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Isa Danieli, grande interprete del teatro napoletano
NAPULE ON THE ROAD
A cura di Carla Cavicchini
Un ‘assolo’ semplicemente stupendo e superbo quello dell’attrice Isa Danieli, grande interprete del teatro napoletano con ‘addosso’, calzati a pennello, colori tipici e movenze della donna del sud.
Per ‘Raccontami’ al Teatro delle Spiagge di Firenze, in un misto di d’alta tecnica nonché di gran impulso, la signora del teatro conosciuta nel panorama artistico nazionale ed internazionale, si è rivelata pienamente nel proprio essere, forte di quella esperienza maturata tra tragedia greca e sceneggiata, incontrando pure contemporanei quali Lina Wertmuller, Enzo Moscato, Glauco Mauri, Giorgio Strehler, Giuseppe Patroni Griffi, e tanti, tanti altri ancora. Eccola amorevolissima per Napoli ‘soa’, accompagnandoci nei vari percorsi da lei ben conosciuti, come una sorta di menestrello che, canta, incanta, ed incupisce. È una scenografia estremamente pulita quella che osserviamo mentre Isa Danieli ci ‘tocca’ emozionati da una sorta di un abbraccio intenso, unito alla forza esplosiva del suo essere animale da palcoscenico. In quanto lei, diva e divina – pur senza capricci - in un susseguirsi di fatti, vicoli, vicende, con quel bel candore di capelli, si esprime ‘aprendoci’ il mare di Ischia ed ancora quello di Capri che quasi bagna il pubblico dalla forza emanata. Segue ancora quella Napule visitata dalla guerra, regnante di miseria, di figli abbandonati
e di prostitute divenute donne di vita,’ grazie ‘ alla nuda e cruda povertà.
E… questo, un clima di riscatto, dove la speranza alza gli occhi intrisi di pianto e di malinconia, ma, soprattutto, di rinascita. Immancabile …e come poteva! Il ricordo dell’intramontabile Eduardo De Filippo, di quella “Napoli milionaria” pietra miliare di tutto il teatro, ed ancora aneddoti vari come quella stravagante nobile, sino a quella ‘figlioletta’ dalle ‘nude vergogne’ però di sola domenica per gli estimatori!!!
La raggiungiamo in camerino complimentandoci per bravura e carisma nel delizioso misto d’italiano-napuletano che piace assai…
“Beh…i dialetti sono la lingua ed il colore di un popolo, anche se ognuno deve usare il suo, accompagnato da buon italiano. Questo per dirle che in dialetto comasco non mi improvviserei proprio!”
Teatralmente parlando la ricordiamo piacevolmente in tv all’epoca del “bianco-nero”.
“Si, ma questo in prima serata quando entravamo noi attori al posto degli attuali giochetti’ odierni! Eh…altri tempi, era tutto molto bello, pur nei cambi di recitazione.”
In che senso?
“Nel senso d’essere più veloci, puntando maggiormente sull’espressività, in opera di gran precisione. E l’impegno c’era, creda!”
Immancabile ricordarla seppure sul palco con: “La gatta cenerentola” sotto la regia di De Simone
“Un rinnovamento totale, una novità assoluta portata in scena con passione, furia, grandissima musicalità vocale e recitativa seppur lontana anni luce dal musical. E questo con un pubblico che apprezzò non poco, altroché!”
A quasi quaranta anni dalla morte di Eduardo De Filippo, è tutto un celebrarsi in radio e tv di questo grande, grandissimo drammaturgo da lei ben conosciuto. C’è chi ha osservato che dopo Pirandello c’è Eduardo De Filippo.
“Concordo. Con lui ho cominciato che ero una ragazzina e gli debbo tutto. Ho fatto parte della sua compagnia per quasi venti anni e, se andavo via, ritornavo poiché da lui c’era sempre tanto, tanto da apprendere. Lui stesso era la scuola grazie alle sue “lectio magistris.”
Qualche altro ricordo ‘De Filippiano.
“’Na Santarella, “Miseria e Nobiltà”, “Il dono di Natale” e tanti… tanti altri ancora. Ah…aspetti. Quella forse più amata è “Sabato, domenica e lunedì” aggiungendo il mio rammarico in quanto l’interpretai quando lui era già mancato.”
Chi lo ha conosciuto ha osservato che non godeva di buon carattere.
“E c’aveva ragione! Sì…burbero assai ma capace anche di premiarti. Deve sapere signora mia, che ogni ‘piazza’ teatrale è diversa l’una dall’altra e Milano…difficile assai, ne dette conferma. Quando Eduardo, sul palco, avvertì tale ‘calo’ specie nel terzo atto, cambiò il finale aggiungendo una scena di cui ero protagonista. Non le nascondo la tremarella alle gambe… mamma mia! Insomma, dopo la prova, velocissima, poco prima di andare in scena mi disse: “Vai…o la va, o la spacca! E chisto senza sbaglià!” Sta di fatto che il pubblico applaudì calorosamente e lui mi sorrise guardandomi dolcemente. Eh un sorriso suo, valeva il mondo intero!”
Era definito pure uomo di linguaggio universale. Chissà se questa è una caratteristica partenopea… come è vero che voi napoletani siete attori nati.
“Parliamo di una eccellenza vera e propria, però è giusto dare merito anche agli altri. Lavorando con attori vari in tante altre commedie, ho avuto modo di apprezzarne grande bravura e buona sensibilità. Ognuno è bravo a modo suo…sia nel meridione come del resto nel settentrione. I talenti esistono, ognuno si contraddistingue nel proprio genere.”
Eduardo, Titina, Peppino. Cosa li univa oltre alla teatralità?
“Ben poco direi.” - E dice questo alzando gli occhi al cielo in maniera molto ironica.
“Se con Eduardo e Titina esisteva un grande affetto, con Peppino decisamente meno, tanto che ad un certo punto si divisero, mentre Eduardo e Titina si allontanarono poiché lei ammalandosi, non poté più continuare a recitare. A parer mio il loro attaccamento era dovuto soprattutto alla paternità per loro molto importante, ma nonostante questo, ne furono segnati profondamente; nella vita e nella professione. E con questo concludo osservando il loro innato carisma teatrale semplicemente unico.”
Quello che mi ha detto mi ha incuriosita non poco. Ma non mi basta e quindi voglio fare la detective. Fuori dal camerino cerco d’incrociare qualche volto ‘pacione’ che mi spieghi di tale sofferenza.
Il primo – la prima per l’esattezza – mi manda al diavolo, il secondo
… “Signurì… dobbiamo mettere in furgone in fretta e furia quello che lei vede, che poi colla compagnia ce ne andiamo tutti a cena.”
Attendo con un cavo attorcigliante al piede che mi attanaglia come un serpente. Il signore va e viene dicendo di avere poco tempo invitandomi a mettere in borsa macchina fotografica e
“Signurì…chillu fu un conflitto complicato assaie…i tre figli chiamavano zio, Scarpetta, chillo chi in realtà era loro padre, pur sapendolo bene. L’appunto Eduardo Scarpetta. Pertanto figli illegittimi definiti dalla gente non senza ironie varie…figli di asole e bottoni.”
Cooosa? E perché?
“Eh…Rosa, mamma soa, donna giovane assai, era la sarta della compagnia di Scarpetta, nonché nipote della moglie di appunto Eduardo Scarpetta. Moglie ufficiale perfettamente a conoscenza di tale famiglia parallela che, evidentemente tollerava. Ma non è finita, visto che proprio la signora Rosa, aveva avuto in precedenza un figlio illegittimo nato dalla relazione così mi dicevano quando ero piccoletto, dal Re Vittorio Emanuele II. Scarpetta tuttavia lo riconobbe, oltre a tenere da lei altri due figli, di cui però uno illegittimo in quanto nato dalla relazione con una maestra di musica.” “E poi e poi signurì… chi troppe facce ce stanno appresso… e tengo pure fretta!”
Insomma, per farla breve, tre figli più altri tre, e non sempre di primo letto…
“Eh… Qui sta il punto, poiché sembra che di ‘Scarpetta’ ce ne fosse un altro ancora… eh… in giro per u’munno…
Illegittimo assai.
“Così dicevano. E adesso spiacente o dolente me ne vado a magnà. Adddddioooo!”
Addio, addio. Rifletto domandandomi se la vita è un teatro oppure se il teatro è la vita. E… se messo in scena da Eduardo De Filippo tutto questo fosse “La grande magia?”