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LGBTQIA+ e antiproibizionisti per la legalizzazione dei diritti

Torniamo a parlare di legalizzazione dei diritti, dove attivismo e politica italiana sono regolarmente su binari diversi, le lotte per i diritti seppur parallele si focalizzano spesso sulle differenze intestine piuttosto che sulle convergenze di intenti. Si rischia un grave recesso sociale dalla legge 194 alle lotte Lgbtq+. Sulla bocca dei Ministri scelta dalla Presidentessa Meloni sono riapparsi slogan superati: si alla famiglia tradizionale, no gender nelle scuole, no alla droga (intesa dalla cannabis all’eroina escluso l’alcol).

Milo Serraglia è un attivista transfemminista intersezionale, uomo trans di 45 anni, è esperto in tutela delle differenze e contrasto alle discriminazioni e si dedica alla difesa dei diritti delle persone LGBTQIA+ in particolare quelli delle persone trans sui luoghi di lavoro.

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A tal proposito stanno raccogliendo le firme per il comunicato stampa di seguito riportato “Associazioni e attivistз Trans* chiedono tutele al Ministro Valditarra - Vogliamo la carriera alias in tutti gli istituti scolastici di tutto il territorio nazionale”.

Milo è anche un attivista nell’ass Cannabiservice, per il diritto di cura con cannabis medica. Abbiamo già parlato con lui di come il sovranismo rappresenti una parte di società che non valorizza il progresso e le risorse dell’individuo, bensì impone l’omologazione del cittadino ad un modello repressivo: il proibizionismo dei diritti.

Le linee guida sulla parità di genere: “pecunia non olet!”

Il Governo uscente, pochi giorni prima del nuovo insediamento, ha stipulato delle linee guida sulla parità di genere: l’ex Ministra per le pari opportunità, Elena Bonetti, e l’ex Ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Preoccupante, dato che Brunetta è l’uomo che affermò: “C`è un assunto fondamentale. Il matrimonio è quello definito dalla Costituzione, l'unione di un uomo e una donna. In quanto tale, va considerato un bene pubblico ed è destinatario di protezioni speciali da parte dello Stato.”

Milo ricorda: “Brunetta è anche quello che aggredì verbalmente un lavoratore durante un comizio, dicendogli che essendo un dipendente non poteva parlare. Fa sorridere la sua firma su queste Linee Guida che nascono, come sempre, “perché ce lo chiede l’Europa” e non perché ci sia davvero una cultura dello sguardo di genere C’è tanta bella teoria, ma intanto sono solamente linee guida anche un po’ ampollose che celano, neanche tanto bene a mio avviso, un obiettivo chiaro e cioè dirottare fondi del PNRR” In pratica il classico giochino dei fondi europei dirottati nelle casse della Pubblica Amministrazione e il duplice scopo di evitare sanzioni per assenza di welfare con la possibilità di rinnovare la richiesta di fondi se il progetto non raggiunge gli obiettivi prefissati (male).

“In tutto il documento - nota divertito Milo - ci sono parole inglesi, in barba al purismo linguistico tanto evocato per esempio dal Ministro della Cultura Sangiuliano, ma soprattutto che ricorre spessissimo la parola gender” Una parola che sembrava un insulto quando ad utilizzarla era la destra per fermare l’educazione alle differenze nelle scuole e nel ddl Zan. “Nel glossario - da migliorare per l’attivista LGBTQIA+ci sono alcune definizioni interessanti come quella di “violenza di genere”: scopriamo che è “violenza diretta contro una persona a causa del suo genere, della sua identità o espressione di genere”. Sorrido amaramente se penso che il partito di Elena Bonetti ha fatto ostruzionismo becero e volgare sulla pelle delle persone trans. Mi viene da chiedere che cosa possa pensarne Giorgia Meloni, che disse di non sapere che cosa era il gender - anche se lo combatteva ә lo combatte da brava madre cristiana italiana - ma ora che governa si ritrova a finanziare le aziende pubbliche che dovranno tener conto anche dei diritti delle donne transgender.

Dovendo recepire normative europee hanno abbozzato pur di lucrare, è la stessa cosa accaduta col DL Infrastrutture del Novembre 2021 che contiene una norma sulle affissioni che impone “il divieto di pubblicità che proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell'appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche”. Fu approvato un mese dopo che avevano applaudito e cantato per aver bocciato il DDL Zan… del resto, pecunia non olet!”

Lo storico legame tra attivistә LGBTQIA+ e antiproibizionisti L’attivismo sud americano è stato emblematico nell’unione delle lotte per i diritti, passando per la figura della donna come epicentro di tematiche importanti, in quanto madri, mogli, sorelle, figlie. I temi da osservare sono quindi violenza, salute, infanzia, carceri, lavoro, sessualità. Cannabis, infatti, è salute. Dennis Peron, è un attivista LGBTIQ+ in California, è veterano dell'Air Force, ha aperto un dispensario di cannabis medica quando negli anni ‘80 e ‘90 l’AIDS divenne un’epidemia. Nel 1996 ha scritto la Proposition 215, il disegno di legge che ha portato la legalizzazione della cannabis in California. Il legame tra le due comunità è attivo da decenni, fortificato dagli '80 e '90 in cui persone LGBTQ usavano cannabis a un tasso più alto rispetto al pubblico in generale. Questo risulta dalle memorie degli attivisti poiché la ricerca scientifica riduce gli assuntori a uomini e donne, escludendo un’intera categoria che non è riconosciuta da istituzioni e scienza.

Milo Serraglia conosce bene la storia che lega Dennis Peron e Harvey Milk ma ammette: “Ci vorrebbe un’intervista a parte solo per raccontare quanto la comunità LGBTQIA+ abbia dato un contributo decisivo alla legalizzazione dell’erba negli Stati Uniti e non solo - poi aggiungeVoglio sottolineare qui l’intreccio ennesimo tra il diritto civile di poter essere liberamente gay e quindi anche fare il politico, aiutando a garantire libertà di cura cioè diritto alla salute. Pensando all’Italia ti dico: perché mai le persone LGBTQIA+ di questo Belpaese non dovrebbero sposare la causa anti proibizionista e metterla sempre più chiaramente tra le proprie rivendicazioni? L’occasione buona per fare una convergenza cannabica sarà sicuramente quella della plenaria di Stati Genderali LGBTQIA+ & Disability a Torino il 21 e 22 Gennaio in cui uno dei temi è quello delle relazioni necessarie tra movimenti sindacali, ecologisti, transfemministi, studenteschi, antirazzisti. Antiproibizionisti, credo dobbiate esserci!”

Conclude infine: “Serve una convergenza culturale, serve ritrovare il senso vero della lotta di classe che riguarda i corpi di chiunque, sfruttati ovunque, privati di diritti.” La trasversalità delle lotte è l’unico strumento per il raggiungimento della legga legalità dei diritti: antiproibizionismo

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