercando di formulare migliori previsioni sui bisogni futuri. L’agenda è stata adottata dalla Commissione già nel luglio 2008 e se ne attende l’adozione da parte del Consiglio e del Parlamento, al fine di aumentare le possibilità d’occupazione, migliorare l’accesso a servizi di qualità e garantire la solidarietà. Nella relazione la Commissione esorta a fare di più, e al più presto, per rimuovere gli ostacoli che le regolamentazioni, nazionali ed europee, ancora frappongono all’esistenza di un mercato unico del lavoro. Obiettivo 2: Proposte per una politica comune in materia di immigrazione. La Commissione ha presentato le prime proposte, tra le quali assume particolare rilievo l’iniziativa riguardante i migranti altamente qualificati che si stabiliscono nell’UE grazie al sistema della “carta blu”, approvato dal Consiglio nel corso del 2009. Sfruttare il potenziale delle imprese, in particolare delle PMI Obiettivo 3: “Adozione di un “un atto per le piccole imprese5” per sbloccare il potenziale di crescita delle PMI durante tutta la loro esistenza”. L’atto per le piccole imprese, approvato nel giugno 2008, ha avuto il pieno appoggio del Consiglio europeo e del Parlamento europeo. In particolare, la Commissione e il Consiglio hanno riconosciuto la necessità di intervenire a favore delle PMI al fine di sostenerle nel fronteggiare la crisi finanziaria ed economica attuale e hanno predisposto un piano d’azione che ha avuto l’approvazione del Consiglio. Secondo la Commissione, sia negli Stati membri che a livello comunitario, l’applicazione dell’atto per le piccole imprese dovrebbe essere considerata della massima priorità politica. Inoltre, rientrano in questo ambito le proposte legislative sullo statuto della società privata europea, la riduzione delle aliquote IVA per i servizi ad alta intensità di lavoro, la modifica della direttiva sui ritardi di pagamento, le iniziative per semplificare la regolamentazione e migliorare l’accesso ai finanziamenti delle PMI. Infine, per quanto riguarda l’accesso al finanziamento, la Banca europea per gli investimenti ha aumentato l’importo dei suoi investimenti destinati ai prestiti alle PMI a 30 miliardi di euro per il periodo 2008-2011. Obiettivo 4: Ridurre gli oneri amministrativi del 25% entro il 2012 e attuazione entro il 2012 di un ambizioso programma di semplificazione. La Commissione ha proposto 11 nuove “azioni rapide” destinate a ridurre gli oneri amministrativi che, per le imprese europee, nel corso del 2008 hanno rappresentato un costo pari a più di un miliardo di euro. Sono in corso ulteriori azioni per ridurre gli oneri, in particolare, quelli riguardanti la messa in conformità derivante

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Comunicazione della Commissione Europea “Una corsia preferenziale per la piccola impresa” (uno Small Business Act per l’Europa), Bruxelles 25-6-2008 COM (2008)394.

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dalla frammentazione fiscale del mercato interno, in particolare per le PMI. L’adozione delle proposte di semplificazione, di “azioni rapide” e di riduzione degli oneri amministrativi da parte del Parlamento europeo e del Consiglio rimane una priorità perché le imprese e i cittadini europei possano trarre beneficio da una regolamentazione più efficace. Obiettivo 5: Rafforzamento del mercato unico attraverso l’aumento della concorrenza nei servizi, l’adozione di nuove misure per integrare il mercato dei servizi finanziari, il rafforzamento dei dispositivi di vigilanza esistenti e il miglioramento della gestione transfrontaliera della crisi finanziaria da parte dell’UE. In questo campo l’azione deve essere ulteriormente rafforzata. La Commissione evidenzia la necessità che il mercato unico del settore dei servizi diventi una realtà per stimolare la concorrenza e aumentare l’efficienza. A tal fine l’attuazione completa, da parte degli Stati membri, della direttiva sui servizi è essenziale per facilitare e promuovere l’insediamento transfrontaliero dei prestatori di servizi. Questo porterà ad un miglioramento dell’accesso al mercato per le imprese, in particolare le PMI, e l’allargamento della scelta per i consumatori. La politica del mercato unico dovrà, inoltre, essere rafforzata in alcuni settori di rete e di servizi essenziali, quali i servizi postali, l’elettricità, il gas, le ferrovie, i servizi finanziari e le comunicazioni elettroniche. Un risultato di rilievo è rappresentato dall’adozione, da parte del Consiglio, del pacchetto “beni”, che comprende misure riguardanti norme armonizzate in materia di sicurezza dei prodotti e norme aggiornate sulla vigilanza dei mercati. L’adozione di questo pacchetto darà un nuovo slancio alla produzione e al commercio di beni e semplificherà, per tutte le imprese, la vendita dei loro prodotti nell’UE, migliorando allo stesso tempo la tutela dei consumatori. La Commissione ha anche avviato azioni per la vigilanza dei mercati, sia per quanto riguarda la catena dell’approvvigionamento alimentare, sia per il commercio al dettaglio e per i prodotti elettrici. Un altro cardine per la realizzazione del mercato unico, funzionale alla crescita e all’occupazione è rappresentato dalla stabilità finanziaria, come ha dimostrato la crisi finanziaria attuale. Per aumentare la capacità di ripresa del sistema finanziario, la Commissione ha adottato una serie di misure, tra le quali assumono rilievo le modifiche della direttiva sui requisiti patrimoniali e della direttiva sui sistemi di garanzia dei depositi, nonché le modifiche delle norme contabili. Sono allo studio nuove proposte intese a ridurre i rischi che presentano i prodotti derivati e a migliorare la cooperazione mondiale in materia di vigilanza finanziaria e di gestione della crisi. Investire nella conoscenza e nell’innovazione. Obiettivo 6: Attuazione della “quinta libertà”, cioè la libera circolazione delle conoscenze, e creazione di un vero spazio europeo della ricerca. Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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La realizzazione dello spazio europeo della ricerca è essenziale per trasformare l’Europa in un’economia e una società di eccellenza basata sulla conoscenza. In tal senso è necessario rafforzare il “triangolo della conoscenza”: ricerca, innovazione e istruzione. La strada indicata dalla Commissione è quella di intensificare la condivisione delle risorse in materia di ricerca con e tra gli Stati membri. Tale condivisione sarà facilitata dall’iniziativa sulla programmazione congiunta della ricerca e dall’adozione, da parte delle istituzioni, di un quadro giuridico per la creazione e il funzionamento di infrastrutture europee di ricerca. Le azioni principali compiute a livello europeo per promuovere i flussi di conoscenze, sostenere l’efficacia della ricerca e l’attrattiva dell’Europa come polo di ricerca riguardano l’attuazione della partnership dei ricercatori europei e l’adozione di una raccomandazione sulla gestione della proprietà intellettuale nelle attività di trasferimento di conoscenze. Inoltre, con l’attuazione del quadro strategico europeo per la cooperazione scientifica e tecnologica internazionale, lo spazio europeo della ricerca diventerà più aperto e accrescerà l’influenza internazionale dell’UE e degli Stati membri nei rapporti con i principali paesi terzi. Un altro risultato importante è rappresentato dalla creazione dell’Istituto europeo dell’innovazione e della tecnologia (EIT), formalmente istituito già nell’aprile 2008 per integrare l’insegnamento, la ricerca e l’innovazione. L’ EIT diventerà un modello di promozione dell’innovazione aperta e della condivisione delle conoscenze tra enti di ricerca pubblici e mondo dell’industria. Obiettivo 7: Miglioramento delle condizioni generali dell’innovazione, in particolare per quanto riguarda il capitale di rischio e i diritti di proprietà intellettuale. La creazione di condizioni favorevoli per il finanziamento dell’innovazione rimane una priorità essenziale per facilitare lo sviluppo di PMI innovative, in particolare in situazioni di crisi finanziaria come quella attuale. Le PMI sono, infatti, quelle che maggiormente subiscono le conseguenze della stretta creditizia. Il miglioramento della propensione ad investire e dell’accesso al finanziamento delle PMI è dunque, secondo il parere della Commissione determinante. In questo senso l’accesso al finanziamento delle PMI è sicuramente facilitato dal programma quadro per la competitività e l’innovazione 2007-2013 della Commissione, dagli strumenti di ingegneria finanziaria e di assistenza tecnica disponibili nel quadro della politica di coesione ed infine dalla Banca europea degli investimenti, con gli strumenti del Fondo europeo per gli investimenti. Con riferimento ai diritti di proprietà individuale, secondo la Commissione il sistema dei brevetti soffre ancora di una frammentazione eccessiva e costosa, che nuoce al trasferimento e alla diffusione della conoscenza e dell’innovazione all’interno dell’UE. In tal senso la Commissione evidenzia la necessità di portare a termine il negoziato interistituzionale sul brevetto comunitario e il sistema di Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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composizione delle controversie per ridurre i costi di brevettazione, garantire una più grande certezza del diritto e rendere i brevetti più accessibili alle PMI.

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Energia e cambiamento climatico Obiettivo 8: Completamento del mercato interno dell’energia e adozione del pacchetto sul cambiamento climatico per creare le condizioni necessarie a ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas a effetto serra e portare al 20% entro il 2020 la quota delle energie rinnovabili. L’adozione del pacchetto per il completamento del mercato interno dell’energia da parte del Parlamento europeo e del Consiglio è una priorità essenziale. Le principali misure d’appoggio comprendono il piano d’azione della Commissione per la sicurezza e la solidarietà in materia di energia, che definisce i cinque settori nei quali occorre intensificare l’azione per garantire un approvvigionamento duraturo di energia, mantenendo il sostegno alle proposte sul cambiamento climatico per il 2020. La Commissione presenterà anche un nuovo strumento per la sicurezza e le infrastrutture energetiche, per promuovere i progetti di infrastrutture dentro e fuori l’UE per garantire il conseguimento degli obiettivi dell’UE in materia di energie rinnovabili e garantire la sicurezza del suo approvvigionamento energetico. I lavori che riguardano il mercato interno dell’energia sono completati dalle azioni miranti alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra fissati per il 2020 e da un quadro comunitario per lo sviluppo delle energie rinnovabili al fine di portare la loro quota al 20% entro il 2020. Obiettivo 9: Promozione di una politica industriale che favorisca una produzione e un consumo più sostenibili, puntando sulle energie rinnovabili e sui prodotti, sui servizi e sulle tecnologie a bassa emissione di carbonio e che consumano poche risorse. Nel luglio 2008 la Commissione ha presentato un ambizioso pacchetto di azioni per un consumo, una produzione e un’industria sostenibili, con lo scopo di migliorare la qualità ambientale e in particolare l’efficienza energetica dei prodotti e stimolare la loro penetrazione sul mercato. Sempre nel 2008 la Commissione ha proposto un pacchetto sull’efficienza energetica destinato a contribuire al perseguimento dell’obiettivo dell’UE di realizzare risparmi d’energia del 20% entro il 2020. Il pacchetto è imperniato sui miglioramenti della legislazione relativa alla prestazione energetica degli edifici, sull’indicazione del consumo d’energia e sull’intensificazione dell’attuazione delle direttive sull’eco progettazione e la cogenerazione che hanno un impatto sostanziale sul consumo e la sicurezza energetici dell’Europa.

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Regolamento N. 846/2009 della Commissione - 1/09/2009 – art.47 “Interventi nel settore dell’edilizia abitativa”.

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La Commissione ha, attraverso l’articolo 47 del regolamento n. 846/20096, modificato il regolamento relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale per favorire7, in tutti gli Stati membri, gli investimenti nel miglioramento dell’efficienza energetica e nelle energie rinnovabili nelle abitazioni. L’agenda esterna Obiettivo 10: Pur operando per concludere i negoziati commerciali multilaterali di Doha, la Comunità negozierà bilateralmente con i suoi principali partner commerciali per aprire nuove opportunità per il commercio e gli investimenti internazionali, migliorare l’accesso ai mercati, mettendo l’accento sui paesi e i settori nei quali esistono ostacoli importanti, e promuovere la cooperazione internazionale in materia di regolamentazione. La Commissione, alla luce delle attuali condizioni economiche, è più che mai convinta che sia importante indirizzare la politica commerciale verso la prevenzione di misure protezionistiche messe in atto da parte dei partner dell’UE, che potrebbero nuocere alla competitività a lungo termine dell’Unione. Nonostante le difficoltà che esistono per raggiungere un accordo, il successo del ciclo di Doha resta il migliore mezzo per garantire l’uguaglianza delle condizioni di concorrenza e l’apertura di nuove opportunità di mercato, obiettivo per il quale la Comunità resta impegnata a fondo. Parallelamente si continua a negoziare bilateralmente con i principali partner commerciali della Comunità europea e a promuovere una maggiore integrazione economica con le regioni vicine, ad esempio attraverso l’Unione per il Mediterraneo e la politica di allargamento. Gli accordi commerciali bilaterali con i principali partner commerciali permettono all’UE di andare oltre agli impegni dell’OMC e comprendono disposizioni ambiziose per la cooperazione in materia regolamentare e per quanto riguarda gli ostacoli interni. La Commissione ha riferito al Consiglio europeo sui primi risultati della sua strategia rinnovata d’accesso ai mercati. Ha anche identificato i paesi e i settori nei quali esistono ostacoli regolamentari significativi e ha presentato piste per migliorare la cooperazione internazionale in materia di regolamentazione. Secondo la Commissione, occorre proseguire l’azione che mira a migliorare l’efficacia del sistema di applicazione dei diritti di proprietà intellettuale contro la contraffazione e ad ampliare il campo di applicazione degli accordi settoriali esistenti.

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Regolamento N. 1080/2006 del Consiglio – 05/07/2006.

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1.2 LA VALUTAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA AI PIANI NAZIONALI DI RIFORMA DEL 2008

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Nel gennaio 2009 la Commissione ha reso note le raccomandazioni agli Stati membri sull’attuazione dei Piani Nazionali di Riforma 2008 (PNR)8. Le valutazioni sulle politiche sono state elaborate tenendo conto dei principi indicati nell’ European Economic Recovery Plan. In generale, secondo la Commissione, l’Italia ha ottenuto buoni risultati attraverso l’implementazione del PNR. I progressi maggiori si sono avuti nell’area delle riforme fiscali. Molte delle misure previste nel piano sono state introdotte per diminuire l’inquinamento. Sono stati inoltre introdotte le prime misure orientate alla flexicurity e si aspettano i primi risultati delle misure introdotte nel sistema dell’educazione e della ricerca. Nelle raccomandazioni rivolte all’Italia, il Governo viene invitato a proseguire l’impegno nell’implementazione delle riforme strutturali. In particolare il Consiglio europeo esorta il paese a porre l’attenzione sui punti: • proseguire con il consolidamento fiscale con lo scopo di migliorare le finanze pubbliche, in particolare tenendo sotto controllo la spesa corrente, rendendo efficiente la spesa pubblica ed assicurando che il federalismo fiscale sia in linea con queste indicazioni; • introdurre rapidamente riforme volte a rafforzare la competitività nel mercato dei prodotti e dei servizi, in particolare nella vendita e nella distribuzione dei carburanti, nel mercato dei servizi finanziari e professionali, del gas, del trasporto aereo e dei servizi pubblici; ridurre gli oneri amministrativi, riformare l’organizzazione della pubblica amministrazione al fine di migliorarne la produttività; • migliorare l’efficienza del sistema educativo, anche attraverso sistemi efficienti di monitoraggio degli standard di qualità; • riallocare la spesa sociale per realizzare un sistema omogeneo (in attuazione della flexicurity e con lo scopo di ridurre le disparità regionali) di sostegno alla disoccupazione, garantire servizi per il lavoro efficienti, promuovere il lifelong learning, ed infine contrastare il lavoro irregolare.

1.3 IL CONSIGLIO EUROPEO DI PRIMAVERA DEL MARZO 2009 Il Consiglio europeo di primavera del 19 e 20 marzo 20099 si è inserito nel quadro

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Council Recommendation on the 2009 up-date of the broad guidelines for the economic policies of the Member States and the Community and on the implementation of Member States employment policies, Bruxelles COM(2009) 34/2. Consiglio europeo di primavera, Bruxelles 19 e 20 marzo 2009 – Conclusioni della Presidenza.

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della crisi economica e finanziaria che l’Europa stava attraversando e in tal senso il Consiglio ha sottolineato l’importanza di una azione concertata e coordinata quale parte essenziale della strategia di ripresa dell’Europa. Combattere la crisi economica e finanziaria mondiale è una delle sfide più importanti che l’UE abbia mai affrontato. Solo insieme, l’Unione europea può stabilizzare il settore finanziario, far sì che il credito sia indirizzato verso l’economia reale e tutelare i cittadini dalle conseguenze peggiori della crisi. Le misure adottate a sostegno della ripresa possono inoltre essere configurate in modo tale da aiutare l’Unione europea a costruire un’economia più forte per il futuro. Il Consiglio ha altresì evidenziato che il mercato unico è fondamentale nel rendere la recessione più breve e meno grave. Viene messo in evidenza, inoltre, come, nella crisi corrente, la strategia di Lisbona rinnovata e gli attuali orientamenti integrati10 rappresentino il quadro efficace per promuovere crescita sostenibile e occupazione. La crisi mette in evidenza la necessità di perseguire ed accelerare le riforme strutturali, che rafforzeranno la credibilità e l’impatto complementare delle misure di stimolo alla ripresa dell’economia europea. Il Consiglio europeo approva le raccomandazioni che la Commissione ha formulato agli Stati membri e ne auspica una rapida attuazione, chiedendo agli Stati membri un maggior impegno nell’adottare misure concrete per: • eliminare le barriere e impedirne la creazione di nuove al fine di conseguire un mercato interno pienamente operativo; • ridurre gli oneri amministrativi per liberare risorse e favorire la competitività. In particolare, per quanto riguarda la riduzione degli oneri amministrativi, si invita la Commissione a presentare tutte le proposte in ciascuno dei 13 settori prioritari entro la fine del suo mandato; • migliorare le condizioni quadro per il settore industriale, al fine di conservare una base industriale solida, con particolare attenzione alle PMI e all’innovazione; • incoraggiare il partenariato tra imprese, ricerca, istruzione e formazione e potenziare e migliorare la qualità degli investimenti nella ricerca, nella conoscenza e nell’istruzione. Il Consiglio europeo ha anche rammentato il ruolo fondamentale delle telecomunicazioni e dello sviluppo della banda larga in termini di investimento europeo, creazione di posti di lavoro, e ripresa economica globale. Tenendo conto dei rischi assunti dalle imprese che investono, occorre promuovere l’efficienza degli investimenti e l’innovazione in nuove infrastrutture. A tal fine, si dovrebbero consentire varie modalità cooperative tra investitori e operatori interessati ad acce-

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Comunicazione della Commissione europea 7652/08, Bruxelles 14/03/2008.

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dere al settore in modo da diversificare il rischio d’investimento, mantenendo comunque la struttura concorrenziale del mercato nel suo insieme e il principio di non discriminazione. Invita in proposito la Commissione a elaborare una strategia europea della banda larga entro la fine del 2009, in stretta collaborazione con i soggetti interessati. Entrando nel dettaglio, il Consiglio ha espresso le sue valutazioni rispetto ai seguenti ambiti:

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I. Situazione economica, finanziaria e sociale Costruire la fiducia e promuovere la stabilità finanziaria. Il Consiglio europeo esorta gli Stati membri ad agire in maniera coordinata mettendo in atto le misure necessarie per ripristinare il funzionamento dei mercati del credito ed agevolare il flusso dei prestiti verso l’economia reale. L’ampiezza dell’attuale crisi economica e finanziaria mondiale e le cause sottostanti dimostrano la necessità di ridisegnare la gestione macroeconomica mondiale e il quadro regolamentare dei mercati finanziari: norme prudenziali, modalità di gestione delle crisi e quadro di vigilanza devono essere rafforzati a livello nazionale, europeo e mondiale. Il Consiglio europeo ha convenuto che occorre migliorare la regolamentazione e vigilanza degli istituti finanziari nell’UE. Riportare l’economia reale sul giusto binario. Il Consiglio europeo di primavera ha espresso la sua fiducia nelle prospettive di ripresa dell’economia dell’Unione europea a medio e lungo termine e nella sua determinazione a fare il necessario per rilanciare l’occupazione e la crescita: “continuando a lavorare all’insegna del coordinamento, nel quadro del mercato unico e dell’UEM, l’UE supererà la crisi uscendone rafforzata”. Il Consiglio europeo ribadisce il suo forte impegno a favore di finanze pubbliche solide e del quadro del patto di stabilità e crescita. Con riferimento alla crisi, evidenzia l’importanza dei progressi compiuti nella realizzazione del piano europeo di ripresa economica adottato nel dicembre 2008. Le dimensioni dello sforzo finanziario (intorno al 3,3% del PIL dell’UE ossia più di 400 miliardi di euro) rappresentano la determinazione degli stati membri a sostenere i nuovi investimenti, a stimolare la domanda, e a creare nuovi posti di lavoro, aiutando anche l’UE a passare a un’economia a bassa emissione di CO2. Il Consiglio europeo, inoltre, accoglie con favore i progressi conseguiti in particolare per quanto riguarda i versamenti anticipati provenienti dai fondi strutturali e di coesione, l’accordo sull’applicazione volontaria della riduzione delle aliquote IVA e sulle azioni della BEI volte a potenziare le possibilità di finanziamento delle PMI.

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2. Energia e cambiamenti climatici. La sicurezza energetica è una priorità fondamentale che occorre migliorare, rafforzando l’efficienza energetica, diversificando i fornitori, le fonti e le rotte di approvvigionamento di energia e promuovendo gli interessi energetici dell’Unione nei confronti dei paesi terzi. Per conseguire gli obiettivi della sicurezza energetica, l’UE collettivamente e ciascuno degli Stati membri devono essere preparati ad abbinare solidarietà e responsabilità. Anche le infrastrutture e le interconnessioni energetiche devono essere sviluppate. A tal fine, la Commissione, in cooperazione con gli Stati membri, è invitata a presentare gli interventi necessari per realizzare le priorità individuate nel riesame strategico della politica energetica11. La recente crisi del gas ha dimostrato l’urgente necessità di istituire meccanismi anticrisi adeguati nell’UE, che garantisca la preparazione di tutti gli attori, settore energetico compreso, la trasparenza e l’informazione preventiva attraverso lo sviluppo di piani regionali e dell’UE per la sicurezza dell’approvvigionamento; la solidarietà tra gli Stati membri attraverso lo sviluppo di piani regionali e un miglior coordinamento e valutazione mediante la ridefinizione della soglia oltre la quale le azioni vengono decise a livello comunitario. Un mercato energetico interno efficiente, liberalizzato e ben collegato è condizione preliminare di un’efficiente politica di sicurezza energetica. Pertanto il Consiglio europeo nelle conclusioni al vertice di primavera, invita il Consiglio e il Parlamento europeo a concludere un accordo sul terzo pacchetto per il mercato interno dell’energia.

1.4. LO STATO DI ATTUAZIONE A LIVELLO ITALIANO: IL PIANO NAZIONALE DI RIFORMA DEL 2009 Nel corso del 2009, l’Europa ha ritenuto necessaria un’azione rapida e decisiva di contrasto alla crisi, capace di combinare gli aspetti monetari e creditizi, la politica di bilancio e le misure previste dalla Strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. La sfida maggiore, per l’Italia come per gli altri Paesi, è stata quella di dover dare risposte di policy immediate, senza però far prevalere istanze di breve termine, che avrebbero ridotto la velocità dei processi di riforma già avviati da tempo.

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Il corridoio meridionale di trasporto del gas, un approvvigionamento adeguato e diversificato di GNL in Europa, un’efficace interconnessione delle regione del Baltico, l’anello mediterraneo dell’energia, adeguate interconnessioni nord-sud nell’Europa centrale e sud-orientale per il gas e l’energia elettrica, e la rete di trasmissione offshore del Mare del Nord e nord-ovest.

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È stato quindi importante riaffermare in questi mesi l’esigenza delle riforme, mettendo in pratica un insieme coordinato e razionale di politiche che proseguissero nella direzione già indicata lo scorso anno, quando la crisi aveva appena iniziato a manifestare i propri effetti. Le sfide e le priorità che l’Italia ha davanti rappresentano, da un lato, una risposta all’attuale crisi economica e, dall’altro, l’attuazione nazionale degli obiettivi della Strategia di Lisbona declinata nelle raccomandazioni paese per il 2009 ed, in particolare, nel risanamento e nella sostenibilità delle finanze pubbliche, nella semplificazione delle procedure amministrative, nelle liberalizzazioni dei mercati e nell’efficienza del mercato del lavoro. Sotto il profilo metodologico, come negli anni scorsi, anche il Rapporto 2009 ha visto la partecipazione ed il coinvolgimento delle autorità locali e delle parti sociali (sindacati dei lavoratori e parte datoriale). La prassi di governance prevista nel processo di Lisbona attribuisce, d’altra parte, grande importanza al partenariato con le parti sociali, le autorità locali e le altre componenti della società civile. Il contributo di riflessioni, idee e suggerimenti che le parti coinvolte hanno ritenuto utile offrire ha rappresentato, altresì, un importante impulso verso le amministrazioni nazionali che, mediante il coordinamento del Dipartimento per le politiche comunitarie, sono state parte attiva nell’elaborazione e redazione del rapporto. Di seguito vengono illustrate le principali linee di riforma intraprese dal Governo, sia per l’attuazione degli obiettivi della Strategia di Lisbona, sia come risposta alla crisi economica. POLITICHE MACROECONOMICHE Il Governo, considerata l’incertezza sulle prospettive economiche, ha valutato l’opportunità di adottare un percorso rigoroso ma graduale, proseguendo nell’opera di mantenimento dei conti pubblici in attesa di un più netto consolidarsi della ripresa economica. La correzione degli andamenti tendenziali, in linea con quanto indicato nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF), potrà essere ripresa a partire dal 2011. Relativamente ai principali indicatori di finanza pubblica, il livello dell’indebitamento netto è indicato pari al 5,3% del PIL per il 2009, al 5,0% per il 2010, mentre per gli anni successivi (2011-2013) gli obiettivi vengono indicati secondo un profilo decrescente che vede più che dimezzato il rapporto dell’indebitamento netto sul PIL fino al 2,2% nel 2013. L’avanzo primario aumenta progressivamente raggiungendo il 3,4% del 2013. Tenuto conto dell’andamento tendenziale, i nuovi obiettivi finanziari individuano una manovra correttiva sul saldo primario contenuta, pari in termini cumulati a Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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circa l’1,2% del PIL nel triennio 2011-2013. La politica di bilancio dei prossimi anni sarà volta al sostegno della crescita ed al recupero della produttività, al mantenimento degli equilibri di finanza pubblica, all’adozione di politiche di uscita dalla crisi economica concertate sia nei tempi sia ne contenuti con gli altri Stati Membri. Il Governo, sulla base delle informazioni e delle analisi della spending review, proseguirà nella riprogrammazione della spesa verso di interventi di tipo selettivo che dirottino le risorse finanziarie pubbliche verso utilizzi più produttivi, più efficienti e più efficaci ed in grado di favorire la crescita. L’adozione della legge in materia di federalismo fiscale ha delegato il Governo a disciplinare l’autonomia finanziaria degli enti territoriali. L’attuazione del federalismo, che consentirà di coniugare autonomia e responsabilità, decisioni di spesa e relativo finanziamento, equità e giustizia sociale, sarà compatibile con gli impegni assunti dallo Stato con il Patto di Stabilità e Crescita e non comporterà nuovi o maggiori oneri o riduzioni di entrate per la finanza pubblica. L’azione del Governo è proseguita nell’attuazione della politica regionale i cui interventi sono complementari alla Strategia di Lisbona. Negli anni 2000-2008 oltre 40 miliardi, pari al 69% dei fondi comunitari spesi ha riguardato le priorità di Lisbona. POLITICHE MICROECONOMICHE In campo microeconomico, l’azione del Governo si è contraddistinta per alcuni significativi progressi verso la liberalizzazione dei mercati e la creazione di un quadro normativo chiaro. Il processo di liberalizzazione dei mercati in Italia ha contribuito ad aprire alla concorrenza numerosi settori dell’economia. Ulteriore slancio e vigore sono stati dati al processo di liberalizzazione con due nuovi provvedimenti emanati nel corso del 2009: la legge numero 99 e la legge numero 102. La Legge 99/2009 (recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” c.d. “Legge sviluppo”), prevede, all’artico 47, l’adozione di una legge annuale per il mercato e la concorrenza, al fine di rimuovere gli ostacoli, di carattere normativo o amministrativo, all’apertura dei mercati, promuovere lo sviluppo della concorrenza e garantire la tutela dei consumatori. Questo strumento stabile e periodico porterà importanti benefici in termini di ulteriori liberalizzazioni. La Legge 102/2009 prevede, invece, clausole per la commissione di massimo scoperto e riguardanti eventuali ritardi nel perfezionamento delle procedure di surroga dei mutui. Un deciso contributo alle liberalizzazioni ed alla semplificazione viene apportato dal recepimento della Direttiva 2006/123/CE in materia di liberalizzazione dei servizi. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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Il recepimento di tale direttiva darà un forte contributo anche al processo di semplificazione dei rapporti fra imprese e amministrazioni e di una maggiore modernizzazione della P.A. attraverso l’eliminazione di vincoli all’accesso ed il potenziamento e l’informatizzazione del sistema degli sportelli unici. È stata ulteriormente innovata, anche nel senso auspicato dalla Commissione Europea, la normativa in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, così da adeguare la disciplina all’ordinamento comunitario e incrementare la spinta liberalizzatrice in un quadro regolatorio chiaro, che incentiva l’iniziativa dei soggetti privati, riduce i costi per le pubbliche amministrazioni e garantisce la migliore qualità dei servizi resi agli utenti. La Legge n. 133/2008 ha, di fatto, innovato la normativa precedente in materia di servizi pubblici locali al fine di favorire la concorrenza, stabilendo che il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali deve avvenire mediante procedure competitive ad evidenza pubblica. Alcune criticità presenti nella L. 133/2008 sono state eliminate attraverso l’articolo 15 del D.L. n. 135/2009, che ha inserito tra le procedure ordinarie di affidamento anche la cosiddetta “gara a doppio oggetto”, in linea con la Comunicazione interpretativa della Commissione europea del 5 febbraio 2008 sull’applicazione del diritto comunitario degli appalti pubblici e delle concessioni ai partenariati pubblico-privato istituzionalizzati, precisando, in modo coerente e definitivo, il regime transitorio degli affidamenti non conformi alla nuova disciplina di adeguamento all’ordinamento comunitario. Le nuove disposizioni completate alla fine del 2009, con i regolamenti attuativi, intendono aumentare la spinta liberalizzatrice in un quadro regolatorio certo e chiaro, agevolare l’iniziativa dei soggetti privati, ridurre i costi per le pubbliche amministrazioni e garantire la migliore qualità dei servizi resi agli utenti. Nel corso del 2009, anche il mercato dell’energia elettrico italiano è stato rinnovato. Con il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 29 aprile 2009, si prevede la costituzione del mercato infragiornaliero, per consentire la partecipazione di un maggior numero di operatori alla Borsa Elettrica Italiana (IPEX), nell’ottica di stimolare una maggiore concorrenza. Per quanto riguarda il mercato del gas naturale, sempre la legge 23 luglio 2009, n. 99 affida la gestione economica del mercato del gas naturale al Gestore del mercato elettrico che lo organizza secondo criteri di neutralità, trasparenza, obiettività, nonché di concorrenza. Passi avanti sono stati compiuti per migliorare la qualità della regolazione, elemento determinate per aumentare la competitività tra un paese ed un altro, promuovere una maggiore efficienza e più diffusa innovazione. I principali strumenti utilizzati sono la semplificazione normativa ed amministrativa, l’analisi Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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tecnico-normativa (ATN) e l’analisi d’impatto della regolamentazione (AIR). Nella direzione di una semplificazione normativa è proseguita l’opera di riduzione attraverso il dispositivo “taglia leggi” che ha consentito, sino ad ora, l’abrogazione di oltre 36.000 disposizioni normative statali obsolete. L’operazione, che alla sua conclusione porterà il totale complessivo delle leggi in vigore (sia anteriori che posteriori al 1970) a poco più di 14.000 leggi, offre un importante contributo alla razionalizzazione del quadro giuridico, all’effettività delle norme e ad un più corretto funzionamento del mercato. L’eccesso di regolazione ed il disordine normativo generano, infatti, difficoltà ad individuare la disciplina da applicare al caso concreto, agevolando, non di rado, l’opacità dell’azione amministrativa. L’attività di semplificazione, che rappresenta una priorità per il Governo, si è intensificata anche attraverso la messa a punto di nuovi interventi legislativi improntati alla riduzione del corpus normativo esistente. La Legge 69/2009, tra le varie disposizioni, contiene anche alcune misure di semplificazione normativa di rilievo, attinenti sia alla semplificazione della legislazione che alla chiarezza e la leggibilità dei testi normativi, con la previsione che ogni norma contenga l’indicazione espressa delle disposizioni sostituite, modificate o abrogate e di quelle richiamate o alle quali si rinvia. Il Governo ha rafforzato anche le discipline in materia di analisi tecnico-normativa (ATN) e di analisi d’impatto della regolamentazione (AIR) prevedendo, sia al momento della verifica dell’incidenza della normativa in via di adozione sull’ordinamento giuridico che al momento della valutazione degli effetti di un intervento regolatorio, la verifica dell’impatto concorrenziale dei progetti di regolazione. Con l’introduzione del taglia-oneri amministrativi (D.L. 112/2008) il Governo italiano ha impresso una forte accelerazione al processo di misurazione e di riduzione degli oneri, in vista di un rapido recupero della competitività del paese e si è dotato degli strumenti necessari al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 25% entro il 2012, in linea con la strategia comunitaria. Gli interventi già adottati sulla base del taglia-oneri comportano un risparmio, a regime, per le piccole e medie imprese stimato in circa 5,3 miliardi di euro l’anno, pari al 33% degli oneri sin qui misurati, mentre è in corso il completamento della misurazione e della predisposizione dei piani di riduzione in altri settori chiave. Una ulteriore linea di intervento riguarda la riforma e la modernizzazione del pubblico impiego e dell’organizzazione amministrativa, al fine di dare al settore pubblico quella efficienza necessaria per contribuire al rilancio della crescita complessiva dell’economia. Il processo di riforma della P.A, si poggia su quattro pilastri: meritocrazia, efficienza, trasparenza e innovazione. Gli obiettivi principali sono in linea con quelli della Strategia di Lisbona - crescita della produttività, riduzione degli oneri Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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amministrativi, miglioramento dei servizi pubblici - e mirano a dare al settore pubblico quell’efficienza necessaria per contribuire al rilancio della crescita complessiva dell’economia del Paese. La strategia d’intervento prosegue lungo tre direttrici: a) modernizzazione della PA; b) rapporto tra PA, cittadini e imprese; c) innovazione e digitalizzazione della PA e del Paese. Sono state approvate la legge delega ed il relativo decreto legislativo attuativo volti a riformare in maniera organica la disciplina del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici. Le nuove norme intervengono in materia di contrattazione collettiva, valutazione del personale, dirigenza pubblica, responsabilità disciplinare, esaltando il fondamentale principio della valorizzazione del merito. Obiettivi particolari del provvedimento sono assicurare una migliore organizzazione del lavoro, consentire il raggiungimento di standard qualitativi ed economici elevati nello svolgimento delle funzioni e nell’erogazione dei servizi per i cittadini. In linea con quanto avviene nei Paesi dell’area OCSE, la filosofia che informa le nuove norme si basa sul miglioramento della qualità della prestazione di lavoro, sull’incoraggiamento delle selezioni dei migliori, sul valorizzare capacità e risultati nell’affidamento di incarichi dirigenziali, anche al fine di rafforzare l’autonomia ed i poteri della stessa dirigenza pubblica. Particolare attenzione viene poi rivolta alla Politica intrapresa dal Governo italiano in favore delle Piccole e Medie imprese (PMI) che costituiscono la spina dorsale dell’economia italiana. In attuazione degli orientamenti comunitari e con l’obiettivo di formulare proposte concrete per migliorare le condizioni in cui esse operano, è stato attivato un Tavolo di iniziativa per la realizzazione degli impegni previsti dallo Small Business Act, un pacchetto di orientamenti e proposte da attuare, sia a livello europeo sia degli Stati Membri, con l’obiettivo di valorizzare le PMI europee e le loro potenzialità di crescita sostenibile, basate sul principio dello “Think small first” che riconosce il ruolo cruciale dei 23 milioni di PMI europee. Nella duplice prospettiva di affrontare l’emergenza economica e di individuare obiettivi di sviluppo, sono stati costituiti all’interno del Tavolo di iniziativa, sei Tavoli tematici che hanno affrontato i temi fondamentali per la vita delle PMI, quali l’accesso al credito, i tempi di pagamento delle forniture, gli strumenti per affrontare la crisi d’impresa, la presenza sui mercati esteri, la crescita dimensionale, l’aggregazione e trasmissione d’impresa, la semplificazione amministrativa. Le proposte sono state recepite nei provvedimenti anticrisi e per il rilancio dello sviluppo adottati tra la fine del 2008 ed il 2009. In una logica di sviluppo più ampia, per migliorare l’ambiente economico in cui operano le PMI, si prevede l’istituzione di un “borsino camerale delle giacenze” al fine di favorire l’allargamento del mercato delle imprese, in condizioni di difficoltà per il rallentamento degli ordinativi, per agevolare l’incontro tra domanda e offerta Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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(e successiva commercializzazione) delle merci rimaste a magazzino; al fine di garantire un adeguato supporto alle imprese in stato di crisi, si intende definire “punti di servizio e raccordo” collocati presso le Camere di Commercio, per fornire servizi di informazione, accompagnamento, consulenza e sostegno ed in prospettiva, essere uno dei luoghi dove poter dar vita ai “contratti di rete”; tali punti di servizio verranno istituiti in raccordo con il sistema associativo, avvalendosi delle professionalità e delle esperienze fornite dalle organizzazioni imprenditoriali, dal sistema creditizio e dalle amministrazioni locali. Tra le proposte traducibili in Progetti Pilota, rientra l’istituzione di un sistema di monitoraggio territoriale in grado di raccogliere e integrare in tempo reale dati e informazioni di carattere socioeconomico provenienti da istituzioni/organismi territoriali, quali le Province, gli enti locali e le Camere di Commercio, con l’obiettivo di fornire tempestivamente informazioni atte ad intercettare eventuali stati di crisi di imprese, così da indirizzare gli opportuni interventi ed azioni di sostegno. La nuova politica per l’innovazione basata sui diritti di proprietà industriale si articola essenzialmente su tre iniziative: la valutazione economico finanziaria dei brevetti, il Fondo nazionale innovazione, la banca dati sui brevetti di Università e Centri pubblici di Ricerca. Caratteristica comune alle tre iniziative è l’impatto di medio lungo periodo e il coinvolgimento delle istituzioni private rilevanti (ricerca, imprese, banche) al fine di realizzare una relazione circolare più efficiente tra mercato e politiche di governo, così essenziale all’interno del processo di innovazione che ha natura complessa e sistemica. Il 21 ottobre 2008, con la firma del protocollo di intesa sulla valutazione economico finanziaria dei brevetti tra il Governo, l’Associazione bancaria Italiana (ABI), la Confindustria e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), è stata formalizzata la conclusione della prima fase di lavoro di un gruppo di esperti congiunto che ha sviluppato un metodo di valutazione capace di mettere in relazione il brevetto con il mercato, fornendo uno strumento di supporto agli intermediari finanziari per definire il rating delle imprese legandolo anche alla loro capacità di creare innovazione, e aprendo nuove opzioni per l’utilizzo delle regole patrimoniali di Basilea II. La metodologia di valutazione può essere applicata anche ai risultati della ricerca, facilitando così il trasferimento della conoscenza al mercato. Per favorire la conoscenza e la capacità di utilizzo della metodologia da parte dei singoli operatori il gruppo di lavoro si è impegnato ad organizzare il primo ciclo di seminari rivolti congiuntamente a banche, intermediari finanziari, imprese produttive, centri di ricerca. La seconda iniziativa poggia sul Fondo nazionale per l’innovazione che rappresenta uno strumento che si iscrive nel quadro del sistema di sostegno alla Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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finanza d’impresa, in grado di incidere direttamente sulla capacità innovativa delle aziende italiane, aprendo l’accesso al credito ed al capitale di rischio alle imprese impegnate in progetti di sviluppo economico dell’innovazione collegata a diritti di proprietà industriale. Il Fondo12 ha una dotazione finanziaria di 60 milioni di euro ed agisce come strumento di condivisione e mitigazione del rischio di credito e di investimento di capitale privato per banche ed intermediari finanziari che parteciperanno al finanziamento dei progetti. Il decreto di funzionamento è stato firmato dal Ministro dello sviluppo economico il 10 marzo 2009 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 107 dell’11 maggio 2009. Il Fondo diventerà operativo nell’autunno 2010 con la pubblicazione dei primi bandi in corso di definizione con i quali saranno dettagliati, tra l’altro, gli obiettivi che si intendono perseguire anche con riferimento all’accesso delle PMI ai finanziamenti. La terza iniziativa riguarda la banca dati sui brevetti di Università e Centri pubblici di Ricerca che è stata realizzata dall’Università di Bologna, in collaborazione con la Direzione generale per la lotta alla contraffazione dell’Ufficio italiano brevetti e marchi, e che rappresenta uno strumento per facilitare il trasferimento dei risultati della ricerca pubblica al mercato ed aumentare la domanda di innovazione da parte delle imprese, soprattutto le medio piccole. È, inoltre, proseguito il programma di politica industriale “Industria 2015”, attraverso l’adozione dei Progetti di Innovazione Industriale (PII) relativi alle aree tecnologiche dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile e delle tecnologie per il made in Italy, nonché l’attuazione delle relative azioni strategiche mediante emanazione dei bandi per la concessione di agevolazioni a favore di programmi di ricerca, sviluppo e innovazione. Ulteriore area di intervento è quella della ricerca che resta una delle basi essenziali per migliorare la competitività dell’Italia. Il Programma Nazionale della Ricerca 2009-2013, in corso di avanzata definizione, prende atto degli ostacoli che si frappongono allo sviluppo della politica della ricerca in Italia, e propone un ventaglio di azioni per la loro rimozione, tenendo anche conto delle peculiarità del nostro Paese e della sua struttura produttiva. Significativa l’introduzione di un deciso miglioramento delle metodologie di valutazione e finanziamento delle attività di ricerca, nonché dell’efficienza ed efficacia dell’attività didattica, che avverrà attraverso un sistema di peer review e sulla base di standard qualitativi di livello internazionale. Le valutazioni saranno propedeutiche alla distribuzione, alle istituzioni che conseguiranno i risultati migliori, di

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Istituito sulla base dell'articolo 1, comma 851, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria per il 2007).

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una parte del Fondo di finanziamento ordinario. A tal fine, il 24 luglio 2009 è stato approvato il Regolamento sulla struttura e il funzionamento dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (Anvur). La nuova Agenzia valuterà la qualità degli Atenei e degli Enti di ricerca. Le rilevazioni prodotte saranno determinanti per distribuire una parte del Fondo di finanziamento ordinario alle Università ed agli Enti di ricerca che raggiungeranno i risultati migliori. L’Italia continua, inoltre, a partecipare attivamente a tutte le iniziative comunitarie lanciate nell’ambito dello Spazio Europeo della Ricerca (SER), nella convinzione che la collaborazione europea sulle attività ricerca sia essenziale: a tangibile dimostrazione di questo, è stato aumentato il budget a disposizione sulle attività del SER di oltre il trenta per cento. È stata inoltre consolidata la partecipazione italiana nei progetti ERANET e sono in corso di definizione le proposte italiane per le aree tematiche di programmazione congiunta (JPI). Il capitale umano ha ovviamente un ruolo centrale per la ricerca, ed è oggetto di attenzioni prioritarie anche attraverso azioni costanti di sostegno alla formazione e valorizzazione del capitale umano di eccellenza. Nell’ambito della VII Commissione del Senato è stata avviata un’attività di approfondimento delle indicazioni europee volte a garantire migliori carriere e maggiore mobilità ai ricercatori. Le azioni delle regioni incentrate allo sviluppo della ricerca e al rafforzamento del potenziale dell’innovazione si articolano in due direttrici di intervento: la prima volta alla creazione e al potenziamento dei legami tra il sistema produttivo e il mondo della ricerca – istituzioni universitarie e centri di eccellenza - la seconda, volta alla promozione dell’innovazione e della ricerca industriale, del trasferimento tecnologico, dello sviluppo precompetitivo, in grado di generare ricadute positive sui sistemi economici regionali13. Le Regioni e Province autonome indirizzano una grande attenzione alle politiche volte a favorire l’adeguamento delle condizioni di competitività delle principali filiere regionali attraverso l’integrazione dei programmi cofinanziati dall’Unione Europea per il periodo 2007-2013 e in un quadro progettuale organico destinato a promuovere e sostenere la realizzazione di investimenti coerenti, coordinati ed integrati. La continuazione della logica distrettuale e delle aggregazioni in poli di innovazione viene, infatti, attuata sia con il rafforzamento delle tipologie di produzione storiche (es. tessuti, mobili), sia con lo sviluppo di settori più recenti (design,

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Comunicazione della Commissione Europea al Parlamento, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni – “L’interesse europeo: riuscire nell’epoca della globaliozzazione”, Bruxelles 3/10/2007.

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aerospazio, biotecnologie). Tra le altre anche la Regione Lazio si è orientata allo sviluppo dei Distretti tecnologi di Aereospazio, Bioscenze e Cultura. Nel settore delle infrastrutture il Governo ha confermato l’intenzione di concentrare una parte delle risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS) sulla realizzazione di infrastrutture. Con il DPEF 2010-2014 il Governo ha poi approvato una manovra che comporta investimenti nel settore delle infrastrutture per circa 30 miliardi di euro. Entro il 2009 saranno aperti nuovi cantieri per un valore di opere pari a circa 14 miliardi di euro. In termini di PIL tale manovra riflette una crescita stimata intorno al 2,3% mentre, in termini di livelli occupazionali, nel comparto delle costruzioni, comporta il mantenimento di circa 120.000 unità e l’ampliamento a circa 360.00 nel prossimo biennio. Nel 2008 le emissioni totali di gas ad effetto serra risultano del 4,7% superiori ai livelli del 1990 (a fronte di un + 7,1% del 2007 e di un + 9,0% del 2006). Tale riduzione risente in larga misura anche degli effetti della crisi economica in atto. In termini di provvedimenti volti ad intensificare gli sforzi per il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto, la manovra finanziaria 2009, pur ridimensionando gli stanziamenti al fine di conciliare l’obiettivo della protezione dell’ambiente con quelli della stabilità di bilancio e di rilancio dell’economia, ha sostanzialmente confermato le misure varate con la Finanziaria 2008. Tra quelle di carattere maggiormente rilevante, la conferma dello stanziamento di 600 milioni di euro per il Fondo rotativo per il finanziamento delle misure finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto (c.d. Fondo Kyoto). In materia di energia si ricorda, altresì, l’entrata in vigore della Legge 99/2009. Con questo provvedimento si definisce il percorso per il ritorno all’energia nucleare, si prevedono ulteriori incentivi alla produzione di energia eolica, con particolare riferimento all’off-shore, e da biomasse, misure per l’efficienza del settore energetico e per la semplificazione della realizzazione delle infrastrutture energetiche. Sono state altresì introdotte misure semplificative per l’installazione e l’esercizio di impianti di microcogenerazione e piccola cogenerazione. Infine, sono state introdotte importanti novità nei procedimenti d’incentivazione della produzione di energia elettrica. POLITICHE PER L’OCCUPAZIONE Per quanto riguarda l’efficienza del mercato del lavoro, coerentemente con le raccomandazioni ricevute, l’Italia sta proseguendo il suo impegno nella direzione delle riforme strutturali a medio termine. A ciò si aggiungono le ulteriori misure di breve periodo in risposta alla crisi, che annoverano sia interventi intesi al sostegno delle categorie sociali più vulnerabili, sia il ricorso ai sistemi di protezione sociale, per consentire loro di svolgere pienamente il ruolo di stabilizzatori automatici. Nell’attuale contesto di contrazione economica, la politica sull’occupazione si concentra Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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su due priorità: l’applicazione di approcci integrati in materia di flessicurezza, da un lato, e il miglioramento e lo sviluppo delle competenze, dall’altro. La prima priorità, nella ricerca dell’equilibrio fra flessibilità e sicurezza, ha una valenza non solo in quanto valore obiettivo in sé, ma anche nella sua strumentalità all’obiettivo orizzontale della piena occupazione, anzi, meglio, alla possibilità di occupazione (c.d. occupabilità). Essa, mirando ad incrementare l’adattabilità dei lavoratori e delle imprese, è ormai percepita come uno degli elementi che consentono di adeguare i mercati del lavoro alle trasformazioni provocate da profondi mutamenti nella struttura economica. L’obiettivo è rappresentato dal facilitare e proteggere le transizioni professionali non solo all’interno, ma anche verso il mercato del lavoro, garantendo nel contempo adeguate reti di sicurezza e sistemi di reddito minimo, nonché di migliorare l’efficienza dei servizi pubblici per l’impiego e le politiche attive del mercato del lavoro. In un contesto di crescita della disoccupazione, è essenziale garantire un migliore adeguamento tra le competenze offerte dalle persone in cerca di occupazione e le competenze richieste sul mercato del lavoro e ciò costituisce uno dei contenuti essenziali della politica di flessicurezza, oltre a rappresentare il perno dell’altra priorità in materia di occupazione, il miglioramento e lo sviluppo delle competenze. Questo approccio mira a colmare le lacune nelle qualificazioni allo scopo di migliorare l’occupabilità e aumentare le opportunità di trovare e mantenere il lavoro, tramite programmi e iniziative di apprendimento che utilizzino una base comune di dati a livello europeo e soprattutto, tramite l’apprendimento continuo, lungo tutto l’arco della vita, che consente a tutti i cittadini di partecipare alla vita della società mantenendo sempre aggiornate le proprie conoscenze e competenze. Lo sviluppo di un sistema di opportunità di lifelong learning, oltre che un diritto fondamentale del lavoratore, è una risposta decisiva alla crisi in atto in relazione ai profondi mutamenti della partecipazione al lavoro (discontinuità dei rapporti di lavoro, prolungamento della vita attiva, esigenze di aggiornamento delle competenze possedute, etc.) e contribuisce alla formazione di un nuovo diritto alla cittadinanza attiva e all’occupabilità. Il Governo punta, dunque a realizzare una migliore corrispondenza degli interventi di formazione professionale alle esigenze del sistema produttivo, valorizzando il ruolo delle imprese e sviluppando sinergie con il sistema dell’istruzione. Su questo terreno, stanno proseguendo le revisioni dell’ordinamento e dell’organizzazione per portare l’Italia in linea con i parametri dei paesi OCSE. Si evidenzia, inoltre, che il Governo, a fronte dell’eccezionalità della situazione economica, ha adottato una serie di misure per l’occupazione, rafforzando gli strumenti finalizzati al mantenimento dei livelli di occupazione, come la Cassa Integrazione Guadagni (CIG) e la mobilità in deroga. Questi strumenti si sono rivelati Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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uno strumento chiave per la gestione della crisi, consentendo di evitare massicci licenziamenti. Il Rapporto del Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro (CNEL) stima in 800.000 i posti di lavoro tutelati nell’anno. Sono state, inoltre, estese, in via sperimentale, ai lavoratori a termine, agli apprendisti e ai lavoratori parasubordinati le misure di sostegno al reddito applicabili ai lavoratori a tempo indeterminato, anche nell’ottica di dare corso gradualmente ad un sistema globale di indennità di disoccupazione . Al riguardo, l’Accordo StatoRegioni dell’inizio del 2009 ha posto le basi per una governance più efficace degli interventi e per una reale integrazione tra misure di sostegno al reddito e politiche attive, stanziando l’ammontare di 8 miliardi di euro per il periodo 2009-201014. È inoltre, proseguita l’azione di contrasto del lavoro irregolare che resta una priorità del Governo. La strategia adottata è quella di migliorare il mix tra prevenzione, azioni di sensibilizzazione ed interventi sanzionatori, alleggerendo il carico amministrativo delle imprese e premiando i comportamenti virtuosi. Dall’agosto 2008 al giugno 2009 più di 30.000 lavoratori tra pensionati, giovani al di sotto dei 25 anni, casalinghe e disoccupati, hanno beneficiato dei buoni per prestazioni occasionali ed accessorie. Hanno contributo al successo dell’iniziativa la presenza di una domanda di lavoro non trascurabile e la semplicità d’uso dello strumento. Sempre nell’ottica della semplificazione e di una maggiore trasparenza del mercato del lavoro, vanno inquadrate le nuove regole sul cumulo tra redditi da pensione e redditi da lavoro e l’introduzione del libro unico. Il Parlamento italiano ha, inoltre, emanato una legge per avviare, dal 1 gennaio 2010, una graduale parificazione dell’età pensionabile per uomini e donne nel pubblico impiego. Un altro forte impegno dell’azione italiana è indirizzato verso l’elevazione del tasso di occupazione femminile. Si intende promuovere l’accesso delle donne alle posizioni di più alto livello ed attuare politiche di welfare in un’ottica di genere che promuovano la conciliazione fra lavoro e vita privata. Il raggiungimento di questi obiettivi sarà agevolato dalla presenza di incentivi finalizzati a rendere più flessibile l’organizzazione del lavoro aziendale, di strumenti che favoriscono la progressione di carriera, di azioni di contrasto del differenziale salariale e di programmi di microcredito. Il Governo intende, inoltre, sostenere l’accesso ai congedi parentali, attuare il piano per incentivare la domanda e l’offerta di servizi integrati pubblici/privati da parte delle famiglie utilizzando il sistema di voucher come forma semplificata di pagamento dei servizi. Sul versante del potenziamento dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, si conferma il rilevante impegno previsto dal “Piano straordinario

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Per un approfondimento cfr il capitolo 2 dedicato alle misure attivate per il fronteggiamento della crisi.

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di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia” che ha stanziato, nel triennio 2007-2009, oltre 747 milioni di euro. L’incontro tra domanda e offerta di lavoro continua ad essere regolato da un sistema integrato pubblico e privato. Sono state recentemente introdotte innovazioni che rafforzano la scelta del modello del welfare to work. Il divario nell’erogazione dei servizi nelle diverse aree del paese è contenuto, anche se si segnalano differenze tra Centro-Nord e aree del Mezzogiorno nella stipula dei patti di servizio, in larga parte spiegabili con il divario di opportunità di lavoro nelle due aree. Il Governo ha approvato il Libro Bianco “La vita buona nella società attiva” sul futuro modello sociale, con lo scopo di promuovere la condivisione degli obiettivi di stabilità e crescita e di valorizzare a livello individuale i diversi aspetti costitutivi dell’esperienza elementare dell’uomo: la salute, il lavoro, gli affetti e il riposo. La concreta attenzione alle azioni di contrasto alla povertà continua ad essere perseguita attraverso le misure di sostegno economico a beneficio dei pensionati e dei nuclei familiari a basso reddito. Nel periodo 1° dicembre 2008 - 30 giugno 2009 oltre 595.000 soggetti (di cui 2/3 nel Mezzogiorno) hanno beneficiato del programma “Carta acquisti”. Il 40% dei beneficiari è costituito da bambini sotto i tre anni di età e il restante 60% da anziani oltre i sessantacinque anni.

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2. LA STRATEGIA DI LISBONA E LA CRISI

Premessa Il presente capitolo illustra i principali interventi messi in atto a livello comunitario, nazionale e regionale per il fronteggiamento della crisi economica. Il particolare, il primo paragrafo illustra la Strategia europea per la ripresa economica, attraverso la descrizione degli indirizzi strategici formulati dalla Commissione europea agli Stati membri e le dieci azioni prioritarie individuate. Il secondo paragrafo illustra le principali misure comunitarie nei quattro settori prioritari. Il terzo paragrafo descrive le principali misure italiane anticrisi. Infine il quarto paragrafo presenta il piano anticrisi della Regione Lazio15.

2.1 I PILASTRI DEL PIANO EUROPEO PER LA RIPRESA ECONOMICA 36 Mentre nel corso del 2008, i governi nazionali erano impegnati nell’attuazione delle misure messe in campo per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, la situazione europea andava velocemente deteriorandosi, richiedendo nuovi e rinnovati sforzi, soprattutto nel breve periodo, per far fronte al declino degli investimenti privati e alla minaccia di un incremento della disoccupazione. A livello europeo è stata da subito evidenziata la necessità di una strategia di intervento coordinata e integrata tra gli stati membri. Appare anche evidente che le misure previste dalla strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione, per mantenere la loro efficacia, avrebbero dovuto combinarsi con interventi di tipo monetario e creditizio e con la politica di bilancio. A tal fine, già nel dicembre 2008 la Commissione europea ha adottato i primi provvedimenti, predisponendo il piano europeo di ripresa economica16 finalizzato ad arrestare il rallentamento dell’economia e porre le basi per la ripresa. Il piano poggia su due pilastri fondamentali: • il primo pilastro è rappresentato da un forte apporto di potere d’acquisto nel-

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Le informazioni riportate sono aggiornate al 31/12/2009. Comunicazione della Commissione al Consiglio Europeo “Un Paino di ripresa economica”, Bruxelles, 26.11.2008 COM(2008) 800 definitivo.

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l’economia, per rilanciare la domanda e far rinascere la fiducia. La Commissione ha proposto agli Stati membri e l’UE la definizione di un accordo per un incentivo finanziario del valore di 200 miliardi di euro (1,5% del PIL) finalizzato a rilanciare la domanda, nel pieno rispetto del patto di stabilità e di crescita; • il secondo pilastro è fondato sulla necessità di un’azione a breve termine volta a rafforzare la competitività a lungo termine dell’Europa. Il piano espone un programma globale volto a orientare l’azione verso investimenti “intelligenti” orientati, cioè, sulla valorizzazione delle competenze, adatte alle esigenze di domani, sugli investimenti in efficienza energetica per creare occupazione e risparmiare energia, sulle tecnologie pulite per rilanciare settori come l’edilizia e l’industria automobilistica, sulle infrastrutture e le reti per promuovere l’efficienza e l’innovazione. Il piano individua, con riferimento ai quattro settori prioritari della strategia di Lisbona, dieci azioni per la ripresa con l’obiettivo di aiutare gli Stati membri a porre in essere i giusti strumenti socioeconomici per rispondere alla difficile situazione del momento: aprire nuove opportunità di finanziamento alle PMI, ridurre gli oneri amministrativi e dare avvio ad investimenti per modernizzare l’infrastruttura. Le dieci azioni nei quattro settori prioritari 37 a) Persone 1) Sostenere l’occupazione (mediante la semplificazione dei criteri di funzionamento del FSE e il riesame delle norme del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione) 2) Creare domanda di manodopera (riduzione oneri sociali a carico datori, aliquote IVA agevolate) b) Imprese 3) Favorire l’accesso ai finanziamenti (BEI, aiuti di stato) 4) Ridurre gli oneri amministrativi e promuovere l’imprenditorialità (tempi avvio impresa, microimprese, società privata europea, tempi pagamento fatture, riduzione corsi domande di brevetto) c) Infrastrutture e energia 5) Modernizzare l’infrastruttura europea (interconnessioni energetiche transeuropee e progetti di infrastruttura a banda larga, accelerare l’attuazione dei fondi strutturali, trasporto transeuropeo (TEN-T), BEI, BERS)

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6) Promuovere una maggiore efficienza energetica degli edifici (invito agli stati membri a fissare obiettivi, a riesaminare i POR, a sviluppare modelli di finanziamento innovativi, con Bei definizione fondo 2020) 7) Introduzione “prodotti verdi” (riduzione IVA, requisiti di prestazione ambientale, provvedimenti per favorire prodotti a risparmio energetico) d) Promuovere la ricerca e l’innovazione 8) Aumentare gli investimenti in R&S, innovazione e istruzione (incrementare gli investimenti in istruzione e di R&S specie nel settore privato) 9) Sviluppare tecnologie pulite per le auto e l’edilizia (la Commissione propone di lanciare 3 grandi partenariati pubblico/privato: nel settore automobilistico, con un’iniziativa europea per le “auto verdi; nel settore delle costruzioni, con un’iniziativa europea per “edifici efficienti sul piano energetico”; per promuovere l’uso della tecnologia nei processi produttivi, con un’iniziativa per le “fabbriche del futuro”) 10) Internet ad alta velocità per tutti

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Le tipologie di intervento previste dal recovery plan consistono, dunque, in misure a breve termine per rilanciare la domanda, salvare posti di lavoro e contribuire a far rinascere la fiducia per garantire una maggiore crescita e una prosperità sostenibile a lungo termine. Il dettaglio delle misure e degli interventi previsti nell’ambito delle dieci azioni prioritarie è presentato nel paragrafo successivo. In attuazione del piano, nell’aprile del 2009 la Commissione ha definito il quadro comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi finanziaria ed economica17. Tali misure hanno lo scopo di sbloccare i prestiti bancari alle imprese e garantire la continuità del loro accesso ai finanziamenti e incoraggiare le imprese a continuare ad investire. La comunicazione della Commissione ha permesso agli Stati membri di adottare, nell’ambito del quadro degli aiuti esistenti18, ulteriori misure di aiuti tempo-

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Comunicazione della Commissione 2009/C 83/01 “Quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi finanziaria ed economica”, 7 aprile 2009. Gli aiuti “de minimis”, il regolamento generale di esenzione per categoria, la nuova disciplina comunitaria degli aiuti di stato per la tutela ambientale, la nuova disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato a favore di ricerca, sviluppo e innovazione, aiuti alla formazione, gli aiuti concessi sotto forma di garanzie, i nuovi orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato destinati a promuovere gli investimenti in capitale di rischio per le PMI, gli aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013 che introducono anche una nuova forma di aiuto per fornire incentivi a sostegno della costituzione di nuove imprese e della prima fase di sviluppo delle piccole imprese nelle aree assistite, gli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà).

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ranei “anticrisi” in considerazione della gravità della crisi finanziaria e dei suoi effetti per l’economia degli Stati membri. In particolare, in considerazione del fatto che la crisi finanziaria non colpisce solo le imprese strutturalmente deboli, ma anche imprese che si trovano di fronte all’improvvisa carenza o persino all’indisponibilità di credito, la Commissione consente alle amministrazioni di erogare, fino al 31 dicembre del 2010, incentivi alle imprese senza bisogno di una ulteriore, preventiva autorizzazione, con modalità ed intensità che, in parte, derogano ai consueti criteri che disciplinano gli aiuti di Stato19. Gli ulteriori aiuti riguardano: • il pagamento di garanzie, al fine di promuovere e facilitare l’accesso ai finanziamenti e ridurre la forte avversione al rischio da parte delle banche. In particolare, è possibile concedere una riduzione del premio annuale da pagare per nuove garanzie fino al 25 % alle PMI, fino al 15% alle imprese di grandi dimensioni, nei casi in cui l’importo massimo del prestito non supera la spesa salariale annuale complessiva del beneficiario e la garanzia non supera il 90 % del prestito per la durata del prestito. Tali garanzie sono concesse entro il 31 dicembre 2010; • la concessione di tassi agevolati. In particolare è stabilito un tasso pari al tasso overnight della banca centrale, maggiorato di un premio uguale alla differenza tra il tasso interbancario a 1 anno medio e la media del tasso overnight della banca centrale sul periodo 1 gennaio 2007 – 30 giugno 2008, più il premio per il rischio di credito corrispondente al profilo di rischio del destinatario20; • aiuti per la produzione di «prodotti verdi», sotto forma di prestiti agevolati per investimenti destinati al finanziamento di progetti consistenti nella produzione di nuovi prodotti tali da migliorare considerevolmente la tutela ambientale;

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L’aiuto è concesso purché siano rispettate le seguenti condizioni: a) l'aiuto non è superiore ad una sovvenzione diretta in denaro dell'importo di 500 000 EUR per impresa; b) l'aiuto è concesso sotto forma di regime; c) l'aiuto è concesso alle imprese che al 1° luglio 2008 non erano in difficoltà, ma che hanno cominciato ad essere in difficoltà successivamente, a causa della crisi finanziaria ed economica mondiale; d) non possono beneficiare del regime di aiuto le imprese che operano nel settore della pesca; e) l'aiuto non costituisce aiuti alle esportazioni né aiuti che favoriscono i prodotti nazionali rispetto ai prodotti importati; f) l'aiuto può essere concesso solo fino al 31 dicembre 2010; g) prima di concedere l’aiuto, lo Stato membro deve ottenere dall'impresa interessata una dichiarazione, in forma scritta o elettronica, su qualunque altro aiuto «de minimis» e su qualunque altro aiuto di cui al presente paragrafo da essa ricevuto nell’esercizio finanziario in corso; h) il regime di aiuto non si applica alle imprese che operano nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli. Esso è applicabile alle imprese che operano nel settore della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti agricoli, tranne quando l’importo dell’aiuto è fissato in base al prezzo o al quantitativo di tali prodotti acquistati da produttori primari o immessi sul mercato dalle imprese interessate o quando l’aiuto è subordinato al fatto di venire parzialmente o interamente trasferito a produttori primari. Condizioni: a) il metodo si applica a tutti i contratti conclusi entro il 31 dicembre 2010. Esso può coprire prestiti di qualunque durata; b) l'aiuto è concesso alle imprese che al 1° luglio 2008 non erano in difficoltà.

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in particolare l’impresa può beneficiare di una riduzione del tasso d’interesse pari al 25 %, per le imprese di grandi dimensioni e al 50 %, per le PMI; • misure relative al capitale di rischio. In particolare le misure prevedo un adeguamento temporaneo delle soglie stabilite dagli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato destinati a promuovere gli investimenti in capitale di rischio nelle piccole e medie imprese, elevando la soglia di sicurezza per gli investimenti in capitale di rischio al 30% anche in caso di misure destinate a PMI situate in zone non assistite; • misure di semplificazione riguardanti l’assicurazione del credito all’esportazione a breve termine.

2.2 LE POLITICHE COMUNITARIE DI CONTRASTO ALLA CRISI NEI QUATTRO SETTORI PRIORITARI

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Il piano di ripresa21 si pone come obiettivo il rafforzamento delle riforme già avviate nell’ambito della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione. Esso comprende un’azione di vasta portata a livello europeo e nazionale per aiutare le famiglie e l’industria, concentrando il sostegno sugli elementi più vulnerabili e propone misure concrete per promuovere l’imprenditoria, la ricerca e l’innovazione. Il piano di ripresa intende, inoltre, rilanciare gli sforzi prodigati per affrontare i cambiamenti climatici creando, al tempo stesso, nuovi posti di lavoro, ad esempio, tramite investimenti strategici in edifici e tecnologie che siano efficienti sul piano energetico. Di seguito vengono illustrate le azioni comunitarie proposte per superare la crisi nei quattro settori prioritari della strategia (persone, imprese, ricerca e innovazione, energia e clima) alla luce delle indicazioni provenienti dal piano di ripresa economica.

Persone La priorità principale individuata dal piano di ripresa è difendere i cittadini europei dalle conseguenze più drammatiche della crisi finanziaria, in quanto lavoratori, famiglie e imprenditori. A tale scopo, tra le azioni intraprese a livello europeo, si è data particolare rilevanza all’occupazione, all’istruzione e alla formazione. Questo perché efficienti investimenti in capitale umano e efficienti sistemi di istru-

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Comunicazione della Commissione al Consiglio Europeo “Un Piano di ripresa economica”, Bruxelles, 26.11.2008 COM(2008) 800 definitivo.

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zione e formazione sono una componente essenziale per raggiungere i principali obiettivi della strategia di Lisbona, ovvero livelli elevati di crescita e di occupazione sostenibile e basata sulla conoscenza, promuovendo nel contempo la realizzazione personale, la coesione sociale e la cittadinanza attiva. Con la strategia di Lisbona l’Unione Europea ha messo in evidenza come la creazione di posti di lavoro debba basarsi su politiche attive del lavoro, su un quadro macroeconomico sano, su investimenti nelle competenze, nella ricerca e nelle infrastrutture, su una migliore regolamentazione e promozione dell’imprenditorialità e dell’innovazione. L’attuale crisi ha avuto origine nel settore finanziario, ma i suoi effetti si sono fatti sentire a tutti i livelli dell’economia, investendo così anche il mercato del lavoro. Poiché la situazione del mercato del lavoro continua a deteriorarsi per effetto della crisi e poiché è soprattutto la gente a subire le conseguenze della recessione, l’UE deve mettere in atto le misure necessarie per contrastare le conseguenze sociali e occupazionali della crisi che dovrebbero procedere di pari passo con le necessarie riforme strutturali destinate a rispondere alle sfide a lungo termine, della globalizzazione e dei cambiamenti demografici e climatici. La comunicazione della Commissione “Guidare la ripresa in Europa”22 contiene una serie di indicazioni che possono essere di aiuto per gli Stati membri nel definire e ad attuare politiche dell’occupazione appropriate ed efficaci. Su questa base sono stati definiti tre grandi priorità: 1) salvaguardare l’occupazione, creare posti di lavoro e promuovere la mobilità; 2) migliorare le competenze e rispondere ai bisogni del mercato del lavoro; 3) facilitare l’accesso al lavoro. Per raggiungere tali obiettivi, nel giugno 2009, il Consiglio europeo ha approvato la Comunicazione della Commissione intitolata “Un impegno comune per l’occupazione”23, frutto delle conclusioni emerse dal vertice europeo sull’occupazione del 7 maggio 2009. La comunicazione propone un impegno comune europeo per l’occupazione, mirante a rafforzare la cooperazione tra l’Unione e i suoi Stati membri e tra le parti sociali sulle tre grandi priorità individuate, per mezzo di azioni concrete e utilizzando tutti gli strumenti comunitari disponibili, in particolare il Fondo sociale europeo (FSE) e il Fondo di adeguamento alla globalizzazione. Le priorità e le azioni dovranno corrispondere all’evoluzione del mercato del lavoro e alla situazione finanziaria di ciascuno Stato membro e massimizzare il valore aggiunto dell’azione

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Comunicazione per il Consiglio europeo di primavera 2009 “Guidare la ripresa in Europa”, Bruxelles 4/3/2009 COM(2009)114 def. Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni “un impegno comune per l’occupazione”, Bruxelles 3/6/2009 COM(2009)def.

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dell’Unione europea a sostegno degli sforzi degli Stati membri e delle parti sociali. Questo impegno comune permetterà di rafforzare il ruolo svolto dall’Europa nell’azione intrapresa dall’intera comunità internazionale per giungere alla ripresa economica e a una crescita sostenibile. Di seguito vengono illustrate, per ognuna delle tre priorità, le misure proposte dalla Commissione nella comunicazione “Un impegno comune per l’occupazione”. Per la prima delle tre priorità, salvaguardare l’occupazione, creare posti di lavoro e promuovere la mobilità, vengono individuate 4 azioni prioritarie da adottare: 1. migliorare l’uso delle misure di riduzione temporanea dell’orario di lavoro per salvaguardare i posti di lavoro ed evitare gli effetti collaterali dell’adozione di dette misure, permettendo alle imprese di ridurre gli elevati costi di licenziamento e (ri)assunzione di evitare la perdita di capitale umano. Gli stati membri potranno avvalersi del sostegno del Fondo sociale europeo (FSE). 2. Prevedere e gestire meglio le ristrutturazioni sia attraverso gli strumenti pratici predisposti dalla Commissione, sia attraverso lo scambio di esperienze tra le parti e sia attraverso l’istituzione di partenariati settoriali, ossia specifici piani d’azione e accordi di ripartizione degli oneri con le autorità regionali e locali e con il sostegno del FSE. Accordi che coinvolgono i servizi pubblici per l’impiego e le parti sociali assicurano ai lavoratori messi in esubero il sostegno necessario per trovare un nuovo lavoro, anche attraverso percorsi mirati di formazione. 3. Incentivare la creazione di posti di lavoro. Gli Stati membri dovrebbero creare le condizioni propizie all’attività imprenditoriale (riducendo ad esempio i costi non salariali del lavoro e gli oneri amministrativi, investendo nella ricerca e nelle infrastrutture, promuovendo lo sviluppo delle PMI) e dovrebbero aiutare i giovani ed i disoccupati ad avviare una loro attività. 4. Facilitare la mobilità, anche attraverso il nuovo servizio on-line “Match and Map” della Commissione che fornirà informazioni sulle professioni e sulle possibilità di apprendimento e di formazione in modo da far meglio corrispondere le competenze professionali alle offerte di lavoro in tutta Europa. La seconda priorità indicata nella comunicazione mira a rafforzare le competenze per rispondere alle necessità del mercato del lavoro. A tale scopo le azioni prioritarie proposte sono le seguenti: 1. migliorare le competenze e rafforzare l’apprendimento permanente24. Questo impegno comune è di vitale importanza, sia per affrontare gli effetti della crisi sull’occupazione, sia perché la mano d’opera altamente qualificata può

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La Commissione europea potenzierà l’iniziativa “Nuove competenze per nuovi lavori”.

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essere d’aiuto nel creare un’economia prospera e competitiva. Non a caso la strategia di Lisbona si pone come obiettivo quello di fare dell’Europa l’economia più competitiva al mondo, basata sulla conoscenza. L’Unione europea si è posta di recente come obiettivo per il 2020 che il 15% di lavoratori fruiscano di una formazione permanente e che il 40% delle persone di età compresa tra 30 e 34 anni abbiano completato studi universitari. Perché si possa rapidamente avanzare verso questi traguardi, migliorando le competenze della forza lavoro, gli Stati membri sono incoraggiati innanzitutto a migliorare la qualità e l’accessibilità dell’istruzione e della formazione, prevedere i futuri fabbisogni di competenze ed applicare i quadri nazionali delle qualifiche collegate al Quadro europeo delle qualifiche. 2. Aiutare i giovani ora. I giovani che cercano di entrare nel mercato del lavoro hanno oggi più che ieri, a causa della crisi, bisogno dell’appoggio migliore possibile da parte delle istituzioni. Gli Stati membri, con l’appoggio della Commissione e il FSE dovranno perciò fare in modo che almeno 5 milioni di giovani europei possano entro il 2010 seguire un apprendistato di alta qualità; dovranno mettere a punto urgentemente strategie per ridurre l’abbandono scolastico e far sì che siano più numerosi i giovani che conseguono un diploma di scuola secondaria superiore (molti paesi sono ancora lontani dall’obiettivo dell’Unione europea del 10% massimo di abbandoni scolastici) ed infine dovranno rafforzare l’obiettivo “Nuovo inizio” dell’Unione europea per i giovani disoccupati (ogni disoccupato dovrebbe ricevere rapidamente una prima opportunità di formazione o lavoro: entro un mese dopo essere diventato disoccupato per i giovani di 15-19 anni, entro due mesi per quelli di 20-24 anni). La terza priorità individuata dalla Commissione europea al fine di contrastare la crisi occupazionale, si propone di migliorare l’accesso all’occupazione rafforzando l’attivazione e facilitare l’accesso all’occupazione. Secondo la Commissione, gli Stati membri dovrebbero destinare una quantità significativa delle loro risorse del FSE a migliorare l’efficienza dei loro sistemi nazionali per l’impiego e delle politiche attive del mercato del lavoro, fornire incentivi alla creazione di imprese o all’attività autonoma e dovrebbero aumentare gli sforzi per applicare attivamente e monitorare i principi comuni dell’UE per l’inclusione attiva. In sintesi, per migliorare l’accesso all’occupazione gli Stati membri sono invitati a: • rafforzare l’obiettivo “Nuovo inizio” dell’Unione europea per gli adulti disoccupati, fare in modo che abbiano un nuovo lavoro, una formazione supplementare, entro 3 mesi dall’iscrizione presso il servizio pubblico per l’impiego; • aiutare i disoccupati di lunga durata a ritrovare un lavoro diminuendo i costi non salariali del lavoro; • promuovere l’occupazione dei gruppi vulnerabili e dei lavoratori attraverso Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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incentivi all’assunzione, anche nell’economia sociale, scoraggiando i programmi di pensionamento anticipato; • stimolare la domanda e l’occupazione di manodopera poco qualificata, per esempio introducendo agevolazioni fiscali o altri incentivi, come voucher per servizi domestici e di assistenza; • rafforzare, con l’appoggio della Commissione, la cooperazione e lo scambio di esperienze tra i servizi per l’impiego pubblici e privati, per accrescere la loro capacità di far fronte al nuovo e grande afflusso di persone in cerca di lavoro. Un impegno comune per l’occupazione deve poggiare su tutti gli strumenti comunitari disponibili, perciò nella comunicazione la Commissione invita gli Stati membri ad utilizzare al meglio i fondi comunitari, si fa riferimento in particolare al Fondo sociale europeo (FSE) e al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione. Il FSE è uno strumento eccezionale per investire nelle persone. Utilizzando interamente il bilancio disponibile nelle prospettive finanziarie dell’Unione Europea, la Commissione assicurerà la disponibilità di circa 19 miliardi di euro per il FSE nel solo periodo 2009-2010. Nel frattempo l’accesso al FSE e il suo utilizzo sono stati semplificati, sono stati accelerati ed aumentati gli anticipi FSE agli Stati membri: sono stati erogati circa 1,8 miliardi di euro. È stato ampliato il campo d’intervento del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, che può essere pienamente utilizzato anche per le chiusure di imprese dovute alla crisi che interessino almeno 500 lavoratori. Altre azioni a sostegno dell’occupazione: • il portale del lavoro EURES offre assistenza ai candidati che intendono avvalersi del diritto di lavorare in un paese europeo diverso dal proprio; • l’iniziativa “New Skills for New Jobs” si propone di migliorare il modo in cui l’Europa effettua l’analisi e la previsione delle competenze lavorative del futuro, facilitando in tal modo una corrispondenza più efficace tra domanda e offerta di lavoro e la valutazione delle esigenze formative. La Commissione ha rafforzato il monitoraggio della situazione occupazionale e sociale, attraverso varie misure tra cui la pubblicazione di una nuova serie di rapporti di monitoraggio mensili sulla situazione in rapido cambiamento. Anche l’istruzione e la formazione hanno contribuito in modo significativo al conseguimento degli obiettivi a lungo termine della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione e perciò la Commissione europea ed il Consiglio avvertono l’esigenza di continuare ad adoperarsi affinché l’istruzione e la formazione rimangano collegate alla più ampia strategia per la crescita e l’occupazione. In particolare il Consiglio riconosce che un quadro strategico aggiornato per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione, che prenda le Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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mosse dai progressi realizzati nel quadro del programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010”, potrebbe accrescere l’efficacia di tale cooperazione ed offrire sostegno ai sistemi di istruzione e di formazione degli Stati membri fino al 2020. Nel nuovo quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione (“ET 2020”)25 si invita l’Europa a perseguire, fino al 2020, i seguenti quattro obiettivi strategici: 1. fare in modo che l’apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà; 2. migliorare la qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione; 3. promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva; 4. incoraggiare la creatività e l’innovazione, compresa l’imprenditorialità, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione. Nel quadro degli sforzi volti a conseguire gli obiettivi strategici sopra menzionati e dare un contributo alle riforme nazionali, il Consiglio indica anche una serie di principi che dovrebbero essere rispettati nel periodo fino al 2020. Innanzitutto, la cooperazione europea nei settori dell’istruzione e formazione dovrebbe essere attuata in una prospettiva di apprendimento permanente facendo un uso efficace del metodo aperto di coordinamento, basato anche sullo scambio di buone pratiche, sulla diffusione dei risultati e su strumenti operativi comuni. Dovrebbe, inoltre, essere ricercata la cooperazione intersettoriale tra le iniziative dell’UE nei settori dell’istruzione e della formazione e quelle nei settori politici correlati, in particolare le politiche occupazionale, imprenditoriale, sociale, giovanile e culturale. Per quanto riguarda specificamente il triangolo della conoscenza, si dovrebbe prestare particolare attenzione alle sinergie tra istruzione, ricerca e innovazione nonché alla complementarità con gli obiettivi dello Spazio europeo della ricerca. La nuova strategia “ET 2020” dovrà basarsi su una serie di cicli di lavoro, il primo dei quali coprirà i 3 anni dal 2009 al 2011. Per ciascun ciclo, il Consiglio adotterà, sulla base di una proposta della Commissione, un certo numero di settori prioritari per la cooperazione europea fondati sugli obiettivi strategici. I settori prioritari europei saranno concepiti per consentire un’ampia cooperazione tra tutti gli Stati membri oppure una più stretta cooperazione tra un numero più limitato di Stati membri, secondo le priorità nazionali. I settori prioritari per il primo ciclo 2009-2011 nell’ambito di questo nuovo quadro sono illustrati nella tabella che segue.

25 Conclusioni del Consiglio del 12 maggio 2009 su “Un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e formazione (ET 2020)”, 2009/c 119/02.

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Tabella 1 - Obiettivi strategici nel settore dell’istruzione e formazione durante il primo ciclo 2009-2011 Obiettivo strategico 1: fare in modo che l’apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà. Proseguire i lavori in merito a: • strategie di apprendimento permanente: completare l’attuazione delle strategie nazionali di apprendimento permanente, interessandosi in particolare alla convalida dell’apprendimento non formale e informale e all’orientamento; • quadro europeo delle qualifiche (EQF): In conformità alla raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’aprile 2008, mettere in relazione tutti i sistemi nazionali di qualifiche all’EQF entro il 2010 e incoraggiare l’uso di metodi basati sui risultati dell’apprendimento per quanto riguarda le norme e le qualifiche, le procedure di valutazione e di convalida, il trasferimento di crediti, i programmi e la garanzia della qualità.

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Sviluppare la cooperazione in merito a: • intensificazione della mobilità dei discenti: collaborare al fine di eliminare gradualmente gli ostacoli e aumentare le possibilità di mobilità dei discenti, sia in Europa che nel mondo, nell’insegnamento superiore così come negli altri cicli, in particolare individuando nuovi obiettivi e nuovi tipi di finanziamento e tenendo in considerazione le particolari esigenze delle persone svantaggiate. Obiettivo strategico 2: migliorare la qualità e l’efficacia dell’istruzione e della formazione. Proseguire i lavori in merito a: • apprendimento delle lingue: dare ai cittadini gli strumenti per comunicare in due lingue, oltre alla lingua materna, incoraggiare l’apprendimento delle lingue, se del caso, nell’istruzione e formazione professionale e per gli adulti, e fornire ai lavoratori migranti l’opportunità di apprendere la lingua del paese ospitante; • sviluppo professionale degli insegnanti e dei formatori: concentrarsi sulla qualità dell’istruzione iniziale e sul sostegno a inizio carriera per i nuovi insegnanti e sforzarsi di innalzare la qualità delle opportunità di sviluppo

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professionale continuo degli insegnanti, dei formatori e di altro personale del settore dell’istruzione (ad esempio quello coinvolto in attività di gestione e di orientamento); • governance e finanziamento: promuovere l’agenda di modernizzazione per l’istruzione superiore (compresi i programmi) e il quadro per l’assicurazione della qualità dell’istruzione e della formazione professionale, e sviluppare la qualità dell’offerta, anche sotto il profilo dell’organico, nel settore della formazione degli adulti; favorire politiche e prassi fondate su elementi concreti, dedicandosi in particolare ad elaborare argomenti a favore della sostenibilità degli investimenti pubblici e, se del caso, privati. Sviluppare la cooperazione in merito a: • competenze di base nella lettura, nella matematica e nelle scienze: analizzare e diffondere le buone pratiche e i risultati della ricerca disponibili riguardo alle capacità di lettura degli alunni e formulare conclusioni sui modi di migliorare il tasso di alfabetizzazione in tutta l’Unione europea; intensificare l’attuale cooperazione al fine di migliorare l’apprendimento della matematica e delle scienze nei livelli più elevati d’istruzione e di formazione, rafforzando l’insegnamento delle scienze. È richiesta un’azione concreta per migliorare il livello delle competenze di base, comprese quelle degli adulti; • «nuove competenze per nuovi lavori»: garantire che la prevista evoluzione delle esigenze in termini di competenze e la risposta ai bisogni del mercato del lavoro siano adeguatamente prese in considerazione nei processi di pianificazione in materia d’istruzione e di formazione. Obiettivo strategico 3: promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva. Proseguire i lavori in merito a: • abbandono prematuro di istruzione e formazione: rafforzare la prevenzione, stabilire una più stretta cooperazione tra i settori generali e professionali dell’istruzione ed eliminare gli ostacoli al ritorno all’istruzione e alla formazione dopo l’abbandono. Sviluppare la cooperazione in merito a: • insegnamento pre-primario: favorire un accesso equo generalizzato e rafforzare la qualità degli insegnamenti e del sostegno agli insegnanti;

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• migranti: intensificare l’apprendimento reciproco in materia di buone pratiche per l’istruzione dei discenti provenienti da un contesto migratorio; • discenti con bisogni specifici: incoraggiare un’istruzione inclusiva e un apprendimento personalizzato grazie ad un sostegno regolare, alla tempestiva individuazione di bisogni specifici e a servizi coordinati; integrare questi servizi nell’istruzione tradizionale e creare vie d’accesso ad altre forme d’istruzione e di formazione. Obiettivo strategico 4: incoraggiare l’innovazione e la creatività, compresa l’imprenditorialità, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione. Proseguire i lavori in merito a: • competenze trasversali fondamentali: in conformità con la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del dicembre 2006, tenere maggiormente conto delle competenze fondamentali nei programmi, nella valutazione e nelle qualifiche.

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Sviluppare la cooperazione in merito a: • istituzioni favorevoli all’innovazione: incoraggiare la creatività e l’innovazione grazie alla messa a punto di metodi d’insegnamento e di apprendimento specifici (ivi compresi l’uso dei nuovi strumenti informatici e la formazione degli insegnanti); • partenariati: creare partenariati tra istituti e organismi d’istruzione e di formazione e le imprese, gli istituti di ricerca, gli operatori culturali e le industrie creative, e promuovere un triangolo della conoscenza funzionante. La nuova strategia si basa inoltre sull’apprendimento reciproco: la cooperazione europea nei suddetti settori prioritari può essere assicurata tramite mezzi come attività di apprendimento tra pari, conferenze e seminari, congressi o gruppi di esperti ad alto livello, tavole rotonde, studi e analisi. Tutte queste iniziative dovrebbero essere sviluppate sulla base di risultati ben definiti, proposti dalla Commissione in cooperazione con gli Stati membri. Alla fine di ciascun ciclo dovrebbe essere elaborata una relazione comune Consiglio-Commissione. Questa valuterà i progressi globali compiuti nel conseguimento degli obiettivi stabiliti nel presente quadro durante il ciclo più recente e/o in un determinato settore tematico che sarà definito dalla Commissione in cooperazione con gli Stati membri. Le relazioni comuni dovrebbero essere basate sulle relazioni nazionali elaborate dagli Stati membri nonché su dati statistici e informazioni Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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esistenti. Le relazioni comuni possono essere sviluppate per includere analisi fattuali delle diverse situazioni nei singoli Stati membri, con il loro pieno accordo. Le relazioni comuni dovrebbero inoltre servire da base per stabilire una nuova serie di settori prioritari per il ciclo successivo. Per promuovere l’ottenimento dei risultati attraverso il metodo di coordinamento aperto, gli Stati membri e la Commissione collaboreranno strettamente per orientare, portare avanti e valutare il processo e i suoi risultati. Al fine di poter effettuare una valutazione che si basa su elementi concreti ed oggettivi, e al fine di poter contribuire all’adozione di politiche efficaci in questo ambito, sono stati identificati una serie di obiettivi strategici: i “criteri di riferimento europei”. Questi 5 criteri si basano su quelli esistenti adottati nell’ambito del programma “Istruzione e formazione 2010” e per ognuno di essi vengono definiti i relativi obiettivi da raggiungere entro il 2020. Di seguito si riportano i 5 criteri di riferimento europei: 1. partecipazione degli adulti all’apprendimento permanente: entro il 2020, una media di almeno il 15 % di adulti dovrebbe partecipare all’apprendimento permanente; 2. risultati insufficienti nelle competenze di base: entro il 2020, la percentuale dei quindicenni con risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze dovrebbe essere inferiore al 15%; 3. diplomati dell’istruzione superiore: entro il 2020, la percentuale di persone tra i 30 e i 34 anni in possesso di un diploma d’istruzione superiore dovrebbe essere almeno del 40%; 4. abbandono prematuro di istruzione e formazione: entro il 2020, la percentuale di giovani che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione dovrebbe essere inferiore al 10%; 5.istruzione della prima infanzia: entro il 2020, almeno il 95% dei bambini di età compresa tra i 4 anni e l’età dell’istruzione primaria obbligatoria dovrebbe partecipare all’istruzione della prima infanzia. Nella prospettiva di realizzare i quattro obiettivi strategici del quadro «ET 2020» l’identificazione di settori prioritari per uno specifico ciclo di lavoro dovrebbe aumentare l’efficacia della cooperazione europea in materia di istruzione e formazione, nonché riflettere le necessità dei singoli Stati membri, soprattutto quando si prospettano nuove circostanze e sfide.

Energia e Ambiente Combattere i cambiamenti climatici e garantire la sicurezza e la sostenibilità degli approvvigionamenti energetici sono gli obiettivi prioritari in questo ambito.

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Nel 2008, il Parlamento europeo ha approvato, dopo undici mesi di lavoro legislativo, il pacchetto cambiamenti climatici, l’insieme di provvedimenti in materia di clima ed energia volto a conseguire gli obiettivi che l’UE si è fissata per il 2020: ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili. Il pacchetto, che costituisce la più vasta riforma della politica energetica europea, mira a fare dell’Europa il leader mondiale nel campo delle energie rinnovabili e delle tecnologie a basse emissioni di anidride carbonica (CO2). La strategia dell’UE in materia di energia e cambiamenti climatici è linea con l’impegno dell’Europa volto a promuovere la crescita economica e l’occupazione. Anticipando la rivoluzione energetica si creeranno anche nuove opportunità sul fronte delle imprese e della ricerca. Il pacchetto è composto da sei provvedimenti legislativi che riguardano: il sistema di scambio delle emissioni di gas a effetto serra; la ripartizione tra gli Stati membri degli sforzi per ridurre le emissioni; la cattura e lo stoccaggio geologico del CO2; l’aumento del ricorso alle energie rinnovabili. È stato inoltre dato il via libera alla direttiva per la riduzione delle emissioni di CO2 delle auto e per la riduzione dei gas a effetto serra derivanti dal ciclo di vita dei combustibili. Nel pacchetto energia e clima del dicembre 2008, la Commissione ha adottato la nuova disciplina degli aiuti di Stato per la tutela ambientale, che aiuterà gli Stati membri a sviluppare politiche sostenibili in materia di clima ed energia. La nuova disciplina fissa nuove condizioni per gli aiuti di Stato a tutela dell’ambiente e stabilisce un importante equilibrio tra il conseguimento di maggiori benefici ambientali e la riduzione delle distorsioni della concorrenza: in effetti, se non sono ben mirati, gli aiuti non producono risultati e rischiano di falsare la concorrenza e di nuocere alla crescita economica nell’Unione europea. Nel corso del mese di dicembre 2009 si è tenuta la Conferenza di Copenhagen a conclusione della quale è stato redatto un documento26 in cui si invitano gli stati firmatari dell’Accordo a ridurre le emissioni di gas serra, allo scopo di limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C, valore considerato come la soglia al di là della quale il cambiamento climatico potrebbe degenerare in una spirale incontrollabile. I paesi sviluppati sono esortati a compiere tagli profondi e verificabili, mentre quelli in via di sviluppo dovrebbero iniziare a ridurre le loro emissioni e riferire in merito ai risultati raggiunti ogni due anni, lasciando spazio a consultazioni e analisi a livello internazionale. Non vengono però indicati obiettivi globali di riduzione delle

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L’accordo di Copenaghen – Decision/Cp 15 “The conference of the parties takes note of the Copenaghen accord of 18 december 2009”.

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emissioni, come il taglio del 20% già deciso per i paesi dell’UE. Spetterà ai singoli paesi decidere fino a che punto spingersi. Si indica il 2015 come data per un bilancio di quanto sarà stato fatto, ma i paesi devono indicare i loro obiettivi per la fine di gennaio. Dalla conferenza non è uscito un accordo esauriente su come compensare i paesi che rinunciano a tagliare le loro foreste, che svolgono una funzione cruciale per limitare il cambiamento climatico. Il risultato più tangibile è stato l’impegno dei paesi sviluppati a stanziare 30 miliardi di dollari (21 miliardi di euro) nei prossimi tre anni e 100 miliardi di dollari (70 miliardi di euro) entro il 2020 per il finanziamento di progetti nei paesi poveri per la promozione dell’energia pulita e per la lotta contro la siccità, la salita del livello dei mari e altri cambiamenti climatici. L’UE si è impegnata a versare 7,2 miliardi di euro sui 21 complessivi dei fondi per il periodo iniziale, a partire da fonti sia private che pubbliche.

Imprese Il piano di ripresa27 è imperniato su due elementi principali, che si rafforzano a vicenda. In primo luogo, misure a breve termine per rilanciare la domanda, salvare posti di lavoro e contribuire a far rinascere la fiducia. In secondo luogo, «investimenti intelligenti» per garantire una maggiore crescita e una prosperità sostenibile a lungo termine. Il piano di ripresa intensifica e accelera le riforme già avviate nell’ambito della strategia di Lisbona comprendendo, inoltre, ulteriori iniziative volte ad applicare le norme sugli aiuti di Stato in modo tale da disporre della massima flessibilità per affrontare la crisi, pur mantenendo condizioni di parità ed evitando indebite restrizioni della concorrenza. La Commissione europea nella sua comunicazione “Quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di risi finanziaria ed economica”28, fornisce agli Stati membri dettagli sulle nuove misure temporanee di aiuto che possono concedere in deroga alla normativa sugli aiuti di stato e applicabili fino al 31 dicembre 2010. Le misure supplementari temporanee previste nella comunicazione perseguono due obiettivi: alla luce dei problemi finanziari, eccezionali e transitori, connessi alla crisi delle banche, il primo obiettivo è quello di sbloccare i prestiti bancari alle imprese e garantire così la continuità del loro accesso ai finanziamenti. Come confermato dalla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo,

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Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo, COM(2008)800. Comunicazione della Commissione “Quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi finanziaria ed economica”, 22/1/2009 C16/1.

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al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — “Una corsia preferenziale per la piccola impresa”29 (uno “Small Business Act” per l’Europa) del 25 giugno 2008, le PMI rivestono una particolare importanza per l’intera economia dell’Europa e il miglioramento della loro situazione finanziaria avrà effetti positivi anche sulle imprese di grandi dimensioni e quindi andrà globalmente a sostegno della crescita e dell’ammodernamento dell’economia nel lungo termine. Il secondo obiettivo è quello di incoraggiare le imprese a continuare ad investire nel futuro, in particolare in un’economia basata su una crescita sostenibile. In effetti, sarebbe drammatico se l’attuale crisi avesse la conseguenza di fermare o persino di annullare i notevoli progressi che sono stati compiuti in campo ambientale. Per tale motivo, è necessario che alle imprese venga concesso un sostegno temporaneo per investimenti in progetti ambientali (il che potrebbe tra l’altro conferire all’industria della Comunità un vantaggio tecnologico), combinando così l’aiuto finanziario urgente e necessario con benefici a lungo termine per l’Europa. Per raggiungere gli obiettivi strategici del piano di ripresa, gli Stati membri hanno a disposizione anche altri strumenti diversi dagli aiuti di Stato. Questi potrebbero adottare una serie di misure di politica generale applicabili a tutte le imprese dei loro territori non soggette alle norme sugli aiuti di Stato, volte ad alleviare temporaneamente i problemi finanziari nel breve e nel medio termine. Ad esempio, potrebbero essere previste proroghe per i pagamenti dei contributi previdenziali e di oneri simili o persino delle imposte. Inoltre, i programmi generali della Comunità, come il Programma quadro per la competitività e l’innovazione ed il Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, possono essere utilizzati per fornire aiuto alle PMI, ma anche alle grandi imprese. La Commissione ha compiuto una considerevole opera di ammodernamento delle norme sugli aiuti di Stato, così da incoraggiare gli Stati membri a concedere in modo più mirato il sostegno pubblico agli investimenti sostenibili e a contribuire in questo modo alla strategia di Lisbona. In questo contesto, si è rivolta una particolare attenzione alle PMI e sono state incrementate le possibilità di concessione di aiuti di Stato a loro favore. Di seguito vengono riportate le novità introdotte con la comunicazione “Quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi finanziaria ed economica”. Aiuti di importo limitato (massimo 500.000 euro per impresa nel triennio 2008-2010).

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Comunicazione della Commissione europea “Una corsia preferenziale per la piccola impresa”. Alla ricerca di un nuovo quadro fondamentale per la Piccola Impresa (Small Business Act per l’Europa), Bruxelles 25/6/2008.

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La nuova misura consente la concessione di aiuti limitati non solo alle imprese strutturalmente deboli, ma anche ad imprese che si troveranno di fronte all’improvvisa carenza o indisponibilità di credito. Vengono inoltre definiti i criteri perché un aiuto venga reso ammissibile. Nella Comunicazione vengono infine date indicazioni circa i massimali d’aiuto, questi si applicano indipendentemente dal fatto che il sostegno al progetto sia finanziato interamente con fondi nazionali o sia cofinanziato dalla Comunità. Le misure d’aiuto temporanee previste dalla comunicazione non possono essere cumulate con gli aiuti di cui al regolamento “de minimis” per i medesimi costi ammissibili. Se un’impresa ha già ricevuto aiuti “de minimis” prima dell’entrata in vigore del quadro di riferimento temporaneo, la somma dell’importo degli aiuti ricevuti nel quadro delle misure di sostegno alle PMI e degli aiuti “de minimis” ricevuti non deve superare 500 000 EUR tra l’1 gennaio 2008 e il 31 dicembre 2010. L’importo degli aiuti “de minimis” ricevuti dopo l’1 gennaio 2008 è dedotto dall’importo dell’aiuto compatibile concesso per lo stesso fine. Le misure di aiuto temporanee possono essere cumulate con altri aiuti compatibili o con altre forme di finanziamenti comunitari, a condizione che siano rispettate le intensità massime degli aiuti indicate nei relativi orientamenti o regolamenti di esenzione per categoria. Per quanto riguarda gli aiuti concessi sotto forma di garanzie, la nuova misura prevede la concessione di garanzie per un periodo di tempo limitato come soluzione efficace e mirata per promuovere e facilitare ulteriormente l’accesso delle imprese ai finanziamenti. Anche in questo caso vengono definiti criteri di ammissibilità per le garanzie. Per quanto concerne gli aiuti sotto forma di tasso di interesse agevolato, la normativa in vigore prima della comunicazione, stabilisce un metodo per il calcolo del tasso di riferimento basato sul tasso interbancario offerto sul mercato monetario (IBOR) maggiorato da margini che misurano la qualità creditizia dell’impresa e dal livello di garanzia finanziaria offerto. Nell’attuale situazione di mercato, le imprese potrebbero avere difficoltà a reperire finanziamenti. Pertanto, la Commissione accetta che siano concessi prestiti pubblici o privati ad un tasso d’interesse per lo meno uguale al tasso della banca centrale, maggiorato di un premio (l’elemento di aiuto) dato dalla differenza tra il tasso IBOR e la media del tasso della banca centrale per il periodo 1/1/2007 – 30/6/2008. Tale metodo di calcolo si applica a tutti i contratti conclusi entro il 31 dicembre 2010 e per prestiti di qualunque durata e l’utilizzo viene esteso anche alle imprese che al 1 luglio 2008 non erano in difficoltà, ma che hanno cominciato ad esserlo successivamente a causa della crisi finanziaria ed economica mondiale. Le turbolenze sui mercati finanziari hanno avuto ripercussioni negative sul Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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mercato del capitale di rischio riducendo la disponibilità di questo capitale per le PMI nelle fasi iniziali del loro sviluppo. Poiché in questo momento la percezione del rischio è notevolmente aumentata e poiché il capitale di rischio è legato ad incertezze derivanti da aspettative di rendimento potenzialmente più basse, gli investitori tendono attualmente ad investire in attivi più sicuri, i cui rischi sono più facili da valutare rispetto a quelli connessi agli investimenti in capitale di rischio. Di conseguenza gli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato destinati a promuovere gli investimenti in capitale di rischio nelle piccole e medie imprese sono state temporaneamente adeguate fino al 31 dicembre 2010. Ad esempio sono state portate da 1,5 milioni di euro a 2,5 milioni le tranche massime di investimento per le PMI, l’importo minimo di finanziamento che deve pervenire da investitori privati viene stabilito al 30% sia per le PMI che operano in zone assistite sia al di fuori di esse.

2.3 LE MISURE ITALIANE ANTICRISI

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L’intervento del legislatore italiano si è indirizzato nella attuazione di un pacchetto integrato di misure dirette a proteggere dagli effetti negativi della crisi le famiglie, i lavoratori e le imprese. Tra i principali si evidenziano: • interventi di sostegno al settore industriale e alle imprese in attuazione della Comunicazione 2009/C 83/01 sul quadro temporaneo per gli aiuti di stato; • interventi per salvaguardare il sistema creditizio e il risparmio ed evitare problemi di liquidità per famiglie ed imprese30; • interventi per l’economia reale, posti in essere immediatamente dopo l’adozione del piano europeo di ripresa economica, e interventi settoriali e per lo stimolo dei consumi nel triennio 2009-201131; • provvedimenti per potenziare il sostegno al reddito, mediante integrazione e modifica del meccanismo degli ammortizzatori sociali, concentrando a questo fine fondi nazionali, regionali e comunitari32; • accelerazione di investimenti pubblici tramite la velocizzazione procedurale amministrativa e l’utilizzo di strumenti di project financing;

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D.L. n. 155/2008 e D.L. n. 157/2008, successivamente riuniti in sede di conversione nella L n.190/2008. D.L. n.185/2008 (convertito nella L n.2/2009) e D.L. n.5/2009 (convertito nella L n.33/2009). Il primo gruppo di interventi (per circa 15 miliardi) è destinato a dare supporto ai gruppi sociali maggiormente esposti alla crisi, a riattivare i consumi e a sostenere il sistema produttivo mediante agevolazioni fiscali e meccanismi di finanziamento. Il secondo gruppo (per ulteriori 1,8 miliardi circa) mira a fronteggiare la crisi dei settori industriali maggiormente colpiti con interventi di sostegno alla domanda e a orientare le scelte dei consumatori verso prodotti a basso impatto ambientale, in linea con gli obiettivi di Kyoto. L’Accordo Stato-Regioni sottoscritto il 12 febbraio 2009 ha previsto una spesa per circa 8 miliardi nel biennio 2009 2010 mediante utilizzo di risorse nazionali per 5,35 miliardi e fondi regionali per 2,65 miliardi a valere sul Fondo Sociale Europeo (FSE).

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• ulteriori interventi per sostenere l’occupazione e rilanciare gli investimenti delle imprese. Interventi di sostegno al settore industriale e alle imprese L’Italia ha dato attuazione alla Comunicazione 2009/C 83/01 sul quadro temporaneo per gli aiuti di stato, con il D.P.C.M. del 3 giugno 2009 che definisce le modalità e i criteri per la concessione delle misure di aiuto temporanee anticrisi33. Per usufruire degli aiuti le imprese beneficiarie devono dimostrare che il loro stato di difficoltà è successivo al 1 luglio del 2008. Inoltre, viene stabilità la “temporaneità” degli aiuti, in base alla quale qualunque tipologia di aiuto prevista non potrà essere concessa oltre il 31 dicembre 2010. Le misure, approvate dalla Commissione europea, che riguardano le varie tipologie di aiuto contenute nel DPCM, sono sintetizzate nella tabella seguente. Tabella 2 - interventi di supporto alle imprese in attuazione della Comunicazione 2009/C 83/01 sul quadro temporaneo per gli aiuti di stato

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Aiuti "di importo limitato" Decisione 28 maggio 2009, C(2009)4277, Aiuto N. 248/2009

Aiuti concessi nel limite massimo di 500.000 euro per impresa nel triennio dal 1 gennaio 2008 al 31 dicembre 2010. L’aiuto può essere concesso sotto qualsiasi forma: sovvenzioni dirette, contributi in conto interessi, prestiti, aiuti concessi nell'ambito di regimi di garanzia, aiuti concessi sotto forma di misure fiscali, ecc., e potrà coprire sia spese per investimenti che spese di funzionamento. Sono escluse le imprese nel settore della pesca e della produzione primaria di prodotti agricoli.

Aiuti di stato sotto forma di garanzie Decisione 28 maggio 2009, C(2009)4289, Aiuto N. 266/2009.

Aiuti al funzionamento dell’impresa sotto forma di garanzia ai prestiti per gli investimenti e a quelli per il capitale di esercizio, destinati, cioè alle voci di spesa relative alla gestione ordinaria dell’attività.

Aiuti di stato sotto forma di prestiti pubblici o privati a tasso di interesse agevolato - Decisione 29 maggio 2009, C(2009)4376, aiuto n. 268/2009.

L’aiuto, che riguarda l’intero territorio nazionale e tutti i settori, copre la riduzione dei tassi di interesse fino al 31.12.2010. Si applica sia alle PMI che alle grandi imprese.

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 3 giugno adottato su proposta del Ministro delle Politiche Europee, d’intesa con le Regioni in sede di Conferenza Stato-Regioni.

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Aiuti di Stato a favore degli investimenti in capitale di rischio di piccole e medie imprese Decisione 25 maggio 2009, C(2009)4117, Aiuto N. 279/2009

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L’aiuto è concesso alle seguenti condizioni: · la tranche massima di investimento non deve superare i 2,5 milioni di euro l’anno · almeno il 30% del finanziamento deve provenire da investitori privati.

Interventi per salvaguardare il sistema creditizio e il risparmio ed evitare problemi di liquidità per famiglie ed imprese Gli interventi sono stati introdotti con i D.L. n. 155/200834 e D.L. n. 157/2008, successivamente riuniti in sede di conversione nella L n.190/2008. Il D.L. 155 autorizza il Ministero dell’Economia e delle finanze (MEF), anche in deroga alle norme di contabilità di Stato, a sottoscrivere o garantire aumenti di capitale deliberati da banche italiane che presentano una situazione di inadeguatezza patrimoniale accertata dalla Banca d’Italia. La sottoscrizione può essere effettuata purché l’aumento di capitale non sia stato perfezionato alla data di entrata in vigore del decreto e che vi sia un programma di stabilizzazione e rafforzamento della stessa banca, che abbia una durata minima di 36 mesi. Il MEF può rilasciare la garanzia statale su finanziamenti erogati dalla Banca d’Italia alle banche italiane e alle succursali di banche estere in Italia per fronteggiare gravi crisi di liquidità (art. 3), ed è anche autorizzato a rilasciare la garanzia statale a favore dei depositanti delle banche italiane per un periodo di 36 mesi dalla data di entrata in vigore di questo decreto (art.4). Interventi per l’economia reale e interventi settoriali e per lo stimolo dei consumi nel triennio 2009-2011 Tali interventi sono stati introdotti con il D.L. n.185/2008 (convertito nella L n.2/2009) e D.L. n.5/2009 (convertito nella L n.33/2009). Il primo gruppo di interventi (per circa 15 miliardi) è destinato a dare supporto ai gruppi sociali maggiormente esposti alla crisi, a riattivare i consumi e a sostenere il sistema produttivo mediante agevolazioni fiscali e meccanismi di finanziamento. Tra le principali misure: 1. Le misure previste per famiglie e imprese • Famiglie Bonus: compreso tra 200 e 1.000 euro per famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati che hanno un reddito fra 15mila e 22mila euro. Stanziati 2,4 miliardi di euro. 34

DECRETO-LEGGE 9 ottobre 2008 , n. 155 recante Misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali.

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• Agevolazione neonati - Nuovi nati: stanziati 25 milioni per un fondo di credito per i nuovi nati: si tratta di garanzie bancarie offerte a genitori, con un figlio nato o adottato nell’anno di riferimento, che chiedano un prestito per garanzie bancarie. Per il 2009, il fondo aumenta di 10 milioni da destinare alle famiglie con bimbi anche adottati portatori di malattie rare. • Bonus pannolini: le famiglie che hanno diritto alla carta acquisti, con figli fino a 3 mesi, hanno diritto ad un contributo per comprare latte artificiale e pannolini. Il limite di spesa è di 2 milioni. • Assegni familiari: sono state aumentate le risorse per gli assegni familiari, che vengono estesi ai lavoratori autonomi. • Fondo per gli affitti: cresce di 20 milioni il fondo creato per aiutare i nuclei familiari a basso reddito nel pagamento dell’affitto. • Tassi mutuo: nel 2009 i mutuatari a tasso variabile pagano un tasso massimo del 4 per cento. Il resto sarà a carico dello Stato che ha stanziato 350 milioni. • Luce e gas: le famiglie economicamente svantaggiate, che hanno diritto alle tariffe agevolate per l’energia elettrica, beneficeranno anche dello sconto sulla bolletta del gas. • Conti correnti: La clausola di massimo scoperto è nulla se il conto è in rosso per meno di 1 mese o non si utilizzi il fido. • Efficienza energetica: resta la detrazione Irpef del 55% per chi ha effettuato lavori di ristrutturazione degli edifici. Per i lavori effettuati nel 2008 sarà rimborsato in tre anni, dal 2009 il credito d’imposta sarà spalmato su 5 anni. • Piano casa: per l’approvazione non servirà più l’intesa della conferenza unificata, ma il solo parere. Stanziati 100 milioni per gli interventi più urgenti. • Lavoro - Ammortizzatori sociali: stanziate risorse per 1,2 miliardi. Le risorse del fondo sociale per l’occupazione e la formazione sono usate per il sostegno al reddito35. Le tutele sono estese anche ai lavoratori finora esclusi (come gli atipici a cui viene riconosciuta una-tantum del reddito dell’ultimo anno). Per quanto riguarda la mobilità non può variare l’ammontare dell’assegno a seconda della latitudine, ma cambiare su base regionale il mix di finanziamento.

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L’art. 19 della legge 2 prevede l’utilizzo del Fondo per l'occupazione nella misura di 289 milioni di euro per l'anno 2009, di 304 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011 e di 54 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012, nei limiti delle quali è riconosciuto l'accesso, ai seguenti istituti di tutela del reddito in caso di sospensione dal lavoro: l’indennità ordinaria di disoccupazione non agricola con requisiti normali e ridotti; in via sperimentale per il triennio 2009 2011, in caso di sospensione per crisi aziendali o occupazionali o in caso di licenziamento, pari all'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali per i lavoratori assunti con la qualifica di apprendista alla data di entrata in vigore del decreto convertito in Legge e con almeno tre mesi di servizio presso l'azienda interessata dal trattamento. In via sperimentale per il triennio 2009 2011, nei soli casi di fine lavoro, è riconosciuta una somma liquidata in un'unica soluzione pari al 10% del reddito percepito l'anno precedente, ai collaboratori coordinati e continuativi, iscritti in via esclusiva alla gestione separata presso l'INPS con esclusione dei soggetti individuati dall’art. 19 stesso. Le risorse finanziarie destinate agli ammortizzatori sociali in deroga alla vigente normativa, possono essere utilizzate con riferimento a tutte le tipologie di lavoro subordinato, compresi i contratti di apprendistato e di somministrazione.

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• Detassazione contratti di produttività: per il periodo dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2009, sono prorogate le misure sperimentali per l’incremento della produttività del lavoro, previste dal Decreto Legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla Legge 24 luglio 2008, n. 126. Tali misure trovano applicazione, entro il limite di importo complessivo di 6.000 euro lordi, con esclusivo riferimento al settore privato e per i titolari di reddito di lavoro dipendente non superiore, nell’anno 2008, a 35.000 euro, al lordo delle somme assoggettate nel 2008 all’imposta sostitutiva. • Commercianti: ai commercianti che chiudono l’attività nei tre anni precedenti la pensione sarà garantito un indennizzo mensile pari alla pensione minima. • Incentivi per il rientro in Italia di docenti e ricercatori scientifici residenti all’estero: i redditi di lavoro dipendente o autonomo dei docenti e dei ricercatori, che in possesso di titolo di studio universitario o equiparato, siano non occasionalmente residenti all’estero e abbiano svolto attività di ricerca o docenza all’estero presso centri di ricerca pubblici o privati o università per almeno due anni continuativi, che dalla data di entrata in vigore del D.L. n. 185/08 (29 novembre 2008), o in uno dei cinque anni solari successivi vengono a svolgere la loro attività in Italia, e che conseguentemente divengono fiscalmente residenti nel territorio dello Stato, sono imponibili solo per il 10%, ai fini delle imposte dirette, e non concorrono alla formazione del valore della produzione netta dell’IRAP. L’incentivo si applica, a decorrere dal 1° gennaio 2009, nel periodo d’imposta in cui il ricercatore diviene fiscalmente residente nel territorio dello Stato e nei due periodi di imposta successivi sempre che permanga la residenza fiscale in Italia (art. 17, D.L. n. 185/08, convertito in Legge n. 2/09). • Infrastrutture e grandi opere: Aereoporto di Malpensa: è prevista la possibilità di firmare nuovi accordi bilaterali nel trasporto aereo per ampliare il numero delle compagnie operative sulle rotte nazionali e internazionali. Metropolitana di Roma: il Comune della capitale potrà, fino al 2011, tenere fuori dai vincoli del Patto di stabilità interno gli investimenti per realizzare la metropolitana. Ferrovie: per gli investimenti delle FS arriva un fondo da 960 milioni per il 2009. Previsto anche un fondo di 480 milioni di euro l’anno per il triennio 2009-2011 per il trasporto pubblico locale. Infrastrutture: norme straordinarie per la velocizzazione delle procedure esecutive di progetti del Quadro strategico nazionale. Previsto anche il commissario ad hoc per seguire le opere. Grandi opere: per superare i veti locali nella realizzazione delle grandi opere statali basterà il via libera della Conferenza dei servizi. • Imprese Iva di cassa: le aziende potranno versare l’Iva non all’emissione della fattura ma al momento dell’incasso. La misura sarà strutturale. • Debiti della PA: accelerati i rimborsi Iva ultradecennali (6 miliardi) e velocizzati i pagamenti della P.A. Le aziende potranno cedere il credito a banche e società finanziarie, dopo una certificazione di Regioni ed enti locali. Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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• Irap e Ires: taglio di tre punti dell’acconto. A partire dall’anno di imposta 2008 è introdotta una deduzione del 10% dell’Irap da Ires e Irpef. • Istituzione del Fondo di sostegno per l’occupazione e l’imprenditoria giovanile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della gioventù, al fine di consentire ai soggetti di età inferiore a trentacinque anni di accedere a finanziamenti agevolati per sopperire alle esigenze derivanti dalla peculiare attività lavorativa svolta, o per sviluppare attività innovative e imprenditoriali. In questo modo viene innalzato a 35 anni il limite di età per accedere ai finanziamenti agevolati, viene istituito un unico Fondo invece dei tre previsti dalla Legge n. 247/07 e viene eliminata ogni indicazione relativa a specifiche categorie di beneficiari, finalità e tipologie di interventi (art. 19-bis, DL n. 185/08, convertito in Legge n. 2/09). • Fondo di garanzia: previsto un fondo di garanzia per il credito alle PMI, esteso anche alle imprese artigiane. Per le aziende anche una serie di riduzioni dei costi amministrativi. • Finanza: contro il rischio di stretta creditizia, il ministero dell’Economia può sottoscrivere su richiesta delle banche strumenti finanziari privi di diritto di voto le cui azioni sono negoziate su mercati regolamentati. Le obbligazioni possono essere convertibili in azioni su richiesta dell’emittente. • Altre misure FAS: una quota del Fondo aree sottoutilizzate sarà destinata a occupazione e formazione, un’altra parte alle infrastrutture. • Mercato elettrico: avviata la riforma del mercato elettrico, con la suddivisione della rete nazionale in tre macro-zone. • Microprogetti: detassati i microprogetti di arredo urbano realizzati da gruppi di cittadini. Il secondo gruppo previsto con il D.L. n.5/2009 (convertito nella L n.33/2009) ha stanziato per ulteriori 1,8 miliardi circa per fronteggiare la crisi dei settori industriali maggiormente colpiti con interventi di sostegno alla domanda e per orientare le scelte dei consumatori verso prodotti a basso impatto ambientale, in linea con gli obiettivi di Kyoto. Le finalità del provvedimento sono: • affrontare la crisi del settore con interventi urgenti di sostegno alla domanda; • far convergere le politiche nazionali con le indicazioni della Commissione europea e con le misure già adottate o in corso di adozione da parte degli altri Paesi europei; • orientare le scelte dei consumatori verso prodotti a basso impatto ambientale che vanno nella direzione degli obiettivi di Kyoto. Il provvedimento individua quattro priorità: salvaguardia dell’ambiente e lotta all’inquinamento; sicurezza sulle strade; impulso alla ricerca e all’innovazione; coerenza con le misure Ue. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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Le principali misure del provvedimento riguardano: • Incentivi per acquisto autoveicoli. È previsto un bonus di 1500 euro per acquisto di auto Euro 4 o 5 con contestuale rottamazione del vecchio autoveicolo, un bonus 1500 euro per l’acquisto di auto ecologiche (metano/elettrico/idrogeno) senza rottamazione, un bonus di 3500 euro per le stesse auto con emissioni ridotte al minimo e 1500 euro per auto GPL. • Incentivi per acquisto di veicoli commerciali leggeri. È previsto un bonus di 2500 euro per acquisto di veicoli nuovi a fronte di rottamazione di veicoli euro 0, 1 e 2 immatricolati entro il 31 dicembre 1999. Sono previsti incentivi fino a 4000 euro per acquisto (senza rottamazione) di veicoli nuovi innovativi a metano/GPL/idrogeno (gli incentivi sono cumulabili con la rottamazione). • Rottamazione motocicli o ciclomotori. Incentivo di euro 500 per acquisto di un motociclo nuovo fino a 400 centimetri cubici di cilindrata di categoria Euro 3, con contestuale rottamazione di un motociclo o di un ciclomotore di categoria Euro 0 oppure Euro 1. • Misure di sostegno alla domanda. Sono previste detrazioni fiscali per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici: si estende l’incentivo per le ristrutturazioni domestiche anche all’acquisto di mobili ed elettrodomestici finalizzati all’arredo, con una detrazione del 20% delle spese sostenute fino ad un massimo di 10 mila euro. È previsto poi un intervento della SACE per garantire i finanziamenti finalizzati all’acquisto dei veicoli oggetto degli incentivi. • Misure di sostegno alle imprese. Viene introdotta la fiscalità di distretto, che consentirà alle imprese di optare per la tassazione di distretto ai fini dell’applicazione dell’IRES. Il carico tributario verrà determinato dal distretto secondo criteri di trasparenza, parità di trattamento delle imprese sulla base di principi di mutualità. • Rivalutazione degli immobili: riduzione della misura dell’imposta sostitutiva prevista per ottenere il riconoscimento fiscale dei maggiori valori iscritti in bilancio sugli immobili (riduzione dal 7 al 3% per gli immobili ammortizzabili e dal 4 al 1,5% per gli immobili non ammortizzabili).

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Ulteriori interventi sono stati adottati con il decreto legge n.78/2009, convertito con modifiche dalla legge n.102 del 3 agosto 2009 36, contenente misure finalizzate al contrasto dell’attuale criticità della congiuntura economica. Tra le misure destinate alle imprese e ai lavoratori il decreto conferma il premio

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Contestualmente, entra in vigore il decreto legge n.103 del 3 agosto 2009 che ne modifica alcune parti, tra cui le norme sul ruolo del ministero dell'ambiente e i poteri dei commissari straordinari nel settore delle infrastrutture energetiche, l’esercizio dell’azione di danno erariale da parte della Corte dei conti, la nomina del Commissario per lo Stretto di Messina e il rimpatrio di capitali detenuti all'estero, cosiddetto scudo fiscale.

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di occupazione, la detassazione degli investimenti in attrezzature e macchinari, il potenziamento degli ammortizzatori sociali e gli incentivi ai lavoratori che decidono di avviare una autonoma attività37. Tra le principali novità introdotte, si evidenzia: 1. l’innalzamento dell’età pensionabile. Il provvedimento riguarda l’equiparazione graduale dell’età pensionabile per le donne che lavorano nelle pubbliche amministrazioni a quella degli uomini (a partire dal 2010 è previsto un adeguamento di un anno ogni due, fino a 65 anni nel 2018). È prevista, inoltre una disposizione che riguarda tutti e che a partire dal 2015 adegua l’accesso alla pensione all’incremento della speranza di vita accertato dall’Istituto nazionale di statistica e validato dall’Eurostat, con riferimento al quinquennio precedente; 2. la regolarizzazione di colf e badanti. Il provvedimento ha previsto la regolarizzazione della posizione da parte del datore di lavoro (per un massimo di una unità per il lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare e due unità per le attività di assistenza a soggetti affetti da patologie o handicap che ne limitano l’autosufficienza); 3. la moratoria dei debiti delle imprese verso le banche. L’accordo, siglato il 3 agosto tra Abi e le associazioni dell’Osservatorio banche-imprese prevede la sospensione o l’allungamento delle rate dovute a prestiti e mutui. Le domande potranno essere presentate fino al 30 giugno 2010; 4. tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Il provvedimento attua la direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 giugno 2000, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, recepita con il decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231. Alle pubbliche amministrazioni è richiesto di adottare, entro il 31 dicembre 2009, le opportune misure organizzative per garantire il tempestivo pagamento delle somme dovute per somministrazioni, forniture ed appalti.

Provvedimenti per potenziare il sostegno al reddito, mediante integrazione e modifica del meccanismo degli ammortizzatori sociali, concentrando a questo fine fondi nazionali, regionali e comunitari L’Accordo Stato-Regioni sottoscritto il 12 febbraio 2009 ha previsto una spesa

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1) Stanziamento di 20 milioni di euro per l'anno 2009 e 150 milioni di euro per l'anno 2010 per progetti di formazione o riqualificazione che possono includere attività produttiva connessa all’apprendimento, a favore di lavoratori percettori di trattamenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro. 2) Rifinanziamento delle proroghe a 24 mesi della cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività, pari a 25 milioni di euro per l'anno 2009. 3) Aumento, per gli anni 2009 e 2010 dell'ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà, nella misura del 20% del trattamento perso a seguito della riduzione di orario nel limite massimo di 40 milioni di euro per l'anno 2009 e di 80 milioni di euro per l'anno 2010.

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per circa 8 miliardi nel biennio 2009 2010 mediante utilizzo di risorse nazionali per 5,35 miliardi e fondi regionali per 2,65 miliardi a valere sul Fondo Sociale Europeo (FSE). Gli interventi previsti consistono in azioni di sostegno al reddito e di politica attiva del lavoro. Il contributo nazionale è impiegato per il pagamento dei contributi figurativi e per il 70% del sostegno al reddito. Il contributo regionale è impiegato per azioni combinate di politica attiva e di completamento del sostegno al reddito (30%). In materia di sostegno al reddito l’Accordo del 13 maggio 2009, stipulato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali con Assolavoro e le organizzazioni sindacali, prevede una indennità una tantum di euro 1300,00 al lordo delle ritenute di legge, in favore dei lavoratori somministrati che pur avendo maturato significativi periodi di lavoro non abbiano i requisiti utili per accedere ad alcuna forma pubblica di sostegno al reddito, secondo la legislazione vigente (Circolare INPS 7 agosto 2009, n. 100). Inoltre, la L.N n. 33/09 per i collaboratori a progetto, nei soli casi di fine lavoro, stanzia 100 milioni di euro ulteriori per il 2009, rispetto ai 100 milioni già previsti dal D.L. n. 185/08, a carico del Fondo rotativo presso il Ministero del Lavoro a copertura dell’innalzamento al 20%, dell’indennità di reinserimento. Sempre la L.N. 33, inoltre, prevede misure rivolte a incentivare la riassunzione dei lavoratori che beneficiano di sussidi straordinari in deroga, che si affiancano alle analoghe forme di incentivazione per chi assume lavoratori beneficiari di ammortizzatori ordinari. Ai datori che non abbiano sospensioni del lavoro in atto, che assumono destinatari per il 2009 e il 2010 di ammortizzatori sociali in deroga, licenziati o sospesi per cessazione totale o parziale dell’attività o a seguito di procedura concorsuale, è concesso dall’Inps un incentivo pari all’indennità che spetta al lavoratore, nel limite di spesa autorizzato e con esclusione di quanto dovuto per la contribuzione figurativa, per il numero di mensilità di trattamento di sostegno al reddito non erogate. L’incentivo viene erogato attraverso il conguaglio con le somme dovute dai datori di lavoro a titolo di contributi previdenziali e assistenziali. Inoltre a tutti i lavoratori che ricevono sussidi è consentito, in via sperimentale per il 2009, di svolgere lavori occasionali accessori di modesta entità per un massimo di 3.000 euro nell’anno in corso. Sono estese, peraltro, le possibilità di semplice regolazione di spezzoni lavorativi con i buoni lavoro (voucher). Si tratta di uno strumento sperimentale che permette di rimanere attivi nel mercato del lavoro. In questo modo, potranno fare un’integrazione all’80% del reddito che ricevono dagli ammortizzatori sociali. Questo non significa però che non potranno accettare un corso di formazione o un posto di lavoro congruo.

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2.4 IL PIANO ANTICRISI DELLA REGIONE LAZIO La Regione Lazio, al fine di sostenere la ripresa e lo sviluppo e fronteggiare la crisi occupazionale ha messo in campo un pacchetto integrato prevedendo strumenti e misure specifiche rivolte ai lavoratori e alle imprese. L’impegno della Regione per contrastare la crisi viene definito documento nel “Il Patto contro la crisi”, il Protocollo di Intesa siglato il 13 maggio 2009 con le organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL. Il Protocollo individua 39 impegni prioritari, afferenti a 5 macro-aree: lavoro e imprese; welfare, sicurezza, casa; politiche dell’istruzione; infrastrutture materiali e immateriali; territorio. Nell’area del lavoro i principali impegni riguardano le misure di sostegno al reddito, l’attivazione del percorso per l’accesso agli ammortizzatori sociali in deroga previsto dall’Accordo dell’8 maggio 2009, l’estensione a tutte le realtà lavorative colpite dalla crisi dello strumento di anticipo della cassa integrazione (con risorse pari a 30 milioni di euro fino al 2011), l’attuazione della “legge sulla tutela del lavoro e la Lotta al Lavoro nero”, l’approvazione della Legge in “materia di contratti per lavori, servizi e forniture”; l’approvazione del nuovo testo unico sul Lavoro, la piena attuazione di tutte le “Azioni” previste nel Piano regionale per l’occupazione femminile 2009-2010, finalizzati al miglioramento delle condizioni di lavoro delle donne. Con riferimento alle misure di sostegno al reddito, la Legge Regionale 20 marzo 2009, n. 4 prevede l’”Istituzione del reddito minimo garantito. Sostegno al reddito in favore dei disoccupati, inoccupati o precariamente occupati”. Il reddito minimo garantito rappresenta uno strumento di rafforzamento delle politiche finalizzate al sostegno economico, all’inserimento sociale dei soggetti maggiormente esposti al rischio di marginalità nel mercato del lavoro. Viene definito “reddito minimo garantito l’insieme di forme reddituali dirette e indirette in grado di garantire un’esistenza libera e dignitosa”. L’articolo 3 della legge regionale lo quantifica attraverso due macrolinee: - disoccupati, inoccupati: 7.000 euro annui; - lavoratori precari: 7.000 euro all’anno. Il provvedimento è rivolto a soggetti residenti nella regione da almeno ventiquattro mesi, iscritti nell’elenco anagrafico dei centri per l’impiego e che, per quanto riguarda i lavoratori precari, non abbiano maturato i requisiti per il trattamento pensionistico. Per la concessione della prestazione la Regione ha istituito un apposito capitolo di spesa denominato “Fondo regionale per il reddito minimo garantito”, con uno stanziamento pari a 20 milioni di euro per l’anno 2009 e a 10 milioni di euro per ciascuna delle annualità 2010 e 2011. È comunque previsto che province e Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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comuni possano contribuire al finanziamento del fondo nell’ambito dei territori di loro competenza. Con particolare riferimento agli ammortizzatori sociali38, in attuazione dell’Accordo Stato-Regioni del 12 febbraio 2009, la Regione ha sottoscritto con le parti sociali, l’Accordo Quadro che, recependo gli indirizzi strategici del documento programmatico “Oltre la crisi39”, disciplina le modalità di concessione del ricorso ai trattamenti di integrazione salariale in deroga a quelli previsti dalla normativa nazionale. In base all’accordo sono beneficiari dei trattamenti di cassa integrazione guadagni o di mobilità in deroga, i lavoratori subordinati a tempo indeterminato o determinato compresi gli apprendisti o i somministrati. L’erogazione della prestazione è subordinata alla sottoscrizione da parte del lavoratore di una dichiarazione di immediata disponibilità a partecipare ad un intervento di politica attiva offerto dal centro per l’impiego competente (Orientamento, formazione, riqualificazione professionale,ecc.) comprendente, nel caso di lavoratori in mobilità, dell’accettazione di un’offerta di lavoro. La Regione Lazio si è impegnata per 220 milioni di euro del Fondo sociale europeo, pari a più della metà dei fondi stanziati nella programmazione 2007/2013 negli Assi Occupabilità e Adattabilità”. In materia di lavoro nero e irregolare le azioni predisposte dalla Regione Lazio comprendono: un programma per il reinserimento occupazionale e la qualificazione professionale dei lavoratori precari; un piano di 1300 tirocini finalizzati all’assunzione di lavoratori/trici privi di occupazione; misure specifiche per l’emersione quali le agevolazioni per l’assunzione di persone in condizione di svantaggio occupazionale; incentivi ad hoc contro il lavoro nero di assistenti e collaboratori familiari”. Il primo programma ha previsto uno stanziamento di 18 milioni di euro per la realizzazione di un mix di azioni: voucher formativi, tirocini di reinserimento (13 milioni di euro), indennità di partecipazione come strumenti di sostegno al reddito e incentivi all’assunzione e all’avvio di iniziative imprenditoriali autonome.

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Per un approfondimento cfr i seguenti documenti: - Accordo in CU del 12 febbraio fra Governo e Regioni/Province autonome "Interventi a sostegno del reddito e delle competenze"; - Regione Lazio - DGR 491 del 26 giugno 2009 "Recepimento dell'Accordo tra Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e la Regione Lazio del 15 Aprile 2009 in attuazione dell'Intesa, in sede di Conferenza Stato-Regioni, tra Governo, Regioni e Province autonome sugli ammortizzatori sociali del 12 febbraio 2009"; - Accordo quadro adottato ai sensi del punto 6 del Protocollo fra Regione Lazio e Ministero del Lavoro del 15 Aprile 2009 per l'utilizzo degli ammortizzatori in deroga; - Regione Lazio Determinazione n. D2040 del 13 luglio 2009 "Approvazione schema di convenzione fra Regione Lazio e INPS per l'erogazione degli ammortizzatori sociali in deroga in attuazione dell'accordo fra Ministero del Lavoro e Regione Lazio". 39 Il documento “Oltre la crisi: un piano straordinario per l'occupazione nel Lazio” individua tre linee di intervento: - misure dirette a mantenere i livelli occupazionali ed a ridurre l’impatto dei processi di espulsione; - misure dirette all’incremento dell’occupazione, allo sviluppo di aree e filiere produttive, alla creazione di nuovi posti di lavoro ed alla loro qualificazione e stabilizzazione; - azioni dirette a strutturare e qualificare il governo del mercato del lavoro e la governance degli strumenti.

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A sostegno del lavoro femminile, si prevede la messa a disposizione di misure specifiche (per un totale di 18 milioni di euro) per la conciliazione ed all’erogazione di dispositivi di flexicurity per sostenere e qualificare il lavoro delle donne. Per lo sviluppo delle strutture di governo del mercato del lavoro, dalla relazione emergono infine attività di supporto all’implementazione del masterplan dei Servizi per l’impiego, assieme ad interventi di adeguamento tecnologico del SIL regionale, con uno stanziamento complessivo di 16,4 milioni di euro, 15 dei quali in integrazione, come intervento anticipatorio, delle risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate. Il sostegno alle imprese è rivolto prioritariamente al consumo interno, all’internazionalizzazione e al sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo e innovazione, attraverso la piena e immediata attuazione degli strumenti già esistenti: 1. il sostegno alle imprese in crisi con 210 milioni in 3 anni di euro previsti dalla Finanziaria 2009 (60 milioni di euro per le imprese che assumono a tempo indeterminato, 30 per il potenziamento di Confidi, 60 per sostenere la liquidità delle imprese in credito verso la PA, 30 sul Fondo di garanzia per le imprese beneficiarie di fondi comunitari e 30 sulla norma che favorisce la capitalizzazione delle imprese). A queste risorse va aggiunta la rapida attivazione del Fondo rotativo da 180 milioni di euro; 2. il Piano di Sviluppo Rurale (2007-2013), con oltre 310 milioni di euro destinati a giovani, donne e alla progettazione integrata di filiera; 3. il Fondo Unico Regionale Turismo, con 15 milioni di euro del triennio 20062008 già impegnati; 4. il Fondo Rotativo per le imprese turistiche, con 8 milioni di euro (2008-2010), compreso nel Fondo Rotativo per le PMI da attuare; 5. i fondi per Ricerca, Sviluppo e Innovazione per i quali sono stati stanziati altri 50 milioni di euro (2009-2010). Ulteriori impegni riguardano lo stanziamento di 22 milioni di euro dal Fondo regionale per la Ricerca Scientifica per il sostegno ai giovani ricercatori e la costituzione dei comitati tecnico scientifici e di valutazione previsti (dalla legge regionale sulla ricerca e trasferimento tecnologico) al fine di favorire il trasferimento tecnologico verso le aziende che lo richiedono; 6. il Programma di Politica di Sviluppo Unitaria, che comprende gran parte dei fondi di cui dispone la Regione: 2,1 miliardi di euro fino al 2013 (743,5 milioni dal POR-FESR, 945 milioni dal Programma Attuativo Regionale PAR-Fondi Aree Sottutilizzate-FAS, 421 milioni di euro provenienti dai fondi di Bilancio regionale e dai fondi nazionali finalizzati allo Sviluppo) verrà rapidamente impegnato ed implementato nei prossimi mesi. Per quanto riguarda l’istruzione, l’intervento della Regione è finalizzato a dare piena attuazione al diritto allo studio, erogando nel 2009 circa 96 milioni di euro e costruendo nuove residenze per studenti. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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È previsto anche un potenziamento dei servizi per l’infanzia attraverso ulteriori 2.300 posti negli asili nido e la riqualificazione delle strutture esistenti. Nel settore delle infrastrutture materiali e immateriali la Regione si impegna prioritariamente nella realizzazione o nel completamento delle grandi infrastrutture (Grande Raccordo Anulare del Lazio) e del sistema di arterie e di trasversali finalizzate a creare una rete di collegamento dell’intero territorio (Roma-Latina, Civitavecchia-Orte, Roma-L’Aquila, Sora-Frosinone-Ferentino, raddoppio della Salaria, completamento Rieti Sorano). La Regione si impegna, inoltre, a realizzare, entro il 2010, il “Piano 100% Sicurezza” con un investimento di 143 milioni di euro investiti per 104 interventi. Infine un ulteriore impegno riguarda il sistema dei trasporti. Con riferimento al territorio, sono considerate strategiche le questioni relative all’ambiente e all’energia. In campo ambientale i principali impegni della Regione riguardano l’approvazione del Piano regionale dei Rifiuti, il sostegno ai comuni per raggiungere il 50% di raccolta differenziata entro il 2011 (con un investimento complessivo di 300 milioni di euro) la promozione di un polo pubblico di trattamento integrato dei rifiuti. Per quanto attiene la politica energetica gli impegni della Regione sono rivolti al raggiungimento del 20% nell’utilizzo di rinnovabili e al risparmio energetico attraverso l’approvazione di un programma regionale per l’Energia rinnovabile. Il sostegno alle famiglie viene attuato attraverso opportune politiche sociali, tra le quali un’assistenza sanitaria di qualità, che vede nella riorganizzazione ospedaliera il principale ambito di intervento, assieme a provvedimenti di natura fiscale che prevedono la riduzione dal 2011 delle aliquote IRPEF e IRAP. Ulteriore impegno della Regione è quello di prevedere risorse aggiuntive finalizzate alla lotta contro la povertà, consolidando la riduzione del tasso di esclusione sociale sia delle persone fisiche,sia delle imprese. Sulle politiche abitative, vengono messi a disposizione 550 milioni di euro per la realizzazione di 5.700 nuove case, favorendo la ricostruzione di alloggi popolari (“housing sociale”), consentendo inoltre l’accesso dei cittadini a “buoni casa”, del valore massimo di 2.500 euro.

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3. LA STRATEGIA DI LISBONA DOPO IL 2010 PROSPETTIVE ED EVOLUZIONE

el Consiglio Europeo di Primavera del marzo 2009 la Commissione Europea invita le varie istituzioni ed enti a esprimere le proprie considerazioni e valutazioni circa il futuro della Strategia dopo il 2010. Di seguito si da conto delle considerazioni emerse dalla consultazione del Comitato delle Regioni in merito alle prospettive e alla possibile evoluzione della Strategia dopo il 2010, delle indicazioni della Commissione sulla futura strategia “UE 2020” adottate dal Consiglio Europeo di primavera 2010.

N

3.1 IL COMITATO DELLE REGIONI E LA RELAZIONE FINALE SULLA CONSULTAZIONE DELLE REGIONI E DELLE CITTÀ EUROPEE Il Comitato delle Regioni (CdR) ha avviato nel marzo 2009 una consultazione rivolta alle Regioni e alle Città europee sul tema “Una nuova strategia per la crescita sostenibile, il futuro della strategia di Lisbona dopo il 2010”. I risultati della consultazione sono stati raccolti e pubblicati nella relazione finale del CdR, che contiene una sintesi degli 80 contributi che 23 Stati membri dell’UE hanno inviato entro il maggio 200940. In generale dai contributi dei partecipanti, si evince che la strategia di Lisbona ha apportato valore aggiunto all’Unione europea e ai suoi Stati membri in quanto ha svolto un’importante opera di sensibilizzazione sulla necessità di riforme socioeconomiche in grado di consentire all’Europa di affrontare al meglio le sfide della globalizzazione e diventare così l’economia globale competitiva basata sulla conoscenza. Ma anche perché è riuscita ha riunire sotto un unico denominatore comune gli aspetti economici, sociali e ambientali della società europea.

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Tutti i contributi, nelle loro versioni originali, così come il questionario sono disponibili sul sito web del CdR www.cor.europa.eu.

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Gli Stati membri hanno evidenziato che comunque la strategia non ha “saputo mantenere le promesse”, ovvero non è riuscita a liberare l’intero potenziale dell’economia europea a causa di un’inefficace governance tra i diversi livelli di governo, della mancanza di incentivi per attuare le riforme, dell’insufficiente importanza attribuita alla dimensione sociale ed ambientale rispetto a quella economica. Nonostante ciò, la maggioranza dei soggetti consultati si è espressa comunque a favore di una nuova strategia globale per lo sviluppo socioeconomico dell’UE, da adottare dopo la scadenza della strategia di Lisbona. Una nuova strategia per la crescita e l’occupazione dopo il 2010 che sia dotata di un quadro di finanziamento adeguato, al centro del dibattito politico europeo, che preveda obiettivi più mirati e flessibili che siano in grado di tener conto delle differenze territoriali e degli obiettivi di coesione; che sia basata sulla semplificazione amministrativa e su indicatori e strumenti di misurazione e comunicazione adeguati. La nuova strategia dovrebbe basarsi sulla semplificazione amministrativa ed essere sostenuta da indicatori adeguati. In particolare, secondo i partecipanti, dovrebbero essere utilizzati in maniera sistematica un più ampio spettro di indicatori relativi alla dimensione ambientale e a quella sociale. A questo proposito, questi sembrano condividere lo stesso obiettivo che ha ispirato l’iniziativa della Commissione intitolata Oltre il PIL41. La nuova strategia dovrebbe poi poter beneficiare di maggiori investimenti pubblici a livello sia europeo che nazionale, specialmente nei settori dell’istruzione, della R&S e dell’innovazione. Anche di fronte alla necessità di azioni immediate per affrontare la crisi economica e finanziaria in atto, gli intervistati concordano con l’idea che la strategia di Lisbona in vigore e quella futura devono continuare a focalizzarsi sulle riforme strutturali. Nonostante la revisione del 2005, la strategia non ha conseguito i risultati promessi, questo il messaggio chiave che emerge dall’analisi dei risultati della consultazione. In molti casi, i risultati della strategia di Lisbona sono stati giudicati disomogenei e sostanzialmente insufficienti, per via della mancanza di coerenza tra obiettivi e realizzazioni concrete. Secondo gli intervistati, all’origine di tale situazione vi sarebbero due fattori principali: una mancanza di chiarezza delle priorità e una governance inadeguata della strategia. Per la nuova strategia, i partecipanti suggeriscono l’individuazione di nuovi obiettivi e orientamenti che dovrebbero essere coerenti con le priorità stabilite. Rispetto alla strategia di Lisbona attuale, questi dovrebbero essere più semplici,

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Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo “Non solo PIL. Misurare il progresso in un mondo in cambiamento” – Bruxelles 28/08/2009 COM(2009) 433 def.

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enunciati più chiaramente, più concisi, più coerenti e soprattutto più attuabili. Un punto cruciale per molti dei soggetti consultati è la garanzia di obiettivi ed orientamenti flessibili che tengano conto delle differenze socioeconomiche tra i territori. Per questo la nuova strategia dovrebbe essere adattata alle specificità territoriali. L’opinione dominante emersa dalla consultazione, è che la nuova strategia dovrebbe riuscire a definire obiettivi economici, sociali e ambientali in maniera più equilibrata e riuscire a realizzare la coesione (territoriale). Alla luce degli obiettivi generali, le questioni sollevate con maggiore frequenza e alle quali bisogna dare particolare rilevanza in futuro, sono le seguenti: • la sicurezza energetica dovrebbe essere una priorità politica per l’insieme dell’UE; • la sostenibilità e i cambiamenti climatici sono questioni essenziali per i prossimi decenni e l’innovazione dovrebbe consentire di affrontarle con maggiore facilità; • l’innovazione verde e gli investimenti intelligenti possono svolgere un ruolo importante nella creazione di nuovi e migliori posti di lavoro; • la qualità della vita e l’inclusione sociale dovrebbero figurare tra i principali obiettivi a lungo termine della nuova strategia, che pone l’accento sull’importanza delle politiche in materia di occupazione (finalizzate soprattutto alla creazione di nuovi posti di lavoro e allo sviluppo di nuove competenze), protezione sociale e istruzione; • la politica dell’innovazione non dovrebbe concentrarsi esclusivamente su una R&S di alto livello e su prodotti e servizi di alta tecnologia, ma piuttosto dovrebbe essere inquadrata in una prospettiva più ampia, che comprenda tutte le attività (ricerca, sviluppo industriale, trasferimento di tecnologie) suscettibili di recare vantaggi (sostenibili) in termini di produttività; • nella nuova strategia dovrebbe essere affrontato anche il problema della stabilità finanziaria, in termini di rafforzamento della regolamentazione dei mercati finanziari; • la nuova strategia dovrebbe poi occuparsi esplicitamente della sfida demografica posta dall’invecchiamento della popolazione; • in particolare, l’immigrazione dovrebbe essere regolamentata e gestita in maniera appropriata e, affinché essa possa svolgere un ruolo positivo nel mercato del lavoro europeo, senza essere considerata come una semplice riserva di manodopera a basso costo. Gli enti locali e regionali dovrebbero avere un ruolo più importante nella governance della strategia di Lisbona. Per quanto riguarda la governance della strategia, quasi tutti i partecipanti ritengono che gli enti regionali e locali dovrebbero diventare attori chiave nel processo sia di decisione che di attuazione, e ne hanno precisato le ragioni. Viene sottolineato infatti che tali enti, dovrebbero avere un ruolo più importante nella nuova Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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strategia sia perché contribuiscono ad adattare gli orientamenti strategici generali alle specifiche situazioni territoriali, sia perché essendo più vicini ai cittadini, (cosa che consente loro di conoscerne i problemi, comunicare meglio, spiegare i motivi alla base delle scelte politiche e illustrare i benefici dell’integrazione europea e di una strategia globale europea per la crescita sostenibile) possono rendere il processo politico globalmente più efficace, assumendosi le proprie responsabilità in cooperazione con altri livelli di governo. Questo è in linea con i concetti di decentramento, sussidiarietà e better regulation. Dai contributi ricevuti si evince che gli enti regionali e locali oltre ad essere pienamente coinvolti nella governance della nuova strategia, dovrebbero collaborare all’elaborazione dei programmi nazionali di riforma ed essere incaricati ad effettuare il monitoraggio di tutte le politiche che possono attuare a livello locale e regionale. Nella consultazione delle regioni e delle città, viene chiesto ai partecipanti di esprimere delle considerazioni in merito attuale crisi economica e finanziaria. Questi si sono espressi a favore di un impegno totale per fronteggiare l’attuale crisi economica e finanziaria. Molti hanno sottolineato la necessità che l’UE svolga un ruolo di coordinamento più incisivo e che vengano attuate politiche più flessibili per tener conto di ambienti e andamenti territoriali diversi. Altri, invece, ritengono che la strategia di Lisbona non dovrebbe essere distolta dalla realizzazione delle riforme strutturali per fronteggiare l’attuale crisi, perché convinti che una tempestiva attuazione di interventi a lungo termine dovrebbe e potrebbe apportare benefici anche nel breve. I partecipanti alla consultazione hanno individuato cinque azioni che potrebbero essere utili per contrastare la crisi e che potrebbero generare risultati a breve termine. La prima misura e la più urgente concerne la riforma del sistema finanziario e di quello creditizio, allo scopo di assicurare la stabilità finanziaria per i consumatori e agevolare l’accesso al credito e al capitale di rischio per le PMI, specialmente per le imprese innovative e per quelle di nuova creazione. In secondo luogo, per accrescere il valore produttivo potenziale delle PMI, i soggetti consultati sottolineano la necessità di realizzare investimenti nell’innovazione (in particolare nel campo delle energie rinnovabili e del trasferimento di tecnologie), concentrare l’attenzione sulle nuove infrastrutture ed effettuare maggiori investimenti sia nei trasporti e nelle strutture per la mobilità sia nelle infrastrutture TIC, aiutare le imprese europee ad affrontare la concorrenza internazionale e ad entrare nei mercati esteri. In terzo luogo, molti esortano l’UE a fornire sostegno mediante la semplificazione amministrativa nella gestione dei fondi strutturali (accelerare i pagamenti e ridurre l’onere delle pratiche burocratiche), la minore sovrapposizione dei programmi dell’UE, la riduzione degli adempimenti burocratici e un allentamento Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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della normativa sugli aiuti di Stato, la definizione di misure fiscali, e l’istituzione di una corsia preferenziale per gli investimenti “intelligenti”. Quarto, si è insistito molto sulla sostenibilità del nuovo approccio politico generale, volto a proteggere l’ambiente e allo stesso tempo a promuovere lo sviluppo economico e sociale, creando in questo modo posti di lavoro e attenuando l’insicurezza sociale. Sono state messe in evidenza per la loro grandissima importanza anche le misure dirette a migliorare l’istruzione, la formazione e l’apprendimento permanente. Quinto, è emersa l’opportunità di attuare misure urgenti, legate al mercato del lavoro, per creare posti di lavoro nei settori più duramente colpiti dalla crisi, aiutare i segmenti più deboli del mercato del lavoro ed incoraggiare e sostenere la flessibilità della manodopera.

3.2 LA STRATEGIA “UE 2020” L’”UE 2020” prenderà il posto dell’attuale strategia di Lisbona, la strategia di riforma dell’Unione Europea dell’ultimo decennio e che ha aiutato l’Unione ad attraversare la tempesta della recente crisi. La strategia UE 2020 si fonda sulle realizzazioni conseguite fino ad oggi sotto forma di partenariato per la crescita e l’occupazione e si differenzia dalla strategia concordata a Lisbona nel 2000 perché affronta nuove sfide. La Commissione ritiene, infatti, che la strategia UE 2020 debba concentrarsi su quegli ambiti di intervento chiave che possano migliorare la collaborazione tra l’Unione e gli Stati membri e mirare più in alto grazie ad un uso migliore degli strumenti disponibili. L’uscita dalla crisi dovrà consentire l’ingresso in una nuova economia di mercato sociale e sostenibile, un’economia più intelligente, più verde, che produca prosperità facendo leva sull’innovazione, su un uso migliore delle risorse e sulla conoscenza quale principale fattore di crescita. Questi nuovi motori dovranno consentire all’Europa di attingere a fonti innovative di crescita sostenibile e di creare nuovi posti di lavoro in risposta a livelli di disoccupazione che negli anni a venire si annunciano decisamente elevati. Il successo dipenderà tuttavia dalla capacità dell’Europa di elaborare e di tradurre in pratica risposte strategiche coraggiose, in assenza delle quali si rischia di entrare in una fase di crescita lenta che renderebbe solo più difficile la risoluzione delle importanti questioni cui oggi si confronta l’Europa. Per garantire una crescita sostenibile, il nuovo programma comune dovrà essere incentrato sulle esigenze della gente e sulle responsabilità, occorre perciò individuare innovativi fattori di crescita che permetteranno di compensare i posti di lavoro spazzati via dalla crisi.

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Questo è quanto affermato dalla Commissione europea nel documento di lavoro del dicembre 2009. Documento attraverso il quale è stata lanciata una consultazione rivolta alle altre istituzioni e parti interessate riguardo al nuovo approccio da adottare per la definizione della nuova strategia europea, invitando i destinatari a formulare osservazioni e suggerimenti sulle idee espresse nel documento di lavoro della Commissione. Dall’analisi dei contributi dei vari soggetti intervenuti nella definizione della nuova strategia sono emersi tre principali fattori di stimolo tematici sui quali fondare “UE2020”: 1. una crescita basata sulla conoscenza come fattore di ricchezza: la conoscenza è il motore della crescita sostenibile. L’istruzione e la ricerca, l’innovazione e la creatività sono le parole d’ordine in un mondo soggetto a veloci trasformazioni; 2. il coinvolgimento dei cittadini in una società partecipativa: l’acquisizione di nuove competenze, l’accento sulla creatività e l’innovazione, lo sviluppo dell’imprenditorialità e la possibilità di cambiare facilmente lavoro saranno fattori essenziali in un mondo che offrirà più occupazione in cambio di maggiore adattabilità; 3. un’economia competitiva, interconnessa e più verde. Queste priorità hanno guidato i processi decisionali dell’UE tanto sul piano interno che esterno. La promozione della cooperazione internazionale, della governance multilaterale e di sistemi finanziari e commerciali efficienti, equi e regolamentati saranno peraltro parte integrante della strategia UE 2020. Per realizzare gli obiettivi sopra indicati, la Commissione ritiene necessaria una strategia di convergenza e integrazione che riconosca in modo più esplicito l’elevato grado di interdipendenza dell’UE: interdipendenza tra i diversi livelli di intervento (UE, Stati membri, regioni, parti sociali, ovvero della governance multilivello); interdipendenza tra politiche diverse e tra politiche e strumenti, da cui scaturisce l’importanza dell’integrazione politica per raggiungere gli obiettivi generali; interdipendenza a livello mondiale (nessuno Stato membro è abbastanza grande da tener testa alle economie emergenti o per intraprendere da solo la trasformazione auspicata). Per realizzare la trasformazione in un’economia di mercato sociale e sostenibile, ovvero un’economia partecipativa, più intelligente e più verde, sarà necessario intensificare il coordinamento politico, garantire una sussidiarietà effettiva che potenzi le sinergie e rafforzare i partenariati tra l’Unione e gli Stati membri nel processo di elaborazione e di realizzazione delle politiche pubbliche. Sulla base dei risultati sopra descritti, la Commissione ha adottato nel marzo Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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2010 una comunicazione42 formale rivolta al Consiglio europeo di primavera. Nella Comunicazione “Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, la Commissione presenta le priorità e gli obiettivi principali della nuova strategia europea per il XXI secolo. Europa 2020 è incentrata su tre priorità43: – crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione; – crescita sostenibile: promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva; – crescita inclusiva: promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale. Nella comunicazione la Commissione prende atto dell’opinione emersa anche nel corso della consultazione, secondo la quale gli obiettivi della nuova strategia debbano essere in numero limitato e misurabili. Su queste basi sono stati selezionati i seguenti traguardi: • il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni dovrebbe passare dall’attuale 69% ad almeno il 75%, anche mediante una maggior partecipazione delle donne e dei lavoratori più anziani e una migliore integrazione dei migranti nella popolazione attiva; • migliorare le condizioni per la R&S privata nell’UE. La Commissione propone di mantenere l’obiettivo al 3% definendo al tempo stesso un indicatore tale da riflettere l’intensità in termini di R&S e innovazione; • ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990 o del 30%, se sussistono le necessarie condizioni44; portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabile nel nostro consumo finale di energia e migliorare del 20% l’efficienza energetica; • ridurre il tasso di abbandono scolastico dall’attuale 15% al 10% e aumentare la quota della popolazione di età compresa tra 30 e 34 anni che ha completato gli studi superiori dal 31% ad almeno il 40% nel 2020; • ridurre del 25% il numero di Europei che vivono al di sotto delle soglie di povertà nazionali, facendo uscire dalla povertà più di 20 milioni di persone. Questi obiettivi vengono definiti come fondamentali per il successo globale del-

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Comunicazione della Commissione “Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” – Bruxelles 3/3/2010 COM(2010)2020. 43 Questi i temi emersi nel corso della consultazione pubblica svolta dalla Commissione. 44 Il Consiglio europeo del 10-11 dicembre 2009 ha concluso che, nel quadro di un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, l'UE ribadisce l'offerta condizionale di passare a una riduzione del 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, a condizione che altri paesi sviluppati si impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni e i paesi in via di sviluppo contribuiscano adeguatamente in funzione delle loro responsabilità e capacità rispettive.

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l’Europa e perciò la Commissione ritiene necessario che i traguardi proposti vengano adottati da tutti gli Stati Membri tenendo conto delle loro specificità nazionali. Per garantire ciò, la Commissione propone che questi traguardi dell’UE siano tradotti in obiettivi e percorsi nazionali che rispecchino la situazione attuale di ciascuno Stato membro ed “il livello di ambizione che è in grado di raggiungere nell’ambito di uno sforzo globale su scala europea” per conseguire questi traguardi. In aggiunta alle iniziative degli Stati membri, la Commissione proporrà una serie di azioni a livello di UE volte a porre nuove basi, più sostenibili, per la crescita. Accanto alle tre priorità ed ai cinque obiettivi, la Commissione ha presentato sette iniziative faro al fine di catalizzare i progressi relativi a ciascun tema prioritario. Di seguito sono illustrate le priorità tematiche individuate nella Comunicazione e le relative iniziative faro.

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Crescita intelligente – un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione. Una crescita intelligente è quella che promuove la conoscenza e l’innovazione come motori della futura crescita. Ciò significa migliorare la qualità dell’istruzione, potenziare la ricerca in Europa, promuovere l’innovazione e il trasferimento delle conoscenze in tutta l’Unione, utilizzare in modo ottimale le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e fare in modo che le idee innovative si trasformino in nuovi prodotti e servizi tali da stimolare la crescita. Per raggiungere lo scopo, tuttavia, l’azione europea deve essere associata a imprenditoria, finanziamenti e un’attenzione particolare per le esigenze degli utenti e le opportunità di mercato. 1. Iniziativa faro: “L’Unione dell’Innovazione”: L’obiettivo è riorientare la politica di R&S e innovazione in funzione delle sfide che si pongono alla nostra società, come il cambiamento climatico, l’uso efficiente delle risorse e l’energia, la salute e il cambiamento demografico. A livello dell’UE, la Commissione si adopererà per: – completare lo spazio europeo della ricerca e nella definizione di un programma strategico per la ricerca incentrato su sicurezza energetica, trasporti, cambiamento climatico e uso efficiente delle risorse, salute e invecchiamento, metodi di produzione e pianificazione territoriale ecologici; – migliorare il contesto generale per l’innovazione nelle imprese (ad esempio, creando il brevetto unico dell’UE e un tribunale specializzato per i brevetti, modernizzando il quadro per i diritti d’autore e i marchi commerciali, migliorando l’accesso delle PMI alla tutela della proprietà intellettuale, agevolando l’accesso al capitale e utilizzando integralmente le strategie incentrate sulla domanda, ecc.);

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– lanciare “partenariati europei per l’innovazione” tra l’UE e i livelli nazionali. I primi partenariati saranno denominati come segue: “costruire la bioeconomia entro il 2020”, “le tecnologie chiave per plasmare il futuro industriale dell’Europa” e “tecnologie che consentano agli anziani di vivere in modo autonomo e di partecipare attivamente alla società”; – potenziare e sviluppare ulteriormente il ruolo “pro-innovazione” degli strumenti dell’UE (fondi strutturali, fondi di sviluppo rurale, programma quadro di R&S, CIP, piano SET, ecc.) mediante una più stretta collaborazione con la BEI, e snellire le procedure amministrative per agevolare l’accesso ai finanziamenti per le PMI; – promuovere i partenariati per la conoscenza e rafforzare i legami tra istruzione, settore delle imprese, ricerca e innovazione, anche tramite l’IET, e sostenere le giovani imprese innovative. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: – riformare i sistemi di R&S e innovazione nazionali (e regionali) per favorire l’eccellenza e la specializzazione intelligente, intensificare la cooperazione tra università, centri di ricerca e imprese, attuare una programmazione congiunta e rafforzare la cooperazione transnazionale nei settori con un valore aggiunto dell’UE e adeguare opportunamente le procedure di finanziamento nazionali per garantire la diffusione della tecnologia in tutto il territorio dell’UE; – assicurare un numero sufficiente di laureati in scienze, matematica e ingegneria e imperniare i programmi scolastici su creatività, innovazione e imprenditoria; – conferire carattere prioritario alla spesa per la conoscenza, anche utilizzando incentivi fiscali e altri strumenti finanziari per promuovere maggiori investimenti privati nella R&S. 2. Iniziativa faro: “Youth on the move” L’obiettivo è aumentare l’attrattiva internazionale degli istituti europei di insegnamento superiore e migliorare la qualità generale di tutti i livelli dell’istruzione e della formazione nell’UE, combinando eccellenza e equità, mediante la promozione della mobilità di studenti e tirocinanti, e migliorare la situazione occupazionale dei giovani. A livello dell’UE, la Commissione si adopererà per: – integrare e potenziare i programmi UE per la mobilità, le università e i ricercatori (Erasmus, Erasmus Mundus, Tempus e Marie Curie) e collegarli ai programmi e alle risorse nazionali;

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– accelerare il programma di modernizzazione dell’istruzione superiore (programmi di studio, gestione e finanziamenti), anche valutando le prestazioni delle università e i risultati nel settore dell’istruzione in un contesto globale; – studiare il modo di promuovere l’imprenditoria mediante programmi di mobilità per giovani professionisti; – promuovere il riconoscimento dell’apprendimento non formale e informale; – creare un quadro per l’occupazione giovanile che definisca politiche volte a ridurre i tassi di disoccupazione giovanile: questo quadro dovrebbe favorire, insieme agli Stati membri e alle parti sociali, l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro mediante apprendistati, tirocini o altre esperienze lavorative, comprendendo anche un programma (“il tuo primo posto di lavoro EURES”) volto ad aumentare le possibilità di lavoro per i giovani agevolando la mobilità in tutta l’UE. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: – garantire investimenti efficienti nei sistemi d’istruzione e formazione a tutti i livelli (dalla scuola materna all’insegnamento superiore); – migliorare i risultati nel settore dell’istruzione in ciascun segmento (prescolastico, elementare, secondario, professionale e superiore) nell’ambito di un’impostazione integrata che comprenda le competenze fondamentali e miri a ridurre l’abbandono scolastico; – migliorare l’apertura e la pertinenza dei sistemi d’istruzione creando quadri nazionali delle qualifiche e conciliare meglio i risultati nel settore dell’istruzione con le esigenze del mercato del lavoro. – favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro mediante un’azione integrata che comprenda, tra l’altro, orientamento, consulenza e apprendistati. 3. Iniziativa faro: “Un’agenda europea del digitale” L’obiettivo è trarre vantaggi socioeconomici sostenibili da un mercato unico del digitale basato sull’internet veloce e superveloce e su applicazioni interoperabili, garantendo a tutti l’accesso alla banda larga entro il 2013 e l’accesso a velocità di internet nettamente superiori (30 Mbp o più) entro il 2020, e assicurando che almeno il 50% delle famiglie europee si abboni a connessioni internet di oltre 100 MbP. A livello dell’UE, la Commissione si adopererà per: – creare un quadro giuridico stabile tale da incentivare gli investimenti in un’infrastruttura aperta e competitiva per l’internet ad alta velocità e nei servizi collegati;

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– definire una politica efficiente in materia di spettro radio; – agevolare l’uso dei fondi strutturali dell’UE per la realizzazione dell’agenda; – creare un vero e proprio mercato unico per i contenuti e i servizi online (mercati europei sicuri e senza frontiere per i servizi web e i contenuti digitali, caratterizzati da alti livelli di fiducia, un quadro normativo equilibrato con regimi chiari in materia di diritti, promozione delle licenze multiterritoriali, tutela e remunerazione adeguate per i titolari di diritti e attivo sostegno per la digitalizzazione del ricco patrimonio culturale dell’Europa) e regolamentare la governance globale di internet; – riformare i fondi per la ricerca e l’innovazione e aumentare il sostegno nel settore delle TIC onde accentuare la forza tecnologica dell’Europa nei settori strategici principali e creare condizioni che permettano alle PMI ad alto potenziale di crescita di assumere un ruolo guida sui mercati emergenti e di stimolare l’innovazione in materia di TIC in tutti i settori aziendali; – promuovere l’accesso a internet e il suo uso da parte di tutti i cittadini europei, in particolare mediante azioni a sostegno dell’alfabetizzazione digitale e dell’accessibilità. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: – elaborare strategie operative per l’internet ad alta velocità e orientare i finanziamenti pubblici, compresi i fondi strutturali, verso settori non totalmente coperti da investimenti privati; – creare un quadro legislativo che permetta di coordinare i lavori pubblici in modo da ridurre i costi di ampliamento della rete; – promuovere la diffusione e l’uso dei moderni servizi online (e-government, servizi sanitari online, domotica, competenze digitali, sicurezza, ecc.).

Crescita sostenibile – promuovere un’economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva Crescita sostenibile significa costruire un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse, sostenibile e competitiva e favorire la prosperità dell’Europa in un mondo a basse emissioni, occorrerà sfruttare il ruolo guida dell’Europa per sviluppare nuovi processi e tecnologie, comprese le tecnologie verdi, accelerare la diffusione delle reti intelligenti che utilizzano le TIC, sfruttare le reti su scala europea e aumentare i vantaggi competitivi delle nostre imprese, specie per quanto riguarda l’industria manifatturiera e le PMI, e fornire assistenza ai consumatori per valutare l’efficienza sotto il profilo delle risorse.

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4. Iniziativa faro: “Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse” L’obiettivo è favorire la transizione verso un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio, che usi tutte le sue risorse in modo efficiente. Occorre scindere la nostra crescita economica dall’uso delle risorse e dell’energia, ridurre le emissioni di CO2, migliorare la competitività e promuovere una maggiore sicurezza energetica. A livello dell’UE, la Commissione si adopererà per: – mobilitare gli strumenti finanziari dell’UE (sviluppo rurale, fondi strutturali, programma quadro di R&S, RTE, BEI, ecc); – potenziare il quadro per l’uso degli strumenti basati sul mercato (scambio di quote di emissione, revisione della fiscalità energetica, quadro per gli aiuti di Stato, promozione di un maggiore uso degli appalti pubblici verdi, ecc.); – presentare proposte volte a modernizzare e a “decarbonizzare” il settore dei trasporti contribuendo pertanto ad aumentare la competitività; – accelerare l’attuazione di progetti strategici con un alto valore aggiunto europeo per eliminare le strozzature critiche, in particolare le sezioni transfrontaliere e i nodi intermodali (città, porti, piattaforme logistiche); – completare il mercato interno dell’energia e attuare il piano strategico per le tecnologie energetiche (SET); un altro obiettivo prioritario sarebbe la promozione delle fonti rinnovabili di energia nel mercato unico; – presentare un’iniziativa per potenziare le reti europee, comprese le reti transeuropee nel settore dell’energia, trasformandole in una superrete europea, in “reti intelligenti” e in interconnessioni, in particolare quelle delle fonti di energia rinnovabile con la rete (con il sostegno dei fondi strutturali e della BEI); – adottare e attuare un piano d’azione riveduto in materia di efficienza energetica e promuovere un programma sostanziale per l’uso efficiente delle risorse; – definire i cambiamenti strutturali e tecnologici necessari per arrivare entro il 2050 a un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo delle risorse e resistente ai cambiamenti climatici; A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: – ridurre gradualmente le sovvenzioni che hanno ripercussioni negative sull’ambiente, limitando le eccezioni alle persone socialmente bisognose; – utilizzare strumenti basati sul mercato, come incentivi fiscali e appalti, per adeguare i metodi di produzione e di consumo; – sviluppare infrastrutture intelligenti, potenziate e totalmente interconnesse nei settori dei trasporti e dell’energia e utilizzare appieno le TIC;

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– garantire un’attuazione coordinata dei progetti infrastrutturali, nell’ambito della rete principale dell’UE, che danno un contributo essenziale all’efficacia del sistema di trasporto globale dell’UE; – concentrarsi sulla dimensione urbana dei trasporti, responsabile di gran parte delle congestioni e delle emissioni; – utilizzare la normativa, gli standard di rendimento per gli edifici e gli strumenti basati sul mercato, come la fiscalità, le sovvenzioni e gli appalti, per ridurre l’uso dell’energia e delle risorse e utilizzare i fondi strutturali per investire nell’efficienza energetica degli edifici pubblici e in un riciclaggio più efficiente; – incentivare strumenti per il risparmio di energia tali da aumentare l’efficienza nei settori ad alta intensità di energia, come quelli basati sull’uso delle TIC.

5. Iniziativa faro: “Una politica industriale per l’era della globalizzazione” La Commissione collaborerà strettamente con le parti interessate di diversi settori (imprese, sindacati, università, ONG, organizzazioni di consumatori) e definirà un quadro per una politica industriale moderna che sostenga l’imprenditoria, guidi l’industria e la prepari ad affrontare queste sfide, promuova la competitività delle industrie primari, manifatturiere e terziarie europee e le aiuti a cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione e dall’economia verde. Il quadro contemplerà tutti gli elementi della catena del valore, che sta diventando sempre più internazionale, dall’accesso alle materie prime al servizio postvendita. A livello dell’UE, la Commissione si adopererà per: – definire una politica industriale atta a creare le condizioni migliori per mantenere e sviluppare una base industriale solida, competitiva e diversificata in Europa, agevolando al tempo stesso la transizione dei settori manifatturieri verso un uso più efficiente dell’energia e delle risorse; – definire un approccio orizzontale alla politica industriale che combini diversi strumenti politici (regolamentazione “intelligente”, appalti pubblici modernizzati, regole di concorrenza, fissazione di standard, ecc.); – migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI, riducendo fra l’altro i costi delle transazioni commerciali in Europa, promuovendo i cluster e rendendo più accessibili i finanziamenti; – promuovere la ristrutturazione dei settori in difficoltà e la loro riconversione

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in attività orientate al futuro, anche mediante il rapido trasferimento delle competenze verso settori emergenti ad alto potenziale di crescita e con il sostegno del regime dell’UE in materia di aiuti di Stato e/o del Fondo di adeguamento alla globalizzazione; – promuovere tecnologie e metodi di produzione tali da ridurre l’uso delle risorse naturali e aumentare gli investimenti nel patrimonio naturale esistente dell’UE; – favorire l’internazionalizzazione delle PMI; – fare in modo che le reti dei trasporti e della logistica assicurino alle industrie di tutta l’Unione un accesso effettivo al mercato unico e al mercato internazionale; – definire un’efficace politica spaziale onde dotarsi degli strumenti necessari per affrontare alcune delle sfide globali più importanti, in particolare per la realizzazione delle iniziative Galileo e GMES; – migliorare la competitività del settore turistico europeo; – riesaminare la regolamentazione per favorire la transizione dei settori terziario e manifatturiero verso un uso più efficiente delle risorse, compreso un riciclaggio più efficace; migliorare il metodo di definizione degli standard europei onde utilizzare gli standard europei e internazionali per favorire la competitività a lungo termine dell’industria europea; Ciò significa anche promuovere la commercializzazione e l’adozione delle tecnologie fondamentali; – rinnovare la strategia dell’UE per promuovere la responsabilità sociale delle imprese quale elemento fondamentale per garantire la fiducia a lungo termine di dipendenti e consumatori. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: – migliorare il clima imprenditoriale, specialmente per le PMI innovative, anche utilizzando gli appalti pubblici per sostenere gli incentivi all’innovazione; – migliorare le condizioni di tutela della proprietà intellettuale; – ridurre gli oneri amministrativi per le imprese e migliorare la qualità della normativa applicabile alle imprese; – collaborare strettamente con le parti interessate dei diversi settori (imprese, sindacati, università, ONG, organizzazioni di consumatori) per individuare le strozzature e procedere a un’analisi comune su come mantenere una solida base industriale e cognitiva e permettere all’UE di svolgere un ruolo guida nello sviluppo sostenibile a livello mondiale.

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Crescita inclusiva – un’economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione economica, sociale e territoriale Crescita inclusiva significa rafforzare la partecipazione delle persone mediante livelli di occupazione elevati, investire nelle competenze, combattere la povertà e modernizzare i mercati del lavoro, i metodi di formazione e i sistemi di protezione sociale per aiutare i cittadini a prepararsi ai cambiamenti e a gestirli e costruire una società coesa. È altrettanto fondamentale che i benefici della crescita economica si estendano a tutte le parti dell’Unione, comprese le regioni ultraperiferiche, in modo da rafforzare la coesione territoriale. L’obiettivo è garantire a tutti accesso e opportunità durante l’intera esistenza. L’Europa deve sfruttare appieno le potenzialità della sua forza lavoro per far fronte all’invecchiamento della popolazione e all’aumento della concorrenza globale. Occorreranno politiche in favore della parità fra i sessi per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro in modo da favorire la crescita e la coesione sociale. 6. Iniziativa faro: “Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro” L’obiettivo è porre le basi della modernizzazione dei mercati del lavoro onde aumentare i livelli di occupazione e garantire la sostenibilità dei nostri modelli sociali. Questo significa migliorare la partecipazione delle persone mediante l’acquisizione di nuove competenze per consentire alla nostra forza lavoro attuale e futura di adeguarsi alle mutate condizioni e all’eventuale riorientamento professionale, ridurre la disoccupazione e aumentare la produttività del lavoro. A livello dell’UE, la Commissione si adopererà per: – definire e attuare, insieme alle parti sociali europee, la seconda fase del programma “flessicurezza”, per trovare il modo di gestire meglio le transizioni economiche, lottare contro la disoccupazione e innalzare i tassi di attività; – adeguare il quadro legislativo, in linea con i principi della regolamentazione “intelligente”, ai modelli di lavoro in evoluzione (orari, lavoratori distaccati, ecc.) e ai nuovi rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro; – agevolare e promuovere la mobilità della manodopera all’interno dell’UE e garantire un maggiore equilibrio tra offerta e domanda di lavoro, con un sostegno finanziario adeguato dei fondi strutturali, in particolare del Fondo sociale europeo (FSE), e promuovere una politica di migrazione dei lavoratori che sia globale e lungimirante, in modo da rispondere con la necessaria flessibilità alle priorità e alle esigenze dei mercati occupazionali;

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– rafforzare la capacità delle parti sociali e sfruttare appieno le potenzialità di risoluzione dei problemi del dialogo sociale a tutti i livelli (UE, nazionale/regionale, settoriale, aziendale); promuovere una collaborazione più intensa tra le istituzioni del mercato del lavoro, compresi i servizi pubblici per l’occupazione degli Stati membri; – imprimere un forte slancio al quadro strategico per la cooperazione tra tutte le parti interessate a livello di istruzione e formazione. Ciò significa in particolare applicare i principi della formazione continua (in collaborazione con Stati membri, parti sociali ed esperti), anche mediante percorsi di apprendimento flessibili tra i diversi settori e livelli di istruzione e formazione e rendendo più attraenti l’istruzione e la formazione professionali. Le parti sociali a livello europeo devono essere consultate perché sviluppino una loro iniziativa in questo campo; – fare in modo che le competenze necessarie per il proseguimento della formazione e l’ingresso nel mercato del lavoro siano acquisite e riconosciute in tutti i sistemi di insegnamento generale, professionale, superiore e per adulti e sviluppare un linguaggio e uno strumento operativo comuni per l’istruzione/formazione e l’attività lavorativa: un quadro europeo per le capacità, le competenze e l’occupazione (European Skills, Competences and Occupations framework (ESCO). A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: – attuare i propri percorsi nazionali di flessicurezza per ridurre la segmentazione del mercato del lavoro e agevolare le transizioni, facilitando al tempo stesso un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata; – riesaminare e monitorare l’efficienza dei sistemi fiscali e previdenziali per rendere il lavoro redditizio; – promuovere nuove forme di equilibrio tra lavoro e vita privata, parallelamente a politiche di invecchiamento attivo, così come la parità fra i sessi; – promuovere e monitorare l’effettiva applicazione dei risultati del dialogo sociale; – imprimere un forte slancio all’attuazione del Quadro europeo delle qualifiche mediante la creazione di quadri nazionali delle qualifiche; – fare in modo che le competenze necessarie per il proseguimento della formazione e l’ingresso nel mercato del lavoro siano acquisite e riconosciute in tutti i sistemi di insegnamento generale, professionale, superiore e per adulti, compreso l’apprendimento non formale e informale; – sviluppare i partenariati tra il settore dell’istruzione/formazione e il mondo del lavoro, in particolare associando le parti sociali alla pianificazione dell’istruzione e della formazione. Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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7. Iniziativa faro: “Piattaforma europea contro la povertà” L’obiettivo è garantire la coesione economica, sociale e territoriale prendendo spunto dall’attuale anno europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale onde migliorare la consapevolezza e riconoscere i diritti fondamentali delle persone vittime della povertà e dell’esclusione sociale, consentendo loro di vivere in modo dignitoso e di partecipare attivamente alla società. A livello dell’UE, la Commissione si adopererà per: – trasformare il metodo aperto di coordinamento su esclusione e protezione sociale in una piattaforma di cooperazione, nonché in uno strumento volto a promuovere l’impegno pubblico e privato a ridurre l’esclusione sociale, e adottare misure concrete, anche mediante un sostegno mirato dei fondi strutturali, in particolare del FSE; – elaborare e attuare programmi volti a promuovere l’innovazione sociale per le categorie più vulnerabili, a combattere la discriminazione (ad esempio nei confronti dei disabili) e a definire una nuova agenda per l’integrazione dei migranti affinché possano sfruttare pienamente le loro potenzialità; – valutare l’adeguatezza e la sostenibilità dei regimi pensionistici e di protezione sociale e riflettere su come migliorare l’accesso ai sistemi sanitari. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno: – promuovere la responsabilità collettiva e individuale nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale; – definire e attuare misure incentrate sulla situazione specifica delle categorie particolarmente a rischio (famiglie monoparentali, donne anziane, minoranze, Rom, disabili e senzatetto); – utilizzare appieno i propri regimi previdenziali e pensionistici per garantire un sufficiente sostegno al reddito e un accesso adeguato all’assistenza sanitaria. Per giungere al cambiamento, la strategia Europa 2020 dovrà essere maggiormente concentrata, fissarsi su obiettivi chiari, ma dovrà soprattutto disporre di dati comparativi trasparenti per la valutazione dei progressi. Ciò richiederà un solido quadro di governance che consenta di utilizzare gli strumenti a disposizione in modo da garantire una realizzazione efficace entro termini prestabiliti. La nuova strategia dovrebbe essere incentrata su un approccio tematico e su una vigilanza a livello di singoli paesi più mirata. Ci si gioverà a tal fine dei punti di forza di strumenti di coordinamento già esistenti. Più specificamente, l’approccio tematico dovrebbe concentrare l’attenzione sui temi individuati ed in particolare sul raggiungimento dei 5 obiettivi principali.

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Le relazioni dei singoli paesi dovrebbero fornire invece un contributo alla vigilanza di “UE2020”, in merito alla realizzazione degli obiettivi, ma dovrebbero fornire un supporto agli Stati membri nella definizione delle proprie politiche per ripristinare la sostenibilità della crescita e delle finanze pubbliche. A livello dell’UE saranno adottati orientamenti integrati che coprano le priorità e i traguardi dell’Unione, mentre agli Stati membri verranno rivolte raccomandazioni specifiche. Una risposta inadeguata potrebbe dar luogo ad avvertimenti strategici. Le relazioni nell’ambito di Europa 2020 e la valutazione del patto di stabilità e crescita saranno contemporanee. Il Consiglio europeo si assumerà la piena titolarità della nuova strategia, di cui costituirà l’elemento centrale. La Commissione valuterà i progressi verso il conseguimento degli obiettivi, agevolerà gli scambi politici e presenterà le proposte necessarie per orientare gli interventi e far progredire le iniziative faro dell’UE. Il Parlamento europeo avrà un ruolo determinante per mobilitare i cittadini e fungerà da colegislatore per le iniziative principali. Questo approccio di partenariato dovrebbe essere esteso ai comitati dell’UE, ai parlamenti nazionali e alle autorità nazionali, locali e regionali, alle parti sociali, alle parti interessate e alla società civile, affinché tutti partecipino al conseguimento dei traguardi fissati. Nel corso del Consiglio UE di primavera, svoltosi il 25 e 26 marzo 2010, i capi di Stato e di governo hanno accolto le indicazioni della Commissione europea, approvando gran parte del piano proposto, compreso un maggiore coordinamento delle politiche economiche nazionali ed europee, aggiungendo che occorre una maggiore cooperazione economica per uscire dalla crisi finanziaria e affrontare le sfide di lungo termine quali la globalizzazione, i cambiamenti climatici e l’invecchiamento demografico.

3. 3 CONSIGLIO EUROPEO DI PRIMAVERA 2010 Nel corso del Consiglio europeo di primavera tenutosi a Bruxelles il 25 e 26 marzo 2010, i 27 capi di Stato e di governo hanno discusso la nuova strategia dell’Unione europea per l’occupazione e la crescita. In seguito alla comunicazione della Commissione intitolata “Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”45 e alle discussioni svoltesi in sede di Consiglio, il Consiglio europeo ha concordato gli elementi carat-

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Comunicazione della Commissione europea “Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” – Bruxelles 3/03/2010 COM(2010)2020.

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terizzanti della nuova strategia descritti nella comunicazione, che saranno formalmente adottati durante la seduta del consiglio europeo del giugno 2010. Nelle conclusioni al Consiglio di primavera46, vengono di fatto confermati sia i settori principali di “Europa 2020” (conoscenza e innovazione, un’economia più sostenibile, alto tasso di occupazione e inclusione sociale) sia i 5 obiettivi principali (portare al 75% il tasso di occupazione, al 3% del PIL i livelli d’investimento pubblico e privato in ricerca e sviluppo, ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990; portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabili nel consumo finale di energia e puntare a un miglioramento del 20% dell’efficienza energetica, migliorare i livelli d’istruzione, promuovere l’inclusione sociale in particolare attraverso la riduzione della povertà), con riferimento ai quali vengono però fatte alcune precisazioni: 1. riguardo all’obiettivo di spesa nella ricerca e sviluppo si richiede alla Commissione l’elaborazione di un indicatore che rifletta l’intensità in termini di R&S e di innovazione; 2. riguardo agli obiettivi ambientali l’UE si è impegnata a prendere la decisione di passare entro il 2020 a una riduzione del 30% rispetto ai livelli del 1990 come offerta condizionale, nel quadro di un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, a condizione che altri paesi sviluppati si impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni e i paesi in via di sviluppo contribuiscano adeguatamente in funzione delle loro responsabilità e capacità rispettive; 3. riguardo ai livelli di istruzione il Consiglio europeo fisserà le percentuali numeriche di questi obiettivi nel giugno 2010; 4. riguardo all’inclusione sociale si ritengono necessari ulteriori lavori per la definizione di indicatori appropriati. Il Consiglio europeo ritornerà su tale questione nella riunione del giugno 2010. Per raggiungere gli obiettivi concordati, la strategia europea dovrà basarsi anche sulle strategie nazionali che dovranno essere messe a punto dagli Stati membri. In particolare, il Consiglio europeo esorta gli stessi a fissare, sulla base degli obiettivi principali, i propri obiettivi tenendo conto delle rispettive posizioni e situazioni di partenza nazionali. Alla Commissione viene affidato il compito di monitorare la coerenza degli stessi con gli obiettivi principali. Inoltre, gli Stati membri sono invitati ad elaborare i programmi nazionali di riforma in cui dovranno indicare in modo dettagliato le azioni che intraprenderanno per attuare la nuova strategia, ponendo in particolare l’accento sugli sforzi

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Consiglio europeo di primavera, Bruxelles 25 e 26 marzo 2010 – Conclusioni della Presidenza.

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per centrare gli obiettivi nazionali nonché sulle misure necessarie per rimuovere le strozzature che ostacolano la crescita a livello nazionale. Nelle Conclusioni il Consiglio afferma che tutte le politiche comuni, inclusa la politica agricola comune e la politica di coesione, dovranno sostenere la nuova strategia. Viene, infatti, affermato che un settore agricolo sostenibile, produttivo e competitivo darà un importante contributo alla nuova strategia, considerando il potenziale in termini di crescita ed occupazione delle zone rurali assicurando nel contempo una concorrenza leale. Sottolinea anche l’importanza di promuovere la coesione economica, sociale e territoriale e di sviluppare le infrastrutture al fine di contribuire al successo della nuova strategia. Nelle Conclusioni il Consiglio ribadisce l’importanza di operare attraverso meccanismi di monitoraggio efficaci affinché la nuova strategia sia attuata con successo, in particolare al Consiglio viene affidato il compito di effettuare, una volta all’anno, la valutazione globale dei progressi compiuti sia a livello dell’Unione Europea che a livello nazionale. Avrà inoltre l’onere di tenere dibattiti dedicati agli sviluppi economici e alle principali priorità della strategia. Il primo dei dibattiti si terrà nell’ottobre 2010 e verrà esaminato il tema della ricerca e sviluppo, mentre il secondo, fissato per i primi mesi del 2011, discuterà sulla politica energetica. Sempre in tema di governance, il Consiglio propone di allineare meglio le scadenze legate alla presentazione delle relazioni e delle valutazione dei programmi nazionali di riforma con i programmi di stabilità e convergenza al fine di migliorare la funzione di consulenza destinata agli Stati membri. Il Consiglio, infine, definisce le prossime tappe della nuova strategia europea per la crescita e l’occupazione. Nel dettaglio, la Commissione dovrà presentare al Consiglio del giugno 2010 le proposte di orientamenti integrati, tra cui gli orientamenti in materia di occupazione e gli indirizzi di massima per le politiche economiche. Sempre in questa occasione verranno discussi e valutati i risultati dei lavori della Commissione svolti per individuare le principali strozzature che ostacolano la crescita dell’Unione e quelle individuate dagli Stati membri a livello nazionale. Sempre per il vertice di giugno gli Stati membri dovranno tradurre in strategie nazionali gli obiettivi principali definiti e approvati dal Consiglio europeo di primavera. Nell’autunno 2010, gli Stati membri dovranno presentare i loro programmi nazionali di riforma, specificando le azioni che intraprenderanno per attuare la strategia stessa. Il Consiglio stabilisce che tali azioni dovrebbero essere sostenute mobilitando, tutti i pertinenti strumenti dell’UE, compresi gli strumenti di finanziamento innovativi in cooperazione con il Gruppo BEI. Entro ottobre 2010 invece, la Commissione dovrà presentare le azioni a livello dell’UE necessarie per attuare la nuova strategia anche attraverso le iniziative faro. Oggetto di discussione nel corso dell’incontro è stato il tema relativo ai cambiaIl Lazio e la Strategia di Lisbona


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menti climatici, rispetto al quale il Consiglio ha convenuto la necessità di apportare nuovo dinamismo al negoziato internazionale sul clima post-Copenaghen, affermando che l’unico modo efficace per conseguire l’obiettivo concertato di mantenere l’aumento delle temperature al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali rimane quello di dar vita ad un accordo giuridico globale. Viene confermato l’impegno dell’Unione e degli Stati membri a versare annualmente 2,4 miliardi di euro per il periodo 2010-2012 a titolo di finanziamento rapido, a cui si darà una rapida attuazione. A tal fine, l’UE avvierà le consultazioni sulle modalità pratiche per attuare finanziamenti rapidi in settori specifici. L’UE e gli Stati membri presenteranno uno stato di avanzamento preliminare degli impegni alla sessione dell’UNFCCC47 del maggio/giugno 2010 e presenteranno relazioni coordinate sull’attuazione a Cancun48 e, in seguito, su base annua. Il Consiglio europeo mantiene il fermo impegno nei confronti del processo dell’UNFCCC e appoggia gli sforzi in atto per renderlo più efficace. Considerato il poco tempo disponibile prima di Cancun, il Consiglio suggerisce che questo processo potrebbe essere utilmente integrato e sostenuto con discussioni in altri consessi e su temi specifici. L’UE si impegna ad intensificare le relazioni con i paesi terzi, affrontando la questione dei cambiamenti climatici in tutte le riunioni regionali e bilaterali, anche a livello di vertice. La presidenza e la Commissione apriranno consultazioni attive con altri partner e riferiranno rapidamente al Consiglio. Il Consiglio suggerisce di prendere in considerazione le possibilità di cooperazione, tra l’altro con i partner industrializzati, in settori quali tecnologie verdi, norme e tecniche di verifica. Occorrerà a tal fine identificare rapidamente gli interessi comuni con i paesi emergenti riguardo a questioni capaci di creare un effetto leva nel dibattito sui cambiamenti climatici.

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United Nations Framework Convention on Climate Change. 16th Conference of the Parties, 26 novembre -10 dicembre 2010 Cancun, Messico.

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PARTE SECONDA IL LAZIO E GLI OBIETTIVI DI LISBONA

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PREMESSA

n questa sezione del rapporto sono presentati i risultati dell’analisi del posizionamento del Lazio rispetto agli obiettivi di Lisbona. Il primo capitolo descrive la metodologia di analisi adottata. Nel secondo capitolo è presentato un confronto del posizionamento del Lazio rispetto ad alcune regioni europee “simili” da un punto di vista strutturale in modo da valutare il grado di raggiungimento dei singoli obiettivi di Lisbona rispetto al più ampio contesto europeo. Nel terzo capitolo è presentata una sintesi del posizionamento della regione Lazio rispetto a quattro ambiti di analisi: • Conoscenza e innovazione; • Liberare il potenziale delle imprese; • Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro; • Energia e clima. I capitoli dedicati all’analisi del monitoraggio degli indicatori, selezionati per ciascuno dei quattro ambiti, sono strutturati nel seguente modo: il primo paragrafo è dedicato alla nota metodologica relativa alla dimensione analizzata, il secondo paragrafo ad una breve sintesi in cui vengono riassunti i principali risultati derivanti dall’analisi degli indicatori. Segue, infine, il monitoraggio analitico per singolo indicatore.

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1. METODOLOGIA DI ANALISI

analisi del posizionamento del Lazio rispetto all’agenda di Lisbona è stata sviluppata attraverso il confronto con le regioni europee comparabili e con l’insieme delle regioni italiane.

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Confronto con le regioni europee Per il confronto con le regioni europee sono state individuate le aree metropolitane più avanzate e sviluppate dei rispettivi paesi e, quindi, con strutture produttive caratterizzate dalla presenza delle attività del terziario avanzato (dalle attività finanziarie alla ricerca e sviluppo). Il confronto a livello europeo è stato fatto per i soli indicatori della short list con riferimento ai quali è stato elaborato un grafico a barre dove sono stati riportati i valori del Lazio, delle regioni europee “simili”, della media italiana e di quella europea. Nello stesso grafico viene tracciata una linea che rappresenta l’obiettivo target da raggiungere entro il 2010, laddove definito. Queste analisi hanno consentito di individuare le regioni più simili al Lazio (per ciascun indicatore) in modo da individuare quelle che potrebbero costituire un elemento di riferimento per il Lazio e fornire indicazioni per un miglioramento. Per il confronto con le regioni europee, infine, è stata utilizzata la banca dati dell’Eurostat “General and regional statistics”. Confronto con le regioni italiane Per il confronto con le regioni italiane, è stata utilizzata la banca dati dell’Istat relativa al progetto “Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali 2001-2008”, elaborata in accordo con il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione (DPS) del Ministero dello Sviluppo Economico per il monitoraggio del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000-2006, e aggiornata in relazione al Quadro Strategico Nazionale 2007-2013. Per singoli indicatori, in caso di mancato aggiornamento dei relativi valori nella suddetta banca dati, si è fatto riferimento, dove possibile, a basi informative diverse, appositamente indicate nella nota metodologica per ambito e nel monitoraggio analitico. In riferimento agli indicatori sono state elaborate, in forma tabellare, delle classifiche per ciascun indicatore in cui viene messo in evidenza il posizionamento del Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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Lazio rispetto alle altre regioni italiane, alla media italiana e, laddove disponibile, alla media europea; i dati sono in serie storica dal 2000 (o, se non disponibile, dal primo anno disponibile), rispetto al quale viene calcolata la variazione percentuale, e la classifica viene elaborata rispetto all’ultimo anno disponibile. Va precisato, inoltre, che l’ordinamento dell’indicatore rispetto all’ultimo anno viene sempre effettuato in ordine decrescente, anche nel caso di indicatori che hanno una connotazione negativa. Per ogni indicatore, inoltre, viene rappresentata una mappa suddivisa in 4 quadranti principali (“Miglioramento”, “Eccellenza”, “Rallentamento” e “Recessione”), determinati dall’intersezione degli assi costruiti sui valori dell’Italia (asse x: valore assoluto dell’indicatore, riferito all’ultimo anno disponibile; asse y: variazione rilevata tra gli ultimi due anni disponibili). Questa metodologia permette un’analisi di benchmarking con le regioni italiane. Il posizionamento delle stesse è riferito e va analizzato rispetto ai valori assunti dalla media italiana. Le regioni con variazione superiore alla media italiana e valore dell’indicatore inferiore alla media italiana si collocano nel quadrante “Miglioramento”, quelle con variazione e indicatore superiori alla media italiana si collocano nel quadrante “Eccellenza”, quelle con variazione inferiore e valore dell’indicatore superiore si collocano nel quadrante “Rallentamento” ed, infine, quelle con variazione e indicatore inferiori alla media italiana si collocano nel quadrante “Recessione”. Il posizionamento in uno dei quadranti non fornisce dunque un giudizio in assoluto sul valore assunto dall’indicatore, ma una valutazione rispetto alla media italiana e rispetto al posizionamento delle altre regioni. Nei casi in cui gli indicatori esprimono una performance positiva quando il loro valore è basso (per esempio tasso di disoccupazione) e la variazione percentuale esprime un trend positivo quando è in diminuzione, per mantenere uniformità nella costruzione e nella lettura del grafico a quadranti e mantenere invariata la denominazione dei 4 quadranti stessi, i valori degli indicatori e della variazione percentuale sono stati trasformati con segno opposto. All’inizio di ogni indicatore sono riproposte le emoticons: “sorridente” se il valore del Lazio è superiore a quello assunto dall’Italia, “triste” se inferiore, e dell’andamento del fenomeno (variazione percentuale rispetto all’anno precedente): freccia in alto se la variazione registrata dal Lazio è superiore di quella italiana, freccia in basso se inferiore. Viene inoltre mantenuto l’inserimento di un grafico, per ogni indicatore, che ne raffigura il tasso di crescita per il Lazio, l’Italia e, dove disponibile, l’Unione Europea. La metodologia adottata, in questo caso, ricorre al sistema dei numeri indice, pertanto il valore di ogni singolo anno, per ogni serie considerata, è stata normalizzata in rapporto al valore del 2000. In tal modo, per ogni inIl Lazio e la Strategia di Lisbona

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dicatore, è possibile avere un riscontro immediato del trend di crescita del valore regionale, in termini assoluti e in relazione ai trend di crescita nazionale e, ove disponibile, europeo. Viene inoltre riproposto, per l’intera gamma degli indicatori, per ciascun ambito e sotto-ambiti, di un indicatore sintetico, l’Indice della Strategia di Lisbona (ISL), che contribuisce a fornire un quadro d’insieme più puntuale non solo sul posizionamento della nostra regione, ma anche sull’individuazione di elementi di forza sui quali poter basare future strategie di sviluppo e di crescita ed elementi di debolezza in riferimento ai quali potrebbe essere utile ripensare e/o riadattare politiche di intervento.

INDICE DELLA STRATEGIA DI LISBONA Nello specifico, la metodologia di calcolo qui adottata si basa sul Lisbon Process Index proposto da Heshmati ed Oh1, “corretto” con alcune integrazioni utilizzate nello European Innovation Scoreboard per il calcolo del Summary Innovation Index2. L’approccio di base è non parametrico, il che consente, tra l’altro, di aggregare e disaggregare con facilità gli indicatori sintetici, potendo ottenere in tal modo un unico indice per l’intera strategia, ma anche dei sub-indici sintetici all’interno degli ambiti stessi (ad esempio, ottenendo un indice per le infrastrutture materiali ed uno per quelle immateriali, oppure uno per l’occupazione e uno per l’inclusione). Si segnala, infine, che, nel caso di particolari indicatori, come quelli che presuppongono l’accesso al mare (indice del traffico merci in navigazione di cabotaggio e coste non balneabili per inquinamento), tenendo conto del fatto che, in ogni caso, influiscono sullo stato del sistema Paese, e al fine di evitare uno scarto eccessivo a favore delle regioni “marittime”, il calcolo dell’indice sintetico è avvenuto attribuendo alle restanti regioni un valore pari alla media Italia. Per l’indicatore Capacità di attrazione di investimenti semplici, rappresentando il valore Italia il totale degli investimenti diretti esteri di tutte le regioni italiane, e non una media ponderata, il dato nazionale è stato calcolato come media semplice di tutte le regioni. Il calcolo avviene nei seguenti tre passaggi:

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1. Calcolo dei valori relativi: si calcola, per ogni indicatore e per ogni caso (le singole regioni e l’Italia), il valore relativo più recente, cioè il valore più recente in proporzione al valore di riferimento (il valore Italia). In altri termini, il valore dell’indicatore i per la regione r (o per l’Italia), rispetto al valore di riferimento verrebbe trattato come segue:

Con i che indica l’indicatore ed r la regione (o l’Italia). Questo calcolo permette di minimizzare gli effetti del ciclo in caso di dati disponibili per anni diversi.

1

2

Heshmati Almas e Oh Jong-Eun, Alternative Composite Lisbon Development Strategy Indices, IZA Discussion Paper n. 1734, settembre 2005. Commmissione europea, Methodology Report on European Innovation Scoreboard 2005, 20 maggio 2005.

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2. Normalizzazione dei valori relativi: si calcolano i valori dell’indicatore, normalizzandoli. La procedura in questione varia al variare della relazione tra l’indicatore in esame e il processo complessivo legato alla strategia di Lisbona: si avranno pertanto due modi di effettuare il calcolo, uno (ipotesi A), qualora si ipotizzi una relazione positiva tra indicatore e processo (il miglioramento del primo indica un avanzamento nel secondo); l’altro (ipotesi B), ove si ipotizzi una relazione negativa. Ipotesi A: relazione positiva tra indicatore e processo: nel caso di indicatori per i quali si teorizza un influsso positivo sul processo di Lisbona, la normalizzazione si effettua sottraendo al valore relativo in esame il valore relativo più basso ( ) e dividendo il risultato per la differenza tra i valori relativi più alto ( ) e più basso (cosiddetto approccio MinMax). In formule:

(1)

Ipotesi B: relazione negativa tra indicatore e processo: nel caso di indicatori per i quali si teorizza un influsso negativo sul processo di Lisbona, la normalizzazione si effettua sottraendo al valore relativo più alto il valore relativo in esame, e dividendo il risultato per la differenza tra i valori relativi più alto e più basso. In formule:

(2)

3. Calcolo dell’Indice della Strategia di Lisbona (ISL): ottenuti i valori normalizzati, l’Indice viene calcolato, per ogni regione (e per l’Italia), come il valore medio di tutti i suddetti valori, attribuendo lo stesso peso a tutti gli indicatori.

Si segnala, infine, la revisione della gamma degli indicatori, che passano da 75 a 80, al fine di affinare la valutazione e fornire utili indicazioni anche in sede di programmazione di politiche. In linea con l’impostazione in uso nello European Innovation Scoreboard3, gli indicatori sono stati selezionati tenendo conto della disponibilità dei dati a livello regionale (benchmarking per tutte le regioni italiane) e temporale (serie storica)4.

3 4

Commissione Europea, Methodology Report on European Innovation Scoreboard 2005, 20 maggio 2005. Il set di indicatori del Rapporto 2007 è stato aggiornato in base a quattro criteri: ridondanza, per cui, quando due indicatori forniscono la stessa informazione, si raccomanda di mantenerne uno solo; impatto politico, per cui, qualora due indicatori, pur fornendo la stessa informazione, sono caratterizzati da una forte rilevanza politica, posso essere mantenuti entrambi; disponibilità, per cui si raccomanda l’utilizzo di indicatori i cui dati sono facilmente ottenibili per tutto l’universo di riferimento e sono regolarmente aggiornati; privilegio del “primo arrivato”, per cui, tra due indicatori ridondanti, si raccomanda la scelta dell’indicatore già usato nei precedenti rapporti.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

95


Quaderni dello sviluppo economico

TASSO DI CRESCITA: ESEMPIO Considerando, a titolo di esempio, il caso di un indicatore X che abbia, nel 2000, i seguenti valori: 3 per il Lazio; 5 per l’Italia e 7 per l’UE; e che nel 2003 i valori siano i seguenti: 7 per il Lazio, 3 per l’Italia e 8 per l’UE. La normalizzazione avviene secondo la seguente formula: I valori normalizzati sarebbero i seguenti: per definizione, tutti i valori per il 2000 sono pari a 100. Per il 2003, i valori sarebbero:

per il Lazio,

per l’Italia,

per l’UE.

Applicato ad una serie di anni, il risultato finale è simile al seguente grafico: Lazio

Italia

EU-25

260 240 220 200 180 160 140 120 100 2000

2001

2002

2003

96

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

2004

2005

2006


Quaderni dello sviluppo economico

Nella tabella di seguito riportata è presentato, con riferimento a ciascun obiettivo definito, l’elenco degli indicatori presi in considerazione. Tab. 1 - Elenco indicatori Rapporto sulla Strategia di Lisbona Lazio 2009 AMBITO

SET DI INDICATORI 1 Addetti alla ricerca e sviluppo 2 Capacità innovativa 3 Incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo 4 Incidenza della spesa delle imprese in ricerca e sviluppo 5 Intensità brevettuale

AMBITO 1. CONOSCENZA E INNOVAZIONE

6 Laureati in discipline tecnico scientifiche 6a Laureate in discipline tecnico scientifiche 7

Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti

8

Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con più di dieci addetti

9 Grado di utilizzo di Internet nelle imprese 10 Grado di diffusione di Internet nelle famiglie 1 Pil pro-capite in pps 2 Produttività del lavoro nel commercio 3 Produttività del lavoro nel turismo 4

Produttività del lavoro nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali

5 Produttività del lavoro in agricoltura 6 Produttività del lavoro nell'industria in senso stretto 7 Produttività del lavoro nelle PMI 8 Tasso di natalità delle imprese 9 Intensità di accumulazione del capitale AMBITO 2. LIBERARE IL POTENZIALE DELLE IMPRESE

10 Capacità di esportare 11 Capacità di esportare prodotti a elevata o crescente produttività 12 Indice di attrazione di investimenti esteri 13 Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese 14 Investimenti diretti della regione all'estero 15 Investimenti diretti netti dall'estero in Italia sul Pil 16 Indice del traffico merci su strada 17 Indice del traffico merci su ferrovia 18 Indice del traffico delle merci in navigazione di cabotaggio 19 Andamento del traffico aereo 20 Utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto (T) 20a Utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto (F) 21 Indice di utilizzazione del trasporto ferroviario

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

97


Quaderni dello sviluppo economico AMBITO

SET DI INDICATORI 1 Adulti che partecipano all'apprendimento permanente (T) 1a Adulti che partecipano all'apprendimento permanente (F) 2 Occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione (T) 2a Occupate che partecipano ad attività formative e di istruzione 3 Non occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione (T) 3a Non occupate che partecipano ad attività formative e di istruzione 4 Giovani che abbandonano la scuola prematuramente (T) 4a Giovani che abbandonano la scuola prematuramente (F) 5 Tasso di abbandono al primo anno delle scuole superiori 6 Tasso di abbandono al secondo anno delle scuole superiori 7 Livello di istruzione della popolazione 15-19 anni (T) 7a Livello di istruzione della popolazione femminile 15-19 anni 8 Livello di istruzione della popolazione adulta 9 Tasso di partecipazione nell'istruzione secondaria superiore 10 Tasso di scolarizzazione superiore

AMBITO 3. INVESTIRE NELLE PERSONE E MODERNIZZARE I MERCATI DEL LAVORO

11 Indice di diffusione dei corsi di dottorato 12 Partecipazione della popolazione totale al mercato del lavoro 12a Partecipazione della popolazione femminile al mercato del lavoro 13 Tasso di occupazione totale 13a Tasso di occupazione femminile 14 Tasso di disoccupazione totale 14a Tasso di disoccupazione femminile 15 Tasso di occupazione dei lavoratori anziani 15a Tasso di occupazione delle lavoratrici anziane

98

16 Tasso di disoccupazione giovanile totale 16a Tasso di disoccupazione giovanile femminile 17 Tasso di disoccupazione di lunga durata 17a Tasso di disoccupazione di lunga durata femminile 18 Indice di povertà 19 Capacità di sviluppo dei servizi sociali 20 Diffusione dei servizi per l'infanzia 21 Indice di criminalità diffusa 22 Indice di criminalità violenta 23 Presa in carico ponderata dell'utenza dei servizi per l'infanzia 24 Presa in carico degli anziani per il servizio di assistenza domiciliare integrata 25 Capacità di offrire lavoro regolare 1 Raccolta differenziata dei rifiuti urbani 2 Energia prodotta da fonti rinnovabili 3 Verde urbano nelle città 4 Indice dell'intensità energetica dell'industria AMBITO 4. ENERGIA E CLIMA

5 Grado di certificazione ambientale 6 Coste non balneabili per inquinamento 7 Superficie forestale percorsa dal fuoco 8 Indice della qualità dell'aria 9 Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante 10 Utilizzo delle risorse idriche per il consumo umano 11 Quota di popolazione equivalente servita da depurazione

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

2. IL CONFRONTO A LIVELLO EUROPEO: IL LAZIO E LE REGIONI EUROPEE

e regioni europee scelte per il confronto con il Lazio sono quelle che comprendono al loro interno la capitale nazionale: ci sono regioni - quali Inner London, Berlin, Lisboa e Praha - che rappresentano le corrispondenti aree metropolitane ed altre, con territori più vasti, che sono regioni in senso stretto (Ile de France, Comunidad de Madrid, Stockholm ed Oberbayern). Nella tabella che segue vengono riportati i valori assunti dagli indicatori che fanno parte della lista ristretta, la cosiddetta short list, per le regioni europee del campione, per il Lazio, l’Italia e la media dell’Europa a 27. Va innanzitutto precisato che la short list composta da 14 indicatori strutturali, essendo stata concepita, nel febbraio del 2004, per il monitoraggio dei paesi europei a livello nazionale, ha fatto riscontrare notevoli difficoltà nel reperimento dei dati a livello regionale per alcuni di questi indicatori. Inoltre, è stata effettuata una analisi dettagliata relativa a 7 indicatori della short list, e precisamente: 1. Pil pro capite; 2. produttività del lavoro per occupato; 3. tasso di occupazione totale; 4. tasso di occupazione dei lavoratori anziani; 5. tasso di disoccupazione di lungo periodo; 6. livello di istruzione giovanile; 7. spesa e ricerca e sviluppo in percentuale del Pil.

L

I dati dell’analisi (Xi), riportati nelle pagine seguenti, sono stati indicizzati e aggregati in rapporto medio rispetto al risultato europeo (Xue), convenzionalmente fissato a 100: n

X=

i= 0

100 * n

Xi Xue

L’indice che ne risulta (grafico 1) evidenzia come tutte le regioni del campione si attestino al di sopra della media dell’Unione a 27, con l’eccezione del Lazio (97,6), di Lisboa (96,3), nonché del dato Italia (78). Il Lazio e la Strategia di Lisbona

99


Quaderni dello sviluppo economico

Graf. 1 - Indice di sintesi (EU27=100) 11

Italia

10

Lisboa

9

Lazio

8

EU-27

7

Comunidad de Madrid

6

Berlin

5

Stockholm

4

テ四e de France

3

Oberbayern

2

Praha

1

Inner London

0

45

90

Fonte: Ns. elaborazione su dati Eurostat

100

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

135

180


Il Lazio e la Strategia di Lisbona

5

4

3

2

1

2007

2008 2007

2006

10. Tasso di disoccupazione di lungo periodo (%)

11. Dispersione dei tassi di occupazione regionali

12. Emissioni di gas a effetto serra

2007

14. Trasporto merci in volume

45% 1,79

33% 1,13

46% 1,852 100

106,8

95,2

142,8

106,9 5

90,7 4 169,4

16,3

0,74

20

18,7

11,1

2,58

17

18,4

1,27

40,9

34,4

105,3

60,2

58,7

45,6

65,9

In sostituzione di "Livello di istruzione giovanile", non ricostruibile a livello regionale. Stima Eurostat. Dato medio nazionale (il dato regionale non è disponibile). Obiettivo 2010 EU-15: 92. Obiettivo 2010: 93,5.

2007

13. Intensità energetica dell’economia

AMBIENTE

2007

9. Rischio di povertà dopo trasferimenti sociali (%)

COESIONE SOCIALE

2008

2006

2007

7. Livelli dei prezzi relativi (EU-27=100)

-8%

3%

8. Investimenti delle imprese (%)

RIFORME ECONOMICHE

6. Spesa interna lorda in Ricerca e sviluppo (%)

5. Tasso di scolarizzazione superiore (%) 1

INNOVAZIONE E RICERCA

2008

2008

50%

122,3

2,96

3,82

50%

47,8

62,9

3,04

1,82

27%

49,2

69,6

119,0

136,8

99,0

97,8

168,8

4,01

1,17

3,29

19% 3,11

48

0,71

4,29

48%

71,7

77

100,0 68,5

164,6 139,3

104,7

52%

48,6

67,6

169,4

334,2

2,37

1,76 3

32%

59,4

68

306,5

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Regione Lazio

1,27

4,75

2,20

9,34

55%

38%

75,8

71,5 57,4

146,4

133,7

60,5

164,7

171,8

Berlin

OCCUPAZIONE 70%

Obiettivo 2010

4. Tasso di occupazione dei lavoratori anziani (%)

Anno

3. Tasso di occupazione (%)

EU-27 136,7

Praha

103,4

Oberbayern

115,7

Italia

100

Comunidad de Madrid

100

Île de France

2006

Lisboa

2007

Stockholm

1. PIL pro capite in PPS (EU-27=100)

Inner London

2. Produttività lavoro per occupato (EU-27=100)

Lazio

CONTESTO ECONOMICO GENERALE

INDICATORI DI LISBONA

Quaderni dello sviluppo economico

Tab. 1 – Indicatori short list

101


Quaderni dello sviluppo economico

Pil pro capite Il Pil pro capite è calcolato in relazione alla popolazione: è una semplice media derivante dalla sommatoria del valore di tutti i beni e servizi prodotti in un Paese destinato alla vendita diviso per il numero degli abitanti. Analizzando il numero indice (EU27=100) per l’anno 2007, relativo al prodotto interno lordo pro-capite delle singole regioni europee, spicca il dato della regione Inner London (334,2), che sicuramente risente del peso della cosiddetta “city” finanziaria londinese. Il Lazio, con un numero indice pari a 122,3, si colloca sia al di sopra del valore europeo sia di quello italiano (103,4). Eccetto Berlin (97,8) e Lisboa (104,7), le altre regioni si posizionano tutte al di sopra del valore laziale. Graf. 2 - Pil pro capite (EU27=100 – Anno 2007)

102

11

Berlin

10

EU-27

9

Italia

8

Lisboa

7

Lazio

6

Comunidad de Madrid

5

Stockholm

4

Oberbayern

3

Île de France

2

Praha

1

Inner London 0

50

100

150

200

Fonte: Eurostat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

250

300

350


Quaderni dello sviluppo economico

Produttività del lavoro per occupato Il secondo indicatore considerato, la produttività del lavoro per occupato, rappresenta il rapporto tra il valore della produzione realizzata e il volume o la quantità del lavoro (numero degli occupati) impiegato nella produzione. Per il 2006 il Lazio, con un numero indice pari a 137, si colloca al di sopra del valore europeo, di quello italiano (116) e di altre 4 regioni del campione: Berlin e Lisboa (99), Comunidad de Madrid (119), Praha (134).

Graf. 3 - Produttività del lavoro per occupato (EU-27=100 - Anno 2006) 11 Berlin 10 Lisboa 9 EU-27 8 Italia 7 Comunidad de Madrid

103

6 Praha 5 Lazio 4 Stockholm 3 Oberbayern 2 Île de France 1 Inner London

0

50

100

150

200

Fonte: Ns. elaborazione su dati Eurostat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

250

300

350


Quaderni dello sviluppo economico

Tasso di occupazione Il tasso di occupazione rappresenta il rapporto percentuale tra le persone occupate in età 15-64 anni sulla popolazione nella corrispondente classe di età. Sul fronte dell’occupazione totale, per il 2008, il Lazio risulta essere ancora distante dagli obiettivi fissati dalla Strategia di Lisbona: in particolare, a fronte dell’obiettivo, entro il 2010, del 70%, la regione si posiziona poco sopra il 60%. Confrontando questi dati con quelli registrati dalle altre regioni europee, emerge chiaramente come il Lazio si collochi al di sotto dei valori riportati dal gruppo di riferimento, che vede raggiunto da 3 membri su 11 l’obiettivo del 70% (Praha, Oberbayern e Stockholm). Per quanto riguarda il confronto con l’Italia e l’Europa, il tasso di occupazione totale del Lazio si colloca al di sopra della media nazionale (58,7%), ma al di sotto di quella comunitaria (65,9%).

Graf. 4 - Tasso di occupazione ( Anno 2008)

104

11

Italia

10

Lazio

9

Berlin

8

EU-27

7

Île de France

6

Inner London

5

Lisboa

4

Comunidad de Madrid

3

Praha

2

Oberbayern

1

Stockholm 0

O B I E T T I V O

10

L I S B O N A

20

30

40

50

Fonte: Eurostat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

60

70

80


Quaderni dello sviluppo economico

Tasso di occupazione dei lavoratori anziani Il tasso di occupazione dei lavoratori anziani rappresenta il rapporto percentuale tra le persone occupate in età 55-64 anni sulla popolazione nella corrispondente classe di età. Anche per questo indicatore, il Lazio risulta essere ancora distante dagli obiettivi fissati dalla Strategia di Lisbona: in particolare, per il tasso di occupazione dei lavoratori anziani, il cui obiettivo è fissato per il 2010 al 50%, la regione raggiunge nel 2008 quasi il 41%. Confrontando questi dati con quelli registrati dalle altre regioni europee, emerge chiaramente come il Lazio si collochi al di sotto dei valori riportati dal campione. Tra l’altro, 4 di queste raggiungono l’obiettivo del 50% (Inner London, Oberbayern, Praha e Stockholm). Per quanto riguarda il confronto con l’Italia e l’Europa, il Lazio si colloca, come per il tasso di occupazione totale, al di sopra della media nazionale ma al di sotto di quella comunitaria. Graf. 5 - Tasso di occupazione dei lavoratori anziani (Anno 2008) 11

Italia

10

Lazio

9

EU-27

8

Berlin

7

Lisboa

6

Île de France

5

Comunidad de Madrid

4

Oberbayern

3

Inner London

2

Praha

1

Stockholm

0

O B I E T T I V O

10

105

L I S B O N A

20

30

40

50

Fonte: Eurostat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

60

70

80


Quaderni dello sviluppo economico

Tasso di disoccupazione di lungo periodo Il tasso di disoccupazione di lungo periodo, che rappresenta il rapporto percentuale tra le persone in cerca di occupazione da oltre 12 mesi sulle forze di lavoro, mostra per il 2008 una situazione di disparità tra le regioni che, al pari della media europea, si attestano su un valore dell’indicatore inferiore al 3% (Ile de France, Inner London, Oberbayern, Comunidad de Madrid, Praha, Stockholm) e quelle che stanno al di sopra di questo valore (Berlin, Lisboa, Lazio, a cui si aggiunge la media Italia). In particolare, Berlin (9,34%) registra un valore di quasi quattro volte e mezzo più alto del valore medio delle altre regioni. Il Lazio (3,29%) supera sia la media europea (2,58%) sia quella italiana (3,04%). Graf. 6 - Tasso di disoccupazione di lungo periodo (Anno 2008)

106

11

Stockholm

10

Praha

9

Comunidad de Madrid

8

Oberbayern

7

Inner London

6

EU-27

5

Île de France

4

Italia

3

Lazio

2

Lisboa

1

Berlin 0

2

4

6

Fonte: Eurostat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

8

10


Quaderni dello sviluppo economico

Tasso di scolarizzazione superiore della popolazione adulta L’indicatore in esame si riferisce al grado di istruzione superiore della popolazione adulta, inteso come la percentuale della popolazione in età 25-64 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore (livelli 3 e 4 della scala ISCED 1997), ritenuto come il livello di istruzione minimo necessario per poter partecipare attivamente alla vita sociale ed economica. Nel 2007, il Lazio (44,7%) si posiziona subito sotto la media europea (46,1%) e circa 11 punti al di sopra della media nazionale (33,5%). Del gruppo di regioni preso come riferimento, solo Lisboa si colloca sotto il 20%, mentre Ile de France e Oberbayern si attestano al di sopra del 50% (rispettivamente a 52,3% e 55,2%). Graf. 7 - Tasso di scolarizzazione superiore della popolazione adulta (Anno 2007) 11

Lisboa

10

Comunidad de Madrid

9

Inner London

8

Italia

7

Praha

6

Lazio

5

EU-27

4

Stockholm

3

Berlin

2

ĂŽle de France

1

Oberbayern

0%

107

10%

20%

30%

40%

Fonte: Ns. elaborazione su dati Eurostat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

50%

60%


Quaderni dello sviluppo economico

Spesa in ricerca e sviluppo La strategia di Lisbona fissa per il 2010 l’obiettivo del 3% per quanto riguarda la quota percentuale del Pil destinata ad attività di ricerca e sviluppo: nel 2006, ultimo anno per cui sono disponibili i dati per il maggior numero delle regioni del campione, risultano aver superato l’obiettivo l’Ile de France (3,11%), Berlin (3,82%), Stockholm (4,29%) e Oberbayern (4,75%). Il Lazio, con un valore pari a 1,79%, si attesta sotto il livello della media europea (1,85%), ma si colloca al di sopra di quella italiana, pari a 1,13%. Da segnalare l’assenza di dati di spesa in ricerca e sviluppo per l’Inner London, in questa sede sostituiti con il relativo valore medio nazionale. Graf. 8 - Spesa in Ricerca e Sviluppo in % del Pil (Anno 2006)

108

11

Italia

10

Lisboa

O B I E T T I V O

9

Inner London

8

Lazio

7

Comunidad de Madrid

6

EU-27

5

Praha

4

Île de France

3

Berlin

2

Stockholm

1

Oberbayern 0

1

L I S B O N A

2

3

Fonte: Eurostat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

4

5


Quaderni dello sviluppo economico

3. UN QUADRO DI SINTESI SUL POSIZIONAMENTO DEL LAZIO

l presente paragrafo mira a fornire una lettura sistemica dei dati analizzati in dettaglio nel monitoraggio per singoli indicatori. In particolare, viene presentata una analisi secondo una duplice chiave di lettura: • la prima si basa sull’indice sintetico della Strategia di Lisbona (ISL) per singoli ambiti, che consente di evidenziare i punti di eccellenza e di criticità attraverso l’analisi della dispersione dei valori regionali, per ogni indicatore, dal relativo dato nazionale; • la seconda si basa sulla mappa a quadranti utilizzata per il monitoraggio degli indicatori, che consente di osservare come si distribuiscono gli indicatori di ciascun ambito tra i quattro quadranti della mappa. Nella mappa è stato riportato il posizionamento della regione Lazio rispetto alla media italiana con riferimento a 80 indicatori suddivisi tra i 4 ambiti analizzati. Il posizionamento degli indicatori va letto rispetto ai valori assunti dalla media italiana. Gli indicatori con variazione superiore alla media italiana e valore inferiore alla media italiana si collocano nel quadrante “Miglioramento”, gli indicatori con variazione e valore superiori alla media italiana si collocano nel quadrante “Eccellenza”, gli indicatori con variazione inferiore e valore superiore si collocano nel quadrante “Rallentamento” ed, infine, quelli con variazione e valore inferiori alla media italiana si collocano nel quadrante “Recessione”. Il posizionamento in uno dei quadranti non fornisce dunque un giudizio in assoluto sul valore assunto dall’indicatore, ma una valutazione rispetto al parametro preso a riferimento.

I

3.1 ANALISI PER AMBITO: L’INDICE SINTETICO DELLA STRATEGIA DI LISBONA L’Indice della Strategia di Lisbona (ISL), come si è detto, è stato introdotto nel Rapporto 2008 al fine di agevolare la lettura complessiva di quel variegato insieme di fenomeni di cui la strategia stessa si compone. In questo paragrafo, vengono pertanto analizzate le performance regionali a

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

109


Quaderni dello sviluppo economico

livello di singolo obiettivo, in modo da fornire un quadro d’insieme più puntuale non solo sul posizionamento della regione Lazio, ma anche sull’individuazione di elementi di forza sui quali poter basare future strategie di sviluppo e di crescita ed elementi di debolezza in riferimento ai quali potrebbe essere utile ripensare e/o riadattare politiche di intervento. Analizzando l’Indice della Strategia di Lisbona complessivo, il Lazio risulta posizionato al vertice della classifica nazionale, grazie all’ottima performance negli indicatori legati alla ricerca, all’istruzione e alla formazione, in grado di bilanciare il dato non particolarmente performante in occupazione ed inclusione nonché il debole risultato negli ambiti ambientali. Graf. 1 - Indice della Strategia di Lisbona

110

21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Puglia Sicilia Calabria Campania Molise Sardegna Abruzzo Valle D'Aosta Basilicata Marche Umbria Italia Piemonte Liguria Veneto Toscana Friuli - Venezia Giulia Emilia - Romagna Lombardia Trentino - Alto Adige Lazio 10

20

30

40

50

60

70

Fonte: Ns. elaborazione su dati Eurostat

Come si evince dalla tabella riepilogativa seguente, in cui viene inoltre riportato il posizionamento delle varie regioni per ogni ambito, il Lazio si posiziona sopra la media nazionale in tutti gli ambiti, ad esclusione dell’ambito 4. Nella parte seguente, verrà analizzato nel dettaglio il risultato per singolo ambito.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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Tab. 1 - Posizionamento per obiettivo Ambito 3. Ambito 2.

CONOSCENZA E INNOVAZIONE

LIBERARE IL POTENZIALE DELLE IMPRESE

INVESTIRE NELLE PERSONE E MODERNIZZARE I MERCATI DEL LAVORO

1

Lazio

Lazio

Emilia - Romagna

Trentino - Alto Adige

2

Emilia - Romagna

Lombardia

Umbria

Valle D'Aosta

3

Friuli - Venezia Giulia

Liguria

Trentino - Alto Adige

Toscana

4

Lombardia

Trentino - Alto Adige

Lazio

Lombardia

5

Piemonte

Toscana

Friuli - Venezia Giulia

Emilia - Romagna

6

Toscana

Italia

Veneto

Veneto

7

Trentino - Alto Adige

Campania

Toscana

Friuli - Venezia Giulia

8

Veneto

Piemonte

Marche

Basilicata

9

Italia

Veneto

Liguria

Piemonte

10

Liguria

Sardegna

Abruzzo

Marche

11

Umbria

Basilicata

Lombardia

Italia

12

Marche

Emilia - Romagna

Basilicata

Molise

13

Campania

Friuli - Venezia Giulia

Molise

Liguria

14

Sardegna

Sicilia

Italia

Umbria

15

Basilicata

Calabria

Piemonte

Sardegna

16

Abruzzo

Puglia

Valle D'Aosta

Abruzzo

17

Valle D'Aosta

Valle D'Aosta

Calabria

Lazio

18

Calabria

Abruzzo

Sardegna

Calabria

19

Sicilia

Marche

Puglia

Campania

20

Molise

Molise

Campania

Sicilia

21

Puglia

Umbria

Sicilia

Puglia

Ambito 1.

Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

Ambito 4. ENERGIA E CLIMA

111


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Ambito 1: Conoscenza e innovazione Il Lazio si conferma la regione con i migliori risultati in termini di conoscenza ed innovazione. Graf. 2 - Ambito 1 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1

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Puglia Molise Sicilia Calabria Valle D'Aosta Abruzzo Basilicata Sardegna Campania Marche Umbria Liguria Italia Veneto Trentino - Alto Adige Toscana Piemonte Lombardia Friuli - Venezia Giulia Emilia - Romagna Lazio 10

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

Per quanto riguarda la componente della ricerca e sviluppo1, tra gli elementi che hanno avuto una influenza positiva si segnalano il numero di addetti; la quota di spesa pubblica ed il numero di laureati in discipline tecniche e scientifiche. Risultati inferiori si registrano, invece, per quanto riguarda la quota di spesa in R&S sostenuta dalle imprese e, soprattutto, per l’intensità brevettuale. Relativamente alle infrastrutture immateriali2, si segnalano invece gli ottimi risultati in termini di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti, nonché nella diffusione dell’utilizzo di internet da parte delle famiglie e delle imprese. L’unica nota negativa segnalata nel grado di diffusione del personal computer nelle imprese con più di dieci addetti.

1

2

L’ISL Ricerca e sviluppo è calcolato in riferimento ai seguenti indicatori: Addetti alla ricerca e sviluppo; capacità innovativa; incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo; incidenza della spesa privata in ricerca e sviluppo; intensità brevettuale; laureati (T e F) in discipline tecnico scientifiche. L’ISL Infrastrutture immateriali è calcolato in riferimento ai seguenti indicatori: Grado di diffusione del personal computer nelle imprese; grado di utilizzo di Internet nelle imprese e nelle famiglie.

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Graf. 3 - Ricerca e sviluppo 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Molise Valle D'Aosta Calabria Basilicata Sardegna Puglia Sicilia Trentino - Alto Adige Marche Abruzzo Campania Umbria Veneto Italia Liguria Toscana Lombardia Friuli - Venezia Giulia Piemonte Lazio Emilia - Romagna 10

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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Graf. 4 - Infrastrutture immateriali 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Puglia Sicilia Abruzzo Calabria Campania Molise Piemonte Umbria Marche Valle D'Aosta Liguria Basilicata Sardegna Toscana Italia Emilia - Romagna Veneto Friuli - Venezia Giulia Lombardia Trentino - Alto Adige Lazio 20

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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Ambito 2: Liberare il potenziale delle imprese La regione Lazio si posiziona al vertice della classifica nazionale per quanto riguarda gli indicatori relativi al potenziale delle imprese. Seguono Lombardia, Liguria, Trentino Alto Adige e Toscana. Graf. 5 - Ambito 2

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21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Umbria Molise Marche Abruzzo Valle D'Aosta Puglia Calabria Sicilia Friuli - Venezia Giulia Emilia - Romagna Basilicata Sardegna Veneto Piemonte Campania Italia Toscana Trentino - Alto Adige Liguria Lombardia Lazio 10

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

In tale contesto, si individuano due obiettivi di livello macro, relativi al funzionamento dei mercati ed alle infrastrutture materiali. Per quanto riguarda la prima componente3, il Lazio ottiene risultati eccellenti nella produttività del lavoro nei settori legati al turismo e nelle PMI4, nel tasso di natalità delle imprese, nella capacità di esportare prodotti ad alto livello di produttività, nella capacità di sviluppo dei servizi alle imprese e nella proporzione, sul Pil, degli investi-

3

4

L’ISL Miglioramento dei mercati è calcolato in riferimento ai seguenti indicatori: Pil pro capite in pps, produttività del lavoro (nel commercio, nel turismo, nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali, in agricoltura, nell'industria in senso stretto, nelle PMI), tasso di natalità delle imprese, intensità di accumulazione del capitale, capacità di esportare (in generale e dei prodotti a elevata o crescente produttività), capacità di sviluppo dei servizi alle imprese, capacità di attrazione di investimenti esteri, investimenti diretti della regione all'estero e dall'estero in Italia. Per quest’ultimo caso, si segnala tuttavia l’assenza di aggiornamento dei dati rispetto alla passata edizione del Rapporto.

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menti diretti esteri (IDE), in uscita ed in entrata. Come per la produttività del lavoro nell’industria in senso stretto, anche per la quota di IDE in entrata il Lazio si posiziona al primo posto nella classifica nazionale. In termini assoluti (cfr. Indice di attrazione di investimenti esteri) va tuttavia segnalata la forte concentrazione del dato, con un valore degli IDE in entrata in Lombardia che è quasi cinque volte maggiore di quello della regione seconda classificata (il Piemonte), e di circa dieci volte superiore al dato del Lazio (che pure è 7,6 volte più grande della media nazionale). Va infine registrato che, in questa componente, il Lazio trova il suo punto debole nella intensità di accumulazione del capitale. La regione, infatti, registra il più basso rapporto tra investimenti fissi lordi e Pil. Graf. 6 - Miglioramento dei mercati 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Puglia Molise Calabria Sicilia Sardegna Campania Basilicata Abruzzo Umbria Marche Valle D'Aosta Friuli - Venezia Giulia Liguria Toscana Italia Piemonte Emilia - Romagna Veneto Trentino - Alto Adige Lazio Lombardia 10

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

La seconda componente, relativa alle infrastrutture materiali5, vede primeggiare il Lazio nel traffico aereo e nell’utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto, che fanno da contraltare agli indicatori negativi di traffico merci su ferrovia e di navigazione di cabotaggio.

5

L’ISL Infrastrutture materiali è calcolato in riferimento ai seguenti indicatori: Indici del traffico merci su strada, su ferrovia, in navigazione di cabotaggio, indice del traffico aereo, utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto (T e F), Indice di utilizzazione del trasporto ferroviario.

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Graf. 7 - Infrastrutture materiali 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Umbria Emilia - Romagna Marche Valle D'Aosta Veneto Abruzzo Friuli - Venezia Giulia Trentino - Alto Adige Piemonte Molise Sicilia Italia Puglia Basilicata Toscana Calabria Lombardia Sardegna Campania Lazio Liguria 10

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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Ambito 3: Investire nelle persone e modernizzare i mercati del mercato Il Lazio registra una performance relativamente buona in riferimento all’investimento sul capitale umano e alla modernizzazione dei mercati del lavoro. Il dato è confermato dall’indicatore sintetico per l’ambito, che vede il Lazio attestarsi in quarta posizione. Graf. 8 - Ambito 3 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Sicilia Campania Puglia Sardegna Calabria Valle D'Aosta Piemonte Italia Molise Basilicata Lombardia Abruzzo Liguria Marche Toscana Veneto Friuli - Venezia Giulia Lazio Trentino - Alto Adige Umbria Emilia - Romagna 10

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

In dettaglio, gli indicatori appartenenti a questo ambito si possono suddividere in due macroaree, a loro volta suddivisibili in sottocategorie: 1. l’area relativa all’istruzione e alla formazione: a. indicatori relativi all’istruzione6; b. indicatori relativi alla formazione7

6

7

L’ISL Istruzione è calcolato in riferimento ai seguenti indicatori: Giovani che abbandonano la scuola prematuramente (totale), Giovani che abbandonano la scuola prematuramente (dato femminile), Tasso di abbandono al primo anno delle scuole superiori, Tasso di abbandono al secondo anno delle scuole superiori, Livello di istruzione della popolazione 15-19 anni (totale), Livello di istruzione della popolazione femminile 15-19 anni, Livello di istruzione della popolazione adulta, Tasso di scolarizzazione superiore, Indice di diffusione dei corsi di dottorato. L’ISL Formazione è calcolato in riferimento ai seguenti indicatori: Adulti che partecipano all'apprendimento permanente (totale), Adulti che partecipano all'apprendimento permanente (dato femminile), Occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione, Occupate che partecipano ad attività formative e di istruzione, Non occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione, Non occupate che partecipano ad attività formative e di istruzione.

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2. l’area relativa ad occupazione, pari opportunità, inclusione: a. indicatori relativi all’occupazione8; b. indicatori relativi alle pari opportunità; c. indicatori relativi all’inclusione. La prima macroarea, istruzione e formazione, vede il Lazio su livelli di eccellenza, al primo posto nella classifica nazionale. Graf. 9 - Istruzione e formazione

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21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1

Sicilia Valle D'Aosta Campania Piemonte Lombardia Puglia Sardegna Italia Calabria Marche Liguria Toscana Trentino - Alto Adige Veneto Emilia - Romagna Molise Abruzzo Friuli - Venezia Giulia Basilicata Umbria Lazio 0

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

Nel dettaglio, la regione si posiziona al secondo posto, subito dietro l’Umbria, per quanto riguarda il livello di istruzione. I risultati più bassi, in questo contesto, si registrano nell’abbandono scolastico al primo e al secondo anno delle scuole superiori, sebbene in entrambi i casi la regione superi la media nazionale, sia in valori assoluti sia come tassi di crescita. Le migliori performance si osservano per il livello di istruzione della popolazione adulta, per il tasso di scolarizzazione9 (pari al 82,7% e dunque vicino al target europeo dell’85%) e per l’indice di diffusione dei corsi di dottorato. Con riferimento alla formazione, ed in particolare agli indicatori che esprimono il livello di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, si osserva l’ottima perfor8v

L’ISL Occupazione è calcolato in riferimento ai seguenti indicatori: Partecipazione della popolazione al mercato del lavoro (T e F), Tasso di occupazione (T e F), Tasso di disoccupazione (T e F), Tasso di occupazione dei lavoratori anziani 8T e F), Tasso di disoccupazione giovanile (T e F), Tasso di disoccupazione di lunga durata (T e F).

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mance del Lazio in termini di adulti e di non occupati che partecipano all’apprendimento permanente. L’indicatore sintetico sottolinea il risultato positivo del Lazio, che si attesta in prima posizione, con un valore di 89,1 (su un massimo di 100). Graf. 10 - Istruzione 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1

Sicilia Sardegna Campania Valle D'Aosta Lombardia Puglia Italia Trentino - Alto Adige Piemonte Calabria Toscana Liguria Veneto Abruzzo Molise Marche Friuli - Venezia Giulia Basilicata Emilia - Romagna Lazio Umbria

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Graf. 11 - Formazione 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Valle D'Aosta Piemonte Sicilia Campania Marche Puglia Lombardia Calabria Italia Emilia - Romagna Veneto Liguria Umbria Toscana Friuli - Venezia Giulia Molise Basilicata Abruzzo Trentino - Alto Adige Sardegna Lazio 20

Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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La macroarea relativa all’occupazione, alle pari opportunità ed all’inclusione, al contrario, vede in Lazio in maggior affanno, al dodicesimo posto della classifica nazionale, subito sopra la media Italia. Graf. 12 - Occupazione, pari opportunità, inclusione 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1

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Sicilia Campania Calabria Puglia Sardegna Basilicata Molise Abruzzo Italia Lazio Piemonte Liguria Friuli - Venezia Giulia Lombardia Marche Umbria Toscana Veneto Valle D'Aosta Trentino - Alto Adige Emilia - Romagna 0

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

Per quanto riguarda l’occupazione, il Lazio si posiziona appena sopra il valore medio nazionale. La regione registra i migliori risultati nell’occupazione dei lavoratori anziani, mentre i tassi di disoccupazione giovanile, e quelli di lunga durata, mostrano le performance meno soddisfacenti. Il Lazio si posiziona subito sopra la media italiana anche nell’area delle pari opportunità. In questo caso, i risultati peggiori si registrano nei tassi di disoccupazione, generale e giovanile, con valori assoluti e trend peggiori rispetto al dato nazionale. Al contrario, il tasso di occupazione delle lavoratrici anziane si attesta su posizioni di eccellenza. Infine, il Lazio incontra i maggiori problemi negli indicatori relativi all’inclusione. In particolare, la regione registra le performance meno significative nella capacità di sviluppo dei servizi sociali, nella diffusione dei servizi per l’infanzia, nell’indice di delittuosità e nella presa in carico degli anziani per il servizio di assistenza domiciliare integrata. Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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Graf. 13 - Occupazione 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1

Sicilia Campania Puglia Calabria Sardegna Basilicata Molise Abruzzo Italia Lazio Friuli - Venezia Giulia Liguria Piemonte Veneto Marche Toscana Lombardia Umbria Valle D'Aosta Trentino - Alto Adige Emilia - Romagna

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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Graf. 14 - Pari opportunitĂ 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Sicilia Campania Puglia Sardegna Calabria Basilicata Molise Abruzzo Italia Lazio Friuli - Venezia Giulia Piemonte Liguria Veneto Toscana Lombardia Marche Umbria Valle D'Aosta Trentino - Alto Adige Emilia - Romagna 20

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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All’opposto, l’indice di povertà e la capacità di offrire lavoro regolare registrano risultati di eccellenza. Graf. 15 - Inclusione 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

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Campania Sicilia Calabria Puglia Molise Sardegna Basilicata Lazio Abruzzo Italia Piemonte Liguria Lombardia Umbria Valle D'Aosta Marche Toscana Trentino - Alto Adige Veneto Emilia - Romagna Friuli - Venezia Giulia 10

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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Ambito 4: Conciliare tutela ambientale e sviluppo tecnologico Il posizionamento del Lazio rispetto alla media italiana in campo ambientale è critico per tutti gli indicatori esaminati, eccetto per l’intensità energetica dell’industria (dove la regione ha mantenuto bassa, negli anni, la quantità di energia consumata per produrre nuova ricchezza nel settore dell’industria in senso stretto e delle costruzioni), e per il verde urbano a gestione comunale nei Comuni capoluogo di provincia. Da ciò deriva il risultato non esaltante nell’Indice sintetico ISL per questo ambito, che vede il Lazio in diciassettesima posizione, davanti a Calabria, Campania, Sicilia e Puglia. Graf. 16 - Ambito 4 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

Puglia Sicilia Campania Calabria Lazio Abruzzo Sardegna Umbria Liguria Molise Italia Marche Basilicata Piemonte Friuli - Venezia Giulia Veneto Emilia - Romagna Lombardia Toscana Valle D'Aosta Trentino - Alto Adige 10

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Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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3.2 DISTRIBUZIONE INDICATORI TRA I QUATTRO QUADRANTI DELLA MAPPA

Lo schema proposto nella pagina a fianco presenta la mappa con il posizionamento degli 80 indicatori considerati, raggruppati per ambiti di analisi. Come già ricordato all’inizio del presente capitolo, il posizionamento degli indicatori va letto rispetto ai valori assunti dalla media italiana. Gli indicatori con variazione superiore alla media italiana e valore inferiore alla media italiana si collocano nel quadrante “Miglioramento”, gli indicatori con variazione e valore superiori alla media italiana si collocano nel quadrante “Eccellenza”, gli indicatori con variazione inferiore e valore superiore si collocano nel quadrante “Rallentamento” ed, infine, quelli con variazione e valore inferiori alla media italiana si collocano nel quadrante “Recessione”. Il posizionamento in uno dei quadranti non fornisce dunque un giudizio in assoluto sul valore assunto dall’indicatore, ma una valutazione rispetto al parametro preso a riferimento. In linea generale, l’analisi della mappa totale evidenzia una prevalenza degli indicatori del quadrante dell’Eccellenza (38% del totale), seguito da Rallentamento (26%), Recessione (21%) e Miglioramento (15%). 124 Graf. 17 - Distribuzione percentuale degli 80 indicatori tra i quadranti della mappa

RECESSIONE 21%

ECCELLENZA 38%

MIGLIORAMENTO 15%

RALLENTAMENTO 26%

Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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R&S

• Intensità brevettuale

Imprese

• Intensità di accumulazione del capitale • Indice del traffico merci su ferrovia

RECESSIONE

• Laureati in discipline tecnico scientifiche (T e F) • Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti • Grado di utilizzo di Internet nelle imprese • Grado di diffusione di Internet nelle famiglie

• Grado di certificazione ambientale • Coste non balneabili per inquinamento • Superficie forestale percorsa dal fuoco • Indice della qualità dell'aria • Utilizzo delle risorse idriche per il consumo umano • Quota di popolazione equivalente servita da depurazione

Formazione, occupazione e inclusione

• Addetti alla ricerca e sviluppo • Capacità innovativa • Incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo

R&S

• Adulti che partecipano all'apprendimento permanente (T) • Occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione (T e F) • Giovani che abbandonano la scuola prematuramente (T e F) • Tasso di partecipazione nell'istruzione secondaria superiore • Tasso di scolarizzazione superiore

Formazione, occupazione e inclusione

RALLENTAMNTO

• Pil pro-capite in pps • Produttività del lavoro nel commercio; nei servizi di intermediazione monetaria e finanziaria e nelle attività immobiliari e imprenditoriali; nell'industria in senso stretto • Tasso di natalità delle imprese • Indice di attrazione di investimenti esteri • Indice del traffico aereo • Utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto (T e F)

Imprese

• Verde urbano nelle città • Indice dell'intensità energetica dell'industria

Ambiente

• Laureati in discipline tecnico scientifiche (T e F) • Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti • Grado di utilizzo di Internet nelle imprese • Grado di diffusione di Internet nelle famiglie

• Produttività del lavoro nel turismo e nelle PMI • Capacità di esportare prodotti a elevata o crescente produttività • Capacità di sviluppo dei servizi alle imprese • Investimenti diretti da e per l'estero • Indice del traffico merci su strada • Indice di utilizzazione del trasporto ferroviario

Ambiente

R&S

Imprese

• Produttività del lavoro in agricoltura • Capacità di esportare • Indice del traffico delle merci in navigazione di cabotaggio

• Incidenze della spesa privata in ricerca e sviluppo • Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con più di dieci addetti

Imprese

R&S

• Tasso di disoccupazione di lunga durata femminile • Diffusione dei servizi per l’infazia • Indice di criminalità diffusa • Presa in carico ponderata dell’utenza dei servizi per l’infanzia

• Livello di istruzione della popolazione adulta • Indice di diffusione dei corsi di dottorato • Partecipazione della popolazione totale al mercato del lavoro (T e F) • Tasso di occupazione (T e F) • Tasso di occupazione dei lavoratori anziani (T e F) • Indice di povertà • Capacità di offrire lavoro regolare

Formazione, occupazione e inclusione

ECCELLENZA

• Adulti che partecipano all'apprendimento permanente (F) • Non occupati che partecipano ad attività formative e di istruzione (T e F) • Tasso di abbandono al primo ed al secondo anno delle scuole superiori • Livello di istruzione della popolazione 15-19 anni (T e F)

Formazione, occupazione e inclusione

• Raccolta differenziata dei rifiuti urbani • Energia prodotta da fonti rinnovabili • Rifiuti smaltiti in discarica per abitante

Ambiente

MIGLIORAMENTO

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Graf. 17 - Mappa del Lazio per gli indicatori del Rapporto sulla Strategia di Lisbona 2009

125


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Pertanto, per il 64% degli indicatori considerati, la regione si posiziona al di sopra del valore nazionale (quadranti Eccellenza e Rallentamento), mentre, dal lato del trend di crescita, si registra una leggera prevalenza (53% contro 48%) degli indicatori che crescono più della media Italia (quadranti Eccellenza e Miglioramento), rispetto a quelli che crescono meno (quadranti Rallentamento e Recessione). Tab. 2 - Distribuzione degli ambiti per quadrante AMBITO I ECCELLENZA

RALLENTAMENTO

MIGLIORAMENTO

RECESSIONE

AMBITO II

AMBITO III

AMBITO IV

27,6%

55,2%

0,0%

100%

0%

29

9,1%

100%

18,2%

22

25,0%

100%

27,3%

12

35,3%

100%

54,5%

17

13,8%

100%

100%

80

17,2% 5

45,5%

8

13,6% 3

27,3%

18,2%

9

9,1%

40,9%

3

13,6%

8

13,8%

9,1%

0

22,2%

2

33,3% 4

11,8% 2

44,4% 36,4%

25,0%

5,9% 1

16

40,9%

16,7% 2

36,4%

11,1%

3

47,1% 8

27,5%

22,2%

6

45,0%

TOT

TOTALE 11

126

100%

22

100%

36

100%

11

Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

In dettaglio, nel quadrante Eccellenza, è preponderante l’ambito Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro (rappresentando circa il 57% degli indicatori del quadrante), seguito da Liberare il potenziale delle imprese (26,7%) e Conoscenza e innovazione (16,7%). Si noti come Ambiente ed energia sia il solo ambito senza indicatori nel quadrante. Nel quadrante Rallentamento, la maggior parte degli indicatori appartiene all’ambito Liberare il potenziale delle imprese (42,9%), seguito da Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro (33,3%), Conoscenza e innovazione (14,3%) e Ambiente ed energia (9,5%). Nel quadrante Miglioramento, la concentrazione degli indicatori è molto bassa, con l’ambito Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro che si ferma poco sopra il 33%, seguito da Ambiente ed energia e Liberare il potenziale delle imprese (entrambe a 25%), ed infine Conoscenza e innovazione (16,7%). Nel quadrante Recessione, il 47,1% degli indicatori si concentra nell’ambito Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro. Seguono Ambiente ed energia (35,3%) e Liberare il potenziale delle imprese (11,8%). Infine, Conoscenza e innovazione registra la minor presenza del quadrante (5,9%). Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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Leggendo il dato alla luce del totale degli indicatori per ambito, si registra un risultato particolarmente significativo in Liberare il potenziale delle imprese, dove 17 indicatori su 22 (77,3%) superano il dato nazionale (seguono: Conoscenza e innovazione, al 72,7%, Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro, al 66,7%, ed infine Ambiente ed energia, al 18,2%). Per quanto riguarda la dinamica di sviluppo, come si è detto, il Lazio registra performance migliori del dato nazionale nel 53% degli indicatori. Di questi, il 76,2% è rappresentato dai due ambiti Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro (50%) e Liberare il potenziale delle imprese (26,2%). Osservando i singoli ambiti, invece, si nota come in due di questi, Conoscenza e innovazione (63,6%) e Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro (58,3%), il Lazio registri un trend di crescita superiore a quello medio nazionale in più della metà degli indicatori. Graf. 19 - Distribuzione percentuale degli 80 indicatori tra i quadranti della mappa ECCELLENZA

MIGLIORAMENTO

ENERGIA E CLIMA RICERCA E INNOVAZIONE

ENERGIA E CLIMA

RICERCA E INNOVAZIONE

FORMAZIONE, OCCUPAZIONE, INCLUSIONE

IMPRESE IMPRESE

127

FORMAZIONE, OCCUPAZIONE, INCLUSIONE

RALLENTAMENTO

RECESSIONE RICERCA E INNOVAZIONE ENERGIA E CLIMA ENERGIA E CLIMA

IMPRESE

RICERCA E INNOVAZIONE

FORMAZIONE, OCCUPAZIONE, INCLUSIONE

FORMAZIONE, OCCUPAZIONE, INCLUSIONE

Fonte: elaborazione Sviluppo Lazio

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IMPRESE


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AMBITO 1 CONOSCENZA E INNOVAZIONE

Nota metodologica

128

Per l’ambito n. 1, volto a favorire conoscenza e innovazione, vengono proposti 11 indicatori: 1. Addetti alla ricerca e sviluppo 2. Capacità innovativa 3. Incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo 4. Incidenza della spesa delle imprese in ricerca e sviluppo 5. Intensità brevettuale 6. Laureati in discipline tecnico scientifiche 6a. Laureate in discipline tecnico scientifiche 7. Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti 8. Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con più di dieci addetti 9. Grado di utilizzo di Internet nelle imprese 10. Grado di utilizzo di Internet nelle famiglie La banca dati da cui sono stati estratti gli indicatori garantisce una aggiornabilità/reperibilità costante nel tempo, in quanto è stata elaborata dall’Istat in riferimento al progetto “Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali 2001-2008” in accordo con il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione (DPS) del Ministero dello Sviluppo Economico per il monitoraggio del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000-2006, e aggiornata in relazione al Quadro Strategico Nazionale 2007-2013.

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Breve sintesi l Lazio, grazie anche alla presenza dei maggiori centri universitari e di ricerca, si colloca in cima alla classifica nazionale per numero di addetti ogni 1000 abitanti (Lazio 5,9 – Italia 3,5) e per incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo sul prodotto interno lordo (Lazio 1,66% - Italia 1,18%). Per quanto riguarda, invece, la spesa delle imprese private in ricerca e sviluppo sul prodotto interno lordo, la regione si colloca al di sotto della media nazionale e registra valori prossimi più a quelli delle regioni meridionali che a quelli delle regioni del Nord (Lazio 0,56% - Italia 0,61%). Questo viene confermato dalla scarsa intensità brevettuale (si faccia riferimento al focus di approfondimento per ulteriori dettagli). Nel Lazio, dunque, la ricerca è pubblica, mentre le imprese hanno difficoltà ad innovare. Il 65% della spesa per ricerca e sviluppo nella regione si concentra tra università ed enti pubblici (circa l’1% del Pil, pari a circa 1,5 miliardi di euro). Elevata presenza del pubblico, di cui poco beneficia il privato: le piccole e medie imprese in modo particolare hanno difficoltà a concludere accordi con gli atenei. Infine, l’analisi della diffusione ed utilizzo di Internet, dove è stata approfondita la rilevanza dello sviluppo di quelle nuove tecnologie informatiche che assumono una sempre maggior importanza per quanto concerne la mobilità dell’informazione e della conoscenza, vede il Lazio collocarsi in una posizione di eccellenza rispetto alla media italiana.

I

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129


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Indicatore di riferimento Addetti alla ricerca e sviluppo

Capacità innovativa

130

Descrizione Addetti alla Ricerca e Sviluppo per 1.000 abitanti Spesa sostenuta per attività di ricerca e sviluppo intra muros della PA, dell’Università e delle imprese pubbliche e private in % del Pil

Anno

Lazio

Italia

Ue 27

2007

5,9

3,5

4,8

2007

1,66

1,18

n.d

Incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo

Spesa per ricerca e sviluppo della PA e dell’Università in % del Pil

2007

1,06

0,53

0,64

Incidenza della spesa delle imprese in ricerca e sviluppo

Spese per ricerca e sviluppo delle imprese pubbliche e private in percentuale del Pil

2007

0,56

0,61

1,19

Intensità brevettuale

Numero di brevetti registrati allo European Patent Office (EPO) per milione di abitanti

2006

24,5

62,5

114,9

Laureati in scienza e tecnologia

Laureati in discipline scientifiche e tecnologiche per mille abitanti in età 20-29

2007

16,4

11,9

13,4

Laureate in scienza e tecnologia

Laureate in discipline scientifiche e tecnologiche per mille abitanti in età 20-29 anni

2007

13,5

9,1

13,4

Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti

% di imprese (con meno di dieci addetti) dei settori industria e servizi che dispongono di personal computer

2007

71,9

63,4

n.d

Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con più di dieci addetti

% di imprese (con più di dieci addetti) dei settori industria e servizi che dispongono di personal computer

2008

93,5

96,2

n.d

Grado di utilizzo di Internet nelle imprese

% di addetti delle imprese (con più di dieci addetti) dei settori industria e servizi che utilizzano computer connessi a Internet

2008

45,0

31,5

n.d

Grado di diffusione di Internet nelle famiglie

% di famiglie che dichiarano di possedere l’accesso ad internet sul totale

2008

49,4

42,0

n.d

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Ambito 1. Conoscenza e innovazione Indicatore di riferimento

Valore Lazio rispetto Italia

Andamento Lazio rispetto Italia

Quadrante

Addetti alla ricerca e sviluppo

RALLENTAMENTO

Capacità innovativa

RALLENTAMENTO

Incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo

RALLENTAMENTO

Incidenza della spesa delle imprese in ricerca e sviluppo

MIGLIORAMENTO

Intensità brevettuale

RECESSIONE

Laureati in discipline tecnico scientifiche

ECCELLENZA

131 Laureate in discipline tecnico scientifiche

ECCELLENZA

Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti

ECCELLENZA

Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con più di dieci addetti

MIGLIORAMENTO

Grado di utilizzo di Internet nelle imprese

ECCELLENZA

Grado di diffusione di Internet nelle famiglie

ECCELLENZA

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 1|1

Addetti alla Ricerca e Sviluppo Tasso di crescita dell’indicatore

RALLENTAMENTO EU-27

Lazio

Italia

135

2000 = 100

128

121

114

107

100 2000

2001

2002

2003

2004

2006

2007

l numero di addetti in Ricerca e Sviluppo misura il numero dei lavoratori impiegati a tempo pieno ogni 1000 abitanti tra la popolazione residente. Il dato comprende ricercatori, tecnici e altro personale addetto alla ricerca e sviluppo della pubblica amministrazione, università e imprese pubbliche e private. Il numero è espresso in unità equivalenti tempo pieno. In Italia, la regione con il più alto numero di addetti in R&S rispetto alla popolazione residente è il Lazio con un valore, per il 2007, di circa 6 addetti ogni mille abitanti, 2,4 punti percentuali al di sopra della media italiana (3,5 addetti ogni mille abitanti). La media europea dei 27 Stati Membri è pari a 4,8 addetti ogni mille abitanti. La presenza nella regione dei principali c entri di ricerca degli enti istituzionali permette al Lazio di posizionarsi in cima alla classifica nazionale insieme alle regioni del Nord (Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana). La percentuale maggiore di addetti si concentra nelle regioni del Nord, grazie alla presenza del maggior numero di imprese che investe in innovazione. Osservando il grafico del tasso di cresci ta, colpisce il trend nazionale, di forte espansione, che si conclude con il +33,2% del 2007 rispetto al 2000 (+4,1% medio annuo). Nello stesso periodo, si registra una crescita più graduale ma costante del valore europeo, con la sola eccezione del 2002 (+4,3% rispetto al 2001), raggiungendo nel 2007 un +18,2% rispetto al 2000 (+2,3% medio annuo). Il grafico del Lazio, invece, evidenzia uno sviluppo meno omogeneo, con un picco positivo nel 2003 (+17,4% rispetto al 2000), seguito da una contrazione che ha toccato il suo minimo nel 2006 (+13% rispetto al 2000). Sebbene abbia riportato un valore alto dell’indicatore, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “rallentamento”, in quanto ha registrato nell’ultimo anno una variazione inferiore rispetto a quella registrata dalla media italiana (+4,3% contro +7,7%).

I

132

2005

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 1|1 - Addetti alla Ricerca e Sviluppo Addetti alla Ricerca e Sviluppo per 1.000 abitanti

2003

2004

2005

2006

2007

5,4 3,7 4,2 4,10 3,4 3,2 2,8 2,0 2,9 2,7 2,0 2,8 1,7 2,2 1,8 2,2 1,5 1,2 1,6 1,5 0,8 0,7

5,7 4,0 4,4 4,27 3,1 3,4 3,0 2,4 3,1 2,9 2,1 2,7 2,0 2,5 2,0 1,7 1,1 1,3 1,6 1,5 1,0 0,7

5,9 3,7 4,3 4,28 3,1 3,2 2,9 2,4 3,1 2,8 2,0 2,8 1,9 2,6 2,0 1,6 1,2 1,3 1,6 1,5 1,0 0,7

5,7 3,7 4,3 4,33 3,5 3,2 3,0 2,6 3,1 2,8 2,0 2,8 1,8 2,6 2,0 1,6 1,2 1,3 1,6 1,6 1,1 0,8

5,8 4,2 4,3 4,44 3,8 3,4 3,3 2,7 3,2 3,0 2,2 2,8 2,0 2,6 2,0 1,5 1,2 1,5 1,7 1,8 1,5 0,9

5,7 4,7 4,7 4,54 4,0 3,9 3,5 3,1 3,5 3,3 2,8 3,1 2,4 2,6 2,2 1,6 1,9 1,6 2,0 1,8 1,6 0,9

5,9 5,4 4,9 4,80 4,2 4,1 3,8 3,7 3,5 3,5 3,5 3,2 3,0 2,5 2,2 2,2 2,0 1,8 1,7 1,7 1,6 0,9

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

4,3 17,9 16,4 58,5 3,9 20,0 5,6 18,2 6,4 43,8 5,7 11,4 9,2 50,1 18,8 105,5 -0,1 15,4 7,7 33,2 25,9 99,8 1,1 28,0 25,2 60,4 -2,6 15,0 4,1 22,7 34,4 -2,3 6,4 36,5 10,5 67,6 -11,7 16,2 -3,3 33,5 -2,3 145,3 0,2 63,2

Fonte: Istat, Eurostat AOS

miglioramento

eccellenza

VEN

MAR

Var. % 2006-2007 (Y=7,7)

TAA EMI

PUG TOS Italia FVG LOM

BAS CAM

PIE UMB

CAL

LIG MOL SIC

recessione

ABR

rallentamento

SAR Anno 2007 (X=3,5)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

Var. % 2000-2007

2002

5,0 3,4 4,1 4,06 2,9 3,7 2,5 1,8 3,1 2,6 1,7 2,5 1,9 2,2 1,8 2,2 1,5 1,1 1,5 1,3 0,6 0,6

Var. % 2006-2007

2001

Lazio Emilia-Romagna Piemonte EU-27 Friuli-Venezia Giulia Lombardia Toscana Trentino-Alto Adige Liguria Italia Veneto Umbria Marche Abruzzo Campania Valle D'Aosta Basilicata Puglia Sardegna Sicilia Molise Calabria

Rank 2007

Regioni

2000

Anni

133


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 2|1

Capacità innovativa Tasso di crescita dell’indicatore

RALLENTAMENTO EU-27

Lazio

Italia

115

2000 = 100

110 105 100 95 90 85 2000

2001

2002

2003

2004

2006

2007

a capacità innovativa misura le spese sostenute per attività di ricerca e sviluppo intra-muros della pubblica amministrazione ,dell’università, delle istituzioni private no profit e delle imprese pubbliche e private, in percentuale del Pil calcolato a prezzi correnti. Dall’anno 2002, il dato comprende anche la spesa per R&S intra-muros effettuata dalle imprese private del settore no profit, precedentemente non rilevato dall’indagine. Il dato relativo all’Unione europea è tratto da una stima di Eurostat. Il Lazio nel 2007 si posiziona al secondo posto tra le regioni italiane per spese sostenute nel settore della ricerca e sviluppo (1,66% rispetto al Pil), a fronte della media italiana di 1,18%, e di una media europea pari a 1,85%. L’Italia pertanto spende troppo poco nel campo dell’innovazione, attestandosi molto al di sotto dell’obiettivo di Lisbona del 3%. Rispetto all’ultimo anno, nel Lazio la spesa in R&S, in percentuale del Pil, ha subito un decremento del 3,7%, contro una variazione positiva, pari a 4,1%, riportata a livello nazionale. Analizzando l’arco temporale 2000-2007, si rileva una variazione negativa per il Lazio (-11,5%, pari a -1,4% medio annuo) contro una variazione positiva per l’Italia (+12,8%, +1,6% medio annuo). Nel dettaglio, il grafico del tasso di crescita evidenzia un picco positivo nel 2001 (+5,2% rispetto al 2000), seguito da un periodo di contrazione del valore, con un lieve recupero nel solo 2005 (+2,5% rispetto al 2004). Avendo riportato un valore assoluto alto ma una variazione negativa dell’indicatore, il Lazio si colloca nel quadrante “rallentamento”.

L

134

2005

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 2|1 - Capacità innovativa Spesa sostenuta per attività di ricerca e sviluppo intra muros della Pubblica Amministrazione, dell’Università e delle imprese pubbliche e private in percentuale del Pil

2002

2003

2004

2005

2006

2007

1,85 1,68 1,87 0,92 1,16 0,99 1,13 1,05 1,14 0,90 1,01 0,93 0,51 0,48 0,85 0,60 0,80 0,50 0,66 0,28 0,68 0,42

1,86 1,77 1,97 1,11 1,21 0,94 1,16 1,09 0,93 0,87 1,05 0,79 0,59 0,55 0,85 0,55 0,80 0,55 0,67 0,29 0,71 0,40

1,87 1,71 1,89 1,25 1,08 0,96 1,20 1,13 1,36 1,02 1,11 0,86 0,70 0,63 0,80 0,61 0,48 0,68 0,69 0,39 0,40 0,39

1,86 1,61 1,86 1,20 1,14 1,06 1,17 1,11 1,19 1,06 1,10 0,86 0,67 0,70 0,79 0,59 0,51 0,66 0,69 0,39 0,37 0,40

1,82 1,67 1,77 1,14 1,17 1,15 1,12 1,10 1,26 1,06 1,11 0,79 0,64 0,74 0,88 0,63 0,56 0,53 0,65 0,38 0,34 0,43

1,82 1,72 1,82 1,17 1,16 1,11 1,12 1,09 1,23 1,02 1,09 0,78 0,58 0,72 0,78 0,66 0,54 0,56 0,56 0,37 0,31 0,47

1,85 1,77 1,72 1,22 1,21 1,22 1,18 1,13 1,29 1,04 1,06 0,86 0,68 0,80 0,86 0,72 0,73 0,62 0,63 0,42 0,30 0,52

1,85 1,83 1,66 1,48 1,39 1,24 1,22 1,18 1,18 1,02 1,01 0,88 0,85 0,85 0,81 0,78 0,68 0,66 0,59 0,45 0,45 0,45

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Var. % 2000-2007

2001

EU-27 Piemonte Lazio Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Campania Lombardia Italia Liguria Abruzzo Toscana Umbria Veneto Trentino-Alto Adige Sicilia Puglia Basilicata Marche Sardegna Calabria Valle D'Aosta Molise

Var. % 2006-2007

Regioni

2000

Rank 2007

Anni

0,0 3,0 -3,7 21,4 15,0 1,8 3,8 4,1 -8,6 -2,6 -4,5 2,6 24,0 6,3 -6,6 8,9 -6,5 6,0 -6,4 7,1 53,0 -14,0

0,0 8,4 -11,5 59,8 20,4 25,1 8,2 12,8 3,7 12,6 -0,2 -4,9 66,3 76,8 -5,2 30,9 -15,0 32,3 -10,7 62,7 -33,8 6,8

Fonte: Istat AOS

eccellenza

Var. % 2006-2007 (Y=4,1)

miglioramento

VEN EMI FVG PUG CAL

MAR

TAA Italia UMB

LOM CAM

PIE

ABR TOS SAR

BAS

SIC LIG

recessione

MOL

rallentamento

Anno 2007 (X=1,2)

m

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

135


Incidenza della spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo Tasso di crescita dell’indicatore

RALLENTAMENTO

EU-27

Lazio

Italia

115

110

2000 = 100

Indicatore 3|1

Quaderni dello sviluppo economico

100

90

85

80 2000

136

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

uesto indicatore misura la percentuale della spesa per ricerca e sviluppo intra muros della pubblica amministrazione e delle università (in migliaia di euro) sul Prodotto interno lordo (a prezzi correnti). Nel 2007, il Lazio si conferma al primo posto rispetto alle altre regioni italiane, con una percentuale dell’1,06%, il doppio rispetto alla media italiana (0,53%) e 1,7 volte quella europea (0,64%). Grazie alla presenza dei numerosi centri di ricerca universitari all’interno del territorio regionale, il Lazio è l’unica regione a spendere in innovazione una quota della propria ricchezza prodotta superiore all’1%. Nel biennio 2006-2007, il Lazio registra una variazione negativa, pari a -10,1%, a fronte di una contrazione meno marcata a livello europeo (-1,5%) e nazionale (-2,1%). Il periodo 2000–2007, come evidenziato dal grafico del tasso di crescita, si chiude con una variazione negativa a livello regionale (-17,7%), contro un miglioramento per l’Italia (+0,9%) e l’UE (+1,6%). L’Italia conosce una fase di crescita fino al 2002 (+8,7% rispetto al 2000), a cui segue una fase di decrescita, particolarmente accentuata nel 2005 (rispetto al 2000, si passa da +6,3% del 2004 a -0,6% del 2005). Il Lazio, che si mantiene sopra i valori del 2000 fino al 2004 (+3,1% rispetto al 2000), registra un forte picco positivo nel 2001 (+14% rispetto al 2000), seguito da una fase di contrazione, con la sola eccezione del 2003 (+1,3% rispetto al 2002). Avendo riportato un valore alto ma una variazione negativa più accentuata rispetto alla media italiana, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “rallentamento”.

Q

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 3|1 - Incidenza della spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo Spesa per ricerca e sviluppo della Pubblica Amministrazione e dll’Università in percentuale del Pil

2003

2004

2005

2006

2007

1,47 0,67 0,64 0,50 0,65 0,65 0,66 0,70 0,47 0,43 0,55 0,61 0,40 0,54 0,34 0,27 0,34 0,37 0,29 0,35 0,32 0,15

1,35 0,63 0,66 0,49 0,67 0,65 0,63 0,76 0,56 0,49 0,57 0,64 0,32 0,67 0,40 0,37 0,36 0,35 0,38 0,37 0,33 0,04

1,37 0,65 0,66 0,49 0,69 0,65 0,61 0,74 0,56 0,44 0,57 0,63 0,31 0,55 0,45 0,38 0,36 0,36 0,36 0,37 0,35 0,08

1,33 0,64 0,64 0,46 0,73 0,65 0,65 0,76 0,59 0,47 0,56 0,61 0,36 0,61 0,49 0,35 0,36 0,37 0,36 0,26 0,29 0,08

1,28 0,62 0,59 0,45 0,68 0,64 0,57 0,73 0,53 0,48 0,52 0,53 0,33 0,55 0,45 0,34 0,32 0,36 0,28 0,32 0,26 0,06

1,18 0,64 0,67 0,48 0,78 0,65 0,64 0,71 0,57 0,51 0,54 0,56 0,52 0,60 0,42 0,39 0,38 0,38 0,31 0,34 0,28 0,05

1,06 0,72 0,69 0,66 0,66 0,64 0,60 0,59 0,58 0,56 0,53 0,51 0,51 0,43 0,42 0,41 0,38 0,38 0,33 0,32 0,28 0,18

Fonte: Istat, Eurostat miglioramento

eccellenza

Var. % 2006-2007 (Y=-2,1)

AOS

EMI

LOM

VEN PIE CAL MOL TAA MAR

recessione

PUG Italia BAS ABR SIC SAR TOS

FVG UMB CAM

LIG

rallentamento

Anno 2007 (X=0,5)

m

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Var. % 2000-2007

2002

1,29 0,61 0,77 0,45 0,65 0,63 0,64 0,71 0,48 0,47 0,52 0,60 0,63 0,62 0,26 0,27 0,30 0,31 0,27 0,37 0,29 0,02

Var. % 2006-2007

2001

Lazio Friuli - Venezia Giulia Umbria Emilia - Romagna Campania EU-27 Sicilia Toscana Abruzzo Puglia Italia Sardegna Basilicata Liguria Trentino-Alto Adige Calabria Piemonte Molise Veneto Marche Lombardia Valle D'Aosta

Rank 2007

Regioni

2000

Anni

-10,1 -17,7 12,8 17,9 3,7 -9,7 39,2 48,3 -16,2 0,8 -1,5 1,6 -6,2 -5,6 -16,6 -16,8 0,6 20,2 10,3 20,9 -2,1 0,9 -8,5 -14,9 -1,9 -18,1 -29,0 -31,4 0,1 63,0 6,7 52,2 1,3 26,4 0,7 22,3 7,7 25,5 -5,3 -12,6 2,2 -4,2 221,3 648,0

137


Incidenza della spesa delle imprese in Ricerca e Sviluppo Tasso di crescita dell’indicatore

MIGLIORAMENTO EU-27

Lazio

Italia

120

110

2000 = 100

Indicatore 4|1

Quaderni dello sviluppo economico

100

90

80

70 2000

2001

2002

2003

2004

2006

2007

incidenza della spesa delle imprese in Ricerca e Sviluppo misura le spese totali delle imprese pubbliche e private in ricerca e sviluppo, espresse, in migliaia di euro correnti, sul Prodotto interno lordo, espresso a prezzi correnti. Nel 2007, le regioni del Nord riportano i valori più elevati, con il Piemonte in cima alla classifica nazionale (1,39%), superando anche la media europea, pari a 1,19%. Seguono la Lombardia (0,83%), l’Emilia Romagna (0,81%) e la Liguria (0,73%). Il Lazio si posiziona in sesta posizione, con una percentuale pari allo 0,56%. La percentuale ottenuta risulta essere inferiore alla media italiana, che è pari allo 0,61%. Nelle ultime posizioni si trovano le regioni del Sud (Sardegna, Molise e Calabria), con valori prossimi allo zero. Nel biennio 2006-2007, l’andamento dell’indicatore è positivo a tutti e tre i livelli: regionale (+11,6%), nazionale (+10,7%) ed europeo (+2,6%). Nel periodo 2000–2007, il Lazio e l’UE hanno fatto registrare un decremento dell’incidenza della spesa in R&S da parte delle imprese, pari, rispettivamente, a –3,6% (-0,4% medio annuo) e -1,7% (-0,2% medio annuo), a fronte di una crescita a livello italiano (+16,8%, +2,1% medio annuo). In particolare, il Lazio registra due picchi negativi nel 2001 (-14%) e nel 2004 (-26,6%; -9,5% rispetto al 2003). Tale dato mette in evidenza come gli investimenti in ricerca, soprattutto da parte del settore privato, risultino essere ancora scarsi. Il Lazio, nel grafico di cui sotto, si posiziona nel quadrante “miglioramento”, avendo riportato un valore dell’indicatore inferiore alla media italiana, ma con una variazione positiva più significativa.

L’

138

2005

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 4|1 - Incidenza della spesa delle imprese in Ricerca e Sviluppo Spese per ricerca e sviluppo delle imprese pubbliche e private in percentuale del Pil

2003

2004

2005

2006

2007

1,43 1,21 0,84 0,62 0,39 0,54 0,53 0,50 0,29 0,30 0,40 0,36 0,21 0,20 0,19 0,56 0,15 0,40 0,12 0,05 0,00 0,02

1,33 1,20 0,83 0,75 0,69 0,44 0,54 0,52 0,28 0,32 0,46 0,34 0,21 0,31 0,17 0,33 0,20 0,17 0,12 0,05 0,04 0,02

1,24 1,19 0,77 0,70 0,64 0,48 0,52 0,47 0,36 0,30 0,50 0,35 0,22 0,28 0,18 0,25 0,20 0,20 0,14 0,05 0,04 0,02

1,30 1,16 0,79 0,67 0,64 0,53 0,52 0,43 0,41 0,28 0,46 0,34 0,21 0,27 0,22 0,22 0,15 0,20 0,15 0,03 0,06 0,02

1,37 1,15 0,81 0,71 0,67 0,54 0,55 0,51 0,42 0,29 0,48 0,35 0,21 0,24 0,20 0,19 0,20 0,20 0,16 0,04 0,04 0,03

1,33 1,18 0,79 0,73 0,67 0,55 0,55 0,50 0,40 0,36 0,47 0,34 0,30 0,28 0,21 0,19 0,19 0,20 0,16 0,07 0,07 0,03

1,39 1,19 0,83 0,81 0,73 0,65 0,61 0,56 0,55 0,50 0,44 0,41 0,36 0,34 0,19 0,19 0,18 0,17 0,16 0,08 0,07 0,04

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Var. % 2000-2007

2002

1,38 1,20 0,84 0,48 0,51 0,54 0,52 0,58 0,34 0,24 0,45 0,30 0,22 0,13 0,21 0,66 0,16 0,17 0,13 0,06 0,00 0,01

Var. % 2006-2007

2001

Piemonte EU-27 Lombardia Emilia - Romagna Liguria Friuli-Venezia Giulia Italia Lazio Campania Veneto Abruzzo Toscana Trentino-Alto Adige Marche Sicilia Valle D'Aosta Umbria Basilicata Puglia Sardegna Molise Calabria

Rank 2007

Regioni

2000

Anni

4,1 0,5 2,6 -1,7 4,8 -0,7 10,0 69,4 9,4 42,6 18,1 19,0 10,7 16,8 11,6 -3,6 36,3 60,1 40,6 106,8 -6,5 -2,4 20,5 35,7 19,8 63,6 20,0 155,5 -7,7 -7,7 0,7 -71,0 -1,2 17,1 -18,2 -3,6 4,6 26,5 11,7 31,2 -8,1 15,1 568,2

Fonte: Istat, Eurostat VEN

miglioramento

eccellenza

Var. % 2006-2007 (Y=10,7)

CAM

MAR TOS TAA

FVG

CAL SAR LIG

EMI LOM

PUG

PIE

AOS UMB

MOL

SIC

ABR

BAS recessione

rallentamento

Anno 2007 (X=0,6)

m

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

139


Indicatore 5|1

Quaderni dello sviluppo economico

Intensità brevettuale Tasso di crescita dell’indicatore

RECESSIONE EU-27

Lazio

Italia

120

2000 = 100

100

80

60 2000

2001

2002

2003

2004

2006

intensità brevettuale misura il numero di brevetti registrati allo European Patent Office (EPO) rispetto alla popolazione residente. I dati sono disaggregati territorialmente in base al codice postale della residenza dell’inventore. A seguito delle revisioni apportate da Eurostat, è stata rivista l’intera serie storica 1995-2005 dell’indicatore. I dati del 2006, pubblicati da Istat ed Eurostat, sono provvisori. Nel 2006, ai primi posti in Italia si collocano le regioni del Nord: l’Emilia Romagna riporta 147,1 brevetti per milione di abitanti, seguita da Friuli Venezia Giulia (117,9), Lombardia (113,9) e Piemonte (105,2). Le prime due, in particolare, si attestano sopra il dato europeo (114,9). Il Lazio registra un valore pari a 24,5 brevetti per milione di abitanti, meno della metà della media italiana (62,5). Analizzando l’evoluzione temporale degli ultimi anni (2000-2006) del numero dei brevetti registrati all’EPO, come evidenziata dal grafico del tasso di crescita, si osserva a livello europeo una flessione nel 2002 (-2,6% rispetto al 2000), seguita da una crescita costante negli anni successivi, fino al +7,9% rispetto al 2000, registrato nel 2006. A livello nazionale, salvo una battuta d’arresto nel 2001, si registra una forte crescita fino al 2005 (+16,6% rispetto al 2000), a cui segue una significativa battuta d’arresto nel 2006 (-11% rispetto al 2000). A livello regionale, il trend è negativo fino al 2002, anno in cui si registra un -5% rispetto al 2000. Segue un periodo di crescita, seppur non lineare, che tocca il suo massimo nel 2005, a +7%, ed a cui fa seguito una brusca frenata del 2006 (-39% rispetto al 2000). Tra il 2005 e il 2006, pertanto, nel Lazio si registra una variazione percentuale negativa quasi doppia rispetto alla media nazionale (-43,3% contro 23,6%), a fronte di un numero di brevetti per abitante sensibilmente inferiore. Pertanto il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “recessione”.

L’

140

2005

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 5|1 - IntensitĂ brevettuale Numero di brevetti registrati allo European Patent Office (EPO) per milione di abitanti

Emilia - Romagna Friuli-Venezia Giulia EU-27 Lombardia Piemonte Veneto Italia Toscana Liguria Marche Trentino-Alto Adige Umbria Abruzzo Valle D'Aosta Lazio Campania Sicilia Puglia Basilicata Sardegna Calabria Molise

167,6 90,5 106,5 152,7 102,8 99,5 70,2 60,4 56,9 59,8 73,7 37,7 54,8 85,4 40,2 8,4 12,4 8,8 4,0 7,6 3,4 7,8

168,4 86,7 105,1 145,9 109,6 108,8 69,5 65,9 51,7 50,1 42,2 34,9 41,3 68,4 38,3 9,7 12,6 8,7 3,3 8,3 3,6 16,1

176,9 93,3 104,0 150,9 119,7 107,9 73,0 77,3 53,5 59,2 65,3 36,9 33,7 99,8 34,8 7,7 13,9 7,9 5,6 7,6 5,6 3,1

176,4 88,5 105,9 148,3 129,4 112,8 74,7 85,3 63,2 53,3 54,3 39,1 38,1 49,4 39,9 10,6 13,2 9,7 12,9 5,5 3,9 -

166,2 116,1 111,3 152,6 142,8 120,5 78,6 76,7 53,7 53,9 45,9 49,9 42,3 37,0 40,7 13,0 15,1 14,3 2,7 12,0 7,4 4,7

179,6 112,8 112,2 146,4 138,3 131,1 81,9 76,2 47,9 58,7 59,2 48,8 37,0 79,6 43,1 15,3 15,2 12,5 10,1 9,6 7,5 10,4

147,1 117,9 114,9 113,9 105,2 101,1 62,5 55,2 52,6 48,2 38,8 36,7 35,3 32,2 24,5 11,1 10,4 9,0 7,7 5,1 3,4 0,3

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

-18,1 4,5 2,4 -22,2 -23,9 -22,8 -23,6 -27,5 9,8 -17,9 -34,4 -24,9 -4,7 -59,6 -43,3 -27,3 -31,8 -27,8 -23,8 -46,9 -55,2 -97,0

Var. % 2000-2006

Var. % 2005-2006

Rank 2006

2006

2005

2004

2003

2002

2000

Regioni

2001

Anni

-12,3 30,4 7,9 -25,4 2,3 1,7 -10,9 -8,5 -7,4 -19,4 -47,4 -2,8 -35,6 -62,4 -39,2 32,7 -16,1 2,5 89,7 -33,0 -0,8 -96,0

Fonte: Elaborazioni Istat su dati Eurostat - New Cronos LIG

miglioramento

eccellenza

FVG

ABR

Var. % 2005-2006 (Y=-23,6)

MAR BAS CAM PUG SIC

UMB

EMI VEN PIE

Italia TOS

TAA

SAR CAL AOS

MOL

recessione

rallentamento

Anno 2006 (X=62,5)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona m

LOM

141


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 6|1

Laureati in scienza e tecnologia Tasso di crescita dell’indicatore

ECCELLENZA EU-27

Lazio

Italia

300

2000 = 100

250

200

150

100 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

uesto indicatore misura il numero di laureati in discipline tecnico-scientifiche1 per 1.000 abitanti in età 20-29 anni. Vengono considerati diplomati (corsi di diploma del vecchio ordinamento), laureati2, dottori di ricerca, diplomati ai corsi di specializzazione e di perfezionamento e ai master di I e II livello in discipline tecnico scientifiche. Nel 2007, ai primi posti delle regioni italiane troviamo Emilia Romagna (1,73%), Toscana e Lazio (entrambe a 1,64%). Tali valori risultano essere superiori sia alla media italiana, pari al 1,19%, sia a quella europea, pari al 1,34%. Le regioni meridionali, insieme a Marche, Veneto, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, si collocano al di sotto della media italiana: in Valle d’Aosta ci sono appena quattro laureati in materie scientifiche ogni dieci mila abitanti tra i 20 e i 29 anni. Rispetto al 2006, il Lazio ha registrato una variazione del +1,7%, contro una variazione nazionale pari a -2,8%. Dal 2000, come è evidenziato dal grafico del tasso di crescita, l’indicatore registra un trend positivo per tutti e tre i livelli istituzionali considerati, con il dato regionale che cresce ad un tasso medio annuo pari a +23,1% (totalizzando un +161,4% rispetto al 2000), la media italiana che si attesta su una media di +15,5% (+108,4% rispetto al 2000) e l’UE che varia annualmente di +4,7% (+32,7% rispetto al 2000). Avendo riportato un valore alto ed una variazione positiva dell’indicatore, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “eccellenza”.

Q

142

1

Tra le materie tecnico scientifiche rientrano discipline quali ingegneria, scienze e tecnologie informatiche, scienze matematiche, fisiche e naturali, scienze statistiche, chimica industriale, scienze nautiche, scienze ambientali e scienze biotecnologiche, architettura. 2 Oltre ai laureati dei corsi di laurea tradizionali, dal 2002 i dati includono anche i laureati provenienti dai nuovi corsi di laurea di primo livello, dai corsi di laurea di secondo livello e dai corsi a ciclo unico.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 6|1 - Laureati in scienza e tecnologia Laureati in discipline scientifiche e tecnologiche per mille abitanti in etĂ 20-29 anni

2003

2004

2005

2006

2007

9,3 9,2 7,5 7,0 6,0 7,3 10,7 8,7 6,1 6,2 6,3 6,4 5,5 5,7 3,9 4,9 4,2 3,0 3,0 2,4 0,7 0,6

11,3 12,1 9,2 8,2 8,2 8,6 11,3 10,2 6,9 7,4 7,1 7,7 6,1 6,5 4,8 5,4 4,7 8,7 3,7 3,1 0,6 0,1

13,5 14,3 11,4 12,4 12,5 10,7 12,3 11,6 8,5 9,0 8,3 8,3 6,6 6,8 7,0 6,2 5,1 5,1 3,9 4,1 1,1 1,0

16,2 14,0 12,6 13,3 13,4 12,7 12,5 13,1 10,6 10,2 9,4 10,9 8,2 7,6 6,9 7,3 6,2 5,8 4,9 5,2 1,4 1,6

16,5 14,2 14,6 13,0 13,5 12,7 13,2 12,3 11,8 10,7 12,3 11,0 8,6 8,6 8,4 6,7 6,8 6,2 6,0 4,5 0,7 1,2

17,4 16,5 16,1 14,8 17,7 14,4 13,0 14,4 13,5 12,2 12,8 12,7 10,2 10,4 9,5 7,0 7,5 7,0 6,8 5,9 2,3 0,1

17,3 16,4 16,4 15,2 15,1 13,7 13,4 13,3 12,7 11,9 11,8 11,2 9,9 9,6 9,6 7,7 7,0 6,7 6,4 5,3 1,3 0,4

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Var. % 2000-2006

2002

8,7 8,8 6,3 7,0 5,6 6,9 10,1 8,0 6,6 5,7 5,1 6,0 4,2 6,5 4,2 3,9 3,9 3,7 2,8 2,0 0,6 0,4

Var. % 2005-2006

2001

Emilia-Romagna Toscana Lazio Lombardia Friuli-Venezia Giulia Piemonte EU-27 Liguria Umbria Italia Marche Veneto Campania Abruzzo Calabria Sardegna Sicilia Trentino-Alto Adige Puglia Basilicata Molise Valle D'Aosta

Rank 2006

Regioni

2000

Anni

-0,7 -0,4 1,7 2,2 -14,7 -4,9 3,1 -7,8 -5,5 -2,8 -7,8 -11,5 -3,4 -7,5 1,1 9,5 -7,6 -3,5 -6,9 -10,9 -41,9 410,3

99,2 87,9 161,4 116,7 167,4 99,5 32,7 66,2 91,9 108,4 133,7 87,1 137,7 49,4 130,6 93,8 78,2 83,0 126,8 159,2 139,7 4,4

Fonte: Miur, Istat, Eurostat AOS

eccellenza

Var. % 2006-2007 (Y=-2,8)

miglioramento

BAS MOL

TAA PUG SIC

SAR

CAL CAM ABR

recessione

LOM FVG

rallentamento

Anno 2007 (X=11,9)

m

Italia UMB LIGPIE VEN MAR

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

TOS EMI

143


Laureate in scienza e tecnologia Tasso di crescita dell’indicatore

ECCELLENZA EU-27

Lazio

Italia

300

250

2000 = 100

Indicatore 6a|1

Quaderni dello sviluppo economico

200

150

100 2000

2001

2002

2003

2004

2006

2007

uesto indicatore misura il numero di laureate in discipline tecnico-scientifiche per 1.000 abitanti di sesso femminile in età 20-29 anni. Vengono considerate diplomate (corsi di diploma del vecchio ordinamento), laureate, dottori di ricerca, diplomate ai corsi di specializzazione e di perfezionamento e ai master di I e II livello in discipline tecnico scientifiche. Oltre ai laureati dei corsi di laurea tradizionali, dal 2002 i dati includono anche i laureati provenienti dai nuovi corsi di laurea di primo livello, dai corsi di laurea di secondo livello e dai corsi a ciclo unico. Tra le materie tecnico scientifiche rientrano discipline quali ingegneria, scienze e tecnologie informatiche, scienze matematiche, fisiche e naturali, scienze statistiche, chimica industriale, scienze nautiche, scienze ambientali e scienze biotecnologiche, architettura. Il Lazio, anche in questo caso, conferma la prima posizione nella classifica nazionale per numero di laureate in materie scientifiche rispetto alla popolazione residente nella fascia d’età compresa tra i 20 e 29 anni (1,35%). Con tale valore si colloca di molto al di sopra della media nazionale, pari a 0,91%, e a quella europea, pari a circa 1,34%. Analizzando la variazione registrata negli ultimi due anni disponibili (20062007), si osserva una variazione positiva a livello regionale (+7,1%) nazionale (+1,3%) ed europeo (+3,1%). Dal grafico del tasso di crescita, si desume un trend positivo per tutti e tre i livelli istituzionali considerati, con il Lazio che cresce ad un tasso annuo medio del +24,4% (+170,9% rispetto al 2000), l’Italia che si attesta a +16,5% (+115,3%) e l’UE che varia di +4,7% (+32,7%). Avendo riportato un valore alto e una variazione alta dell’indicatore, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “eccellenza”.

Q

144

2005

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 6a|1 - Laureate in scienza e tecnologia Laureate in discipline scientifiche e tecnologiche per mille abitanti in etĂ 20-29 anni

2003

2004

2005

2006

2007

5,6 10,7 7,1 6,4 5,1 4,5 6,5 5,0 3,9 4,5 4,7 3,0 4,3 4,4 4,1 4,3 2,4 3,1 2,3 1,6 0,7 0,0

6,7 11,3 8,6 8,1 5,8 4,6 7,4 5,6 4,9 5,4 6,2 3,6 5,0 5,6 4,7 4,5 3,0 3,7 2,7 3,8 1,0 0,0

8,1 12,3 9,6 8,7 9,1 6,0 9,2 7,3 7,8 6,5 6,4 5,4 5,1 6,0 5,3 4,7 3,2 3,9 3,1 2,7 1,4 0,3

9,9 12,5 10,1 11,3 9,9 8,5 9,7 9,0 6,8 7,8 7,6 5,8 7,0 8,2 6,4 6,5 4,6 4,7 4,5 3,1 2,1 0,2

11,7 13,2 10,6 11,8 10,2 7,9 10,2 9,2 8,2 8,3 9,2 6,4 7,5 8,1 7,2 5,8 5,5 5,3 4,0 3,2 1,7 0,8

12,6 13,0 12,2 11,8 10,5 8,9 10,7 9,8 9,9 9,0 9,1 6,9 8,3 9,1 8,0 6,0 6,0 5,7 4,6 3,6 3,0 0,0

13,5 13,4 13,2 12,3 11,0 10,5 10,2 9,6 9,2 9,1 9,0 8,3 8,2 7,9 7,5 7,0 5,6 5,3 4,2 3,0 1,4 0,3

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Var. % 2000-2007

2002

5,0 10,1 6,6 6,6 5,1 4,0 6,2 4,6 3,3 4,2 3,8 2,9 3,4 4,2 4,6 3,4 2,1 3,0 1,5 3,1 0,5 0,3

Var. % 2006-2007

2001

Lazio EU-27 Toscana Emilia-Romagna Lombardia Umbria Liguria Piemonte Friuli-Venezia Giulia Italia Marche Calabria Campania Veneto Abruzzo Sardegna Puglia Sicilia Basilicata Trentino-Alto Adige Molise Valle D'Aosta

Rank 2007

Regioni

2000

Anni

7,1 3,1 7,5 4,5 4,9 18,8 -4,9 -1,7 -7,0 1,3 -1,2 19,7 -1,3 -13,8 -6,5 17,2 -5,7 -5,8 -8,4 -17,2 -52,7

170,9 32,7 100,2 86,8 115,9 160,4 64,7 110,9 179,1 115,3 136,9 188,1 143,2 87,2 63,7 104,1 162,7 80,0 188,1 -3,4 214,1 28,6

Fonte: Istat e Mpi CAL

miglioramento

eccellenza

UMB

SAR

TOS LOM

EMI

Var. % 2006-2007 (Y=1,3)

Italia CAM MAR PIE SIC PUG

LIG ABR

BAS

FVG

VEN TAA

recessione

MOL

rallentamento

Anno 2007 (X=9,1)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona m

145


Indicatore 7|1

Quaderni dello sviluppo economico

Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti Tasso di crescita dell’indicatore

ECCELLENZA Italia

Lazio

125

2003 = 100

120

115

110

105

100 2003

146

2004

2005

2006

2007

indicatore rappresenta la percentuale di imprese (con meno di dieci addetti) dei settori industria e servizi che dispongono di personal computer sul totale di riferimento. Sono state considerate le seguenti attività economiche (Ateco 2002): D (Attività manifatturiere), F (Costruzioni), G (Commercio all’ingrosso ed al dettaglio, riparazioni di e beni personali e per la casa ), H (solo relativamente a 551 - alberghi - e 552 - campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni), I (Trasporto magazzinaggio e comunicazioni), K (Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese), O (solo a relativamente a 921 - produzione e distribuzioni cinematografiche e di video - e 922 - attività radiotelevisive). Nel Lazio, il 71,9% delle imprese con meno di dieci addetti, che rappresentano il cuore del sistema produttivo regionale, dispone del personal computer. Tale valore, riferito al 2007, è molto al di sopra (+8,7%) di quello medio nazionale (63,4%), e permette alla regione di attestarsi al vertice della classifica nazionale. Il passaggio dal 2006 al 2007 segna, inoltre, un sensibile miglioramento dell’indicatore a livello regionale (+15,3%), a fronte di una crescita più contenuta a livello nazionale (+3,9%). Analizzando il periodo 2003-2007 mediante il grafico del tasso di crescita, si nota parimenti una variazione positiva sia per l’Italia (+15,3%, +3,1% medio annuo) che, in maniera sostenuta, per il Lazio (+23,9%, +4,8% medio annuo) Avendo riportato un valore ed una variazione dell’indicatore superiore alla media nazionale, il Lazio si colloca, nel grafico di cui sotto, nel quadrante “eccellenza”.

L’

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 7|1 - Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con meno di dieci addetti Percentuale di imprese (con meno di dieci addetti) dei settori industria e servizi che dispongono di personal computer

Lazio Friuli - Venezia Giulia Trentino - Alto Adige Campania Veneto Sardegna Sicilia Italia Lombardia Umbria Toscana Calabria Puglia Emilia - Romagna Liguria Marche Basilicata Molise Abruzzo Valle D'Aosta Piemonte

58,0 62,2 66,7 52,0 49,9 53,0 48,6 55,0 61,4 54,0 56,2 53,2 50,3 50,5 49,5 56,0 54,5 50,1 54,1 53,3 57,2

59,5 56,5 65,8 57,2 60,6 54,5 53,5 57,8 61,8 58,1 50,6 52,1 57,0 60,5 58,6 56,1 63,9 45,0 56,6 48,8 55,2

59,1 63,3 69,1 51,7 57,5 63,3 57,0 58,3 64,4 52,1 59,4 63,6 53,2 55,2 56,1 58,8 58,6 50,6 55,8 56,6 54,0

62,4 61,6 72,0 61,5 61,6 59,1 63,9 61,0 66,6 52,9 57,3 53,7 56,2 59,1 57,3 55,1 55,5 55,4 57,1 68,4 59,3

71,9 70,1 68,9 67,2 66,6 66,3 66,1 63,4 63,3 63,1 62,0 61,1 60,9 60,4 60,2 59,5 59,4 58,7 55,2 52,9 52,9

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Var. % 2003-2007

Var. % 2006-2007

Rank 2007

2007

2006

2005

2003

Regioni

2004

Anni

15,3 13,8 -4,2 9,3 8,2 12,2 3,5 3,9 -5,0 19,3 8,3 13,6 8,4 2,2 5,0 8,0 7,0 6,0 -3,4 -22,6 -10,8

23,9 12,7 3,3 29,4 33,6 25,0 36,0 15,3 3,0 16,7 10,4 14,8 21,2 19,6 21,6 6,4 8,9 17,2 2,0 -0,6 -7,5

Fonte: Istat UMB

miglioramento

eccellenza

FVG

CAL SAR

Var. % 2006-2007 (Y=3,9)

PUG MAR BAS MOL LIG

CAM VEN

TOS

Italia

SIC

EMI

ABR

TAA

LOM

PIE

AOS

recessione

rallentamento

Anno 2007 (X=63,4)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

147


Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con più di dieci addetti Tasso di crescita dell’indicatore

MIGLIORAMENTO Italia

Lazio

104

102

2000 = 100

Indicatore 8|1

Quaderni dello sviluppo economico

101

100

99

98 2003

2004

2005

2006

2008

indicatore rappresenta la percentuale di imprese (con più di dieci addetti) dei settori industria e servizi che dispongono di personal computer sul totale di riferimento. Per la natura dei fenomeni oggetto di studio, il carattere sperimentale delle prime indagini e la recente esigenza di armonizzare le rilevazioni sull’Ict in ambito europeo, la “Rilevazione sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle imprese” svolta dall’Istat ha subito, nel corso degli anni, profonde modifiche riguardanti i settori di attività economica considerati. Dall’anno 2003 sono state considerate le seguenti attività economiche (Ateco 2002): D (Attività manifatturiere), F (Costruzioni), G (Commercio all’ingrosso ed al dettaglio, riparazioni di e beni personali e per la casa ), H (solo relativamente a 551 - alberghi - e 552 - campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni), I (Trasporto magazzinaggio e comunicazioni), K (Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese), O (solo a relativamente a 921 - produzione e distribuzioni cinematografiche e di video - e 922 - attività radiotelevisive). Nel 2007, il 93,5% delle imprese laziali con più di dieci addetti dispone di personal computer, a fronte di una media italiana del 96,2%. Analizzando il periodo compreso tra il 2007 e il 2008, si osserva una variazione positiva del dato a livello regionale (+1,1%), a fronte di una contrazione della media Italia (+0,5%). Analizzando il periodo 2003-2007 mediante il grafico del tasso di crescita, si nota, per il Lazio, una sostanziale stasi (-0,1%, -0,02% medio annuo), a fronte di una variazione positiva a livello nazionale (+0,5%; +0,1% medio annuo). Avendo riportato un valore inferiore e una variazione positiva rispetto a quanto registrato dall’Italia, il Lazio si colloca, nel grafico di cui sotto, nel quadrante “miglioramento”.

L’

148

2007

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 8|1 - Grado di diffusione del personal computer nelle imprese con pi첫 di dieci addetti Percentuale di imprese (con pi첫 di dieci addetti) dei settori industria e servizi che dispongono di personal computer

2005

2006

2007

2008

98,9 99,2 92,6 97,2 96,6 95,2 96,3 96,3 96,1 92,3 96,0 95,7 93,9 94,5 92,4 96,4 95,7 98,6 93,6 94,7 89,4

98,0 99,3 94,0 99,1 97,7 98,3 97,0 97,9 97,8 94,3 95,2 96,8 97,8 93,2 94,2 97,5 97,9 96,0 92,7 98,9 89,4

98,4 96,8 93,8 97,4 97,5 96,5 96,0 95,7 92,7 95,9 95,0 95,6 96,1 95,3 94,1 91,8 96,9 93,4 92,9 94,4 90,0

99,2 98,9 94,5 98,5 97,5 98,5 96,5 96,8 96,4 95,8 96,4 96,4 95,7 97,8 89,5 93,7 96,7 94,2 96,5 95,6 90,7

98,7 96,4 94,1 98,1 97,4 97,6 97,5 97,9 95,9 94,7 92,4 96,6 95,9 94,6 94,6 96,5 97,3 96,3 92,5 95,8 94,7

99,0 98,7 98,1 97,9 97,7 97,4 97,3 96,6 96,6 96,5 96,5 96,2 95,9 95,7 95,1 94,3 94,3 94,3 93,5 92,5 90,4

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Var. % 2003-2008

2004

Trentino - Alto Adige Valle D'Aosta Basilicata Piemonte Lombardia Friuli - Venezia Giulia Veneto Emilia - Romagna Marche Calabria Molise Italia Toscana Liguria Abruzzo Umbria Sardegna Campania Lazio Sicilia Puglia

Var. % 2007-2008

Regioni

2003

Rank 2008

Anni

0,3 2,3 0,0 -0,3 0,3 -0,3 -0,2 -1,3 0,7 1,9 0,0 -0,5 0,1 1,2 0,5 -2,2 -3,1 -2,1 1,1 -3,5 -4,6

12 13 14 15 16 17 18 19 20

0,0 -0,5 5,9 0,7 1,1 2,2 1,0 0,3 0,5 4,6 0,6 0,5 2,2 1,3 2,9 -2,2 -1,6 -4,4 -0,1 -2,4 1,2

Fonte: Istat e Mpi MOL

miglioramento

eccellenza

BAS

AOS Var. % 2007-2008 (Y=-0,5)

CAL LIG MAR ABR LOM

TOS

VEN FVG

Italia EMI CAM UMB

SAR SIC

recessione

PUG

rallentamento

Anno 2008 (X=-96,2)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona m

PIE

TAA

149


Grado di utilizzo di Internet nelle imprese Tasso di crescita dell’indicatore

ECCELLENZA

Italia

Lazio

155

139

2003 = 100

Indicatore 9|1

Quaderni dello sviluppo economico

123

107

91

75 2003

2004

2005

2006

2008

indicatore rappresenta la percentuale di addetti delle imprese (con più di dieci addetti) dei settori industria e servizi che utilizzano computer connessi a Internet. La “Rilevazione sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle imprese” svolta dall’Istat ha subito, nel corso degli anni, profonde modifiche riguardanti i settori di attività economica considerati. Dall’anno 2003 sono state considerate le seguenti attività economiche (Ateco 2002): D (Attività manifatturiere), F (Costruzioni), G (Commercio all’ingrosso ed al dettaglio, riparazioni di e beni personali e per la casa ), H (solo relativamente a 551 - alberghi - e 552 - campeggi ed altri alloggi per brevi soggiorni), I (Trasporto magazzinaggio e comunicazioni), K (Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese), O (solo a relativamente a 921 - produzione e distribuzioni cinematografiche e di video - e 922 - attività radiotelevisive). Con un valore per il 2008 pari a 45,0%, il Lazio si posiziona al primo posto nella classifica nazionale per l’indice in esame, davanti a Liguria (38,0%), Lombardia (34,0%) e Toscana (33,2%), superando di oltre tredici punti percentuali la media nazionale, pari a 31,5%. Analizzando l’arco temporale 2007-2008, si osserva una variazione positiva sia a livello nazionale (+8,4%) che, in maniera più marcata, a livello regionale (+16,6%). Analogamente, il grafico del tasso di crescita del periodo 2003-2008 evidenzia una variazione positiva sia per l’Italia (+29,9%, +5,0% medio annuo) che per il Lazio (+59,3%, +9,9% medio annuo). Avendo riportato un valore ed una variazione superiori a quanto registrato dall’Italia, il Lazio si colloca, nel grafico di cui sotto, nel quadrante “eccellenza”.

L’

150

2007

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf.9|1 - Grado di utilizzo di Internet nelle imprese Percentuale di addetti delle imprese (con pi첫 di dieci addetti) dei settori industria e servizi che utilizzano computer connessi a Internet

2005

2006

2007

2008

28,3 20,1 30,2 21,6 24,2 22,5 23,5 22,5 13,5 24,0 22,0 17,9 18,3 33,6 16,5 12,7 17,7 14,7 16,1 18,1 15,3

21,4 22,6 26,2 19,0 21,5 22,8 23,2 21,2 10,8 20,4 18,8 16,9 18,1 16,2 17,4 10,9 15,4 13,3 14,8 13,6 15,6

32,9 21,2 30,0 22,6 24,8 24,0 25,7 24,3 11,8 22,7 21,3 15,8 19,1 17,3 18,8 17,4 16,9 11,7 14,4 15,2 14,9

37,6 26,7 32,7 26,0 28,2 28,1 28,1 26,6 16,6 21,5 24,1 17,0 20,8 38,5 22,9 17,1 17,4 15,9 18,5 17,6 27,2

38,6 31,6 31,8 30,2 29,1 30,7 30,8 26,6 18,8 22,3 25,2 20,9 23,1 25,9 20,4 19,3 20,2 17,9 21,0 19,7 18,4

45,0 38,0 34,0 33,2 31,5 31,3 31,3 30,5 28,3 27,3 26,8 25,4 24,5 24,1 23,5 22,8 20,9 20,2 20,1 19,9 19,7

Fonte: Istat BAS

Var. % 2007-2008 (Y=8,4)

miglioramento

eccellenza

FVG SAR

LIG

MOL MAR

TAA

PUG TOS Italia SIC UMB ABR

LOM

VEN EMI PIE

CAL CAM recessione

rallentamento

AOS Anno 2008 (X=31,5)

m

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

16,6 20,2 6,9 9,9 8,4 2,0 1,4 14,6 0,0 22,6 6,1 21,3 5,8 -7,0 14,9 0,0 3,4 13,2 -4,0 1,2 7,2

Var. % 2003-2008

2004

Lazio Liguria Lombardia Toscana Italia Emilia - Romagna Piemonte Trentino - Alto Adige Basilicata Friuli - Venezia Giulia Veneto Sardegna Umbria Valle D'Aosta Marche Molise Abruzzo Puglia Campania Calabria Sicilia

Var. % 2007-2008

Regioni

2003

Rank 2008

Anni

59,3 89,2 12,5 53,8 29,9 39,0 33,1 35,5 110,1 13,7 21,8 42,1 33,5 -28,2 42,3 79,5 17,7 37,4 24,7 9,9 28,8

151


Grado di diffusione di Internet nelle famiglie Tasso di crescita dell’indicatore

ECCELLENZA Italia

Lazio

275

240

2000 = 100

Indicatore 10|1

Quaderni dello sviluppo economico

205

170

135

100 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2007

2008

indicatore rappresenta la percentuale di famiglie che dichiarano di possedere l’accesso a Internet sul totale. Nell’anno 2004 l’Indagine Multiscopo ha subito lo spostamento del periodo di rilevazione, da novembre a gennaio-febbraio 2005, per accogliere le esigenze maturate in sede internazionale, legate alla necessità di fornire con periodicità annuale i dati necessari al calcolo degli indicatori eEurope2005 (Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio approvato il 21 aprile 2004 (n. 808/2004). Pertanto, i dati dell’anno 2004 non sono disponibili. Con un valore per il 2008 pari a 49,4%, il Lazio si posiziona al primo posto nella classifica nazionale per l’indice in esame, davanti a Lombardia (48,6%), Trentino Alto Adige (47,3%) e Friuli Venezia Giulia (47,0%), superando di oltre sette punti percentuali la media nazionale, pari a 42,0%. Analizzando l’arco temporale 20072008, si osserva una variazione positiva sia a livello nazionale (+8,3%) che, in maniera più marcata, a livello regionale (+15,5%). Analogamente, il grafico del tasso di crescita del periodo 2000-2008 evidenzia una variazione positiva sia per l’Italia (+173,4%, +19,3% medio annuo) che per il Lazio (+155,0%, +17,2% medio annuo). Avendo riportato un valore ed una variazione superiori a quanto registrato dall’Italia, il Lazio si colloca, nel grafico di cui sotto, nel quadrante “eccellenza”.

L’

152

2006

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 10|1 - Grado di diffusione di Internet nelle famiglie Percentuale di addetti delle imprese (con pi첫 di dieci addetti) dei settori industria e servizi che utilizzano computer connessi a Internet

-

40,0 42,0 39,5 36,7 38,1 34,5 38,3 36,7 37,6 38,7 35,6 39,7 34,4 33,5 33,5 36,3 29,0 31,7 27,2 26,6 28,7

42,8 45,7 44,7 38,4 39,6 37,5 43,2 41,6 40,9 40,3 38,8 41,5 37,6 39,9 37,4 34,3 33,9 33,2 31,7 28,6 29,3

49,4 48,6 47,3 47,0 46,8 44,8 44,4 44,2 42,9 42,8 42,0 41,3 41,3 40,3 40,0 38,5 37,2 34,6 33,5 31,6 31,2

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

15,5 6,3 5,9 22,3 18,1 19,5 2,6 6,2 4,9 6,2 8,3 -0,4 0,0 1,1 7,0 0,0 9,5 4,2 5,7 10,7 6,4

Var. % 2000-2008

39,9 39,4 38,7 38,5 35,9 30,9 38,0 36,3 37,7 38,5 34,5 37,1 29,4 37,8 32,8 35,3 29,4 28,6 28,8 23,4 27,2

Var. % 2007-2008

Rank 2008

33,0 34,6 32,7 29,8 32,6 32,1 33,7 29,9 30,3 33,9 30,3 31,5 27,6 32,8 27,8 32,9 29,1 30,4 24,1 21,2 24,4

2008

32,9 35,3 36,9 34,0 32,5 26,4 33,8 32,0 31,9 33,5 30,1 34,0 25,8 27,7 30,2 32,5 22,7 26,9 22,2 21,3 22,9

2007

2003

28,3 30,3 29,9 24,8 26,1 26,4 28,8 25,8 27,1 25,5 25,5 29,0 19,8 27,6 25,1 20,5 23,3 24,3 18,9 15,6 19,5

2006

2002

19,4 18,7 17,5 16,2 18,3 14,8 15,5 14,7 17,3 16,1 15,4 16,5 11,7 15,5 16,9 11,4 12,9 13,3 7,2 9,8 9,4

2005

2001

Lazio Lombardia Trentino-A.A. Friuli-V.G. Emilia-Rom. Valle D'Aosta Veneto Sardegna Umbria Marche Italia Toscana Molise Abruzzo Piemonte Basilicata Campania Liguria Calabria Sicilia Puglia

2004

Regioni

2000

Anni

155,0 159,5 171,0 190,3 155,1 202,6 185,6 200,4 148,4 165,3 173,4 150,7 253,7 160,6 136,6 238,1 188,5 160,8 367,8 223,5 232,1

Fonte: Istat e Mpi miglioramento

eccellenza

FVG

AOS

Var. % 2007-2008 (Y=8,3)

EMI

BAS SIC MOL

CAM

Italia PIE PUG

MAR

SAR

CAL UMB LIG VEN ABR recessione

TOS Anno 2008 (X=42,0)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

rallentamento

TAA

LOM

153



Quaderni dello sviluppo economico

FOCUS DI APPROFONDIMENTO

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

155


Quaderni dello sviluppo economico

IL SISTEMA DELLA RICERCA NEL LAZIO

156

Premessa3 In questa parte del rapporto è presentato un focus sulla ricerca e sviluppo nel Lazio. Obiettivo principale è delineare, attraverso una serie di dati e di informazioni che approfondiscono quanto già evidenziato nella parte seconda, un profilo quantitativo comparato della ricerca e sviluppo (R&S) della regione Lazio, con particolare riferimento alla ricerca pubblica e privata, fornendo elementi e dati utili ad approfondire la “conoscenza” presente nella regione, al fine di poterne anticipare le traiettorie di sviluppo e, soprattutto, di renderla più facilmente ed efficacemente fruibile all’economia regionale. In particolare questa parte del rapporto è suddivisa in quattro capitoli. Il primo presenta i dati generali relativi alla spesa in R&S a livello regionale, effettuando una comparazione del Lazio con le altre regioni; in particolare sono illustrati una serie di dati sulla Ricerca e Sviluppo prevalentemente riferiti alla ricerca scientifica e allo sviluppo svolto all’interno delle imprese, delle istituzioni pubbliche, delle istituzioni private non profit e delle amministrazioni pubbliche, oltre al numero degli addetti impegnati in attività di ricerca. Si tratta di un’analisi comparata a livello regionale su quanto e dove si investe in ricerca, a livello generale prima e industriale poi, al fine di individuare i settori di specializzazione in ricerca delle imprese laziali. Il capitolo si articola in due paragrafi. Nel primo paragrafo si riportano i dati della spesa in R&S, anche in rapporto alla popolazione, mentre nel secondo si analizzano i dati relativi al personale addetto alla R&S. Il secondo capitolo presenta un’analisi comparata regionale della ricerca privata del Lazio. Vengono riportati, i dati relativi alla spesa per settore economico e gli indici di specializzazione settoriale della R&S nel Lazio in confronto con le altre regioni italiane Il terzo è dedicato al tema della produzione brevettuale, pubblica e privata.

3

Lo studio riportato in questa parte del rapporto è stato elaborato con il supporto scientifico dell’Ing. Giovanni Abramo - Research Value S.r.l

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Il capitolo è articolato come segue. Nel primo paragrafo è descritta la metodologia adottata per il censimento dei depositi brevettuali. Il secondo paragrafo è dedicato alla presentazione dei risultati delle analisi condotte sul sistema pubblico di ricerca. Viene analizzata la serie storica dei depositi brevettuali (nazionali e internazionali) delle istituzioni pubbliche di ricerca e presentato un confronto rispetto alla media nazionale dell’intensità di brevettazione aggregata per unità di risorsa. Si passa poi ad una analisi settoriale del portafoglio brevettuale e a un approfondimento per singola istituzione (internazionalizzazione del portafoglio brevettuale e intensità di collaborazione con altri soggetti). Il terzo paragrafo presenta la distribuzione dei depositi per soggetto titolare privato (azienda o persona fisica). Il quarto paragrafo presenta l’analisi delle co-titolarità di istituzioni pubbliche di ricerca laziali con soggetti privati intra-regionali ed extra-regionali e delle aziende private laziali con istituzioni pubbliche di ricerca nazionali extra-regionali. IL SISTEMA DELLA RICERCA NEL LAZIO: UN QUADRO DI SINTESI Le caratteristiche più salienti dell’economia nazionale sono la debole crescita economica unita ad una bassa produttività. La crescita economica di lungo periodo dipende quasi esclusivamente dalla crescita della produttività che risulta a sua volta influenzata da una molteplicità di fattori. Uno dei più importanti è sicuramente il progresso tecnologico che si fonda sulla capacità di rendere disponibile all’economia del paese un’adeguata base di conoscenze scientifico-tecnologiche e di favorirne la rapida e diffusa utilizzazione. Si rendono quindi necessari da una parte l’intensificazione delle attività di ricerca e sviluppo nel settore privato, dall’altra un ruolo sempre più centrale e strategico da parte delle Università e degli Enti di ricerca pubblici. Occorre non solo ottenere più risultati e di maggior qualità dall’attività di ricerca ma anche e soprattutto trasferirli con efficacia al sistema industriale e istituzionale. Il profilo dell’infrastruttura scientifico-tecnologica del Lazio rispetto al contesto nazionale è di seguito riassunta attraverso alcune statistiche comparate. Nel 2007 l’attività di R&S in Italia si concentra soprattutto in Lombardia, Lazio e Piemonte; queste tre regioni rappresentano il 49,1% della spesa per R&S totale, il 56,5% della spesa delle imprese, il 52,7% di quella delle istituzioni pubbliche e il 32,1% di quella sostenuta dalle università. La regione Lazio (15,2%), in particolare, si colloca al secondo posto per quota di spesa in ricerca, dietro la Lombardia (21,4%) e davanti al Piemonte (12,5%) e all’Emilia Romagna (11,1%). L’aspetto più saliente del Lazio è la struttura anomala della distribuzione della spesa destinata alla R&S. Si osserva, infatti, una vistosa sproporzione fra la spesa pubblica e la spesa privata: oltre il 50% della R&S del Lazio viene eseguita in ambito pubblico. Quote diametralmente opIl Lazio e la Strategia di Lisbona

157


Quaderni dello sviluppo economico

158

poste si registrano per Lombardia e Piemonte. Il Lazio detiene il primato nella spesa in R&S delle istituzioni pubbliche (41,1% del totale nazionale delle istituzioni pubbliche) ed è appena dietro la Lombardia (13,0%) per quella che riguarda le università (12,5%). Invece per quanto riguarda la spesa effettuata intra-muros dalle imprese, il Lazio (10,0%) si colloca solo al quarto posto, dietro Lombardia (28,1%), Piemonte (18,4%) ed Emilia Romagna (11,7%). I dati relativi alla spesa in R&S pro-capite mostrano il Lazio (505€) al secondo posto dietro a Piemonte (524€) e davanti l’Emilia Romagna (478€), con un valore quasi doppio rispetto al dato nazionale (308€). Se invece si fa riferimento alla quota di personale addetto alla R&S sul totale nazionale il Lazio si colloca al secondo posto (15,7%) preceduto dalla Lombardia (19,0%) e seguito dall’Emilia Romagna (11,1%) e dal Piemonte (10,3%). L’analisi di dettaglio settoriale mostra che, nell’ambito delle Istituzioni pubbliche, il Lazio con il 43,3% di addetti surclassa tutte le altre regioni: nell’ordine Emilia-Romagna (10,3%) e Lombardia (7,5%). Nel settore universitario il Lazio è al secondo posto, con un numero di addetti pari al 11,6% del totale nazionale, preceduto dalla Lombardia (12,5%) e seguito dalla Toscana (10,0%) e dall’Emilia Romagna (9,8%). Per quanto riguarda invece il numero di addetti nelle imprese, il Lazio si colloca al quinto posto con il 8,5% degli addetti sul totale nazionale, preceduto da Lombardia (26,2 %), Piemonte (15,2 %), Emilia Romagna (13,0%) e Veneto (10,8%). Nel Lazio la spesa privata in R&S risulta concentrata principalmente nel manifatturiero. Tuttavia in base all’indice di specializzazione settoriale, che indica il livello di “vantaggio comparato” di ricerca nei diversi settori economici, le imprese laziali risultano superiori alla media nazionale soltanto nella sezione relativa ai servizi (K). Al 1° livello della classificazione Ateco risultano solo 5 su 17 le sezioni economiche in cui le imprese laziali svolgono ricerca (D, F, G, I, K). La maggior parte della spesa nel Lazio si concentra nella sezione D-Attività manifatturiere (40,8% contro il 70,2% a livello nazionale) e nella sezione K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese. In questo caso l’incidenza percentuale per il Lazio (27,0 %) risulta maggiore di quella nazionale (17,7%). Seguono, nell’ordine, la sezione G-Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa con un valore pari allo 0,61% (dato nazionale 2,6% ) e la sezione I-Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni con un’incidenza del 0,36% (dato nazionale 5,2%). In particolare il Lazio si posiziona al secondo posto tra le regioni italiane per spesa in R&S nella sezione I-Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni e terza nella sezione KAttività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese. Nell’ambito della sezione D-Attività manifatturiere, le sottosezioni meglio posizionate in ambito nazionale sono: DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche (2°); DG-Fabbricazione di prodotti Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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chimici e di fibre sintetiche e artificiali (3°). Al 2° livello le imprese laziali investono in R&S in 19 divisioni su 62. In 3 di queste: DL-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi; I-63-Attività di supporto ed ausiliarie dei trasporti; attività delle agenzie di viaggio le imprese laziali investono in R&S inequivocabilmente più delle imprese delle altre regioni. Al 3° livello le imprese laziali investono in R&S in 19 gruppi su 224. Il primato nazionale si registra in 2 gruppi: D-332-Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova, navigazione e simili, escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali; I-632-Altre attività connesse ai trasporti; K-732-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche. Al 1° livello è solo una la sezione in cui l’indice di specializzazione settoriale4 (ISS) supera l’unità: K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese. A livello intermedio si trovano solo 2 sottosezioni con valori di ISS superiori ad 1: DG–Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali e DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche. Su 19 divisioni, in 7 il valore di ISS supera l’unità. Inoltre in 2 di queste 7, il Lazio risulta primo nella classifica delle regioni italiane. Si tratta delle divisioni: DL-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi e K-74-Attività di servizi alle imprese. Al 3° livello il Lazio risulta nelle prime 3 posizioni in 6 gruppi, mentre la prima posizione è raggiunta in 3 casi: D-332-Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova, navigazione e simili, escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali, K-732-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche, K-742-Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici. Per quanto riguarda la produzione brevettuale si osserva che tra il 2000 e il 2009, le organizzazioni private operanti nel Lazio hanno depositato in Italia 4.675 brevetti. In termini di produttività brevettuale, l’analisi comparata evidenzia un sostanziale ritardo del Lazio. Il numero di depositi per unità di spesa in R&S e per addetto mostra valori nettamente inferiori alle medie nazionali. Anche standardizzando il dato rispetto al numero di abitanti e agli occupati totali del territorio, la regione mostra un forte ritardo con un numero di brevetti per abitante e per occupato che è circa la metà della media italiana.

4

L’indice di specializzazione settoriale, indica il livello di “vantaggio comparato” di ricerca nei diversi settori economici di una regione. Si calcola come rapporto tra l’incidenza della spesa in R&S in un settore, sul totale della spesa in R&S di una regione, e lo stesso valore calcolato, invece, a livello nazionale. Un indice di specializzazione settoriale pari a 1 indica che la percentuale di spesa in R&S in un settore equivale a quella nazionale. Un valore inferiore ad 1 indica una specializzazione settoriale inferiore alla media nazionale. Un valore superiore all’unità individua invece un settore in cui la quota di spesa in R&S risulta superiore alla media nazionale. Partendo dall’indice di specializzazione settoriale è possibile trarre conclusioni sulla presenza e sull’importanza della spesa regionale per R&S in specifici settori economici.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

159


Quaderni dello sviluppo economico

160

Relativamente al portafoglio brevettuale delle istituzioni pubbliche di ricerca laziali, sono stati censiti, tra gli anni 2000 e 2009, un totale di 620 depositi brevettuali, di cui 443 in Italia (per l’intero periodo considerato) e 177 all’estero (per il solo periodo 2000-2007). Il dato provinciale evidenzia che la provincia di Roma, con il 75,3% della produzione brevettuale, domina il portafoglio dei depositi della Regione. Le co-titolarità di brevetti depositati congiuntamente da istituzioni pubbliche laziali e aziende italiane mostrano che dei 52 brevetti individuati solo 12 rivelano una partnership a carattere locale essendo l’azienda co-titolare ubicata nel Lazio. Il fenomeno della collaborazione tra istituzioni di ricerca e aziende private, ancorché molto poco sviluppato, rivela che la maggior parte dei brevetti laziali in co-titolarità presenta come co-titolari aziende extra-regionali. Sebbene il valore assoluto della spesa in R&S collochi il Lazio al secondo posto tra le regioni, italiane la distribuzione della stessa, prevalentemente concentrata nel settore pubblico (64,0%), ne condiziona il pieno impatto sulla competitività del sistema produttivo e sul conseguente sviluppo economico research-based. A questo si aggiunge una bassa intensità relativa di brevettazione in ambito privato (oltre che pubblico) a conferma delle specializzazioni produttive del territorio in settori di attività economica a basso e medio-basso contenuto di conoscenza. In un contesto così caratterizzato il trasferimento tecnologico pubblico-privato, assume una rilevanza strategica fondamentale. L’analisi delle co-titolarità dei brevetti depositati dal settore pubblico laziale rivela, però, che una parte minima è realizzato insieme a imprese localizzate sul territorio regionale, essendo la maggior parte realizzati con imprese del Nord. L’analisi condotta dovrebbe stimolare opportuni interventi di policy al fine di indurre una maggiore appropriabilità territoriale delle ricadute socio-economiche dei risultati della ricerca pubblici.

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1. IL PROFILO DELLA RICERCA E SVILUPPO NEL LAZIO: UN’ANALISI COMPARATA A LIVELLO REGIONALE

a crescita economica di lungo periodo dipende quasi esclusivamente da un unico ingrediente: la crescita della produttività, a sua volta influenzata da una molteplicità di fattori. Il più importante di questi è forse il progresso tecnologico, per cui la crescita più rapida di alcuni paesi industrializzati rispetto ad altri è essenzialmente determinata dalla capacità di rendere disponibile all’economia del paese un’adeguata base di conoscenze scientifico-tecnologiche e di favorirne la rapida e diffusa utilizzazione. Anche le risorse naturali hanno un effetto sulla produttività. A parità di altre condizioni, i paesi riccamente dotati di preziose risorse naturali hanno un Pil reale pro capite più elevato di quello di altri paesi meno fortunati. Il Lazio, rispetto ad altre regioni italiane, gode indubbiamente di una risorsa “ereditata” di inestimabile valore: i suoi beni culturali, il cui sempre più efficiente “sfruttamento” concorre ad alimentare la crescita del suo Pil reale. Un’altra importante risorsa, di cui si percepisce la rilevanza relativa, ma non ancora altrettanto adeguatamente esplorata e sfruttata, è il più ricco giacimento di “conoscenza scientifica pubblica” del paese.

L

1.1. LA SPESA PER RICERCA E SVILUPPO NEL LAZIO La distribuzione della spesa in ricerca e sviluppo italiana, per settore d’esecuzione e regione nell’anno 2007 (ultimo anno disponibile) è riportata in Tabella 1. A livello regionale si osserva che, in termini assoluti, i valori più elevati della spesa in R&S si riscontrano nell’ordine in Lombardia, Lazio e Piemonte mentre nelle ultime posizioni si trovano nell’ordine Basilicata, Molise e Valle d’Aosta. L’aggregazione a livello di macro-area geografica mostra che il Nord-Ovest (36,8%) copre più di un terzo della spesa totale; seguono il Centro (23,5%), il NordEst (22,1%) e il Mezzogiorno (17,6%). La Figura 1 che segue, riporta la composizione della spesa totale in R&S per macro-area geografica. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

161


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Tabella 1: Spesa per R&S intra-muros per settore d’esecuzione e regione, anno 2007 (valori –in migliaia di euro) REGIONI

162

Università

Istituzioni pubbliche

Istituzioni private non profit

Imprese

Totale

Rank

Lombardia

707.089

196.163

355.159

2.661.812

3.920.223

1

Lazio

688.839

1.086.361

54.975

943.877

2.774.052

2

Piemonte

364.676

112.014

69.624

1.736.296

2.282.610

3

Emilia-Romagna

492.657

412.566

7.930

1.103.529

2.016.682

4

Veneto

340.419

145.989

14.872

731.019

1.232.299

5

Campania

551.068

89.754

37.384

538.551

1.216.757

6

Toscana

529.864

84.346

10.072

424.442

1.048.724

7

Sicilia

445.347

75.696

6.517

167.713

695.273

8

Puglia

326.526

66.643

36.591

113.580

543.340

9

Liguria

128.049

56.762

8.861

314.360

508.032

10

Friuli-V. G.

153.521

102.968

8.228

230.385

495.102

11

Abruzzo

119.403

44.759

935

124.155

289.252

12

Marche

117.879

13.514

195

139.416

271.004

13

Sardegna

158.150

14.199

437

25.264

198.050

14

Umbria

133.837

15.379

497

39.601

189.314

15

58.609

66.127

4.841

53.132

182.709

16

122.845

17.341

124

12.736

153.046

17

P.A. di Bolzano

10.023

1.919

16.230

63.968

92.140

18

Basilicata

22.881

33.849

23

18.412

75.165

19

Molise

19.612

4.469

143

4.387

28.611

20

3.950

3.439

3.573

8.021

18.983

21

5.495.244

2.644.257

637.211

9.454.656

18.231.368

Nord-ovest

368.378

437.217

4.720.489

1.203.764

6.729.848

Nord-est

729.569

52.101

2.182.033

1.055.229

4.018.932

1.199.600

65.739

1.547.336

1.470.419

4.283.094

Mezzogiorno

346.710

82.154

1.004.798

1.765.832

3.199.494

Nord-ovest

368.378

437.217

4.720.489

1.203.764

6.729.848

P. A. di Trento Calabria

Valle d'Aosta ITALIA

Centro

Fonte Istat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Figura 1: Composizione della spesa totale in R&S per macro-area geografica, anno 2007 80% Nord-ovest 68,7

70%

Nord-est

60%

Centro 49,9

50%

Mezzogiorn

45,4

40% 32,1 27,6

30%

26,6

23,1

20% 13,8

13,2 8,1

10% 0

22,0 16,4

Istituzioni pubbliche

10,4

12,8

Istituzioni private non profit

19,3

10,6

Imprese

Università

Fonte Istat

Il peso della regione Lazio a livello macro-territoriale è rilevante: la quota percentuale della spesa totale rispetto alle altre regioni del Centro (comprendente oltre il Lazio, la Toscana, l’Umbria e le Marche) è pari a circa il 65%. L’analisi della spesa regionale per settore d’esecuzione rispetto, al relativo valore nazionale (Tabella 2), mostra la forte concentrazione della spesa in R&S delle istituzioni pubbliche nel Lazio (41,1%); seguono infatti molto distanziate Emilia Romagna (15,6%), Lombardia (7,4%), Veneto (5,5%) e Piemonte (4,2%). Per quanto riguarda la spesa effettuata dalle università, il Lazio (12,5%) è seconda seguendo la Lombardia (13,0%) e precedendo nell’ordine la Campania (10,0%) e la Toscana (9,6%). Nel settore non profit il Lazio (8,7%) è terzo, preceduto da Lombardia (55,7%) e Piemonte (11,0%), e seguito dalla Campania (5,9%). Per quanto riguarda infine la spesa effettuata intra-muros delle imprese, il Lazio (10,0%) si colloca al quarto posto, dopo la Lombardia (28,1%), il Piemonte (18,4%) e l’ Emilia Romagna (11,7%). Analizzando la ripartizione per settore di esecuzione della spesa in R&S nel Lazio (Figura 2), si osserva che il 39,2% è speso dalle istituzioni pubbliche, il 24,8% dalle università, il 34,0% dalle imprese e infine 2,0% dalle istituzioni private non profit. A livello nazionale la ripartizione è la seguente: istituzioni pubbliche, 14,5%; università, 30,1%; imprese, 51,9%;non profit, 3,5%. La composizione della spesa della regione Lazio è evidentemente sbilanciata verso le istituzioni pubbliche con una quota pari a più del doppio rispetto a quella nazionale. La situazione è diversa per la spesa in R&S effettuata dalle università, che risulta di 5 punti percentuali inferiore alla quota nazionale. La quota di R&S eseguita nelle imprese risulta invece di circa 18 punti percentuali inferiore a quella nazionale. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

163


Quaderni dello sviluppo economico

REGIONI

REGIONI

Imprese

REGIONI

Totale

Istituzioni private non profit

Istituzioni pubbliche

Lombardia

13,00 %

Lazio

41,10%

Lombardia

55,70 %

Lombardia

28,10%

Lombardia

21,40%

2

Lazio

12,50 %

Emilia Romagna

15,60%

Piemonte

11,00 %

Piemonte

18,40%

Lazio

15,20%

3

Campania

10,00 %

Lombardia

7,40%

Lazio

8,70%

Emilia Romagna

11,70%

Piemonte

12,50%

4

Toscana

9,60%

Veneto

5,50%

Campania

5,90%

Lazio

10,00%

Emilia Romagna

11,10%

5

Emilia Romagna

9,00%

Piemonte

4,20%

Puglia

5,70%

Veneto

7,70%

Veneto

6,80%

6

Sicilia

8,10%

Friuli-Venezia Giulia

3,90%

P.A. di Bolzano

2,50%

Campania

5,70%

Campania

6,70%

7

Piemonte

6,60%

Campania

3,40%

Veneto

2,30%

Toscana

4,50%

Toscana

5,80%

8

Veneto

6,20%

Toscana

3,20%

Toscana

1,60%

Liguria

3,30%

Sicilia

3,80%

9

Puglia

5,90%

Sicilia

2,90%

Liguria

1,40%

Friuli Venezia Giulia

2,40%

Puglia

3,00%

1 0

Sardegna

2,90%

P.A. di Trento

2,50%

Friuli-Venezia Giulia

1,30%

Sicilia

1,80%

Liguria

2,80%

1 1

Friuli Venezia Giulia

2,80%

Puglia

2,50%

Emilia Romagna

1,20%

Marche

1,50%

Friuli Venezia Giulia

2,70%

1 2

Umbria

2,40%

Liguria

2,10%

Sicilia

1,00%

Abruzzo

1,30%

Abruzzo

1,60%

1 3

Liguria

2,30%

Abruzzo

1,70%

P.A. di Trento

0,80%

Puglia

1,20%

Marche

1,50%

1 4

Abruzzo

2,20%

Basilicata

1,30%

Valle d'Aosta

0,60%

P.A. di Bolzano

0,70%

Sardegna

1,10%

1 5

Calabria

2,20%

Calabria

0,70%

Umbria

0,10%

P.A. di Trento

0,60%

P.A. di Trento

1,00%

1 6

Marche

2,10%

Umbria

0,60%

Abruzzo

0,10%

Umbria

0,40%

Umbria

1,00%

1 7

P.A. di Trento

1,10%

Marche

0,50%

Sardegna

0,10%

Sardegna

0,30%

Calabria

0,80%

1 8

Molise

0,40%

Sardegna

0,50%

Marche

0,00%

Basilicata

0,20%

P.A. di Bolzano

0,50%

1 9

Basilicata

0,40%

Molise

0,20%

Molise

0,00%

Valle d'Aosta

0,10%

Basilicata

0,40%

2 0

P.A. di Bolzano

0,20%

Vall d'Aosta

0,10%

Basilicata

0,00%

Calabria

0,10%

Molise

0,20%

2 1

Valle d'Aosta

0,10%

P.A. di Bolzano

0,10%

Calabria

0,00%

Molise

0,00%

Valle d'Aosta

0,10%

ITALIA

100%

ITALIA

100%

ITALIA

100%

ITALIA

100%

ITALIA

100%

REGIONI

1

REGIONI

164

UniversitĂ

Tabella 2: Spesa per R&S intra-muros per settore d’esecuzione rispetto al valore nazionale, anno 2007

Fonte: Elaborazione dati Istat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Figura 2: La spesa in R&S per settore, nel Lazio e in Italia, anno 2007 120 Università Imprese 100 Istituzioni private non profit 24,8%

30,1%

Istituzioni pubbliche

80

60

34,0% 51,9

40

20

2,00% 39,2% 3,5% 14,5

0 Lazio

ITALIA

Fonte: Elaborazione dati Istat

Un approfondimento merita la relazione tra la spesa effettuata nel settore pubblico (istituzioni pubbliche e università) e la spesa delle imprese (Tabella 3). Se a livello nazionale il rapporto spesa pubblica/spesa privata è 86% (avendo escluso il settore privato non profit), non altrettanto si può dire delle singole regioni che presentano forti differenze anche in relazione alle macro-aree geografiche di appartenenza. Nel caso del Lazio, la spesa effettuata in ambito pubblico è quasi due volte quella effettuata dalle imprese. Mentre il Lazio, poi, presenta la maggiore differenza tra spesa per R&S eseguita in ambito pubblico e spesa privata (831.323 €), la Lombardia presenta il primato diametralmente opposto (-1.758.560 €). Se si considera infine la quota della spesa pubblica sul totale della spesa, effettuata dalle istituzioni pubbliche e dalle imprese, si osserva che il Lazio con il 65% risulta nono nella classifica per regioni, ben al di sopra della media nazionale che si attesta al 46%. I valori più elevati appartengono nell’ordine a Calabria (92%), Sardegna (87%), e Molise (85%); all’estremo opposto si collocano invece Provincia autonoma di Bolzano (16%), Piemonte (22%) e Lombardia (25%).

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

165


Quaderni dello sviluppo economico

Tabella 3: Relazione fra spesa in R&S pubblica e privata a livello regionale, anno 2007 (migliaia di euro)

REGIONI

Piemonte

Spesa nel settore privato (Imprese)

Rapporto spesa nel pubblico spesa nel privato

Differenza spesa pubblic e spesa privata

Quota spesa pubblica sul totale (spesa pubblica + spesa imprese)

2.282.610

476.690

1.736.296

27,50%

-1.259.606

22%

18.983

7.389

8.021

92,10%

-632

48%

3.920.223

903.252

2.661.812

33,90%

-1.758.560

25%

Provincia autonoma di Trento

182.709

124.736

53.132

234,80%

71.604

70%

Provincia autonoma di Bolzano

92.140

11.942

63.968

18,70%

-52.026

16%

1.232.299

486.408

731.019

66,50%

-244.611

40%

Friuli Venezia Giulia

495.102

256.489

230.385

111,30%

26.104

53%

Liguria

508.032

184.811

314.360

58,80%

-129.549

37%

Emilia Romagna

2.016.682

905.223

1.103.529

82,00%

-198.306

45%

Toscana

1.048.724

614.210

424.442

144,70%

189.768

59%

Umbria

189.314

149.216

39.601

376,80%

109.615

79%

Marche

271.004

131.393

139.416

94,20%

-8.023

49%

2.774.052

1.775.200

943.877

188,10%

831.323

65%

289.252

164.162

124.155

132,20%

40.007

57%

28.611

24.081

4.387

548,90%

19.694

85%

1.216.757

640.822

538.551

119,00%

102.271

54%

543.340

393.169

113.580

346,20%

279.589

78%

Basilicata

75.165

56.730

18.412

308,10%

38.318

75%

Calabria

153.046

140.186

12.736

1100,70%

127.450

92%

Sicilia

695.273

521.043

167.713

310,70%

353.330

76%

Sardegna

198.050

172.349

25.264

682,20%

147.085

87%

18.231.368

8.139.501

9.454.656

86,10%

-1.315.155

46%

Nord-Ovest

6.729.848

1.572.142

4.720.489

33%

-3.148.347

25%

Nord-Est

4.018.932

1.784.798

2.182.033

82%

-397.235

45%

Centro

4.283.094

2.670.019

1.547.336

173%

1.122.683

63%

Mezzogiorno

3.199.494

2.112.542

1.004.798

210%

1.107.744

68%

Valle d'Aosta Lombardia

Veneto

166

Totale

Spesa nel settore pubblico (IP+UNIV)

Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia

ITALIA

Fonte: Elaborazione dati Istat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

1.2 SPESA REGIONALE PER R&S IN RAPPORTO ALLA POPOLAZIONE L’analisi della spesa in R&S rispetto alla popolazione residente (Tabella 4), mostra che il Lazio si posiziona al secondo posto, con una spesa totale in R&S pro-capite di 505€, dietro al Piemonte (524€) e davanti all’Emilia Romagna (478€) e alla Lombardia (411€), con un valore quasi doppio rispetto alla media nazionale (308€). Analizzando nel dettaglio i singoli settori di esecuzione, il Lazio si conferma ancora una volta al primo posto (198€) nella spesa in R&S pro-capite delle Istituzioni pubbliche, con discreto margine sulla provincia Autonoma di Trento (130€) e Emilia Romagna (98€). Per quanto riguarda invece le università, il Lazio si colloca al quarto posto (125€) dietro, nell’ordine, a Umbria (153€), Toscana (146€) e Friuli-Venezia Giulia (127€). Passando invece al mondo delle imprese, il Lazio si posiziona al sesto posto (172€) dietro Piemonte (399€), Lombardia (279€), Emilia Romagna (261€), Liguria (196€) e Friuli Venezia Giulia (190€).

Piemonte

364.676

112.014

Lazio

688.839 1.086.361

Emilia-Romagna

492.657

Lombardia Friuli-Venezia Giulia

Rank

Spesa tot pro-capite

Pop. al 1/01/2007

Totale

Imprese

Istituzioni private non profit

Istituzioni pubbliche

REGIONI

Università

Tabella 4: Spesa per R&S intra-muros in rapporto alla popolazione per settore e regione di esecuzione, anno 2007 (migliaia di euro)

167

69.624 1.736.296 2.282.610 4.352.828 0,524

1

54.975

943.877 2.774.052 5.493.308 0,505

2

412.566

7.930 1.103.529 2.016.682 4.223.264 0,478

3

707.089

196.163

355.159 2.661.812 3.920.223 9.545.441 0,411

4

153.521

102.968

8.228

230.385

58.609

66.127

4.841

53.132

Liguria

128.049

56.762

8.861

314.360

Toscana

529.864

84.346

Veneto

340.419

Abruzzo

495.102 1.212.602 0,408

5

182.709

0,36

6

508.032 1.607.878 0,316

7

10.072

424.442 1.048.724 3.638.211 0,288

8

145.989

14.872

731.019 1.232.299 4.773.554 0,258

9

119.403

44.759

935

124.155

Umbria

133.837

15.379

497

39.601

Campania

551.068

89.754

37.384

10.023

1.919

16.230

63.968

117.879

13.514

195

139.416

3.950

3.439

3.573

8.021

Sicilia

445.347

75.696

6.517

Puglia

326.526

66.643

36.591

P.A. di Trento

P.A. di Bolzano Marche Valle d'Aosta

507.030

289.252 1.309.797 0,221

10

189.314

11

872.967 0,217

538.551 1.216.757 5.790.187

0,21

12

487.673 0,189

13

271.004 1.536.098 0,176

14

92.140

124.812 0,152

15

167.713

695.273 5.016.861 0,139

16

113.580

543.340 4.069.869 0,134

17

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

18.983


Basilicata

22.881

33.849

23

18.412

Sardegna

158.150

14.199

437

25.264

19.612

4.469

143

4.387

122.845

17.341

124

12.736

Molise Calabria ITALIA

5.495.244 2.644.257

75.165

Rank

Spesa tot pro-capite

Pop. al 1/01/2007

Totale

Imprese

Istituzioni private non profit

Università

REGIONI

Istituzioni pubbliche

Quaderni dello sviluppo economico

591.338 0,127

18

198.050 1.659.443 0,119

19

28.611

320.074 0,089

20

153.046 1.998.052 0,077

21

637.211 9.454.656 18.231.368 59.131.287 0,308

Fonte: Elaborazione dati Istat

1.3. GLI ADDETTI ALLA R&S La distribuzione degli addetti alla R&S, per settore e regione di esecuzione, nell’anno 2007 (ultimo anno disponibile) è riportata in Tabella 5. Tabella 5: Addetti alla R&S per settore di esecuzione e regione, anno 2007 (unità espresse in equivalenti in tempo pieno) (a) 168

REGIONI

Università

Istituzioni pubbliche

Istituzioni private non profit

Imprese

Totale

Rank

24.600,30

39.595,20

1

Lombardia

8.813,90

2.649,30

3.531,70

Lazio

8.230,60

15.373,50

1.079,50

7.952,10

32.635,70

2

Emilia-Romagna

6.975,50

3.638,20

179,2

12.282,40

23.075,30

3

Piemonte

4.709,50

1.481,70

861,6

14.331,40

21.384,20

4

Veneto

4.698,20

1.516,60

412

10.145,10

16.771,90

5

Toscana

7.074,00

2.067,10

182,6

4.652,20

13.975,90

6

Campania

6.366,20

2.031,90

428,5

4.173,30

12.999,90

7

Sicilia

5.691,50

1.078,10

139,4

1.646,40

8.555,40

8

Puglia

4.557,00

993,8

447,5

1.371,50

7.369,80

9

Liguria

1.634,40

1.211,40

161,4

2.680,40

5.687,60

10

Friuli-Venezia Giulia

2.080,80

368,9

120,9

2.582,50

5.153,10

11

Marche

1.886,70

217

6,4

2.592,50

4.702,60

12

Abruzzo

1.486,70

389,1

18,3

1.397,30

3.291,40

13

Sardegna

2.086,10

315,8

34,3

451,9

2.888,10

14

Umbria

1.793,50

290,4

13,2

691,8

2.788,90

15

P.A. di Trento Calabria P.A. di Bolzano

671,7

908,5

112,5

781

2.473,70

16

1.397,40

272,4

5,6

163

1.838,40

17

99

134,1

272,7

722,7

1.228,50

18

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

REGIONI

Università

Istituzioni private non profit

Istituzioni pubbliche

Imprese

Totale

Rank

Basilicata

477,5

413,3

0,6

292,9

1.184,30

19

Molise

301,3

72

6,5

122,9

502,7

20 21

Valle d'Aosta ITALIA

31

50,8

65,6

126,2

273,6

71.062,50

35.473,90

8.080,00

93.759,80

208.376,20

Fonte: Elaborazione dati Istat (a) I consulenti che operano all’interno di imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni private non profit nello sviluppo delle attività di R&S vengono considerati a tutti gli effetti personale di ricerca.

A livello di macro-area geografica si osserva (Figura 3) che il Nord (55,5%) registra poco più della metà del totale addetti alla R&S; il Nord-Ovest (32,1%), in particolare, da solo rappresenta circa un terzo del totale. Seguono il Centro (26,0%), il Nord-Est (23,4%) e il Mezzogiorno (18,5%). Figura 3: Ripartizione degli addetti alla R&S, anno 2007 100% 15,7%

13,3%

10,4% 17,0%

80%

Mezzogiorno 18,5%

Centro Nord-est

16,0%

Nord-ovest 30,1% 13,6% 60%

50,5%

28,2% 26,0%

40%

51,9 57,1% 18,6%

44,4%

20% 14,5 32,1%

15,2% 0% Istituzioni pubbliche

Istituzioni private non profit

Imprese

Università

Fonte: Elaborazione dati Istat

L’analisi di dettaglio settoriale (Tabella 6) mostra che sul totale degli addetti il Lazio è al secondo posto con un numero di addetti pari al 15,7% del totale nazionale, mentre al primo posto c’è la Lombardia (19,0%), e a seguire, dopo il Lazio, figurano l’Emilia Romagna (11,1%) e il Piemonte (10,3%). Il Lazio e la Strategia di Lisbona

169


Quaderni dello sviluppo economico

Nell’ambito delle Istituzioni pubbliche, il Lazio con il 43,3% di addetti surclassa tutte le altre regioni5, mentre per quanto riguarda il numero di addetti nelle imprese, il Lazio si colloca al quinto posto con l’8,5% degli addetti sul totale nazionale, preceduto nell’ordine da Lombardia (26,2%), Piemonte (15,2%), Emilia Romagna (13,0%) e Veneto (10,8%).

170

1 Lombardia

12,50% Lazio

2 Lazio

Emilia 11,60% Romagna

3 Toscana

10,00% Lombardia

43,30% Lombardia 10,30 Lazio % 7,50% Piemonte

Totale

REGIONI

Imprese

REGIONI

Istituzioni private non profit

REGIONI

Istituzioni pubbliche

REGIONI

Università

REGIONI

Rank

Tabella 6: Addetti alla R&S per settore di esecuzione e regione rispetto al valore nazionale-anno 2007

43,60% Lombardia

26,20% Lombardia

19,00%

13,40% Piemonte

15,20% Lazio

15,70%

Emilia 10,70% Romagna

Emilia 13,00% Romagna

11,10%

Emilia 4 Romagna

9,80% Toscana

5,80% Puglia

5,50% Veneto

10,80% Piemonte

10,30%

5 Campania

9,00% Campania

5,70% Campania

5,30% Lazio

8,50% Veneto

8,00%

6 Sicilia

8,00% Veneto

4,30% Veneto

5,10% Toscana

5,00% Toscana

6,70%

7 Piemonte

6,60% Piemonte

4,20% P.A. di Bolzano

3,40% Campania

4,50% Campania

6,20%

8 Veneto

6,60% Liguria

3,40% Toscana

2,30% Liguria

2,90% Sicilia

4,10%

9 Puglia

6,40% Sicilia

Emilia 3,00% Romagna

2,20% Friuli - V.G.

2,80% Puglia

3,50%

1 Friuli - V.G. 0

2,90% Puglia

2,80% Liguria

2,00% Marche

2,80% Liguria

2,70%

1 Sardegna 1

A. di 2,90% P. Trento

2,60% Sicilia

1,70% Sicilia

1,80% Friuli - V.G.

2,50%

1 Marche 2

2,70% Basilicata

1,20% Friuli - V.G.

1,50% Abruzzo

1,50% Marche

2,30%

1 Umbria 3

2,50% Abruzzo

A. di 1,10% P. Trento

1,40% Puglia

1,50% Abruzzo

1,60%

1 Liguria 4

2,30% Friuli - V.G.

Valle 1,00% d'Aosta

A. di 0,80% P. Trento

0,80% Sardegna

1,40%

1 5 1 6 1 7 1 8 1 9

Abruzzo

2,10% Sardegna

0,90% Sardegna

0,40% P.A. di Bolzano

0,80% Umbria

1,30%

Calabria

2,00% Umbria

0,80% Umbria

0,20% Umbria

A. di 0,70% P. Trento

1,20%

P.A. di Trento

0,90% Calabria

0,80% Abruzzo

0,20% Sardegna

0,50% Calabria

0,90%

Basilicata

0,70% Marche

0,60% Marche

0,10% Basilicata

0,30% P.A. di Bolzano

0,60%

Molise

0,40% P.A. di Bolzano

0,40% Molise

0,10% Calabria

0,20% Basilicata

0,60%

0,10% Molise

0,20%

Valle 0,10% d'Aosta

0,10%

2 P. A. 0 di Bolzano

0,10% Molise

0,20% Calabria

Valle 0,10% d'Aosta

2 Valle 1 d'Aosta

Valle 0,00% d'Aosta

0,10% Basilicata

0,00% Molise

Fonte: Elaborazione dati Istat 5

Bisogna ricordare che il numero di addetti non comprende solo i ricercatori e il personale tecnico ma anche quello amministrativo: una regione come il Lazio in cui sono concentrate le sedi centrali di molte istituzioni pubbliche di ricerca ha quindi in forza una maggiore quota di personale dedito ad attività di supporto o indirettamente collegato alla ricerca.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Con riferimento al totale addetti, si può analizzare la distribuzione percentuale del personale di ricerca laziale nei diversi settori istituzionali (Figura 4). Nel Lazio, su un totale di quasi 33.000 addetti, il 47,1% è impiegato nelle istituzioni pubbliche, il 25,2% nelle università, il 24,4% nelle imprese e il 3,3% nel settore non profit. Dal confronto con i corrispettivi dati nazionali si osserva che le discrepanze maggiori si riscontrano nella percentuale di addetti degli istituti pubblici di ricerca e delle imprese. Nel primo caso la percentuale italiana si attesta al 17,0% contro il 47,1% del Lazio. Nel caso degli addetti nelle imprese la tendenza si inverte: il dato nazionale del 45% è quasi il doppio di quello regionale. Nel settore non profit le percentuali relative sono quasi allineate. Figura 4: Ripartizione degli addetti alla R&S per settore nel Lazio, anno 2007 100 Università 25,2%

Imprese 34,1% Istituzioni private

80

Istituzioni pubblic

30,1% 60

24,4% 3,3% 51,9

40

45,0%

47,1% 20

3,9% 14,5 17,0%

0 Lazio

ITALIA

Fonte: Elaborazione dati Istat

L’analisi della ripartizione degli addetti alla R&S fra il settore pubblico (università e istituzioni pubbliche) e quello privato (imprese) è riportato in Tabella 7. Nel settore pubblico il Lazio si trova in testa con 23.604 addetti, davanti alla Lombardia (11.463) e l’Emilia-Romagna (10.614). E’ interessante osservare come il valore del Lazio sia addirittura superiore a quello di macro aree geografiche come NordEst e Nord-Ovest e che risulti più del doppio rispetto alla Lombardia, che è la regione seconda in classifica. Per quanto riguarda gli addetti del settore privato (imprese) il Lazio occupa la quinta posizione (7.952) dietro rispettivamente a Il Lazio e la Strategia di Lisbona

171


Quaderni dello sviluppo economico

Lombardia (24.600), Piemonte (14.331), Emilia Romagna (12.282) e Veneto (10.145). Se a livello di macro-aree geografiche il Centro (21.044,2) e il Mezzogiorno (18.310,9) presentano il più ampio differenziale fra numero di addetti pubblici e privati, il Lazio (15.652,0) è nettamente in testa rispetto alle altre regioni: in particolare il suo differenziale risulta triplo rispetto a quello della seconda regione in classifica che è la Sicilia (5.123,2). Tabella 7: Relazione fra il numero di addetti alla R&S nel settore pubblico e privato a livello regionale, anno 2007. REGIONI

172

Addetti nel settore pubblico

Totale

Imprese

Rapporto (pubblici privati)

Differenza (pubblici privati)

Lombardia

39.595,20

11.463,20

24.600,30

46,60%

-13.137,10

Lazio

32.635,70

23.604,10

7.952,10

296,80%

15.652,00

Emilia-Romagna

23.075,30

10.613,70

12.282,40

86,40%

-1.668,70

Piemonte

21.384,20

6.191,20

14.331,40

43,20%

-8.140,20

Veneto

16.771,90

6.214,80

10.145,10

61,30%

-3.930,30

Toscana

13.975,90

9.141,10

4.652,20

196,50%

4.488,90

Campania

12.999,90

8.398,10

4.173,30

201,20%

4.224,80

Sicilia

8.555,40

6.769,60

1.646,40

411,20%

5.123,20

Puglia

7.369,80

5.550,80

1.371,50

404,70%

4.179,30

Liguria

5.687,60

2.845,80

2.680,40

106,20%

165,4

Friuli-Venezia Giulia

5.153,10

2.449,70

2.582,50

94,90%

-132,8

Marche

4.702,60

2.103,70

2.592,50

81,10%

-488,8

Abruzzo

3.291,40

1.875,80

1.397,30

134,20%

478,5

Sardegna

2.888,10

2.401,90

451,9

531,50%

1.950,00

Umbria

2.788,90

2.083,90

691,8

301,20%

1.392,10

P.A. di Trento

2.473,70

1.580,20

781

202,30%

799,2

Calabria

1.838,40

1.669,80

163

1024,40%

1.506,80

P.A. di Bolzano

1.228,50

233,1

722,7

32,30%

-489,6

Basilicata

1.184,30

890,8

292,9

304,10%

597,9

Molise

502,7

373,3

122,9

303,70%

250,4

Valle d'Aosta

273,6

81,8

126,2

64,80%

-44,4

208.376,20

106.536,40

93.759,80

113,60%

12.776,60

Nord-Ovest

66.940,60

20.582,00

41.738,30

49,30%

-21.156,30

Nord-Est

48.702,50

21.091,50

26.513,70

79,50%

-5.422,20

Centro

54.103,10

36.932,80

15.888,60

232,40%

21.044,20

Mezzogiorno

38.630,00

27.930,10

9.619,20

290,40%

18.310,90

ITALIA

Fonte: Elaborazione dati Istat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

1.4. GLI ADDETTI ALLA R&S IN RAPPORTO ALLA POPOLAZIONE Rapportando il numero degli addetti alla R&S alla popolazione residente (Tabella 8) il Lazio. con 5,94 addetti per 1000 abitanti, è al primo posto della classifica, seguito da Emilia Romagna (5,46) e Piemonte (4,91). In particolare il Lazio è nettamente in testa per quanto riguarda il numero di addetti nelle Istituzioni pubbliche (2,80 ogni 1000 abitanti), davanti alla Provincia Autonoma di Trento (1,79) ed Emilia Romagna (0,86). Nel settore universitario il Lazio è quinto (1,50), dietro Umbria (2,05), Toscana (1,94), Friuli Venezia Giulia (1,72) ed Emilia Romagna (1,65). Infine nel settore delle imprese il Lazio si colloca in decima posizione (1,45) nella classifica che vede ai primi posti nell’ordine Piemonte (3,29), Emilia Romagna (2,91) e Lombardia (2,58). Tabella 8: Addetti alla R&S per migliaia di abitanti, anno 2007 (unità espresse in equivalenti tempo pieno) (a)

P.A. di Bolzano

0,2

3,29

4,91

0,41

0,53

1,01

2,19

8.813,90 671,7

2.649,30 3.531,70 24.600,30

39.595,20

0,92

0,28

0,37

2,58

4,15

2.473,70

1,32

1,79

0,22

1,54

4,88

861,6 14.331,40 65,6

Istituzioni private non profit

0,34

0,25

50,8

Istituzioni pubbliche

1,08

273,6

1.481,70

31

Imprese

21.384,20

126,2

4.709,50

Istituzioni private non profit

Totale

P.A. di Trento

Imprese

Lombardia

Università

Valle d'Aosta

Addetti per 1000 abitanti Totale

Piemonte

Istituzioni pubbliche

REGIONI

Università

Valori assoluti

908,5

112,5

781

272,7

722,7

1.228,50

0,2

0,27

0,56

1,48

2,52

412 10.145,10

16.771,90

0,98

0,32

0,09

2,13

3,51

99

134,1

Veneto

4.698,20

1.516,60

Friuli-V.G.

2.080,80

368,9

120,9

2.582,50

5.153,10

1,72

0,3

0,1

2,13

4,25

Liguria

1.634,40

1.211,40

161,4

2.680,40

5.687,60

1,02

0,75

0,1

1,67

3,54

Emilia-Romagna

6.975,50

3.638,20

179,2 12.282,40

23.075,30

1,65

0,86

0,04

2,91

5,46

Toscana

7.074,00

2.067,10

182,6

4.652,20

13.975,90

1,94

0,57

0,05

1,28

3,84

Umbria

1.793,50

290,4

13,2

691,8

2.788,90

2,05

0,33

0,02

0,79

3,19

Marche

1.886,70

217

6,4

2.592,50

4.702,60

1,23

0,14

0

1,69

3,06

Lazio

8.230,60 15.373,50 1.079,50

7.952,10

32.635,70

1,5

2,8

0,2

1,45

5,94

Abruzzo

1.486,70

389,1

18,3

1.397,30

3.291,40

1,14

0,3

0,01

1,07

2,51

301,3

72

6,5

122,9

502,7

0,94

0,22

0,02

0,38

1,57

Campania

6.366,20

2.031,90

428,5

4.173,30

12.999,90

1,1

0,35

0,07

0,72

2,25

Puglia

4.557,00

993,8

447,5

1.371,50

7.369,80

1,12

0,24

0,11

0,34

1,81

477,5

413,3

0,6

292,9

1.184,30

0,81

0,7

0

0,5

2

Calabria

1.397,40

272,4

5,6

163

1.838,40

0,7

0,14

0

0,08

0,92

Sicilia

5.691,50

1.078,10

139,4

1.646,40

8.555,40

1,13

0,21

0,03

0,33

1,71

Sardegna

2.086,10

315,8

34,3

451,9

2.888,10

1,26

0,19

0,02

0,27

1,74

71.062,50 35.473,90 8.080,00 93.759,80 208.376,20

1,2

0,6

0,14

1,59

3,52

Molise

Basilicata

ITALIA

Fonte: Elaborazione dati Istat (a) I consulenti che operano all’interno di imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni private non profit nello sviluppo delle attività di R&S vengono considerati a tutti gli effetti personale di ricerca.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

173


Quaderni dello sviluppo economico

1.5 SPESA IN R&S PER ADDETTO La spesa in R&S per addetto, per settore e regione d’esecuzione è riportata in Tabella 9. Per quanto riguarda il dato complessivo, si può osservare che il Lazio con 85,001 (migliaia di euro) si trova in ottava posizione nella classifica che vede in testa il Piemonte (106,743), seguito dalla Lombardia (99,008) e Friuli-Venezia Giulia (96,078). Scendendo nel dettaglio dei singoli settori, si può notare che nell’ambito delle Istituzioni pubbliche, il Lazio si colloca al nono posto (70,665), mentre in ambito universitario è al sesto posto (83,692). Nel settore delle imprese il Lazio si posiziona al terzo posto (118,695) dietro la Campania (129,047) e il Piemonte (121,153).

174

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


112.014

3.439

196.163

66.127

364.676

3.950

707.089

58.609

Lombardia

P.A. di Trento

P.A. di Bolzano

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

326.526

14.199

2.644.257

368.378

729.569

1.199.600

346.710

158.150

5.495.244

1.203.764

1.055.229

1.470.419

1.765.832

Sardegna

ITALIA

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Mezzogiorno

75.696

551.068

Campania

Puglia

445.347

89.754

66.643

19.612

Molise

Sicilia

4.469

119.403

Abruzzo

17.341

44.759

688.839

Lazio

33.849

1.086.361

117.879

22.881

15.379

13.514

133.837

Umbria

Marche

122.845

84.346

529.864

Toscana

Calabria

412.566

492.657

Emilia-Romagna

Basilicata

56.762

128.049

102.968

153.521

Friuli-Venezia Giulia

Liguria

1.919

145.989

10.023

340.419

Veneto

Valle d'Aosta

Piemonte

Istituzioni pubbliche

82.154

65.739

52.101

437.217

637.211

437

6.517

124

23

36.591

37.384

143

935

54.975

195

497

10.072

7.930

8.861

8.228

14.872

16.230

4.841

355.159

3.573

69.624

Istituzioni private non profit

63.968

1.004.798

1.547.336

2.182.033

4.720.489

9.454.656

25.264

167.713

12.736

18.412

113.580

538.551

4.387

124.155

943.877

139.416

39.601

424.442

1.103.529

314.360

230.385

731.019

3.199.494

4.283.094

4.018.932

6.729.848

18.231.368

198.050

695.273

153.046

75.165

543.340

1.216.757

28.611

289.252

2.774.052

271.004

189.314

1.048.724

2.016.682

508.032

495.102

1.232.299

92.140

182.709

3.920.223

2.661.812 53.132

18.983

2.282.610

Totale

8.021

1.736.296

Imprese

Spesa Valori assoluti (migliaia di €)

Università

REGIONI

22.363,70

18.984,80

14.525,20

15.188,80

71.062,50

2.086,10

5.691,50

1.397,40

477,5

4.557,00

6.366,20

301,3

1.486,70

8.230,60

1.886,70

1.793,50

7.074,00

6.975,50

1.634,40

2.080,80

4.698,20

99

671,7

8.813,90

31

4.709,50

Università

428,5 447,5 0,6 5,6 139,4

2.031,90 993,8 413,3 272,4 1.078,10

1.080,70

6,5

72

1.281,70

18,3

389,1

5.566,40

1.079,50

15.373,50

17.948,00

6,4

217

1.097,30

13,2

290,4

6.566,30

182,6

2.067,10

4.620,30

179,2

3.638,20

5.393,20

451,9

161,4

1.211,40

34,3

120,9

368,9

8.080,00

1.646,40

412

315,8

1.371,50

272,7

134,1 1.516,60

35.473,90

4.173,30

112,5

908,5

9.619,20

15.888,60

26.513,70

41.738,30

93.759,80

163

292,9

122,9

1.397,30

7.952,10

2.592,50

691,8

4.652,20

12.282,40

2.680,40

2.582,50

10.145,10

722,7

781

24.600,30

38.630,00

54.103,10

48.702,50

66.940,60

208.376,20

2.888,10

8.555,40

1.838,40

1.184,30

7.369,80

12.999,90

502,7

3.291,40

32.635,70

4.702,60

2.788,90

13.975,90

23.075,30

5.687,60

5.153,10

16.771,90

1.228,50

2.473,70

39.595,20

78,96

77,452

72,648

79,253

77,33

75,811

78,248

87,91

47,918

71,654

86,562

65,091

80,314

83,692

62,479

74,623

74,903

70,627

78,346

73,78

72,457

101,242

87,255

80,224

127,419

75,598

62,286

66,838

111,108

68,304

74,541

44,962

70,212

63,66

81,899

67,059

44,172

62,069

115,032

70,665

62,276

52,958

40,804

113,398

46,857

279,122

96,261

14,31

72,787

74,043

67,697

76,019

51,29

47,481

94,63

78,863

12,741

46,75

22,143

38,333

81,768

87,244

22

51,093

50,926

30,469

37,652

55,159

44,252

54,901

68,056

36,097

59,516

43,031

100,563

54,466

80,808

3.531,70

273,6

77,434

2.649,30

126,2

21.384,20

65,6

14.331,40

861,6

50,8

104,458

97,387

82,298

113,097

100,839

55,906

101,866

78,135

62,861

82,814

129,047

35,696

88,854

118,695

53,777

57,243

91,235

89,846

117,281

89,21

72,056

88,513

68,031

108,202

63,558

121,153

Imprese

1.481,70

Istituzioni pubbliche

Istituzioni private non profit

Università

Istituzioni pubbliche Totale

Istituzioni private non profit Imprese

Spesa R&S per addetto (migliaia di €)

Addetti in R&S

82,824

79,165

82,52

100,535

87,493

68,574

81,267

83,25

63,468

73,725

93,597

56,915

87,881

85,001

57,629

67,881

75,038

87,396

89,323

96,078

73,474

75,002

73,861

99,008

69,382

106,743

Totale

Quaderni dello sviluppo economico

Tabella 9: Spesa in R&S per addetto-Anno 2007

175


Quaderni dello sviluppo economico

176

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

2. IL PROFILO DELLA RICERCA PRIVATA

n questa sezione del focus è approfondita l’analisi comparata della spesa privata in R&S nel Lazio. Le imprese che investono in ricerca sono classificate per settore economico di attività. I singoli settori sono poi confrontati a livello regionale per misurare il posizionamento delle imprese laziali per intensità di ricerca e indice di specializzazione. Una tavola sinottica conclusiva riassume i risultati salienti dell’analisi. Ai fini dell’analisi settoriale le imprese sono state suddivise per area di attività economica prevalente secondo la classificazione Ateco 20026. I dati della spesa privata in R&S relativi all’anno 2007, cui si riferiscono le elaborazioni, sono di fonte Istat7. I dati resi disponibili dall’Istat non sono del tutto completi: ciò è dovuto o all’assenza di osservazioni, o alla sensibilità del dato soprattutto ai livelli di maggior dettaglio. Infatti nella fase di utilizzazione dei dati e della diffusione delle informazioni statistiche, gli istituti di statistica devono salvaguardare la riservatezza dei rispondenti evitando di diffondere i dati laddove ci sia il rischio di identificarli, il che accade sovente nel caso di campioni poco numerosi. Al fine di rendere più agevole la lettura delle elaborazioni, è utile ricordare che la classificazione settoriale Ateco 2002 prevede diversi livelli di aggregazione. Al 1° livello i settori economici di attività sono denominati “sezioni”. Al livello intermedio sono definiti “sottosezioni”; al 2° livello “divisioni”; e al 3° livello “gruppi”.

I

6

7

È la classificazione utilizzata dall’Istat per l’indagine statistica alla base delle nostre elaborazioni. La classificazione Ateco definita in ambito europeo è stata approvata con regolamento della Commissione Europea n. 29/2002, pubblicato sul relativo Official Journal del 10 gennaio 2002. Per l’Italia la classificazione Ateco 2002 è armonizzata dall’Istat, con la collaborazione di esperti delle pubbliche amministrazioni coinvolte nelle attività di classificazione delle unità produttive, di esperti dei principali settori economici e di rappresentanti di numerose associazioni di produttori. L’obiettivo è tenere conto delle specificità della struttura produttiva italiana e individuare attività particolarmente rilevanti nel nostro Paese. La classificazione Ateco è stata creata, principalmente, per fini statistici e con essa si intende soddisfare l’esigenza di una comune nomenclatura per la classificazione delle unità di produzione di beni e servizi. Ai fini della costruzione di questa lista sono state utilizzate sia fonti statistiche (Archivio Statistico delle Imprese Attive, Asia; anno 2007) sia fonti amministrative (repertori di imprese iscritte all’Anagrafe della ricerca presso il Ministero dell’università e della Ricerca; imprese che hanno partecipato o partecipano a progetti di ricerca finanziati dalla Ue; imprese che hanno presentato domanda di brevetto italiano o europeo; ecc.).

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

177


Quaderni dello sviluppo economico

2.1 LA SPESA PRIVATA IN R&S PER SETTORE DI ATTIVITA’ ECONOMICA La ripartizione della spesa privata in R&S intra-muros effettuata nel Lazio e in Italia nelle sezioni Ateco è riportata in Tabella 10 e in Figura 5. Alcune sezioni sono state raggruppate dall’ISTAT nella voce generica: Imprese non industriali. Delle sedici sezioni considerate sono disponibili per il Lazio solo i dati relativi a cinque di esse (D, F, G, I, K). La sezione nella quale si concentra la maggior parte della spesa in ricerca nel Lazio è D-Attività manifatturiere (40,8% contro il 70,2% a livello nazionale). La seconda è la sezione: K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese. In questo caso l’incidenza percentuale per il Lazio (27,0%) risulta maggiore di quella nazionale (17,7%). Seguono molto distanziate, nell’ordine, la sezione G-Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa, con un valore pari allo 0,61% (dato nazionale 2,6%): la sezione I-Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni con un’incidenza del 0,36% (dato nazionale 5,2%); e, in ultimo, F-Costruzioni con lo 0,17% (dato nazionale 0,34%). Il Lazio si posiziona al secondo posto tra le regioni italiane per spesa in R&S nella sezione I-Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni e terza nella sezione K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese.

178

Tabella 10: Ripartizione della spesa privata intra-muros in R&S nelle sezioni industriali Ateco nel Lazio e in Italia.Valori assoluti in migliaia di euro correnti, rank e incidenza, anno 2007 LAZIO Valori assoluti

Sezioni

ITALIA

Rank nazionale Incidenza

Valori assoluti

Incidenza

C-ESTRAZIONE DI MINERALI

ND

-

-

130.675

1,4%

D-ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

384.902

5

40, 8%

6.632.943

70,2%

ND

-

-

40.490

0,43%

F-COSTRUZIONI

1.573

7

0,17%

32.399

0,34%

G-COMMERCIO ALL’INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI E DI BENI PERSONALI E PER LA CASA

5.730

7

0,61%

248.262

2,6%

ND

-

-

1.495

0,02%

3.429

2

0,36%

496.199

5,2%

ND

-

-

137.862

1,5%

255.089

3

27,0%

1.676.636

17,7%

E-PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA

H-ALBERGHI E RISTORANTI I-TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI J-ATTIVITÀ FINANZIARIE K-ATTIVITÀ IMMOBILIARI, NOLEGGIO, INFORMATICA, RICERCA, SERVIZI ALLE IMPRESE

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

L-AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

-

-

-

-

-

M-ISTRUZIONE

-

-

-

4.667

0,05%

N-SANITÀ E ASSISTENZA SOCIALE

-

-

-

38.938

0,41%

O-ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI

-

-

-

13.098

0,14%

P-ATTIVITÀ SVOLTE DA FAMIGLIE E CONVIVENZE

-

-

-

-

-

Q-ORGANIZZAZIONI ED ORGANISMI EXTRATERRITORIALI

-

-

-

-

-

ND

-

-

992

0,01%

IMPRESE NON INDUSTRIALI

Fonte: Elaborazione dati Istat - N.B.: i totali includono i dati confidenziali non riportati in tabella

Figura 5: Ripartizione della spesa privata intra-muros in R&S nelle sezioni industriali Ateco nel Lazio.

D - ATTIVITÀ MANIFATTURIERE 40,8%

ALTRO (DATI NON DISPONIBILI) 31,1%

G - COMMERCIO ALL’INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI E DI BENI PERSONALI E PER LA CASA 0,17%

K - ATTIVITÀ IMMOBILIARI, NOLEGGIO, INFORMATICA, RICERCA, SERVIZI ALLE IMPRESE 27,0%

F - COSTRUZIONI 0,61%

I - TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI 0,36%

Fonte: Elaborazione dati Istat

2.1.1 ANALISI DEL LIVELLO INTERMEDIO: SOTTOSEZIONI

Delle cinque sezioni in cui le imprese laziali investono in R&S (o, più precisamente, in cui sono disponibili i dati), l’unica articolata in sottosezioni è: D-Attività manifatturiere. Tale sezione si suddivide in 14 sottosezioni la cui analisi, per il Lazio e l’Italia, è riportata in Tabella 11. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

179


Quaderni dello sviluppo economico

Tabella 11: Ripartizione della spesa privata intra-muros in R&S nelle sottosezioni della sezione D-Attività manifatturiere in Italia e nel Lazio, anno 2007 (migliaia di euro). LAZIO Valori assoluti

Sottosezioni Sezione D-Manifatturiero

Rank

Incidenza

nazionale

(1) (2)

Incidenza (1) (2)

DA-INDUSTRIE ALIMENTARI, DELLE BEVANDE E DEL TABACCO

2.560

6

0,27% 0,67%

135.430

1,4% 2,0%

DB-INDUSTRIE TESSILI E DELL’ABBIGLIAMENTO

11.664

6

1,2% 3,0%

199.958

2,1% 3,0%

DC-INDUSTRIE CONCIARIE, FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN CUOIO, PELLE E SIMILARI

-

-

-

46.825

0,50% 0,71%

DD-INDUSTRIA DEL LEGNO E DEI PRODOTTI IN LEGNO

-

-

-

9.286

0,10% 0,14%

2.166

6

0,23% 0,56%

97.224

1,0% 1,5%

-

-

-

11.512

0,12% 0,17%

114.294

3

12,1% 29,7%

749.336

7,9% 11,3%

DH-FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE

2.945

9

0,31% 0,77%

218.625

2,3% 3,3%

DI-FABBRICAZIONE DI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI

4.092

4

0,43% 1,06%

77.933

0,82% 1,2%

DJ-METALLURGIA, FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN METALLO

2.075

11

0,22% 0,54%

264.016

2,8% 4,0%

DK-FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI

3.173

14

0,34% 0,82%

1.019.372

10,8% 15,4%

DL-FABBRICAZIONE DI MACCHINE ELETTRICHE E DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE, ELETTRONICHE ED OTTICHE

167.967

2

17,8% 43,6%

1.583.121

16,7% 23,9%

DM-FABBRICAZIONE DI MEZZI DI TRASPORTO

73.966

5

7,8% 19,2%

2.134.965

22,6% 32,2%

-

-

-

85.340

0,90% 1,3%

DE-FABBRICAZIONE DELLA PASTA-CARTA, DELLA CARTA E DEL CARTONE, DEI PRODOTTI DI CARTA STAMPA ED EDITORIA DF-FABBRICAZIONE DI COKE, RAFFINERIE DI PETROLIO, TRATTAMENTO DEI COMBUSTIBILI NUCLEARI DG-FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI E DI FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI

180

ITALIA Valori assoluti

DN-ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE TOTALE

384.902

6.632.943

Fonte: Elaborazione dati Istat (1) Incidenza rispetto alla spesa totale in R&S (2) Incidenza rispetto alla spesa in R&S nella sezione D-Attività manifatturiere N.B.: il totale non include i dati confidenziali

I dati disponibili per il Lazio, relativi a 10 sottosezioni, mostrano che la sottosezione che ha speso percentualmente di più in R&S (17,8%) è DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche, (seconda sottosezione a livello nazionale con il 16,7%), seguita da DG-Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali con il 12,1% (7,9% a livello nazionale) e da DM-Fabbricazione di mezzi di trasporto con il 7,8% (prima sottosezione manifatturiera a livello nazionale con il 22,6%). Infine la quarta Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

sottosezione manifatturiera, DB–Industrie tessili e dell’abbigliamento con l’1,2% della spesa totale, risulta molto distante dal dato degli altri comparti a livello regionale mentre è in linea con il dato nazionale che si attesta al 2,1%. Considerando invece i valori percentuali della spesa in R&S rispetto al totale della sezione D-Attività manifatturiere, si può osservare che la spesa a livello nazionale vede nell’ordine di importanza le sottosezioni DM-Fabbricazione di mezzi di trasporto (32,2%), DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche (23,9%) e DK-Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici (15,4%). Il Lazio presenta una diversa ripartizione della spesa, per cui al primo posto si trova la sottosezione DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche (43,6%) seguita da DG-Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali (29,7%) e DM-Fabbricazione di mezzi di trasporto (19,2%).

2.1.2 ANALISI DEI LIVELLI SUCCESSIVI: DIVISIONI E GRUPPI

Per il Lazio si rivela particolarmente interessante, a causa dell’incidenza relativa, l’analisi del 2° livello della sezione K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese e del 2° e 3° livello della sottosezione DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche. La spesa in R&S della sezione K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese che, come già detto, da sola costituisce il 27,0% del totale regionale, si ripartisce nelle seguenti divisioni di secondo livello: • K-74-Attività di servizi alle imprese (11,3%) • K-73-Ricerca e sviluppo (9,3%) • K-72-Informatica e attività connesse (6,4%). La spesa in R&S della sottosezione DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche che come già detto, rappresenta il 17,8% del totale regionale è quasi interamente alle concentrata nelle seguenti divisioni: • DL-32-Fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature per le comunicazioni (5,1%) di cui sono noti solo i dati relativi al gruppo di 3° livello 322Fabbricazione di apparecchi trasmittenti per la radiodiffusione e la televisione e di apparecchi per la telefonia (5,0%); • DL-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi (12,3%), la quasi totalità del quale (fra i valori noti a disposizione) è rappresentato dal gruppo di 3° livello 332-Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova, navigazione e simili, escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali (11,5%). Al 2° livello le imprese laziali investono in R&S in 19 divisioni su 62. In due di Il Lazio e la Strategia di Lisbona

181


Quaderni dello sviluppo economico

queste: DL-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi; I-63-Attività di supporto ed ausiliarie dei trasporti; attività delle agenzie di viaggio; le imprese laziali investono in R&S inequivocabilmente più delle imprese delle altre regioni in termini assoluti (sebbene in questo ultimo caso per ben 15 regioni i dati siano non disponibili o confidenziali). Con riferimento ai dati relativi della spesa (sul totale regionale) il Lazio risulta primo a livello nazionale nelle divisioni: DL-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi; K-74-Attività di servizi alle imprese. Al 3° livello le imprese laziali investono in R&S in 19 gruppi su 224. Il primato nazionale per spesa in valori assoluti si registra inequivocabilmente in 3 gruppi: • D-332-Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova, navigazione e simili, escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali; • I-632-Altre attività connesse ai trasporti (in questo caso sono disponibili solo i dati di due regioni); • K-732-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali ed umanistiche (in questo caso sono disponibili solo i dati di due regioni)

2.2. GLI INDICI DI SPECIALIZZAZIONE IN R&S PRIVATA DEL LAZIO 182

In questo paragrafo si riporta l’elaborazione degli indici di specializzazione della spesa in R&S intra-muros delle imprese della regione Lazio. L’indice di specializzazione settoriale, indica il livello di “vantaggio comparato” di ricerca nei diversi settori economici di una regione. Si calcola come rapporto tra l’incidenza della spesa in R&S in un settore, sul totale della spesa in R&S di una regione, e lo stesso valore calcolato, invece, a livello nazionale. Un indice di specializzazione settoriale pari a 1 indica che la percentuale di spesa in R&S in un settore equivale a quella nazionale. Un valore inferiore ad 1 indica una specializzazione settoriale inferiore alla media nazionale. Un valore superiore all’unità individua invece un settore in cui la quota di spesa in R&S risulta superiore alla media nazionale. Partendo dall’indice di specializzazione settoriale è possibile trarre conclusioni sulla presenza e sull’importanza della spesa regionale per R&S in specifici settori economici. 2.2.1 GLI INDICI DI SPECIALIZZAZIONE A LIVELLO DI SEZIONE E SOTTOSEZIONE

La Tabella 12 riporta l’indice di specializzazione in R&S del Lazio, nelle cinque sezioni in cui le imprese laziali investono in R&S intra-muros: D, F,G, I, K. Gli investimenti in R&S della regione Lazio (in base ai dati disponibili) appaiono Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tabella 12: Indici di specializzazione in R&S della Regione Lazio per le sezioni Ateco, anno 2007 LAZIO

ITALIA

LAZIO

R&S della sezione sul totale della spesa del Lazio

R&S della sezione sul totale della spesa in Italia

Indice di specializzazione della spesa in R&S del Lazio

D-ATTIVITÀ’ MANIFATTURIERE

0,41

0,7

0,58

F-COSTRUZIONI

0,002

0,003

0,49

G-COMMERCIO ALL’INGROSSO E AL DETTAGLIO RIPARAZIONE *DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI E DI BENI PERSONALI E PER LA CASA

0,006

0,026

0,23

I-TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI

0,004

0,052

0,07

K-ATTIVITÀ IMMOBILIARI, NOLEGGIO, INFORMATICA, RICERCA, SERVIZI ALLE IMPRESE

0,27

0,18

1,52

Sezioni

Fonte: Elaborazione dati Istat

specializzati nella sola sezione K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese che presenta un valore del 50% superiore alla media nazionale (1,52). Bassa è invece la specializzazione nella sezione D-Attività manifatturiere (0,58); F-Costruzioni (0,49) e nella sezione G-Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa (0,23); del tutto trascurabile la specializzazione (0,07) nella sezione I-Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni. Scendendo al livello intermedio della classificazione Ateco è possibile analizzare nel dettaglio la sezione D-Attività manifatturiere nelle relative sottosezioni (Tabella 13). Tabella 13: Indici di specializzazione della spesa in R&S del Lazio per le sottosezioni DAttività manifatturiere, anno 2007 LAZIO Sottosezioni Sezione D-Manifatturiero

ITALIA

Indice di

Spesa R&S Spesa R&S specializzazione della della sezione sul totale della sezione sul totale spesa in R&S del Lazio della spesa del Lazio della spesa dell’Italia

DA-INDUSTRIE ALIMENTARI, DELLE BEVANDE E DEL TABACCO

0,27%

1,40%

0,19

DB-INDUSTRIE TESSILI E DELL’ABBIGLIAMENTO

1,20%

2,10%

0,58

-

0,50%

-

DC-INDUSTRIE CONCIARIE, FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN CUOIO, PELLE E SIMILARI

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

183


Quaderni dello sviluppo economico LAZIO Sottosezioni Sezione D-Manifatturiero

184

ITALIA

Indice di

Spesa R&S Spesa R&S specializzazione della della sezione sul totale della sezione sul totale spesa in R&S del Lazio della spesa del Lazio della spesa dell’Italia

DD-INDUSTRIA DEL LEGNO E DEI PRODOTTI IN LEGNO

-

0,10%

-

DE-FABBRICAZIONE DELLA PASTA-CARTA, DELLA CARTA E DEL CARTONE, DEI PRODOTTI DI CARTA STAMPA ED EDITORIA

0,23%

1,00%

0,22

DE-FABBRICAZIONE DELLA PASTA-CARTA, DELLA CARTA E DEL CARTONE, DEI PRODOTTI DI CARTA STAMPA ED EDITORIA

0,23%

1,00%

0,22

DF-FABBRICAZIONE DI COKE, RAFFINERIE DI PETROLIO, TRATTAMENTO DEI COMBUSTIBILI NUCLEARI

-

0,12%

-

DG-FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI E DI FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI

12,10%

7,90%

1,53

DH-FABBRICAZIONE DI ARTICOLI IN GOMMA E MATERIE PLASTICHE

0,31%

2,30%

0,13

DI-FABBRICAZIONE DI PRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DI MINERALI NON METALLIFERI

0,43%

0,82%

0,53

DJ-METALLURGIA, FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN METALLO

0,22%

2,80%

0,08

DK-FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI

0,34%

10, 8%

0,03

DL-FABBRICAZIONE DI MACCHINE ELETTRICHE E DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE, ELETTRONICHE ED OTTICHE

17,80%

16,70%

1,06

DM-FABBRICAZIONE DI MEZZI DI TRASPORTO

7,80%

22,60%

0,35

-

0,90%

-

DN-ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE

Fonte: Elaborazione dati Istat L’assenza del dato indica che l’indice non è calcolabile in quanto influenzato in modo significativo dalla loro indisponibilità

Il basso livello di specializzazione della sezione si rispecchia nelle relative sottosezioni. Due sole sottosezioni presentano indici superiori alla media nazionale: DG-Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali (1,53) e DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche (1,06). Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Molto al di sotto del valore unitario gli indici delle restanti sottosezioni manifatturiere. Per alcune sottosezioni non è possibile valutare il valore dell’indice, a causa della presenza di dati confidenziali o dell’assenza di osservazioni. 2.2.2 GLI INDICI DI SPECIALIZZAZIONE A LIVELLO DI DIVISIONE E GRUPPO

Di seguito verrà illustrata la specializzazione in R&S della Regione Lazio a livello di divisioni e gruppi, e confrontata con le corrispondenti di altre regioni 2.2.2.1 ANALISI DELLA SEZIONE: D-ATTIVITÀ MANIFATTURIERE

Il basso livello di specializzazione nella sezione D-Attività manifatturiere si riflette anche nei suoi livelli inferiori (Tabella 14). Al 2° livello le divisioni manifatturiere in cui il Lazio supera l’indice unitario (investimenti relativi superiori alla media nazionale) sono: • DB-18-Confezione di articoli di abbigliamento; preparazione, tintura e confezione di pellicce, nel quale il Lazio (1,08) si colloca al quinto posto dietro Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Marche; • DG-24-Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali (in questo caso la denominazione della divisione 24 è la stessa del livello direttamente superiore DG), nel quale il Lazio (1,53) si colloca al quarto posto dietro Abruzzo, Toscana, Lombardia; • DL-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi, nel quale il Lazio (2,26) è primo davanti Toscana e Liguria. Tabella 14: Indici di specializzazione attività manifatturiere-secondo livello, anno 2007

REGIONI

DB-18-Confezione di articoli di abbigliamento preparazione, tintura e confezione di pellicce

DG-24-Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali

D-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi

Piemonte

0,13

0,17

0,78

-

-

-

Lombardia

0,34

1,56

0,51

P.A. Trento

-.

0,41

0,61

Valle d'Aosta

P.A. Bolzano

-

-

1,36

5,6

0,43

1,25

Friuli

-.

0,15

1,11

Liguria

-

0,23

1,46

1,77

1,36

1,02

Veneto

Emilia Romagna

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

185


Quaderni dello sviluppo economico

REGIONI

DB-18-Confezione di articoli di abbigliamento preparazione, tintura e confezione di pellicce

DG-24-Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali

D-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi

Toscana

2,23

2,2

Umbria

-

0,39

1,93 -

Marche Lazio Abruzzo

1,39 1,08 -

0,26 1,53 2,47

0,55 2,26 0,54

Molise

-

-

-

Campania

-

0,13

1,07

Puglia

-

0,12

0,74

Basilicata

-

0,35

-

Calabria

-

-

-

Sicilia

-

1,06

-

Sardegna

-

-

-

Fonte: Elaborazione dati Istat

Per quanto riguarda il terzo livello (Tabella 15) il Lazio si colloca al primo posto del gruppo D-332-Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova, navigazione e simili, escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali (2,97), davanti la Toscana e la Campania (ma per molte regioni i dati di dettaglio non sono noti in quanto mancanti o confidenziali). 186

D-182 Confezione di vestiario in tessuto ed accessori

D-244 Fabbricazione di prodotti farmaceutici e di prodotti chimici e botanici per usi medicinali

D-322 Fabbricazione di apparecchi trasmittenti per la radiodiffusione e la televisione e di apparecchi per la telefonia

D-332 Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova, navigazione e simili, escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali

Tabella 15: Indice di specializzazione attivitĂ manifatturiere-terzo livello, anno 2007

0,13 0,34 5,6 1,77 2,23 -

0,07 1,48 0,25 0,18 0,64 3,5 -

0,04 1,5 0,28 5,79 0,22 0,77 -

0,77 0,61 0,36 1,23 0,58 2,22 -

1,39

-

0,16

-

1,08

2,62

1,41

2,97

Abruzzo

-

-

4,89

0,52

Molise

-

-

-

-

Campania

-

0,05

0,82

1,4

Puglia

-

-

1,77

-

REGIONI

Piemonte Valle d'Aosta Lombardia P.A. Trento P.A. Bolzano Veneto Friuli Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico Basilicata

-

-

-

-

Calabria Sicilia Sardegna

-

1,71 -

-

-

Fonte: Elaborazione dati Istat

Indici superiori all’unità si riscontrano anche per i gruppi: • D-182-Confezione di vestiario in tessuto ed accessori (1,08), quinto posto dietro Veneto, Toscana, Emilia-Romagna e Marche; • D-244-Fabbricazione di prodotti farmaceutici e di prodotti chimici e botanici per usi medicinali (2,62), secondo posto dietro la Toscana e davanti la Sicilia e la Lombardia; • D-322-Fabbricazione di apparecchi trasmittenti per la radiodiffusione e la televisione e di apparecchi per la telefonia; (1,41), quinto posto dietro Liguria, Abruzzo, Puglia e Lombardia (ma con diverse regioni in cui i dati di dettaglio non sono noti); 2.2.2.2 ANALISI DELLA SEZIONE F-COSTRUZIONI

Anche in questo caso, come per quello manifatturiero, il basso livello di specializzazione si riflette anche ai livelli inferiori. Nell’unico caso in cui è possibile determinare la specializzazione della regione Lazio, a livelli di maggior dettaglio, si ripropone la scarsa specializzazione osservata a livello di sezione. A livello di divisione, F-45-Costruzioni nel quale la regione Lazio (0,49) si colloca al tredicesimo posto in un classifica che vede in testa la Provincia Autonoma di Bolzano seguita da Liguria ed Emilia-Romagna (Tabella 16); A livello inferiore (3 cifre) non si possono fare valutazioni in quanto i dati per Lazio, nei 5 gruppi, risultano non presenti oppure confidenziali. Tabella 16: Indice di specializzazione sezione F-Costruzioni, anno 2007 REGIONI

F-45-Costruzioni

Piemonte Valle d'Aosta Lombardia P.A. Trento P.A. Bolzano Veneto Friuli Liguria

0,28 0,56 1,04 9,73 1,53 3,46

Emilia Romagna

1,85

Toscana

0,73

REGIONI Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna

Fonte: Elaborazione dati Istat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

F-45-Costruzioni 1,61 0,49 0,85 -

187


Quaderni dello sviluppo economico

2.2.2.3 ANALISI DELLA SEZIONE G–COMMERCIO E RIPARAZIONI VEICOLI E BENI PER LA CASA

Anche in questo caso, come per quello manifatturiero, il basso livello di specializzazione si riflette anche ai livelli inferiori. Nei pochi casi in cui è possibile determinare la specializzazione della regione Lazio, a livelli di maggior dettaglio, si ripropone la scarsa specializzazione osservata a livello di sezione (Tabella 17): • G-51-Commercio all’ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi nel quale la regione Lazio (0,24) si colloca all’ottavo posto in una classifica che vede ai primi tre posti rispettivamente Veneto, Toscana e Friuli Venezia Giulia. • G-514-Commercio all’ingrosso di altri beni di consumo finale, nel quale il Lazio (0,09) si colloca all’ottavo posto in una classifica che vede ai primi tre posti Veneto, Toscana e Piemonte (ma il dato di dettaglio non è noto per molte regioni). Tabella 17: Indice di specializzazione di 2° e 3° livello della sezione G-Commercio e riparazioni veicoli e beni per la casa, anno 2007

188

REGIONI

G-51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli inclusi

G-514 Commercio all'ingrosso di altri beni di consumo finale

Piemonte

0,42

0,46

Valle d'Aosta

G-51 Commercio all'ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli inclusi

G-514 Commercio all'ingrosso di altri beni di consumo finale

Umbria

-

-

Marche

0,42

0,29

Lazio

0,24

0,09 -

REGIONI

-

-

Lombardia

0,31

0,11

P.A. Trento

-

-

Abruzzo

-

P.A. Bolzano

0,19

-

Molise

-

-

Veneto

7,18

8,34

0,16

0,17

Friuli

1,22

-

Puglia

-

-

-

-.

Basilicata

-

-

Emilia Romagna

0,57

0,18

Calabria

-

-

Toscana

2,55

2,86

Sicilia Sardegna

-

-

Liguria

Campania

Fonte: Elaborazione dati Istat

2.2.2.4 ANALISI DELLA SEZIONE I-TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI

Ad una mancanza di specializzazione (0,07) presente a livello di sezione corrisponde una marcata specializzazione (2,91) nell’unica divisione (63) in cui sono presenti i dati (Tabella 18). A sua volta nell’unico caso (632) in cui è possibile determinare la specializzazione della regione Lazio, ad un ulteriore livello di dettaglio (gruppi), si osserva un grado di specializzazione ancora più marcato rispetto al livello direttamente superiore (4,50): Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

• I-63-Attività di supporto ed ausiliarie dei trasporti; attività delle agenzie di viaggio nel quale la regione Lazio (2,91) si colloca dietro la Sardegna in una classifica in cui manca il dato per molte regioni; • I-632-Altre attività connesse ai trasporti, nel quale il Lazio (4,50) si colloca dietro la Sardegna in una classifica in cui manca il dato di dettaglio per le rimanenti regioni. Tabella 18: Indice di specializzazione sezione I- Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni, anno 2007

REGIONI

I-63 Attività di supporto ed ausiliarie dei trasportiattività delle agenzie di viaggio

I-632 Altre attività connesse ai trasporti

Piemonte

-

-

Umbria

Valle d'Aosta

REGIONI

-

-

Marche

Lombardia

0,51

-

Lazio

P.A. Trento

-

-

P.A. Bolzano

-

-

Veneto

I-63 Attività di supporto ed ausiliarie dei trasportiattività delle agenzie di viaggio

I-632 Altre attività connesse ai trasporti

-

-

-

-

2,91

4,5

Abruzzo

-

-

Molise

-

-

1,9

-

Campania

-

-

Friuli

-

-

Puglia

-

-

Liguria

-

-

Basilicata

-

-

Calabria

-

-

Sicilia

-

-

37,1

57,49

Emilia Romagna Toscana

2,79

-

Sardegna

Fonte: Elaborazione dati Istat

2.2.2.5 ANALISI DELLA SEZIONE K-ATTIVITÀ INFORMATICA, RICERCA, SERVIZI ALLE IMPRESE

IMMOBILIARI,

NOLEGGIO,

Questa sezione vede comportamenti contrastanti al suo interno giustificati dall’eterogeneità della sua composizione. La specializzazione degli investimenti della sezione appare maggiormente trainata dalla componente dei servizi, per i quali il Lazio detiene il primato a livello nazionale ed in misura minore dal settore informatico. A seguire vengono analizzate in dettaglio le sole divisioni di 2° livello di cui sono disponibili i dati (Tabella 19): • K-72-Informatica e attività connesse; il Lazio (1,55) è all’ottavo posto in una classifica che vede primeggiare nell’ordine Calabria, Liguria e Provincia Autonoma di Trento; • K-73-Ricerca e sviluppo; il Lazio (1,18) è al decimo posto in una classifica in cui si collocano ai primi 3 posti Basilicata, Sardegna e Umbria; • K-74-Attività di servizi alle imprese; il Lazio (1,98) è saldamente al primo posto seguito da Friuli-Venezia Giulia e Calabria. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

189


Quaderni dello sviluppo economico

Tabella 19: Indice di specializzazione sezione K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese-secondo livello, anno 2007 REGIONI

K-72 Informatica e attività connesse

K-73 Ricerca e sviluppo

K-74 Attività di servizi alle imprese

Piemonte

0,19

1,46

1,19

-

-

-

Lombardia

0,59

0,84

1,1

P.A. Trento

4,55

1,27

0,11

P.A. Bolzano

0,55

0,14

0,26

Veneto

0,87

0,05

0,88

Friuli

0,76

1,69

1,79

Liguria

6,82

0,65

0,55

Emilia Romagna

0,57

0,17

0,82

Toscana

0,43

0,96

0,2

Umbria

1,75

3,51

-

Marche

0,61

0,08

0,21

Lazio

1,55

1,18

1,98

Abruzzo

0,06

2,14

0,03

-

-

-

Campania

2,41

2,24

0,16

Puglia

1,02

3,33

0,93

Basilicata

2,9

6,58

0,85

Calabria

13,05

-

1,34

Sicilia

1,2

0,14

0,25

Sardegna

1,84

5,13

0,67

Valle d'Aosta

Molise

190

Fonte: Elaborazione dati Istat

Scendendo al 3° livello, il Lazio si colloca al settimo posto (1,63) nel gruppo K722-Realizzazione software e consulenza informatica e al sesto posto (0,50) nel gruppo K-726-Altre attività connesse all’informatica (per molte regioni i dati di dettaglio non sono noti). Nel gruppo K-731-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria il Lazio presenta un indice di specializzazione prossimo a quello nazionale (1,15), mentre risulta ampiamente primo nel gruppo K-732-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche con un indice di specializzazione molto elevato (5,22) sebbene siano noti i dati solo per poche regioni. Se i servizi di natura legale e fiscale, compresi nel gruppo K-741-Attività legali, contabilità, consulenza fiscale e societaria; studi di mercato e sondaggi di opinione, consulenza commerciale e di gestione, presentano una quasi assenza di specializzazione (0,09) e collocano il Lazio al nono posto della classifica, i servizi alle imprese di natura tecnica, rappresentati dal gruppo K-742-Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici mostrano per il Lazio un elevato indice di specializIl Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

zazione (4,10) che lo colloca al primo posto a livello nazionale davanti al Piemonte e alla Puglia (per diverse regioni i dati di dettaglio non sono noti).

2.3 QUADRO RIASSUNTIVO Gli indici di specializzazione in R&S delle imprese laziali e il relativo posizionamento sono riassunti nella seguente tavola sinottica (Tabella 20). Tabella 20: Spesa (migliaia di euro) e Indici di Specializzazione in R&S delle imprese laziali, anno 2007 Livelli (n° settori/totale)

Spesa (ISS)

Denominazione

Rank Rank Intra-livello nazionale

Sezioni 384.902 -0,58

1 -2

5

F-Costruzioni

1.573 -0,49

5 -3

7

G-Commercio all’ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa

5.730 -0,23

3 -4

7

I-Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni

3.429 -0,07

4 -5

2

255.089 -1,52

2 -1

3

DA-Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco

2.560 -0,19

8 -7

6

DB-Industrie tessili e dell’abbigliamento

11.664 -0,58

4 -3

6

DE-Fabbricazione della pasta-carta, della carta e del cartone, dei prodotti di carta stampa ed editoria

2.166 -0,22

9 -6

6

114.294 -1,53

2 -1

3

DH-fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche

2.945 -0,13

7 -8

9

DI-Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

4.092 -0,53

5 -4

4

DJ-Metallurgia, fabbricazione di prodotti in metallo

2.075 -0,08

10 -9

11

DK-Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici

3.173 -0,03

6 -10

14

DL-Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche

167.967 -1,06

1 -2

2

DM-Fabbricazione di mezzi di trasporto

73.966 -0,35

3 -5

5

D-Attività’ manifatturiere

1° Livello (5/17)

K-Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese Sottosezioni

DG-Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali

Fonte: Elaborazione dati Istat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

191


Quaderni dello sviluppo economico Livelli (n° settori/totale)

Spesa (ISS)

Denominazione

Rank Rank Intra-livello nazionale

Divisioni DA – 15-Industrie alimentari e delle bevande

2.560 -0,19

15 -0,19

6 -13

DB-18-Confezione di articoli di abbigliamento preparazione, tintura e confezione di pellicce

11.664 -1,08

8 -7

3 -5

DE – 21-Fabbricazione della pasta-carta, della carta e del cartone e dei prodotti di carta

2.166 -0,59

16 -10

5 -7

114.294 -1,53

2 -5

3 -4

DH – 25-Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche

2.945 -0,13

13 -16

9 -13

DI – 26-Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

4.092 -0,53

10 -11

4 -8

DJ – 28-Fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti

2.075 -0,12

17 -17

11 -13

DK – 29-Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici

3.173 -0,03

12 -19

14 -14

DL – 30-Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici

2.585 -0,48

14 -13

3 -3

908 -0,04

19 -18

13 -14

DL – 32-fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature per le comunicazioni

47.953 -0,61

7 -9

3 -6

DL-33-Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici e di orologi

116.521 -2,26

1 -2

1 -1

DM – 35-fabbricazione di altri mezzi di trasporto

73.966 -0,65

5 -8

4 -7

F-45-Costruzioni

1.573 -0,49

18 -12

7 -10

G – 51-Commercio all’ingrosso e intermediari del commercio, autoveicoli e motocicli esclusi

5.730 -0,24

9 -14

7 -8

I – 63-Attività di supporto ed ausiliarie dei trasporti attività delle agenzie di viaggio

3.429 -2,91

11 -1

1 -2

K – 72-Informatica e attività connesse

60.478 -1,55

6 -4

3 -8

K – 73-Ricerca e sviluppo

87.530 -1,18

4 -6

4 -10

K – 74-Attività di servizi alle imprese

107.081 -1,98

3 -3

3 -1

DG-24-Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali

2° Livello (19/62)

DL – 31-Fabbricazione di macchine ed apparecchi elettrici NCA

192

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Livelli (n° settori/totale)

Spesa (ISS)

Denominazione

Rank Rank Intra-livello nazionale

Gruppi 943 -0,1

18 -16

7 -8

182-Confezione di vestiario in tessuto ed accessori

11.664 -1,08

8 -9

3 -5

244-Fabbricazione di prodotti farmaceutici e di prodotti chimici e botanici per usi medicinali

110.944 -2,62

1 -5

2 -2

251-Fabbricazione di articoli in gomma

2.648 -0,2

13 -15

4 -4

287-Fabbricazione di altri prodotti metallici

1.525 -0,38

17 -14

5 -7

292-Fabbricazione di altre macchine di impiego generale

3.003 -0,09

12 -18

8 -11

300-Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici

2585 -0,48

14 -13

3 -3

322-Fabbricazione di apparecchi trasmittenti per la radiodiffusione e la televisione e di apparecchi per la telefonia

46.921 -1,41

7 -7

3 -5

331-Fabbricazione di apparecchi medicali e chirurgici e di apparecchi ortopedici

4.427 -0,68

9

4 -4

332-Fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, controllo, prova, navigazione e simili, escluse le apparecchiature di controllo dei processi industriali

108.594 -2,97

2 -4

1 -1

353-Costruzione di aeromobili e di veicoli spaziali

73.966 -0,74

5 -10

4 -4

514-Commercio all’ingrosso di altri beni di consumo finale

1.863 -0,09

16 -19

7 -8

632-Altre attività connesse ai trasporti

3.429 -4,5

11 -2

1** -2

722-Realizzazione di software e consulenza informatica

58.960 -1,63

6 -6

3 -7

690 -0,5

19 -12

-6

731-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria

84.029 -1,15

4 -8

4 -10

732-Ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche

3.501 -5,22

10 -1

1** -1

741-Attività legali, contabilità, consulenza fiscale e societariastudi di mercato e sondaggi di opinione consulenza commerciale e di gestione

2.219 -0,09

15 -17

7 -9

104.632 -4,1

3 -3

2 -1

158-Produzione di altri prodotti alimentari

3° Livello (19/224)

726-Altre attività connesse all’informatica

742-Attività degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici

* presenza di una sola osservazione a livello nazionale ** presenza di due sole osservazioni a livello nazionale *** presenza di tre sole osservazioni a livello nazionale

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

193


Quaderni dello sviluppo economico

194

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

3. LA PRODUZIONE BREVETTUALE DEL SETTORE PUBBLICO E PRIVATO NELLA REGIONE LAZIO NEL PERIODO 2000-2009

Introduzione Ricerca, innovazione e sviluppo economico sono inscindibilmente legati tra loro: si alimentano a vicenda attraverso relazioni non lineari che passano attraverso la creazione di nuova conoscenza, il miglioramento di prodotti/processi esistenti (o la creazione di nuovi), maggiore competitività e accrescimento della ricchezza e del benessere. Per questo, lo studio e la valorizzazione della scienza, l’analisi delle traiettorie tecnologiche e delle modalità di organizzazione e gestione dei processi di innovazione hanno assunto un ruolo centrale nell’agenda dei policy makers di tutti i maggiori paesi. Un tipico approccio alla misurazione del livello di potenzialità di sviluppo di un territorio consiste nella ricognizione sistematica e dettagliata dei principali indicatori di produzione tecnologica. In particolare, il censimento della produzione brevettuale consente di quantificare in modo significativo l’intensità dell’attività inventiva all’interno di un dato contesto come, a esempio, quello di una regione. Il brevetto costituisce infatti la forma di codifica primaria delle invenzioni che scaturiscono dall’attività di ricerca e rappresenta un indicatore efficace per la misurazione del contributo diretto alla competitività industriale da parte di tutte le organizzazioni che operano sul territorio. Nel Lazio, in particolare, un esercizio di misurazione del potenziale inventivo delle strutture presenti sul territorio risulta particolarmente importante per una serie di ragioni: • Nel Lazio la spesa in Ricerca e Sviluppo si è attestata, già dal 2001, intorno al 2% del prodotto regionale lordo, dato ben superiore all’1,1%-1,2% nazionale e in linea con la media europea (1,9%). Tuttavia si riscontra un costante decremento nel corso degli anni con una flessione per il periodo 2002-2007 pari a 12,4%, in controtendenza rispetto al corrispettivo dato nazionale (+4,7%). Il Lazio e la Strategia di Lisbona

195


Quaderni dello sviluppo economico

196

• Il Lazio impiega complessivamente il 22% del personale pubblico di ricerca italiano: in particolare, il 43,3% degli addetti degli enti pubblici di ricerca e il 11,6% degli universitari italiani. • Il Pil della regione (e di Roma in particolare) negli ultimi anni è cresciuto mediamente a un tasso superiore a quello nazionale. In questo contesto, si è ritenuto opportuno realizzare un censimento esaustivo della produzione brevettuale delle strutture di ricerca pubbliche e private presenti sul territorio della Regione per il periodo 2000-2009. Il capitolo è pertanto articolato come segue. Nel paragrafo successivo verrà presentata la metodologia adottata per il censimento dei depositi brevettuali. In particolare, saranno illustrati il campo di osservazione e le fonti utilizzate per l’estrazione dei dati, il processo di trattamento dei dati stessi, il sistema di classificazione settoriale e l’insieme degli indicatori usati per quantificare la performance tecnologica, e si chiude con una sezione dedicata alle assunzioni metodologiche fatte e ai limiti a esse connessi. Il secondo paragrafo è dedicato alla presentazione dei risultati delle analisi condotte sul sistema pubblico di ricerca. Viene analizzata la serie storica dei depositi brevettuali (nazionali e internazionali) delle istituzioni pubbliche di ricerca e presentato un confronto rispetto alla media nazionale dell’intensità di brevettazione aggregata per unità di risorsa. Si passa poi a una analisi settoriale del portafoglio brevettuale e a un approfondimento per singola istituzione (internazionalizzazione del portafoglio brevettuale e intensità di collaborazione soggetti extra-muros). Il terzo paragrafo presenta invece i risultati delle analisi condotte sul sistema privato. Dopo una presentazione dei dati aggregati e della serie storica inerente il periodo di osservazione, si procede a un’analisi per provincia. Viene esaminata l’intensità di brevettazione rispetto alla spesa e agli occupati (privati) in ricerca e a un confronto con la media nazionale. Infine, viene presentata la distribuzione dei depositi per soggetto titolare (azienda o persona fisica). Chiude il paragrafo l’analisi delle co-titolarità tra istituzioni pubbliche di ricerca laziali e soggetti privati intra- ed extra-regionali e tra aziende private laziali e istituzioni pubbliche di ricerca extra-regionali.

3.1. APPROCCIO METODOLOGICO 3.1.1 FONTI E CAMPO DI OSSERVAZIONE

Il censimento della produzione brevettuale consente di quantificare in modo significativo l’intensità dell’attività inventiva all’interno di un dato territorio. Il brevetto costituisce infatti la forma di codifica primaria delle invenzioni che scaturiscono dall’attività di ricerca, cui si ricorre quando si intende proteggere i reIl Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

lativi diritti di proprietà intellettuale e, nel caso di istituzioni pubbliche di ricerca (IPR), favorirne il trasferimento al sistema produttivo. Il brevetto è quindi un indicatore efficace per la misurazione del contributo potenziale alla competitività industriale da parte di tutte le organizzazioni che operano sul territorio. Inoltre, è caratterizzato da una facile tracciabilità e misurabilità. Per gli scopi della presente analisi il censimento della proprietà industriale concerne i brevetti8: sono esclusi sia i “marchi” che i“modelli ornamentali o di utilità”. E’ stata censita la produzione brevettuale di titolarità di qualsiasi soggetto (persona fisica o giuridica, organizzazione pubblica o privata) localizzato nel Lazio. Le fonti utilizzate sono: la base dati brevettuale dell’Ufficio italiano Brevetti e Marchi (UiBM), che censisce solo i depositi nazionali, e l’Osservatorio della Ricerca Pubblica (ORP), realizzato e aggiornato presso il Laboratorio di Studi sulla Ricerca e il Trasferimento Tecnologico dell’Università degli Studi di Roma“Tor Vergata”, che censisce anche i depositi internazionali, ma per le sole istituzioni pubbliche. Il periodo d’osservazione è 2000-2009 per i depositi nazionali e 2000-2007 per quelli internazionali9. L’universo comprende circa 3.500 soggetti, di cui: • 11 università; • 19 enti pubblici di ricerca (EPR); • 22 enti ospedalieri (IRCCS); • circa 1000 organizzazione private; • circa 2.500 persone fisiche.

3.1.2 LE FONTI DI CENSIMENTO E L’ESTRAZIONE DEI DATI

Ciascuna domanda di brevetto è caratterizzata dai seguenti attributi: • Numero di domanda. • Data di deposito. • Titolo dell’invenzione. • Anticipata accessibilità: nel caso il titolare abbia rinunciato ai termini concessi per la segretezza. • Classe: codice alfanumerico secondo il sistema IPC (International Patent Classification), che identifica il settore applicativo di pertinenza del brevetto. • Titolari: denominazione del soggetto o dei soggetti che richiedono il brevetto e la titolarità dei diritti di sfruttamento e loro indirizzi. • Inventori: lista dei nomi degli inventori.

8 9

Risultano escluse le attività inventive relative al software che viene assimilato ad opera soggetta al diritto d'autore. I motori di ricerca brevettuali internazionali rendono disponibili le informazioni relative ai depositi brevettuali dopo un periodo di tempo non inferiore ai 18 mesi dalla data di deposito.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

197


Quaderni dello sviluppo economico

198

Per molti brevetti alcuni campi, in realtà, risultano incompleti alla fonte, il che ne complica il trattamento e, per la successiva elaborazione, rende necessaria una post-codifica manuale di alcune informazioni10. L’estrazione dei brevetti d’interesse è stata fatta imponendo che almeno uno dei titolari avesse indicato un indirizzo ricadente nel territorio della Regione Lazio. In questo modo si è superato il limite intrinseco alle metodologie tradizionali che, per semplicità, procedono a estrazioni/classificazioni dei brevetti in base alla provincia/regione di deposito dei brevetti, piuttosto che di residenza del titolare. Non è infatti infrequente il caso di aziende di una data provincia/regione che depositano i propri brevetti presso camere di commercio di altre regioni11. La ricerca dei dati e delle informazioni sui brevetti internazionali è stata invece condotta tramite il motore di ricerca Espacenet che attinge, a sua volta, alla banca dati Epo (European Patent Office), all’ufficio brevetti giapponese (Jpo) e americano (Uspto), all’ufficio brevetti Wipo (World Intellectual Property Organization). Per l’estrazione dei dati, l’interrogazione dei data base interfacciati con il motore di ricerca Espacenet è stata effettuata restringendo la ricerca al campo “applicant” (titolare). Preliminarmente sono state declinate tutte le possibili denominazioni con cui ciascuna delle istituzioni pubbliche di ricerca laziali può comparire come titolare di un brevetto, dal momento che si è riscontrata un’elevata variabilità nella denominazione delle medesime istituzioni: in molti casi viene infatti indicato il nome per esteso (per esempio Consiglio Nazionale delle Ricerche), in altri una sua abbreviazione (Consiglio Nazionale Ricerche), in altri ancora l’acronimo (CNR) e discorrendo così via. I brevetti estratti sono stati classificati in base a: • Titolo del brevetto: così come indicato nella domanda di deposito. • Inventore: la lista degli inventori, ciascuno indicato con cognome, nome e nazionalità. • Richiedente: la lista delle istituzioni di ricerca titolari del brevetto. • Classificazione: codice IPC (International Patent Classification) che, secondo la classificazione internazionale del WIPO12, identifica l’ambito disciplinare dell’invenzione. • Numero di domanda: il numero assegnato alla domanda di brevetto dall’ufficio di competenza. • Priority number(s): i codici identificativi delle domande di brevetto assegnati dagli

10

11

12

Ad esempio la classe IPC non è presente nei brevetti 2009, mentre è presente nel 35% dei brevetti del 2008 e nel 73% del 2007. Laddove possibile, per poter procedere ad analisi settoriali si è resa necessaria un’attribuzione manuale del codice IPC a quei brevetti che ne risultavano sprovvisti. Nel caso in specie, su un totale di 5.315 brevetti di titolarità di soggetti laziali, ne sono stati individuati 1.695 (31,9%) depositati fuori regione. World Intellectual Property right Organization.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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uffici dove sono avvenuti i depositi per i quali sia stata richiesta la “priorità”. • Numero di pubblicazione: il codice assegnato al brevetto al momento della “pubblicazione”. • Data di pubblicazione: la data di pubblicazione del brevetto. La chiave primaria di classificazione è il priority number, che consente l’identificazione univoca del brevetto e della relativa “famiglia”13. Questo criterio di classificazione è robusto rispetto alla necessità di evitare conteggi multipli. Rispetto al tracciato dei record UiBM, il priority number può essere desunto dal numero di domanda del brevetto. 3.1.3 LA POST CODIFICA DEI DATI

Lo scarso livello di omogeneità e “pulizia” dei dati contenuti nel data base UiBM ha reso necessario un lavoro consistente di post codifica. Relativamente alle istituzioni pubbliche di ricerca, un problema molto rilevante è stato quello del riconoscimento e omologazione della denominazione con cui compaiono come titolari dei brevetti14 per procedere a conteggi esatti della produzione brevettuale. Inoltre, per i brevetti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dell’Ente Nazionale per l’Energia e l’Ambiente (ENEA) e di tutte le istituzioni pubbliche di ricerca che, pur avendo sede amministrativa a Roma, constano di diversi istituti (oltre 100 per il CNR) localizzati su tutto il territorio nazionale, si è proceduto alla esatta localizzazione degli istituti di ricerca di afferenza degli inventori, così da eliminare nel censimento le invenzioni realizzate in strutture non laziali. Sempre per i brevetti delle istituzioni pubbliche di ricerca, è stato necessario un lavoro di confronto tra i record presenti nel database UiBM e quelli estratti da Espacenet per evitare i doppi conteggi relativi a brevetti prima depositati a livello nazionale e poi estesi a livello internazionale. 3.1.4 LA CLASSIFICAZIONE SETTORIALE

La classificazione settoriale dei brevetti è disponibile alla fonte solo per quelli censiti tramite Espacenet e per quelli già concessi tra i brevetti depositati presso UiBM. Tale classificazione fa riferimento al sistema internazionale IPC (International Patent Classification) che contempla 120 settori raggruppati in 8 macrosettori

13

14

Una famiglia di brevetti è l'insieme di domande depositate, in tempi diversi, e in uffici diversi (nel mondo), che fanno capo alla medesima domanda di primo deposito (priorità). I brevetti di una famiglia sono equivalenti dal punto di vista dei contenuti (trattasi della stessa invenzione), ma diversi per stato o organismo concedente. Il conteggio dei brevetti senza analisi della composizione della famiglia comporta, quindi, inevitabili duplicazioni. A titolo esemplificativo, si consideri che la stessa istituzione pubblica di ricerca può comparire con diverse denominazioni (estesa, abbreviata, in italiano, in inglese) come titolare di brevetti distinti. Inoltre, un ente (il Consiglio Nazionale delle Ricerche) può comparire con la denominazione propria oppure con quella dell’istituto di ricerca CNR in cui operano gli inventori.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

199


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(Chemistry-metallurgy; Electricity; Fixed constructions; Human necessities; Mechanical engineering-lighting-heating-weapons-blasting engines or pumps; Performing operations-transporting; Physics; Textiles-paper; General tagging of new technological developments). L’Appendice A riporta il dettaglio di tale classificazione. Va osservato che uno stesso brevetto può anche essere identificato con più di un codice IPC, nel caso in cui le sue applicazioni siano trasversali. 3.1.5 GLI INDICATORI UTILIZZATI

200

Per la misurazione dei portafogli brevettuali e della performance tecnologica dei soggetti sotto osservazione sono stati utilizzati diversi indicatori. Output (O): è dato dalla semplice somma dei brevetti riferibili all’entità (organizzazione titolare o inventore). Output contributivo (Oc): tiene conto del numero di “entità” cui è riferibile il singolo brevetto (organizzazione titolare o autore). In particolare, rispetto alla categoria “titolare”, per il singolo brevetto il “contributo” rappresenta il rapporto tra l’unità e il numero di soggetti titolari del brevetto. Per la categoria “inventore”, invece, il “contributo” rappresenta il rapporto tra l’unità e il numero di inventori. Intensità di contribuzione (Ic): data dal rapporto tra output contributivo e output. Esso rappresenta il “grado di proprietà” medio del portafoglio brevettuale di una organizzazione (se riferito all’entità “titolare”) o di un ricercatore (se riferito all’entità “inventore”). Intensità di brevettazione (Ib): dato dal rapporto tra output e una variabile di input opportunamente selezionata di volta in volta. A esempio, nell’analisi dettagliata per le università, l’intensità di brevettazione è stata calcolata come rapporto tra l’output e la media annuale dei ricercatori impiegati nei settori scientifico-tecnologici nel periodo di osservazione. A livello aggregato (sia per il settore pubblico sia per quello privato), invece, sono stati computati altri indicatori di produttività, quali i brevetti depositati per 100 milioni di euro di spesa in ricerca e brevetti ogni 1.000 addetti. Nell’analisi territoriale è stato considerato come fattore di normalizzazione sia la popolazione sia il numero di occupati. 3.1.6 ASSUNZIONI E LIMITI

Il censimento dei brevetti depositati da soggetti privati fa esclusivamente riferimento alla banca dati UiBM. Vengono pertanto esclusi dall’analisi i brevetti depositati direttamente all’estero. Tuttavia, in termini di rappresentatività dell’intensità dell’attività inventiva, tale limite è sicuramente accettabile poiché i depositi che avvengono direttamente all’estero sono in genere una percentuale molto limitata del totale. Si tratta per lo più di brevetti di aziende multinazionali che fanno riferiIl Lazio e la Strategia di Lisbona


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mento, per questioni legate ai diritti di proprietà intellettuale, ai loro headquarter internazionali. In genere, soprattutto per fissare la “priorità”, il deposito avviene prima in Italia, dopodiché l’azienda ha sei mesi di tempo per decidere se far valere tale priorità all’estero attraverso l’estensione del brevetto. Relativamente alle sole istituzioni pubbliche di ricerca, la consultazione manuale del motore di ricerca Espacenet ha invece consentito un censimento nominativo esaustivo della produzione brevettuale, anche se su un orizzonte temporale di osservazione meno esteso (2000 - 2007). Le banche dati interfacciate al motore restituiscono infatti informazioni inerenti i soli brevetti “pubblicati”. La normativa prevede che la pubblicazione di un brevetto, indipendentemente dalla concessione, possa avvenire non prima dei 18 mesi dalla data di deposito della domanda. Poiché l’estrazione dei dati oggetto del presente studio è occorsa a ottobre 2009, il censimento della produzione brevettuale può ritenersi completa solo per i depositi avvenuti fino al 2007. Per le stesse considerazioni fatte poc’anzi, a proposito della prassi di procedere prima al deposito nazionale e poi alla eventuale estensione internazionale, è possibile ipotizzare che parte dei brevetti depositati a livello nazionale dalle istituzioni nel 2008-2009, se ancora non lo sono, verranno verosimilmente estesi a livello internazionale. Pertanto, i dati estratti da Espacenet, integrati con quelli UiBM relativi alle ultime due annate, restituiscono una rappresentazione certamente significativa dei portafogli brevettuali di università, enti pubblici di ricerca ed enti ospedalieri operanti nel Lazio. Un’ulteriore nota di carattere metodologico riguarda le analisi settoriali. La mancanza del codice “classe” per la maggior parte dei brevetti UiBM, rende impossibile qualsiasi elaborazione riguardante il settore privato. Per le istituzioni pubbliche di ricerca, come precedentemente detto, si è proceduto invece a un’attribuzione manuale di tale codice, ove mancante. Tale attribuzione è inevitabilmente esposta a possibili errori, essendo fondata sul giudizio dell’operatore umano, espresso sulla base della lettura del solo titolo dell’invenzione. Infine, diversi sono certamente i limiti relativi agli indicatori utilizzati. Va a esempio rilevato che il conteggio della“contribuzione” basato sul semplice numero di inventori-titolari, non consente di quantificare l’esatto apporto di un’organizzazione co-titolare o di un ricercatore co-autore di un brevetto alla realizzazione dello stesso. Si suppone altresì che non sia molto lontano dalla realtà assumere come uniforme tale contribuzione, ossia che tutte le organizzazioni co-titolari e i ricercatori co-autori di un brevetto abbiano contribuito alla pari alla sua realizzazione. A quelle indicate, si aggiungono le limitazioni relative a eventuali ritardi di aggiornamento delle base dati alla fonte, nonché alla completezza/affidabilità della stessa. Tutte le assunzioni e i limiti appena descritti devono essere tenuti in debito conto nelle successive interpretazioni delle risultanze dell’analisi condotta. Va sottolineato, infine, che i brevetti di titolarità di istituzioni pubbliche rappresentano solo Il Lazio e la Strategia di Lisbona

201


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una parte di quelli scaturiti da ricerca pubblica: spesso i brevetti vengono depositati direttamente dai ricercatori che hanno realizzato l’invenzione o da soggetti terzi che l’hanno eventualmente finanziata.

3.2. LA PRODUZIONE DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE DI RICERCA LAZIALI Relativamente al portafoglio brevettuale delle istituzioni pubbliche di ricerca, sono stati censiti, tra gli anni 2000 e 2009, un totale di 620 brevetti, di cui 443 italiani (per l’intero periodo considerato) e 177 esteri (per il solo periodo 2000-2007). I brevetti internazionali sono circa l’28,5% del totale (il 35,5% se si considerano i soli dati 2000-2007). Il trend dei depositi è lievemente positivo, anche se nel periodo considerato l’andamento non è uniforme e presenta due minimi in corrispondenza del 2002 e del 2005 (Tabella 21). Il trend dei depositi internazionali sembra più significativo rispetto a quello dei nazionali. Tabella 21: Depositi brevettuali degli IPR. Anni 2000 - 2009

202

Anno

Italiani

Esteri

Totali

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

35 52 27 29 51 38 38 52 65 56

12 27 13 23 21 9 46 26 -

47 79 40 52 72 47 84 78 65 56

Totale

443

177

620

La flessione del 2002 è in parte attribuibile al repentino cambiamento nell’anno precedente del regime normativo in tema di proprietà intellettuale. In particolare, la legge attualmente in vigore attribuisce direttamente all’inventore (e non all’istituzione di affiliazione) il diritto di proprietà e di sfruttamento commerciale dei risultati delle attività di ricerca condotte in ambito pubblico15. Questo può aver indotto, rispetto al passato, un maggior ricorso alla brevettazione con titolarità personale

15

L’art. 65 del codice della proprietà industriale (c.p.i.) attribuisce sia il diritto morale a essere riconosciuto autore dell’invenzione, sia quello a depositare domanda di brevetto e, dunque, anche i diritti patrimoniali di sfruttamento dell’invenzione al ricercatore pubblico.

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dei singoli ricercatori, riducendo, di conseguenza, la “visibilità” sui brevetti e sulla produzione tecnologica effettivamente realizzata all’interno delle università e degli Enti pubblici di ricerca16. Da questo discende un effetto distorsivo sull’analisi intertemporale e anche sulla valutazione comparativa della performance tecnologica delle diverse IPR. Infatti, quelle che si sono prontamente dotate di regolamenti interni che incentivano in modo efficace gli inventori a cedere all’IPR la titolarità dei diritti di sfruttamento inerenti l’invenzione, risultano meno penalizzate dal cambiamento normativo, rispetto a quelle che a tale cambiamento non hanno reagito o lo hanno fatto, comunque, in ritardo. Per quanto concerne la flessione del 2005, non sono del tutto chiare le cause che la sottendono. Certamente va rilevato che con portafogli brevettuali così ridotti oscillazioni repentine nel tempo possano essere facilmente sintomo di variazioni gestionali intraprese dalle organizzazioni. In particolare, può essere verosimile che si sia preferito razionalizzare le risorse a disposizione dedicandole a poche invenzioni, le più promettenti, per le quali si è optato per un deposito estero, a esempio attraverso la procedura europea (EPO) Analizzando la ripartizione dei brevetti per tipologia di istituzione (Tabella 22), si nota che poco meno di un terzo dei depositi è attribuibile alle università. Tabella 22: Ripartizione dei depositi brevettuali per IPR

2000

12

24

4

9

49

Università totale 24,50%

2001

25

48

3

9

85

29,40%

Anno

Università

EPR

IRCCS

Altro*

Totale**

EPR totale 49,00% 56,50%

2002

15

21

1

4

41

36,60%

51,20%

2003

14

32

6

3

55

25,50%

58,20%

2004

31

39

4

3

77

40,30%

50,60%

2005

13

32

5

1

51

25,50%

62,70%

2006

30

65

6

1

102

29,40%

63,70%

2007

26

49

6

1

82

31,70%

59,80%

2008

13

46

6

1

66

19,70%

69,70%

2009

16

36

6

0

58

27,60%

62,10%

Totale

195

392

47

32

666

29,30%

58,90%

* Agenzie, Ministeri, ecc. ** Il dato di questa tabella differisce da quello della precedente per effetto dei doppi conteggi inerenti i brevetti in co-titolarità tra diverse IPR

Gli enti pubblici di ricerca rappresentano invece il 59% del totale dei depositi brevettuali. Enti ospedalieri e altre organizzazioni contribuiscono, rispettivamente,

16

I brevetti di titolarità dell’inventore sono, di fatto, estremamente difficili da rintracciare attraverso le fonti a disposizione, se non con un margine di affidabilità molto basso dovuto a problemi di omonimia.

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203


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per il 7% e il 5% al portafoglio brevettuale pubblico laziale. Distinguendo tra università e altre IPR, la Tabella 23 riporta i dati relativi all’intensità di brevettazione. In particolare, viene indicata la serie storica relativa al numero di brevetti depositati per 100 milioni di euro di spesa in R&S e ogni 1.000 addetti17. In generale, le università mostrano un’intensità di brevettazione peggiore rispetto alle altre IPR, sia dal punto di vista della spesa che della forza lavoro. Va osservato che i fattori produttivi sono complessivi e non relativi ai soli settori scientifici e tecnologici, forieri di brevettazione, per cui l’eventuale disomogeneità delle componenti di ricerca non scientificotecnologica può indurre sensibili distorsioni nelle misure di produttività. Questo deve indurre a una doverosa prudenza nell’interpretazione dei dati. Tabella 23: Brevetti depositati da università ed altre IPR per unità di risorsa Università

204

Altri IPR

Anno

Brevetti per 100 mil. euro di spesa*

Brevetti per 1.000 addetti*

Brevetti per 100 mil. euro di spesa

Brevetti per 1.000 addetti

2000

2,505

1,876

3,134

2,638

2001

4,452

3,001

4,338

4,321

2002

2,571

1,809

2,048

1,706

2003

2,338

1,705

2,861

2,327

2004

4,696

3,462

3,378

3,001

2005

2,199

1,531

2,676

2,416

2006

4,552

3,898

5,467

4,161

2007

3,629

3,037

5,063

3,578

Media generale

3,772

2,814

4,037

3,389

* Fonte ISTAT (La ricerca e Sviuppo in Italia) annate varie.

In Tabella 24 (e in Figura 6) è riportato il dettaglio dei depositi realizzati dalle singole istituzioni di ricerca operanti nel Lazio. Sono riportati solo gli IPR con almeno un brevetto depositato nel periodo d’osservazione. In testa alla classifica l’Enea con 160 depositi di cui 19 internazionali. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche che sul territorio è presente con 23 istituti (a cui si aggiungono 24 fra sezioni, di istituti di altre regioni, unità staccate e unità organizzative di supporto), nel periodo di osservazione ha depositato 157 brevetti (49 internazionali) collocandosi al secondo posto nel ranking regionale. A seguire l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con 117 brevetti di cui 48 internazionali. Queste prime tre organizzazioni totalizzano quasi i 2/3 della produzione brevettuale del sistema pubblico di ricerca

17

Il periodo di osservazione è limitato al 2007, ultimo anno per il quale si dispone di dati regionali consolidati e ufficiali (ISTAT) relativi ai fattori di input del sistema pubblico di ricerca.

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laziale. Da rilevare il dato relativo all’internazionalizzazione del portafoglio brevettuale dell’Istituto Superiore di Sanità: nei dieci anni esaminati l’ente ha depositato 52 brevetti di cui 37 internazionali (71,2%). Tabella 24: Portafoglio brevettuale delle istituzioni pubbliche di ricerca laziali IPR

Nazionali

Internazionali

Totali (%)

Internaz./Tot

Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA)

141

19

160 (25,8%)

11,90%

Consiglio Nazionale delle Ricerche

108

49

157 (25,3%)

31,20%

Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

69

48

117 (18,9%

41,00%

Istituto Superiore di Sanità

15

37

52 (8,4%)

71,20%

Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

32

20

52 (8,4%)

38,50%

Ministero dell'Istruzione, l'Università e la Ricerca

23

0

23 (3,7%)

0,00%

205 Università degli Studi Roma Tre

10

5

15 (2,4%)

33,30%

IRCCS Istituto Dermopatico dell'Immacolata

7

6

13 (2,1%)

46,20%

IRCCS Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani

6

6

12 (1,9%)

50,00%

IRCCS Istituti fisioterapici ospitalieri

8

3

11 (1,8%)

27,30%

IRCCS Fondazione Santa Lucia

8

1

9 (1,5%)

11,10%

6

1

7 (1,1%)

14,30%

6

0

6 (1,0%)

0,00%

Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

5

1

6 (1,0%)

16,70%

Università Cattolica del Sacro Cuore

3

1

4 (0,6%)

25,00%

Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura ISPESL - Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro

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IPR

206

Nazionali

Internazionali

Totali (%)

Internaz./Tot

Università "Campus Bio-medico"

2

1

3 (0,5%)

33,30%

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

3

0

3 (0,5%)

0,00%

INBB - Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi

2

0

2 (0,3%)

0,00%

IRCCS Ospedale pediatrico Bambino Gesù

1

1

2 (0,3%)

50,00%

Istituto Nazionale di Astrofisica

2

0

2 (0,3%)

0,00%

Università degli Studi di Cassino

2

0

2 (0,3%)

0,00%

Università Telematica "Guglielmo Marconi"

2

0

2 (0,3%)

0,00%

Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente

1

0

1 (0,2%)

0,00%

Agenzia Spaziale Italiana

1

0

1 (0,2%)

0,00%

Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze Fisiche della Materia

1

0

1 (0,2%)

0,00%

ISIA - Istituto Superiore per le Industrie Artistiche

1

0

1 (0,2%)

0,00%

Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni Lazio e Toscana

1

0

1 (0,2%)

0,00%

La Tabella 25 presenta un’analisi comparativa delle organizzazioni laziali rispetto alle omologhe nazionali. I dati evidenziano una performance regionale aggregata certamente superiore rispetto al dato nazionale (fa eccezione solo il 2005). Tra le università, il dato di produttività del lavoro (Tabella 26) colloca in testa ai sei atenei attivi l’Università Telematica “Guglielmo Marconi”con 7,5 brevetti depositati ogni 100 ricercatori in forza alle aree scientifico-tecnologiche. Segue “Tor Vergata” (5,5) e il “Campus Bio-Medico” (4,9).

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Figura 6: Portafoglio brevettuale delle istituzioni pubbliche di ricerca laziali Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (1,1%)

ISPESL - ISTITUTO SUPERIORE PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA DEL LAVORO (1,0%) Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (1,0%)

IRCCS Fondazione Santa Lucia (1,5%) ALTRI (4,0%) IRCCS Istituti fisioterapici ospitalieri (1,8%) IRCCS Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani (1,9%)

Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) (25,8%)

IRCCS Istituto Dermopatico dell'Immacolata (2,1%) Università degli Studi Roma Tre (2,4%) Ministero dell'Istruzione, l'Università e la Ricerca (3,7%)

Università degli Studi di Roma Tor Vergata (8,4%)

Istituto Superiore di Sanità (8,4%)

Consiglio Nazionale delle Ricerche (25,3%)

Università degli Studi di Roma La Sapienza (18,9%)

207

Tabella 25: Brevetti depositati da istituzioni pubbliche di ricerca per unità di risorsa LAZIO

ITALIA

Anno

Brevetti per 100 mil. euro di spesa*

Brevetti per 1.000 addetti*

Brevetti per 100 mil. euro di spesa*

Brevetti per 1.000 addetti

2000

2,96

2,409

2,347

1,696

2001

4,161

3,631

3,082

2,403

2002

2,159

1,7

1,903

1,535

2003

2,698

2,119

1,728

1,442

2004

3,599

3,001

3,274

2,718

2005

2,381

1,974

3,561

2,649

2006

4,457

3,53

2,852

2,195

2007

4,394

3,305

4,251

3,248

Media generale

3,349

2,704

2,9

2,265

* Fonte ISTAT (La ricerca e Sviuppo in Italia) annate varie.

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Tabella 26: Intensità di brevettazione delle Università laziali Brevetti

Addetti*

Brevetti ogni 100 addetti

Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

117

3144

3,721

Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

52

941

5,524

Università degli Studi Roma Tre

15

310

4,836

Università Cattolica del Sacro Cuore**

4

133

3

Università "Campus Bio-medico"

3

62

4,87

Università degli Studi di Cassino

2

113

1,765

Università Telematica "Guglielmo Marconi"

2

27

7,547

Ateneo

*Solo discipline tecnico - scientifiche. Dato medio 2000 - 2009, fonte CINECA.

La classificazione settoriale IPC dei brevetti consente di individuare l’ambito tecnologico a cui il brevetto si riferisce, dando così un’importante indicazione dei settori maggiormente sviluppati o in crescita (Tabella 27). L’analisi non comprende il 2009 non essendo disponibile alcun codice IPC per i depositi di quell’anno. Il dettaglio per macro-settore rivela negli anni in osservazione una certa costanza, indice di un forte mantenimento delle“traiettorie tecnologiche” ed uno sviluppo elevato di tre macro-settori: 1) Chimica/metallurgia; 2) Fisica; 3) Scienze della vita. 208 Tabella 27: Il dettaglio macrosettoriale per i brevetti pubblici, anno 2000 – 2008 Macroclasse

0

1

Chemistry metallurgy

20

35

2

3

4

5

6

7

8 Tot*

Physics

16

19

Human necessities

14

26

Performing operations transporting

5

9

8

3 11

9 10 11

4

70

Electricity

7

9

2

6

8

7 14 10

4

67

Mechanical engineering lighting heating weapons blasting engines or pumps

1

6

5

-

2

3

4

3

3

27

General tagging of new technological developments

-

-

-

-

3

-

-

1

-

4

Textiles paper

-

2

-

1

-

-

-

-

-

3

Fixed constructions

-

-

-

-

-

-

-

1

-

1

29 20 37 22 36 36 11 246 9 12 29 11 38 15 16 165 10 23 15 13 28 22

3 154

*Il codice IPC non è presente nei brevetti 2009 ed è presente nel 35% dei brevetti del 2008, nel 73% del 2007 e nel 100% delle annate precedenti.

Passando al livello di classificazione a 3 digit, si ha una rappresentazione settoriale di maggior dettaglio del portafoglio brevettuale delle organizzazioni pubbliche di ricerca laziali. La Tabella 28 riporta il numero di brevetti depositati per Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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ciascuna classe IPC a 3 digit. Per semplicità di rappresentazione sono stati omessi i settori con meno di 4 brevetti. In testa alla classifica le scienze mediche e veterinarie con 125 brevetti, seguite dai settori misurazione e testing (99) dell’area fisica. Oltre si collocano due classi della macroarea chimica: biochimica (88 brevetti) e chimica organica (63). Significativi anche i dati sulla componentistica elettrica (41 brevetti), sui processi fisico-chimici (32) e sulla chimica inorganica (21). Tabella 28: Il dettaglio per classe (settore) IPC 2000 – 2008 Classe

Denominazione

Brevetti

A61

Medical or veterinary science hygiene

125

G01

Measuringtesting

99

C12

Biochemistry beer spirits wine vinegar microbiology enzymology genetic engineering

88

C07

Organic chemistry

63

H01

Basic electric elements

41

B01

Physical or chemical processes or apparatus in general

32

C01

Inorganic chemistry

21

G02

Optics

17

A01

Agriculture forestry animal husbandry hunting trapping fishing

16

C04

Cements concrete artificial stone ceramics refractories

12

G03

Photography cinematography electrography holography

12

C02

Treatment of water, waste water, sewage, or sludge

11

H04

Electric communication technique

11

C08

Organic macromolecular compounds preparation or chemical working-up relevant compositions

9

G21

Nuclear physics nuclear engineering

9

F23

Combustion apparatus combustion processes

8

G05

Controlling regulating

8

C10

Petroleum, gas or coke industries technical gases with carbon monoxide fuels lubricants peat

7

C22

Metallurgy (of iron C21) ferrous or non-ferrous alloys treatment of alloys or non-ferrous metals

7

C25

Electrolytic or electrophoretic processes apparatus therefor

7

G06

Computing calculating counting

7

A23

Foods or foodstuffs their treatment, not covered by other classes

6

H05

Electric techniques not otherwise provided for

6

B23

Machine tools metal-working not otherwise provided for

5

C03

Glass mineral or slag wool

5

C23

Coating metallic material coating material with metallic material

5

F24

Heating ranges ventilating

5

H02

Generation conversion or distribution of electric power

5

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

209


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Il numero assoluto di brevetti per settore non fornisce però indicazioni esaurienti circa il vantaggio tecnologico comparato settoriale della ricerca pubblica di una regione. Per questo possono essere utilizzati gli indici di specializzazione che misurano la specializzazione relativa della regione rispetto alla media nazionale.

In cui: ISSrs: indice di specializzazione della regione r nel settore s; Ors: brevetti della regione r relativi al settore s; Or: totale dei brevetti della regione r; Ons: brevetti nazionali relativi al settore s; On: totale dei brevetti nazionali. Un indice così costruito, quindi, restituisce un valore: • pari a 1 se nel settore considerato la produzione brevettuale sul totale regionale ricalca quella nazionale; • superiore a 1 se nel settore considerato la regione esprime una produzione brevettuale maggiormente concentrata rispetto alla media nazionale; • inferiore a 1 se il settore considerato ha un incidenza percentuale sul totale della produzione brevettuale regionale inferiore rispetto alla media nazionale. 210 In Tabella 29 vengono riportati tutti i settori con almeno 4 brevetti in cui l’indice di specializzazione risulta superiore all’unità. Tabella 29: Le specializzazioni settoriali della ricerca tecnologica delle IPR laziali (2000 - 2008) Specializzazioni settoriali (2000-2008). Quelli listati sono le classi IPC in cui il Lazio fa registrare almeno 4 brevetti e un ISS maggiore dell’unità Classe Denominazione

ISS

B65

Conveying packing storing handling thin or filamentary material

4,09

4

F23

Combustion apparatus combustion processes

2,72

8

H05

Electric techniques not otherwise provided for

2,63

6

C10

Petroleum, gas or coke industries technical gases with carbon monoxide fuels lubricants peat

2,14

7

G03

Photography cinematography electrography holography

1,84

12

G21

Nuclear physics nuclear engineering

1,84

9

Y01

Broad technical fields characterised by dimensional aspects

1,75

4

F24

Heating ranges ventilating

1,7

5

C22

Metallurgy (of iron C21) ferrous or non-ferrous alloys treatment of alloys or non-ferrous metals

1,65

7

C02

Treatment of water, waste water, sewage, or sludge

1,53

11

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

Brevetti


Quaderni dello sviluppo economico

Classe Denominazione

ISS

B23

Machine tools metal-working not otherwise provided for

1,53

5

C01

Inorganic chemistry

1,5

21

B01

Physical or chemical processes or apparatus in general

1,3

32

H01

Basic electric elements

1,3

41

C25

Electrolytic or electrophoretic processes apparatus therefor

1,26

7

C04

Cements concrete artificial stone ceramics refractories Biochemistry beer spirits wine vinegar microbiology enzymology genetic engineering

1,25

12

1,23

88

Controlling regulating

1,07

8

C12 G05

Brevetti

Specializzazioni settoriali (2000-2008). Quelli listati sono le classi IPC in cui il Lazio fa registrare almeno 4 brevetti e un ISS maggiore dell’unità

La Tabella 30 mostra i risultati dell’analisi delle collaborazioni scientifiche delle IPR localizzate nel Lazio. Tabella 30: Le co-titolarità dei brevetti delle istituzioni pubbliche di ricerca laziali IPR

Brevetti depositati

Co-titolarità Co-titolarità. In collaboraz. con altre IPR con imprese con organizzaz. italiane italiane Estere

Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA)

160

23 (14,4%)

31 (19,4%)

6 (3,8% )

Consiglio Nazionale delle Ricerche

157

30 (19,1%)

18 (11,5% )

2 (1,3% )

Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

117

22 (18,8%)

3 (2,6% )

4 (3,4% )

Istituto Superiore di Sanità

52

6 (11,5%)

1 (1,9% )

5 (9,6%)

Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

52

9 (17,3%)

-

-

Ministero dell'Istruzione, l'Università e la Ricerca

23

-

-

-

Università degli Studi Roma Tre

15

4 (26,7%)

3 (20,0% )

-

IRCCS Istituto Dermopatico dell'Immacolata

13

1 (7,7%)

1 (7,7%)

-

IRCCS Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani

12

-

-

3 (25,0%)

18

Le collaborazioni scientifiche sono fondamentali nei processi di creazione e diffusione di nuova conoscenza, poiché le dinamiche di interazione fra soggetti diversi determina l’accelerazione dei processi stessi e, nel caso di collaborazioni pubblico - privato, una più efficace valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

211


Quaderni dello sviluppo economico

IPR

212

Brevetti depositati

Co-titolarità Co-titolarità. In collaboraz. con altre IPR con imprese con organizzaz. italiane italiane Estere

IRCCS Istituti fisioterapici ospitalieri

11

3 (27,3%)

1 (9,1%)

-

IRCCS Fondazione Santa Lucia

9

1 (11,1%)

-

-

Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura

7

-

-

-

ISPESL - Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro

6

-

-

-

Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

6

-

-

-

Università Cattolica del Sacro Cuore

4

1 (25,0%)

-

-

Università "Campus Biomedico"

3

1 (33,3%)

-

-

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

3

1 (33,3%)

1 (33,3%)

-

INBB - Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi

2

1 (50,0%)

-

-

IRCCS Ospedale pediatrico Bambino Gesù

2

2 (100%)

-

-

Istituto Nazionale di Astrofisica

2

-

-

-

Università degli Studi di Cassino

2

-

-

-

Università Telematica "Guglielmo Marconi"

2

-

-

-

Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente

1

-

-

-

Agenzia Spaziale Italiana

1

-

1 (100%)

-

Consorzio Nazionale Interuniversitario per le scienze Fisiche della Materia

1

1 (100%)

-

-

ISIA - Istituto Superiore per le Industrie Artistiche

1

-

-

-

Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni Lazio e Toscana

1

-

-

-

Nella fattispecie la collaborazione è riconducibile alla co-titolarità del medesimo brevetto da parte di due o più soggetti distinti, pubblici o privati18. I dati mostrano che la maggior parte dei brevetti scaturiscono da attività di ricerca intra-muros o, al più, vedono il coinvolgimento di altri soggetti pubblici di ricerca. Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Molto scarsa invece la collaborazione con le organizzazioni private, fatta eccezione per l’Enea che all’interno del proprio portafoglio brevettuale, molto ampio (160 depositi), presenta molte collaborazioni sia con imprese private (31) sia con altre istituzioni pubbliche (23). Risultano molto limitati numericamente i casi di co-titolarità con organizzazioni estere (6 casi in tutto). Fra le prime istituzioni per numero di brevetti depositati, spicca l’Università di “Tor Vergata” per la percentuale più elevata di brevetti realizzati intra-muros (82,7%). Inoltre è interessante osservare come nei primi 10 posti della classifica vi siano ben 5 le istituzioni che presentano brevetti senza co-titolarità con enti esteri: Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; il Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca; Università degli Studi Roma Tre; IRCCS Istituto Dermopatico dell’Immacolata; IRCCS Istituti fisioterapici ospitalieri.

3.3. I DEPOSITI NAZIONALI DELLE AZIENDE LAZIALI Tra il 2000 e il 2009, le organizzazioni private operanti nel Lazio hanno depositato 4.675 brevetti presso l’Ufficio italiano Brevetti e Marchi (Tabella 31). Il trend della serie storica è sostanzialmente stabile con un range (max-min) pari a 88 ed un valore medio pari 468. Nel 2007 e nel 2008 è stata superata la soglia dei 500 brevetti mentre la variazione percentuale più sensibile rispetto all’anno precedente si è verificata nel 2007 con un +17,0% rispetto al 2006. Tabella 31: Depositi brevettuali delle aziende laziali. Anni 2000 - 2009 Anno

Brevetti depositati

2000

480

2001

450

2002

451

2003

478

2004

434

2005

453

2006

446

2007

522

2008

517

2009

444

Totale

4.675

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

213


Quaderni dello sviluppo economico

Il dato provinciale evidenzia che la provincia di Roma, con il 75,3% della produzione brevettuale, domina il portafoglio dei depositi della Regione (Tabella 32). Risulta prima anche per intensità brevettuale: 8,68 brevetti ogni 100.000 abitanti, contro gli 8,31 della media regionale. Il trend, come detto, per Roma è leggermente negativo, con una variazione percentuale media rispetto all’anno precedente del -1,7%. Per il resto delle province il trend è invece positivo con una variazione percentuale media (rispetto all’anno precedente) consistente per Frosinone (+14,4%), Latina (+8,8%) e Rieti (+23,9%). Tutto ciò a fronte di un dato nazionale pari a +0,5% per il periodo in osservazione.

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

390

362

350

364

332

359

330

379

377

3.566 323 (75,3%)

8,68

Frosinone 34

34

49

48

40

33

42

94

70

511 67 (10,8%)

10,28

Latina

21

31

31

35

33

36

25

28

39

37

316 (6,7%)

5,80

Viterbo

30

14

21

19

20

23

38

21

24

13

223 (4,7%)

7,07

Rieti

10

10

5

16

12

8

11

11

17

19

119 (2,5%)

7,48

Lazio*

480

450

451

478

434

453

446

522

517

444

4.675

8,31

9.425 9.487 9.500 9.401 9.247 9.332 10.895 10.157 9.449 9.654 96.547

16,08

Provincia

Roma

2009

2000

Depositi medi annuali per 100.000 abitanti**

Tabella 32: Brevetti depositati da organizzazioni private laziali per provincia di residenza del titolare, anni 2000 – 2009

214

Italia

Totale

* Il totale Lazio differisce dal totale colonna per effetto di doppi conteggi relativi a brevetti in co-titolarità di imprese residenti in due o più distinte province laziali ** Dato ISTAT al 1/1/2009

In termini di produttività, l’analisi comparata mette in risalto una situazione piuttosto difficile per il Lazio (Tabella 33). Il numero di depositi per unità di spesa in R&S e di addetto mostra valori nettamente inferiori alle medie nazionali. Il trend è negativo, anche se meno marcato rispetto al resto del paese.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tabella 33: Brevetti depositati dalle organizzazione private laziali per unità di risorsa anni 2000-2007 LAZIO

ITALIA

Anno

Brevetti per 100 mil. euro di spesa in R&S

Brevetti per 1.000 addetti in R&S

Brevetti per 100 mil. euro di spesa in R&S

Brevetti per 1.000 addetti in R&S

2000

66,6

78,5

151,1

147,3

2001

69,1

77,7

142,4

145,3

2002

63,2

81,7

134,6

135,3

2003

71,5

85,6

134,7

138,3

2004

67,1

78,2

126,8

137,0

2005

57,4

78,1

118,8

131,9

2006

55,3

79,5

132,7

136,0

2007

55,3

65,6

107,4

108,3

Media generale

62,5

77,5

129,6

133,6

Nella Tabella 34 l’analisi comparativa delle province laziali e il confronto con la performance nazionale conferma la minore intensità di brevettazione del Lazio. Rapportata al numero di abitanti e agli occupati totali del territorio la regione mostra un forte ritardo rispetto al resto d’Italia. Il Lazio presenta un numero di brevetti per abitante e per occupato che è circa la metà della media italiana. Tabella 34: Intensità dei brevetti depositati in Italia da organizzazioni private laziali per provincia di residenza del titolare (dato medio 2000–2009) Depositi medi annuali (2000-2009) per 100.000 abitanti*

Depositi medi annuali ogni 1.000 occupati**

Roma

8,68

0,19

Frosinone

10,28

0,30

Latina

5,80

0,17

Viterbo

7,07

0,22

Rieti

7,48

0,24

Lazio

8,31

0,19

Italia

16,08

0,40

Provincia

* Dato ISTAT al 1/12/2009 ** Dato ISTAT sugli occupati totali al 2005

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

215


Quaderni dello sviluppo economico

Di seguito vengono riportate le aziende laziali al top per numero di depositi (Tabella 35). In testa alla classifica si collocano, nell’ordine: ENI (125), Sigma-TAU (92) e Centro Sviluppo Materiali (64). In termini di localizzazione, la Videocolor di Anagni (Frosinone) è l’unica azienda non“romana” tra le prime dodici. Le top delle altre province sono, rispettivamente: la EEMS Italia per Rieti (9 brevetti), la H.S. Hospital Service per Latina (10 brevetti) e la Policarta s.r.l. per Viterbo (8 brevetti). Tabella 35: Titolari di brevetti UiBM depositati nel periodo 2000-2009, operanti nel Lazio Località

Brevetti

Intensità di contribuzione

ENI S.P.A.

Roma

125

0,60

SIGMA-TAU INDUSTRIE FARMACEUTICHE RIUNITE S.P.A.

Roma

92

0,99

CENTRO SVILUPPO MATERIALI S.P.A.

Roma

64

0,93

ENITECNOLOGIE S.P.A.

Roma

53

0,42

BRIDGESTONE/FIRESTONE TECHNICAL CENTER EUROPE S.P.A.

Roma

50

1

Frosinone

38

1

SKYSET S.P.A.

Roma

35

1

AZIENDE CHIMICHE RIUNITE ANGELINI FRANCESCO A.C.R.A.F. S.P.A.

Roma

26

1

Frosinone

19

1

RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA S.P.A .

Roma

16

0,91

FONDAZIONE TELETHON

Roma

14

1

MENARINI RICERCHE S.P.A.

Roma

13

0,88

AGIP PETROLI S.P.A.

Roma

12

0,47

H.S. HOSPITAL SERVICE S.P.A.

Latina

10

0,95

FINMECCANICA S.P.A.

Roma

15

0,93

MICRONASA DI PATARCHI ALBERTO

Roma

9

1

POSTE ITALIANE S.P.A.

Roma

9

1

SIRIUS S.R.L.

Roma

9

1

Rieti

9

1

AVIOINTERIORS S.P.A.

Latina

8

1

CHIMEC S.P.A.

Roma

8

1

POLICARTA S.R.L.

Viterbo

8

1

SAMAYA S.R.L.

Roma

8

1

ACI CONSULT CNP S.P.A.

Roma

8

1

Azienda

VIDEOCOLOR S.P.A.

216

CML INTERNATIONAL S.P.A.

EEMS ITALIA S.P.A.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

In termini di codice di attività, le aziende più attive sono quelle riconducibili ai macrosettori chimico (o petrolchimico) e medico/farmaceutico. Un’attenta analisi delle co-titolarità evidenzia la presenza di un cluster di aziende formato da: ENI SpA ENITECNOLOGIE SpA ENICHEM SpA AGIP SpA POLIMERI EUROPA SpA SNAMPROGETTI SpA

Tutte queste società appartengono al gruppo ENI19 e presentano numerose collaborazioni che avvengono però sempre all’interno del gruppo, tranne che per qualche rara eccezione come nel caso di brevetti in co-titolarità con l’Institut Français du Pétrole, Cam Tecnologie del gruppo Camfin, e UOP LLC. In generale, il valore quasi sempre prossimo all’unità dell’intensità di contribuzione indica una sostanziale impermeabilità alle collaborazioni esterne, come è lecito attendersi da un operatore economico di tipo profit. Il semplice computo del numero di titolari mette ben in evidenza questa situazione: ogni brevetto depositato da soggetti privati ha in media 1,26 titolari contro i 2,32 di quelli depositati dalle istituzioni pubbliche di ricerca20. 3.4 I FLUSSI INTER-REGIONALI DELLE CO-TITOLARITA’ Da ultimo, vengono riportate in Tabella 36 le co-titolarità di brevetti depositati congiuntamente da istituzioni pubbliche laziali e aziende italiane. Dei 52 brevetti individuati solo 12 rivelano una partnership a carattere locale essendo l’azienda co-titolare ubicata in provincia di Roma. Per gli altri, l’azienda co-titolare è ubicata di prevalenza al Nord (26 casi), 4 al Centro (escluso Lazio) e 10 al Mezzogiorno. Il fenomeno della collaborazione tra istituzioni di ricerca e aziende private, ancorché molto poco sviluppato, non sembra dunque risentire, almeno per il Lazio, dell’ef19 Enitecnologie S.p.A. è stata incorporata per fusione in ENI S.p.A.; EniChem S.p.A fa parte del ramo chimico del gruppo ed è divenuta Syndial S.p.A nel 1999; Agip Petroli S.p.A. è la società di distribuzione del petrolio e dei suoi derivati; Polimeri Europa S.p.A. si occupa di petrolchimica e, infine, SNAMPROGETTI S.p.A. che si occupava della progettazione e d’esecuzione degli impianti chimici e petrolchimici è stata definitivamente incorporata in Saipem S.p.A. nel 2008. 20 In questo calcolo sono incluse le co-titolarità di persone fisiche: non è infrequente il caso in cui l’organizzazione titolare conceda all’inventore il diritto di co-titolarità del brevetto.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

217


Quaderni dello sviluppo economico

fetto prossimità geografica: infatti la maggior parte dei brevetti presenta come cotitolari aziende extra-regionali. Il dato indicato in tabella si spiega considerando la disomogenea concentrazione e allineamento di ricerca pubblica e privata nelle diverse regioni del nostro paese. Tabella 36: Le co-titolarità delle istituzioni pubbliche di ricerca laziali con soggetti privati In co-titolarità con aziende laziali

In co-titolarità con aziende extra-regionali

Totale

Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA)

8

26

31*

Consiglio Nazionale delle Ricerche

2

16

18

Istituto Superiore di Sanità

0

1

1

Università degli Studi Roma Tre

0

3

3

Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

0

3

3

IRCCS Istituto Dermopatico dell’Immacolata

1

0

1

Agenzia Spaziale Italiana

1

0

1

IRCCS Istituti fisioterapici ospitalieri

0

1

1

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

0

1

1

IPR

218

* Alcuni brevetti sono in co-titolarità con più aziende

L’analisi speculare rivela invece una situazione piuttosto diversa (Tabella 37): sono soltanto cinque i brevetti in co-titolarità tra aziende laziali ed enti pubblici di ricerca di altre regioni: la Sigma TAU detiene due brevetti insieme all’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano; la Rai Radiotelevisione Italiana S.p.A. detiene due brevetti con l’Università degli Studi di Padova; infine l’ENI SPA presenta un brevetto a titolarità congiunta con il Politecnico di Milano. Tabella 37: Le co-titolarità delle aziende private laziali con istituzioni pubbliche di ricerca extra-regionali Azienda

Istituzione pubblica di Localizzazione dell’isti- Brevetti in ricerca tuzione co-titolarità

SIGMA-TAU INDUSTRIE Istituto Nazionale per lo Via Giacomo Venezian 1 FA R M A C E U T I C H E Studio e la Cura 20133 Milano Italia RIUNITE S.P.A. dei Tumori

2

RAI RADIOTELEVISIONE Università degli Studi di ITALIANA S.P.A. Padova

Via 8 Febbraio, 2 35122 Padova

2

Piazza L. da Vinci, 32 20133 Milano

1

ENI S.P.A.

Politecnico di Milano

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

APPENDICE: Classificazione IPC dei brevetti Settore_IPC

IPC_ID

Macrosettore_IPC

C11

Chemistry; metallurgy

C12

Chemistry; metallurgy

C04

Chemistry; metallurgy

Coating metallic material; coating material with metallic material

C23

Chemistry; metallurgy

Crystal growth

C30

Chemistry; metallurgy

Dyes; paints; polishes; natural resins; adhesives; miscellaneous compositions

C09

Chemistry; metallurgy

Electrolytic or electrophoretic processes; apparatus therefor

C25

Chemistry; metallurgy

Explosives; matches

C06

Chemistry; metallurgy

Fertilisers; manufacture thereof

C05

Chemistry; metallurgy

Glass; mineral or slag wool

C03

Chemistry; metallurgy

Inorganic chemistry

C01

Chemistry; metallurgy

Metallurgy (of iron C21); ferrous or nonferrous alloys; treatment of alloys or nonferrous metals

C22

Chemistry; metallurgy

Metallurgy of iron

C21

Chemistry; metallurgy

Organic chemistry

C07

Chemistry; metallurgy

C08

Chemistry; metallurgy

C10

Chemistry; metallurgy

Skins; hides; pelts; leather

C14

Chemistry; metallurgy

Sugar or starch industry

C13

Chemistry; metallurgy

Treatment of water, waste water, sewage, or sludge

C02

Chemistry; metallurgy

Basic electric elements

H01

Electricity

Basic electronic circuitry

H03

Electricity

Electric communication technique

H04

Electricity

Electric techniques not otherwise provided for

H05

Electricity

Animal and vegetable oils, fats, fatty substances and waxes; fatty acids; detergents; candles Biochemistry; beer; spirits; wine; vinegar; microbiology; enzymology; genetic engineering Cements; concrete; artificial stone; ceramics; refractories

Organic macromolecular compounds; preparation or chemical working-up; relevant compositions Petroleum, gas or coke industries; technical gases with carbon monoxide; fuels; lubricants; peat

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

219


Quaderni dello sviluppo economico

Settore_IPC

220

IPC_ID

Macrosettore_IPC

Generation; conversion or distribution of electric power

H02

Electricity

Building

E04

Fixed constructions

Construction of roads, railways, or bridges

E01

Fixed constructions

Doors, windows, shutters, or roller blinds in general; ladders

E06

Fixed constructions

Earth drilling; mining

E21

Fixed constructions

Hydraulic engineering; foundations; soil shifting

E02

Fixed constructions

Locks; keys; window or door fittings; safes

E05

Fixed constructions

Water supply; sewerage

E03

Fixed constructions

Agriculture; forestry; animal husbandry; hunting; trapping; fishing

A01

Human necessities

Baking; edible doughs

A21

Human necessities

Brushware

A46

Human necessities

Butchering; meat treatment; processing poultry or fish

A22

Human necessities

Foods or foodstuffs; their treatment, not covered by other classes

A23

Human necessities

Footwear

A43

Human necessities

Furniture

A47

Human necessities

Haberdashery; jewellery

A44

Human necessities

Hand or travelling articles

A45

Human necessities

Headwear

A42

Human necessities

Life-saving; fire-fighting (ladders E06C)

A62

Human necessities

Medical or veterinary science; hygiene

A61

Human necessities

Sports ; games ; amusements

A63

Human necessities

Tobacco; cigars; cigarettes; smokers’ requisites

A24

Human necessities

Wearing apparel

A41

Human necessities

Ammunition; blasting

F42

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Combustion apparatus; combustion processes

F23

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Combustion engines; hot-gas or combustionproduct engine plants

F02

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Settore_IPC

IPC_ID

Macrosettore_IPC

Drying

F26

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Engineering elements/units; measures for producing/maintaining machines; thermal insulation

F16

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Fluid-pressure actuators; hydraulics or pneumatics in general

F15

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Furnaces; kilns; ovens; retorts

F27

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Heat exchange in general

F28

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Heating; ranges; ventilating

F24

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Lighting

F21

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Machines/engines for liquids; wind, spring weight and other motors; producing mechanical power

F03

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Machines or engines in general;engine plants in general; steam engines

F01

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Positive displacement machines for liquids; pumps for liquids or elastic fluids

F04

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Refrigeration; heat pump systems; manufacture/storage of ice; liquefaction/solidification of gases

F25

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Steam generation

F22

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Storing of distributing gases or liquids

F17

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Weapons

F41

Mechanical engineering; lighting; heating; weapons; blasting engines or pumps

Aircraft; aviation; cosmonautics

B64

Performing operations; transporting

Bookbinding; albums; files; special printed matter

B42

Performing operations; transporting

Casting; powder metallurgy

B22

Performing operations; transporting

Centrifugal apparatus or machines for carrying-out physical or chemical processes

B04

Performing operations; transporting

Cleaning

B08

Performing operations; transporting

Conveying; packing; storing; handling thin or filamentary material

B65

Performing operations; transporting

Crushing, pulverising, or disintegrating; preparatory treatment of grain for milling

B02

Decorative arts

B44

Disposal of solid waste; reclamation of contamined soil

B09

Performing operations; transporting Performing operations; transporting Performing operations; transporting

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

221


Quaderni dello sviluppo economico

Settore_IPC

222

IPC_ID

Macrosettore_IPC

Generating or transmitting mechanical vibrations in general

B06

Performing operations; transporting

Grinding; polishing

B24

Performing operations; transporting

Hand cutting tools; cutting; severing

B26

Performing operations; transporting

Hand tools; portable power-driven tools; manipulators

B25

Performing operations; transporting

Hoisting; lifting; hauling

B66

Performing operations; transporting

Land vehicles for travelling otherwise than on rails

B62

Performing operations; transporting

Layered products

B32

Performing operations; transporting

Machine tools; metal-working not otherwise provided for

B23

Performing operations; transporting

Making paper articles; working paper

B31

Performing operations; transporting

Mechanical metal-working without essentially removing material; punching metal

B21

Performing operations; transporting

Micro-structural technology

B81

Performing operations; transporting

Nano-technology

B82

Performing operations; transporting

Opening or closing bottles, jars or similar containers; liquid handling

B67

Performing operations; transporting

Physical or chemical processes or apparatus in general

B01

Performing operations; transporting

Presses

B30

Performing operations; transporting

Printing; lining machines; typewriters; stamps

B41

Performing operations; transporting

Railways

B61

Performing operations; transporting

Saddlery; upholstery

B68

Performing operations; transporting

Separating solids from solids; sorting

B07

Performing operations; transporting

Separation of materials by liquids, pneumatic tables or jigs; magnetic or electrostatic separation

B03

Performing operations; transporting

Ships or other waterborne vessels; related equipment

B63

Performing operations; transporting

Spraying or atomising in general; applying liquids or other fluent materials to surfaces, in general

B05

Performing operations; transporting

Vehicles in general

B60

Performing operations transporting

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Quaderni dello sviluppo economico

Settore_IPC

IPC_ID

Macrosettore_IPC

Working cement, clay, or stone

B28

Performing operations; transporting

Working of plastics; working of substances in a plastic state, in general

B29

Performing operations; transporting

Working or preserving wood or similar material; nailing or stapling machines in general

B27

Performing operations; transporting

Writing or drawing implements; bureau accessories

B43

Performing operations; transporting

Checking-devices

G07

Physics

Computing; calculating; counting

G06

Physics

Controlling; regulating

G05

Physics

Education; cryptography; display; advertising; seals

G09

Physics

Horology

G04

Physics

Information storage

G11

Physics

Instrument details

G12

Physics

Measuring; testing

G01

Physics

Musical instruments; acoustics

G10

Physics

Nuclear physics; nuclear engineering

G21

Physics

Optics

G02

Physics

Photography; cinematography; electrography; holography

G03

Physics

Signalling

G08

Physics

Braiding; lace-making; knitting; trimmings; nonwoven fabrics

D04

Textiles; paper

Natural or artificial threads or fibres; spinning

D01

Textiles; paper

Paper-making; production of cellulose

D21

Textiles; paper

Ropes; cables other than electric

D07

Textiles; paper

Sewing; embroidering; tufting

D05

Textiles; paper

Treatment of textiles or the like; laundering; flexible materials not otherwise provided for

D06

Textiles; paper

Weaving

D03

Textiles; paper

Yarns; mechanical finishing of yarns or ropes; warping or beaming

D02

Textiles; paper

Combinatorial chemistry

C40

Chemistry; metallurgy

Broad technical fields characterised by dimensional apects

Y01

General tagging of new technological developments

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223


Quaderni dello sviluppo economico

LA BILANCIA DEI PAGAMENTI DELLA TECNOLOGIA

224

La Bilancia dei pagamenti della tecnologia (BPT), rientra in un insieme di indicatori della scienza e della tecnologia che “misurano aspetti quantificabili della creazione, della disseminazione, dell’applicazione e dell’impatto della scienza e della tecnologia. In quanto indicatori, essi consentono di descrivere il sistema scientifico e tecnologico analizzandone la struttura, nonché di valutare l’effetto delle politiche e dei programmi sul sistema scientifico stesso e l’impatto della scienza e della tecnologia sulla società e l’economia”21. Curata dall’Ufficio italiano del cambi fino al 1° gennaio 2008, data in cui è confluito nella Banca d’Italia, la BPT registra gli incassi (output) e i pagamenti (input) riguardanti le transazioni con l’estero relative alla tecnologia non incorporata in beni fisici, nella forma di diritti di proprietà industriale e intellettuale, come brevetti, licenze, marchi di fabbrica, know-how e assistenza tecnica. Lo schema utilizzato per la presentazione della BPT (Tab. 1) deriva dalle raccomandazioni e dalle metodologie previste dagli organismi internazionali, e in primo luogo dal Fondo monetario internazionale (FMI) e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

21

Sirilli Giorgio, “Gli indicatori per l’economia della conoscenza”, in Quadro Curzio A., Fortis M., Galli G., “La competitività del sistema Italia”, Scienza, Ricerca e Innovazione, Sipe, Il Sole 24 Ore, 2002.

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Quaderni dello sviluppo economico

Tab. 1 - La Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia (BPT) BILANCIA DEI PAGAMENTI DELLA TECNOLOGIA SCHEMA OCSE SCHEMA FMI COMMERCIO IN TECNOLOGIA

CONTO CORRENTE

CESS./ACQ. DI BREVETTI

ROYALTIES AND LICENSE FEES

DIR. DI SFRUTT. DI BREVETTI

DIR. DI SFRUTT. DI BREVETTI

KNOW HOW

DIR. DI SFRUTT. DI MARCHI DI FABBRICA, MODELLI E DISEGNI

A

CESS./ACQ. DI INVENZIONI

OTHER BUSINESS SERVICES

TRANSAZIONI IN MARCHI DI FABBRICA, DISEGNI, ETC.

Research and Development Service

DIR. DI SFRUTT. DI MARCHI DI FABB BRICA, MODELLI E DISEGNI CESS./ACQ. DI MARCHI DI FABBRICA, MODELLI E DISEGNI

C

SERVIZI RICERCA E SVILUPPO Architectural, Engineering, other technical services

SERVIZI CON CONTENUTO TECNOLOGICO

ASSISTENZA TECNICA CONNESSA A CESS. E DIR. DI SFRUTT.

ASSISTENZA TECNICA CONNESSA A CESS. E DIR. DI SFRUTT.

INVIO DI TECNICI ED ESPERTI

INVIO DI TECNICI ED ESPERTI

FORMAZIONE DEL PERSONALE

FORMAZIONE DEL PERSONALE

STUDI TECNICI E DI ENGINEERING

STUDI TECNICI E DI ENGINEERING

ALTRI REGOLAMENTI TECNOLOGIA

RICERCA E SVILUPPO FINANZIATA DA/ALL'ESTERO

CONTO CAPITALE

SERVIZI RICERCA E SVILUPPO

ACQUISITION/DISPOSAL OF NONPRODUCED NON FINANCIAL ASSETS

D

ALTRI REGOLAMENTI PER TECNOLOGIA

CESS./ACQ. DI BREVETTI KNOW HOW CESS./ACQ. DI INVENZIONI

E

CESS./ACQ. DI MARCHI DI FABBRICA, MODELLI E DISEGNI

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225


Quaderni dello sviluppo economico

Nello specifico, lo schema della BPT, in linea con quanto previsto dall’OCSE, si compone di quattro componenti principali: • il commercio in tecnologia, ovvero trasferimenti di brevetti, invenzioni e knowhow e relativi diritti di sfruttamento; • le transazioni riguardanti la proprietà industriale, che non fanno direttamente riferimento alla conoscenza tecnologica, ma ne implicano solitamente un trasferimento. In particolare, si fa qui riferimento a marchi di fabbrica e disegni industriali; • i servizi con contenuto tecnologico che, pur non concretizzandosi in un trasferimento effettivo di tecnologia, consentono di aumentarne il potenziale attraverso l’acquisizione di abilità tecniche; • le attività di ricerca e sviluppo finanziate (o realizzate) all’estero. I dati della Bilancia fanno riferimento alle operazioni di incasso e di pagamento di importo superiore ai 12.500 euro, prendendo in considerazione anche le operazioni regolate fuori dal canale bancario o in compensazione. La bilancia dei pagamenti in Italia

226

La BPT, storicamente deficitaria in Italia, ha subito nel 2006 un’inversione di tendenza, riconfermata nel 2008 con un surplus di oltre 374 milioni di euro. Il saldo complessivo del 2008 (Graf. 1) è determinato, nello schema OCSE, da un significativo avanzo nei servizi con contenuto tecnologico (oltre 1.212 milioni di euro), dovuto essenzialmente al risultato positivo nell’invio di tecnici ed esperti (1.246 milioni), e dai surplus registrati nei servizi di ricerca e sviluppo (340 milioni) e nel commercio in tecnologia (20 milioni), a fronte di disavanzi nelle transazioni in marchi di fabbrica e disegni (-530 milioni) e negli altri regolamenti per tecnologia (-668 milioni). Seguendo lo schema FMI, risulta un saldo positivo del conto corrente di oltre 388 milioni, a fronte di una contrazione del saldo in conto capitale di circa 14 milioni. Con riferimento ai flussi lordi del 2007 (Graf. 2), nel 2008 si è verificata una contrazione significativa degli incassi (-12,2%), a fronte di una riduzione più contenuta dei pagamenti (-2,1%).Il saldo complessivo registra pertanto una variazione negativa di circa 442 milioni di euro.

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Quaderni dello sviluppo economico

Graf. 1 - BPT: saldi Italia cess./acq. di brevetti dir. di sfrutt. di brevetti know how cess./acq. di invenzioni dir. di sfrutt. di marchi di fabbrica, modelli e disegni cess./acq. di marchi di fabbrica, modelli e disegni assistenza tecnica connessa a cess. e dir. di sfrutt. invio di tecnici ed esperti formazione del personale studi tecnici e di engineering servizi ricerca e sviluppo altri regolamenti per tecnologia Totale -1000

-750

-500

-250

0

250

500

750

1000

1250

1500

Migliaia euro

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia Nel biennio, in dettaglio, lo schema OCSE registra una variazione positiva nel solo saldo del commercio in tecnologia (51 milioni), mentre evidenzia una contrazione in tutte le altre aggregazioni. In particolare, il saldo relativo ad altri regolamenti per tecnologia lascia sul terreno oltre 289 milioni di euro, seguito dalle transazioni in marchi di fabbrica e disegni, dove il saldo segna una contrazione di oltre 169 milioni (con il saldo dei diritti di sfruttamento di marchi di fabbrica, modelli e disegni che perde oltre 173 milioni), e dai servizi a contenuto tecnologico (28 milioni). Seguendo lo schema FMI, si registra una contrazione del saldo del conto corrente di oltre 495 milioni di euro, a fronte di un miglioramento del saldo del conto capitale di circa 53 milioni.

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227


Quaderni dello sviluppo economico

Graf. 2 - BPT: variazione saldi Italia cess./acq. di brevetti dir. di sfrutt. di brevetti know how cess./acq. di invenzioni dir. di sfrutt. di marchi di fabbrica, modelli e disegni cess./acq. di marchi di fabbrica, modelli e disegni assistenza tecnica connessa a cess. e dir. di sfrutt. invio di tecnici ed esperti formazione del personale studi tecnici e di engineering servizi ricerca e sviluppo altri regolamenti per tecnologia Totale

-500

-400

-300

-200

-100

0

100

200

Migliaia euro

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia

228

Analizzando la composizione degli incassi, i servizi con contenuto tecnologico (circa 2.000 milioni di euro) rappresentano oltre la metà (55,2%) del totale (circa 3.700 milioni), di cui il 90% (circa 1.800 milioni) derivante da studi tecnici ed engineering. A seguire, gli introiti riferiti a ricerca e sviluppo raggiungono il 27,7%, mentre le voci riferite al commercio in tecnologia si attestano ad 11,4%. Seguendo lo schema FMI, gli introiti di conto corrente (circa 3.500 milioni) rappresentano più del 96% del totale. Graf. 3 - BPT: incassi Italia Altro 25,9%

LOMBARDIA 46,4%

TOSCANA 6,1%

LAZIO 21,5%

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia

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Quaderni dello sviluppo economico

La composizione percentuale dei pagamenti registra un maggior grado di entropia rispetto agli incassi; la quota dei servizi con contenuto tecnologico (circa 818 milioni di euro) raggiunge il 24,8% del totale circa (3.300 milioni), gli altri regolamenti per tecnologia pesano per il 21,6%, le transazioni in marchi di fabbrica e disegni (696 milioni) rappresentano il 21,1%, la voce ricerca e sviluppo si attesta al 20,5%, mentre i pagamenti per commercio in tecnologia si riducono al 12,1%. La bilancia dei pagamenti: un confronto regionale Analizzando i dati della Bilancia dei pagamenti della tecnologia disaggregati a livello regionale, il saldo complessivo del Lazio (56,9 milioni di euro) si attesta, nella classifica nazionale, in terza posizione, dietro il Piemonte (370,4 milioni) e la Lombardia (198,6 milioni). Graf. 4 - BPT: saldi regionali UMBRIA VENETO ABRUZZO TOSCANA MOLISE PUGLIA TRENTINO ALTO ADIGE EMILIA ROMAGNA SICILIA VALLE D'AOSTA SARDEGNA BASILICATA

229

CALABRIA FRIULI VENEZIA GIULIA MARCHE CAMPANIA LIGURIA LAZIO LOMBARDIA PIEMONTE

-200

-125

-50

25

100 Migliaia euro

175

250

325

400

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia Analizzando i saldi alla luce dello schema OCSE22 (Graf. 5), si osserva il forte peso dei servizi con contenuto tecnologico (circa 315 milioni di euro), grazie all’ottima performance della voce invio di tecnici ed esperti (circa 351 milioni). Il Lazio ottiene inoltre un significativo saldo positivo nel commercio in tecnologia (17,5 milioni di euro, contro 20 milioni del saldo nazionale), come è positivo anche il saldo della ricerca e sviluppo (25,3 milioni). 22

Per gli schemi OCSE e FMI, si faccia riferimento alla Tabella 1

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La regione registra, al contrario, valori negativi per quanto riguarda le transazioni in marchi di fabbrica e disegni (-15,5 milioni euro) e, in maniera piĂš significativa, per la voce altri regolamenti di tecnologia (-285,3 milioni). Il ricorso allo schema FMI evidenzia un saldo positivo per le voci di conto corrente, di circa 64 milioni di euro, grazie al saldo positivo in invio di tecnici ed esperti. Si registra, viceversa, un deficit per le voci di conto capitale (-13,7 milioni). In questo caso, il saldo positivo in acquisto e cessione di brevetti non riesce a bilanciare i saldi negativi in know how, cessione e acquisizione di invenzioni e cessione e acquisizione di marchi di fabbrica, modelli e disegni. Graf. 5 - BPT: saldi Lazio cess./acq. di brevetti dir. di sfrutt. di brevetti know how cess./acq. di invenzioni dir. di sfrutt. di marchi di fabbrica, modelli e disegni cess./acq. di marchi di fabbrica, modelli e disegni assistenza tecnica connessa a cess. e dir. di sfrutt. invio di tecnici ed esperti formazione del personale

230

studi tecnici e di engineering servizi ricerca e sviluppo altri regolamenti per tecnologia Totale

-400.000

-300.000

-200.000

-100.000

0 100.000 Migliaia euro

200.000

300.000

400.000

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia Per quanto riguarda gli incassi (Graf. 6), si nota una forte concentrazione dei valori, con un dato pari a 82,4% del totale nazionale ripartito in sole tre regioni. In particolare, la Lombardia, con 1.732,6 milioni di euro di incassi, rappresenta da sola il 47,1% del totale degli incassi nazionali, seguita dal Lazio, con 768,1 milioni di euro (20,9% del totale) e dal Piemonte, con 530,4 milioni di euro (14,4%).

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Graf. 6 - BPT: ripartizione regionale degli incassi ALTRO 1,8%

PIEMONTE 14,4% LAZIO 20,9%

LOMBARDIA 47,1%

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia La voce dello schema OCSE che risulta più rilevante per il Lazio (Graf. 7) è data, come per il totale nazionale, dai servizi con contenuto tecnologico, che pesa, nella regione, per il 55,2%, contro il 63,5% del dato Italia. Nel dettaglio, gli studi tecnici ed engineering pesano, nel Lazio, il 12% del totale in più rispetto all’Italia (61,9% contro 49,8%). Identici risultano invece i servizi di ricerca e sviluppo (27,7%) e gli altri regolamenti per la tecnologia (1,2%), mentre il commercio in tecnologia e le transazioni in marchi di fabbrica, modelli e disegni risultano sensibilmente più significativi a livello nazionale rispetto al dato regionale (rispettivamente 11,4% e 4,5% in Italia; 5,6% e 2,0% nel Lazio). Graf. 7 - BPT: incassi Lazio COMMERCIO IN TECNOLOGIA 5,6%

ALTRI REGOLAMENTI PER TECNOLOGIA 1,2%

TRANSAZIONI IN MARCHI DI FABBRICA, DISEGNI, ETC. 2,0%

RICERCA E SVILUPPO FINANZIATA DA/ALL'ESTERO 27,7%

SERVIZI CON CONTENUTO TECNOLOGICO 63,5%

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia

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231


Quaderni dello sviluppo economico

Sempre in riferimento agli incassi, l’adozione dello schema FMI evidenzia una forte prevalenza delle voci di conto corrente, peraltro più significativa a livello regionale che a livello nazionale (99,6% contro il 96,1% dell’Italia). Per quanto riguarda i pagamenti (Graf. 8), si nota una maggior dispersione dei valori rispetto agli incassi, con le prime tre regioni che rappresentano il 74,1% del totale dei pagamenti nazionali (circa 8 punti percentuali in meno rispetto agli incassi). In particolare, la Lombardia si posiziona al primo posto della classifica nazionale con 1.534 milioni di euro di pagamenti (pari al 46,4% del totale Italia), seguita dal Lazio con 711,2 milioni di euro (21,5%), e dalla Toscana con 202,4 milioni di euro (6,1%). Graf. 8 - BPT: ripartizione regionale dei pagamenti Austria Belgio Lussemburgo Danimarca Finlandia Francia Regno Unito Grecia Irlanda Paesi Bassi Portogallo Spagna Svezia Germania Estonia Lettonia Lituania Polonia Rep. Ceca Rep. Slovacca Ungheria Slovenia Cipro

232

Malta Bulgaria Romania TOTALE UE Brasile Canada Cina Rep.Pop. Svizzera U.S.A. Giappone Europa dell'Est Paesi OPEC Nuovi Paesi Industr. Asiatici Altri Paesi Extra-Ue TOTALE EXTRA-UE TOTALE

-150

-100

-50

0

Migliaia euro

50

100

150

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia L’applicazione dello schema OCSE nel confronto tra il Lazio e l’Italia evidenzia una sensibile divergenza nel commercio in tecnologia (3,6% nel Lazio contro 12,1% in Italia), nelle transazioni in marchi di fabbrica, modelli e disegni (4,3% nel Lazio contro 21,1% in Italia), negli altri regolamenti per la tecnologia (41,4% nel Lazio contro 21,6% in Italia) e nei servizi di ricerca e sviluppo (26,3% nel Lazio contro 20,5% in Italia), mentre rientrano nello stesso ordine di grandezza i servizi con contenuto tecnologico (24,4% nel Lazio, 24,8% in Italia). Lo schema FMI per il Lazio evidenzia, sul versante dei pagamenti, un maggior peso delle voci di conto corrente (98,6% contro il 95,3% del livello nazionale).

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Quaderni dello sviluppo economico

Infine, disaggregando i dati in base ai flussi per Paese, i saldi evidenziano immediatamente una particolarità del Lazio (Graf. 9) rispetto al dato nazionale (Graf. 10), che segna una inversione di tendenza rispetto al 2007: infatti, a differenza dell’Italia (che segna un deficit di 161,7 milioni di euro, pari allo 0,2 degli incassi totali), la regione presenta un significativo avanzo verso gli altri Paesi europei (35,4 milioni di euro, pari al 4,6% degli incassi regionali). Graf. 9 - BPT: saldi Lazio per flussi Paese Austria Belgio Lussemburgo Danimarca Finlandia Francia Regno Unito Grecia Irlanda Paesi Bassi Portogallo Spagna Svezia Germania Estonia Lettonia Lituania Polonia Rep. Ceca Rep. Slovacca Ungheria Slovenia Cipro Malta Bulgaria Romania TOTALE UE Brasile Canada Cina Rep.Pop. Svizzera U.S.A. Giappone Europa dell'Est Paesi OPEC

233

Nuovi Paesi Industr. Asiatici Altri Paesi Extra-Ue TOTALE EXTRA-UE TOTALE

-150

-100

-50

0

50

100

150

Migliaia euro

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia In particolare, a livello nazionale pesa il deficit verso Francia (319,97 milioni di euro, pari a 8,7% degli incassi totali) e Regno Unito (302,8 milioni, 8,2% degli incassi), mentre a livello regionale si registra un significativo disavanzo nei confronti di Paesi Bassi (101 milioni, 13,2% degli incassi) e, anche in questo caso, Francia (92,3 milioni, 12,0%). Il disavanzo è bilanciato per l’Italia dal forte surplus verso i Paesi extra-europei (536,1 milioni, 14,6% degli incassi), in particolare verso l’area OPEC (381,4 milioni, 10,4%).

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Quaderni dello sviluppo economico

Graf. 10 - BPT: saldi Italia per flussi Paese Austria Belgio Lussemburgo Danimarca Finlandia Francia Regno Unito Grecia Irlanda Paesi Bassi Portogallo Spagna Svezia Germania Estonia Lettonia Lituania Polonia Rep. Ceca Rep. Slovacca Ungheria Slovenia Cipro Malta Bulgaria Romania TOTALE UE Brasile Canada Cina Rep.Pop. Svizzera U.S.A. Giappone Europa dell'Est Paesi OPEC Nuovi Paesi Industr. Asiatici Altri Paesi Extra-Ue TOT EX-UE TOTALE

-400

-275

-150

-25

100

225

Migliaia euro

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Banca d’Italia

234

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

350

475

600



Quaderni dello sviluppo economico

AMBITO 4 ENERGIA E CLIMA

Nota metodologica Per l’ambito n. 4, relativo a energia e clima, vengono proposti 11 indicatori: 1. Raccolta differenziata dei rifiuti urbani 2. Energia prodotta da fonti rinnovabili 3. Verde urbano nelle città 4. Indice dell’intensità energetica dell’industria1 5. Grado di certificazione ambientale2 6. Coste non balneabili per inquinamento 7. Superficie forestale percorsa dal fuoco3 8. Indice della qualità dell’aria4 9. Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante 10. Utilizzo delle risorse idriche per il consumo umano 11. Quota di popolazione equivalente servita da depurazione

364

Vengono analizzati, nel dettaglio, gli indicatori della banca dati delle politiche dello sviluppo dell’Istat relativi all’ambiente e, più in generale, alla sostenibilità ambientale (corretta gestione delle risorse). La banca dati da cui sono stati estratti gli indicatori garantisce una aggiornabilità/reperibilità costante nel tempo, in quanto è stata elaborata dall’Istat in riferimento al progetto “Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali 2001-2008” in accordo con il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione (DPS) del Ministero dello Sviluppo Economico per il monitoraggio del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000-2006, e aggiornata in relazione al Quadro Strategico Nazionale 2007-2013. A causa del mancato aggiornamento dei relativi indicatori, l’intensità energetica dell’industria è stata calcolata elaborando dati Istat ed Enea, la certificazione 1 2 3

4

In sostituzione dell’indicatore Intensità energetica dell'industria, a causa del mancato aggiornamento dei dati. In sostituzione dell’indicatore Incidenza della certificazione ambientale, a causa del mancato aggiornamento dei dati. A causa del mancato aggiornamento di questo indicatore, l’analisi di dettaglio si riferisce ai dati utilizzati nel precedente Rapporto. In sostituzione dell’indicatore Monitoraggio della qualità dell'aria, a causa del mancato aggiornamento dei dati.

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Quaderni dello sviluppo economico

ambientale è frutto di una elaborazione dei dati Sincert, mentre la qualità dell’aria è stata estrapolata dai dati Apat/Arpa.

Breve sintesi l posizionamento del Lazio rispetto alla media italiana in campo ambientale è critico per tutti gli indicatori esaminati, eccetto che per l’intensità energetica dell’industria in migliaia di TEP (Lazio 56,7 – Italia 141,2), dove la regione ha mantenuto bassa, negli anni, la quantità di energia consumata per produrre nuova ricchezza nei settori dell’industria in senso stretto e delle costruzioni, e per il verde urbano a gestione comunale nei Comuni capoluogo di provincia. Vanno segnalati, in ogni caso, miglioramenti per alcuni indicatori: raccolta differenziata dei rifiuti urbani (Lazio 12,1% - Italia 27,5%), energia prodotta da fonti rinnovabili (GWh) ( Lazio 9,8% – Italia 19,0%), dove la regione cresce ad un ritmo 3,6 volte superiore alla media nazionale, nonché rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante.

I

365

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Raccolta differenziata dei rifiuti urbani

366

Rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani (%) di energia prodotta Energia prodotta da GWh da fonti rinnovabili su fonti rinnovabili GWh prodotti in totale (%) Metri quadri di verde urbano a gestione comuVerde urbano nelle nale nei comuni città capoluogo di provincia per abitante Intensità energetica delIndice dell’ intensità l’industria (migliaia di energetica dell'in- TEP per milioni di euro dustria di valore aggiunto prodotto dall’industria) Siti di organizzazioni certificazione amGrado di certifica- con bientale ISO 14001 sul zione ambientale totale dei siti di organizzazioni certificate (%) Coste non balnea- Km di coste non balneabili per inquinabili per inquinamento su mento km di coste totali (%) Percentuale della superSuperficie forestale ficie forestale percorsa percorsa dal fuoco dal fuoco sul totale della superficie forestale

Anno

Ue 27

Descrizione

Italia

Indicatore

Lazio

Quaderni dello sviluppo economico

2007

12,1

27,5

n.d.

2008

9,8

19,0

n.d.

2008

121,0

93,6

n.d.

2005

56,7

141,2

n.d.

2007

4,4

8,3

n.d.

2008

12,9

5,9

n.d.

2007

1,62

1,36

n.d.

Indice della qualità dell'aria

Dotazione di stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria ( valori per 100.000 abitanti)

2007

0,6

1,1

n.d.

Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante

Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitanti (in kg)

2007

504,8

301,8

n.d.

2008

64,6

67,9

n.d.

2008

65,4

75,9

n.d.

Utilizzo delle risorse idriche per il consumo umano

Quota di popolazione equivalente servita da depurazione

Percentuale di acqua erogata sul totale dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione comunale (a) (b) Abitanti equivalenti serviti effettivi (AET) da impianti di depurazione delle acque reflue urbane con trattamento secondario e terziario sugli abitanti equivalenti totali della regione (in %)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore di riferimento

Andamento Lazio rispetto Italia

Valore Lazio rispetto Italia

Ambito 4. Energia e clima

Quadrante

Raccolta differenziata dei rifiuti urbani

MIGLIORAMENTO

Energia prodotta da fonti rinnovabili

MIGLIORAMENTO

Verde urbano nelle città

RALLENTAMENTO

Indice dell'intensità energetica dell'industria

RALLENTAMENTO

Grado di certificazione ambientale

RECESSIONE

Coste non balneabili per inquinamento

RECESSIONE

Superficie forestale percorsa dal fuoco

RECESSIONE

Indice della qualità dell'aria

RECESSIONE

Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante

MIGLIORAMENTO

Utilizzo delle risorse idriche per il consumo umano

RECESSIONE

Quota di popolazione equivalente servita da depurazione

RECESSIONE

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

367


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 1|4

Raccolta differenziata dei rifiuti urbani Tasso di crescita dell’indicatore

MIGLIORAMENTO Lazio

Italia 270 250 230

2000 = 100

210 190 170 150 130 110 90

2000

2001

2002

2003

2004

2006

2007

indicatore rappresenta il rapporto percentuale dei rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani. Per rifiuti urbani si intende: rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui al punto precedente, assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità; rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua; rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; rifiuti provenienti da attività cimiteriale. Nel 2007, il Lazio registra una percentuale di rifiuti urbani differenziati rispetto al totale dei rifiuti pari a 12,1%, collocandosi al 15° posto della classifica nazionale, insieme alle regioni del Sud. La percentuale italiana è pari a 27,5%, oltre 15 punti in più rispetto a quella laziale. Tra i primi posti troviamo il Trentino Alto Adige, con una raccolta differenziata pari al 53,4%, il Veneto (51,4%) e il Piemonte (44,8%). Analizzando l’evoluzione dell’indicatore tra il 2006 e il 2007, si osserva una variazione positiva sia a livello nazionale (+6,8%) che a livello regionale (+8,7%). Rispetto al 2000, inoltre, il tasso di miglioramento nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani nel Lazio è stato di oltre il 9% medio annuo superiore a quello dell’Italia nel suo complesso. Analizzando il periodo 2000-2007 mediante il grafico del tasso di crescita, si nota pertanto una variazione positiva sia a livello regionale (+163,5%) che nazionale (+90,6%). Il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “miglioramento”, in quanto pur riportando un valore dell’indicatore inferiore registra una variazione positiva maggiore rispetto all’Italia.

L’

368

2005

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 1|4 - Raccolta differenziata dei rifiuti urbani Rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani (%)

2005

2006

2007

27,7 39,1 24,6 36,4 24,1 26,5 20,7 25,9 2,8 19,2 15,6 14,9 14,3 10,8 7,3 5,5 7,0 7,6 5,0 4,3 3,5

33,4 42,1 28,0 39,9 26,8 28,1 23,5 28,8 3,8 21,5 18,0 14,9 16,9 11,3 8,1 8,1 8,7 10,0 6,0 5,8 3,7

37,8 43,9 32,8 40,9 25,8 29,7 25,5 30,9 5,3 22,7 20,2 16,2 16,6 14,1 10,6 8,6 9,0 7,3 5,7 5,4 3,6

44,2 47,7 37,2 42,5 30,4 31,4 28,4 30,7 9,9 24,2 21,5 17,6 15,7 15,6 10,6 10,4 8,6 8,2 6,5 5,7 5,2

49,1 48,7 40,8 43,6 33,3 33,4 31,3 30,9 19,8 25,8 24,5 19,5 16,7 16,9 11,3 11,1 8,0 8,8 7,8 6,6 5,0

53,4 51,4 44,8 44,5 37,7 37,0 36,1 31,3 27,8 27,5 25,0 21,0 19,0 18,6 13,5 12,1 9,1 8,9 8,1 6,1 4,8

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

8,7 5,5 9,7 2,2 13,3 10,8 15,1 1,5 40,7 6,8 1,9 7,5 13,6 10,5 19,2 8,7 14,0 0,8 4,5 -7,2 -4,8

Var. % 2000-2007

2004

23,5 34,5 21,6 36,1 21,5 24,7 16,9 24,4 2,1 17,4 12,7 11,9 12,6 8,9 6,1 4,2 3,2 5,0 4,9 3,3 2,8

Var. % 2006-2007

2003

23,3 26,6 17,2 32,0 18,4 21,7 14,9 21,5 1,7 14,4 6,9 9,7 11,7 6,1 1,8 4,6 1,1 3,7 3,4 1,9 2,3

Rank 2007

2002

Trentino - Alto Adige Veneto Piemonte Lombardia Friuli - Venezia Giulia Emilia-Romagna Valle D'Aosta Toscana Sardegna Italia Umbria Marche Liguria Abruzzo Campania Lazio Calabria Puglia Basilicata Sicilia Molise

2001

Regioni

2000

Anni

128,8 93,2 159,7 39,2 105,4 70,4 141,5 45,8 1.519,5 90,6 262,2 116,1 61,6 204,7 661,9 163,5 722,4 138,9 135,4 219,1 104,7

Fonte:elaborazioni Istat su dati Aptat SAR

Var. % 2006-2007 (Y=6,8)

miglioramento

eccellenza

CAM

CAL

AOS FVG

LIG

EMI

ABR

PIE MAR

TAA

Italia VEN

BAS UMB PUG

LOM

TOS

MOL SIC

recessione

rallentamento

Anno 2007 (X=27,5)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

369


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 2|4

Energia prodotta da fonti rinnovabili Tasso di crescita dell’indicatore

MIGLIORAMENTO Lazio

Italia 270 250 230

2000 = 100

210 190 170 150 130 110 90 70 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2007

2008

indicatore rappresenta il rapporto percentuale tra la produzione netta di energia elettrica attraverso impianti idroelettrici, geotermoelettrici, eolici e fotovoltaici e biomasse e la produzione totale netta di energia elettrica. Sono state considerate come rinnovabili le fonti idroelettrica (al netto dei pompaggi), eolica, fotovoltaica, geotermoelettrica e biomasse (inclusa la parte dei rifiuti non biodegradabili). La produzione totale netta rappresenta la somma delle quantità di energia elettrica prodotte misurate in uscita dagli impianti, deducendo la quantità di energia elettrica destinata ai servizi ausiliari della produzione (servizi ausiliari di centrale e perdite nei trasformatori di centrale). Nel 2008 il Lazio riporta poco meno del 10% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, collocandosi in tal modo al 14° posto della classifica nazionale. Da notare la prima posizione, occupata dalla Valle d’Aosta con un valore dell’indicatore pari al 100%; presumibilmente, la fonte maggiormente utilizzata in questa regione è quella idroelettrica. Segue il Trentino Alto Adige con 93,7%. Tutte le altre regioni, a partire dalla Basilicata (36,2%), si posizionano sotto il 40%. L’Italia registra una percentuale pari al 19,0%, circa 10 punti al di sopra della percentuale laziale. Analizzando il periodo compreso tra il 2007 e il 2008, si osserva una variazione positiva sia a livello nazionale (+19,0%) che, in misura maggiore, a livello regionale (+69,2%). Osservando, inoltre, l’evoluzione dell’indicatore dal 2000 al 2008, come descritta dal grafico del tasso di crescita, si rileva un trend positivo per il Lazio (+163,1%, +18,1% medio annuo), a fronte di una performance negativa dell’Italia nel suo complesso (-0,6%, -0,1% medio annuo). Avendo riportato un valore dell’indicatore più basso e una variazione positiva maggiore rispetto all’Italia, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “miglioramento”.

L’

370

2006

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 2|4 - Energia prodotta da fonti rinnovabili GWh di energia prodotta da fonti rinnovabili su GWh prodotti in totale (%)

Valle D'Aosta

100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Var. % 2000 -2008

Var. % 2007-2008

Rank 2008

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2000

Regioni

2001

Anni

1

0,0

0,0

Trentino-Alto Adige

96,5

96,3

94,2

92,3

93,6

92,1

92,4

92,4

93,7

2

1,4

-2,9

Basilicata

16,9

19,6

17,0

28,4

30,5

30,7

32,9

33,0

36,2

3

9,5 114,3

Toscana

27,6

26,6

27,1

31,4

35,4

35,5

34,2

31,2

34,2

4

9,6

23,9

Abruzzo

36,6

33,5

32,5

36,2

39,6

41,0

41,0

26,8

27,6

5

2,9

-24,7

Veneto

13,5

14,9

13,7

12,2

15,7

16,2

19,0

20,3

27,3

6

34,5 101,6

Umbria

49,1

43,4

35,5

27,1

28,7

27,9

28,9

20,7

26,0

7

25,5

-47,0

Piemonte

36,8

38,8

38,1

33,6

35,5

26,6

25,3

26,0

24,6

8

-5,1

-33,0

Lombardia

27,4

32,0

27,8

26,2

20,8

16,0

16,9

17,6

22,9

9

30,6

-16,3

Italia

19,1

20,3

17,7

16,7

18,7

16,9

16,9

16,0

19,0

Friuli-Venezia Giulia

23,0

23,1

21,2

14,4

22,8

19,0

14,6

13,4

18,4

Marche

40,6

18,7

11,3

15,2

14,7

15,1

13,2

7,0

Campania

16,4

20,3

17,9

20,6

23,1

22,7

23,8

12,7

Calabria

10,2

10,6

11,7

16,8

28,4

29,7

21,2

Lazio

3,7

4,5

2,9

3,9

7,3

6,1

Molise

19,0

-0,6

10

38,1

-19,9

14,0

11

99,3

-65,6

13,3

12

4,1

-19,1

15,9

12,7

13

-20,1

24,7

6,7

5,8

9,8

14

69,2 163,1 34,2

12,7

18,3

21,6

25,9

29,4

24,8

9,4

6,4

8,6

15

Sardegna

1,5

2,2

1,7

3,6

4,4

6,9

6,9

8,2

8,2

16

-32,0

Emilia - Romagna

9,4

12,7

9,8

5,8

6,7

6,7

7,2

6,2

7,3

17

18,5

Puglia

1,4

2,3

2,3

2,1

2,8

3,3

3,4

4,0

5,8

18

44,2 323,9

Sicilia

0,4

0,4

0,4

0,8

1,3

2,5

2,7

4,2

5,1

19

21,7 1.153,2

Liguria

2,6

2,2

1,7

1,7

2,1

1,6

2,3

2,0

2,5

20

26,2

0,3 465,2 -22,3

-3,4

Fonte: Terna Spa MAR

Var. % 2007-2008 (Y=19,0)

miglioramento

eccellenza

PUG FVG VEN LOM UMB

MOL LIG SIC EMI

Italia TOS BAS CAM

ABR

SAR

TAA AOS

PIE

recessione

rallentamento

CAL Anno 2008 (X=19,0)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

371


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 3|4

Verde pubblico nelle città Tasso di crescita dell’indicatore

RALLENTAMENTO Lazio

Italia 108 107

2000 = 100

106 105 104 103 102 101 100 99 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2007

2008

indicatore rappresenta, secondo la nuova indagine 2006, il patrimonio di aree verdi gestito (direttamente od indirettamente) da enti pubblici (comune, provincia, regione, Stato) esistente nel territorio comunale, nei 111 capoluoghi di provincia. La serie storica dal 2000 al 2006 è stata ricostruita alla luce della nuova definizione. I cambiamenti intervenuti nella serie storica 20002008 sono da attribuire principalmente all’integrazione di dati, precedentemente non comunicati dai soggetti rispondenti, relativi ad aree verdi appartenenti a riserve naturali ed aree protette e al patrimonio verde gestito (direttamente o indirettamente) da enti pubblici (comune, provincia, regione e stato). Si fa presente inoltre che alcuni valori degli indicatori relativi ai comuni capoluogo provengono da dati stimati. Tali integrazioni e modifiche hanno comportato una variazione dei dati relativi al verde urbano diffusi precedentemente al 2007. Nel 2008 nel Lazio risultano 121,0 metri quadri di verde urbano per abitante. Si colloca al settimo posto della classifica nazionale, ponendosi di circa 29 punti percentuali al di sopra della media italiana (93,6). La prima regione in Italia per metri quadri di verde urbano per abitante è l’ Abruzzo (710), seguita dalla Basilicata (545,6) e dall’Umbria (187,6). Osservando l’evoluzione dell’indicatore dal 2007 al 2008, si rileva una stabilità per il dato del Lazio ed una performance positiva dell’Italia nel suo complesso (+0,1%). Analizzando il periodo compreso tra il 2000 e il 2008 mediante il grafico del tasso di crescita, si osserva una variazione positiva a livello nazionale (+5,8%), a fronte di un peggioramento a livello regionale (-0,5%). Avendo riportato un valore dell’indicatore più alto ma una variazione negativa rispetto all’Italia, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “rallentamento”.

L’

372

2006

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 3|4 - Verde pubblico nelle cittĂ Var. % 2000-2008

Var. % 2007-2008

Rank 2008

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2000

Regioni

2001

Metri quadri di verde urbano a gestione comunale nei comuni capoluogo di provincia per abitante Anni

Abruzzo

731,3 739,3 743,0 731,7 720,9 714,5 715,1 713,0 710,0

1

-0,4

-2,9

Basilicata

552,2 551,7 552,3 550,8 548,8 547,9 547,9 547,7 545,6

2

-0,4

-1,2

45,4 201,5 198,4 195,3 192,1 190,4 189,3 187,6

3

-0,9 322,0

Umbria

44,4

Marche

189,4 188,4 188,8 187,9 186,2 185,8 187,3 187,0 186,1

4

-0,5

-1,7

Emilia - Romagna 159,8 161,7 163,0 162,0 160,2 158,5 158,6 158,6 157,7

5

-0,6

-1,3

Toscana

151,3 153,7 156,3 155,1 153,4 152,5 152,0 151,7 152,1

6

0,3

0,5

Lazio

121,6 123,9 127,6 127,8 127,5 127,4 124,1 121,0 121,0

7

0,0

-0,5

0,1

5,8

Italia

88,4

90,2

94,2

94,1

93,7

93,5

93,5

93,4

93,6

Sardegna

85,3

85,9

86,7

86,6

86,3

86,4

85,9

85,8

85,9

8

0,1

0,7

Sicilia

64,9

69,3

70,4

70,7

71,1

71,5

72,3

72,9

73,3

9

0,5

12,9

Trentino - Alto Adige

70,5

71,0

71,3

72,4

71,4

71,2

71,5

70,8

70,3

10

-0,8

-0,3

Veneto

53,5

54,3

54,8

55,1

57,2

58,7

60,2

62,2

62,3

11

0,2

16,5

Piemonte

39,2

41,0

42,5

43,1

42,5

42,0

42,4

42,7

42,5

12

-0,3

8,4

Liguria

33,8

34,6

35,3

35,5

35,7

35,3

35,3

35,4

35,4

13

0,2

4,9

Lombardia

26,1

27,0

27,7

27,8

27,7

27,6

28,0

28,3

28,6

14

0,9

9,3

Valle D'Aosta

22,7

23,0

23,1

23,2

23,1

23,2

25,0

25,6

26,2

15

2,1

15,1

Campania

24,2

24,5

24,5

24,5

24,6

24,8

25,2

25,3

25,9

16

2,2

6,7

Friuli -Venezia Giulia

19,8

19,9

20,3

20,3

20,4

21,8

22,0

22,1

22,1

17

-0,2

11,7

Calabria

17,7

17,8

17,9

17,9

19,7

19,7

19,7

20,2

20,8

18

2,9

17,6

Molise

17,8

17,8

18,5

18,4

18,3

18,3

18,4

18,3

18,5

19

0,8

4,1

Puglia

6,7

7,0

7,6

7,8

7,7

7,8

7,9

8,1

8,1

20

0,7

20,8

Fonte: Istat CAL miglioramento

eccellenza

Var. % 2007-2008 (Y=0,1)

CAM AOS

LOM MOL PUG SIC LIG

TOS VEN Italia SAR

FVG PIE

BAS MAR EMI TAA

recessione

UMB

rallentamento

Anno 2008 (X=93,6)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

ABR

373


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 4|4

Indice dell’intensità energetica dell’industria Tasso di crescita dell’indicatore

RALLENTAMENTO Lazio

Italia 104 102

2000 = 100

100 98 96 94 92 90 2000

2001

2002

2003

2004

2005

indicatore5 rappresenta il rapporto tra i consumi finali d’energia dell’industria nel complesso, espressi in migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio, sul valore aggiunto ai prezzi base nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni espressi in migliaia di euro. La quantità di energia assorbita dal settore produttivo può essere, pertanto, confrontata con la ricchezza prodotta dallo stesso per calcolare un indice che fornisca una sorta di intensità energetica della produzione, un indicatore che non riguarda la “efficienza energetica” in senso stretto ma vuole esprimere la quantità di energia utilizzata per produrre nuova ricchezza. Nel 2005 nel Lazio risultano poco meno di 57mila tonnellate di consumi d’energia, per milione di euro di valore aggiunto prodotto dall’industria in senso stretto e dalle costruzioni. In questo caso, essendo un indicatore per cui si ha una situazione tanto più positiva quanto più basso è il valore dell’indicatore, la regione mostra un ottimo posizionamento rispetto alle altre regioni italiane essendo quella con il valore più basso. Analizzando il periodo compreso tra il 2004 e il 2005, si osserva una crescita (e dunque un peggioramento) dell’indicatore sia a livello nazionale (+3,1%) che a livello regionale (+8,9%). Analizzando il periodo tra il 2000 e il 2005 mediante il grafico del tasso di crescita, invece, l’Italia registra un aumento (e pertanto un peggioramento) dell’intensità energetica dell’industria di oltre 3 punti percentuali, a fronte di una riduzione (e dunque di un miglioramento) della stessa, nel Lazio, di 1,1 punti. Avendo riportato un valore dell’indicatore più basso ma una variazione positiva maggiore rispetto all’Italia, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “rallentamento”.

L’

374

5 A causa del mancato aggiornamento dell’indicatore di fonte Istat-Dps, il dato è stato sostituito con una elaborazione su fonti Istat ed Enea.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 8|4 - Indice dell’intensità energetica dell’industria Intensità energetica dell’industria (migliaia di TEP per milioni di euro di valore aggiunto prodotto dall’industria)

2001

2002

2003

2004

2005

Var. % 2000-2005

Regioni

2000

Var. % 2004-2005

Rank 2005

Anni

Puglia

403,3

391,5

329,3

375,0

405,6

418,1

1

3,1

3,7

Sardegna

328,7

280,1

254,2

331,8

195,7

301,7

2

54,2

-8,2

Friuli - Venezia Giulia

196,5

218,4

202,6

247,1

229,1

225,6

3

-1,5

14,8

Umbria

229,3

225,4

235,6

234,9

243,2

219,5

4

-9,7

-4,2

Sicilia

261,2

165,7

144,0

266,1

254,6

200,5

5

-21,3

-23,2

Piemonte

145,9

143,4

135,3

155,8

163,2

158,6

6

-2,8

8,7

Basilicata

181,6

178,2

155,6

167,5

152,6

148,7

7

-2,6

-18,1

Emilia - Romagna

130,2

133,1

142,9

142,7

140,9

142,1

8

0,9

9,1

Italia

135,4

130,5

128,7

141,3

137,0

141,2

Toscana

136,8

132,0

146,2

143,6

144,2

134,8

Abruzzo

117,1

122,3

120,3

155,5

153,2

Valle D'Aosta

137,4

144,7

130,4

122,6

121,3

Campania

106,3

103,2

101,1

101,0

3,1

4,3

9

-6,5

-1,5

132,3

10

-13,6

13,0

125,3

11

3,3

-8,8

101,1

120,1

12

18,8

13,0

96,4

102,5

91,9

98,8

100,2

111,5

13

11,2

15,6

Veneto

108,0

109,9

110,3

114,6

115,5

102,4

14

-11,3

-5,2

Lombardia

103,3

103,4

103,2

104,2

99,5

99,5

15

0,0

-3,7

Liguria

162,8

124,6

153,1

160,0

154,8

99,4

16

-35,8

-39,0

Marche

74,9

70,6

80,1

94,0

90,8

75,8

17

-16,5

1,2

Calabria

69,5

60,0

58,0

63,2

66,8

71,8

18

7,5

3,4

Molise

172,1

169,6

188,2

201,3

110,6

67,8

19

-38,7

-60,6

Lazio

57,4

57,7

56,1

57,6

52,1

56,7

20

8,9

-1,1

Trentino - Alto Adige

Fonte: Istat, Enea miglioramento

MOL

eccellenza

LIG

SIC MAR Var. % 2004-2005 (Y=3,1)

ABR VEN

UMB FVG PUG

TOS PIE BAS EMI Italia AOS

LOM CAL TAA

CAM

recessione

rallentamento

SAR Anno 2005 (X=141,2)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

375


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 5|4

Grado della certificazione ambientale Tasso di crescita dell’indicatore

RECESSIONE Lazio

Italia 390

2000 = 100

340 290 240 190 140 90 2000

2001

2002

2003

2004

2006

2007

indicatore6 rappresenta il rapporto percentuale tra i siti di organizzazioni con certificazione ambientale ISO 14001 sul totale siti di organizzazioni certificate. La ISO 14001 è una norma internazionale di carattere volontario, applicabile a tutte le tipologie di imprese, che definisce come deve essere sviluppato un efficace sistema di gestione ambientale. Le organizzazioni certificate sono quelle che hanno ottenuto la certificazione rilasciata unicamente da organismi accreditati Sincert (Sistema nazionale per l’accreditamento degli organismi di certificazione). I dati qui presentati vanno letti tenendo conto del fatto che possono riguardare più siti di una stessa organizzazione. Restituiscono quindi una misura più generale che puntuale della diffusi one della certificazione ambientale sul territorio e della sua tendenza nel corso degli anni. Il totale comprende le seguenti certificazioni rilasciate dagli enti accreditati: ISO 14001, OHSAS 18001, ISO 9001:2000 e ISO 9001:1994, ISO 9002, ISO 9003, AVSQ’94, EN 46002, EN 729-2, EN 729-3, QS 9000. Nel 2007, il Lazio risulta essere la regione con la più bassa percentuale di siti certificati ISO 1400 1, registrando un valore dell’indicatore pari a 4,4%. La media italiana è pari a 8,3%, circa il doppio rispetto alla regione. In cima alla classifica nazionale troviamo la Valle d’Aosta (32,5%), seguita da Basilicata (12,8%) e Liguria (12,7%). Analizzando il periodo compreso tra il 2005 e il 2006, si osserva una variazione positiva sia a livello nazionale (+7,9%) che a livello regionale (+4,4%). Analizzando il periodo 20002007 mediante il grafico del tasso di crescita, si nota una variazione positiva sia a livello regionale (+24,9% medio annuo) che nazionale (+38,1%). Avendo riportato un valore dell’indicatore più basso e una variazione positiva inferiore rispetto all’Italia, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “recessione”.

L’

376

2005

6

Dati Sincert, in sostituzione dell’indicatore ISTAT - DPS.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 5|4 -Grado di certificazione ambientale Siti di organizzazioni con certificazione ambientale ISO 14001 sul totale dei siti di organizzazioni certificate (%)

22,0 7,2 8,9 8,9 7,6 8,4 6,9 8,0 7,6 10,1 6,2 6,0 5,1 7,0 5,6 6,0 5,9 5,2 4,3 4,5 3,2

32,3 11,8 12,0 10,8 11,2 10,0 8,1 9,6 9,5 9,1 9,4 9,1 8,6 7,8 7,0 7,5 7,7 6,8 6,4 5,7 4,2

32,5 12,8 12,7 11,6 11,4 11,1 10,6 10,2 9,9 9,8 9,7 9,5 9,2 9,1 8,7 8,4 8,3 8,0 6,6 6,0 4,4

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

0,6 8,4 5,6 7,4 1,3 10,9 30,6 6,6 3,8 7,3 2,5 5,3 7,4 16,7 23,1 11,4 7,9 17,3 4,1 4,6 4,0

Var. % 2000-2007

11,3 6,6 7,3 8,3 6,6 8,6 6,6 7,3 7,8 8,4 4,1 3,8 5,1 3,4 5,4 5,5 5,2 5,1 4,3 3,9 2,8

Var. % 2006-2007

2007

12,5 5,8 7,5 7,0 5,7 9,4 5,4 6,5 7,4 6,0 4,2 3,1 3,6 2,3 4,6 5,4 4,5 4,0 4,0 3,4 2,0

Rank 2007

2006

5,6 4,0 5,2 5,7 3,7 7,9 4,3 4,1 6,1 5,0 4,0 1,9 2,6 1,6 3,4 2,7 3,2 2,5 2,9 2,8 1,3

2005

3,4 3,7 5,4 4,4 3,5 7,3 3,7 3,7 6,0 3,4 4,6 1,6 2,7 1,0 3,2 2,3 2,9 2,1 2,6 2,5 1,4

2004

2,8 2,0 3,7 3,9 2,3 4,4 1,7 2,2 5,4 2,7 4,7 1,0 1,7 0,7 1,2 1,9 2,1 1,1 1,5 2,3 1,5

2003

Valle D'Aosta Basilicata Liguria Puglia Piemonte Molise Sicilia Campania Abruzzo Sardegna Trentino - Alto Adige Marche Friuli - Venezia Giulia Umbria Emilia - Romagna Calabria Italia Toscana Veneto Lombardia Lazio

2001

2000

Regioni

2002

Anni

1.054,3 541,5 246,8 200,3 399,4 151,9 523,3 368,1 82,5 257,0 104,9 871,4 443,8 1.130,9 595,7 334,9 304,5 629,5 337,9 162,4 199,2

Fonte: Istat, Ministero della Salute SIC miglioramento

eccellenza

Var. % 2006-2007 (Y=7,9)

EMI

TOS UMB

CAL

Italia

LOM VEN

MOL

BAS FVG SAR PUG CAM LIG MAR ABR TAA

recessione

PIE

rallentamento

Anno 2007 (X=8,3)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

AOS

377


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 6|4

Coste non balneabili per inquinamento Tasso di crescita dell’indicatore

RECESSIONE Lazio

Italia 170 160

2000 = 100

150 140 130 120 110 100 90 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2007

2008

indicatore rappresenta il rapporto percentuale tra la lunghezza delle coste non balneabili per inquinamento sulla lunghezza totale delle coste. La non balneabilità per inquinamento comprende: l’inquinamento permanente (costa vietata per immissioni di fiumi, torrenti, ecc.) e l’inquinamento temporaneo accertato annualmente in base ai parametri del DPR 470/1992 e successive modifiche e per parametri non compresi in tale provvedimento. Nel Lazio risultano, per il 2008, circa 30 km di coste non balneabili su un litorale di circa 230 km (12,9%); per tale valore la regione si colloca al secondo posto della classifica nazionale, subito dopo la Campania, che riporta un valore pari a 17,3%. La media italiana è di poco inferiore al 6%, meno della metà del valore laziale. Questo perché ci sono sei regioni che registrano percentuali di coste non balenabili inferiori al 3% (Basilicata, Liguria, Molise, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana). Analizzando il periodo compreso tra il 2007 e il 2008, si osserva una riduzione del valore dell’indicatore per quanto riguarda la media Italia (-0,3%), a fronte di un lieve aumento del dato del Lazio (+0,2%). Essendo un indicatore per cui si ha una situazione tanto più positiva quanto più basso è il valore registrato, si assiste dunque ad un peggioramento del dato regionale. Analizzando il periodo 2000-2008 mediante il grafico del tasso di crescita, si nota una variazione positiva (e dunque un peggioramento) sia a livello nazionale (+8,8%, +1,0% medio annuo) sia, soprattutto, a livello regionale (+17,7%, +2,0% medio annuo). Avendo riportato, per l’indicatore in esame, un valore maggiore rispetto al dato Italia ed una variazione positiva, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “recessione”.

L’

378

2006

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 6|4 - Coste non balneabili per inquinamento Km di coste non balneabili per inquinamento su km di coste totali (%)

Var. % 2000-2008

Var. % 2007-2008

Rank 2008

2008

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

Regioni

2000

Anni

Piemonte

....

....

....

....

....

....

....

....

....

….

….

….

Valle D'Aosta

....

....

....

....

....

....

....

....

....

….

….

….

Lombardia

....

....

....

....

....

....

....

....

....

….

….

….

Trentino A. A

....

....

....

....

....

....

....

....

....

….

….

….

Umbria

....

....

....

....

....

....

....

....

....

….

….

….

Campania

19,7

17,9

18,5

17,4

19,8

17,8

18,5

17,5

17,3

1

-0,7

-11,9

Lazio

10,9

10,0

11,5

12,5

12,0

13,4

18,3

12,8

12,9

2

0,2

17,7

Calabria

6,1

5,0

6,9

7,2

8,3

7,9

9,4

10,3

9,5

3

-8,0

54,8

Veneto

1,4

2,1

8,1

2,6

4,4

3,4

7,0

3,4

8,7

4 155,6 500,0

Abruzzo

8,3

5,8

6,4

7,9

7,6

7,3

7,6

7,5

7,4

5

-1,1

-10,6

Puglia

5,4

7,1

5,8

5,6

5,7

5,9

6,4

6,2

6,5

6

5,1

19,3

Italia

5,5

5,4

5,8

5,5

5,9

5,7

6,4

6,0

5,9

Marche

6,1

6,1

5,8

6,0

6,0

5,8

6,3

5,8

5,5

7

Sicilia

4,5

4,8

5,0

4,7

5,0

4,8

5,3

4,7

4,8

8

2,7

7,3

Sardegna

3,6

3,6

3,6

3,7

3,7

3,6

3,6

3,7

3,6

9

-2,7

-1,1

Basilicata

3,9

2,6

2,6

2,6

3,9

2,6

2,6

2,6

2,6

10

0,0

-33,4

Liguria

2,4

3,4

3,3

2,5

2,5

2,5

2,0

2,8

2,4

11

-14,3

-1,2

Molise

5,6

2,0

4,2

2,0

2,0

5,6

2,0

2,0

2,0

12

0,0

-65,1

Emilia - Romagna

2,1

2,3

6,6

2,3

2,2

2,1

2,1

2,4

1,6

13

0,0

-22,3

Friuli - V. G.

0,0

0,0

0,0

0,0

0,4

0,0

0,0

3,0

1,3

14

0,0

0,0

Toscana

2,0

1,9

2,0

1,3

1,3

1,1

1,3

1,2

1,0

15

-16,2

-47,9

-0,3

8,8

-5,0

-10,4

Fonte: Istat, Ministero della Salute EMI miglioramento

eccellenza

LIG CAL ABR Italia

CAM

MAR

SAR SIC

BAS MOL

Var. % 2007-2008 (Y=-0,3)

PUG

recessione

rallentamento

VEN Anno 2008 (X=5,9)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

TOS

FVG

379


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 7|4

Superficie forestale percorsa dal fuoco Tasso di crescita dell’indicatore

RECESSIONE Lazio

Italia 540

2000 = 100

440

340

240

140

40 2005

2006

indicatore rappresenta la percentuale della superficie forestale percorsa dal fuoco sul totale della superficie forestale. L’indicatore è stato ricalcolato per l’anno 2005 in quanto il calcolo della superficie forestale è passato dall’Istat al Corpo Forestale dello Stato. La nuova serie sostituisce completamente la vecchia, in quanto risultato di una complessa revisione metodologica e definitoria che ha riguardato il calcolo della superficie forestale. IL Lazio nel 2007, con un valore dell’indicatore pari a 1,6%, si colloca al settimo posto nella classifica nazionale subito dopo Sardegna (2,23%), Abruzzo (2,64%) Campania (4,92%), Calabria (5,42%), Sicilia (6,04%) e Puglia (6,96%). L’Italia registra una percentuale di superficie boscosa percorsa dal fuoco pari a 0,28%. Le regioni che hanno subito meno danni in termini di incendi sono quelle del Nord (Valle d’Aosta, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, tutte al di sotto dello 0,05%). Analizzando il periodo compreso tra il 2006 e il 2007, si osserva una forte variazione positiva sia a livello regionale (+189%) che a livello nazionale; in misura maggiore in quest’ultimo caso (+384,6%). Pertanto c’è stato un peggioramento dovuto essenzialmente alla crescita del numero degli incendi, ed a livello nazionale risente del pesante deterioramento dell’indicatore in regioni come l’Emilia Romagna (1.081,0%), la Puglia (+1.156,9%), il Molise (1.231,5%), l’Abruzzo (+2.494,3%) e le Marche (+4.156,4%). Analizzando il periodo 2005-2007 mediante il grafico del tasso di crescita, si nota una variazione positiva (e dunque un peggioramento) sia a livello nazionale (+293,2% medio annuo), sia a livello regionale (+344,8%), attestandosi nel 2007 a +748,6% rispetto al 2000. Essendo un indicatore per cui si ha una situazione tanto più positiva quanto più basso è il valore registrato, il Lazio si colloca nel quadrante “recessione” poiché ha riportato un valore e una variazione superiori a quelli registrati dall’Italia.

L’

380

2007

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 7|4 - Superficie forestale percorsa dal fuoco Percentuale della superficie forestale percorsa dal fuoco sul totale della superficie forestale

2002

2003

2004

2005

2006

2007

4,44 3,61 3,03 2,05 0,81 1,28 1,43 1,91 0,28 0,87 0,43 0,82 0,12 0,35 0,24 0,12 0,05 0,04 0,01 0,04 0,01

3,40 2,02 1,21 1,03 0,63 1,01 0,94 1,40 0,28 0,55 0,27 1,27 0,20 0,07 0,15 0,12 0,03 0,08 0,00 0,11 0,01

0,80 0,58 1,03 0,28 0,08 0,64 0,17 0,25 0,03 0,29 0,04 0,47 0,04 0,24 0,39 0,10 0,04 0,24 0,07 0,20 0,05

1,34 2,36 0,67 1,31 0,12 1,55 1,44 0,33 0,13 0,64 0,11 1,76 0,16 0,43 0,14 0,46 0,05 0,77 0,01 0,11 0,40

0,55 1,82 0,73 0,56 0,10 0,68 0,56 0,19 0,03 0,28 0,07 0,36 0,03 0,07 0,09 0,09 0,01 0,01 0,00 0,00 0,02

0,65 1,50 0,59 0,31 0,04 0,58 0,47 0,28 0,01 0,25 0,08 1,01 0,06 0,14 0,08 0,05 0,01 0,00 0,01 0,00 0,28

0,69 1,85 0,62 0,27 0,04 0,35 0,19 0,22 0,02 0,19 0,04 0,34 0,02 0,10 0,04 0,04 0,02 0,07 0,00 0,01 0,07

6,96 6,04 5,42 4,92 2,64 2,23 1,62 1,39 1,37 1,36 0,95 0,74 0,27 0,25 0,12 0,08 0,07 0,03 0,02 0,02 0,00

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Var. % 2000-2007

2001

Puglia Sicilia Calabria Campania Abruzzo Sardegna Lazio Basilicata Marche Italia Molise Liguria Umbria Piemonte Lombardia Toscana Emilia - Romagna Friuli - Venezia Giulia Trentino - Alto Adige Veneto Valle D'Aosta

Var. % 2006-2007

Regioni

2000

Rank 2007

Anni

903,5 227,4 775,3 1.742,3 6.400,6 541,8 748,6 539,1 5.485,9 609,8 2.130,4 116,5 1.098,8 156,2 163,2 107,4 375,6 -56,9 3.000,0 81,1 -93,8

630,8 453,9 483,0 461,1 259,9 164,8 115,8 111,7 135,9 110,8 87,4 -26,7 21,5 11,3 3,8 2,8 6,0 2,7 0,9 1,5 -27,6

Fonte: Istat, Statistiche forestali miglioramento

eccellenza

SIC SAR PUG

Italia

LIG

BAS

AOS FVG PIE VEN TOS LOM EMI

CAL

Var. % 2006-2007 (Y=609,8)

UMB

CAM MOL

TAA

MAR

recessione

ABR

Anno 2007 (X=1,4)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

rallentamento

381


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 8|4

Indice della qualità dell’aria Tasso di crescita dell’indicatore

RECESSIONE Lazio

Italia 145 135 125 115

2000 = 100

105 95 85 75 65 55 45 2001

2002

2003

2004

2005

2007

indicatore rappresenta il rapporto tra il numero di stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria e la popolazione residente media nell’anno. I valori sono espressi per centomila abitanti. Va segnalato che le stazioni non hanno tutte la stessa valenza non rilevando infatti l’emissione delle stesse sostanze. E’ da considerare inoltre che buona parte delle reti esistenti continua a presentare problemi di organizzazione e funzionamento. A causa del mancato aggiornamento del dato nella banca dati ISTAT-DPS, la serie storica è stata ricostruita ed aggiornata utilizzando i dati dell’APAT/ARPA, che prendono in considerazione meno stazioni di monitoraggio dell’aria (i dati Istat considerano anche le stazioni dell’ENEL, ecc.). Il Lazio nel 2007 risulta essere dotato di circa 6 stazioni di monitoraggio ogni 10mila abitanti, valore inferiore rispetto a quello registrato in Italia (11). Le regioni maggiormente dotate per il monitoraggio dell’aria sono Valle d’Aosta (48), Molise (34) e Friuli Venezia Giulia (30). Analizzando il periodo compreso tra il 2006 e il 2007 tramite il grafico del tasso di crescita, si osserva una variazione positiva a livello nazionale (+21,8%), contro una variazione negativa a livello regionale (-1,7%). Osservando, invece, l’evoluzione dell’indicatore dal 2000 al 2007, si rileva un trend negativo sia per il Lazio (-1,5% medio annuo) che per l’Italia nel suo complesso (-1,8% medio annuo). Avendo riportato un valore dell’indicatore minore rispetto all’Italia e una variazione negativa, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “recessione”.

L’

382

2006

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 8|4 - Indice della qualità dell’aria Dotazione di stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria ( valori per 100.000 abitanti)

9,2 0,0 3,0 2,8 2,3 2,4 1,7 1,5 2,5 1,5 1,9 0,8 1,3 1,9 0,2 1,4 0,7 1,3 0,7 0,4 0,1

3,3 0,0 2,4 1,6 2,2 2,3 0,4 1,2 0,8 0,7 0,5 0,2 0,6 0,6 0,0 0,2 0,5 0,4 0,6 0,3 0,0

3,3 0,0 3,1 2,2 2,6 2,1 0,4 1,0 1,3 0,6 0,2 0,8 0,7 0,6 0,9 0,3 0,7 0,4 0,6 0,0 0,0

8,1 0,6 3,1 2,9 2,3 2,1 0,5 1,7 1,1 0,9 1,2 1,5 0,9 0,7 0,9 0,2 0,7 0,7 0,6 0,3 0,1

4,8 3,4 3,0 2,8 2,4 2,2 1,8 1,7 1,6 1,6 1,2 1,2 1,1 0,9 0,9 0,8 0,8 0,7 0,6 0,3 0,1

Rank 2007

2007

2006

2005

2004

11,6 0,0 3,0 2,8 2,2 4,3 2,2 0,5 2,7 1,8 1,9 1,3 1,5 1,9 0,2 1,4 0,7 1,8 1,0 0,4 0,3

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Var. % 2000-2007

9,2 0,0 0,6 2,7 1,4 3,0 1,6 1,5 2,4 1,5 1,9 0,8 1,3 1,9 0,2 6,6 0,7 1,0 0,7 0,4 0,1

Var. % 2006-2007

Valle D'Aosta Molise Friuli - Venezia Giulia Sardegna Trentino - Alto Adige Liguria Toscana Basilicata Emilia - Romagna Marche Umbria Sicilia Italia Lombardia Puglia Veneto Abruzzo Piemonte Lazio Campania Calabria

2003

2001

Regioni

2002

Anni

-41,0 0,0 -3,7 -2,7 2,1 5,9 261,0 0,5 45,9 89,3 7,9 -19,4 21,8 25,3 -0,1 238,7 9,5 2,0 -1,7 5,2 -0,2

-48,4 0,0 387,5 4,8 71,0 -26,6 12,0 12,7 -32,4 7,1 -35,9 39,0 -12,3 -50,8 393,8 -88,1 5,9 -29,9 -10,6 -6,7 50,8

Fonte: ARPA/APPA, regioni, province, comuni

MOL

Var. % 2006-2007 (Y=21,8)

miglioramento

eccellenza

TOS VEN

MAR

CAL CAM recessione

LOM Italia ABR PIE PUG

EMI UMB SIC

BAS

LIG TAA

SAR FVG rallentamento

AOS Anno 2007 (X=1,1)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

383


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 9|4

Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante Tasso di crescita dell’indicatore

MIGLIORAMENTO EU-27

Lazio

Italia

100

2002 = 100

95

90

85

80

75 2002

2003

2004

2005

2007

indicatore rappresenta il rapporto tra i rifiuti urbani smaltiti in discarica espressi in migliaia di tonnellate e la popolazione residente media nell’anno. Per rifiuti urbani si intende: rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adi biti ad usi diversi da quelli di cui al punto precedente, assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità; rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d’acqua; rifiuti vegetali proven ienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; rifiuti provenienti da attività cimiteriale. Il Lazio nel 2007 risulta essere la seconda regione italiana per quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante (504,8 kg per abitante), preceduta dalla sola Liguria con 559,8 kg pro capite. L’Italia si attesta invece a 301,8 kg, circa 40% in meno del dato regionale, contro un a media europea pari a 213 kg. Analizzando il periodo compreso tra il 2006 e il 2007, si osserva una variazione negativa (e dunque un miglioramento) sia a livello regionale (-4,5%) che, in maniera più contenuta, ai livelli europeo (-3,6%) e nazionale (-3,7%). Osservando il grafico del tasso di crescita del periodo 2002-2007, si nota anche qui una variazione negativa (e dunque un miglioramento) a tutti i livelli: regionale (-7,2%; -1,2% medio annuo), nazionale (-10,8%; -1,8% medio annuo) e comunitario (-21,1%; -3,5% medio annuo). Avendo riportato un valore ed una contrazione maggiori rispetto all’Italia, il Lazio, nel grafico di cui sotto, si colloca nel quadrante “miglioramento”. Questo perché l’indicatore ha una valenza negativa, per cui si ha una situazione tanto più positiva quanto più basso è il valore.

L’

384

2006

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 9|4 - Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitante Rifiuti urbani smaltiti in discarica per abitanti (in kg)

Liguria Lazio Sicilia Puglia Abruzzo Molise Valle D'Aosta Umbria Campania Marche Toscana Sardegna Italia Basilicata Calabria Emilia - Romagna Piemonte EU-27 Trentino - Alto Adige Veneto Friuli - Venezia Giulia Lombardia

520,7 543,9 466,9 416,0 381,8 321,1 465,8 368,6 358,9 427,6 271,5 370,8 338,3 311,5 383,4 352,6 369,9 270,0 242,7 224,0 176,8 127,5

512,4 525,4 464,7 420,8 415,8 270,7 485,7 409,0 380,7 442,2 230,7 435,3 327,1 326,7 351,9 349,9 311,5 256,0 217,2 169,2 152,3 118,3

492,8 535,2 484,8 449,6 406,2 292,1 457,3 304,6 338,1 418,0 312,4 384,4 320,3 298,3 350,7 273,1 293,0 240,0 215,6 171,5 259,7 100,5

474,0 509,5 473,2 453,1 398,5 395,1 405,1 367,1 304,8 374,7 322,5 389,6 310,3 235,2 394,7 286,6 286,9 222,0 197,6 176,1 193,9 77,6

546,9 528,8 507,4 464,9 432,2 373,8 393,6 386,0 293,0 371,8 354,5 339,0 313,3 238,0 317,2 260,0 266,1 221,0 194,9 178,3 184,5 85,8

559,8 504,8 496,5 480,5 419,1 397,2 386,2 366,5 359,1 354,3 353,2 302,1 301,8 300,5 257,4 254,4 235,1 213,0 156,1 143,4 142,1 50,0

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

2,4 -4,5 -2,2 3,4 -3,0 6,2 -1,9 -5,1 22,6 -4,7 -0,4 -10,9 -3,7 26,3 -18,8 -2,1 -11,6 -3,6 -19,9 -19,6 -23,0 -41,7

Var. % 2002-2007

Var. % 2006-2007

Rank 2007

2007

2006

2005

2003

2002

Regioni

2004

Anni

7,5 -7,2 6,3 15,5 9,8 23,7 -17,1 -0,6 0,0 -17,1 30,1 -18,5 -10,8 -3,5 -32,9 -27,8 -36,4 -21,1 -35,7 -36,0 -19,6 -60,8

Fonte: elaborazioni Istat su dati Apat, Eurostat miglioramento

LOM

eccellenza

Var. % 2006-2007 (Y=-3,7)

FVG TAAVEN

CAL

PIE

SAR UMB MAR ABR

SIC

Italia EMI

AOS TOS

LIG

PUG MOL

CAM recessione

rallentamento

BAS Anno 2007 (X=301,8)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

385


Utilizzo delle risorse idriche per il consumo umano Tasso di crescita dell’indicatore

RECESSIONE

Italia

Lazio

101,0

100,5

2005 = 100

Indicatore 10|4

Quaderni dello sviluppo economico

100,0

99,5

99,0

98,5 2005

2008

indicatore rappresenta il rapporto percentuale tra l’acqua erogata, espressa in migliaia di mc, sul totale dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione comunale, espressa in migliaia di mc. L’indicatore considera i flussi di acqua potabile che attraversano la rete di distribuzione comunale, intesa come il complesso di opere relativo all’intero territorio comunale. La rete di distribuzione, partendo dalle vasche di accumulo (serbatoi, vasche di carico), distribuisce l’acqua ai singoli punti di utilizzazione (abitazioni, stabilimenti, negozi, uffici, ecc.). Va precisato che la differenza tra numeratore e denominatore può essere dovuta a: esistenza di grandi quantità destinate ad usi pubblici che non vengono misurate e quindi contabilizzate nell’acqua erogata; sfiori di serbatoi laddove l’acqua disponibile ne superi la capacità di contenimento in particolari periodi dell’anno o in particolari momenti della giornata; furti e prelievi abusivi dalla rete; perdite delle condotte. Si deve tener conto, inoltre, che la rilevazione del 2005 è stata effettuata su base campionaria, e che l’intera serie storica è stata revisionata. Nel 2008 il Lazio si colloca al 14° posto della classifica nazionale, riportando un valore dell’indicatore del 64,6% contro un valore nazionale pari a quasi il 70%. Nel passaggio tra le due rilevazioni (2005 e 2008), il Lazio registra una variazione negativa di 0,7 punti, a fronte di una crescita del dato nazionale di 0,8%. Le regioni che occupano i primi posti nella graduatoria sono Lombardia (78,9%), Trentino Alto Adige (78,4%), Emilia Romagna (76,0%) e Marche (74,7%). Le regioni, invece, dove più basso è l’utilizzo delle risorse idriche per il consumo umano sono Molise (56,1%), Sardegna (54,1%) e Puglia (53,4%).

L’

386

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 10|4 - Utilizzo per le risorse idriche per il consumo umano Percentuale di acqua erogata sul totale dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione comunale (a) (b)

Lombardia Trentino - Alto Adige Emilia - Romagna Marche Toscana Liguria Veneto Piemonte Italia Umbria Basilicata Valle D'Aosta Calabria Sicilia Lazio Campania Friuli - Venezia Giulia Abruzzo Molise Sardegna Puglia

77,7 75,8 73,7 74,0 70,6 74,1 69,9 68,3 67,4 66,2 65,2 65,7 65,5 64,4 65,0 59,8 61,8 55,4 54,9 53,6 52,7

-

-

78,9 78,4 76,0 74,7 72,3 72,0 70,0 68,3 67,9 67,8 67,1 67,0 66,9 64,9 64,6 61,2 59,4 56,4 56,1 54,1 53,4

Var. % 2005-2008

Rank 2008

2008

2007

2005

Regioni

2006

Anni

1 2 3 4 5 6 7 8

1,6 3,5 3,1 1,0 2,5 -2,7 0,2 0,0 0,8 2,4 2,9 2,0 2,1 0,7 -0,7 2,3 -3,8 1,9 2,1 0,9 1,4

9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Fonte: Istat

TAA miglioramento

eccellenza

EMI BAS TOS

UMB

CAM

MOL ABR

CAL AOS

Var. % 2005-2008 (Y=1,4)

LOM PUG MAR

SAR

Italia SIC VEN PIE

LIG

recessione

FVG

rallentamento

Anno 2008 (X=53,4)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

387


Quaderni dello sviluppo economico

Indicatore 11|4

Quota di popolazione equivalente servita da depurazione Tasso di crescita dell’indicatore

RECESSIONE Italia

Lazio

106 105 104

2005 = 100

103 102 101 100 99 98 97 2005

2008

indicatore rappresenta la percentuale di abitanti equivalenti effettivi, serviti da impianti di depurazione delle acque reflue urbane con trattamento secondario e terziario, sugli abitanti equivalenti totali della regione. Il numeratore è stato rilevato dall’Istat con l’indagine campionaria sul Sistema delle acque (2005). Il denominatore è una stima effettuata dall’Istat e condivisa con le regioni del Mezzogiorno. Gli abitanti equivalenti totali di una regione sono stati calcolati dall’Istat come somma di popolazione residente, popolazione presente non residente (2005), popolazione in case sparse (in sottrazione), lavoratori e studenti pendolari, posti letto in alberghi, campeggi e alloggi per turisti, abitanti in seconde case (n on destinate a turisti), ristoranti e bar e micro-industria. Il depuratore ubicato in Contrata Padula a Montenero di Bisaccia (Cb) che risulta essere prevalentemente a servizio della regione Abruzzo (Vasto e San Salvo) e in minima parte a servizio della regione Molise (Marina di Montenero di Bisaccia), è stato tuttavia preso in considerazione nel calcolo del dato da attribuire al Molise, in quanto regione di ubicazione. Si segnala, inoltre, che l’intera serie storica stata rivista. Nel 2008 il Lazio si colloca al 13° posto della classifica nazionale, riportando un valore dell’indicatore del 65,4%, 10,5 punti al di sotto del valore nazionale, pari al 75,9%. Le regioni che occupano i primi posti nella graduatoria sonoTrentino Alto Adige (113,6%), Toscana (108,7%) e Sardegna (94,5%). Le regioni, invece, dove più bassa è la quota di popolazione servita da impianti di depurazione sono Marche (52,5%), Calabria (49,9%) e Sicilia (47,3%). Nel passaggio dal 2005 al 2008, si registra un miglioramento per tutti i livelli, anche se più marcato per la media nazionale (+5,0%) che non per il Lazio (+1,6%). Pertanto, registrando una crescita ed un valore assoluto più bassi rispetto alla media nazionale, nel grafico seguente il Lazio si colloca nel quadrante “recessione”.

L’

388

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


Quaderni dello sviluppo economico

Tab., Graf. 11|4 - Quota di popolazione equivalente servita da depurazione Abitanti equivalenti serviti effettivi (AET) da impianti di depurazione delle acque reflue urbane con trattamento secondario e terziario sugli abitanti equivalenti totali della regione (in %)

Trentino - Alto Adige Toscana Sardegna Molise Piemonte Campania Emilia - Romagna Lombardia Veneto Friuli - Venezia Giulia Italia Umbria Valle D'Aosta Lazio Basilicata Liguria Puglia Abruzzo Marche Calabria Sicilia

111,5 103,4 87,4 84,8 85,7 85,5 77,6 75,2 76,5 74,3 72,3 71,9 64,2 64,3 61,1 60,8 58,5 51,4 50,5 43,5 43,4

-

-

113,6 108,7 94,5 90,6 89,3 88,6 81,6 80,5 79,2 77,3 75,9 73,3 66,7 65,4 64,1 61,1 60,9 53,8 52,5 49,9 47,3

Var. % 2005-2008

Rank 2008

2008

2007

Regioni

2006

2005

Anni

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

1,9 5,1 8,2 6,9 4,3 3,6 5,2 7,1 3,5 4,0 5,0 1,9 3,9 1,6 4,9 0,4 4,1 4,6 4,0 14,9 9,0

Fonte: Istat, Sistema informativo sulle acque (Sia)

Var. % 2005-2008 (Y=5,0)

CAL

miglioramento

eccellenza

SIC SAR LOM

PUG

EMI

Italia

BAS ABR MAR

FVG VEN

AOS

MOL

TOS PIE CAM

TAA

UMB recessione

rallentamento

LIG Anno 2008 (X=75,9)

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

389



Quaderni dello sviluppo economico

PARTE TERZA LA STRATEGIA DI LISBONA E LE POLITICHE REGIONALI

Il Lazio e la Strategia di Lisbona



Quaderni dello sviluppo economico

PREMESSA

uesta sezione del rapporto è dedicata all’analisi delle politiche messe in atto dalla Regione per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia di Lisbona. In dettaglio, per ognuno dei quattro settori prioritari vengono descritte le politiche e gli interventi programmati dalla Regione nell’ambito della stessa dimensione, con particolare riguardo alla macro-area relativa all’innovazione, alla ricerca e allo sviluppo, riportata nel primo capitolo. Il secondo capitolo illustra le azioni regionali volte a “Liberare il potenziale delle imprese”, ovvero le politiche che riguardano il potenziamento delle infrastrutture regionali a sostegno delle imprese e le politiche a favore del sistema imprenditoriale del Lazio. Nel terzo capitolo “Investire nelle persone e modernizzare i mercati del lavoro”, vengono descritte le politiche regionali volte a sostenere e migliorare il sistema del’istruzione, della formazione, ma anche favorire l’occupazione, le pari opportunità e l’inclusione. Infine, il quarto capitolo illustra le politiche messe in atto o programmate dalla Regione in materia di energia e cambiamento climatico.

Q

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

393


Quaderni dello sviluppo economico

1. LE POLITICHE REGIONALI PER LA PROMOZIONE DELLA CONOSCENZA E DELL’INNOVAZIONE

e politiche regionali a sostegno della R&S e dell’Innovazione sono state programmate coerentemente agli indirizzi strategici comunitari e nazionali. A livello comunitario, le policies regionali sono coerenti con il Programma Comunitario di Lisbona (PCL) 2008-2010 e riguardano in particolare uno dei quattro “settori prioritari”: “Investire nella conoscenza e nell’innovazione”, all’interno del quale sono declinati due distinti obiettivi chiave: 1. la Comunità renderà effettiva la “quinta libertà” (la libera circolazione delle conoscenze) e creerà un vero spazio europeo della ricerca; 2. la Comunità migliorerà le condizioni generali dell’innovazione; in particolare per quanto riguarda i capitali di rischio ed i diritti di proprietà intellettuale. Il quadro di riferimento nazionale programmatico rispetto al quale sono state sviluppate le politiche regionali è rappresentato dal QSN (in particolare dal macroobiettivo dello “Sviluppo dei circuiti della conoscenza”, che fa riferimento alla promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell’innovazione per la competitività) e dal Piano Nazionale di Riforma 2008-2010 (che indica tra le priorità quella della “incentivazione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica”). In questo quadro, i diversi programmi operativi (essenzialmente POR FESR 20072013, PAR FAS 2007-2013)1 sono stati elaborati sulla base delle scelte programmatiche discendenti dal DUP (Documento di Politica di sviluppo unitaria 2007/2013)1 e dalla programmazione FAS 2000/2006 (con riferimento specifico all’APQ 6) e sviluppano un focus particolare sulla priorità strategica: “Investire nelle conoscenze e nell’innovazione”.

L

394

Attraverso la definizione degli obiettivi operativi che ricadono all’interno del primo Asse strategico “Ricerca, Innovazione e rafforzamento della base produttiva”,

1

Il DUP approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale del 16 luglio 2008 n. 50 è previsto esplicitamente dal QSN, il quale dispone che per ogni Regione la strategia della politica regionale unitaria sia definita in un Documento Unico di Programmazione, in cui si declinano le strategie e le azioni da implementare con un riferimento unitario alle varie fonti di finanziamento (comunitarie, nazionali e regionali) che concorrono a sostenere la politica di sviluppo regionale.

Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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la Regione Lazio ha inteso concentrare le risorse e dare contenuto alle policies regionali a sostegno: • del rafforzamento e messa in rete delle capacità regionali in materia di R&S; • della promozione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico per il rafforzamento della capacità innovativa delle PMI; • della crescita del sistema produttivo orientata allo sviluppo sostenibile. Nel DPEFR 2009-2011, la Regione ha confermato gli obiettivi già fissati nel precedente quadro di programmazione economico-finanziaria, ribadendo come strategia prioritaria, quella che punta all’innovazione e alla sostenibilità sociale e ambientale come driver dello sviluppo. Tra le priorità del DUP, l’Asse 1 - “Ricerca, Innovazione e rafforzamento della base produttiva”, destina risorse pubbliche pari a 345mln di Euro (pari al 16,25% del totale delle risorse programmate nell’ambito della politica di sviluppo unitaria), di cui 160mln di Euro destinati alla ricerca e sviluppo e al trasferimento tecnologico in senso stretto. A tali risorse devono essere aggiunte le altre risorse di settore, stanziate da leggi regionali e da ulteriori risorse trasferite dallo Stato programmate sia attraverso l’APQ 6 sia attraverso strumenti di attuazione diretta. Il totale delle risorse programmate e gestite dalla Regione Lazio, dirette a finanziarie misure a sostegno di R&S e Innovazione, ammontano a circa 516 milioni di euro, derivanti dalla finalizzazione di risorse nazionali e regionali (368,15 milioni di euro) e di risorse programmate nell’ambito del DUP (148,5 milioni di euro). Rispetto all’ASSE 1 “Ricerca Innovazione e rafforzamento della base produttiva”, il DUP, programmando unitariamente le risorse del POR FESR e del FAS, individua 4 obiettivi operativi, declinati in 7 Attività: • Obiettivo operativo 1: Sviluppo della ricerca industriale e del suo trasferimento al tessuto imprenditoriale regionale - Attività 1: Potenziamento e messa in rete delle attività di ricerca e trasferimento tecnologico • Obiettivo operativo 2: Rafforzamento della capacità innovativa delle PMI - Attività 2: Sostegno agli investimenti innovativi delle PMI - Attività 3: Sviluppo dell’impresa innovativa, patrimonializzazione e crescita dimensionale delle PMI - Attività 4: Acquisizione di servizi avanzati per le PMI - Attività 5: Sostegno all’accesso al credito delle PMI attraverso i Confidi e i fondi di garanzia e altre forme di credito innovative attivate dalla Regione Lazio

Il Lazio e la Strategia di Lisbona

395


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• Obiettivo operativo 3: Innovazione nelle aree produttive regionali - Attività 6: Interventi innovativi in materia di logistica industriale • Obiettivo 4: Favorire una crescita del sistema produttivo orientata allo sviluppo sostenibile - Attività 7: Promozione di prodotti e processi produttivi rispettosi dell’ambiente L’attuazione dell’Asse I è stata avviata con l’approvazione della DGR n. 611 del 5/8/2008, che rappresenta il primo atto di indirizzo esecutivo della Politica di sviluppo unitaria per il periodo 2007-2013, per quanto concerne il sostegno alla ricerca, all’innovazione e al trasferimento tecnologico. La DGR n. 611/2008 ha definito, in primo luogo, gli indirizzi programmatici e le priorità di intervento (Allegato 8) relative ai settori e ai sistemi produttivi di particolare interesse regionale tra quelli individuati dal POR FESR 2007-2013, distinguendo gli interventi per le “Frontiere tecnologiche” e quelli per i “Settori strategici” e le rispettive filiere, indicando la ripartizione delle risorse sui diversi ambiti: • nelle prime rientrano i Distretti tecnologici avanzati (Aerospazio, Bioscienze, Cultura), le tecnologie per la sostenibilità ambientale, l’ICT e le tecnologie multimediali; • tra i secondi i Distretti ed i Sistemi Produttivi Locali della Ceramica, della Nautica, della Carta, dell’Audiovisivo, dell’Innovazione e della Meccanica. 396 Nella Tabella 1 sono riportati per obiettivo operativo e attività gli atti di indirizzo ed attuazione e la conseguente allocazione di risorse per frontiera tecnologica/filiera di intervento. Il quadro complessivo programmatico contempla anche strumenti a sostegno della macro-area “Liberare il potenziale delle imprese” non direttamente legati alla R&SI; viene rappresentato nel presente capitolo per consentire una lettura dell’integrazione tra le politiche operata al fine di favorire il sistema produttivo laziale (si veda quanto riportato nei capitoli successivi). Di seguito si evidenziano (Tabella 2) le risorse impegnate in base alla loro articolazione per filiera/frontiera di intervento, comprensive delle risorse a valere sull’Attività II.1 e delle risorse POR FSE di cui alla nota della Tabella 1. Sul tema delle politiche a sostegno della Ricerca e dell’Innovazione, la Regione Lazio ha, inoltre, avviato un processo di riordino e di potenziamento degli strumenti e delle competenze con il DPEFR 2005-2007, ribadito anche con il Documento di programmazione economica e finanziaria 2009-2011. Con la LR n. 9/2005 art. 41 (legge finanziaria regionale) si è istituito uno specifico Fondo per la ricerca scientifica. Strumento questo, con il quale sono state avviate le prime azioni pilota per favorire lo sviluppo del rapporto tra università Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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Tabella 1: Quadro complessivo programmatico sulle politiche a sostegno della ricerca e innovazione (politica sviluppo unitaria 2007 - 2013) FONTI

OBIETTIVO OPERATIVO

1 POR - Sviluppo della ricerca industriale e del suo trasferimento sul tessuto imprenditoriale regionale

DI INTERVENTO RISORSE ATTI DI INDIRIZZO E ATTUAZIONE SETTORI FRONTIERE/FILIERE IMPEGNATE (M€) (*)

ATTIVITÀ

I.1 POR - Potenziamento e DGR 611/2008 messa in rete All. 1 delle attività di ricerca e trasferimento tecnologico (*)

DD C1204/2009 e ss.mm.ii.

DD C0981/2009 DD C1257/2009

DGR 644/2009 DGR 937/2009

I.2 POR - Sostegno agli investimenti innovativi delle PMI

DGR 611/2008 All.2

I.6 POR - ProDGR 611/2008 mozione di prodotti e pro- All. 5 cessi produttivi rispettosi dell'ambiente DGR 644/2009

3 PAR -Innovazione nelle aree produttive regionali

I.6 PAR - Interventi innovativi in materia di DGR 937/2009 logistica industriale

4

beni culturali

4

sost. amb. e ff. rr.

16

ict/multimedialità

6

audiovisivo nautica

47

62,64 4 3

innovazione

0,5

meccanica (procedura negoziale)

8,14

ceramica

2

DD C0981/2009

audiovisivo

8

DD C1257/2009

nautica

2

DD C1253/2009

carta

1

DD C314/2009

aerospazio (frontiere tecnologiche) innovazione

1 1,5

DD C0225/2009

ceramica

3

DD C0981/2009

audiovisivo

4

DD C1257/2009

nautica

4

DD C1253/2009

carta

2

DD C0811/2009

servizi avanzati PMI (bando orizzontale)

10

innovazione

1

I.5 POR - Sostegno al credito delle PMI attraverso i Con- DGR 632/2009 fidi e i fondi di garanzia e altre forme di credito innovative

3 POR - Favorire una crescita del sistema produttivo orientata allo sviluppo sostenibile

17

bioscienze

DD C0225/2009

DGR 644/2009 I.3 POR - Sviluppo dell'im- DGR 611/2008 DCR 50/2008 presa innovati- All. 3 "Approvazione va, patrimoniadella proposta liz-zazione e del programma crescita didella politica di DGR 644/2009 mensionale sviluppo unitadelle PMI 2 POR Rafforria 2007-2013" zamento della capacità innoPOR FESR vativa delle PMI 2007-2013 PAR FAS 2007I.4 POR - Ac- DGR 611/2008 2013 quisizione di All.4 Asse I "Ricerservizi avanca, innovazione zati per le PMI e rafforzamento della base produttiva" DGR 644/2009

frontiere tecnologiche:

aerospazio

accesso al credito (potenziamento Confidi credito innovativo)

15,5

24

10

DD C0850/2009

ecoinnovazione (bando orizzontale)

10

DD C0225/2009

ceramica

4

DD C1253/2009

carta

2

16,5

innovazione

meccanica (procedura negoziale)

Totale risorse

0,5

10

138,64

Fonte: Elaborazioni Sviluppo Lazio su dati Regione Lazio (*) alle risorse impegnate sull’Asse I del POR FESR e del PAR FAS vanno aggiunte ulteriori risorse POR FSE pari a 1,9 M€ [di cui 0,8 M€ sulla filiera audiovisivo (DD C0981/2009) e 1,1 M€ sulla filiera della nautica (DD C1257/2009)] e le risorse, a valere sull’Attività II.1 del POR FESR, attribuite alla filiera della carta (DD C1253/2009; pari a 2M€), della ceramica (DD C0225/2009; pari a 2M€) e del’innovazione (DGR 644/2009; pari a 0,5M) per un totale di 4,5M€, nonché ulteriori risorse pari a 10M€ (bando orizzontale), per ammontare complessivo di 14,5 M€.

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397


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Tabella 2: Articolazione risorse per settori di intervento/frontiere/filiere Risorse impegnate (M€)

Settori Frontiere tecnologiche (PIF)

12

Frontiere tecnologiche (PMI)

36

Audiovisivo

16,8

Nautica

10,1

Carta

7

Ceramica

11

Innovazione

4

Ecoinnovazione (bando orizzontale)

10

Servizi avanzati PMI (bando orizzontale)

10

Attività II.1 (bando orizzontale)

10

Accesso al credito

10

Meccanica (procedura negoziale)

18,14

Totale risorse

155,04

Fonte: Elaborazioni Sviluppo Lazio su dati Regione Lazio

398 ed impresa e stimolare i rapporti di cooperazione nel campo delle neuroscienze, grazie ad un accordo con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la Fondazione Santa Lucia e la Fondazione Ebri, il cui scopo specifico è stato quello di concentrare in un unico polo scientifico lo sviluppo della ricerca sul cervello e favorire il rientro di ricercatori particolarmente qualificati nel campo della neuroscienza. Con riferimento alla Tabella 3 si nota che sul Fondo per la Ricerca Scientifica sono stati stanziati, per il periodo 2007-2011, circa 27 milioni di Euro che finanziano una parte degli interventi specifici previsti all’interno dell’Accordo di Programma (APQ) 6 Stralcio “Costituzione di un distretto tecnologico delle bioscienze” (DTB), che rappresenta una filiera tecnologica prioritaria del Lazio (9,15 milioni di euro). Un altro fondo a sostegno della R&S e dell’Innovazione, previsto dalla Regione Lazio, è stato istituito con LR n. 4/2006 art. 182, comma 4 che prevede la costituzione di un Fondo per lo sviluppo economico ricerca e innovazione. Con la DGR n. 663 del 10/10/2006, sono state definite le modalità di gestione di detto fondo. La Regione Lazio, attraverso Il Fondo per lo sviluppo economico ricerca e innovazione, partecipa: • sulla base di specifici accordi conclusi con il MIUR, il CNR, l’INFN, l’ENEA, l’Università degli Studi di Roma - Tor Vergata, al cofinanziamento del “Free Electrical Laser”;

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• sulla base di specifici protocolli d’intesa stipulati con le università e con i centri di ricerca del Lazio, al cofinanziamento di interventi per la riqualificazione dei laboratori di ricerca, il loro ammodernamento e l’acquisizione di impianti e macchinari; • sulla base di intese con parchi scientifici e tecnologici, al cofinanziamento di interventi finalizzati allo sviluppo dell’innovazione tecnologica nel territorio regionale. Dalla Tabella 3 si evince che sul Fondo per lo sviluppo economico ricerca e innovazione sono stati stanziati 100 Milioni di Euro per il periodo 2008-2011. Con la LR n.26/2007 art. 33 comma 3 (legge finanziaria regionale) è stato istituito il Fondo per lo sviluppo della ricerca e dello sviluppo sperimentale in ambito sanitario che cofinanzia le seguenti attività: • infrastrutture di ricerca e di sviluppo sperimentale pubbliche in ambito sanitario, destinate alla realizzazione di iniziative innovative per la diagnosi o cura, sulla base di specifici accordi; • progetti di ricerca e di sviluppo sperimentale in ambito sanitario, con particolare attenzione alla ricerca su nuove linee di cellule staminali adulte, sulla base di specifici protocolli d’intesa stipulati con gli enti di diritto pubblico “Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS)” del Lazio; • interventi finalizzati all’innovazione tecnologica in ambito sanitario. La dotazione finanziaria del Fondo ammonta, per il periodo 2008-2011, a circa 30 milioni di euro. Tale Fondo sostiene una parte degli interventi previsti all’interno del APQ 6 Stralcio “Costituzione di un distretto tecnologico delle bioscienze” (pari a 15 milioni di Euro). Il rapporto tra il totale delle risorse programmate e il totale degli impegni (si fa riferimento alle risorse indicate nelle tabelle 1 e 3 direttamente correlate a R&SI) che ricadono all’interno dell’asse strategico “Investire nelle conoscenze e nell’innovazione” (con riferimento al PNR 2008-2010), risulta essere pari a circa il 55%. Al fine di razionalizzare l’intervento regionale in materia di ricerca e sviluppo, la Regione, nel 2008, si è dotata di una legge quadro (la LR n. 13 del 4 Agosto 2008 “Promozione della ricerca e sviluppo dell’innovazione e del trasferimento tecnologico nella Regione Lazio”) attraverso la quale sono state definite le finalità e gli obiettivi per la realizzazione di una “Rete regionale della ricerca e dell’innovazione. La legge prevede anche la definizione di un Programma strategico regionale per la ricerca, l’innovazione ed il trasferimento tecnologico (il Piano Strategico Regionale più recente su questo tema risale al 2003) e l’istituzione, tra gli strumenti programmatici, del bilancio regionale della ricerca e dell’innovazione, allo scopo di consentire l’ottimizzazione delle attività di indirizzo e controllo nonché di garantire la massima trasparenza e visibilità sociale della politica per la ricerca e l’innovazione. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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Tabella 3: Quadro complessivo programmatico sulle politiche a sostegno della ricerca e innovazione (Leggi Regionali) Fonti

L.R. 10/2001 art 18 (Fondo speciale per il Centro ICT e multimedialità)

Atti di indirizzo ed attuazione

Settori di intervento

Risorse programmate stanziate (M€)

DD C2328/2007 DGR 372/2003

DD C2726/2007

5,54 ICT multimedialità

18 (2007-2009)

DD C2078/2008

400

DGR 1178/2005 e ss.mm.ii: DGR 380/2009

L.R. 4/2006 art. 182, c.4 (Fondo per lo sviluppo economico, ricerca ed innovazione)

DGR 663/2006 e ss.mm.ii: DGR 380/2009

L. 598-1994 Agevolazioni per investimenti per ricerca industriale e sviluppo precompetitivo - credito di imposta rivolto alle PMI (gestita in concerto tra Stato e Regione) art, 11 Investimenti per innovazione tecnologica, tutela ambientale, innovazione organizzativa, Innovazione commerciale sicurezza sui luoghi di lavoro Piccole Medie Imprese - (C/capitale)

DD C3113/2007 DD C1685/2008

ricerca scientifica

DD C1566/2008 DD C1369/2007 DD C1209/2008 DD C1062/2009

3,33 5,25

27,37 (2007-2011)

DD C1752/2006

L.R. 9/2005 art. 41, c. 1 (riordino e potenziamento competenze in materia di Ricerca e Innovazione tecnologica), e c. 2 (Istituzione Fondo per la ricerca scientifica)

Risorse finalizzate impegnate (M€)

sviluppo economico, ricerca, innovazione

100 (2008-2011)

5 (2007) 1,5 (2007) 4,65 (2008-2011) 13,5 (2008-2011) 25 (2007) 25 (2008) 25 (2009)

DGR n. 885/2006

DD C 2743/2007

14,5

6

DGR 871/2007

DD C 0187/2008

15

15

30,45 (2008-2011)

5

L.R. 26/2007 art. 33 c.3 (Fondo per lo sviluppo della ricerca e dello sviluppo sperimentale in ambito sanitario economico, ricerca ed innovazione)

DGR 193/2008

L.R. 26/2007 art. 25 c.3 (Fondo assistenza alla progettazione interventi VIIPQR&S)

DGR 744/2008

L.R 13/2008 Promozione ricerca e sviluppo dell'innovazione e del trasferimento tecnologico

DGR 125/2009

DD C2976/2008 DD C2077/2008 DD C2279/2008 DD C2335/2009

infrastrutture e progetti di ricerca e sviluppo sperimentale progettazione interventi

5 4 (2008-2011)

1 1

trasferimento tecnologico

5,2 (2009)

L.R 8/2009 - Promozione utilizzazione brevetti

innovazione

0,2 (2009-2010)

APQ 6 - Ricerca, innovazione, reti telematiche / Stralcio DTA

aerospazio

60,00

45,19

bioscienze

53,43 (*)

15,08

APQ 6 - Ricerca, innovazione, reti telematiche / Stralcio DTB APQ 6 - Ricerca, innovazione, reti telematiche / Stralcio DTC

DGR 193/2008

DD C1481/2008

DGR 170/2006

DD C1101/2008 DD C1545/2009

tecnologie applicate alla cultura

Totale risorse

40,00 368,15

Fonte: Elaborazioni Sviluppo Lazio su dati Regione Lazio

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207,05


Quaderni dello sviluppo economico Legenda DGR 372/2003 - Approvazione del progetto quadro per la progettazione e le attività di un centro denominato Centro Atena - Centro Europeo per la Comunicazione Multimediale interattiva DGR 1178/2005 - Disposizioni relative a “Legge Regione Lazio n. 9 del 17 febbraio 2005 art. 41 comma 1 – modalità di funzionamento del Fondo per la Ricerca Scientifica” DGR n. 663/2006 - Disposizioni relative a “Legge Regione Lazio n. 4 del 28 aprile 2006 art. 182 comma 3 - Modalità di gestione del fondo per lo sviluppo economico, la ricerca e l’innovazione DGR 170/2006 - Risorse destinate alle Aree sottoutilizzate da comprendere negli Accordi di Programma Quadro dell’Intesa Istituzionale di Programma DGR 885/2006 - Funzioni delegate dallo Stato alle Regioni in materia di incentivi alle imprese – Approvazione del piano di riparto del Fondo Unico per l’anno 2006 (art. 86 L.R. 14/99) DGR 871/2007 - Funzioni delegate dallo Stato alle Regioni in materia di incentivi alle imprese – Approvazione del piano di riparto del Fondo Unico per l’anno 2007 (art. 86 L.R. 14/99) DGR 193/2008 - Approvazione dello schema del II Accordo integrativo dell’Accordo di Programma Quadro “Ricerca, Innovazione Tecnologica, Reti Telematiche” - stralcio APQ6 “Costituzione di un Distretto Tecnologico delle Bioscienze ” ; individuazione copertura interventi programmatici III Accordo Integrativo del 28 novembre 2007. DGR 611/2008 - Politica di sviluppo unitaria regionale 2007-13 DGR 744/2008 - Modalità di gestione del Fondo per l’assistenza alla progettazione nell’ambito del 7° Programma Quadro della ricerca europea 2007-2013 e di altri rilevanti programmi di ricerca a livello internazionale. DGR 967/2008 - Approvazione nuove schede tecniche degli interventi di cui alla legge 1329/65 (legge Sabatini) ed alla legge 598/94, art. 11. Riapertura dei termini per la presentazione delle domande. DGR 125/2009 - Istituzione del Comitato Strategico, del Nucleo di valutazione e dell'Albo regionale dei revisori dei progetti di ricerca, definizione dei criteri per l'individuazione dei revisori e delle procedure di valutazione DGR 380/2009 - Modifica ed integrazione della Deliberazione della Giunta regionale n. 1178 del 23 dicembre 2005 modalità di funzionamento del "fondo per la ricerca scientifica" e del "fondo per lo sviluppo economico, la ricerca e l'innovazione" DD C1369/2007 - Modifica dell’Impegno formale da Euro 20.000.000,00 a Euro 25.000.000,00 a favore di FI.LA.S. S.P.A. sul Cap. C12564 del Bilancio Regionale 2007 DD C1752/2006 - Approvazione dello schema di Convenzione Regione Lazio e FI.LA.S. S.p.A DD C2726/2007 - Fondo speciale per il Centro ICT e multimedialità ex art. 18 comma 9 DD C2328/2007 - Fondo speciale per il Centro ICT e multimedialità ex art. 18 comma 9 DD C3113/2007 - Impegno per l'accordo di collaborazione tra C.N.R., Fondazione S. LUCIA, Fondazione E.B.R.I. E FILAS S.p.a DD C1101/2008 - Impegno di spesa a favore di Filas Spa per la realizzazione dell’Intervento 1, di cui al II Accordo Integrativo. Stralcio “Costituzione di un DTB” DD C1209/2008 - Conferma della prenotazione di impegno di Euro 25.000.000,00 a favore di FI.LA.S. S.P.A. sul Cap. C12564 del Bilancio Regionale 2008 DD C1481/2008 - APQ 6 “Stralcio “Costituzione di un Distretto tecnologico delle Bioscienze” Intervento 1 Azione 2. Impegno di € 433.272,5 a favore di FI.LA.S. S.p.a DD C1566/2008 - Fondo regionale per la ricerca scientifica. Conferma delle prenotazioni di impegno a favore di FILAS S.p.A. DD C1685/2008 - Approvazione dello schema di convenzione tra la Regione Lazio e la Societa’ Finanziaria Laziale di Sviluppo FI.LA.S S.p.A. per la gestione delle risorse relative all’accordo di collaborazione fra Fondazione EBRI, CNR, Fondazione Santa Lucia, e FI.LA.S S.p.A. DD C2077/2008 - Fondo per la ricerca e lo sviluppo sperimentale in ambito sanitario, impegno a favore di FI.LA.S. S.p.A. DD C2279/2008 - Impegno di a favore di FI.LA.S. S.p.A. DTRDIR C2976/2008 - Fondo per la ricerca e lo sviluppo sperimentale in ambito sanitario, impegno a favore di FI.LA.S. S.p.A. DD C1054/2009 - Designiazione dei componenti del nucleo di valutazione istituito con DGR N. 125 del 6 marzo 2009, in attuazione del art 13 della L.R. 4 agosto 2008 n. 13 DD 1062/2009 - Conferma della prenotazione di impegno pari ad Euro 25.000.000,00 a favore di FI.LA.S. S.P.A. sul Cap. C12564 del Bilancio Regionale 2010 DD C1545/2009 - Impegno di spesa a favore di FI.LA.S. S.p.A per l’attivazione delle procedure per l’attuazione degli Interventi previsti nella Sezione attuativa del III Accordo integrativo dell’APQ 6 - stralcio APQ6 “Costituzione di un Distretto per le Tecnologie applicate ai Beni e attività culturali (DTC)” DD C2335/2009 - Impegno a favore di FI.LA.S. S.p.A.

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401


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Con questa legge, e con i successivi atti di attuazione (DGR 125/2009 e DD C1084 del 10/05/2009), la Regione ha, inoltre, riordinato e definito in maniera più chiara la governance delle politiche, prevedendo una “struttura unica”, a regia regionale, le cui funzioni dovrebbero governare le varie fasi della gestione delle politiche. Tale struttura è composta da: • un Comitato Strategico per la ricerca e l’innovazione cui spetta la definizione delle strategie e selezione delle priorità; • un Nucleo di Valutazione di primo livello e nuclei di settore con funzioni di selezione ex-ante dei progetti da finanziare e di valutazione in itinere2; • un Albo regionale dei revisori dei progetti di ricerca il cui compito è collaborare insieme ai nuclei di valutazione alla selezione ex-ante dei progetti da finanziare. In conclusione, il quadro normativo delineato evidenzia come la strumentazione a sostegno dei processi volti a rafforzare il sistema della R&S nel Lazio sia stata caratterizzata da una sostanziale evoluzione, passando da una forte concentrazione sull’offerta, connaturata al contesto laziale di riferimento, a una più marcata attenzione al sistema della domanda, in particolare per quanto concerne la strumentazione più recente, al fine di soddisfare il fabbisogno espresso dal sistema produttivo. 402

2

In attuazione della DGR 125 del 6/3/2009, la Determinazione C1084 del 14/05/2009 della Direzione SERIT (Sviluppo Economico, Ricerca Innovazione e Turismo) ha designato i componenti del nucleo di valutazione dei progetti.

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2. POLITICHE REGIONALI PER LIBERARE IL POTENZIALE DELLE IMPRESE

n questo capitolo si riportano i principali interventi regionali per favorire la competitività del sistema produttivo laziale per il 2009, competitività che passa sia attraverso interventi a sostegno delle imprese, sia attraverso interventi che interessano la dotazione infrastrutturale della Regione. In riferimento agli interventi a favore delle imprese, la Regione ha indicato come obiettivi prioritari il rafforzamento del tessuto imprenditoriale, ed in particolare dei settori trainanti e delle filiere produttive collegate; l’attrazione di nuovi investimenti nei settori produttivi e nei servizi; la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo delle microimprese e del lavoro autonomo. In dettaglio, il principale intervento volto al sostegno delle piccole e medie imprese viene individuato nell’attuazione degli strumenti previsti dalla deliberazione della Giunta regionale (DGR) del 5 agosto 2008, n. 611, come modificato dalla deliberazione n. 644 del 7 agosto 2009, in cui sono definiti gli indirizzi programmatici e i settori strategici del POR Lazio 2007-2013 per quanto attiene all’Asse I Ricerca, innovazione e rafforzamento della base produttiva, e all’Attività II.1 Promozione dell’efficienza energetica e della produzione di energie rinnovabili (per la parte a sostegno delle PMI) dell’Asse II - Ambiente e prevenzione dei rischi. A conferma delle linee di indirizzo che la Regione si è data nell’individuazione di politiche industriali a sostegno delle principali filiere produttive (audiovisivo, carta, ceramica, innovazione, meccanica, nautica), si è dato seguito agli interventi a valere sulla LR n.36/2001 (norme per l’incremento dello sviluppo economico, della coesione sociale e dell’occupazione nel Lazio. Individuazione e organizzazione dei sistemi produttivi locali, dei distretti industriali e delle aree laziali di investimento) e sulla LR n. 46/2002 (interventi per il sostegno allo sviluppo ed all’occupazione nelle aree interessate dalla crisi dello stabilimento FIAT di Piedimonte S. Germano). Le risorse messe a disposizione dalla DGR 611/2008 per queste iniziative, al netto delle risorse destinate alla R&SI in senso stretto (cfr. capitolo precedente) sono pari a 170 milioni di euro. A questo intervento si affiancano anche altre due iniziative rivolte alle filiere produttive, una finalizzata alla realizzazione di progetti di sistema nei distretti in-

I

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403


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dustriali dell’abbigliamento della Valle del Liri, del marmo dell’area dei Monti Ausoni e Tiburtini e nei sistemi produttivi locali del chimico-farmaceutico del Lazio meridionale e dell’agro-industriale pontino, e nella proposizione di una nuova legge regionale3 per la promozione e il riconoscimento dei sistemi produttivi locali, dei distretti produttivi e dei meta distretti. Viene, inoltre, previsto un impegno finanziario nel bilancio triennale 2008-2010 pari a 180 milioni di euro per il fondo rotativo per le PMI, istituito dall’articolo 67 della LR n.27 del 28 dicembre 2006, attivato nel novembre 2009. In sinergia con gli interventi del fondo, viene previsto anche un apposito fondo per il sostegno alla patrimonializzazione delle micro, piccole e medie imprese del Lazio, con uno stanziamento pari a 10 milioni di euro per ciascuna annualità del triennio 2009-2011. Da segnalare, inoltre, il sistema di sostegno alla internazionalizzazione delle imprese, con l’approvazione di una legge in materia, la LR 5/2008, in attuazione della quale è stato emanato un bando con una dotazione iniziale pari a 5 milioni di euro (ottobre 2008), successivamente incrementata di altri 5 milioni di euro (assegnati nel luglio 2009).

404

Dal punto di vista infrastrutturale, la Regione ha stabilito di sostenere le iniziative degli enti locali per la realizzazione di attrezzature di urbanizzazione primaria nelle aree destinate agli insediamenti produttivi (LR 60/78) e delle iniziative dei consorzi, negli insediamenti produttivi, per la realizzazione o il potenziamento di impianti o infrastrutture a servizio delle aziende consorziate (LR 7/88). In materia di artigianato, si sta procedendo con l’attuazione delle iniziative previste nel Piano di Interventi 2008 (DGR 216/2008) implementato attraverso specifici bandi previsti dai PIA, Pacchetti Integrati di Agevolazione, e sono in corso di attivazione gli interventi in materia di valorizzazione dell’artigianato artistico e tradizionale, e il riconoscimento ed il sostegno all’attività dei CSA, Centri Servizi per l’Artigianato. Rispetto al commercio, posto che nel 2008 sono stati attivati significativi interventi a sostegno della sicurezza negli esercizi commerciali (2 bandi con una dotazione complessiva pari a 4 milioni di euro), e della promozione dei Centri Commerciali Naturali (un bando con una dotazione pari a 8,5 milioni di euro), si prevede l’attuazione del programma presentato al ministero a valere sulla L.266, con un intervento rivolto ai comuni e finalizzato alla qualificazione dei mercati e con uno specifico intervento a sostegno dei Confidi del settore.

3

Approvata il 17 ottobre 2008 dalla Giunta regionale (ad ottobre 2009 all’attenzione della X Commissione del Consiglio).

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Per quanto riguarda le infrastrutture, va segnalato come la rete viaria nel Lazio sia attualmente costituita da 477 km di autostrade. Alle autostrade si associa la rete delle strade statali costituita da 550 Km e dalla rete viaria regionale di circa 1500 Km. Il livello immediatamente inferiore è rappresentata dai circa 7.600 km di strade provinciali, a cui si aggiungono le strade comunali e tutta la viabilità minore ad esclusivo servizio degli insediamenti urbani e dei territori dei singoli comuni. La rete della grande viabilità regionale in prospettiva si dovrebbe articolare su 3 direttrici longitudinali (Autostrada A12 Roma - Civitavecchia e Autostrada Roma Latina con le relative complanari seguendo il tracciato della ex S.S. 148 “Pontina”, Autostrada del Sole Firenze - Roma Napoli, dorsale appenninica Terni, Rieti, Avezzano, Sora, Atina, Isernia), collegate da assi viari trasversali (la trasversale nord Civitavecchia, Viterbo, Orte, Terni; la strada dei Monti Lepini Latina - Frosinone che prosegue con la Frosinone - Sora; la trasversale pontina Cisterna-Valmontone; la trasversale sud Formia - Cassino con la pedemontana di Formia; la Fondi – Ceprano). Il sistema viene completato dall’adeguamento dei 2 assi viari radiali rappresentati dalla Cassia e dalla Salaria. A supporto di tale disegno infrastrutturale sono state firmate 4 intese tra Regione Lazio Ministero delle Infrastrutture e ANAS per la realizzazione delle seguenti infrastrutture viarie: • Asse autostradale integrato Roma - Latina e Cisterna - Valmontone; • Completamento della Trasversale nord Civitavecchia – Viterbo - Orte; • Salaria fino a Rieti; • Penetrazione all’interno di Roma della A24. In dettaglio, per quanto riguarda la Trasversale Nord (Civitavecchia-Viterbo), è stato aggiudicato l’appalto di circa 7 Km di un primo lotto per un importo di circa 53 milioni di euro. La Regione ha impegnato i 100 milioni di euro a favore di ANAS stanziati nel bilancio regionale; per l’Autostrada Roma-Latina e Cisterna-Valmontone, è stata attivata la procedura V.I.A. presso il Ministero Ambiente, inoltre, il Ministero Infrastrutture ha avviato la Conferenza dei servizi propedeutica alla valutazione conclusiva da parte del CIPE. Infine è stata costituita la società mista Regione-ANAS denominata “Autostrade del Lazio”. Per l’adeguamento della Salaria da Settebagni a Rieti, la Giunta regionale ha deliberato, d’intesa con la Provincia di Rieti ed i comuni interessati, la localizzazione del tracciato sulla base del progetto preliminare commissionato dalla Regione stessa. Sono stati impegnati i 60 milioni di euro a favore di ANAS stanziati nel bilancio regionale. Infine, riguardo la penetrazione all’interno di Roma della A24, i lavori sono iniziati per la parte di competenza delle Autostrade dei Parchi. E’ stata realizzata e aperta al traffico (inizio 2010) la superstrada Sora-FrosinoneFerentino, e contemporaneamente realizzato anche il casello di Ferentino sull’AuIl Lazio e la Strategia di Lisbona

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tostrada A1 Roma-Napoli; si prevedono, inoltre, la realizzazione della variante alla ex S.S. 156 dei Monti Lepini, dal Km 24.00 al Km 33.00, nel tratto Priverno-Sezze; del 1° lotto del Nodo di Squarciarelli; della tangenziale dei Castelli (1° lotto); di un primo lotto dello svincolo per l’HUB di Fiumicino sulla A12 Roma-Civitavecchia. Dovrebbero essere conclusi alcuni lavori di messa in sicurezza delle strade Regionali, per un importo complessivo di circa 64 milioni di euro. L’assestamento di bilancio 2009 prevede ulteriori risorse per la manutenzione delle strade (+14,25 milioni di euro nel triennio 2009-11), per gli interventi in materia di grande viabilità –tangenziale dei Castelli (+42 milioni di euro nel triennio 2009-11) e per la sicurezza stradale nella Provincia di Roma (+30 milioni nel triennio 2009-11). Per quanto riguarda le politiche della mobilità, tra l’altro, la Regione ha stabilito di dare attuazione al Piano Regionale dei Trasporti, della Mobilità e della Logistica, che andrà ad individuare l’assetto complessivo della mobilità regionale, nonché di modernizzare e potenziare il network ferroviario regionale, i relativi parcheggi e nodi di scambio. In particolare, si intende perseguire: • il potenziamento della linea ferroviaria FR-1, il raddoppio della linea FR-2 (tratta Lunghezza-Guidonia) e della linea FR-3 (tratta Cesano-Bracciano), i nuovi Piani Regolatori di Ciampino, Tuscolana e Casilina (linea FR-4), il potenziamento e la velocizzazione della linea FR-8 (tratta Campoleone-Nettuno) e la chiusura dell’anello ferroviario di Cintura Nord. Sono inoltre, da istituire nuove fermate e/o stazioni su tutta la rete ferroviaria regionale; • la prosecuzione degli interventi di modernizzazione delle linee ferroviarie regionali (ex concesse), Roma-Lido di Ostia, Roma-Viterbo e Roma-Pantano mediante il rinnovo del materiale rotabile, il potenziamento tecnologico, l’eliminazione dei passaggi a livello, ecc.; • il rafforzamento e l’ampliamento dei nodi di scambio; il programma di intervento comprende la realizzazione di parcheggi, terminal bus, sovrappassi e sottopassi ferroviari, dislocati lungo le linee della ferrovia metropolitana regionale e individuati in base ad una ricerca effettuata in collaborazione con tecnici del Trasporto Locale di RFI S.p.A; • la riqualificazione di 156 stazioni ferroviarie del Lazio; • l’individuazione degli interventi necessari per realizzare un idoneo collegamento ferroviario tra Roma ed il nuovo aeroporto di Viterbo. Il progetto preliminare è stato approvato in conferenza dei servizi nel novembre 2008; la spesa presunta per gli interventi programmati è di circa 250 milioni di euro. L’individuazione analitica di una parte degli interventi sopra descritti, che si prevede di realizzare con i fondi previsti dal DUP (Documento di Politica di sviluppo uniIl Lazio e la Strategia di Lisbona


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taria 2007/2013) nell’ambito dell’Asse III – Accessibilità – Attività III.1 “Miglioramento della qualità e dell’efficienza del TPL, potenziamento della rete infrastrutturale e dei nodi di scambio”, è avvenuta con DGR n.992/2009; la spesa prevista è di 590 milioni di euro, di cui 241 a carico dei fondi POR, 279 a carico dei fondi FAS e 70 a carico della Regione Lazio. La Regione ha inoltre stabilito di intervenire in materia di trasporto merci attraverso il potenziamento dei poli logistici regionali, al fine di favorire la movimentazione delle merci e la loro distribuzione all’interno dei centri urbani, lo sviluppo del sistema ferroviario, dei porti e degli interporti, al fine di razionalizzare la movimentazione delle merci nel territorio regionale, il potenziamento dei sistemi interportuali e delle infrastrutture a servizio dei poli logistici, di quelli produttivi e di scambio delle infrastrutture di collegamento, per favorire la movimentazione e lo scambio delle merci nel territorio regionale. In questo ambito, sono previsti una serie di interventi sui centri merci di Orte, sulla Piastra Logistica di Civitavecchia, sugli interporti di Fiumicino e Frosinone, sul centro intermodale di Gaeta, oltre agli interventi indicati nel Piano Regionale delle Merci (DGR n. 608 del 23.12.99 – art. 12 LR n. 30/98) ed alle indicazioni che scaturiranno dal Piano Regionale dei Trasporti, della Mobilità e della Logistica. Per quanto riguarda il processo di pianificazione strategica in materia, la Regione ha previsto di preparare un nuovo Piano regionale delle merci, in attuazione delle linee guida approvate dalla Giunta regionale il 23 febbraio 2006. Nel febbraio 2009 è stata elaborata una versione preliminare del Piano, a cura dell’Aremol in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, l’Università degli Studi di “Roma Tre” e l’Università degli Studi “Tor Vergata”, come base di confronto con gli enti locali e con le espressioni territoriali del mondo produttivo e della logistica.

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3. POLITICHE REGIONALI PER INVESTIRE NELLE PERSONE E MODERNIZZARE I MERCATI DEL LAVORO

n questo paragrafo si riportano i principali interventi regionali a favore del sistema delle politiche attive dell’istruzione, della formazione, del mercato del lavoro e dei servizi sociali. Nel campo del diritto allo studio scolastico a livello regionale vengono confermati gli stanziamenti previsti per il 2008 per quanto riguarda: il fondo per gli interventi volti ad affrontare i bisogni formativi e l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, l’assegnazione alle Province per l’esercizio delle funzioni delegate in materia di diritto allo studio (legge regionale n. 29/92) e gli interventi aggiuntivi per l’attuazione del diritto allo studio. In aggiunta a questi interventi, la Regione ha previsto il finanziamento dei piccoli comuni per l’acquisto di nuovi scuolabus, la concessione di contributi ai comuni per l’istituzione di nuove sezioni di scuola materna, al fine di azzerare le liste d’attesa, ed un fondo integrativo regionale per il diritto allo studio scolastico per il sostegno alle famiglie meno abbienti. Il fondo ha come destinatari i comuni, che provvedono ad erogare i contributi sotto forma di sostegno per la fornitura gratuita di libri di testo e delle borse di studio a sostegno della spesa delle famiglie per l’istruzione. Nell’ambito delle politiche per il lavoro, le pari opportunità e l’inclusione sociale, le finalità che la Regione intende perseguire sono rappresentate nella Tabella 4. La Regione Lazio ha sviluppato una serie di interventi di politiche attive di mobilità, ricollocazione ed auto impiego, attraverso specifici programmi ed iniziative, in collegamento con i Servizi per l’impiego e in accordo con le parti sociali. Nell’ambito delle politiche anti cicliche, sono stati sostenuti programmi per la mobilità e la ricollocazione di lavoratori di aziende in crisi, accanto al sostegno per l’inserimento occupazionale in aziende con potenziale di innovatività e sviluppo occupazionale, con particolare attenzione alla ricollocazione dei soggetti svantaggiati e al sostegno delle persone over 45. Sono stati inoltre cofinanziati con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali due programmi nazionali volti al sostegno delle situazioni di crisi aziendali: • il Programma Arco (per lo sviluppo occupazionale del settore dell’Artigianato)

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• il Programma Pari (ricollocazione lavoratori in mobilità e crisi occupazionale), che al 31 maggio 2009 ha interessato 2.319 lavoratori, di cui 658 non percettori di ammortizzatori sociali.

Tabella 4: Politiche regionali per il lavoro, le pari opportunità e l’inclusione sociale OBIETTIVI

FINALITÀ

AREE INTERVENTO Politiche attive

Sistema di occupazione di qualità

Politiche per le giovani generazioni Politiche per l’occupazione femminile

Sostegno allo sviluppo occupazionale

Politiche per l’emersione del lavoro non regolare

Interventi per sostenere fasce soggette a lavoro non regolare e a rischio sommerso Sostegno al reddito

Politiche di inclusione Politiche per i disabili

409 Politiche per la sicurezza del lavoro

Sviluppo sistema imprese

Politiche di sostegno al sistema delle imprese

Fondo di solidarietà Politiche di sostegno alle crisi aziendali Sostegno al credito

Politiche sviluppo imprenditoria

Interventi per favorire lavoro autonomo ed imprenditoriale Sistema informativo del mercato del lavoro Osservatorio mercato lavoro

Sviluppo servizi per il sistema lavoro

Sistema informativo Sistema informativo sicurezza Mappe della sicurezza Sistema dei servizi per il lavoro

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Regione Lazio

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Sviluppo Masterplan


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Gli interventi sul mercato del lavoro femminile per il 2009 sono il risultato delle indicazioni contenute nel Libro verde sulla occupazione femminile, frutto del confronto tra la Regione ed i diversi stakeholders regionali. Le principali iniziative ad hoc finanziate con fondi regionali concernono: interventi di politiche attive per l’occupazione femminile per donne in situazione di svantaggio; politiche attive per l’inserimento di giovani donne laureate; politiche attive per l’inserimento di donne immigrate; forme di sostegno all’imprenditoria femminile e diffusione della cultura di parità. Le azioni di contrasto al lavoro non regolare sono finalizzate a promuovere, in ambito locale, le buone prassi per aumentare i livelli di regolarità del lavoro, a sviluppare attività di cooperazione e di scambio, a modulare le politiche preventive (integrando i diversi strumenti di politica attiva) in funzione delle diverse intensità e caratteristiche locali, favorendo la cooperazione e l’interazione tra i diversi attori istituzionali ed i diversi soggetti sociali impegnati nelle politiche di emersione in ambito territoriale, ad attivare azioni di sistema finalizzate a rendere più efficaci le attività dei Servizi Pubblici per l’Impiego attraverso la promozione di iniziative di contrasto al lavoro non regolare, ed infine ad attivare azioni di comunicazione attraverso la realizzazione di campagne informative e di sensibilizzazione per specifici target di riferimento. Nell’ambito delle politiche per l’inclusione sociale, la Regione Lazio ha stabilito di intervenire sia attraverso il sostegno al reddito di fasce svantaggiate, sia attraverso politiche integrate (formazione, inserimento occupazionale) a favore di alcune fasce a rischio di marginalità ed esclusione sociale, con particolare attenzione ai diversamente abili, tramite l’attuazione del Piano operativo per i disabili (POD) e agli immigrati, attraverso politiche attive per l’inserimento sociale e professionale. In particolare, il sostegno al reddito ha trovato attuazione con la LR n.4 del 20 marzo 2009 (“Istituzione del reddito minimo garantito. Sostegno al reddito per disoccupati, inoccupati e precari”). Il reddito minimo garantito consiste nell’erogazione, da parte delle Regione, di una somma di denaro non superiore ai 7.000 euro l’anno (pari a circa 580 euro mensili) che i comuni hanno la possibilità di integrare con la previsione di una serie di prestazioni indirette, volte a garantire la circolazione gratuita sui mezzi pubblici locali e la gratuità dei libri di testo scolastici, a favorire la fruizione di attività e servizi di carattere culturale, ricreativo o sportivo e a contribuire al pagamento delle forniture di pubblici servizi. Il regolamento attuativo (17 giugno 2009, n. 9) e la delibera sui criteri per la formazione delle graduatorie (29 maggio 2009, n. 426) hanno stabilito che, per l’anno 2009, possono presentare la domanda di accesso le persone disoccupate tra i 30 e i 44 anni, residenti nella regione da almeno 24 mesi al momento della presentazione della domanda, iscritti ai Centri per l’impiego e con reddito personale imponibile non superiore a 8.000 euro. Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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Per quanto riguarda lo sviluppo del sistema delle imprese, la Regione ha stabilito di contrastare le crisi aziendali attraverso il sostegno alle situazioni di mobilità, il supporto alla ricollocazione dei lavoratori ed al sostegno ai piani di riqualificazione aziendale, mediante il ricorso al progetto Sprinter (progetto per la formazione continua), all’utilizzo di fondi specifici regionali per l’occupazione, assieme al Fondo straordinario per l’occupazione e al ricorso ed alla implementazione di una serie di iniziative di promozione dei sistemi locali, mediante azioni trasversali coordinate dal tavolo interassessorile previsto dall’articolo 3 bis della LR n.38 del 2005. La Regione ha stabilito, inoltre, di sostenere lo sviluppo di impresa e di forme di auto-impiego, mediante appositi strumenti, quali: il fondo per l’imprenditoria femminile e i fondi regionali per lo sviluppo del lavoro autonomo, i progetti per la creazione d’impresa e di micro-credito (progetto prestito d’onore) e le iniziative di sviluppo di incubatori attuati da Bic Lazio e Sviluppo Lazio. Lo sviluppo del Sistema informativo del lavoro del Lazio è stato invece perseguito, a seguito dell’attivazione della Borsa continua del lavoro e del SIL (sistema informativo del lavoro), tra l’altro, attraverso l’attuazione delle indicazioni del Masterplan regionale dei servizi per il lavoro, la connessione e l’integrazione dei servizi SIL provinciali, lo sviluppo un’attività sistematica di analisi sulla situazione socioeconomica ed occupazionale dei contesti locali, sulle loro possibili evoluzioni e sugli effetti prodotti dalle politiche comunitarie e nazionali di sviluppo locale, il potenziamento di strumenti e competenze necessari a garantire una sistematica e approfondita azione di monitoraggio e di valutazione ex ante ed ex post dei programmi di sviluppo locale, l’attivazione di un sistema conoscitivo reale del mercato del lavoro, fondato su micro dati provenienti dai servizi dell’impiego e su dati di tipo amministrativo, nonché lo sviluppo di un efficiente sistema di datawarehouse, come presupposto di un efficace “Osservatorio regionale del lavoro”. Nell’ambito delle politiche sociali, gli obiettivi prioritari che la Regione intende perseguire, nel corso del periodo 2009-2011, sono: il sostegno agli individui, alle famiglie e alle comunità, con particolare attenzione ai minori, agli anziani, alle persone con disabilità, ai soggetti a rischio di esclusione sociale e agli immigrati, la promozione della cittadinanza intesa come sviluppo delle risorse individuali e di rete per favorire le opportunità di tutti, ed il rafforzamento della partecipazione, dell’inclusione sociale e del benessere sociale. Il principale strumento operativo è “il sistema integrato di interventi nei servizi sociali”, ridisegnato dalla L.328/2000, che si basa sull’individuazione degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei servizi sociali e assistenziali, denominati “distretti sociosanitari”, all’interno dei quali i comuni sono chiamati ad operare in forma associata. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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La Regione Lazio considera come obiettivo prioritario la realizzazione di una riforma organica e complessiva del sistema integrato dei servizi ed interventi sociali, al fine di porre le basi per un nuovo welfare regionale e territoriale, di stampo universalistico e solidale, basato sui diritti di cittadinanza piuttosto che sull’assistenzialismo, in coerenza con i principi individuati a livello nazionale, e previa consultazione con tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel sistema sociale.

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Per il triennio 2009-2011, le linee portanti del sistema integrato di interventi e servizi sociali sono: • l’implementazione del sistema informativo dei servizi sociali (SISS) nel Lazio; • la formazione degli attori dei distretti sociosanitari; • la realizzazione di un “Sistema qualità sociale”, inteso come insieme di regole, procedure, incentivi atti ad assicurare che gli interventi ed i servizi sociali siano adeguati ai bisogni; • la definizione dei criteri per l’accreditamento degli Enti gestori dei servizi alla persona; • l’implementazione della distrettualizzazione della rete dei servizi; • il superamento definitivo dei piani settoriali d’intervento nelle materie relative all’immigrazione e alle tossicodipendenze ed inserimento degli stessi nei Piani di Zona distrettuali con la confluenza delle relative risorse nel budget di distretto; • il consolidamento dell’unificazione della tempistica per la presentazione da parte dei Comuni dei Piani distrettuali d’intervento relativi a Piani di zona, Piani per la non autosufficienza, Piani per i piccoli comuni, allo scopo di semplificare le azioni di programmazione e la successiva gestione dei servizi e interventi degli Enti Locali. Per quanto attiene l’azione su alcune priorità di impatto immediato sul tessuto economico-sociale e sulle condizioni di vita dei cittadini laziali, gli obiettivi di politica sociale che la Regione si propone di porre in essere nel biennio 2009-2011 interessano: a. il settore dell’infanzia e dell’adolescenza, l’ampliamento della rete degli asili nido, la realizzazione ed il miglioramento della qualità delle strutture residenziali per minori, la promozione dell’istituto dell’affidamento familiare e quello delle adozioni; b. il settore degli interventi in favore degli anziani, il finanziamento di un pacchetto di agevolazione ed interventi in favore degli anziani che soffrono un particolare disagio sociale, con il coinvolgimento dei comuni associati a livello di distretto sociosanitario. Si prevede l’attivazione di sei “Poli sperimentali integrati per il benessere delle persone anziane e lo sviluppo dei rapporti intergenerazionali” individuati a seguito di un bando emanato a dicembre 2008; c. il settore degli interventi in favore delle persone con disabilità e non autoIl Lazio e la Strategia di Lisbona


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sufficienti, si prevede il rafforzamento delle attività di assistenza domiciliare integrata e di dimissioni protette; d. il settore delle famiglie, la Regione ha previsto un impegno, nel triennio 20092011, a garantire un pacchetto di interventi composto da azioni molto diversificate, con particolare riferimento al potenziamento della rete di asili nido; e. il settore della lotta alle tossicodipendenze, in attuazione della DGR n. 560/2008, si è stabilito, a partire dall’anno 2008, l’inserimento dei relativi progetti di intervento all’interno dei Piani di zona presentati dai distretti sociosanitari aventi valenza triennale 2008-2010; f. gli interventi a favore dell’uguaglianza di genere, è stata prevista, per il triennio 2009-2011 la prosecuzione del potenziamento della rete dei consultori familiari; g. le politiche migratorie, a tale fine sono stati definiti specifici interventi rivolti: agli emigrati laziali e loro familiari residenti all’estero, per favorire il mantenimento dell’identità culturale e l’integrazione nel paese ospitante, e agli immigrati, per favorire il mantenimento dell’identità culturale e per sostenere l’accoglienza e la loro inclusione sociale. La maggior parte delle risorse finanziarie utilizzate dalla Regione per le politiche sociali sono costituite dallo stanziamento del Fondo per l’attuazione del piano socioassistenziale regionale e dalla apposita quota del fondo nazionale per le politiche sociali. A causa della sensibile riduzione delle risorse provenienti dal Fondo nazionale per le politiche sociali, la Regione è intervenuta con lo stanziamento di risorse aggiuntive proprie (circa 30,5 milioni di euro). È da segnalare che la Giunta, con DGR n.560 del 25 luglio 2008, ha stabilito un piano di utilizzazione di risorse finalizzate alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi socio assistenziali da realizzare attraverso i Piani di zona distrettuali (circa 124 milioni di euro per il biennio 2009-10), come riportati in dettaglio nella Tabella 5 che segue. In fase di assestamento di bilancio 2009, infine, la Regione ha destinato 135 milioni di euro nel triennio 2009-2011 al reddito minimo garantito per i disoccupati, gli inoccupati e i precari, divisi in 15 milioni nel 2009, 60 milioni nel 2010 e 60 milioni nel 2011. L’assestamento prevede inoltre, per gli interventi socio-assistenziali uno stanziamento di ulteriori 19 milioni di euro circa. Infine, vengono aumentate le risorse destinate agli interventi da attuare secondo la LR n. 10 del 14 luglio 2008 (“Disposizioni per la promozione e la tutela dell’esercizio dei diritti civili e sociali e la piena uguaglianza dei cittadini stranieri immigrati”) fino a 1,5 milioni di euro. Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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Tabella 5: Principali finanziamenti per gli interventi Socio-assistenziali - Bilancio 2009 INTERVENTO

RISORSE

TIPOLOGIA assistenza economica ai disagiati psichici convenzione con INPS per riconoscimento invaliditĂ civile

quota parte (specifiche finalizzazioni) Fondo regionale per l'attuazione del piano socio-assistenziale

strutture residenziali per minori continuazione gestione strutture residenziali socio-assistenziali per anziani interventi dei Comuni sedi di istituti di prevenzione e pena popolazione e territorio

quota parte

progetti di interesse regionale e/o di interesse sociale gestione associata servizi distrettuali di cui ai Piani di Zona

fondo integrativo regionale

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Servizi distrettuali di cui ai Piani di Zona

Fondo Nazionale Politiche Sociali

finanziamento del sistema integrato di interventi e servizi socio-assistenziali distrettuali

cofinanziamento (H41110) interventi in favore degli immigrati integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati interventi a contrasto delle dipendenze Fondo nazionale politiche sociali

quota residua

strutture di tipo familiare per minori - gruppi appartamento incentivi famiglie affidatarie di minori prosecuzione di specifici interventi giĂ finanziati precedentemente erogazione da parte dei Comuni dei servizi di mensa sociale e accoglienza notturna

Fonte: Elaborazione Sviluppo Lazio su dati Regione Lazio

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4. POLITICHE REGIONALI IN MATERIA DI ENERGIA E CLIMA

e politiche regionali in materia di energia e cambiamento climatico, sono definite coerentemente con gli indirizzi comunitari e nazionali in materia e in stretta sinergia e complementarietà con le politiche per l’innovazione tecnologica. Con riferimento al livello europeo, il Programma Comunitario di Lisbona (PCL) 2008-2010, indicando tra i quattro “settori prioritari” quello relativo a “Energia e cambiamento climatico”, definisce 2 obiettivi strategici: • la Comunità completerà il mercato interno dell’energia ed adotterà il pacchetto di misure relative al cambiamento climatico, al fine di attuare il quadro giuridico necessario per ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas a effetto serra e raggiungere una quota di energie rinnovabili del 20% entro il 2020; • la Comunità promuoverà una politica industriale mirata a un modello di produzione e di consumo più sostenibile, incentrato su energie rinnovabili e sui prodotti, sui servizi e sulle tecnologie a basso tasso di carbonio e più efficienti in termini di risorse. Con riferimento agli indirizzi nazionali, le politiche regionali sul tema in questione sono strettamente coerenti sia con la strategia per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 enunciata nel QSN, con particolare riguardo al Macro-obiettivo “Accrescere la qualità della vita, la sicurezza e l’inclusione sociale nei territori”, (Priorità 3 “Energia e ambiente uso sostenibile e efficiente delle risorse per lo sviluppo”), sia al Piano Nazionale di Riforma 2008-2010 (PNR) - Priorità “Tutelare l’ambiente” declinata nelle seguenti aree di intervento: • Gestione delle risorse idriche; • Bonifiche; • Rifiuti; • Tutela e conservazione della biodiversità; • Qualità dell’aria ed energia pulita; La politica regionale, affiancandosi al consistente impegno della politica ordinaria nazionale, svolge un ruolo importante nel sostenere e qualificare gli investimenti nelle aree di intervento definite dal PNR 2008-2010 e offre un rilevante

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contributo al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi europei su fonti rinnovabili, risparmio energetico e riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Il DPEFR 2009-2011 conferma la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile come priorità strategica per la Regione Lazio, come previsto dal DUP 2007-2013 che destina risorse pubbliche sull’Asse II – Ambiente e prevenzione dei rischi pari a 745 MLN Euro, circa il 35% delle risorse complessive dedicate alla politica di sviluppo regionale unitaria del Lazio. L’azione regionale e quindi le risorse finanziarie che si concentrano su tale priorità strategica riguardano i seguenti obiettivi operativi: • prevenzione del rischio ambientale • miglioramento della qualità e dell’efficienza delle risorse idriche • efficienza energetica e produzione di energia rinnovabile • razionalizzazione e ottimizzazione del ciclo dei rifiuti • conservazione della biodiversità

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In realtà, da un’analisi più specifica, al fine di individuare con più precisione le risorse che finanziano misure direttamente correlate agli obiettivi del settore prioritario“Energia e cambiamento climatico” (PCL 2008-2010), risulta che il totale delle risorse destinate alle politiche regionali in materia di Energia e Cambiamento climatico ammonta per il periodo 2006-2011 a circa 295 milioni di euro. Tali risorse comprendono: • le risorse programmate dal DUP nell’Asse II con riferimento all’Attività II.1 - Promozione dell’efficienza energetica e della produzione di energie rinnovabili ed alla cooperazione interregionale ex art.37.6.b del Reg. (CE) 1083/06 (75 milioni di euro); • le risorse stanziate all’interno degli altri Assi I e III del DUP che finanziano le misure dirette a contrastare l’inquinamento atmosferico del POR FESR 20072013: Attività I.6 - Promozione di prodotti e processi produttivi rispettosi dell’ambiente e Attività III.2 Promozione di trasporti urbani puliti (50 milioni di euro); • l’Accordo integrativo dell’APQ 8 “Sviluppo sostenibile e promozione della qualità ambientale” sottoscritto il 25/09/2007 che prevede investimenti per circa 34,92 milioni di euro, finanziati per il 17% da fondi CIPE, 11% da fondi statali ordinari e 72% da fondi regionali; • le risorse ordinarie stanziate con leggi regionali programmate attraverso strumenti di attuazione diretta al di fuori degli APQ 2000-06; • le risorse nazionali conferite dallo Stato alle Regioni (D.Lgs 112/1998). Con riferimento all’obiettivo operativo “Efficienza energetica e energia da fonti rinnovabili”, la Regione Lazio ha avviato un ampio programma di interventi ed attività in attuazione delle strategie comunitarie, nazionali e regionali in materia. Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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L’art.36 della LR n.4 del 28 aprile 2006 formula indirizzi strategici specifici ai fini del sostegno e della promozione delle energie intelligenti, istituisce il “Fondo unico per le energie intelligenti e l’idrogeno” (105 MLN di euro per il periodo 2006-2011) ed il “Fondo di rotazione per le energie intelligenti” (30 MLN di euro per il periodo 20062011) e con DGR n. 322/06 la Giunta, in attuazione di quanto disposto ex art.36 della LR 4/2006 ha indicato le priorità per l’attuazione del Protocollo di Kyoto e la sua applicazione a livello regionale e locale. La successiva traduzione operativa degli indirizzi strategici richiamati è avvenuta con l’approvazione della DGR n.686 del 20/10/2006 con la quale è stato definito il programma triennale (2006-2008) negli ambiti strategici di impulso alla ricerca applicata, di diffusione e implementazione delle fonti di energia rinnovabile e del risparmio energetico, nonché delle azioni relative alla comunicazione, alla formazione e alla partecipazione nel campo delle stesse. I criteri di riparto individuati dalla citata DGR n.686 del 20/10/2006, e confermati per il triennio 2009-2011 dalla DGR n.388 del 22/05/2009, sono i seguenti: • il 36 % della somma stanziata per la promozione della ricerca applicata nel campo delle energie rinnovabili, anche attraverso la costituzione di specifici poli; • il 47 % della somma stanziata per la diffusione e l’implementazione delle fonti rinnovabili (tra cui il 3% destinato al progetto pilota Ventotene isola emissioni zero); • il 13 % della somma stanziata per le azioni relative alla comunicazione, alla formazione e alla partecipazione nel campo delle energie rinnovabili; • il 4% della somma stanziata per il sostegno dello Sportello Kyoto (istituito con L.R n.26/2007 art. 19 comma 2 punto c); Con il Fondo unico per le energie intelligenti e l’idrogeno, la Regione Lazio ha avviato numerose attività a sostegno di R&S e innovazione, Promozione, Diffusione e Formazione sul tema “Energie rinnovabili e sostenibilità ambientale”. Nel 2009 sono state rinnovate le Convenzioni (2006-2008) con le Università “La Sapienza” e “Tor Vergata” di Roma sui temi dell’innovazione nel settore dell’idrogeno e del solare organico. Con riferimento al “Fondo di rotazione per le energie intelligenti”, risultano impegnati circa 15 milioni di euro ed espletate le procedure di assegnazione della provvista agevolata per l’installazione di impianti fotovoltaici in relazione al primo 50% delle risorse impegnate. Nell’ambito della governance delle politiche ambientali occorre sottolineare il ruolo svolto dalla Cabina di Regia interassessorile per l’attuazione del Protocollo di Kyoto e dallo “Sportello Kyoto”, che operano a supporto dell’implementazione delle strategie regionali nel campo dello sviluppo sostenibile. Tra gli strumenti operativi aventi un impatto diretto sul clima occorre menzionare: Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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• lo Schema di Regolamento regionale “Sistema per la Certificazione ambientale degli interventi di bioedilizia e l’accreditamento dei soggetti certificatori” (DGR n.72/2010), il quale definisce le procedure e i criteri per valutare il livello di sostenibilità ambientale degli edifici e il rilascio del certificato. Lo schema di regolamento è stato predisposto in attuazione della LR n.6/2008 (legge sulla bioedilizia) che definisce gli interventi di edilizia sostenibile, architettura sostenibile e bioedilizia fornendo indicazioni sull’uso delle fonti energetiche rinnovabili, sui materiali da costruzione, sul controllo dei consumi e sul protocollo per la certificazione ambientale. Il sistema di certificazione ambientale comprende ed integra l’attestato di certificazione energetica previsto dal regolamento attuativo del D.Lgs 192/2005. • Le “Linee guida regionali per lo svolgimento del procedimento unico, relativo alla installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile” approvate con DGR n. 517/2008 e aggiornate con DGR n. 16/2010. Contengono le indicazioni per il rilascio delle autorizzazioni da parte delle province e alcune semplificazioni normative volte a favorire la diffusione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. • Il Registro regionale per la riduzione volontaria delle emissioni inquinanti, attraverso il quale sono state definite le regole e le metodologie operative per la costruzione di Progetti di riduzione di CO2 che possano dare luogo al rilascio di Crediti Volontari. Con riferimento allo stato dell’arte della pianificazione settoriale è da rilevare l’approvazione della Giunta Regionale in data 4 luglio 2008 (DGR n.484/2008) dello schema del nuovo Piano energetico regionale, che deve essere adottato dal Consiglio regionale. Il piano si pone alcuni obiettivi strategici come la stabilizzazione dei consumi regionali di energia finale al 2020 ai livelli attuali; l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, la riduzione delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera, la copertura del fabbisogno di energia elettrica ripristinando l’export verso le altre Regioni, lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione tecnologica, lo sviluppo economico e l’occupazione, in particolare lo sviluppo dell’industria regionale delle fonti rinnovabili e dell’uso efficiente dell’energia. Per raggiungere tali obiettivi strategici il piano propone: • una nuova legge in materia di politica regionale di sviluppo sostenibile nel settore energetico, con particolare riferimento alla produzione dell’energia elettrica, anche per sopperire alla mancanza di un quadro di riferimento programmatico nazionale certo e per far fronte alla rapida evoluzione del quadro di riferimento legislativo e normativo comunitario e nazionale. La Il Lazio e la Strategia di Lisbona


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nuova legge regionale in materia di energia, unitamente all’approvazione del Piano Energetico Regionale e del suo Piano d’Azione per l’Energia, consentirebbero di definire un quadro di riferimento certo, a beneficio dei soggetti, in particolare privati, che operano sul territorio regionale; • l’attivazione di strumenti finanziari integrativi di quelli previsti in ambito nazionale; • l’attivazione di strumenti di concertazione per la realizzazione degli interventi; • la collaborazione con le società di distribuzione, al fine di ottimizzare i Piani d’intervento che queste sono tenute a programmare, sulla base dei Decreti del MSE del 20 luglio 2004 sull’efficienza energetica, per la produzione dei TEE (Titoli di Efficienza Energetica, o Certificati Bianchi); • la definizione di nuove linee guida per i Regolamenti edilizi comunali, con l’introduzione sia di parametri cogenti sia di misure incentivanti per l’efficienza energetica e l’utilizzo del solare termico e fotovoltaico per le nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni. Nel settore civile particolare rilievo riveste anche la definizione dei criteri regionali per la certificazione energetica degli edifici e l’applicazione sul territorio regionale della normativa nazionale in avanzata fase di regolamentazione; • la collaborazione con Università e Centri di Ricerca per favorire le sinergie indispensabili al progresso tecnologico e al trasferimento alle imprese presenti sul territorio dei risultati della ricerca; • la formazione e lo sviluppo delle ESCO (Energy Service Company); • lo sviluppo delle opportunità derivanti dall’ICT (Information and Communications Technology). Un altro tassello importante all’interno della strategia regionale in materia di energia e cambiamento climatico è stata l’adozione da parte della Giunta del Piano di risanamento della qualità dell’aria (DGR n.448 del 23/6/2008), approvato con DCR n.66 del 10/12/09. Il Piano di risanamento della qualità dell’aria è lo strumento di pianificazione con il quale la Regione Lazio fornisce indicazioni e strumenti tecnici finalizzati al raggiungimento dei limiti fissati dalla normativa europea (Direttiva 2008/50) per la concentrazione degli inquinanti in atmosfera. In accordo con quanto prescritto dalla normativa, il Piano persegue due obiettivi generali, ovvero il risanamento della qualità dell’aria nelle zone dove si sono superati i limiti previsti dalla normativa o vi è un forte rischio di superamento (Zone Urbane di Roma e Frosinone) ed il mantenimento della qualità dell’aria nel restante territorio regionale. In merito alla promozione della diffusione degli strumenti per lo sviluppo sostenibile la Regione Lazio promuove, con il coinvolgimento delle comunità locali, quelle azioni rivolte all’insieme delle comunità locali (si fa riferimento alla promozione dei Il Lazio e la Strategia di Lisbona

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sistemi di gestione ambientale e all’Agenda XXI) ed inoltre aderisce alla Rete Cartesio, network formato insieme alle Regioni Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Toscana, volto a promuovere, sostenere e diffondere percorsi locali verso la sostenibilità con promozione degli strumenti di gestione sostenibili applicabili attraverso un approccio cooperativo e/o territoriale (EMAS Network, ISO 14001, Ecolabel, LCA, attestato APO, APEA, altri) da parte delle microimprese e delle PMI. Infine, nel corso del 2009 si è avviata, in forma sperimentale, l’applicazione del Green Public Procurement (GPP), previsto dalla DGR n 311 del 15/05/2008. Questo risultato si è raggiunto anche a seguito dell’insediamento nel 2008 del Comitato tecnico regionale sul GPP, coordinato dalla Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli, che ha il compito di coordinare la redazione delle linee guida del GPP in materia di lavori, forniture e servizi e progressivamente di applicarla nelle procedure di appalto.

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