Hai voglia di leggere?

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Hai voglia di leggere? “Ecco qui 7 racconti e un po’ di disegni scritti e realizzati dagli allievi della classe 2^AU durante l’anno scolastico 2019-2020. BUONA LETTURA!” Prof.ssa Cristina Gallo

Istituto Statale “Marco Belli” di Portogruaro (VE) a.s. 2019-2020

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La piccola Celeste di Di Domenico Denise Anche quest’anno Elisa, una ragazza di 15 anni, trascorre le sue vacanza estive sull’isola di Ischia. Ci va ormai da molti anni con la sua famiglia e si diverte sempre molto. La sua casa si trova di fronte a un’isola sulla quale sorge il castello aragonese. Una sera, dopo aver terminato una bella gita in barca con sua sorella e altri amici, Elisa si siede su una sedia e osserva dal terrazzo la bellezza di quella fortezza. E’ buio e, all’improvviso, vede una luce dall’interno. Il castello è disabitato dal 1800, da quando non c’è più il monastero delle monache clarisse, quindi la ragazza rimane un po’ stupita dalla presenza di quella luce! Il giorno seguente si sveglia e, pensando a quello che aveva visto la sera prima, incuriosita, si incammina verso il castello. Vicino al portone incontra il vecchio custode che, abitualmente, fa da guardia per i turisti che vogliono visitarlo. Gli chiede: “Scusi, per caso, ieri ha lasciato una luce accesa in una stanza all’ultimo piano?”. Il custode, a quelle parole, impallidisce e risponde: “Che luce? Sicuramente ti sbagli!”. Elisa capisce che le nasconde qualcosa e decide di andare in fondo alla questione per svelare quel mistero. Il giorno dopo, appena si fa buio, coraggiosamente Elisa si avvicina al castello e, una volta arrivata al portone, nota con stupore che è socchiuso. Si fa forza ed entra. Subito sente un buonissimo profumo di rosa e decide di seguirlo. Arriva ad una ripida scala e, facendosi luce con una pila, giunge ad una piccola porta. Vede un po' di luce che esce dalla fessura sotto la porta e sente la vocina di una bimba che canta un ritornello. Elisa, con il cuore in gola, ma incuriosita da quella melodia, apre la porta e davanti a sè vede una bella bimba bionda, con gli occhi azzurri e un abito bianco di pizzo. Allora le chiede: “E tu chi sei? cosa ci fai qui tutta sola?”. La bambina scoppia a piangere e spiega: “Sono qui da tanto tempo, aspetto la mia mamma, ma lei non arriva mai”. Dopo aver pronunciato quelle poche parole, la bambina scompare, si spegne la luce e il profumo di 5


rosa svanisce. Elisa terrorizzata, torna a casa. Il giorno dopo, aspetta l’arrivo del custode e poi gli racconta quello che le era accaduto la notte precedente. Egli rimane in silenzio. Dopo qualche minuto decide di raccontarle la triste storia di Celeste. “Mia cara ragazza, la bambina che hai visto è il fantasma della figlia della contessa Isabella che, essendosi comportata male con la sua famiglia, venne costretta a vivere nel convento con la bimba. La piccola Celeste soffrì molto, vide la madre morire su una sedia di pietra, dove a quel tempo collocavano le suore clarisse”. Elisa rimase scioccata “ma la piccola ora è sola e cerca qualcuno con cui giocare”, gli disse. Il custode abbassa lo sguardo e risponde: “Credo sia ora di andare. Buona giornata signorina Elisa”. E se ne va. Passano alcuni mesi e ancora nessuna traccia del custode. Un giorno Elisa vede la macchina della polizia davanti al castello e, a quel punto, va a vedere cos’è successo. Entra nel salone e, con un coltello piantato in gola e una bambola insanguinata tra le mani, scorge il corpo del custode steso a terra. Alcune sere dopo, Elisa si siede fuori dal terrazzo di casa e nota due ombre all’interno del castello: una simile a quella di un uomo e l’altra a quella di una bambina. Sembra che i due stiano giocando a nascondino... Finalmente la piccola Celeste ha trovato qualcuno con cui giocare, pensa tra sé Elisa.

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Il pacchetto misterioso di Anna Fedrigo Era una tranquilla sera di inverno e Agata, attiva ventiquattrenne, stava tornando al suo appartamento percorrendo le numerose vie di Milano, dopo una dura giornata di lavoro. Arrivata a casa, si preparò un bagno rilassante, una deliziosa cena e poi si mise a guardare un film. All'improvviso sentì bussare alla porta, la aprì e non trovò nessuno ma vide ai suoi piedi un pacchetto misterioso. Sopra c'era scritto il suo nome ma non quello del mittente. Lo aprì e vi trovò una cornice con all'interno una fotografia che ritraeva un vecchio signore. Osservandola meglio, le sembrò di averlo già visto ma non ricordava chi potesse essere. Smontò la cornice per vedere se ci fosse stato qualche biglietto o messaggio segreto. Dietro la fotografia vide dei simboli strani che non riuscì a decifrare. Per alcuni giorni continuò a guardare quei simboli, ma non le dicevano proprio niente. Così decise di mettere da parte quel rompicapo e di dedicarsi alla sua vita, come se quel pacchetto non fosse mai arrivato. Passarono degli anni e Agata, per lavoro, dovette trasferirsi. Durante il trasloco ritrovò quel pacchetto, lo aprì e finalmente capì come decifrare quei segni! Si ricordò che da piccola, suo nonno le aveva regalato un libro in cui c'erano i simboli presenti dietro la fotografia. Rovistando in soffitta, in uno scatolone, ritrovò quel vecchio libro e riuscì a decifrare il messaggio: era un indirizzo. Non era sicura però che quello fosse veramente suo nonno perché non ricordava bene il suo volto. Provò a chiedere a sua madre che però non ne volle sapere niente. Agata non capiva perché sua mamma ce l'avesse così tanto con il nonno. Lei lo aveva visto solo quando lui le aveva regalato il libro...

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Incuriosita, decise di andare a quell'indirizzo. Riuscì a trovarlo ma nessuno le apriva la porta. Ad un tratto però arrivò il nuovo proprietario che non le ricordava per niente il signore della fotografia. Allora Agata gli mostrò la cornice con la foto e quell'uomo le disse che quel signore era morto sei mesi prima e, nell'affidargli la casa, aveva lasciato una lettera per una certa Agata che, quindi, doveva essere lei. Tornata a casa, aprì la porta, si sedette sul divano e, tremando, aprì la lettera nella quale c'era il biglietto a lei dedicato. Leggendo si commosse molto perché c'era scritto tutto l'amore che suo nonno aveva avuto per lei e l'impossibilità di conoscerla, a causa della madre. Così, dispiaciuta per non aver decifrato prima il messaggio, decise di chiedere a sua madre perché non le avesse permesso di conoscere e frequentare suo nonno...

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Il succo della vita costa molto di Scotton Veronika Era una tranquilla mattinata d'agosto, ma per Clara era l'inizio di quella che sarebbe stata una serie di sfortunati eventi... Come ogni anno, era solita trascorrere le vacanze estive in un lussuoso attico che si affacciava sull'oceano pacifico. All'estremità della terrazza c'era una piscina, il cui bordo sembrava confondersi con l'orizzonte e, come ogni mattina, dopo aver fatto la sua consueta mezzora di jogging, lungo i sentieri del parco lì vicino, si concedeva un bagno rilassante in piscina mentre faceva una abbondante colazione. Uscendo dalla piscina però, inavvertitamente, rovesciò il bicchiere con il succo e finì a terra, slogandosi un polso. Temendo una frattura, tutta dolorante, si vestì velocemente e corse al pronto soccorso. Mentre camminava sul ciglio della strada, un ladruncolo in bici riuscì ad afferrarle e a sfilarle di dosso la borsa. Pietro, un giovane ragazzo che era di passaggio, avendo assistito alla scena, si offrì di soccorrerla. I due decisero di provare a rintracciare il telefono rubato tramite il cellulare di Pietro, collegandoli al GPS, che fortunatamente era attivo. Iniziò così una folle corsa per le vie del paese, fino a quando il segnale non si fermò in un noto locale, a pochi isolati dalla loro posizione. Così, nel giro di pochi minuti, lo raggiunsero...nel contempo Pietro aveva mandato un messaggio al ladro sul telefono rubato scrivendo che avevano già fatto denuncia alla polizia, tutto ciò nella speranza che il ladro lo restituisse. Quindi entrarono nel bar e provarono a far squillare il telefono: sentirono un suono ovattato provenire dalla toilette... Clara trovò il suo adorato telefono dentro il water e, affianco ad esso, trovò la sua borsa senza soldi nè carta di credito. Pietro si offrì di accompagnarla all'ospedale, nel quale, a malincuore, scoprirono che il servizio di radiografia era guasto e l'unico altro ospedale distava un paio d'ore di auto da lì. Fortunatamente, i medici le consigliarono di mettere impacchi di ghiaccio e attendere 16


il giorno dopo, per vedere se andare a fare la radiografia oppure no, in quanto -secondo loro- nonostante il gonfiore, si trattava di una semplice slogatura. Quindi la ragazza decise di invitare a cena Pietro per ringraziarlo ma, arrivati sulla soglia della porta dell'appartamento, si accorse che le mancavano le chiavi... e così scoprì che il ladro si era divertito a metterle a soqquadro le stanze dell'appartamento! Impietosito dalla situazione, il giovane nuovo amico si offrì di ospitarla per il tempo necessario a sistemare tutto. Grazie a una serie di sfortunati eventi, Clara ebbe l'occasione di conoscere quello che sarebbe poi diventato il compagno della sua vita e, quindi, possiamo dire:”Fortuna grazie alla sfortuna”.

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La potenza dei libri di Bernardotto Denise Erano circa le undici di sera e non riusciva ancora a dormire. Quella storia le girava ancora troppo in testa. Non sarebbe potuta finire cosĂŹ, non di certo fino a quando lei era in grado di immaginare. E di viaggiare. Viaggiare con la fantasia. Aveva ormai deciso che se quell'autore non l'avesse fatto, avrebbe scritto lei un nuovo finale a quel libro! Erano passate ormai tre ore che, con la fine di quel libro, era morto anche il suo personaggio preferito. Era una scena inimmaginabile per lei. Troppo triste. Tanto triste da farla continuare a piangere per ore e ore con una specie di mattone immaginario sullo stomaco. Non aveva nemmeno cenato per colpa di quel libro! Era incredibile quanto i libri potessero farla emozionare: ridere a crepapelle, saltare di gioia, urlare dalla paura, piangere per la commozione e la tristezza. Se vedi Camilla, quando ha appena finito di leggere, riesci a capire perfettamente quello che ha appena finito di fare, dalla sua faccia o da qualsiasi altro suo comportamento. Lo scorgi da ogni minima espressione del suo volto, sprizza gioia assoluta e fa rimanere in estasi anche chi la guarda.

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Mi chiamo Carlotta di Toneguzzo Sara Mi chiamo Carlotta e amo l’estate. L’estate. La stagione senza pensieri, tre mesi di meritato riposo. L’aria calda, le giornate in spiaggia. Le passeggiate in riva al mare, le notti passate fuori con gli amici. Ricollegare l’estate alla felicità è la cosa più scontata da fare. Come non amare la libertà di quei mesi? Stare svegli fino al mattino, vedere il sole tramontare e poi risorgere…niente malinconia, niente tristezza. Solo gioia. Rinfrescarsi nell’acqua limpida e fresca, stendersi al sole, farsi asciugare dal vento. E la compagnia? In estate è sempre migliore. Rivedere quegli amici che ti sono mancati durante l’anno, quelli che non sentivi mai per il poco tempo libero a disposizione. Ci si ritrova ed è tutto come prima, sembra quasi che nessuno se ne sia mai andato dal villaggio turistico in cui, tutti insieme ogni anno, trascorriamo le vacanze. Si inizia così: ci si alza prima dell’alba (e chi ha mai dormito davvero??), ci si incontra davanti alla chiesetta di quel piccolo paesino che si affaccia direttamente sul mare. La giornata passa tra bagni e tuffi nell’acqua, pennichelle sotto il sole cocente, pelle bruciata e musica a tutto volume. E cosa c’è di più liberatorio dell’ascoltare “All the small things” dei Blink 182 in spiaggia? Ve lo dico io, nulla. Dieci minuti per prepararsi la sera, prima di scendere in piazza a ballare e chiacchierare tutta la notte. Guardare le stelle, tutto sembra più luminoso, più affascinante. Il cielo ha un colore particolare, i drink sono più dolci del solito. Eppure quella sera no. Continuavo a seguire i miei amici con lo sguardo da tutto il giorno, mi tenevo a distanza. All’alba si erano alzati, tutti alla stessa ora, ma incontrarsi sembrava essere il loro ultimo pensiero. Erano scesi in spiaggia, nessuno di loro si era mosso dal proprio ombrellone. Niente nuotate, niente pranzo al bar, niente pensieri filosofici guardando le onde. Solo sguardi. Freddi ma incandescenti. Puliti ma 25


logori. Sguardi stanchi, nascosti dagli occhiali da sole. Niente parole. E ora, ormai a sera inoltrata, li fissavo. Si erano riuniti, ma la distanza tra i loro cuori si poteva percepire anche da chilometri di distanza. Così vicini, ma così soli. Stavano seduti in cerchio, davanti a loro la causa della loro rabbia, della loro paura e tristezza. “Carlotta Angeli” recitava il pezzo di marmo bianco. Di come sia successo non ricordo nulla. So solo che l’ aria calda soffocava, gli sguardi uccidevano. Le stelle sembravano travolgere l’anima, così ingombranti. In bocca un sapore amaro. Sentivo il rumore dell’acqua contro gli scogli taglienti. Acqua scura, torbida, sporca. La musica spaccava i timpani, la testa girava, la pennichella che stavo per fare non credevo sarebbe durata per sempre. Infinita. Mi chiamo Carlotta e detesto l’estate. Come cambiano velocemente le cose, eh?

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Un misterioso omicidio di Colle Giulia Era un pomeriggio del 1979 quando, in un piccolo quartiere svizzero, Emma, bibliotecaria sulla cinquantina, dipendente di una famosa biblioteca e amante dei libri, fu trovata morta nel soggiorno della sua dimora. Gli abitanti la definivano una donna semplice, riservata e solare. Quello stesso pomeriggio, mentre lessi la notizia sul giornale, fui chiamato da John, il marito della vittima, che con voce tremolante e triste mi spiegò cosa era successo alla povera moglie. Allora decisi di prendere il primo volo per la Svizzera e mi diressi in quel quartiere quasi disabitato. Suonai il campanello e John mi aprì la porta. Aveva un’aria triste e angosciata. Mi fece entrare e, pochi passi più avanti, vidi il corpo di Emma giacere sul tappetto di quell’elegante soggiorno. La polizia aveva già circondato la scena dell’omicidio con il nastro rosso e bianco. Mi avvicinai, per dare una prima occhiata e scattare qualche foto alla scena dell’omicidio, nel tentativo di trovare qualcosa di compromettente, ma nulla. Così abbandonai l’abitazione per qualche ora e mi diressi in un albergo che mi consigliò john e decisi di meditare su chi potesse aver commesso una tale atrocità. Il giorno seguente tornai alla casa e iniziai a fare qualche domanda per capire se Emma avesse qualche nemico o problema. Interrogai il marito, poi i vicini e gli amici, ma nulla. Mi sembrava di essere in un vicolo cieco. Poi però arrivò la svolta: mi si avvicinò Rosy, la migliore amica della vittima, e mi confessò che Emma aveva un amante, un uomo alto, muscoloso e calvo, che mi rivelò essere molto geloso della relazione

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di Emma con il marito. Così decisi di rintracciarlo. Riuscii a trovarlo e lo interrogai ma nulla. Aveva un alibi di ferro e riuscii a confermarlo: quel pomeriggio si trovava a casa di un amico. Non riuscendo a capire cosa potesse essere successo quel maledetto pomeriggio, decisi di tornare sulla scena del crimine e trovai la cornetta telefonica a penzoloni ad un mobile ma, questa volta, notai un particolare molto interessante: sul tavolo erano appoggiate due tazze da thè e, in una, la bevanda non era stata bevuta completamente. Vidi, inoltre, che sopra il piattino, dov’era appoggiata la tazza, c’era un capello rosso. Alzai lo sguardo e vidi una fotografia che ritraeva Emma in compagnia di una ragazza che le assomigliava molto. Parlai nuovamente con il marito e gli chiesi se sapesse della relazione nascosta della moglie e se, quel pomeriggio, oltre a lei in casa ci fosse qualcun altro. John rimase stupito e ferito per quanto gli rivelai e disse che, quel giorno, era venuta a farle visita la figlia, che abitava non molto vicino. Così gli chiesi se avesse i capelli rossi. Mi rispose di sì. Mi diressi verso la periferia dove mi disse abitare la figlia, la trovai e la interrogai. Inizialmente negò tutto, però capii che nascondeva qualcosa e glielo feci capire. Così confessò che quel pomeriggio, mentre si dirigeva verso il soggiorno, sentì la madre parlare al telefono con l’amante e, presa dalla rabbia per ciò che aveva fatto, afferrò un coltello, la pugnalò e nascose l’arma del delitto nel suo giardino.

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Una nuova famiglia di Moretto Alessia Kate e Marie vivevano felici nella cittadina di Boston. Erano amiche da molti anni e frequentavano entrambe l'università. Erano studentesse modello e studiavano criminologia. Era un sabato tranquillo e, dopo essere andate a lezione, le ragazze si concessero un pausa recandosi al centro benessere, situato dietro la loro abitazione. La giornata trascorse velocemente e le due amiche decisero di concluderla mangiando una pizza nella loro casa accogliente, sul loro comodo divano. Marie uscì per prenotare le pizze, mentre Kate rimase in casa a preparare la tavola, ma dopo qualche minuto qualcuno bussò alla porta. La ragazza, senza alcuna esitazione, andò ad aprire la porta, ma la persona che si trovò davanti non era la sua amica! Si presentò sulla porta di casa un ragazzo, sulla ventina e di bell'aspetto. Kate gli chiese se avesse bisogno di aiuto e lui precipitosamente disse: “Ciao, mi chiamo Mark, sono un amico di Marie e avrei bisogno di parlarle”. La ragazza, un po' perplessa, lo fece entrare comunque e lo fece accomodare in salotto. Kate si scusò con il ragazzo e andò velocemente in cucina per contattare telefonicamente Marie, ma lei non rispose. Quando appoggiò il telefono, si accorse che Mark la stava fissando intensamente. Imbarazzata, si diresse verso il bagno e iniziò a struccarsi, per evitare di conversare con il ragazzo. All'improvviso, vide riflesso sullo specchio il volto di Mark che si avvicinava velocemente a lei... la colpì alla testa con una lampada di vetro che si frantumò in mille pezzi. Kate cadde a terra e perse i sensi. Quando si risvegliò, la testa le faceva male ed aveva un taglio profondo dal quale usciva del sangue. Il luogo in cui si trovava era sovrastato dal buio della notte, ed anche se dolorante rimise in ordine le idee e capì cos'era successo. Presa dalla paura di rivedere il 36


suo aggressore e con le forze che le rimanevano, si rimise in piedi. Andò verso la porta della stanza, ma era bloccata così come la finestra del bagno, comunicante con la stanza adiacente. Sentì dei rumori provenire dall'ingresso ma non fece in tempo a nascondersi e si ritrovò faccia a faccia con Mark. Lui la guardava in un modo che a Kate faceva rabbrividire e, ad un certo punto, la colpì con forza e cercò di violentarla, ma la ragazza reagì sferrando calci e pugni finchè non riuscì a liberarsi dal suo aggressore. Kate, dolorante, cadde a terra terrorizzata e si mise a sedere in un angolo, guardando uscire dalla stanza il suo aggressore psicopatico. Kate si mise a piangere, ripensò allora a tutti gli amici, alla sua famiglia e ai momenti felici passati insieme e sfinita si addormentò. Il giorno dopo sentì dei rumori e intuì che, probabilmente, Mark stava uscendo di casa. Forse per recarsi al lavoro. Decise allora di elaborare un piano per fuggire. Doveva scappare da quella casa, voleva proseguire la sua vita e denunciare quel maniaco. Andò nel bagno e trovò, vicino al lavandino, la maglietta di Marie. Nella mente di Kate salì una rabbia improvvisa, a tal punto che con un calcio riuscì a sfondare la porta della stanza in cui era rinchiusa. La casa, a prima vista, appariva molto bella ben arredata e molto ordinata, ma la ragazza non aveva tempo da perdere, doveva trovare la sua amica e uscire da quella prigione. Kate iniziò a gridare chiamando la sua amica e cercandola in tutte le stanze. Si stava per rassegnare al peggio, quando sentì un rumore provenire dal piano inferiore. Kate iniziò a scendere velocemente le scale controllando che non ci fosse traccia di Mark e raggiunse il salotto da cui provenivano dei rumori, allora aprì un mobiletto e trovò la sua amica, imbavagliata e piena di lividi. Marie era visibilmente impaurita e piangeva, Kate la aiutò ad uscire da lì, cercò di tranquillizzarla. Ma non potevano perdere tempo, dovevano cercare subito una via di fuga. Però sentirono un'auto arrivare dal vialetto di casa. Probabilmente era Mark, allora cercarono velocemente una via di fuga ed entrarono in una stanza buia. Con una certa sorpresa, quando accesero la luce, notarono che sulle pareti c'erano affisse solo foto di loro due, per strada, al parco e 37


all'universitĂ , con gli amici... Entrambe ebbero un nodo alla gola e rimasero terrorizzate a fissare le pareti. Dopo un attimo di esitazione videro una finestra e, una volta aperta, saltarono e fuggirono rotolando in giardino. Zoppicando, raggiunsero la strada e fermarono un furgone che stava passando ma quando salirono si accorsero che sul sedile posteriore era seduto proprio Mark e alla guida c'era un uomo calvo con una cicatrice sulla guancia destra. Il loro aggressore le guardò e disse: “Da oggi in poi saremo come una vera famigliaâ€?.

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Gli studenti della 2AU Liceo delle Scienze Umane ANDREETTA IRENE, BASSO GIULIA, BATTISTON CHIARA, BEDIN LUCA, BERNARDOTTO DENISE, COLLE GIULIA, CORAI BEATRICE, DANELUZZO GIULIA, DANISO EMANUELA, DE MARCHI SKROPETA ILARIA, DI DOMENICO DENISE, FAVRO SOFIA, FEDRIGO ANNA, FRASSON GAIA, LAURENZI ALESSIA, MARES GIORGIA, MATTIUZZO DESIRÈ, MENEGHEL ALICE, MLYNARCZYK WERONIKA, MORETTO ALESSIA, PAOLUCCI NICOLA MARIA, SANTANGELO ROBERTO, SCARPA VALENTINA, SCOTTON VERONIKA, TERRIDA BENEDETTA, TONEGUZZO SARA, VERONA BEATRICE, XHUXHI MANUELA.

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Indice La piccola Celeste ·························································· 5 Il pacchetto misterioso ·················································· 11 Il succo della vita costa molto ······································· 16 La potenza dei libri ························································ 21 Mi chiamo Carlotta························································ 25 Un misterioso omicidio ················································· 31 Una nuova famiglia ······················································· 37

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