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“Solo il disordine creativo può essere rimesso in ordine”
ALBERTO BARTALINI
A cura di Carla Cavicchini
È in una bellissima ed assolata giornata veneziana che incontro Alberto Bartalini. Nella città della ‘Serenissima’ ci gustiamo due belle tazzine di caffè fumanti, nel mezzo a piccioni indomiti, incapaci di lasciar la presa delle briciole più grosse, nella splendida terrazza dell’Hotel Ca’Sagredo. Bartalini è un bel signore dallo sguardo fiero e deciso, dandomene tra l’altro buona dimostrazione nell’intervista veneziana. Conserva sguardo e portamento di chi ha girato a lungo il mondo, e sulla mia perplessità d’esser toscano... “Lo sono! Lo sono, sono toscanissimo… che dire, forse è l’accento che mi tradisce dal momento che, per lavoro, mi sono ‘mosso’ tantissimo, visitando buona parte delle capitali europee, ed ancora Stati Uniti, soggiornando negli Emirati e oltre, sino a ritornarmene a riveder le mie colline e gli adorati cipressi. Cose che da bambino osservavo distrattamente, a differenza d’oggi invece, ammirando tali preziosità con gran rispetto. E quindi sono ben felice di vivere, a mio completo agio, sulle colline del comune di Palaia.”
Vicino a Lajatico se non erro, dove tra l’altro lei è direttore artistico del “Teatro del Silenzio”
“Già, una cosa ideata e voluta direttamente da me sedici anni fa, seppur in un rapporto estremamente conflittuale con il paese popolato da 900 anime, legato ad un mondo agricolo, non certamente visionario, con i piedi ben per terra. Pertanto un progetto inizialmente poco capito, in cui ho invece creduto ostinatamente, osservando, ‘sentendo’ nell’aria nel corso dei vari anni, quell’alone positivo di buon equilibrio. Di conseguenza Andrea Bocelli, di Lajatico come me - amici da sempre - è subentrato in comune accordo nel ruolo di ‘Testimonial’ divenendone Presidente onorario. Annualmente, organizziamo due spettacoli con sua presenza, accogliendo persone da ogni parte del mondo.
Sicuramente facendo sempre en-plain
“Rispondo semplicemente che le persone del luogo sono orgogliose d’avere tale ‘oggetto’…non so se capiscono fino in fondo quello che noi facciamo, però è ben comprensibile dal punto di vista economico, visto che Lajatico è il paese più ricco d’Italia, abitato da mille persone ma capace di vivere una realtà - annuale - di ottanta/centomila presenze, favorendo conseguentemente una più che eccellente economia. Esempi? Ad oggi sono stati aperti ben otto ristoranti di grande qualità, capaci di raccontare il rapporto cibo-arte,
verso una presenza… decisamente straniera, di alto livello, proveniente dall’Australia, dall’America, da tutta Europa, Giappone ed altri paesi ancora, decretando Lajatico vero e proprio punto di riferimento a livello mondiale. Questo, grazie alla presenza di undicimila spettatori a serata.”
Inevitabile domandarle i costi.
“Il biglietto medio ha un costo di 200 euro, che arriva sino ai 600, buona parte poi depositati nella cassa di “AB Foundation” (Andrea Bocelli Fondazione), dal momento che la fondazione stessa, si occupa attivamente di volontariato.”
Riflettiamo sulla maestosità del “Teatro del Silenzio”, capace di starsene buono buono, zitto zitto, nella lussureggiante campagna pisana, accogliendo una vera e propria moltitudine di persone in estrema tranquillità. Improvvisamente un sibilo si alza e le fronde degli alberi fremono ascoltando il dolcissimo, melodioso suono del ‘sssttt…’, silenzio! Beh… anche il teatro respira, prova ne è stata il piacevole sussurro appena ascoltato.
Riprendiamo la conversazione accennando all’invito colto dalla stilista di fama internazionale Eleonora Lastrucci, d’intervistare l’architetto Bartalini.
“Eleonora la conosco bene visto che da qualche anno è una delle grandi collaboratrici del fashion-designers, vestendo le star pronte poi per il palcoscenico del “Teatro del Silenzio”. Inevitabile per lei essere divenuta partner di tale staff, decisamente importante. Quanto alla mia professione, preferisco decisamente la denominazione “laureato in architettura” visto che non mi sento molto schierato dalla parte dei miei colleghi.”
Libero pensatore?
“Diciamo che non sono per l’Ordine degli architetti, bensì per il ‘disordine’ degli architetti. Un concetto che mi interessa maggiormente poiché credo che l’architettura, concepita come ora, non abbia quella relazione estremamente importante nell’avere una buona collocazione di rapporti e sinergia con il luogo: la natura. A parer mio si cerca di distruggere la vitalità, l’unione tra questi due elementi non generando bellezza, bensì disordine. Ed allora sono per il disordine… decisamente, per rimettere in ordine ciò che è stato messo in disordine.”
Un disordine esatto.
“Giusto. Questo però senza tralasciare il sistema ‘ruotante’ che opera nei confronti degli archi-star: cosa che non approvo assolutamente. Le star sono tutt’altro, non si può giocare con l’architettura ed il territorio.”
Una punta polemica decisamente non inosservata.
“Dico quello che penso in un clima democratico.”
L’espressione limpida e forte fa il resto nel mentre la stretta di mano estremamente decisa… “è stato un piacere!”