Sondaggio sul voto in condotta

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la scuola

MARTEDÌ 31 MARZO

2009

IL GIORNALE IN CLASSE GLI STUDENTI IN VISITA

La classe V C della Govi al Secolo XIX e a Radio 19

HANDICAP

In visita alla redazione del Secolo XIX e di Radio19 i ragazzi della classe V C della Primaria “G. Govi” accompa­ gnati dalle insegnanti: Maurizia Fierro e M.Vittoria Rossi. Eccoli nella foto di Davide Pambian­ chi: Matteo Airoldi, Chiara Aschele, Beatrice Bachi, Andrea Bellussi, Ales­ sandro Boschetti, Beatrice Celmani, Giacomo Cresta, Filippo De Nicolò, Alessandro Dufour, Gianfranco Gon­ zales Valencia, Andrea Grimaudo, Greta Lenti, Lara Lungarotti, Matteo Moretto, Sofia Pesce, Elena Pietra­ santa, Matilde Ridella, Benedetta Ro­ sati, Lorenzo Rossi, Camilla Schiaf­ fino, Andrea Secci, Valentina Viga­ nego, Nina Zazzano. Ha mancato l’appuntamento Camilla Schiafifno.

Tutti insieme a scuola

«Eccoli qua i nostri amici del Polo»

«Noi ragazzi favorevoli al voto in condotta» Sondaggio condotto dagli studenti alla media Strozzi di Genova: il 76% dice sì. «Ma il nostro comportamento non è cambiato» GENOVA. Questo è un viaggio all’interno delle preoccupazioni degli studenti per il loro presente e il loro futuro scolastico. La classe 2 H ha realizzato un’in­ chiesta sotto l’esperta guida del gior­ nalista Vittorio De Benedictis per approfondire e analizzare le conse­ guenze dell’introduzione del voto in condotta. Noi ragazzi siamo entrati in tutte le classi della nostra scuola per realizzare un sondaggio e racco­ gliere le opinioni dei nostri colleghi studenti. Il decreto Gelmini ha vera­ mente inciso sulla nostra condotta e sul nostro rendimento scolastico? Secondo le informazioni raccolte in­ tervistando 232 alunni la risposta sembrerebbe positiva: il “Fattore paura”hastimolatoglistudentiami­ gliorare in ogni campo. Alla do­ manda se il comportamento delle classi sia cambiato da quando è stato introdotto il voto in condotta il 69% ha risposto di no. Noi interpretiamo questo dato ritenendo che non ci sianostatipeggioramentiemigliora­ menti nel gruppo, anche se indivi­ dualmentealcunisoggettisonocam­

biati positivamente. Alla seconda domanda che chiedeva se fossero d’accordo con la bocciatura per l’in­ sufficienza del voto in condotta, smentendo l’opinione che gli adulti hanno di loro, i ragazzi si sono espressi a favore con una percen­ tuale del 76%. Noi crediamo che i no­ stri coetanei abbiano votato in que­ sto modo perché riconoscono che le regole devono essere rispettate e che chi non ha un comportamento cor­ retto si merita la giusta punizione. Le risposte alla terza domanda, in cui il 60% ritiene che 15 giorni di so­ spensione siano troppi per l’asse­ gnazione del cinque in condotta, confermano questo atteggiamento responsabile dei ragazzi nei con­ fronti della scuola. La nostra classe ha partecipato a un dibattito a cui sono state invitate tre persone im­ portanti: la neuro psichiatra Isabella De Martini, il preside Pier Mario Grosso e il giornalista Vittorio De Benedictis del Secolo. Gli esperti hanno ascoltato i nostri interventi,incuiabbiamointrodotto il nostro progetto, spiegato il decreto

Gelmini sul voto in condotta ed esposto i risultati del sondaggio. Il Dirigente scolastico è stato con­ tento di constatare che noi alunni diamo ragione a quasi tutte le regole scolastiche comprese le più severe. Dopo l’introduzione, è cominciato il dibattito vero e proprio, dove noi abbiamo posto delle domande e gli ospiti hanno risposto con interesse. Per la classe è stato un incontro molto utile, perché il preside e la dot­ toressa ci hanno fatto capire cose di cui prima non ci rendevamo conto. Ad esempio, la dottoressa ci ha spie­ gatocheiragazzichehannounatteg­ giamento da bulli spesso nascon­ dono sofferenze interiori o familiari. L’esperta ha anche detto che se­ condo lei da parte dei genitori non è un atteggiamento responsabile pre­ miare i propri figli per un bel voto, ma soprattutto castigarli per uno brutto, perché per un alunno i voti sono già premi o castighi, i ragazzi dovrebbero impegnarsi a scuola non per accontentare i genitori, ma per il piacere di imparare e di migliorarsi. Al Preside abbiamo chiesto so­

prattutto le conseguenze dell’appli­ cazione dei decreti Gelmini nella no­ stra scuola. Il Preside ha confermato che il comportamento delle classi non è significativamente cambiato da quando è stato introdotto il voto in condotta, poiché la valutazione è personale: alcuni alunni hanno cam­ biato atteggiamento, mentre altri non sono migliorati. Ci ha molto col­ pito quando ci ha informato che dai dati che ha raccolto personalmente dopo le valutazioni quadrimestrali ritiene che non ci saranno bocciati perilsolovotoincondotta,mail40% dei ragazzi rischierebbe la boccia­ tura se venisse applicato alla lettera il criterio di un’insufficienza in una qualsiasi materia. Ilnostrogiudizioaconclusionedel lavoro è molto positivo: ci siamo di­ vertiti, siamo stati coinvolti nel la­ voro,abbiamoappresoilatipositivie negativi del decreto, abbiamo avuto mondo di ascoltare l’opinione di per­ sone competenti e di confrontarci con altri ragazzi. GLI STUDENTI DELLA SECONDA H ­ SCUOLA MEDIA STROZZI DI GENOVA

>> IL PROGETTO

LE INTERVISTE A NEUROPSICHIATRA E PRESIDE ••• I ragazzi della 2 H della media Strozzi, sotto la guida dell’insegnante di Italiano, Laura Galliadi, hanno svolto un interessante lavoro in classe sul giornalismo. Dopo un incontro con un giornalista del Secolo XIX, che verteva sulla compara­ zione delle notizie di quattro quotidiani e sul modo di scri­ vere articoli, gli allievi hanno svolto una vera e propria inchie­ sta giornalistica su un tema pro­ posto da loro: il 5 in condotta. Quattro le direttrici: un appro­ fondimento sui contenuti della riforma ( estratti da internet), un sondaggio con interviste a 232 compagni, una doppia in­ tervista al preside Pier Mario Grosso e una esperta, la neurop­ sichiatra Isabella De Martini sfo­ ciata poi in un dibattito in classe moderato dal giornalista. Infine l’articolo che ha condensato l’inchiesta e che pubblichiamo. Ovviamente gli studenti si sono divisi il lavoro. Da segnalare il sondaggio (tre le domande) con tanto di “torte” che hanno espresso graficamente l’orien­ tamento dei ragazzi: un lavoro notevole e che ha dato un re­ sponso davvero sorprendente: il 76% si è detto favorevole al 5 in condotta.. Infine, alcune studen­ tesse hanno intervistato i loro nonni, potendo così constatare i cambiamenti intervenuti nella scuola nel corso dei decenni.

AL LICEO FERMI DI GENOVA UN INTERESSANTE CORSO SPERIMENTALE CHE SI INTITOLA: “RAZIONALITÀ E PROCEDURE INFERENZIALI”

GENOVA. Dall’inizio dell’anno sco­ lastico 2008­2009 due classi del Liceo scientifico E. Fermi di Sampierdarena hanno intrapreso un corso sperimen­ tale chiamato I.R.eP.I. (Introduzione alla razionalità e Procedure inferen­ ziali).Il corso ha l’obiettivo di svilup­ pare alcune capacità logiche e argo­ mentative, da poter applicare alla so­ luzionediproblemideitipipiùdiversi. Il percorso che abbiamo svolto fi­ nora ci ha insegnato a distinguere ra­ gionamenti corretti e fallaci (cioè er­ rori di argomentazione). Abbiamo ini­ ziato apprendendo i concetti fonda­ mentali, quali l’inferenza (che consiste nel ricavare da una serie di premesse una conclusione fondata), sia induttiva che deduttiva. Abbiamo inoltre imparato a leggere un testo, cioè ad analizzarlo e interpretarlo, ri­ levando i dati più importanti e isolan­ doli da quelli che possono confondere o distrarre. Il nostro cammino didattico in que­ sto nuovo campo è stato arricchito, il 20 febbraio scorso, anche dalla parte­ cipazione di un consulente aziendale, . Riccardo Parigi, che abbiamo incon­ trato nell’aula multimediale della suc­ cursale del nostro Liceo. Attraverso simpatiche metafore Parigi, ha sotto­ lineatol’importanzadellapadronanza della capacità di ragionare, esemplifi­ candola attraverso l’esperienza lavo­ rativa che può avere un dipendente della raffineria IPLOM, che è appunto tra i clienti di Parigi . Nell’azienda ogni lavoratore frequenta diversi corsi di formazione finalizzati alla tutela della sicurezza e alla protezione della pro­

CONSULENTE AZIENDALE IPLOM INSEGNA A USARE “LA TESTA” pria salute in modo da garantire un corretto comportamento in una situa­ zione problematica. Questi corsi sono tenuti, tra l’altro, da coach che alle­ nano coloro che, come i dirigenti, do­ vranno trovarsi di fronte a decisioni fondamentali. Così facendo, oltre che gli standard di sicurezza, l’industria, quale può essere appunto la Iplom, ga­ rantisce la piena consapevolezza dell’importanza del corretto svolgi­ mento di un impiego basato fonda­ mentalmente sull’accuratezza e po­ tenzialmente pericoloso. Nel corso dell’incontro è stato affrontato anche l’argomento inerente l’opinione pub­ blica nei riguardi dell’azienda e dei la­ voratori in fabbrica, i quali vengono spesso considerati colpevoli dell’in­

Riccardo Parigi (Iplom) nella classe dello scientifico Fermi di Genova

>> DATI ••• Partiamo dai dati relativi alla ricerca condotta dall’Ocse Pisa sui livelli di performance ridotti negli alunni italiani. Quanto ai risultati in scienze, complessivamente in Italia il 25,3 % degli studenti si col­ loca al di sotto del livello 2. Per matematica il 32,8% degli stu­ denti si colloca al di sotto del li­ vello 2, per la lettura il 50,9% degli studenti si colloca al di sotto del livello 3. Tale situazione critica trova con­

IL POF DEL FERMI SI RIFÀ ALL’OCSE PISA ferma anche nella realtà specifica dell’utenza del Liceo Fermi e nella problematica dell’attività didat­ tica dei docenti della scuola, come dimostrano le lamentele reiterate che spesso accompagnano le va­ lutazioni dei colleghi delle diverse discipline.

Una lettura del P.O.F. dell’Istituto ci ha inoltre fatto scoprire come anch’esso preveda esplicitamente un richiamo allo sviluppo delle ca­ pacità logico argomentative degli alunni. E’ nata così l’idea di una speri­ mentazione in due classi prime, da realizzare aggiungendo alle disci­ pline tradizionali un insegna­ mento di introduzione alla razio­ nalità e procedure inferenziali (in­ troduzione al pensiero critico).

quinamento causato dalle industrie e daigraviincidentichevisipossonove­ rificare. Per minimizzare questi atteg­ giamenti l’Iplom organizza delle visite guidate all’interno della fabbrica aperte al pubblico, nelle quali una guida illustra ai partecipanti le varie misure di precauzione adottate dall’azienda, mostrandone strutture e impiantiedandoilviaancheadibattiti perpoterconfrontarelevarieopinioni e poter dimostrare con fatti e non solo con parole l’impegno per garantire la sicurezza negli stabili e per far com­ prendere che gli incidenti , nono­ stante possano comunque avvenire, possono essere risolti grazie ad una grande preparazione e ad un corretto approccio. È proprio su questo tema del pro­ blem solving che le competenze di Pa­ rigi si collegano all’attività del nostro corso sperimentale I.R.eP.I.. Di fronte a una difficoltà, si può ini­ ziare dal riconoscere l’esistenza del problema, trovando cosa è richiesto, per poi pianificare le risorse, cioè met­ tere a frutto tutti i dati che si hanno a disposizione e applicando, come ul­ timo passo, la soluzione. Parigi ci ha fatto notare che spesso risolviamo i problemi, o comunque agiamo nella vita quotidiana, tenendo in considerazione un unico punto di vista: il nostro, senza riflettere su ciò che prova e attende la persona che ab­ biamo davanti. Questo significa che progettiamo una soluzione perfetta dal nostro punto di vista, ma non ne­ cessariamente efficace. STUDENTI DELLA I A E I L DEL LICEO SCIENTIFICO FERMI DI SAMPIERDARENA

Con il patrocinio di Il Giornale in classe 2008/2009 è realizzato con

Dai più piccoli di Voltri una grande lezione di integrazione con i coetanei disabili con cui giocano e creano «Caro Secolo siamo i bambini della scuola dell’infanzia di Voltri della Villa Galliera e già dall’anno scorso abbiamo imparato a com­ mentare il tuo giornale,e qualche giorno fa lo abbiamo letto. Dopo aver riconosciuto i nostri amici grandi di quinta, ci siamo fermati a discutere l’articolo:” Nella fattoria didattica dove insegnano i disabili” e queste sono le nostre osserva­ zioni. Quando siamo andati anche noi alla fattoria è stato bello, ab­ biamo fatto il formaggio, ma non c’era l’oca. E come nella fattoria anche nella nostra scuola ci sono i disabili e sono al Polo. Il polo, non è ilPoloNordenemmenoilPoloSud, ma è un posto dove giochiamo con i bambini disabili. Sono bambini che hanno dei problemi, se sono soli non sono contenti, così noi an­ diamo a giocare con loro. Ci piace giocare sui tappettoni, con la pi­ scina delle palline e con tutti i loro giochi; ci sentiamo proprio bene con loro. Quando giochiamo a palla canestro, a palla volo o a calcio i bambini del Polo ci guardano e quando la palla va fuori ce la ripor­ tano. Quando aiutiamo i bambini ci sentiamo felici come quando aiu­ tiamo i fratellini più piccoli o quelli che hanno difficoltà a mangiare. All’inizio ci facevano un po’ paura per quell’aria un po’ strana che a volte hanno, ma ora sappiamo che sono nati così, che sono un po’ ma­ lati e forse di quella malattia se ne può togliere solo mezza; spie­ ghiamocosavogliamodire:essinon parlano come noi, ma ci capiamo lo stesso; parliamo con le mani e con il sorriso. Ed è la stessa cosa»

>> SALUTE

BIMBI DIABETICI DISAGI A SCUOLA ••• Nell’anno scolastico 2007/2008, la Federazione Diabete Giovanile ha realiz­ zato un’indagine per verifi­ care il livello di adegua­ mento ad una normativa all’interno della scuola che tutela gli studenti affetti da diabete. Ne emerge che oltre il 78% delle istituzioni (Re­ gioni, Province, Comuni) non ha predisposto interventi enorme rivolte alla scuola; Solo il 14,2 % delle strutture diabetologiche pediatriche svolge attività d’informa­ zione nelle scuole; l’85,7% delle scuole denuncia disagi sul controllo glicemico e la terapia insulinica degli alunni e si rilevano problemi nella alimentazione nella mensa scolastica nel 59,1%; Il 50% degli alunni non trova un giu­ sto inserimento nell’attività motoria e sportiva eil 64% ha problemi di socializza­ zione e integrazione. “La mancanza d’interventi – commenta Antonio Cabras, presidente della Federazione – causa gravi disagi alle fami­ glie: numerose le lettere di protesta di mamme costrette addirittura a rinunciare al proprio lavoro per garantire l’assistenza al figlio diabe­ tico all’interno della scuola». e la collaborazione di


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