Bella Ciao Belgio n.5

Page 1

TERREMOTO,Brexit, Lavoro

Numero 5 Settembre 2016 — 0,50€

In questo numero


Editoriale

2

Il fantasma del Brexit di Marco Gripsigni

n fantasma si aggira per l'Europa. Non è più lo "spettro del comunismo" come scriveva Marx nel 1848: è lo spettro della "Brexit". Il risultato del referendum di Giugno con il quale i cittadini britannici hanno votato a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è diventato lo spauracchio con cui minacciare chiunque non si adegui alle politiche dominanti in Europa. Addirittura in Italia i sostenitori dell'orribile riforma costituzionale, a corto di argomenti più convincenti, ci ammoniscono che se voteremo NO, il risultato per il nostro paese sarà peggio della Brexit (forse pensano all'arrivo delle cavallette o a qualcuna delle altre sette piaghe d'Egitto). Ma che è avvenuto in realtà nel Regno Unito? Come si è arrivati a questo risultato e quali conseguenze ci saranno per il progetto europeo, ma soprattutto per i cittadini comuni, britannici o immigrati, magari italiani? Sulla stampa italiana il leit motiv dei primi giorni è stato quello degli anziani che votando per l'uscita avrebbero votato contro i giovani e il futuro. In realtà se andiamo a leggere i dati sulla partecipazione al voto, incrociandoli con il sostegno alle posizioni "leave" o "remain", vediamo che è vero che i giovani hanno votato in maggioranza per restare in Europa, ma le loro fasce di età (18-24 e 25-34 anni) sono quelle con il tasso di astensione più alto. Tra i più


Editoriale

3

giovani solo poco più di 3 su 10 sono andati a votare in un referendum che ha visto un tasso di partecipazione di oltre il 72%, più alto delle ultime tre tornate di elezioni politiche. In realtà i giovani si sono largamente disinteressati del referendum, confermando che la retorica della generazione Erasmus riguarda una fascia molto ristretta (e probabilmente anche agiata) della gioventù europea. Le analisi approfondite del risultato ci raccontano di un Regno Unito spaccato in due: le grandi città, specialmente Londra, hanno votato per restare in Europa; i piccoli centri, soprattutto le vecchie zone industriali, dove la disoccupazione legata alla deindustrializzazione la fa da padrona, in larga maggioranza hanno sostenuto l'uscita dall'Unione Europea. Quindi, anche se politicamente la campagna per uscire l'hanno fatta le forze più conservatrici, nazionaliste e spesso razziste, il voto ha avuto una chiara connotazione di classe. La City di Londra si erge fra i paladini dell'opzione "remain", in contrasto con il voto massiccio per il "leave" nei quartieri periferici della working class. Che cosa succederà adesso? Per l'istante, concretamente, poco o niente. Le trattative sono in una fase di stallo. Se paesi come la Francia, spaventata dal possibile traino che l'esito referendario può avere sul voto in supporto al Front National, spingono per un'uscita rapida della Gran Bretagna, in realtà è molto probabile che nulla accada fino al 2019. Ormai da diversi anni l'oltre manica, e in particolar modo Londra, è la metà favorita del nuovo flusso migratorio italiano. Quali conseguenze potrebbe avere la Brexit sui cittadini europei che vivono e lavorano in Inghilterra ? Anche in questo caso le conseguenze non sono chiare e soprattutto alcune di quelle peggiori erano già contenute nel vergognoso accordo tra l'Unione Europea e la Gran Bretagna che avrebbe dovuto consentire a Cameron di presentarsi all'elettorato con significativi risultati e quindi vincere la sfida del referendum. Parliamo della possibilità accordata al Regno Unito di negare ai cittadini europei residenti la facoltà di accedere a molte delle prestazioni sociali per ben 7 anni. E allora chiederete voi lettori: dobbiamo essere forse contenti del risultato del referendum? Certamente no, ma è sempre più chiaro che questa Europa, dominata dall'austerità e dalle banche non ha futuro e soprattutto non ha nessun appeal per le classi popolari. O un grande movimento transnazionale sarà capace di rimettere in discussione questo modello europeo, a partire dai suoi inaccettabili trattati, oppure il sogno europeo sarà spazzato via dal nazionalismo e dall'egoismo. Il tempo della retorica con le icone di Ventotene è finito.


Dal Belgio

4

Raddoppiano gli studenti lavoratori di Roberto Gal eri

l 54% degli studenti in Belgio esercita un’attività lavorativa durante l’anno scolastico. Un dato sorprendente questo, sia perché dal 2004 il numero degli studenti lavoratori è quasi raddoppiato, sia perché è aumentata la percentuale di lavoro nero (30% contro il 18% di una decina di anni fa), sia per le disparità salariali tra uomo e donna per lo stesso lavoro. I dati emergono da un’inchiesta dell’azienda di caporalato Randstad che piazza i giovani ricavandone guadagno. Dati analoghi li fornisce l’ONSS (Office National de Sécurité Sociale). Nel passato, il lavoro degli studenti era finalizzato a costituirsi una paghetta ed era di quindi lavoro saltuario ma esercitato durante tutto l’anno; infatti, solo il 10% di questi studenti lavora durante i periodi di vacanza. Il segno della crisi è evidente, e con essa l’aumento dello sfruttamento. Se il 18% degli studenti lavoratori nel loro complesso lavora in nero, sotto i 18 anni la percentuale del nero aumenta vertiginosamente, quasi raddoppia e passa al 30%. E questo nonostante le leggi del 2005 e 2012 istituite per defiscalizzare il lavoro degli studenti al fine di combattere la frode del lavoro nero. I settori dove abbonda il lavoro nero sono l’HORECA (24%) e quello del tempo libero (31%). Attualmente gli studenti, per legge, possono lavorare non più di 50 giorni all’anno, ma questi diventano molti di più se in nero.


Dal Belgio

5

Ovviamente i dati del lavoro nero sono approssimati per difetto: il lavoro in nero, per definizione, è nascosto. Non deve meravigliare che la Randstad lo denunci nella sua inchiesta, dato che sul lavoro che non procaccia non può effettuare nessun profitto. Stante che uno studente può lavorare per legge massimo 50 giorni l’anno, quanto guadagna uno studente lavoratore con contratto ? 2.400 euro l’anno, di media. Si tratta di una media calcolata anche sulla vergognosa differenza di salario tra studenti e studentesse. Gli uomini percepiscono 3.096 euro l’anno, mentre invece quasi la metà, 1.747 euro l’anno, le ragazze. Questo non solo perché i maschi lavorano di media 10 giorni in più all’anno (media 2015) delle loro colleghe, ma perché la paga oraria è differente. I maschi ricevono 10,7 euro l’ora, le donne ne ricevono 9,9 euro per lo stesso lavoro. L’elevato numero di studenti che lavorano tutto l’anno è un chiaro segnale della crisi. Il 25% degli studenti lavorano per contribuire al bilancio familiare, un altro 25% per finanziarsi parzialmente gli studi e il restante lo mette da parte per provvedere ad un futuro sempre più incerto. I tre principali settori di lavoro studentesco sono gli stessi da anni: il commercio (29%), HORECA e tempo libero (25% ), mentre nel settore pubblico ci lavora il 16% del totale. Gli studenti che non esercitano alcuna attività retribuita né operano nel volontariato sono il 16%; a questo settore fa invece riferimento il 30% degli studenti.

80 ANNI DI FERIE PAGATE Con la legge dell'8 luglio 1936 i lavoratori belgi per la prima volta nella storia beneficiano di 6 giorni lavorativi di ferie pagate per anno. Una vera rivoluzione che con le continue lotte dei lavoratori ha permesso di aumentare sensibilmnete


Dal Belgio

6

Un miglioramento per chi? La loi Peeters di Pietro Lune o

Da qualche mese il governo ha proposto una legge che ha preso il nome del suo estensore Kris Peeters, vice-primo ministro e ministro dell'impiego (Emploi, de l'Économie et des Consommateurs) del governo federale, nonché membro del CD&V, la democrazia cristiana belga fiamminga. Questa proposta vorrebbe riformare profondamente il mercato del lavoro. I suoi difensori ritengono sia necessaria per aiutare le imprese a essere più produttive e flessibili. Ma a quale prezzo? E chi ne pagherebbe le conseguenze? Leggendo i dettagli della proposta, è chiaro che il governo vuole sbarazzarsi dell’attuale modello di contrattazione collettiva del lavoro. Con l’approvazione della legge si introdurrebbero un numero di ore di lavoro supplementari, che si sommano all’orario già in vigore (da 100 fino a 360 a seconda dei settori), che i lavoratori dovranno accettare di fare su richiesta del datore di lavoro. Nessuna mediazione sindacale: solo un rapporto tra lavoratore e impresa. Oggi il monte ore supplementari esiste in molti settori, ma deve essere negoziato con il sindacato, cosa vista come “un'inutile perdita di tempo” dai sostenitori della legge. Tutte queste ore supplementari avranno come effetto quello di ridurre le nuove assunzioni – le aziende che crescono faranno lavorare di più gli attuali dipendenti invece di assumerne di nuovi.


Dal Belgio

7

E’ stato calcolato che ogni 19 lavoratori che lavoreranno 100 ore in più, si avrà un potenziale posto di lavoro in meno. Queste ore supplementari non saranno né pagate né recuperate. Finiranno in un “conto carriera” e il loro utilizzo sarà regolato da una legge ancora non presentata. Si tratta a tutti gli effetti di un aumento dell’orario di lavoro a parità di salario. Unico limite al momento è il divieto di lavorare più di 11 ore al giorno e 55 ore alla settimana. Un bel salto indietro di cento anni . Le ore supplementari potranno essere comunicate al lavoratore con breve preavviso, anche di sole 24 ore, avendo un effetto negativo anche sull’organizzazione familiare. Saranno le scuole più flessibili alle richieste delle famiglie o si dovranno utilizzare costosi servizi di baby sitting? Un lavoratore dell’Audi in Belgio, dove anni fa è stato introdotto lo stesso sistema ha dichiarato:“ all’inizio pensavamo che il meccanismo potesse essere utile per avere giorni di vacanza in più. In realtà una volta su due alla richiesta di un giorno di ferie la risposta è: “non abbiamo nessuno per sostituirti”. Quindi nessuna libertà di scelta è lasciata al lavoratore”. Un’altra norma assai contestata è l’introduzione del lavoro interinale a vita. Oggi questa forma contrattuale è utilizzabile solo in casi specifici e per una durata definita. Se passasse la legge, un giovane potrebbe lavorare per tutta la vita con questi contratti, senza la possibilità di accedere allo chômage. In più, visto che i periodi senza contratto dovrebbero essere pagati direttamente dalle agenzie, queste costringeranno il lavoratore ad accettare qualsiasi lavoro, sotto la minaccia di licenziamento. Una specie di schiavitù moderna, che creerà un livellamento al ribasso anche per le altre forme di contratto di lavoro. Moneta cattiva, scaccia moneta buona, come sappiamo benissimo dall’esempio italiano. La storia ci insegna che nessun miglioramento della società è mai scaturito dall’aumento dei benefici delle imprese, anzi. Il divieto di lavoro minorile, le 8 ore, i congedi pagati sono tutti benefici conquistati dai lavoratori che hanno portato dei grossi benefici all’intera società. È del tutto evidente che questa legge produrrà benefici solo per le imprese, facendone pagare il costo ai lavoratori e alle loro famiglie.


Dal Mondo

8

Lavoro, motore immobile di Lapo Bettarini

70 anni dall'accordo "uomo-carbone" italo-belga (23 giugno '46), e a 60 anni da Marcinelle (8 Agosto '56) Inca Belgio ha organizzato una serie di incontri ed eventi incentrati sul tema del lavoro e dei diritti "senza frontiere". MercoledÏ 13 ha avuto luogo la commemorazione della tragedia di Marcinelle in presenza della segretaria generale della CGIL Camusso e dei rappresentanti della Confederazione Europea dei Sindacati e della FGTB. Il giorno precedente a La Tentation, storico centro culturale galiziano in centro a Bruxelles, vari esponenti del mondo politico e sindacale, universitario e associativo sia italico che italobelga, si sono riuniti per per discutere davanti a un pubblico eterogeneo, essenzialmente italofono, di lavoro e sicurezza sociale oggi in Europa. La tavola rotonda è stata anticipata da due interventi incentrati su immigrazione e lavoro, sia nel paese di partenza che in quello di arrivo. Il lavoro dunque come motore di miglioramento economico, sociale e personale, ma anche come causa principale dei piÚ importanti movimenti migratori italiani in Belgio, ieri come oggi. Nel


Dal Mondo

9

primo intervento Anne Morelli, docente all'ULB e storica dell’immigrazione italiana in Belgio, ha presentato il suo ultimo libro "Recherches nouvelles sur l'immigration italienne en Belgique" con vari estratti d'articoli di ricerca e analisi sull'immigrazione italiana nel paese dagli albori del fenomeno migratorio fino ad oggi; nel secondo, La Comune del Belgio ha introdotto e discusso i risultati della sua inchiesta "Nuovi italiani a Bruxelles" svolta attraverso un questionario anonimo sottoposto a chi ha scelto di vivere, lavorare o studiare in Belgio tra il 2013 e il 2014. Questi dati fanno una fotografia della realtà, certo non esaustiva sebbene completata e confermata dall'analisi del lavoro di mutuo soccorso svolto negli ultimi due anni in seno all'associazione. Una realtà indicativa di problemi, di vuoti normativi, e del bisogno di risposte istituzionali. È innegabile che i processi migratori siano fenomeni molto complessi e questi dati non pretendono di essere assoluti. Questo è tanto più vero quando il fenomeno migratorio è inserito nel quadro di un processo di globalizzazione, quale quello di integrazione europea, o quando si tratta di un popolo, come quello italiano, che storicamente ha visto nella migrazione e nella mobilità un'alternativa, soprattutto in periodi di crisi economica e crisi dello stato sociale, scelta di cui proprio l'INCA è testimone dalla sua fondazione qui in Belgio. I dati e il lavoro de La Comune del Belgio partono dunque da una ricerca sul campo dei bisogni, e cercano di portare all'attenzione i temi che più pesano sulla vita e sul lavoro di un "nuovo" immigrato, spingendo a riflettere su chi sono questi nuovi migranti, cosa chiedono, quali le loro sfide e cosa fare per dare risposte. Un dato fondamentale: il 30% dei lavoratori ha un profilo non qualificato. Questo dato smonta la retorica della migrazione come 'fuga dei cervelli', argomento abusatissimo in Italia quando si parla di emigrazione... Considerando che sia per i lavoratori qualificati che per i meno qualificati la percentuali di contratti atipici firmati in Italia è superiore al 70%, l'insicurezza sembra essere uno dei vettori che hanno spinto ad emigrare. Nella maggior parte dei casi si è cercato lavoro tramite conoscenze personali, a fronte di una mancanza di strumenti di accompagnamento nella ricerca.


10

Dal Mondo

Secondo tema obbligatorio è la forte presenza di lavoro nero, assenza dei diritti, spesso dovuto alla mancanza di "ponti istituzionali’" e di accompagnamento del lavoratore che si ritrova solo, debole e quindi pronto ad accettare di tutto pur di sopravvivere. Una situazione che si ripete ovunque: il sondaggio mostra che chi sta cercando un lavoro in Belgio, spesso in Italia lavorava, ma precario e in nero. Viene proposta una piccola riflessione: molti partono con l’auspicio di trovare delle condizioni di lavoro migliori, spesso ciò non avviene e ci si ritrova di fronte a problematiche già incontrate in madrepatria. A livello europeo vi è un tentativo di determinare la cittadinanza usando come discrimine il capitale e la produttività di ciascuno, logica pericolosa e dagli sbocchi incontrollabili. Il fatto di non disporre di un contratto di lavoro regolare (a tempo pieno) compromette quasi tutti gli aspetti della vita di un lavoratore, in Belgio come altrove. E questo è ancora più vero se si è migrante, con un diritto di soggiorno ormai legato, con dispositivi diretti e indiretti, al contratto di lavoro. Di conseguenza una terza questione, più spinosa e pressante, trattata da La Comune è quella delle espulsioni dei cittadini europei dal Belgio, tra cui molti italiani, fenomeno sempre più frequente da 10 anni a questa parte, con un aumento esponenziale dei casi anno dopo anno. Non è immaginabile che la risposta di un solo paese, il Belgio in questo caso, sia sufficiente. Questa procedura di allontanamento potrebbe riprodursi in tutti i paesi dell’UE (come non pensare alla Brexit!), quando il migrante è ritenuto un "peso indebito" per la spesa


Dal Mondo

11

sociale e quindi, il diritto alla mobilità e alla parità di trattamento viene condizionato alla tenuta dello stato sociale. Proprio per questo non si può parlare di questi temi senza una riflessione generale sulla debolezza dell’Europa e dell’attacco frontale, ideologico, ai suoi tratti essenziali: lo stato sociale e la libera circolazione delle persone (e non solo dei capitali e delle merci). C'è un estremo bisogno di eventi come questo, che stimolino la ricerca di risposte condivise, sia associative, che sindacali e politiche, al cambiamento in atto nei processi migratori.

Sostieni il progetto di Bella Ciao Belgio! Abbonati per 1 anno (4 numeri) a 5 Euro Contattaci per mail a bellaciaobelgio@gmail.com o chiedi ad una delle associazioni che partecipano al pro-

getto.


Associazioni

12

La Leonardo Da Vinci di Liegi di Angelo Santamaria

l 15 Maggio 1962, in nome del Comitato Promotore Provvisorio della futura Associazione «Leonardo Da Vinci», Gino Ghirardelli convocava una Assemblea Costitutiva per la domenica 20 maggio 1962 alla Maison du Peuple rue Papillon à Seraing. Il 20 dicembre1962: pubblicazione dello statuto sul Moniteur Belge sotto il n° 5079. Cominciava cosi una storia straordinaria. Una storia d’immigrati, una storia di operai, una storia italiana, una storia di cultura popolare: donne e di uomini che contro venti e maree sono riusciti a importare un pezzo d’Italia di «sinistra» nel cuore di Seraing. Di quell'Italia che aveva cacciato il fascismo, che aveva liberato il suo paese, l’Italia della Resistenza, l’Italia della Repubblica fondata sui lavoratori. Nel giugno 1963 «La Voce» annunciava la creazione a Seraing di una sezione della Leonardo Da Vinci e la costituzione di un Comitato. L’associazione aveva come impegni principali: il riconoscimento della silicosi come malattia professionale dei minatori, l’appoggio ai sindacati, l’apertura di una campagna per la conquista dei diritti democratici dei lavoratori emigrati, nel rispetto delle leggi del paese di accoglienza. Gli obiettivi immediati erano l’apertura di un locale a Seraing, la creazione di un Circolo ricreativo et l’apertura di una biblioteca. Il 15 luglio 1963 il comitato firma il contratto di affitto del locale sito 86 rue Cockerill, un vecchio deposito di mobili che è tuttora la sede della «Leonardo». I compagni, gli amici, uomini e donne si


Associazioni

13

misero al lavoro per arredarlo e renderlo accettabile al fine di potervi organizzare le attività. L’apertura di un locale dell' Associazione « Leonardo Da Vinci » fine 1963 è stato un evento accolto favorevolmente dall’insieme della popolazione seresiana, in modo particolare della popolazione italiana, perché il locale veniva a colmare il vuoto culturale e ricreativo che esisteva all’epoca. Occorre riconoscere ai responsabili di quel periodo il coraggio, la volontà militante, lo spirito d’iniziativa e l’immaginazione che riempirono di colori mediterranei il cielo grigio delle miniere e dell’industria di Seraing. I nostri precursori hanno avuto il merito di indicare il cammino da seguire, e le loro azioni perdurano fino ad oggi. Le mostre di pittori locali, le colonie marine in Italia per i ragazzi dai 6 ai 12 anni, la presentazione di numerosi film, conferenze e dibattiti sull’attualità e su temi storici. Le escursioni e i viaggi sono completati dalle attività più sociali, formative, politiche, l’informazione e l’azione sindacale, la stretta collaborazione con l’INCA-CGIL, la sensibilizzazione alla formazione e all’azione politica. Le commemorazioni diventano tradizioni grazie alla «Leonardo»: la festa della Repubblica il 2 giugno e la Liberazione d’Italia il 25 aprile, la festa della Donna l’8 marzo. Le prime feste dell’Unità, molto partecipate, grazie alla ricchezza del loro contenuto. La «Leonardo » è sempre stata attiva e protagonista nelle lotte sociali dell’emigrazione, ma anche dell’insieme dei lavoratori della regione. Grazie a tutte le sue azioni, l’Associazione è riconosciuta dal Ministero della Cultura Francese (oggi Federazione WallonieBruxelles) come organismo di educazione permanente. Conta parecchie centinaia di iscritti e sviluppa le sue attività da più di 50 anni. La sede è composta da una caffetteria dove i soci si incontrano e si divertono, da sale di conferenze dove si organizzano anche feste e mostre, da sale per corsi e uffici: il tutto edificato grazie all’apporto costante e volontario dei suoi membri. Il nostro locale è anche la sede di altre associazioni italiane (FILEF, ANPI, EMILIA-ROMAGNA, ASSOCIAZIONE SICILIANA…) e accoglie le attività di gruppi, di istituzioni e di associazioni italiane, belghe e di altre nazionalità. Per essere più informati sulla nostra associazione, vi rimandiamo al libro pubblicato nel 2007: «Non più cose ma protagonisti» Storia della Leonardo Da Vinci di Seraing Ora e sempre Resistenza! E’ un libro importante per noi perché ci ha richiesto un importante lavoro di Memoria, comporta 300 pagine e contiene numerose fotografie ma soprattutto documenti originali in italiano e traduzioni in francese.


Cultura

14

Eva dorme di Maria G. Vitali-Volant

e amate la storia d’Italia nelle sue mille sfaccettature= regioni=minoranze linguistiche e culturali=, se amate le storie di viaggio. Se amate. Punto. Allora posso proporvi Eva dorme, di Francesca Melandri, Milano, Mondadori, 2010. Un libro di storia e un romanzo di viaggio che dipana il suo tempo in un treno. Un racconto delicato e scorrevole di incontri, di spostamenti da un luogo all’altro, da una condizione sociale all’altra su panorama di alta montagna in una regione italiana bellissima e problematica. Un territorio di confine, di passaggio, giustamente e anche di equivoci, malintesi, errori, spostamenti di senso a volte incongrui e pericolosi, esplosivi…l’Alto Adige, il Südtirol. La bella straniera di cui gli italiani sanno poco e quel poco a volte è un sospetto, un diniego «Ma sono italiani, perché parlano tedesco ? » Questo libro ci da’ infine le risposte e mentre scopriamo l’Alto Adige, scopriamo l’Italia, noi e la nostra storia del XX° secolo che ci siamo lasciati alle spalle …ieri… Francesca Melandri : una giovane romanziera di talento - é anche sceneggiatrice cinematografica e televisiva- che ti fa respirare l’aria dei luoghi, gli odori,i colori. L’aria viziata delle stazioni e dei treni, l’aria lieve e frizzante degli alti pascoli delle Dolomiti e della neve, anche quella ferrosa del sangue, quella umida di lacrime poi quellla confettosa dei giorni di festa, dei dolci di mele con cannella : gli strudel. E poi l’aroma delle carni affumicate, delle minestre odorose di erbe dei piatti forti della montagna ; il gusto dell’arte culinaria lontana dai cliché italiani. Questo perché nel suo primo romanzo, fra l’altro,l’autrice parla anche del lavoro metodico e preciso, faticoso e stressante del popolo di operai, impiegati, chef, e tutta la gerarchia minuziosa da Impero del Gusto - il mondo oscuro e nascosto ai profani che ne gustano il frutto- delle cucine nei grandi alberghi vacanzieri e non. Poi ci sono i protagonisti del romanzo, donne per lo più. Bambine, ragazze, madri, nonne, patriarche dolcissime, virago ottuse, single testarde e sfarzose ; donne bellissime, fragili, montanare e chic : una grande eleganza fatta di dignità, lavoro, perseveranza e amore anche per la loro terra al di là dell’ Adige, ma facendo attenzione a non rimpiangere il passato, quello dello sfruttamento, di sottomissione


Cultura

15

alle tradizioni, alle famiglie, ai luoghi. Una storia di spiriti forti : uomini e donne con lo sguardo puntato verso l’orizzonte dietro le meravigliose montagne, gli scrigni fatati dell’infanzia, della giovinezza, i Monti Pallidi delle leggende altoatesine e nordiche. In questo libro, come a teatro, l’autrice ha allestito uno sfondo, uno scenario dietro le storie dei protagonisti, delle loro famiglie, della regione dai dubbi confini che è l’Alto Adige. Dall’Impero degli Asburgo ai giorni nostri, passando per le Guerre (la Prima e la Seconda) il Fascismo, il Nazismo, il dopotutto dove nasce e si afferma l’idea dell’autonomia di questa regione con tralicci che esplodono, assassinii e repressione ; fine di un mondo, quello degli Imperi centrali e l’avvio della democrazia, del nuovo assetto europeo. Perché bisogna sapere che tutto è passato da qui, uno fra i tanti nel mondo (Medio Oriente, America centrale, Tibet, Italia, Mediterraneo…) un luogo che è come una porta, un importante corridoio di culture, idee, sogni di cui fu il grande burattinaio Silvius Magnago, padre-padrone dell'irredentismo aloatesino, rispetto all’Austra e all’Italia, e ancora se ne discute… : dal Nord al Sud dell’Europa. Lo statuto speciale e le fatiche per averlo, le trattative con i politici italiani, con i terroristi altoatesini che sfogavano la loro rabbia di poveri, di esclusi, di rinnegati da tutti. Tanti equivoci per questi italiani di lingua tedesca che Hitler voleva, che Mussolini espiantava altrove, che davano fastidio con la loro partecipazione alla prima guerra del Mondo, quel massacro di giovani uomini fa cui molti di loro ; da una parte all’altra di un ridicolo confine. Sempre loro, i montanari : ricchi di pascoli, bestie, prodotti caseari e di erbe, di legno, di case -i Masi - in estate odorosi di fiori , di fieno e di sterco e in inverno sepolti sotto coltri di neve. In Austria e in Italia, gli stessi. La storia : L’alba, all’improvviso il telefono di Eva squilla : è Vito. Molto malato, vorrebbe vederla per l’ultima volta. Carabiniere calabrese in pensione, eroe ma questo il libro ve lo spiegherà più avanti, ha prestato servizio in Alto Adige negli anni Sessanta, anni cupi, di tensione e di attentati, di rigurgiti di lotte, di rivendicazioni, di spinte anticonformiste, di opposizione al potere, ai poteri di sempre. Gli anni Sessanta con il loro bagaglio pesante, non impedirono a Vito di amare la bellissima Gerda Huber - la mamma di Eva - cuoca in un grande albergo, sorella di un terrorista altoatesino e soprattutto ragazza-madre, ribelle, curiosa, sensibile e libera in un mondo ostile. Sul treno che porta Eva – e che ci fa pensare al romanzo-tour bellissimo di Guido Piovene Viaggio in Italia, dove si scopre il nostro Paese che cambia negli anni del Boom- da Vito morente, si compie un viaggio a ritroso nel tempo, dentro la storia tormentata dell’Alto Adige e della famiglia Huber, dalla Prima Guerra Mondiale fino agli anni Sessanta e Settanta, un pugno di anni in cui Gerda ed Eva hanno formato insieme a Vito una famiglia. Che cosa ne è stato di quel grande, forse impossibile, amore ? Perché Vito, che amava Eva come una figlia, non le ha più fatto sapere nulla di sé ? Per Eva è arrivato il momento di sapere. Solo così il suo sonno potrà tornare a essere profondo come quando era bambina.


Cultura

16

Loriano Macchiavelli, Noi che gridammo al vento di Marco Grispigni

acchiavelli è uno dei padri del romanzo giallo italiano, inventore della lunga serie con protagonista il poliziotto Antonio Sarti, ambientata a Bologna e in cui la città è una vera e propria protagonista della narrazione. Macchiavelli però, nonostante la fortuna, non solo editoriale, del personaggio di Antonio Sarti (protagonista anche di una mini serie televisiva) non si è mai adagiato su questo cliché. La creatività dello scrittore, e la sua passione civile, lo hanno portato anche a creare romanzi dove la narrazione si intreccia con alcune delle drammatiche vicende della nostra storia: dapprima con le stragi di Ustica (Funerale dopo Ustica, Rizzoli, 1989) e della stazione di Bologna (Strage, Rizzoli, 1990) e ora, con il suo ultimo romanzo (Noi che gridammo al vento, Einaudi, 2015) con la strage di Portella della Ginestra. Il 1 Maggio del 1947, in Sicilia a Portella della Ginestra, circa duemila lavoratori della zona di Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello, in prevalenza contadini, si riunivano per la festa dei lavoratori, per manifestare contro il latifondismo e a favore dell'occupazione delle terre incolte e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni per l'Assemblea Regionale Siciliana; il 20 aprile di quell'anno, infatti, la coalizione di sinistra aveva conquistato 29 rappresentanti (con il 29% circa dei voti) contro i soli 21 della Democrazia cristiana (crollata al 20% ). Improvvisamente dal monte Pelavet partirono sulla folla in festa numerose raffiche di mitra.


Cultura

17

"Poi, all'improvviso, gli scoppi (quasi innocenti, quasi distratti) Che rimbalzavano d'eco Contro il roccione di fronte E un ta-ta-ta di raffica Quasi involontario, quasi lontano." Una strage: undici morti (nove adulti e due bambini) e ventisette feriti, di cui alcuni morirono in seguito per le ferite riportate. Un massacro di cui furono autori gli uomini della banda di Salvatore Giuliano, capo di un vero e proprio esercito per l'indipendenza della Sicilia al soldo dei mafiosi e dei grandi proprietari terrieri che, ormai privi della protezione del regime fascista, temevano le lotte dei braccianti. Un mistero, il primo dei tanti misteri (e delle stragi) che segnarono le vicende della cosiddetta prima Repubblica: gli anni che vanno dall'immediato dopoguerra fino all'inizio degli anni '90 con la fine della guerra fredda e la scomparsa di tutti i partiti che avevano caratterizzato la democrazia repubblicana postbellica.Macchiavelli costruisce una vicenda appassionante in cui un mafioso americano (George "u'miricanu") arriva a Piana degli Albanesi per contattare mafiosi e politici a proposito di alcuni documenti Loriano Macchiavelli scottanti proprio su quella strage. La vicenda si dipana, siamo alla fine dell' aprile 1980, con diversi attori in gioco: mafiosi, politici, uomini dei servizi di sicurezza. Il tutto si intreccia con la memoria della strage degli abitanti della zona che, come tutti gli anni, preparano la manifestazione del 1 maggio per ricordare e rendere omaggio ai caduti di quell'agguato.Un bellissimo romanzo, avvincente per il suo intreccio classico e ricco di colpi di scena, nel quale la Sicilia è protagonista, con i suoi profumi, i suoi colori, ma anche la drammaticità di una terra la cui storia è segnata da tanta violenza e sopraffazione. "Avevo la bocca piena di sole. Adesso ho la bocca piena di terra E d'erba, e di sangue E di sassi, di Portella della Ginestra".


Cultura

18

Comme des lions di Germano Mascitelli

l Casi-Uo, la Comune del Belgio e il collettivo Antifascisti Bruxelles sono tre realtà associative dell’area di Bruxelles aventi ognuna una propria specificità, ma accomunate da un insieme di valori come la solidarietà, l’antifascismo e l’integrazione sociale. Così, quando gli amici del Casi hanno proposto l’organizzazione congiunta di una serata sul tema del lavoro, la risposta non si è fatta attendere. Il 25 maggio, presso il centro culturale Garcia Lorca, sede storica degli esuli antifranchisti e oggi sede di diverse esperienze militanti è stato proiettato il documentario “Comme Des Lions” di Françoise Davisse. Comme Des Lions è la storia di due anni di battaglia dei lavoratori della PSA Aulnay contro la chiusura della loro fabbrica. Basta fare una piccola ricerca per scoprire che il sito di Aulnay, creato nel 1973, ha incarnato per molti anni il simbolo del successo dell’industria dell’auto francese. Peugeot-Citroën, PSA, nel 2010 vendeva 3,6 milioni di automobili e in quarant’anni di vita dalle sue linee di produzioni sono uscite 8 milioni di auto. Tutto bene? Macché: nel luglio 2011 i sindacati scoprirono un progetto di ristrutturazione, tramite un documento confidenziale ricevuto anonimamente da un quadro dell’azienda. Il documento prevedeva un calendario preciso: una diminuzione progressiva della produzione nel 2012, così da annunciare un pi-


Cultura

19

ano sociale di ristrutturazione nel 2013 e la chiusura dei battenti nel 2014. La direzione smentì e annunciò che si trattava di un’ipotesi abbandonata da tempo. I fatti dimostreranno che non si trattava di un’ipotesi “abbandonata da tempo”, ma di un piano di smobilitazione concreto. La battaglia per non perdere il lavoro comincia a novembre 2011 e terminerà due anni dopo (ma non vi sveliamo la fine, in modo che possiate gustarvi anche voi il documentario). Prima di lanciarsi nella visione, condividiamo le parole della regista: “Volevo che lo spettatore si sentisse immerso nel cuore del conflitto. Come se lui stesso fosse stato un operaio fra gli operai e che quindi avrebbe dovuto decidere la strategia dello sciopero da seguire. Del tipo: che cosa farei io se fossi al loro posto? La regista non ha potuto essere presente alla proiezione, tuttavia, ha accettato il nostro invito un’altra tuta blu, Louis Theiller. Louis ci ha raccontato la sua esperienza di operaio in lotta per impedire la chiusura della fabbrica Johnson Matthey, presso cui lavorava a Bruxelles. Anche questa lotta ha ispirato una produzione artistica, dato che Louis, essendo abile con la matita, ha realizzato un fumetto dal titolo “Johnson m’a tuer” che descrive quei giorni di fermento. Consigliamo di visitare il blog, aggiornato ogni settimana durante la mobilitazione. Concludiamo con le parole di Valerio Evangelisti sulla recensione del libro del collettivo Clash City Workers “Dove sono i nostri”: “politici e sociologi si affannano da un pezzo a dire che la classe operaia propriamente detta non c’è più, che è stata assorbita dai ceti medi, che la sua materialità si è stemperata nella centralità del lavoro intellettuale. Salvo scoprire lotte vivaci che hanno come protagonisti facchini, braccianti, portuali, trasportatori e addetti alle pulizie. Oltre a operai di fabbrica “sopravvissuti” al dilagare del cosiddetto lavoro cognitivo. L’antidoto alla resa senza reazione è contarsi, e analizzare in dettaglio la propria identità […]Convinto, a ragione, che la ricerca sulla composizione sociale sia preludio necessario al sorgere della coscienza, dunque alla ricomposizione, dunque alla lotta.”


20

I servizi consolari (secondo le risposte ai questionari del Comites) di Marco Grispigni

ella primavera di quest'anno il Comites Bruxelles-BrabanteFiandre ha elaborato un questionario per avere un quadro più preciso sul giudizio dei nostri connazionali rispetto ai servizi consolari. L'iniziativa si colloca nel ruolo fondamentale del Comites come garante della qualità di questi servizi e come rappresentante istituzionale dei bisogni degli italiani rispetto all'amministrazione. I risultati delle risposte al nostro questionario sui servizi consolari (366 risposte) ci permettono di trarre alcune indicazioni utili per l'attività del Comites. Noi speriamo di poter confrontare ben presto questi dati con quelli che i servizi consolari hanno ricevuto direttamente dagli utenti. Allo stesso tempo sarà interessante confrontare queste risposte con l'inchiesta svolta nel 2013-2014 da La Comune del Belgio sulle caratteristiche della nuova immigrazione italiana in Belgio; questo perché le risposte ricevute vengono in larga maggioranza (71%) da connazionali che risiedono in Belgio da più di 6 anni e quindi non sembrano essere indicative dei bisogni e delle aspirazioni legate ai nuovi flussi migratori. L'analisi delle risposte dà un quadro abbastanza significativo dell'opinione dei nostri connazionali rispetto ai servizi consolari. Un primo elemento chiaro è


21

che chi ha risposto conosce i servizi in quanto ne ha già usufruito (92%) a pieno diritto in quanto iscritto all'Aire (87%). Come hanno giudicato il servizio ricevuto? La risposta era un voto da 1 (scarso) a 5 (eccellente). La maggioranza lo ha valutato con un 3 (risposta mediana) (34%); al secondo posto c'è una valutazione positiva, 4 (29%). Quasi un terzo degli intervistati che hanno risposto alla domanda ha invece dato una risposta abbastanza negativa, 1 e 2 (31%). Sembrerebbe quindi che l'avviso dei connazionali che hanno risposto al questionario non sia troppo negativo, ma è anche chiaro che c'è molto da migliorare nell'offerta ma anche nella relazione con il pubblico. Fra le opzioni maggiormente scelte per un possibile miglioramento del servizio ricevuto ci sono: i tempi di attesa (57%); la chiarezza delle informazioni (45%); la risposta al telefono (45%); i modi di prenotazione (39%). Sembrerebbe evidente, da queste risposte, che gli utenti facciano una sorta di separazione tra il 'contenuto' del servizio offerto e la 'forma': i tempi, il modo per contattare, la chiarezza delle risposte non sono particolarmente apprezzate dai nostri connazionali. Alla questione aperta su "quali servizi vorresti che l'agenzia consolare ti fornisse" le risposte sono state 94, che raffrontate ai 366 questionari compilati rappresentano solo il 26%. Se analizziamo insieme sia le risposte alla domanda su come migliorare i servizi che quelle su quali nuovi servizi offrire, di nuovo emerge un sentimento abbastanza diffuso di malessere rispetto alla disponibilità/cortesia/tempi di reazione nei confronti delle richieste che giungono ai servizi consolari (20%). Probabilmente un approccio più friendly nei confronti del pubblico avrebbe un immediato riscontro positivo nella valutazione dei servizi


22

consolari. Per quanto riguarda invece la richiesta di nuovi servizi, a parte quella legata a uno sportello di assistenza fiscale e notarile (16%) (servizio che prima era fornito e che ora come conseguenza dei tagli alle risorse non viene più offerto), ci sembrano significative soprattutto due richieste, sulle quali il Consolato dovrebbe lavorare: l'offerta di uno sportello informativo (fisico o telematico) indirizzato in particolar modo a chi è appena arrivato (quindi anche ai non iscritti Aire) (13% delle risposte); la possibilità di usufruire dei servizi consolari non solo a Bruxelles , sia offrendo alcuni servizi di anagrafe in altre località (8% delle risposte), sia rinforzando l'offerta dei servizi on-line (6% delle risposte). Il Comites spera che i risultati di questa inchiesta possano essere presi in conto nell'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi offerti, pur nella consapevolezza dei limiti imposti dai continui tagli; crediamo infatti che ci sia spazio, in collaborazione con la dirigenza e i lavoratori del Consolato, per razionalizzare l'offerta, utilizzando in una maniera migliore l'informatica, e per rafforzare l'aspetto 'volto amico' dell'amministrazione nei confronti dei nostri connazionali.

Notizie dal Consolato di Bruxelles A PARTIRE DAL 12/09/2016 LE RICHIESTE DI CARTA DI IDENTITA’ SARANNO ACCOLTE SOLO SU APPUNTAMENTO


Cultura

23

Amici della Poesia di Rosario Sollami

Cosa dire della Poetessa Simona Accarpio? La sua poesia é come le onde del mare.Le parole che adopera per le sue liriche ti fanno intravvedere cose che l'animo umano nasconde.Ti fanno sentire anche l'odore del mare. Nei suoi occhi azzurri si riflette il colore del mare della nostra Sicilia. Nel libro IL SOTTILE SI ODE, della Simona le parole ti portano lontano quasi un viaggio in fondo all'anima. Quasi sempre impregnati di nostalgia e di un dolore celato ma vissuto. La poesia della Simona é da paragonarla alla ALDA MERINI per la sua chiarezza e delicatezza che ti porta a pensare. Due delle sue poesie stanno a testimoniare la sua bravura. VORREI SORVOLARE CIELI AZZURRI DI NUVOLE SPAZZATE VORREI GREMIRE LA SETE DI LIBERTA' TRA LE ONDE DI QUEI MARI ACCECANTI DEL PROFONDO TUO BLU. UNO SGUARDO NEL PASSATO... DOVE IL PIU' BELL'ABBRACCIO FU NELLA PROFONDITA' DEL MARE E MI SENTII UN TUTT'UNO CON ESSO... IL MIO MARE.


Colpa dell’Uomo o della Natura? di Pietro Lune o

lle 3.36 del mattino del 24 Agosto la terra ha tremato forte nella valle del Tronto, tra le province di Rieti e Ascoli Piceno. Diversi paesi e cittadine sono state rase al suolo durante i 10 secondi della prima scossa e nello sciame di scosse che si sono succedute e 295 sono i morti accertati fino ad ora. Come di consueto, insieme alla macchina dei soccorsi coordinati dalla Protezione Civile, si é scatenata la polemica sulle responsabilità. Perchè le costruzioni non sono state messe in sicurezza, nonostante quelle zone siano notoriamente ad alto rischio sismico? Nelle ore successive alla tragedia, è parso molto chiaro che le responsabilità politiche ci potrebbero essere e ovviamente sarà compito della magistratura accertarlo. Non potrà essere altrimenti visto che sono crollate la scuola della zona che era stata recentemente ristrutturata per renderla antisismica, la caserma dei carabinieri e l’ospedale. Edifici pubblici costruiti, in teoria, con criteri antisismici. Per fortuna si è messa in moto anche una straordinaria “macchina della solidarietà” in Italia e nel mondo. Le comunità italiane emigrate dall’Australia al Sudamerica, stanno organizzando raccolte fondi che saranno devolute alle popolazioni terremotate. Ci ha lasciati sgomenti una polemica sollevata sui social network in questi giorni, che suggeriva di non donare nulla perchè “paghiamo le tasse e ci deve pensare lo Stato ai terremotati”. Il principio potrebbe anche essere giusto, ma troviamo disumano mettersi da parte a guardare delle persone che soffrono e restare inermi. La solidarietà non deve essere negata a nessuno. Proprio nei momenti più difficili bisogna “restare umani” . Da parte nostra, l’unico consiglio è di accertarsi di dare il proprio contributo ad associazioni riconosciute, che abbiamo già definito la destinazione delle risorse, evitando i rischi che qualche furbetto voglia lucrare sulle disgrazie altrui. Bella Ciao Belgio rue de Foulons 47-49, 1000 Bruxelles. Redazione: Lapo Bettarini, Federica Morelli, Roberto Galtieri, Marco Grispigni, Pietro Lunetto; Grafica: Andrea Albertazzi — Imprimé à Bruxelles Le pagine dedicate alle associazioni sono autogestite. www.bellaciaobelgio.eu


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.