Corrado Costa, La sadisfazione letteraria, Benway Series 1

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Prima edizione: Corrado Costa, La sadisfazione letteraria, Cooperativa Scrittori, Roma, 1976 Edizione 2013: Benway Series, 1 Progetto grafico e impaginazione: Michele Zaffarano Art Editor: Mariangela Guatteri © Biblioteca Panizzi – Reggio Emilia ISBN 978-88-98222-04-9 Stampa digitale: Tipografia La Colornese Sas Edito da: Tipografia La Colornese – Tielleci editrice via San Rocco, 98 Colorno (PR) Un ringraziamento particolare va ad Amedea Donelli e alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia per la collaborazione e per l’assenso a questa pubblicazione.


Corrado Costa

LA SADISFAZIONE LETTERARIA

Manuale per l’educazione dello scrittore

Benway Series



LA SADISFAZIONE LETTERARIA

Manuale per l’educazione dello scrittore


La povertà della lingua ci ha costretti ad impiegare termini che il buon governo letterario disapprova oggigiorno; speriamo che i nostri illustri lettori ci capiscano e non confondano l’assurdo dispotismo politico con il lussuriosissimo dispotismo delle passioni libertine. C. C.


«Le azioni più bizzarre, più straordinarie e che più apertamente sembrano rivoluzionare ogni legge e istituzione del discorso, ebbene…»



«Aaaaaaaaaaaaauh! (uah!) — grida M.me de Saint-Ange vedendomi entrare nel delizioso boudoir — Aaaaaaaaaaauh! Ah! finalmente!… Eccomi tutta nuda: dissertate su me quanto volete!» «M.me de Saint-Ange — dico, cominciando a togliermi con calma i vestiti, incespicando in uno dei miei lapsus più sgarbati. — Ora la vostra nudità è priva di un soggetto che la pronunci. Resteremo per tutta la durata di questo racconto, che come tutti i racconti ha il pregio di esserci già stato raccontato, completamenti nudi e abbandonati. Il vostro corpo resterà così esposto nel non essere descritto!… a nessuno!… a nessuno!… il vostro bellissimo corpo! Anche la vostra ostentazione del nudo resterà così solo pseudo-nudità, come se, senza nessuna didascalia, vi foste coricata in mezzo a un rotocalco o barcollaste carponi dentro un film porno-cattolico, privo di sonoro!» «Che ne è stato, allora, del soggetto? Che ne è? Cosa ne hanno fatto del soggetto che sottoscrive la sua scomparsa? — chiede ansiosamente M.me de Saint-Ange, coprendosi inavvertitamente il culo con la vestaglia di organza — l’elemento fondamentale! On le nomme membre par excellence! Non c’è parte del discorso in cui lui non vada a ficcarsi!… Sempre docile alle passioni, alla messa in moto, va a ficcarsi al principio o alla fine, nella bocca o nelle natiche del discorso, nel petto, nelle ascelle, qualunque sia il suo posto preferito, davanti o dietro, in agitazione, si agita, esce la scrittura e la parola si immerge in un delirio così vivo, da procurare i più dolci piaceri a chi l’ascolta. Allora? Allora? Siamo arrivati dunque alla privazione del soggetto per ottenere invece la privazione della produzione del racconto?» 9


«M.me de Saint-Ange — esclamo — non c’è produzione del racconto, ma c’è solo riproduzione e basta.» «Invece deve esserci soltanto narrazione e basta! — sussulta la famosa interlocutrice — e basta riproduzione!… Cosa ce ne facciamo della riproduzione? Oh! Amico mio, sorvoliamo… sorvoliamo su tutto ciò che concerne il piatto meccanismo della riproduzione, per soffermarci principalmente e unicamente sui piaceri libertini il cui spirito non è assolutamente riproduttivo.» Primo racconto «M.me de Saint-Ange, mi piace raccontarvi — così racconto intrattenendo M.me de Saint-Ange, abbandonata sul canapè, coi seni vistosamente in disordine — che nella cupa estate scorsa, fuggendo appunto con M.me de Saint-Ange la torrida città di Avignone, ci indirizzammo a un albergo che si chiamava Les Visions du Château des Pyrénées, la cui insegna era un sodomita virtuoso. Nel piccolo albergo, a tard’ora della notte, M.me de Saint-Ange convocò l’albergatore e i suoi servi, pregandoli di volere gentilmente portare nella nostra stanza un grande specchio, il maggiore che vi fosse nell’albergo. Essi portarono un gigantesco specchio di cristallo, di circa 16 metri quadrati, che poggiava alla base su piedi di bronzo, a forma di grifo, unghiati, puntuti e piumati. Un drago, infatti, reggeva lo specchio, inclinandolo in avanti, nella posizione giusta. Collocato che lo ebbero, i servi ravvivarono i fuochi di due camini e alla vivida luce delle fiamme ci lasciarono nudi e abbandonati, davanti a quello specchio, che certamente era servito a coppie multinazionali e della borghesia compradora. M.me de Saint-Ange, così com’era, completamente nuda, si voltò allo specchio, mi diede le spalle, abbassò il capo, sempre fissando lo specchio, con le mani abbassate, abbracciandosi il collo, si inginocchiò sollevando la gamba sinistra, già piegata verso l’alto, fino quasi a 10


«La mano destra» — risposi.


… urlava: «Ah! mon ami, me voilà donc foutue des deux côtés!…»


disporla all’altezza dei seni, mentre teneva l’altra gamba accovacciata sul tallone, poi, sollevata la gamba destra, la ripiegò lentamente, posandola sul polpaccio destro e con gli occhi sempre fissi allo specchio, appoggiò le mani a una certa distanza, poggiò le gambe fino a fare appoggiare saldamente le caviglie alle mie spalle e si accoccolò sul fianco, passando il braccio sinistro sotto il collo, sollevando un piede, poi l’altro, poggiando sul giaciglio prima una mano e poi l’altra, carponi, bocconi, con le dita della mano sinistra un poco dischiuse, si mise di fianco, a fianco delle mie gambe, che tenevo comodamente distese sul giaciglio, dove ero comodamente seduto. Così ci trovammo seduti uno di fianco all’altro di fronte al grandissimo specchio. Allora M.me de Saint-Ange allungò verso di me la gamba destra, sulla quale tenevo maliziosamente una mano, all’altezza del ginocchio, e mi disse: «Che mano appoggiate sulla mia gamba?» «La mano sinistra» risposi. «Adesso guardate nello specchio — riprese — e ditemi che mano appoggia la vostra immagine sulla mia gamba.» «La mano destra — risposi — ma in compenso la vostra immagine allunga la sua gamba sinistra.» Fine del primo racconto A questo punto, interrompo il racconto, fissando M.me de SaintAnge che mi bacia le mani e che urla: «Ah! mon ami, me voilà foutue des deux côtés!… Ah! Ah! foutre! foutre! Double nom d’un dieu, dont je me fous… Sacré bougre de dieu! Ahe!… Ahe!… Ahe!… quel incroyable excès de volupté!…» e le chiedo: «Che soluzioni offre la vostra filosofia a questo problema carrolliano?» «Dobbiamo partire da questo concetto — essa dice — che nulla è più orrendo in letteratura. Le azioni più bizzarre, più straordi13


narie e che più apertamente sembrano rivoluzionare ogni legge e istituzione del discorso, ebbene, quelle azioni non sono affatto orrende e non ne esiste una che non possa dimostrare la sua ragione letteraria! Ah! come sono banali certi imbecilli che sono fissati nel concetto di riproduzione, tanto da considerare un crimine quanto si allontana da ciò! Ma dico, è poi dimostrato che la letteratura ha tutto questo bisogno di riproduzione, come certe persone vorrebbero farci credere? È proprio certo che la si oltraggi ogni volta che si devia da questa stupida idea di riproduzione?» M.me de Saint-Sangue solleva l’indice della mano destra verso lo specchio e la sua immagine immediatamente solleva verso di lei l’indice della mano sinistra. «Per rendercene conto osserviamo un istante il suo procedimento e le sue leggi. Se la letteratura non facesse che creare e non distruggesse mai, potrei credere, insieme a certi noiosi filosofi, che l’atto più sublime sarebbe quello di lavorare senza sosta alla riproduzione e gli concederei che il rifiuto di riprodurre dovrebbe essere considerato, di conseguenza, un crimine. Anche un generico esame sulle operazioni della letteratura non prova forse che le distruzioni sono necessarie, ai suoi piani, quanto le creazioni? E che tutte e due queste operazioni si collegano e si incatenano anche, così intimamente che diventa impossibile per l’una agire senza l’altra. E che nulla nascerebbe e si riprodurrebbe senza distruzione? Dunque la distruzione è una delle leggi della letteratura, come la creazione.» Secondo racconto «Ah! divina istitutrice — dico, cadendo fra le braccia di M.me de Saint-Ange, che mi tiene stretto, offrendo il di dietro alla propria immagine speculare — permettete che vi racconti un fatto, sempre accaduto nella cupa estate scorsa. M.me de Saint-Ange ed io avevamo raggiunto Cadaqués e una sera, nella casa sul porto di 14


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