La chiesa e il convento di S.Francesco in Portogruaro

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La chiesa e il convento di San Francesco in Portogruaro

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Ritrovamenti, nuove memorie

In basso da sinistra a destra:

L’archeologa Alessandra Pellizzato al lavoro durante lo scavo. Seduti sui sassi ascoltiamo con interesse e prendiamo appunti.

Gli allievi della classe 1°A - Indirizzo Linguistico Istituto “Marco Belli” di Portogruaro Anno Scolastico 2008/2009

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7 L’archeologa A. Pellizzato ci mostra una scheda “US”, ossia una scheda di rilevazione.

Disegno di Bepi Pupulin

Pavimentazione di ambiente a nord della chiesa di San Francesco.

Aria e luce nuovamente sfiorano il pavimento in mattonelle sistemate a scacchiera lungo la diagonale, nuovamente battono sui basamenti di alcuni muri perimetrali, mentre polvere e fango sono lavati via dalla pioggia. Osserviamo curiosi attraverso la recinzione di protezione del cantiere. Si tratta di parte della pavimentazione del complesso del convento e della chiesa di San Francesco abbattuta nel 1830-1831. Il ritrovamento avviene durante i lavori di rifacimento del nuovo teatro proprio davanti all’entrata principale della nostra scuola. Insieme alla professoressa Emanuela Ortis e con la collaborazione dei docenti Rosa Maria Miret e Matteo Campi, parte una semplice ricognizione volta a rimettere insieme tracce diverse, dislocate in luoghi diversi. Si ricompongono le testimonianze, i pezzi, le parti quasi deprivate della forza che viene dall’insieme e si approfondiscono le conoscenze con quanto ci dicono gli esperti e le autorità competenti. Ne esce la voce di una nuova memoria che racconta della chiesa, del convento e dello spirito francescano che ancora oggi è fra noi presente.

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In basso:

Intervista all’archeologa in Piazza Marconi.

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La prof.ssa E. Ortis e l’archeologa A. Pellizzato con la classe 1ª AL.

Itinerario alla scoperta del convento e della chiesa di San Francesco e delle testimonianze attuali dello spirito francescano.

L’archeologa Alessandra Pellizzato assieme a due colleghi della ditta “Diego Malvestio” di Concordia Sagittaria su commissione della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto ha effettuato per tre settimane, nel mese di settembre 2008, un sondaggio nell’area ovest di Piazza Marconi. Ci racconta del modo di procedere. In un primo momento si è effettuata una ricerca storico-archivistica che ha comportato l’individuazione di documenti che testimoniassero la storia delle costruzioni di quest’area. Quindi, individuato il sito, con precisione e con il conforto delle notizie avute, sono iniziate le operazioni di scavo con mezzo meccanico (scavatore) e con la supervisione dell’archeologa stessa. Infine, arrivati su strati o strutture di livello archeologico si è proceduto alla pulizia con una cazzuola e si è passati alla fase di documentazione con fotografie e rilievo in scala 1:20 o 1:50 utilizzando le schede “US” (Unità Stratigrafiche). Ad ogni “US” ha corrisposto uno strato di terreno, di pavimento o muro. L’archeologa ci spiega che catalogare tutto ciò che si vede permette di ricostruire la vita del sito dall’alto verso il basso e aggiunge:

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revisione testi a cura di Emanuela Ortis fotografie: Vinicio Scortegagna, Emanuela Ortis composizione: Graziella Bellomo realizzazione grafica: St.art di Tatiana Innocentin autorizzazioni: Archivio di stato di Venezia, Associazione culturale Accordi Portogruaro, Erreuno Portogruaro

BIBLIOGRAFIA A CURA DI E. ORTIS - A. ALESSANDRINI e E. ORTIS, Il doppio trasferimento di San Tommaso, in “Portogruaria”, 1995. - A. FANZAGO, Le opere pittoriche nelle chiese di Portogruaro, Rotare Club, Portogruaro 2004. - A.NODARI, Zibaldone Portogruarese, 2, note storiche e note curiose sulla città di Portogruaro,1999. - A.ZAMBALDI, Monumenti storici di Concordia Serie dei Vescovi concordiesi ed Annali della città di Portogruaro, 1840 (rist. anast. 1981). - D.PINNI, Dalla terra al cielo, Storia del convento di S. Agnese e Lucia di Portogruaro, 1999. E.DEGANI, La Diocesi di Concordia, 1924 (rist. anast. 1977). - E.MARIN, I luoghi dello spirito, 2002. - E.ORTIS, Breve Guida al Duomo di Portogruaro, 2004. - E.ORTIS, Breve Guida alla Chiesa e agli Oratori di S. Agnese in Portogruaro, 2005. - L. DE MARCHI, Le chiese di Portogruaro, 1944. - P. Croce Da Villa, Il museo Nazionale Concordiese di Portogruaro itinerario archeologico di Concordia, 1992. - P. F. GUSSO e V. TIOZZO, Il centro storico di Portogruaro, Associazione Accordi, Portogruaro, 2004. - R.SANDRON, Portogruaro, 1995. BIBLIOGRAFIA A CURA DI E. PETTENÒ - BERTOLINI D. 1875, Portogruaro, origini e nome, in «Archivio Veneto», 16, tomo 8, parte II, pp. 229-262. - BERTOLINI D. 1877, Sepolcreto di Concordia, in «NSc», pp. 21-48. - BERTOLINI D. 1892, Un alto rilievo portogruarese del secolo XIII, in «Arte e storia», pp. 59-61. - LETTICH G. 1994, Iscrizioni romane di Iulia Concordia (sec. I a.C.-III d.C.), Trieste. - NODARI A. 1988, Sulla ubicazione presso la demolita Chiesa di S. Francesco della Madonna in trono col Bambino, ora in Museo, in «Veneto Orientale», 1, pp. 67-69. - SCARPA BONAZZA BUORA VERONESE B. 1978, Concordia Romana, in AA.VV., Iulia Concordia dall’età romana all’età moderna, Treviso, pp. 3-139. - ZAMBALDI A. 1840, Monumenti storici di Concordia, serie di Vescovi Concordiesi ed Annali della città di Portogruaro, San Vito 1840 [ristampa anastatica Portogruaro 1981]. - ZOVATTO P.L. 1956, Una scultura trecentesca tratta da un monumento romano, in Studi in onore di Aristide Calderini e Roberto Paribeni, vol. III, Studi di Archeologia e di Storia dell’Arte antica, Milano-Varese, pp. 657-665.

Città di Portogruaro

Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro

Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto


“Alla luce di rinvenimenti effettuati in occasione dei lavori di costruzione del nuovo Teatro cittadino, il Comune di Portogruaro – in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e la Provincia di Venezia – ha promosso la realizzazione di un sondaggio archeologico nell’ambito di piazza Marconi (fig. 1), all’interno del quale, nel corso del XIII secolo, sorse il complesso ecclesiastico e conventuale di San Francesco, demolito nel 1830 in concomitanza alla costruzione del duomo di Sant’Andrea. Questo complesso, posto in prossimità della porta settentrionale della città, allora denominata appunto porta San Francesco, era delimitato verso nord e verso est dagli spalti delle mura cittadine, mentre verso sud confinava con la “Calle che va allo spalto”, l’odierna via Silvio Pellico. Ad ovest del complesso passava la strada Pubblica, ossia l’attuale via Martiri della Libertà, asse viario principale della città. Durante la campagna di scavo del 2008 sono state portate alla luce una serie di strutture murarie appartenenti alla chiesa stessa (relative ai muri perimetrali nord e sud dell’edificio ecclesiastico) e parte di un ambiente facente parte del complesso conventuale di San Francesco, all’interno del quale si conserva ancora una serie stratificata di pavimentazioni molto pregiate (figg. 2-3). Sono state rinvenute anche alcune murature e parte di una pavimentazione relative all’Oratorio di Sant’Antonio, adiacente al perimetrale sud della chiesa sopravvissuto alla demolizione di quest’ultima e raso al suolo qualche decennio più tardi. Della navata unica della chiesa non rimane purtroppo alcuna pavimentazione, probabilmente riutilizzata in altro contesto, mentre rimane una porzione di un piccolo altare laterale sicuramente dedicato alla figura di un santo. Sono presenti anche strutture di epoca settecentesca e ottocentesca, oltre a murature la cui datazione – per ora non puntuale – potrà essere stabilita solamente in seguito ad una campagna di scavo più approfondita.

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FIG. 2

FIG. 1

FIG. 4

FIG. 6

A destra dall’alto in basso:

Fig. 2 - Panoramica del sondaggio nell’area di Piazza Marconi (foto di scavo). Fig. 4 - Scavo del nuovo Teatro cittadino (foto di scavo). Fig. 5 - Scavo del nuovo teatro cittadino - Base di forno (XIV-XV secolo) (foto di scavo). In basso:

Fig. 3 - Pavimentazione di ambiente a nord della chiesa (foto di scavo).

In alto:

Fig. 1 - Particolare della cartografia attuale di Portogruaro. In rosso lo scavo per il nuovo teatro della città. In verde l’area interessata allo scavo archeologico. Fig. 6 - Olletta in ceramica grezza (XIV secolo).

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FIG. 5

Anche il restauro di un edificio adiacente all’area del nuovo Teatro cittadino (sede della Scuola Musicale Santa Cecilia) ha fornito numerose notizie sulla vita e gli insediamenti cittadini che caratterizzano quest’area urbana di Portogruaro. Rimangono infatti evidenze archeologiche di un insediamento di tipo abitativo che mostra di avere una continuità di vita a partire dal XIII secolo sino ai giorni nostri, sorto in prossimità dell’antica chiesa di San Francesco e avente entrata principale su via Martiri della Libertà. Si tratta di un rinvenimento molto interessante che attesta anche per Portogruaro la presenza di un modello abitativo elementare, con strutture lignee e pavimentazioni in terra battuta, che nei secoli evolve in un’architettura più monumentale, con largo uso di pietra e mattoni. In particolare la presenza di forni interni all’abitazione, insieme al ritrovamento di abbondanti scorie di lavorazione e di oggetti in ferro (chiodi, chiavi, coltelli e oggetti acuminati), sembra suggerire la presenza di un laboratorio artigianale sorto attorno al XV secolo. La continuità di vita di questo sito sino ai giorni nostri ne ha permesso una conservazione notevole dal punto di vista archeologico, nonostante alcuni massicci interventi di epoca moderna. (figg 4-5-6)”. Alessandra Pellizzato


In alto da sinistra a destra:

In alto da sinistra a destra:

Iscrizione affissa alla Torre San Gottardo.

Duomo di San Andrea Apostolo.

Torre San Gottardo.

Tomba dei Vescovi. Vi si legge anche il nome del Vescovo Fucherio di Zucola che ha fondato la chiesa di San Francesco.

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L’atto di fondazione della Chiesa di San Francesco si poteva leggere nell’iscrizione apposta sulla porta della stessa e riferita nel volume V° del testo Italia Sacra dello storico Ughelli (1720) della quale proponiamo la traduzione:

Il pavimento scoperto, quasi un’intimità esposta allo sguardo di chiunque, ha mosso la nostra curiosità. Quale casa, abitazione, edificio lo nascondeva? La ricerca ci ha così condotto a considerare altre tracce presenti in città. Abbiamo scoperto che la targhetta gialla affissa sulla facciata di torre S. Gottardo riferisce della Già Porta di S. Francesco.

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In classe, sfogliando il libro Zibaldone Portogruarese, di Attilio Nodari, abbiamo trovato che la vera da pozzo sistemata negli attuali giardinetti “Ippolito Nievo” proviene dal cortile del convento dei francescani che per molto tempo vi attinsero l’acqua.

“Questa chiesa con tutto il convento fu fondata dal reverendissimo frate Fulcherio di Zucola Vescovo di Concordia e affidata per sempre all’ordine dei Frati Minori come appare nella concessione della sua Bolla, 10 marzo 1281”.

Sopra: A sinistra:

Particolare tratto dal testo Italia Sacra, volume v° dello storico Ughelli.

Vera da pozzo sistemata nei giardinetti “Ippolito Nievo”. Sotto:

Madonna col Bambino e i SS. Rocco e Sebastiano della Scuola di Palma il Giovane.

Entrando nel duomo di San Andrea Apostolo sfogliamo il pieghevole che fa da guida storico-artistica e ci disponiamo a guardare con attenzione. Troviamo interessante il dipinto Madonna col Bambino e i SS. Rocco e Sebastiano della Scuola di Palma il Giovane. Sottostante le figure dei santi con lo sguardo rivolto alla Vergine, si trova una veduta di Portogruaro della Iª metà del ‘600 indicata dalla mano di San Rocco e quasi affidata alla Vergine e al Figlio da quella di San Sebastiano.

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Da questo dipinto è stato tratto il noto Panorama di Portogruaro nel 1631, disegno realizzato da Luigi Fabretti nel 1858 in cui in basso a destra è riprodotta la chiesa con il campanile e il convento di San Francesco prossimi alla torre San Gottardo.

Sotto:

Panorama di Portogruaro nel 1631. Rielaborazione del disegno di Luigi Fabretti, 1858 a cura dell’ISIS «G. Luzzatto».

In duomo sono conservate le ceneri del Vescovo Fulcherio nella tomba dei Vescovi.


FIG. 1 Ipotesi di ricostruzione delle intitolazioni degli altari voluta dal visitatore Cesare de Nores nel 1584. (fonte: visita apostolica Cesare de Nores) Francesca Borgo con alcuni allievi della 1AL durante la lezione in classe.

Mentre svolgevamo le nostre ricerche siamo venuti a conoscenza che Francesca Borgo, laureanda in Storia dell’ Arte Moderna presso l’università di Venezia, per la sua tesi di laurea stava approfondendo lo studio della chiesa di San Francesco. La prof. ssa Emanuela Ortis l’ha invitata in classe nostra. Per noi è stata occasione di arricchimento e abbiamo apprezzato l’entusiasmo che Francesca ha saputo trasmettere. Di quanto ci ha raccontato proponiamo la seguente sua sintesi. “Il convento di San Francesco, dopo i lavori di ampliamento che seguirono l’inondazione del Tagliamento nel 1450, comprendeva, oltre alle celle dei frati e ai locali di servizio (una cucina con refettorio, cantina, stalla, legnaia), due chiostri, un piccolo cimitero e la chiesa di San Francesco, con annesso l’oratorio di Sant’Antonio Abate. Dalla visita apostolica del 1584 si possono ricavare alcune informazioni utili a descrivere la chiesa (fig. 1). Erano ovviamente presenti diversi altari dedicati a santi dell’ordine (San Bernardino, e ai lati dell’altare maggiore San Francesco e Sant’Antonio, presso cui si trovava il sepolcro di Fulcherio di Zuccola) e a culti cui i francescani erano particolarmente devoti (come l’Immacolata Concezione).

Anche se non si conserva nessuna immagine dell’interno di San Francesco, una pianta e una vista assonometrica dell’intero complesso conventuale, entrambe realizzate nella seconda metà del secolo XVIII, possono aiutare a ricostruirne l’aspetto (fig. 2-3): il tempio – rivolto con il presbiterio a oriente - era a navata unica, aveva due cappelle absidali, e comunicava a destra con la sacrestia e a sinistra con l’oratorio; sulla facciata era collocato il gruppo scultoreo della Madonna in trono con bambino ora conservato al Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro.

FIG. 3 Vista assonometrica della chiesa e del convento di San Francesco del 1768 e demoliti nel 1830-1831. (A.S.VE.C.R.S. S.Francesco di Portogruaro. Busta unica. II,c.IV)

Ipotesi di ricostruzione delle intitolazioni degli altari nella seconda metà del XVIII secolo. (fonte: visite pastorali Alvise Maria Gabrieli e Giuseppe Maria Bressa)

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“Disegni delli beni di ragione del Ven. Monastero de R.R. Minori Conv. Anno MDCCLXVI”. (A.S.VE. S.Francesco di Portogruaro. Busta unica.IV)

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Lungo il lato sinistro, vicino al cimitero e all’incrocio con l’attuale via Martiri, si trovava un piccolo edificio costruito nel 1426 dalla confraternita di San Tommaso come propria sede. Associazioni di fedeli come questa, che si riunivano per scopi devoti e assistenziali, erano molto diffuse: presso San Francesco esistevano infatti anche la scuola di Sant’Antonio e quella dell’ Immacolata Concezione. Erano queste fraterne a curare l’ordine e il decoro degli altari di San Tommaso, di Sant’Antonio e dell’Immacolata. Fu proprio per ornare il proprio altare che nel 1497 la scuola di San Tommaso commissionò a Cima da Conegliano l’Incredulità di San Tommaso (1504), ora alla National Gallery di Londra; anche il dipinto di Gregorio Lazzarini oggi in Sant’Andrea, l’Immacolata Concezione con Sant’Anna e San Floriano (1718), fu collocato sull’altare dell’Immacolata dai confratelli della scuola. Lo stesso pittore eseguì - in soli cinque anni - 20 tele per la chiesa, di cui si conservano il Cristo in Gloria (1722) e la Madonna con Bambino e i SS. Orsola, Chiara, Bernardino e Bonaventura (1720). Nei documenti e negli inventari settecenteschi si citano poi alcuni dipinti difficili da identificare, andati probabilmente perduti. Non rientra invece tra le opere presenti all’interno della chiesa la Presentazione di Gesù al tempio di Giovanni Martini del 1512, come si era sempre erroneamente creduto e ribadito nella storiografia precedente. Ornava invece l’altare della confraternita della Beata Vergine della Ceriola nel vecchio duomo di Sant’Andrea. Due visite pastorali successive, del 1768 e del 1781, testimoniano un cambiamento nelle intitolazioni degli altari (fig. 4); negli stessi anni si susseguono una serie di eventi che segnano in modo decisivo la storia di San Francesco.


La classe 1ª AL all’interno del duomo di Portogruaro. Sullo sfondo la copia dell Incredulità di San Tommaso di Eugenio Bonò (1871).

A destra:

Incredulità di San Tommaso di Cima da Conegliano, 1504, National Gallery di Londra.

Sopra da sinistra a destra:

Gregorio Lazzarini (Venezia 1665 – Villabona 1730), Immacolata Concezione con S. Anna e S. Floriano, 1718. Eseguito per la chiesa di S. Francesco. Gregorio Lazzarini (Venezia 1665 – Villabona 1730), S. Chiara tra i Ss. Bonaventura e Bernardino da Siena. Sopra la Beata Vergine col Bambino e S. Orsola in gloria con le compagne di martirio, 1720. Eseguito per la chiesa di S. Francesco.

In seguito al decreto con cui, nel giugno del 1769, la Serenissima ordinava la soppressione di tutti i conventi abitati da meno di dodici religiosi, gli ultimi sette frati di San Francesco lasciavano Portogruaro. Nel marzo dell’anno successivo la chiesa veniva donata alla Cattedrale di Concordia, che acquistò anche il resto del convento per 900 ducati (nonostante una stima di 1453 ducati). Dopo diversi lavori di ristrutturazione e adeguamento della chiesa, la traslazione della cattedra episcopale, che dal 1586 aveva sede in Sant’Andrea, divenne effettiva dalla fine del 1771. Già nel 1787 si decise però di ricostruire il duomo con dimensioni più ampie e spaziose, e di tornare quindi a riunire la parrocchia e il Capitolo nella nuova fabbrica. Nel frattempo, la chiesa di San Francesco avrebbe ospitato sia il clero vescovile che quello parrocchiale, prima di essere distrutta. I lavori di demolizione iniziarono nel 1830, e i materiali vennero impiegati per l’edificazione di Sant’Andrea, che venne inaugurata nel 1833. L’oratorio di Sant’Antonio Abate e il convento di San Francesco, suddiviso in piccole unità abitative e affittato a privati, rimasero invece in piedi fin oltre la seconda metà del XIX secolo”. Francesca Borgo

All’interno del duomo si trova anche una copia dell’Incredulità di San Tommaso eseguita da Eugenio Bonò. L’originale di quest’opera, su richiesta della confraternita di San Tommaso dei Battuti che aveva il proprio altare all’interno della chiesa di San Francesco, fu eseguito nel 1504 da Giovanni Battista Cima da Conegliano (1459/60-1517/18). L’opera a causa delle sue cattive condizioni, nonostante i due interventi di restauro degli anni 1820 e 1850 a cura della Accademia delle Belle Arti di Venezia, fu venduta nel 1870 alla National Gallery di Londra dove attualmente si trova. La si può ammirare, in tutta la sua bellezza, grazie ad un recente e complesso restauro. Qualcuno di noi si ferma a riflettere un po’ riconoscendosi in Tommaso, tutto proteso nel cercare di toccare con mano il costato del Risorto, quasi metafora del nostro atteggiamento razionale.

Gregorio Lazzarini (Venezia 1665 – Villabona 1730), Cristo in gloria tra gli angeli, 1722. Eseguito per la chiesa di S. Francesco.


I lati minori presentano (figg. 2-3) una decorazione a soggetto analogo, con alcune varianti: un cratere, dal quale fuoriescono tralci di vite, sui cui viticci si inseriscono dei volatili. La differente resa delle raffigurazioni porta a supporre che siano state realizzate da artigiani diversi, comunque appartenenti ad un’unica bottega, che lavoravano partendo da un modello o cartone unico. Il frammento da cui è ricavata la Madonna in trono (fig. 4), di forma irregolare, misura m 0,82×1,24×0,27 nelle dimensioni massime. La Madonna nimbata siede sul trono e sorregge con il braccio sinistro il Bambino dal nimbo crucigero, che volge lo sguardo alla Madre; la mano destra è alzata in gesto benedicente. Nella parte superiore del trono risalta, sulla destra, il busto di San Francesco, sulla sinistra spicca Giovanni Battista. Sotto alla scultura, si trova un’iscrizione (fig. 5), in caratteri gotici, dove si legge:

Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro.

A·D·M·C·C·C· XIIII· XX· MENSIS / SEPTEMBRIS. FACTU(m) · FUIT· HO(c) ·OP(us).

FIG. 2 Lato minore dell’ara.

L’ara di Marcus Acutius Noetus (fig. 1), in calcare d’Aurisina, misura m 1,05×1,25×0,82 nelle dimensioni massime e si presenta oggi ricomposta e integrata, a seguito del restauro condotto nel 1954. L’iscrizione riporta la seguente dedica: “A Marco Acuzio Noeto, liberto di Marco, Augustale. Egli lasciò per testamento alla colonia di Concordia per i giochi, per la cena e per il banchetto 400.000 sesterzi. Inoltre lasciò 400.000 sesterzi per un aiuto all’annona. Oltre a questo il figlio spese a beneficio di opere pubbliche quanto restò di tutta l’eredità” (traduzione di B. Scarpa Bonazza)

Si tratta all’apparenza di un elemento datante estremamente preciso, ma a tal proposito esistono numerosi dubbi. Le vicende che hanno portato alla realizzazione della scultura della Madonna in trono rientrano a pieno titolo nel reimpiego di un elemento antico di particolare qualità formale entro un edificio cristiano, con implicazioni pratiche e culturali; infatti, il caso portogruarese sembra inserirsi in un fenomeno che coinvolse diverse realtà della penisola italiana tra il IV e il XIV secolo. Nel corso del XIII secolo, mentre si andava edificando la chiesa annessa al Convento di San Francesco, giunse a Portogruaro un’ara commemorativa di un cittadino romano, realizzata intorno alla metà del I secolo d.C., rinvenuta in un terreno di probabile proprietà dei Canonici di Concordia che progressivamente stavano trasferendo, o meglio estendendo, le proprietà fondiarie nelle terre dell’erigendo centro di Portogruaro. Il manufatto, scelto, o forse solo preferito ad altri, in ragione della decorazione che ne ornava i lati, venne trasportato per essere letteralmente fatto in pezzi, da cui furono ricavati gli elementi per un’edicola e una scultura da porre sulla facciata della chiesa (fig. 6).

FIG. 4 Madonna in trono.

FIG. 1 Ara di Marcus Acutius Noetus.

FIG. 5 Iscrizione. FIG. 6

Nell’atrio del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro sono esposti due monumenti degni d’interesse; si tratta dell’ara di Marcus Acutius Noetus, liberto commemorato per la sua liberalità nei confronti della colonia Iulia Concordia, databile attorno alla metà del I secolo d.C., e di una trecentesca Madonna in trono con il Bambino in grembo.

Vista assonometria della chiesa e del convento di S. Francesco demoliti nel 1830. (A.S.VE.C.R.S. S.Francesco di Portogruaro. Busta unica. II,c.IV). Particolare.

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Negli anni Cinquanta del secolo scorso i due manufatti vennero giustapposti all’ingresso del Museo dal momento che la scultura a carattere religioso venne realizzata da un frammento del monumento di età romana.

FIG. 3 Lato minore dell’ara.

Quando, intorno agli anni Trenta dell’Ottocento, la chiesa venne demolita e il materiale venne riutilizzato per costruire il duomo di Sant’Andrea, nuove correnti animavano la vita culturale di Portogruaro, correnti ascrivibili ad un’antiquaria di cui i Muschietti, insieme ad altre famiglie della città, erano stati antesignani. Furono proprio loro a recuperare i diversi frammenti dell’ara per conservarli nella loro raccolta familiare.

Lì li vide Dario Bertolini, allorquando si accinse allo studio delle lapidi concordiesi; riconosciuta la pertinenza dei pezzi ad un unico monumento, li pubblicò ampiamente e, quando nel 1888 venne inaugurato il Museo Nazionale Concordiese, i diversi frammenti vennero qui trasportati. Mezzo secolo più tardi, le due lastre laterali, facenti parte dell’edicola sulla facciata, e quella rinvenuta nelle fondamenta di un ponte portogruarese, vennero restaurate ad opera della Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, e collocati l’uno al centro dell’atrio su basamento in laterizi, l’altro addossato alla parete sinistra, su un frammento di pietra sagomata, in modo da «richiamare il rapporto che vi corre» da tempi ormai remoti. Elena Pettenò


Sotto le travature del tetto scorgiamo una cornice in affresco. Sono i Santi e beati francescani (fig. 1) di autore ignoto. Sono stati riportati alla luce durante i lavori di restauro del 1986. Sulla parete di sinistra della chiesa compaiono 14 figure a mezzobusto inquadrate all’interno di un medaglione mentre, sulla destra, i dipinti sono 11 poiché rimangono incompiuti gli ultimi tre riquadri.

FIG. 3

FIG. 1 Santi e Beati francescani.

Chiesa di Sant’Agnese.

Lasciato il Museo, sulle tracce dello spirito francescano, andiamo a visitare la chiesa di Sant’Agnese annessa al demolito convento retto dall’Ordine dei Francescani Minori Osservanti dal 1481 al 1769, anno della loro soppressione voluta dal Senato Veneto e coincidente con quella dell’ordine dei Conventuali di San Francesco.

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Sulla parete di destra un quadro ad olio raffigura Cristo in croce tra i Santi Pietro d’Alcantara, Francesco, Antonio da Padova, Lucia e Agnese. Di autore ignoto risale ai secoli XVII-XVIII. Il dipinto ha rivisto la luce nel corso del recente restauro, quando è stato separato dalla soprastante tela di S. Apollonia, S. Lucia e S. Barbara. Potrebbe essere stato eseguito dopo il 1669, anno della canonizzazione di S. Pietro d’Alcantara la cui presenza indica l’adesione dei francescani di S. Agnese alla rigorosa riforma monastica da lui sostenuta (fig. 2).

Compianto sul Cristo morto.

Monumento dedicato a Padre Bernardino da Portogruaro.

Nel corridoio che conduce alla sacrestia, tra le altre iscrizioni, notiamo, poggiata sulla parete, la lapide sepolcrale con la scritta “SEPULTURA FRATRUM”. Al centro è scolpito lo stemma dei francescani. che vanta una lunga storia. Testi antichi conducono a san Bonaventura che si sarebbe scelto per stemma la mano di Cristo e quella di Francesco, fissate insieme con un unico chiodo, per significare l’inscindibile patto concluso con il Salvatore. Intorno al 1500 il ministro generale Francesco Sansone assunse questo stemma come emblema dell’Ordine, introducendo qualche modifica nella sua forma grafica e cambiando non poco il suo significato. Ad oggi il simbolo rappresenta la conformità di S. Francesco a Cristo: le loro braccia si incrociano ed entrambe le loro mani sono trafitte. Francesco, infatti, ricevette le stimmate sul Monte La Verna. Ancora, le braccia incrociate e forate di S. Francesco e Gesu’ Cristo significano “Pax et Bonum” (pace e bene) (fig. 4).

Usciti da Sant’Agnese e proseguendo per viale G. Matteotti in mezzo al verde cittadino troviamo un monumento eretto in onore di padre Bernardino da Portogruaro nel centenario della sua morte (1995). Proprio nel periodo in cui venivano demoliti la chiesa e il convento di S. Francesco, Giuseppe Dal Vago maturava la sua scelta religiosa. Assumerà il nome di Padre Bernardino da Portogruaro. Era nato a Portogruaro il 15 gennaio 1822 e fu Ministro Generale dell’Ordine dei Minori dal 1869 al 1889. In tale veste si prodigò per la riorganizzazione dell’Ordine stesso, svolgendo anche un’intensa attività missionaria. Morì a Quaracchi-Firenze nel 1895 e le sue spoglie riposano nell’Isola di San Francesco del Deserto a Venezia.

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Vi si trovano preziose opere di valore storico e artistico oltre che religioso.

Santuario Madonna di Fatima.

Poco più in là il santuario di Madonna di Fatima dei Frati Minori Cappuccini, in viale Cadorna, ci ricorda la loro presenza in città fin dal 1570. All’epoca avevano il convento sulla sinistra del Lemene nella zona sud di Portogruaro, in direzione di Concordia, e la loro chiesa era dedicata a S. Lazzaro, perché sorgeva sul luogo dell’antico lazzaretto. I frati, espulsi nel 1810, fecero ritorno a Portogruaro nel 1947. Il santuario fu consacrato nel 1953. Dal 1999 nel loro convento ha sede il Centro di Evangelizzazione dei Cappuccini del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.

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FIG. 2 Cristo in croce tra i Santi Pietro d’Alcantara, Francesco, Antonio da Padova, Lucia e Agnese. Vergine col Bambino tra San Pietro e San Francesco.

Prima di entrare alziamo lo sguardo e sopra il portale principale la prof.ssa E. Ortis ci fa notare un affresco in lunetta,Vergine col Bambino tra San Pietro e San Francesco e ci spiega che è datato tra la fine sec. XV e l’ inizio sec. XVI ed è riapparso durante i restauri effettuati dopo la Iª guerra mondiale. In quel contesto fu costruito il pronao che lo protegge.

Ancora, sulla parete di destra ci colpisce per l’espressività un gruppo scultoreo in terracotta policroma di autore ignoto e dei secoli XV-XVI. Rappresenta un tema molto caro ai francescani, il Compianto sul Cristo morto. Il gruppo scultoreo è stato tradizionalmente attribuito al maestro del genere, lo scultore modenese Guido Mazzoni (1450-1518), ma un confronto stilistico ne esclude la diretta paternità. La professoressa precisa che la composizione comprende, come da canone del compianto, otto figure fisse: il Cristo e da sinistra a destra Nicodemo, San Giovanni, la Madonna, Maria di Cleofa, la Maddalena, Maria di Salome e Giuseppe di Arimatea (fig. 3).

FIG. 4 Lapide sepolcrale.

Conclusa la nostra ricerca ci siamo accorti di aver delineato un nuovo percorso cittadino e di aver maturato una maggior consapevolezza della ricchezza storico-artistica e religiosa della città. 1ª A Indirizzo Linguistico


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